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di Khorakhane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sotto la luce della luna ***
Capitolo 2: *** Sotto la luce della luna p.2 ***
Capitolo 3: *** La scooby gang ***



Capitolo 1
*** Sotto la luce della luna ***


Stesa sul divano di pelle nel salotto di casa Salvatore Caroline Forbes osservava le proprie mani, smaltate di fresco, posate rigidamente in grembo. Erano più di venti minuti che attendeva la discesa di Elena dal piano superiore del pensionato tentando di ignorare gli insulti che di tanto in tanto la mora ed il maggiore dei Salvatore finivano per scambiarsi.
Socchiuse gli occhi e cercò di concentrarsi unicamente sul suono piacevole che emetteva  il fuoco nel caminetto, un crepitio costante e rassicurante che sembrava volerla cullare via da tutto quello schifo ed irradiarla di quel confortevole calore di cui il suo corpo non avrebbe avuto bisogno ma che pure le era così necessario.
Lasciò che un flebile ed appena accennato sospiro le scivolasse via dalle labbra piene e rosee mentre la fronte andava a corrucciarsi e ad incresparsi in piccole ed eloquenti rughe.
Sebbene gli innumerevoli tentativi di placarsi la pazienza era oramai giunta al proprio termine.
-Come se non avessi abbastanza fatti miei per la testa- si ritrovò a pensare e con un colpo di reni si portò in posizione eretta pronta a compiere la propria dipartita.
< Piantatela di gridarvi contro ed andate a rotolarvi nel fango, per l'amor di Dio…Io sto uscendo > mandò in direzione del piano superiore lisciando la stoffa raggrinzita dei jeans e lanciandosi verso l’uscita a velocità decisamente non umana. Non si poteva dire che Damon fosse il suo Salvatore preferito, questo era poco ma sicuro, ma se c’era qualcosa che stava tentando di impedire a se stessa era di cadere in inutili moralismi o negare l’evidenza dei fatti come sembrava invece voler fare Elena con la propria stessa vita.
Pochi passi nel buio accompagnati solo dal rumore sordo e ritmico degli stivali con tacco prima d’arrestarsi nel bel mezzo del nulla, i sensi allertati da qualcosa di quasi impercettibile che pure la sua natura le permetteva di scorgere in lontananza tra gli alberi .Socchiude gli occhi mettendo in allerta i propri sensi come Stefan le aveva insegnato a fare quando aveva completato la transizione e si tese avanti come la corda d'un arco nel tentativo di rendere vigile e pronta ogni fibra del proprio corpo e della propria essenza sovrannaturale.
Un brivido le passò lungo la schiena carezzandole con dita gelide la spina dorsale quando le sembrò di vedere due iridi brillare nel buio, al riparo sicuro dietro il tronco di un possente albero.
Due iridi che inequivocabilmente stavano rivolgendo l'attenzione su di lei, o per essere più precisi la stavano fissando.
< Non sono affatto in vena di giochi stasera.. > emise in tono rilassato ma abbastanza alto da essere udibile mentre gli occhioni azzurri si socchiudevano nuovamente in attesa di una risposta che però non voleva arrivare.
< Avanti, esci fuori e prometto che sarò buona con te.. > e probabilmente fu quest’ultima frase, dal contenuto altamente ironico, che spinse la lunga e scura figura a muoversi in modo sicuro tra gli alberi, fino ad arrivare con lentezza irritante a pochi passi da Caroline in modo che i tratti duri del volto fossero illuminati dal lugubre candore della luna e da esserle così riconoscibile.
< Buonasera sweetheart, cosa ci fa il mio angelo da solo a quest’ora della notte? >  l’accento marcatamente inglese arrivò a carezzare le orecchie della bionda ancora prima che le sue palpebre chiuse si concedessero di scorgere il volto dell’uomo davanti a se.
< Klaus. .> replicò Caroline rendendosi conto solo dopo averne pronunciato il nome che non ve ne era alcuna necessità.
< In tutto il mio millenario splendore.. > ed ecco l’Originale esibirsi in un inchino riservato alla vampira, con mano destra poggiata sul cuore a contatto con la stoffa spessa del cappotto grigio e la mancina aperta e tesa in un gesto elegante e dal sapore antico, un inchino in piena regola per intendersi. 
E fu inutile negare che il gesto fece increspare le labbra di Caroline in un leggerissimo ed inaspettato sorriso, adeguatamente coperto dal buio. 




*Note dell'autrice*
Perdonate ma ho dovuto modificare visto che i dialoghi non erano visualizzati correttamente 
Ecco il primisso capitolo della mia storia.. 
Come avrete notato l'impaginazione non è il mio forte ma cercherò di rimediare!
Tutto è ancora in fase di progettazione visto che mi lascio inspirare dal momento...(ergo botta di follia)
Beh,cosa dire?! Spero che sia una lettura piacevole per quanto sia una piccola parte..
Se ne avete voglia, lasciate una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate..ne sarei moooolto felice!
Al prossimo capitolo 

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Capitolo 2
*** Sotto la luce della luna p.2 ***


E fu inutile negare che il gesto fece increspare le labbra di Caroline in un leggerissimo ed inaspettato sorriso, adeguatamente coperto dal buio. Ma poteva veranente aspettarsi che l'uomo non l'avrebbe notato? Ed in tutta risposta infatti quest'ultimo scoprì i denti perlacei in un sorriso sincero e rassicurante, cosa assai rara per l'Originario. -Perchè sto sorridendo?- si ritrovò a pensare la bionda -Perchè lui sta sorridendo?!- ed ancora -Mi ha seguita?- Una lunga lista di domande in cui queste erano solo quelle che riuscivano più velocemente a risalire in superficie. Non aveva una risposta a quelle domande. Non lo sapeva. Tutto ciò che sapeva è che il suo corpo e la sua testa sembravano sempre in un aspro conflitto l'una con l'altro davanti a quell'uomo.
Cosa che non mancava di infastidirla a dovere.
< Che cavolo vuoi Klaus?! > domandò in tono aspro tentando di sostenerne lo sguardo e facendo qualche passo indietro, tanto per ristabilire le distanze.
< Te > le rispose quest'ultimo senza troppi indugi compiendo un passo che lo portava nella sua direzione.
Eppure nello sguardo fiero aveva una nota indecifrabile. Una punta appena percettibile di un sentimento che Caroline non era in grado di classificare ma che non poteva fare a meno di studiare con attenzione, trovandosi così con gli occhi fissi nei suoi. Le sembrò di vederli brillare per un istante sotto il chiarore della luna quando si rese conto che forse lo guardo che gli stava riservando non era tra i più discreti ma subito dopo la scintilla sembrò scomparire lasciando che tornassero gli occhi di sempre.
Gli occhi del Klaus che uccideva per ottenere ciò che voleva. Che ci fosse un muro oltre il quale le era stato concesso di vedere per un momento? -Smetti di voler credere che ci sia del buono in lui- si impose dunque tornando con un colpo di tosse alla realtà. Tuttavia sembrava esserci , da qualche parte nel suo cervello, un’ostinata nota di opposizione che si stava dibattendo e che premeva quel tasto di rewind che faceva risuonare l’eco limpido della risata sincera di Niklaus durante Miss Mystic Falls, appena il giorno prima.
In tutto ciò la mente di Caroline era così presa dalle proprie elucubrazioni che quasi non si rese conto che a seguito del prolungato silenzio tra i due dal petto di Klaus era finita per sgorgare un’altra di quelle cristalline risate.
< Posso sapere che cavolo hai da ridere?! > gli chiese duramente incrociando le braccia al petto con fare piccato, ma il gesto non faceva altro che farla sembrare una bambina capricciosa agli occhi dell’Originario. Cosa che di certo non faceva altro che aumentarne l’ilarità.
< Su, love...non essere arrabbiata ,non ho ancora fatto nulla di male.. >replicò con sorriso sghembo < ..anche se devo dire che quel broncio su di te è delizioso.. >
La mano di Caroline si sollevò a mezzaria a disegnare un rapidissimo gesto di fastidio come a voler sorvolare l’argomento prima di tornare alla propria posizione originaria, contro il proprio petto, a fare scudo a qualcosa che non avrebbe ammesso con tanta facilità e al tempo stesso a sottolineare quella maschera di ostinazione e fastidio che l’ibrido avrebbe dovuto suscitarle.
< Non hai ancora risposto...cosa fai qui? > le iridi della bionda semichiuse in un gesto fatto esclusivamente di abitudine mentre si impegnava a mettere a fuoco il volto di Klaus illuminato per metà dalla luce della luna.
< Sono venuto per portarti qualcosa di speciale.. > il volto di Klaus di dipinse d’una chiarissima nota di dolcezza che andò ad ammorbidire il tratto duro della mascella mentre compiva un piccolissimo passo nella sua direzione costringendola ad arretrare fino a trovarsi con la schiena premuta contro la superficie ruvida del tronco d’un imponente albero. Braccata ed intrappolata perfino.
Era mai stata in una trappola così? Probabilmente no.
< C-cosa..c-cosa devi farmi vedere? > soffiò in tono flebile mentre il volto dell’ibrido si faceva leggermente più accostato al suo -per quale diavolo di motivo stai balbettando imbecille?!- si maledisse mentalmente.  La bionda si trovò ad abbassare lo sguardo sulle proprie scarpe, parzialmente coperte dal folto strato di foglie autunnali , nell’esatto momento il cui Klaus poggiava la mano aperta accanto al volto di Caroline sul tronco dell’albero per sostenere il peso del proprio corpo.  Dalla tasca posteriore dei jeans estrasse un foglio da disegno avviluppato su se stesso, dal colore vagamente ingiallito, e lo porse alla ragazza davanti a se che sembrava non voler accennare a sollevare lo sguardo. Che diavolo ti prende?!
< E’ tutto ok, love? > le domandò con il tono più morbido e leggero che potesse riuscirgli prima di sollevarle il volto abbassato, indice e medio premuti sotto al mento in un gesto carezzevole che la invitava ad immergere i propri occhi nei suoi. Non sembrò comunque voler accennare ad attendere la risposta della vampira mettendole ,invece, nelle mani  il foglio arrotolato.
Un piccolo accenno di impazienza apparve nelle iridi  di Caroline mentre le mani correvano veloci a srotolare il foglio e la bocca finì per formare un perfetto circoletto di stupore non appena il contenuto fu visibile ai suoi occhi.
Una perfetta copia in acrilico di se stessa la osservava di tralice dal foglio di carta-viva- il volto reclinato verso il sole che ne rischiarava i lineamenti solo per metà.
Il capo leggermente inclinato verso il basso lasciando cadere biondissime ciocche  ad incorniciarne i lati e a sfuggire ribelli sulla fronte; occhi fieri e coraggiosi , una fusione perfetta  tra la spuma del mare e l’erba  di campo bagnata dalla rugiada primaverile. Serrata al petto una rosa bianca e sulle labbra rosse il sorriso più dolce e sincero che questa terra abbia mai  visto.
L’ultimo dettaglio che notò fu la manciata di lentiggini sparse sul naso di quella creatura perfetta che non poteva essere lei.* Nonostante ne avesse le esatte fattezze. Involontariamente la mano libera si sollevò ed andò a poggiarsi sul naso mentre le iridi restavano fisse sul foglio. Quasi aveva dimenticato quel dettaglio di se stessa e pure lui l’aveva notato.
fu l’ibrido, per la seconda volta, ad interrompere quel silenzio .
< E’...è stupendo.. > in un soffio < ..è…sono io? > -perché cavolo l’ho chiesto?!-
< Chi altri?! > la  bassa e musicale risata di Klaus andò a riempire l’aria e senza preavviso poté notare le guance della sua musa  tingersi  progressivamente di cremisi  < da quand’è che sei diventata timida, mio angelo? >  le chiese dunque portando la mano libera a contatto col la guancia di Caroline. Quasi gli sarebbe sembrato di sentire la propria mano bruciare se la cosa non fosse stata improbabile, eppure non volle curarsene perché lei era la sua fonte di calore. Con tocco leggerissimo la mano di Klaus percorse il viso di Caroline saggiandone i tratti, quasi volesse chiederle il permesso di impararli a memoria mentre una morsa ferrea nell’esatto centro del proprio petto gli domandava di stringere quel corpo così fragile contro il proprio e non lasciarlo andare. Mai più. 

*Note dell'autrice* 
Ho avuto qualche difficoltà con il capitolo precedente ed i dialoghi non erano visualizzati nel modo corretto perchè sono un po' "de legno"come si dice dalle mie parti. 
Comunque, grazie a chi ha letto il primo capitolo e leggerà anche questo. 
Spero sia di vostro gradimento. 

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Capitolo 3
*** La scooby gang ***


Le spalle di Caroline poggiate contro la superficie legnosa dell’albero sembrarono distendersi per un momento e rilassarsi sotto al tocco delicatissimo delle dita dell’Originario su quel volto di porcellana; non sapeva bene perché ma sotto la luce della luna sembrava non potere nulla contro di lui, completamente incapace di far ragionare propriamente il suo cervello.
Tuttavia da qualche parte dentro di lei qualcosa si dibatteva e le impediva di trovare in qualsiasi posizione una forma di stabilità.
< Io…dovrei andare ora..> le parole della bionda ad interrompere il contatto fisico e visivo. L’unica soluzione che le veniva in mente al momento era quella di darsela a gambe il più velocemente possibile e dunque liberò il proprio sguardo dalle catene dell’altro prima di muoversi a velocità sovrannaturale nella direzione opposta, scomparendo tra gli alberi senza possibilità di replica.
Non un gesto, non una parola...solo il rumore appena percettibile delle foglie secche d’autunno sotto i suoi piedi seguito subito dopo dalla melodiosa risata dell’ibrido. Il tangibile imbarazzo  di Caroline segnava sicuramente un “1 a 0” per lui.


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Erano passate ventiquattro ore da quando Klaus le aveva fatto dono di quel ritratto e Caroline non riusciva a pensare assolutamente a nient’altro.  Distesa sul  letto nella propria stanza fissava il soffitto in attesa che qualche causa di forza maggiore la distogliesse dai propri pensieri e la liberasse dal peso di tutte le domande a cui non avrebbe saputo dare una risposta. Il gesto che l’ibrido aveva compiuto era di per se così all’antica da lasciar interdetto chiunque eppure era stato proprio questo aspetto che l’aveva così disarmata. La semplicità con cui le aveva offerto quel dono senza, per una volta, chiedere nulla in cambio ma solo per il puro desiderio di farlo. Ma era davvero così? Si trattava davvero di un gesto disinteressato?
Non poté fare a meno di domandarselo.
 Portò il braccio sopra gli occhi chiusi e la gamba destra sopra la gemella nel tentativo di trovare una posizione comoda, eppure non sembrava riuscire a trovarne una.
Non si sentiva a suo agio. Inutile sottolineare a se stessa come la comodità del corpo non l’avrebbe di certo aiutata con il proprio conflitto interiore. –Ami Tyler, faresti qualsiasi cosa per lui-  la mano libera a lisciare il tessuto morbido del copriletto –Tyler è buono, ti ama -  un movimento monotono e ripetitivo ad accompagnare il mantra –Tyler è quello giusto...Klaus è cattivo, si sta approfittando di te...Ti farà del male.-  Una danza infinita di pensieri, un circolo vizioso che la bionda continuava a ripetere a se stessa, una sorta di autoconvincimento. – Non pensare di cedere…non cedere…sta giocando con te..-
Grazie al cielo fu il suono del telefono ad interrompere quel fiume in piena.
Rotolò su un fianco decisamente contro voglia fino a raggiungere il bordo del letto e lasciandovisi poi cadere oltre in modo decisamente poco delicato, uno sbuffo sospeso sulle labbra.  
< Pronto? > blaterò infastidita premendo il tasto di risposta senza nemmeno leggere il nome sullo schermo
< Caroline, possiamo parlare? > la voce di Elena giungeva dall’altro capo del telefono nitida e cristallina e quasi le sembrò di udire una nota di irritazione. O era preoccupazione? Non ne era sicura.
< Che cosa è successo? > domandò dunque
< Non posso parlarne per telefono…siamo tutti qui da Stefan ,ti aspettiamo>  Senza farselo ripetere due volte trascinò le proprie gambe poco volenterose a collaborare verso la porta d’ingresso, indugiando un istante solo per indossare la giacca di pelle marrone. Un puro vezzo estetico visto che il proprio corpo non era in grado di subire alcuna reale mutazione di temperatura.
Nemmeno dieci minuti dopo era all’ingresso del pensionato Salvatore, con quattro paia di occhi che la osservavano immobili. Elena aveva detto bene, l’intera combriccola era lì presente e la cosa non poté fare a meno di provocarle un gelido brivido di preoccupazione lungo la schiena. Tutti assieme non erano mai un buon segno..
buttò lì con ilarità forse troppo accentuata mentre sfilava la giacca di pelle e la lanciava accanto al mobile bar; un solo unico passo in avanti per contemplare meglio la scena d’insieme ed andò a gettarsi di peso sul divano, davanti al caminetto acceso.
< Nessuno dice nulla? >provò ancora notando come tutti gli occhi dei presenti continuassero a mantenersi fissi sulla sua figura senza però accennare a proferire parola
< ..Al diamine! Glie lo dico io.. >senza troppa sorpresa da parte sua fu Damon a rompere il silenzio. Poggiato con un braccio al marmo che faceva da cornice al camino appariva intento a fissare il bicchiere di bourbon mezzo pieno , il cui contenuto scarlatto continuava ad oscillare pericolosamente sotto i continui movimenti rotatori del vampiro dagli occhi di ghiaccio.
< Barbie, il tuo Big Jim è andato a fare visita alla Streghetta stamattina... > l’indice della mano occupata dal bicchiere ad indicare prima Caroline e poi Bonnie.
< Damon..  > lo interruppe Elena lanciandogli una gelida occhiata di rimprovero. Eppure Caroline si ritrovava ad osservare la scena quasi come non ne facesse parte, non ne fosse partecipe.
< ..Klaus..? > provò confusa in risposta al riferimento del moro ritrovandosi subito dopo a mordersi la lingua. Tyler, stavano parlando di Tyler che per giunta era l’unico a non essere presente.
< Che cavolo c’entra il Re dei dannati ora?! >
< Chi? > forse fare finta di niente era la soluzione migliore a quel punto. O meglio l’unica soluzione possibile.
< Klaus?!>  replicò dunque il vampiro accigliato
< Che c’entra Klaus?! > aggiunse lei con un’aria di perfetta disinvoltura stampata in volto finendo solo per sembrare più psicopatica del dovuto, o del solito.
< Ma hai bevuto?! >  Il sopracciglio destro del maggiore dei Salvatore svettante e il gemello ridotto ad una piatta linea lasciavano intendere senza dubbio una sublime espressione di dubbio accompagnata dal tono marcatamente seccato rendevano inequivocabile la sua crescente irritazione.
< Caroline, Tyler stamattina è andato a casa di Bonnie mentre lei era a scuola… > il tono del minore dei salvatore era decisamente più morbido e comprensivo e le sue iridi verdi sembravano volerla carezzare amichevolmente, quasi come comprendesse lo stato di frustrazione nel quale la bionda doveva essere. A guardarli meglio riusciva a scorgere una parvenza di dispiacere mal celata dal sorriso sghembo. Per quale motivo era dispiaciuto per lei?! E poi che cavolo erano tutte quelle storie su Tyler e Bonnie? Allungò le iridi azzurre nella sua direzione nel tentativo di scorgere in lei un qualche indizio eppure tutto quello che trovò fu il capo della storica amica inclinato verso il basso a fissare le proprie scarpe.
Ok la questione si stava facendo seria..
< Vai avanti Stefan… >
< …ha sfondato la porta d’ingresso, rotto la finestra del salotto e portato via il paletto di quercia bianca... > 



*Note dell'autrice* 
Ecco il terzo capitoluccio...
L'idea è nata dalla 4x7, nello specifico da una frase di  Tyler
Spero sia di vostro gradimento!! 
I consigli e le opinioni sono sempre gradite e fanno taaaaaaanto piacere al mio candido cuoricino XD
Oh! quasi dimenticavo, il riferimento alla "scooby gang" è appunto al telefim "Buffy l'ammazzavampiri" e alla puntata in stile musical
A prestooo!

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