Voglio che lo usi se hai bisogno di me, intesi?

di Sheireen_Black 22
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 28 Novembre 1975 ***
Capitolo 2: *** 25 Dicembre 1975 ***
Capitolo 3: *** 30 Gennaio 1976 ***
Capitolo 4: *** 14 Febbraio 1978 ***
Capitolo 5: *** 31 Ottobre 1982 ***
Capitolo 7: *** 7 Gennaio 1996 ***



Capitolo 1
*** 28 Novembre 1975 ***



A Chiara,
con tanti auguri,
sperando che questa
storia le piaccia

almeno un pochino

 

   

Negozio di Zonko, Hogsmeade, 28 Novembre 1975

 


 

“Ehi, Felpato, da’ un’occhiata a questi!”.
Sirius Black, tutto intento a levarsi di dosso una ragazzina del quarto anno particolarmente appiccicosa che lo annoiava terribilmente con sciocche ed inutili conversazioni, accolse con piacere il richiamo dell’amico e si affrettò a raggiungerlo, dietro ad uno dei tanti scaffali polverosi di Zonko.
James osservava incantato un cofanetto dall’aria antica, che custodiva due specchietti logori e segnati dagli anni; sullo scaffale svettava a caratteri cubitali la scritta: “SPECCHI A DOPPIO SENSO, ULTIMI PEZZI”.
“E, di grazia, a che cosa ti servirebbero degli specchi? Jamie, so che ami rimirarti allo specchio per ore, ma credevo che le superfici riflettenti della nostra camera fossero più che sufficienti per soddisfare i tuoi bisogni” lo canzonò Sirius.
“Felpato, sei più stupido di Mocciosus” lo rimbeccò James, passandosi distrattamente una mano tra i capelli scuri e cogliendo l’occasione per gettare un rapido sguardo alla vetrina del negozio, che rifletteva la sua alta e slanciata figura “ed è tutto dire, amico mio. Non sai leggere? Basta dire ad alta voce il nome del possessore dell’altro specchietto e si può comunicare con lui a distanza!”.
L’espressione di Sirius si fece di colpo più attenta e pensierosa e, d’improvviso, il ragazzo scoppiò nella sua risata sempre più simile ad un latrato.
“Caspita, questa sì che è una scoperta! Riesci ad immaginare come potremmo usarlo? Potresti…” iniziò, senza tuttavia riuscire a completare la frase, interrotta dalla foga dell’amico.
“Potrei… regalarne uno alla Evans per Natale? Ma certo, non so proprio perché non ci ho pensato prima! Io e Lily così potremo parlare a tutte le ore del giorno e della notte, anche quando siamo lontani” disse James, credendo di interpretare al meglio i pensieri dell’amico e perdendosi sognante tra le sue fantasie.
Sirius rimase interdetto, perché, fosse stato per lui, la sua frase avrebbe avuto un finale del tutto differente. Così rispose acidamente: “Potter, la Evans già si rifiuta di parlarti quando siete vicini. Uno specchio per poter comunicare con te a tutte le ore del giorno e della notte è esattamente l’ultima cosa che le serve. Pensa all’uso che potremmo farne noi, quando ci mettono in punizione separati…”.
Ma James aveva assunto un’espressione estremamente risentita e si era diretto a passo di marcia verso il bancone del locale, stringendo saldamente il cofanetto sgualcito, dopo aver sibilato in direzione di Sirius: “E’ proprio quel che ci vuole per lei, invece. Le piacerà, ne sono certo. E’ perfetto”.
 
 
 

 
  
Angolo dell’ “autrice”
Harry Potter è la mia saga preferita e mi dispiaceva non aver scritto ancora nulla in questo fandom; questa raccolta di flashfics sarà composta di cinque capitoli, pubblicati settimanalmente. Riguarderanno principalmente il rapporto tra James e Sirius, che adoro ♥ Nello sfondo sarà trattata la storia degli specchi a doppio senso; come ne sono venuti in possesso James e Sirius, come li hanno utilizzati e come Sirius ha deciso di regalarne uno ad Harry, nel quinto libro della Rowling. Spero che possa piacere a qualcuno, grazie mille a chi leggerà e a chi vorrà lasciare un commento! :)
Al prossimo capitolo,
Sheireen_Black 22

Ps per Chiara: Un altro modo per farti gli auguri :D Buon compleanno ♥

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Capitolo 2
*** 25 Dicembre 1975 ***




 Torre di Grifondoro, Hogwarts, 25 Dicembre 1975

 
 
 
  
“I regali! Ci sono i regali!”.
La motocicletta si impennava e il sibilo del vento contro il casco produceva un suono acuto e stridulo che Sirius associava ad una voce ben conosciuta, anche se non riusciva ad identificarne correttamente il possessore. Così pensò che non era il caso di preoccuparsene e continuò a concentrarsi sulla sua folle corsa, che stava seminando il panico fra i Babbani.
Poi la moto cominciò a sbandare, apparentemente senza motivo; Sirius si sforzò di tenere ben saldo il volante ma non poté fare nulla quando sull’asfalto iniziarono ad aprirsi crepe lunghe e profonde, così come quando una di queste inghiottì lui e la sua amata motocicletta.
“E’ Natale! E’ Natale!”.
Mentre il buio lo inghiottiva e Sirius precipitava giù, sempre più giù, riconobbe quella vocetta stridula ed altamente fastidiosa e pensò che lui, Felpato, sarebbe tornato in vita solamente per avere l’opportunità di trasformare quelle grida di gioia in lamentele disperate, prendendo a pugni quell’idiota di…
“PETER!”. Il grido di Sirius oltrepassò le mura solide del castello, ridestando molti studenti dai loro placidi sogni, ma Peter Minus non sembrò sentirlo. Continuò imperterrito e con espressione inebetita dalla gioia a saltellare allegramente sul letto di Sirius, ignorando bellamente il suo ringhio ostile che prometteva vendetta e producendo un rumore di molle cigolanti che parve infastidire ancor di più Remus, seduto sul suo letto con aria assonnata e contrariata.
Poi un lampo di comprensione attraversò gli occhietti acquosi di Peter che, dopo aver rischiato di fratturarsi un paio di ossa saltando giù dal letto, scappò di gran carriera nel bagno chiudendo a chiave la porta dietro di sé, non prima di aver acciuffato una manciata di caramelle dal suo comodino per sopravvivere all’assedio.
Ma Sirius si era fermato non appena, mettendo un piede sul pavimento tiepido della stanza, aveva calpestato qualche pacchetto regalo ai piedi del suo letto. Il pensiero dei regali lo aveva distratto dalla sua furia vendicativa per il sonno perduto, sostituita da una malcelata curiosità e da un'intima commozione.
Sirius Black non era mai stato abituato a festeggiare il Natale, finché non aveva iniziato a frequentare Hogwarts; la nobile ed antica casata dei Black non amava particolarmente le tradizioni, e quella di scambiarsi i regali nel giorno di Natale era ritenuta un’abitudine sciocca e frivola. Così era rimasto molto sorpreso quando, la mattina del suo primo Natale ad Hogwarts, aveva trovato tre pacchetti ai piedi del suo letto, doni dei tre migliori amici che avesse mai avuto.
Negli anni seguenti aveva ricambiato i regali ricevuti, prendendo familiarità con quella che era ormai diventata una piacevole abitudine. Tuttavia, anche dopo qualche anno, ricevere regali lo stupiva e commuoveva ancora, anche se avrebbe preferito baciare Mocciosus piuttosto che ammetterlo.
Così si gettò con foga sui soliti tre pacchetti colorati e li scartò velocemente, gettando la carta sul letto; questi si rivelarono essere un libro, intitolato “Guida per diventare un perfetto Prefetto”, da parte di Remus e una scatola di cioccolatini mezza vuota da parte di Peter (che, a quanto pareva, aveva ritenuto che privarsi di un’intera confezione sarebbe stato un sacrificio troppo grande).
Per ultimo lasciò volutamente il regalo di James, accorgendosi solo in quel momento che l’amico non era nel suo letto; scartò la carta rossa e oro del pacchetto e, inaspettatamente, trovò uno dei due specchietti che lui e James avevano visto da Zonko più o meno un mese prima.
Non ebbe tempo di formulare un solo pensiero che, con un lieve bagliore, gli occhi marroni e caldi di James erano comparsi sulle superficie dello specchio, con espressione impaziente.
“Era ora! Quanto ci hai messo, dormiglione? La Evans uscirà dal suo dormitorio a momenti! Sono pronto a darle il mio regalo!” esclamò con fare cospiratorio, mentre alle sue spalle si scorgevano mazzi di fiori appesi su tutte le pareti.
“Dovrei capire di che cosa tu stia parlando? Oh, a proposito: buon Natale anche a te” replicò Sirius sarcasticamente.
“Buon Natale, già”disse James sbrigativamente, gettando rapide occhiate cariche di attesa alle sue spalle, “non trovi che abbia avuto un’idea geniale con questi specchietti? Insomma, dato che ti piacevano tanto, ho pensato che avrebbero potuto esserci molto utili…” aggiunse imbarazzato, distogliendo lo sguardo dalla superficie dello specchio.
“Geniale, sì” rispose Sirius soddisfatto, appoggiando la testa sul cuscino per godersi al meglio l’ennesima follia del suo migliore amico, che sapeva tanto esasperarlo, quando lo coinvolgeva nelle sue macchinazioni per conquistare il cuore della Evans, quanto sorprenderlo, quando gli dimostrava così apertamente e sinceramente la profonda amicizia che lo legava a lui.
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’ “autrice”
Avrei voluto pubblicare questo capitolo ieri, ma purtroppo i miei impegni universitari mi tengono lontana da Efp più di quanto vorrei. Non mi convince molto, come capitolo; spero che il vostro parere possa essere diverso e che sia riuscita ad esprimere quello che volevo. In realtà alla fine è venuto un po’ troppo lungo ed è diventato una one-shot, però non avrei saputo come tagliarlo! Spero mi perdonerete :D
Un ringraziamento speciale a FioreDiMeruna ed EmmaStarr che hanno recensito lo scorso capitolo, e a Prongs4, Mrs Black4, EmmaStarr e clardock  che hanno messo la storia fra le seguite! Spero che il capitolo non vi abbia deluso :)
Al prossimo capitolo,
Sheireen_Black 22


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Capitolo 3
*** 30 Gennaio 1976 ***





 Ufficio di Argus Gazza, Hogwarts, 30 Gennaio 1976
 

 
 
 

“Bene bene. Nome: Sirius Black. Reato…”.
Reato… Era solo qualche fuoco d’artificio del Dottor Filibuster!” esclamò Sirius, esasperato.
“Non mi interrompere!” sbottò Gazza, sfogliando un grosso fascicolo polveroso “questa bravata non resterà impunita! Dovresti vergognarti, piccolo sudicio disturbatore della quiete pubblica!” continuò sbraitando.
Sirius, rassegnato, si preparò mestamente a ricevere la punizione, senza riuscire tuttavia a trattenere un’occhiata orgogliosa al corposo volume dedicato a lui, che riassumeva cinque anni di gloriose e trionfali imprese.
Mentre il vecchio custode scribacchiava allegramente, pungolandosi di tanto in tanto il mento con la piuma sbuffando, probabilmente pensando che una punizione corporale sarebbe stata certamente la più educativa e adatta al caso, Sirius si ritrovò a pensare che il giorno in cui aveva conosciuto James Potter qualcuno, lassù, aveva voluto condannarlo ad una vita di reati e conseguenti punizioni. Ascoltò ostentando indifferenza la sentenza del custode, che lo condannava a ripulire da cima a fondo l’aula di pozioni nei sotterranei, cosparsa di frammenti di lumache e code di rana dopo che Peter aveva accidentalmente fatto scoppiare il suo calderone, quella mattina; imprecò mentalmente sperando che a James fosse andata molto peggio dato che era stato lui l’ideatore di quel folle piano, a suo parere impeccabile, e seguì Gazza che lo conduceva nei sotterranei.
Dovette trattenere una smorfia di disgusto, che certamente avrebbe compiaciuto ancor di più il custode, non appena si rese conto delle condizioni disastrose in cui verteva la stanza; Gazza gli intimò di finire il lavoro prima di andarsene a letto, promettendo che sarebbe tornato a controllare, e si congedò con espressione trionfante dipinta sul volto, contratto in un ghigno malefico.
Così Sirius rimase solo, sbuffando al pensiero della lunga notte che lo attendeva. Sì armò di scopa e stracci e aveva appena iniziato a lavare il pavimento sudicio, quando fu distratto da una voce inconfondibile che proveniva dalla sua tasca sinistra. Inizialmente, ancora irritato per la punizione immeritata che stava subendo, fu tentato di ignorarla; poi il fugace e terribile pensiero di una notte passata in completa solitudine bastò a fargli rimpiangere la presenza del suo inseparabile compagno e a spingerlo ad afferrare lo specchietto.
“Ehi, Felpato. Come vanno le pulizie di primavera anticipate?” lo schernì James beffardo, con una rapida occhiata alla stanza disastrata alle spalle di Sirius.
“Jamie caro, se credi che mi presterò ancora ad aiutarti nelle tue pazzie, ti sbagli di grosso” replicò Sirius “la prossima volta la festa di compleanno a sorpresa della Evans sarà affar tuo, e tuo soltanto. Tra parentesi, non mi pare che gli striscioni, i fiori e i fuochi di artificio siano stati di suo gradimento. A meno che la frase Potter sei un idiota non nasconda più ampi e nascosti significati” continuò acidamente.
“Se pensi questo, non conosci bene Lily; lei sente il bisogno di mostrare a tutti il suo odio nei miei confronti, per mascherare quanto in realtà sia attratta da me” rispose James, con l’aria di chi la sapeva lunga.
“Sì, certo, come no” biascicò in risposta Sirius, impugnando stracci e detersivi, rinunciando in partenza a prevalere in quella discussione che, ne era certo, non lo avrebbe portato da nessuna parte.
In quasi cinque anni ormai lo aveva imparato; quando James Potter si convinceva di qualcosa era impossibile farlo ragionare, sarebbe stato più facile tentare di addomesticare la piovra gigante. Tuttavia, mentre si preparava a diverse ore di apnea per non inalare i fumi nauseabondi che aleggiavano nel sotterraneo e sentiva in sottofondo la voce petulante di James che decantava le tante qualità e virtù della sua amata, Sirius ringraziò di poter condividere, ancora una volta, le fatiche di quella notte con il suo migliore amico.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’ “autrice”
Questo capitolo prende spunto dalla frase di Sirius “io e James li usavamo quando ci mettevano in punizione separati”, riguardo agli specchietti. Ho provato ad immaginare una di queste occasioni; spero che il risultato vi sia piaciuto, nonostante non mi convinca più di tanto.
Un grazie enorme a chi segue questa raccolta, in particolare alle mie due recensitrici FioreDiMeruna ed EmmaStarr; grazie per il tempo che mi dedicate :) Alla prossima settimana!
Sheireen_Black 22
 

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Capitolo 4
*** 14 Febbraio 1978 ***


 

Da Madama Piediburro, Hogsmeade, 14 Febbraio 1978
 

 
 

 
Sirius osservò distrattamente i coriandoli che si depositavano sul fondo della sua tazzina, seguendoli con lo sguardo finché non si impregnavano dei resti del suo caffè, annegandovi dentro. Socchiuse per un attimo gli occhi, cercando di estraniarsi dal caldo soffocante della minuscola stanza in cui era richiuso da circa un’ora e di ignorare la musica lenta che proveniva dal vecchio giradischi in un angolo del locale, che gli rendeva difficile non addormentarsi lì, sul tavolino ornato di pizzo al centro esatto della sala.
“Sirius? Tutto bene?”.
La voce petulante di Amanda Vance, ovvero colei che da qualche tempo amava definirsi la sua ragazza, lo costrinse ad alzare gli occhi dagli intricati merletti della tovaglia per fissarli sul suo viso immusonito.
“Certo, certo” le rispose, senza preoccuparsi di nascondere uno sbadiglio.
Quella ragazza aveva la preoccupante capacità di annoiarlo in tempi brevissimi, rammentandogli anche solo dopo un paio di battute come avrebbe potuto spendere in modo assolutamente migliore il tempo, benché molto scarso, che le dedicava. Non era da Sirius Black trascorrere del tempo con persone che riteneva indegne della sua attenzione; tuttavia, da quando il suo migliore amico aveva miracolosamente conquistato il cuore della ragazza che sognava da anni, sentiva sempre più spesso la sua mancanza e desiderava ardentemente di tornare ai vecchi tempi, quando James Potter non era ancora diventato un ragazzo bravo e responsabile.
Non era veramente così, Sirius ne era più che consapevole; all’insaputa della sua dolce metà, l’amico amava ancora compiere qualche bravata insieme a lui, come ai tempi della scuola. Però, impercettibilmente, la presenza ingombrante di Lily Evans si stava insinuando poco a poco tra di loro, come un muro che, Sirius iniziava a temerlo seriamente, avrebbe davvero potuto dividerli.
Così, un po’ per ripicca, un po’ per disperazione, si era costretto ad accettare uno dei numerosi inviti a cena che, quotidianamente, riceveva; quella Amanda aveva il preciso compito di ricordare a James che lui, Sirius Black, era un ragazzo molto ambito, e che avrebbe potuto trovare una ragazza in ogni momento, qualora lo avesse voluto.
Sirius non riuscì a trattenere un ghigno soddisfatto, ricordando l’espressione sorpresa di James mentre gli chiedeva: “Esci con una ragazza? E chi è?”; avrebbe riavuto il suo migliore amico, non avrebbe più dovuto pregarlo per abbandonare la sua dolce Lily anche per una sola notte, sarebbe tornato tutto come un tempo.
“Allora, Sirius? Non hai ancora detto nulla del mio vestito nuovo!” esclamò Amanda, fingendosi risentita per la terribile mancanza di lui.
Mentre nella sala si diffondeva una musica ancora più lenta della precedente, simile ad una marcia funebre, Sirius giurò a se stesso che non avrebbe mai più messo piede in quella sala infernale, a costo della vita; cercò di mettere insieme un tono che suonasse se non vagamente interessato, almeno non disgustato dalla compagnia, e aprì la bocca in una parvenza di sorriso prima che si la ragazza si scaldasse troppo.
Poi, in un baleno, si alzo dalla sedia, correndo il rischio di rovesciarla; borbottò una frase improvvisata di scuse e si dileguò nel bagno degli uomini, lasciando la ragazza sola con il suo tè ormai freddo.
Appena ebbe chiuso la porta dietro di sé, afferrò lo specchietto dalla tasca dei pantaloni, avvicinandolo bruscamente al volto e scorgendo, come sempre, una massa di capelli neri e arruffati.
“Felpato?” La voce di James era stranamente titubante, nonostante si sforzasse evidentemente di mascherarlo. A Sirius tuttavia non sfuggì la sua preoccupazione, che percepiva dal suono della sua voce e dal modo in cui il suo sguardo si spostava da un punto all’altro della superficie dello specchio, senza trovare pace.
“Che cosa vuoi? E’ San Valentino anche per me oggi, sai” sbottò Sirius irritato, ancora memore del rancore che riserbava a James e trascurando il fatto che aveva appena mollato la sua –presunta– ragazza per fare quattro chiacchiere con lui.
“Devo parlarti di una cosa importante, ascoltami” riprese James prendendo coraggio e, zittendo Sirius che stava aprendo la bocca per interromperlo, disse seccamente: “Voglio chiedere a Lily di sposarmi”.
Ci volle qualche istante prima che Sirius capisse a pieno il significato di quelle parole; non appena ebbe compreso quello che James stava tentando di dirgli, fu tentato di rimettere lo specchietto in tasca e di tornare subito da Amanda per non essere costretto a dare una risposta, sempre che James se ne aspettasse una. Una serie di sensazioni diverse si susseguirono dentro di lui: rabbia, tristezza, solitudine, abbandono.
Tuttavia qualcosa lo trattenne lì, incollato al pavimento del piccolo bagno; forse la consapevolezza che, dopo il matrimonio di James, niente sarebbe stato più come prima, che il suo migliore amico sarebbe stato allontanato ancora di più da lui. Forse la profonda certezza che un’era si stava chiudendo in quel preciso istante per non tornare mai più.
Fu tentato di dire a James che non doveva farlo, che avrebbe commesso un grandissimo errore, che era troppo giovane, che Lily non era la ragazza giusta per lui. Stava per aprire bocca, quando incrociò gli occhi di James, impauriti e in attesa di una risposta; Sirius vi lesse una fiducia incrollabile, che lo portava a rispettare il suo parere più di quello di chiunque altro. Seppe che, se lui gli avesse chiesto di non sposare Lily, James lo avrebbe fatto, perché si fidava ciecamente di lui, più di quanto non si fidasse di se stesso.
Così, per James, il suo migliore amico, rispose, ostentando sicurezza: “Tutto qua, Ramoso? La Evans non aspetta altro, parola mia. E tu, non progetti questo giorno dal tuo primo anno ad Hogwarts? Era ora che ti decidessi”.
A quelle parole il volto di James si illuminò di un sorriso raggiante. “Ne ero sicuro. Certamente Lily non potrà rifiutare! Vado subito da lei. Ci sentiamo più tardi!” esclamò, al colmo della gioia. Dovette però riconoscere qualcosa negli occhi grigi dell’amico, qualcosa che lo spinse ad aggiungere: “Ovviamente, sai, questo non cambierà nulla. Grazie, Felpato. Grazie” ripeté, prima di riporre lo specchietto.
Così Sirius rimase solo, in quella piccola stanza dal caldo soffocante, rincuorato dalle ultime parole di James a cui scelse di credere, profondamente convinto com’era che la loro amicizia non avrebbe avuto mai fine.
 
 
 
 


 
Angolo dell’ “autrice”
Sì, sono in ritardo e con un capitolo troppo lungo. Accidenti, questo momento era troppo importante, non sono riuscita a tagliare niente! Credo che Sirius si sia sentito un po’ abbandonato, nel momento in cui James ha scelto di sposare Lily; poi James, a modo suo, è riuscito a tranquillizzarlo.
La scelta della data è ovviamente ipotetica; si sà soltanto che James e Lily si sposarono poco tempo dopo la fine della scuola e che nel 1979 Lily rimase incinta, quindi ho scelto una data intermedia. Amanda Vance è un personaggio inventato, non ho voluto utilizzare nessuna ragazza esistente.
Allora, ho deciso che ci saranno altri due capitoli, quindi ormai la raccolta volge al termine. Vi avverto già che il tono degli ultimi due, come potrete immaginare, sarà molto diverso, molto più triste. Sarà molto difficile scriverli ç_ç
Ringrazio FioreDiMeruna ed EmmaStarr per le loro recensioni; non so come farei senza, grazie *-* Grazie anche a chi legge e a chi vorrà lasciarmi un parere.
Buon Natale a tutti :)
Sheireen_Black 22
 
 

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Capitolo 5
*** 31 Ottobre 1982 ***



 Prigione di Azkaban, 31 Ottobre 1982
 

 
 
 

Il freddo ormai familiare gli congelò il sangue nelle vene, scuotendolo dall’apatia dietro la quale Sirius Black si trincerava per conservare quel poco di sé che ormai gli rimaneva.
Gli capitava sempre più spesso di perdere coscienza di dove si trovasse o di chi fosse realmente; il risveglio era la parte più difficile, l’amara constatazione che la morte non l’aveva colto nel sonno e che lo attendevano altre ore, giorni, mesi o forse anni di una lunga e dolorosa agonia.
Sirius strisciò verso la parete rocciosa in fondo alla minuscola cella, raschiando debolmente la superficie ruvida con l’unghia spezzata dell’indice per ricordare che un altro giorno era passato. Eppure, non avrebbe saputo dire con certezza se in quel momento fosse stato giorno oppure notte; l’aria fumosa e gelida di Azkaban rendeva le giornate piatte e sempre uguali a se stesse.
Con una rapida occhiata alla parete, constatò con amarezza che il giorno dei ricordi era arrivato e che, in quel giorno, i Dissennatori non avrebbero potuto aggravare le sue sofferenze; per un attimo si ritrovò a desiderarne un bacio, che avrebbe cancellato ogni consapevolezza, annegandolo nell’oblio.
Non poteva essere peggio dell’assoluta certezza di aver ucciso il suo migliore amico, esattamente un anno prima…
 
 

Era la notte di Halloween e Sirius camminava svelto, oltrepassando infastidito orde di bambini festanti e mascherati. Aveva deciso di passare a controllare che Peter stesse bene, nel suo nascondiglio, per tenergli compagnia. Sapeva che Codaliscia odiava restare troppo a lungo da solo…
 
 

Il prigioniero lanciò un grido di dolore e si aggrappò disperatamente alle sbarre della cella, come per tenersi a galla, attirando l’attenzione di un Dissennatore. La creatura si avvicinò fluttuando, arrestandosi a pochi centimetri da lui.
Sirius accolse con gioia la sua vicinanza, mentre il dolore diveniva talmente insopportabile da trascinarlo nell’incoscienza…
 
 

L’ultimo tratto lo fece di corsa, guardandosi attorno in silenzio, per non rischiare di condurre qualcun’altro nel nascondiglio del Custode Segreto. Sentì il cuore più leggero quando scorse da lontano il rifugio di Peter, consapevole che tra qualche istante la sua solita ansia immotivata sarebbe terminata nel vedere che tutto andava bene.
Invece il suo cuore saltò parecchi battiti quando Sirius trovò il luogo deserto, senza alcun segno di lotta. Non era possibile, Peter doveva essersi allontanato per qualche momento…
 
 

“Peter! Peter!”. Sirius urlò con tutte le sue forze, chiamando l’amico a gran voce, mentre lacrime di dolore gli rigavano le guance incavate…
 
 

Un terribile presentimento, la folle corsa verso la motocicletta e poi a Godric’s Hollow.
Il tempo si era fermato e Sirius era immobile davanti a ciò che restava della casa dei Potter.
Scavò a mani nude tra le macerie, gridando il loro nome, gridando il suo nome. Scorse una chioma rosso fuoco e poi Lily Evans, la più brillante studentessa di Hogwarts, giaceva tra le sue braccia, senza vita…
 
 

“No! Lily! Harry! James! James!”. Le grida folli di Sirius Black rieccheggiarono nelle spoglie pareti di pietra di Azkaban e gli altri prigionieri pensarono che un altro di loro stesse perdendo il senno…
 
 

La speranza di trovarlo ancora vivo non voleva sapere di abbandonarlo, nonostante continuasse a scavare sempre più a fondo, sempre più giù.
Poi riconobbe l’inconfondibile massa informe di capelli corvini, il suo volto graffiato e gli occhiali di traverso, ed ebbe la certezza che, malgrado le apparenze, James non era più con lui.
Solitudine. Abbandono. Colpa.
Sirius accarezzava i capelli di James e lo chiamava ancora, nonostante fosse evidente che James non avrebbe risposto. Rimase lì per molto tempo, prima che il pianto di un bambino lo riportasse alla realtà, dividendolo tra la gioia di ritrovarlo ancora vivo e la colpa di averlo lasciato orfano.
Prima di precipitarsi da lui, notò un rigonfiamento nella tasca dei pantaloni di James e prese con sé lo specchietto che vi era contenuto, perché il suo migliore amico non lo abbandonasse mai per davvero…
 
 

Sirius respirava a fatica, steso sul pavimento buio e umido della cella. Tremava ancora mentre afferrava entrambi gli specchietti dalla tasca e, seppur consapevole che sarebbe stato inutile, sussurrava: “James”…
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’ “autrice”
Finalmente sono riuscita a completare questo capitolo, è stato ancora più difficile di quanto pensassi. Mi rendo conto che l’atmosfera è molto diversa dai capitoli precedenti ma, tenuto conto degli avvenimenti, non poteva essere diversamente. Spero che il cambiamento non vi abbia disorientato troppo :)
Essendo narrato dal punto di vista di Sirius, alcune parti sono volutamente confuse, sia nei ricordi del 1981 sia nei momenti dell’anno successivo, ad Azkaban.
Mi scuso per l’enorme ritardo, spero che sia rimasto ancora qualcuno a cui interessa il proseguimento della raccolta!
Ringrazio, come sempre, FioreDiMeruna ed EmmaStarr che continuano a seguire la raccolta ^^ Grazie mille!!
Un ringraziamento particolare a _Falsa Pista_ e ad Avventuriera che hanno letto e commentato tutti i capitoli precedenti :)
Grazie a chi leggerà e a chi vorrà lasciare un commento! A presto :)
Sheireen_Black 22


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Capitolo 7
*** 7 Gennaio 1996 ***



 Grimmauld Place n°12, Londra, 7 Gennaio 1996

 
 



Sirius, meditabondo, fissava Fierobecco che si gustava soddisfatto i resti della sua cena e si chiedeva quanta verità albergasse nelle velenose parole di Mocciosus.
Quell’uomo viscido e untuoso aveva conservato incredibilmente intatta negli anni la snervante capacità di fargli perdere le staffe in pochi istanti; Sirius sentiva di odiarlo doppiamente, ora, una volta per se stesso e una per James, che aveva sempre condiviso i suoi sentimenti ben poco benevoli verso Severus Piton.
Aveva cercato in tutti i modi di mostrarsi allegro fino a poco prima, durante la cena per il ritorno di Arthur dal San Mungo; tuttavia i suoi pensieri correvano più spesso di quanto avrebbe desiderato all’accesa discussione di quella mattina, durante la quale Piton lo aveva aspramente tacciato di vigliaccheria.
Poteva ancora sentire riecheggiare, in qualche angolo recondito del cervello, l’aspra risata di sua madre Walburga, che lo derideva indicandolo come indegno del cognome che portava, e percepire il gelido disprezzo di Orion, deluso dall’inettitudine del figlio. Fin da bambino aveva odiato con tutto se stesso la famiglia a cui, pur non volendolo, apparteneva e questo aveva portato, molti anni prima, alla radicale scelta di stroncare i rapporti con i suoi consanguinei, cancellando da sé ogni traccia di appartenenza alla Casata dei Black.
Tuttavia Sirius non era mai riuscito ad estirpare il proprio orgoglio, che raggiungeva i meandri più nascosti della sua personalità, vincolandolo a scelte e ad azioni che lo tenessero il grande considerazione. Non riusciva a sopportare il pensiero di essere stato accusato di codardia, non quando ciò che più desiderava era combattere per vendicare la morte delle persone a lui più care e i tredici anni trascorsi ingiustamente ad Azkaban. Invece doveva semplicemente eseguire gli ordini di Silente, prigioniero del luogo che più detestava al mondo con la sola fastidiosa compagnia di Kreacher.
L’arrivo di Harry era stato una boccata di ossigeno dopo mesi di apnea; in quella manciata di giorni trascorsi insieme a lui, Sirius si era sentito felice come non lo era stato da molto, moltissimo tempo.
Harry somigliava incredibilmente a James, questo lo potevano vedere tutti. Ma Sirius era intimamente convinto di percepire questa somiglianza in modo molto più profondo degli altri, tanto che spesso doveva ricordare a se stesso che Harry non era James. La loro somiglianza era gioia e dolore, per lui, poiché ogni volta tornava a ferirlo la consapevolezza che il suo migliore amico non c’era più, nonostante il figlio ne avesse l’aspetto pressoché identico.
Tuttavia Harry non era James, come si era premurata di ricordargli Molly qualche mese prima; Sirius lo sapeva bene, ma non poteva fare a meno di pensare che una parte del suo migliore amico rivivesse nel figlio. Gli aveva voluto bene fin dal primo momento, quando lo aveva incontrato mentre era appena fuggito dalla casa dei suoi zii, poiché aveva riconosciuto in lui il coraggio e lo spirito di ribellione di James.
Amarlo era stato spontaneo, giusto, naturale, e Sirius, per la prima volta da quando James era morto, aveva trovato un senso all’essergli sopravvissuto; sapeva con assoluta certezza che il suo compito era quello di proteggere e di prendersi cura di Harry, per essere un amico, un fratello, un padre per lui.
Aveva assaporato la speranza di essere la sua famiglia, poco più di un anno prima, per poi rimanerne amaramente deluso. E, anche ora, Harry stava per fare ritorno ad Hogwarts, lasciandolo ancora una volta.
Il vuoto che Sirius sentiva spesso lo portava a credere di avere più bisogno di Harry di quanto in realtà Harry ne avesse del suo padrino. Il pensiero di non poter parlare con lui per così tanto tempo lo faceva sentire immensamente solo, come si era sentito in quella cella dimenticata di Azkaban.
Mentre era in questi pensieri e si rassegnava a dover lasciare Harry di lì a poche ore, un’idea improvvisa, meravigliosa, lo folgorò; si diede dello stupido per non averci pensato prima mentre, saltando una manciata di gradini alla volta, si precipitava giù per le scale, ridendo come un idiota al pensiero che, quella volta, non avrebbe dovuto salutare Harry per molto tempo…
 
 
 
 

“Voglio che tu prenda questo”
 
 
“Che cos’è?”
 
 
“Un modo per farmi sapere se Piton ti rende la vita difficile.
No, non aprirlo qui! Dubito che Molly approverebbe.
Ma voglio che lo usi se hai bisogno di me, intesi?”.
 

 
 
 
 


Angolo dell’ “autrice”
Ecco il capitolo conclusivo della raccolta, in cui Harry prende in qualche modo il posto di James. Ho sempre odiato il momento in cui la Signora Weasley litigando con Sirius gli dice che “Harry non è James”; tuttavia ho sempre pensato che Sirius abbia dato a Harry tutto l’amore che aveva dato a James, lo stesso identico sentimento :3
Nei libri viene sottolineato spesso come Sirius sia molto malinconico ogni volta che Harry lo abbandona. Quindi ho pensato che avesse scelto di regalargli lo specchietto per sentirlo sempre vicino, come era stato con James.
La parte finale è tratta dal 38esimo capitolo di “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” e chiude il cerchio per quanto riguarda la storia dello specchietto.
Ringrazio veramente tantissimo le persone che hanno seguito questa mia prima raccolta dall’inizio, chi si è aggiunto dopo, chi ha lasciato un parere e chi ha letto in silenzio.
Grazie a FioreDiMeruna, EmmaStarr, Avventuriera, _Falsa Pista_ e BridgetV.
Grazie infinite, vi amo tutte ♥ Alla prossima!
Sheireen_Black 22


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