Bokuranate di Varia Natura, Forma e Dimensione

di Subutai Khan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** C'è di peggio nella vita che un difetto congenito al cuore (Kunihiko Moji, Maki Ano) ***
Capitolo 2: *** Parlerei volentieri con te aspettando che spunti il giorno, ma potrei essere già morta (Maki Ano) ***
Capitolo 3: *** Di filosofia spicciola, universo infinitesimale e tutto il resto (Jun Ushiro) ***
Capitolo 4: *** Non mi serve il tuo fosforo del cazzo, me la ricordo benissimo (Koyemshi) ***
Capitolo 5: *** Koyemshi: stronzo, antipatico, fratricida (Yōko Machi, Koyemshi) ***
Capitolo 6: *** E la palma per il Miglior Figlio di Puttana va a... (Maki Ano, Koyemshi, Jun Ushiro) ***
Capitolo 7: *** Gaijin, daimyo, ikebana, futanari (Jun Ushiro, Yōko Machi) ***
Capitolo 8: *** Alla idol manca qualcosa... o qualcuno (Aiko Tokosumi) ***
Capitolo 9: *** Fidarsi di un insegnante giapponese belloccio è pericoloso (Chizuru Honda) ***
Capitolo 10: *** Ancora sentai? Ma ne ho le palle piene (Maki Ano, Takami Komoda) ***
Capitolo 11: *** Cazzo se fa freddo oggi (Kanji Yoshikawa, Jun Ushiro) ***
Capitolo 12: *** Morire o scopare, è questo il dilemma (Yōko Machi, Jun Ushiro) ***



Capitolo 1
*** C'è di peggio nella vita che un difetto congenito al cuore (Kunihiko Moji, Maki Ano) ***


Titolo: C'è di peggio nella vita che un difetto congenito al cuore.
Personaggi: Kunihiko Moji, Maki Ano.
Generi: angst, introspettivo.
Traccia: You can say there's two kinds of things men do to feel better: one is looking at someone who's feeling worse to make sure he's alright. The other is looking at something much bigger to see his problems are meaningless. I belong to the second kind. Whenever I find myself in hard times, I look at the sea to remember how meaningless I am, orfana. Scritta per la quinta sfida della Staffetta in Piscina della Piscina di Prompt.


Esco dall’ospedale, come tutti i giorni. Oggi Tsubasa non c’è, aveva un impegno improrogabile e non è proprio riuscita. Conoscendola passerà più tardi, non appena avrà un attimo libero.
Nagi è sempre depresso. Normale. Io non sarei felice se mi venissero a dire che ho il cuore difettoso e necessito di un trapianto per avere la minima speranza di sopravvivere. E pure in quel caso passerei il resto della mia esistenza a dover prendere medicinali ogni giorno per evitare rigetti e casini vari.
Moji, Nagi & Tsubasa. Ci chiamavano l’Invincibile Trio. Nessuno dei nostri amici pensava ci potessero mai separare.
Illusioni da ragazzini.
Siamo ancora legatissimi ognuno agli altri due, sia chiaro. Ma ci sono segni di cedimento. E sono dovuti a una semplice, persin banale causa: il fatto che Tsubasa è una ragazza.
Se fossimo stati tre maschi credo saremmo finiti, ultraquarantenni, ubriachi nella taverna vicino al posto di lavoro a cantare canzoni enka a squarciagola.
E invece Tsubasa è una ragazza. Maledetta sfortuna.
Né io, né Nagi ci siamo potuti impedire di sviluppare qualcosa di diverso nei suoi confronti. D’altronde quale tredicenne non si innamorerebbe di una signorina così carina, intelligente e spiritosa?
Poi scopriamo che Nagi è ammalato. Ulteriori colpi sul nostro rapporto.
Lui si è chiuso in se stesso, un po’ per evidenti motivi e un po’ perché si rende conto che così non potrà mai stare assieme a lei. Io, al contrario, mi sento colpevole nei suoi confronti perché probabilmente, se e quando gli accadrà qualcosa, avrò la strada spianata.
E Tsubasa in mezzo. Poveretta.
Lì fu il primo momento in cui mi accorsi di quanto sia facile deprimersi per delle bazzecole. Il mio miglior amico era in pericolo di vita e io mi preoccupavo di una possibile storia d’amore che, per carità, è bella e importante ma non vale una visita settimanale al cimitero.
Sospiro. Che brutta situazione.
Oh beh, il pullman per la scuola estiva sta per partire. Meglio sbrigarsi.


“Ma come Moji, non hai mai visto Gintama?” mi chiede Maki in pieno fervore da otaku. Sta seduta alla scrivania con un fumetto in mano, mentre io mi sono prudentemente posizionato sul letto a debita distanza. Koyemshi è stato inusualmente gentile e ha acconsentito a teleportarmi direttamente in camera sua.
Ho preso l’abitudine di visitare ognuno dei miei compagni piloti quando si scopriva di chi era il turno. Ho raccolto confessioni, lamentele e bizzarre richieste da tutti coloro che mi hanno preceduto e, ora che tocca a me, vorrei poter fare lo stesso con chi rimarrà. Solo che, per sua stessa natura, Maki è riuscita a far deragliare la discussione su degli anime che non ho mai sentito neanche nominare. Non sono proprio tipo da cartoni animati.
“A dire il vero no, scusa” rispondo con tono remissivo, come se davvero mi dovessi sentire toccato dalla cosa.
“Oh beh, fa nulla. Lo immaginavo. Non sei appassionato, vero?”.
“Proprio no”.
“Peccato. Penso che alcuni ti piacerebbero molto. In Gintama, una volta, veniva detta una frase molto profonda e significativa”.
“Quale?”.
“Un personaggio diceva che ci sono due cose che si possono fare per stare meglio quando sei a terra. Una è badare a chi sta peggio di te per assicurarsi che non gli succeda nulla. L’altra è pensare all’enormità del creato e capire che noi siamo granelli di pulviscolo al confronto. Ti capita mai di osservare il mare?”.
“Ogni tanto. Perché me lo chiedi?”.
“Questo personaggio sosteneva che osservare il mare è uno dei modi più semplici ma più efficaci per il secondo metodo. Lo trovava liberatorio, calmante”.
Mi fermo un attimo a riflettere su queste parole, che in effetti trovo belle ed energiche, e il mio pensiero corre autonomamente a Nagi. E subito dopo a Zearth.
È vero. È assolutamente vero. Io posso addirittura godere di entrambi i vantaggi, avendo un amico disagiato e il destino del mondo sulle mie spalle. Che reale valore può avere la mia vita di ragazzo occidentale -inteso come “abito in una casa di mattoni, ho una televisione, mangio tutti i giorni e non mi vesto con pelle di leopardo”-, sano e con una famiglia amorevole?
Da una parte vedo il mio più caro compagno di infanzia che giace in un letto dal quale non sa se si rialzerà mai; dall’altro vedo bambini innocenti che si rincorrono per strada urlacchiando, signore che fanno la spesa e coppie felici che esternano il loro volersi bene. Per quale motivo dovrei sentirmi triste sapendo che la mia morte servirà a tutti loro, per un motivo o per l’altro?
I pochi dubbi che avevo si dissolvono come la nebbia nella brughiera scozzese che lascia il posto all’alba.
“Sai Maki...” inizio, un po’ timoroso.
“Dimmi tutto”.
“C’è questo mio amico...”.
Le racconto tutto di Nagi e Tsubasa e del fatto che il mio cuore è perfettamente compatibile col suo.
“Beh” commenta alla fine, grattandosi il mento “se mi permetti avrei un suggerimento”.
“Prego”.
“Hai pensato alla possibilità di far trapiantare il tuo cuore nel tuo amico, una volta finita la battaglia?”.
Credo di essere sbiancato.
No, non ci avevo proprio pensato. E, ora che me la fa presente, è un’ipotesi... valida.
Tanto io sarò morto, a me il cuore non servirà più. Ma darebbe a Nagi e Tsubasa la possibilità di essere felici l’uno nelle braccia dell’altra, perché sospetto che lei si sia presa una sbandata per lui e non per me. E poi tanto, appunto, io non ci sarò. A quel punto è meglio che il mio regalo d’addio sia qualcosa di apprezzabile.
“Credo che farò proprio così. Grazie Maki, mi ha fatto piacere parlare con te”.
“Figurati. E poi, se devo essere onesta, ha aiutato anche me”.
“Per quale motivo?”.
“Così puoi trasmettermi un po’ di sicurezza per quando mi toccherà. Sono molto spaventata, anche se cerco di non darlo a vedere”.
Le sorrido. Mi sarebbe piaciuto conoscerti prima, credo saremmo andati molto d’accordo. E forse avrei risparmiato un po’ di problemi, a me e ai miei due amici, se mi fossi innamorato di te e non di lei.
Nagi, sarai felice.

 

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Capitolo 2
*** Parlerei volentieri con te aspettando che spunti il giorno, ma potrei essere già morta (Maki Ano) ***


Titolo: Parlerei volentieri con te aspettando che spunti il giorno, ma potrei essere già morta.
Personaggi: Maki Ano.
Generi: angst, introspettivo.
Traccia: L'Alba del Giorno Dopo, orfana. Scritta per la prima sfida della Staffetta in Piscina della Piscina di Prompt.


Vado a dormire, come ogni sera da tredici anni a questa parte.
E, come ogni sera da qualche mese, non so se mi sveglierò.
Vedere l’alba del giorno dopo sta diventando un’ipotesi sempre più remota.
Perché so che tocca a me. Il prossimo pilota sono io.
E la cosa mi spaventa. E mi rattrista.
Forse non farò in tempo a vedere la nascita del mio fratellino.
Mi dispiace dare un tale dolore a mamma e papà.
Ma saprò usare al meglio il cattivo sangue dei miei veri genitori.
E combatterò. Anche per loro, sì. Ovunque essi siano.
Spero di farcela.

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Capitolo 3
*** Di filosofia spicciola, universo infinitesimale e tutto il resto (Jun Ushiro) ***


Titolo: Di filosofia spicciola, universo infinitesimale e tutto il resto.
Personaggi: Jun Ushiro.
Generi: angst.
Traccia: Si Muore una Volta Sola, orfana. Scritta per la prima sfida della Staffetta in Piscina della Piscina di Prompt.


Si vive una volta sola.
Si muore una volta sola.
Tutto molto vero. E tutto molto banale.
La cosa importante è come si vive.
E come si muore.
Noi quindici non abbiamo davvero potuto decidere della prima cosa. Siamo ancora giovani e ingenui.
Quindi ci rifacciamo con la seconda.
Possiamo vivere ancora per un po'. Non troppo.
Ma per noi il battesimo del fuoco sarà la morte.
Sarà quello a dare importanza alle nostre esistenze.
Sarà quello a determinare la sopravvivenza dei nostri cari.
Che discorso tetro, il mio. Ma d'altronde così ci è toccato.
Mi chiamo Jun Ushiro. Ho tredici anni. E sto meditando su come morire.

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Capitolo 4
*** Non mi serve il tuo fosforo del cazzo, me la ricordo benissimo (Koyemshi) ***


Titolo: Non mi serve il tuo fosforo del cazzo, me la ricordo benissimo.
Personaggi: Koyemshi.
Generi: angst, introspettivo.
Traccia: Tu, Indimenticabile. Orfana. Scritta per la prima sfida della Staffetta in Piscina della Piscina di Prompt.


Avvicino la mano all'aggeggio che serve per la firma del contratto. Sento lo sguardo di Sasami, ora il nuovo Koyemshi, che mi osserva fisso. Ero davvero così irritante quando stavo al posto suo? Allora capisco perché quei ragazzini mi trattavano male.
No cazzo, ti prego no. I ricordi da checca emotiva no, per favore. Cos'ho fatto di male?
Perché i volti di quei marmocchi mi stanno passando uno in fila all'altro di fronte agli occhi? Non significavano niente per me, erano solo i piloti del gioco. Nessuno, tranne una, aveva un qualche valore.
Ecco, andatevene. Siete di troppo.
Lasciatemi ricordare mia sorella.
Yōko, sei stata più suicida di un kamikaze. Te la saresti potuta evitare. Saremmo assieme in questo momento. E invece no, hai voluto fare l'eroina di 'staminchia e ti sei immischiata in cose che non ti riguardavano.
Solo perché ti piaceva quel deficiente di Ushiro. Hai sempre sofferto il fascino del tipo di poche parole. Ma dico io, almeno sceglitene uno un po' più meritevole. Tipo il biondo iper-intelligente che sembrava uscito direttamente dalla Todai e che probabilmente, se lo avesse voluto, ti avrebbe circuita alla velocità della luce e sareste finiti a fare le cosacce dietro la culla di quell'altra psicopatica. Avrei approvato di più.
Maffigurati. Ti sei presa la cotta per l'idiota con gli occhiali e la mano pesante con la sorella. Quello che ha avuto la faccia tosta di rispondermi a tono e di disobbedirmi, niente meno. Che se avessi potuto lo avrei incenerito seduta stante, la merdaccia.
“Tutto bene?” mi chiede la palla di pelo fluttuante.
“Shhhh. Sono in un momento riflessivo, se non ti scoccia”.
“Oh, fai pure. Non è compito mio metterti fretta”.
Perché continuate a tornare, stronzetti? Non vi voglio. Non siete voi che sto piangendo.
Togliti, tipa carina che aveva manie di protagonismo e voleva diventare idol.
Sparisci, ciccione con i patemi notturni.
Svanisci, figlia della zoccola che si è fatta un culo come una capanna per cucire quelle ridicolissime tute da supereroi fuffa.
Siete solo dei numeri. Dei danni collaterali. Dei visi senza volto, senza storia, senza nulla.







Avete proprio deciso di perseguitarmi, dunque.
Bene. In qualità di, per ora, unico sopravvissuto di quella spedizione vi farò l'immenso piacere di non dimenticarvi del tutto.
Ma sappiate questo: non siete voi che mi state a cuore. Anzi, a dirla tutta di voi non me ne fotte un cazzo.
L'unica indimenticabile è Yōko.
Lei era mia sorella ed è morta nel modo peggiore. Nessuno di voi può sperare di competere con la sua faccia completamente ricoperta di bende, con il tubo che le avevano ficcato in gola per farla respirare, con gli sparuti versi da animale sgozzato che emetteva da quel lettuccio d'ospedale.
Vi disprezzo. Mi fate schifo. Mi togliete l'unico motivo per cui ho deciso di sottopormi a questa scemenza invece di lasciare il privilegio a qualche testa calda dell'esercito, che sono sicuro sarebbe saltato di gioia sulla sedia all'idea di sacrificarsi per salvare il mondo.
Militari. Che razza ignobile.
Finalmente mi scrollo di dosso tutte queste pippe mentali inutili e poggio la mano.
Ci siamo. Ho appena firmato la mia condanna a morte.
E sono contento di averlo fatto. È il mio biglietto di sola andata per poterti raggiungere. Siamo rimasti separati per troppo.

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Capitolo 5
*** Koyemshi: stronzo, antipatico, fratricida (Yōko Machi, Koyemshi) ***


Titolo: Koyemshi: stronzo, antipatico, fratricida.
Personaggi: Yōko Machi, Koyemshi.
Generi: angst, introspettivo.
Traccia: Mio Fratello ha Deciso che Devo Morire, orfana. Scritta per la quinta sfida della Staffetta in Piscina della Piscina di Prompt.


“La ucciderò io”.
non posso parlare non posso muovermi non posso fare nulla
sono cosciente per modo di dire ho un tubo in gola delle bende su metà della faccia e mi hanno rasata a zero per l’operazione con cui mi stanno tenendo artificialmente in vita
mio fratello nella forma di koyemshi pronuncia la mia condanna a morte
e io ne sono solo felice
ushiro e gli altri se ne vanno rimaniamo soli
“Mi dispiace di essere stato un fratello senza cuore, Yōko”.
taci cretino con quella decisione ti sei rifatto di ogni possibile cattiveria
maledizione corpo scassato
muoviti muoviti muoviti
voglio riuscire a parlare
devo ringraziarlo
“Ngf”.
non credo mi abbia neanche sentita
grazie shirō

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Capitolo 6
*** E la palma per il Miglior Figlio di Puttana va a... (Maki Ano, Koyemshi, Jun Ushiro) ***


Titolo: E la palma per il Miglior Figlio di Puttana va a...
Personaggi: Maki Ano, Koyemshi, Jun Ushiro.
Generi: generale.
Traccia: "Sei la creatura più disgustosa che io abbia mai incontrato" - "Sì, questo me lo hai già detto. Due volte. Eppure sei ancora qui" - "..." - "Allora? Fidanzata o parente: chi sta morendo?", orfana. Scritta per la quinta sfida della Staffetta in Piscina della Piscina di Prompt.


“Koyemshi, ci sei?”
WHOOOSH.
“Cosa vuoi, ragazzina scassacazzo? È tardi, vattene a dormire.”
“Ho un nome, sai. Maki Ano.”
“Non me ne fotte nulla dei tuoi dati anagrafici. Dimmi in fretta perché rompi le palle.”
“Sei la creatura più disgustosa, antipatica e volgare che conosca.”
“Kako era riuscito a fare di meglio, eh. Lurido figlio di una cagna sterile. Molto più stile. Ma piantala di adularmi. E comunque, complimenti a parte, voi mocciosi non potete fare a meno di chiamarmi.”
“È perché sai teletrasportarti. Mi servi.”
“Voglio sperare di servirti. Se mi avessi chiamato tanto per fare mi sarei incazzato come una biscia. Cosa c’è?”
“Dio, parlare con te è come usare del cotton fioc rovente per pulirsi le orecchie.”
“Non farmi perdere tempo che sono di pessimo umore. Si può sapere che cazzo vuoi? Quale parente ti sta morendo?”
“Fai sarcasmo sui miei genitori e il modo per ammazzarti lo trovo! E poi sono io quella che sta morendo, mica loro.”
“Cosa. Cazzo. Vuoi?”
“Va bene, va bene. Portami da Ushiro. Gli devo parlare.”
WHOOOSH.

*


“Cosa stai facendo? Sei impazzito? Kana, tutto a posto?”
“S-Sì, sto... sto bene...”
“Cosa ti ha fatto, si può sapere? Perché la stavi prendendo a calci?”
“Non mi ha fatto niente.”
“E allora...”
“Abitudine. Prima di andare a dormire la calpesto sempre. Mi aiuta a rilassarmi.”
“Dove stai andando? Torna qui. Devo parlarti.”
“Buonanotte.”
“Torna qua!”
“Ho sonno. Buonanotte.”
“Ci vorranno pochi minuti!”
“E allora facciamo domani.”
“Ushiro, poco fa ho detto a Koyemshi che lo credevo l’essere più disgustoso che conosco, ma ce la stai mettendo proprio tutta per farmi ricredere. Lo sai, vero, che io potrei anche non avercelo un domani?”
“Uff. Che noia. E va bene, caviamoci ‘sto dente.”
“Kana, prenderò in prestito il tuo stupido, insensibile e manesco fratello per un po’. Te lo riporterò intero, non temere. Anche se, non fosse dentro ‘sta storia del contratto, avrei la tentazione di buttarlo sotto qualche macchina.”

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Capitolo 7
*** Gaijin, daimyo, ikebana, futanari (Jun Ushiro, Yōko Machi) ***


Titolo: Gaijin, daimyo, ikebana, futanari.
Personaggi: Jun Ushiro, Yōko Machi.
Generi: generale.
Traccia: Seppuku, orfana. Scritta per la quinta sfida della Staffetta in Piscina della Piscina di Prompt.


“Ushiro, posso farti una domanda?”
“...”
“Oh, dai. Non fare il musone ostinato. Siamo rimasti solo noi due. Guarda che, se Anko o Maki fossero ancora vive, parlerei molto più volentieri con loro. Sapevano persino sorridere, a volte.”
“...cosa vuoi, Machi?”
“Wow, grazie per la concessione. Comunque... a te piacciono i samurai?”
“...che razza di domanda è?”
“Così, una curiosità. O siamo obbligati a parlare solo di cose mortalmente serie sempre e comunque? Il viaggio per arrivare a casa di Katari è lungo e noioso, ‘sto bus sembra stia andando su una mulattiera e ho un principio di attacco di sonno. Assecondami, per una volta. Chiedo troppo?”
“Uff. Quanto chiacchieri. Dovrebbero inventare un pulsante per spegnerti.”
“Vai al diavolo, Ushiro! Io dormo, svegliami quando siamo arrivati.”
“...”
“...”
“I samurai non mi piacciono. Mi sanno di vecchio.”
“Uh. Non esagerare con le parole, mi raccomando. La tua mascella potrebbe slogarsi dal troppo parlare.”
“Adesso vacci tu al diavolo. Mi fai una domanda cretina, ti rispondo e ti lamenti ancora?”
“Bah. Non sono come ho fatto a...”
“A?”
“Adesso ti interessi, eh? Non te lo dico. Se farai il bravo bambino te lo rivelerò dopo la battaglia, mentre mi tieni moribonda fra le braccia.”
“Nel tuo mondo frequentavi una scuola di recitazione drammatica, non è vero?”
“Spiritoso come mio fratello nei suoi momenti migliori.”
“Addirittura? Avrei avuto un futuro come kaishakunin.”
“I samurai non ti piacciono ma sei esperto di bushidō, vedo.”
“La Via del Guerriero è piena di aspetti interessanti. Contavo di approfondirla, più in là nel mio percorso. Non succederà.”
“Curioso che tu abbia citato i kaishakunin. La mia domanda voleva essere l’inizio di un discorso su una similitudine fra noi quindici e il commettere seppuku.”
“Ti senti molto ronin, Machi?”
“No, non tanto per la faccenda dell’onore. Parlavo proprio dell’atto in sé.”
“E per quale bizzarro ragionamento ci accosteresti a dei samurai che si fanno tagliare la testa?”
“Vedila così: tralasciando Waku e Kodama, che sono stati dei casi eccezionali, noi tutti siamo andati o stiamo andando incontro a morte certa. Io non posso fare a meno di associare il nostro stato attuale a una sorta di suicidio rituale, dove i condannati non hanno altra via di uscita dalla loro situazione.”
“Uhm. Incredibile, ha quasi senso.”
SPAT.
“Ahio! Perché questo scappellotto? Guarda che il braccio mi servirebbe integro.”
“Perché sei un buzzurro insensibile, ecco perché. Adesso dormo davvero.”
“Benedetta ragazza, quanta fatica mi fai fare.”
“ZZZZZZZZZZ.”
“Mi spiace che tocchi prima a te. Mi mancherai...”

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Capitolo 8
*** Alla idol manca qualcosa... o qualcuno (Aiko Tokosumi) ***


Titolo: Alla idol manca qualcosa... o qualcuno.
Personaggi: Aiko Tokosumi.
Generi: angst, introspettivo.
Traccia: Ghigni e Sorrisi Affabili, orfana. Scritta per la quinta sfida della Staffetta in Piscina della Piscina di Prompt.


Alla scuola estiva mi ero affezionata a tante cose. A Maki e Komo; alla sconfinata dolcezza di Kana e dei suoi codini; alla vitalità di Waku; alla semplice compagnia di Nakama, Daichi, Kirie e Kanji. E soprattutto al sorriso di Moji.
No no no no no no no no. Non ho mai avuto e non ho una cotta per Kunihiko Moji. Non fraintendiamo, per favore.
Sto solo dicendo che ha... aveva un sorriso splendido. Non lo tirava fuori spesso, purtroppo, ma quando succedeva era come se l’ambiente in cui si trovava venisse improvvisamente inondato di luce. Sì, d’accordo, forse sto un pelo esagerando ma sul serio la sensazione che percepivo era questa.
Spontaneo, affabile, incantevole.
E davvero, non m’importava che non fosse rivolto direttamente a me. Perché non ero cotta di lui. L’importante era che ci fosse.
Rendeva magnifiche le giornate belle e belle le giornate brutte.
Poi quel raggio di vita è andato pian piano sparendo.
L’atmosfera si è fatta cupa, pesante, soffocante.
Abbiamo scoperto la caverna in cui stava Kokopelli. Abbiamo scoperto l’esistenza di Zearth. Abbiamo scoperto il gioco.
E al sorriso di Moji si è sostituito l’infernale ghigno di Koyemshi.
Quella cosa ha perseguitato i miei sogni per tante, troppe notti. Mi svegliavo urlando, in preda al panico, mentre vedevo quella schiera di denti aguzzi avvicinarsi sempre di più alla mia faccia, come la bocca di una tigre che sta per fare di te un sol boccone.
Puntualmente quella santa donna di mamma sentiva tutto e veniva a consolarmi: “Aiko, tranquilla. È stato solo un incubo. Non è successo nulla”.
E io non ho mai avuto il coraggio, né la forza di dirle che non era solo un incubo. Che, anche se solo indirettamente, quei denti mi avrebbero ingoiata intera.
La nostra infanzia era finita. Basta giochi, basta scuola, basta sorrisi.
Era giunto per noi il momento dei ghigni, della sofferenza, della morte.
Mi volto indietro, poco prima che la trasmissione della mia battaglia cominci. Siamo rimasti in pochi, troppo pochi. Kanji, Ushiro e Kana. Io sto per saltare il fosso.
Moji non c’è. Lui ha già combattuto. È già morto. Il suo sorriso non mi renderà il compito meno pesante.
Devo fare da me.
“Aiko, tutto bene?” mi chiede papà, qua in veste di giornalista con un’esclusiva da far mordere le mani a chiunque. Almeno posso passare i miei ultimi momenti in sua compagnia, ma devo ammettere che spero di non ritrovarlo dall’altra parte.
Ti prego, togli la mano dalla mia spalla. Così mi complichi solo le cose.
“Sì, sto bene. Sono pronta. Vincerò”.
“Stai rendendo il tuo vecchio genitore orgoglioso di te, piccola mia”.
“Faccio del mio meglio”.
Vedo gli altri, seduti al di fuori del campo coperto dalla telecamera. Per la prima volta chi non è al comando di questo robottone non potrà sostenere il pilota. “Sicurezza nazionale”, ha detto il signor Sasami.
Kanji muove la bocca e sulle sue labbra leggo un “Forza Anko”. Grazie, amico mio.
Mi siedo vicino a Machi, che per l’occasione è stata obbligata a prendere le sembianze di Komo. Perché tutte queste difficoltà proprio quand’è il mio turno, eh?
Sarà lei la mia unica fonte di aiuto.
Andiamo. È il momento.
Proprio due secondi prima che la diretta cominci Koyemshi esclama, rivolto verso di me: “Vedi di essere divertente, ragazzina, o mi rifarò su tuo padre”.
Era proprio quanto sognavo. Andare all’altro mondo con in testa l’immagine di quel ghigno.
Ma una cosa mi consola. Di là c’è Moji. Finalmente lo potrò rivedere.

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Capitolo 9
*** Fidarsi di un insegnante giapponese belloccio è pericoloso (Chizuru Honda) ***


Titolo: Fidarsi di un insegnante giapponese belloccio è pericoloso.
Personaggi: Chizuru Honda.
Generi: angst.
Traccia: Gravidanza, orfana. Scritta per la quinta sfida della Staffetta in Piscina della Piscina di Prompt.


Piccolo mio, senti queste scosse?
È la tua mamma che sta cercando delle cattive persone per schiacciarle.
Uno di loro è il tuo papà. Ma non lo vedrai mai.
Perché io e te, quando avrò finito qui, saremo morti.
E, se va tutto bene, anche lui lo sarà.
I miei compagni mi guardano scioccati mentre il capitano Tanaka tenta di dissuadermi dal cogliere la mia vendetta.
Tutti tranne Moji. Ho come la sensazione che abbia in testa un’intenzione simile alla mia.
Ma non mi interessa.
Ora voglio solo calpestare i bastardi che mi hanno rovinato la vita.
Il sensei Hatagai sarà l’ultimo. Perché ho sempre adorato i piatti freddi.

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Capitolo 10
*** Ancora sentai? Ma ne ho le palle piene (Maki Ano, Takami Komoda) ***


Titolo: Ancora sentai? Ma ne ho le palle piene.
Personaggi: Maki Ano, Takami Komoda.
Generi: angst, slice of life.
Traccia: Pantofole, Coperta, Popcorn e Propositi di Maratone di Vecchi Telefilm. Orfana. Scritta per la quinta sfida della Staffetta in Piscina della Piscina di Prompt.


RIIIIIIING. RIIIIIIING. RIIIIIIING.
“Pronto?”.
“Ciao Komo, come va? Tutto bene?”.
“Ciao Maki. Sì sì, tutto bene. Un sabato come un altro”.
“Bene, mi fa piacere sentirlo. Senti, stasera solito lavoro?”.
“Sì, va bene. A che ora pensi di passare?”.
“Dopo cena, come sempre. Diciamo attorno alle nove”.
“Perfetto, ti aspetto. Ricordati ciabatte e pigiama”.
“Me le sono mai dimenticate, queste cose fondamentali?”.
“No, non posso negarlo. Ma c’è sempre una prima volta. Specialmente tenendo in considerazione che elemento sei”.
“Grrrrrrazie”.
“A dopo, allora”.
“A dopo”.

“Uff. Questa maratona dei Magiranger mi ha distrutta, Maki. Sai che non mi piacciono tanto i tokusatsu”.
“E tu sai che, se sono io a doverci mettere il materiale, su questo si finisce. Inoltre Mahō Sentai Magiranger è una delle serie migliori nel suo genere”.
“Sì, vabbè...”.
“Tutto bene, Komo? Stasera non hai sorriso una sola volta. Eri sempre torva, cupa”.
“Certo che lo sono. Sta per... toccare a te...”.
“Su, su. Non è la fine del mondo. Spero”.
“Non sei divertente! Come fai a essere così tranquilla, con la prospettiva della morte che sta per arrivare?”.
“Semplice: non lo sento vero. A livello emotivo mi sono autoconvinta che questo è solo un orribile incubo da cui mi sveglierò presto. E che i miei mi sgrideranno perché ero stata incaricata di sorvegliare la culla del mio fratellino e invece mi sono addormentata come una pera cotta sul divano”.
“Sai che non è così. Sai che presto dovrai pilotare Zearth... e morire nel farlo...”.
“Sì, lo so. Ma sono calma comunque. Te l’ho detto, non lo percepisco come reale. È un concetto nebuloso, un qualcosa che arriverà solo in un futuro indeterminato. E poi ho scelto di non autodistruggermi nel tormento, come invece ha fatto Kako. Non voglio finire così”.
“Ti sto invidiando, sappilo. Quando sarà il mio turno avrò i brividi di terrore alla sola idea”.
“E io non ci sarò per consolarti ed aiutarti. Questo è uno dei pochi rimpianti che mi lascerò indietro. Perché chi ha architettato questo schifoso gioco non ha pensato alla possibilità dei doppi turni? Se proprio ci tocca crepare tanto valeva farlo assieme”.
“Niente humour nero, ti prego. Non mi fa star meglio”.
“Scusa. Preferisci del gossip, allora?”.
“Gossip? Di che tipo?”.
“Due giorni prima della battaglia di Moji lui è venuto a trovarmi. Ti ricordi, vero, di come parlava di ospedali e cose losche con il capitano Tanaka?”.
“Sì, certo. Non ci ha voluto dire nulla”.
“A voi. A me ha spifferato tutto”.
“Maki! Sei tremenda!”.
“Cos’ho fatto io? Non gliel’ho mica estorto sotto tortura. Si è presentato in camera mia e ha cominciato a vuotare il sacco in maniera del tutto spontanea. Evidentemente gli ispiravo fiducia o, chissà... forse gli piacevo...”.
“MAKI!”.
“Oh Komo, diavolo. Non sei tu quella che non voleva humour nero? Neanche quello bianco posso fare, adesso?”.
“Adesso spieghi, altro che simpatia multicolore”.

[Quindici minuti dopo]

“Ti dirò la verità. Col senno di poi posso dire di essere contenta che tu abbia finito col parlare di tutta questa faccenda a tuo padre. Così Moji ha potuto sfruttare il contatto diretto con i militari per farsi fare l’operazione”.
“Grazie Maki, allontanare la mia mente da quel che ti sta per succedere mi ha fatto bene. Ora sono un po’ più tranquilla. Il periodo fra le nostre due battaglie sarà difficile per me”.
“No, ti prego. Non diventare melodrammatica. Mi fai sciogliere l’armatura di coraggio che mi sono scolpita addosso. Se cominci a fare la sentimentale finirò col bagnarti tutta la coperta di lacrime. E poi potrebbe non esserci alcun intervallo...”.
“Cosa intendi?”.
“Ho detto di avere pochi rimpianti, giusto? Beh, uno di questi si concretizzerebbe se non dovessi riuscire a vincere”.
“Non dire così. Non eri tu quella tranquilla di fronte alla cosa?”.
“Essere in pace con la propria morte è un conto, essere in pace di fronte all’estinzione di un intero universo è un altro conto. Ho accettato quel che mi succederà a prescindere dall’esito dello scontro. Il problema è che, se non fossi all’altezza come in realtà temo, mi trascinerei dietro miliardi di persone. Te inclusa”.
SBONG.
“Ehi! Che ti salta in testa adesso?”.
“Avevo voglia di prenderti a cuscinate, Maki Ano. Vietato?”.
“Oh no. Non è affatto vietato, Takami Komoda. Ma non ricevo mai un colpo senza restituirlo”.
“Fatti sotto e vediamo chi picchia di più”.
“Yattà!”.
“Banzai!”.

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Capitolo 11
*** Cazzo se fa freddo oggi (Kanji Yoshikawa, Jun Ushiro) ***


Titolo: Cazzo se fa freddo oggi.
Personaggi: Kanji Yoshikawa, Jun Ushiro.
Generi: introspettivo.
Traccia: Winter is Coming, orfana. Scritta per la quinta sfida della Staffetta in Piscina della Piscina di Prompt.


Fa un freddo lupino. Potrebbe persino nevicare a breve.
Non mi mancherà la neve. Sempre odiata. Sono un tipo da caldo, io. Fra un freezer e una sauna sceglierei immediatamente quest’ultima.
Sta arrivando l’ultimo inverno della tua vita, eh Kanji? È troppo strano sapere che la tua mezzanotte è vicinissima. Questione di giorni, se sono sfortunato anche di ore. Qualcuno da qualche parte deciderà per me.
Non che per gli altri essere umani funzioni diversamente. Solo che... oh, lasciam perdere. Rischio di diventare melodrammatico e non mi va.
Quanto ci mette Ushiro ad arrivare? Sto diventando un ghiacciolo.
Oh, eccolo finalmente. Le mani nelle tasche della giacchetta nera. Si siede piano vicino a me, senza dire una sola parola. Lo stile Jun è sempre lì, al suo posto.
Qualche minuto di silenzio. Va bene così. Mi piace il silenzio, specie se non si ha niente di importante da dire.
“Ushiro...”.
“Che vuoi, Kanji?”.
“Devo parlarti. O credi che ti abbia chiamato qui solo per congelarci?”.
“Neanche tu sei tanto cretino. Dimmi”.
“Sigh. Voglio che tu mi ascolti attentamente. Io sono il prossimo, lo sai. Ma non sarò capace di concentrarmi bene per la battaglia se non avrò la certezza assoluta che farai di tutto per vincere, quando sarà il tuo turno. Devi giurarmi che proteggerai Kana”.
“Ehi tu...”.
“Non dire niente. Promettimelo e basta”.
“Taci! Sai che...”.
“Sì, so perché picchi tua sorella. Proietti su di lei la colpa della morte di vostra madre. Ma sei troppo intelligente per credere davvero a questa scemenza. E poi, non è forse vero che è tramite lei che riesci a sfogarti e a esprimere tutta la tua rabbia per essere rimasto senza un genitore a una così giovane età? Ti sarai reso conto che è Kana la cosa a tenerti vivo e funzionante. Ti piace dare di te un’immagine di duro e puro, ma non sei stupido”.
“Kanji, se dici un’altra cazzata del genere...”.
“Cosa farai? Smetterai di essere mio amico? Sono tutto un fremito di paura. Siediti. Non puoi sperare di spaventare qualcuno come me, che sta andando a morire, con una simile pantomima”.
“Mi vien voglia di ammazzarti qui adesso, stronzo”.
“Oh, ma sul serio. Finiscila. Sei ridicolo. E poi sai cosa? Solo scaldandoti così mi hai fatto capire che almeno parte di quanto ho detto è vero. Quindi grazie. E adesso promettimi quella cosa, Ushiro”.
“Non... non posso...”.
“Cosa vuol dire che non puoi?”.
“Vuol dire che non posso perché... io non sono nel contratto. Non combatterò, Kanji”.
“Cosa? Ma... ma...”.
“Non ho toccato”.
“...”.
“Scusa per non avervelo detto prima. Mi vergognavo...”.
“Allora perché... perché sei rimasto?”.
“Waku...”.
“Capisco. Incredibile. Anche Jun Ushiro sa provare sensi di colpa”.
“... e te”.
“Prego?”.
“Ti volevo stare vicino fino alla fine, maledizione! Quanto sei tonto da uno a dieci, undici?”.
“Anche venti. Onestamente... no, non me lo aspettavo proprio”.
“Siamo amici da quasi dieci anni, deficiente. Mi sembra il minimo che cerchi di esserti d’aiuto fino al momento in cui morirai”.
L’inverno è alle porte. Ma solo fuori. Dentro di me fa caldo, molto caldo.

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Capitolo 12
*** Morire o scopare, è questo il dilemma (Yōko Machi, Jun Ushiro) ***


Titolo: Morire o scopare, è questo il dilemma.
Personaggi: Yōko Machi, Jun Ushiro.
Generi: romantico.
Traccia: Forget prior engagements/cancel your plans/let's do something amazing/while we still can/I'm floating above you/high on your kiss/we're splashed like paint on the pavement/a beautiful waste (Vanilla - British India), orfana. Scritta per la quinta sfida della Staffetta in Piscina della Piscina di Prompt.


“Ushiro, tu mi piaci davvero molto”.
“Grazie”.
Grazie? Di cosa mi ringrazi, scemo che non sei altro? Del piacere che ti faccio?
Mi piaci. Non ti ho aiutato a fare i compiti di matematica, non ti ho prestato dei soldi, non sono stata una brava spalla amica che ti ha sopportato per ore mentre ti sfogavi sull’ennesimo due di picche ricevuto dalla ragazza più carina della classe... anche perché non sono il tipo che lo farebbe. Da brava egoista ti avrei sbattuto il telefono in faccia.
Sono arrossita. Parecchio. Cerco di distrarmi, e di distrarlo, muovendomi in maniera scoordinata e facendo finta di stirare le braccia.
Neanche mi guarda in faccia. Che sia... imbarazzato? Sarebbe una novità.
“È una bella sensazione averlo buttato fuori, ero così nervosa. D’altronde è la prima volta che confesso una cotta. Potrebbe essere stato ancora più snervante di quando ho firmato il contratto”.
Faccio una pausa volontaria per studiare la sua reazione. E il maledetto continua a evitarmi, tenendo la testa fissa sul pavimento del parco giochi.
Grrrr.
Alziamo la posta.
“Già che ci siamo facciamo un’altra cosa: dormiamo assieme, stanotte”.
Oh, era anche ora. Si volta dalla parte opposta ma, nonostante la rapidità, ho colto chiaramente le guance colme di vergogna.
Proseguo nell’attacco: “Che ti succede, Ushiro? Sei troppo timoroso per dividere il tuo letto con una ragazza? Ma non eri tu quello che si era fatto una cultura sui porno di Kanji?”.
Si alza e fa per allontanarsi ma non glielo permetto, afferrandolo per un braccio e riportandolo verso di me. Per un istante i nostri corpi si sfiorano, spalla contro spalla, e io mi sento come se mi fosse venuta la febbre a quaranta.
Yōko, fai attenzione. Sei così eccitabile che basta il minimo contatto per farti salire la pressione oltre la soglia di guardia.
“Non scappare. Non vuoi neanche concedere l’ultimo desiderio a un tuo simile, a una compagna condannata a morte come te? Evitatelo, per favore. E comunque, a prescindere dalla tua risposta, non ritratto la dichiarazione. Mi piaci. Davvero”.
Gli afferro la testa e lo costringo a guardarmi in faccia. È viola.
Affronta questa cosa invece di fuggire, senzapalle.
“Mi hai capito? Tu. Mi. Piaci. E voglio passare questa notte accanto a te”.
Se questo fosse un manga romantico ora comincerebbe a uscirgli il fumo dalle orecchie e si sentirebbe come un fischio di locomotiva del secolo scorso che sta annunciando la partenza.
“Machi... cosa ti... salta in testa...”.
“Sto agendo d’impulso e lascio che sia il mio cuore a parlare. Capisco che per te sia un concetto difficile, ma a noi essere umani ogni tanto capita”. Vediamo se la battuta aiuta a smorzare un po’, come spero.
“Ma... ma... ma... tuo fratello...”.
Uh, che noia. Ti stai arrampicando sugli specchi con le dita dei piedi, caro.
“Lascia perdere Shirō. Gli farò vedere che la sua sorellina non è disposta a fare il cagnolino ubbidiente sempre e comunque. Ho una mia indipendenza, diavolo”.
Alza una mano tremante verso il mio volto e tocca la cicatrice che mi è rimasta sotto l’occhio sinistro dopo la battaglia di Anko, indugiando particolarmente sui contorni. Non lo facevo feticista di cose orride.
“Cosa stai facendo?”.
“N-Niente. Ero solo curioso di sentire al tatto com’è la pelle bruciata”.
“Sei strano, te l’ha mai detto nessuno?”.
“Un sacco di gente. Immagino sia per quello che ti piaccio”.
“Anche”.
Sto per chiedergli una risposta quando arrivano rumori molesti da un’altra parte del parchetto. Ci giriamo e vediamo un... boh, non si capisce bene da qui. Un ragazzo? Qualcuno con in mano un affare bislacco, di forma più o meno cubica, placcato da uno degli uomini che il signor Sasami ha assegnato alla nostra sicurezza.
Non ho tempo per i matti. C’è una questione da risolvere, qui, ed è una questione molto importante per me.
“Allora Jun, cosa mi dici?”. Da che lo conosco è la prima volta che qualcuno si rivolge a lui con il suo nome di battesimo. Coglierà il motivo per cui l’ho fatto, non è stupido.
Sospira, poi sbuffa. Sembra... rassegnato.
“Sai cosa, Machi?”.
“Sono tutta orecchi”.
“A ‘fanculo tutto, ci sto. Siamo due morti che camminano, non vedo perché non dovremmo divertirci un po’ prima della fine. Non possiamo cancellare ciò che ci attende ma possiamo rendere l’attesa più piacevole facendo una follia”.
“Terra chiama Ushiro, Terra chiama Ushiro. C’è qualche problema? Non ti riceviamo bene”.
“Divertente. Ho deciso di seguire la tua onda di passionalità prima di tirare le cuoia. Non farmi pentire della scelta”.
“No no no no no no no, non ci penso nemmeno. Vogliamo andare, allora? Dobbiamo trovare un posto adatto dove passare la notte”.

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