La verità

di Alias
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo ***
Capitolo 2: *** Secondo ***
Capitolo 3: *** Terzo ***
Capitolo 4: *** Quarto ***
Capitolo 5: *** Quinto ***
Capitolo 6: *** Sesto ***
Capitolo 7: *** Settimo ***
Capitolo 8: *** Ottavo ***



Capitolo 1
*** Primo ***


NEPTUNE, California

NEPTUNE, California.

Veronica è nel parcheggio della scuola. Si sta avviando all’entrata. Guarda il cielo. C’è un bel sole… -Ah, sembra proprio un’altra giornata come tutte le altre-, pensa. Non ha dormito molto bene, la notte prima, ma si è svegliata solare come al solito.

Mentre cerca di far funzionare minimante il suo cervello in semplici pensieri per svegliarsi un po’, viene raggiunta da una voce: “Veronica!” istintivamente si gira.

Veronica: Ciao Weevil… Chiamavi me?

Weevil: Non credo ci siano molte Veroniche qui in giro che io chiamerei in quel modo.

Veronica: …’Quel modo’… ?

Weevil: ….

Veronica: Ti serve un favore.

Weevil: Ecco perché sei la mia veronica preferita….

-Si, direi proprio che la giornata è già al completo.-

Veronica: Dai, spara.

Weevil: Ok, ma devi davvero impegnarti. Questa volta è per una questione davvero importante.

Veronica: Allora, cos’è successo? Per cas…

Weevil: Un cretino ha urtato la mia moto. Quell’idiota me l’ha strisciata, lasciandomi un bel souvenir: la sua carrozzeria. Se lo becco giuro che lo rovino. Se mi capita tra le mani lo massac…

Veronica: Ho capito.

Weevil annuisce.

Veronica: E… vuoi che ti dia una mano.

Weevil: Ovvio.

Veronica: No, è ovvio che il lavoro lo farò io… quindi, non è che per caso hai qualcos’altro da dirmi? Indizi magari?

Weevil: Buone notizie, baby. Ho visto la macchina.

-Fa che sia un hummer giallo…-

Weevil: Era una berlina grigio chiaro, tutta tirata a lucido, sembrava quasi nuova, per quello che sono riuscito a vedere la targa iniziava con AZ.

Veronica: Oh, mister occhi di lince, i tuoi indizi saranno preziosi, il caso è praticamente già risolto. Ora mi spiace, ma devo andare a farmi inghiottire dalla noiosità della mattinata a scuola.

 

Pausa pranzo.

Wallace: Ehi, ciao!

Veronica: Ciao!!!

Wallace: Aspetta, quello è il tipico sorriso da “Wallace mi serve un favore”?

Veronica: Hai mai pensato di fare il detective?

Wallace: Ho preso tutto da te grande maestra. In ogni caso… che c’è stavolta?

Veronica: Il solito. Avrei un caso…

Mentre parla Veronica tira su con la forchetta il dolce di Wallace e se lo porta alla bocca.

Wallace: A a a… cosa credi, che ti aiuti gratis?

Dicendolo sposta la fetta di dolce dalla bocca di Veronica.

Wallace: Gli aiutanti dei detective sono ben pagati!!! Almeno concedimi questa.

Dicendolo divora in un boccone il dolce.

Veronica: Ok, ti chiamo più tardi.

 

Più tardi. Veronica è tornata a casa, apre la porta. In mezzo alla cucina Keith improvvisa un concerto urlando a squarciagola e usando un cucchiaio come microfono.

-Siamo messi bene. Questa volta, o mi sono davvero giocata mio padre, o abbiamo vinto alla lotteria.-

Veronica: Ehm… Papà………?

Keith: Tesoro, ciao!

Keith lascia perdere la sua improvvisata, dirigendosi verso la figlia. La bacia sulla testa. Veronica capisce che è di buon umore, lo abbraccia, è così piacevole rintanarsi nel suo caldo abbraccio…

Veronica: Ciao papà!! Allora? A cosa devo tale… Gioia? Euforia? Disperazione? Pazzia?

Keith sfoggia un sorriso che viene bloccato solamente dalle orecchie.

Veronica lo precede: Sei tu il mio papà, si.

Keith: Eh, no, stai diventando troppo brava ora.

Veronica: Ma chi è il mio papà? E’ merito tuo. Allora? Che c’era nel tuo caffè stamattina?

Keith: Niente di troppo particolare. Semplicemente mi sono svegliato bene, e ho risolto un caso che mi ha fruttato parecchio. Senza contare che ho una figlia meravigliosa.

Veronica: E intelligente.

Keith: Era sottointeso. Allora, come è andata oggi?

Veronica: Il solito. Solo che questa volta la matricola non voleva darmi la merenda, e sono stata costretta ad appenderla fuori dalla finestra.

Keith: Veron…

Veronica: Oh, dimenticavo. Devo andare, oltre a una buona merenda, stamattina ho rimediato anche un caso.

Keith: Che tipo di caso?

Veronica: Mah, niente di che, mafia, omicidi, armi nucleari, bomb…

Keith, con tono più serio: Veronica?

Veronica: Ok, ok, niente di pericoloso. Facile. Più di un caso è un favore a un amico.

Keith: Amico..? E chi…

Veronica, evitando la domanda del padre: Devo andare, devo anche chiamare Wallace!!!

Dicendo questo si avvia verso la sua camera.

Poco dopo, finchè Keith cerca di autoconvincersi che sua figlia gli ha assicurato di non correre rischi troppo grossi, Veronica ricompare. Si avvicina con un falso fare frettoloso a suo padre, annunciandogli che il caso è praticamente risolto. Un leggero bacio sulla guancia per salutarsi. Veronica fa per uscire.

Keith: Tesoro!

Veronica: Si?

Keith: Cerca di tornare in tempo per studiare letteratura, tu stessa mi hai detto di essere impreparata per il compito di domani… Ok?

Veronica: Ma certo papà, farò la brava bambina.

 

Appena uscita.

-Cavoli!!! Il compito di letteratura! Come ha potuto sfuggirmi di mente? Oh, no…-

Wallace è arrivato. Veronica cerca di rimettere in ordine le proprie idee, convincendosi che ce la potrà fare. Dopotutto, davvero il caso non era difficile. Le era bastato cercare tutti quelli di Neptune che avessero la macchina descritta da Weevil… Le erano risultate due pagine scarse. Lesse solamente i primi nomi in alto, poi decise di andare con ordine.

 

Tutti i primi nomi erano da scartare, per i motivi più diversi, e tutti accomunati dal fatto che la vettura non presentava segni di recenti ritocchi alla carrozzeria, o parti di carrozzeria mancante.

Era alla fine della prima pagina. Si erano fermati davanti a una bella villa, giusto in tempo per vedere che il proprietario della berlina l’aveva chiusa in garage.

Wallace: Accidenti! Fino ad ora era stato così facile…

Veronica: Perché, ora cosa c’è di difficile?

Wallace: Pensi di entrare e dire: scusatemi signori, sono una piccola-investigatrice-salva-mondo, devo controllare la carrozzeria della vostra auto, perché se ci sono segni di un urto o di un ritocco, un mio amico motociclista ve la farà pagare cara per aver …

Veronica: Io pensavo a un diversivo.

Veronica sorride. Wallace la guarda. Si chiede perché per lui è così difficile dirle no. Più che difficile, per lui è impossibile. Le vuole bene, ed è felice di essere stato appeso a quel palo…

Veronica: Wallace? In che tipo di pensieri eri immerso? Stai prendendo un po’ troppo da me… basta che poi non ti fai biond…

Wallace: Che tipo di “diversivo”?

Veronica: Qualcosa di semplice… basta che guadagni tempo.

Wallace: Andiamo.

 

Scendono dalla macchina. Veronica fa il giro largo attorno all’abitazione. Wallace suona il campanello.

Dlin - Dlon…

Apre alla porta un uomo sulla trentina, forse più, dall’aspetto amichevole e immancabilmente ricco.

Uomo: Salve… Poss

Wallace: Salve!

Uomo: Dicevo, posso esserle utile?

Wallace: Oh, per favore, non mi dia del lei, mi mette in imbarazzo…

Wallace parla lentamente, si ferma dopo ogni parola, si, insomma, cerca di guadagnare tempo, ma il risultato sembra essere un ragazzo dislessico e un po’ idiota…

Uomo: Ok, posso fare qualcosa per te?

In quel momento Wallace vede spuntare Veronica alle spalle dell’uomo, che cerca disperatamente di non farsi sentire mentre attraversa l’atrio… Quando vede l’amico gli fa cenno di parlare, parlare, parlare e tirarla lunga. Poi torna al suo immenso sforzo per essere furtiva.

Wallace: Oh, niente di… importante…cioè…si… nel senso che per me…sarebbe…molto…importante… Se volesse… ascoltarmi….

Uomo: Certo, ne sarò felice.

Wallace: Bene… e… grazie…io… io mi occupo del…la vendita a domicilio di…. biscotti, caramelle, dolcetti vari e oggetti da ufficio…!

Uomo: Oh…

Wallace: Ehm… Detto così.. sembra che non abbia un senso…ma… il ricavato della vendita andrà in beneficenza…

 

Nel frattempo, Nella stessa casa…

Veronica ha raggiunto il garage. Scruta attentamente la macchina, in cerca di qualsiasi indizio su quale appigliarsi, ma niente. Dopo aver deciso per certo che quella non era la macchina giusta, decide di tornare a recuperare Wallace. Esce dalla finestra, e si dirige correndo verso la porta…

Veronica: Wallace, muoviti!!! Mi dispiace signore, ma abbiamo degli orari da rispettare, sa… Andiamo!

 

Nella macchina.

Veronica: Allora? Com’è andata?

Wallace: Ho perso il mio inutile fermacarte e ci ho guadagnato sette dollari. Tu?

Veronica: A te è andata bene… Non è lui.

Veronica gira la pagina controllata di indirizzi e nomi, per accorgersi che nella seconda pagina rimaneva un solo indirizzo. Lo legge. -Mi pare di averlo già sentito…- Proprietario: Dick Casablancas.

Wallace: Cos’è quella faccia?

Veronica: Niente, è che mi è rimasto un solo nome.

Wallace: Perfetto, allora… o è lui, o…

Veronica: Dick.

Wallace: Dick?

Veronica: Si, lui. E’ tardi. Torniamo a casa. Domattina controllerò nel parcheggio della scuola.

Wallace: Ma dick non ha una macchina così…

Veronica: Infatti è nuova. Appena comprata. Una macchina che giudicherà sicuramente irrilevante.

Wallace: Mi chiedo come fai a capire gli 09…

Veronica: Me lo chiedo anche io.

 

Più tardi, Veronica è arrivata a casa. Il cielo si sta coprendo lentamente di nuvole.

Entra e lascia andare la porta alle sue spalle.

Veronica: Papà… ci sei?

Keih: Eccomi, Veronica…

Un leggero bacio sulla guancia. Sempre lo stesso, ma che sembra sempre diverso, e che sempre Veronica ha piacere di ricevere.

Veronica: Visto? Sono tornata a casa sana e salva!

Keith: Si, ma è tardi.

Veronica: E che adolescente sarei se facessi sempre tutto quello che mi dici tu alla lettera?

Keith aveva preparato la cena. Padre e figlia si siedono a tavola, cenano insieme, poi Keith informa la figlia che quella sera sarebbe uscito e non sapeva quanto sarebbe stato via, forse un giorno o due, doveva pedinare una donna per un caso.

 

 

Veronica è sola, a casa. Ha appena finito di farsi un bagno, quando gela di fronte a un unico pensiero: letteratura.

Avrebbe dovuto, anzi, doveva saperla perfettamente.

Il pensiero di doversi chinare sui libri non la lusingava affatto, se si aggiunge poi che la leggera sonnolenza del momento, allora…

-Forza, Veronica!- Scuote la testa. Si prepara un caffè e si mette all’opera.

 

 

Sorge un nuovo sole a Neptune. O, meglio, che il sole sorga lo si dà per scontato, si sa che c’è, ma non si vede, perché completamente ricoperto di nuvole.

Veronica è nel parcheggio della scuola. Si sta avviando all’entrata. Guarda il cielo. C’è un tempo da schifo. -Perfetto, sembra proprio una delle peggiori giornate della mia vita! Come ho passato la mia ultima serata? Beh, ho rovesciato il caffè sul libro di letteratura, ho chiamato Wallace, e l’ho pregato di prestarmi i suoi appunti. Il resto della notte l’ho passato a decifrare la sua calligrafia.

Il risultato? Beh, è già tanto che prenda l’insufficienza nel compito. Non ho dormito. E credo di non essere proprio di buon umore.-

Sbadiglia. E appena si toglie la mano dalla faccia vede Dick scendere da una mercedes ultimo modello.

-Berlina, grigia, tirata a lucido, targa che comincia con… oh, tu guarda, AZ! E magari…ma si! Una striscetta di troppo…-

Sta camminando a testa bassa, impegnata a constatare che almeno aveva risolto il caso, quando si rende conto da avere davanti qualcuno. Alza lo sguardo. Se il buon giorno si vede dal mattino, quella era una delle peggiori giornate della sua vita.

Logan è impalato davanti a lei e la guarda corrugando la fronte.

Logan: Mi sbarri la strada.

Veronica è talmente stanca che non ha nemmeno la voglia di ribattere, semplicemente, lo supera.

Logan: Oh, miss Sherlokmars, sei troppo impegnata a salvare il mondo per dare il buongiorno

agli... amici?

-Se agli avvenimenti della serata si aggiunge anche un bel “buongiorno” da Logan Echolls, allora la giornata è completa.-

Veronica si gira solo un secondo per rispondere

Veronica: Non hai pensato che forse per me questo non è proprio un buon giorno?

Lo cattura con lo sguardo ancora un secondo, per poi tornare a camminare.

E’ entrata, si è diretta agli armadietti.

-Perché, Logan, da quando ci siamo lasciati ogni nostro incontro si riduce ad una specie gara, in cui l’obiettivo è ferire l’altro con acidità e sarcasmo? Si, tu sei stato il mio ragazzo, ok, ma tra noi non funzionava. Forse non ho mai avuto fiuto per i ragazzi. Lasciarmi andare con te è stato un errore, quel giorno. Non è desino, non siamo fatti per stare insieme. Ed era inutile continuare. Per questo ti ho lasciato, ma volevo che tornasse come una volta, quando eravamo amici…Sapevo che sarebbe stato impossibile. Mi ero illusa. Ora voglio solo ricominciare. -

Cerca disperatamente di capire perchè le cose avevano preso quella piega. Non erano troppo diversi, non erano troppo ugali. E non erano nemmeno troppo perfetti. O forse erano perfetti perché erano imperfetti.

-Mi sono chiesta spesso cosa ho provato per te, Logan. Forse era davvero amore, perché lasciarti per me è stato un gesto disperato e faticoso, forse l’ho fatto proprio perché ti amavo…Ho sofferto? Si, schiacciata dal peso troppo forte del rimpianto. Ma ho fatto finire questo sogno perché altrimenti sarebbe diventato un incubo ancora peggiore della sofferenza. In ogni caso, la mia è stata la scelta giusta, e qualunque cosa ci fosse tra noi, ora è finita per sempre.-

Ha preso la sua roba, chiude l’armadietto. Fa un passo indietro, e viene investita.

Veronica, scocciata: Ehi!

Logan: Ehi…

Veronica: Ancora?!?

Logan: Potresti anche guardare dove vai…!

Veronica: Scusa, è che non passo tutto il mio tempo a schivare stupidi psicotici che…

Dick: La piccola Mars in persona! Ciao Veronica… Ti va di uscire con me?

-Ditemi che ho le allucinazioni. Vi prego. A questo punto rimpiango davvero di essermi svegliata questa mattina.-

Logan: Dick, quella volta che ti ho detto che dando testate al muro tornava l’intelligenza… beh, forse ha avuto l’effetto contrario… E poi, hai forse dimenticato le condizioni della scommessa?

Dick: Oh, dai Logan, io non…

Veronica: Scommessa…?

Logan: Si, sai Veronica, ieri sera ho stracciato Dick, e visto che non volevamo scommettere verdoni, abbiamo scommesso una cosa…diversa.

Veronica continua a fissarlo. Piega la testa, aggrottando la fronte.

Logan: Insomma, chi perde deve uscire con Mary, la nuova arrivata.

A Veronica scappa un sorriso…

Dick: Oh, dai, Logan! Quella tipa è un mostro! Mi rovino l’immagine! Piuttosto stasera alla festa ci vengo con V. Mars!!

Logan: Ma se quando ho detto “uscire con una ragazza” hai accettato subito…

Dick: Si, ma quella è così brutta che non appartiene al genere umano! …

Logan lascia perdere l’amico, girandosi verso Veronica.

Logan: Vuoi venire alla festa di stasera? C’è anche il tuo caro amico Duncan…

Veronica: Oh siii, sai, non aspettavo altro che essere invitata a una stupida festa da 09, fammi indovinare, magari in memoria di qualche sciagura? No grazie.

Logan rimane a fissarla finchè se ne va. Si chiede se ha sbagliato qualcosa. Ma ormai è finita. Finita. Deve rassegnarsi, andare avanti.

Aveva anche provato a ricominciare. Con un’altra ragazza. Ma era durata poco. Lei non aveva capito quanto lui avesse perso la testa per Veronica, quanto era stato difficile per lui stare senza di lei. Non aveva capito che lui non la dimenticherà mai e poi mai, potrà provarci, ma non ci riuscirà. Lei che così tanto era stata importante per lui occuperà per sempre un piccolissimo posto nascosto nel suo cuore... E nessuno potrà mai sapere di preciso cosa prova quando la vede passare.
Aveva provato a ricominciare perché per essere del tutto felice aveva bisogno di essere sicuro che l'amore provato per Veronica era solo un dolcissimo ricordo... Ma il risultato non era stato quello che voleva.

Più ci pensava più soffriva. E si sentiva vuoto, privato anche dell’anima.

Ormai aveva capito che il modo migliore per non soffrire è non pensarci.

Driiiiiiiiiiiiiiiin. La campanella.

 

Terza ora. Veronica fissa il suo compito. E’ assonnata e le viene difficile anche solo capire il senso delle domande. Tenta disperatemente di concentrarsi per rispondere alla prima, ma non c’è niente da fare, è una causa persa fin dall’inizio.

Sposta lentamente la testa di lato. Logan la sta guardando. Sfoggia un sorrisetto beffardo e le fa ciao con la mano.

Veronica, a bassa voce: Che vuoi?

Logan: Io? Parli con me?

Veronica: E con chi sennò!

Logan: Ma se non ti ho neanc…

Professoressa: Mars, Echolls!!! La smettiamo di fare salotto???

Logan: Mi scusi, ma… è lei che ha cominciato. Voleva assolutamente suggerirmi, ma io non volevo niene.

Veronica: Ma io…

Professoressa: Mars, silenzio! Vattene fuori!

Veronica si alza lentamente. Tanto non ha niente da perdere, in ogni caso il compito le sarebbe andato da schifo. Attraversa la classe ed apre la porta. Prima di chiuderla lancia uno sguardo fulminante a Logan. La sta guardando, con la sua tipica espressione da idiota. Da schiaffi.

Poco dopo. Sta passeggiando tranquillamente per la scuola. Il tempo è davvero brutto, e va peggiorando; è freddo, c’è vento, e sembra che manchi poco a piovere. Guarda fuori dalla finestra. Gela. La sua macchina non c’era più. Il posto dove l’aveva messa era vuoto. Era quello riservato ai disabili. -Ecco, si, questa ci mancava. La rimozione della macchina. E sono appena stata informata che Wallace se ne starà via tutto il giorno con sua madre, anche se non ho capito dove va Mi ha chiamata frettolosamente, mi ha detto che non c’era da preoccuparsi. “Viaggio di piacere”, ha detto. Boh.-

L’ ora è quasi finita, e torna verso la sua classe. La porta si apre, qualcuno sta uscendo. Logan.

Veronica: Non riesci proprio a stare senza di me, vero?

Logan: Cavoli baby, mi hai scoperto… in verità credo che la prof sia troppo attratta da me, e per sfuggire alla pressione, ogni tanto mi butta fuori.

Veronica: Illuso.

-Vorrei tanto dirti che il tuo sex appeal è paragonabile a quello di un rospo, ma te la risparmio; cosa mi era successo quando stavo con te? Ero forse sotto l’influsso di qualcosa?-

Suona di nuovo la campanella.

 

A parte la terza ora, la mattinata di scuola continua tranquillamente e normalmente.

Parcheggio della scuola.

Veronica: Weeviiiil!!!

Weevil: Che c’è? Hai deciso di invitarmi a cena?

Veronica, dapprima scuote la testa arricciando il naso, poi gli risponde: Caso risolto! Allargando le braccia in una specie di inchino.

Weevil: Chi è il bastardo?

Veronica: Dick Casablancas.

Weevil: Lo sapevo che poteva essere stato solo uno stupido 09… Beh, grazie.

Veronica: Non mi chiedi nemmeno cosa mi devi?

Weevil: Io pensavo lo facessi in nome della nostra amicizia…

Veronica, assumendo un’espressione disperata: Amicizia??? Amicizia?!?!? Oh, Weevil… così mi hai spezzato il cuore… e io che speravo ci fosse qualcosa di più…!!!

Weevil è seriamente preoccupato. Veronica scoppia a piangere. Pianto che si rivela una risata.

Weevil: Oh, V. Mars, andiamo!!! C’ero quasi cascato…

Veronica: A parte gli scherzi, in cambio vorrei due favori.

Weevil: … Sarebbero?

Veronica: Primo: non picchiare Dick. Secon…

Weevil: Cosa??? Quello mi ha rovinato la moto!

Veronica: Si, ma pagherà da solo. Stasera deve uscire con Mary.

Weevil: Quella nuova?

Veronica, sorridendo, annuisce.

Weevil: Oh, ma che ha nella testa quello? Mary è orribile!!! E poi almeno la giudicavo intelligente, ma se esce con Dick…

Veronica gli racconta della scommessa.

Veronica: Lei sa che è uno scherzo, ma lui pensa che lei sia all’oscuro di tutto! Se lo picchi salterà l’appuntamento… non ti pare già quella una tortura?

Weevil: Mi hai convinto, ma solo perché mi hai aiutato. E in ogni caso gli chiederai i danni da parte mia. Io con gli 09 non ci parlo. Il secondo favore?

Veronica: Vedi, mi hanno portato via la macchina. Un passaggio fino a casa.

Weevil: E’ un piacere. Monta.

 

E’ appena arrivata a casa. Suo padre non c’è. Sa che sta seguendo quel caso, ma lo chiama ugualmente, scoprendo che va tutto bene e che sarebbe stato via probabilmente tutto il giorno. Si raccomanda di ritirare la posta, visto il tempo.

Veronica si mette al computer, e sistema un po’ di scartoffie dalla sua scrivania.

Dopo un po’. Incomincia a piovere. Veronica esce da casa un secondo per la posta. Pam. La porta si è chiusa alle sue spalle. Tenta di aprirla, ma non c’è verso.

-Oh, andiamo! Vuoi vedere che io, Veronica Mars, mi chiudo fuori da casa MIA e non riesco a rientrare??!! È assurdo!-

Non ha niente per tentare di aprire, anche solo qualcosa per scassinare la porta.

Le finestre sono sbarrate, la porta è chiusa dall’interno, il cellulare e qualsiasi altra cosa utile sono rimaste dentro, non ha la seconda chiave e quella mattina le hanno portato via la macchina.

Piove più forte. Sta arrivando un temporale, deve andare da qualcuno.

Camminando per la strada si infradicia, una macchina le passa vicino a tutta velocità e la infanga pure. E’ indecente.

Toc-Toc. Bussa alla porta, qualcuno dall’altra parte la apre lentamente. E Logan, per la seconda volta, è impalato davanti a lei, non ha ancora parlato, ma la sua faccia strafottente dice tutto.

-Sono una stupida. Perché, quando ho dovuto decidere dove andare, sono venuta qui? L’ho fatto senza pensare in verità. E me ne sono pentita.-

Logan la squadra dall’alto al basso.

Logan: a…

Veronica: Prova a dire anche solo una parola sbagliata e giuro che te ne pentirai.

Logan: Ok ma… dove credi di andare conciata così?

Veronica: Nella tua suite forse?

Logan: Oh… V.Mars! Ma che ti è successo? Che ci facevi per strada tutta sola?

Veronica gli lancia uno sguardo poco rassicurante.

Logan: Entra, ma per favore fai attenzione a non combinare un disastro, anche se è la tua specialità.

Veronica continua a guardarlo con lo stesso sguardo.

Logan: Solo un “entra” può andare?

Veronica: Risposta esatta!

Logan: Cosa vinco?

Veronica: Starò attenta alla moquette.

Veronica entra nella suite di Logan. O, meglio, quella era la suite di Logan e Duncan. Ma da quando Duncan si era rimesso con Meg, spesso toglieva il disturbo e andava con lei in un’altra camera. Veronica si guarda attorno. Seduto sul divano c’è Duncan. Il suo primo amore. Si ricorda  quando era convinta che non ce ne sarebbe mai potuto essere un altro. E ora… ora parlavano tranquillamente, come amici. Duncan si gira, la guarda stupito: Veronica! Ciao…

Veronica accenna ad un saluto con la mano e chinando la testa. Fa un altro passo.

Logan: Ehi, cosa vorresti fare?

Veronica lo guarda. Il quel momento gli sembra ancora più asfissiante di quanto non lo sia di solito.

Duncan: Forse ti conviene farti un bagno...

Veronica, guardando Logan: Già, ma prima barricherò la porta con ogni sorta di…

Logan: Andiamo! Non ti fidi di D.Kane? Mi terrà d’occhio.

Veronica: Solo perché ne ho immensamente bisogno.

Poco dopo. Veronica si è lavata, ma i suoi vestiti sono fradici e sporchi. Avvolta con un grande asciugamano, apre leggermente la porta: Non è che avreste qualcosa da prestarmi?

Logan: Della tua taglia ho solo slip e regg…

Veronica: Logan! Per favore.

Dopo qualche minuto Veronica indossa una camicia di Logan che le fa da vestito, e un paio di pantaloni che ha dovuto piegare da sotto parecchie volte per farli diventare quasi della sua misura.

Logan guarda quel capolavoro. E’ ridicola, ma decide di non dirglielo. Duncan sorride. Pensa la stessa cosa.

Logan: Allora, sembra proprio che sia tu a non poter fare a meno di me.

Veronica: No… Sai, Logan, A me piacciono i ragazzi con qualcosa nella testa…

Logan sorride e si indica da solo con entrambe le mani.

Veronica: Con “qualcosa” intendevo il cervello.

 

Duncan: Veronica, noi più tardi andiamo a una festa… Vuoi venire?

Veronica: No, grazie Duncan, ma… non voglio venirci.

Logan non può non osservare la differenza della risposta data a Duncan e quella che aveva dato a lui quella mattina. Forse ha veramente sbagliato qualcosa. Ma cosa? Anche Veronica aveva provato a ricominciare. Che sciocca. Non aveva capito che nessuno potrà amarla come l'amava lui, adorarla in quel modo, non saprà accorgersi di tutti i suoi dolci movimenti, di quei piccoli segni sul suo viso.
E' come se solo a lui fosse stato concesso vedere, conoscere il vero sapore dei suoi baci, il reale colore dei suoi occhi.
Nessun uomo potrà mai vedere quello che ha visto lui. Disegna chiunque incapace di capirla, rispettarla. Incapace di amarla. Gli altri la vedranno, la desidereranno, si, ma non in quel modo.

Duncan: Ti riaccompagniamo a casa?

Veronica: Ehm… veramente…

Spiega molto brevemente tutti gli avvenimenti del giorno, che si era chiusa fuori, e che le altre chiavi oltre a quella lasciate dentro le aveva suo padre, che era fuori città e lo sarebbe rimasto fino a tarda sera.

Veronica: Se non vi dispiace potete andare, io in qualche modo ammazzerò il tempo…

Logan: Sola soletta?

Veronica: Sai, Logan, esiste un proverbio che a me piace tanto… com’è che fa… ah si. Meglio soli che mal accompagnati.

Duncan: Ok, come vuoi, fa come se fossi a casa tua…

Veronica ripensa a tutto quello che ha fatto quel giorno. Ha parcheggiato la macchina in zona di rimozione, si è fatta buttare fuori dalla porta durante un compito, si è chiusa fuori, è andata da Logan e Duncan, e si è messa i vestiti di Logan. Tutto ciò non aveva senso. Era stata davvero lei a fare tutto questo? Razionalmente, ha fatto una serie di azioni stupide alla quale non sa dare una spiegazione. Ma in quel momento non le viene in mente che un altro detto che le piaceva tanto era “il cuore ha sempre ragione”.

-Sono semplicemente distrutta.-

Veronica: Sono stanchissima.

Duncan: Visto che stanotte non hai dormito, se vuoi buttarti fa con comodo.

Non fa nemmeno in tempo a distendersi che si è già addormentata.

 

Pochissimo dopo Logan entra nella stanza. Veronica è buttata sul letto, e dorme. Non sa spiegarsi perché guadarla lo fa sentire così. Gli provoca qualcosa dentro, nullo stomaco. O forse no. Più in alto, leggermente a sinistra. Nel cuore.

E ancora, si chiede se quello che lui aveva provato per lei lo avesse provato anche lei per lui.

Perché se l'amore è per sempre non dovevano lasciarsi. Non doveva finire così. Ma sono le cose più
belle che durano poco e basta un soffio per spezzare quell'incantesimo.

Più ci pensa, più soffre, e così i ricordi riaffiorano dolorosi, uno dopo l'altro, implacabili, malinconici, tristi. Cerca di allontanarli, e di mandare via quei pensieri, quella sofferenza devastante.
Ma all'improvviso capisce. E' tutto inutile. E' finita.
Quante volte se l’era chiesto. Perchè, se c'è un dio l'ha permesso? Perchè non l'ha fermata? Perchè?

“E io stupido che cercavo e speravo di trovare una risposta. Datemi un perché, un semplice perché, un qualsiasi perché. Ma che sciocco. Si sa. Quando finisce un amore si può trovare tutto, tranne che un perché.”

La copre con fare stranamente affettuoso con il lenzuolo. Si gira. Duncan lo sta guardando, leggermente stupito.

Duncan: …Ehm… Ma che…?

Logan: Amico, ti immagini se si sveglia col raffreddore? Poi da la colpa a noi e rompe il doppio.

 

Più tardi. Veronica si sveglia. E’ sola nella suite. Si alza, gira un po’. Guarda fuori. Piove ancora, ma meno di prima. Il cielo è buio. Si siede davanti alla tv.

Sente un rumore. Istintivamente si alza, e chiede: C’è qualcuno? Logan? Duncan?

Nessuna risposta. -Ah, non sarà niente.- Lo sente di nuovo spegne del tutto la tv, si gira e vede chiaramente un’ombra muoversi. Si avvicina lentamente, cercando di non farsi sentire. Pare che non ci sia nessuno. Vede un cellulare sopra un mobiletto. Forse è di Duncan. Per sicurezza compone il numero di suo padre, lo chiama. Uno, due squilli. E’ un attimo, tutto succede in un attimo.

Veronica viene presa da dietro, qualcuno le tiene un braccio intorno al collo. Si divincola, gli lancia un calcio e si libera, allontanandosi. In quel momento Keith risponde. Veronica urla con tutta la forza e lo sgomento che ha in corpo: Papà papà! Aiutami ti prego! Sono nella suite di Duncan e c’è qualcuno! Papà vieni subito qui, chiama la polizia! Aiuto!

L’uomo la raggiunge. Le tira un pugno sullo stomaco. Veronica si piega in due dal dolore, e lo sconosciuto scaraventa il telefono lontano.

Uomo: Cosa credevi di fare? Tanto tuo padre o la polizia non faranno in tempo ad arrivare, dovunque siano. Morirai comunque.

Veronica lo guarda. Non lo conosce.

Veronica: Chi sei?

La sua voce è rotta dal terrore. L’uomo non fa in tempo a rispondere che Veronica gli è addosso, ma dopo una breve colluttazione, lui ha la meglio. La ragazza tenta di correre verso la porta, ma viene bloccata e cade a terra. Seguono alcuni calci da parte dell’uomo. E poi quel suono. Inconfondibile. La sicura di una pistola. Veronica alza la testa. L’uomo le sta puntando una pistola contro.

Uomo: Ora morirai… Missione compiuta.

Ha paura. Si copre il viso con le braccia, ma sa che sarebbe inutile. Poi uno sparo. Limpido.  Fortissimo. -Sono morta…?-  Ma è in quel momento che realizza di essere ancora viva. Distoglie per un attimo lo sguardo dal pavimento, spostandolo poco più in là. Davanti a lei, per terra, c’è quell’uomo. Morto. Sposta lo sguardo ancora più in là. C’è qualcun altro, davanti a lei, dietro l’uomo. Vede le sue scarpe. Ancora terrorizzata alza lentamente la testa, percorrendo le gambe, il torace, il collo. E, per ancora una volta, lui è lì, impalato, di fronte a lei. Logan.

Aveva in mano una pistola. L’aveva salvata. Era salva.

Scoppia a piangere. Si alza piano in piedi per poi correre verso di lui urlando il suo nome con la voce di chi si è appena svegliato da un incubo. Si abbracciano, Veronica è pietrificata.

Logan: Ti porto fuori di qui.

Glielo sussurra piano, con tono dolce e rassicurante. Poi la prende in braccio. Le gambe di Veronica sono attorcigliate intorno alla sua vita e le braccia di lei sono attorno al suo collo. Ma in quell’istante non gli passa nemmeno per la testa il fatto che l’ultima volta che erano stati così erano nel bagno della scuola, sulla cui porta c’era scritto “fuori servizio”. Lei singhiozza ancora. Logan la porta fuori. La polizia era arrivata in quel momento, ma nel buio della sera a nessuno è venuto il brutto pensiero di disturbare i due ragazzi. Veronica ritorna a toccare terra con le sue gambe, anche se ancora tremanti. Il tempo si era come fermato, esistevano solo loro due e il buio che li circondava, i poliziotti che facevano avanti e indietro per l’hotel e si erano dimenticati di loro parevano così lontani, così estranei…

Veronica e Logan sono abbracciati. I singhiozzi le stanno passando.

Logan: Ho capito che non ne puoi più di me, ma così mi stritoli.

Parla piano, quasi sottovoce, con un tono così dolce e rassicurante che Veronica dimentica tutto il resto. Stacca la presa di scatto, ma è in quel momento che si accorge delle braccia di lui che l’avvolgono, del suo travolgente e piacevole abbraccio.

Veronica: Logan, I… Io… N… Non…

Si guardano negli occhi per un istante. Un istante che pare essere un’infinità.

Vicini, troppo vicini. Vicini come erano stati. O forse, vicini come erano sempre stati.

Trattiene il respiro per mezzo secondo, sospeso nel vuoto. Poi il cuore batte all'impazzata, sempre più forte.
Se solo facesse silenzio, sentirebbe un altro cuore lì vicino, battere ancora più forte del suo.

Lei si rituffa in quell’abbraccio confortante, appoggia la testa al suo petto.

Veronica: Grazie.

Logan: Oh, andiamo, Veronica, lo avrebbe fatto chiunque…

Veronica: No… Intendevo… Grazie… Grazie di esistere, Logan.

Chissà se Logan sa che con le parole che sta per dire butterà via per sempre quell’ultima possibilità, se mai c’era stata, di riaverla.

Logan: Oh, V.Mars, dov’è finita la tua acidità tagliente che tanto mi ha fatto dannare?

Ora il suo tono non era più quello rassicurante di prima, era più nervoso, il tono di qualcuno che vorrebbe sfogarsi per tutto quello che ha sofferto, ma non ne è capace. Una lacrima silenziosa gli solca la guancia, passando inosservata.

Veronica: Perché devi sempre rovinare tutto? Eh? Perché devi essere un tale stronzo?

Veronica ha ricominciato a piangere, più di prima. Piange e si bagna le guance della sua sofferenza, il cuore le urla dentro. Singhiozza nervosamente e gli urla contro.

Veronica: Ti odio! TI ODIO!!!

Anche Logan alza il tono della voce.

Logan: Ma perché ti da così fastidio che io ti ami?!? Eh?!

Veronica: Ho provato a cancellarti dalla mia vita, dimenticarti! Ma non ci sono riuscita!

Ormai si stanno urlando contro.

Veronica: Sei un bastardo!!!

Si gira, fa per andarsene. Ma non fa in tempo a fare un passo che Logan la blocca. Le tiene stretto un braccio. Veronica si gira nuovamente.

Veronica: E lasciami!!!

Con uno strattone si libera dalla sua presa. In quell’istante Logan con uno scatto le prende il viso con entrambe le mani e la tira verso di sè con forza.

La bacia.

Veronica dapprima stupita, non fa resistenza. Si staccano, anche se solo per un secondo. Ora Logan sta sorridendo. Veronica si perde nei suoi occhi, così profondi. Sorride anche lei e si lascia andare. Bacio. Un bacio morbido, lento. Un bacio per dire “ti amo”, quando anche le parole sembrano non servire più, perché quello che si deve esprimere è troppo grande. Un bacio per capire cosa uno prova dell’altro. Amore. Amore, quello vero, quello che ti fa davvero volare, quello che ti fa davvero sognare, quello che ti fa davvero sciogliere il cuore.

Perché l’amore è qualcuno senza cui non vivi. Buttati, trova qualcuno da amare alla follia e che ti ami alla stessa maniera. Come trovarlo? Beh, dimentica il cervello e ascolta il tuo cuore. Perchè la verità è che non ha senso vivere se manca tutto questo. Non innamorarsi veramente, equivale a non vivere. Ma devi tentare, perchè se non hai mai tentato, non hai mai vissuto.

Logan la stringe a sé. E’ in quel momento che la realtà torna a bussare alle loro menti, avevano appena vissuto un attimo di paradiso, e ora erano tornati sulla terra. E tutto il caos ricomincia a farsi sentire. La polizia, la confusione… Entrambi si chiedono se quel momento lo hanno davvero solo sognato.

Veronica si sente chiamare da una voce familiare, e automaticamente, si allontana un poco da Logan.

Keith: Veronica, tesoro! Che è successo?

La abbraccia.

Keith: Grazie al cielo stai bene…

Veronica: No, papà, grazie a Logan. Mi ha salvata.

Keith: Logan…

Logan: Certo, signor Mars, me ne vado subito.

Keith: Ragazzo, volevo solo ringraziarti.

Veronica: Papà, sono distrutta. I racconterò tutto più tardi. Ma ti prego, portami a casa. Agli avvenimenti della giornata manca solo un bell’interrogatorio con Lamb per farmi schiattare.

Keith: Va bene, bambina mia.

Se ne vanno. Lei si gira. Uno scambio di sguardi.

Lui cerca di convincersi di non avere fretta. Di poter aspettare. Per vederla, averla, per sentirsi di nuovo felice. Anche se la verità è che senza di lei non ce la fa.

 

Casa Mars.

Veronica si è buttata sul letto.

-Ecco come una delle peggiori giornate della mia vita si è trasformata nella migliore in assoluto.-

Non le interessa il resto, la cosa importante, la cosa più importante, era lui. Lui. Le sue parole, i suoi gesti, i suoi occhi, il suo bacio.

E si chiede cosa sarebbe successo ora, se era solamente un episodio accidentale, o se avrebbero davvero ricominciato.

Già, perché si era promessa di ricominciare, ma il suo futuro era uno solo. Solo così era davvero felice. Solo con lui.

 

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Capitolo 2
*** Secondo ***


Si lascia cullare dai sui dolci pensieri, i ricordi di attimi appena vissuti, e si addormenta

Si lascia cullare dai sui dolci pensieri, i ricordi di attimi appena vissuti, e si addormenta.

 

Bussano alla porta. Si alza di scatto, dà un’occhiata fuori dalla finestra. Accostato sulla strada, c’è il suo desiderio avverato. Quando aveva sentito che c’era qualcuno, la sua speranza era che ci fosse proprio quello. Un hummer giallo.

Apre la porta. Inutile dire che era Logan. Soride. E’ felice.

Veronica: Ciao…

Logan: Ciao…

Una attimo di silenzio imbarazzante.

Logan: Sai, prima abbiamo lasciato le cose un po’ a metà…

Veronica: Oh, allora non lo avevo solo sognato…

Logan: … Ti amo.

Veronica lo bacia.

Logan: E questo che vuol dire?

Veronica: Anche io.

Logan l’abbraccia. La bacia delicatamente sul collo.

Veronica: Logan?

Logan: Si?

Veronica: Promettimi… che mi proteggerai… sempre.

Logan: Te lo prometto.

Veronica: Io mi fido ancora di te.

Si baciano. Veronica chiude gli occhi e si fa trasportare da quella sensazione meravigliosa…

 

Riapre gli occhi. Vede tutto bianco. Sta guardando il soffitto. Si alza. E’ ancora sera. In cucina c’è qualcuno. Corre in quella direzione…

Veronica: Log… Papà!!!

Keith: Amore mio! Ti sei svegliata… Fatti abbracciare…

Padre e figlia si abbracciano.

Keith: Come ti senti?

Veronica: Alla grande, davvero! Cioè, relativamente alla giornata, mi sento proprio bene.

Keith: Vuoi mangiare qualcosa? Ho cucinato io.

Veronica assaggia il pollo.

Veronica: Sai, dovrei rischiare la vita più spesso se ogni volta preparerai una tale delizia…

Si siedono a tavola.

Keith: Allora, vorresti spiegarmi un po’ di cose? Domani anche Lamb vorrà saperle…

Veronica riassume la giornata appena trascorsa al padre. Il breve resto della serata passa velocemente, ma soprattutto, tranquillamente.

 

Veronica ha preso in prestito la macchina di suo padre. Ora sta attraversando il parcheggio.

Wallace: Veronica!!!

Veronica: Ciao!

Segue un abbraccio sincero, trasparente, puro. Come l’amicizia che li lega.

Wallace: Non ti si può mai lasciare da sola, eh, V. Mars? Io ti lascio e tu guarda che mi combini!

Veronica: Le notizie girano in fretta…

Wallace: Qui siamo a Neptune, mia cara.

Wallace: Sono contento che stai bene.

Veronica: Già. Ma tu dove te ne eri sparito?

Wallace: Ieri era il compleanno di mia madre, e ci siamo concessi un giorno di vacanza, per parlare un po’. Sai, era da tanto che non parlavamo…

Veronica: Oh.

Wallace: Ehi, c’è Dick laggiù. Si dice che ieri sera abbia fatto furori con la nuova…

Veronica: Ti dispiace…?

Wallace: No, no và pure, ti ribecco dopo investigatrice!

 

Veronica: Dick…

Dick: Mi stupisci, Veronica…

Veronica: Ti sei accorto del graffio sulla tua macchina?

Dick: Quello?!? Cert…

Veronica: Bene. Magari sai anche come te lo sei procurato…?

Dick: Ehi, Mars, l’investigatrice sei tu!

Veronica: Appunto. Io so come l’hai ottenuto. Sai, Weevil…

Dick: Non gli avrai mica detto che sono stato io?

Veronica: Beh, l’ho fatto, e se ora non sei in ospedale è merito mio.

Dio, quanto me ne pento…

Dick: Non mi sarei mai aspettato di dover ringraziare La Mars in persona… Che vuoi in cambio? Uscire con me? Mettiti in fila…

Veronica: Beh, se non vuoi subire una plastica facciale artigianale, devi pagare i danni. O meglio, non farlo, di sicuro verresti fuori meglio di come sei, o magari più intelligente, perché peggio di così è impossib…

“Veronica Mars!”

Quella voce. Sapeva che avrebbe dovuto affrontarla. E il pensiero la piaceva, bastava che lui le rendesse le cose facili…

Logan: Allora, che fai? Socializzi con gli 09? Eh, no, così non si fa…

Veronica non ci crede. Non crede alle sue orecchie. Non crede a quello che ha sentito. Non crede a quello che ha detto, ma soprattutto, non crede a quel tono. Il solito tono. Quello di sempre. Logan stava facendo finta di niente. Come se nulla fosse successo.

Logan: Non ti hanno detto che siamo tutti ragazzacci?

Non ha la forza di rispondere. Non vuole più combattere. Non vuole continuare a combattere questa guerra per ferire l’altro, allontanandolo, perché, prima di tutto, ferirebbe sé stessa. Ormai si era arresa, rassegnata, non voleva più mentire a sé stessa su quello che provava per lui.

Veronica: Già. Lo siete. Banda di stonzi.

E in quel momento si riferisce a lui in particolare, non può credere di esserci cascata di nuovo…

 

Zona armadietti. La campanella è appena suonata, metà atrio si è già svuotato. Logan fissa il pavimento, come se potesse dargli la risposta al perché del suo comportamento. Veronica si avvicina. Non sa perché lo fa.

Logan alza la testa.

Logan: A cosa devo l’onore della tua compagnia?

Veronica non ne può più. Alza la voce.

Veronica: Che cosa devo fare con te, eh?!? A cosa lo devi?!?? Forse al fatto che ieri sera mi hai salvata, mi hai abbracciata, mi hai baciata, e mi hai fatta arrivare in paradiso, anche solo per un momento??? Eh? Ti basta? Come ho potuto, come ho potuto…. Sono una stupida, e tu sei un coglione! Vaffanculo!!! E questa volta non provare a fermarmi.

Si gira, si dirige alla classe con passo veloce. Non deve piangere. Non può. Ma… forse Wallace aveva ragione quel giorno. Veronica Mars è una tenerona.

 

Per tutta la mattina cerca di evitarlo, evitare ogni suo sguardo, evitare la sua esistenza. E’ arrabbiata con lui, ma principalmente con sé stessa. La mattinata è finita. A scuola non ha ascoltato una parola. Era troppo impegnata a pensare, ricordare, soffrire. Ed evitare. Era andata a dire a Weevil che sarebbe stato ripagato, aveva raccontato tutto meglio a Wallace. O meglio, quasi tutto. Si era fermata a “Logan mi ha salvata.” Poi aveva saltato un pezzo, passando direttamente a “Poi è arrivato mio padre”. Si fidava di lui, ma… Non voleva pensarci ancora, non voleva parlarne con nessuno. Nemmeno col suo migliore amico.

Aveva tardato apposta un po’ per evitare la folla. Era uscita quasi per ultima. Si sta dirigendo alla macchina.

Logan è in piedi in mezzo al parcheggio.

Veronica fa finta di niente. Come se non ci fosse. Continua a camminare, gli passa accanto. Quasi si sfiorano. E continua, lo supera. Fa alcuni passi. Alle sue spalle lui la segue con gli occhi.

Logan: Scusa.

Veronica si ferma di botto. Senza girarsi, continua a dargli le spalle.

Logan: Non sapevo cosa volevi, come l’avresti presa, non sapevo come comportarmi.

Lei è sempre di spalle. Guarda per terra.

Logan: Lo sai, avevo paura. Paura che fosse successo solo per caso, che l’avresti rimosso dalla tua mente. E poi, avevo paura di soffrire ancora.

Logan: Ma l’ultima cosa che volevo era farti stare male.

Veronica si gira lentamente. Non è completamente rivolta verso di lui. E’ di fianco.

Logan: C’è un’altra cosa. Avrei dovuto dirtelo prima.

Fa una pausa.

Logan: Ti amo.

Veronica scuote la testa. A quel punto i gesti e le parole non avevano più bisogno di essere pensati, venivano da soli, dal cuore.

Gli corre in contro. E lo bacia.

Logan: E questo che vuol dire?

Veronica: “Anche io”.

Logan l’abbraccia. La bacia delicatamente sul collo.

Veronica: Logan?

Logan: Si?

Veronica: Promettimi… che mi proteggerai… sempre.

Logan: Te lo prometto.

Veronica: Io mi fido ancora di te.

Si baciano di nuovo. Veronica si lascia trasportare… E questa volta sa che non è solo un sogno.

 

Poco dopo. Veronica sta guidando verso casa. Si erano salutati con l’ennesimo bacio. Avrebbe voluto rimanere con lui per sempre. Ma doveva tornare. Almeno ora, però era felice. E sicura. Non lo avrebbe perso mai più. E niente al mondo la preoccupava più.

 

Logan ha appena fermato il suo hummer. Gli squilla il telefono, numero sconosciuto. Risponde.

Logan: Pronto?

Dall’altra parte: Pronto? Logan? Sei tu?

Gela. Quella voce. No. Non è possibile.

 

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Capitolo 3
*** Terzo ***


Veronica torna a casa

Veronica torna a casa. Si sente bene, rilassata, serena, tranquilla, luminosa. Non ha pensieri. Non ha preoccupazioni. E’ felice.

Quando svolta l’angolo, la sua bocca si dipinge di un bellissimo sorriso. La sua macchina era parcheggiata di fronte a casa sua. Scende.

Veronica: Sono a casaaa…

Keith: Tesoro! Come mai così in ritardo? Cominciavo a preoccuparmi…

Dicendo questo le si avvicina. La bacia sulla testa. Non riesce a immaginare che se non fosse stato per il ragazzo che lui stesso aveva buttato fuori da casa sua, ora sarebbe a piangere su una tomba con inciso il nome della figlia.

Veronica: Oh, ma io so badare a mè stessa!!! Sono una Mars!

Dicendo questo mima decisi gesti di pugilato misti a tentativi di mosse di karate.

Keith: Veronica, sto parlando seriamente. Se non ci fosse stato Logan, ora…

Veronica torna seria. Si abbracciano. Già. Se non ci fosse stato Logan.

Anche lei ci aveva pensato. Ma solo per un istante. Perché Logan l’aveva salvata. Punto.

Keith: Andiamo, donna! Da quando in qua questa casa si è trasformata in un teatro?

Veronica: Da quando hai iniziato a preoccuparti troppo per me? Anzi, no in questo modo è come se dicessi che lo è da sempre…

Keith: … Veronica, io…

Veronica: Comunque, come hai fatto per farti restituire la mia macchina così presto?

Keith: Tesoro, sono un Mars, per molti è impossibile dirmi di no.

Improvvisamente Keith guarda in faccia Veronica. Tutto d’un tratto assume uno sguardo sorpreso.

Nello stesso istante, di conseguenza, Veronica ne assume uno perplesso.

Keith: Che ti è successo stamattina? Sembri diversa…

Veronica: Oh, si! La matricola mi ha dato la merenda di sua spontanea volontà!

Keith: … Hai un’espressione felice.

Ok, ora capisco perché mio padre è considerato uno dei migliori detective. Lo so che per i genitori è facile capire lo stato d’animo dei figli, ma un padre qualunque non credo si sarebbe sognato di dire alla figlia che sembra felice, soprattutto visto il fatto che il giorno prima aveva rischiato la vita.

Keith: Allora?

Veronica: …. Beh, papà, prima hai detto una cosa…

Keith la ascolta con interesse.

Veronica: Hai detto “se non ci fosse stato Logan”…

Oddio, Veronica, che stai facendo!!! Ma ti rendi conto? Cosa vuoi fare? Dire a tuo padre che hai ripreso a frequentare Logan?Cavoli, devo essere impazzita…Da quando in qua non penso più a quello che faccio e dico?

E se ci avesse pensato un secondo di più, si sarebbe resa conto che è dal giorno prima. Ma Keith aspetta curioso e impaziente la fine della frase, ormai Veronica si è imbattuta in quella dichiarazione, uscirne sarebbe stato impossibile, forse era meglio semplicemente stare sul vago...

Veronica: Beh, diciamo che se non ci fosse stato Logan, ora non sarei così felice.

Keith: Stai tentando di dirmi che avete ripreso a frequentarvi?

Veronica: Io non…

Keith: Tu non riesci a nascondermi niente.

Veronica lo guarda stupita.

Keith: Io lo sapevo già. Ieri sera io…

Veronica: Deformazione professionale. Guardi troppo anche quando non dovresti.

Keith: Veronica, io non mi fido di quel ragazzo. Ma sembra che tu non possa farne a meno. A volte anche il mio istinto può sbagliare.

Veronica: E l’allievo può superare il maestro?

Keith annuisce.

E Veronica vorrebbe dirlo a suo padre. Non capisce cosa la blocca. Forse, ha ancora dei dubbi. Ci pensa un attimo. No. Non ne ha.

Veronica: Io mi fido di lui.

 

Poco dopo. Veronica sta apprezzando la bellezza del dolce-far-niente quando viene chiamata da suo padre, che la mette al corrente del fatto che Lamb la vuole vedere.

Sapere quello che mi aspetta non mi lusinga affatto. Qui a Neptune, se ti succede qualcosa di brutto puoi stare certo che non è quello il problema. E che sarà peggio. La vera disgrazia sarà l’interrogatorio dello sceriffo Lamb.

 

Ufficio dello sceriffo.

Veronica è seduta al tavolo. Lamb è di fronte a lei.

Veronica: Allora, mi dici perché sono qui o aspetto che me lo trasmetti telepaticamente? No, perché sai, non credo ci capiremmo, siamo in una lunghezza d’onda troppo…

Lamb: Diversa?

Veronica: Esatto! Naturalmente mi riferivo ala differenza di intelligenza. Allora, che vuoi?

Lamb: Di certo non è una visita di piacere. Devo farti delle domande.

Veronica: Oh, sceriffo, gliel’ho già detto! Al ballo di fine anno non ci posso proprio venire con lei…

Lamb prende fiato per rispondere, ma Veronica lo precede.

Veronica: Certo, se ti tenessi il tuo bel vestitino che ti dona così tanto, forse potrei farci un pensierino.

Lamb: Veronica, non ho voglia di perdere tempo, ha delle faccende da sbrig…

Veronica: Davvero? Non vuoi perdere tempo? Strano… Pensavo fosse il tuo lavoro… Evidentemente mi sbagliavo, è semplicemente la cosa che sai fare meglio.

Passano il resto del tempo in un interrogatorio quantomeno discutibile, che poi diventa più serio quando Veronica capisce la realtà: in ogni caso Logan aveva ucciso un uomo.

E c’erano dei punti che non le erano chiari, la pistola di Logan, perché lui era tornato nella suite, e altri particolari. Fino a quel momento non ci aveva pensato. O forse, semplicemente non ci aveva voluto pensare. E le domande di Lamb, per quanto rivolte quel suo tono stupido da finto intellettuale e quella sua faccia da idiozia fatta persona, la facevano riflettere.

Chi era quell’uomo? E le parole che la aveva rivolto… Missione compiuta, aveva detto. Cosa voleva dire?

Descrive più o meno tutto allo sceriffo, che la fissa con una strana espressione.

Veronica: Che c’è, sceriffo? Vado troppo veloce? Mi ero dimenticata che quando parlo con lei devo essere chiara e concisa, altrimenti non afferra.

Alla fine, dopo che Veronica aveva finito di dare la sua deposizione,

Lamb: Quindi, se Logan Echolls non l’avesse ucciso…

Veronica: Questo interrogatorio avrebbe avuto luogo in obitorio.

Lamb: Quindi è stata legittima difesa.

Veronica viene presa da un improvviso sgomento. Riflette su quelle parole. Non ci crede. Non è possibile. Lamb ha detto qualcosa di sensato.

 

Torna a casa. Dopotutto, non è stato così terribile. Di certo, aveva immaginato peggio, ma sapeva che quelle rappresentavano solo le prime domande di Lamb, avrebbe dovuto fargliele la sera prima, ma aveva posticipato.

Keith: Allora? Come è andata? Tutto bene? Come ti senti?

Veronica: Papà… Non sono mica andata a cena con Jack lo squartatore…

Keith: No, hai subito un interrogatorio con Lamb.

Veronica: Non potrebbe recarmi alcun danno, né fisico, né mentale. E poi l’unico ad avere problemi è lui. Il massimo che potrebbe fare è chiamare Sachs… chissà, magari in due… No no, mi farebbe più paura una mosca.

Keith: Comunque c’è una sorpresa per te in camera tua.

Veronica: Siiiiii! Finalmente! E’ un pony, vero???

 

Non fa in tempo a rispondere, che Veronica si è già fiondata nell’altra stanza. Appena supera la soglia, vede un ragazzo nella sua camera. E’di spalle, ma non ha bisogno che si giri per capire chi è.

Veronica: Ehi…

Logan si gira. E lei non può fare a meno di notare il suo viso pallido e l’espressione di sgomento dipinta sulla sua faccia. Non aveva più il suo solito muso da schiaffi. Sembrava un agnellino terrorizzato.

Veronica: Logan, che cosa è successo? Che hai? Ti senti bene?

Logan: Tranquilla… Sono solo un po’ scosso.

Veronica: E’ successo qualcosa?

Logan: Ho ricevuto una strana telefonata. Mi diceva di stare attento, perché loro volevano te, ma con quello che ho fatto ormai c’ero dentro anche io.

Veronica: Ma sei sicuro che…. Cioè, insomma, forse sei solo un po’ stressato dagli ultimi giorni…

Logan: No! Non sono pazzo! Forse non potrai capire nemmeno tu!

Veronica: Capire cosa?

Logan: Veronica, al telefono era mia madre.

 

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Capitolo 4
*** Quarto ***


Veronica: Cooosa

Veronica: Cooosa??? Mi stai prendendo in giro forse?

Logan prima abbassa, poi scuote il capo.

Veronica: Ma… ma… forse era qualcuno che voleva farti uno scherzo…

Logan: Veronica, quella voce… Era lei, ne sono certo.

Veronica: Io capisco il tuo desiderio che lei sia ancora fra noi, ma… Bisogna considerare ogni possibilità.

Logan: Ma è quello che sto facendo.

Veronica abbassa lo sguardo. Si ricorda dell’ultima volta che Logan credeva che sua madre fosse viva, all’hotel. La sua faccia quando la vide. La sua faccia quando scoprì che era Trina. E poi, le taglienti parole della sorella, che lo avevano reso vulnerabile più che mai. E ricorda anche come lui fosse scoppiato a piangere fra le sue braccia. Chissà, forse era proprio da quel momento che era partito tutto. Le scappa un sorriso al ricordo della festa anni 80, quando lui si era presentato in mutande e occhiali da sole…

Logan: E poi il corpo non è mai stato ritrovato. Avevo ragione. E’ scappata.

Veronica: E come la mettiamo col video? Quello dove si vedeva una sagoma cadere dal ponte?

Logan: Mia madre è moglie di un uomo famoso. Famoso per tutti i suoi film. Conosceva alcuni suoi colleghi, anche stunt-man. Quanto le sarebbe voluto per inscenare un suicidio perfetto?

Veronica sospira, alzando le spalle. Dopotutto, l’ha appena detto lei stessa, bisogna considerare tutte le possibilità.

Logan: E poi, quello che mi ha detto, le sue parole. “ Logan, stai attento, loro volevano Veronica, ma con quello che hai fatto ormai ci sei dentro anche tu. Lei sa.

Veronica: Credi che c’entri con quell’uomo?

Logan: Sai, è da un po’ di tempo che niente mi stupisce più.

Veronica: Ha detto altro?

Logan: Si, ha accennato a qualcosa prima che cadesse la linea, ma non ho ben capito. Qualcosa tipo che io e te siamo stati immersi nelle bugie, e che è stato tutto fatto apposta. Apposta per farci credere di avere trovato la verità, anche se in realtà abbiamo scovato solo l’ennesima bugia.

Fa una pausa. Veronica lo ascolta pensierosa. Poi aggiunge.

Logan: Parlava di me e di te. Ma soprattutto di te. Mi pare abbia detto… che ti è stata messa davanti una bugia, tu hai scavato e hai trovato quella che pensavi essere la verità, ma che era solo un’altra bugia.

 

Veronica: Allora, si può tentare di riflettere su ciò che abbiamo.

Logan: Niente.

Veronica: Come sei pessimista… Partiamo dalla telefonata…

Logan: Il numero era coperto. ID privato, la solita cosa che scrivono per coprire il numero. Non ci è d’aiuto.

Veronica abbassa la testa, pur continuando a fissare Logan. Alza le sopracciglia e inclina la testa in un espressione che nessuno saprebbe fare meglio. Logan la imita. No. Cera qualcuno che sapeva farla meglio. Lui.

Logan: Ma io ho di fronte la migliore investigatrice della California!

Sulla buffa espressione di Veronica si dipinge un bellissimo sorriso.

Veronica: Precisamente. Fuori il telefono, uomo.

Logan, tirando fuori il cellulare dalla tasca: Dì la verità, miss Mars, aspirante miss Echolls, è tutta una mossa di copertura per vedere se ho prove di adulterio nel mio telefono.

Veronica: Oh, no! Mi hai beccata!

Logan: Non sono così inesperto, sai. Tutte le mie amanti mi chiamano a numeri diversi e…

Veronica: Tutte le tue amanti?

Logan: Ne ho parecchie, cosa credi.

Lo dice con un tono di altezzosità teatrale e mimando i gesti di chissà cosa in modo così esilarante da far sembrare quella frase, anche se un po’ stupida, la più bella battuta del secolo. Scoppiano a ridere. Veronica lo guarda. Non capita molto spesso. Anzi, non capita quasi mai. Sia chiaro, non si riferisce al fatto che lei lo guarda. Ma al fatto che lui rida. Ora non lo sta solamente guardando, lo sta proprio fissando. Tutto lo sgomento e il pallore di prima sono spariti. Lei non lo sa, ma è grazie a lei. Solo la sua compagnia lo rende così. E ride ancora, e lei lo studia. Il sorriso sul suo volto gli fa alzare le guance verso gli occhi, rendendole irresistibilmente morbide. Gli occhi gli luccicano e la fronte è leggermente corrugata. Non è affatto bello. No. È bellissimo.

 

Passano un po’ di tempo fra una ricerca e l’altra, chiacchierano un po’, una risata e un bacio ogni tanto. Ma non scoprono molto. Il cellulare dal quale la presunta voce di Lynn Echolls aveva chiamato Logan era uno di quelli prepagati usa e getta. Praticamente impossibile da rintracciare.

In effetti non avevano molto su cui agire, per ora il loro lavoro era finito e Logan doveva tornare a casa. Si salutano con un leggero ma profondissimo bacio, Veronica lo accompagna alla porta.

Logan: Sai, Veronica, quando sono arrivato speravo di trovare solo te a casa. Però la dea bendata non si è mai ricordata di me e forse mai si ricorderà, così ho trovato solo tuo padre. Mentre tentavo di trovare una scusa, tuo padre mi ha preceduto dicendomi di entrare e che saresti tornata a momenti. Non era mai stato così gentile nei miei confronti… che è successo?

Veronica: I miei influssi persuasivi hanno effetto anche su di lui.

Logan: Oh. Dovrei dedurre che…

Veronica: Sarai sempre il benvenuto, almeno fino al prossimo disastro.

Si sorridono, e poi Logan scompare nel suo hummer giallo.

 

Keith: Allora, che ci faceva qui il tuo principe azzurro?

Niente papà, era solo venuto a informarmi che la sua madre suicida lo chiamato per metterlo in guardia da non si sa chi e informarlo che qualcuno mente. Tutto normale, no?

Veronica: Oh, niente, era solo venuto a vedere come stavo dopo quello che è successo, e abbiamo chiacchierato un po’.

Keith: Oh.

Veronica: Papà, non è che per caso riusciamo in qualche modo a scoprire chi era l’uomo…

Keith: Beh, puoi sempre chiedere allo sceriffo.

Veronica: Farà in tempo a ghiacciare l’inferno prima che Lamb

Keith: Lamb ha già identificato quell’uomo.

Veronica: Lo sceriffo comincia a stupirmi.

Keith: Naturalmente non è grazie a lui, lui si prende solo il merito.

Veronica: E pensi che vorrà riferire?

Keith: Mi ha chiamato apposta. Voleva te, ma ho gli ho detto di richiamare.

Veronica: Eh, no. Ora mi fa addirittura paura.

 

Driiiin Driiiin Driiiin……

Veronica: Pronto?

Lamb: Salve Veronica…

Veronica: E’ ancora per il ballo?

Lamb continua, ignorando la frase della ragazza: Ho identificato l’uomo che voleva farti fuori

Si, come se fosse merito tuo…

Lamb: Si chiamava… Henry Toleman.

Henry Toleman ?

Lamb: Ti dice niente?

No, affatto.

Lamb: Veronica, ma ci sei?

Veronica: Oh, si, scusa, è che ero così onorata di ricevere una tua telefonata…

Lamb: Allora???

Veronica: No, non mi dice niente. Mai sentito.

 

Biiip. Biiiiip. Biiiiiiiiiiip. Dio quanto odiava quel suono. Dopotutto, chi non odia il penetrante trillo della sveglia?

Quel poco che restava della serata precedente era trascorso tranquillamente.

Come tutte le mattine, fa colazione, si prepara, ed esce.

Arrivata al parcheggio della scuola fa bene attenzione a dove posteggia la sua macchina, l’ultima volta il posto disabili le era costato caro. Scende. Lì, in mezzo al parcheggio, ad aspettarla, c’era il suo magnifico ragazzo. Le sorride, lei si avvicina e lui l’accoglie dolcemente con un bacio. Insieme si dirigono all’entrata. Non si tengono per mano. Non stanno nemmeno troppo appiccicati. Perché quello che li lega è più forte e invisibile di qualsiasi altra cosa.

 

Quello che si presenta agli occhi di Veronica è uno spettacolo tanto disgustoso quanto surreale.

Mac e Dick stanno chiacchierando. Ma non è un chiacchierare qualsiasi. Insomma, Veronica era un’investigatrice, aveva occhio per queste cose. Ma in ogni caso se ne sarebbe accorto chiunque. Tra i due c’era del tenero.

Aspetta che si dividano, saluta Logan, e si dirige verso l’amica.

Veronica: Mac!

Mac, con un sorriso mai visto: Ciao Veronica!

Veronica: Mac, si può sapere che diavolo…

Mac: Oh. Parli di Dick. Ci siamo parlati quasi per caso, l’altro giorno. E l’ho conosciuto. Veronica, so che cosa dice la fama che lo precede, ma con me è… diverso. E’ come se fosse più…

Veronica: Non starai mica per dire “più intelligente”, vero?

Mac: Amica, con me sarà anche diverso. Ma resta sempre Dick Casablancas.

Veronica non riesce a trattenere un sorriso, che si trasforma poi in una mini risata quando vede che l’amica l’appoggia.

Mac: La sua stupidità è così tremendamente irresistibile… Comunque non sto scherzando. E’ dolce. E non è come vuol far vedere. So che non mi crederai, ma…

No, Mac. Ti credo. Ti credo perché è tremendamente uguale alla descrizione di un suo amico. Un amico col quale adora farsi battere alla play. Un amico che odiavo. Un amico del quale accidentalmente però, mi sono innamorata.

Driiiin. Suona la campanella.

 

Tutto il resto della mattina va avanti senza sorprese. Nel corso di una pausa ha avuto tempo per parlare ancora un po’ con Mac di Dick, ma niente di più.

Alla pausa pranzo Veronica si siede come sempre con Wallace, Logan invece resta al tavolo degli 09. Non le dà fastidio, anzi. Il giorno prima avevano parlato anche di questo. Non voleva che ci fossero segreti. La regola numero uno del loro rapporto, per quanto difficile potesse essere, era la trasparenza e la sincerità. Erano innamorati, si, ma non necessariamente dovevano stare sempre incollati……

 

Wallace si è già buttato sul suo pranzo, Veronica invece si guarda attorno. Sposta la testa leggermente a destra e vede un ragazza in piedi, appoggiata al muro, con lo sguardo fisso nel vuoto. E’ abbastanza magra, guarda leggermente verso il basso, i capelli scalati e drittissimi d’un bel castano chiaro le coprono in parte il viso. Non abbastanza da nascondere che è giovane. Una matricola. Primo anno probabilmente. Ha in mano il suo vassoio, ma non si siede. Veronica nota che più in là ci sarebbe un posto con dei ragazzi più giovani, strano che non si sia seduta con loro…

Veronica: Ehi!

Non un fiato dall’altra parte.

Veronica, più forte, : Ehi!!!

La ragazza gira lentamente il capo verso Veronica. Ha due occhi grandissimi color nocciola, immensamente profondi.

Ragazza: Dici a me?

Veronica annuisce velocemente con un sorriso.

Veronica: Puoi sederti se vuoi.

Lo dice indicando il posto vicino a lei.

Ragazza: Oh, credevo si potesse solo su prenotazione. Grazie.

Dicendolo si siede. Se Veronica si fosse guardata in giro anche gli altri giorni, l’avrebbe notata sicuramente. Quella matricola sedeva sempre da sola, oppure mangiava in piedi. Come Veronica L’anno prima.

Veronica non riesce a non guardarla. E’ molto particolare. Non vedeva molto spesso le matricole, anzi, non le notava proprio. Ma quella ragazza le trasmetteva qualcosa che non riesce a spiegarsi…

Ragazza: Comunque, io sono Ashley. Ashley Thorne. Per gli amici Asha.

Fa una piccola pausa, poi riprende

Ashley: Nessuno mi chiama mai Asha, però.

E’ tremendamente seria. Non ha accennato a un sorriso da quando la guarda. Ma i suoi occhi sono spaventosamente espressivi.

Veronica la guarda, leggermente perplessa. Non ha ben capito.

Ashley: Ehi, era solo un modo carino e implicito per dire che non ho amici.

Veronica si distoglie definitivamente dai suoi pensieri.

Veronica: Io sono Veronica, per gli amici…

Gira lo sguardo su Wallace. Lui, che fino a quel momento aveva assistito silenziosamente alla scena, a quel punto interviene.

Wallace, con un tono di sottomissione servile: Per gli amici “eccomi, miss Mars, sono al suo servizio”.

Forse per il tono, forse per la stupidità della battuta, fatto sta che sul volto di Ashley si dipinge un bellissimo sorriso. Tutta la sua espressione sembra cambiare, la serietà del momento prima sparisce, lasciando spazio a una allegra bellezza. Era davvero carina quando rideva, peccato che non lo faceva spesso. Il suo sorriso era bello anche perché coinvolgeva anche gli occhi, così espressivi…

Veronica la guarda un ultimo istante. Quel sorriso le ricorda qualcuno. Non ci assomiglia per niente, ma a lei sembra identico. Quella ragazza aveva il sorriso di Logan.

La conversazione aveva preso una piega leggermente più ironica.

Wallace: Devi scusarla, fa spesso così. Terra chiama Mars!

Era talmente immersa nei suoi pensieri, che non si era nemmeno resa conto che anche lei stava ridendo.

Veronica: Piaceeere.

Ashley: No, piacere mio! Sembra che abbiamo qualcosa in comune…

Wallace: Si, un amico fighissimo.

L’aveva detto indicandosi.

Veronica: Fennel, per favore! Non ti sei manco presentato e già ci provi? Con una piccola matricola poi…

Poi, spostando lo sguardo su Ashley e imitando il tono dell’amico un secondo prima: Devi scusarlo, fa spesso così!

Ashley: Oh, beh, “Fennel”, se ci provi con me… Condoglianze!

Wallace: E comunque mi chiamo Wallace.

Ashley: Wallace? Beh, in questo caso ci sono dei ragazzi che ti stanno chiamando laggiù.

Wallace si gira. I suoi compagni di basket lo stavano davvero chiamando.

Wallace: Beh, allora tolgo il disturbo.

Saluta le ragazze, lasciandole sole.

Veronica: Prima hai detto che abbiamo già una cosa in comune… sarebbe?

Ashley: Beh, si, io mi perdo spesso nei miei pensieri… Sono una grande sognatrice ad occhi aperti.

Veronica: Oh, l’avevo notato prima.

Le piace parlare con quella ragazza. Scopre che è del primo anno. E’ giovane, ma sembra lo stesso molto matura. Contemporaneamente però, l’ingenuo sguardo la rende terribilmente dolce.

Scopre anche che è molto timida, e che non le piace esserlo. E che l’autostima non ce l’ha sotto i piedi, ce l’ha proprio sotto terra.

Ashley: Quanto mi piacerebbe avere il tuo acido sarcasmo, Veronica.

Veronica a quel punto la fissa. Come faceva a conoscere così bene il suo carattere?

Ashley afferra al volo i pensieri della ragazza, e aggiunge: Sai, a scuola se non hai amici hai molto tempo libero, soprattutto alle pause. So che non è corretto, ma io lo passo a guardare e ascoltare le persone, soprattutto quelle più grandi. Anche se sono una matricola, so abbastanza cosa su di te.

Veronica: Tipo?

Ashley: Beh, quelle che sanno tutti, ma non le matricole. Il tuo ex Duncan, la tua storia con Logan (devo ammettere che ascoltare i vostri discorsi di tempo fa mi faceva sbellicare dalle risate, senza offesa) l’omicidio di Lilly…

Veronica: Aspetta. Cosa sai del suo omicidio?

Ashley: Beh, che ti è stata messa davanti una bugia, tu hai scavato e hai trovato la verità.

Veronica non può non riflettere su quelle parole. Dove le aveva già sentite…

Ashley: Si, lo so, sono una ficcanaso.

Veronica: Oh, chi non lo è a Neptune?

Una pausa.

Veronica: Quindi non serve che ti presenti lo stupido psicotico della Neptune Hight?

Ashley: Sai, suppongo che se lui in quarta è stato soprannominato così, fra tre anni sarò l’ufficiale “pazza depressa della Neptune Hight”.

Le due ragazze si sorridono. La pausa è finita. Ashley si alza.

Ashley: Devo andare.

Veronica: Ok, alla prossima…

Si ferma un secondo, anche se sa già cosa vuole dirle.

Veronica: … Ciao Asha.

Il cuore della giovane matricola si riempie di gioia. E’ strano come un semplice diminutivo conti così tanto. Si gira e le sorride ancora una volta.

Ashley: Eccomi, miss Mars, sono al suo servizio.

 

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Capitolo 5
*** Quinto ***


Veronica: Papà

Veronica: Papà! Sono a casa!

Keith: Ciao tesoro, come è andata oggi?

Veronica: Il solito. Tutto tremendamente noioso.

Fa una pausa. Con suo padre ha sempre parlato di qualsiasi cosa…

Veronica: Sai, papà, ho conosciuto una ragazza stamattina.

Keith guarda preoccupato la figlia.

Keith: Una ragazza? Preferivo Logan Echolls…

Veronica scoppia a ridere. Non aveva minimamente pensato che la sua frase potesse essere storpiata in quel modo.

Veronica: Papà! Non hai capito! E’ molto simpatica, di buona compagnia. E’ una matricola.

Keith, ora con tono più scherzoso: Già, e tu sei maggiorenne…

Veronica: E smettila!

Keith: Ok, ok.

Continuano a ridere ancora un po’, poi Veronica si ritira davanti al suo portatile.

 

Henry Toleman. Dopo un po’ di ricerche Veronica lo scova. Non era stato nemmeno così difficile in verità. Faceva parte di una troupe televisiva, lavorava come cameraman. Veronica scorre i titoli dei film per i quali ha lavorato. Ne riconosce alcuni. Tutti quelli che vedono la stessa persona nei panni di protagonista: Aaron Echolls.

Che c’entra quest’uomo con Aaron? La volevano morta? Lynn era ancora viva? Se si, cosa sapeva?

E Logan? Che cose ci faceva con la pistola? E poi, perché era tornato alla suite quella sera? E in tempo record poi. Domande, domande. Forse, non aveva ancora dato a questo caso la sua giusta importanza. Soprattutto perché non poteva essere un episodio casuale di coincidenze. In ogni caso, lei era Veronica Mars, e questo caso cominciava a incuriosirla. Anche perché la interessava da vicino. E quando Veronica Mars si incuriosisce, niente può fermarla. Era ora di dare delle risposte a quelle domande.

 

Toc-Toc.

Logan apre la porta della suite. Le sembrava ogni volta più bello, e quando lo vedeva sentiva sempre una strana sensazione...

Veronica: Ciao…

Logan: Ciao bellissima…

Veronica: Ti disturbo? Hai fatto in tempo a nascondere l’amante nell’armadio?

Logan: No, l’ho ficcata sotto il letto.

Si sorridono. Poi lui la bacia inaspettatamente.

Logan: Entra pure.

Veronica entra e Logan chiude la porta alle sue spalle. La suite è vuota.

Veronica: E Duncan?

Logan: E’ da qualche parte a Neptune con Meg, naturalmente.

Veronica: Poverino… Sei qui tutto solo?

Logan alza le spalle guardando in alto.

Logan: Lo sai che da quando Dick ha conosciuto Mac non viene nemmeno più a sfidarmi?

Veronica: Ah, l’amour.

Logan: E sai anche che quando parli francese diventi tremendamente sexy?

Veronica: Oui, certes, mon cher.

Non conosceva bene il francese, ma l’aveva pronunciato accentuando molto la cadenza. La risposta di lui è un altro bacio.

Entrambi si siedono sul divano, Logan chiede a Veronica se vuole qualcosa, lei risponde di no.

Logan: Chi era la ragazza che si è seduta con te oggi?

Veronica: Oh, lei. E’ una ragazza fantastica, sai. E’ una matricola.

E continuano così per un po’, a parlare del più e del meno.

 

Veronica: Hai saputo che hanno identificato l’uomo a cui hai sparato?

Logan: No, non lo sapevo.

Veronica: Henry Toleman. Era il suo nome.

Logan: Toleman… Toleman… Mi è familiare, ma niente di più.

Veronica: Lavorava come cameraman. Ho una lista con alcuni film in cui ha lavorato.

Dicendolo tira fuori dalla tasca un piccolo biglietto leggermente stropicciato, lo apre, e lo fa vedere al ragazzo.

Logan: Caspita!

Veronica: La maggior parte sono film in cui recitava tuo padre. Ma questi?

Gli indica i titoli contrassegnati a matita da un punto di domanda.

Logan: Questi sono quelli in cui ha recitato Trina.

Logan: Questi titoli non sono tutti, vero?

Veronica scuote il capo. Erano solo alcuni.

Logan: Vieni.

La porta dall'altra parte della stanza. Logan apre un piccolo cassetto, e ne tira fuori vari volantini di film. Tornano sul divano. E Gli danno un’occhiata insieme.

Logan: Vedi, lui ha lavorato in tutti i film di Trina, ma solo in pochi di mio padre.

Veronica: E questo che significa?

Logan: Non ne ho idea, la detective sei tu.

Veronica abbassa lo sguardo un istante, poi il ragazzo continua.

Logan: Per me è semplicissimo! Trina ha fatto conoscere a mio padre questo tizio, che da subito è stato molto servizievole nei suoi confronti. Di certo non gli ha fatto piacere venire sbattuto in prigione da te, per questo ti voleva morta. Così ha pagato il triplo il suo caro amico cameraman, in cambio di un favore. Potrebbero trarne un film, "Ripresa con delitto", che ne pensi?

Veronica alza le spalle e annuisce, come a dire che potrebbe andare. Ma gli occhi la tradiscono. Infatti non ne è molto convinta.

Che cosa ne penso? Non so perché, Logan, ma credo che non sia tutto così semplice. La tua spiegazione fila perfettamente. Ma non mi convince. Troppo facile. Troppo.

Veronica: Beh, potrebbe essere.

Logan: Ma non ti convince.

No, infatti. Qual è la regola numero uno del nostro rapporto? Ah, si. La sincerità.

Veronica: Logan, perché quella sera sei tornato alla suite?

Logan: Il tuo tono ha un che di interrogatorio. Per quanto mi disgusti ammetterlo, per un attimo mi hai ricordato lo sceriffo.

Veronica: Oddio, Logan! Per favore! Dopo questa tua rivelazione avrò gli incubi per settimane!

Gli tira un piccolo pugno, poi un altro. Lui si para come può.

Logan: Ok, ok…

Veronica: A parte gli scherzi, davvero, perché sei tornato da me?

Logan: Certo che sei ti credi sempre al centro dell’attenzione, Veronica Mars! Cosa ti fa credere che fossi tornato per te?

Veronica: Forse il fatto che mi ami alla… Follia?

L’aveva detto con tono leggermente sarcastico, e alla parola ‘follia’ aveva aperto le mani davanti al suo viso, disegnando un cerchio.

Logan: Già, forse.

Lo dice con un sorrisetto, ma senza ironia. Poi la bacia.

Logan: A parte gli scherzi… E’ strano.

Strano che?

Logan: Avevo promesso a Dick una bottiglia di ottimo vino per quella festa. In altri casi non sarei andato via da una festa per poi tornarci solo per una bottiglia, ma quella sera… Non so. E’ come se qualcosa dentro di me mi dicesse che dovevo tornare a casa.

Già, è strano Logan. Ti credo? Si. Primo, perché mi fido. Secondo: altrimenti potevi inventarti una scusa migliore.

Logan: E poi la festa manco mi piaceva, vuoi mettere la noiosità della serata con il farsi assalire dalla tagliente acidità di V. Mars? Non regge il confronto.

E poi io sarei l’egocentrica? Eh, si, avevo ragione. Alla fine puoi tentare di nasconderlo, ma sei tornato per me…

Veronica: Insomma, non potevi fare a meno di me.

Logan sorride, prima di baciarla ancora una volta. Eh, si, non può proprio fare a meno di lei.

 

Veronica è nell’ascensore. Sta scendendo. Aveva parlato ancora un po’ con Logan, poi si erano salutati. Quando arriva in strada, dall’altra parte nota una piacevole sorpresa.

Veronica: Asha!!!

Ashley sta camminando sul marciapiede. E’ accompagnata da un piccolo cane, molto carino, al guinzaglio. Lo sguardo nel vuoto come sempre, persa nei suoi pensieri.

Veronica attraversa velocemente e le va in contro.

Veronica: Ehi, matricoletta! Sempre sulle nuvole, eh?

Ashley: Veronica! Ciao!

Veronica: Come stai?

Ashley: Tutto ok… Penso che anche tu stia bene, visto che sei appena andata a trovare Logan…

Veronica: Ehi, sai proprio tutto; sei peggio di me!

Si sorridono.

Veronica: Posso accompagnarti?

Ashley: E me lo chiedi pure? Certo che si!

Veronica: Grazie… puoi aspettare… solo un secondo?

Ashley annuisce e Veronica comincia a frugare disperatamente nella borsa. Alla ricerca di qualcosa. Qualcosa che non riesce a trovare.

Veronica: Le chiavi. Ho dimenticato le chiavi nella suite… Mi accompagni?

Ashley: Ma io…

Veronica: Oh, andiamo!

Attraversano la strada e tornano nell’hotel. Veronica aveva posteggiato nel parcheggio vicino, ma se non voleva una bella multa (o magari una piacevole rimozione) doveva spostare il disco orario. Bussa alla suite, presenta Ashley a Logan, e mentre i due fanno conoscenza si mette alla ricerca delle chiavi della sua macchina. Dopo un quarto d’ora torna dagli altri due ragazzi trionfante con l’oggetto delle ricerche in mano. Saluta Logan con un bacio, lui si lamenta di un saluto così scarso, e lei ribatte che erano in presenza di minori.

 

Di nuovo in strada.

Veronica: Allora, che ci facevi qua?

Ashley: Io? Oh, per il momento io abito qui.

Lo dice indicando una casa poco distante.

Ashley: E poi, porto Ciak a fare una passeggiata.

Aggiunge indicando il piccolo cane che era rimasto in braccio suo per tutto il tempo.

Veronica, ripensando alle parole della ragazza: “Per il momento”?

Ashley: Oh… si… Beh, io…

Fa una piccola pausa. Cerca le parole, per tentare di non essere troppo sfacciata.

Ashley: Io sono in affidamento.

Veronica si morde le labbra. Non sa se quell’argomento brucia alla ragazza, forse era meglio…

Ashley: No. Non mi dà fastidio parlarne, se è questo che ti chiedi…

Ashley: La mia famiglia è morta in un incidente più di un anno e mezzo fa. L’unico che si è salvato è lui.

Lo dice indicando il cane, per il quale sembra nutrire un certo affetto.

Veronica: Oh.

Ashley: Da quel momento vivo sempre in affidamento. Cambio parenti molto spesso, sono passata in varie famiglie. Ormai ho capito che per non soffrire, non mi devo affezionare troppo a nessuno. Così, se niente mi colpisce e tutto mi prende solo di striscio, poi non ci sto troppo male.

Veronica continua ad ascoltarla interessata.

Ashley: Si, lo so. E’ un po’… robotico.

 

Per un po’ poi si ritrovano ad alternare argomenti seri a cose insensate.

Ad un certo punto Asha si ferma a fissare Veronica.

Asha: Ehi, qualcosa non va? Sembri… Preoccupata…

Veronica alza leggermente le spalle: Non è niente…

Asha: E’ per l’episodio dell’altra sera?

Già, e per tutto quello che ci va dietro. Vorrei poterti spiegare, ma naturalmente non posso.

Veronica: Si, più o meno…

Asha: Vedrai che passerà. E poi tu sei V. Mars, vai incontro ai problemi e affronti tutto a testa alta!

Una piccola pausa.

Asha: No, suonava male, eh? Sembrava più la descrizione di un cavaliere medievale…

Si sorridono.

Camminano ancora per un po’, poi si salutano.

 

Veronica sta camminando verso la sua macchina. Squilla il cellulare, e, anche se solo per un momento e senza motivo poi, a Veronica vengono i brividi. Che scompaiono subito: Era suo padre.

Veronica: Pronto, ciao papà!

Keith: Ciao Veronica…

La sua voce era seria, lievissimamente cupa.

Keith: Devo informarti di una cosa importante…

Veronica attende in silenzio.

Keith: Ero all’ufficio dello sceriffo per una sciocchezza, delle scartoffie, quando siamo stati avvisati che…

Veronica spalanca gli occhi, e la sua bocca si apre impercettibilmente. Un brivido le corre giù per la schiena. E, ora, ha un motivo.

Non crede a quelle parole, e apprende a stento la notizia.

Aaron Echolls era morto.

 

 

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Capitolo 6
*** Sesto ***


Keith: Veronica, ci sei

Keith: Veronica, ci sei?

Veronica: Si, si papà…

Keith: Beh, credo che in questo momento Logan stia per venire informato della notizia…

Veronica è ancora leggermente scossa, e fatica ancora a crederci.

Keith: Dove sei ora? Forse sarebbe meglio che andassi da lui…

Inutile negare che a Keith erano costate quelle parole. Logan. Logan Echolls. Non gli era mai andato a genio. Eppure sembrava una calamita per sua figlia. Si ricorda quella volta che lei lo aveva lasciato. Lui aveva urlato e spaccato la lampada. Non era certo per la lampada che Keith si era arrabbiato. No. Aveva avuto paura. Ma non aveva considerato tutto il resto. La situazione del ragazzo. Non l’aveva messa in conto. Mentre ora si, invece. Per questo ci aveva messo una pietra sopra, e per questo incitava la figlia ad andare da lui. Veronica era praticamente l’ultima persona che era rimasta a Logan.

Veronica, che nel frattempo si stava riprendendo: Certo, papà. Grazie.

Non c’era motivo di spiegare quel grazie, entrambi sapevano a cosa Veronica si stessa riferendo. Veronica sapeva benissimo quello che passava nella testa di Keith a proposito di Logan.

Keith sorride, anche se sa che la figlia non può vederlo.

 

Appena finita la telefonata, Veronica si fionda nella sua macchina.

Ti prego Logan, qualsiasi cosa ti passi per la testa non fare sciocchezze. Ti prego.

Arrivata sotto l’hotel per la prima volta da quel giorno non bada a dove parcheggia la macchina.

Si precipita nell’ascensore, successivamente davanti alla porta della suite. Non ha idea di come abbia reagito il ragazzo, però è pronta a tutto, per lui. Fa un respiro profondo e bussa.

La porta si apre lentamente e dietro di essa compare Logan.

Logan: Veronica…

Veronica lo guarda, incapace di aprire bocca, per paura di pronunciare anche un solo suono sbagliato.

Logan: Hai dimenticato anche le chiavi di casa?

Le sorride. Ma per quanto si sforzi di apparire come sempre, lei percepisce. I suoi occhi non sorridono insieme al resto del viso come fanno sempre. Lei capisce.

D’altra parte, lui nota la sua titubanza. Lo sapeva già anche lei. Lui intuisce.

Logan: Entra pure.

Abbassa lentamente lo sguardo. Lei si avvicina e lo abbraccia. Si baciano.

Veronica: Ho saputo quello che è successo…

Logan: Già. Anche io. Com’è che le notizie girano sempre così in fretta?

Veronica: Siamo a Neptune, ragazzo mio.

Il loro discorso non è triste o cupo. Non è nemmeno sarcastico. E’ semplicemente serio.

Veronica si allontana leggermente e  lo studia. I suoi occhi non sono lucidi o rossi. Ha lo sguardo un po’ perso, tutto qui.

Veronica: Ma tu… come… insomma, come ti senti? Come stai?

Logan: Io? Una meraviglia, davvero! Sto relativamente bene.

Veronica non riesce a capacitarsene. Prova ad immaginare, anche solo per un secondo, la sua vita senza suo padre. No. Non sopravvivrebbe senza di lui. E non riesce a capire l’apparente indifferenza di Logan verso la morte del padre.

Veronica: Logan, infondo era

Logan: Si? Cosa? Oh, già, dimenticavo. In fondo era mio padre.

Parla gesticolando con quel tipico tono mezzo sarcastico, che però di sarcastico non ha più un bel niente, perché mischiato al dolore.

Logan: Mio padre. L’uomo che mi picchiava da piccolo, che tradiva mia madre con altre donne, che è stato il motivo del suo suicidio, che se la faceva con l’ex amore della mia vita che poi ha anche ucciso, e che ha tentato di uccidere l’attuale amore della mia vita. Ma infondo… Era mio padre.

Ora la sua voce era rotta da quel tipico nodo alla gola. Veronica lo abbraccia di nuovo, ma questa volta più forte, pensando alle sue parole. Era inutile nascondere a stessa che prova un po’ di pena per lui. Ma era anche inutile nascondere che dentro di lei qualcosa era felice. Logan aveva messo da parte Lilly come passato, e aveva tirato in ballo lei come presente.

Veronica: Scusami, è che…

Logan: Non fa niente, non ti preoccupare. Ho capito. Ma Aaron non è Keith.

Veronica annuisce con un sospiro. Logan le da un leggero bacio sulla guancia prima di staccarsi da quell’abbraccio.

Logan: Lo sai che stamattina è tornata Trina? Che tempismo, eh? Probabilmente l’unico motivo per cui era tornata era suo padre…

Era anche il tuo, Logan

Logan: … E invece di una festa in onore del suo ritorno si ritrova un bel funerale.

Veronica: L’ha già saputo?

Logan: Non lo so, ma non credo. Boh.

Alza le spalle con l’espressione di uno che si è stancato del mondo, e che ora vuole solo fregarsene, di tutto e di tutti. Poi la guarda. Di tutti tranne che di lei.

 

Passano un altro po’ di tempo senza fare niente di preciso, parlando un po’, interrompendosi con pause silenziose ma non imbarazzanti. Veronica pensa alla situazione capovolta di Logan. Ora suo padre era morto e forse sua madre era viva. Già, forse. E collega rapida quella riflessione agli altri pensieri, e le balena in mente un atroce dubbio.

Ma… Se Aaron è morto, chi c’è dietro tutto quello che è successo? Di certo ora la teoria di Logan crolla. Io l’avevo detto. Troppo facile, Troppo.

Dio, Mars, perché devi avere sempre ragione?

Logan: Cosa c’è? Cosa vuoi…

Veronica lo interrompe: Niente.

Logan: No, invece. Eri sul punto di chiedermi qualcosa.

Veronica lo fissa, senza riuscire a rispondere. A quel punto Logan prende un’espressione un poco più buffa, e un tono più scherzoso. Sembra più sereno ora.

Logan: Regola numero uno?

Veronica ha un’espressione perplessa, nonostante pensi di aver capito.

Veronica: Trasparenza e sincerità?

Logan: Risposta esatta!

Veronica: Cosa vinco?

Logan: Questo.

La bacia. Un po’ inaspettatamente. Un bacio bellissimo, come tutti i suoi baci. Come tutti quelli tra loro due. Che mischiavano tenerezza e passione, acidità e dolcezza, sarcasmo e tristezza.

Logan: Allora?

Veronica: No… niente… cioè… hai saputo… come…?

Logan: Avvelenato. Lo hanno avvelenato. E’ l’unica cosa che ho capito di quello che ha detto lo sceriffo. Credo che qualcuno abbia avvelenato il suo cibo o qualcosa del genere.

E tutto ha più senso. Non un incidente. Non un suicidio. Ma omicidio.

Qualcuno ha ucciso Aaron Echolls, la domanda è… Perché?Francamente non credo per vendetta o qualcosa di simile. Ma c’entra con questo dannato caso che non sembra avere più senso. Ne sono sicura. E, ahimè, purtroppo ho sempre ragione.

 

Veronica parcheggia la macchina davanti casa sua. E’ praticamente sera. Logan le sembrava più sereno quando lo aveva lasciato, lui le aveva assicurato che stava meglio, e poi era tornato anche Duncan. Non voleva più saperne di niente, voleva solo fiondarsi in bagno, farsi una bella doccia calda e riposare un po’.

Veronica: Signor Mars?

Keih stava armeggiando con alcune scatole bianche che portavano l’insegna del baraccone del cibo cinese dietro l’angolo. Quando si sente chiamare si gira verso la figlia.

Keith: Mi dica, signorina. Teme di essere tradita? Le è scomparso qualcuno?

Veronica: Diciamo solo che il padre del mio ragazzo è stato ammazzato.

Keith: Come l’ha presa?

Veronica: Soffre. E maschera la sofferenza con l’indifferenza. Perciò non credo l’abbia presa benissimo, ma di certo poteva andare mooolto peggio.

Si avvicinano, e Keith bacia la figlia sulla guancia.

Veronica: Che è sta roba?

Indicando la scatola col cibo.

Veronica: Scommetto che se fossi arrivata anche un solo secondo più tardi, me l’avresti rifilata come “Fatta con le mie mani”. Ti ho beccato!!!

E dicendolo alza gli indici prima verso il cielo, poi verso il padre.

Keith: Macchè. Ti sbagli. Questa è ottima cucina cinese, fatta…

Veronica: Con le mani di qualcun altro.

 

Yawwwn.

Veronica sbadiglia. L’idea di dover abbandonare il confortevole tepore delle coperte per scambiarlo con la fresca aria mattutina non la lusinga affatto. Suona nuovamente la sveglia. E decide di alzarsi.

 

Entrata della Neptune High.

Veronica si guarda intorno. Sa che quello che cerca non c’è. Nessun hummer giallo nel parcheggio.

Si gira e scorge Duncan poco più lontano. Gli va incontro.

Veronica: Duncan!

Duncan: Veronica…

Le sorride, e da dietro di lui spunta una ragazza.

Meg: Ciao Veronica!

Meg e Duncan. Ormai inseparabili. Duncan. Il suo ex ragazzo. Meg. La sua ex migliore amica. Non che ora non fossero amiche, anzi. I rapporti con Meg erano tornati normali da quando lei si era rimessa con Duncan, e da quando Veronica aveva chiaramente precisato che lei e lui sarebbero stati solo amici, e niente di più. E così è stato. Veronica aveva archiviato Duncan come passato, e sopra ci aveva messo la parola “fine”.

Veronica abbassa la testa e saluta anche Meg.

Veronica: Ieri… Come… Logan?

Duncan: Non sembra troppo scosso o dispiaciuto…

Forse a te…

Duncan: In ogni caso ieri sera quando te ne sei andata indovina chi è arrivata?

Con quel tono? Forse Tri

Duncan: Sua sorella Trina! Era completamente in lacrime e, non ci crederai, ma Logan ha quasi tentato di consolarla!

Che?

Veronica assume un’espressione perplessa. Ok, Logan e Trina erano fratelli, ma… Non che i loro rapporti fossero dei migliori. Almeno ricordando la morte della madre…

Logan che consola Trina? Altro che scosso, deve aver fatto a testate con il muro…

Però… forse l’unica spiegazione è che Logan stia tentando di non perdere quello che resta della sua famiglia…

Ferma lì i suoi pensieri. Se solo fosse andata un po’ più avanti, si sarebbe accorta che stava per dire che non ce n’era bisogno. Perché non sarebbe mai stato solo. Perché avrebbe sempre avuto qualcuno. Avrebbe sempre avuto lei.

Duncan: Lei era disperata, hanno parlato un po’, e poi non so dove sia andata ad alloggiare… Duncan: Stamattina Logan sembrava abbastanza in sé, penso che ora sia ancora con Trina… Lutto familiare

Per un secondo Veronica sorride impercettibilmente.

Chissà quale sarebbe il suo commento a questa frase…

E questa volta lascia andare i suoi pensieri. E’ strano… questa mattina sente qualcosa… Quella sensazione… come se le mancasse qualcosa… come se avesse un vuoto… E per quanto potesse sembrare stupido, poiché non l’aveva mai provato così forte per così poco, significava molto.

Logan le mancava.

 

A pranzo, Veronica è seduta ancora da sola e sta aspettando Wallace. Alza la testa e lo vede arrivare.

Veronica: Ehi, compare!

Wallace: Capo…

Si sorridono, ma Wallace non si siede. Veronica lo fissa, e dall’espressione sembra avere un immenso punto di domanda sopra la testa.

Wallace: Oggi mi siedo coi ragazzi, abbiamo una partita importante, e dobbiamo discutere su come…

Veronica risponde interrompendolo con tono piagnucoloso.

Veronica: Mi tradisci e me lo dici così? Mi si spezzerà il cuore…

Wallace: Beh, anche tu puoi tradire me…

Dicendolo indica qualcuno dietro di Veronica con la testa. Veronica istintivamente si gira, e quello che si trova davanti è una specie di flashback. Asha è lì, col suo vassoio, in piedi, e rigorosamente da sola.

Wallace: Beh, ti saluto giovane Mars

Veronica gli sorride e lo saluta con la mano.

Veronica: Asha…!

Asha: Veronica… Ciao!

Veronica, indicando il posto di fronte al suo: Guarda che è riservato… Per te! Non l’avevi preso su prenotazione?

Asha sorride, prima di sedersi vicino all’altra ragazza.

Per un po’ parlano di scemenze, mangiando l’una il pranzo dell’altra, perché giudicato “più buono”.

Non si può nascondere che, malgrado le differenze, le due si trovano molto bene insieme.

 

Ad un certo punto, per la prima volta Veronica nota le mani di Asha. Le unghie del pollice, medio e anulare sono di un colore molto scuro, mentre indice e mignolo sono viola. Questo sulla mano sinistra. Sulla destra porta tre colori alternati. Che tipa.

Asha: Che c’è?

Lo chiede guardandosi le mani. Allora si rende conto di cosa pensava Veronica, e sorride.

Asha: E’ una specie di “tradizione” per me.

Veronica: Ma come ti è venuta?

Asha: Te la sei voluta, eh! Ora ti sorbirai l’ennesima noiosa storiella…

Veronica le sorride. In realtà non la trovava per niente noiosa.

Asha: E’ stato prima dell’incidente dei miei. Un pomeriggio, come sempre, stavo davanti alla mia adorata play

Veronica la interrompe solo un secondo: Ti piace giocare alla play-station?

Asha: Altro che! E’ la mia unica passione!

Veronica: Conosco qualcuno che apprezzerà la tua passione… Continua pure.

Asha: … Beh, come dicevo, ero davanti alla mia adoratissima play, quando arriva mio padre nella mia stanza e si mette a farmi l’ennesima predica: “Ma perché non passi i pomeriggi a metterti lo smalto, a tentare di preparare qualcosa di commestibile e non ti attacchi al telefono come tutte le ragazzine della tua età?”

Asha: Quella sera io, in risposta, mi sono colorata tutte le unghie di colori diversi, ho preso il telefono e ho ordinato una pizza.

Veronica la ascolta interessata. Le viene in mente che una volta anche Keith le avevo detto una cosa simile…

Asha: Poi ho costretto i miei ad andare a mangiare fuori, da soli. Stavano così bene insieme… Quella sera, poi, sembravano due adolescenti…

Parla col rimorso e la tristezza di chi ha perso qualcuno di troppo caro, e che continua a conservarlo come ricordo nel cuore.

E Veronica, ancora una volta, pensa a Logan, e ai ricordi che ha lui di suo padre… Rabbrividisce.

Asha: Ehi… Che c’è? Qualcosa non va?

Veronica fissava il tavolo degli 09, sul quale però si notava l’assenza di qualcuno.

Asha si sporge un po’ in avanti e piega la testa, parlando in tono comprensivo.

Asha: Ho sentito quello che gli è successo… Si riprenderà, vedrai… Ma… Mi chiedo come sia possibile…

Veronica risponde incosciamente, senza pensare, con la mente da un’altra pare, troppo impegnata per riflettere su quello che sta dicendo.

Veronica: Lo hanno avvelenato in cella.

A quelle parole Ashley sembra sbiancare. La sua espressione cambia, si fa più cupa, con un che di… Preoccupazione.

Asha: Lo hanno ucciso?!

Solo ora Veronica si rende conto di quello che aveva detto. Ma non era poi così grave. La notizia era già su tutti i giornali, presto avrebbero pubblicato anche la causa della morte.

Annuisce alla ragazza, sul cui volto l’espressione di preoccupazione non diminuisce, nonostante il tentativo di nasconderla.

Attorno molte persone si stanno alzando.

Veronica: Sembra proprio che… Dobbiamo andare.

Asha: Già.

Si alzano e si salutano sorridendo, come due ragazze che si conoscono da una vita, come due ragazze che hanno condiviso discorsi e momenti, si salutano come due ragazze che si sono scambiate intimi segreti, due ragazze che insieme si sono divertite e riso tanto. Si salutano, come due amiche.

 

Veronica arriva a casa. All’uscita aveva incontrato di nuovo Duncan, e gli aveva detto che sarebbe andata a trovare Logan nel pomeriggio. Ora aveva appena salutato Keith, e gli aveva fatto il resoconto della noiosa giornata di scuola.

E’ buttata sul letto quando le squilla il cellulare. Lo prende. E’ Asha.

Si erano scambiate i numeri il giorno prima.

Veronica: Pronto?

Asha: Veronica?

Veronica: Ciao Asha!

Asha: Ciao… Senti… Io devo parlarti.

Veronica: Dimmi…

Asha: Non è che possiamo vederci…?

Veronica: Quando?

Asha: Anche subito, devo assolutamente dirti una cosa molto importante.

Veronica nota subito il tono di Asha. C’è qualcosa… che non va. Sembra davvero molto preoccupata.

Veronica: Va bene… Vengo davanti a casa tua.

Asha: Si e… grazie Veronica.

Era Veronica Mars. Era molto curiosa di sapere che cosa stava succedendo. E aveva sempre ragione. Ma avrebbe voluto che non fosse così. Perché ora aveva una strana sensazione, una brutta sensazione.

 

Asha era fuori, sulla strada, che l’aspettava.

Veronica: Ehi…

Asha le sorride, ma si vede che è una cosa molto sforzata. I suoi occhi sono leggermente lucidi.

Asha: Ciao…

Veronica: Allora? Che c’è…?

Asha: Veronica, io… Non so da dove cominciare…

 

Poco lontano. Logan è nel suo hummer. Prende il telefono e compone un numero. Dall’altra parte nessuna risposta. Lascia un messaggio in segreteria.

Logan: Veronica, non ci crederai, ma ho appena ricevuto una telefonata da mia madre. Mi ha detto che mi aspettava nel baraccone abbandonato dietro la scuola, con la verità.

Logan: Ora sto andando lì. La voglio sapere, la verità. Voglio capire che sta succedendo.

Una pausa. Poi aggiunge.

Logan: Veronica, quando tutto questa sarà finito, ricordami di invitarti a cena.

 

Asha: E’ così difficile…

Veronica: Vai, buttati, spara, capirò.

La ragazza fa un respiro profondo.

Asha: Innanzi tutto non mi chiamo Ashley.

Abbassa lo sguardo, quasi volesse sfuggire a quello di Veronica, così giudice in quel momento.

Asha: Il mio vero nome è Anissa.

Asha: E…

Improvvisamente gli occhi di Asha si alzano. Implacabili, fissi, dritti a quelli di Veronica, in uno sguardo che potrebbe sembrare di sfida, ma che non lo è. Veronica la guarda dritta negli occhi, così immensamente grandi e spaventosamente profondi.

Asha: Sono la testimone oculare dell’omicidio di Lilly Kane.

 

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Capitolo 7
*** Settimo ***


La bocca di Veronica si apre leggermente in un’espressione di stupore e sorpresa

La bocca di Veronica si apre leggermente in un’espressione di stupore e sorpresa.

Asha: Credo di doverti un bel po’ di spiegazioni ora.

Parla lentamente, gli occhi si sono fatti più lucidi, la voce più cupa.

Veronica inspira. Già. Vorrebbe delle spiegazioni. Annuisce con calma.

Asha: Io ero la vicina di casa dei Kane. Conoscevo Lilly. Eravamo amiche, nonostante la differenza d’età e tutte le altre differenze. Lei mi parlava spesso di te. Ti voleva veramente bene. Eri la sua migliore amica.

A Veronica improvvisamente vengono in mente attimi di ricordi, sente che gli occhi si fanno più lucidi, ma manda giù quel dolore come un boccone amaro.

Asha: Io quel giorno ho visto tutto. Dalla finestra.

Asha: Mi dispiace di non avertelo detto prima, Veronica. Ma avevo paura.

Ora la voce di Asha è più tremolante. Tira su con il naso e inspira nervosamente.

Asha: La mia famiglia non è morta in un incidente. Li hanno uccisi. Per colpa mia.

E una lacrima le solca il viso silenziosa, ambasciatrice di una sofferenza tanto devastante quanto implacabile.

Asha: Loro mi avevano avvisata che se avessi parlato me ne avrebbero fatta pentire. Ma non ho voluto saperne. Ho resistito qualche giorno, poi sono andata dallo sceriffo. Lo sceriffo non c’era, l’ho detto ad un poliziotto. E lo hanno ucciso, prima ancora che potesse parlare. Il giorno dopo la mia famiglia non c’era più.

Si asciuga le guance con il dorso della mano.

Asha: Ho tentato di fuggire da tutto questo, ho cambiato nome… Ma quelle immagini sono rimaste nella mia mente. Avevo 12 anni. Mi dispiace tanto, Veronica…

Veronica non sa cosa dire. Non ce l’ha con Asha perché non ha parlato, anzi. Prova pena per la ragazza. Come deve essere sopportare sulle proprie spalle la morte della famiglia... E' sicura che Asha si sente colpevole. Anche lei si sentirebbe così. Ma in fondo non è certo stata colpa sua.

La abbraccia. Asha singhiozza sulla sua spalla.

Dopo pochi minuti la ragazza si è calmata.

Veronica: Quindi tu puoi testimoniare che è stato il signor Echolls a uccidere Lilly!?

Asha alza nuovamente lo sguardo. Fissa Veronica.

Asha: Ma... Non è stato Aaron Echolls a uccidere Lilly Kane.

 

 

Logan posteggia l'hummer davanti al baraccone. Scende. Cammina lentamente, anche se dentro di lui è impaziente di sapere. La verità.

Apre la porta. E quello che gli si presente davanti non è certo quello che si aspettava. Non crede ai suoi occhi.

 

 

Questa volta la bocca di Veronica si spalanca. Abbassa lo sguardo spostandolo velocemente da destra a sinistra e sbattendo velocemente le palpebre.

Veronica: Come? Ma... Chi... Chi è stato allora?

Asha fa l'ennesimo respiro profondo.

Asha: E' stata Trina, la sorella di Logan.

Gli occhi di Veronica si spalancano, increduli di fronte a quelle parole. Continua a fissare Asha, incapace di parlare.

E ora tutto ha un senso. Le parole della madre di Logan. Mi hanno messo davanti una bugia, Abel Koontz, io ho scavato e ho trovato quella che sembrava essere la verità, ma era solo l’ennesima bugia, Aaron Echolls. E invece ora so la verità. Come ho fatto a non pensarci. Hernry Toleman lavorava con lei. Che stupida. Ma ora, so la verità. So la verità.

Veronica: Asha, nasconditi, non farti trovare, sta al sicuro, basta che non ti succeda niente. Io devo lasciarti assolutamente. Devo andare, devo andare.

Respira nervosamente. E' preoccupata.

Asha annuisce altrettanto nervosamente.

Asha: Ok, ok.

Veronica si allontana, va verso la sua auto. Prima di salire viene raggiunta dalla voce di Ashley.

Asha: Scusami, Veronica.

 

 

La porta del baraccone finisce di aprirsi con uno stano cigolio. Logan è paralizzato di fronte a quello che vede. Lynn è in piedi in mezzo alla stanza. Dietro di lei c'è Trina. Le tiene un braccio attorno al collo, e con l'altro le punta una pistola alla tempia.

Trina: Ciao, Logan.

Logan: Che cos...

Trina: Fermo! Non fare un'altro passo o...

Scuote leggermente Lynn.

Logan si guarda intorno. No. Non ci crede. Arriva persino a pensare che sia uno scherzo. Ma per quanto Trina potesse essere brava a recitare, quella non era finzione.

Ma non capisce, ok, sua madre era viva e questo gli riempiva il cuore di gioia, ma il fatto che sua sorella la tenesse sotto tiro con una pistola faceva svanire l'entusiasmo.

Lui si aspettava la verità. La verità. Ma non riusciva ancora a capirla. Che stava succedendo?

Trina: Chiudi la porta.

Logan non muove un muscolo.

Trina: Chiudi la porta ho detto!

Si gira un pò e tira un calcio. La porta sbatte. Logan fa un passo avanti, spostandosi leggermente di lato rispetto alla porta.

Logan: Trina...

Trina: Stai zitto!

Ha un tono che prima d'ora aveva usato solo nei film. Un tono da folle, sembra una squilibrata a tutti gli effetti.

L'aria è tesa, Logan non sa cosa dire, cosa fare. Cerca di pensare ma non ci riesce, non gli viene niente, ma sente che Trina sta per scoppiare.

E' in quel momento che la porta si spalanca di colpo, facendo un gran botto.

Si solleva della polvere, nella quale si intravede la figura barcollante di quel qualcuno che si era scaraventato addosso alla porta con tutta la forza che aveva in corpo. Respira affannosamente, tossisce. I capelli lunghi le coprono il viso. Alza la testa. Ashley.

Trina: Guarda, guarda, il gruppetto è al completo!

Logan è ancora più incredulo di prima. Alla vista della ragazzina anche gli occhi di Lynn di spalancano.

Logan: Asha...!

Trina alza il tono, coprendo per metà le parole di Logan.

Trina: Ciao Ashley... O forse dovrei dire... Anissa?

Asha ha ancora il fiatone.

Logan: Ma di che diavolo stai parlando?

Rivolto verso Trina.

Trina: Già, di cosa sto parlando, Anissa? Eh? Perchè non glielo spieghi tu?

Asha guarda Trina, poi Logan e successivamente abbassa lo sguardo.

Logan: Asha, che cosa...

Trina: Muoviti!!

Asha: Ok. Vuoi la verità?

Logan indugia un attimo. Ma poi risponde deciso.

Logan: Si.

Asha: Come avrai capito il mio vero nome è Anissa. Sono stata costretta a cambiare nome per nascondermi, sfuggire a quelli che hanno ucciso la mia famiglia.

Si ferma un secondo, fulminando di odio e ira Trina.

Trina: Continua!

Asha: E lo sai perchè l'hanno uccisa? Per non farmi parlare. Per non farmi dire la verità. E la verità e che... io sono l'unica testimone oculare dell'omicidio di Lilly.

Logan non sa più nemmeno come si chiama. Non capisce più niente, dov'è, cosa sta facendo e perchè lo sta facendo. La situazione si fa sempre più complicata.

Asha: Logan, non è stato tuo padre. E' stata lei. E' stata Trina.

E' a quel punto che Logan riceve come una scossa. E torna al mondo. Sua sorella. Lei aveva ucciso Lilly. Non suo padre.

Asha: Aaron e Lilly hanno discusso, è vero. Hanno litigato riguardo a qualcosa che lei gli aveva preso. Poi lui se n'è andato borbottando. E dopo... E' arrivata Trina. Si è messa a urlarle contro e poi.... Poi ha preso il posacenere e....

Chiude gli occhi. Non riesce a continuare, nonostante quelle immagini siano fisse, impresse nella sua mente.

Asha: Logan, perdonami. Ho cercato di dirlo, ma lei ha ucciso tutti.

Logan: Trina. Trina... Perchè?

Dalla bocca di Trina esce una risata agghiacciante.

Trina: Perchè. Perchè. Sai una cosa, Logan? Io non sono tua sorella. Sono stata adottata. Non ci sono legami di sangue fra noi. Come non ce n'erano fra me e Aaron.

Un qualcosa comincia a prendere forma nella mente di Logan, ma spera tanto che non sia come crede.

Trina: Io amavo Aaron, Logan.

Trina: Ma a quella troia non bastava farsela con il mio fratellastro e tradirlo con un messicano. No. Doveva avere anche l'uomo che amavo.

Trina: Ho tentato di farla ragionare, ma non ne voleva sapere. E' stato così... "liberatorio" fracassarle la testa. E' stato così... "rilassante" quando ha chiuso quella bocca.

Ennesima risata da parte di Trina.

Trina: E' stato così divertente quando i Kane pensavano che fosse stato Duncan! Hanno fatto il lavoro per me, facendo incriminare quell'Abel Koontz. Ma poi... Poi arriva quella guastafeste di Veronica Mars. Quella non si fa mai i fatti suoi. Era necessario che si mettesse ad indagare? Così ha messo dietro le sbarre Aaron. E' per questo che volevo togliermela dai piedi. Ma mi hai rovinato tutto, fratellino. E quando sono andata da Aaron a dire che non ero riuscita a sbarazzarmi di Veronica, sai come mi ha ripagata? Mi ha detto che sono un'incapace. Un'incapace a recitare, un'incapace a letto. E' per questo che l'ho ammazzato.

Prima che arrivasse quella sgualdrina di Veronica era tutto così perfetto, tua madre si era buttata da un ponte, e senza di lei fra i piedi...

E' in quel momento che inaspettatamente Lynn tira una gomitata nello stomaco di Trina. Quest'ultima molla la presa, e Lynn si libera. Cerca di allontanarsi, ma non fa in tempo perchè Trina la spinge con forza addosso al muro. La madre di Logan batte la testa contro il muro, finendo a terra, priva di sensi. Trina si tira su un poco, guardando con espressione di disgusto quella che aveva sempre chiamato mamma. Lentamente gira il braccio che tiene la pistola verso di lei. Ma non fa in tempo a sparare. Asha le tira un pugno con una forza che non avrebbe mai immaginato di avere in corpo, segue una piccola colluttazione tra le due. Asha viene scaraventata poco lontano, quando il rumore della sicura di una pistola risuona nell'aria. Asha è a terra, alza lo sguardo. Trina sta puntando la sua pistola verso Logan, e Logan sta puntando una pistola verso Trina.

Logan: Tu... Tu... Sei stata tu...

Nella sua voce si riconosce un misto di odio e dolore.

Trina sfoggia un sorriso di pazzia.

Asha si alza lentamente in piedi.

Asha: Logan, No. Non farlo.

Lui non risponde, ma la sua espressione parla per lui: "E perchè non dovrei?"

Asha: Pensa a Veronica. Ti prego. Pensa a lei anche solo per un istante. Vuoi perderla di nuovo?

A quelle parole Logan riflette. Trina rimane con la pistola fissa su di lui. Deglutisce. Se Asha voleva fermarlo, aveva usato l'arma più efficace. Abbassa la pistola.

Ma dall'alta parte la risposta è un botto fortissimo. Un colpo. Trina aveva sparato.

 

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Capitolo 8
*** Ottavo ***


Veronica si siede

Veronica si siede. Ha ancora gli occhi chiusi. Ormai era passato un da quel giorno. Eppure, le sembrava che fosse ieri. Quei momenti sono rimasti impressi nella sua mente, chiari, nitidi.

Ricordo ancora quelle parole, le parole di Asha. “Innanzi tutto non mi chiamo Ashley, il mio vero nome è Anissa. E......”

E poi…Oh, e poi era successo l’inferno.

 

Inizio flashback

Veronica sale in macchina. E' un preoccupata ad aver lasciato Asha da sola, ma in quel momento, dopo aver saputo quello che aveva appena sentito non ragiona più tantissimo.

Si dirige dritta all'hotel, posteggia sul primo posto che le capita ed entra di corsa.

Bussa alla porta della suite.

Qualcuno dall'altra parte apre. Fa che sia Logan, fa che sia Log… E' Duncan.

Duncan: Veronica, che ci fai...

Veronica: Duncan, dov'è Logan?

Duncan: Non lo so, lui se n'è andato poco fa.

Veronica: Ho bisogno di sapere dove!

Da dentro la suite si leva una terza voce. Naturalmente era Meg.

Meg: Ha ricevuto una telefonata, sembrava molto scosso, non so chi fosse, ma poi ha detto in fretta e furia che doveva andare ed è partito di corsa. Perchè? Qualcosa non va?

Veronica: Ehm, no, no, non è niente... Duncan, se dovesse tornare chiamami immediatamente per favore.

Duncan: Ok, ma... Vuoi...

Veronica: Devo scappare.

Il ragazzo non fa nemmeno in tempo a rispondere che Veronica è già nell'ascensore.

Tira fuori il suo cellulare. Ha un messaggio nella segreteria. Ma come può essere? Come ho fatto a non sentire il cellulare… Forse non c’era campo… Beh, sentiamo…

Ascolta il messaggio di Logan.

Veronica, non ci crederai, ma ho appena ricevuto una telefonata da mia madre. Mi ha detto che mi aspettava nel baraccone abbandonato dietro la scuola, con la verità.

Ora sto andando lì. La voglio sapere, la verità. Voglio capire che sta succedendo.

Veronica, quando tutto questa sarà finito, ricordami di invitarti a cena.

Gela. Il cuore comincia a batterle all'impazzata. Corre verso la sua macchina e si dirige al baraccone.

 

Quando arriva la prima cosa che vede è l'hummer di Logan parcheggiato lì vicino. Lascia la sua macchina praticamente in mezzo alla strada e si avvicina alla porta. Guarda dentro, e si rende conto che la situazione non è delle migliori. Lynn è accasciata a terra in un angolo, Asha è per terra, ma si sta alzando piano piano, e, uno di fronte all'altra, Logan e Trina, entrambi con una pistola puntata sulla testa dell'altro.

Logan: Tu... Tu... Sei stata tu...

Nella sua voce si riconosce un misto di odio e dolore.

Veronica capisce che era stato messo a conoscenza della verità.

Trina sfoggia un sorriso di pazzia. Non promette niente di buono.

Asha: Logan, No. Non farlo.

Logan non emette un fiato.

Asha: Pensa a Veronica. Ti prego. Pensa a lei anche solo per un istante. Vuoi perderla di nuovo?

Veronica non riesce a fare niente. E' come paralizzata davanti alla scena. E tutti sono così presi dalla follia del momento che nessuno l'aveva ancora notata.

Trina rimane con la pistola fissa su di lui. Logan deglutisce e abbassa la pistola. E poi è un attimo. Trina spara.

Di nuovo si alza una nube di polvere dal pavimento del baraccone abbandonato. Quando la polvere scende, non ci vuole un genio per capire cosa era successo.

Logan era mezzo in ginocchio, come se avesse perso l’equilibrio e Asha era per terra con un'enorme macchia rossa sulla pancia che andava sempre più espandendosi.

Si era scaraventata addosso a Logan, spingendolo più in là e salvandolo.

Ora la pistola di Trina era puntata su Asha, che si era tirata su un poco sedendosi con la schiena appoggiata al muro. Si teneva la mano sulla ferita, dalla quale continuava a uscire sangue.

Asha: Andiamo, spara! Finisci l'opera! Tanto non ho più niente da perdere!

Parla a voce alta, ma con un evidente sforzo.

Trina: Una stupida bamboccia, hai sempre rovinato tutto!!!

La pistola cambia traiettoria. Se la porta alla tempia. E preme il grilletto una seconda volta.

Il corpo di Trina cade pesantemente per terra, e la tensione del momento prima sembra svanire a poco a poco. Veronica era ancora paralizzata sulla porta. Logan era in piedi di fronte a quello che era appena successo.

Asha tossisce.

Logan le si avvicina, poco dopo Veronica fa lo stesso, inginocchiandosi davanti a lei.

Veronica: Asha...

Le accarezza la testa. Asha continua a respirare affannosamente e a fatica.

Asha: Vi chiedo scusa... Mi... Mi dispiace tanto...

Pronunciare ogni parola sembra essere uno sforzo disumano per lei, ormai.

Veronica: Ehi, scusa di cosa?

Logan: Non ti devi preoccupare di niente...

Asha: Logan, io... Ti devo dire un'altra cosa... Molto importante...

Veronica: Shhh... Non parlare ora... Avrai tempo...

Asha si morde le labbra carnose. Poi alza gli occhi. Sempre quegli occhi così profondi... Una lacrima le bagna la guancia di sofferenza. Ma non è sofferenza fisica. In quell'istante le passano davanti tantissimi momenti, i suoi genitori, il suo cagnolino, qualche risata con Lilly, e poi la sofferenza e la solitudine. Finchè non aveva trovato Veronica, con lei si che stava davvero bene. Si chiede se anche per Veronica è così, se è reciproco. Poi la guarda. E tutti i suoi pensieri svaniscono, veri o falsi che fossero, non le interessa, vuole sperare, illudersi, di essere contata minimamente qualcosa. Ogni respiro diventa sempre più faticoso, una salita, ripidissima, quasi impossibile. Ma non può, non deve lasciarsi andare ora. C’è un’ultima cosa che vuole che lei sappia.

Asha: Veronica... Grazie. Ti voglio bene.

E pronuncia quelle parole con l'ultimo fiato che aveva in corpo, poi sembra rilassarsi completamente, gli occhi le si chiudono lentamente, la testa rotola di lato e i capelli scivolano a coprirle per metà il viso.

Veronica la schiaffeggia un poco per farle rinvenire.

Veronica: Asha! Asha!!!

Ma non c'è niente da fare.

Logan sposta un poco Veronica, e prende la ragazza in braccio, sporcandosi tutta la camicia di sangue. Veronica lo guarda senza parlare. Sa che quello non è il momento, il luogo, ma vorrebbe tanto dirgli quanto lo ama.

Fine flashback.

 

 

E poi c'era stata la corsa in ospedale, lei non era andata con loro, era rimasta al baraccone e aveva chiamato un'ambulanza e la polizia.

Veronica ricorda benissimo anche quello che è successo dopo. Si era fiondata in ospedale, dove avevano operato d'urgenza Asha. Non saprebbe dire quanto tempo avevano passato lei e Logan nella sala d'aspetto. Sperando, pregando. Prima di essere informati che Asha non poteva ricevere visite, ma che l'operazione era andata bene. Era così felice. Solo le dispiaceva non poter andare a trovarla. Solo Dio sa quanto le era riconoscente per aver salvato Logan; non riuscirebbe ad immaginare come potrebbero essere andate le cose se Asha, quando quel giorno Veronica l'aveva lasciata, non avesse notato l'hummer di Logan e non si fosse messa a rincorrerlo. Le era capitato di chiedersi come le era venuta di seguirlo, come aveva fatto ad arrivare così in fretta, come le era venuto in mente di buttarsi su di lui.

Ma non aveva mai realmente voluto rispondere a queste domande. Asha aveva salvato Logan, quasi dando la sua vita e ora stava bene, ed era quello l'importante.

 

Ma poi... Poi le sue condizioni erano inspiegabilmente precipitate. Il medico non riusciva a capacitarsene. Asha era entrata in coma.

 

Da quel momento i ricordi nella sua mente sbiadiscono, è tutto più vago, ricorda Logan che l'abbracciava, la disperazione, suo padre che era arrivato a vedere che cosa era successo, il tentativo di spiegare tutto in fretta e furia, presa dalla follia e dalla paura di non poterla più ringraziare per quello che aveva fatto. Già. Perchè Veronica non aveva nemmeno fatto in tempo a ringraziarla.

Non riuscirebbe a dire dopo quanto tempo aveva ricevuto quella telefonata. Forse qualche ora. Forse qualche giorno.

 

 

Inizio flashback

Veronica: Pronto?

Donna: Chiamo dall'ospedale di Neptune. Ashley Thorne si è svegliata.

L'infermiera non fa nemmeno in tempo a finire la frase che Veronica è già arrivata all'ospedale. Una volta lì viene accolta da una strana e piacevole sorpresa. C'è anche Logan. Le si avvicina, lui sorride impercettibilmente. Un uomo avvolto in un camice bianco si avvicina ai due.

Uomo: Potete entrare se volete, ma non garantisco niente. Ha avuto dei problemi, e non so se ci sono stati effetti coll...

Veronica: Ok, grazie.

Entrano piano nella sua stanza. E' distesa sul letto, e sta guardando il soffitto. Veronica supera Logan, e le va più vicino.

Veronica: Ciao, Asha...

Ma non può non notare l'espressione perplessa della ragazza. Asha si tira un su.

Veronica continua a guardarla, non capisce. Fino a che lei non si decide a parlare.

Asha: Asha? Chi è Asha? E voi chi siete?

In quell'istante a Veronica crolla il mondo addosso. Lei e Logan sono paralizzati. No, non può essere...

Veronica: Ashley, sono io, Veronica...

Asha: No, deve avermi scambiata per un'altra persona, mi spiace. Io non conosco nessuna Asha, tanto meno Ashley.

Veronica non sa cosa dire, come comportarsi. Guarda Logan. Ma lui sembra ancora più sorpreso di lei.

No, non vuole che vada così, non è possibile, lei doveva almeno dirle quanto le voleva bene, voleva dirle che dopo di Lilly non si era mai trovata così bene con una ragazza come con lei, voleva assolutamente ringraziarla.

Asha: Che cosa vuoi?

Veronica ha un tono che è un misto di disperazione e sconfitta. Fissa il pavimento, e mentre parla gira piano lo sguardo, ma senza mai rivolgerlo verso quella ragazza distesa sul letto vicino a lei.

Veronica: Niente. Volevo solo ringraziare Asha. E dirle che le voglio bene. E che stare con lei mi ha fatta sentire benissimo. Ma Asha non...

Non sa come continuare la frase. Ma fortunatamente viene interrotta.

Asha: Eccomi, miss Mars, sono al suo servizio.

Sfoggia uno dei suoi migliori sorrisi. Veronica spalanca la bocca dalla gioia, mettendosi una mano davanti. Come aveva fatto a cascarci... Asha era davvero brava a recitare. Logan le abbraccia entrambe contemporaneamente.

Ed è questo che si trova davanti il medico che entra a vedere. Tre ragazzi che si abbracciano e ridono. Tre ragazzi felici.

Fine flashback

 

 

Ha ancora gli occhi chiusi. Scorre ancora i suoi ricordi, fino ad arrivare a questa sera. Ormai era passato un , Asha si era ripresa, ed era diventata la migliore sfidante di Logan alla play, visto che Dick era sempre più preso da Mac. Asha. Erano diventate inseparabili. Veronica a volte si dimenticava addirittura della differenza d'età. Ashley si era trovata subito benissimo anche con gli altri amici di Veronica, e perfino Logan a volte si apriva con lei.

Anche la signora Echolls si era ripresa. I suoi rapporti con Logan erano notevolmente migliorati, e lui non poteva più dirsi un "piccolo e povero orfanello".

Insomma, era veramente tutto finito. E lei gli aveva ricordato di un certo messaggio in segreteria, e di un certo invito a cena.

Avevano passato una serata meravigliosa, al ristorante, abbinando il romantico al divertente, come facevano sempre. Una volta fuori lui l'aveva portata in braccio per mezza Neptune, ridendo e urlando ogni tanto. Poi l'aveva portata nella sua suite. Erano rimasti un a chiacchierare sul divano, con lo champagne, davanti a una tv lasciata accesa, ma dimenticata.

E ora le aveva appena annunciato che aveva una sorpresa per lei. Le aveva fatto chiudere gli occhi, l'aveva guidata fino in camera e l' aveva fatta sedere sul letto. E lei si era lasciata guidare, perchè si fidava di lui. E adesso era seduta sul letto, sempre con gli occhi chiusi.

Logan: Puoi aprili ora.

Veronica apre molto lentamente gli occhi. E' molto curiosa. Non ha idea di cosa possa essere il regalo di Logan. Lo conosceva abbastanza bene da sapere che lui era imprevedibile, e che sarebbe sempre stato capace di stupirla. E poi, lo vede.

Spalanca la bocca in quell'espressione di stupore che solo lei sa fare così bene. Chiude gli occhi per un istante, poi li riapre, e lo stupore si tramuta in un bellissimo sorriso.

Scuote la testa e si morde le labbra. Non sa cosa dire. Ma non c'è bisogno di parlare. Perchè quel suo sorriso divertito parla da solo.

Non ci posso credere… Grazie, Logan.

Non era certo un anello di diamanti, o qualsiasi altra smanceria costosa. Ma in quel momento le sembra il regalo più bello che potesse farle.

Sopra al mobile davanti a lei c'è un pupazzetto.

E' un maialino rosa che tiene fra le zampe un cuoricino rosso con scritto "Ti amo da grugnire".

 

Logan è ancora in piedi, e dopo aver ricambiato il sorriso, si avvicina al letto. Girandosi, inciampa sulla moquette e piomba vicino a Veronica che era seduta sul letto. Scoppia a ridere.

Logan: Che c’è di così divertente?

Veronica continua a ridere, e lo aiuta a tirarsi su.

Veronica: Fatto male?

Lo sta ancora deridendo, ma meno di prima. Lo bacia sulla guancia. Si guardano negli occhi, e lei si perde in quel suo sguardo magico e così profondo…

Ha ancora una mano sulla sua spalla. Si avvicina e gliela passa dietro la testa. Si baciano. Si scambiano un bacio lungo e piacevole, e quando si staccano Logan continua sul suo collo.

Veronica si lascia andare all’indietro, pur restando abbracciata a lui. E continuano così, a baciarsi, e improvvisamente tutti i ricordi che fino a un momento prima avevano tartassato la mente di Veronica passano in secondo piano, non è più così importante, quasi come se non fosse successo niente.

La mano calda e sicura di Logan le accarezza un fianco, facendola rabbrividire. Le scappa una piccola risata a fior di labbra. Anche lui sorride, prima di rituffarsi nella sua morbida bocca, e continuare lentamente con la mano. In alto, sempre più in alto, sotto la maglietta di lei, fino ad arrivare a quell’ostacolo onnipresente. Il gancetto del reggiseno. Gli passa sopra le dita, studiandolo. E, poi, magicamente, la schiena di lei è libera, svincolata da quell’elastico. Continuano a scambiarsi baci, a volte piccoli e leggeri, a volte più lunghi e pensanti. La mano di Logan improvvisamente prende la direzione opposta, verso il basso, e va giù, sempre più giù.

Veronica: Rallenta…

Un sussurro fra le loro labbra, troppo vicine per poter pronunciare qualcos’altro.

Ma a quelle parole Logan si alza di botto, come una scossa. Veronica si solleva un poco, appoggiandosi sui gomiti.

Logan: Hai ragione. Scusami. Che stupido…

Perché quella era la verità. E lui la rispettava. Sapeva che cosa aveva passato Veronica, alla festa di Shelly. Che stupido. Proprio lui che avrebbe dovuto proteggerla, aveva contribuito a far accadere quello che era successo. Ma ora. Ora lui l’avrebbe protetta sempre. Glielo aveva promesso. E lei si fidava di lui.

Rispettava la sua scelta di aspettare. E lui avrebbe aspettato. Aspettato che lei fosse pronta. Aspettato prima di averla completamente sua. Ma la voce della ragazza interrompe i suoi pensieri.

Veronica: Ehi… Io ho detto “rallenta”, non “fermati”.

Al termine di quelle parole, Veronica sorride. Non è più il sorriso beffardo e ironico di prima, è un sorriso più dolce, più bello.

Logan si gira a guardarla. Non è molto sicuro. E’ certo solo che in quel momento, lui ha più paura di lei. Perché tutta la sua sicurezza si è sciolta, al pensiero di poter spezzare quell’incantesimo, al solo pensiero che lei si possa rompere, così fragile e delicata, al solo pensiero di poterle fare del male…

Lei si avvicina. E’ in quel momento che la mano di Logan comincia a spogliarla. Fa tutto lentamente, per paura che da un momento all’altro lei possa svanire, svegliandosi da quello che sembra solo un sogno. Non ha fretta. Cerca in tutti i modi di non metterla in imbarazzo, continua a guardarla negli occhi, e lei si lascia fare. Piano piano anche Veronica prende l’iniziativa. Le sue piccole mani incerte ed esitanti lo aiutano a togliersi prima la maglietta, poi i jeans.

In fin dei conti, per lei era come se fosse la prima volta. E per la prima volta lei, Veronica Mars, non si sentiva forte e sicura come sempre.

Logan la guarda negli occhi di nuovo, prima di baciarla l’ennesima volta.

Nel silenzio dei loro respiri e dei loro sguardi si trovano, per la prima volta, entrambi completamente nudi, uno vicino all’altra.

Se solo poco tempo fa, per una qualsiasi assurda ragione, avesse provato ad immaginare di passare alla seconda fase proprio con lui, l’avrebbe pensata totalmente diversa.

Ma si sa, l’amore si può immaginare, pensare, idealizzare, sognare. Ma quando te lo trovi davanti, c’è solo una cosa che puoi fare: viverlo.

Logan scivola delicatamente sopra di lei, e la sovrasta dolcemente.

Le sorride, le passa una mano fra i capelli. E poi succede. E' dentro di lei. La bacia. E lei si lascia cullare da quella piacevole e bellissima sensazione, chiude gli occhi, sospirando, aggrappandosi a lui, abbracciandolo più forte. Le loro mani si uniscono, giocano, si intrecciano, lei torna ad abbracciarlo buttando la testa all'indietro, e lasciandosi trasportare dal piacere di quella passione che li avvolge, respirando il suo profumo, mentre lui continua a regalarle piccoli baci sul collo. Non c'è dubbio. Quella è per entrambi la più bella sensazione mai provata.

Poi improvvisamente riapre gli occhi, e ancora una volta viene rapita dal suo sguardo. Sorride. Lui la guarda. E' bellissima.

I loro sorrisi si uniscono in bacio. E poi, parole emesse con un filo di voce, mormorate, contemporaneamente...

Logan: Veronica...

Veronica: Logan...

E ancora, appena sussurrate, due parole, quasi all'unisono. "Ti amo".

 

 

Più lontano. Asha ha in mano delle scartoffie, e le fissa. Sorride. No. Aveva tempo. Non c’era alcuna fretta di dirglielo. Avrebbe potuto anche farne a meno. Anche perché non voleva rovinare tutto. Il suo rapporto con Logan e Veronica era perfetto. Non c'era l'obbligo che lui sapesse.

Mette sopra la scrivania le varie carte e si alza. Almeno, nonostante il caos che ne era derivato, era riuscita a far sapere la verità. E, in fondo, anche lei aveva scoperto la sua parte di verità. Ma quella non era obbligata a farla sapere.

Nell’angolo della sua scrivania, sopra le altre carte, c’è una certificato di nascita. Femmina, anno di nascita 1991, Neptune.

In alto, due parole risaltano più delle altre. Anissa Echolls.

 

 

Distesi sul letto, coperti solamente dal tepore del lenzuolo che li aveva appena visti amarsi. Sono ancora abbracciati. Lei ha la testa appoggiata al suo petto. Lui continua ad accarezzarla dolcemente.

Veronica: Sai, credo proprio che la nostra storia non diventerà mai... "normale".

Logan: E chi la vuole una storia normale?

Veronica: Oh, andiamo, pensi davvero che in una relazione debba sempre essere tutto così difficile?

Logan: Nessuno scriverebbe canzoni se tutto filasse sempre liscio.

Alza impercettibilmente le spalle. Lei lo stringe più forte.

Logan: E poi... A me piace così com'è.

La guarda. E sorride.

Perché, com’è?

Logan: Epica.

 

 

 

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