credevo stesse morendo e invece dormiva, credevo stesse dormendo e invece moriva. di _shesbroken (/viewuser.php?uid=186262)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** You're such and idiot. ***
Capitolo 3: *** Niall's back, btches. ***
Capitolo 4: *** Are you okay? ***
Capitolo 5: *** Jealous. ***
Capitolo 6: *** I noticed you, baby. ***
Capitolo 7: *** You don't know what I am. ***
Capitolo 1 *** Prologo. ***
Spazio
autrice.
Diciamo che è la
terza ff che scrivo,
peccato che le altre due siano andate disperse non so dove.
Ad ogni modo spero che
questa vi
intrighi maggiormente delle altre.
Ho impiegato circa due
giorni a
scervellarmi su quello che poteva essere questa storia e spero che
dia i suoi frutti.
Spero di riceve qualche
recensione in
più anche perché sennò non vedo
perché dovrei andare avanti a
scrivere. Un bacio -An.
Prologo
“fai
parte della famiglia ormai; umana sei più fragile, umana
correresti
il rischio di diventare un nostro possibile pasto. Prometto che non
ti farà male.” i suoi denti
affilati non erano un biglietto da visita molto accomodante. Si
leccò
la punta e lentamente sporse il suo volto cupo sul mio collo. Avevo
paura, come negarlo ma dentro di me sapevo che era le decisione
giusta. Chiusi gli occhi e strinsi i pugni, il dolore fu lancinante,
dopo pochi secondi il buio totale.
Tutto
ciò era quello che restava di quella notte, una notte ormai
andata a
finire nel dimenticatoio. Ero cambiata, a partire dal colore degli
occhi fino ad arrivare alla mia forza sovrumana. Nessuno sapeva
niente e con nessuno andavo a far intendere Liam, mio fratello. Mi
chiamava almeno tre volte al giorno ma io ogni volta ero costretta a
buttargli giù. Non
facevo più parte di quel mondo, del suo mondo. Ormai ero una
vampira
e a malincuore dovevo accettare il fatto che ero diversa.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** You're such and idiot. ***
wendy.
La
mia vita ormai era cambiata ed era mai possibile che per me era tanto
difficile accettarlo? Non mi ero ancora abituata del tutto a
ciò che
ero diventata e la mia paura più grande era che forse non lo
avrei
mai fatto.
Era notte fonda, le strade erano deserte e le luci delle case erano
spente. Era come se in quel momento io fossi l'unica ad esistere
sulla faccia della terra e, non era poi così male. Mi
muovevo
silenziosamente cercando di non dare troppo nell'occhio, una volta
tanto volevo dimostrare al resto del branco che ero in grado di
procurarmi il cibo per conto mio, senza l'aiuto di nessuno. Mi
addentrai nel bosco più vicino scrutando per bene ogni
angolo di
quel posto che a differenza del solito non mi metteva alcun timore.
La rottura di un ramo catturò la mia attenzione, qualcosa si
stava
muovendo tra i cespugli e dall'odore era decisamente un'animale. Mi
avvicinai lentamente per non far spaventare la preda. Mi trovavo a
pochi passi da lei quando delle voci irruppero nel silenzio di quegli
attimi. Mi voltai parecchio infastidita e vidi con mio grande
rammarico Harry e Zayn litigarsi quel poco di sangue che era restato
impresso nel pezzo di carne.
“siete due imbecilli” loro
sembrarono non cogliere il mio
rimprovero e ripreso ad urlare non curanti della mia presenza.
“ci fate silenzio o no?” mi
guardarono con aria spavalda,
dal momento che non erano dei neonati come me si sentivano superiori,
come se tutti noi avremmo dovuto inginocchiarci ai loro piedi..
patetico.
“sentiamo, perché dovremmo stare
zitti?” Harry si
avvicinò a me pericolosamente mettendo in mostra i suoi
canini
sporchi. Si, volevo dargli un pugno ma detto francamente, avevo cose
ben più importanti a cui pensare. Con l'indice indicai la
testa del
cervo che spuntava a malapena da quell'insieme di fogliame.
“la
vedete quella? È la mia cena” ringhiai
difendendo il sano
diritto di mangiare. Il pakistano fece segno al riccio, e i due
ridendosela sotto i baffi sparirono nel nulla. Finalmente ero rimasta
sola e potevo riprendere quello che avevo interrotto.
Harry
Quella ragazzina mi dava alquanto sui nervi infatti, iniziavo
già a
pentirmi di averla resa una di noi. Non aveva afferrato come
funzionavano le cose e questo non mi stava bene, per niente. Doveva
portarmi rispetto se voleva sopravvivere e non era partita con il
piede giusto. Lanciai un 'occhiata a Zayn che si stava godendo la
scena divertito. C'eravamo arrampicati su un albero poco sopra wendy
per ammirare se effettivamente era una
“cacciatrice nata”
come affermava il suo ego da neonata. “Fratello,
non ho più
voglia di stare qui, andiamocene a casa” borbottai
stanco di
aspettare l'inaspettabile. Zayn scosse bruscamente la testa e con un
ghigno da chi aveva in mente qualcosa affermò: “no
aspetta,
godiamoci lo spettacolo, mal che vada ci divertiamo un po'”
mi
schioccò un occhiolino di intesa e riprese a vedere la
ragazza che
non aveva la più pallida idea di come muoversi. Se mi faceva
pena?
Un po', ma dal momento in cui faceva tanto la spavalda, era arrivato
per lei il momento di arrangiarsela.
wendy si fiondò sulla preda affondando i suoi canini oltre
la cute.
Si sentì un lamento, musica per le mie orecchie. Mi buttai
giù
applaudendo beffardamente alla scena appena assistita
“complimenti, avevi intenzione di aspettare domani
mattina?”
mi liquidò con lo sguardo, ma nei suoi pensieri era afflitta
e in
imbarazzo. Uno dei doni che l'essere vampiro mi aveva donato era la
capacità di leggere nella mente di chiunque e la cosa mi
allettava e
non poco. Potevo invadere lo spazio privato di qualunque persona mi
andava, venendo a conoscenza di stati d'animo, di parole non dette
per evitare ogni genere di situazione , come potevo non
approfittarne?
“evapora idiota” fu secca e
decisa ma lei non sapeva che
io la conoscevo meglio di quanto lei conosceva se stessa. Sapevo
perfettamente che quella era una facciata per nascondere chi era
veramente, come sapevo che quello era il suo punto debole. Zayn rise
fragorosamente dandomi una pacca sulla spalla “non
ha più senso
restare qui, andiamo via” annuii
e insieme prendemmo a correre lasciando una scia di vento che le
scompigliò i capelli, lei rimase lì inerme e
attonita.
Louis
La mia pazienza stava per giungere al termine. Era da più di
due ore
che erano a caccia ed io ero stufo di dover stare ai loro comodi. La
gola era secca e la sete aumentava più i minuti passavano.
Li volevo
ammazzare ma ciò era abbastanza retorico visto che erano
già morti.
“siamo arrivati” Harry
varcò dalla finestra con un balzo, sorrideva e sinceramente
la cosa
mi dava ancora più sui nervi. “dove
cazzo siete stati?”
alludei ad
entrambi che furono
alquanto sorpresi della mia domanda.
“stai calmo fratello, eravamo a caccia con
wendy” il
riccio scoppiò a ridere in seguito alla frase mentre il mio
piede
spazientivo picchiettava nervosamente contro il parquet.
“e lei dov'è?”
“tra poco arriva, è rimasta
indietro” Zayn
si sedette sul divano appoggiando i piedi sul tavolino con la sua
solita aria da strafottente cronico.
“lo sapete che non dovete mai lasciare un neonato da
solo,
conoscete le conseguenze”
“tranquillo, non farà danni la
bambina”
“e come ne hai così la certezza? Lo sai
meglio di me che un
neonato non controlla la sua sete, potrebbe ammazzare qualcuno da un
momento all'altro”
“non lo farà -il riccio
si mise in mezzo a quella conversazione animata- tra
i suoi
pensieri non c'era niente riguardante ciò”
“harry, ne abbiamo già parlato, non puoi
controllare ogni cosa
nelle mente di qualcuno, soprattutto la loro, sono imprevedibili pure
per te”
“si certo”
“lo sai che è pericolos..” in
contemporanea a quell'ultima frase Wendy entrò in casa e
piombò il
silenzio assoluto. Tutti gli occhi erano puntati su di lei che con la
manica della maglia era intenta a levare gli schizzi di sangue
presenti sugli angoli della sua bocca.
“perché questo silenzio? Chi è
pericoloso?”
ci guardammo a vicenda e feci segno loro di non farne assolutamente
parola.
“Louis, dimmelo” la
situazione mi stava fuggendo di mano, volevo farlo ma non potevo, era
una regola.
“mai dire a un neonato che
può essere un pericolo per l'umanità, facendolo
potresti
infondergli insicurezza e così voglia di sangue
umano”
Scossi la testa ripetutamente
“niente, tranquilla. Vado a caccia, ciao”
wendy.
Non sapevo quali fossero le loro intenzioni, ma volevo saperlo, non
mi potevano tagliare fuori dai loro discorsi in questo modo. Facevo
parte di loro ormai ed era mio diritto venire a conoscenza di tutto
quello che riguardava la mia nuova vita. Salii le scale correndo,
dirigendomi verso la camera dei ragazzi. Il mio udito era diventato
sensibile, sensibile ad ogni tipo di rumore, non volevo origliare ma
non ne potei fare a meno. Accostai l'orecchio alla porta curiosa.
“sai chi dovremmo mordere?”
“no, chi?”
“l'amica di wendy.. scarlett, è davvero
una bomba”
“non lo so amico”
“dai, cos'è, hai paura?”
“figurati -sospirò-
facciamolo”
Mi scansai e si, avrei
preferito
non sentire. La rabbia immobilizzò il mio corpo, la forza si
impadronì dei miei muscoli. Diedi un calcio violento alla
porta
ribaltandola per terra. Li guardai con riluttanza, i miei occhi rossi
si riflettevano a perfezione negli occhi di ognuno di loro due. Tirai
un pugno in pieno viso al moro che reagì massaggiandosi la
mascella
stringendola tra i denti.
“che cazzo fai eh?”
“ho sentito tutto e tu
-impuntai il mio dito sul suo petto- tu, prova a
sfiorare
solo che con lo sguardo le mie amiche e giuro che te ne
pentirai”
sogghignò come a sbeffeggiarmi spudoratamente. Il riccio se
ne stava
lì, impassibile come se la faccenda non lo riguardasse.
Esattamente non sapevo perché stavo ributtando tutto il mio
odio
represso contro quei due, alla fin dei conti era la loro natura,
succhiare il loro sangue e poi lasciarli morenti sul marciapiede, era
questo quello che facevano..
Liam.
Mi mancava mia sorella tremendamente. Erano mesi che non sentivo la
sua voce ne tanto meno che la vedevo. Ogni tanto si degnava di
rispondere a qualche mio messaggio ma niente di più.
“Wen, come stai? Come mai non mi rispondi?”
-”Ciao fratellone, scusa.. sappi solo che sto bene e
non ti devi
preoccupare”
“Mi preoccupo invece..”
-”tranquillo, ti voglio bene, ciao”
Non sapevo dov'era, non
sapevo cosa
le fosse successo e ciò mi dava angoscia. Non era
più la stessa e
non capivo cosa o chi l'avesse convinta a cambiare. Ogni giorno
cercavo di non pensare al peggio ma era inevitabile. Era l'unica
persona che mi era rimasta e adesso se n'era andata pure lei. Mi misi
in testa una cosa: in un modo
o nell'altro l'avrei
ritrovata.
Spazio autrice!
Ho superato me stessa devo dire che un capitolo così non lo
avevo
mai fatto.
Sono fiera di quello che sta diventando questa ff, dal momento in cui
c'ho messo 6 ore per farlo, non vi preoccupate Niall
inizierà ad
esserci nei prossimi capitoli insieme a tanti altri personaggi. spero
che esso riceva qualche recensione in più anche
perché come ho
ribadito in precedenza sennò sarebbe inutile continuare. Un
bacio a
tutte/i
-An.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Niall's back, btches. ***
Niall.
*flashback *
“il ragazzino ha paura”
“io non ho paura”
“ah no?”
“no”
“e allora perché stai
tremando?”
“saremo pure quel che saremo, ma
non siamo di certo
assassini.”
“ma sentilo, è
arrivato il moralista del giorno”
“smettetela”
“sennò? Cosa ci
fai?”
sfoderai
il suo pugno puntando dritto verso lo stomaco del riccio il quale, lo
bloccò con un movimento felpato e fluido.
“rifallo e non potrai
raccontarlo”
“io
non voglio avere a che fare con degli imbecilli come voi”
sparii prendendo la decisione di non farmi
mai più vedere.
Fine.
Appoggiai
i piedi lungo tutto il
tavolino in soggiorno. Presi in mano il giornale e inizia a
sfogliarlo senza leggere veramente quello che c'era scritto.
Un'insegna catturò la mia attenzione, una foto di una
bellissima
ragazza dai capelli rossi era stampata in prima pagina, accompagnata
da alcuni titoli di coda.
“ragazzina
appena maggiorenne scomparsa presso la zona di Danver, la polizia sta
facendo tutto il possibile. Il fratello, Liam Payne è
determinato
nel trovarla. -è mia sorella- dice il ragazzo -e la voglio
di nuovo
con me-”
Mi alzai
di scatto facendo cadere
l'inserta sul pavimento sporco, ne ero certo. Dietro a tutto questo
c'erano loro, loro che senza pudore e senza un briciolo di buon senso
si divertivano a trasformare anime innocenti in mostri. Dovevo
tornare per porre fine a una situazione che presto gli sarebbe
sfuggita di mano. L'unico sano in quel gruppetto era Louis, lui era
l'unico ad avere un autocontrollo della propria sete mai vista in un
esemplare di vampiro. Spalancai la porta e filai via come il vento.
Nel giro di dieci minuti stavo già camminando tra i
quartieri di
quella che prima era la mia città. Sapevo perfettamente dove
si
trovava casa loro ma decisi di allungare la strada, dandomi la
possibilità di riflettere sul da farsi. Non potevo
attaccarli, erano
in troppi ed io ero da solo, lottare
quindi non era una delle opzioni più valide, volevo solo
fare
intendere a quei due stupidi che Niall era
finalmente
tornato.
Wendy.
Avevo
uno strano presentimento.
Nella mia mente si era focalizzata bene l'immagine di un giovane
ragazzo biondo che con l'ira negli occhi che, violava la
tranquillità
momentanea di questa casa. Non sapevo chi fosse o che cosa volesse ma
sapevo con certezza che era uno di noi. Il sangue non gli scorreva
nelle vene e il suo cuore aveva smesso di battere già da
millenni.
Le tendine sulle finestre della cucina si mossero violentemente,
spinte da una forte raffica di vento che persino io riuscii a
percepire. La soglia si spalancò e, come avevo previsto, un
ragazzo
biondo, non molto alto con degli occhi ipnotici si fece largo
avvicinandosi a me rumorosamente.
“tu
devi essere wendy”
“si
perché?” distaccata. Ecco
cosa ero.
“ho
visto una tua foto sul
giornale, ti stanno cercando sai”
“ah”
“ero
sicuro che ti avrei trovata
qui”
“e
come mai?”
“non
ti preoccupare. Ci sono
Harry e Zayn?” sporse il volto per guardare meglio cosa vi
fosse al
di là della mia orma.
“no,
sono a caccia”
“e
come mai tu non sei con
loro?”
“non
è il mio turno”
“aah
– chiuse la porta dietro
di sé, lasciandosi scivolare un sospiro- posso
accomodarmi?”
“mmh
-rimasi perplessa non
sapendo con esattezza quale fosse la risposta giusta alla sua
domanda- ok” Il biondo si
accasciò faticosamente sul
divano, qualcosa lo turbava ed io lo potevo vedere. Non volevo essere
impertinente ma volevo saperne di più.
“ti
posso fare una domanda?”
borbottai timorosa.
“ovvero?”
“perché
sei qui?”
Il
ragazzo non si dimostrò
disponibile nel rispondermi e abilmente cambiò argomento.
“mi
chiamo Niall, comunque” abbozzai
un sorriso non contenta di come le cose stavano andando. Loro stavano
arrivando, sentivo il loro odore da chilometri. Louis difatti, fu il
primo ad entrare in casa e non appena si accorse della presenza
estranea mi fece segno di uscire da quella stanza.
Louis.
*FLASHBACK
*
“perché
te ne stai andando?”
-non
riesco.
“non
riesci a fare cosa?”
-a
restare con gente del
genere, mi dispiace Lou.
Tutto
ciò era quello che mi era
rimasto di Niall fino a quel giorno. Fino al giorno che con mia
grande sorpresa me lo ritrovai in soggiorno affacciato alla finestra.
Sapevo perché era tornato come del resto sapevo le sue
intenzioni.
Decisi di non inoltrarmi troppo in quella situazione così,
mi
avvicinai facendo finta di niente.
“come
mai da queste parti?” mi
morsicai l'interno guancia con la punta degli incisivi.
“oh
amico! Ho un conto in
sospeso”
“so
di cosa parli”
“non
credo”
“fidati
Niall, lo so” mi
dileguai lasciandogli campo libero. In fin dei conti quei due se la
meritavano una lezione e lui era l'unico in grado di dargliela.
Dietro quel visino angelico si nascondeva una bestia capace di
abbattere anche il nemico più forte. Quello che Harry aveva
commesso
con wendy era un reato, un reato commesso però a fin di bene
e, ero
convinto che questo piccolo dettaglio era sfuggito al mio caro
fratello. Non glielo volli rimembrare anche se sapevo che tra poco
avrei assistito al peggio. Scesi le scale appoggiandomi con
noncuranza al legno bianco e scheggiato delle colonne portanti della
stanza affianco.
“che
cosa vuoi?” ringhiò zayn
difendendo il suo territorio e questa era una delle poche cose che
ammiravo seriamente di lui.
“rivendico
l'anima di quella
povera ragazza”
“parli
di wendy?” il riccio
ribatté tenendo bassa la guardia
“si”
“puoi
fare quello che vuoi tanto
la sua anima non tornerà mai indietro”
“però
la soddisfazione di
farvela pagare me la porterò sempre con me”
La
conversazione stava assumendo
una forma tutt'altro che tranquilla. Il biondo ed il pakistano erano
l'uno a pochi centimetri dall'altro e la tempesta stava per
esplodere.
Zayn.
Quel
succhia sangue ignobile non
sapeva con chi stava avendo a che fare. Bisognava che qualcuno lo
ridimensionasse e come al solito quel qualcuno ero io. Per cose del
genere ero sempre io il prediletto perché, a differenza di
Harry e
Louis, ero quello con il cuore di ghiaccio, quello incapace di amare
e di provare qualsiasi altro sentimento. Era il mio marchio, la mia
etichetta.
“distruggilo”
Harry mi passò
un colpo di mano al quale risposi con scaramanzia.
Non
volevo combattere lì davanti a tutti così,
prendendolo per il collo
lo spinsi fuori. Sapevo di che pasta era fatto e sapevo anche che
avevo trovato pane per i miei denti. Più che una lotta per
me era un
confronto nel quale avrei dovuto dare il meglio di me.
Iniziò tutto
da una banale spinta che però mi fece sgommare i piedi sul
fango
ancora fresco del terreno. Ormai dato di fatto non poteva passarla
franca. Fu la mezz'ora più lunga della mia vita, nessuno era
pronto
a fermarci ed io non volevo essere di certo il guastafeste del
duemila e credici. Sferrai un calcio in faccia al biondo che
atterrò
ai piedi di Harry contorto dal dolore. Decidemmo di abbandonarlo a
quelle che erano le conseguenze di avermi sfidato, ora pure lui
sapeva che Zayn malik era imbattibile.
Spazio
autrice!
Ta dan!
Sto capitolo fa pena lo
so, ma prometto che mi farò perdonare! Non ero in vena
creativa
stasera ma ero consapevole di doverlo scrivere e l'ho fatto. Spero di
non avervi deluso troppo e spero che arrivino pure alcune recensioni,
altrimenti lo sapete, non vado avanti.
Un bacio
enorme. -An
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Are you okay? ***
Scarlett.
La
mia vita faceva davvero schifo, non poteva andarmi peggio di
così.
Lanciai un'occhiata all'orologio, erano le undici di sera di sabato
ed io, a differenza delle mie amiche, ero sdraiata su un divano a
guardare la tv. Da un po' di tempo a questa parte, dopo la morte di
mia madre, ogni cosa aveva perso il senso, di conseguenza anche
uscire aveva perso continuità. Se lei non era accanto a me,
che
senso aveva andare avanti?
“supererai
anche questa sei forte”
la gente non sapeva ma parlava. Invece di starmi davvero vicino mi
riempivano tutti di ste frasette patetiche dette giusto per non
lasciare tracce di ipocrisia e menefreghismo e francamente preferivo
di gran lunga il silenzio. La musica. La musica era
l'unica
che indiscretamente e inconsapevolmente mi aiutava a superare i
momenti di crisi pura. Bastavano due cuffiette e una canzone
qualsiasi per farmi dimenticare tutto e tutti.
“gli
amori vanno via, ma gli amici no”
la frase di Fabrizio Moro era esplicita, come lo era il fatto che lui
della vita non aveva capito un cazzo. Testai sulla mia pelle
ciò e
assicurai a me stessa che era tutto il contrario. Nel giro di mesi
avevo perso e forse rinunciato alle amicizie che fino a quel momento
ritenevo importanti, che, a quanto pare tanto importanti non
lo
erano. Un esempio palese era wendy.. la mia migliore amica.
Era
sparita così, da un giorno all'altro senza darmi alcun tipo
di
spiegazione. Era arrivato un ragazzo pressoché alto e riccio
che,
entrando nella sua vita, era riuscito ad allontanarla da me.
Mi mancava? Da morire.
L'avrei cercata? Non inseguo le persone.
A cosa stavo pensando? Al vuoto.
Stavo sonnecchiando quando, il campanello suonò con
insistenza.
Balza con scatto felino in piedi presa per lo più dallo
spavento.
Acchiappai la prima cosa che mi trovai vicino e con cautela mi
avvicinai alla porta. Ero indecisa sul da farsi, dei lamenti profondi
provenivano dall'altro canto della soglia. Misi la protezione
socchiudendo leggermente. Rimasi basita, un ragazzo era accasciato
sul mio tappetino con entrambe le braccia strette sul suo sterno. Il
volto era ricoperto di segni e graffi e la cosa non prometteva per
niente bene. Lo presi per la mano e mi venne automaticamente
l'istinto di portarmelo in casa. Il biondo aveva bisogno di aiuto ed
io in quel momento ero l'unica
in grado di
darglielo.
Niall.
La mia vista era appannata, riuscivo a malapena a distinguere le
ombre delle figure che mi comparivano e scomparivano davanti. La
mente era offuscata e la testa mi stava per esplodere. Non riuscii a
capire dove fossi, come non riuscii a capire del resto come cazzo ero
riuscito a finire lì. Una ragazza alta con dei lunghi
capelli neri
mi posò un panno di acqua calda sulla fronte ed io ne fui
subito
sollevato. Un odore forte di umano inebriò le mie narici che
subito
fecero risvegliare in me la sete, una sete di sangue umano, una sete
che non sentivo da settimane ormai. Spalanca gli occhi facendo
sobbalzare la ragazza. Ero combattuto, combattuto tra il mio buon
senso e la mia natura. Non volevo farle del male ma la tentazione era
a pochi centimetri da me. Mi allontanai velocemente da quel divano
tappandomi il naso con la felpa gialla. Dovevo andarmene di
lì, non
sapevo per quanto avrei mantenuto l'autocontrollo che stavo gestendo
a fatica.
“stai bene?” i passi della ragazza di facevano
sempre più vicini
ed il suo profumo sempre più irresistibile.
“si ma stai lontana” rimase sbigottita e perplessa
“scusami?”
“stai lontana ho detto” si fermò nel
mezzo della stanza
guardandomi con serietà negli occhi
“puzzo per caso?”
“eh?”
“ti stai tappando il naso, puzzo?” sussultai
accennando una
risata. Aveva un ragazzo ambiguo con gli occhi rossi e i canini
sporgenti e tutto quello che aveva da chiedermi era se puzzava, dio.
“no..”
“mmh ok..”
“scusa, devo andare”
“aspett..” non le feci concludere la frase che
filai fuori
correndo. Quel sapore.. il sangue che le pulsava nelle vene.. tutto..
che stupido. Avevo perso la mia unica occasione di
assaporare
nuovamente il sangue dolce di uno 0 positivo. I suoi occhi, la sua
disponibilità erano queste le cause per le quali mi ero
maggiormente
trattenuto. Quella ragazza aveva qualcosa di speciale, qualcosa mi
stava facendo impazzire. Dovevo rivederla.
Liam.
Pioveva, anzi diluviava. Nelle giornate così non c'era altra
soluzione che pensare, pensare e pensare. La depressione saliva e la
voglia di affrontare i problemi della vita diminuiva. Mia sorella era
sparita ed io mi ero ritrovato da solo contro il mondo. Avevo
denunciato la sua scomparsa alla polizia ed avevo fatto più
richiami
in televisione, ma niente. Nemmeno i mezzi più potenti
l'avrebbero
fatta tornare da me e questo mi stava uccidendo lentamente. Avevo
provato di tutto, persino a contattare la famiglia di quell'Harry che
fu l'ultimo ad averla vista ma, apparentemente nemmeno lui sembrava
saperne qualcosa. Una parte di me voleva rinunciare ma l'altra era
combattiva e non voleva arrendersi, voleva lottare per ciò
che
amava. Il cellulare squillò, ero così assorto nei
mie pensieri che
me ne resi conto solo dopo che l'utente aveva riattaccato. Guardai
sul display
“chiamata persa, Danielle”
il mio umore era sotto terra ma forse sentire il conforto di qualcuno
non mi avrebbe di certo fatto sentire peggio di così. La
richiamai.
“pronto, danielle?”
“ciao Liam, ti ho provato a chiamare poco fa, ma non hai
risposto”
“lo so scusa, non ho sentito la suoneria, dimmi”
“niente, ti va se ci andiamo a bere qualcosa oggi?
È da un po' che
non ci vediamo”
inizialmente risultai scaramantico e indeciso ma poi il
teamandiamoavanti.com ad avere la meglio.
Erano anni che non uscivo con una ragazza e avevo la netta sensazione
di essermi dimenticato come ci si doveva comportare in questi casi e
detto tra noi, non avevo nemmeno la più pallida idea di come
vestirmi. Lasciai quest'ardua decisione al caso che si
soffermò su
una paio di pantaloni della tuta, ottima decisione o meno era tardi e
dovevo andare.
Harry.
“siete dei mostri porca troia” Zayn
scoppiò a ridere alzando il
suo dito medio e andandosene in camera sua. Io rimasi lì ad
ascoltare i suoi insulti, da una parte mi entrava e dall'altra mi
usciva. Non me ne fregava niente di quanto pesanti fossero quelle
parole dal momento in cui non me ne fregava niente della persona che
le stava dicendo.
“ma mi stai ascoltando o fai finta?” mi passai una
mano tra i
capelli scostando un riccio che mi era finito nell'occhio.
“no” sogghignai
“e allora vaffanculo pure tu” si dileguò
lasciandomi da solo
come un imbecille. Zayn aveva esagerato ma non c'era il bisogno di
prendersela anche con me.
“tu non hai fatto nulla per fermarli” questa
era una delle sue tante motivazioni non valide. Per una cazzo di
volta non mi ero non intromesso per disinteresse, lo avevo fatto per
salvaguardare me stesso e lei se l'era presa ugualmente. Chi
la capiva era bravo, davvero bravo.
Era pieno giorno e le
cose da fare
erano davvero scarse. Le opzioni erano poche, o mi facevo una sega
come dio comanda o andavo ad abbordare qualcuna in giro. Ovviamente
scelsi la seconda anche se la voglia era pari a zero e non ero
consapevole al 100% se sarei riuscito a contenermi. Dissi un
“ciao”
generale per poi lasciarmi scivolare la porta dalla mano facendole
fare un tonfo rumoroso. Quella porta era da buttare, da un momento
all'altro sarebbe sicuramente volata per terra. Feci spallucce e
chiudendomi nella mia giacca di pelle nera sgattaiolai dentro il
primo bar che mi saltò all'occhio. Era pieno di gente viva,
pieno di
gente con un cuore, pieno di gente con una decente temperatura
corporea, mentre io ero destinato ad averla pari a quella di un
polaretto in freezer. Un gruppo di ragazze era seduto in uno dei
tavoli infondo, mi sistemai il meglio che potei ed era ora di calare
il sipario: il
maestro
Styles stava entrando in scena.
Spazio autrice!
Holaaaaaa, ed eccomi qui con finalmente il 4° capitolo della
mia ff.
allora, c'ho messo come sempre un sacco di tempo e terrei a precisare
una cosa: gli appuntamenti di Liam ed Harry li proseguirò
nel
prossimo capitolo nel quale entreranno in scena altri personaggi.
Grazie mille a tutti quelli che hanno messo questa storia tra i
preferiti, i seguiti e roba varia e grazie a chi recensisce. Un
bacione di cuore
-An
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Jealous. ***
Danielle.
Era
in
ritardo, come al solito. Ormai non
mi arrabbiavo nemmeno più di tanto, ci ero abituata, era un
suo difetto ed
anche se fastidioso, dovevo accettarlo. Cosa non si faceva per amore..
Erano
tre
anni che ero innamorata di lui ed erano tre anni che lui faceva
l’indifferente
sorvolando ad ogni mio approccio nei suoi confronti. Non glielo volevo
dire,
volevo che lo capisse da solo e che fosse lui a fare la prima mossa.
Ero troppo
timida per farmi avanti e forse avevo davvero troppa paura di un suo
possibile
rifiuto. Preferivo guardarlo da lontano come una sua semplice amica che
non
vederlo proprio.
Il mio segreto? Mi faceva ridere.
Se
un
ragazzo era in grado di farmi ridere si poteva già ritenere
prenotato.
Non
stavo
dicendo che contava solo quello, ma riuscivano sempre a conquistarmi in
un modo
o nell’altro.
Lo
vidi
arrivare correndo.
Appoggiò
un
mano al muro in marmo e l’altra se la posizionò
sul cuore.
Lo
lasciai
riprendere fiato qualche secondo, non riusciva nemmeno a farfugliare, a
parlare, niente.
“non
morire,
mi servi” l’ultima parola perse di intonazione
quasi come se volessi
nasconderla tra le pareti della mia bocca e si, era proprio quella la
mia
intenzione.
“ce
ne vorrà
di tempo prima che tu ti sbarazzi di me” ammiccò
un occhiolino e ponendomi il
suo braccio entrammo nel bar stabilito. Non volevo sbarazzarmi di lui,
cosa
diamine aveva capito.
Idiota.
Ci
sedemmo l’uno
di fronte all’altro.
Ero
imbarazzata,
quello che mi tenevo dentro mi stava rubando tutto quello che mi
rimaneva.
“Dan,
tutto
bene?”
“si
perché?”
“hai
una
faccia..” abbassai lo sguardo, pensavo non si notasse e
invece..
“mmh
no
niente..” non sapevo per quanto ancora avrei portato avanti
questa farsa dell’amica.
Stavo
per
scoppiare.
Poco ma sicuro.
Il
tempo
passò con una velocità fulminea.
Avevo
pregato
che quel momento non finisse mai ma, come al solito, qualche coglione
lassù non
mi ha ascoltato e ha fatto finire tutto così in fretta, troppo in fretta.
Era
ancora
lì, vicino a me, con il suo cappotto in camoscio e
già sentivo che mi mancava.
Il
nostro
rapporto era così, ci vedevamo e per mesi smettevamo di
sentirci.
Ogni
volta
che mi abituavo alla sua assenza lui tornava, come a farlo apposta.
Ci
salutammo
con un schioccò di guance sotto la pioggia ed ognuno di no
andò per la sua
strada.
Infilai
le
mani in tasca senza smettere di pensare a lui.
Mi
voltai. Si
voltò. Sorridemmo e riprendemmo a camminare.
Harry.
Stavo
perdendo
il controllo della mia sete.
Quel
bar era
pieno di carne umana, pieno di corpi caldi con il sangue scorrente
nelle vene.
Sembrava
quasi
chiamare il mio nome.
Passando
osservai
il collo di una morettina seduta affianco alla finestra.
L’istinto
mi
fece scagliare fuori i canini che mi affrettai a nascondere con le mani.
Feci
un
cenno al barista, era un mio vecchio amico.
Tirai
dritto
fino al tavolo delle ragazze che mangiandomi con gli occhi mi fecero
accomodare
tra loro.
Il
loro
odore era invitante, tanto invitante che strinsi i pugni sul tavolo e
trattenni
il fiato.
I
loro
sguardi non capivano, ma io capivo benissimo.
Sapevo
che
quello non era il momento per andarsene, era il momento in cui avrei
fatto
conquiste e basta.
Allusi
a una
bionda accanto a me.
“come
ti
chiami tu piccola?”
“Charlotte”
“piacere
Charlotte, Harry” mostrai
uno dei miei
sorrisi migliori aggiungendoci un tocco di malizia che non faceva mai
male.
“te
l’hanno
mai detto che hai un sorriso bellissimo, Charlotte?” avevo
lanciato la bomba. Domanda
completamente disinteressata che portava a voler dire solo una cosa:
vuoi venire a letto con me? La ragazza
arrossì di botto e sorrise
imbarazzata. Dovevo concludere e avevo fatto centro anche sta volta.
“dove
abiti?”
“Seattle.”
“E’
lontano!”
“Già..”
“merda,
piove!” guardai il tempo fantasticando sulle mille stronzate
che le stavo
chiedendo.
“fantastico,
non ho la macchina”
“vuoi
che ti
porto io?” bingo.
“no,
tanto a
casa non ci posso andare, non ho le chiavi e dovrei aspettare mia madre
e sotto
la pioggia sinceramente la voglia cala”
“vieni
da me
allora” le porsi la mano. Rimasi titubante per un
po’ ma poi si lasciò
trasportare dai miei occhi rosso fuoco che, con la sola forza del
pensiero la
stavano trascinando a fare ciò che in realtà non
voleva fare. Era squallido e
non sapevo manco perché lo stavo facendo ma, nel tragitto a
casa riuscii a
pensare solo ad un nome:
Wendy.
Non mi
stavo innamorando, anche perché Harry
Edward Styles non si innamora mai.
La
feci
accomodare sul divano andando a posare entrambe le giacche su in camera
mia.
Il
mio
sguardo. Il suo. Si incrociarono dandosi una scossa di rabbia reciproca.
La
ragazza
di sotto mugugnava chiamando ripetutamente il mio nome.
“arrivo”
brontolai.
Né volevo una da una botta e via, non
una
appiccicosa.
“chi
è?”
Wendy sporse la testa dalle scale e scorse una capigliatura bionda.
“dai, ti
porti a casa le troiette?”
“ho
portato
a casa pure te” sbottai.
“ma
vaffanculo –fece un passo nella direzione inversa- a
proposito, il suo odore
mette i brividi” sussurrò le ultime parole per
dargli un tocco sexy e
appetitoso. Sapeva quanto io fossi debole in queste cose e si divertiva
a
provocare il mio interiore.
Wendy.
Mi
importava
anche se non doveva e la cosa mi dava ancora di più ai nervi
di quando non mi
desse lui.
Non
lo
sopportavo.
Non
lo
sopportavo.
E
non lo
sopportavo.
Il
corpo
diceva: vai a vedere cosa stanno facendo.
La
mia mente
diceva: non farlo è sbagliato.
Ed
il mio
cuore anche se aveva smesso di battere era stanco..
Eppure
qualcosa
in lui, i suoi occhi, i suoi ricci sempre morbidi, le sue mani.. tutto
di lui
mi mandava in estasi.
Li
sentii
ridere.
Li
sentii
guardare la televisione insieme.
Li
sentii
fare sesso in camera di lui.
Non
so
ancora per quanto sarei riuscita a trattenere quella sorta di rabbia e
angoscia
che mi stava disidratando l’anima. Gelosa? Si cazzo, ero
gelosa. Ammetterlo a
me stessa fu la cosa più difficile. La mia mente rinnegava
tutto ciò, ma la
ragione non può avere mai la meglio sui sentimenti. Stavo
diventato una di
quelle sdolcinate patetiche e stupide. No cazzo, no. Dovevo distrarmi,
dovevo
andare a caccia. Passai a passo svelto davanti ai due e sbattendo la
porta
corsi in mezzo alla foresta. Squartai un cervo senza pietà.
Infossai
i
miei canini nella sua pelle e con la rabbia di una neonata tale che ero
lo
squartai senza gustarmelo.
Un
po’ come
quando avevi dieci anni e ogni volta che dovevi scartare qualcosa nello
strappo
ti portavi via, bigliettino, carta regalo e fiocco. Con la mani mi
pulii dai
residui di rosso sulla mia faccia.
Soddisfatta
più
di prima tornai a casa sazia e assonnata.
Allie.
Allie
Claire Liri.
19
anni
Danver.
Segni
particolari:
ho una specie di calamita per gli stronzi.
Immaginai
la
mia vita da maggiorenne come una di quelle ragazze che si davano alla
pazza
gioia mattina e sera. Quelle il quale motto era sesso droga e
rock’n roll’ ma,
fantasie tralasciate,
la mia vita non
era affatto così.
Non
ero una
ragazza di certo casa e chiesa ma facevo del mio meglio per apparire
con sani
principi morali, anche se nel profondo ero consapevole di non sapere
nemmeno
cosa volessero dire.
Ero
una
ragazza socievole e piena di amici. Simpatica. Solare e non tanto
stabile
emotivamente.
Vivevo
con
mia zia visto che i miei genitori mi abbandonarono qualche anno prima
sul
ciglio di una strada.
Bella
fine
eh?
Avevo
appena
finito la scuola e grazie a dio mia zia mi aveva lasciato libera la
scelta se
proseguire o meno e, ovviamente fu la seconda a prevalere.
Non
pensavo
al mio futuro, ero una di quelle persone che vivevano la propria vita
attimo
per attimo e la cosa non mi dispiaceva affatto. Non vivevo
quotidianamente con
l’angoscia dell’oddiocosamiaccadràdomani e a mio avviso
tutto era molto più
semplice.
Ragazzi? Fin troppi.
Brutti? Piuttosto lesbica.
Stronza? Diciamo che
sarò pane per i tuoi denti.
Avevo
i
capelli lunghi e neri. Migliaia di lentiggini mi ricoprivano il viso.
Le
odiavo.
Snella
e
alta con un “culo da paura” almeno così
dicevano i mei compagni di classe.
La
classica “bella
ma troia” prototipo di definizione della mia migliore amica,
senza il quale
davvero, non so come avrei fatto.
Impulsiva
ma
attenta.
Antipatica
ma
non troppo.
Socievole
ma
solo con chi voglio io.
Stronza
ma
sensibile.
Insomma, ero una ragazza complicata.
Spazio autrice!
Cel’ho
fatta, dopo tanto sudore ci sono riuscita!
Apparte
gli
scherzi, questo è un po’ diverso rispetto agli
altri anche perché la storia si
sta evolvendo.
Grazie
mille
per le recensioni e per tutto come la solito.
Vi
adoro,
un bacio.
-An
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** I noticed you, baby. ***
Zayn.
Al mattino non
ero abbastanza lucido
per riuscire a focalizzare i miei di
pensieri, figuriamoci se mi sarei spinto oltre per ascoltare
ciò che Harry mi
stava dicendo.
“Zayn,
ma mi stai ascoltando?” Sbottò
spazientito.
“No e
non ho la minima intenzione di
farlo “ presi il cuscino e, con la faccia rivolta verso le
lenzuola, mi coprii
nella speranza che una buona volta la smettesse.
Non ne potevo
più di sentirlo giorno
e notte parlare della stessa cosa, era snervante e allo stesso tempo
monotono; Wendy di qua, Wendy di
là, basta cazzo.
“Ti
stavo dicendo..” Volevo
scappare, non sarei resistito un
minuto di più. In quel momento avrei preferito essere
incenerito dalla luce
abbagliante del sole piuttosto che stare lì inerme ad
ascoltare i suoi discorsi
patetici da innamorato. Gli lanciai il cuscino che, al contatto con la
sua
faccia, fece un suono alquanto fastidioso.
“ma
che cazzo fai?”
“ti
faccio stare zitto” Mi tirai su
dal letto, infilandomi una maglietta presa a caso pochi istanti prima
dall’armadio.
La stanza era completamente buia, le tapparelle ancora tirate
giù e tutte le
finestre chiuse.
“perché
dovresti?” Sistemandomi i
capelli, sbuffai disinteressato al 100% di quella conversazione inutile
e
banale.
“perché
sei un rompi coglioni” Gli
dissi andandomene da quell’inferno.
Il silenzio
regnava in casa,
probabilmente erano ancora tutti a letto spossati dalla lunga caccia
della sera
precedente. La routine quotidiana mi spinse ad accendere la televisione
e la
noia altrettanto mi spinse a fare zapping con il telecomando, cercando
qualcosa
di adatto ad un diciannovenne in preda all’insofferenza.
Documentari, cartoni
animati, film romantici, tutti me li stavo passando eppure non
c’era qualcosa
che mi spingesse a dire –si, lo
voglio
vedere- , spensi la tv rassegnato e con lo sguardo fisso sul
soffitto
iniziai ad escogitare un piano per dileguarmi da quel manicomio, avrei
dato un
tocco di brio a quella giornata che sembrava essere come tutte le altre.
Feci una lista
nella mia mente ed
anche se non erano intenzionalmente positive mi allettavano parecchio.
1.
Intrufolarmi
in qualche liceo e fare
una strage.
2.
Rubare
e nascondere le scorte di sangue in cantina
3.
Far
esasperare Louis
4.
Dire
a Wendy ogni cosa, giusto per
creare un po’ di tensione
5.
Farmi
una sega davanti a un film porno (da escludere)
In seguito a
ciò, sì, ero un vampiro
con una vita spericolata pari a quella di una nonna che ci mette ore
per
raggiungere il bagno. Straziante e deprimente insieme.
Mi scansai da
tutti quei pensieri che
mi stavano facendo venire i brividi per l’imbarazzo e,
alzandomi andai davanti
allo specchio, risistemandomi i capelli per la decima volta. Era una
fissazione
abituale per me. I miei capelli erano sacri e se non erano perfetti non
riuscivo
ad essere a mio agio. Li pettinavo più di quanto lo faceva
una ragazza e a
dirla tutta, li piastravo anche. Erano qualcosa di perfetto e, il primo
che avesse
osato a tagliarli si sarebbe ritrovato con una palla in meno.
Wendy scese la
scale sbadigliando.
“buongiorno”
Accennai con un gesto
fluido di mano e tornai a curare i miei bambini.
“sai,
sembri gay” Susseguì una risata
eclatante che mi fece rimanere fin male.
“sai,
sembri gay - le feci il verso
assottigliando la voce- idiota” biascicai l’ultima
parola quasi mangiandomi le
lettere.
“cosa
fai tu oggi?”
“mmh
–prese in mano una rivista-
volevo andare da mio fratello..”
Spalancai gli
occhi pietrificandomi. Sapevo
quel giorno sarebbe arrivato ma, non pensavo così in fretta.
Liam doveva
credere che lei fosse morta ormai e, lei, di conseguenza, non doveva
rischiare
di farsi vedere. Le bloccai un polso “tu
cosa?” Guardò prima la mia presa, poi
posò lo sguardo su di me “hai capito
bene” Strattonò tanto da liberarsi
“scordatelo”
“che
razza di problemi hai? Non sarei
tu ad impedirmi di vedere l’unica persona che conta
davvero” mi ringhiò contro
digrignando i denti. Non
sapeva e non
doveva sapere. Era l’unica non a conoscenza della sua
presunta morte. Avevamo fatto
tutto io e i ragazzi sperando che lei non lo fosse mai venuta a
scoprire. Non sapevo
cosa dirle, ero nel panico. Non ero bravo a rifilare scuse alla gente,
soprattutto se bisognava inventarsele su due piedi. “vengo
con te” sputai fuori queste parole
delle quali me ne pentii subito. La
stavo
assecondando in qualcosa di sbagliato ed ero abbastanza lucido da
sapere che se
Louis lo fosse venuto a sapere, sarebbero stati guai.
Allie.
Quella mattina
non era una novità. La
sveglia suonò alle sette precise, non un minuto in meno, non
un minuto in più. Stranamente
la voglia di alzarmi era meno del solito, così decisi che
per quel giorno era
in vigore la regola dei “5
minuti” .
A rovinare la mia piccola concessione ci pensò mia madre che
si fiondò nel mio
spazio, tirando via tende e spalcando le finestre. I raggi del sole
pervasero
camera mia non lasciando respirare nemmeno uno spiraglio
d’ombra. Rischiai di
rimanere cieca a causa di tutto quel bagliore ma per fortuna, fui
salvata dalla
morbidezza del
piumino. Amavo il
mio letto, era il mio migliore amico
e se qualcuno me lo avesse permesso, probabilmente avrei passato il
resto della
mia vita dormiente. A
peso morto mi
trascinai fino alla cucina dove mi aspettava una colazione che dava
l’impressione
di essere l’opposto di quella che è una “colazione
sana e moderata”, mia madre voleva farmi diventare
un’obesozza, conoscevo
le sue intenzioni ma non sarei ceduta, adoravo le mie curve snelle e
non le
avrei cambiate per nulla al mondo. Decisi
di lasciar perdere e, dopo essermi messa davvero le prime cosa che mi
erano
capitate sotto mano, uscii di casa trascinandomi la porta dietro le
spalle.
La mia scuola
era pochi minuti da
casa mia ma la mia pigrizia puntualmente ogni mattina suggeriva al mio
inconscio di prendere ugualmente l’autobus.
Le mie amiche
erano entrambe già
arrivate ed io come al solito ero in ritardo. Scesi facendomi largo tra
i
vecchietti che fastidiosamente si piazzavano sempre davanti
all’uscita anche se
non dovevano scendere.
Vidi i capelli
lunghi e castani di
Scarlett che le ricadevano a perfezione sulle spalle e la raggiunsi con
il mio
solito passo svogliato.
“Buongiorno
Scar” Posai lo zaino per
terra, mi diedi una spinta con i piedi e mi sedetti sul muretto
affianco al
cancello.
“Buongiorno
bellissima, vuoi?” Mi
porse la sua sigaretta mezza esaurita, chiusi le labbra nel filtrino
marrone e
feci un tiro ributtando fuori lo schifo che avevo appena aspirato.
“come
stai?”
“non
c’è male, tu?”
“si va
avanti” Feci spallucce
Diedi una colpo
di spalla alla mia
migliore amica che stava assaporando quel che le rimaneva della sua
Marlboro
gold. Un ragazzo
moro con un ciuffo a
dir poco perfetto si addentrava vicino ai parcheggi, nascondendosi
dietro alla
prima macchina reperibile. Un’ altra figura apparse di fianco
a lui, ma i vetri
scuri della fiat rossa mi impedivano di capirci di più.
“guarda
un po’” indicai il ragazzo che
con il giubbotto cercava di ripararsi dai pochi raggi di sole
Scarlett
focalizzò la sua attenzione
verso quella
direzione e girando gli
occhi scosse la testa
“boh,
staranno cercando qualcuno”
Non riuscivo a
distogliere lo sguardo
da quei suoi occhi stranamente simili ad un rosso acceso. Per la prima
volta
nella mia vita sentivo lo stomaco in subbuglio e con stupore non
riuscivo a
levare il mio sguardo dal suo. Mi aveva notata e mi bastava.
La campanella
suonò ed io sconcertata
raccolsi le mie cose e andai a rifugiarmi dentro
quell’edificio.
Ripetei
più volte nella mia mante la
stessa frase: Allie Claire Liri non si
innamora.
Brooklyn.
“39 di
febbre, oggi te ne stai a casa
mh” Mia madre mi schioccò un bacio sulla fronte e
concluse con un “ti voglio
bene”. Ci mancava solo questa. Maledetta febbre. Io, ragazza
mondana, ero
costretta a stare rinchiusa in quattro mura contro la mia
volontà, non era giusto.
“non
vengo oggi, ho la febbre”
-non
ti preoccupare, guarisci presto. Xoxo
Riposai il mio
cellulare sul comodino
e a stento provai a tenere gli occhi aperti. Si chiudevano ma dopo poco
si
riaprivano. Stavo lottando contro la malattia e di certo volevo avere
la
meglio. Alla fine fu più forte di me e caddi in un sonno
profondo. Mi svegliai
con le mani del medico addosso che mi stavano controllando i battiti
cardiaci. Non
ero in camera mia, quello non era un posto a me famigliare. Le pareti
erano
bianche e dei tubi lunghi e sottili erano collegati da macchine strane
direttamente ai miei polsi. La paura mi mobilitò gli arti,
l’istinto mi portò a
tirare via da me i mille aggeggi appesi, ma la mano possente di un uomo
in
camice mi impedì di raggiungere il peggio.
“cos’è
successo?”
“sei
svenuta e tua madre allarmata ti
ha portata qui”
“ah”
mi guardai intorno ancora
intontita
“però
stai tranquilla, stasera potrai
tornare a casa”
“grazie”
accennai un sorriso a
intendere che peggio di così non poteva andare.
Spazio
autrice!
Allora
innanzitutto vi chiedo scusa
per il ritardo, ma davvero, la scuola mi tiene impegnata 24 ore su 24.
Poi,
chiedo scusa anche per lo schifo della presentazione del personaggio
brooklyn
ma sinceramente non sapevo come introdurla. Il prossimo sarà
più elaborato
anche se a fare questo c’ho impiegato circa tre ore! Grazie a
tutte quelle che
recensiscono, siete fantastiche.
Un bacio. -An
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** You don't know what I am. ***
Niall.
Non
ero esasperato. Ma ero sul punto di diventarlo.
Non sapevo dove
andare, non sapevo
cosa fare e per di più, la mia mente era costantemente
occupata dal ricordo di
quella ragazza dai lunghi capelli castani che qualche giorno prima
aveva avuto
la prontezza di salvarmi. Ero in debito con lei e dovevo anzi, volevo
assolutamente ripagarla nel modo più
adeguato possibile. Non
era come tutti gli altri esseri umani,
lei era una spanna sopra tutti. Aveva qualcosa che gli altri non
avevano e che
sicuramente le invidiavano. Non sapevo con esattezza cosa fosse, se il
suo
sorriso o i suoi occhi, ma sapevo che un giorno sarebbe stata mia.
L’unica
cosa che ci divideva era la
diversità.
Vampiro
+ ragazza= continua a crederci e vedrai.
Per tutelarla
sarei dovuto rimanere a
chilometri da lei e non sapevo se l’attrazione mi avrebbe
fatto cedere.
Certo, questo
non rendeva le cose più
facili ma ero determinato a trovarla.
Non potevo
continuare così.
Non potevo
vagabondare come un
barbone in cerca di riparo o di un po’ di cibo. Mi serviva un
posto in cui
stare durante le giornate soleggiate, un posto in cui vivere per farla
breve. Feci un
elenco di posti
plausibili e con mio grande rammarico alla fine dei conti
saltò fuori quella
casa in particolare, l’unico posto più adatto a
me. Pensai alle conseguenze del
mio trasferimento, pensai a molte cose. Sicuramente Louis sarebbe stato
ben
contento di riavermi tra i piedi, ma i due schifosi succhia sangue
avrebbe
creato polveroni su polveroni.
Forse
sarei stato disposto ad accettare ogni tipo di ripercussione, o
forse no.
Fui costretto a
decidere così su due
piedi, il tempo non stava giocando a mio favore.
Le luci
dell’alba stavano per sorgere
ed io ero in bilico tra la vita o la morte.
Scegliere di
mettere da parte il mio
orgoglio e il mio odio represso o morire incenerito. Nessuna delle due
opzioni
mi allettava, soprattutto la seconda, così, preferii
caldamente propormi come
nuovo coinquilino.
Mi affrettai a
varcare la soglia di
quella cosa oscurata prima che iniziassero a comparire le prime luci
del
mattino.
“Niall,
come mai da queste parti?”
Louis mi fece accomodare e per uno strano motivo mi sentivo a disagio
“Ti
volevo chiedere una cosa –mi sedetti
sul divano- più che una cosa, è un
favore”
“dimmi”
si mise vicino a me
schiarendosi rumorosamente la voce
Titubai qualche
secondo, giusto per
darmi il tempo di formulare una frase di senso compiuto. Mi
imbarazzavano
queste cose, più che altro non ero il tipo che chiedeva
l’aiuto o l’appoggio
degli altri per stare meglio.
“mmh,
vorrei tornare”
“sai
che questa è casa tua e che puoi
tornare ogni volta che vuoi..-fece un sospiro girando gli occhi al
cielo- solo
che c’è un problema e..” lo interruppi
anticipandolo
“lo so
di cosa stai parlando e puoi
stare tranquillo, non ci saranno problemi”
“a
questo punto.. ben tornato
fratello!” ci
alzammo all’unisono e
sigillammo quella conversazione con un abbraccio da buoni vecchi amici.
Wendy.
Le cose fino a
quel momento erano
filate per il verso giusto anche se non ero riuscita ancora a vedere
mio
fratello.
C’era
mancato veramente poco.
Allie e Scarlett
sarebbero riuscite a
vedermi se non fosse stato per Zayn e il suo tempismo che riuscirono a
tirarmi
giù in tempo. Il
suo volto era
paralizzato, fisso sul culo di Allie che si stava allontanando con passo felpato. Lo
spintonai facendogli
perdere l’equilibrio e facendolo tornare in sé.
“quando
hai finito di guardare il
culo alla mia migliore amica, vorrei la tua attenzione”
alzò il dito medio e
ridendo si ricompose mettendosi in ginocchio.
“cosa
vuoi?”
“mi
sembrava fosse chiaro”
Alzò
le spalle e puntualmente si
posizionò davanti allo specchietto della macchina per
sistemarsi i suoi capelli
che pur non essendosi spostati di uno sputo per lui erano ugualmente
spettinati. Li torturava
e secondo me prima o poi li avrebbe persi, rimanendo solo con
la sua eterna
calvizia.
Sussultai
sentendomi morire.
Liam
passò correndo e la cosa non mi
stupii più di tanto.
Il 90% per
cento, ogni volta che
dovevamo presentarci insieme da qualche parte, io ero sempre quella
puntuale,
mentre lui arrivava trafelato perché in ritardo netto.
Il vento gli
scompigliava i capelli,
e i suoi passi svelti battevano al suolo creando un suono ritmato.
Era bellissimo
come sempre,
impeccabile come nessuno.
Prima che il mio
istinto mi avesse
portato ad avvicinarmi a lui, acchiappai il pakistano per il braccio e
lo
trascinai via. Entrammo in casa, io trionfante e lui alquanto spossato.
Il divano
era stranamente libero, Harry, ogni giorno a quell’ora, era
solito fare il suo “riposino
pre caccia” almeno così lui lo chiamava,
ma quel giorno di lui non c’era nessuna traccia.
Zayn colse l’occasione
al volo e con lancio si cacciò a peso morto facendo un
piccolo rimbalzo in
avanti.
Scossi la testa
perplessa tirandomi
indietro una ciocca di capelli e andai in cucina con la speranza di
trovare
qualche riserva di sangue 0 positivo avanzato. Ispezionai attentamente
il
frigorifero ma non trovai nulla di particolarmente appetitoso
“guarda
che non sono lì” sfoderai
fuori i canini, non conoscevo quella voce e quell’odore non
mi era famigliare. Ero
pronta a difendermi, mi voltai per attaccare quando il ragazzo biondo
mi
immobilizzò con la mano.
“stai
calma bambina, sono Niall” clamorosafiguradimerda,
fu tutto ciò
che riuscii a pensare.
“mi
dispiace, non avevo riconosciuto
la traccia”
“può
capitare”
“già”
Mi fece cenno di
sedermi accanto a
lui, obbedii senza fiatare.
“come
mai sei tornato?”
“mi
sono trasferito”
“ah
wow”
“finto
entusiasmo delle –guardò l’orologio-
due e mezza, ottimo wen” arrossii. L’ultima mia
intenzione era quella di dargli
un più che pessimo benvenuto. Solo avevo parecchi dubbi
sulla tranquillità che
avrebbe coinvolto la casa nei giorni a seguire.
“no..
non è per te.. è solo.. come
farai con Harry e Zayn?”
fece spallucce
e la cosa sembrò manco fargli il solletico “ci
eviteremo come abbiamo sempre
fatto” .
Scarlett.
Odiavo
la scuola.
Era
l’unico ambiente in cui la gente
era libera di giudicarti, ed io odio i giudizi, soprattutto da parte di
quelli
che nemmeno sapevano chi eri o da dove venivi e, i professori erano i
primi che
indiscretamente lo facevano.
Ti obbligavano a
studiare, a fare
compiti, ad essere interrogato e l’unica cosa che davvero gli
riusciva bene era
metterti costantemente sotto pressione. La
scuola era l’unico posto dove tu non potevi essere te stesso,
dovevi seguire la
massa perché sennò venivi considerato uno strano
e preso di mira. Dovevi vestirti
in un certo modo e non c’era libertà di parole.
Potevi parlare solo se ti
interpellavano e se non avevi niente di interessante o di intelligente
da dire
era meglio se te ne stavi in silenzio per i fatti tuoi. La scuola era
l’unico
posto in cui mi sentivo letteralmente in prigione, dove la mia massima
libertà
di espressione poteva essere un sorriso di pietà ad Allie
che era nelle mie
stesse condizioni se non peggio.
Ogni anno
puntualmente in ogni classe
si formavano i gruppi, che andavano dall’alta classe sociali
dei popolari alla
più bassa e ripudiata da tutti, quella dei nerd e degli
sfigati. Con esattezza
non sapevo bene quale posizione occupavo in quella merda di liceo e
detto francamente,
la cosa non mi interessava più di tanto.
La ricreazione durava uno sputo di Dio e la pausa pranzo
durava ancora
meno. Era uno schifo, ci stavano schiavizzando e trattando come degli
animali,
non eravamo manco più persone.
“Non
ce la faccio più, vediamoci giù nel cortile dopo
che ti devo parlare”
-va
bene!
Raggiunsi
velocemente il cortile
interno e socchiudendo gli occhi mi appoggiai al muro, godendomi
qualche minuto
di riposo.
“oh
Scar, eccomi”
“Al,
finalmente!”
“cosa
mi dovevi dire?”
L’argomento
era nitido nella mia
testa ma non avevo la più pallida idea di come incominciare
e di come
concludere.
“si
però prima –misi le mani avanti,
ogni volta che stavo per svelare qualcosa, puntualmente arrivava la
premessa
che ormai era la solita da anni- non devi dirlo a nessuno,
ok?”
“d’accordo,
spara!”
“l’altro
giorno..-presi fiato- ho
conosciuto un ragazzo..”
“nome?”
“non
lo so..”
“cognome?”
“ti ho
detto che non lo so!”
“anno
di nascita?”
“eh?”
“dove
vive?”
“uo uo
uo frena un attimo” si
ammutolì abbassando successivamente lo sguardo rivolto verso
il pavimento in
cemento puro. Stava generalizzando e non la sopportavo quando lo
faceva. Si doveva
dare una calmata, insomma, era più elettrizzata di quanto
non lo fossi io.
“quindi
non sai niente di lui?”
“no,
so solo che è..”
Spazio
autrice!
Eccomi con un
altro rivoltante
capitolo.
C’ho
messo più tempo del previsto
anche perché ho avuto la febbre e le mie condizioni poco
stabili non mi hanno
permesso di proseguire la storia per tempo.
Ho sfornato
quindi questo capitolo
mezzo sminchio ma che spero vi piaccia lo stesso, un bacione!
-An
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1416148
|