Soulmate

di Deademia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Qualcuno a cui aggrapparsi ***
Capitolo 2: *** Scintille ***



Capitolo 1
*** Qualcuno a cui aggrapparsi ***


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Scusatemi
Era stato un sussurro privo di voce, la richiesta di un perdono che lei aveva già concesso, ma era stato anche il suo addio, a loro, alla vita.
Lo capì dal suo sguardo, che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe rivista, lo capì dagli occhi di Caius, occhi avidi di macabra giustizia, lo capì dall’urlo di Edward, da quell’accerchiamento di vampiri che le si facevano sempre più attorno, giustizieri mai spodestati di atti che in sé erano crimini, e lo capì da quella mano, solida e ferma sulla sua spalla, il monito attraverso il quale avrebbe dovuto intuire che nulla avrebbe potuto arrestare quello scempio.
Ma era sua sorella, non poteva guardarla morire, non come spettatrice silenziosa ed inerme.
Scattò nello stesso istante in cui Tanya gridò il suo nome. Fu straziante, atroce, ma mai quanto la visione del corpo della sua adorata sorella che cadde a terra senza vita, la testa staccata.
La collera, la rabbia, il sapore dolce amaro della vendetta le inondarono i sensi. Spinse via chiunque osò intralciare la sua folle corsa verso un suicidio certo, scansò Rosalie, bloccò Emmett e puntò dritta verso l’unico vampiro colpevole, decisa a ripagarlo con la stessa moneta, fosse stata l’ultima cosa che avesse fatto.
Sentiva le grida di chi cercava disperatamente di riportarle alla ragione, ma non vi era ragione in ciò che era appena accaduto.
Sua sorella era stata uccisa sotto i suoi stessi occhi, nulla aveva senso se non la vendetta pura.
Mancava così poco a che si gettassi tra le file nemiche, così poco al suo unico obbiettivo quando lui, proprio lui, l’uomo che più di tutti gli altri pensava la avrebbe capita e spalleggiata, il vagabondo in cerca di avventura e gesti eroici ma potenzialmente folli che forse era l’unico fra tutti a poter apprezzare quel moto di coraggio , le si parò di fronte, bloccandola con tutte le sue forze e stringendola da dietro in modo da impedirle qualsiasi movimento.
Spiacente Garrett, ma era mia sorella…
Pensò, prima afferrare le sue mani e rilasciare la scarica elettrica più potente che era in grado di creare. Lo sentì gridare e una parte di lei soffrì per avergli arrecato quel dolore acuto ed intenso, ma con suo sommo sgomento invece di mollare la presa come aveva pensato lo sentì  rafforzarla, piegandosi appena per quelle scariche atroci che continuava a rilasciargli.
-Lasciami Garrett- soffiò con un ringhio, strattonandolo senza mai staccare gli occhi da Caius.
-Te lo puoi scordare donna- rispose lui in un soffio contrito, mentre stringeva i denti per il dolore.
Poi fu nero.
Sbuffò respiri secchi, bloccando le scariche disorientata, mentre fissava inerme la distesa di oscurità che la circondava. Tutto era sparito, il ghigno di Caius, il ghiaccio, i trepidanti soldati dei Volturi…ogni cosa era stata inghiottita dall’oblio.
Sentì i muscoli irrigiditi di Garrett rilassarsi un poco, seppure continuava a tenerla stretta.
-Che cosa….-
-Sta calma, sta calma…- soffiò tra i suoi capelli, mentre lentamente la trascinava indietro, riparata in mezzo a tutti gli altri.
E allora capì…
-Zafrina- ringhiò collerica, strattonandolo nuovamente con forza per liberarsi.
-Esatto, e ora vedi di smetterla con questi scatti, non otterrai nulla facendoti staccare la testa prima ancora di arrivare a sfiorarlo-
-E tu vedi di mollarmi, se non vuoi che ti trasformi in un palo della la luce-
Lo sentì ridere appena sui suoi capelli, prima che facesse scivolare lentamente le braccia via dal suo corpo, con circospezione. Nello stesso istante la vista le tornò normale. Dentro di sè ghignò. Se lo aspettavo più furbo, il suo bel nomade.
Ma non appena si preparò allo scatto, gli occhi nuovamente fissi in quelli scarlatti e ridenti di Caius a decine di metri da lei, e i denti scoperti in una palese minaccia, lo sentì afferrarla per la seconda volta.
-Ah ah, cosa credi di fare?-
Ringhiò.
-Lasciami! Quel mostro, quel mostro l’ha uccisa, ha ucciso la mia sorellina io…la devo vendicare…io…lei è morta e….- continuava a strattonarlo, mischiando sussurri a ringhi furiosi, fin quando quei suoi miseri tentativi che andavano sempre più scemando sotto la presa ferrea di Garrett, intenzionato a bloccarla fino a che non si fosse calmata, non cessarono del tutto.
Se fosse stata umana in quell’istante sarebbe scoppiata a piangere, ma non lo ero più da decenni ormai, e tutto ciò che ottenne fu un balbettio sconclusionato che fu soffocato dal petto de nomade.
Non le importava più di non dare spettacolo, di non apparire la fredda e intoccabile Kate, sua sorella era morta sotto i suoi occhi e probabilmente tutti loro l’avrebbero seguita da lì a poco, che importanza aveva se ora se ne stava aggrappata a quel vampiro per il quale nell’ultimo mese aveva scoperto provare qualcosa di più del semplice affetto , come fosse l’unico suo  appiglio di salvezza?
Artigliò la sua giacca, trattenendosi dal guardare nuovamente verso i Volturi, certa che se avesse incontrato di nuovo quello sguardo ironico la rabbia ceca l’avrebbe assalita per la terza volta, facendola scattare come una molla. Perché lo sentiva, quel viscido sguardo sadicamente divertito puntato su di loro.
-Shh piccola Katie…-
E non ebbe nemmeno la forza di ribattere a quell’osceno nomignolo, anzi, vergognosamente sorrise contro il suo petto, un sorriso piccolo e fugace, un sorriso che sapeva di “grazie”.

 

 

 
Era finito.
Era tutto finito.
Ma avevano davvero vinto?
Forse si, forse per tutti gli altri era così. Nessuna lotta, nessuno scontro, nessuna perdita.
Ma non per lei. Lei la perdita l’aveva subita, una tra le più dure della sua vita.
-Ehi…- una mano sulla sua spalla la fece voltare lentamente, movimenti così impacciati per una vampira centenaria.
Si erano tutti riuniti nel grande salone di casa Cullen ma lei era rimasta più in disparte, e accostata alla grande vetrata che dava sull’esterno innevato aveva osservato pensierosa un punto imprecisato all’orizzonte.
Tanya la guardò con sguardo carico di dolore, i loro occhi erano gli uni lo specchio degli altri, poi la strinse in un abbraccio.
-Mancherà anche a me, mancherà a tutti Kate-
-Non doveva finire così- soffiò lei contro la sua spalla, incurante di tutti quei vampiri che anche se a distanza e immersi volutamente in conversazioni atte a lasciarle i loro spazi, potevano benissimo udirle.
-Lo so- la sorella annuì, la faccia seppellita nell’incavo del collo dell’altra, mentre chiudeva gli occhi con un sospiro.
Tutti credevano Kate la più forte, la più tenace e dura, ma non lo era. Era Tanya quella che non aveva voltato la testa di fronte all’esecuzione della loro madre, era lei quella che prima di lei aveva riacquistato lucidità in campo, lei quella che adesso sosteneva l’altra e cercava di infonderle un po’ di quella flebile calma e rassegnazione che era riuscita a trovare in quelle poche ore.
-E’ stata una sciocca…una stupida. Si è fidata dei Volturi, si è messa sotto il loro volere, eppure sapeva di cosa sono capaci…tutto per una sciocca vendetta per quel vile…- scosse la testa, non comprendendo un tale, assurdo comportamento. Non da Irina.
-E’ inutile pensarci adesso, sorella. Devi essere forte- disse scostandosi da lei per afferrarle le spalle e guardarla negli occhi –Per lei. Non vorrebbe questo, non vorrebbe vederti così-
Kate abbozzò un sorriso per nulla convincente.
-Hai ragione- fece un sospiro, guardandosi attorno –Io…credo che andrò a caccia, ci vediamo dopo Tanya-
Tanya annuì, guardandola rassegnata, e si scostò per lasciarla passare.
Da lontano Garrett la seguì con lo sguardo, la schiena appoggiata alla parete e le braccia incrociate al petto. Se ne stava in silenzio, leggendo sul volto della donna tutto il dolore che provava e sentendosi per la prima volta dopo secoli inutile. Lui, nomade senza dimora né famiglia, si era dimenticato che cosa voleva dire soffrire per la perdita di qualcuno a cui si voleva bene, ed ora, guardando la donna di cui si era innamorato, desiderò ritornare con la mente ai tempi in cui era ancora umano, ai tempi in cui aveva provato il dolore causato dalla morte e aveva imparato come superarlo.
Prima di uscire, Kate si gettò una rapida occhiata alle spalle. Molte teste erano voltate verso di lei, parecchi sguardi addolorati e dispiaciuti la fissavano, e con lei la sorella, con la stessa voglia di consolarle per far sparire dai loro volti la ferita fresca di quella perdita, ma su uno, uno solo, di un rosso scuro accattivante, si soffermò.
Poi abbassò la testa e uscì nel vento freddo di quell’inverno senza fine.
Si inoltrò nella foresta, spaziando per chilometri senza tregua, abbattendo alci, cervi e persino un paio di orsi. Era sazia ancor prima di iniziarla, quella caccia, d’altronde si erano nutriti per giorni fino all’esagerazione per essere nel pieno delle forze in vista dell’eventuale scontro, ma cacciare le serviva, la rilassava, la faceva distrarre, le dava un pretesto per non pensare, per affidarsi solamente ai sensi, all’istinto e null’altro.
Aveva corso così tanto, cambiando innumerevoli volte direzione e prede, che non si era neanche accorta di dove si era spinta.
Una radura immensa, soffocata da un pesante manto lindo, si estendeva sotto i suoi occhi. Il sole calante regalava scintillanti sfumature rossastre a quella meraviglia paesaggistica, ma là dove si trovava lei, appena al confine della foresta nell’ombra che gli alberi creavano, la luce non vi arrivava.
Si bloccò, trattenendo inevitabilmente il fiato mentre fissava assorta lo spiazzo, testimone di quello scempio che le riaffiorò alla mente con vivida atrocità.
-Ricordare non serve, ti farà solamente del male-
Kate sussultò al suono di quella voce, ma non si voltò, non le serviva.
-E tu che ne sai?-
-Ben poco, è vero, il bello di un’esistenza senza legami e che poi non devi soffrire se questi si rompono, ma posso comunque capire. Anch’io ho provato e provo emozioni, Kate, anch’io ho visto morire amici-
-Lei era mia sorella- disse solo, ritenendolo abbastanza intelligente da capire che quello era un caso diverso.
-Ma guardati…pensavo fossi diversa- a quel tono stranamente mutato, quasi più ironico nelle sue note strascicate, si voltò confusa.
-Che diavolo stai dicendo?-
-Ti vantavi di essere “l’intoccabile vampira”, colei che stende chiunque vuole con un semplice tocco, con la tua aria da dura devo dire terribilmente sexy, ed ora stai qui a piangerti addosso…non sei poi così forte come davi a credere-
Fu un attimo, e Kate lo afferrò per la gola ringhiando, facendolo sbattere contro un albero alle loro spalle. Rilasciò una scossa elettrica tanto forte da fargli digrignare i denti dal dolore, ma per il resto non si scompose più di tanto, non cercò neanche di liberarsi.
-Non osare-
-Tutto qui dolce Katie? Era così che avevi intenzione di staccare la testa a Caius? E’ un bene che ti abbia fermata, gli avresti solo fatto il solletico-
-Taci!- lo sbatté nuovamente contro la quercia, che protestò per quel forte colpo traballando pericolosamente.
-Su donna, mettici più forza, persino un umano sopravvivrebbe a questo- la canzono, non accennando comunque ad alzare un dito e guardandola attentamente negli occhi.
-Ora basta!- staccandolo dal tronco lo lanciò con un movimento estremamente fluente, data la mole del vampiro di gran lunga superiore alla sua soprattutto in altezza, lontano da lì, un ringhiò selvaggio ad arricciarle le labbra.
Garrett riuscì a riprendersi prima di sradicare un paio di alberi per l’impatto, acquattandosi al suolo in cerca dell’equilibrio prima di rialzarsi.
-Già meglio, ma so che puoi fare di più, tira fuori gli artigli gattina-
Kate digrignò i denti, assottigliando lo sguardo e fissando quegli occhi borgogna con intensità.
-Che stai facendo Garrett? Perché fai così?- risultò quasi ferita, la sua voce, quando gli porse quella domanda.
L’uomo smise all’istante di ghignare, assumendo un espressione a metà tra il serio e il dispiaciuto.
-Devi sfogarti, Kate. Lo sento, stai trattenendo tutta la tua rabbia e non ti fa bene. Cos’è che ti fa stare tanto male? E non venirmi a dire che è solo per la morte di Irina, perché non è così, c’è dell’altro-
La vampira rimase scioccata di fronte a quella domanda. Come faceva quel vagabondo, quel vampiro poco più che sconosciuto, a saperla leggere così facilmente? Come faceva a capirla meglio di lei stessa e dei suoi parenti?
-Io…- alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa e sorridendo amaramente –Sei bravo-
Garrett rimase in silenzio, serio, aspettando che continuasse.
Kate sospirò.
-Sai, è stato come rivivere tutto un’altra volta…i Volturi, noi che impotenti rimanevamo di fronte a lei, a vederla morire, e poi i suoi occhi…Dio i suoi occhi…erano identici a quelli di lei, c’era la stessa rassegnazione, lo stesso vuoto…- le morì la voce in gola, mentre lo sguardo si perdeva tra i ricordi.
-Stai parlando di…-
-Mia madre, si- abbassò lo sguardo, fissando con rinnovato interesse il terriccio mischiato alla neve per metà sciolta ai suoi piedi –Perché…perché di nuovo?-
Non lo udì nemmeno spostarsi, sentì solo le sue braccia avvolgerla, mentre posava il mento sulla sua testa con un sospiro.
-Mi dispiace Kate, so che è inutile e certo non ti farà stare meglio, ma mi dispiace davvero. E per quanto valga, posso dirti che se sei un immortale devi abituarti anche a questo, ciò che ci circonda non rimane mai immutato, a volte avvengono cambiamenti, alcuni sono positivi ma altri…e a volte questi cambiamenti riportano alla mente ricordi, e noi ne abbiamo così tanti che è inevitabile succeda. Devi solo imparare a sopportare, perché le ingiustizie accadono, e nel nostro mondo, comandato da stronzi egoisti a cui bisognerebbe insegnare come si fa davvero giustizia, sono così frequenti da perderne il conto. Non ti dico che il dolore passerà, perché non è così, ma imparerai a convivere anche con questa perdita, forse ci vorranno mesi o anni, oppure secoli, ma hai l’eternità e hai già esperienza purtroppo. Te la sei cavata bene una volta, supererai anche questo- sussurrò il vampiro accarezzandole la schiena con lenti movimenti ipnotici.
Kate si strinse maggiormente al suo petto, chiudendo gli occhi.
-Grazie. Di nuovo-
Lo sentì sorridere sui suoi capelli, e capì che se davvero l’avrebbe seguita ovunque, dopo tutto quel che era accaduto, lei gli avrebbe sempre e comunque teso la mano, esattamente come in quel momento, mentre lentamente tornavano a casa ognuno con un pizzico di felicità in più nel cuore.

 

 

 

 
- - - Angolino dell’autrice - - -
Salve gente :) allora…questo è un piccolo esperimento nato dalla mia totale fissazione per questa coppia, che già avevo trovato carina nei libri, ma che nel film ho profondamente adorato (in particolar modo Garrett…oh Dio credo di essermi quasi innamorata di lui XD). L’avevo pensata inizialmente come una one-shot, ma scrivendo mi sono accorta di quanto questi due mi piacciano sempre di più, per cui se ottiene recensioni positive chissà, magari aggiungerò qualche altro capitoletto, avrei già in mente qualche idea:)
Fatemi sapere che ne pensate, e se volete che scriva altro su di loro:)
Un bacio,
Deademia

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Capitolo 2
*** Scintille ***


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Si trovavano in uno spiazzo poco distante da casa Culle, lei, Renesmee in braccio ad Edward, Emmett, Rosalie, Garrett e Bella.
Questi ultimi se ne stavano a qualche metro di distanza, immobili l’uno di fronte all’altra in un insolita posizione d’attacco.
Bella era rigida, le gambe piegate e tese, lo sguardo duro fisso sulla figura del nomade, in piedi, apparentemente tranquillo e padrone della situazione.

-Forza, attacca. Non mi farai nulla micetta-

Kate storse il naso a quell’appellativo, non le piacevano i nomignoli fantasiosi del vampiro, e le piacevano ancor meno quando erano rivolti ad altre persone, seppur in modo del tutto scherzoso ed innocente come in quel caso.
Ovviamente, non lo avrebbe mai ammesso neanche sotto tortura.
Edward al suo fianco ridacchiò divertito, facendole alzare gli occhi al cielo. Allungò velocemente un dito prima che lui potesse captare le sue intenzioni nella sua mente, e gli sfiorò il braccio, rilasciando un’impercettibile scossa che gli fece solamente accapponare la pelle. Innocua, ma comunque fastidiosa.
Ghignò soddisfatta della sua smorfia e si apprestò a fissare nuovamente l’attenzione sulle “lezioni di lotta” di fronte a lei.
Vide l’esatto momento in cui la ragazza scattò in avanti, veloce sì, ma non abbastanza. Garrett la bloccò con facilità, non si era quasi del tutto mosso dalla sua posizione iniziale. Lo vide sorridere mentre le lasciava le braccia.

-Hai buoni riflessi e potenza, come tutti i neonati, ma non hai tecnica. Se devi attaccare un vampiro non potrai mai pretendere di metterlo al tappeto con un semplice scontro frontale, devi utilizzare trucchetti ed espedienti, distrarlo, confonderlo fin quando non saprà più  prevedere la tua prossima mossa, a quel punto potrai sferrargli un vero colpo che riesca a stenderlo. Detta così sembra una cosa lunga, in verità è questione di pochi attimi. Analizzi l’avversario, capisci come si muove e sfrutti i suoi punti forti ricavandone di deboli. Ti faccio un esempio. Rosalie vieni-

Kate vide la vampira bionda fare un passo avanti con un sorriso strafottente sulle labbra.

-Pensi che mi faccia mettere al tappeto da te Garrett?-

-Penso di si Rosalie- rispose quello con un sorrisetto, facendo alzare gli occhi al cielo a Kate.

-D’accordo nomade, a noi due-

Non finì neanche di parlare che gli si avventò contro. Ci furono una serie di movimenti, rapidi e precisi, e per un attimo Kate pensò di vedere già concluso il duello a favore della vampira. Persino Emmett esultò con un fischio ed un commento poco pudico che sortì qualche rimprovero da Esme, seduta in salotto assieme a Carlisle e gli altri. Poi con un azione improvvisa Garrett fece una finta, sgusciando via dalla sua presa e riapparendole alle spalle, afferrandola infine per il collo e bloccandola. Aveva vinto.
Un mezzo sorriso di compiacimento spiegò le labbra di Kate, sorriso che Garrett non si fece sfuggire, facendole strafottente l’occhiolino prima di mollare la presa su Rosalie.

-Hai capito?- chiese poi a Bella, mentre la bionda sbuffava scocciata ritornando al suo posto, dove Emmett le circondò le spalle con un braccio dicendole divertito di non prendersela. Per un attimo Kate pensò che glielo avrebbe staccato, quel braccio.

Bella tentennò.
-Non proprio-

Garrett sorrise.
-Rosalie è aggressiva, attacca per istinto, preferisce scontri diretti ma potenti. La sua tattica prende per sfinimento, non si ferma un secondo, non lascia neanche il tempo di muoversi, ma nell’istante in cui ti afferra, credendo di aver vinto, abbassa la guardia. L’unico modo è quindi preservare le energie durante lo scontro, beccandosi qualche calcio in più, per avere poi la forza di liberarsi dalla sua presa. Una volta che riesci a farlo la spiazzi e puoi avere il sopravvento-

Rimasero tutti stupiti da quell’attenta analisi formulata nel giro di qualche secondo.

-Complimenti amico, ci sai fare- commentò Emmett, beccandosi una gomitata infastidita da parte di sua moglie.

Kate ghignò, trattenendo lo stupore per metter su una perfetta faccia scettica che rispecchiava appieno il suo tono.

-Oh per favore, è tutto fumo e niente arrosto. Scommetto che in uno scontro vero, dove il peggio che può succedere non è semplicemente essere immobilizzati, non te la cavi tanto bene come ostenti ora-

Garrett strinse gli occhi, sorridendo ed incassando la sfida implicita di quelle parole. Quella donna l’avrebbe fatto impazzire.

-Bene bene, diffidente Katie, vuoi provare?-

-Con piacere- si aprì in un sorriso che sapeva già di vittoria, avvicinandosi con mani sfrigolanti di tante piccole scosse elettriche.

-Cosa credi fare?- la bloccò lui, osservando divertito quelle scariche che le si irradiavano tutt’intorno.

-Abbrustolirti, mi pare ovvio-

-Oh no, troppo facile così…mi prendi per stupido donna? Non sarebbe neanche uno scontro. Su, combattiamo come Dio comanda…o hai forse paura?- la canzonò, avvicinandosi di un passo e abbassando il tono della voce, incurante di tutti gli spettatori che osservavano la scena già divertiti.

Kate mostrò i denti, bloccando le scariche e mettendosi in posizione di attacco.

-Ti piacerebbe, nomade-

Gli si avventò contro prima ancora di sentire la risposta, ma invece di attaccarlo lo scartò, arrivandogli alle spalle con l’intento di bloccarlo. Ovviamente Garrett non si fece sorprendere, afferrandola per le braccia con un sorriso e facendola volare in aria. Atterrò a qualche metro di distanza, accucciata, ringhiando appena prima di scattare di nuovo. Questa volta fece un balzo a pochi metri da lui, stupendolo leggermente visto che sgranò appena gli occhi per sua somma delizia, prima di passargli sopra afferrandolo per le spalle così da farsi leva col proprio corpo e scaraventarlo contro un albero. Prima che potesse rimettersi in piedi fu di nuovo su di lui, la presa sul suo collo ed un sorriso compiaciuto sul viso.

-Ho vinto-

Garrett ghignò, guardandola dal basso verso l’alto per via delle posizioni, le guance solleticate dai lunghi capelli di lei. Ammetteva che non gli dispiaceva, stare a quel modo. Aveva sempre adorato le donne che prendono l’iniziativa.

-Tu credi?- soffiò sicuro di sé, prima di sferrarle un calcio con le ginocchia, prontamente posizionate sotto lo stomaco della donna, che la fece volare di parecchi metri distante da lì. Poi scattò, afferrandola quand’era ancora in aria, e la sbatté con forza a terra, certo che nulla di ciò le avrebbe fatto realmente male, causando così un solco nel terreno.
Con le gambe le immobilizzava il corpo, cosa che avrebbe dovuto fare lei prima, una mano era premuta minacciosamente sul collo e l’altra le bloccava i polsi sopra la testa. Aveva decisamente vinto.

-A quanto pare qui siamo un po’ troppo sicure di se stesse, splendida Katie- cantilenò lui con un sorrisetto, lasciandola libera di alzarsi.

Kate ringhiò frustrata, ma alla fine sbuffò con un mezzo sorriso.

-Ci sono andata leggera-

-Non lo mettevo in dubbio- acconsentì lui divertito, inclinando la testa di lato.

Risate soffocate provenivano dal piccolo gruppo di spettatori poco distanti da loro.

-Vuoi la rivincita?- la canzonò, divertendosi un mondo a vederla stringere gli occhi con rinnovato fastidio.

La bionda irradiò potenti scariche dalle mani.

-Se facciamo a modo mio…- inarcò le sopracciglia, ben consapevole della risposta.

-Oh donna, per quanto l’idea di essere sottomesso da una creatura affascinante come te non mi disdegni più di tanto, direi che possiamo rimandare a tempi migliori questo elettrizzante scontro-

Se fosse stata umana sarebbe arrossita fino alla punta dei capelli, ma grazie al cielo era una composta vampira con uno spiccato senso di autocontrollo che non si scompose più di tanto all’affermazione dai velati doppi sensi del nomade, il quale, maledetto,  sorridendo malizioso le gettò un’ultima occhiata prima di riprendere l’allenamento di Bella.
Kate alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa per eludere quel pudico imbarazzo per nulla da lei, e pensò che prima della fine di tutta quella follia loro due avrebbero fatto letteralmente scintille.

 

 

- - - Angolino dell’autrice - - -
Eccomi qua dopo meno di 24 ore a tormentarvi di nuovo, ma sapete non ho proprio resistito alla tentazione di scrivere ancora qualcosina su di loro:) Inutile dire quanto io li adori sempre più, più ne parlo e più me ne innamoro che ci posso fare XD
Questo qui è molto più corto del precedente, primo perché l’altro all’inizio ero stata tentata di dividerlo in due ma poi visto che non sapevo se l’avrei fatta o meno a capitoli l’ho lasciato intero, e secondo perché questa è una scenetta molto più piccola, uno spaccato di vita quotidiana senza pretese che non richiede grandi dilungamenti:)
Con la speranza che vi sia piaciuto e che lascerete un commento, anche una critica, qualsiasi cosa volete che mi faccia sapere cosa ne pensate, vi saluto:)
Alla prossima, un bacio
Deademia

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