Once upon a time.

di Martina3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono ***
Capitolo 10: *** Capitolo Decimo ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undicesimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordicesimo ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


Jade Pov

«Potresti evitare di lasciare i tuoi boxer sul mio cuscino, cortesemente?», strillai a mio fratello Niall. Mi chiamo Jade Horan. Al tempo avevo diciassette anni, il che mi rendeva alquanto nervosa, data la mia estrema nonché ossessiva superstizione. Avevo lunghi capelli castani, occhi turchesi e naso alla francese. Non ero il tipo da serate in discoteca, rossetto rosso e tacchi dodici, ma preferivo magari passare la sera a casa in camera mia. Avevo una migliore amica, Ellen. Lei era il genere “topolini e passerotti, carrozza, principe azzurro e cavallo bianco” (?); pensava perennemente al suo fiabesco futuro, all'amore e a tutte quelle fantasie in cui io non credevo. Non ero fredda e insensibile, solo non credevo che si potesse essere davvero felici, e di certo un uomo non poteva cambiare le cose. Non ero sempre stata così, ma non credevo più nell'amore da quando Tom, il mio ex ragazzo mi aveva piantata per la bionda tinta del sabato sera.

Io e il mio biondo avevamo preso da poco un grazioso appartamento a pochi chilometri da Londra, dato che avevamo deciso di frequentare la stessa università. Lui era più grande di un solo anno, ma un bel giorno era caduto dalle scale, si era rotto una gamba e le presenze a scuola non erano state sufficienti per promuoverlo.

«Non li ho messi io lì!», mi disse Niall.

«Ah giusto, perdonami per averti accusato. Prima li ho visti che si arrampicavano sul letto.»

«Credi sia il caso di mettergli un guinzaglio?»

«Direi che sarebbe più che utile. Sì.»

Nonostante fossi più piccola di lui, spesso e volentieri il compito di stargli dietro spettava a me. Ma non mi dispiaceva affatto. Niall non era mai stato sgarbato con me ed era assolutamente l'uomo della mia vita, l'unico uomo che amavo. Già, nostro padre se ne era andato quando noi eravamo molto piccoli e nostra madre... bhe, nostra madre aveva perso la vita pochi anni dopo in un incidente d'auto. Dall'Irlanda ci eravamo trasferiti nell'Inghilterra settentrionale dagli zii, che ci avevano cresciuti come loro figli.

«Io esco stasera. Vado nel locale qui sotto con Liam, Louis e Zayn. Non credi che uscire un po' ti farebbe bene?», Niall aveva due amici con cui passava due o tre sere alla settimana. Liam era un ragazzo serio e molto gentile, Zayn era un po' più vanitoso ma era anche lui una brava persona. Entrambi erano piuttosto timidi e, da quanto ne sapevo, non avevano una ragazza.

«No, non stasera. Domani ho compito di diritto.»

«Come vuoi... Ciao!», mi salutò con la mano e scese dalle scale.

Niall non era solo un fratello, era il mio migliore amico, e quando andava via, magari, per un paio di giorni mi mancava.

 

Erano le otto di sera e lo stomaco mi brontolava. Andai in cucina e aprii il frigo. Presi un paio d'uova e misi a scaldare la padella. Proprio in quel momento il telefono fisso squillò: «Pronto?»

«Jade, ho uno scoop.», Ellen aveva letteralmente il chiodo fisso per farsi gli affari degli altri. Ogni ragione era buona per ficcare il naso in qualche situazione. La cosa mi divertiva. Lei, e di conseguenza io, sapeva ogni cosa di ogni abitante di ogni quartiere di Londra.

«Spara.»

«Hai presente il cugino della vicina di casa della barista di quel locale dove va sempre il figlio dell'edicolante vicino a casa della suocera del fratello della madre di Margaret?»

«Certo, come no.»

«Eddai, Jade... Vabè, comunque. Sai cos'ha fatto?»

«Cosa?», mi finsi interessata, sebbene non me ne importasse niente del cugino della vicina... eccetera eccetera...

«E' uscito con la ragazza del fiorista di fiducia della zia della compagna di classe di mia sorella!»

«Ma è incredibile! Che notizia...! Quasi non dormo stanotte.»

«Ma il bello è che li ha visti anche il fidanzato della...», continuai ad ascoltarla e nel mentre ruppi le uova sulla padella. Non ero una di quelle ragazze maschiaccio senza sentimenti e del tutto disinteressate alla vita sociale, mi piaceva stare tranquilla e sola, tutto qui.

«Capisco.»

«Non è grandioso? Vorrei tanto scriverlo sulla mia pagina web...»

«Ellen, sai che non sarebbe corretto... violeresti la privacy delle persone.»

«Sì, lo so...», sospirò, «Che ne dici se stasera andiamo a fare un giretto dopo cena?»

«Io non...», non feci a tempo a finire: «Alle nove sotto casa tua. A dopo, un bacio!». Sebbene avessi cercato di ribattere mi trovai a conversare con il bu-bup del telefono. Perciò la mia tranquilla serata era andata a farsi benedire. Non sapevo né cosa mettermi, né dove saremmo andate. Non che mi importasse molto, ma uscire con pigiama con le pecorelle e le ciabatte a forma di coniglio non mi pareva il caso.

 

Iniziai a prepararmi alle nove e cinque, dato che sapevo che Ellen come sempre sarebbe arrivata come minimo mezz'ora dopo. Aprii l'armadio e rimasi a fissare i vestiti con un sorrisetto da ebete. Iniziai a realizzare l'idea che forse sarei potuta andare fuori in pigiama e ciabatte.

 

Il campanello suonò e purtroppo era arrivato il momento da cui io non potevo sfuggire. Alla fine avevo indossato un paio di jeans e una felpa, senza tanti scrupoli. Scesi le scale e dissi al citofono: «Arrivo.»

Presi la borsa, spensi le luci e mi chiusi la porta alle spalle.

«Ehi!», mi abbracciò, «Ammettilo, morivi dalla voglia di uscire...», disse entusiasta.

«Diciamo che ne avrei fatto volentieri a meno...?»

«Dove andiamo?»

«B-»

Come al solito, ogni opinione degli altri a Ellen era assolutamente superflua: «Perfetto. Andiamo nel bar qui di fronte, non ho voglia di camminare.»

«Ehi, un attimo. Lì c'è mio fratello con i suoi amici veramente...»

«E allora?»

«E allora non mi va.»

«Non m'interessa. Manda al rogo tutti quei libri e quelle penne e divertiti, ragazza mia.», mi prese per mano e mi trascinò nel locale.

«Chi si vede!», Liam si alzò e mi diede un grande abbraccio.

«Ciao, Liam! Tutto a posto?», sorrisi.

«Tutto a posto. Tu come stai?»

«Non c'è male, grazie.»

Lasciammo spazio ai saluti e i ragazzi ci invitarono a sederci con loro, come previsto.

Fu davvero una bella serata e accadde proprio quello che non avrei voluto che accadesse: quando andavo in palla per qualche bicchierino di più cambiavo completamente personalità.

«Eeeeh! Sexy lady! Op op op, oppa Gangnam style.», cantavo con la bottiglia di birra in mano.

«Quando ti sbronzi sei spettacolare.», disse divertito Louis, ma Niall, nonostante anche lui ci provasse gusto, si sentiva in dovere di fare il fratello maggiore: «Jade, non è divertente. Metti subito giù quella bottiglia.»

«Signorssìssignore.»

 

Tornammo a casa alle due, stanchi morti: «Louis ha ragione, devo ammetterlo.», disse Niall

«Domani mattina tornerò in me, non prenderci la mano.», sorrisi mettendomi il pigiama.

«E' meglio così...», ammise divertito.

Sbadigliai: «'Notte.», lo salutai scuotendo la mano.

«Buonanotte, Jade.»

 

 

Mi svegliai. Era sabato, grazie a Dio. Guardai fuori dall'enorme vetrata di camera mia. L'appartamento difronte alla nostra palazzina distava non più di sei o sette metri. Da qualche mese era in vendita e a quanto pareva dagli scatoloni e dalle tende tirate qualcuno presto sarebbe venuto ad abitarci. Guardai meglio e vidi un ragazzo all'incirca della mia età. Aveva capelli scuri e riccioli, ma non coglievo il colore dei suoi occhi. Era impegnato a trafficare con mobili e scatole e a parlare con una ragazza. Doveva essere la sua ragazza. Andai in bagno, senza farci troppo caso.

 

 

 

Ecco qui il primo capitolo della nuova storia! Non è molto lungo, ma credo sia meglio così. :)

Ora è solo un assaggio, ma presto diventerà tutto più meglio (?). :)

 

Recensite, mi raccomando, mi farebbe molto piacere! :)

 

PS: Oppa Gangnam Style! (?) :D

 

Un bacio grande tanto quanto sono belli gli occhi di Harry, Marti :)

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


Andai giù in cucina e mi feci un caffè. Guardai l'orologio a muro e quando vidi l'ora stetti per sputare tutto sul pavimento. Mezzogiorno e trequarti?! Mi fiondai in camera di Niall, spalancai la porta e urlai: «Sveglia sono le...», mi fermai quando vidi che non c'era nessuno. «Ma dove...?», mi guardai intorno, perplessa. Forse era andato da Carol, la sua ragazza, o magari a... Ok, probabilmente era un po' possessiva nei suoi confronti. Dopotutto, non erano affari miei, no?

Cercando di lasciarmi la faccenda alle spalle mi misi in divano a guardare distrattamente la televisione.

Dopo qualche minuto sentii la voce di Niall provenire dal pianerottolo: «Spero solo che mia sorella si sia svegliata.». Mi allarmai. La porta si aprì e mio fratello entrò in casa, seguito da un altro ragazzo. Balzai in piedi, chiedendomi chi e perché fosse in casa mia.

«Non ti sei neancora vestita?», mi chiese, mettendomi in imbarazzo non poco.

Balbettando, risposi: «Sai com'è, mi sono svegliata da dieci minuti... Mi dispiace io non...», mi scusai con l'ospite, che non avevo ancora guardato negli occhi.

«Tranquilla, nessun problema. Se vuoi torno tra un po'...»

«Scherzi? Comunque, in ogni caso, lei è Jade. Jade, lui è Harry, Harry Styles, il nuovo inquilino della palazzina qui di fronte.», fece Niall. Solo ora capii che era lui.

Il ragazzo si avvicinò e mi porse la mano: «Piacere di conoscerti.». Finalmente potei vedere i suoi occhi. Erano turchesi. E profondi. E lui era incredibilmente bello. «Piacere mio, Harry. Scusami, forse presentarsi con un pigiama con le pecorelle e le ciabatte a forma di coniglio non era nei miei piani...». Rise. Quando mi accorsi che gli stavo tenendo la mano più del dovuto, la ritirai, imbarazzata.

«Ho invitato Harry a pranzo. Ha lavorato tutta la mattina per il trasloco, perciò mi sembrava giusto, anche per conoscersi. Ho avuto una fantastica idea, vero?», Niall diede una pacca sulla spalla a... Harry; diciamo che mio fratello prendeva confidenza molto in fretta, ecco.

«Ma certo, fantastica!», cercai di nascondere il mio imbarazzo, «Se mi permettete vado un secondo a cambiarmi.»

Salii le scale veloce più che mai e mi chiusi in camera. Tirai un lungo sospiro: «Calma. Capita a tutti di fare una brutta figura, no?». Non con il pigiama con le pecore. Non ero mai stata così preoccupata per l'impressione che avevo dato a qualcuno, ma questa volta era stato diverso. Quel ragazzo era così... non sapevo come fosse, ma di certo non era come tutti gli altri. Andai in bagno mi lavai, mi pettinai e tornai in camera a vestirmi. Mi guardai un'ultima volta allo specchio per vedere se ero in condizioni accettabili, accorgendomi che non mi ero mai preoccupata così nemmeno per il mio aspetto fisico. Cosa mi stava succedendo? Perché mi facevo tanti problemi? Sentii un rumore assordante di pentole e decisi di intervenire. Scesi di fretta le scale e mi trovai davanti Niall con un mestolo in mano e un sorrisino della serie “l'ho fatta grossa, ma ho la situazione sotto controllo.”. Il ragazzo, Harry, si sforzava di non ridere con la mano davanti al viso. Ebbi l'impulso di andare lì e dirgli: “Perché non mi fai vedere il tuo sorriso? Perché lo tieni nascosto dietro la tua mano?”.

«Sai, Niall non è molto pratico nei lavori domestici, ma si impegna a farlo, che è già una cosa.», roteai gli occhi al cielo, sorridendo, sperando che lo facesse anche lui, ma si limitò a storcere un angolo della bocca, timidamente. Feci finta di niente e tirai su le stoviglie da terra: «E così ti trasferisci qui. Da dove vieni?», cercai di conversare un po'.

«Abitavo a Holmes Chapel, ma ho deciso di cambiare aria. Diciamo che c'erano troppi ricordi.», disse a sguardo basso.

Avrei tanto voluto sapere di più, ma mi contenei: «Capisco. Non hai più di vent'anni, vero?»

«No. Ne ho diciotto, diciannove a febbraio.», fece il suo solito mezzo sorriso timido.

Aprii il frigo e rimasi a guardarci dentro, scuotendo la testa: «Niall, dimmi che non ti sei mangiato la pizza. Ti prego, dimmi che non l'hai fatto...»

«Che c'è? Stanotte avevo fame...», si giustificò.

«Mi sa che mangerai i croccantini di Nando, il nostro gatto.», scherzai, rivolgendomi a Harry. Ma nemmeno questa volta ero riuscita a strappargli quel sorriso, perciò dovetti accontentarmi.

 

Dopo circa mezz'ora ci trovavamo davanti ad un cartone di pizza, forse ciò che qualcuno non si aspettava per il primo invito dai vicini, ma Harry sembrava non curarsene. Meglio così, mi dissi.

«Raccontatemi un po' di voi.», ammiccò, con mia grande sorpresa.

Niall si fece avanti, entusiasta: «Bello, simpatico, rubacuori... Ecco tutto. La mia vita in tre parole.», ridemmo, ma dovetti accontentarmi ancora.

«E tu?». Quel ragazzo mi aveva chiesto di me? Cercai di controllare il rossore, ma probabilmente non era possibile. Mi strinsi nelle spalle: «Jade Horan, diciassette anni, sorella minore di Niall.», sorrisi, «Mi piace stare da sola. Punto debole: le sbronze. Quando mi ubriaco cambio davvero personalità.», risi e Niall annuì. Rise anche lui, ma non come volevo io. “Dai, so che puoi fare di meglio!”, avevo tanta voglia di dirgli.

Mio fratello aggiunse: «Ed è single. Bisogna trovarle qualcuno ad ogni costo.», gli strizzò l'occhio. Non l'aveva detto davvero, giusto? Avrei tanto voluto prenderlo per il collo. Dissi a Harry con una risatina isterica: «Lui ama scherzare. Scherza, molto! Non è vero Niall?», gli diedi un pizzicotto sulla gamba, sempre più forte, il che lo costrinse a zittirsi: «Certo. Io... io scherzo spesso, sì.», mollai la presa.

«Bhe, ad ognuno i suoi tempi no?», fece spallucce Harry.

«Hai la ragazza, tu, vero?», gli chiese Niall, ma prima che rispondesse, intervenni: «Niall, non sono affari nostri, ci conosciamo appena!».

«Non importa, tranquilla, io...»

Lo interruppi ancora: «Non sentirti obbligato.». Ok. Ero diventata esageratamente nervosa.

Perché gli avevo impedito di rispondere? Forse non lo volevo sapere. Se avesse risposto di sì ci sarei rimasta male, credo, in caso contrario avrei probabilmente pensato ad un possibile noi, cosa che non volevo mettere in discussione.

 

«Grazie di tutto, a presto!», salutò con la mano, uscendo dalla porta.

«Se hai bisogno di qualcosa, non esitare a chiedere. Magari se vuoi una mano con gli scatoloni o con...», Niall mi zittì: «Ciao Harry!». Chiuse la porta e mi guardò con uno sguardo che conoscevo bene: «Non credere di farmela a me, sorellina.»

«Di... di cosa parli? Non capisco.», finsi stupidamente di non capire, sebbene sapessi bene che non sarei riuscita a mentirgli.

«Dovevi vederti. Eri fantastica!». Era divertito? Sì, a quanto pare sì.

Mi passai le mani tra i capelli: «Ok, quel ragazzo non mi è indifferente.», gliela diedi vinta, non potendo fare altrimenti.

«Questo l'avevo capito, Jade. Su siediti.», si sedette sul divano e mi invitò a mettermi accanto a lui.

Svogliata, feci come mi aveva detto.

«Guardami.», lui.

Lo feci.

«So benissimo che ti nascondi dietro una maschera. So benissimo che la vera Jade è racchiusa in una dura corazza. E so benissimo che muori dalla voglia di romperla.»

Sospirai: «Può darsi. Ma ciò non mi impedirà di rimanere come sono ora.»

«Perché? Perché vivi nel corpo di un'altra?»

«Perché non voglio soffrire di nuovo.», scossi la testa.

«Ma non tutti sono come Tom.», quando pronunciò quel nome mi vennero i brividi.

Mi alzai: «Basta. Harry lo conosco solo di vista o poco più. Non ti devo nessuna spiegazione.».

Odiavo essere così sgarbata, soprattutto con Niall, ma sapevo che lui non se la prendeva. Era a conoscenza del fatto che lui era l'unica persona in grado di farmi parlare dei miei sentimenti e che quando andava troppo a fondo io non volevo più parlarne.

Niall si mise a guardare la tv e io a lavare le stoviglie. Entrambi facevamo qualcosa, a differenza che io non pensavo ad altro che a Harry.

 

Buonasera, ladies! :)

Ecco a voi il secondo capitolo!

Lo so, per ora è un po' noioso, ma più avanti prometto che diventerà più interessante. :D

Riguardo al fatto che il protagonista è ancora Harry, non è perché mi piaccia solo lui,

ma per coincidenza per questa FF, il personaggio si addice più a lui, poi vedrete perché. Intanto, recensite, che fa sempre piacere!

 

PS: Obbligatorio passare a leggere le fantastiche storie di  Directioner_Skyfighter!

 

Martina3

 

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


Passarono alcuni giorni, quando Harry si trasferì definitivamente davanti alla nostra palazzina. Era tarda sera e me ne stavo in camera a letto, con la febbre. Continuavo a guardare quella grande vetrata, quella camera con le luci spente. Stavo proprio per mettermi a dormire, quando la luce della stanza di fronte si accese. Balzai sul letto. Harry era entrato in camera sua, peccato che le tende fossero tirate. Passò qualche minuto e una mano le aprì. Tremavo. Mi vide e fece il suo solito sorriso timido. Lo salutai con la mano e lui ricambiò. Mi fece segno di aspettare un attimo e si chinò alla scrivania. Poco dopo eccolo alla finestra con un quaderno con su scritto con un pennarello nero:

Ciao!

Non ci potevo credere. Ero davvero in fibrillazione, nonostante non capissi (o non volessi) capirne il perché. Presi anch'io un quaderno e scrissi:

Ciao!

E così la nostra singolare conversazione prese il via:

Come va?

Insomma... Ho la febbre. Tu? Feci spallucce.

Mi dispiace... Io niente male, ti ringrazio.

Tutto a posto con il trasloco allora?

Sì, tutto a posto. Annuì con il capo.

L'altro giorno eri con una ragazza durante i lavori. E' la tua ragazza, vero? Mi pentii subito di ciò che avevo scritto, ma fu più forte di me. Non avrei mai pensato di interessarmi così ad un ragazzo, fino ad arrivare a chiedergli se fosse fidanzato.

Rise: No no, era mia sorella. Era venuta ad aiutarmi!

Provai una strana sensazione di sollievo. Magari quella non era la sua ragazza, ma lei viveva da qualche altra parte. Ero sicura, che non fosse single. Non poteva esserlo.

Capisco.

E tu? E' vero che non hai nessuno?

Feci una faccia stranissima. Mi vidi riflessa sul vetro e mi vergognai davvero tanto. Era un'espressione di stupore, di contentezza... ma era in ogni caso estremamente buffa. Risi sotto i baffi e per la prima volta vidi il suo sorriso. Finalmente aveva dato il meglio di sé. Rimasi impalata a guardarlo. Era bellissimo. Stupendo. Le sue fossette, però, erano in assoluto la cosa che faceva di più accapponare la pelle. Rimasi a guardarlo, come ipnotizzata, poi ritornai alla realtà e scrissi, con la mano che mi tremava:

No, non c'è nessuno. E' una scelta dovuta al passato.

Qualcosa di brutto?

Già.

Hai voglia di parlarne? Sorrise, ma questa volta cercai di contenermi.

Diciamo che ho perso fiducia nell'amore un po' di tempo fa. Ehi, un momento perché stavo confidando i miei segreti ad un perfetto sconosciuto (o quasi)? Perché? Avevo miliardi di domande nella testa e il bello è che la risposta non poteva darmela nessuno. Solo io.

Chi è stato?

Una persona che è sparita dalla mia vita e di cui non voglio più sentir parlare.

Bhe, sei ancora giovane... Perché rinunciare in partenza? Magari non tutti sono così. Sorrise sotto i baffi (quali baffi? :3 Ok, no.). Non intendeva quello vero? Voglio dire, avevo capito male, giusto?

L'amore non esiste.

Certo che esiste.

No.

Sì.

Questo puoi dirlo tu. Può dirlo chiunque non abbia mai sofferto per amore.

Io ho sofferto per amore.

Se lo avessi fatto davvero non ci crederesti più.

Diciamo che ho ritrovato fiducia poco fa. Sorrise. Lo sapevo. Aveva una ragazza. Ci rimasi davvero male. Davvero, davvero male. Avevo iniziato ad illudermi in principio. Dovevo dare una fine a questa farsa.

Contenta per te. Buonanotte. Forse ero stata un po' scontrosa, ma non ero arrabbiata con lui, ma con me stessa. Fece una faccia un po' contrariata che, ad essere sincera, non mi dispiacque affatto. Buonanotte...

Lo guardai un ultima volta con un tenero sorriso alla finestra e tirai le tende.

 

Quella notte avevo dormito sì e no quattro ore. Avevo dato la colpa alla febbre ma in cuor mio sapevo bene che in realtà la colpa era di qualcos'altro (o di qualcun altro). Aprii le tende. Il sole era alto e scioglieva pian piano la brina sulle foglie e sui fili d'erba. Non feci caso ad Harry che se ne stava con i gomiti sul davanzale della finestra e il viso tra le mani, guardando verso di me. Quando lo vidi chiusi le tende in un battibaleno. Ero tutta spettinata e con una faccia da Zombie 2 – la vendetta e non volevo di certo che mi vedesse così. Poi però ci ripensai. Tanto ormai mi aveva già vista in quegli stati, perciò aprii nuovamente le tende e mi affacciai. I vetri erano appannati. Passai la manica su un piccolo pezzetto di vetrata e lo guardai da lì.

Salutò con la mano, regalandomi il sorriso più bello della terra. Ricambiai. Rimanemmo a guardarci, seri, poi mi ricordai che dovevo andare a scuola. Gli feci segno che dovevo andare via e lui fece una cosa che non mi sarei mai aspettata: mi mandò un bacio. Con il fiato sospeso, andai a prepararmi. Quel ragazzo danneggiava seriamente la mia salute cardiaca. :')

 

Arrivai in classe, con un unico e solo pensiero. Mi sedetti e cominciai a disegnare cose a casaccio. Ero persa nei miei pensieri quando un: «Signorina Horan, vuole spiegarci lei la scorsa lezione, dato la vedo molto impegnata a fare altro?» mi fece tornare a terra. Sobbalzai: «Certo.», l'accontentai, il che la fece rimanere con un palmo di naso, e mi rimisi a volare nelle ali della fantasia, perché lui era fantasia.

 

La campanella suonò. Finalmente potevo essere scagionata. Uscii dalla classe per andarmene ma Ellen mi fermò: «Ehi ehi ehi... Dimmi che succede. Subito.»

Mi fermai e la guardai: «Succede? Niente...!»

«Jade?», mi guardò, scettica.

«Sono solo un po' stanca, non ho dormito stanotte.»

«Il motivo?»

«La febbre. Stavo male, te l'ho detto.», feci per continuare per la mia strada, ma lei mi fermò di nuovo: «C'è un ragazzo in mezzo vero?»

«Cosa? Io un ragazzo? Ellen, sai bene che io e l'amore siamo due universi paralleli.»

«E se stavolta non lo foste più?»

«Jade, lasciami andare. E' tutto a posto.», e andai via.

Ero alla fermata dell'autobus, quando vidi un volto alquanto familiare venire verso di me. Ok, questo era troppo. «Ciao Jade.», Harry era venuto a prendermi a scuola? Nononono. Non avrebbe dovuto farlo. «Harry, che ci fai qui?», parlai sottovoce, guardandomi intorno.

«Sono venuto a prenderti. Pensavo ti avrebbe fatto piacere...»

«No. Non mi fa piacere.», sbuffai, «Cioè, forse... Ma non è né il luogo né il momento. Su, andiamo, prima che tutta la scuola mi veda con te.», ci incamminammo.

Mi guardò confuso: «Come? Perché dovrebbe essere un problema? Siamo solo amici, no?». A quel “solo” mi arrestai. Quindi per lui noi eravamo solo... amici. Bhe, giusto. In effetti era così, ma sentirmelo dire da lui mi faceva male: «C-certo... ovvio.»

«Giornata pesante?», chiese.

«Molto.», guardavo dritto alla strada, mentre lui aveva lo sguardo posato su di me, il che mi metteva in imbarazzo. «Scusa un attimo. Io non ti ho nemmeno chiesto se studi, se lavori, se fai il casalingo a tempo pieno...», mi resi subito conto di quanto poco conoscessi quel ragazzo e di quanto, però, era già importante.

«Studio economia aziendale. Ma tre sere alla settimana ho trovato lavoro in un locale.»

«Capisco.»

«Dimmi una cosa... Riguardo al discorso di ieri sera...», ti prego non tirare fuori la storia dell'amore, «Mi spieghi meglio di quella persona?», come non detto.

«Non ne voglio parlare. Tantomeno con qualcuno che conosco appena.»

«Pensavo fossimo amici.»

«Sì, può darsi, ma non così tanto da confidarci i segreti. Sai già troppo di me.»

«Troppo? So a malapena...»

«Harry, non ti racconterò di Tom.», ecco, l'avevo detto.

«A-a! L'hai detto! Bene, un indizio in più. Vedrai, tra un po' riuscirò a unire tutti i pezzetti del puzzle e riuscirò ad aiutarti. Ci scommetto.»

«Non molli l'osso eh?», risi.

«Sai, quando si tratta di ragazze...»

Lo interruppi: «Okok, non ti ho chiesto la storia della tua vita.». Sì. Ero scortese con lui, ma speravo che iniziasse a capire la mia etica.

Tornammo a casa, tra una parola e l'altra era passata una mezz'ora buona, il tempo sufficiente a farmi cambiare la reputazione sugli uomini.

 

 

Et voilà il terzo capitolo, signore e signori. (?).

Ok, forse è ancora noioso, ma non vedo l'ora di andare avanti con questa FF!

Recensite, recensite e recensite! :)

 

Marti xx

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***


Niall Pov

Era ormai qualche settimana che Harry stava nella palazzina di fronte alla nostra e più di una volta era uscito con me e gli altri ragazzi. Si era integrato piuttosto bene e insieme ci divertivamo molto. Qualcosa, però, era cambiato in mia sorella. Negli ultimi tempi, che fatalità corrispondevano all'arrivo di... qualcuno, era molto più briosa e pimpante. Usciva di più e spesso stava alzata fino a tardi in camera sua.

Era l'una di notte ed ero andato a fare un giro con Carol. Tornai a casa, stanco, e mi recai al piano superiore. La porta della stanza di Jade era chiusa e regnava il silenzio. La aprii ed entrai. Dormiva, beata, a fianco a lei un block-notes a quadretti con una scritta:

Buonanotte Harry.

Lo presi in mano e mi accorsi che quasi tutte le pagine erano state usate. Lo sfogliai dall'inizio, cercando di non fare troppo rumore. Poi mi resi conto che, evidentemente, l'altro pezzo di conversazione ce l'aveva Harry. Avevano trovato un modo carino per comunicare ed ero certo che ciò non era del tutto casuale. Guardai Jade dormire e sorrisi. Se era questo quello che poteva renderla felice, bhe, ero indebitato con quel ragazzo.

 

Jade Pov

Mi svegliai ansimando e con i sudori freddi. Era notte fonda. Quando capii che era stato tutto un sogno, qualcosa era cambiato. Pochi secondi prima, nel mio sogno, mi trovavo in un parco ad aspettare Harry. Ero felice. Molto felice. Non vedevo l'ora di vederlo. Quando ad un tratto arrivò con una ragazza: «Jade, lei è la mia fidanzata. Lo, so, questa non te l'aspettavi. Non sei come voglio.», le sue parole rimbombavano nella mia testa, «Credevi davvero che ci sarebbe potuto essere un noi? Mi dispiace, ma ora devo andare.». Era un sogno incredibilmente stupido e infantile, ma mi aveva messo in allerta. Chi mi diceva che un giorno il sogno sarebbe divenuto realtà? Basta, dovevo finirla di fantasticare. Dovevo accettare la verità.

 

Il telefono squillò e sobbalzai sul letto. Guardai chi fosse: Harry. No, non potevo rispondere. Assolutamente no. Premetti il pulsante rosso e mi stiracchiai. Avevo un sonno tremendo, dato che dopo quel sogno non avevo più chiuso occhio. Ripensai un attimo a quest'ultimo e decisi di mettermi dei limiti. Non potevo allargarmi così. Ci saremmo limitati ad un “Ciao”, “Ciao”, nient'altro.

 

Uscii da scuola barcollando e pochi minuti dopo mi trovai Harry davanti: «Ciao Jade.», sorrise.

Questo era davvero troppo: «E... no, scusa, forse non ci siamo capiti. Harry, io e te siamo amici e va bene, ma...», come gli dicevo che non volevo potevo, in realtà) passare del tempo con lui? «ti ho già detto che non voglio che la gente pensi cose che non ci sono.»

«Bhe io...»

«Tu niente.», cominciai a camminare, «Ti ho detto che non devi venire a prendermi a scuola, chiaro?». Mi resi conto di essere troppo cattiva con lui e mi fermai. Guardai in basso e sospirai, poi lo guardai negli occhi: «Senti, Harry. Parliamone un attimo da persone adulte. Ci conosciamo a malapena e tu già mi vieni a prendere a scuola. Non ti sembra un po' troppo? E poi...», chiusi gli occhi e mi feci coraggio, «E poi io non ti posso più vedere. Basta.»

«Che cosa...?»

«E' troppo complicato, non capiresti.»

«Spiegami, per favore. Cercherò di capire.»

«Mi dispiace.», mi voltai dall'altra parte e mi incamminai.

 

Era tardo pomeriggio e me ne stavo davanti alla tv con il barattolo della Nutella in una mano e un cucchiaio nell'altra. Me ne vergognavo tantissimo, ma la Nutella era in assoluto, dopo le sbronze, la mia più grande debolezza. Ero capace di farmene fuori un vasetto in due giorni.

Niall era di fianco a me e insieme guardavamo la partita.

«Sì! Sì! Eeeeeeeeh!», mio fratello si mise a girare per il salotto urlando. La squadra aveva fatto punto. Solo quando il campanello suonò riuscì a calmarsi e andò ad aprire: «Harry! Vieni avanti.». No. Harry no. Non era né il momento né il luogo. Entrò e mi salutò con la mano. Poi Niall ebbe una delle sue brillanti idee: «Ehm... io... io vado in bagno. Sapete, ho fatto indigestione di cheeseburger.», disse divertito. Una delle sue più grandi abilità era quella di trovare una scusa buona per i suoi scopi. Il fine giustifica i mezzi, dopotutto. E così, eccoci da soli, io e Harry.

«Posso?», chiese di sedersi.

«A-ah.», annuii prendendo l'ultima grande cucchiaiata di Nutella.

«Come va?»

«Harry, ci siamo visti poche ore fa.»

«Sì ma magari era successo qualcosa nel mentre...», si strinse nelle spalle.

«A parte che mi son spazzolata l'intero vaso di Nutella comprato ieri, tutto nella norma.

«Ok, mi sa che è il caso di andare al dunque.»

Voltai gli occhi al cielo e misi le braccia conserte: «Quale dunque?», feci finta di non capire.

«Mi devi una spiegazione.»

«No.»

«E invece sì. Jade, io lo so, è poco che ci conosciamo ma se ti vengo a prendere a scuola o se ti do la buonanotte ogni sera ci sarà un motivo o no? Io capisco che magari non devo trarre conclusioni affrettate, ma per favore, dimmi qual è il problema. Tu sei più che un'amica, ma...»

«Okayokay. Okay.» a quelle sue ultime parole mi vennero i brividi, «Vuoi una spiegazione? Va bene. Il fatto è che tu, diciamo che... che non mi sei indifferente, ecco. Vedi, tu mi piaci e questo non va assolutamente bene. Mi sono messa dei limiti. Tu sembri così un bravo ragazzo, sei bello, sei gentile, sei simpatico... ma ho paura. Ho paura di soffrire di nuovo. Non permetterò che qualcun altro rovini la mia giovinezza.»

«Jade, io non sono come quel... Tom. Io sono diverso. Sono disposto a darti tutto il tempo che vuoi. Aspetterò.», mi guardava dritto negli occhi e scuoteva la testa.

Mi piangeva il cuore, ma era più forte di me: «Per favore. Non rendere le cose più difficili di ciò che sono già.».

Si alzò e se ne andò via.

Corsi su per le scale e mi rifugiai in camera a mia tra un mare di lacrime.

Dopo qualche istante Niall venne da me: «Ehi ehi ehi... Cosa succede?», si sedette sul letto. Gli gettai le braccia al collo e lo strinsi forte. Mi calmai un attimo e accennai: «L'ho sempre detto che l'amore fa male in tutte le salse.». Subito dopo mi resi conto che per la prima volta avevo osato chiamare quella... cosa, amore. Perché?

«E così ti sei innamorata eh?», mi fece il solletico Niall.

«Ehi, non ho detto questo!», risi, con gli occhi ancora umidi.

«Mi sa proprio di si. Stavolta ti sei fregata da sola, mi dispiace.»

«Non è giusto.», misi il broncio e le braccia conserte.

 

 

Il giorno dopo mi svegliai piuttosto presto per ripassare alcune cose in vista dell'interrogazione. Anche Harry era già sveglio, anche se le tende erano tirate. Speravo di non averlo ferito la sera prima. Mi assumevo io la colpa di tutto. Se solo avessi lasciato che le cose andassero avanti, ora saremmo stati entrambi felici. Magari come amici e basta, tutto qui.

Più tardi salutai Niall e uscii di casa. Dalla strada diedi uno sguardo alla sua finestra, poi mi resi conto di essere proprio una sciocca. Continuavo imperterrita a desiderare che insistesse... Sospirai e continuai per la mia strada.

 

«Horan, fuori.», mi chiamò come previsto la professoressa.

Mi misi in piedi davanti alla cattedra e l'interrogazione iniziò: «Vediamo un po'...»

Credo che sia stata la peggior interrogazione della mia vita. Ne dissi davvero delle belle. Tutti ridevano e io mi vergognavo un mondo. Nella mia mente c'era solo lui.

 

All'uscita sapevo che non avrei trovatola persona che avrei voluto trovare, ma in fondo ci speravo più di qualsiasi altra cosa. Attesi qualche minuto, fingendo di dover aspettare l'autobus, ma non arrivava. Tornai a casa, abbattuta, e capii che avevo fatto tutto da sola. Io avevo posto dei limiti, e Harry stava correttamente rispettando le mie scelte.

 

 

Ed eccomi qui dopo un bel po' di tempo!

Losolosoloso... sto correndo un po' troppo con la trama,

ma io ve l'avevo detto che non mi stava riuscendo bene... :)

Vabè, cercherò di rimediare in qualche modo... :)

Avete sentito vero di Harry e Taylor? Cosa ne pensate?

Contenti loro, contenti tutti! (tranne le qualche milione di Directioner ;) )

 

A presto, Marti xx

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto ***


Era passata quasi più di una settimana dalla mia discussione con Harry. Pensavo e ripensavo a cosa fosse giusto per me. Lui aveva rispettato la mia scelta e si limitava a un 'ciao'; lo apprezzavo, ma allo stesso tempo avrei tanto voluto vederlo fuori scuola ogni giorno.

Ero quasi giunta ad una conclusione. Ci riflettei un ultima volta e poi decisi.

Era tarda sera e mi misi davanti alla finestra, in attesa che Harry tornasse. Le tende di camera sua erano chiuse. Gli avrei fatto una sorpresa. Finalmente mi ero decisa a finirla di proibirmi la felicità e di fidarmi una volta per tutte.

Attesi, ma niente.

Attesi ancora, ma non arrivava.

Proprio quando stavo per rinunciare, la luce si accese. Vidi la sua ombra e mi batté forte il cuore. Poco dopo vidi un'altra ombra seguire la sua. Si avvicinarono fino a diventare un'ombra sola. Fu allora che capii. Non poteva essere. Harry non era solo. Con lui c'era qualcun altro. Quel qualcuno che non avrei mai e poi mai voluto vedere. I loro corpi si muovevano sinuosi, davanti ai miei occhi che pian piano si facevano gonfi di lacrime. Mi rifiutai di vedere altro. Tirai le tende e cercando di non piangere mi gettai sul letto, seduta. Mi passai le mani tra i capelli e posai le braccia sulle ginocchia, singhiozzando in silenzio. Ero stata una stupida e ora ne stavo pagando le conseguenze, ma non m'importava. Avrei solo voluto che lui fosse lì con me, a stringermi forte. Avrei voluto che corresse da me dicendomi di tornare da lui.

 

Il mattino seguente mi svegliai presto, nonostante avessi un sonno tremendo. Avevo pensato fino alle due di notte e per la prima volta mi ero decisa a non mollare per riprendermi ciò che mi era di essenziale bisogno. Sarei andata a scuola e poi avrei fatto ciò che doveva esser fatto.

 

In classe, le voci mi sembravano solo un eco lontano, al di fuori della mia mente rivolta solo a quel pensiero fisso. Guardavo l'orologio in continuazione, come se servisse a mandare avanti le lancette, ma a quanto pareva faceva l'esatto contrario. I minuti, le ore, passavano lente... lente... lente.

Finalmente la campanella suonò e scattai, mettendomi a correre, sotto gli occhi stupefatti di insegnante e compagni. Peccato che degli altri non m'importasse un bel niente.

 

Col fiatone e i sudori freddi arrivai nella via di casa mia e... sua. Non c'era tempo per posare le cose, così feci un lungo sospiro, cercando di non scoppiare di nuovo a piangere come una bambina e premetti quel piccolo pulsantino di fianco alla targhetta con scritto Harold Edward Styles. Al citofono, una voce che non mi sarei aspettata di sentire: «Chi è?». Una voce femminile. Trasalii, ma mi feci forza. Un tipo come me non si poteva di certo far intimidire da una ragazza: «Cerco Harry.»

«Ehm... Scusa chi parla?». Dannazione. Cosa voleva sapere lei delle conoscenze del mio... di Harry?

«Un'amica.»

Guardai in alto, alla finestra del soggiorno. Improvvisamente vidi il viso di Harry nascosto per metà, per poi sparire.

«Harry è...», la ragazza balbettava, «in doccia.». Questo era davvero troppo. Credeva davvero di potermi prendere in giro in quel modo? Bhe, gli avrei fatto cambiare idea. La tristezza cominciò a diventare irritazione.

«So benissimo che non è in doccia. Passamelo, per favore.»

«Ma...»

«Per favore. Te lo chiedo con le buone.»

Silenzio.

«Ciao.», tirai un sospiro di sollievo al suono della sua voce.

«Devo parlarti.», avevo uno stretto nodo in gola.

«Lo so.»

«Credi di farmi entrare?»

Riattaccò e la porta si aprì con uno scatto. Entrai nel pianerottolo del condominio e arrivai veloce al suo piano. Mi asciugai la lacrima. Tremavo come una foglia. Bussai.

La maniglia si mosse e mi trovai davanti a lui e mi spuntò un tenero sorriso, accompagnato da una lacrima che mi era scappata. Mi fece cenno di entrare e io lo feci con piacere. Sentii il suo odore di buono che mi fece scendere un brivido lungo la schiena.

Non avevo degnato di uno sguardo la ragazza, dato che ero concentrata unicamente su di lui. Quando la vidi capii subito che non poteva renderlo felice. Tacco dodici, rossetto rosso, capelli esageratamente biondi. Lei se ne stava a braccia conserte con un sorrisino di plastica sul volto.

Harry si rivolse a lei: «Cindy, noi andiamo un secondo di là. Sarà questione di un minuto.»

Cindy. Il mio gatto, si chiamava Cindy. E a pensarci bene ci assomigliava proprio. Ok, questa era cattiva. la ragazza, sembrava un po' irritata dalla mia presenza, ma io non avevo mostrato segni di disprezzo, se non mentalmente, almeno.

Seguii Harry in cucina e lui si chiuse la porta alle spalle. L'idea di essere da sola, o quasi, con lui in un posto limitato da quattro muri mi era di conforto. Gli gettai le braccia al collo e lui mi strinse forte, con mia grande sorpresa.

«Torna da me.», dissi con un filo di voce.

«Non posso.»

«Lei non ti rende felice.», sciogliemmo l'abbraccio.

Tacette, guardando attraverso la porta di vetro della cucina, poi in torno a sé.

«Harry, io... io lo so di aver fatto una grande stupidaggine, ma sono sicura che puoi capire...», scuotei la testa, parlando con voce tremolante.

«E'... è troppo tardi.», si accigliò, guardando il pavimento.

Iniziai ad ansimare, scuotendo veloce la testa. Mi avvicinai e gli misi una mao sulla guancia. Le lacrime mi scendevano veloci lungo le guance. Lui rimase inerme, respirando piano. Chiusi gli occhi e posai le mie labbra sulle sue, ma quando vidi che era rimasto impassibile, capii che era troppo tardi e poco dopo ne ebbi la conferma: «Come hai detto tu, non rendere le cose più difficili.», quelle sue parole mi colpirono dritte come un pugno nello stomaco. Mi allontanai, uscii dalla cucina, rivolsi un debole sorriso a... Cindy, come per dimostrarle quanto la invidiassi, e uscii da quella stanza piena di ricordi.

 

Tornai a casa mia correndo, lanciai lo zaino e la giacca nel primo posto che mi capitò e mi fiondai in camera. Veloce e tremante, aprii il cassetto e presi quel blocco dove erano racchiuse le nostre conversazioni, quelle parole semplici ma infinitamente dolci. Con tutta la rabbia del mondo strappai tutte le pagine una ad una, sfogando quell'odio che nutrivo per me stessa. Alla fine, quando avevo ridotto ciò che poco prima era un prezioso quaderno rigorosamente tenuto con cura in un grumo di coriandoli a quadretti, scagliai il cartoncino della copertina sulla finestra e mi gettai in ginocchio sul pavimento. Era proprio vero, l'amore faceva male. L'unico momento in cui era un paradiso era nell'illusione. Sì, l'unico modo per essere davvero felici per amore era illudersi. Peccato che prima o poi le illusioni finissero.

 

 

Buonasera bellissime! :) Ecco qui il nuovo capitolo! Mi piace, sì, e spero anche a voi. Mi scuso se non aggiorno molto frequentemente, ma con gli impegni... è così.

Recensite!

Un bacio, Marti xx

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Capitolo 6
*** Capitolo Sesto ***


Niall Pov

Tornai a casa e non feci a tempo a posare le cose che un pianto che conoscevo bene attirò la mia attenzione. Questa volta, però, era diverso. Non sapevo in cosa, ma in quel suono c'era qualcosa di così... di così straziante, che non potei fare a meno di ignorarlo. Mi tolsi la giacca, salii le scale e bussai alla porta di Jade, che ovviamente non aprì. Decisi di entrare senza il suo permesso. Aprii la porta e lei di tutta risposta: «Non ho detto che puoi entrare.».

«Bhe, ho sentito male allora.»

«Voglio stare da sola.»

«Ne sei sicura?», mi sedetti sul letto.

Tacque, per poi ricominciare a piangere.

Se ne stava rannicchiata ai piedi del letto, per terra, con le braccia attorno alle ginocchia. Le accarezzai la schiena: «Ssssh...». Non avevo bisogno di spiegazioni, sapevo bene il motivo della sua sofferenza. Non ero a conoscenza dei minimi dettagli, ma potevo immaginarlo. Mi irritava il fatto che Harry la facesse soffrire, ma, per quanto lo conoscessi, non mi sembrava il tipo da fare le cose a casaccio. C'era di sicuro una motivazione del suo comportamento. Non che mi interessasse, perchè l'unica cosa che volevo era la felicità di mia sorella Jade.

«Sono una stupida.», cessò un attimo di singhiozzare.

«Questo lo sapevamo, giusto?», cercai di sdrammatizzare.

«Sì, ma non credevo di esserlo fino a questo punto.»

Risi: «Tranquilla, non sei l'unica, è una cosa di famiglia.»

«Mamma non era così.»

«Non ne sarei proprio sicuro.», sorrisi.

Dopo qualche attimo me la trovai tra le braccia: «Ti voglio bene, Niall, tantissimo.»

«Io di più.»

«No.»

«Sì.»

«E invece no.»

«E invece sì.»

Sbuffò e fece un debole sorriso, guardandomi: «Ho detto di no. Punto e basta.»

Ci perdemmo nelle nostre stupide parole, che però servirono a farle tornare il buon umore (come la mozzarella Santa Lucia! Ok, no.). Vederla sorridere mi rendeva felice e questo bastava a renderci due fratelli inseparabili. Due amici.

 

Jade Pov

Passavano i giorni e man mano Harry diventava un brutto ricordo sempre più lontano. L'allegria di Niall colorava le mie giornate e gliene ero profondamente grata. Di tanto in tanto guardavo quel mucchio di carta accartocciata nel cestino di camera mia che non riuscivo a far finire in una macchina per il riciclaggio; per quanto fosse un buio pensiero non volevo finisse in poltiglia. Magari un giorno con quei fogli riciclati ci avrebbero fatto degli altri fogli nuovi, che sarebbero andati a qualcun altro. Quel qualcuno non avrebbe avuto i miei ricordi. Era una sciocchezza, ma evidentemente l'amore dava alla testa. Dunque, quei coriandoli bianchi sarebbero rimasti in camera mia. Mia madre mi diceva che prima o poi mi sarebbe venuta la sindrome da accumulo compulsivo. Avevo la mania di tenere le più piccole sciocchezze: carte di caramelle, scontrini e perfino i ferretti delle lattine. Alcune cose le tenevo per ricordo, altre per farci dei quadri; sì, forse mia madre aveva ragione. Sarei finita come Sepolti in casa? Speravo di no, sempre che la sofferenza d'amore non avesse effetti indesiderati anche gravi. Non avevo mai visto una scatola con scritto “Amore: leggere attentamente il foglio illustrativo”, ma iniziai a pensare che qualcuno avrebbe dovuto inventarlo.

Era tardo pomeriggio e stavo studiando. Niall bussò e io lo invitai ad entrare: «Ciao Jade. Volevo chiederti se stasera ti andava di venire con me e i ragazzi al pub. Sarebbe un bel modo per distrarti, non credi?», mi sorrise. Per la prima volta agii d'impulso: «Certo. A che ora?»

I suoi occhi s'illuminarono: «Alle otto qui sotto.»

Chiusi i libri e mi preparai. Mi guardai allo specchio, ero una persona nuova. E' vero, avevo una profonda ferita ancora aperta, ma per quella sera potevo tranquillamente metterci un grande cerotto sopra. Mi feci una doccia, mi vestii bene e acconciai i capelli. Mi specchiai l'ultima volta, prima di uscire: non mi ero mai vista così libera da ogni turbamento. Quella sera sarebbe stata mia.

 

Il pub era, come sempre, affollatissimo. Io e Niall arrivammo puntuali, ad aspettarci Zayn e Liam: «Che sexy che siamo questa sera.», scherzò Zayn abbracciandomi.

«Giù le mani da mia sorella.», rise Niall.

«Horan, mi sa che sarà difficile staccarle gli occhi di dosso, stasera.», lo provocò Liam.

Mi lasciai ad una fragorosa risata: «Niall, rassegnati. Devi concedermi un po' di sballo.»

Poi sentii sussurrare Zayn qualcosa a Liam: «Cosa le è successo? E' un'altra persona.»

«Già,», rispose lui, «un'incredibile cambiamento. Non so cosa le sia accaduto, ma sono certo che questa Jade mi piace di gran lunga di più.»

«Louis?», chiesi.

Non feci a tempo a ricevere risposta che sentii un fischio alle mie spalle: «Hullallà...», Louis mi guardo dall'alto in basso: «E' arrivata la fata turchina?»

«Esatto. Spero che di non prendere la multa, ho parcheggiato la zucc... la carrozza in seconda fila.», una risata di gruppo mi riempì il cuore.

La serata fu una delle più belle da quando ci eravamo trasferiti lì. Mi divertii davvero molto e, grazie a Dio, riuscii a non bere un qualche bicchiere di troppo.

Quando avemmo finito di mangiare, Louis mi invitò: «Mi concede questo ballo?».

«Oh, sì, mio principe.», scherzai.

Sebbene fosse musica tutt'altro che da ballo, io e Lou ci alzammo. Mi mise una mano sulla spalla: «Allora, mi sveli in tuo trucco?»

«Te l'ho detto, è merito della fata.»

«E nel mondo reale di chi è il merito?»

Esitai un momento: «Di una lunga notte di riflessione.»

«La nostra Jade diventa profonda...»

«Le brutte esperienze non hanno sempre esiti negativi.»

Si fece serio: «E' successo qualcosa?»

Scuotei la testa, sorridendo: «Cose passate.»

Ci sedemmo su una panchetta: «Ti va di parlarne?»

«Ad essere sincera, no. Preferirei evitare.», mi strinsi nelle spalle.

«Come vuoi.»

Cominciammo a ballare. Era davvero uno spasso. Si aggiunsero gli altri tre e mi divertii come mai prima d'ora.

 

Niall Pov

Vedevo mia sorella finalmente felice. Pensavo a quanto avesse sofferto e a quanto fosse stata brava a superare il trauma in così poco tempo. Forse non l'aveva superato del tutto, ma ci era vicina, me lo sentivo.

«Vogliamo sapere tutto.», Zayn e Liam a volte erano più pettegoli delle ragazzine delle elementari.

«Sono cose private, non posso!», scuotei la testa sorridendo.

«Eddai...», implorò Liam.

«La sofferenza l'ha aiutata... a riflettere.», la guardai con un tenero sguardo.

«La sofferenza per cosa?», Zayn prese un sorso di birra.

«Harry.»

«Capisco. Cos'è successo esattamente?»

«Non so tutto nel minimo dettaglio, ma credo sia la conseguenza di un gesto di lei. Jade non voleva innamorarsi e gli ha chiesto di lasciar stare e lui... diciamo che si è consolato in fretta.»

«Le ha messo le corna?!», strabuzzò gli occhi Liam.

«In modo molto esplicito... diciamo di sì. Veramente, tra Harry e Jade non c'era una storia, perciò non la definire proprio “metterle le corna”; lei è stata tradita. Se lui fosse stato davvero innamorato avrebbe fatto di tutto per riconquistarla, ma a quanto pare gli bastava la bionda tinta della settimana.», feci spallucce.

Liam la guardò ballare con Louis: «Che delusione... Sembrava un bravo ragazzo.»

«L'apparenza inganna.»

 

Jade Pov

Decidemmo di sederci un attimo per riposarci e ritornammo al nostro tavolo.

Stavo prendendo sorso di coca-cola, quando la porta del pub si aprì. Un ragazzo con un cappello grigio e una ragazza magra e biondissima entrarono. Lui alzò la testa e si tolse il cappello. Stette quasi per cadermi il bicchiere dalle mani. Iniziò a farmi male il petto e a respirare affannosamente. Harry era lì. Cercai di fare l'indifferente, ma anche i ragazzi lo videro e si guardarono. Sapevo cosa girava nelle loro menti.

Non riuscivo a staccare gli occhi da quella coppia. Lui, infinitamente bello, la teneva per mano. Lei, infinitamente finta, barcollava su due alti tacchi a spillo. Abbassai lo sguardo: «Ragazzi, ora basta. La sua vita non è affar nostro.». Niall, Liam, Louis e Zayn obbedirono e continuarono a chiacchierare. Inevitabilmente, mi cadde l'occhio sul motivo della mia sofferenza. Se ne stava immobile a guardare nella mia direzione. Mi voltai per vedere se dietro alle mie spalle c'era, magari, un bel sedere o un'altra bionda tinta, ma vidi solo un ragazzo. Almeno che non avesse cambiato orientamento sessuale non giro di pochi giorni, stava guardando proprio me. Non riuscii a distogliere lo sguardo dai suoi occhi tanto profondi e chiari. C'eravamo solo noi. Gli rivolsi un'involontario sguardo malinconico e lui rimase fermo a guardarmi. Poi, improvvisamente, quell'attimo di rimembranza fu interrotto da uno strattone della bionda e tutto tornò come prima.

 

Durante la serata erano inevitabili i continui sguardi d'intesa, ma in cuor mio sapevo che mai niente sarebbe tornato come prima. Un lato di me aveva tanta voglia di andare da lui e implorarlo ancora una volta di tornare, ma un'altro avrebbe tanto voluto andare lì e tirargli uno schiaffo.

Insomma, non sapevo nemmeno cosa volevo io, a quel punto. Ora stavo meglio, ero una persona nuova.

 

 

Ciao ciao ciao ciao ciaoooo... Principeseeee! Ecco il nuovo capitolo!

Mi fa un certo che scrivere una storia con Harry quando non si parla d'altro che di questo “Haylor”.

Della serie “Harry sta con me, Taylor è tutta una copertura.” (#laconvinzioneètutto).

Dopo questa sfoderata di scemenze, spero vi sia piaciuto!

 

Un bacio graaaaande grande! :*

Marti xx

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo Settimo ***


Dopo quella sera, non avevo più incrociato Harry e nemmeno l'avevo visto dalla finestra, dato che le gocce di pioggia sul vetro me lo avevano impedito.

Era ora di dormire. Spensi la luce e mi accoccolai sul piumino.

Dopo qualche minuto, quando stavo proprio per addormentarmi, feci un salto sul letto. Un forte “toc” batté sul vetro. Lasciai perdere senza farmi tante domande, un po' infastidita per aver interrotto il mio sonno. Ma poi il rumore diventò ripetitivo e sbuffando mi alzai e mi diressi alla finestra. Con un gesto secco tirai la tenda e mi trovai davanti un Harry sporto fuori dalla finestra con in mano dei sassolini. D'impulso, richiusi le tende e mi rimisi a letto. Non feci a tempo a riflettere che un altro “toc” batté sulla finestra. Mi rialzai, presi il primo foglio che mi capitò tra le mani e scrissi: Questi vetri mi sono costati £100 a metro quadrato.

Si allontanò un attimo e poco dopo mi mostrò un foglio: Hai qualche minuto?

No.

Qualche secondo?

30 secondi.

Farò veloce.

Ok. Via i trenta secondi.

Vorrei dirti tante cose, ma mi bastano due parole.

25 secondi.

Non fece a tempo a finire di scrivere l'ultima cosa e io, che volevo averla vinta, feci proprio la cattiva: Tempo scaduto.

Ma lui ancora una volta mi sorprese e sbatté sul vetro l'ultimo pezzo di carta: Ti amo.

Non chiedetemi come mi sentivo perché non lo sapevo neanche io. Sparai la prima cosa che mi venne in mente: Ma il tempo è scaduto, quindi non vale. Il foglio si muoveva talmente tanto che sembrava che io avessi il parkinson.

Altri due secondi?

15 secondi. Ci stavo prendendo gusto, anche se lui sembrava la persona più seria del mondo. Scriveva veloce, velocissimo: Sono ancora in tempo per tornare?

Questa domanda richiede più tempo, quindi prolunghiamo di un paio di minuti.

Ti prego dimmi di sì...

Non sono la Madonna, se devi pregare vai in chiesa.

Te lo chiedo in ginocchio.

No, se no non ti vedo.

Sono serio.

Anch'io. Harry, se mi amassi davvero avresti insistito, non te la saresti fatta con la prima bionda

che ti capita tra le mani.

Pensavo che potesse fare in modo che mi dimenticassi di te. Sono uno stupido.

Lo so. Però c'è una bella notizia.

Quale?

Non sei l'unico. Mi strinsi nelle spalle e feci un mezzo sorriso.

E poi ebbi quella cosa che non vedevo da tempo e che tanto mi era mancata. Il suo sorriso. Fece un grande sorriso e abbassò il capo. Sembrava un bambino timido e bellissimo.

Non sederti sugli allori, Styles.

Posso proporti una cosa?

Dipende.

Possiamo concederci una conversazione da umani?

Chi arriva primo giù vince.

Tre...

Due...

Uno...

Via!

Senza sapere bene cosa aveva cambiato tutto nel giro di pochi minuti, mi fiondai giù dalle scale con la grazia di un elefaronte (?), aprii la porta di casa e uscii in pigiama e calzini nella strada deserta e fredda. Harry arrivò pochi istanti dopo. Ci venimmo incontro, lui mi prese in braccio e mi fece fare una lunga giravolta. Mi posò a terra e mi strinse forte a sé. Lo guardai dritto negli occhi: «Mi sei mancato.»

«Anche tu, Jade.», mi scostò una ciocca di capelli dagli occhi e si avvicinò, sempre di più. Le sue labbra erano a mezzo centimetro dalle mie: «Ho vinto io. Credi di scamparla?»

«Dimmi la punizione.»

Ci pensai un attimo, lo guardai, prima gli occhi, poi le candide guance e infine la bocca: «Baciami.», il mio respiro si era fatto più affannoso. Aveva anche iniziato a piovere tutto d'un tratto.

«Punizione?», sorrise, sempre a pochissima distanza da me, «Se proprio insisti, sconterò la mia pena.», mise la sua mano sulla mia guancia e chiuse gli occhi. Io passai la mia mano sul suo braccio e chiusi le palpebre. Sentii le sue morbide labbra appoggiarsi sulle mie. Il suo respiro era caldo, in quell'aria invernale e pungente. Non pensavo, non vedevo e non sentivo, sapevo solo che quel momento era il più bello della mia nuova vita. Eravamo in un paradiso, nel quale le uniche creature eravamo noi.

Un forte rumore di clacson e una luce di fanali ci riportò alla realtà. Harry mi prese veloce per il braccio e mi scaraventò a bordo della strada. Non capii nulla di quello che era successo, ma grazie al Cielo dopo poco eravamo uno di fronte all'altra, sani e salvi.

Risi: «Forse dovevamo prevederlo...»

Anche lui sfoderò il suo magnifico sorriso, che intravedevo nel buio: «Poteva farlo anche l'automobilista, no?»

«Bhe, non so quante volte capiti di trovarsi di notte in mezzo alla strada due ragazzi...», mi resi subito conto che non sapevo come definirci. Abbassai lo sguardo, imbarazzata.

Lui si avvicinò e mi mise l'indice sotto il mento: «Innamorati?»

Sorrisi: «Sì, credo sia l'aggettivo più indicato.»

Mi baciò e mi disse: «Credi ancora che l'amore non esista?»

«Diciamo che devo ancora esserne certa.»

«Farò di tutto per fare in modo che tu capisca.»

 

Niall Pov

«Shalalaaa! Tuttururù... Eeeee... Sexy Lady! Op op op op, oppa Gangnam Style.»

Mia sorella era completamente andata via di testa. Stava preparandosi la colazione, canticchiando e sparando una raffica di parole a casaccio. Arrivai in salotto, appena sveglio.

«Buongiorno Niall! Come va? Dormito bene? Vuoi del caffè? Con il latte? Oppure lo zucchero? O magari preferisci del tè? O una camomilla? O un infuso? O una cioccolata? E da mangiare? Un donuts? Dei biscotti? Delle fette biscottate? De...»

«Buongiorno a te, Jade.», la guardai con gli occhi sbarrati.

«Sono la persona più felice al mondo!», fece una piroetta e dopo un attimo sentii un tonfo: «Jade?!»

«Eh? E' tutto sotto controllo.», fece un'isterica risatina. Speravo solo che la sua caduta non le avesse alterato ancora di più il suo grado di eccitazione.

«Posso avere delle spiegazioni?», chiesi, aprendo il frigo.

«Riguardo a...?»

«Non ti sembra di essere un po' schizzata?»

Rise: «Ah quella motivazione... Bhe, non serve che cerchi, sta nel condominio qui di fronte.», disse con indifferenza, mettendo il latte nel microonde.

Annuii: «A-ah... E tutto d'un tratto lui pensa di tornare e di rimettere le cose com'erano prima, come se non fosse successo niente?», sbattei con forza la porta del frigo. Non poteva accettare che quello lì giocasse con mia sorella, la trattasse come l'idiota di turno. L'avevamo accolto, fin dal primo momento in cui si era trasferito ed ecco come ci aveva ripagato. Sì, non aveva fatto soffrire solo Jade, ma anche me.

«Oh Niall... Lui non è come avevo creduto.»

«Questo lo dici ora. Ma voglio proprio vedere quando ti mollerà per un'altra quanto la penserai ancora così.»

Lei mi guardò scuotendo la testa: «Tu non capisci.»

«No, infatti, non capisco. Jade, se l'ha fatto una volta può farlo altre mille. E io non lascerò che ti spezzi il cuore un'altra volta, è chiaro?»

«Sai cosa ti dico? Ho sempre pensato che mi sostenessi in ogni cosa che facevo, ma a quanto pare non è così.»

«Non ti sosterrò in una cosa che non è giusta per te.»

«Non sai cos'è o non è giusto per me, tu!»

«Ah no? Bene, allora quando sarai a piangere per colpa sua, sappi che io non ci sarò.»

 

 

Ciao principeseee! Come state? Vedo che le recensioni aumentano!

So che non sono molte, ma mi fanno molto piacere lo stesso :)

Un bacio grande come il cuore di Liam *-*

Marti <3

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Capitolo 8
*** Capitolo Ottavo ***


*Mentre leggete questo capitolo vi consiglio di mettere Truly Madly Deeply :)*

 

Le parole di Niall mi avevano davvero fatta star male, ma in fondo era quello il suo modo di fare il fratello maggiore. Non ero arrabbiata con lui, ma solo un po' infastidita. Gli avrei dimostrato che Harry non era la persona che credeva.

Era mattina presto. Scesi in cucina a prepararmi un caffè. Niall stava ancora dormendo e speravo che, come si dice, la notte gli avesse portato consiglio. Sospirai e tornai in camera. Aprii le tende e mi affacciai. Il cielo era coperto da una coltre di nubi livide. Presto sarebbe venuta tanta di quell'acqua da allagare l'intero quartiere. Diedi un'occhiata alla finestra di Harry, ma anche lui, probabilmente, era nel mondo dei sogni. Pensai a quanto avrei voluto leggere la sua mente, vedere i suoi sogni e capire i suoi pensieri.

Mentre ero persa nelle mie riflessioni, mi cadde lo sguardo sul cestino ancora pieno di quel mucchio di brandelli di carta e mi venne in mente quanto avevo sofferto. Forse Niall aveva in parte ragione, forse dovevo essere un po' più diffidente. Infondo, ero sempre la stessa Jade di prima. Non avrei chiesto di nuovo a Harry di andarsene, perché non era quello che volevo, ma... lo avrei fatto un po' dannare, quel ragazzo. :)

 

Stavo leggendo, quando vidi Harry sbracciarsi come un forsennato. Posai il libro sul letto e mi affacciai. Feci “Ciao!” con la mano e lui ricambiò. Poi lo vidi idiota come mai prima d'ora. Me lo trovai con la bocca e il naso spiaccicati sul vetro. Eh? Quello sarebbe stato un bacio? Risi di gusto. Finalmente vedevo il suo lato nascosto. Non so come, ma avevo intuito fino dal primo momento che quel ragazzo celava una personalità diversa, più infantile.

Prese il solito blocco e scrisse: Oggi hai da fare?

Non credo...

Ti andrebbe di andare a fare un giro?

Guardai il cielo e entrambi ridemmo.

Esistono gli ombrelli, al giorno d'oggi

Cos'è, un appuntamento?

Sorrise: Se vogliamo definirlo così... sì, è un appuntamento.

 

«Niall, io esco!», strillai, mettendomi il cappotto.

«A-ah.»

Sbuffai. Ci sarebbe voluto un bel po' di tempo per riallacciare i rapporti. Cercai di lasciarmi la cosa alle spalle e uscii di casa.

«Per tua informazione, deve ancora cadere una goccia.», Harry mi aveva aspettato davanti alla porta del mio condominio.

«Scommettiamo che tra dieci minuti viene giù il finimondo?», sorrisi.

Mi abbracciò e fece per baciarmi: «A-a!», lo interruppi.

Lui mi guardò con un'espressione perplessa ed esterrefatta: «Ma che...?»

«Da donna matura, ho riflettuto e ho tratto delle conclusioni.», mi trattenei a non ridere.

La sua espressione si fece ancora più preoccupata.

Risi: «No no, stai tranquillo. Puoi definirmi ancora la tua ragazza. Solo che devo, come dire, farmi un po' desiderare.», gli misi a posto un ricciolo.

«Non mi sembra che tu sia rifiutata...». Proprio non capiva. Dopotutto, era un uomo: «Devi meritarmi.», scherzai, facendo l'aria da civettuola.

«Ah adesso ci sono anche i prerequisiti?»

«Esattamente. Mettiti all'opera, Styles, e fammi passare la giornata giornata più bella.»

 

Un'enorme goccia di pioggia mi cadde proprio sulla punta del naso, mentre io e Harry stavamo facendo un giro nel centro della città: «Ecco, cosa ti avevo detto?»

«Incredibile. L'imbattibile Jade che si fa intimorire da un po' di pioggia!»

«Hei! Così non stai di certo guadagnando punti.»

Mi strinse forte, a fianco a sé: «Aspetta e vedrai.», sorrise, facendomi andare in visibilio.

«Che intenzioni hai?», mi stava stuzzicando e se voleva farmi incuriosire, ci stava riuscendo proprio bene, ma non avrei ceduto.

«Sorpresa.»

 

Aveva iniziato a diluviare e noi ce ne stavamo come due idioti sotto la pioggia, senza ombrello. A dire il vero, l'ombrello ce l'avevamo, ma avevamo deciso di non usarlo. Sarebbe stata la giornata più pazza di tutte, aveva promesso Harry. All'inizio ero un po' perplessa, ma più eravamo fradici, più mi divertivo. Sì, proprio due idioti.

«Devo fare una cosa.», dissi.

Rivolsi il viso al cielo e aprii la bocca. Avevo sempre voluto cercare di bere, in qualche modo, la pioggia e quale occasione migliore di una giornata pazza?

Harry rise: «Che fai?»

E io mi misi a cantare a squarcia gola: «I'm singing in the rain... just singing in the rain...! Dai fallo anche tu!», lo invitai.

«Jade...»

«Eddai, non eri tu quello che voleva una giornata pazza?»

Scosse la testa e fece lo stesso. Era bellissimo, con viso sotto la pioggia. Sembrava un angelo.

«Non è liberatorio?», chiesi.

«Sì, lo ammetto, lo è.»

«Adesso posso morire felice.», scherzai.

Eravamo fradici, inzuppati come due biscotti che da un momento all'altro cadranno nella tazza. Lui si avvicinò a me e il suo volto si fece serio: «Sto guadagnando punti?»

«Molti punti.»

Mi accarezzò il viso bagnato con il palmo della mano: «Ne ho abbastanza da avere un bacio?»

Sorrisi e lo guardai negli occhi. Non gli diedi risposta e lo anticipai. Credevo fosse il bacio più romantico della mia vita, una specie di scena da film o da pubblicità dei Baci Perugina.

Riuscii a pronunciare solo qualche sillaba: «Ti amo.»

 

Quando iniziai a starnutire, decidemmo di entrare, magari, a bere qualcosa di caldo.

Ci sedemmo al tavolo di una caffetteria molto graziosa. Appena entrati tutti ci guardarono strabuzzando gli occhi e noi ridemmo sotto i baffi: «Siamo da ricovero.»

Quando la cameriera arrivò dissi: «Credo che prenderò una cioccolata con la panna.»

«Sì, anch'io, grazie.», mi fece eco Harry.

Mi accorsi che la ragazza che aveva preso le ordinazioni lo guardava con uno sguardo un po' troppo incuriosito. In primo luogo feci finta di niente, ma quando tornò ne ebbi la conferma: «Ecco a te.», gli porse la cioccolata e un sorriso a trentadue denti. Le rivolsi un sorrisetto intenditore e lei, dopo aver dato un ultimo sguardo a Harry tornò al banco. La guardai bene, era anche una bella ragazza.

«Sembra interessata, la ragazza.», presi un po' di panna con il cucchiaino.

Rise: «Ma figurati, Jade! Avrà cinque anni più di me!»

«Gli piaceranno i più piccoli...»

Mi guardò bieco, senza smettere di sorridere: «Sbaglio o sei gelosa?»

Inarcai le sopracciglia: «Io? Gelosa?»

Stette zitto e scosse la testa, prendendo un sorso di cioccolata.

Ci perdemmo nelle nostre chiacchiere e programmammo qualcosa per la sera.

Quando avemmo finito, chiedemmo il conto e la cascamorta arrivò e porse lo scontrino – casualmente – ad Harry, chinandosi davvero esageratamente. Così non riuscii proprio a starmene zitta: «Se vuoi anche saltargli in braccio fa pure.». Harry si mise una mano davanti alla bocca e si girò dall'altra parte per non ridere. Peccato che io fossi la persona più seria di questo pianeta. La ragazza arrossì improvvisamente e si ricompose: «S-sono £5,50...». Girò i tacchi e se ne andò.

Appena tornò al bancone e ci guardò, mi avventai su Harry e gli diedi un bacio, tenendo il suo viso tra le mani. Stetti così per un po' di secondi, poi mi staccai e tornai seduta e beneducata: «Dicevamo?», sorrisi.

Harry scoppiò in una fragorosa risata: «Tu sei matta, completamente fuori di testa!», mi stava contagiando nel ridere: «Che c'è? Ho avuto solo un attacco di carenza affettiva.», feci spallucce.

«Poverina, dai, non aveva brutte intenzioni.»

Sbarrai gli occhi: «Non aveva brutte intenzioni?»

«Massì... E' una bella ragazza, presto troverà qualcuno.», mi stuzzicò.

«Non credere che io ceda alle tue provocazioni, Styles.»

«Lo sai che non mi ruba nessuna.», e mi sfoderò uno di quei suoi sorrisi da blocco cardiaco.

Scherzai: «Sarebbe peggio per lei. E per te.»

 

La sera tornai a casa non molto tardi e trovai Niall sul divano a guardare una partita di football: «Ehi!», lo salutai.

«Ciao.», rispose senza staccare gli occhi dal televisore.

Posai le cose e mi misi davanti alla televisione a braccia conserte: «Bene, affrontiamo la cosa una volte per tutte.»

«L'abbiamo già fatto.», disse cercando di guardare lo schermo ugualmente. A quel punto gli presi il telecomando e spensi la tv.

«Che fai?», contestò.

«Cerco di avere una conversazione seria con mio fratello.»

Si alzò: «Senti. Ne abbiamo già parlato e non siamo arrivati ad un compromesso.»

«Andiamo, Niall! Vediamo come va con Harry e poi ne ridiscuteremo. Io sto bene con lui, ho passato una giornata fantastica. Lascia che ci provi, poi se tutto andrà a rotoli avrai il pieno diritto di lasciarmi piangere fregandotene. Per favore.», scossi la testa.

«Vieni qui.», allargò le braccia e io lo strinsi forte.

Lui mi diede un bacio sui capelli e mi accarezzò la schiena: «Ricorda che io ci sarò sempre.»

 

 

Ciao principeseee! Scusate se è tanto che non aggiorno, comunque ecco il nuovo capitolo! Cvedo che le recensioni sono aumentate. Non sono ancora molte, ma sono abbastanza per farmi felice! Grazie :')

 

Marti xx

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo Nono ***


La sveglia suonò. Era lunedì e la mia voglia di andare a scuola era in qualche modo finita al centro della terra, sulla luna o nello stomaco di un ornitorinco (?). Ripensai al giorno prima e a quanto fossi felice. Non solo per il tempo passato con Harry, ma soprattutto per il fatto di aver fatto pace con Niall. L'appoggio di mio fratello mi era indispensabile ad affrontare meglio le giornate.

Mi trascinai in bagno e poi in cucina. Appena vidi Niall gli sorrisi a trentadue denti e lo abbracciai: «Buongiorno.»

«Buongiorno! Dormito bene?»

Annuii ed aprii il frigo.

«Oggi si torna a scuola, ragazza, si rimettono i piedi per terra.», fece il finto saggio.

«Si si lo so...»

«Non ne sono proprio convinto. Sicura che Harry non ti distragga troppo?»

Lo guardai perplessa: «Niall?»

«Sì?»

«Sembri la nonna Madlene.»

Rise: «Ehi! Non è vero!»

«E invece sì!»

«No!»

«Sì!», ci mettemmo a giocare come due bambini, il che non ci dispiaceva affatto. Mio fratello era la persona che amavo di più al mondo, dopo tutti, anche dopo Harry.

 

Arrivai a scuola e fui letteralmente assalita da Ellen: «Jade! Che fine hai fatto? Non rispondi al telefono, non stai a casa...»

Sì, forse avevo un po' trascurato tutto ciò che non riguardava Harry: «Ciao Elly. Devo raccontarti un sacco di cose.»

«Direi! Sei stata fuori dal mondo per due giorni, non vorrai mica non parlarmene!»

«Bhe... ti ricordi di Harry?»

«Il riccio figone con il sorriso da attacco epilettico e gli occhi profondi come un pozzo senza fondo?Quello che si è portato a letto la prima bionda fregandosene altamente di te? Sì, me lo ricordo.», Ellen sapeva essere davvero logorroica. Cercai di non pensare troppo a quello che aveva detto: «Ecco. Io e lui possiamo definirci... compagni? Frequentanti?»

«Sisisi, voglio i dettagli fai presto.», a volte avevo l'impressione che Ellen avesse ingoiato una radiolina. Parlava, parlava velocissima.

E così iniziai a raccontarle ogni momento passato con lui e fui interrotta soltanto dalla campanella della prima ora. Ma non fece una grande differenza, dato che durante la lezione non ascoltammo una parola di quello che diceva la professoressa. Quando alla fine della quinta Elly mi guardò e mi disse: «Amica mia, così mi piaci proprio. Finalmente ti vedo sorridere, distrarti...»

«Già. Ma il mio rendimento scolastico sta andando a rotoli, Ellen, non va bene.»

«Massì, sei brava, recupererai. Ora sei ancora nella fase “unicorni ed arcobaleni”, quando passerà ci penserai.»

«No, forse tu non hai capito. Io devo finirla con questi... unicorni, io devo-assolutamente-avere-quel-diploma. E' chiaro?»

«Bella, alza le chiappe che stasera usciamo. E tu inviti il tuo belloccio. Uscita a quattro. Vengo a casa tua alle sette e ti sistemo per bene.»

 

Alle sette, mai stata così puntuale, Ellen era sotto casa mia. La mattina non mi aveva lasciato nemmeno contestare, ma in fondo così era l'unico modo per spronarmi. La feci salire: «Allora, pronta?», era tutta ben acconciata e truccata. La guardai, era proprio una bella ragazza, Elly, e per la prima volta mi preoccupai di essere io quella più appariscente.

Sospirai: «Fammi nuova.», risi e andammo in camera mia. Prima di iniziare, Ellen si assicurò che le tende fossero tirate: «Non si sa mai.», mi fece l'occhiolino.

«Bene, iniziamo. Piastra, forcine, lacca, fascetta, maschera e retina, per ora. “Iniziamo bene”, pensai. Mi piazzò davanti allo specchio: «Sta' ferma e tra poco sarai uno splendore.». Sorrisi, guardandomi allo specchio. Ci stavo prendendo gusto: «Dove andiamo stasera?»

«In un posto fichissimo.», rispose spazzolandomi i capelli castani.

«Interessante. Posso sapere precisamente dove?»

«Zitta, che sono impegnata.», mi disse con in bocca una forcina.

 

«Et voilà.», Ellen mi fece fare una giravolta sulla sedia con le ruote e quando mi ritrovai davanti allo specchio rimasi senza fiato: «Elly, sei la mia fata turchina.», mi alzai e le diedi un forte abbraccio. «Sei bellissima, Jade.», mi sorrise e mi fece segno di riguardarmi bene.

Dovevo ammettere che non sembravo nemmeno io. Non ero truccata molto sugli occhi, ma due carnose labbra rosse spiccavano sul volto chiaro. I capelli scendevano in un onda scura sulla schiena. Feci un giro e la gonna del vestito di pizzo blu si alzò lievemente.

«Direi che ora manca solo la carrozza, i cavalli e il cocchiere. E il principe naturalmente.»

Risi: «Cosa facciamo ancora qui?»

 

 

Harry Pov

Poche ore prima Jade mi aveva chiamato per un'”uscita a quattro” con la sua amica Ellen e il suo ragazzo. Nonostante fosse passato un solo giorno dall'ultimo momento passato con lei non vedevo l'ora di rivederla. Guardai l'orologio uscii di casa. Pochi istanti dopo mi si bloccò il fiato. Mi trovai davanti a due ragazze, entrambe bellissime, ma solo una attirò magicamente la mia attenzione. Due occhi blu erano contornati da lunghe ciglia nere. Le labbra rosse facevano contrasto con la pelle diafana delle guance. I lunghi capelli scuri la facevano sembrare Biancaneve in un mondo fantastico. Mi venne in contro, ma io rimanevo a guardarla come un'idiota e mi portò alla realtà solo la sua risata: «Finiscila, Harry, mi metti in imbarazzo!»

Le presi la mano e l'abbracciai: «Sei magnifica.», mi resi conto di non poterla baciare, o sarei finito col sembrare un clown.

Poi salutai anche Ellen e lei mi strizzò l'occhio. Risi: «Bhe, se il vostro intento era quello di farmi rimanere stucco, sappiate che la cosa è riuscita.»

«E' tutto meritò suo.», scherzò Jade indicando Elly.

L'amica le diede una pacca sulla spalla: «Scherzi?»

Ci avviammo verso il locale che Ellen ci teneva nascosto. Lì ci avrebbe aspettati Mark, il suo ragazzo. Gli avevo già parlato ed ero sicuro che avremmo passato una piacevole serata.

«Ellen? Quanto manca? Mi hai piazzato su un tacco dieci e pretendi che io scammelli per tanto?»

«Harry, ti prego, educa questa ragazza. Fallo per me.»

Obbedii: «Chi bella vuole apparir, un po' di mal deve soffrir...», le cinsi un fianco.

«Comunque siamo quasi arrivati. Giriamo l'angolo e siamo lì.»

Finalmente per Jade arrivammo al ristorante. Era un posto davvero incantevole, con un giardino sul retro vecchio stile. Salutammo Mark, che ci aveva aspettati al tavolo.

Fu quando posammo le giacche sull'appendiabiti che mi sentii mancare. Jade indossava un vestito di pizzo blu attillato e un paio di scarpe dai tacchi vertiginosi di vernice dello stesso colore. Per un attimo rimanemmo soli io e Ellen e trattenendo il fiato dissi: «Dimmi come hai fatto. Ti prego, dimmelo.», espirai con una mano sullo stomaco.

«E' bella, eh?», mi diede una gomitata.

«Bella è a dir poco...»

«Tranquillo, poi avrete tutta la notte per voi.», tornò al tavolo, senza lasciarmi obiettare. Non volevo che pensasse che ero il classico ragazzo che andava in fibrillazione per due tette o un bel sedere. Io sapevo andare al di là di tutto ciò, guardavo dentro ad una persona, nel suo cuore; è vero, Jade quella sera era mozzafiato, ma di certo non era quello il motivo per cui ero incondizionatamente innamorato di lei.

 

Era mezzanotte e mezza ed eravamo tutti un po' brilli. Tra una risata e l'altra avevamo reso quella sera davvero fantastica. Avremmo fatto una passeggiata per digerire tra le strade del nostro quartiere.

 

«Buonanotte, e grazie di tutto, ragazzi.»

«Grazie a voi, assolutamente da rifare.»

Ci salutammo ed io e Harry ci trovammo sotto casa nostra mano nella mano. Sapevo che sarebbe arrivato quel momento: «E ora?», sorrisi maliziosa.

«E ora...», sospirò stringendomi forte, «si va a dormire.»

Mi feci seria. Ci ero rimasta davvero male: «Bhe, buonanotte.», sciolsi l'abbraccio, ma prima che me ne andassi mi prese di nuovo per mano e mi ristrinse a sé, ridendo: «Credi davvero che io ti lasci andare stanotte?»

«Ehi! Io c'ero cascata in pieno!»

«Lo so, è per questo che te l'ho detto.», si avvicinò con le labbra.

«Meriti una punizione, lo sai vero?»

«Me l'aspettavo, sì.»

«Bene.»

«Illuminami.»

«Devo pensarci.», non feci a tempo a finire che mi ritrovai in braccio suo: «Sei matto?!»

«Sssh.», giunse alla porta della sua palazzina: «Prendi le chiavi, sono in questa tasca.», presi le chiavi dalla sua giacca e mi sporsi un po' per aprire la porta. Lui la richiuse e salì le scale.

«Che intenzioni hai?», passai le mani fra i suoi riccioli.

«Brutte intenzioni.», fece il vocione da bad boy.

«Quanto brutte?»

«Tanto brutte.»

Aprii anche la porta dell'appartamento ed entrammo. Mi fece scendere e mise le sue mani sul mio viso e mi baciò. Quando lo faceva mi ritrovavo magicamente in un universo parallelo. Quando poi lo vidi scoppiai a ridere: «Dovresti vederti, Harry.», aveva le labbra tutte rosse per il mio rossetto.

«Cosa fai, mi sfidi?», mi riprese in braccio e si diresse verso la camera.

 

 

Ciao bellissime! Ecco il nuovo capitolo :)

Scusate se aggiorno a distanza di tanto tempo, ma ho poco tempo...

Marti xx

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo Decimo ***


Harry Pov

Erano all'incirca le sei della mattina e Jade dormiva come un angelo. I capelli scuri erano una chioma attorno al suo volto candido. Riflettei: sembrava proprio Biancaneve. Pensai di darle un bacio, come nella favola, ma non volevo svegliarla. A dire il vero, poco dopo avrei dovuto farlo, dato che doveva andare all'università. Io avevo trovato un posto fisso part-time e avevo lasciato gli studi. Non mi appassionava affatto ciò che studiavo e ogni giorno diventava sempre più negativo. Continuai a guardarla ipnotizzato e le accarezzai il braccio.

Dopo qualche minuto che stavo inerme a fissare il suo viso, non seppi rinunciare ad un bacio. Posai le mie labbra sulle sue e chiusi gli occhi. Mi resi conto di amarla davvero.

Jade si mosse e abbozzò uno stanco sorriso, accoccolandosi tra le mie braccia.

«Buongiorno amore mio.»

Alla ceca cercò le mie labbra e le diedi un bacio: «Bisogna svegliarsi. Lo sai questo, vero?»

«Non ci voglio andare a scuola.», borbottò, prese il cuscino e se lo mise sopra la testa.

Risi: «Anch'io devo andare al lavoro.»

«Non m'importa. Oggi mariniamo scuola e lavoro.»

 

Jade Pov

Io e Harry ci trovavamo a casa mia davanti alla tv con un bidone di popcorn.

«Vado un secondo in bagno.», lui si alzò.

Misi in pausa il film: «Va bene. Io intanto prendo la posta.»

Mi diressi alla porta e l'aprii. Scesi all'entrata e aprii la cassetta della posta. Al suo interno un paio di buste e un volantino pubblicitario. Richiusi la cassetta e mentre tornavo in casa sfogliai le lettere: «Bolletta...pubblicità...», poi mi trovai tra le mani una busta bianca, senza alcuna scritta. Non un indirizzo, non un mittente. La aprii e ne estrassi un foglio azzurrino:

 

La bocca rossa come una rosa e la pelle bianca come la neve”

 

Mi si accapponò la pelle. Meditai un attimo e capii subito. Quella era una famosa frase di Biancaneve. Solo Harry mi aveva chiamata così la sera prima. Ciò significava che quella cosa era stata scritta da qualcuno che sapeva. Ma quella, presumevo fosse solo il primo tassello di un puzzle.

Iniziò a battermi forte il cuore, ma quando giunsi di nuovo in salotto Harry era già lì. Non riuscivo a staccare gli occhi da quella lettera. Leggevo e rileggevo quelle parole. Alzai gli occhi a Harry e mi nascosi rapidamente il foglio dietro la schiena.

«Che c'è?», chiese perplesso.

«Eh? Niente! Co-cosa ci dovrebbe essere?», no, io non sapevo mentire.

«Jade?»

«Si?»

«Cosa c'è?»

«Mi è arrivata la bolletta e, sai com'è, è sempre un pugno nello stomaco...»

Fece finta di crederci e si risedette in divano. Riposi la lettera in borsa e mi misi accanto a lui.

 

Harry Pov

Da quando aveva nascosto quella lettera Jade era rimasta tutto il tempo assorta nei suoi pensieri. Ogni tanto commentavo qualche scena del film e lei si limitava a dire: «Già.». A quel punto il film non lo seguivo più neppure io, cercando di capire cosa fosse quella dannata “bolletta”. Forse si trattava di una lettera dal suo ex ragazzo? Non sapevo più cosa pensare e cercai invano di distrarla. Alla fine del film la baciai e ancora una volta mi accorsi che era totalmente assente.

 

Jade Pov

Passarono i giorni e non pensavo ad altro che a quelle lettere. Già, quelle. Come previsto, nell'ultima settimana me ne erano arrivate altre due. La prima mi aveva messo ancora più timore:

 

Cara Biancaneve, il principe non vuole te, ma la Regina.

 

Ma era stata la seconda a farmi impazzire:

 

Presto, quando morderai la mela, non basterà un bacio del principe.

 

Quel pensiero mi tormentava giorno e notte, mi stava consumando poco a poco. Mi erano venuti dei sospetti, ma non credevo che una ragazza potesse essere tanto diabolica. O forse sì.

 

Harry Pov

Quella sera eravamo a casa mia e non c'era un solo momento in cui Jade era sé stessa.

Mangiavamo la pizza in silenzio, uno di fonte all'altra: «Com'è andata oggi a scuola?»

«Bene.», rispose lei.

«Sapete già le date degli esami.»

Scosse la testa.

Così non seppi stare zitto e mi alzai, sbattendo il tovagliolo sul tavolo: «Ora basta. Sono due settimane che mi tieni nascosta questa cosa che ti sta rovinando. Non so più cosa fare. Non vuoi uscire fuori a cena, non vuoi guardare un film, non vuoi andare a fare un giro. Faccio di tutto per renderti felice, ma non ci riesco. Se il problema sono io, benissimo, cambierò. C'è forse un altro ragazzo?», feci una pausa e scossi la testa, «Accetterò tutto, ma voglio solo che tu sia sincera con me, Jade.»

«Non sei tu. E non c'è nessun altro che possa prendere il tuo posto.»

Dentro di me tirai un sospiro di sollievo.

Poi lei iniziò a piangere in silenzio e si alzò, gettandosi tra le mie braccia.

La cullai: «Ehi...ehi...Va tutto bene, amore mio.»

Mi strinse più forte: «Non ce la faccio più.», disse tra i singhiozzi.

Mi risedetti e la invitai a sedersi sulle mie ginocchia. Non smise di starmi accoccolata un secondo.

Le accarezzavo i capelli: «Cosa succede?»

«Ti ricordi quella lettera?»

«Sì.»

«Era solo l'inizio.»

«Cosa vuoi dire?»

«Harry, qualcuno...», continuò a piangere.

Non le misi fretta e le baciai i capelli.

Continuò: «Qualcuno ci vuole dividere. Dice che tu non mi vuoi e che presto morirò.»

Allarmato la guardai negli occhi: «Jade, niente di tutto ciò è vero.»,cercai di mantenere il controllo, ma per la prima volta ebbi davvero paura.

«Lui mi vuole rovinare, Harry.»

«Ehi, guardami bene negli occhi.», le alzai il viso con una mano, «Andrà tutto bene. Te lo prometto.». A dire il vero non sapevo da dove avrei iniziato, ma era certo che presto ne saremmo usciti. Già, ne, perché ormai non esisteva più un io e lei, ma un noi.

«Ti fidi di me?»

«Ciecamente.»

 

Ciao ladieeeees! Ecco il nuovo capitolo :)

Ormai mi sono rassegnata, le recensioni sono al massimo due a capitolo, perciò diciamo che scrivo per il gusto di farlo. In ogni caso, chiunque volesse passare, sa che mi fa un enorme piacere :)

 

PS: Mi scuso per chi mi chiede di passare, ma in questo periodo è già tanto se riesco a continuare la mia FF...

 

Baci, Marti xx

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Capitolo 11
*** Capitolo Undicesimo ***


Jade Pov

Dopo averne parlato con Harry, mi sentivo decisamente più sollevata. Anche Niall ne era al corrente e ora stavamo pensato a come affrontare la situazione. Già, loro due erano i due uomini della mia vita, ma Niall era sempre mio fratello e non volevo che la mia storia con Harry ci allontanasse. Ed infatti non lo aveva fatto e mi sentivo addosso un'armatura che mi proteggeva da ogni pericolo.

Il sospetto ormai era quasi una certezza. Chi poteva avercela con me? Chi poteva voler riprendersi Harry? La risposta era una. Cindy.

Già, era chiaro che avesse fame di vendetta. D'altronde, lei era stata usata da Harry, ma, probabilmente, non le importava molto di ciò che avesse fatto lui, il suo obiettivo era annientare me.

Forse ero stata un po' fredda con lei, ma d'altronde era colei che mi aveva rubato il ragazzo. O meglio, io me l'ero ripreso. Ci pensai su. In effetti aveva tutte le ragioni di voler farmi sparire dalla faccia della terra, ma io mai avrei pensato di arrivare ad uccidere. Probabilmente non voleva farlo davvero, cercai di consolarmi, ma cercava solo di mettermi paura per mollare una volta per tutte.

«Harry, devi parlarle.», disse Niall.

«Io non voglio più avere niente a che fare con quella ragazza.»

«Bhe, poco importa, visto che c'è di mezzo la vita di mia sorella e della tua fidanzata.»

Harry abbassò il capo: «E va bene. Lo farò. Ma non credo di riuscire a convincerla che non la amo più. Lei è testarda, non immaginate quanto.»

«Sono sicura che ce la farai.», gli strinsi la mano.

«Va bene. Domattina andrò a casa sua.», nonostante mostrasse di avere tutte le buone intenzioni, Harry sembrava poco convinto, ma feci finta di non notarlo.

 

La sera uscimmo io e Harry a mangiare una pizza, ma il suo atteggiamento assente non era cambiato molto. Così, quando fummo seduti a tavola, trovai il coraggio di dirgli: «C'è qualcosa che non va?»

«No, perché, dovrebbe?»,mi guardò perplesso.

«Credi che non ti conosca abbastanza bene?»

Si guardò intorno, distratto: «E' solo che questa storia mi ha un po' scosso...»

Gli presi la mano e lui mi guardò negli occhi: «Harry, non vuoi forse farla sparire dalla tua vita? Sei forse ancora innamorati di lei?», il mio cuore palpitava fortissimo.

Lui strinse la mia mano più forte: «Non devi pensarlo nemmeno per scherzo.», cercai di trattenere l'enorme sospiro di sollievo.

«E allora qual è il problema?»

«Ho paura di non riuscire...»

«Ehi, guardami. Mi fido di te.»

 

Harry Pov

Ero teso. Molto teso. Mi vestii in fretta e uscii di casa sulle nove. Presi la macchina e mi diressi verso la casa di Cindy. Era come se al posto dei cartelli stradali ci fossero delle insegne con scritto Vecchi errori da dimenticare o Brutti ricordi. Cercai di non pensare, ma cominciai a vedere i suoi occhi, che sarebbero stati tristi. Io non la amavo più, ora il mio cuore era tutto per Jade, ma non avevo mai fatto stare male una persona prima d'ora, ad eccezione della mia ragazza attuale.

Parcheggiai davanti alla sua palazzina e suonai al campanello di Cindy McFlow. Rivedere quel posto era come ritrovarsi in un luogo fantastico dove stanno racchiusi tutti gli errori della tua vita.

«Chi è?»

Esitai un attimo: «Ciao, Cindy, sono Harry.»

Sentii silenzio e la porta si aprì. Salii le scale, titubante e giunsi al terzo piano. La porta di casa sua si aprì: «Sapevo che saresti tornato!», vidi la gioia nei suoi occhi, che poco dopo avrei dovuto spegnere. Feci un mezzo sorriso.

«Entra, tesoro.»

«Ti ringrazio. Ma ci metterò poco più di un minuto.»

Il suo viso si rabbuiò.

«Sei stata tu a mandare quelle lettere, vero?»

Lei abbassò lo sguardo: «Che altro potevo fare per farle capire che tu mi ami ancora?»

«Il fatto, Cindy, è che io non sono innamorato di te.», mi scappò un tenero sorriso. Dopotutto, non era bello fare soffrire una persona.

I suoi occhi si riempirono di lacrime: «Oh, Harry, sì che lo sei.», si avvicinò, «Lascia che ti mostri.»

Mi mise una mano sul viso e mi guardò: «Lasciati andare.»

Scossi la testa, piano.

Chiuse gli occhi e poggiò le sue labbra sulle mie. Io rimasi inerme, come una statua. Lei mi accarezzò il viso e cominciò a baciarmi. Quando capii che si stava spingendo troppo in là mi scansai: «Basta così, Cindy.»

Lei fece scivolare le braccia lungo il suo corpo e disse: «Ora ho capito. Tu ami lei, non me.»

«Ho cercato di fartelo capire in mille modi.»

«Ti chiedo una cosa.»

«Dimmi pure.», se potevo fare qualcosa per farla stare meglio...

«Mi concedi un ultimo bacio? Un bacio vero?»

«Lo farei, Cindy, se bastasse a renderti più felice. Ma che bacio è, senza sentimento?»

Si allontanò, poco a poco e prima di chiudersi la porta alle spalle, riuscì a dire: «Addio.»

La salutai: «Addio, Cindy.»

Mi voltai e riguardai un ultima volta quella porta e scesi le scale, con lo sguardo basso.

 

Jade Pov

Harry venne a prendermi a scuola all'ultima ora. Nonostante speravo fosse riuscito a mettere a posto le cose, non avrei gioito. Mi sembrava estremamente sbagliato gioire davanti alle disgrazie degli altri. E' vero, Cindy era la mia “rivale in amore”, ma non c'era giustificazione per essere felice.

«Ciao amore mio.», mi diede un bacio al volo.

«Ehi.», gli sorrisi.

«Ce l'ho fatta.»

«E' stata difficile la cosa?»

«No, ma abbastanza pesante.»

Non parlai, ma strinsi la sua mano. Si creò un imbarazzante silenzio, che lui ruppe: «Allora, com'è andata?»

«Solito. Tu piuttosto, come va il lavoro?»

«Non c'è male. Colgo l'occasione per darti una buona notizia, già che siamo in argomento.»

«Finalmente!»

«Mi danno la busta paga questo fine settimana. Così... bhe, pensavo che potevamo andare a fare un giro.», si strinse nelle spalle.

«Sarebbe fantastico...! Cosa avresti pensato?», chiesi eccitata.

«E' una sorpresa.»

«Non è giusto! Non puoi farmi stare sulle spine in questo modo.», misi il broncio.

Rise, facendomi sciogliere come la prima volta: «Spero che tu non abbia grosse aspettative. Non dimentichiamo che il mio stipendio è quello che è...»

«Ehi», mi fermai e lo guardai negli occhi, «non m'importa se mi porti in un hotel lussuoso o in una topaia. A me basta stare con te, capisci?»

Sorrise e si avvicinò, stringendomi forte a se: «Una topaia?»

«Era per dire, sciocco. Nel senso che...», mi interruppe con un bacio. Quando mi lasciò parlare (tanto tempo dopo) dissi: «Possibile che tu non mi faccia mai finire?!»

«Ma sì... Ti preoccupi sempre di quello che possa pensare io... Ma forse non hai capito che l'unica cosa che m'importa al mondo è averti con me.», prese a cullarmi tra le sue braccia, «Forse non sai quanto ti amo, perché se lo sapessi non ti faresti tanti scrupoli. Jade, lo vuoi capire che non me ne frega niente degli altri, di cosa pensano...? Io voglio passare il resto della mia vita con te. Per questo volevo chiederti se volevi venire a vivere con me.»

 

Bonjour Ladies! Ecco il nuovo capitolo, signori!

Scusate per il ritardo, mio piccolo pubblico. Comunque, sto preparando una nuova FF, dato che stiamo per giungere al termine di questa.

 

Un bacio, Marti xx

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodicesimo ***


Jade Pov

Quell'ultima frase cambiava le cose non di poco. Esitai e non seppi che rispondere: «Wow..!», feci un'imbarazzato sorriso.

«Non sei obbligata a rispondermi subito, tranquilla.», mi fece una carezza sulla guancia.

«E' una decisione che va presa con calma. Dammi questa vacanza per pensarci un po' su, va bene?»

«Non c'è fretta, amore, aspetterò quanto vuoi.»

Sorrisi e gli diedi un bacio, per poi prenderlo per mano e continuare per la nostra strada. Nonostante fossi miracolosamente riuscita a mascherare i miei sentimenti, dentro di me c'era incertezza, paura. Amavo Harry più di qualsiasi altra persona, ma non stavamo insieme nemmeno da un anno. Volevo passare anch'io il resto della mia vita insieme a lui, ma eravamo ancora molto giovani per convivere. Mi lasciai il pensiero, sebbene fosse non una cosa da niente.

 

Harry Pov

Il weekend arrivò, finalmente e mi svegliai, mentre Jade stava ancora dormendo. Ormai passavamo ogni notte assieme, a volte a casa mia, altre a casa sua. Temevo di spaventarla con quella richiesta di andare a vivere insieme. Forse avrei dovuto aspettare, pensai.

Mi cambiai velocemente senza fare rumore e scesi piano le scale. Mi misi la giacca e chiusi la porta. Mi recai al panificio vicino casa: «Buongiorno, Signora Wills.»

«Hey, caro. E' presto, vai al lavoro di sabato mattina?», mi chiese perplessa la vecchietta.

«Oh no. Sono venuto a prendere la colazione per la mia ragazza.», mi passai la mano tra i ricci.

«Fa conquiste, il nostro Harry.», ammiccò la Signora Wills.

«Già.», sorrisi, «Allora, mi consigli la cosa più buona che ha. E che sia adatta ad un risveglio romantico.»

«Oh, ragazzo mio... Guarda cosa ti do.», prese un piccolo vassoio di cartone e vi mise tre cupcakes con in cima un cuore di zucchero.

«La ringrazio, è una bellissima idea. Ritornerò di certo.»

«Quando vuoi, tesoro.»

«Quant'è?»

«Lascia stare, ragazzino.»

«Non se ne parla, Signora Wills. Mi dica quanto devo pagare.»

«Muovi le chiappe, prima che si svegli!»

Risi di gusto e la ringraziai.

 

Quando tornai a casa Jade, fortunatamente, stava ancora dormendo. Preparai il caffè e quando tutto fu pronto andai in camera.

Appoggiai il vassoio sul comodino e aprii le tende. Era una bellissima giornata e i suoni della primavera rompevano il silenzio mattutino.

«Buongiorno, bellezza.», mi sedetti sul bordo del letto.

Jade si rigirò tra le coperte e sorrise, ancora con gli occhi chiusi. Cercò alla ceca la mia mia mano e io afferrai la sua. Le diedi un bacio sulla fronte. Sbadigliò: «Buongiorno...»

Si mise a sedere e io le porsi la colazione. Fece un'espressione stupita: «Mi vizi, tesoro mio...»

Sorrisi.

«Mmm!», prese un cupcake e lo addentò, «Dio, è favoloso...»

«Mi fa piacere che ti piaccia.», le diedi una carezza.

«Tieni, assaggia.»

«Tutti tuoi.»

«Cos'è, tutta una strategia per mettermi all'ingrasso tipo la strega di Hansel e Gretel?», scherzò, «Dai sciocco, mordi.», rise.

Lo assaggiai: «E' buono. La Signora Wills mi ha saputo consigliare bene.»

«Aaaah, c'è il trucco...», mi stuzzicò lei.

«Che ti aspettavi, che mi mettessi con la sac a poche? Dico, mi vedi?»

«Certo che sì, amore mio.», mi schioccò un bacio sulla bocca, per poi procedere all'altro cupcake.

«Allora, dove mi porti?», chiese Jade con la bocca piena facendo un piccolo saltino sul letto.

«Non te lo dirò, te l'ho detto.», la provocai.

«Bene, vorrà dire che non verrò.», mise le braccia conserte, come una bambina capricciosa.

Mi avvicinai: «Va bene.»

Stette zitta.

Posai le mie labbra sulle sue. Stava immobile. Non staccandomi dalla sua bocca dissi: «Lo so, che lo vuoi questo bacio.». Sorrisi, ma lei non rispondeva. Era tenace, già. La baciai.

Mi prese il viso tra le mani e disse stringendo i denti: «Dio quanto ti amo, Harry, quanto...»

Le cinsi i fianchi e la strinsi forte: «Jade... sei tutto quello che ho.»

 

Jade Pov

Verso le dieci salimmo sul treno. Harry proprio non mi svelava dove mi stava portando, così decisi di rassegnarmi.

«Raccontami delle tue storie d'amore passate.», chiesi sgranocchiando una patatina.

Sorrise: «Come mai questa curiosità?», prese anche lui una patatina.

«Bhe? Non posso sapere qualcosa sul mio ragazzo?»

«Bene. Cominciamo. Preparati, ne ho una sfilza.», scherzò Harry.

Risi: «Mi metterò comoda.»

«A dire il vero ho avuto poche storie serie. Due o tre.»

«Poche?! Ti informo che questa è la mia seconda storia seria, non per dire.». In effetti, era un ragazzo non solo molto attraente, ma anche estremamente gentile e romantico.

Continuò: «Partendo dalle storielle adolescenziali... Ho dato il mio primo bacio a undici anni. Lei si chiamava Tracy. Era una bambina graziosissima. Eravamo a casa del mio migliore amico e stavamo guardando un film anche con la migliore amica di lei. E così è andata.»

Ascoltavo assorta le sue parole e mi chiedevo se quella bambina si ricordasse di lui. Come si poteva dimenticare un ragazzo così?

«La mia prima storia seria l'ho avuta a sedici anni. Megan era davvero bella... Ed ero perso di lei. Passavamo insieme un sacco di tempo ed eravamo follemente innamorati uno dell'altra. Ma poi la cosa si era fatta troppo seria per la nostra età e abbiamo deciso di finirla lì. Ho sofferto tantissimo e, da quanto mi avevano detto, anche lei.», si era fatto serio e guardava fuori dal finestrino.

«Dopo qualche mese in vacanza ho conosciuto Katherine. Diciamo che mi faceva il filo e a me dispiaceva farla stare male, così l'ho accontentata. Non l'amavo, già. Ancora oggi se ci penso mi sento un ipocrita. Come ho fatto ad essere così crudele? Katherine era una ragazza molto gelosa, così quando l'ho lasciata ho usato il suo comportamento come scusa. Sono stato ingenuo.»

Lo guardavo negli occhi, con la mano dentro il sacchetto di patatine, come un'ebete.

«Infine, per sei mesi circa sono stato fidanzato con Beth. Credo che lei sia stata l'unica ragazza tra le precedenti che mi abbia fatto sognare sul serio. La amavo moltissimo, ma evidentemente per lei non era lo stesso.», abbassò il capo, poi su guardò intorno come per non andare troppo infondo all'argomento e continuò, «Mi lasciò per un altro, già.»

Pensai a come potesse esser possibile spezzare il cuore ad un ragazzo come Harry. Vederlo così mi rattristava, soprattutto perché sentii di non essere abbastanza per lui. Forse non riuscivo a lenire quella ferita ancora aperta...?

Fece una lunga pausa: «E poi...», pensai: “Ancora? Meno male che erano due o tre...”, «Poi è arrivata nella mia vita una certa Jade, che ha rapito il mio cuore come nessun'altra. Sai, è una ragazza meravigliosa. E la amo più della mia stessa vita. La storia di Beth rimane solo un lontano ricordo che non permetterà mai di infierire con il mio amore per lei. Ho fatto tanti errori, negli ultimi tempi, ma sono ancora qui, con lei, incredibilmente felice.»

Mi specchiai sul finestrino. Ero bordeaux.

 

Il viaggio proseguiva, lento, ma allo stesso tempo veloce, perché ogni momento che passavo con lui non poteva mai essere noioso. Mi chiedevo se Harry mi stesse portando al polo nord o in Australia, ma nonostante lo tartassassi di domande, proprio non mi voleva svelare la sorpresa.

Il treno si fermò: «Siamo arrivati?», esclamai.

«Non ancora.», sorrise.

Sbuffai: «Mi puoi dire almeno quanto manca?», feci i capricci.

«Meno di un'ora, credo.»

Ma proprio mentre stavo per ringraziare il Cielo, si sedette a fianco a Harry una ragazza. Bella. Molto bella. Troppo bella. Con una quarta di seno. E un fisico magnifico.

Harry rise vedendo la mia faccia: «Cosa ridi, idiota?», sussurrai.

E da lì regnò il silenzio.

Mi accorsi che il mio care fidanzato lanciava delle occhiate dove non avrebbe dovuto. E il bello era che lei ricambiava con piacere. La tipa accavallò una gamba e vidi che Harry deglutì. Non mi guardai per vedere di che colore fossi diventata, ma potevo intuire un verde tendente al blu.

Anche lui cambiò colore. Già, rosso come la passata Mutti; solo che lui faceva la parte del rigatone che salta nel pomodoro e alla fine diceva: “Che polpa...”.

Ad un certo punto, lei fece finta di avere caldo e si slacciò un bottone della camicetta e lui sbarrò gli occhi: «Eh no, mia cara. Quel che è troppo è troppo. Lui è il mio ragazzo e l'abbiamo capito tutti che tu sei una figona e io un cesso con le gambe, ma metti giù le mani da lui, sono stata chiara?», tutti i passeggeri guardavano divertiti la mia scenata, ma non m'importava. «Non mi sembra che sia caldo, qui dentro, o sbaglio? Sbaglio signore?», mi rivolsi ad un povero sconosciuto che atterrito scosse la testa. «Bene. Quindi ti prego di alzare le tue belle chiappette sode e di andartene a quel paese.»

Lei, calma, si alzò e fece ad Harry con un cenno di capo verso di me: «Buona fortuna, tesoro.»

Tutti ripresero a far le loro cose, tra bisbigli e risatine e io misi le braccia conserte. Harry rise di gusto. «Cosa c'è?», chiesi.

«Jade, sei fantastica.», aveva le lacrime.

«Non lo trovo divertente.»

Rise di nuovo.

«Ci dai un taglio o vuoi andare avanti per tanto?»

Non fece a tempo a rispondere che il treno si fermò e vidi dal finestrino il cartello Portsmouth Station.

 

 

Ciao a tutte! Spero vi sia piaciuto il nuovo capitolo! Scusate ancora se non aggiorno molto spesso... E se non leggo le FF che mi chiedete, ma è già tanto se riesco a scrivere. :)

Pronte per la festa della donna?

Io tanto so che l'unica mimosa che riceverò sarà quella del supermercato. :)

 

Un bacio, Marti xx

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredicesimo ***


Jade Pov

Trattenni il respiro: «Oh mio Dio, Harry, non ci posso credere! Venivo qui da bambina con mio padre...». Ed infatti era come se fossi tornata una scatenata bimba felice.

Lo presi per mano e gli diedi uno strattone. Iniziammo a correre fino a scendere dal treno.

Mi fermai e lo guardai negli occhi: «Grazie, tesoro, non potevi portarmi in un posto migliore.»

«Sapevo che ti sarebbe piaciuto ma non mi aspettavo una reazione così.»

Portsmouth era una piccola cittadina a sud dell'Inghilterra, che dava sulla Manica. Non era molto popolata e il centro era di certo il piccolo lunapark, con qualche montagna russa e qualche banchetto di dolci; è proprio lì vicino che c'era la famosa cioccolateria Choccywoccydoodah.

Mi strinse la mano e, usciti dalla stazione, ci dirigemmo verso il lunapark.

«E' proprio come me lo ricordavo...», guardai la grande ruota panoramica girare piano.

«Facciamo un giro?»

«Dio sì!», dissi eccitata.

Andammo al banchetto a prendere i gettoni e salimmo sulla ruota panoramica.

«Mi dici come hai fatto? Insomma, come facevi a sapere...?»

Sorrise: «Tu fratello Niall è di grande aiuto a volte.»

«Ehi...! Ma allora c'è il trucco...!»

«Ma quale trucco, è solo un piccolo consiglio.»

«Bhe, poco importa, visto che ora siamo qui... io e te.»

Mi mise due dita sotto il mento e mi baciò. Le nostre labbra si muovevano sinuose, come una cosa sola. Sentii un brivido scendermi lungo la schiena. Mi strinse forte e il tempo sembrava essersi fermato. Non sapevo neppure dov'eravamo, se dovevamo scendere dalla ruota.

Mi guardò negli occhi: «Ti amo, amore mio»

Lo baciai, ancora.

Finchè un forte «Hem hem...» ci riportò alla realtà. «Piccioncini, il giro è finito.», ci disse l'omino.

Avvampai: «Oh, sì, certo.», scendemmo imbarazzati e ridemmo sotto i baffi.

«Zucchero filato?», mi propose.

«Zucchero filato.», ci recammo al baracchino dei dolciumi.

«Buongiorno.», salutò Harry.

«Due?», chiese la signora.

Intervenni: «Uno. Ma grande. Enorme. Tanto da tuffarcisi dentro.»

La donna mi guardò con gli occhi sbarrati e Harry la guardò con apprensione.

«Come... vuoi.»

Dopo quasi un minuto mi ritrovai con uno zucchero filato grande il doppio di quelli che avevo visto in vita mia. Un'enorme nuvola bianca. Ci andammo a sedere su una panchina lì vicino.

«Non credi di aver un po' esagerato?»

«E perché mai?»

Rise, scuotendo la testa.

Presi un ciuffetto di zucchero filato e lo mangiai. Lo porsi a Harry che ne prese anche lui.

Si avvicinò più a me, mentre ero impegnata ad ingozzarmi di quella droga batuffolosa. Presi l'ennesimo ciuffetto e lo tenni stretto tra le labbra. Si avvicinò e morse il mio batuffolo, fino ad arrivare a darmi un bacio. Già, Harry sapeva essere incredibilmente romantico. Risi e mi riempii la bocca di zucchero filato a mo' di criceto.

 

Quando ebbi la pancia piena ci alzammo e lui intrecciò la sua mano con la mia. Gli strinsi il braccio, camminando: «Sei fantastico.»

«Anche tu.», mi strinse a sé.

Poi si diresse verso il baracchino dei tatuaggi temporanei. Mi chiesi che intenzioni avesse.

«Buongiorno, signore. Vorrei un tatuaggio.», disse.

«Va bene. Cosa volevi?»

«Una scritta. Qui sul polso, vede?», gli mostrò col palmo della mano rivolto verso l'alto.

«Una frase? O una parola?»

«Mmm... una parola.»

«Benissimo.»

«Jade.», feci lo spelling.

«Okay, iniziamo.»

Tirò su la manica e porse il polso.

Dopo poco più di un minuto vidi sulla sua pelle il mio nome e non poté non scendermi una lacrima.

Quando il tipo ebbe terminato, pagò e disse: «Possiamo andare.».

«No. Anch'io voglio un tatuaggio.»

«Anche tu una scritta.?»

«Sì, una frase. Finché il cuore smetterà di battere

Harry mi strinse a sé, da dietro, e mi diede un bacio sui capelli.

Il tatuatore sorrise e scosse la testa: «Come vorrei tornare giovane così... Non avere pensieri per la testa... Sapete, anch'io ero innamorato follemente della mia ragazza, ma le cose sono successe troppo velocemente e tutto è andato a rotoli.»

«Mi dispiace...», dissi.

Ma dentro di me era tornato il pensiero che avevo nascosto da quando Harry me l'aveva chiesto. Già, rimandavo sempre il pensiero ad un altro momento, ma prima o poi avrei dovuto affrontare l'argomento del convivere. Mi stavo convincendo che era davvero troppo presto e avevo preso in considerazione le parole del signore. E se poi si fosse rovinato tutto per una stupida fretta? Non l'avrei permesso, così, mentre stavamo dirigendoci alla famosa cioccolateria, azzardai: «Harry?»

«Sì?»

«So che stai aspettando una risposta.», iniziai a tremare e lui poté coglierlo.

«Hai tutto il tempo.»

«Lo so. Ma non voglio farti aspettare per una cosa che ho già deciso. Non avrebbe senso.», mi fermai e lo guardai negli occhi: «Harry, io ti amo alla follia... Ma ci ho pensato molto, anche se può apparire il contrario, e ho capito che prendere decisioni così importanti così presto potrebbe influire sulla nostra storia. Io non sono ancora pronta... Insomma, ho solo diciannove anni... E poi non me la sento di staccarmi già da mio fratello. Non abbiamo abbastanza soldi per permetterci una casa tutta nostra.», non so per quale ragione iniziai a lacrimare.

«Perché piangi?», la sua espressione era illeggibile.

«Perché ho paura. Paura che tu possa pensare che non ti amo. Harry, tu sei la mia vita e darei il cuore per te, ma cerca di capirmi.», parlavo veloce e con lo sguardo perso chissà dove.

Mi asciugò le lacrime con i palmi delle mani: «Ehi, sciocchina... Credi davvero che io possa pensare

tutto ciò?»

Annuii: «Bhe, sì.»

«Vieni qui.», allargò le grandi braccia, tra cui mi avvolse, «Ti capisco e non c'è alcun problema. Abbiamo tutta la vita davanti... Possiamo aspettare. E poi ci penseremo con calma va bene?»

Annuii col capo e lo guardai intensamente.

Posò le labbra morbide sulla mia fronte e chiusi gli occhi. Scoppiai di nuovo in un pianto fragoroso: «Ho paura di perderti, Harry. Il fatto è che sei così importante...»

«Dio, Jade, non sai quanto ti amo... Sei la ragione per cui mi alzo la mattina, per cui trovo la forza di andare avanti.»

Gli accarezzai le guance: «Ti ricordi? E' tutto iniziato quella sera, con un Ciao scritto su quel blocco di fogli... E ora siamo qui, felici più che mai.»

«Mi sembra passata una vita.»

«Già.», annuii.

«Su, andiamo ad addolcirci la giornata.

 

Arrivammo finalmente alla vetrina della cioccolateria. Avevo gli occhi ancora arrossati, reduce da uno sfogo, ma nonostante questo avevo un gran sorriso sulle labbra. Ci tenevamo per mano. Rimasi pietrificata nel vedere quelle fantastiche sculture di cioccolato. Entrammo e fummo avvolti da un intenso profumo di dolci: «Buongiorno.», disse Harry, «C'è qualcosa per consolare la mia ragazza?»

«Come no. Aspetta solo un momento.», la vecchia signora entrò in una porticina per poi tornare con una scatola avorio con tanto di fiocco in raso bordeaux.

«Questi le faranno cambiare d'umore. Sono dei tartufini alla crema fredda di cioccolato al latte. Provare per credere. Se preferite qualcos'altro, abbiamo qualunque cosa.», ammiccò.

«L'esperta è lei.», dissi con un sorriso a trentadue denti.

«Bhe, allora, questo è il mio consiglio. Aggiudicato?»

«Aggiudicato.»

 

Uscimmo dal negozio e ci sedemmo su un muretto lì vicino.

Aprii la scatola e assaggiai uno dei cioccolatini. Stetti per svenire: «Cristo, Harry, prova e poi mi dici.»

E così finimmo per farci fuori sette etti di cioccolato in due.

 

 

 

Ciao a tutte! Mi dispiace che nessuno recensisca questa FF...

Ormai devo finirla, lo so. Ma lo farò solo per piacere personale,

poi pubblicherò gli ultimi capitoli e non so se scriverò altre fanfiction,

se si va avanti di questo passo...

Comunque, io a Portsmouth ci sono stata ed è il posto, come spero avrete capito,

dove viene girato La Fabbrica Del Cioccolato, su Real Time, non so se avete presente...

E tutto ciò esiste davvero. :)

 

Un bacio, Martina3

 

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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordicesimo ***


 

Harry Pov

Tornammo a Londra, dopo un paio di giorni fantastici. Mi dispiaceva di non averla portata in un posto molto speciale, ma stavo mettendo via i soldi che ci sarebbero serviti in futuro. Già, la mia vita ora era Jade e di conseguenza lei era il mio futuro.

Ero in camera mia a mettere un po' a posto il disordine madornale che c'era, quando aprii il cassetto e ritrovai l'album dove erano custodite le nostre prime parole, l'inizio di una storia che sarebbe durata per l'eternità.

Sfogliai le pagine:

 

Ciao!

 

Come va?

 

Mi dispiace... Io niente male, ti ringrazio.

 

Sì, tutto a posto.

 

No no, era mia sorella. Era venuta ad aiutarmi!

 

E tu? E' vero che non hai nessuno?

 

Qualcosa di brutto?

 

Hai voglia di parlarne?

 

Chi è stato?

 

Bhe, sei ancora giovane... Perché rinunciare in partenza? Magari non tutti sono così.

 

Certo che esiste.

 

 

Sorrisi. Mi sembravano passati lunghi anni. Rividi ogni momento passato insieme, bello e brutto. E ripensai a quanto avessimo sofferto entrambi in quel periodo buio, a Cindy... “Chissà ora com'è, lei.”, mi chiesi. Mi dispiaceva, nonostante tutto di averla usata, quella povera ragazza, così non ci pensai troppo.

Ad un certo punto la tenda della stanza di Jade si aprì e ridemmo entrambi al ricordo di quell'inizio. Presi il blocco e scrissi: Ciao!

Lei rise e rispose: Ciao!

Già, proprio come la prima volta: Allora? Credi ancora che l'amore non esista?

Eccome se esiste.

Ci avresti mai pensato?

No. Ma eri sexy.

Risi: Anche tu, molto sexy.

Eri davvero mozzafiato.

Cosa vuoi dire, adesso non lo sono?, scherzai.

Niente è come la prima volta.

Questa me la segno. Comunque tu sei ancora una meraviglia.

Ti amo.

Anch'io.

 

Jade Pov

Il giorno a seguire, dopo scuola, Harry e io andammo a fare un giro.

«Quando avremmo dei bambini la femmina si chiamerà Megan.», dissi.

Vidi nei suoi occhi uno stupore inaspettato. Non avevamo mai parlato di avere dei figli, ma sembrava felice.

Risi: «Che c'è? Ti imbarazza la cosa? Sarai un bravo papà.»

«Questa non me l'aspettavo.», non aveva ancora realizzato, «Comunque il maschio si chiamerà Jake.»

«Come vuoi. Altre proposte per la femmina?»

«Jennifer.»

«Quante J in famiglia.»

«Sarete le J della mia vita.», sorrise.

Passeggiavamo per le strade, mano nella mano, pianificando il nostro futuro. Ma un nostro futuro non ci sarebbe mai stato, perchè ciò che accadde pochi attimi dopo se lo portò via. Un bimbo si ritrovò in mezzo alla strada e una macchina stava arrivando, veloce. D'un tratto Harry scomparve alla mia destra, per salvare quella creatura da una morte crudele. Poco dopo il corpo esanime dell'amore della mia vita giaceva sul ciglio della strada. Non mi resi conto di nulla. Andai da lui e iniziai a piangere e a gridare: «Harry! Ti prego, non lasciarmi proprio ora. Dobbiamo fare molte cose insieme, ricordi? Le J della tua vita...», scuotevo il suo corpo invano, disperata, «Rispondimi, dannazione. Non è possibile. No. Tu non puoi andartene via così. Non puoi. Resta con me. Ce la farai, amore, te lo prometto.». Non mi fermai di gridare e di invocare il suo nome. Sentii il rumore delle sirene e qualcuno tirò il mio braccio: «Signorina, la prego.». «Mi lasci stare!! Andate via tutti o non ce la farà!», ormai non ero più cosciente ed ero inconsapevole del fatto che Harry non sarebbe più tornato, mai più.

«Signorina. Il suo ragazzo... il suo ragazzo è morto.»

«Non dite sciocchezze. Harry non è...», e proprio quando stetti per pronunciare quella parola caddi a terra, con lo sguardo perso nel vuoto.

 

Mi ritrovai in ospedale, mio fratello affianco a me. Non parlò.

Fu allora che ricordai tutto e cominciai a piangere, disperatamente, con le mani sul viso: «No, no, no, no, no... Perché questo? Cosa ho fatto di male, Dio? Cos'ho fatto per meritarmi tutto questo?».

Niall mi strinse forte: «Jade, il mondo è crudele. Ma dobbiamo accettarlo.»

Tutto nel giro di pochi attimi era andato in fumo. Non parlavo più, non mangiavo e non bevevo. Mi obbligavano per evitare che mi sentissi male. Ma io stavo già male, perchè il dolore al cuore era più forte di qualsiasi altra ferita fisica. Mi svegliavo nel cuore della notte, col sudore freddo sulla mia pelle e guardavo quel letto vuoto.

 

Passarono giorni, settimane, mesi. E non passava giorno in cui io non piangessi, in memoria di colui che mi aveva cambiato la vita. Cercavo di non ricordare, di non pensare, ma era tutto quanto inutile. Andavo ogni giorno a trovarlo e portandogli un fiore. Avevo pensato tante volte di farla finita, ma pochi mesi dopo la sua morte una notizia cambiò le cose.

 

 

Sette anni dopo

 

Il dolore non era ancora sparito del tutto e ma l'avrebbe fatto. Ma quando mi dissero che ero incinta, fu quella la cosa che mi diede la forza di andare avanti. Due gemelli, Jennifer e Jake.

Avevano gli occhi ed il sorriso del padre.

 

 

 

 

Ok, mi viene da piangere. :')

Dichiaro questa FF completa. Grazie a chi l'ha letta e a chi l'ha recensita.

Ne sto preparando una nuova e spero vi piaccia.

Un bacio e grazie ancora,

Marti <3

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