credevo stesse morendo e invece dormiva, credevo stesse dormendo e invece moriva.

di _shesbroken
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** You're such and idiot. ***
Capitolo 3: *** Niall's back, btches. ***
Capitolo 4: *** Are you okay? ***
Capitolo 5: *** Jealous. ***
Capitolo 6: *** I noticed you, baby. ***
Capitolo 7: *** You don't know what I am. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Spazio autrice.

Diciamo che è la terza ff che scrivo, peccato che le altre due siano andate disperse non so dove.

Ad ogni modo spero che questa vi intrighi maggiormente delle altre.

Ho impiegato circa due giorni a scervellarmi su quello che poteva essere questa storia e spero che dia i suoi frutti.

Spero di riceve qualche recensione in più anche perché sennò non vedo perché dovrei andare avanti a scrivere. Un bacio -An.



Prologo

fai parte della famiglia ormai; umana sei più fragile, umana correresti il rischio di diventare un nostro possibile pasto. Prometto che non ti farà male.” i suoi denti affilati non erano un biglietto da visita molto accomodante. Si leccò la punta e lentamente sporse il suo volto cupo sul mio collo. Avevo paura, come negarlo ma dentro di me sapevo che era le decisione giusta. Chiusi gli occhi e strinsi i pugni, il dolore fu lancinante, dopo pochi secondi il buio totale.


Tutto ciò era quello che restava di quella notte, una notte ormai andata a finire nel dimenticatoio. Ero cambiata, a partire dal colore degli occhi fino ad arrivare alla mia forza sovrumana. Nessuno sapeva niente e con nessuno andavo a far intendere Liam, mio fratello. Mi chiamava almeno tre volte al giorno ma io ogni volta ero costretta a buttargli giù. Non facevo più parte di quel mondo, del suo mondo. Ormai ero una vampira e a malincuore dovevo accettare il fatto che ero diversa.

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Capitolo 2
*** You're such and idiot. ***


wendy.

La mia vita ormai era cambiata ed era mai possibile che per me era tanto difficile accettarlo? Non mi ero ancora abituata del tutto a ciò che ero diventata e la mia paura più grande era che forse non lo avrei mai fatto.


Era notte fonda, le strade erano deserte e le luci delle case erano spente. Era come se in quel momento io fossi l'unica ad esistere sulla faccia della terra e, non era poi così male. Mi muovevo silenziosamente cercando di non dare troppo nell'occhio, una volta tanto volevo dimostrare al resto del branco che ero in grado di procurarmi il cibo per conto mio, senza l'aiuto di nessuno. Mi addentrai nel bosco più vicino scrutando per bene ogni angolo di quel posto che a differenza del solito non mi metteva alcun timore. La rottura di un ramo catturò la mia attenzione, qualcosa si stava muovendo tra i cespugli e dall'odore era decisamente un'animale. Mi avvicinai lentamente per non far spaventare la preda. Mi trovavo a pochi passi da lei quando delle voci irruppero nel silenzio di quegli attimi. Mi voltai parecchio infastidita e vidi con mio grande rammarico Harry e Zayn litigarsi quel poco di sangue che era restato impresso nel pezzo di carne.

siete due imbecilli” loro sembrarono non cogliere il mio rimprovero e ripreso ad urlare non curanti della mia presenza.

ci fate silenzio o no?” mi guardarono con aria spavalda, dal momento che non erano dei neonati come me si sentivano superiori, come se tutti noi avremmo dovuto inginocchiarci ai loro piedi.. patetico.

sentiamo, perché dovremmo stare zitti?” Harry si avvicinò a me pericolosamente mettendo in mostra i suoi canini sporchi. Si, volevo dargli un pugno ma detto francamente, avevo cose ben più importanti a cui pensare. Con l'indice indicai la testa del cervo che spuntava a malapena da quell'insieme di fogliame. “la vedete quella? È la mia cena” ringhiai difendendo il sano diritto di mangiare. Il pakistano fece segno al riccio, e i due ridendosela sotto i baffi sparirono nel nulla. Finalmente ero rimasta sola e potevo riprendere quello che avevo interrotto.


Harry

Quella ragazzina mi dava alquanto sui nervi infatti, iniziavo già a pentirmi di averla resa una di noi. Non aveva afferrato come funzionavano le cose e questo non mi stava bene, per niente. Doveva portarmi rispetto se voleva sopravvivere e non era partita con il piede giusto. Lanciai un 'occhiata a Zayn che si stava godendo la scena divertito. C'eravamo arrampicati su un albero poco sopra wendy per ammirare se effettivamente era una “cacciatrice nata” come affermava il suo ego da neonata. “Fratello, non ho più voglia di stare qui, andiamocene a casa” borbottai stanco di aspettare l'inaspettabile. Zayn scosse bruscamente la testa e con un ghigno da chi aveva in mente qualcosa affermò: “no aspetta, godiamoci lo spettacolo, mal che vada ci divertiamo un po'” mi schioccò un occhiolino di intesa e riprese a vedere la ragazza che non aveva la più pallida idea di come muoversi. Se mi faceva pena? Un po', ma dal momento in cui faceva tanto la spavalda, era arrivato per lei il momento di arrangiarsela.

wendy si fiondò sulla preda affondando i suoi canini oltre la cute. Si sentì un lamento, musica per le mie orecchie. Mi buttai giù applaudendo beffardamente alla scena appena assistita

complimenti, avevi intenzione di aspettare domani mattina?” mi liquidò con lo sguardo, ma nei suoi pensieri era afflitta e in imbarazzo. Uno dei doni che l'essere vampiro mi aveva donato era la capacità di leggere nella mente di chiunque e la cosa mi allettava e non poco. Potevo invadere lo spazio privato di qualunque persona mi andava, venendo a conoscenza di stati d'animo, di parole non dette per evitare ogni genere di situazione , come potevo non approfittarne?

evapora idiota” fu secca e decisa ma lei non sapeva che io la conoscevo meglio di quanto lei conosceva se stessa. Sapevo perfettamente che quella era una facciata per nascondere chi era veramente, come sapevo che quello era il suo punto debole. Zayn rise fragorosamente dandomi una pacca sulla spalla “non ha più senso restare qui, andiamo via” annuii e insieme prendemmo a correre lasciando una scia di vento che le scompigliò i capelli, lei rimase lì inerme e attonita.


Louis

La mia pazienza stava per giungere al termine. Era da più di due ore che erano a caccia ed io ero stufo di dover stare ai loro comodi. La gola era secca e la sete aumentava più i minuti passavano. Li volevo ammazzare ma ciò era abbastanza retorico visto che erano già morti.

siamo arrivati” Harry varcò dalla finestra con un balzo, sorrideva e sinceramente la cosa mi dava ancora più sui nervi. “dove cazzo siete stati?” alludei ad entrambi che furono alquanto sorpresi della mia domanda.

stai calmo fratello, eravamo a caccia con wendy” il riccio scoppiò a ridere in seguito alla frase mentre il mio piede spazientivo picchiettava nervosamente contro il parquet.

e lei dov'è?”

tra poco arriva, è rimasta indietro” Zayn si sedette sul divano appoggiando i piedi sul tavolino con la sua solita aria da strafottente cronico.

lo sapete che non dovete mai lasciare un neonato da solo, conoscete le conseguenze”

tranquillo, non farà danni la bambina”

e come ne hai così la certezza? Lo sai meglio di me che un neonato non controlla la sua sete, potrebbe ammazzare qualcuno da un momento all'altro”

non lo farà -il riccio si mise in mezzo a quella conversazione animata- tra i suoi pensieri non c'era niente riguardante ciò”

harry, ne abbiamo già parlato, non puoi controllare ogni cosa nelle mente di qualcuno, soprattutto la loro, sono imprevedibili pure per te”

si certo”

lo sai che è pericolos..” in contemporanea a quell'ultima frase Wendy entrò in casa e piombò il silenzio assoluto. Tutti gli occhi erano puntati su di lei che con la manica della maglia era intenta a levare gli schizzi di sangue presenti sugli angoli della sua bocca.

perché questo silenzio? Chi è pericoloso?” ci guardammo a vicenda e feci segno loro di non farne assolutamente parola.

Louis, dimmelo” la situazione mi stava fuggendo di mano, volevo farlo ma non potevo, era una regola.


mai dire a un neonato che può essere un pericolo per l'umanità, facendolo potresti infondergli insicurezza e così voglia di sangue umano”

Scossi la testa ripetutamente

niente, tranquilla. Vado a caccia, ciao”


wendy.


Non sapevo quali fossero le loro intenzioni, ma volevo saperlo, non mi potevano tagliare fuori dai loro discorsi in questo modo. Facevo parte di loro ormai ed era mio diritto venire a conoscenza di tutto quello che riguardava la mia nuova vita. Salii le scale correndo, dirigendomi verso la camera dei ragazzi. Il mio udito era diventato sensibile, sensibile ad ogni tipo di rumore, non volevo origliare ma non ne potei fare a meno. Accostai l'orecchio alla porta curiosa.

sai chi dovremmo mordere?”

no, chi?”

l'amica di wendy.. scarlett, è davvero una bomba”

non lo so amico”

dai, cos'è, hai paura?”

figurati -sospirò- facciamolo”

Mi scansai e si, avrei preferito non sentire. La rabbia immobilizzò il mio corpo, la forza si impadronì dei miei muscoli. Diedi un calcio violento alla porta ribaltandola per terra. Li guardai con riluttanza, i miei occhi rossi si riflettevano a perfezione negli occhi di ognuno di loro due. Tirai un pugno in pieno viso al moro che reagì massaggiandosi la mascella stringendola tra i denti.

che cazzo fai eh?”

ho sentito tutto e tu -impuntai il mio dito sul suo petto- tu, prova a sfiorare solo che con lo sguardo le mie amiche e giuro che te ne pentirai” sogghignò come a sbeffeggiarmi spudoratamente. Il riccio se ne stava lì, impassibile come se la faccenda non lo riguardasse.

Esattamente non sapevo perché stavo ributtando tutto il mio odio represso contro quei due, alla fin dei conti era la loro natura, succhiare il loro sangue e poi lasciarli morenti sul marciapiede, era questo quello che facevano..


Liam.

Mi mancava mia sorella tremendamente. Erano mesi che non sentivo la sua voce ne tanto meno che la vedevo. Ogni tanto si degnava di rispondere a qualche mio messaggio ma niente di più.


Wen, come stai? Come mai non mi rispondi?”

-”Ciao fratellone, scusa.. sappi solo che sto bene e non ti devi preoccupare”


Mi preoccupo invece..”

-”tranquillo, ti voglio bene, ciao”

Non sapevo dov'era, non sapevo cosa le fosse successo e ciò mi dava angoscia. Non era più la stessa e non capivo cosa o chi l'avesse convinta a cambiare. Ogni giorno cercavo di non pensare al peggio ma era inevitabile. Era l'unica persona che mi era rimasta e adesso se n'era andata pure lei. Mi misi in testa una cosa: in un modo o nell'altro l'avrei ritrovata.


Spazio autrice!

Ho superato me stessa devo dire che un capitolo così non lo avevo mai fatto.

Sono fiera di quello che sta diventando questa ff, dal momento in cui c'ho messo 6 ore per farlo, non vi preoccupate Niall inizierà ad esserci nei prossimi capitoli insieme a tanti altri personaggi. spero che esso riceva qualche recensione in più anche perché come ho ribadito in precedenza sennò sarebbe inutile continuare. Un bacio a tutte/i


-An.

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Capitolo 3
*** Niall's back, btches. ***


Niall.

*flashback *

il ragazzino ha paura”

io non ho paura”

ah no?”

no”

e allora perché stai tremando?”

saremo pure quel che saremo, ma non siamo di certo assassini.”

ma sentilo, è arrivato il moralista del giorno”

smettetela”

sennò? Cosa ci fai?”

sfoderai il suo pugno puntando dritto verso lo stomaco del riccio il quale, lo bloccò con un movimento felpato e fluido.

rifallo e non potrai raccontarlo”

io non voglio avere a che fare con degli imbecilli come voi” sparii prendendo la decisione di non farmi mai più vedere.

Fine.


Appoggiai i piedi lungo tutto il tavolino in soggiorno. Presi in mano il giornale e inizia a sfogliarlo senza leggere veramente quello che c'era scritto. Un'insegna catturò la mia attenzione, una foto di una bellissima ragazza dai capelli rossi era stampata in prima pagina, accompagnata da alcuni titoli di coda.


ragazzina appena maggiorenne scomparsa presso la zona di Danver, la polizia sta facendo tutto il possibile. Il fratello, Liam Payne è determinato nel trovarla. -è mia sorella- dice il ragazzo -e la voglio di nuovo con me-”

Mi alzai di scatto facendo cadere l'inserta sul pavimento sporco, ne ero certo. Dietro a tutto questo c'erano loro, loro che senza pudore e senza un briciolo di buon senso si divertivano a trasformare anime innocenti in mostri. Dovevo tornare per porre fine a una situazione che presto gli sarebbe sfuggita di mano. L'unico sano in quel gruppetto era Louis, lui era l'unico ad avere un autocontrollo della propria sete mai vista in un esemplare di vampiro. Spalancai la porta e filai via come il vento. Nel giro di dieci minuti stavo già camminando tra i quartieri di quella che prima era la mia città. Sapevo perfettamente dove si trovava casa loro ma decisi di allungare la strada, dandomi la possibilità di riflettere sul da farsi. Non potevo attaccarli, erano in troppi ed io ero da solo, lottare quindi non era una delle opzioni più valide, volevo solo fare intendere a quei due stupidi che Niall era finalmente tornato.


Wendy.

Avevo uno strano presentimento. Nella mia mente si era focalizzata bene l'immagine di un giovane ragazzo biondo che con l'ira negli occhi che, violava la tranquillità momentanea di questa casa. Non sapevo chi fosse o che cosa volesse ma sapevo con certezza che era uno di noi. Il sangue non gli scorreva nelle vene e il suo cuore aveva smesso di battere già da millenni. Le tendine sulle finestre della cucina si mossero violentemente, spinte da una forte raffica di vento che persino io riuscii a percepire. La soglia si spalancò e, come avevo previsto, un ragazzo biondo, non molto alto con degli occhi ipnotici si fece largo avvicinandosi a me rumorosamente.

tu devi essere wendy”

si perché?” distaccata. Ecco cosa ero.

ho visto una tua foto sul giornale, ti stanno cercando sai”

ah”

ero sicuro che ti avrei trovata qui”

e come mai?”

non ti preoccupare. Ci sono Harry e Zayn?” sporse il volto per guardare meglio cosa vi fosse al di là della mia orma.

no, sono a caccia”

e come mai tu non sei con loro?”

non è il mio turno”

aah – chiuse la porta dietro di sé, lasciandosi scivolare un sospiro- posso accomodarmi?”

mmh -rimasi perplessa non sapendo con esattezza quale fosse la risposta giusta alla sua domanda- ok” Il biondo si accasciò faticosamente sul divano, qualcosa lo turbava ed io lo potevo vedere. Non volevo essere impertinente ma volevo saperne di più.

ti posso fare una domanda?” borbottai timorosa.

ovvero?”

perché sei qui?”

Il ragazzo non si dimostrò disponibile nel rispondermi e abilmente cambiò argomento.

mi chiamo Niall, comunque” abbozzai un sorriso non contenta di come le cose stavano andando. Loro stavano arrivando, sentivo il loro odore da chilometri. Louis difatti, fu il primo ad entrare in casa e non appena si accorse della presenza estranea mi fece segno di uscire da quella stanza.


Louis.

*FLASHBACK *

perché te ne stai andando?”

-non riesco.


non riesci a fare cosa?”

-a restare con gente del genere, mi dispiace Lou.


Tutto ciò era quello che mi era rimasto di Niall fino a quel giorno. Fino al giorno che con mia grande sorpresa me lo ritrovai in soggiorno affacciato alla finestra. Sapevo perché era tornato come del resto sapevo le sue intenzioni. Decisi di non inoltrarmi troppo in quella situazione così, mi avvicinai facendo finta di niente.

come mai da queste parti?” mi morsicai l'interno guancia con la punta degli incisivi.

oh amico! Ho un conto in sospeso”

so di cosa parli”

non credo”

fidati Niall, lo so” mi dileguai lasciandogli campo libero. In fin dei conti quei due se la meritavano una lezione e lui era l'unico in grado di dargliela. Dietro quel visino angelico si nascondeva una bestia capace di abbattere anche il nemico più forte. Quello che Harry aveva commesso con wendy era un reato, un reato commesso però a fin di bene e, ero convinto che questo piccolo dettaglio era sfuggito al mio caro fratello. Non glielo volli rimembrare anche se sapevo che tra poco avrei assistito al peggio. Scesi le scale appoggiandomi con noncuranza al legno bianco e scheggiato delle colonne portanti della stanza affianco.

che cosa vuoi?” ringhiò zayn difendendo il suo territorio e questa era una delle poche cose che ammiravo seriamente di lui.

rivendico l'anima di quella povera ragazza”

parli di wendy?” il riccio ribatté tenendo bassa la guardia

si”

puoi fare quello che vuoi tanto la sua anima non tornerà mai indietro”

però la soddisfazione di farvela pagare me la porterò sempre con me”

La conversazione stava assumendo una forma tutt'altro che tranquilla. Il biondo ed il pakistano erano l'uno a pochi centimetri dall'altro e la tempesta stava per esplodere.


Zayn.

Quel succhia sangue ignobile non sapeva con chi stava avendo a che fare. Bisognava che qualcuno lo ridimensionasse e come al solito quel qualcuno ero io. Per cose del genere ero sempre io il prediletto perché, a differenza di Harry e Louis, ero quello con il cuore di ghiaccio, quello incapace di amare e di provare qualsiasi altro sentimento. Era il mio marchio, la mia etichetta.

distruggilo” Harry mi passò un colpo di mano al quale risposi con scaramanzia.

Non volevo combattere lì davanti a tutti così, prendendolo per il collo lo spinsi fuori. Sapevo di che pasta era fatto e sapevo anche che avevo trovato pane per i miei denti. Più che una lotta per me era un confronto nel quale avrei dovuto dare il meglio di me. Iniziò tutto da una banale spinta che però mi fece sgommare i piedi sul fango ancora fresco del terreno. Ormai dato di fatto non poteva passarla franca. Fu la mezz'ora più lunga della mia vita, nessuno era pronto a fermarci ed io non volevo essere di certo il guastafeste del duemila e credici. Sferrai un calcio in faccia al biondo che atterrò ai piedi di Harry contorto dal dolore. Decidemmo di abbandonarlo a quelle che erano le conseguenze di avermi sfidato, ora pure lui sapeva che Zayn malik era imbattibile.


Spazio autrice!

Ta dan! Sto capitolo fa pena lo so, ma prometto che mi farò perdonare! Non ero in vena creativa stasera ma ero consapevole di doverlo scrivere e l'ho fatto. Spero di non avervi deluso troppo e spero che arrivino pure alcune recensioni, altrimenti lo sapete, non vado avanti.

Un bacio enorme. -An

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Capitolo 4
*** Are you okay? ***



Scarlett.

La mia vita faceva davvero schifo, non poteva andarmi peggio di così. Lanciai un'occhiata all'orologio, erano le undici di sera di sabato ed io, a differenza delle mie amiche, ero sdraiata su un divano a guardare la tv. Da un po' di tempo a questa parte, dopo la morte di mia madre, ogni cosa aveva perso il senso, di conseguenza anche uscire aveva perso continuità. Se lei non era accanto a me, che senso aveva andare avanti?

supererai anche questa sei forte”

la gente non sapeva ma parlava. Invece di starmi davvero vicino mi riempivano tutti di ste frasette patetiche dette giusto per non lasciare tracce di ipocrisia e menefreghismo e francamente preferivo di gran lunga il silenzio. La musica. La musica era l'unica che indiscretamente e inconsapevolmente mi aiutava a superare i momenti di crisi pura. Bastavano due cuffiette e una canzone qualsiasi per farmi dimenticare tutto e tutti.

gli amori vanno via, ma gli amici no”

la frase di Fabrizio Moro era esplicita, come lo era il fatto che lui della vita non aveva capito un cazzo. Testai sulla mia pelle ciò e assicurai a me stessa che era tutto il contrario. Nel giro di mesi avevo perso e forse rinunciato alle amicizie che fino a quel momento ritenevo importanti, che, a quanto pare tanto importanti non lo erano. Un esempio palese era wendy.. la mia migliore amica. Era sparita così, da un giorno all'altro senza darmi alcun tipo di spiegazione. Era arrivato un ragazzo pressoché alto e riccio che, entrando nella sua vita, era riuscito ad allontanarla da me.


Mi mancava? Da morire.

L'avrei cercata? Non inseguo le persone.

A cosa stavo pensando? Al vuoto.


Stavo sonnecchiando quando, il campanello suonò con insistenza. Balza con scatto felino in piedi presa per lo più dallo spavento. Acchiappai la prima cosa che mi trovai vicino e con cautela mi avvicinai alla porta. Ero indecisa sul da farsi, dei lamenti profondi provenivano dall'altro canto della soglia. Misi la protezione socchiudendo leggermente. Rimasi basita, un ragazzo era accasciato sul mio tappetino con entrambe le braccia strette sul suo sterno. Il volto era ricoperto di segni e graffi e la cosa non prometteva per niente bene. Lo presi per la mano e mi venne automaticamente l'istinto di portarmelo in casa. Il biondo aveva bisogno di aiuto ed io in quel momento ero l'unica in grado di darglielo.


Niall.

La mia vista era appannata, riuscivo a malapena a distinguere le ombre delle figure che mi comparivano e scomparivano davanti. La mente era offuscata e la testa mi stava per esplodere. Non riuscii a capire dove fossi, come non riuscii a capire del resto come cazzo ero riuscito a finire lì. Una ragazza alta con dei lunghi capelli neri mi posò un panno di acqua calda sulla fronte ed io ne fui subito sollevato. Un odore forte di umano inebriò le mie narici che subito fecero risvegliare in me la sete, una sete di sangue umano, una sete che non sentivo da settimane ormai. Spalanca gli occhi facendo sobbalzare la ragazza. Ero combattuto, combattuto tra il mio buon senso e la mia natura. Non volevo farle del male ma la tentazione era a pochi centimetri da me. Mi allontanai velocemente da quel divano tappandomi il naso con la felpa gialla. Dovevo andarmene di lì, non sapevo per quanto avrei mantenuto l'autocontrollo che stavo gestendo a fatica.

“stai bene?” i passi della ragazza di facevano sempre più vicini ed il suo profumo sempre più irresistibile.

“si ma stai lontana” rimase sbigottita e perplessa

“scusami?”

“stai lontana ho detto” si fermò nel mezzo della stanza guardandomi con serietà negli occhi

“puzzo per caso?”

“eh?”

“ti stai tappando il naso, puzzo?” sussultai accennando una risata. Aveva un ragazzo ambiguo con gli occhi rossi e i canini sporgenti e tutto quello che aveva da chiedermi era se puzzava, dio.

“no..”

“mmh ok..”

“scusa, devo andare”

“aspett..” non le feci concludere la frase che filai fuori correndo. Quel sapore.. il sangue che le pulsava nelle vene.. tutto.. che stupido. Avevo perso la mia unica occasione di assaporare nuovamente il sangue dolce di uno 0 positivo. I suoi occhi, la sua disponibilità erano queste le cause per le quali mi ero maggiormente trattenuto. Quella ragazza aveva qualcosa di speciale, qualcosa mi stava facendo impazzire. Dovevo rivederla.


Liam.

Pioveva, anzi diluviava. Nelle giornate così non c'era altra soluzione che pensare, pensare e pensare. La depressione saliva e la voglia di affrontare i problemi della vita diminuiva. Mia sorella era sparita ed io mi ero ritrovato da solo contro il mondo. Avevo denunciato la sua scomparsa alla polizia ed avevo fatto più richiami in televisione, ma niente. Nemmeno i mezzi più potenti l'avrebbero fatta tornare da me e questo mi stava uccidendo lentamente. Avevo provato di tutto, persino a contattare la famiglia di quell'Harry che fu l'ultimo ad averla vista ma, apparentemente nemmeno lui sembrava saperne qualcosa. Una parte di me voleva rinunciare ma l'altra era combattiva e non voleva arrendersi, voleva lottare per ciò che amava. Il cellulare squillò, ero così assorto nei mie pensieri che me ne resi conto solo dopo che l'utente aveva riattaccato. Guardai sul display

chiamata persa, Danielle”

il mio umore era sotto terra ma forse sentire il conforto di qualcuno non mi avrebbe di certo fatto sentire peggio di così. La richiamai.

“pronto, danielle?”

“ciao Liam, ti ho provato a chiamare poco fa, ma non hai risposto”

“lo so scusa, non ho sentito la suoneria, dimmi”

“niente, ti va se ci andiamo a bere qualcosa oggi? È da un po' che non ci vediamo”

inizialmente risultai scaramantico e indeciso ma poi il teamandiamoavanti.com ad avere la meglio.

Erano anni che non uscivo con una ragazza e avevo la netta sensazione di essermi dimenticato come ci si doveva comportare in questi casi e detto tra noi, non avevo nemmeno la più pallida idea di come vestirmi. Lasciai quest'ardua decisione al caso che si soffermò su una paio di pantaloni della tuta, ottima decisione o meno era tardi e dovevo andare.


Harry.

“siete dei mostri porca troia” Zayn scoppiò a ridere alzando il suo dito medio e andandosene in camera sua. Io rimasi lì ad ascoltare i suoi insulti, da una parte mi entrava e dall'altra mi usciva. Non me ne fregava niente di quanto pesanti fossero quelle parole dal momento in cui non me ne fregava niente della persona che le stava dicendo.

“ma mi stai ascoltando o fai finta?” mi passai una mano tra i capelli scostando un riccio che mi era finito nell'occhio.

“no” sogghignai

“e allora vaffanculo pure tu” si dileguò lasciandomi da solo come un imbecille. Zayn aveva esagerato ma non c'era il bisogno di prendersela anche con me.

tu non hai fatto nulla per fermarli” questa era una delle sue tante motivazioni non valide. Per una cazzo di volta non mi ero non intromesso per disinteresse, lo avevo fatto per salvaguardare me stesso e lei se l'era presa ugualmente. Chi la capiva era bravo, davvero bravo.


Era pieno giorno e le cose da fare erano davvero scarse. Le opzioni erano poche, o mi facevo una sega come dio comanda o andavo ad abbordare qualcuna in giro. Ovviamente scelsi la seconda anche se la voglia era pari a zero e non ero consapevole al 100% se sarei riuscito a contenermi. Dissi un “ciao” generale per poi lasciarmi scivolare la porta dalla mano facendole fare un tonfo rumoroso. Quella porta era da buttare, da un momento all'altro sarebbe sicuramente volata per terra. Feci spallucce e chiudendomi nella mia giacca di pelle nera sgattaiolai dentro il primo bar che mi saltò all'occhio. Era pieno di gente viva, pieno di gente con un cuore, pieno di gente con una decente temperatura corporea, mentre io ero destinato ad averla pari a quella di un polaretto in freezer. Un gruppo di ragazze era seduto in uno dei tavoli infondo, mi sistemai il meglio che potei ed era ora di calare il sipario: il maestro Styles stava entrando in scena.


Spazio autrice!

Holaaaaaa, ed eccomi qui con finalmente il 4° capitolo della mia ff. allora, c'ho messo come sempre un sacco di tempo e terrei a precisare una cosa: gli appuntamenti di Liam ed Harry li proseguirò nel prossimo capitolo nel quale entreranno in scena altri personaggi. Grazie mille a tutti quelli che hanno messo questa storia tra i preferiti, i seguiti e roba varia e grazie a chi recensisce. Un bacione di cuore

-An

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Capitolo 5
*** Jealous. ***


Danielle.

Era in ritardo, come al solito. Ormai non mi arrabbiavo nemmeno più di tanto, ci ero abituata, era un suo difetto ed anche se fastidioso, dovevo accettarlo. Cosa non si faceva per amore..

Erano tre anni che ero innamorata di lui ed erano tre anni che lui faceva l’indifferente sorvolando ad ogni mio approccio nei suoi confronti. Non glielo volevo dire, volevo che lo capisse da solo e che fosse lui a fare la prima mossa. Ero troppo timida per farmi avanti e forse avevo davvero troppa paura di un suo possibile rifiuto. Preferivo guardarlo da lontano come una sua semplice amica che non vederlo proprio.

Il mio segreto? Mi faceva ridere.

Se un ragazzo era in grado di farmi ridere si poteva già ritenere prenotato.

Non stavo dicendo che contava solo quello, ma riuscivano sempre a conquistarmi in un modo o nell’altro.

 

Lo vidi arrivare correndo.

Appoggiò un mano al muro in marmo e l’altra se la posizionò sul cuore.

Lo lasciai riprendere fiato qualche secondo, non riusciva nemmeno a farfugliare, a parlare, niente.

“non morire, mi servi” l’ultima parola perse di intonazione quasi come se volessi nasconderla tra le pareti della mia bocca e si, era proprio quella la mia intenzione.

“ce ne vorrà di tempo prima che tu ti sbarazzi di me” ammiccò un occhiolino e ponendomi il suo braccio entrammo nel bar stabilito. Non volevo sbarazzarmi di lui, cosa diamine aveva capito.

Idiota.

Ci sedemmo l’uno di fronte all’altro.

Ero imbarazzata, quello che mi tenevo dentro mi stava rubando tutto quello che mi rimaneva.

“Dan, tutto bene?”

“si perché?”

“hai una faccia..” abbassai lo sguardo, pensavo non si notasse e invece..

“mmh no niente..” non sapevo per quanto ancora avrei portato avanti questa farsa dell’amica.

Stavo per scoppiare.

Poco ma sicuro.

 

Il tempo passò con una velocità fulminea.

Avevo pregato che quel momento non finisse mai ma, come al solito, qualche coglione lassù non mi ha ascoltato e ha fatto finire tutto così in fretta, troppo in fretta.

Era ancora lì, vicino a me, con il suo cappotto in camoscio e già sentivo che mi mancava.

Il nostro rapporto era così, ci vedevamo e per mesi smettevamo di sentirci.

Ogni volta che mi abituavo alla sua assenza lui tornava, come a farlo apposta.

Ci salutammo con un schioccò di guance sotto la pioggia ed ognuno di no andò per la sua strada.

Infilai le mani in tasca senza smettere di pensare a lui.

Mi voltai. Si voltò. Sorridemmo e riprendemmo a camminare.

 

Harry.

Stavo perdendo il controllo della mia sete.

Quel bar era pieno di carne umana, pieno di corpi caldi con il sangue scorrente nelle vene.

Sembrava quasi chiamare il mio nome.

Passando osservai il collo di una morettina seduta affianco alla finestra.

L’istinto mi fece scagliare fuori i canini che mi affrettai a nascondere con le mani.

Feci un cenno al barista, era un mio vecchio amico.

Tirai dritto fino al tavolo delle ragazze che mangiandomi con gli occhi mi fecero accomodare tra loro.

Il loro odore era invitante, tanto invitante che strinsi i pugni sul tavolo e trattenni il fiato.

I loro sguardi non capivano, ma io capivo benissimo.

Sapevo che quello non era il momento per andarsene, era il momento in cui avrei fatto conquiste e basta.

Allusi a una bionda accanto a me.

“come ti chiami tu piccola?”

“Charlotte”

“piacere Charlotte, Harry” mostrai  uno dei miei sorrisi migliori aggiungendoci un tocco di malizia che non faceva mai male.

“te l’hanno mai detto che hai un sorriso bellissimo, Charlotte?” avevo lanciato la bomba. Domanda completamente disinteressata che portava a voler dire solo una cosa:  vuoi venire a letto con me? La ragazza arrossì di botto e sorrise imbarazzata. Dovevo concludere e avevo fatto centro anche sta volta.

“dove abiti?”

“Seattle.”

“E’ lontano!”

“Già..”

“merda, piove!” guardai il tempo fantasticando sulle mille stronzate che le stavo chiedendo.

“fantastico, non ho la macchina”

“vuoi che ti porto io?” bingo.

“no, tanto a casa non ci posso andare, non ho le chiavi e dovrei aspettare mia madre e sotto la pioggia sinceramente la voglia cala”

“vieni da me allora” le porsi la mano. Rimasi titubante per un po’ ma poi si lasciò trasportare dai miei occhi rosso fuoco che, con la sola forza del pensiero la stavano trascinando a fare ciò che in realtà non voleva fare. Era squallido e non sapevo manco perché lo stavo facendo ma, nel tragitto a casa riuscii a pensare solo ad un nome:

 Wendy.  Non mi stavo innamorando, anche perché Harry Edward Styles non si innamora mai.

 

La feci accomodare sul divano andando a posare entrambe le giacche su in camera mia.

Il mio sguardo. Il suo. Si incrociarono dandosi una scossa di rabbia reciproca.

La ragazza di sotto mugugnava chiamando ripetutamente il mio nome.

“arrivo” brontolai.

Né volevo una da una botta e via, non una appiccicosa.

“chi è?” Wendy sporse la testa dalle scale e scorse una capigliatura bionda. “dai, ti porti a casa le troiette?”

“ho portato a casa pure te” sbottai.

“ma vaffanculo –fece un passo nella direzione inversa- a proposito, il suo odore mette i brividi” sussurrò le ultime parole per dargli un tocco sexy e appetitoso. Sapeva quanto io fossi debole in queste cose e si divertiva a provocare il mio interiore.

 

Wendy.

Mi importava anche se non doveva e la cosa mi dava ancora di più ai nervi di quando non mi desse lui.

Non lo sopportavo.

Non lo sopportavo.

E non lo sopportavo.

Il corpo diceva: vai a vedere cosa stanno facendo.

La mia mente diceva: non farlo è sbagliato.

Ed il mio cuore anche se aveva smesso di battere era stanco..

Eppure qualcosa in lui, i suoi occhi, i suoi ricci sempre morbidi, le sue mani.. tutto di lui mi mandava in estasi.

Li sentii ridere.

Li sentii guardare la televisione insieme.

Li sentii fare sesso in camera di lui.

Non so ancora per quanto sarei riuscita a trattenere quella sorta di rabbia e angoscia che mi stava disidratando l’anima. Gelosa? Si cazzo, ero gelosa. Ammetterlo a me stessa fu la cosa più difficile. La mia mente rinnegava tutto ciò, ma la ragione non può avere mai la meglio sui sentimenti. Stavo diventato una di quelle sdolcinate patetiche e stupide. No cazzo, no. Dovevo distrarmi, dovevo andare a caccia. Passai a passo svelto davanti ai due e sbattendo la porta corsi in mezzo alla foresta. Squartai un cervo senza pietà.

Infossai i miei canini nella sua pelle e con la rabbia di una neonata tale che ero lo squartai senza gustarmelo.

Un po’ come quando avevi dieci anni e ogni volta che dovevi scartare qualcosa nello strappo ti portavi via, bigliettino, carta regalo e fiocco. Con la mani mi pulii dai residui di rosso sulla mia faccia.

Soddisfatta più di prima tornai a casa sazia e assonnata.

 

Allie.

Allie Claire Liri.

19 anni Danver.

Segni particolari: ho una specie di calamita per gli stronzi.

 

Immaginai la mia vita da maggiorenne come una di quelle ragazze che si davano alla pazza gioia mattina e sera. Quelle il quale motto era sesso droga e rock’n roll’ ma, fantasie  tralasciate, la mia vita non era affatto così.

Non ero una ragazza di certo casa e chiesa ma facevo del mio meglio per apparire con sani principi morali, anche se nel profondo ero consapevole di non sapere nemmeno cosa volessero dire.

Ero una ragazza socievole e piena di amici. Simpatica. Solare e non tanto stabile emotivamente.

Vivevo con mia zia visto che i miei genitori mi abbandonarono qualche anno prima sul ciglio di una strada.

Bella fine eh?

Avevo appena finito la scuola e grazie a dio mia zia mi aveva lasciato libera la scelta se proseguire o meno e, ovviamente fu la seconda a prevalere.

Non pensavo al mio futuro, ero una di quelle persone che vivevano la propria vita attimo per attimo e la cosa non mi dispiaceva affatto. Non vivevo quotidianamente con l’angoscia dell’oddiocosamiaccadràdomani  e a mio avviso tutto era molto più semplice.

 

Ragazzi? Fin troppi.

Brutti? Piuttosto lesbica.

Stronza? Diciamo che sarò pane per i tuoi denti.

 

Avevo i capelli lunghi e neri. Migliaia di lentiggini mi ricoprivano il viso.

Le odiavo.

Snella e alta con un “culo da paura” almeno così dicevano i mei compagni di classe.

La classica “bella ma troia” prototipo di definizione della mia migliore amica, senza il quale davvero, non so come avrei fatto. 

Impulsiva ma attenta.

Antipatica ma non troppo.

Socievole ma solo con chi voglio io.

Stronza ma sensibile.

Insomma, ero una ragazza complicata.

 

Spazio autrice!

Cel’ho fatta, dopo tanto sudore ci sono riuscita!

Apparte gli scherzi, questo è un po’ diverso rispetto agli altri anche perché la storia si sta evolvendo.

Grazie mille per le recensioni e per tutto come la solito.

Vi adoro, un bacio.

-An

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Capitolo 6
*** I noticed you, baby. ***


 

Zayn.

Al mattino non ero abbastanza lucido per riuscire a focalizzare i miei di pensieri, figuriamoci se mi sarei spinto oltre per ascoltare ciò che Harry mi stava dicendo.  

“Zayn, ma mi stai ascoltando?” Sbottò spazientito.

“No e non ho la minima intenzione di farlo “ presi il cuscino e, con la faccia rivolta verso le lenzuola, mi coprii nella speranza che una buona volta la smettesse. 

Non ne potevo più di sentirlo giorno e notte parlare della stessa cosa, era snervante e allo stesso tempo monotono; Wendy di qua, Wendy di là, basta cazzo. 

“Ti stavo dicendo..”  Volevo scappare, non sarei resistito un minuto di più. In quel momento avrei preferito essere incenerito dalla luce abbagliante del sole piuttosto che stare lì inerme ad ascoltare i suoi discorsi patetici da innamorato. Gli lanciai il cuscino che, al contatto con la sua faccia, fece un suono alquanto fastidioso.

“ma che cazzo fai?”

“ti faccio stare zitto” Mi tirai su dal letto, infilandomi una maglietta presa a caso pochi istanti prima dall’armadio. La stanza era completamente buia, le tapparelle ancora tirate giù e tutte le finestre chiuse.

“perché dovresti?” Sistemandomi i capelli, sbuffai disinteressato al 100% di quella conversazione inutile e banale.

“perché sei un rompi coglioni” Gli dissi andandomene da quell’inferno.

 

Il silenzio regnava in casa, probabilmente erano ancora tutti a letto spossati dalla lunga caccia della sera precedente. La routine quotidiana mi spinse ad accendere la televisione e la noia altrettanto mi spinse a fare zapping con il telecomando, cercando qualcosa di adatto ad un diciannovenne in preda all’insofferenza. Documentari, cartoni animati, film romantici, tutti me li stavo passando eppure non c’era qualcosa che mi spingesse a dire –si, lo voglio vedere- , spensi la tv rassegnato e con lo sguardo fisso sul soffitto iniziai ad escogitare un piano per dileguarmi da quel manicomio, avrei dato un tocco di brio a quella giornata che sembrava essere come tutte le altre.

Feci una lista nella mia mente ed anche se non erano intenzionalmente positive mi allettavano parecchio.

1.      Intrufolarmi in qualche liceo e fare una strage.

2.      Rubare e nascondere le scorte di sangue in cantina

3.      Far esasperare Louis

4.      Dire a Wendy ogni cosa, giusto per creare un po’ di tensione

5.      Farmi una sega davanti a un film porno (da escludere)

In seguito a ciò, sì, ero un vampiro con una vita spericolata pari a quella di una nonna che ci mette ore per raggiungere il bagno.  Straziante e deprimente insieme.

Mi scansai da tutti quei pensieri che mi stavano facendo venire i brividi per l’imbarazzo e, alzandomi andai davanti allo specchio, risistemandomi i capelli per la decima volta. Era una fissazione abituale per me. I miei capelli erano sacri e se non erano perfetti non riuscivo ad essere a mio agio. Li pettinavo più di quanto lo faceva una ragazza e a dirla tutta, li piastravo anche. Erano qualcosa di perfetto e, il primo che avesse osato a tagliarli si sarebbe ritrovato con una palla in meno.

 

Wendy scese la scale sbadigliando.

“buongiorno” Accennai con un gesto fluido di mano e tornai a curare i miei bambini.

“sai, sembri gay” Susseguì una risata eclatante che mi fece rimanere fin male.

“sai, sembri gay - le feci il verso assottigliando la voce- idiota” biascicai l’ultima parola quasi mangiandomi le lettere.

“cosa fai tu oggi?”

“mmh –prese in mano una rivista- volevo andare da mio fratello..”

Spalancai gli occhi pietrificandomi. Sapevo quel giorno sarebbe arrivato ma, non pensavo così in fretta. Liam doveva credere che lei fosse morta ormai e, lei, di conseguenza, non doveva rischiare di farsi vedere. Le bloccai un polso “tu cosa?” Guardò prima la mia presa, poi posò lo sguardo su di me “hai capito bene” Strattonò tanto da liberarsi “scordatelo”

“che razza di problemi hai? Non sarei tu ad impedirmi di vedere l’unica persona che conta davvero” mi ringhiò contro digrignando i denti.  Non sapeva e non doveva sapere. Era l’unica non a conoscenza della sua presunta morte. Avevamo fatto tutto io e i ragazzi sperando che lei non lo fosse mai venuta a scoprire. Non sapevo cosa dirle, ero nel panico. Non ero bravo a rifilare scuse alla gente, soprattutto se bisognava inventarsele su due piedi.  “vengo con te” sputai fuori queste parole delle quali me ne pentii subito.  La stavo assecondando in qualcosa di sbagliato ed ero abbastanza lucido da sapere che se Louis lo fosse venuto a sapere, sarebbero stati guai.

 

Allie.

Quella mattina non era una novità. La sveglia suonò alle sette precise, non un minuto in meno, non un minuto in più. Stranamente la voglia di alzarmi era meno del solito, così decisi che per quel giorno era in vigore la regola dei “5 minuti” . A rovinare la mia piccola concessione ci pensò mia madre che si fiondò nel mio spazio, tirando via tende e spalcando le finestre. I raggi del sole pervasero camera mia non lasciando respirare nemmeno uno spiraglio d’ombra. Rischiai di rimanere cieca a causa di tutto quel bagliore ma per fortuna, fui salvata dalla morbidezza  del piumino.  Amavo il mio letto, era il mio migliore amico e se qualcuno me lo avesse permesso, probabilmente avrei passato il resto della mia vita dormiente.  A peso morto mi trascinai fino alla cucina dove mi aspettava una colazione che dava l’impressione di essere l’opposto di quella che è una “colazione sana e moderata”, mia madre voleva farmi diventare un’obesozza, conoscevo le sue intenzioni ma non sarei ceduta, adoravo le mie curve snelle e non le avrei cambiate per nulla al mondo.  Decisi di lasciar perdere e, dopo essermi messa davvero le prime cosa che mi erano capitate sotto mano, uscii di casa trascinandomi la porta dietro le spalle.

La mia scuola era pochi minuti da casa mia ma la mia pigrizia puntualmente ogni mattina suggeriva al mio inconscio di prendere ugualmente l’autobus.

Le mie amiche erano entrambe già arrivate ed io come al solito ero in ritardo. Scesi facendomi largo tra i vecchietti che fastidiosamente si piazzavano sempre davanti all’uscita anche se non dovevano scendere.

Vidi i capelli lunghi e castani di Scarlett che le ricadevano a perfezione sulle spalle e la raggiunsi con il mio solito passo svogliato.

“Buongiorno Scar” Posai lo zaino per terra, mi diedi una spinta con i piedi e mi sedetti sul muretto affianco al cancello.

“Buongiorno bellissima, vuoi?” Mi porse la sua sigaretta mezza esaurita, chiusi le labbra nel filtrino marrone e feci un tiro ributtando fuori lo schifo che avevo appena aspirato.

“come stai?”

“non c’è male, tu?”

“si va avanti” Feci spallucce

 

Diedi una colpo di spalla alla mia migliore amica che stava assaporando quel che le rimaneva della sua Marlboro gold.  Un ragazzo moro con un ciuffo a dir poco perfetto si addentrava vicino ai parcheggi, nascondendosi dietro alla prima macchina reperibile. Un’ altra figura apparse di fianco a lui, ma i vetri scuri della fiat rossa mi impedivano di capirci di più.

“guarda un po’” indicai il ragazzo che con il giubbotto cercava di ripararsi dai pochi raggi di sole

Scarlett focalizzò la sua attenzione verso  quella direzione e girando gli occhi scosse la testa

“boh, staranno cercando qualcuno”

Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quei suoi occhi stranamente simili ad un rosso acceso. Per la prima volta nella mia vita sentivo lo stomaco in subbuglio e con stupore non riuscivo a levare il mio sguardo dal suo. Mi aveva notata e mi bastava.

La campanella suonò ed io sconcertata raccolsi le mie cose e andai a rifugiarmi dentro quell’edificio.

Ripetei più volte nella mia mante la stessa frase: Allie Claire Liri non si innamora.

 

Brooklyn.

“39 di febbre, oggi te ne stai a casa mh” Mia madre mi schioccò un bacio sulla fronte e concluse con un “ti voglio bene”. Ci mancava solo questa. Maledetta febbre. Io, ragazza mondana, ero costretta a stare rinchiusa in quattro mura contro la mia volontà, non era giusto.

 

“non vengo oggi, ho la febbre”

-non ti preoccupare, guarisci presto. Xoxo

 

Riposai il mio cellulare sul comodino e a stento provai a tenere gli occhi aperti. Si chiudevano ma dopo poco si riaprivano. Stavo lottando contro la malattia e di certo volevo avere la meglio. Alla fine fu più forte di me e caddi in un sonno profondo. Mi svegliai con le mani del medico addosso che mi stavano controllando i battiti cardiaci. Non ero in camera mia, quello non era un posto a me famigliare. Le pareti erano bianche e dei tubi lunghi e sottili erano collegati da macchine strane direttamente ai miei polsi. La paura mi mobilitò gli arti, l’istinto mi portò a tirare via da me i mille aggeggi appesi, ma la mano possente di un uomo in camice mi impedì di raggiungere il peggio.

“cos’è successo?”

“sei svenuta e tua madre allarmata ti ha portata qui”

“ah” mi guardai intorno ancora intontita

“però stai tranquilla, stasera potrai tornare a casa”

“grazie” accennai un sorriso a intendere che peggio di così non poteva andare.

 

Spazio autrice!

Allora innanzitutto vi chiedo scusa per il ritardo, ma davvero, la scuola mi tiene impegnata 24 ore su 24. Poi, chiedo scusa anche per lo schifo della presentazione del personaggio brooklyn ma sinceramente non sapevo come introdurla. Il prossimo sarà più elaborato anche se a fare questo c’ho impiegato circa tre ore! Grazie a tutte quelle che recensiscono, siete fantastiche.

Un bacio. -An

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Capitolo 7
*** You don't know what I am. ***


 

Niall.

Non ero esasperato. Ma ero sul punto di diventarlo.

Non sapevo dove andare, non sapevo cosa fare e per di più, la mia mente era costantemente occupata dal ricordo di quella ragazza dai lunghi capelli castani che qualche giorno prima aveva avuto la prontezza di salvarmi. Ero in debito con lei e dovevo anzi, volevo assolutamente ripagarla nel modo più adeguato possibile.  Non era come tutti gli altri esseri umani, lei era una spanna sopra tutti. Aveva qualcosa che gli altri non avevano e che sicuramente le invidiavano. Non sapevo con esattezza cosa fosse, se il suo sorriso o i suoi occhi, ma sapevo che un giorno sarebbe stata mia.

L’unica cosa che ci divideva era la diversità.

Vampiro + ragazza= continua a crederci e vedrai. 

Per tutelarla sarei dovuto rimanere a chilometri da lei e non sapevo se l’attrazione mi avrebbe fatto cedere.

Certo, questo non rendeva le cose più facili ma ero determinato a trovarla.

 

Non potevo continuare così.

Non potevo vagabondare come un barbone in cerca di riparo o di un po’ di cibo. Mi serviva un posto in cui stare durante le giornate soleggiate, un posto in cui vivere per farla breve.  Feci un elenco di posti plausibili e con mio grande rammarico alla fine dei conti saltò fuori quella casa in particolare, l’unico posto più adatto a me. Pensai alle conseguenze del mio trasferimento, pensai a molte cose. Sicuramente Louis sarebbe stato ben contento di riavermi tra i piedi, ma i due schifosi succhia sangue avrebbe creato polveroni su polveroni.

Forse sarei stato disposto ad accettare ogni tipo di ripercussione, o forse no.

Fui costretto a decidere così su due piedi, il tempo non stava giocando a mio favore.

Le luci dell’alba stavano per sorgere ed io ero in bilico tra la vita o la morte.

Scegliere di mettere da parte il mio orgoglio e il mio odio represso o morire incenerito. Nessuna delle due opzioni mi allettava, soprattutto la seconda, così, preferii caldamente propormi come nuovo coinquilino.

Mi affrettai a varcare la soglia di quella cosa oscurata prima che iniziassero a comparire le prime luci del mattino.

“Niall, come mai da queste parti?” Louis mi fece accomodare e per uno strano motivo mi sentivo a disagio

“Ti volevo chiedere una cosa –mi sedetti sul divano- più che una cosa, è un favore”

“dimmi” si mise vicino a me schiarendosi rumorosamente la voce

Titubai qualche secondo, giusto per darmi il tempo di formulare una frase di senso compiuto. Mi imbarazzavano queste cose, più che altro non ero il tipo che chiedeva l’aiuto o l’appoggio degli altri per stare meglio.

“mmh, vorrei tornare”

“sai che questa è casa tua e che puoi tornare ogni volta che vuoi..-fece un sospiro girando gli occhi al cielo- solo che c’è un problema e..” lo interruppi anticipandolo

“lo so di cosa stai parlando e puoi stare tranquillo, non ci saranno problemi”

“a questo punto.. ben tornato fratello!”  ci alzammo all’unisono e sigillammo quella conversazione con un abbraccio da buoni vecchi amici.

 

Wendy.

Le cose fino a quel momento erano filate per il verso giusto anche se non ero riuscita ancora a vedere mio fratello.

C’era mancato veramente poco.

Allie e Scarlett sarebbero riuscite a vedermi se non fosse stato per Zayn e il suo tempismo che riuscirono a tirarmi giù in tempo.  Il suo volto era paralizzato, fisso sul culo di Allie che si stava allontanando  con passo felpato. Lo spintonai facendogli perdere l’equilibrio e facendolo tornare in sé.

“quando hai finito di guardare il culo alla mia migliore amica, vorrei la tua attenzione” alzò il dito medio e ridendo si ricompose mettendosi in ginocchio.

“cosa vuoi?”

“mi sembrava fosse chiaro”

Alzò le spalle e puntualmente si posizionò davanti allo specchietto della macchina per sistemarsi i suoi capelli che pur non essendosi spostati di uno sputo per lui erano ugualmente spettinati.  Li torturava e secondo me prima o poi li avrebbe persi, rimanendo solo con la sua eterna calvizia.

Sussultai sentendomi morire.

Liam passò correndo e la cosa non mi stupii più di tanto.

Il 90% per cento, ogni volta che dovevamo presentarci insieme da qualche parte, io ero sempre quella puntuale, mentre lui arrivava trafelato perché in ritardo netto.

Il vento gli scompigliava i capelli, e i suoi passi svelti battevano al suolo creando un suono ritmato.

Era bellissimo come sempre, impeccabile come nessuno.

 

Prima che il mio istinto mi avesse portato ad avvicinarmi a lui, acchiappai il pakistano per il braccio e lo trascinai via. Entrammo in casa, io trionfante e lui alquanto spossato. Il divano era stranamente libero, Harry, ogni giorno a quell’ora, era solito fare il suo “riposino pre caccia” almeno così lui lo chiamava,  ma quel giorno di lui non c’era nessuna traccia. Zayn colse l’occasione al volo e con lancio si cacciò a peso morto facendo un piccolo rimbalzo in avanti.

Scossi la testa perplessa tirandomi indietro una ciocca di capelli e andai in cucina con la speranza di trovare qualche riserva di sangue 0 positivo avanzato. Ispezionai attentamente il frigorifero ma non trovai nulla di particolarmente appetitoso

“guarda che non sono lì” sfoderai fuori i canini, non conoscevo quella voce e quell’odore non mi era famigliare. Ero pronta a difendermi, mi voltai per attaccare quando il ragazzo biondo mi immobilizzò con la mano.

“stai calma bambina, sono Niall” clamorosafiguradimerda, fu tutto ciò che riuscii a pensare.

“mi dispiace, non avevo riconosciuto la traccia”

“può capitare”

“già”

Mi fece cenno di sedermi accanto a lui, obbedii senza fiatare.

“come mai sei tornato?”

“mi sono trasferito”

“ah wow”

“finto entusiasmo delle –guardò l’orologio- due e mezza, ottimo wen” arrossii. L’ultima mia intenzione era quella di dargli un più che pessimo benvenuto. Solo avevo parecchi dubbi sulla tranquillità che avrebbe coinvolto la casa nei giorni a seguire.

“no.. non è per te.. è solo.. come farai con Harry e Zayn?”  fece spallucce e la cosa sembrò manco fargli il solletico “ci eviteremo come abbiamo sempre fatto” .

 

Scarlett.

Odiavo la scuola.

Era l’unico ambiente in cui la gente era libera di giudicarti, ed io odio i giudizi, soprattutto da parte di quelli che nemmeno sapevano chi eri o da dove venivi e, i professori erano i primi che indiscretamente lo facevano.

Ti obbligavano a studiare, a fare compiti, ad essere interrogato e l’unica cosa che davvero gli riusciva bene era metterti costantemente sotto pressione.  La scuola era l’unico posto dove tu non potevi essere te stesso, dovevi seguire la massa perché sennò venivi considerato uno strano e preso di mira. Dovevi vestirti in un certo modo e non c’era libertà di parole. Potevi parlare solo se ti interpellavano e se non avevi niente di interessante o di intelligente da dire era meglio se te ne stavi in silenzio per i fatti tuoi. La scuola era l’unico posto in cui mi sentivo letteralmente in prigione, dove la mia massima libertà di espressione poteva essere un sorriso di pietà ad Allie che era nelle mie stesse condizioni se non peggio.

Ogni anno puntualmente in ogni classe si formavano i gruppi, che andavano dall’alta classe sociali dei popolari alla più bassa e ripudiata da tutti, quella dei nerd e degli sfigati. Con esattezza non sapevo bene quale posizione occupavo in quella merda di liceo e detto francamente, la cosa non mi interessava più di tanto.  La ricreazione durava uno sputo di Dio e la pausa pranzo durava ancora meno. Era uno schifo, ci stavano schiavizzando e trattando come degli animali, non eravamo manco più persone.

 

“Non ce la faccio più, vediamoci giù nel cortile dopo che ti devo parlare”

-va bene!

 

Raggiunsi velocemente il cortile interno e socchiudendo gli occhi mi appoggiai al muro, godendomi qualche minuto di riposo.

“oh Scar, eccomi”

“Al, finalmente!” 

“cosa mi dovevi dire?”

L’argomento era nitido nella mia testa ma non avevo la più pallida idea di come incominciare e di come concludere.

“si però prima –misi le mani avanti, ogni volta che stavo per svelare qualcosa, puntualmente arrivava la premessa che ormai era la solita da anni- non devi dirlo a nessuno, ok?”

“d’accordo, spara!”

“l’altro giorno..-presi fiato- ho conosciuto un ragazzo..”

“nome?”

“non lo so..”

“cognome?”

“ti ho detto che non lo so!”

“anno di nascita?”

“eh?”

“dove vive?”

“uo uo uo frena un attimo” si ammutolì abbassando successivamente lo sguardo rivolto verso il pavimento in cemento puro. Stava generalizzando e non la sopportavo quando lo faceva. Si doveva dare una calmata, insomma, era più elettrizzata di quanto non lo fossi io.

“quindi non sai niente di lui?”

“no, so solo che è..”

 

Spazio autrice!

Eccomi con un altro rivoltante capitolo.

C’ho messo più tempo del previsto anche perché ho avuto la febbre e le mie condizioni poco stabili non mi hanno permesso di proseguire la storia per tempo.

Ho sfornato quindi questo capitolo mezzo sminchio ma che spero vi piaccia lo stesso, un bacione!

-An

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