Libertà

di piperina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Prefetti sono pregati ***
Capitolo 2: *** Paura...? ***
Capitolo 3: *** Ci sto, Serpe ***
Capitolo 4: *** Sogno ***
Capitolo 5: *** Distrazione, colpa e rabbia ***
Capitolo 6: *** Grazie, Draco ***
Capitolo 7: *** Pallidi raggi di sole ***
Capitolo 8: *** Solo Draco ed Hermione ***
Capitolo 9: *** Incontro desiderato ***
Capitolo 10: *** Sorpresa e Dissapore ***
Capitolo 11: *** Buon Viaggio ***
Capitolo 12: *** Troppo Tempo ***
Capitolo 13: *** Avevo Paura ***
Capitolo 14: *** Avvertimento ***
Capitolo 15: *** Ogni volta come se fosse l'ultima ***
Capitolo 16: *** Cruel ***
Capitolo 17: *** Caro Padre ***
Capitolo 18: *** Come è potuto succedere?! ***
Capitolo 19: *** Caro Draco ***
Capitolo 20: *** Chiedile Scusa ***
Capitolo 21: *** Il Gelo di Dicembre ***
Capitolo 22: *** Che tu mi creda o no ***
Capitolo 23: *** L'Ultimo Atto ***



Capitolo 1
*** I Prefetti sono pregati ***


Questa è la mia prima storia su Harry Potter. Ha un gran bisogno di essere editata, quantomeno a livello di scrittura (anche di contenuti un po'), ma non posso prendermi un tale impegno.

 

 

 

 

 

<<  I Prefetti sono pregati di recarsi in sala professori. Ripeto…  >> la voce della professoressa McGranitt risuonò nei corridoi e nella Sala Grande della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Due ragazzi per ogni Casa si allontanarono dei propri compagni e si incamminarono nei corridoi.

- chissà cosa vogliono?- disse Ron, con una punta di panico nella voce.

- non saprei…- rispose l’amica Hermione -…potrebbe essere qualche compito particolare da svolgere… oppure qualcosa da organizzare…-

- o magari- intervenne una voce strascicata alle loro spalle –è un provvedimento di espulsione di inetti e Mezzosangue-

- stà zitto Malfoy!- ringhiò Ron- tu te la sei comprata, la nomina di Prefetto!-

Il biondo rise –forse… peccato che tu non te lo possa permettere!-

La sua collega Pansy Parkinson rise sguaiatamente a queste parole, mentre le orecchie di Ron iniziarono ad arrossarsi pericolosamente.

- ignoralo, Ron- gli disse Hermione –non ha niente di meglio da fare nella vita- guardando male il Serpeverde.

- certo… se per “vita” intendi tenere il naso incollato ai libri 24 ore su 24, Mezzosangue… non hai amici?- rise maligno.

Hermione avrebbe voluto lanciargli qualche incantesimo, ma fortunatamente la loro simpatica conversazione fu interrotta dalla voce della professoressa McGranitt.

- eccovi, ragazzi. Entrate- disse, facendo cenno verso l’aula insegnanti. Gli 8 Prefetti entrarono, e furono accolti da quasi tutti i loro insegnanti.

- bene- iniziò la McGranitt dopo essersi schiarita la voce –vi abbiamo chiesto di venire qui perché è in programma un ballo scolastico di fine anno-

Ron sgranò gli occhi, Hermione si mostrò stupita-interessata; Malfoy fece una smorfia indecifrabile. Altri due Prefetti di guardarono interrogativi.

- è una cosa segreta, quindi non dovrete assolutamente farne parola con gli altri studenti fin quando non ve lo diremo, chiaro?- aspettò i cenni d’assenso dei ragazzi per continuare-

- quattro di voi, uno per ogni Casa ovviamente, sono stati scelti per dirigere l’intera organizzazione a titolo di Capisquadra. Vi daremo in seguito maggiori dettagli.- tossì – i capisquadra sono: Hermione Granger per Grifondoro; Draco Malfoy per Serpeverde; Ernie Mc…- Hermione smise di ascoltare. Lei a il biondo si scambiarono uno sguardo pieno di disprezzo. L’idea di lavorare con Malfoy disgustava Hermione almeno quanto quella di lavorare con Hermione disgustava Malfoy.

Fu deciso che Grifondoro e Serpeverde si occupassero dell’intera organizzazione generale; Tassorosso e Corvonero avrebbero gestito i fondi e controllato le spese.

I quattro assistenti si sarebbero impegnati a svolgere i lavori pratici: ordinazioni, tempi di lavoro, allestimenti vari.

- bene, ragazzi: avete 3 mesi di tempo per organizzare il tutto. Vi daremo a disposizione la Stanza delle Necessità, al 7° piano, in modo da poter disporre di un luogo comodo e funzionale per lavorare insieme. Vi incontrerete 3 volte a settimana- spiegò la McGranitt.

Ci fu qualche dissenso: 3 giorni su 7 erano tanti, e avrebbero dovuto anche studiare.

- abbiamo pensato anche a questo- intervenne il professor Vitious – dati i servizi che renderete alla scuola. Sarete esonerati dell’80% dei compiti che verranno assegnati-

Grandi sorrisi di approvazione comparvero sui volti dei Prefetti (a parte Hermione, per lei non cambiava nulla, anzi).

- anche se a qualcuno- disse viscido Piton – non farebbe male esercitarsi- e guardò nella direzione di Ron. Non era il miglior pozionista della scuola, ma se la cavava quasi discretamente:  Harry era peggio di lui!

I ragazzi uscirono per dirigersi nella Sala Grande, dove sarebbero stati accolti dai loro amici e da una buona cena calda. Non senza battibecchi tra Malfoy ed Hermione, venne deciso che si sarebbero incontrati ogni Lunedì, Mercoledì e Venerdì –il weekend è sacro!- dalle 20.00 alle 22.00 .

 

- cosa volevano?- chiese Harry ai suoi due amici durante la cena – c’è qualche problema per caso?-

- è un gran segreto!- rispose subito il rosso –ma a te posso dirlo…- e si avvicinò all’amico bisbigliando.

Una manata dietro la testa lo fece voltare.

- Ron!- tuonò la riccia Grifondoro – non dobbiamo dirlo a NESSUNO!- disse secca – neanche ad Harry. Mi dispiace- guardando l’altro amico –ma per ora non posso dirti di cosa si tratta. Stai tranquillo però, non c’è nessun problema-

- io direi che un problema c’è, invece!- intervenne Ron, massaggiandosi la testa.

- quale?- Disse subito Hermione, pronta a zittirlo se avesse tentato di rivelare qualcosa.

- Malfoy!- rispose in tono ovvio. Poi guardò Harry – Hermione dovrò lavorare fianco a fianco con quel verme di Malfoy! Hanno scelto un rappresentante per ogni Casa come capisquadra, e i compiti sono suddivisi per coppie-

Harry ascoltava in silenzio, attento a non perdere neanche una parola.

- Hermione e quel damerino… insieme! Da soli!- calcando sulle ultime due parole.

- cavolo…- disse poi Harry -…mi dispiace per te, Hermione… non sarà piacevole-

- già…-

- se ti fa qualcosa diccelo subito però!-

- Ginny sa fare di quelle fatture Orcovolanti che sono la fine del mondo!- disse carino Ron.

- grazie… ma credo che riuscirò ad evitare di ucciderlo, per questi 3 mesi- il suo sguardo si posò istintivamente al tavolo dei Serpeverde e non le fu difficile trovare la testa bionda del Principe. Poi si voltò verso i suoi più cari amici, e sorrise.

 

Il lunedì seguente, subito dopo cena, gli otto Prefetti uscirono dalla Sala Grande e si diressero al 7° piano. Nella Stanza delle Necessità trovarono un tavolo rotondo, otto cuscini morbidi e altrettante poltrone grandi e comode; una libreria piena e tutto ciò che serviva per fare progetti di ogni sorta.

Dopo qualche minuto di esplorazione, i ragazzi si misero al lavoro. Organizzare un ballo per l’intera scuola non era così facile… innanzitutto, occorreva una lista di argomenti su cui discutere: banchetto, intrattenimento, decorazioni, effetti speciali…

- io propongo delle restrizioni all’entrata- disse a un tratto Malfoy.

- cioè?-

- ovviamente, ai Mezzosangue è vietato partecipare!- solo Pansy Parkinson rise con lui.

- Malfoy stà zitto per favore- lo rimbeccò Hermione.

Malfoy stava per ribattere ma gli altri Prefetti furono più veloci di lui e riportarono il discorso sul corretto argomento.

 

 

La prima settimana passò. I Prefetti si erano incontrati regolarmente, e il lavoro sembrava procedere bene, a parte le solite rimbeccate tra Malfoy ed Hermione, che a volte includevano anche Ron e qualche frecciatina ad Harry.

- bene… abbiamo stabilito le mansioni principali e buttato giù qualche idea-

- non ci resta che definire i particolari!-

- penso che per dopodomani potremmo portare delle scalette dettagliate, in modo da decidere tutto in via definitiva e passare alla pratica: vi va?-

Tutti annuirono, e poco dopo si alzarono per tornare nei propri dormitori.

- ehi, Granger!-

- che vuoi, Malfoy?-

- mi raccomando…- le disse il biondino.

- per cosa?- chiese seccata.

- cerchiamo di fare un buon lavoro. Siamo noi due a dirigere la baracca, qui- proseguì con fare teatrale

“sì, non ricordarmelo grazie…” pensò Hermione.

- certo, se mio padre potesse intervenire… lui e i suoi amici importanti…-

- taglia corto, Malfoy, e non fantasticare- lo interruppe Hermione – tuo padre non c’entra un bel niente qui, quindi vedi di cavartela da solo e dimostra quello che sei. Non c’è il mantello di papà sotto cui nascondersi. Ti saluto- detto questo se ne andò e raggiunse Ron, lasciando un interdetto Malfoy solo nella stanza.

Sbuffò, girò i tacchi e se ne andò.

“maledetta Mezzosangue… ti faccio vedere io, chi sono!” pensò il ragazzo, camminando lungo il corridoio e poi dirigendosi al suo dormitorio.


 

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Capitolo 2
*** Paura...? ***




 

Hermione, sola, sobbalzò quando la porta della Stanza delle Necessità si aprì. Malfoy entrò e la richiuse alle sue spalle, poi si incamminò al suo posto con la sua solita andatura strascicata.

Per un attimo la Grifondoro rimase a guardarlo. Era indubbiamente bello e raffinato… l’appellativo Principe gli calzava a pennello.

“peccato abbia una tale caratteraccio…” sbuffò, tornando alle sue carte.

- che hai da sbuffare?-

Lentamente alzò lo sguardo. Seduto esattamente di fronte a lei, il più lontano possibile, Malfoy la guardava con aria sprezzante.

Riabbassò gli occhi.

- niente che ti riguardi- disse piatta.

Hermione guardò l’orologio: erano le 19.35. era lì perché aveva mal di testa e poca fame, e voleva riordinare i fogli del ballo con calma.

Il mal di testa non accennava a diminuire, in più un rumore ritmico la stava infastidendo parecchio. Alzò gli occhi, e non ci volle molto per individuarne la fonte: davanti a lei, Malfoy stava seduto comodo sulla sua sedia, un braccio appoggiato allo schienale e con le lunghe dita bianche dell’altra mano tamburellava aritmicamente sul tavolo.

Hermione lo guardò di nuovo, esaminandolo, poi si accorse che lui non aveva mai spostato la sue iridi color ghiaccio da lei. Le sembrò di sentire in –gong!- nel petto quando i loro occhi si incrociarono.

Guardò subito da un’altra parte.

- puoi smettere, per favore?-

- no-

Un altro sbuffo. “che nervi…”

- Malfoy, mi stai dando fastidio! – sbottò la riccia.

- questa stanza non ti appartiene, Granger – rispose, pronunciando con disprezzo il nome della ragazza. Lei sentì una fitta di dolore.

- ero qui prima di te, e sto cercando di lavorare, a differenza tua!-

Il biondo rimase immobile per un istante, poi si alzò e, con lentezza estenuante, si andò a sedere vicino a lei. La trapassò con il suo sguardo gelido.

- vattene – sussurrò lei.

- no – disse calmo.

- cosa sei venuto a fare qui? Non altro con cui divertirti?-

Per tutta risposta, Malfoy avvicinò la sedia a quella di Hermione e, con la mano fredda, la afferrò per un braccio. Lei sussultò, per il freddo e per un pizzico di paura.

Lui ghignò.

- ti faccio paura, Granger?- ancora una volta, con disprezzo.

- no. Mi fai schifo-

Sogghignò ancor più maligno, se possibile.

- non credo proprio. Dovresti essere un po’ più gentile con me-

- non ne vedo il motivo-

Strinse più forte la presa sul braccio di lei.

- potrei farti molto male, Granger- ogni volta che pronunciava il suo nome con disprezzo, lei sentiva una fitta acuta al petto. Il suo nome era pulito. Lei era pulita, era onesta, al contrario di ogni singolo membro della famiglia Malfoy.

- smettila…-

- ti avverto, Granger, se…-

- smettila di pronunciare il mio nome con disprezzo!- gridò, gli occhi lucidi, dando un sonoro schiaffo al biondo.

La presa sul suo braccio si allentò, per poco. Leccandosi una goccia di sangue colata sulle labbra, Malfoy la strattonò con uno scatto fulmineo, spingendola di faccia contro il muro, tenendo un braccio di lei piegato dietro la schiena e stringendo un polso con l’altra mano.

- cosa…-

- ti avevo avvertita, Granger- si chinò su di lei, il fiato sul collo, i capelli biondi che le sfioravano la guancia arrossata.

- dovevi darmi ascolto-

- lasciami, pazzo!- tentò inutilmente di divincolarsi.

- non-puoi-opporti-a-me – le sibilò all’orecchio, scandendo bene ogni parola.

Hermione tremò.

- saresti dovuta essere una Serpeverde, Granger-

- neanche morta!-

Malfoy rise sommessamente.

- se vuoi, ti accontento-

Neanche il tempo di capire le sue parole, che Hermione si ritrovò girata con la schiena contro il tavolo, il viso vicinissimo a quello di Malfoy.

Ebbe un tuffo al cuore. Così, non l’aveva mai visto. Una luce furente gli attraversava gli occhi chiari, ma lui emanava calma.

- non… non sei divertente!-

Per tutta risposta, lui le appoggiò una mano sul fianco e la fece salire lentamente, passando sul ventre, sul seno, e infine raggiungendo il sottile collo della ragazza.

- che… lasciami!!- gridò lei.

Lui fece una leggere pressione delle dita fredde su quel collo esile.

“è così sottile che potrei spezzarla…” pensò guardandola.

Rapidamente, dal collo la mano di Malfoy scese e con un solo gesto strappò la camicetta bianca di Hermione, che sussultò quando sentì la mano posarsi ghiacciata sul suo petto.

- cosa vuoi farmi?! Lasciami!- gridò in preda ai brividi, gli occhi colmi di lacrime.

- niente che tu non voglia, Granger-

- stai farneticando! Sei impazzito! Lasciami andare…- disse singhiozzando.

Lui la fissò intensamente con uno sguardo indecifrabile. Era così assorto a guardare Hermione singhiozzante, che non sentì dei passi avvicinarsi, almeno fin quando la porta non si spalancò.

 

- ma che… che diavolo…-

- Ron!-

Io rosso sembrava fuori di sé, alla vista di Hermione i lacrime, sotto Malfoy che la teneva ferma, e la camicetta aperta. Si avventò furioso su di lui, prendendolo a pugni e rotolando entrambi a terra.

A fatica riuscirono a dividerli e ad aiutare Hermione.

 

- cosa c’è da spiegare?! Ha aggredito Hermione!! L’abbiamo visto tutti!- additando il colpevole, ora seduto comodo su una sedia.

- le è saltato addosso!- continuò Ron, con un visibile taglio sul labbro – erano soli, e ne ha approfittato… lui… bastardo schifoso!!- un energico intervento lo tenne lontano da Malfoy.

- questa- prendendo un lembo della camicia strappata di Hermione, ora muta –ne è la prova! Se avessero solo litigato, che motivo avrebbe avuto di strapparle i vestiti?!- non aveva quasi più fiato-

Si avvicinò all’amica.

- Her… Hermione… dimmi com’è andata…- prese dolcemente una mano di lei tra le sue.

- stavamo litigando… come sempre. E poi si è avvicinato… e gli ho dato uno schiaffo… e… lui mi ha… spinta sul tavolo…- fremette – e ha…- strinse convulsamente la camicetta, piangendo.

- io me ne vado- Malfoy si alzò e, guardando un attimo Hermione, uscì dalla stanza.

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Capitolo 3
*** Ci sto, Serpe ***



Nei giorni seguenti, alla torre dei Grifondoro, ci fu grande movimento: già tutti odiavano Malfoy, ora volevano vederlo morto.

Due ragazze parlavano scendendo le scale del dormitorio.

- ma ne sei sicura?-

- sì Ginny –

- secondo me dovresti rinunciare-

- no-

Ginny e altri ragazzi cercavano di convincere Hermione a lasciar perdere l’incarico che aveva e affidarlo a qualcun altro. Malfoy era un bastardo, dicevano, avrebbe potuto riprovarci.

Hermione si sedette sulla sua poltrona preferita insieme agli amici. Alcuni ragazzi continuavano a parlare poco più in là.

- insomma… saltare addosso a Hermione!-

- che bastardo… Hermione e Malfoy sono le persone più lontane di questa scuola…-

- giusto! E adesso invece si è accorto che lei non ha più 11 anni e che è cambiata molto-

- che grande stronzo…-

 

- senti- le disse Harry –non sono d’accordo con quello che vuoi fare-

- neanche io!- intervenne Ron.

- ma rispetto la tua scelta, e sappi che puoi contare su di me- le sorrise.

- grazie…- sorrise di rimando.

- comunque- riprese il rosso- Malfoy non si è fatto vedere-

 

 

Quella sera, come altre sere, la ragazza non fu mai lasciata da sola. Ma di Malfoy, neanche l’ombra. A lezione e nelle sale comuni, raramente la guardava. Sospirava “cosa mi aspettavo?” Passarono altre 2 settimane.

Aveva preceduto gli altri nella Stanza delle Necessità ed era sola, o così pensava, quando chiuse la porta dietro di sé.

Draco Malfoy era comodamente seduto su una poltrona. Hermione sussultò.

- ti aspettavo-

- cosa vuoi da me?-

- colloportus!- puntò la bacchetta alle spalle della riccia, e la porta si sigillò dietro di lei. Fremette.

- cosa vuoi da me, Malfoy?-

Lui si alzò e la raggiunse. Lo odiava, lo odiava da sempre, è vero, ma non poté non pensare che, in quel momento, Malfoy fosse irresistibilmente bello. Era attratta da lui come non lo era mai stata in tutta la sua vita.

Scossa la testa.

“cosa vado a pensare?”

Quando le fu davanti, ci fu un momento in cui si guardarono negli occhi così intensamente che tutto il resto intorno a loro divenne sfocato.

 

Non sapeva come spiegare quello che accadde poco dopo. L’unica cosa di cui erano certa, erano quelle labbra fredde contro le sue, unite in un bacio carico di passione.

- sei freddo-

- scaldami tu- fece per baciarla di nuovo, ma lei si allontanò.

- Malfoy, tu mi odi. Non puoi baciarmi-

- non ti odio-

- mi disprezzi. Sono una Grifondoro, Mezzosangue e secchiona. E Harry Potter è uno dei miei migliori amici-

- non mi interessa niente di quei due, finché non me li ritrovo in mezzo alle scatole-

Hermione si allontanò da lui, andando a sedersi su una poltrona.

- non capisco cosa vuoi da me- “Dio, quanto è bello…”

- tu. dovresti essere una Serpeverde-

- non lo sono, e non sarei stata felice di esserlo-

- ma sei felice di stare qui con me, ora- si sedette accanto a lei. Era terribilmente affascinante. Si sentì avvampare.

- Malfoy, devo ricordarti che mi hai aggredita 3 settimane fa?-

- Granger, lo vedo quello che c’è nei tuoi occhi. Tu mi desideri- disse suadente.

- no, non ti desidero. Ti trovo solamente bello- ammise.

Non poteva dirgli che aveva ragione, ma neanche che più volte l’aveva guardato pensando a chissà quali cose nella sua mente…

- sei cresciuta. E sei cambiata decisamente in meglio da quando avevi 11 anni- la percorse interamente con il suo sguardo malizioso.

- niente amore tra noi due, Granger. Solo sesso. È questa la mia proposta-

Hermione sgranò gli occhi, incredula: Malfoy le stava chiedendo di andare a letto con lui? Impossibile.

- tu sei pazzo- sentenziò, alzandosi. Lui la prese per un polso.

- non mentire con me-

- e tu non dire cavolate- ritraendo la mano.

Malfoy si alzò, le girò attorno e le si fermò dietro. Un brivido la percorse quando sentì il corpo del ragazzo contro il suo, un braccio cingerle la vita, un altro le spalle, il respiro sul collo.

- non mentire, Hermione- sussurrò.

Il suo nome, pronunciato da lui, suonava in modo strano. La strinse più forte.

- tu non mi piaci- disse la Grifoncina –sei solo fortunato ad essere nato… così- si girò. Stretti l’uno all’altra, si guardarono intensamente.

- vieni con me- sussurrò lievemente il biondo.

Hermione voltò la testa da un’altra parte; lui ne approfittò per posare le labbra sul collo di lei, che sussultò.

- non so cosa tu possa volere da questa cosa, e non mi interessa- disse lei allontanandolo. Era una sua impressione, o faceva sempre più caldo?

- ma io perché dovrei farlo? Cosa dovrei averne?-

- io so cosa ti manca-

- ah sì? E cosa?- chiese, non capendo a cosa si riferisse.

- una valvola di sfogo- rispose semplicemente –momenti in cui puoi liberare te stessa come più ti piace-

Hermione lo fissò senza battere ciglio.

- la libertà. Ecco cosa ti offro-

Non sapeva cosa dire. Possibile che avesse trovato il suo punto debole?

- domani sera alle 22, davanti al ritratto di Salazar Serpeverde. Ti aspetto lì- le disse in un sussurro.

- e se non venissi?-

Malfoy sorrise.

- verrai-

 

Si udirono dei passi farsi sempre più vicino. Malfoy sbloccò la porta e si allontanò da Hermione, riassumendo il suo atteggiamento altezzoso.

Vedendo gli sguardi inferociti dei colleghi Prefetti, Hermione si affrettò a dire – Malfoy è venuto a scusarsi per avermi aggredita- spiegò, lanciando uno sguardo sott’occhio al bel biondo, sapendo che lui mai e poi mai avrebbe chiesto scusa a qualcuno, meno che mai a una Grifondoro Mezzosangue. La prese come una piccola vendetta.

In silenzio, tutti si sedettero e si misero al lavoro.

 

 

 

- Hermione, sei troppo buona!-

- dici?-

- hai perdonato Malfoy! Ti rendi conto?- Ron ancora non ci voleva credere.

A Ginny, Hermione avrebbe voluto raccontare tutto, ma non poteva. In fondo, non aveva ancora preso una decisione, anche se una certa idea si era già formata nella sua mente.

E poi, chi dei suoi amici le avrebbe mai detto “sì, vai pure a letto con Malfoy”? Quando raggiunse la sua stanza singola da Prefetto, ancora vestita si buttò a letto e si addormentò. Il giorno dopo, tanto, era sabato.

 

Si alzò tardi. Scese dal letto sbadigliando e scelse lentamente i vestiti da indossare. Jeans scuri, una maglietta a mezze maniche e un paio di ballerine andavano più che bene. In fin dei conti era quasi Maggio.

Sentiva dentro di sì una strana impazienza. Scosse la testa, si sedette alla sua scrivania e passò gran parte della giornata sui compiti.

Il resto delle ore libere che aveva prima dell’incontro di Malfoy le trascorse leggendo un libro all’ombra di un grande albero. Verso sera si recò a cena con i suoi amici.

 

 

Dopo cena, quasi tutti gli studenti della scuola erano usciti. L’orologio segnava le 21.55 –“Andiamo” si disse. Raggiunse cautamente il ritratto dell’incontro: una chioma bionda la stava aspettando.

- andiamo- le disse.

Pronunciò la parola d’ordine e condusse in silenzio nella sua stanza. Singola. Da Prefetto.

Si scambiarono due parole, poi lui chiese – hai deciso?- così, diretto, senza troppi giri di parole.

Hermione non rispose subito. Si allontanò da lui e si sedette sul letto. Annuì impercettibilmente. Inspirò profondamente, si calmò e disse tutto d’uno fiato

- Malfoy, io non l’ho mai fatto prima-

Lui non rispose immediatamente. La guardò per un attimo, poi si mosse lentamente verso di lei e le si sedette accanto.

Era terribilmente bello, nelle penombra, gli occhi due fessure argentee.

- lo so. Ma di questo non ti devi preoccupare. Penserò a tutto io-

- troppo dolce. Dov’è la fregatura?- disse senza scomporsi.

- non sono un mostro, Granger. Ma ricorda: sarà così solo questa volta. Da domani, ti possiederò come la mia bambola preferita. Non aspettarti premure se non questa sera-

Aveva parlato in modo così serio, che per un momento Hermione ebbe l’impulso di gettarsi sulla maniglia della porta e scappare.

Invece, gli tese la mano.

- Ci sto, Serpe-

Malfoy ghignò, e le strinse la mano. Avevano firmato il loro accordo.

 

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Capitolo 4
*** Sogno ***




Era tutto così strano… “velenosamente dolce” era l’aggettivo giusto per descrivere Draco Malfoy in quel momento. Ma Hermione aveva preso la sua decisione. Si lasciò baciare, prima a fior di labbra, poi più intensamente, mentre lentamente si stendevano sul letto.

Si sentiva stranamente leggera, come se non avesse aspettato altro per tutta la sua vita. Del resto, non avrebbe mai immaginato che sarebbe stata a letto con il Principe dei Serpeverde…

Draco la copriva di baci semplici e morbidi, e il tocco delle sue mani sembrava una carezza vellutata. Notando un moto di panico in Hermione, quando erano mezzi svestiti, si chinò su di lei e le sussurrò lieve all’orecchio che doveva stare tranquilla, e che andava tutto bene.

Hermione fece tesoro di quelle parole. Si fidò di lui, di Draco Malfoy, il bellissimo ed elegante Serpeverde, il Principe che tanto aveva odiato fino a poco tempo prima, ma che adesso si rivelava essere l’amante che tutte le ragazze desiderano per la loro prima volta.

Lentamente la dolcezza divenne più impetuosa, nei loro occhi apparvero lampi di desiderio e di passione… l’atmosfera si scaldava, i respiri irregolari… ad Hermione parve di trovarsi in un bellissimo sogno, abbracciata a Malfoy, uniti in qualcosa di estremamente speciale. E indimenticabile.

 

Aprì gli occhi poche ore dopo, avvolta in un lenzuolo. Stretta a lui, sentiva un tocco leggero, una mano accarezzarle un braccio.

- buongiorno…-

- ciao… che ore sono?-

- è notte fonda-

- mh…- si accoccolò di più a lui – sto sognando?-

“se è un sogno, non svegliatemi…” pensò.

- sì. Ma finirà nel momento in cui attraverserai quella porta-

Hermione guardò la scura porta che separava quel piccolo paradiso dal resto del mondo. Meglio cullarsi tra quelle braccia calde.

- non desiderare che duri in eterno- sussurrò –sai che non sarà così-

- sì, lo so- rispose con voce piatta.

Dopo un tempo che le parve incalcolabile, decise che il sogno doveva finire. Si sedette sul letto, avvolta nel lenzuolo bianco, e cercò i suoi vestiti.

- è meglio che vada. Approfitterò dell’ora tarda, non ci sarà nessuno in giro-

Una volta indossati i suoi abiti, si voltò a guardarlo. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso: era terribilmente, dannatamente bello. Affascinante, ecco. Sdraiato in mezzo al letto, il lenzuolo che gli copriva appena i fianchi, i capelli biondi spettinati e quegli occhi nei quali ci si poteva perdere…

“Ho appena fatto sesso con una creatura divina” pensò Hermione. Scosse la testa per interrompere quel contatto visivo da capogiro.

- allora… vado-

- ci vediamo a lezione- rispose –ma… Granger, non una parola su quello che stiamo facendo- portandosi un dito davanti alle labbra.

- sicuro-

Si diedero un bacio a fior di labbra, e la Grifondoro uscì dalla stanza. Appena ebbe chiuso la porta alle sue spalle, vi si appoggiò con la schiena e sospirò: era come se un enorme macigno le fosse piombato in mezzo al petto.

“Il sogno è finito, Hermione” si disse.

 

Nei giorni successivi nessuno sembrava aver notato alcun cambiamento in lei e, siccome non aveva ancora avuto lezione con i Serpeverde, neanche nel comportamento di Malfoy.

Calma piatta anche durante gli incontri tra Prefetti.

Hermione si chiese se non avesse sognato tutto. Forse era una visionaria, si disse. Camminava sola nel corridoio, quando qualcuno la trascinò per un braccio in un angolo buio e ben riparato.

Sentì un corpo esile ma bel modella contro il suo, una presa forte in vita e labbra esperte sulle sue. Dopo un bacio paradisiaco che sembrò durare ore, i due si separarono.

Riprese fiato.

- che fai?- esclamò sottovoce –siamo in corridoio… potrebbero vederci!-

- me ne sbatto- fu la secca risposta del biondo, intento a baciarle il collo.

- dai… aspetta…-

Malfoy si staccò da lei con malavoglia.

- insomma, Granger, ti metti a fare la santarellina con me?- sbottò, accigliato.

- ma no… è che…-

- e allora non c’è problema- tagliò corto lui, riprendendo a baciarle il collo e risalendole una gamba con la mano. Hermione ebbe un brivido al suo tocco.

- no… aspetta… fermati!-

- che cavolo c’è, adesso?!- si lagnò.

- c’è che ho lezione, posso seguirle o devo chiederti il permesso?-

Malfoy sbuffò, passandosi una mano tra i capelli biondi. Era un gesto semplice e naturale, tuttavia ad Hermione parve studiatamente elegante. E provocante.

- e va bene- sospirò – ma stasera salta la cena e vieni da me, la parola d’ordine la sai-

Non le diede tempo di rispondere che se era già andato.

Trascorsero le ore.

“ok, non sono una pazza visionaria” si disse Hermione, incapace di seguire attentamente le lezioni per le quali aveva detto di no al Principe.

Tuttavia questo le fu utile: non ebbe difficoltà a dire agli amici che non aveva fame e che sarebbe quindi andata a riposare da sola.

“scusatemi…” pensò, uscendo dalla Sala Grande e dirigendosi non verso la torre di Grifondoro, ma verso i sotterranei di Serpeverde.

Arrivata alla soglia del luogo indicato, pronunciò la parola d’ordine e, col cuore leggermente aritmico, salì le scale che l’avrebbero portata alla camera da letto singola di Malfoy.

La porta era socchiusa. Entrò, titubante: all’interno era buio. Chiuse la porta e subito dopo si accese una fioca luce, sufficiente ad illuminare il bel viso di Draco Malfoy. La guardava con i suoi occhi di ghiaccio.

- ciao…- disse lei. L’atmosfera, in quella stanza, era diversa.

Malfoy si alzò lentamente e, altrettanto lentamente, si avvicinò a lei. Arrivò a due centimetri dal suo viso, senza mai staccare gli occhi da quelli di lei, e le cinse la vita con un braccio, avvicinandola di più a sé.

- ti insegnerò tante cose meravigliose, Granger- disse, la voce bassa simile a un sussurro, dannatamente sensuale.

Hermione sentì una scossa lungo la schiena.

Senza dire altro, Malfoy si chinò su di lei prendendole la bocca in un bacio non dolce, ma carico di passione e desiderio. Non avrebbe perso troppo tempo a calmarla con carezza da prima elementare. Ormai era sua.

Hermione capì tutto questo.

Sempre tenendola stretta a sé e senza smettere di baciarla, Malfoy la portò vicino al letto, sul quale la fece sdraiare. Si sdraiò immediatamente su di lei, dopo essersi tolto l’aderente maglietta nera che indossava. Nel giro di due minuti, i vestiti di entrambi erano sparsi intorno al letto.

Una rapida immagine della notte da sogno trascorsa con lui pochi giorni prima fece capolino davanti agli occhi chiusi di Hermione, che si lasciò sfuggire un sospiro.

Malfoy se ne accorse.

- cos’era quel sospiro?-

- niente-

Si passò una mano tra i capelli.

- non te ne verrai fuori con cazzate da verginella, vero?- disse seccato. Hermione lo guardò interdetta.

- siamo qui per fare sesso, Granger. Sesso, capisci?-

- certo che capisco- disse, offesa.

- bene. E allora non perdiamo tempo in stronzate sentimentali- senza troppe cerimonie si impossessò nuovamente delle labbra dischiuse di Hermione.

 

Nelle settimane seguenti presero a vedersi molto spesso. Indugiavano sempre dopo le riunioni organizzative del ballo, e la Stanza delle Necessità era di una comodità incredibile.

Hermione perse velocemente ogni inibizione: era capitato che fosse lei a mandare biglietti d’appuntamento a Malfoy.

Spesso le diceva divertito – ah… in cosa ti ho trasformata, Granger?-

E lei, sorridendo maliziosa, rispondeva – in una donna libera, Malfoy-

Lui rideva a quelle parole.

La libertà, ecco cosa aveva Hermione. L’unica cosa che non era riuscita ad avere da sola, gliel’aveva data lui, Draco Malfoy, il sensuale Principe delle Serpi.

 

Mancava poco meno di un mese al ballo.

- settimana prossima daremo l’annuncio del ballo- disse Hermione, avvolta in un lenzuolo, sdraiata su un letto non suo e intenta a giocare con una ciocca di capelli.

- già-

- hai già deciso con chi andare?-

- mh… ho un’idea- diede uno sbuffo di fumo dalla sue labbra perfette- tu ci vai con Lenticchia?- chiese, divertito.

- no- rispose secca lei –me ne starò per conto mio-

Un altro sbuffo di fumo.

- allora vieni con me-

Hermione sgranò gli occhi e balzò a sedere.

- che stai dicendo?!-

- ehi, Mezzosangue, il pudore dove l’hai lasciato?- ghignò, accarezzandole un seno scoperto.

- lascia stare il mio pudore Malfoy- rispose coprendosi distrattamente col lenzuolo –non possiamo andare insieme-

- e perché no?-

- punto uno: in teoria io e te ci odiamo. Punto due: al ballo insieme ci vanno gli innamorati, e noi non lo siamo. Punto tre:…-

- basta parlare, Mezzosangue- tagliò corto lui, liberandosi del mozzicone di sigaretta e spingendola con malagrazia sul materasso, sdraiandosi su di lei con un sorriso malizioso che avrebbe fatto scogliere un iceberg.

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Capitolo 5
*** Distrazione, colpa e rabbia ***



 

- Hermione… mi sembri diversa in questi tempi-

- diversa?- posò la tazzina del caffè sul piattino e guardò Ron, in attesa di risposta.

- sì. Non so… più tranquilla?- si rivolse ad Harry, cercando un aiuto a trovare il termine più giusto –non ci tartassi più molto né coi compiti, né con le regole, né col C.R.E.P.A.-

Harry annuì, bevendo un sorso di succo di zucca. Appoggiò la tazza e guardò l’amica, con un’espressione serena in viso.

Per qualche motivo a lei sconosciuto, il buonumore svanì all’istante nel momento in cui i suoi occhi dorati incontrarono quelli smeraldini di Harry.

- sei distesa e rilassata, come se avessi trovato… come dire…-  indugiò per cercare le parole adatte -…una valvola di sfogo! Ecco, proprio ciò che volevo dire!-

Hermione impallidì impercettibilmente.

- ricordo quando al terzo anno usavi quella GiraTempo…- continuò Harry –eri sempre stanca, correvi qua e là senza tregua e finivi per addormentarti sui libri la sera tardi- ridacchiò, ripensando a quei momenti.

Le sorrise dolcemente – adesso, invece, mi sembri davvero serena. Sono felice di vederti così- qualcosa le si spezzò in mezzo al petto.

Se avesse avuto la GiraTempo, pensò, sarebbe tornata indietro di 2 mesi. Perché ormai erano quasi 2 mesi che aveva una relazione segreta con Draco Malfoy, ed erano state accumulate tante di quelle bugie, per coprire le sue scappatelle, da poter riempire interi volumi.

Possibile che vedersi col Principe di Serpeverde fosse più importante dei suoi migliori amici? Era diventata così egoista?

Un nodo alla gola le impedì quasi di respirare. Si sentiva uno schifo.

“la mia valvola di sfogo è andare a letto con Malfoy 5 giorni su 7” pensò “sì, glielo dico esattamente con queste parole. O forse è meglio dire che mi faccio sbattere da Malfoy da 2 mesi a questa parte?” si sorrise ironicamente da sola, un velo di tristezza e delusione che le copriva gli occhi aurei.

- scusate- disse dopo un po’ –ho dimenticato il libro di Artimanzia- sorrise lievemente, salutò gli amici e se ne andò.

Una testa bionda si voltò a guardarla, e poco dopo la imitò. Non gli ci volle molto a capre che non stava affatto andando a prendere il libro di Artimanzia.

- non starai sbagliando strada?- la voce del biondino la raggiunse alle spalle.

La riccia Grifondoro si irrigidì. Scattò una molla in lei… o forse aveva solo perso una rotella. Fatto sta che si girò, prese Malfoy per un braccio e lo trascinò in un’altra che sapeva essere in disuso.

Senza concedergli il tempo di dire anche solo una parola, bloccò la porta e lo spinse contro il muro freddo della stanza, piena di banchi spostati tutti a un lato.

Quando finalmente staccò le sue labbra da quelle della serpe, quest’ultimo emise un lungo e basso fischio di approvazione, seguito da un ghigno malizioso.

- però, Granger… siamo arrivati a questo, eh?- più che a lei, il complimento era rivolto a se stesso per l’ottimo lavoro di trasformazione che aveva fatto.

- zitto e prendimi- sibilò la riccia, sensuale, al suo orecchio.

Malfoy sorrise divertito. Non se lo fece ripetere due volte –come vuoi- disse soltanto, mentre ribaltava la situazione, portando lei con le spalle al muro e conducendo il gioco.

La coprì di baci infuocati, carichi di un desiderio che cresceva velocemente, sempre di più. Si desideravano, uno per un motivo, una per un altro. Ad ogni modo erano lì, insieme, loro due. Intenti a baciarsi, spogliarsi a vicenda, percorrere con le dita e con le labbra ogni centimetro della pelle del corpo dell’altro.

Hermione voleva  eliminare l’orribile sensazione di colpa e sporcizia provata poco prima, quella mattina, quando Harry e Ron le avevano sorriso. I suoi migliori amici, le persone più care a lei, eppure li trattava alla stregua di semplici conoscenti.

 

- mi hai sorpreso, Granger- disse divertito Malfoy raccattando vestiti in giro –che avevi stamattina, mi volevi consumare?-

- non mi pare di averti fatto un torto- rispose lei, nell’atto di abbottonarsi la camicetta bianca.

- oh, questo no di certo- rise, tirando su la zip del pantaloni neri.

- e allora non ti lamentare- disse secca lei, indossando la gonna a pieghe.

Una volta rivestita, Hermione sbloccò la porta e vi avviò per uscire dalla stanza, ma Draco la prese per un polso e la fece girare verso di sì.

La fissò intensamente negli occhi aurei, come alla ricerca di qualcosa. Una risposta, una rivelazione… lei gli restituì uno sguardo interrogativo.

Lui si riscosse dai suoi pensieri, e riassunse la solita espressione, le labbra tese in un sorriso malizioso.

- volevo complimentarmi per quest’ultima performance erotica, Granger-

- sì… l’hai già detto, grazie- rispose lei atona.

- visto che sei così bendisposta- continuò, la voce carezzevole, un dito a disegnarle il profilo della guancia vellutata di lei –non ti farò annoiare, la prossima volta-

Hermione lo guardò a lungo negli occhi. Troppo, troppo bello. A prima vista poteva sembrare un angelo: capelli biondi, occhi azzurri, sorriso da far sciogliere chiunque… e invece, dietro quel volto, si celava una personalità totalmente diversa da ciò che poteva sembrare.

 

 

 

Sala Comune. Pranzo. Tavolo di Grifondoro.

- Hermione… ehi, Hermione!-

- mh? Ginny… che c’è?-

- hai la camicetta storta- ridacchiò – i bottoni sono allacciati male-

“merda…” pensò, sistemandoli subito, prima che qualcun altro potesse notarli “devo stare più attenta”

- oh, è vero… non ci avevo fatto caso stamattina- commentò Ron.

- capita- disse scherzosamente Hermione, dissimulando perfettamente una lieve nota di panico.

Ma non fu l’unica volta che capitò una cosa simile. Più avanti nei giorni, questo fatto si ripeté più volte.

 

- Hermione, cosa hai fatto ai capelli? Sono un po’ arruffati-

- niente- rispose in fretta –non ho avuto tempo di sistemarli-

- ma erano raccolti, stamattina… dov’è il nastro con cui li avevi legati?-

- beh… devo averlo perso. Evidentemente non l’avevo stretto abbastanza-

 

Dopo fu la volta della gonna, che a colazione era perfetta, e tra il pranzo e la cena si era invece spostata, mostrando l’allacciatura sul davanti.

- scusate… sono un po’ distratta-

 

La volta successiva, però, non ebbe via di fuga. Ginny le fece notare un segno rosso sul collo. Quando l’amica la portò davanti a uno specchio, le sfuggì un’imprecazione ad alta voce.

- è da un po’ che ti osservo, ed è strano come i tuoi capelli e i tuoi vestiti si scompongano all’improvviso durante il giorno. Tra una lezione e un’altra. E anche il collo- il suo tono di voce non ammetteva repliche né finzioni e bugie.

- e va bene- sospirò infine –mi vedo con una persona-

- state insieme?-

- no- rise: le veniva da ridere a pensare a lei e Malfoy come a una coppia che si amava.

- allora è una cosa segreta… ha già un’altra?- incalzò.

La riccia scosse la testa.

- beh, so per certo che non è un Grifondoro, me ne sarei accorta-

Hermione dovette annuire. Ma prima che potesse farle un’altra domanda, la precedette.

- non chiedermi chi è, Ginny. Non posso dirtelo- disse, terribilmente seria.

La rossa la fissò intensamente.

- ci vai a letto?-

Hermione la guardò, ma non disse niente. I suoi occhi e la non risposta che ricevette Ginny furono molto più eloquenti delle parole.

- ne sei innamorata?- chiese sospirando, con una nota di paura nel tono della voce.

La riccia non rispose subito. Poi negò.

- è solo attrazione fisica-

- allora non andrete al ballo insieme, immagino…-

- immagini bene, Ginny- disse, seppur Malfoy l’avesse invitata. Si appuntò l’argomento in un angolo della mente: ne avrebbero dovuto parlare a breve.

A un certo punto, un foglietto svolazzò in grembo alla Grifondoro più grande. Lo guardò intensamente come per esaminarlo, poi lo aprì e lo lesse.

<< vieni davanti al ritratto di Salazar Serpeverde. Ti concedo due minuti, non uno di più. >> la rossa riuscì a leggerne il contenuto del biglietto appena prima che l’altra lo facesse bruciare con un colpo di bacchetta.

- Hermione… te la fai con un Serpeverde?!- esclamò, cercando di contenersi –ecco perché non puoi dirmi chi è…-

L’amica sorrise debolmente –scusa, devo andare- le diede un bacio sulla guancia e si allontanò.

 

Raggiunse il luogo stabilito, ma di Malfoy neanche l’ombra. Il passaggio era aperto: decise di entrare e recarsi direttamente nella stanza del biondo.

Stava per bussare, non ne ebbe il tempo: il proprietario della suddetta stanza la trascinò dentro, sbatté la porta alle sue spalle, la bloccò e vi spinse la ragazza contro.

Prese subito possesso della sua morbida bocca, stringendola a sé con fare irrequieto, come se qualcosa gli fosse esploso dentro.

La lasciò andare dopo diversi minuti, giusto per concederle di respirare.

- ma… che hai?- chiese subito Hermione –è successo qualcosa?-

- zitta- disse brusco Draco, una folle espressione dipinta sul bel volto trasfigurato dal desiderio –da questa bocca devono uscire solo gemiti e urla di piacere-

Detto questo si impossessò nuovamente dell’oggetto in questione, stringendo Hermione con forza e portandola verso il letto. Quando l’ebbe raggiunto, vi spinse la ragazza e senza troppe cerimonie si stese su di lei.

Con un colpo secco le aprì la camicia e la gettò a terra, dove furono sparsi, nel giro di pochi minuti, i vestiti di entrambi. La baciava senza sosta e muoveva velocemente le sue mani esperte su quel corpo che ormai conosceva fin troppo bene.

Fu decisamente più brusco e violento di quanto Hermione si fosse aspettata.

Il Principe biondo le strappò facilmente i gemiti e le urla di cui aveva parlato prima. Lei cercò inutilmente di farlo calmare con baci e carezze lievi, ma ottenne l’effetto contrario: per tutta risposta, Draco le afferrò i polsi e li tenne saldamente inchiodati al letto.

I suoi occhi erano animati da una luce selvaggia.

Avendo ormai capito che era inutile dirgli di rallentare, che le stava facendo male, Hermione non poté far altro che subire quell’attacco e lasciarlo sfogare su di sì finché non fosse stato stanco.

 

Non chiuse occhio. Dopo che fu spenta l’ennesima sigaretta, decise che dovevano parlare.

- si può sapere che ti è preso?-

- niente-

- raccontalo a qualcun altro, grazie-

- non sono affari tuoi, Mezzosangue- disse brusco.

Aveva ripreso le sue brutte maniere.

- ah no?- smise di voltargli le spalle e lo guardò furente – se non sono fatti miei, allora non sfogarti su di me!-

- senti, Granger, questo era il patto: sesso. Puro e semplice sesso. Non cercare di approfondire le cose-

- mi è sembrato che fossi tu, quello che aveva voglia di approfondire- sibilò –volevi uccidermi?-

Il biondo rise sommessamente –povera vergine- commentò sarcastico.

Hermione era furibonda. Va bene che il loro accordo era basato solo sul sesso, va bene che erano l’uno la “valvola di sfogo” dell’altro… ma quello era troppo.

- fottiti, Malfoy- disse gelida.

Gli buttò le lenzuola addosso, si vestì ed uscì dalla stanza sbattendo violentemente la porta dietro di sé.
 

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Capitolo 6
*** Grazie, Draco ***




Mancava poco più di una settimana al ballo di fine anno di Hogwarts. Nessun biglietto era volato in grembo a nessuno. Durante le lezioni si ignoravano senza bisogno di fingere.

Fino a una mattina, durante Pozioni. Per qualche strano motivo erano finiti in banco insieme.

- Segui la spiegazione, Malfoy- disse Hermione al ragazzo seduto accanto a lei, intento a passarle distrattamente una mano su una gamba.

Sorrise, o più che altro la sua bocca si tese involontariamente nel suo solito ghigno.

- Forse… sono stato un po’ violento, l’ultima volta-

- Forse?- lo rimbeccò lei, guardandolo negli occhi argentati.

Sospirò: sapeva bene che non si sarebbe mai scusato apertamente.

“Draco Malfoy non chiede scusa a nessuno” pensò “Men che meno a una Grifondoro Mezzosangue”.

- Seguimi nella Stanza delle Necessità alla fine dell’ora-

 

Si giustificarono dicendo che dovevano vedere la McGranitt nel suo ufficio per via di alcuni dettagli riguardanti il ballo. Effettivamente era vero. Lì scoprirono –o meglio, Hermione scoprì- che i Prefetti organizzatori del ballo avrebbero aperto le danze: niente di impegnativo, giusto a rappresentare il lavoro svolto nel corso del 3 mesi, dopo di che sarebbero stati liberi di proseguire la serata in compagnia di chi avessero voluto.

 

- Questa non ci voleva- sbuffò Hermione in corridoio.

- Ah no?-

- No-

- E come mai?- chiese il biondo, aprendo la porta della Stanza delle Necessità, che si presentava con una semplice ma comoda camera da letto, con tanto di poltrone, tavolino e divano.

- Ron è un Prefetto, mi chiederà di andare con lui- spiegò, lasciandosi cadere sul divano – Dovrò trovare una scusa per rifiutare-

- Non hai bisogno di trovarti una scusa, Mezzosangue. Ce l’hai già- disse un po’ scocciato lo Slytherin, sedendosi accanto a lei e facendo scorrere una mano sulle sue gambe.

- Che stai dicendo?- chiese, spiazzata, scostandolo dal suo collo.

- Sei proprio scortese, sai? Tu, al ballo, ci vieni con me- disse secco.

Hermione lo guardò interdetta.

- Prego…?- balbettò.

- Non te lo ricordi?- ghignò – Certo, e come potevi? Eri impegnata a intrattenerti sotto le lenzuola con il sottoscritto, sfido io che non avevi altro per la testa-

- Ma non ho mica accettato! Malfoy, ragiona, come possiamo presentarci al ballo insieme?-

- Nello stesso modo in cui andiamo a letto insieme da tre mesi a questa parte, Mezzosangue- sbottò, spingendola piano su un divano e iniziando a spogliarla.

- Succederà un casino, me lo sento…- sospirò, prima di abbandonarsi nuovamente a lui.

 

 

 

Si stavano rivestendo. Draco Malfoy indossava solo i pantaloni slacciati. Hermione Granger stava riallacciandosi la gonna a pieghe.

- Hai da fare sabato?- le chiese Draco, infilandosi la camicia.

- Sì. Devo comprare il vestito per il ballo- rispose distrattamente Hermione, raccogliendo la propria camicia da terra.

- Oh, Granger, non capisci proprio niente- fece Malfoy con atteggiamento teatrale, avvicinandosi alla ragazza.

- Tu vieni al ballo con me, quindi il vestito te lo regalo io-

Hermione sgranò gli occhi. Guardò Malfoy con un’espressione così buffa in viso che strappò al biondo una lontana parvenza di sorriso.

- Non posso accettare-

- E perché mai, di grazia?-

- E’ già tanto che venga al ballo con te, Malfoy, non puoi pretendere che mi faccia comprare il vestito!-

- Ma sei scema o cosa?!- sbottò il biondo – Hai idea di quante ragazze mi abbiano chiesto di andarci insieme, a quello stramaledettissimo ballo?-

- Oh certo… l’affascinante Principe di Serpeverde…- lo canzonò Hermione – Beh, fino a prova contraria sei stato TU a invitarmi, caro il mio principino!-

Malfoy non sapeva cosa rispondere, nell’immediato.

- E poi, conoscendoti, sceglieresti un abito semplice ed elegante, ma dannatamente costoso, giusto per mostrare a tutti la tua immensa ricchezza- fece lei dandosi una sistemata ai capelli con un gesto semplice e naturale, che al biondo parve studiatamente sensuale.

- Al diavolo!- ringhi lui, prendendo a calci una sedia che rotolò sul pavimento.

Hermione si sorprese per quella reazione: i Malfoy non mostravano mai le loro emozioni.

- Fai come ti pare, Mezzosangue- disse più calmo – Ma dovrai essere perfetta-

Ad Hermione parve più una minaccia.

Detto questo finì di vestirsi e uscì dalla stanza.

Hermione rimase per molti minuti a fissare il punto dove si trovava prima il Serpeverde. Scosse la testa, e uscì anche lei.

 

 

La giornata proseguì tranquilla. La Grifondoro si sorprese a pensare a se stessa, ai cambiamenti che erano avvenuti in lei negli ultimi tre mesi.

Fondamentalmente era sempre la stessa, e non aveva cambiato atteggiamento con i suoi amici, né coi nemici. I battibecchi con Malfoy e la sua banda non erano diminuiti di molto, anche se il principino preferiva concentrarsi maggiormente su San Potter e Lenticchia Weasley che sulla Mezzosangue-so-tutto-io.

Tuttavia, Ginny si preoccupava per lei. E non a torto.

 

 

- Hermione… senti, continui a vederti con quel ragazzo? Quel Serpeverde?- le chiese un giorno la rossa, seduta sull’erba all’ombra di un grande albero.

La non risposta della riccia equivaleva a un sì.

- Ma sei sicura di quello che fai? Non te ne pentirai, in futuro?-

Hermione sorrise teneramente all’indirizzo dell’amica.

- Non so cosa penserò in futuro di questa storia, Ginny, ma so che, se pensassi di pentirmene… beh, mi pentirei di essermi pentita- ridacchiò, per poi tornare seria.

- Sono felice in questo periodo. Davvero. Anche se so che sto facendo una cosa sbagliata e probabilmente immorale… ma non mi interessa.

Parlava tranquilla, il viso sereno, le labbra distese in un sorriso.

- Quello che ho trovato tra le braccia di questo ragazzo, Ginny, è la libertà. Non mi sono mai sentita così libera e padrona di me stessa con in questi tre mesi-

La rossa la guardò seria, poi sorrise dolcemente.

All’improvviso, Hermione provò uno strano sentimento. Il sorriso scomparve dal suo volto. Ma cosa stava facendo? Per tre mesi aveva nascosto ai suoi migliori amici la relazione tra lei e Malfoy. Ne stava parlando con Ginny, che si preoccupava seriamente… e lei? Non aveva neanche il coraggio di rivelarle di CHI stavano parlando?

“Ma che razza di amica sono?”

Una lacrima silenziosa rigò il suo bel viso. L’amica, allarmata, puntò i suoi innocenti occhi azzurri in quelli dorati della riccia.

Poi, un sussurro appena udibile.

- Come?-

- Malfoy…-

- Cosa c’entra Malfoy?-

- Il ragazzo con cui vado a letto da tre mesi… è Draco Malfoy-

Ginny la fissò con un’espressione indecifrabile per quella che sembrò essere un’eternità. Poi abbracciò l’amica.

- Herm… non ho il diritto di impedirti di vedere Malfoy… se questo ti rende felice, ti credo-

Hermione finì per singhiozzare sulla spalla della rossa.

- Vorrei essermene accorta prima… non deve essere stato facile, per te, mentire ai tuoi amici per tutto questo tempo-

La riccia Grifondoro avrebbe voluto sbattere la testa contro un muro. Forse, solo in quel momento avvertì tutto lo stress della situazione.

- Ti voglio bene, Ginny…-

- Anch’io-

 

 

 

 

A cena, una delle tre rimaste prima del gran giorno, qualcosa svolazzò sulle gambe di Hermione.

- Un bigliettino? Chi te lo manda?- chiese ingenuamente Ron, mandando giù un sorso di succo di zucca.

<< Vieni in camera mia dopo cena. La parola d’ordine è sempre la stessa. >>

La scrittura elegante di Draco Malfoy troneggiava su quel piccolo pezzo di carta. Una rapida occhiata, uno sguardo d’intesa, e subito la rossa rispose.

- Abbiamo organizzato una serata tra amiche- disse con studiata disinvoltura – Hermione dorme da sola nella stanza da Prefetto… stare un po’ con noi non le farà male-

- Ah, ok-

- Herm… come va con Malfoy?- chiese a un tratto Harry, addentando un dolce alla frutta – Non ti ha più infastidita a quanto pare, giusto?-

- Giusto- rispose la riccia, riprendendo a respirare: per un attimo aveva temuto che il suo segreto fosse stato scoperto.

- Bene… sono contento-

 

 

La riccia Gryffindor percorreva da sola i lunghi corridoi che l’avrebbero portata al dormitorio dei Serpeverde. Tuttavia, non era molto in forma. Decise che avrebbe visto Malfoy per dirgli che non stava bene.

 

Superò senza difficoltà la deserta Sala Comune e, dopo aver bussato, entrò nella stanza dove era attesa.

Gli occhi fissi sul pavimento, la camminata stanca, un sospiro ad ogni passo.

Raggiunse Malfoy, seduto sul letto.

- Scusa, ma non me la sento-

- Non te la senti?-

- No. Non sono in vena, stasera- rispose stancamente.

Il Principe verde-argento le fece segno di sedersi accanto a lui, e così fece.

- Qualche problema?- chiese con voce carezzevole.

Hermione sorrise, pensando a un Malfoy-amante-consolatore-confidente.

- E’ che non mi sento bene- disse facendo spallucce.

- Ho capito-

Malfoy si alzò e si tolse la camicia, poi i pantaloni. Dopodiché spostò le lenzuola e si sedette sul letto. Allungò una mano a slacciare la camicia di Hermione, che lo guardava con aria interrogativo-minacciosa, pronta a schiantarlo se necessaria.

Intuendo tutto ciò, Malfoy sorrise – Non ti faccio niente, tranquilla. Non ti salto mica addosso-

Lo guardo che ebbe in risposta si spiegò benissimo.

- Draco Malfoy non forza le ragazze. Sono loro che gli si gettano ai piedi-

Finì di spogliarla, come se fosse una bambola: ora indossava solo un completo di intimo azzurro.

- Vieni. Sdraiati qui, vicino a me- le disse lieve, facendole spazio.

Ancora titubante, Hermione non proferì parola e fece come lui le aveva detto.

Quando si fu stesa, Draco tirò la coperta su di loro, si accostò a lei e, inaspettatamente, la avvicinò in un tenero abbraccio.

Hermione si sorprese a quel contatto imprevisto.

Il Principe biondo la strinse a sé, circondandola con le braccia forti, il cuore che batteva contro la guancia di lei.

- Stai qui e riposati- le disse con voce incredibilmente dolce.

- Qualunque cosa tu abbia, non mi piace- continuò, terribilmente dolce e tuttavia accattivante, tenendola contro di sé.

- Dormi, hermione- le sussurrò lievemente all’orecchio, e la luce si spense.

Il suo nome, pronunciato da quelle labbra perfette, suonava così bello… si strinse di più a lui ascoltando il battito dl suo cuore, il suo profumo inebriarle i sensi, la pelle contro la sua.

Ogni ombra le sparì dalla mente.

- Grazie, Draco…- disse in un soffio, sfiorando le labbra del Serpeverde con le sue, e regalandogli un sorriso dolcissimo.

Avrebbe voluto piangere per l’emozione, ma si addormentò poco dopo.

Quella fu una delle sue notti più belle.

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Pallidi raggi di sole ***




Pallidi raggi di un sole appena sorto illuminavano debolmente due corpi abbracciati, due persone che dormivano vicine.

Draco Lucius Malfoy ed Hermione Jane Granger. Diversi come il giorno e la notte, davanti agli altri di insultavano, da soli si univano per diventare qualcosa di unico e speciale.

Senza amore.

Perché loro non si amavano. O, forse, era più giusto dire che non potevano amarsi.

Gli occhi dorati della riccia Gryffindor furono i primi ad aprirsi. Sbatté le palpebre, sbadigliò e fu colpita da un’immagine paradisiaca: Draco Malfoy, altresì detto Principe di Serpeverde, dormiva accanto a lei.

Hermione si scostò un poco per guardarlo meglio: era perfetto.

I lisci capelli biondi, simili a fili di seta dorata, erano scomposti e ricadevano sbarazzini sul cuscino e sulla fronte del ragazzo, fronte che faceva parte di uno splendido viso dalla pelle liscia e bianca.

Gli occhi erano chiusi, ma lei sapeva che nascondevano due splendide iridi argentate nelle quali amava perdersi. E l bocca… perfettamente disegnata, solitamente di stendeva in ghigni sarcastici o maliziosi. Ora, invece, era lì. Bella, perfetta, e sembrava che aspettasse solo di ricevere un bacio.

Era irresistibile.

Hermione passò la punta dell’indice su quelle labbra invitanti, sostituendolo poi con le sue, in un casto bacio del buongiorno.

Un tocco lieve, e quando la Grifondoro aprì gli occhi, vide due iridi argentee puntate su di sé.

- Scusa, ti ho svegliato?- mormorò.

- No-

Il biondo alzò una mano e accarezzò la guancia vellutata di lei, in un gesto carico di tenerezza.

- Stai meglio?-

- Sì. Grazie- le guance le si velarono di un delicato colore rosato.

- E’ ancora presto. Mancano almeno due ore all’inizio delle lezioni- disse stringendo la ragazza a sé –Resta qui-

Non sapeva cosa pensare: Malfoy non si era mai comportato così prima d’ora. Sembrava diverso… era diverso.

- Cos’hai? Stai bene?- chiese la riccia, il viso appoggiato al torace di lui.

- No. Voglio che tu resti qui con me, adesso-

Hermione provò un moto di tenerezza improvviso, e abbracciò il ragazzo stretto stretto.

- Starò con te per tutto il tempo che vorrai- gli disse in un sussurro, allungandosi per dargli un bacio sulla guancia.

 

 

Qualche ora più tardi. Sala Grande. Pranzo.

 

Hermione canticchiava, addentando un frutto colorato. Ginny era seduta vicino a lei. Sapeva già tutto. Harry e Ron erano seduti davanti a loro.

- Siamo di buonumore oggi, eh?-

- Sì!- cinguettò la riccia.

- Deduco che la vostra serata tra amiche sia andata bene, allora-

- Oh, a meraviglia!- rispose la rossa.

 

 

 

 

Sabato. Ora 14.00

 

Otto Prefetti dirigevano i preparativi ultimi per il ballo che si sarebbe tenuto di lì a poche ore.

- No… quello non va lì-

- Ah, scusa… qui va bene?-

- Sì, lì… perfetto-

 

- Cosa sono qui drink?-

- Eh? Cosa?-

- Niente alcolici!-

 

- Ehi… imbecille! Stai attento!-

- Scusa, scusa…-

- Idiota…-

 

- Ron, non sederti lì, potresti cadere-

- Ah… ops…-

- No, che fai? Tu, laggiù… fermo!-

 

Ora 18.00

 

- Bene… abbiamo finito…- sospirò una certa Gryffindor, lasciandosi cadere stancamente su una poltrona.

- Sì… non ne potevo più…-

- Fra poco vado a preparami. Ho giusto il tempo di farmi una doccia e vestirmi…- constatò la riccia guardando un orologio.

- Ehm… a proposito di stasera…-

- Sì?-

- Ecco, mi chiedevo se… ti andava, per caso… di venire con me!- biascicò Ron, le cui orecchie stavano assumendo lo stesso colore dei capelli.

- Oh, Ron… io non…-

- Ah… ci vai con… un altro…?- chiese titubante.

- …sì. Mi dispiace, Ron. Ho già accettato l’invito di un altro ragazzo-

Silenzio. Un silenzio imbarazzante come pochi cadde su di loro. Fu rotto poco dopo dalla voce di Hermione, che si alzò.

- Scusa… vado a prepararmi-

 

 

 

Fece di corsa la strada che andava dalla Sala Grande alla sua camera da letto singola.

Entrò e richiuse subito la porta dietro di sé.

- Fatto una corsa?-

Hermione sobbalzò nel sentire una voce provenire da un angolo in ombra della sua camera, dal quale emerse lo splendido Slytherin chiamato Draco Malfoy.

- Ah… Draco… sei tu…- boccheggiò, riprendendosi dallo spavento.

- Sono venuto a portarti una cosa- disse, accennando a un pacchetto verde bordato d’argento che troneggiava sul letto.

- Oh… non dovevi…- disse, avvicinandosi al letto e prendendo in mano il pacchetto.

- Sì che dovevo- rispose il Serpeverde – La mia compagna deve essere perfetta- continuò avvicinandosi alla riccia, che stava aprendo il regalo.

- Quelli ti staranno bene qualunque cosa tu indossi-

Hermione fece un’espressione stupidissima ma giustificata, alla vista di ciò che aveva davanti: una confezione di velluto blu notte conteneva una splendida collana d’argento tempestata di diamanti, un braccialetto dello stesso tipo e due orecchini con un piccolo pendente.

Il tutto riluceva più del Sole, più di qualsiasi altra cosa.

- Merlino…- bisbigliò, spiazzata da quello che vedeva.

- Belli, eh?- disse lui gongolandosi.

- Ti saranno costati una fortuna!-

- Oh, neanche tanto…- fece con gesti teatrali.

- Non fare il modesto-

- TU non fare la modesta. Quei gioielli sono una meraviglia, e addosso a te splenderanno ancora di più- le disse risoluto, con un cipiglio che non ammetteva repliche.

Hermione arrossì violentemente. Era un complimento, quello?

Malfoy le accarezzò dolcemente il viso e la salutò con bacio a fior di labbra.

 

No, non poteva essere. Draco Lucius Malfoy. quel Malfoy, le aveva fatto un complimento. La sua voce le rimbombava ancora nella mente.

Rimase a fissare quelle meraviglie di gioielli per un quarto d’ora buono prima di richiudere la confezione e fondarsi sotto la doccia. Non fece caso alla temperatura dell’acqua: che fosse bollente o ghiacciata, non se ne sarebbe neanche accorta.

Aveva davanti agli occhi l’immagina di Draco, la sera prima, ce l’abbracciava teneramente. E ancora Draco, quella mattina, che le chiedeva di restare accanto a lui. E di nuovo, Draco, poco prima, che la regalava dei gioielli favolosi facendole pure un complimento.

Il flusso di pensieri della riccia Gryffindor si fermò all’istante.

“Draco? Da quando lo chiamo per nome?” scosse la testa e uscì dalla doccia –“Colpa dell’intimità” si disse, non senza arrossire.

Si portò davanti allo specchio e lasciò che l’asciugamano cadesse ai suoi piedi. Il corpo da ragazzina di undici anni era diventato snello e formoso. E quel corpo era diventato adulto tre mesi prima, quando lei aveva stretto quel patto con il ragazzo più affascinante di tutta la scuola, nonché la persona più lontana possibile da lei.

Eppure, i loro corpi entravano in contatto, giocavano e si univano, si cercavano quando erano lontani.

Scosse di nuovo la testa, poi prese un asciugamano per avvolgere i capelli e iniziò a vestirsi.

 

Sicura che dopo il ballo Malfoy l’avrebbe portata in camera sua, scelse un completo intimo di pizzo blu notte non troppo esagerato.

Era dello stesso colore dell’abito che aveva scelto.

Il vestito era semplice, liscio e lungo fino ai piedi. Era composto di un corpino rigido leggermente ricamato che proseguiva in varie gonne di velo svolazzanti. Una nuvola blu.

Le scarpe erano semplici decolleté dello stesso colore del vestito.

Raccolse i capelli sulla testa e li portò a un lato in una cascata di riccioli color cioccolato.

Il trucco era molto semplice: consisteva in un leggero lucidalabbra color ciliegia e un tocco di eyeliner, matita e mascara ad evidenziare gli occhi dorati.

Mancavano sono gli accessori. I gioielli.

Seduta davanti allo specchio da trucco, guardò la scatolina di velluto posata sul letto e sospirò.

Non aveva accettato di farsi comprare il vestito da Malfoy, come poteva accettare i suoi gioielli? Erano simbolo della palese ostentazione della sua ricchezza e, in qualche modo, ad indicare che c’era qualcosa tra loro due.

“Cosa faccio?” si chiese con un altro sospiro.

Non voleva indossarli, ma era un peccato lasciarli lì. Senza contare che non voleva deludere Draco, e che voleva essere il più bella possibile per lui.

In quel momento la fiammeggiante Ginny Weasley entrò di corsa nella stanza

- Hermione! Devo assolutamente dirti una cosa!- disse ansante la ragazza.

Indossava un abito nero con scollatura a V e spalline di velo, lungo fino ai piedi, con un modesto spacco sul un lato.

Sandali argentati e i capelli raccolti in una stretta coda sopra la testa.

- Ginny… che succede?- chiese alzandosi e raggiungendo l’amica.

- Herm… una cosa mai vista! Con chi vai al ballo?-

TU-TUM un balzo al cuore.

- Perché me lo chiedi?-

- Hai detto che non ci saresti andata con Malfoy-

- L’ho detto… ma…-

- Beh, evidentemente ci va con qualche altra Grifondoro, perché sta aspettando qualcuno giù nella Sala Comune!-

TU-TUM

- In Sala Comune…?- balbettò.

- Sì… pare che l’abbiano fatto entrare i primini-

- Oh…-

- Herm, sicura che…- il suo sguardo si posò sulla scatolina di velluto sul letto, e subito dopo sull’incarto verde-argento.

Si avvicinò al letto e guardò ciò che la confezione aperta mostrava generosamente.

- Per la barba di Merlino…- balbettò – Herm, ma questi…-

Si voltò di scatto giusto in tempo per vedere l’amica arrossire violentemente.

- E’ un regalo di Draco… per il ballo… ci vado con lui…- pian piano il suo tono di voce andava abbassandosi.

- Oh, Herm… è meraviglioso!- esclamò la rossa saltando al collo dell’amica.

- Dai, non farlo aspettare!-

In me che non si dica le mise addosso i gioielli regalategli dal Principe d Slytherin.

- Sei uno splendore…-

- Dici?-

- Ti guarderanno tutti!-

Di nuovo, la riccia arrossì.

- Gin… ho detto a Ron che sarei andata al ballo con un altro, ma visto che siamo noi Prefetti ad aprire le danze, ormai avrà capito con chi vado…-

- Tranquilla, gli parlo io-

- Ma Harry… mi sento così in colpa…-

- Non preoccuparti, Herm. Ci penso io a loro due. Saprò girare la frittata in modo da non far capire niente-

Hermione annuì.

- Gliene parlerò, quando sarà finita la scuola. Anche perché dubito che questa cosa proseguirà durante l’estate- spiegò.

- Perfetto. E ora vai… il tuo principe ti aspetta!-

Hermione respirò profondamente e aprì la porta della sua stanza.

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Solo Draco ed Hermione ***


 

 

Hermione uscì dalla sua stanza e scese lentamente le scale. Il vociare concitato che proveniva dalla Sala Comune dei Grifondoro cresceva man mano che lei si avvicinava. Respirò profondamente e raccolse tutto il suo coraggio rosso-oro prima di fare il suo ingresso nella Sala.

Silenzio.

Tutte le testa seguivano quella platinata dello Slytherin, che posava il suo sguardo su di lei.

Draco Malfoy.

Quella sera era così bello da non sembrare neanche una creatura umana. Indossava una camicia bianca sotto un completo nero, stretto, ad evidenziare quel corpo perfetto con il quale si era unita un’infinità di volte. E, porca miseria, pur non essendo nel suo campo visivo, sapeva che il suo regale fondoschiena quella sera era ancora più da capogiro.

Bello, bello, bello.

Hermione usò tutto il suo autocontrollo per non arrossire, sbavare o svenire o, ancor peggio, saltargli addosso e strappargli i vestiti.

“Merlino… è da violenza immediata…” pensò la riccia.

Dal canto suo, il Principe verde-argento non credeva ai suoi occhi: aveva invitato al ballo una Dea, si disse.

Ripreso il possesso delle proprie facoltà mentali e del suo corpo, Malfoy, senza muovere un passo, sorrise in un modo terribilmente seducente e tese una mano in direzione delle ragazza appena apparsa.

Hermione rispose elegantemente al sorriso, catturata da quegli occhi argentei che guardavano solo lei. A passi studiatamente lenti ma decisi camminò verso il ragazzo e gli tese la mano, che lui strinse nella sua.

Una potentissima scarica elettrice li attraversò. Si intesero con lo sguardo. Se fossero stati soli si sarebbero saltati addosso vicendevolmente… si ripromisero tacitamente di farlo a fine serata.

- Hermione-

- Draco-

La riccia passò un braccio sotto quello del biondo, e insieme lasciarono la Sala Comune Gryffindor, dove tutti erano rimasti ammutoliti per la scena a cui avevano appena assistito.

Qualcuno trascinò Harry, Ron e Ginny di sotto.

- Chi? Hermione?-

- Sì, ti dico!-

- Con Malfoy?-

- L’ho visto con i miei occhi!-

- Impossibile…-

- E’ così, invece! Sono usciti da qui tenendosi a braccetto!-

- Si sono anche chiamati per nome… e hanno sorriso!-

- Capisci, Harry?! Malfoy ha sorriso ad Hermione! E lei gli ha risposto!!-

- Non ne sapevo niente… Ron?-

- Neanche io…-

 

*

 

Harry e Ron non avevano parole. Non sapevano cosa pensare. Possibile che la loro migliore amica, nonché studentessa modello dall’intelligenza fuori dal comune avesse tenuta nascosta una cosa simile?

- Oh, quante storie!- intervenne a un certo punto la rossa Ginny Weasley.

- Vanno al ballo insieme perché loro due sono gli organizzatori dell’evento. E si chiamano per nome semplicemente per l’aver trascorso molto tempo a lavorare insieme. Non mi pare un tale dramma…-

- Non ti pare un… Ginny!! Dannazione!! Quello è Draco Malfoy!!-

- Guarda che lo so, Ron- rispose lei stizzita.

- Come fai a restare così tranquilla?-

- Malfoy è un viscido Serpeverde, cocchino di Piton e figlio del braccio destro di Tu-Sai-Chi! E… ops! Il suo caro paparino si trova ad Azkaban, al momento! Non pensi che magari vuole vendicarsi su noi… su Harry?!-

- Sentimi bene, Ronald. Con tutto il rispetto per ciò che Harry ha fatto per noi e per il Mondo Magico, mi duole renderti noto che l’universo non gira intorno a lui. Hermione e Malfoy hanno solo messo giù le armi per lavorare insieme, visto che insultarsi non portava a niente di buono-

- Ma lui l’ha aggredita!-

- E si è scusato!-

- Perché diavolo lo difendi?!-

- E tu perché non prendi esempio da Hermione, una buona volta nella tua vita?! Se lei ci va d’accordo da tre mesi, tu puoi fare altrettanto per una serata! E lo stesso…- disse voltandosi a guardare l’intera Sala Comune – …vale per tutti voi!-

 

*

 

Sala Grande.

Tavoli riccamente decorati facevano da cornice alla pista da ballo. Luci soffuse e colorate, effetti speciale e decorazioni di ogni sorta riempivano l’intero salone del castello.

Tutti gli studenti, accompagnati e non, si sedettero ai propri tavoli. L’idea di condividere lo stesso tavolo con Malfoy non entusiasmava particolarmente Ron ed Harry, che cercavano di parlargli il meno possibile e –cosa improbabile e difficile- non insultarsi.

- Quanto manca all’inizio dei balli?- chiese Ginny, seduta accanto al bambino sopravvissuto.

- Poco- rispose la riccia Gryffindor – Credo che Silente ci chiamerà fra poco-

Ginny, quella sera, era pienamente soddisfatta di se stessa: era riuscita a non far scoppiare una rissa tra il Principe delle Serpi e il Re dei Grifoni… questo fatto avrebbe dovuto figurare in “Storia di Hogwarts”.

Nessuno, quella sera, avrebbe dovuto disturbare Hermione e Draco.

 

- Sonorus!-

La voce di Albus Silente risuonò nella Sala Grande del castello di Hogwarts. Tutti i presenti smisero ogni attività stessero facendo, e si voltarono verso di lui.

- Bene… siamo qui in occasione di questo grande evento che spero sia di gradimento per tutti voi. So che siete impazienti di ballare e divertirvi, ma vorrei che, prima, faceste un applauso ai due organizzatori che, per tre mesi, hanno lavorato fianco a fianco per rendere questa serata indimenticabile- il suo sguardo si posò, come molti altri di seguito, su un certo tavolo.

- Hermione Granger e Draco Malfoy! Prego, ragazzi, venite-

Malfoy si alzò, prese Hermione per mano e, a braccetto, attraversarono il salone tra gli applausi e lo stupore generale per raggiungere il loro Preside.

“Draco non si scompone mai…” pensò la riccia, arrossendo, mentre camminavano insieme.

Seguì un brevissimo discorso, al termine del quale il Preside pregò i due ragazzi di aprire le danze.

Hermione avrebbe voluto sprofondare mille metri sotto terra: come avrebbero fatto a non far capire quello che c’entra tra di loro? Diamine, andavano a letto insieme da tre mesi e nessuno se ne era accorto! Quella sera la loro copertura rischiava di saltare secondo per secondo…

- Vieni- Draco la prese per mano e la condusse al centro dell’enorme pista da ballo.

Tutti gli occhi erano puntati su di loro. Qualcuno sperava quasi che iniziassero ad insultarsi, giusto per confermare che erano loro due e che nessuno si era impossessato di loro… o magari lanciato un Imperius… o qualche strana pozione.

Silente sorrideva compiaciuto, la McGranitt era un po’ tesa ma allo stesso tempo commossa. Piton era letteralmente schifato: il suo pupillo, Purosangue e perfetto, ballare con la so-tutto-io Mezzosangue Gryffindor?

- E’ la cosa più imbarazzante che…-

- Ti vergogni di me, Mezzosangue?-

Stava per rispondere quando il braccio destro del biondo scivolò intorno al suo fianco, tirandola verso di sé. Lei posò la mano sinistra sulla sua palla, l’altra mano intrecciata con quella del Serpeverde.

Piton avrebbe preferito vomitare lumache verdi piuttosto che essere costretto a vedere quella scena ai suoi occhi disgustosa.

Un attimo di silenzio, e poi la musica partì. Draco la faceva ballare, roteare e volteggiare per tutta la pista.

- Non mi vergogno di te…-

- E allora qual è il problema?-

- Il problema…- si zittì e volse lo sguardo agli altri studenti, Prefetti e professori, che prendevano posto e iniziavano a ballare.

- Il problema- riprese – E’ che non possiamo far capire che noi…-

- Che noi?- chiese sorridendo seducente.

- Oh, insomma, lo sai!- sbuffò.

Malfoy sorrise divertito, poi si chinò su di lei e le sussurrò all’orecchio – Sei eccitante, Mezzosangue…-

Hermione arrossì violentemente – Che… che stai dicendo?!-

- Non credo di poter resistere a lungo… mmh, sento che sto per saltarti addosso!- rise maliziosamente.

Era troppo divertente stuzzicarla e metterla in imbarazzo. Tuttavia, non era del tutto falso ciò aveva detto: quella sera Hermione era stupenda, e vederla arrossire la rendeva… tenera. Carina.

Da qualche giorno ormai si sorprendeva delle sue azioni e parole. Una vocina nella sua testa gli suggeriva che c’era dell’altro: non era solo sesso.

- Senti, facciamo almeno finta, Malfoy: andiamo al tavolo, mangiamo e poi ci salutiamo-

- Come vuoi-

 

*

 

- Rivoltante…-

- Osceno…

- Terrificante…-

- Peggio degli incubi di Voldemort…-

- Peggio delle lezioni con Piton! Per Merlino, vengono qui!-

Hermione e Draco raggiunsero il tavolo e si sedettero per consumare il lauto e delizioso banchetto.

Stranamente, tutti si astennero dal lanciarsi battutine velenose. Per Malfoy fu difficile reprimere la tentazione di prendere la Mezzosangue per la vita e baciarla davanti allo Sfregiato e Lenticchia: sarebbe stato stupendo, e oltremodo soddisfacente, vedere le loro facce stupirsi e farsi livide di rabbia.

Ma per il suo stesso bene, decise che non ne valeva la pena: la Granger furiosa era una piattola.

- Bene… io vi saluto- disse, a fine pasto, spostando indietro la sedia e alzandosi.

Hermione fece lo stesso.

- Abbiamo fatto un buon lavoro, Granger-

- Sì, sono d’accordo, Malfoy-

- Potter… Weasley…- li salutò in modo dannatamente e velenosamente elegante: in perfetto stile Malfoy.

I due amici del cuore sapevano bene che il principino delle serpi avrebbe voluto riempirli di insulti fino alla morte. Del resto, era ciò che loro avrebbero voluto fare, non fosse stato per Ginny ed Hermione.

Almeno, una volta allontanato il biondo, si sciolsero in commenti e frecciate improponibili.

- Visto? Non è successo niente- squittì la riccia.

- Già…-

- E meno male…-

- Su, ammettetelo… stasera Malfoy si è comportato da bravo furetto addomesticato!- i due risero insieme a lei – E ora, vi spiacerebbe portarci a ballare?- chiese ai due ragazzi indicando se stessa e Ginny.

Harry cercò di dimenticare che la sua migliore amica aveva ballato con il suo peggior nemico.

Ron cercò di dimenticare che la sua migliore amica, nonché ragazza che amava da tempo, aveva ballato con quell’infida serpe.

Ginny cercò di non mostrarsi troppo esultante per la perfetta riuscita di quella serata.

Hermione cercò di nascondere il suo sguardo dorato che cercava quello argenteo di Malfoy.

 

*

 

- Ragazzi… scusate, devo andare-

- Dove?-

- A dirigere lo spettacolo sul lago!-

- Quale spettacolo??- esclamò il rosso visibilmente sorpreso: possibile che si fosse perso una cosa simile, nei preparativi?

- E’ un segreto. Un’idea di Draco… vado a controllare che sia tutto a posto!-

- Draco…? Non mi piace che lo chiami per nome…- disse Ron con una smorfia in viso.

- Vedrai che quest’estate tornerà a chiamarlo Malfuretto…- lo consolò l’amico dagli occhi verdi.

 

*

 

Gli studenti furono condotti sulle rive del Lago Nero, dove esplosero degli splendidi fuochi artificiali magici che scoppiavano, giocavano, si rincorrevano.

Hermione era fuori, da sola, e osservava in silenzio lo spettacolo.

Si strinse nelle spalle: aveva la sensazione che le mancasse qualcosa… si sentiva incompleta.

Ad un certo punto qualcosa le si parò davanti, privandola della vista dei fuochi magici, e sentì due labbra posarsi sulle sue.

- Draco!-

- Ssht… la scuola è deserta… approfittiamone…- sussurrò a fior di labbra.

Lei annuì. La prese per mano e la portò nella sua stanza. Come al solito, chiuse e bloccò la porta.

Senza dire una parola la strinse forte a sé e la impegnò in un bacio senza eguali.

Quasi non sapeva quello che stava facendo. Sentiva solo il bisogno di stringerla, averla con sé, prenderla, farla sua.

Ma non era l’eccitazione a guidarlo. Qualcosa che gli si muoveva all’altezza dello stomaco, e poco più su.

- Draco… che ti prende…?- chiese Hermione, scossa dai brividi per quel bacio stupefacente, abbracciata a lui e con le dita affondate tra i suoi capelli.

- Fai l’amore con me- disse lui in un lieve sussurro quali impercettibile.

- Cosa…?- la mano che giocava con i capelli del biondo si fermò di colpo.

- Voglio che tu faccia l’amore con me, stanotte- ripeté guardandola dritto negli occhi.

La riccia si sentì avvampare… qualcosa le si strinse nel petto, per poi esplodere.

Era come se avesse aspettato quel momento da troppo tempo, e ora avesse paura che si frantumasse.

- Io…-

- Amami, Hermione…- sussurrò, flebile, catturandole le labbra in un bacio terribilmente dolce.

Velenosamente dolce.

 

*

 

Non poteva resistere… anche se quelle parole rimbombavano prepotenti nella sua mente.

Si sentì solleva e posare delicatamente sul etto. Draco si mise sopra di lei, si sollevò appoggiandosi sulle mani e la osservò intensamente.

- Non ho parole per descrivere quanto tu sia bella in questo momento…- sussurrò, senza staccarle gli occhi di dosso.

Hermione arrossì. Cos’era quella sensazione, quel tuffo al cuore che provava sentendosi il suo sguardo addosso?

Sorrise.

- Non ti prometto che sarò dolce…- disse Malfoy con voce terribilmente bassa - …ti desidero come mai prima d’ora…- si chinò su di lei per baciarla lentamente, in modo dolce.

Abbracciati sul letto, si stringevano, si baciavano, si bramavano…

 

I baci e le carezze di Draco le provocavano brividi e fremiti continui. Sentiva di desiderarlo con il corpo e con l’anima.

Draco avvertiva il desiderio crescere ad ogni tocco di lei, ad ogni bacio, e ben presto si fece più audace, profondo e passionale.

Con gesti abiti le slacciò e sfilò il vestito e i gioielli. Hermione era stesa sotto di lui con indosso solo la biancheria intima.

Pizzo blu.

Il suo sguardo bruciante percorreva e memorizzava ogni centimetro di quel corpo, di quella pelle, di quei seni e di quei fianchi che sembrava vedere per la prima volta.

Hermione allungò le mani e prese a sbottonagli la camicia, accarezzare quel corpo perfetto. Quei pettorali e addominali che le facevano perdere la testa.

Senza pensarci due volte gli passò una mano dietro la nuca e lo tirò a sé per baciarlo, mentre con l’altra mano percorse la linea del collo, del petto e dell’addome, per poi arrivare a slacciargli la cintura dei pantaloni, che poco dopo finirono da qualche parte sul pavimento.

Hermione arrossì nel vedere l’evidente eccitazione del ragazzo, ma non le importava più di niente: lo voleva, lo voleva con tutta se stessa.

Con un gesto impaziente gli sfilò gli aderenti boxer neri, e lo sentì trattenere il respiro nel momento in cui chiudeva la mano su di lui.

Sentì le labbra di Draco lasciarle baci roventi sul collo, sul seno, e il suo respiro farsi più veloce, dato anche dalle attenzioni che lei gli stava riservando.

In un atto più impaziente che mai che rivelò la sua voglia ardente di farla sua, Malfoy la liberò del pizzo blu che la ricopriva, restando ora entrambi completamente nudi. Con una mano scese rapidamente verso la sua intimità, mentre con l’altro braccio la stringeva a sé.

I minuti che seguirono sembravano ore. Ore interminabili.

In preda ad desiderio, Draco le afferrò i polsi e la guardò dritto negli occhi.

- Apri le gambe- le ordinò con la voce bassa e roca, il corpo in fiamme, gli occhi che tradivano la passione di quel momento.

Hermione obbedì senza battere ciglio: lo voleva disperatamente. Ardeva dal desiderio.

Draco le posò le mani sui fianchi ed entrò in lei con una sola spinta secca e decisa, che le fece trattenere il fiato per qualche secondo.

Si muoveva dentro di lei, con lei, gemevano uno tra le labbra dell’altra, le mani intrecciate, spinta dopo spinta.

Era meraviglioso. Un sentimento mai provato. Un’emozione sconosciuta.

Lo spettacolo di Hermione gemente che si inarcava sotto di lui e stringeva con forza le sue mani per il piacere raggiunto gli fece completamente perdere la testa.

Draco la strinse a sé circondandola con le braccia forti e riprese a muoversi ancora di più, più freneticamente, velocemente, sempre più in profondità.

Doveva fondersi con lei, diventare una cosa sola. Sentiva il bisogno impellente di avvertire un’unione, tra loro, che trascendesse la dimensione corporea. Che trascendesse i loro corpi ansimanti e sudati intrecciati, incastrati tra loro.

La stringeva a sé ancora di più, fin quasi a soffocarla, in cerca di un contatto maggiore con la sua pelle vellutata e il suo seno morbido contro il suo petto muscoloso.

Hermione gridò il suo nome inarcandosi, le gambe allacciate si fianchi di lui, buttando la testa indietro e affondando le lunghi nelle braccia di quel ragazzo che le faceva provare emozioni così intense e inaspettate da spiazzarla totalmente.

La riccia si lasciò cadere sul materasso e il biondo con lei, il corpo sul suo scosso dai fremiti, il respiro affannoso sul suo collo, il petto che si alzava e si abbassava aritmicamente veloce.

Intrecciarono le dita delle mani, quasi saldate, e restarono così per molti minuti, aspettando che il respiro tornasse regolare.

 

*

 

Hermione portò la mano libera tra i soffici capelli biondi del Principe di Serpeverde, che le baciò dolcemente il collo.

- Draco…- sussurrò, stringendolo a sé.

Il ragazzo si spostò leggermente per guardarla negli occhi, in quelle iridi dorate che si perdevano nelle sue argentee.

Lui non disse niente. Non c’erano parole per descrivere le emozioni che aveva dentro. Chiuse gli occhi e posò la fronte su quella di lei.

- Io… io non ho parole…-

- Neanche io…- rispose il biondo.

- Non ho mai provato niente di così…-

-…intenso- finì lui la frase, aprendo gli occhi e fermandoli in quelli di lei.

La ragazza annuì.

Si guardarono per molti minuti, ancora abbracciati.

- Sei bellissimo…- sussurrò ad un certo punto la Gryffindor – Adoro i tuoi occhi… hanno dei riflessi che non ho mai visto prima. E adesso, sono ancora più belli del solito-

Draco la guardava intensamente, sembrava volesse vedere l’anima nell’oro delle sue iridi.

- E queste labbra…- sorrise, passando il pollice sulla bocca del biondo, che si mosse a baciarle il palmo della mano.

Tornarono a guardarsi, e si persero in un bacio dolcissimo, mentre un raggio di luna li illuminava debolmente.


 

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Capitolo 9
*** Incontro desiderato ***




- Così non va-

- Cosa?-

- Tutto questo… noi… la situazione ci sta sfuggendo di mano-

Hermione Granger teneva la testa sul petto ben formato del Principe di Serpeverde Draco Malfoy, intento a giocare con i riccioli di lei.

- Sì, hai ragione- ammise – Cosa vuoi fare?- gli occhi dorati della Gryffindor incontrarono quelli argentei dello Slytherin – Vuoi che finisca qui?-

Uno strano lampo di luce attraversò gli occhi del biondo.

Rispose senza neanche pensare.

- No-

- E allora…-

- E allora per stasera va bene così. Da domani sarà solo sesso, come è stato finora-

Le rivolse uno sguardo che lei non sapeva come interpretare. Eppure, dentro di sé, sentiva di poter capire perfettamente i sentimenti del Serpeverde.

Oh, sì che li capiva…

Sorrise, gli accarezzò una guancia e disse – Allora, solo per stasera… chiamami per nome…-

- Sì…- rispose guardandola intensamente – Hermione…- sussurrò prima di chinarsi su di lei e baciarla.

Quella notte, Draco ed Hermione fecero l’amore. Solo amore, chiamandosi per nome.

Perché sapevano che, in quel momento, non erano Malfoy e Granger, purosangue e mezzosangue, Slytherin e Gryffindor.

Solo Draco ed Hermione. E si amavano.

 

*

 

E l’anno scolastico giunse al termine. I bagagli di tutti gli studenti di Hogwarts erano ormai pronti per essere caricati e portati nelle rispettive dimore.

Intanto, in Sala Grande, dopo il discorso del Preside Albus Silente, si stava consumando il solito banchetto di fine anno, ricco di pietanze deliziose ed invitanti.

A un tratto, una figura si alzò dal tavolo di Serpeverde e si diresse a passo deciso verso quello di Grifondoro.

- E quello che vuole?-

- Granger, ti devo parlare-

- Sono impegnata, Malfoy-

- Giusto, furetto… perché non te ne vai?-

- Zitto, Sfregiato! Granger… ho detto che ti devo parlare- fece, imperioso, guardandola dritto negli occhi – E’ importante…-

Hermione colse il suo sguardo. C’era qualcosa di particolare… capì che non era il caso di fare la sostenuta e si alzò.

- Lo Schianto e torno- sorrise agli amici, strappando una smorfia e un’imprecazione al biondo, prima di seguirlo.

Si allontanarono insieme, lui davanti e lei che lo seguiva. Girarono l’angolo e sparirono oltre l’enorme porta della Sala Grande.

Percorsero un corridoio poco illuminato.

- Cosa devi dirmi?- chiese dopo un po’ Hermione.

Il biondo non rispose. La fece entrare in un’aula vuota e bloccò la porta. La spinse contro la parete fredda e le prese le labbra in un bacio impaziente.

Si staccò da lei dopo qualche minuto, appoggiò la fronte sulla sua spalla e sussurrò – Mi sei mancata…- sentì le mani di lei accarezzargli dolcemente i capelli.

- Non poterti toccare per una settimana è stata una tortura…- disse, stringendola a sé e baciandole il collo.

Effettivamente, dopo la sera del ballo non si erano più visti in privato, soprattutto per gli esami di fine anno e anche perché non avevano più una scusa ufficiale da affibbiare a chi li vedesse in giro insieme.

Vedersi, in quei giorni, sarebbe stato troppo rischioso.

Hermione era dello stesso parere.

Avvicinò le labbra al suo orecchio e sussurrò – Ti voglio…-

Erano due semplici parole, ma per loro erano… speciali. Se le dicevano spesso. Erano particolarmente affezionati alla quelle due parole che racchiudevano tutti i loro sentimenti e le emozioni che provavano quando erano insieme.

Draco non perse tempo.

Con un colpo di bacchetta fece apparire alcuni grandi cuscini in mezzo alla stanza su cui stese la riccia e lui sopra, coprendola di baci infuocati.

La passione che provavano esplose e li invase.

Entrambi erano impazienti. Si volevano, e sapevano che non si sarebbero visti per tutta la durata dell’estate… e forse anche di più. Non avevano mai parlato di cosa fare alla fine dell’anno scolastico.

Non avevano progetti loro due.

Appassionati, desiderosi l’uno dell’altra…

 

*

 

Vedendoli tornare in Sala Grande da soli, nessuno avrebbe potuto immaginare che, fino a pochi minuti, erano abbracciati uno nell’altra, infiammati da un desiderio incontrollabile.

- Tutto a posto- squittì Hermione, mentre si sedeva accanto ai suoi amici.

Ginny colse un certo luccichio nei suoi occhi, e capì. Si scambiarono uno sguardo d’intesa.

Hermione era contenta di poter dividere quel segreto con la sua amica, ma non lo era molto del fatto che Ginny, dandole una semplice occhiata, riuscisse a capire quando era stata o no con il suo amante.

 

 

 

 

 

Luglio. Estate a Londra. Casa Granger.

Hermione sedeva distrattamente sul suo letto. Indossava una canottiera azzurra e un paio di pantaloncini bianchi. Giocava con i capelli con una mano, mentre con l’altra reggeva il telefono.

Parlava con Harry, il suo migliore amico. Anche se, dalla confidenza che hanno, sembravano più fidanzati che amici. Baci, abbracci, effusioni particolari che rendevano sempre più unito il loro rapporto.

Per fortuna appartenevano entrambi al mondo babbano e ne conoscevano il funzionamento.

A differenza di Ronald…

<< Perché ridi? >>

- Mi è venuto in mente Ron…-

<< Ah sì? E perché? >>

- Beh… ricordi quando gli hai dato il tuo numero di telefono? Cioè… quello dei Dursley >>

<< Sì, ricordo… >>

Il Bambino Sopravvissuto iniziò a ridacchiare, al ricordo di quello che era successo.

Ron aveva telefonato a casa Dursley… e, purtroppo, la prima comunicazione telefonica babbana l’aveva avuta niente meno che con Vernon, l’arcigno e tarato zio di Harry.

<< Ricordo ancora le urla di zio Vernon… >>

- Eh sì… quando me l’avete raccontato non riuscivo a smettere di ridere! –

Mentre parlavano, però, un gufò entrò dalla finestra aperta della stanza della Grifondoro, posandosi sul letto accanto a lei. Aveva un biglietto legato ad una zampa.

Non l’aveva mai visto, pensò Hermione. Continuando a parlare con Harry, liberò la zampetta dell’animale e prese il pezzo di pergamena.

<< A proposito di Ron… l’hai sentito in questi giorni? >>

- No… per quando è prevista la partenza per la Tana?-

<< Un paio di settimane circa >>

- Uff… mi sento sola… mi mancate…- rispose sorridendo.

<< Dai, ci siamo visti due giorni fa! Comunque anche tu mi manchi molto… >>

- Non vedo l’ora di tornare alla Tana!-

<< Già… anch’io… scusa un attimo >>

Si sentirono delle voci dalla parte di Harry. Probabilmente lo stavano chiamando. Cioè… sbraitavano come sempre, i suoi zii, quando non erano impegnati a straviziare il loro unico figlio-maialino-decerebrato Duddy… o Dud… o CiccioBelloDiMamma e così via…

<< Scusa, Herm, devo staccare… >> fece dispiaciuto lui.

- Non preoccuparti. Ci sentiamo in questi giorni, ok?-

<< Ok! Ti chiamo domani! >>

- Perfetto. Ti voglio bene Harry-

<< Anch’io>>

 

Dopo aver riagganciato la cornetta del telefono con un sorriso in viso, Hermione dedicò le sue attenzioni al pezzetto di pergamena ancora chiuso che rigirava tra le dita.

Chissà chi le aveva scritto?

Lentamente lo aprì. E lesse.

<< Ti voglio >>

Bastarono quelle due parole scritte con una grafia estremamente elegante a far battere il cuore di Hermione. Sapeva chi le aveva scritte. Era lui. Lui, il suo amante segreto.

- Anch’io ti voglio…- sussurrò, gli occhi fissi su quelle due parole stese in verde.

- Lo so-

Una voce fresca e cristallina, alle sue spalle, la fece sobbalzare e voltare di scatto.

No, non poteva. Non voleva credere ai suoi occhi.

Ma davvero, non poteva essere…

- Draco!- esclamò, dopo averlo guardato per qualche secondo.

Un sorriso le si dipinse involontariamente sul volto, mentre balzava già del letto facendo cadere a terra la pergamena, per gettare le braccia al collo del suo autore.

Lo strinse forte a sé come per essere sicura che fosse davvero lui.

Per tutta risposta, il biondo non le diede il tempo di proferire un’altra parola, che con un movimento che tradiva le sue emozioni si chinò su di lei e la baciò.

Quanto avevano aspettato? Da quanto tempo desideravano baciarsi in quel modo? Troppo, troppo tempo…

- Draco… che ci fai qui?- chiese Hermione, iniziando a sbottonargli la camicia blu.

Malfoy sorrise compiaciuto, nel vedere che non solo lui aveva una certa idea in mente.

- Passavo di qui…- rispose con noncuranza.

Hermione alzò un sopracciglio, per nulla convinta. Draco prese a guardarsi intorno.

- Piuttosto… non è che i tuoi genitori babbani sono in giro?-

- Sono fuori per il week-end. Tornano fra due giorni.-

- Beh, in questo caso…- sogghignò maliziosamente il biondo, spingendola piano verso il letto e facendola sdraiare.

Non aveva molto di che spogliarla, ma nel giro di pochi minuti erano già nudi sul letto.

Era decisamente troppo tempo che non si vedevano. Avrebbero potuto restare inchiodati lì per un mese intero. L’idea non era da scartare, si disse il biondo.

 

*

 

- Non hai risposto alla mia domanda-

- Quale?-

- cosa ci fai qui? E non dire che passavi per caso…- ridacchiò ammonendolo – Credevo fossi a Malfoy Manor -

- Non resistevo più…- confessò, chiudendo gli occhi.

- Volevi vedere me o semplicemente far sesso?-

Un sorriso alla Malfoy fu la risposta che riservò alla riccia sdraiata accanto a lui.

- Se ti va… puoi fermarti qui. Per questi due giorni, dico…-

- Mh…-

- Anche se una casa babbana non è degna di un principe viziato come te-

- Più che in casa, preferirei restare a letto…-

Si girò su un fianco, incrociando gli occhi d’oro di Hermione, e fece scorrere lascivamente due dita lungo il suo profilo, dalla gamba alla spalla.

- Porco…- rispose lei ridendo.

Dio, quanto era bella quando sorrideva, pensò Draco. Come aveva fatto a non accorgersene, in tutti quegli anni? Avrebbero potuto combinarne di tutti i colori, insieme. Ma, si disse, avevano recuperato bene.

A quel punto Hermione scese dal letto e iniziò lentamente a rivestirsi. Il rumore di un accendino, però, la fece voltare di scatto verso il Serpeverde.

- Potresti evitare di fumare?-

- E perché?-

- Perché sei in casa mia, e non voglio che si impregni tutto dell’odore delle tue sigarette. Mio padre si strapperebbe i capelli se sentisse odore di fumo qui dentro-

Con varie imprecazioni poco carine, il biondo si costrinse a rimettere la sigaretta e l’accendino nel pacchetto.

- Comunque… hai fame?-

- Vuoi avvelenarmi?-

Un cuscino lo prese in pieno.

- E’ un’idea…- rise la riccia – Ma guarda che io cucino bene!-

- Dici?-

- Signorino Malfoy, mi sta forse sfidando?- lo canzonò, sedendosi a cavalcioni sulle gambe del ragazzo, che nel frattempo si era seduto.

- Non mi permetterei mai…-

- Buon per lei, perché perderebbe-

E no, questo non lo poteva mica sopportare! La afferrò per i fianchi e invertì le posizioni, sdraiandola sul letto e sdraiandosi a sua volta su di lei.

- Vediamo cosa sai fare ai fornelli, allora- le disse a un soffio dalle sue labbra.

- Mi pregherai di cucinare ancora- rise Hermione passandogli una mano tra i capelli.

Quanto li adorava…

- E tu mi pregherai di fare altro…-

- Il solito porco…-

- Beh, diciamo che non è una cosa gratuita-

- Ah no? E, sentiamo, signorino Malfoy- ridacchiò – Quale sarà la mia ricompensa?-

- Vedrai…- ghignò, prima di baciarle il collo.

Poco dopo erano vestiti e in ordine in cucina. Draco stava comodamente seduto mentre Hermione era indaffarata tra ingredienti, pentole e tegami, piatti e tutto il resto.

Trascorsero molto tempo tra fornelli, posate, baci rubati e battute maliziose.

- Peccato che non ci siano panna e fragole-

- Mezzosangue, non ti facevo così-

- Così come?-

- Erotica-

Hermione avvampò. Draco era seduta, i gomiti appoggiati al tavolo e il mento sulle dita intrecciate. La guardava con il capo leggermente inclinato, e i capelli gli ricadevano un po’ sul viso.

Altro che panna e fragole, pensò Hermione.

Draco non poté non pensare che, quando arrossiva –e non lo faceva spesso davanti a lui, maledetto orgoglio di Grifondoro!- Hermione era davvero carina.

Provava come un moto di… protezione. Sì, istinto protettivo nei suoi confronti.

La Mezzosangue. La sua Mezzosangue.

 

*

 

- E’ commestibile- disse a un tratto il biondo a metà pranzo.

- Perché non dici semplicemente che è buono?- si lagnò la riccia.

- Ti sembro uno che dispensa complimenti a destra e a manca?-

- Ma io non sono “a destra e a manca”- sbuffò.

No, effettivamente lei non era una qualunque. Non era una delle tante che si era portato a letto e di cui non ricordava nemmeno il nome.

Finirono tranquillamente di pranzare, ed Hermione si prodigò nello sparecchiare.

- Ok… lo ammetto. Cucini bene- disse il biondo a denti stretti.

Hermione si voltò di scatto e lo guardò stupita.

- Era un complimento?-

- Ricordalo bene, Mezzosangue, perché non mi ripeterò-

La Gryffindor sorrise.

- Lo so che sono brava- ridacchiò, andando al tavolo per prendere un piatto- Quindi, la mia ricompensa sarà adeguata, immagino-

- Aah… ho capito dove volevi andare a parare, Mezzosangue…-

Malfoy si alzò, ghignando maliziosamente in un modo che faceva letteralmente impazzire tutti gli esseri viventi di sesso femminile da lì a chilometri di distanza.

L’irresistibile sorriso malizioso di Draco Malfoy.

Le si avvicinò lentamente ma in modo deciso, come un predatore che si approssima alla sua vittima. Girò intorno al tavolo e la raggiunse.

Per un lungo istante di guardarono negli occhi. Oro e argento. Uno sguardo che sostenevano sempre. Nessuno dei due abbassava gli occhi. Il loro rapporto era una sfida continua, un altalenante susseguirsi di confronti e alternarsi di ego dominanti.

Ma avevano tuttavia trovato una sorta di equilibrio.

Qualcosa esplose in Draco. Di colpo spostò tutto quello che c’era sul tavolo, in modo da avere abbastanza spazio. Afferrò Hermione per i fianchi e la posò sul tavolo senza fatica.

- Che… che fai?- chiese lei allarmata.

- Come, che faccio? Non lo vedi da te?-

- Ma… sul tavolo…!- rispose imbarazzata.

- Granger, non mi pare il caso di imbarazzarsi- ghignò liberandosi della camicia e facendo altrettanto con la canottierina di lei.

- Ma io…-

- Granger. L’abbiamo fatto praticamente ovunque, a scuola- le lanciò un’occhiata maliziosa, abbassandosi la zip dei pantaloni.

Hermione arrossì ancora di più. Perché doveva sempre essere così dannatamente diretto? E perché, alla fine, aveva sempre ragione lui?

Sospirò, allacciandogli le gambe alla vita e tirandolo a sé per baciarlo.

 

*

 

Quel pomeriggio, Malfoy stava prendendo lezioni di Babbanologia. Era terribilmente snervante spiegargli cose semplici come la televisione, la radio, o le semplici prese della corrente. Senza contare gli intercalari fissi che usava il ragazzo, solitamente insulti rivolti ai babbani e alla loro stupidità.

Hermione aveva abbandonato quella materia alla fine del terzo anno.

- Certo che voi babbani siete troppo complicati…-

- E tu sei troppo viziato. Non sai fare niente senza bacchetta-

- Anche tu la usi, Granger. Vorrei fartelo notare-

- Sì, ma io…- il biondo la zittì con un bacio.

Lo guardò, e rise.

Stava per ribattere, quando sentirono suonare il campanello di casa. Hermione sbiancò.

- Oh… cielo… chi sarà?-

- Non lo so… apri-

- Draco, vai su! In camera mia!-

- E perché, scusa?- replicò piccato.

- Come, perché? E me lo chiedi? Potrebbero essere i miei! Oppure i vicini! Qualcuno che ti ha visto… o, peggio, che ci ha sentiti!- riprese un po’ di colore in viso, giusto perché stava arrossendo.

- Probabile, a giudicare da quanto godevi…- ridacchiò il biondo, mentre lei lo spingeva verso le scale.

- Se è per questo, anche tu- ribatté – E ora, vai su!-

Malfoy ubbidì solo per non mettersi di nuovo a litigare con lei, pur non avendo assolutamente voglia di andarsene.

Sbuffando, iniziò a salire le scale.

Sentì Hermione camminare fino alla porta, aprire e lasciarsi sfuggire un’esclamazione.

- Oh!-

E poi, una voce che odiava. Che prese a odiare da quel preciso istante.

- Herrmioni-

Si bloccò lì, sulle scale, le mani in tasca e una gamba a mezz’aria tra un gradino e un altro.

- Vicktor!-

 

 

 

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Capitolo 10
*** Sorpresa e Dissapore ***


 

- Herrmioni… è bello vederti-

- Anche per me! Dai, entra-

Il bulgaro entrò in casa Granger. Dopo essersi un po’ guardato in giro, iniziò subito a parlare con la sua “amica” Hermione, mentre lei lo faceva accomodare in salotto.

“Che diavolo ci fa qui Troglodito Krum?!” pensò irritato Malfoy, sulle scale, ascoltando attentamente ogni singola parola.

“Ma che mi frega di cosa fa con quello? Me ne vado di sopra…” fece due gradini, quando la risata fresca e divertita di Hermione lo fece bloccare di nuovo.

Una mano invisibile sembrava avergli preso a pugni lo stomaco e stretto il cuore in una morsa. Si irrigidì, senza sapere il perché.

“Dannata Mezzosangue… con me non ride così!” pensò, sentendo montargli dentro sempre di più una rabbia sconosciuta. Un sentimento che non aveva mai provato prima.

- Al Diavolo!- bisbigliò stingendo i pugni.

Si voltò di scatto, scendendo rapidamente i pochi gradini che aveva percorso e si diresse verso quel dannato salotto dove i due “amici” erano soli.

Recuperò il suo algido autocontrollo in pochi secondi, decidendo di giocare un po’ con la Mezzosangue e il suo amichetto.

- Oh…-

- Che c’è, Vicktor?-

Hermione seguì la linea dello sguardo del bulgaro e incontrò quello del Serpeverde. Rabbrividì, ma non lo diede a vedere. Gli scoccò invece uno sguardo omicida.

- Cosa fare lui qui?- chiese Krum, indicando il biondo appoggiato allo stipite della porta, le mani in tasca e il suo sorrisetto stampato in faccia – Tu non odiare lui?-

- Lui… lui è… è mio amico, adesso…-

- Amico? Lui è perfido… lui è Serpe…-

- Ehi. Guarda che ce l’ho, un nome- ribatté acidamente il biondo, staccandosi dalla porta per sedersi su una poltroncina morbida e comoda.

- Vicktor, davvero… è mio amico adesso. È tutto a posto. È solo venuto a trovarmi- spiegò velocemente la Gryffindor.

“Perché non gli dici che ci siamo rotolati nel tuo letto tutta la mattina?” pensò divertito il biondo. Chissà se l’avesse detto… ma no, era troppo divertente così, tenerla sul filo del rasoio.

Per tutta risposta, Krum guardò malissimo Malfoy, che non fece una piega, e si sedette più vicino ad Hermione, tanto che le loro gambe si sfioravano.

Questo non sfuggì allo sguardo attento dello Slytherin.

Ridevano e scherzavano come se lui non esistesse. Lì, sprofondato in quella poltrona a pochi centimetri dal divanetto che li ospitava, sembravano distanti chilometri.

E quel freddo gli riempiva il cuore. Merlino solo sa quante bestemmie abbia tirato Malfoy, nella sua mente, a tutti i Santi del Paradiso e anche a chi non era lì.

Continuavano a parlare di cose che lui non conosceva. Giorni trascorsi insieme, quando erano una coppia, ricordi di cui lui non faceva parte.

Si toccavano. Krum toccava Hermione. Le prendeva la mano, le dava una pacca sulla spalla, le sfiorava distrattamente una gamba.

Ad ogni gesto, Draco scoccava occhiate di fuoco.

Poi, sorrise. A modo suo, ovviamente.

Si alzò, attirando l’attenzione dei sue. Con un passo si portò davanti a loro, si piegò appena e prese Hermione per un braccio.

Con uno strattone la fece alzare. Senza darle tempo di chiedere spiegazioni, le cinse la vita con un braccio, la attirò a sé e la prese in un bacio altamente possessivo.

Era sua. Doveva farglielo capire.

Rafforzò la stretta sulla sua esile vita. Sentiva il suo seno morbido premergli contro. Passò l’altra mano sui suoi capelli, premendo leggermente per cercare ancora più contatto con quella bocca morbida di cui si era impossessato.

Hermione quasi non respirava, tuttavia quel bacio la invase, anima e corpo. Teneva le mani saldamente strette sulle sue braccia, ma non aveva libertà di movimento.

Era un dispetto bello e buono, quello.

Maledetta serpe.

Quando decise che era abbastanza, e che aveva ovviamente raggiunto il suo scopo, Draco si staccò da lei. La guardò malizioso e sorrise a modo suo.

- Ti scriverò presto, Hermione- disse, prima di Smaterializzarsi e sparire.

 

*

 

La Tana. Due settimane dopo.

- Harry… cos’è successo ad Hermione?-

- No… sinceramente, ho quasi paura ad avvicinarla. Ha un diavolo per capello.-

- Comunque, ha detto che Krum- e qui fece una smorfia – è andato a trovarla-

- Sì, lo so. Ma sono solo amici, Ron-

- Solo amici? Quello le sbava dietro dal quarto anno, Harry! Chissà cos’è successo…-

- Guarda che se stessero insieme ce l’avrebbe detto! O comunque ce ne saremmo accorti-

- Ma…-

- Insomma, Ron! Non è il caso di degenerare così le cose. Oltre al fatto che non sembrava molto contenta quando ne parlava… tu dovresti darti da fare e dichiararti. Non hai tutto il tempo del mondo-

E se sapesse che il tempo era scaduto mesi prima…

 

- Ma ti rendi conto, Gin? No, dico… è una cosa assurda!- Hermione Granger faceva avanti e indietro nevroticamente per la stanza.

Ginny, seduta sul letto, la ascoltava. Evitava di guardarla per non farsi prendere da un moto di nausea ai momenti dell’amica.

- Avrei voluto essere presente- cinguettò divertita.

- Non è stato un bello spettacolo, te lo assicuro. Malfoy che spunta fuori tutto il tempo, incenerisce Vicktor con lo sguardo, e poi… poi… dannato furetto!!-

- Secondo me è geloso-

- Geloso? Ginny, io e quel verme non stiamo insieme! Non può avanzare alcun diritto su di me!-

Pensare che Malfoy fosse geloso di lei era decisamente stupido. No, loro non mi amavano. Non stavano insieme. Erano amanti, niente di più.

Anche se, una volta, qualcosa c’era stato… al ballo di fine anno. Era stato diverso.

Ma no, si era detta Hermione, era solo l’atmosfera, niente di più.

- Questo lo pensi tu. è possibile che lui creda di avere… la priorità su di te, ecco-

- Gliela faccio vedere io, la priorità, a quello! Ho litigato con Vicktor! Questa è la mia priorità!-

Le venne in mente un flash del litigio: lei che cercava di spiegare e coprire quello che era successo, lui che la accusava di doppiogiochismo e le imprecava contro il bulgaro.

Un disastro.

- Ma non vi eravate lasciati, scusa?- chiese la rossa.

- Sì… gli ho detto che per me è solo un amico adesso, ma lui… beh, che ci prova ancora è evidente-

- L’avrà visto anche Malfoy, no?-

- Penso di sì…-

Bene, Malfoy aveva visto Krum broccolare con lei: e allora? Lui era stato a letto con quasi tutta la popolazione femminile di Hogwarts, che diritto aveva di lamentarsi?

- E allora, davvero credi che non sia geloso?-

- Io credo solo che Malfoy sia un bambino viziato e capriccioso, che piange e si lamenta se qualcuno gli tocca i suoi giocattoli.- sbuffò la riccia.

Dannazione, quel biondo malefico l’aveva catalogata tra i suoi giocattoli preferiti.

- Comunque sia… ti ha scritto?-

Hermione ebbe un tuffo al cuore. Abbassò lo sguardo triste, sospirò e disse – No.-

- E allora è come dico io, Herm. Ti tiene su tutta l’estate dicendo che ti scriverà ma non lo fa. Tipica vendetta da serpe innamorata e gelosa.-

Hermione iniziò a tossire tanto che per poco non finiva per sputarsi l’anima sul pavimento.

- Ginny! Non dire assurdità!- esplose contro l’amica – Sei impazzita?! Malfoy inn… inn… Merlino, non riesco neanche a dirlo!!-

- Io la penso così. E sono sicura di avere ragione- continuò lei.

Hermione la guardò malissimo.

- Comunque, Herm… tu che mi dici? Cosa provi per lui?-

Lei la guadò fissa. Sembrava pensare molto intensamente.

- Non lo so- disse in un sussurro – Io non… non so come identificare quello che sento-

- Quindi qualcosa provi, al di là dell’attrazione sessuale-

- Sì…- sospirò.

Cavolo, si era fregata con le sue mani. Sapeva che non doveva cedere, che non doveva abbassare le difese o quella Serpe sarebbe entrato prepotentemente nella sua vita.

- Ma… Ginny, tra me e Malfoy c’è solo sesso. Era questo il patto. Non possono esserci sentimenti… e comunque, credo che ormai sia finita-

Si lasciò cadere stancamente sul letto, sbuffando rumorosamente.

Avrebbe dovuto sentirsi libera… niente più fughe notturne, niente più corse, appuntamenti segreti, rischi di essere scoperti… niente più legami con lui.

E allora, perché si sentiva ancor più in gabbia di quando si vedevano di nascosto? Possibile che Ginny avesse ragione?

Indubbiamente provava qualcosa per Draco… no, Malfoy. Dannazione, doveva perdere il vizio di chiamarlo per nome.

 

*

 

- Che cazzo vuoi?-

- Ti voglio bene anch’io, Dra-

Draco Malfoy indossava solo un paio di pantaloni e una camicia aperta. Sulla porta della sua camera da letto, guardava in tralice il suo migliore amico Blaise Zabini, che si ostinava a sorridere nonostante lui non avesse niente di cui essere felice.

- Non ti avevo detto che volevo stare da sola?!-

- Sì, sì… l’hai detto…-

Il moro entrò nella stanza in ombra e andrò a sedersi su una poltrona. Verde. Tutto in quella stanza era verde e argento. Draco era un maledetto maniaco perfezionista.

Il biondino sbuffò, sbatté la porta e si diresse lentamente al suo letto, dove vi cadde stancamente.

- Allora, me lo dici?- chiese Blaise dopo un po’, accendendosi una sigaretta.

- Cosa?- rispose seccato Malfoy, sdraiato sul letto con una gamba piegata e un braccio sugli occhi.

- Lo sai bene, Dra. Avete litigato?-

- Lei ha litigato- ghignò – non io-

- Con chi?-

- Troglodito Krum- sorrise.

- Scommetto che ne hai combinata una delle tue…- sospirò l’amico in una nuvola di fumo.

- Affatto. È stata lei. Io solo messo in chiaro le cose- spiegò – comunque sia, non c’è più niente di cui parlare. È finita-

Un enorme peso gli aveva appena schiacciato il cuore. Dio, quanto odiava quella sensazione… da quand’è che la provava? Da quanto?

Dannata Mezzosangue.

- E ti va bene così?-

- Certo che mi va bene!- sbottò lui infastidito dall’insistenza dell’amico.

- Comunque, Dra, mi hai sorpreso. La Granger… chi l’avrebbe mai detto?- disse divertito il moretto.

- Già… da quanto lo sai?-

- Da un po’. Ricordi a Trasfigurazione, quando ho lavorato in coppia con lei?-

- Mh-

- Beh, sono stato invaso dal suo profumo- si fermò un attimo a pensare – Un buon profumo, tra l’altro. Ha ottimi gusti. Beh, ad ogni modo, caro Draco… ho sentito il suo profumo nella tua stanza-

Il biondo trattenne il respiro per qualche secondo. Balzò a sedere e fissò le sue iridi argentee in quelle blu cobalto di Blaise.

- Non stupirtene, Dray- rise lui – Tutto ciò che c’è nella tua stanza ha il suo odore. Gli oggetti, i mobili… il letto. I tuoi vestiti sono impregnati della fragranza della Granger. TU hai addosso il suo profumo-

Malfoy si esibì in una serie di sproloqui e imprecazioni poco fini.

Anche lei aveva addosso il suo odore? Il suo profumo? Fremette a questo pensiero pericolosamente eccitante. Era terribilmente rischioso… se qualcuno avesse sentito quel profumo, sarebbero finiti nei guai.

Tutta Grifondoro le si sarebbe rivoltata contro, ci avrebbe scommesso. Come avrebbe scommesso che le serpi avrebbero voluto torturarla fino alla morte per quell’affronto.

Dio, quanto era stato avventato…

Eppure, pensare a lei con il suo profumo addosso… gli provocava un brivido caldo. Una scossa di piacere e tenerezza.

La SUA Mezzosangue.

- Ma se dici che è finita, tanto meglio così- Blaise si alzò, ciccando la sigaretta nel portacenere e passandosi poi una mano tra i capelli.

- E perché?- chiese, anche se conosceva bene la risposta a quella domanda.

E sapeva che non gli sarebbe piaciuta.

- Beh… perché sei andato a letto solo con la Granger negli ultimi mesi. Da… Aprile, se non sbaglio. Quando sono iniziate le riunioni organizzative del ballo, suppongo-

Draco annuì lievemente.

- Ecco, cosa davvero stupida e superficiale da parte tua, Draco. Hai snobbato tutte le ragazze che ti giravano intorno solo per lei. Pansy e le altre vipere sono ancora più avvelenate di prima. Qualcuno, lassù, deve volervi molto bene, perché non hanno capito che l’unica a cui davi le tue attenzioni era la Granger-

Che stupido… stupido, stupido, e ancora stupido. Lui, freddo e calcolatore Slytherin, come aveva potuto commettere un simile errore? E se fosse successo qualcosa alla sua Mezzosangue?

- Ma tu stesso hai detto che è finita, ed è solo un bene. Per te e per lei. Fa in modo che non ricominci. Lo dico per voi due.- sentenziò, prima di uscire dalla stanza.

- Dimenticala, Draco.-

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Buon Viaggio ***




Agosto era ormai agli sgoccioli. Pochi giorni e sarebbe ricominciata la scuola.
L’ultimo anno…
Il sole era alto nel cielo terso, e illuminava il giardino di casa Weasley, ribattezzata “La Tana”. Quel posto era sempre incredibilmente caldo e accogliente, pieno di gente e voci a ogni ora.
Dopo Hogwarts, era la seconda casa di Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto, che in quel momento stava parlando –casualmente- di Quiddich con il suo migliore amico Ronald, nonché ultimo maschio della famiglia Weasley.
La più piccola in assoluto, Ginny, era sdraiata sull’erba con la sua amica Hermione Granger, la mente e il sangue freddo del Trio Miracoli.
- A cosa pensi?-
- Al fatto che… questo è il mio ultimo anno a Hogwarts-
L’ultimo anno… ogni giorno, ogni ricorrenza, ogni festa… sarebbero stati gli ultimi. Irripetibili. Attimi fuggenti da vivere al pieno per mantenere un ricordo vivo nel tempo. Non ce ne sarebbero stati altri.
Hogwarts, la sua seconda casa.
- Sei triste?-
- Un po’…-
- Ti capisco - Ginny sospirò.
- Tutto bene, Gin?-
Quella sorrise – Non proprio-
- E’ successo qualcosa?-
- No, solo che… l’anno prossimo, senza di voi, Hogwarts sarà… vuota- sorrise appena – Senza il Trio Miracoli cosa faremo? Senza il famoso Harry Potter, che salva il mondo magico rischiando la vita. Senza il suo braccio destro, Ron…-
- Gin…- una lacrima solcò il viso della rossa.
- …senza Hermione Granger, la bella studentessa modello oltre ogni limite…-
A questo punto, una lacrima si fece spazio anche sul viso di Hermione.
- …e senza l’affascinante Principe di Serpeverde, Draco Malfoy…-
Il cuore di Hermione saltò a quelle parole.
- Come faremo, senza Harry e Malfoy che si prendono a botte tutti i giorni? I festini di Grifondoro, i giochetti sporchi di serpeverde… quelle oche starnazzanti della Brown e della Parkinson…-
- Gin, ti prego…-
Hermione abbracciò stretta l’amica. L’ultimo anno… sembrava che non dovesse arrivare mai.
Sembrava che dovessero restare adolescenti per sempre, arrivare a 17 anni e fermarsi come per magia. Con tutto quello che avevano passato, ormai erano abituati a tornare a scuola, a Settembre, sull’Hogwarts Express, trascorrere insieme ogni giorno fino a giugno, e poi la vacanze estive, e di nuovo a scuola…
Era una magia che si spegneva lentamente nel corso di quei nove mesi che avrebbero trascorso insieme.
Gli ultimi, a Hogwarts.

*

Settembre arrivò presto. A Diagon Alley c’era la solita invasione di studenti.
Il Trio Miracoli, con Ginny, aveva appena comprato gli ultimi libri necessari. Erano appena sgusciati via dal gruppo di persone che affollava la libreria.
- Finalmente un po’ di respiro!- sbuffò Ginny.
- Già… sono stanco morto…- rispose il fratello.
- Meno male che abbiamo finito, stavo per scoppiare…-
- Peccato non sia successo davvero, Sfregiato-
- Non perdi mai l’abitudine di arrivare alle spalle della gente, eh Malferret?-
- Sono un Malfoy, che ci vuoi fare?-
Harry Potter e Draco Malfoy, nemici dichiarati dall’età di 11 anni, si fronteggiavano come al solito. Accanto al bambino sopravvissuto, subito apparve Ron.
- Che vuoi, Malferret? Non è ancora iniziata la scuola e già rompi?!-
Quello schioccò la lingua e lo guardò con disprezzo. Poi, il suo sguardo si posò su qualcuno alle loro spalle, e tutto sparì. Potty e Lenticchia non esistevano più. La Weasley piccola neanche la vedeva. Nessun suono giungeva alle sue orecchie.
Esistevano solo loro due.
Lui, Draco, e lei, Hermione. Semplicemente stupenda in quel vestito color panna con la gonna a campana che le fasciava perfettamente il corpo snello.
Hermione colse il suo sguardo: freddo. Ghiaccio che le gelò il cuore, facendolo precipitare. Si sentì mancare il respiro.
Eppure, c’era dell’altro in quegli occhi: tristezza? Rabbia? Non riusciva a capire…
Nondimeno Draco capiva cosa c’era negli occhi d’oro della Mezzosangue.
Che non era più sua.
Si fece largo tra Harry e Ron, scansandoli malamente, e si piazzò davanti ad Hermione, che continuava a fissarlo. Orgogliosa fino alla morte.
Ma era questo che gli piaceva di lei.
Doveva dirle qualcosa. Doveva fare qualcosa. Non fosse stato in mezzo alla strada, con Potter e Weasley che imprecavano, l’avrebbe sbattuta al muro e presa anche contro la sua volontà.
Il suo corpo chiese disperatamente un contatto.
Lei si accorse del suo respiro accelerato, e sussultò quando Draco alzò lentamente una mano per sfiorarle il viso.
Bruciava.
Solo un po’… basta anche un tocco leggero, sentire quella scarica che mi pervade quando sfioro la sua pelle…
Bruciava.
Ma Potter, che accidenti a lui non si faceva mai gli affaracci suoi, lo allontanò bruscamente con una spinta che lo fece indietreggiare di qualche passo, e si frappose tra i due a difesa della ragazza.
- Non azzardarti a toccarla- sibilò furente.
Draco si passò la lingua sulle labbra, sorridendo maligno. Chissà come avrebbe reagito San Potter, se gli avesse detto che si portava a letto la Granger da aprile?
Fino a luglio. Perché ormai era finita tra loro.
Solo quel dannato sentimento di impotenza lo fermò.
Incenerì Harry con un’occhiata, girò i tacchi e se ne andò.
Ma al bambino sopravvissuto non era sfuggito quello sguardo. I loro occhi incatenati. C’era qualcosa sotto… qualcosa di cui Hermione non aveva parlato.
Lentamente si voltò verso l’amica e fissò gli occhi verdi in quelli d’oro di lei. Hermione si sentì trapassare. Abbassò subito lo sguardo. Per Harry fu come una pugnalata in mezzo al petto.
Poteva sostenere la sfida con Malfoy, con i professori, con i Mangiamorte… con Voldemort in persona, ma non riusciva a reggere lo sguardo indagatore di Harry. Il suo migliore amico.
Si sentì dannatamente sporca e fuori posto. Avrebbe voluto scappare.
Nessuno disse più una parola a riguardo fino al giorno in cui salirono sul treno.

*

Erano tutti e quattro seduti. Neville e Luna li raggiunsero poco dopo. Dean, Lee e Seamus erano nello scomparto accanto al loro. Li sentivano ridere.
- Caposcuola…- mormorò Harry -…vuol dire che passerai ancora meno tempo con noi- la fissò negli occhi – e molto di più con i tuoi colleghi-
- A quanto pare, sì. Ma essendo all’ultimo anno, non credo che ci caricheranno di lavoro.- sospirò – Come l’anno scorso, sfrutteranno quelli del sesto.-
- Sai già chi sono gli altri Caposcuola?- chiese Ron svaccato al suo posto.
- Abbott Hannah per Tassorosso, McMillan per corvonero e per Serpeverde…- alzò lo sguardo dorato sulla persona appena apparsa alla porta del loro scompartimento -…Malfoy- finì in un sussurro.
I presenti ammutolirono. Vestito di tutto punto, Draco Malfoy sembrava quasi scintillante nella sua divisa verde-argento cui era appuntata la spilla da Caposcuola.
Harry scattò in piedi – Cosa sei venuto a fare qui?- gli ringhiò in faccia.
Quello lo guardò, sfidandolo. Era appoggiato allo stipite della porta con una spalla, una gamba era incrociata davanti all’altra, le braccia conserte.
Hermione adorava quella posa. Gliel’aveva detto tempo prima.
- Sono qui per la Caposcuola Granger- gli soffiò contro – Deve viaggiare con noi-
Colse malevolo lo sguardo incollerito di Potter – Spiacente, ma il Trio Miracoli starà separato per un po’.-
- Fottiti- sibilò Harry, prima di buttarsi a sedere.
- Ci vediamo al banchetto- disse Hermione agli amici.
Castò un incantesimo sul suo baule, che prese a fluttuare dietro di lei, e seguì Malfoy lungo lo stretto corridoio del treno, fino a uno scompartimento vuoto.
- Dove sono gli altri?- chiese la riccia, entrando.
- A fare il giro di ronda, a quanto pare- rispose Malfoy.
Le passò un biglietto scritto da McMillan: diceva che erano andati a controllare gli studenti e che sarebbero tornati nel giro di una mezz’oretta.
Hermione sbuffò, visibilmente infastidita, e si sedette. Aprì il baule e ne estrasse un libro babbano. Sentì l’altro ridere di scherno nei suoi confronti.
- Già coi libri in mano, Mezzosangue?-
- Non sarebbe male se anche tu leggessi, ogni tanto- rispose la riccia aprendo alla pagina indicata dal segnalibro, senza guarda Malfoy, che si era seduto giusto giusto davanti a lei.
Nonostante ostentasse calma, dentro era irrequieta. Si sentiva nervosa e imbarazzata.
Fino a due mesi prima, se si fossero trovati soli nella stessa stanza, non avrebbero esitato a saltarsi addosso reciprocamente.
Poi, il rumore di un accendino. Hermione parlò senza pensare.
E fu un errore.
- Potresti evitare di fumare?- si morse la lingua.
Appena pronunciate quelle parole calò un silenzio strano. Hermione si sentì gelare il cuore. Il suo sguardo si posò istintivamente sul ragazzo seduto davanti a lei: la stessa espressione di pochi giorni prima, a Diagon Alley. Un tuffo al cuore.
E poi, un mutamento: era odio quello che vedeva nei suoi occhi?
Le labbra del biondo si tesero in un ghigno.
- Questa non è la tua stanza, Granger-
E cosa poteva rispondere? Si morse il labbro inferiore e tornò al suo libro.
Non si dissero più una parola.
Aveva detto la stessa frase di quando erano nella sua camera. Subito dopo aver fatto l’amore.
No. Sesso. Tra loro non c’era amore, non ce ne era mai stato e mai ce ne sarebbe stato.
Poi, mezz’ora più tardi, la Abbott fece capolino nello scompartimento.
- Oh, eccovi qua!- notò una strana atmosfera, ma pensò che fosse dovuta all’odio reciproco tra i due.
- Sentite- bloccò Hermione che era scattata in piedi – Io ed Ernie abbiamo da fare. Saremo impegnati fino alla fine del viaggio-
- Cosa?!-
- Già… noi lavoriamo sul treno e voi con le matricole-
La riccia deglutì nervosamente, cercando qualcosa da dire in risposta.
- Non possiamo tornare da…-
- No, mi spiace. In caso di bisogno, devono saperci trovare- spiegò sbrigativa la Abbott –Quindi state qui e…- il suo sguardo andava da lei a lui e da lui a lei -…godetevi il viaggio!-

 

 

 

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Capitolo 12
*** Troppo Tempo ***


 

 

Ok, quello era decisamente uno scherzo di pessimo gusto. Lo sferragliare del treno sulle rotaie le rimbombava pericolosamente in testa. Hermione provò a protestare, ma la Abbott non cedeva di un millimetro: lei e McMillan sarebbero stati assenti per tutto il viaggio, che avrebbe trascorso con…

- Malfoy! Dì qualcosa!-

- Qualcosa-

- Non sei divertente!-

- Non volevo esserlo-

- Dannazione, vai a protestare!-

- E perché dovrei?-

- Come sarebbe a dire, perché?! Perché…- già, perché?

Perché loro si odiavano. Perché erano uno Slytherin e una Gryffindor. Perché erano Draco Lucius Malfoy ed Hermione Jane Granger.

E non avevano nulla in comune se non l’odio reciproco.

No, non poteva crederci… lei a Malfoy avrebbero trascorso un bel po’ di ore da soli, chiusi in quello scompartimento che sembrava volerla schiacciare con le sue pareti.

Odiava la Abbott, odiava quel treno, odiava Malfoy che sogghignava in quel suo insopportabile modo.

No, lei adorava tutto di Malfoy.

Accavallò le gambe, si riavviò i capelli e decise di buttarsi nella lettura. Ma, porca miseria, non riusciva a concentrarsi! Stare da sola con Malfoy la faceva sentire a disagio. E non poteva sopportarlo. Era arrabbiata.

Con lui per averla trattata male, con se stessa per non essere in grado di odiarlo davvero. E di dimenticarlo.

Quante volte aveva sognato il suo viso? Quante volte aveva sognato di loro due insieme? Se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire il suo calore.

No, si stava solo facendo del male da sola.

- Deve essere interessante quella pagina, Granger-

Alzò gli occhi su di lui.

- Sei lì da mezz’ora-

In un moto di stizza Hermione voltò pagina, strappandola appena in alto. Imprecò sottovoce, guardando lo strappo sul suo adorato libro. Riparò il danno con un colpo di bacchetta.

- Non sarai nervosa, Mezzosangue-

- Sono arrabbiata, Malfoy-

Silenzio. Che però durò poco.

Eppure, in quella cabina del treno c’era un ospite, ma nessuno dei due se ne era accorto. Troppi presi a pensare l’uno all’altro per farci caso.

- Come sta Vicktor?-

Ecco, la sferzata finale.

Un tonfo sordo in risposta. Hermione aveva chiuso il libro con uno scatto. Alzò gli occhi dorati sullo Slytherin, furente.

- Come vuoi che stia, dopo quello che hai fatto?-

- Se lo meritava. Io ho solo messo in chiaro le cose-

- Ti avevo chiesto un favore, dannazione!- scattò in piedi, con il libro in mano e l’intenzione di metterlo nel baule.

Si voltò per farlo, dando le spalle al biondo, ma lui si era già alzato e l’aveva fatta girare verso di sé. Il libro cadde a terra.

- Credevi davvero che ti avrei lasciata sola con quello?- sibilò.

- Non era affar tuo- rispose lei, gelida e furiosa.

- Tu stavi con me-

- Non più ormai-

Si fissarono per un po’, immobili come due statue di marmo.

- Sarai contento, comunque. Io e Vicktor abbiamo litigato. Ti sei vendicato perfettamente dicendo che mi avresti scritto-

- Dovevo fartela pagare-

- Per cosa, buon Dio?!- sbottò lei – Non ti avevo fatto assolutamente niente!-

No, non era vero. Lei gli aveva fatto molto più di quanto credesse. L’aveva stregato. Gli aveva rubato l’anima con quei suoi occhi d’oro, portatori di sventura, e l’aveva portato in paradiso solo baciandolo.

E quel paradiso non gli apparteneva più. Perché era stato lui stesso a privarsene.

- Tu sei mia!- tuonò lui, afferrandola per le braccia.

- Io non sono di nessuno, meno che mai tua, Malfoy!-

Quello rise.

- Hai ripreso a chiamarmi per cognome, Mezzosangue?-

- Tu non hai mai smesso-

- Non è vero- assolutamente.

Nei loro momenti di intimità, nei momenti in cui metteva a nudo la sua anima e si perdeva in lei con ogni fibra del suo essere… la chiamava per nome – Sai che non è così, Hermione-

Lei lo sapeva. Sapeva che aveva ragione.

- Tu mi hai lasciata- sussurrò.

- Ero arrabbiato-

- Non ne avevi motivo-

Non seppe dire se fu la sua voce rotta e tremante o lo sguardo ferito di lei, oltre alle sue parole. Fu un duro col per Draco. Che gli fece aprire finalmente gli occhi.

- Dio, quanto sono stato stupido…- mormorò appena, stringendola a sé e baciandola.

Quanto gli erano mancate le sue labbra morbide… in un attimo si sentì infuocare dal desiderio. La strinse di più a sé, baciandola famelico e impaziente, toccando quel corpo caldo che aveva sognato ogni notte da quando si erano lasciati.

 

*

 

No, non doveva. Non poteva rispondere… che ne era del suo orgoglio? Non poteva lasciarsi andare così, con un bacio, dopo tutto quello che era successo tra di loro.

- Draco…- gli disse sulle labbra -…Draco, no… fermati…- ma le sue parole contrastavano con l’espressione dei suoi occhi, la voce bassa e sensuale, le mani sul petto di lui.

- No, Hermione…- sussurrò prendendole il viso tra le mani – E’ passato troppo tempo dall’ultima volta che ho potuto toccarti…-

Afferrò distrattamente la bacchetta sul sedile e bloccò la porticina, facendo abbassare la tendina sua e della finestra.

Erano avvolti dalla penombra.

Si concentrò totalmente su di lei, l’unica cosa che gli interessava in quel momento. Non cercò minimamente di nascondere l’eccitazione e l’impazienza che lo muovevano. L’aria si riempì dei loro sospiri affannosi.

La spinse contro la parete e la fece sdraiare, inginocchiandosi davanti a lei tra le sue gambe. Divorandole la bocca, lottando con la sua lingua, Draco le slacciò la camicetta dopo averle sfilato il maglione, che era volato sopra il suo. Scese sul collo con le labbra, e sul seno con le mani.

Calma, doveva ragionare invece di lasciarsi andare ai sensi. Ma allora perché la sua mano continuava a giocare con quei fili d’oro?

- Draco…- sussurrò, sentendo che le sganciava il reggiseno da sotto la camicia aperta – Non possiamo…- deglutì e si costrinse a guardarlo in viso.

Dio, quanto era bello… la pelle liscia e calda gli conferiva un’aura ultraterrena, quasi divina, sfiorata dalla poca luce. Aveva le labbra dischiuse, i capelli leggermente in disordine… e quegli occhi d’argento fuso scuriti dal desiderio che gli si leggeva in volto.

- Non possiamo…- ma era davvero quella la sua voce? – Noi… non…-

Lui la prese per i fianchi e la avvicinò a sé, facendo aderire i loro bacini. Voleva che sentisse quanto la desiderava. Fissò gli occhi in quelli di lei.

- Se vuoi opporti, sei libera di farlo- disse con la voce incredibilmente sensuale, arrochita per il bruciante desiderio – Ma sappi che non ho intenzione di fermarmi. Devo averti a tutti i costi. Qui, ora, su questo treno. Non posso più aspettare…- si chinò sulle sue labbra, baciandole piano, dolcemente… e quando sentì le sue dita fra i capelli, approfondì quel contatto.

E lei non poté più trattenersi. Baciandolo avidamente, scese con le mani a slacciargli la cintura e i pantaloni, abbassandoli con impazienza. Sussultò quando le mani di Malfoy le scivolarono sotto la gonna per sfilare gli slip.

Erano lì, uno di fronte all’altro. Si erano ritrovati.

- Hermione…- sussurrò sulle sue labbra – Dimmi che cosa vuoi…- non un ordine, non una richiesta.

Lei lo guardò negli occhi.

- Dimmi che mi vuoi…- una supplica.

Sì, Draco Malfoy aveva bisogno di sentirglielo dire. Aveva bisogno di sentire lei, il suo calore, la sua anima. La sua voce che chiamava solo lui, i suoi occhi che guardavano solo lui, le mani che cercavano le sue.

Perché in quel momento, tutto ciò di cui Draco aveva bisogno, era Hermione.

E lei sorrise, sorrise solo per lui, in un modo che non aveva mai visto e che gli riempì il cuore.

Gli accarezzò dolcemente il viso.

- Io voglio te, Draco- un sussurro deciso e pieno di sentimento.

Tutto ciò che voleva, tutto ciò che desiderava, racchiuso in una sola parola.

Un nome. Il suo nome.

- Draco…- lo ripeté più volte.

Lui, il suo Draco. L’unico che poteva farla sentire completa, l’unico in grado di farle provare mille emozioni solo baciandola.

Era lì, con le gambe allacciate intorno ai suoi fianchi, un braccio intorno alle spalle, l’altro teso e le unghie conficcate nella stoffa morbida del sedile.

Solo loro, come in un universo parallelo.

E qualcuno che sapeva tutto.

 

*

 

Erano abbracciati sul sedile del loro scompartimento privato da Caposcuola sull’Hogwarts Express. Hermione aveva la testa appoggiata sul petto di Draco e gli cingeva la vita con un braccio. Tenevano le gambe intrecciate. Draco giocava con i riccioli di lei con una mano, l’altra era sulle sue spalle come per proteggerla.

Proteggere qualcosa che aveva scoperto, perso e ritrovato.

- Devo aggiungerlo alla lista-

- Quale lista?-

- Quella dei posti in cui l’abbiamo fatto-

La riccia sgranò gli occhi – Hai una lista del genere?!-

- Sì-

- Sei matto? E se qualcuno la trova?-

- Tranquilla, è al sicuro. E anche l’altra-

- Quale altra?!- chiese Hermione ancora più sconvolta e allarmata.

- Quella dei posti in cui vorrei farlo- ghignò.

- Tu sei tutto scemo… come minimo avrai scritto qualcosa tipo la sala professori o la cattedra di Piton- bofonchiò schifata la grifoncina.

- Non pensavo avessi i miei stessi gusti…- replicò l’altro.

- Cosa?! L’hai scritto davvero?!-

Il biondo annuì.

- Te lo scordi! Io non lo faccio sulla cattedra di Piton!! Dovrai cercartene un’altra!-

Draco sorrise. Cosa avrebbe risposto Hermione a ciò che stava per dirle?

- Forse non mi crederai… anzi, non mi aspetto che tu lo faccia- iniziò – Ma da quando è cominciata, tra noi due…- ecco, e ora come continuava? Accidenti a lui e alla Mezzosangue che gli aveva rovinato la vita!

- Beh… non sono stato con nessun altra-

Hermione lo guardò stupefatta come poche volte in vita sua. Era un abbozzo di sorriso quello che gli vedeva in faccia? Dio, dovevano aver fatto un incantesimo a Malfoy, perché quello era davvero una lontana parvenza di sorriso, e non un ghigno!

- Stai scherzando-

Ma non era solo sesso tra loro due?

- No. È la verità- il suo sguardo si fece indagatore e vagamente minaccioso – Non dirmi che tu…-

Hermione gli posò un dito sulle labbra e sorrise. Eccolo, di nuovo, quel sorriso che gli aveva regalato prima.

Solo per lui.

- Temo che al mondo non esista nessuno come te. Che senso avrebbe?- disse con una leggera scrollata di spalle.

- Granger, mi stai facendo un complimento, te ne rendi conto, sì?-

- No bello, è solo la semplice constatazione dei fatti-

- Maledetta Grifondoro…- ridacchiò divertito – Orgogliosa fino alla morte, eh?-

- E tu vanesio e prepotente come sempre, eh?-

Hermione rise, prima che lui si chinasse per baciarla.

Dopo, però, lo sguardo della riccia si fece vago, e sospirò.

- Che c’è?-

- Devo dirlo a Harry-

- Sì… vi prenderete in thè insieme, immagino-

- Draco, sono seria! Questa situazione mi fa star male!-

Malfoy la guardò intensamente, poi sentì l’irrefrenabile bisogno di averla vicina, e la strinse forte.

- Se lo Sfregiato si arrabbia troppo, dimmelo. Sono abituato a fare a botte con lui-

- Gli voglio bene, Draco. Non è solo il mio migliore amico. È parte di me. È una delle persone più importanti della mia vita… non ce la faccio a mentirgli ancora…-

- Tranquilla- le disse, baciandole una guancia – Ci sono io-

Accidenti, quello era davvero il Draco Malfoy che conosceva? Probabilmente aveva sbattuto la testa da qualche parte, per comportarsi in quel modo.

 

*

 

Erano abbracciati a farsi le coccole. Dio, che spettacolo rivoltante... Malfoy che teneva Hermione stretta a sé, giocava con i suoi ricci, le accarezzava il braccio, le baciava di tanto in tanto.

E lei! Lei era tutta accoccolata contro il suo petto, gli occhi socchiusi e quel dannato sorrisetto ebete in viso. Si tenevano la mano, intrecciavano le dita, poi si staccavano e si stringevano ancora di più.

No, questo era troppo. Troppo, per un cuore debole e non abituato a vedere oscenità simili.

Beh, per non parlare dello spettacolo di poco prima… ma dove si era mai visto Malfoy baciare Hermione, e lei dirgli che “voleva solo lui”… bleah, che ribrezzo!

 

*

 

Malfoy stava accarezzando stancamente il braccio di Hermione. Risalì lentamente per fermarsi sul suo collo. Un ricordo lontano riaffiorò nella sua mente. Sorrise, chiudendo le dita sulla sua gola.

- Che stai facendo, Malfoy? Sei rinsavito e vuoi uccidermi per aver macchiato l’onore della tua famiglia?-

- No. Mi è venuta in mente una cosa, Mezzosangue-

- E cosa?-

Quello ghignò.

- Ma come, non ricordi?- chiese – Stanza delle Necessità, noi due soli… il tavolo… sì, che bel ricordo-

Hermione sgranò gli occhi, si scostò da lui e lo fissò di sbieco – Vipera! Come hai potuto farmi una cosa simile?-

- Ehi, piano coi complimenti…- sorrise quello giocando con un ricciolo castano che le era sceso sul viso – Mi hai dato una soddisfazione incredibile quel giorno, sai?-

Lei alzò un sopracciglio.

- La grande e coraggiosa Hermione Granger che piangeva e tremava… poverina…- la schernì quello.

La Grifondoro si sentì invadere da rabbia e vergogna – Bastardo!-

- Sì lo so, grazie-

- Accidenti a me e a quando sono entrata nella tua dannata stanza!-

- Oh andiamo, Hermione- ridacchiò il biondo – Mi pare che tu ti sia divertita parecchio, da quella sera-

- Ti odio-

- Sul serio?-

Certo che no.

- Su, vieni qui- allargò le braccia e la riaccolse contro il suo petto, stringendola – Se non altro, è servito a farti venire da me- disse.

- E sì, perché tu le cose non sei capace di chiederle come le persone normali-

- Non sarei io, ti pare?-

Lei ridacchiò.

- Beh, devo dire che non pensavo ti piacessero certe cose-

- Essere presa per il collo su un tavolo?-

- Essere legata al letto, cara-

Quella diventò viola per l’imbarazzo – Deficiente…- sibilò, mentre lui iniziava a sogghignare come al solito.

- Sì, io sono un deficiente, e tu sei perversa-

- Non sono perversa!- replicò alzando il capo.

- Sì che lo sei, cara-

- Non lo sono!- ripeté.

- Devo ricordarti che anche sua altezza Hermione Granger ha legato il sottoscritto al letto?-

Lei arrossì di nuovo – Giuro che ti ammazzerò una notte o l’altra, stanne certo-

- Sarebbe una bella morte- le soffiò sulle labbra prima di baciarla.

Vennero interrotti da una mano che bussava alla loro porta.

Panico. Per un attimo si guardarono, e fissarono la porta. Si staccarono immediatamente, tornando ognuno al proprio posto, ben distanti l’uno dall’altra.

- Draco? Sei lì dentro?-

- E’ Blaise- soffiò il biondo, smettendo di trattenere il respiro, così come Hermione.

Sbloccò la porta e gli disse di entrare. Hermione era tesa, ma recuperò subito il suo self control.

- Ciao Dray- sorrise il moro aprendo la porta.

- Ciao Hermione-

- Blaise-

Il ragazzo mosse le gambe per entrare quando inciampò e per poco non cadde a terra lungo disteso.

- Che stai facendo?-

- Sono inciampato…-

- Ma tu guarda un po’ se a diciassette anni la gente non sa ancora camminare- sbottò il biondo.

- Ti voglio bene anch’io Dra-

La porta sbatacchiò, e il moro decise di chiudersela alle spalle.

In piedi davanti all’uscio, Blaise Zabini fece scorrere le sue iridi blu da Draco a Hermione, e da Hermione a Draco.

Poi scoppiò a ridere e prese posto vicino all’amico.

- Cazzo, Draco, sei una bestia!-

- Che vuoi?!-

- Addirittura in treno…- e scoccò ad Hermione uno sguardo talmente malizioso da farla arrossire fino alla punta dei capelli.

- Che ci vuoi fare… mi conosci, no?-

- Sì, ma questo ha superato le mie aspettative! E dimmi, è scomodo come penso?-

- Direi di no- sogghignò quello.

Poi colse lo sguardo di Hermione.

- Tranquilla- la calmò – Lui sa tutto-

La riccia smise di boccheggiare e riprese fiato – Accidenti a te, razza di furetto diabolico! Quando pensavi di dirmelo?! Mi sono presa un infarto!-

I due Slytherin risero di gusto a quell’uscita.

- Sai, Hermione- disse Blaise poco dopo – Mi hai sorpreso. E tanto anche. Non immaginavo che avessi un tale lato nascosto. E neanche certe fantasie…-

- Non sei divertente, Zabini!- lo rimbeccò lei.

- Ehi… che gentilezza…- finse di essere offeso, poi si rivolse al Principe vicino a lui – Ma che le hai combinato, Draco? Mica hai fatto cilecca, eh? Si spiegherebbe la sua acidit… ehi! Scherzavo, scherzavo!!-

Draco si fermò appena in tempo dallo scagliare una maledizione dietro l’altra contro il suo ben presto ex migliore amico.

- Io non faccio cilecca!- esclamò irato il biondo. Se c’era qualcosa su cui nessuno poteva azzardarsi a dire una parola erano le sue ineguagliabili doti e capacità in campo sessuale – Idiota! Solo a guardarla in faccia si vede quanto ha goduto, razza di imbecille!-

- Ehi!- si intromise Hermione rossa in viso – La piantate di dire porcate e parlare di me in questi termini, per favore?!- sbottò.

- Zabini, non fare commenti o allusioni riguardo la mia vita sessuale col furetto psicopatico. E tu- rivolse poi lo sguardo al biondo – Tappati la bocca e non dire cavolate, o te la farò pagare cara!-

Silenzio, ma subito dopo il Principe di Slytherin ghignò pericolosamente – Se no che fai, la prossima volta usi le catene?-

- Catene?- ripeté il moro divertito come poche volte in vita sua – Vi dedicate a questo tipo di… giochi?-

- No! No, no, e poi no!- Hermione era sull’orlo di una crisi di nervi.

Li avrebbe ammazzati entrambi entro cinque minuti, ne era sicura.

- No, Zab, niente del genere- disse il biondo con un gesto della mano – Lei preferisce bende di seta e autoreggenti-

- Porti le autoreggenti??-

Basta, stava per ucciderli.

- Zabini, fatti i gli affari tuoi!!- tuonò – E tu, Malferret, se non pianti, sciopero fino a Natale!!-

Per tutta risposta i due idioti ripresero a ridere, mentre lei gli sibilava contro maledizioni su maledizioni.

- Ma dimmi una cosa, Hermione- Zabini catturò la sua attenzione – Potter lo sa?-

- Ah… no-

- E non sospetta niente?-

Lei scosse il capo – Ginny mi copre, è l’unica che lo sa- rispose. – Non gliel’ho detto io, Malfoy. l’ha scoperto da sola- precisò.

- Ah, sì… la piccola Weasley… che peperino!- ridacchiò il moro – Tranquilla. Con me il vostro segreto è al sicuro-

- Grazie, Blaise…-

- Però vi dico di stare attenti, tutti e due. E molto anche. Dray ha già fatto abbastanza casini mollando tutte le sue amanti, ad Aprile, per stare con te-

Il biondo fece un gesto di stizza con la mano; Hermione arrossì impercettibilmente.

- Adesso che siete entrambi Caposcuola, poi, le ragazze saranno molto più irritabili e non sarà difficile capire che sei tu quella che ha portato loro via Draco-

- Al diavolo!- sbottò il biondo infastidito – Non sono una proprietà privata!-

- Adesso sì, direi- Blaise sorrise al suo amico, che lo mandò elegantemente a quel paese.

- Ascolta, Herm- Zabini si alzò per andare a sedersi accanto alla Gryffindor – Andare a letto con Draco per una sera o due è una cosa, starci insieme è un’altra. Se devo essere sincero, non sono molto d’accordo con questa storia-

Hermione ebbe un colpo al cuore. Ecco, se anche il migliore amico di Malfoy, che lo conosceva perfettamente, non consentiva alla loro unione, era la fine. Figurarsi tutto il resto di Hogwarts!

Gryffindor e Slytherin si sarebbero uccise a vicenda per i millenni a seguire: Slytherin contro la Granger per aver infangato il Principe, Gryffindor contro Malfoy per aver deflorato e abusato della Gryffindor per eccellenza.

Ecco, lo sapeva. Tutto il mondo era contro di loro. Per quanto la riguardava, poteva anche spararsi un colpo in testa.

- Ma ti conosco- la voce calda di Blaise Zabini la riportò alla realtà strappandola a quei nefasti pensieri – So che sei una ragazza seria e coscienziosa. Fossi stata un’altra, non avrei perso tempo ad avvisarti-

La riccia annuì.

- Vi dico solo di stare attenti. E sappiate che io ci sono, in caso d bisogno-

- Grazie, Blaise- sinceramente contenta e felice, quasi con le lacrime agli occhi per la commozione, Hermione si allungò per abbracciare Blaise e scoccargli un bacio sulla guancia.

Pochi secondi dopo McMillan e la Abbott fecero il loro ingresso.

- Hermione… tutto bene?- chiese la Tassorosso, notando i due serpenti: Malfoy davanti a lei con sguardo omicida –e non immaginava fosse per il bacio che la sua Mezzosangue aveva appena dato al suo amico- e Zabini sedutole di fianco.

- Sì, tutto bene!- cinguettò lei.

Blaise lasciò i quattro Capiscuola da soli. McMillan andò a sedersi vicino ad Hermione, la Abbott di fronte a lui, vicino a Malfoy.

- Ragazzi, voi dovete guidare le matricole dopo la cerimonia dello Smistamento. Li porterete ai loro dormitori, controllando che siano presenti uno ad uno- disse Hannah.

- Che rottura… ci vorranno ore!- sbottò Malfoy.

- Tranquillo… siamo esentati dalla prime due ore di lezione domani- spiegò McMillan.

Il biondo sbuffò rumorosamente.

Poi, appena McMillan e la Abbott presero a parlare tra loro, Draco guardò Hermione: con le labbra le mimò di farsi trovare nella Stanza delle Necessità alle 8.00 in punto.

Lei sorrise. Di nuovo, solo per lui.

 

 

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Capitolo 13
*** Avevo Paura ***


Dedico questo capitolo a selene87, che mi ha seguita fin dal primo capitolo postato tempo fa su un altro sito, e che tanto pazientemente ha aspettato fin ad ora per leggere il seguito.
Spero che questo possa ripagarti della lunga attesa tesoro ♥

 

 

 

 

 

 

 

Hogwarts. Settimo piano. Corridoio. Ore 07.58

2 settembre.

Un timido raggio di sole illuminava il corridoio vuoto e silenzioso. Silenzioso, fin quando un leggero ticchettio non arrivò dal fondo.

Passi corti e veloci, ma leggeri. Molto leggeri.

E passi silenziosi dietro di loro.

I tacchetti delle decolleté di Hermione Jane Granger producevano un rumore secco e acuto a contatto del pavimento.

Tutta la sua persona era volta a una cosa sola: la Stanza delle Necessità.

Perché era lì che si sarebbero visti, lì le aveva dato appuntamento, lì c’era lui.

Draco Lucius Malfoy.

Il suo amante segreto.

In men che non si dica, l’esile e leggera figura della Gryffindor era sparita oltre la porta nel muro.

E lì, oltre quella porta, per poco non si sentì il tonfo che la sua mascella aveva prodotto schiantandosi a terra.

Davanti ai suoi occhi dorati si presentava una stanza enorme rivestita interamente di marmo rosa antico. C’era vapore ovunque, e un delizioso profumo di fragola.

Il suo profumo, pensò Hermione. Quello che indossava da quando era nata.

Scelta particolare, sorrise tra sé.

Al centro della stanza da bagno, vide il suo Dio.

Draco Lucius Malfoy era comodamente sprofondato in una vasca circolare grande almeno quando la stanza da letto riservata alla Caposcuola Gryffindor.

Si trovava a tre gradini sotto il livello del pavimento. L’illuminazione nella stanza era tenue, soffusa e molto, molto intima.

Ma il centro della vasca brillava, come se il fondo fosse di vetro, e sotto il quale si trovasse una forte fonte di luce.

Draco Malfoy era immerso fino a metà torace. Goccioline di acqua gli imperlavano la pelle bianca, i capelli biondi erano appena umidi a causa del vapore.

La guardò con quei suoi meravigliosi occhi argentei e sorrise compiaciuto, alzando il calice di cristallo che teneva in mano, brindando al suo arrivo, al suo stupore, e alla sua stessa bravura.

Un sorriso increspò la labbra di Hermione, che avanzò lentamente verso di lui, mentre si toglieva un indumento ad ogni passo.

Il mantello. La camicia. La gonna. Le scarpe. Le calze. Il reggiseno.

Scese i gradini di marmo e si fermò sul bordo. Lì, in piedi, bellissima nella sua quasi totale nudità.

Il biondo alzò un sopracciglio, divertito.

- Non te le togli, quelle?- chiese accennando alle sue mutandine.

- Toglimele tu-

Sorrise, immergendosi piano nell’acqua calda e avvicinandosi a lui.

Draco rise, poggiando il calice mezzo pieno sul bordo della vasca. Tese una mano sott’acqua, l’afferrò per la vita e la attirò dolcemente a sé, dandole il caloroso bacio del buongiorno.

 

*

 

Era lì dentro da almeno quaranta minuti. Quaranta! Che diavolo ci faceva lì? Cosa stava facendo? Perché era lì, se aveva diritto a due meritate ore di sonno, vista l’ora indecente a cui era tornata al dormitorio?

Certo, dopo quello che aveva visto sul treno, non si illuse che il suo ritardo spaventoso fosse dovuto solo alle matricole da sistemare.

Storse la bocca in una smorfia disgustata, pensando ad Hermione Granger che si imbucava in un angolo di Hogwarts, a tarda notte, per pomiciare con Draco Malfoy.

Guardò l’orologio. Diamine, quasi un’ora!

Se non altro, aveva fatto dare una giustificazione alla McGranitt per la sua assenza alle prime due ore di Trasfigurazione.

Il mal di testa dovuto al sonno perduto era un’ottima scusa, pensò.

 

*

 

- Pensavo…-

- A cosa?-

- A quest’estate-

Hermione si strinse di più alla vita di Draco, intento a fumarsi una meritata sigaretta.

- E a cosa pensavi, esattamente?-

Quello ghignò – Alla faccia che ha fatto quel troglodito di Vicktor Krum quando ti ho baciata davanti a lui-

La riccia si staccò da lui come se si fosse scottata – Stronzo! E io che cercavo di non pensarci!-

- Davvero?- chiese lui, guardandola.

- E’ stata una bruttissima litigata. Io cercavo di spiegargli che il tuo era solo uno scherzo di cattivo gusto, e lui mi insultava in bulgaro. Non è stato affatto divertente- mise il broncio, incrociando le braccia al petto.

Draco la guardò: quando metteva il muso era terribilmente sexy, ma lui non gliel’aveva mai detto. Poi, nella sua testa, si affacciò l’immagine di un’Hermione che si prodigava in spiegazioni inventate di sana pianta, e un Vicktor Krum tutto rosso che gesticolava come una marionetta.

Scoppiò letteralmente a ridere, fin quasi a farsi venire le lacrime agli occhi.

Hermione lo guardò come se si fosse trasformato in un omino con testa a palla, occhi grandi e antenne.

Draco non aveva mai riso così davanti a lei, da quando si erano conosciuti. Non aveva mai riso così di gusto, così spontaneamente. Era bellissimo, non c’erano altre parole per descriverlo in quel momento.

Un sentimento di inaspettato calore le invase il petto.

- Che hai da ridere?- chiese.

- Niente, niente…- rispose Draco, riprendendosi dall’attacco folle di ilarità, facendole un gesto con la mano – Mi è venuta in mente una cosa…-

Hermione lo guardò con un sopracciglio alzato, in attesa di spiegazioni.

Draco fece evanescere la sigaretta che aveva tra le mani, e si girò verso di lei.

Gli brillavano gli occhi di una luce che Hermione non aveva mai visto prima. Sorrideva ancora.

- Ti adoro, Mezzosangue- disse, sempre sorridendo.

Le passò una mano dietro la nuca, attirandola a sé e baciandola dolcemente.

Hermione si sciolse letteralmente, e lo abbracciò, stringendolo forte.

Quante altre facce nascoste aveva il suo bel Principe dagli occhi azzurri e i capelli biondi?

 

*

 

Un’ora a quaranta. Un’ora e quarantacinque. Dannazione, stavano scadendo le due ore! Che diavolo ci faceva ancora lì, la Caposcuola Granger?

Stava perdendo la pazienza.

Ok, aveva una buona scusa per saltare le lezioni della mattina, poi però avrebbe dovuto farsi vedere a pranzo e a quelle pomeridiane. Un mal di testa non può durarti tutto il giorno, e se lo fa, è strano che tu non ti faccia vedere in infermeria.

Un’ora e cinquanta.

Un rumore. Uno scricchiolio leggero. Alcuni passi. Un altro rumore.

Alzò gli occhi e la vide: Hermione Granger era appena uscita dalla Stanza delle Necessità, e si stava sistemando il mantello sulle spalle.

Aveva un viso… bello. Come se brillasse. Era radiosa.

Ebbe un tuffo al cuore. Quando l’aveva vista così?

E poi, una pugnalata in mezzo agli occhi: Draco Malfoy era appena uscito dalla Stanza delle Necessità.

Porco Merlino.

No, no, non lui, non poteva essere lui!

Non poteva essere davvero Malfoy, quel Malfoy, che stava abbracciando Hermione stringendola per la vita, schiacciandola contro di sé.

Non poteva essere Malfoy, quel ragazzo che le sorrideva baciandola.

Si staccarono a fatica. Era come se fossero due calamite che si attraevano con una forza spaventosa.

Camminarono a poca distanza uno dall’altra, passarono al suo fianco, e si separarono in fondo al corridoio.

- Porca… puttana…-

 

*

 

- Harry, ti senti bene?-

- Mh… insomma…-

- Ancora mal di testa?-

- Sì…-

- E’ dal primo giorno di scuola che stai così… perché non vai da Madama Chips?-

- No, va bene così… passerà…- sì, come no, si disse.

Lui e Ginny stavano insieme dalla fine del sesto anno. Si amavano tantissimo, non potevano stare separati a lungo.

Si dicevano tutto, o quasi. Perché era sicuro che Ginny gli stesse nascondendo qualcosa.

Niente di personale, niente che riguardasse loro due. No, qualcosa che riguardava un’altra persona.

Un nome a caso? Hermione Granger.

 

*

 

- Herm…-

- Sì?-

- Senti… ma tu e Malfoy siete attenti quando vi incontrate?-

Ginny era stata terribilmente felice quando Hermione le aveva raccontato che lei e il Principe biondo avevano fatto pace e ripreso a vedersi.

Più che altro per il fatto di aver avuto ragione, quell’estate, a dire che Malfoy era innamorato di lei. Ma no!, Hermione si ostinava a dire che forse erano un po’ affezionati, ma niente di particolare.

Quanto era ottusa quella ragazza… ma non lo vedeva lo sguardo che le rivolgeva?

- Sì, perché me lo chiedi?-

- Sai… Harry mi sembra un po’ strano in questi giorni-

- Per il mal di testa?-

Quella scosse il capo, un fiume di capelli color fuoco che seguivano quel movimento.

- No, è per te-

Ad Hermione mancò il fiato per un secondo.

- Mi fa un sacco di domande senza dirmi il perché… vuole sapere cosa fai quando sei sola, se ti vedi con qualcuno, quando ti vedo, cosa ne penso del buon umore che hai ultimamente…- alzò gli occhi sui suoi – Temo che sospetti qualcosa-

- Porca…-

- Esatto- disse la rossa annuendo col capo.

- E… pensi che sappia di… di Draco?-

- Non saprei, ma non credo. Se no avrebbe già distrutto la scuola, no?-

Hermione riprese a respirare.

Si slacciò la camicia e la gettò sul letto. Meno male che era venerdì pomeriggio, avrebbe potuto rilassarsi un po’ e fare con calma i compiti chiusa nella sua stanza.

Perché lei aveva imposto a Draco i compiti prima di tutto: il venerdì, quindi, era sacro per lei.

- Oh!-

Si girò verso l’amica – Che c’è, Ginny?-

- Herm… il tuo collo…-

- Cos’ha il mio collo?- disse ansiosa, portandosi una mano sulla gola.

- Un succhiotto spaventoso…- rispose quella.

Hermione, portatasi davanti allo specchio, per poco non svenne.

Imprecò come poche volte in vita sua, maledicendo Malfoy in tutte le lingue e augurandogli tutto il male del mondo.

Dopo urla e crisi isteriche, Hermione indossò un paio di jeans, una magliettina leggera e un foulard al collo.

- Dove vai?-

- A uccidere Malferret!-

Percorse a passo di guerra i corridoi e il giardino della scuola, fino a raggiungere il biondo sotto un albero.

Era seduto a fumare con il suo amico Blaise Zabini.

- Ehilà, Hermione!- fece il moro con un cenno della mano.

- TU- tuonò, la bacchetta puntata verso Malfoy – Razza di furetto senza cervello!-

- Anch’io sono contento di vederti- fece quello ghignando.

- Bene, perché sarò l’ultima cosa che vedrai in vita tua!-

- No, calma… che ti ho fatto adesso?- disse alzando il tono della voce.

Hermione aveva gli occhi iniettati di sangue – Cosa mi hai fatto? Cosa mi hai fatto?!- ringhiò contro di lui.

Si tolse il foulard dal collo con un gesto nervoso della mano, lanciandolo contro di lui.

- Ecco cosa mi hai fatto, idiota di uno Slytherin! Porco che non sei altro!- rispose, mostrandogli la firma che aveva sul collo.

Il biondo si alzò ed esaminò la gola della Gryffindor.

- Non pensavo che sarebbe venuto così grande… si vede un sacco-

- Già… bel lavoro Dray- rispose il moro, alzatosi anche lui.

- Idiota! Come pensi di rimediare?!- berciò la riccia verso il biondo.

- Ma che ne so… non ho mai dovuto rimediare a un succhiotto… nessuna si è mai lamentata di averne uno fatto dal sottoscritto!- rispose piccato.

- Beh, IO mi lamento, perché si dia il caso che nessuno sappia di noi due, e ci terrei che la cosa restasse segreta, o almeno non fosse così… così…-

Malfoy se la stava ridendo insieme al fido Blaise. Lanciò un’occhiata in giro: non c’era nessuno.

Erano soli in giardino. Bene, non li avrebbe visti nessuno.

Si stampò un ghigno malizioso in viso e si accostò alla Gryffindor.

- Hai ragione… non dovevo farlo- disse in un tono che sembrava troppo vero.

Hermione lo guardò un po’ stupita e incredula: le stava chiedendo scusa?

Peccato che dovette ricredersi pochi istanti dopo.

Già, perché Malfoy le si era avvicinato, messo una mano sul fianco e posato le sue belle labbra sul succhiotto che le aveva fatto il giorno prima.

Hermione rabbrividì e lo spinse via malamente – Ma sei scemo?!- gli gridò contro.

Si guardò in giro, rincuorata dal fatto che almeno fossero soli, in giardino.

- E se ci avesse visto qualcuno? Ci pensi? Malfoy, ma ragioni quando fai le cose o…- fu bruscamente interrotta dal biondo che, appunto, l’aveva afferrata per un polso e se le stava trascinando via.

Lei brontolò, ma era irremovibile. La portò in un angolo nascosto, perfetto per pomiciare. Spesso ci andavano le coppiette, e infatti sul muro a mattoni del castello c’erano molte incisioni.

La spinse contro il muro, estrasse la bacchetta e la puntò sulle gambe di lei: nel giro di pochi secondi, i jeans della Gryffindor divennero una bella gonnellina dello stesso tessuto, corta e a balze: perfetta per essere tirata su senza problemi.

Lei sgranò gli occhi. Guardò le gonna e guardò il biondo, incredula.

- Mi hai… trasfigurato i pantaloni…?- balbettò.

- Sì, Granger. E ora stai zitta- disse bloccandole la bocca con la propria.

Le sue parole non erano molto dolci, ma il suo sguardo sì. Per questo Hermione non si oppose.

Semplicemente non aveva la forza di resistere a quello sguardo dolce e carico di passione che solo lui poteva rivolgerle.

E non protestò quando Draco le tirò su la maglietta e la gonna, afferrandole una gamba all’altezza della coscia.

E non si vergognò di soffocare i gemiti sulla pelle profumata del suo collo quando la prese lì, contro quel muro.

Per questo si abbandonò totalmente a lui, alle sue mani, alle sue labbra, al suo corpo bollente, al suo ritmo… a Draco Malfoy.

 

*

 

Dio, ma non si vergognava?! Chi era quella, la Parkinson sotto Polisucco? Hermione Granger non aveva mai fatto cose simili, e mai si sarebbe sognata di farle. Che fosse sotto Imperius? Che fosse ricattata in qualche modo?

No, dannazione. Quella era davvero lei, ed era pienamente cosciente di ciò che faceva.

E questo rendeva le cose ancora più difficili. Come avrebbe dovuto parlarle? In che modo doveva affrontare la situazione? Con che parole le avrebbe proposto l’argomento?

“Sai, ti ho vista sul treno in un bell’amplesso con Malfoy. Ah, e ti ho anche vista contro il muro, sempre con Malfoy. E vi ho visti uscire dalla Stanza delle Necessità e pomiciare nei corridoi!”

Qualcosa però interruppe i suoi pensieri: un rumore. Un passo al suo fianco, e una serie di pericolosi click, uno dopo l’altro.

Si guardò intorno alla ricerca delle fonte del rumore. Santo Merlino, era Colin Canon! E stava facendo un migliaio di foto ai due amanti da almeno venti minuti! Come aveva fatto a non sentirlo?

Quando Draco ed Hermione avevano ormai finito e si stavano ricomponendo, Colin Canon si affrettò a nascondersi e guardare le foto che aveva appena fatto: stupende.

Si vedeva tutto più che chiaramente.

Stava sorridendo, soddisfatto del suo lavoro, quando una mano galleggiante gli strappò dalle sue il prezioso oggetto. Alzò gli occhi e incontrò due furiosi occhi color smeraldo, che bruciavano di rabbia.

- Ha… Harry…- biascicò.

- Esatto- sibilò quello.

Posò lo sguardo sulla macchina fotografica, soffermandosi su alcune fotografie. Fece una brutta smorfia e tornò a guardare il ragazzino.

- Ne hai altre?-

- No, è… è la prima volta che… che riesco a… fotografarli…-

- Da quanto lo sai?-

- Ecco… da pochi giorni… li ho visti per caso… al settimo piano…-

Gli occhi di Colin saettavano da Harry alla macchina fotografica e da quella a Harry.

- Questa me la tengo io- sentenziò il Bambino Sopravvissuto – E non dovrai farne parola con anima viva, intesi?-

Titubante e spaventato, Colin annuì.

- Bravo… ora, dimmi: ne hai parlato con qualcuno?-

Colin scosse il capo.

- Sicuro?-

- Sì… puoi fidarti di me, Harry… te lo giuro!-

Due minuti dopo, Colin stava correndo verso la sua stanza per chiudersi lì dentro fino al lunedì successivo, su ordine di Harry Potter che, nascosto sotto il suo amatissimo ed utilissimo Mantello dell’Invisibilità, osservava la sua migliore amica uscire dall’angolo dietro il quale si era appena fatta una ripassata con il suo peggior nemico.

 

*

 

Hermione Granger passeggiava tranquilla sotto gli alberi del grande giardino che circondava Hogwarts. Aveva un sorrisetto stampato in faccia, e la stessa espressione di quando era uscita dalla Stanza delle Necessità.

Ad un tratto sentì una presenza alle spalle, e si voltò all'istante.

- Harry! Mi hai spaventata...- disse sorridendo – Anche tu qui a passeggiare?-

Harry la fissava come se fosse un'aliena. Eccola la sua migliore amica, la Hermione Granger che conosceva, la saputella che gli sorrideva come se fosse una bambina innocente.

E invece...

- Sì, passeggiavo anch'io- rispose con un'alzata di spalle.

Camminarono insieme per un pò, in silenzio. Loro potevano comunicare anche senza parlarsi.

Ma quel giorno c'era qualcosa di diverso. Lo si percepiva nell'aria.

Non sapeva dire cosa fosse, ma era sicura che Harry fosse diverso dal solito.

- Herm…-

- Sì?-

- Senti… per caso ti vedi con qualcuno?-

La riccia voltò la testa in direzione dell’amico –Perché me lo chiedi?-

Lui fece spallucce –Mi sembri serena ultimamente. E a volte sei come sulle nuvole… ho pensato che ci fosse qualcuno, almeno nella tua testa-

Ecco, se persino Harry aveva capito, allora poteva pure buttarsi dalla Torre di Astronomia.

Il Bambino Sopravvissuto stava ricorrendo a tutto il suo self control per non prendere Hermione per le spalle e sbatterla al muro costringendola a parlare, con le buone o con le cattive.

Dannazione, era la sua migliore amica! Se aveva segreti per lui, figuriamoci per gli altri…

Preso dal turbine di sentimenti ed emozioni che lo sconvolgevano, si fermò di botto dicendo ad Hermione che dovevano parlare.

- Stiamo parlando, Harry-

- No, Hermione. Io e te dobbiamo parlare. Adesso- fece un passo affiancandola –Andiamo nella tua stanza-

Non ebbe la forza di rispondere, né di reagire. Insieme, in silenzio, si avviarono verso da camera da letto della Gryffindor.

Che fortuna essere Caposcuola, eh?, pensò amaramente la riccia.

Appena la porta si fu chiusa, Harry si fermò e iniziò a pensare alle parole da usare, ma non gli veniva in mente niente che potesse essergli utile, se non urlarle contro.

- Cosa devi dirmi?- chiese apprensiva lei.

Harry alzò gli occhi smeraldini in quelli aurei dell’amica.

- Da quanto va avanti?-

- Va avanti cosa?-

Ok, Harry sapeva. O immaginava. O sapeva qualcosa. Doveva fingere, fingere spudoratamente, mentire a tutto spiano.

- Sai a cosa mi riferisco…- rispose, la voce simile ad un sussurro.

- No, Harry, se non dici…-

- DA QUANTO TEMPO VAI A LETTO CON MALFOY?!- gridò tutto d’un fiato.

Era esploso. Harry Potter poteva sopportare tutto, qualsiasi perdita, qualsiasi battaglia, ma non quello.

Non il tradimento della sua migliore amica con il suo peggior nemico.

Mai.

Hermione non sapeva cosa dire. A quello scatto d’ira era sobbalzata, facendo un passo indietro.

- Non rispondi? Perché lo sai… sai cosa hai fatto!- le urlò contro, avanzando nella sua direzione.

Aveva il viso rosso e i pugni serrati all’inverosimile, gli occhi come due incandescenti fiamme smeraldine.

- Harry… io…- balbettò Hermione, colta alla sprovvista da quell’esplosione di rabbia.

- Tu COSA, Hermione… cosa?! Vuoi dirmi che ti sei innamorata di lui? Che è diverso da quello che credevamo? Eh? Cosa vuoi dirmi? Che non sapevi come parlarmi di questo?!-

- No… aspetta… ascoltami, per favore…- piagnucolò, la voce rotta dalla paura.

Fece un altro passo indietro.

- No… no! Mi rifiuto! Hermione, come hai potuto fare una cosa simile?!-

Lui si zittì, e lei ne approfittò per calmarsi. Prese un profondo respiro e raccolse tutte le sue forze.

- Come… come l’hai saputo?-

Lui fece una smorfia di disgusto.

- Vi ho visti. Poco fa, dietro al muro… che schifo…- sibilò, schifato all’inverosimile –Dare spettacolo in questo modo non è da te, Hermione-

Ok, sembrava che si fosse calmato almeno un po’. Quel tanto che bastava per evitare di sfoderare le bacchette e Schiantarsi reciprocamente.

- Vuoi che ti dica tutto, Hermione?-

- Tutto cosa?-

- Tutto quello che so e come lo so-

Lei tacque. Cos’altro sapeva Harry, di loro due? Li aveva già visti? Aveva capito qualcosa?

- Chi tace acconsente. Bene- disse, freddamente calmo, il Bambino Sopravvissuto –Avevo capito qualcosa a Diagon Alley-

Gli occhi di lei si illuminarono di uno strano bagliore.

Ecco doveva aveva intuito qualcosa! Quella scena tra loro due fuori dal negozio… che stupida!

- Non sono stupido, Hermione. Ho visto come vi siete guardati. Ho visto come lui ti guardava, e ho capito che aveva alzato la mano per… accarezzarti, presumo- ebbe un brivido di disgusto, pensando a Malfoy che toccava dolcemente la sua ormai ex migliore amica.

- Avevo intuito che qualcosa non andava, ma non avevo niente su cui riflettere. Così, quando tu e Malfoy siete andati da soli nel vagone dei Caposcuola e dei Prefetti, sono uscito con una scusa, portandomi dietro il Mantello-

Hermione fece una faccia che definire stupita e incredule era ancora poco.

- Proprio così. Vi ho seguiti. Dentro allo scompartimento-

- Hai… hai visto…-

- Sì-

Silenzio. Se Harry era arrabbiato, Hermione non era da meno. Ok, aveva nascosto per mesi la sua relazione fisica con Malfoy, ma quello che aveva fatto Harry era oltre ogni limite!

- Come… come ti sei permesso? Come hai potuto, Harry? Seguirmi e… spiarmi… e io… io e Draco… oddio… hai visto tutto! Tutto!!-

Ora era lei ad alzare la voce, le mani tra i capelli, gli occhi sbarrati.

- Sì, ho visto tutto… fin quando non è entrato Zabini. C’è mancato poco che mi scoprisse… sono uscito in quel momento-

- Harry… tu… tu…-

- Tu cosa, Hermione? Mi punti il dito contro? Proprio tu, che Merlino solo sa da quanto tempo ti fai sbattere da Malfoy ogni volta che schiocca le dita?! Cos’è, sei diventata la sua servetta di letto preferita?!-

Queste parole furono seguire da un sonoro schiaffo sulla guancia sinistra del moro, sulla quale spiccava un vistoso segno rosso.

Quando voltò il capo, vide la sua migliore amica con gli occhi lucidi, pieni di lacrime che si ostinava a non voler lasciar andare.

- Io non sono la servetta di nessuno, Harry. Vuoi sapere tutto? Vuoi sapere com’è iniziata?- più che una richiesta era un ordine misto e minaccia.

Se aveva avuto la forza di resistere al loro amplesso sul treno e a quello contro il muro, allora doveva sapere ogni cosa. Solo dopo avrebbe potuto esprimere un parere.

- E’ iniziata ad Aprile. Sì, Harry. È da Aprile che vado a letto con Draco-

- Draco?- chiese con una mezza smorfia.

- Sì, Draco- rispose lei decisa –Me l’ha proposto lui. Era un patto di solo e semplice sesso. E ho deciso di accettare-

Harry ascoltava in silenzio. Decise che non poteva più reggersi sulle sue gambe, motivo per cui si sedette sul letto dell’amica.

Lei, ugualmente, non poteva reggere una situazione simile in piedi, così si accomodò sulla poltrona e si spostò di fronte all’amico.

Lo fissò dritto negli occhi. Harry gliene fu tacitamente grato: eccola la sua Hermione.

Aveva temuto di averla persa.

- Harry, non so se ricordi… ma in quel periodo tu e Ron mi dicevate che vi sembravo molto più serena e rilassata. Ricordi?-

Lui annuì con un gesto del capo. Ricordava bene quanto fosse stato felice per la sua amica, vedendola distesa e riposata.

- Io… io ho usato Draco. Lo so che ti sembrerà strano… ma è così. Ho sfogato su di lui… con lui, tutta la mia frustrazione. La stanchezza per la scuola, la tensione e la paura accumulate in questi anni di guerra…-

- Mione, la guerra è finita…-

- Lo so- sorrise nel sentirsi chiamare così. Era buon segno. –Lo so bene, Harry. Ero con te, quando hai distrutto per sempre Voldemort l’estate scorsa. Ma io ero piena… era satura di sentimenti negativi, di emozioni mancanti… Harry, per me la guerra non era ancora finita. Continuavo ad avere paura, a spaventarmi per ogni minima cosa… gli strascichi della guerra non mi avevano ancora abbandonata. Eppure dovevo continuare a comportarmi come sempre, ovvero essere la solita so-tutto-io perfetta e impeccabile. E questo mi faceva star male ancora di più.-

Prese a torturarsi le mani e mordersi il labbro inferiore, segno che era tesa e nervosa, che non stava parlando di cose belle.

Che non era facile sfogarsi a parole con il ragazzo che aveva combattuto in prima linea davanti a lei.

Con il Bambino Sopravvissuto.

Che diritto aveva, lei, di sfogarsi con lui? Che diritto aveva di star male, quando lui finalmente sorrideva felice e viveva la sua vita senza più l’ombra nera di Voldemort alle sue spalle?

Che diritto aveva di star male?

- Draco aveva capito tutto questo. Non so come, o forse sì, non importa. Ma lui aveva capito… e, seppur a modo suo  per i suoi motivi personali, mi ha proposto una via di fuga. Lui è stato la mia valvola di sfogo, Harry. Ti sembrerà strano… ma te lo giuro… in questi mesi, io ho usato Draco molto più di quanto lui abbia usato me-

Silenzio.

Harry ascoltava quella parole, fissando la sua migliore amica e osservandone ogni minimo movimento.

La sua rabbia si era calmata. Ciò che lo faceva soffrire di più, era quel segreto che per mesi lei gli aveva nascosto.

Che lei non gli aveva rivelato. Si sentiva tagliato fuori, escluso dalla sfera più intima e privata di Hermione, della ragazza a cui voleva bene da anni e che avrebbe protetto e aiutato in ogni modo.

- Perché non me ne hai parlato? Di come ti sentivi, intendo-

- Avevo paura, Harry… paura di non essere più me stessa, di non poter gestire una situazione tanto grande, di perdere il controllo di quei sentimenti che non riuscivo a cancellare…- aveva la voce rotta, gli occhi sempre più lucidi, ma nessuna lacrima rigava il suo volto.

Non era ancora tempo di piangere.

- Pian piano si è stabilito qualcosa, tra noi… ma non so dirti cosa. So solo che con lui sto bene, e che non sono più sicura che… che sia solo sesso, da parte mia…-

- E forse neanche da parte sua- mormorò il moro, ma Hermione non sentì bene le sue parole.

- Come, scusa?-

- Niente, parlavo da solo- rispose – Continua-

Adesso era calmo. Aveva sentito ciò che Hermione aveva detto a Malfoy sul treno. Sapeva che lei stava male, che si sentiva in colpa, che voleva parlargliene.

Ora lo stava facendo. Doveva stare calmo e ascoltarla.

- Beh… è andato tutto bene. ci vedevamo di nascosto quasi tutti i giorni. Ma è stato difficile, dopo il ballo di fine anno. Non c’era più la scusa ufficiale. E poi… io credevo che sarebbe finita a Giugno-

- E invece?-

- Invece… ci siamo visti a casa mia, quest’estate, a Luglio. È venuto a trovarmi. Mi ha fatto una sorpresa…- Harry la vide sorridere istintivamente, i suoi occhi dorati illuminarsi di una luce che non aveva mai visto prima.

- Però, quello stesso giorno anche Vicktor ha pensato bene di farmi una sorpresa…-

- Vicktor? Vicktor Krum?-

La riccia annuì.

- Ma non vi eravate lasciati?-

- Sì, ma ogni tanto ci scriviamo, e aveva detto che sarebbe venuto a farmi visita-

- Chissà che risate, con Krum e Malfoy in casa tua…-

- Ti lascio immaginare la scena, Harry… una cosa terribile. Alla fine Malfoy se ne è andato, lasciando me e Vicktor a litigare. E da quel giorno non l’ho più sentito-

- Krum?-

- Tutti e due. Vicktor perché Malfoy mi ha baciata davanti a lui, Malfoy perché… non lo so perché. Forse credeva che fossi proprietà privata… Ginny ha detto che probabilmente sente di avere la priorità su di me-

 - Ginny lo sa?-

- L’ha scoperto. E non sono riuscita a nasconderle troppo a lungo chi era-

Sospirò.

I due parlarono molto, molto, molto a lungo della cosa. Harry era calmo, ormai, nonostante l’esplosione di rabbia che aveva avuto.

Hermione stava meglio, ma non riuscì a non scoppiare in un liberatorio pianto disperato tra le braccia del suo migliore amico, alla fine della discussione.

Harry aveva capito, seppur non volendo, che Malfoy non aveva costretto la sua migliore amica ad andare a letto con lui. Non l’aveva violentata, non l’aveva drogata né messa sotto Imperius.

Ed era stata lei ad accettare, pur sapendo di essere vergine. E lui, a detta della riccia, era stato perfetto.

Hermione si addormentò tra le braccia di Harry. Si stesero sul letto per stare più comodi.

Lui la cingeva dolcemente e la teneva stretta a sé come per cullarla durante il sonno.

Le accarezzava i capelli con una mano, giocando con i suoi riccioli ribelli. Le voleva bene, le voleva troppo bene per non capire che Hermione non era stupida, e che aveva fatto tutto quello di sua spontanea volontà, ben conscia di ciò a cui andava incontro.

Ma aveva paura… paura che, per lei, Malfoy diventasse importante. Paura che se ne innamorasse sul serio. Paura che lui l’abbandonasse.

Per questo decise che, presto, sarebbe andato a parlare direttamente con il Principe delle Serpi per metterlo in guardia.

 

 

 

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Capitolo 14
*** Avvertimento ***


 

 

Era una bella giornata di fine Settembre, quella che accoglieva gli studenti di Hogwarts nel giardino della scuola.

Il sole tiepido illuminava le fronde degli alberi, sotto le cui ombre molti ragazzi leggevano, dormivano o giocavano.

Due di questi erano Gryffindor. Una con occhi dorati e riccioli castani, che parlava animatamente, l’altra, più piccola, con lunghi crini vermigli, attenta a non perdersi una sillaba di ciò che stava ascoltando.

Hermione Granger stava raccontando alla sua migliore amica Ginny Weasley ciò che era successo con Draco e successivamente con Harry.

Le raccontò della loro discussione, di ciò che si erano detti, delle sue lacrime e della loro riappacificazione. Le disse che, al suo risveglio, Harry non c’era, ma le aveva lasciato un biglietto con scritto << Ti voglio bene Herm >>.

- Beh, se non altro ha capito le tue motivazioni-

- Sì, direi di sì.- sospirò – Sai, Ginny… sono stanca. Continuare a mentire ai miei migliori amici è stressante. I sensi di colpa sono terribili…-

- Lo so, Herm, ti capisco. Ma era indispensabile… ritieniti fortunata del fatto che quell’idiota di mio fratello non si sia accorto di nulla-

Hermione rabbrividì alla sola idea di Ron, al posto di Harry, sotto il Mantello nello scompartimento dell’Hogwarts Express. Sarebbe morto sul colpo.

- Già… grazie al cielo c’era Harry, sotto il Mantello sul treno…-

- Poverino, gli si sarà bloccata la crescita…- ridacchiò la rossa.

- Ma… Ginny, mi avevi detto che tu ed Harry…-

- Sì sì, non intendevo quello. È solo che Harry, a letto, non è così coraggioso come in battaglia. Credo abbia paura di sperimentare cose nuove…-

- Ah, sì…- la riccia arrossì di colpo.

Ginny se ne accorse, e assunse un’aria maliziosa.

- A differenza tua, direi…-

- Eh? Cosa?- balbettò Hermione.

- Il tavolo di casa tua… il treno… il muro dietro l’angolo… il bagno… le cucine…- snocciolò come se parlasse della lista della spesa – Ho dimenticato qualcosa? Ah, sì, certo! La Stanza delle Necessità!-

- Ginny, dai… lo sai che… insomma…-

- Mione, sei una contraddizione vivente, lo sai? Arrossisci e ti imbarazzi per questi discorsi, ma forse dimentichi che riguardano cose che tu hai fatto… con Malfoy- sorrise.

Hermione cercò di riprendere un colorito almeno normale.

Effettivamente, quando era con Draco sembrava un’altra… faceva cose per le quasi arrossiva al solo nominarle.

Eppure, con lui era tutto diverso. Con lui non aveva più limiti, bordi da non oltrepassare, pregiudizi e commenti, freni inibitori.

Era libera.

 

*

 

Un insistente bussare alla porta in noce sulla cui targhetta era inciso “Caposcuola – Draco Malfoy” svegliò malamente il proprietario della stanza in questione.

Aprì un occhio, poi l’altro, alla fine si costrinse a scendere dal letto su cui si era comodamente buttato sopra, dopo aver trascorso del piacevole tempo con la ragazza che, in quel momento, era seduta sotto l’ombra di una betulla con la sua amica dai capelli rossi.

Aprì la porta, presentandosi all’ospite molesto con indosso solo un paio di jeans e una camicia aperta, a rivelare quel corpo che faceva girare la testa alle ragazze anche se fosse stato coperto da un burqa.

- Ah, sei tu- accolse così la persona che si trovò davanti – Dovevo immaginarlo. Hermione me l’aveva detto, che sapevi-

Senza aggiungere altro, e senza ottenere risposta, aprì maggiormente la porta e si spostò di lato per permettere all’ospite di entrare.

Poi richiuse la porta e si voltò verso il ragazzo dai capelli scuri e gli occhi verdi, poco più basso di lui, che lo guardava in cagnesco.

- Allora, cosa vuoi?- chiese, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi con le spalle alla porta.

- Dovresti immaginarlo-

- Potrei- rispose quello.

- So tutto, come ti ha detto Hermione- disse, muovendo solo la bocca per parlare, perché il resto del suo corpo era una fascio di nervi.

- E allora?-

- E allora, Malfoy, ti avverto: un passo falso con lei, uno solo, e giuro che ti uccido-

Silenzio.

Draco lo guardava senza espressione. Dopo qualche secondo si scostò dalla porta, e con passo lento ma elegante, e si diresse verso il suo comodino.

Si chinò, gesto che avrebbe fatto svenire ogni essere di sesso femminile che si fosse per caso trovato dietro di lui, alla vista del suo stupendo fondoschiena.

Aprì un cassetto e prese un pacchetto di sigarette. Ne prese una tra le labbra e la accese.

Fatto questo, e aspirato un paio di boccate di sano fumo, si girò verso colui che l’aveva appena minacciato di morte.

- Tutto qui, Sfregiato? Non hai altro da dire?-

- Non so se hai capito, Malferret-

- Ho capito benissimo, Potter. Non sono stupido come il tuo amico- replicò, aspirando.

Harry strinse i pugni e li tenne fermi vicino ai fianchi, costringendosi a non piazzarglieli in faccia. Ma cosa diavolo ci trovava Hermione in uno come quello?

- Hermione è una delle persone a me più care, e per quanto mi costi ammetterlo… da qualche mese la vedo davvero serena e spensierata- respirò, prese tempo e aria – E la colpa è tua, Malfoy-

- Da quando rendere felice qualcuno è una colpa?- rispose quello.

- Non osare dire di renderla felice, Malferret! Sei ben lontano da tutto ciò!- rispose il moro, alzando un po’ il tono della voce.

- E chi te lo dice, Potter, la sfera di cristallo della Cooman? Che ne sai, tu, di quello che c’è tra me ed Hermione?- non gli piaceva quella conversazione.

Aveva appena detto una frase che sembrava pronunciata da un innamorato.

Diavolo, lui non poteva essere innamorato della Granger! Se la portava a letto da qualche mese, e aveva allontanato tutte le altre per lei.

Le aveva chiesto di fare l’amore con lui, la sera del ballo.

Era andato a trovarla a casa quell’estate.

Si era ingelosito nel vederla così intima con quell’idiota di Krum.

Geloso.

Porco Merlino, era geloso della Granger!

No, si disse, era solo possessione. Sì… ma a chi voleva darla a bere?

Era geloso marcio, stop. Punto e fine.

- Non sono qui per litigare Malfoy-

- Neanche io-

- Bene-

- Bene-

Silenzio. Ma quanto erano stupidi quei ragazzi? Entrambi tenevano moltissimo ad Hermione Granger: il moro per affetto, il biondo per amore.

Possibile che nessuno si fosse accorto che tra quei due non era solo sesso?

- Vai a letto con altre ragazze?-

- Prego?-

- Hai capito bene. Quante altre ragazze ti scopi, oltre ad Hermione?- il Bambino Sopravvissuto stava prendendo il sefl-control: segno riconoscibile nel fatto che avesse preso a parlare come uno scaricatore di porto.

Il biondo parve pensarci. In realtà era infastidito da quella domanda.

- Nessuna- rispose tra i denti.

- Non ti credo- berciò quello di rimando.

- Hermione mi crede, e questo mi basta- sentenziò, spegnendo le sigaretta nel posacenere di cristallo che aveva preso dal comodino.

- Giura che è la verità-

- Insomma, Potter, si può sapere cosa vuoi da me? Chi sei, mia madre, per parlarmi così?- replicò piccato il biondo.

- Io voglio bene ad Hermione!-

- Anche…- si fermò di colpo, restando immobile con le labbra serrate, ad evitare di dire oltre.

Cosa cavolo stava dicendo? “Anche io” stava per rispondere.

- Anche lei te ne vuole- disse invece – Dovresti fidarti di più di lei, Sfregiato-

- E di te, che non mi fido-

- E allora perché sei qui? Non era per avere delle risposte? Per accertarti che non ho messo la tua amichetta su una lista di ragazze da scoparmi? Eh? Non è per questo che sei qui, adesso?-

Adesso era davvero arrabbiato: come si permetteva quello sfigato di Potter-faccio-sesso-come-i-dodicenni di scendere nel suo sotterraneo, nella sua stanza, a fargli domande sulla sua vita privata con la sua Mezzosangue?

- Vuoi sapere se la sto prendendo in giro? Se mi stancherò di lei e la butterò via come le altre? Se per me è solo un passatempo?-

Entrambi sapevano bene che quelle erano domande retoriche. Per questo Harry rimase in silenzio, mentre Draco riprendeva a parlare dopo quella piccola pausa.

- No, non la sto prendendo in giro. No, non mi stancherò di lei. No, non la butterò via come le altre. No, non è un passatempo e no, non mi scopo nessun altra!- ora era lui ad alzare la voce – Che tu ci creda o no, Potter, da quando è iniziata non ho avuto altre ragazze! Anche quando abbiamo litigato quest’estate, perché so che Hermione ti ha raccontato tutto-

- Se pensi di farle qualcosa per questo, io…-

- Non le farò niente, Sfregiato. Sapevo che te ne avrebbe parlato prima o poi. La Weasley è stata più furba e l’ha capito da sola. Da parte mia, lo sa solo Blaise, e morirebbe piuttosto che tradirmi. Quindi, la reputazione della tua amichetta Gryffindor è al sicuro-

Per lui la conversazione poteva anche chiudersi lì, ma per Potter evidentemente no.

Avanzò verso di lui, alzò gli occhi sui suoi e lo afferrò deciso ma cauto per un braccio.

- Voglio crederti, Malfoy. Ma sappi che è la prima e unica volta che disposto a concederti la mia fiducia. Hermione ti crede, e purtroppo per me, ti è anche affezionata- a quelle parole, Harry giurò di aver sentito i muscoli di Draco irrigidirsi come per lo stupore.

- Quindi, farò ogni cosa in mio potere per preservare questa sua momentanea felicità, ma non sono onnipresente: Colin Canon vi stava fotografando dietro al muro in giardino-

Con uno scatto improvviso Draco si liberò della sua stretta, gli occhi infuocati di rabbia – Cosa?! Quel fotografo da strapazzo?! Se lo prendo giuro che…-

- L’ho già sistemato io, tranquillo- rispose Harry, pacato come poche volte in vita sua – Me te l’ho detto, dovete stare attenti se volete tenere segreta la vostra… tresca. Io, Ginny e Zabini non potremo essere ovunque per coprirvi le spalle-

- Ti aspetti un ringraziamento, Potter?- chiese quello ghignando.

- Ovviamente no, Malfoy- ghignò quello di rimando.

Si guardarono negli occhi per una manciata di secondi, prima che il Grifone si riavviasse il mantello sulle spalle e si avviò alla porta, aprendola.

Si fermò nel sentire la voce del biondo.

- Harry!- disse istintivamente il Serpeverde – Non la farò soffrire-

Il moro sorrise – Ti credo, Draco-

La porta si chiuse, e così quella piccola frattura spazio-temporale che si era creata nel burrascoso rapporto tra Harry Potter e Draco Malfoy.

Ora, tutto era tornato come prima. Potevano odiarsi reciprocamene.

 

*

 

- Cosa voleva Potter da te, Draco?-

- Niente di particolare-

- Sicuro?-

- Sicuro-

- Sarà…-

- Pansy, non ti fidi di me?- chiese con stizza il biondo Slytherin, seduto al tavolo della sua Casa.

Quella lo scrutò in viso, poi sorrise teatralmente e scosse il capo – Ma certo che mi fido di te, Draco. Ero solo preoccupata… lo sai che Potter combina sempre casini. E poi porta sfiga-

Qualcuno rise al tavolo di Serpeverde. Stranamente, Draco non fece lo stesso, e neanche Blaise, al quale aveva raccontato del loro incontro.

Pansy se ne accorse, e scoccò un’occhiata d’intesa a Millicent Bullstrode e Daphne Greengrass.

Sapevano già cosa fare.

Poco dopo cena, infatti, si incontrarono in un’aula in disuso del terzo piano con una decisa di ragazze delle altre case, eccetto Grifondoro: per cose simili, non c’era da fidarsi di loro.

- Sapete tutte il motivo per cui siamo qui, giusto?- iniziò la Bullstrode, in piedi al centro di un cerchio formato dalle ragazze presenti.

Aspettò i loro cenni di assenso per continuare – Bene, ragazze. Dobbiamo scoprire chi è quella sgualdrina che ci ha tolto Draco da ben sei mesi… sei, dico!-

Eccola, si stava già scaldando. Pansy Parkinson prese il suo posto – Grazie, Millicent… continuo io-

Camminò fino a trovarsi nel punto dove prima c’era la sua collega Serpeverde.

- Ragazze, la situazione è grave. Ed è ancora più grave quando vi dirò il nome della persona di cui sospetto-

L’ansia per l’attesa della risposta era palpabile nell’aria, le oche… ehm ragazze quasi non respiravano.

- Prima di dirvi chi è, però, voglio che facciate dei controlli a tappeto su ogni ragazza di ogni Casa. Non voglio avere dubbi quando colpirò. Voglio centrare dritto il bersaglio, chiaro?-

Tutte annuirono. Pansy ci sapeva fare, e con quelle dementi non faceva neanche fatica.

Ad ogni modo, era quasi sicura del nome che aveva in testa da qualche giorno.

Hermione Granger.

 

*

 

- Oh, Dio…-

Pochi giorni dopo si era tenuta un’altra riunione di oche… cioè ragazze di Serpeverde, Corvonero e Tassorosso: tutte a rivendicare una notte con Draco. Patetiche.

Avevano messo sotto sopra tutte e quattro le Case di Hogwarts per trovare la “sgualdrina misteriosa” che avevo rubato loro l’unico amante degno di questo nome.

- Pansy, sei sicura?-

- Sì-

- Effettivamente ci avevo pensato anch’io… ma non è possibile!-

- Allora dobbiamo dedurre che Draco vada a letto con la McGranitt?-

- Che schifo…-

- Appunto-

- Ma questo… no!-

- Ascoltatemi bene, ragazze- Pansy Parkinson si alzò sovrastando le ragazze sedute a terra su un complicato disegno di un arazzo orientale – Abbiamo capito chi è. Abbiamo la sicurezza dell’80% che sia lei. Propongo una prova-

- Che prova?-

Quella ghignò – Una prova per lei, e una punizione per lui-

Spiegò brevemente il suo piano. Alcune ragazze impallidirono, dicendo che no, non avrebbero fatto niente del genere. Ma Pansy riuscì a convincerle.

- Avete capitolo bene? Voglio cinque ragazzi ben piazzati e la sicurezza dell’informazione che vi ho chiesto. Tu- disse puntando il suo sguardo su una Corvonero – Assicurati che McMillan sia di turno-

La ragazzina annuì, convinta.

Era tutto pronto.

Dovevano solo aspettare il momento giusto per agire. Poche ore e il loro piano sarebbe entrato in azione.

 

*

 

Draco Malfoy stava camminando lungo un poco illuminato corridoio del terzo piano. Doveva finire un tema per la McGranitt ma non aveva avuto voglia di tornare al dormitorio, così si era rifugiato in un’aula in disuso.

Se non avesse fatto quel tema alla perfezione, la vecchia acida gli avrebbe rifilato una T.

Era stanco. Sbadigliò. Era quasi l’una di notte… porca miseria, la vecchiaccia avrebbe dovuto pagarlo per il tempo che perdeva a fare i suoi stupidi compiti!

Voltò l’angolo e si trovò in un corridoio completamente buio. Alzò un sopracciglio con fare interrogativo, fece per estrarre la bacchetta e fare luce quando qualcosa lo colpì alla schiena.

Un colpo così forte da mozzargli il fiato e farlo cadere sulle ginocchia.

Non ebbe il tempo di voltarsi per vedere chi era stato che un pugno lo colpì in pieno viso, facendogli sanguinare naso e labbra.

Rotolò su un fianco tenendosi una mano sul volto come a fermare il sangue, ma un calcio allo stomaco lo prese tanto forte da farlo sbattere al muro.

Sentiva rumori di passi e risatine tutto intorno a lui. Riuscì a scorgere almeno quattro sagome grosse, prima di alzarsi e cercare di difendersi.

Ma la sua bacchetta era sparita, era solo e troppo poco allenato per tenere testa a quei tipi pochi inclini al dialogo.

Schivò qualche pugno e un paio di calci, ma due di loro lo afferrarono per le spalle e per le braccia immobilizzandolo.

Gli altri tre, invece, iniziarono a colpirlo ovunque con calci, pugni, schiaffi e Merlino solo sa cos’altro.

Quando l’ennesimo pugno lo colpì allo stomaco, sentì l’anima colargli dalle labbra insieme al sangue.

Poi, il buio.

 

*

 

- E così, la McGranitt mi ha messo in punizione-

- Beh, se non altro non avevi molto da fare. Quelli puniti da lei finiscono sempre per lucidare le coppe, saranno così pulite che non ci sarà bisogno di toccarle-

- Infatti! Se non altro, mi sono girato i pollici per tre ore-

- E allora non ti è andata così male, dai-

Hermione Granger ed Ernie McMillan stavano facendo il loro giro di ronda notturno che, concludendosi alle due di notte, avrebbe permesso loro di assentarsi per le quattro ore di lezione mattutine del giorno successivo e presentarsi solo a quelle pomeridiane.

Naturalmente la Gryffindor avrebbe cercato in ogni modo di essere presente o, comunque, di sfruttare quel tempo per studiare.

Poco dopo si salutarono, e la riccia si avviò verso la sua Torre.

Arrivata poco distante dall’entrata della Sala Comune, comunque, si fermò di colpo con lo sguardo fisso su qualcosa… no, qualcuno.

- Oh… Dio…- mormorò, portandosi una mano alla bocca.

Proprio accanto al ritratto della Signora Grassa, appoggiato contro il muro, c’era Draco Malfoy. o quello che restava di lui.

Era svenuto, ed era stato buttato a terra malamente.

Ma ciò che inorridiva Hermione, erano i suoi vestiti strappati, i numerosi lividi che gli ricoprivano il corpo, il sangue che imbrattava il viso e i capelli, così come i vestiti, le mani.

Era stato brutalmente picchiato e abbandonato lì.

- Draco!-

Corse subito verso di lui e gli si inginocchiò accanto. Aveva paura di toccarlo e fargli male.

Lo guardò per qualche secondo, in preda al panico, poi svegliò malamente la Signora Grassa e attraversò il buco dietro al dipinto.

Tornò pochi istanti dopo seguita da un Harry Potter in pigiama –ovvero pantaloni e una maglietta a caso- che si stava sistemando gli occhiali sul naso.

- Merlino!- esclamò.

Hermione gli fece segno di abbassare la voce, poi con un incantesimo fecero lievitare il corpo del biondo e lo portarono nella stanza da letto di lei.

Che fortuna essere Caposcuola, disse Hermione tra sé.

 

*

 

- Dobbiamo portarlo da Madama Chips- sentenziò il moro, seduto su una sedia.

- Voglio aspettare che si svegli- rispose la riccia, senza guardarlo.

Era seduta sul bordo del letto dove avevano adagiato il biondo, ancora privo di sensi. Hermione si era fatta portare dei vestiti da Harry e gli aveva tolto ogni traccia di sangue, ponendo rimedio alle botte più superficiali.

Fremeva di rabbia. Chi aveva osato fare una cosa simile? Chi? E perché a lui? Perché così brutalmente? Perché quella sera, a quell’ora? Perché era stato lasciato proprio lì?

Un brivido le percorse la schiena.

Sapevano. Gli altri sapevano. Qualcuno li aveva scoperti, qualcuno che non approvava affatto quella relazione.

Era un avvertimento.

Si riscosse da quei pensieri sentendo il biondo mugugnare qualcosa e muoversi nel letto.

Poco dopo si svegliò e riprese conoscenza.

- Dove sono?-

- Sei nella mia stanza-

- Hermione…?-

- Sì, sono io. Ti ho trovato vicino al ritratto della Signora Grassa- disse dolcemente la riccia, sempre tenendo una mano del biondo tra le sue – Harry mi ha aiutata a portarti qui-

Draco girò lo sguardo per tutta la stanza fino a incrociare gli occhi di Harry.

- Sfregiato- lo salutò.

- Malferret- rispose quello.

Un paio di ore dopo, Draco era riuscito a mettersi seduto. Protestava vigorosamente all’idea di andare in infermeria.

- Quella pazza non vede l’ora di propinarmi qualche intruglio schifoso-

- Ovvio, vuole vendicarsi per tutte le persone che le hai regolarmente mandato in questi anni-

- Appunto- rispose quello tra i denti – Piuttosto fatti dare qualcosa e curami tu, io da quella non ci vado- disse mettendo quasi il broncio.

Hermione sbuffò rumorosamente.

- Malfoy- disse Harry dopo un po’ – Chi è stato?-

Eccola, la domanda. – Non lo so. Era buio, erano in cinque, e molto grossi-

Raccontò quello che ricordava fino al momento in cui aveva perso i sensi.

- Quindi non hanno detto una parola-

- Neanche una-

- Hai almeno un’idea?-

Draco guardò eloquentemente Hermione – Sì-

Lo sapeva. Lo sapeva fin dall’inizio.

- Scusate…-

Hermione si alzò e si chiuse in bagno. Insonorizzò la stanza e lanciò un urlo disperato, misto a rabbia e dolore, poi si lasciò cadere a terra in preda a tremiti e singhiozzi.

Le era bastato guardare Draco per cinque secondi e capire che i Serpeverde li avevano scoperti, e che quello era un avvertimento.

E lei sapeva… sapeva quello che doveva fare. Ma come poteva?

Sapeva anche che tra loro doveva essere solo sesso.

“Niente amore tra noi, Granger. Solo sesso” le aveva detto mesi prima.

E lei aveva risposto – “Ci sto, Malfoy”

Come aveva fatto a non accorgersene? Quel turbinio di emozioni che le provocava il solo vederlo nella Sala Grande.

L’attrazione che, come due calamite, univa i loro corpi. Il cuore impazzito, il pensiero sempre rivolto a lui, lo sguardo a cercare la sua chioma bionda, gli occhi a perdersi nei suoi.

Come aveva fatto a non capirlo prima?

Lo amava. Lei amava Draco Malfoy.

Colui che sarebbe diventato un Mangiamorte. E lei… lei sarebbe diventata un’Auror insieme ad Harry e Ron.

Cosa sarebbe successo poi? Si sarebbero scontrati? Avrebbero combattuto?

Lui avrebbe mandato lei al creatore o lei avrebbe mandato lui ad Azkaban?

E perché quei pensieri, proprio adesso? Perché non prima? Perché non dopo?

Conosceva la risposta, la conosceva molto bene.

Lo amava.

Si era appena resa conto di essere innamorata di Draco Malfoy.

E di non poter stare con lui.

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Ogni volta come se fosse l'ultima ***



 

Hermione stava riordinando la propria stanza, ascoltando la radio magica sintonizzata su un canale babbano. Le piaceva ascoltare musica mentre sistemava le sue cose.

Era una cosa che le distendeva i nervi. Ma i suoi nervi, in quei giorni, erano tutto tranne che distesi.

Draco si era ripreso grazie alle sue cure.

 

- Ho promesso a Madama Chips che non ci saranno feriti durante la prossima partita tra Grifondoro e Serpeverde per avere queste- gli aveva detto buttando sul letto una quantità industriale di pozioni, medicinali, creme e bende di ogni genere.

E poi, l’aveva curato amorevolmente per i giorni a seguire.

L’aveva curato con tutto il suo amore. Quell’amore bruciante che sentiva dentro di sé.

 

Stava mettendo i libri in ordine di altezza sulla libreria quando le note di una famosa canzone di molti anni prima la invase fin nel profondo, e le parole bloccarono ogni suo movimento.

 

Dimmi perchè piangi
di felicità
e perchè non mangi
ora non mi va


Dimmi perchè stringi
forte le mie mani
e coi tuoi pensieri
ti allontani....

 

Strinse convulsamente la copertina di un libro di lettura. Cosa aveva fatto lei, in quei giorni?

Aveva curato Draco, si era occupata di lui. Gli era stata vicina fisicamente, ma con la mente era altrove.

Avanti nel tempo, là, dove lui non sarebbe stato al suo fianco, dove l’abitudine di ricevere un biglietto all’improvviso lasciava un vuoto incolmabile.

Là, dove non si amavano più. O forse sì?

 

Anche se il futuro ha dei muri enormi
io non ho paura e voglio innamorarmi.

 

Sentì il suo corpo tendersi all’inverosimile, preso da una scarica elettrica fortissima.

Lei aveva paura. Lei era innamorata.

Non aveva il coraggio di abbattere quei muri enormi tra loro due.

Aveva troppa, troppa paura. Di perderlo, di vederlo di nuovo ferito… di vederlo allontanarsi da lei.

Non sarebbe sopravvissuta a un suo abbandono.

 

Non amarmi per il gusto di qualcosa di diverso
ma tu credi che sia giusto stare insieme a tempo perso.

Non amarmi e mi accorgo quant'è vera una bugia
se il tuo amore non valgo non amarmi ma non mandarmi via.

 

Non lasciarmi. Non allontanarmi da te. Non tenermi fuori dalla tua vita.

Già si sentiva a dire quelle parole a Draco, nel momento in cui lui l’avrebbe lasciata. Perché, poi, avrebbe dovuto fare una cosa simile?

Non lo sapeva, ma temeva che sarebbe successo.

 

Noi ci alziamo in volo e loro sono fermi
sola in mezzo a questo cielo non lasciarmi...
Non lasciarmi, non lasciarmi

 

Il libro le cadde dalle mani, che si posarono sul viso. Stava tremando.

In quel momento, Ginny Weasley entrò nella stanza della Grifoncina con la sua aria fresca, e subito si accorse che qualcosa non andava.

- Hermione…? Stai bene?- chiese avvicinandosi piano a lei.

La riccia sussultò, poi si voltò lentamente verso l’amica. Aveva il volto contratto dal dolore e rigato da lacrime amare.

- Ginny…- balbettò come fosse una supplica, prima di lasciarsi cadere a terra.

La rossa corse subito da lei, mentre la radio continuava a intonare quella vecchia canzone.

 

Non amarmi per il rosso della rabbia che c’è in noi,
tu lo sai che non posso non amarti nemmeno se non vuoi.

 

Non riusciva a non amarlo. Tutto il suo essere tendeva a lui. Ai suoi occhi, ai suoi sorrisi, alle sue mani calde.

A Draco Malfoy.

 

Non amarmi e ci voliamo incontro
e ci caschiamo l'uno dentro l'altro sorridendo.
Questo amore e' bello come il sole
dopo un acquazzone come due aquiloni
stretti per la mano.

 

Quanto male faceva amarlo?

Troppo, troppo, troppo… così tanto da sentire il cuore spaccarsi in due.

- Herm, ti prego… dimmi cos’è successo!- la supplicò la rossa.

- Ginny… ginny…- diceva l’altra – Oh, Ginny… non posso…-

- Cosa, non puoi?-

- Non posso… stare… con lui…- disse tra i singhiozzi – Non dovevo, Ginny, non dovevo…-

La rossa capì che si trattava del biondo affascinante, ma non riusciva a trovare niente che giustificasse quella reazione nell’amica.

- Io non posso… oh…- gemette portandosi una mano al petto.

Ginny si preoccupò sul serio, temendo che all’amica stesse per venire un attacco di cuore – Hermione, ti prego, dimmi cos’è successo! Mi fai morire di paura!-

Quella alzò lo sguardo sulla rossa – Avevi ragione, Ginny… quanto avevi ragione…-

- Ragione per cosa, Hermione?-

- Avevi ragione…- ripeté quella.

- Di cosa stai parland—

- Lo amo!- esclamò la riccia.

Poi, abbassando tono di voce – Io lo amo, Ginny… mi sono innamorata di Draco…-

 

Non amarmi per cambiare il mondo
tanto il mondo non si cambia.

 

Ci volle molto tempo e quattro camomille per calmare Hermione da quell’orrenda crisi di nervi. Ginny si era occupata di lei, stringendola teneramente, ascoltando le sue parole sconnesse, le sue dichiarazioni d’amore nei confronti di Malfoy.

Aveva asciugato le sue lacrime, accolto i suoi singhiozzi. L’aveva stretta a sé, mentre tremava.

L’aveva messa a letto e costretta a bere le camomille.

Poi, l’aveva guardata addormentarsi.

Sospirando, nel notare che dormiva profondamente, si era alzata e le aveva lasciato un biglietto sul comodino.

 

*

 

- Mezzosangue, la smetti di guardarmi in quel modo?-

La voce bassa e fredda di Draco Malfoy le penetrò nelle orecchie con una violenza non voluta. Hermione si riscosse dai suoi pensieri, scoprendo che si era imbambolata a fissare il biondo seduto davanti a lei, dalla parte opposta del tavolo.

Era sera tardi e stavano studiando nella Stanza delle Necessità. Avevano appena terminato un tema per la McGranitt.

Il biondo Slytherin stava sistemando un paio di frasi su cui era poco sicuro, controllando il lavoro della riccia Gryffindor.

Questo le aveva permesso di perdersi a contemplare quell’esempio di bellezza allo stato puro che le stava davanti.

Breve fu il passo che la portò a guardarlo come se dovesse evaporare da un momento all’altro.

- Che c’è, hai le tue cose per caso?- continuò il biondo.

Lei scosse la testa, lievemente imbarazzata alle sue parole, ma niente servì ad allontanare la malinconia dai suoi occhi.

Lo guardò di nuovo, poi fu presa da un istinto che non aveva mai provato.

Si alzò dalla sedia con irruenza, fece il giro del tavolo e si sedette a cavalcioni sulle gambe di lui.

Non gli diede il tempo di chiedere spiegazioni che lo prese in un bacio appassionato e coinvolgente come pochi se ne erano dati.

Sembrava che stesse per morire, tanto era intenso quel bacio.

- Alla faccia…- sospirò Draco, sconvolto per quell’attacco inaspettato – Mezzosangue, che t’è preso tutto a un tratto?- chiese, piacevolmente stupito.

Quel bacio aveva risvegliato in lui il desiderio di averla, per questo le stava accarezzando lascivamente le cosce.

- Ti voglio, Draco- disse decisa, come se le parole uscissero da sole dalle sue labbra – Ti voglio qui, ora. Ti prego…- si chinò su di lui baciandolo di nuovo.

Draco non capì, ma non gli importava poi molto. Adorava quando era lei a prendere l’iniziativa.

E quando si accorse che, poco lontano da loro, era apparso un grande e morbido letto a due piazze larghe, non perse tempo.

Si alzò e lo portò lì. Lo guardò da capo a piedi come per esaminarlo, o per imprimersi a fuoco la sua immagine nella mente, prima di posargli le mani sul torace e spingerlo sul letto.

Definirla una notte infuocata sarebbe stato decisamente riduttivo.

E scene simili si ripeterono più volte, nei giorni seguenti.

Hermione era mossa da una passione sfrenata, era malinconica, quasi famelica. Aveva bisogno di lui, si sentirlo sulla sua pelle, sulle sue labbra, dentro di lei.

Ogni volta come se fosse l’ultima.

 

Dimmi perchè stringi
forte le mie mani
e coi tuoi pensieri
ti allontani....

 

 

*

 

- Ma scusa, non sei contento?-

- Certo che sono contento, idiota… non era mai stata così…- non trovava le parole adatte –Non so come spiegartelo, Blaise-

- E allora qual è il problema, scusa?- non capiva: la Granger era diventata focosa e appassionata e lui aveva di che lamentarsi?

- C’è qualcosa che non va. Quando lo facciamo, è come se… fosse l’ultima volta. Ogni volta-

- Ti fai troppe seghe mentali, Draco, dammi retta-

- Idiota…-

- Ma senti un po’: hai iniziato ad andare a letto con lei qualche mese fa, ed era vergine. Non puoi pensare che, magari, stia solo esplorando altri lati del magico mondo del sesso?-

Il biondo guardò il suo amico. Non rispose, e tornò a fumare in pace la sua sigaretta.

- Draco, tesoro…- una voce acuta e melensa arrivò alle loro spalle.

- Pansy…- dissero i due quasi in coro.

- Stai bene?- chiese la vipera.

- Non dovrei?-

- Oh, certo che no- rispose lei sorridendo appena – Ti vedo solo un po’ stanco. Posso fare qualcosa per te?-

Draco la guardò, squadrandola da capo a piedi. Poi ghignò nel suo modo più cattivo.

- Sì. Sparire-

 

*

 

Qualche giorno dopo, agli sgoccioli di Settembre, Hermione Jane Granger prese una delle decisioni più tormentate della sua vita.

Ci aveva pensato a lungo, aveva riflettuto molto, si era preparata psicologicamente alla cosa, ma sapeva di non essere pronta.

Tuttavia era irremovibile. Doveva farlo.

Per lei, per lui. Per loro.

Ma… oh, com’era difficile! Guardare i suoi occhi e sforzarsi di non perdercisi dentro. Toccare il suo corpo e cercare di non incatenarlo al suo.

Chiuse gli occhi e respirò a fondo. Li riaprì, alzò la mano e bussò, proprio sotto la targhetta che recitava –“Caposcuola – Draco Malfoy”.

Guardò l’oro di quell’ovale e desiderò di diventare aria e dissolversi per sempre.

Un peso enorme le crollò in mezzo al petto quando lui le aprì con un sorriso.

No, no, non ce l’avrebbe fatta, si disse. Voleva andarsene, girarsi e scappare il più lontano possibile da lui, dai suoi occhi dolci, dalle sue mani calde, dal suo abbraccio affettuoso.

Le stava baciando dolcemente la spalla quando disse – Draco, smettila- facendo un passo avanti per distanziarsi da lui.

- Che c’è… non ti va?- chiese con l’ingenuità di un bambino – Se è così basta che tu me lo dica, lo sai-

La affiancò, ma di nuovo lei aumentò le distanze tra loro.

Gli voltò le spalle, il mantello stretto addosso come a proteggerla dai suoi occhi.

- Hermione, ti senti bene?-

Non chiamarmi per nome. Non con quel tono di voce.

Respirò profondamente e si girò. Il suo viso era una maschera di freddezza.

- E’ ora di smetterla, Malfoy- disse lapidaria.

- Smettere cosa, di grazia?- chiese lui incrociando le braccia al petto.

Non guardarmi così. Non con quella dolcezza. Sto per ferirti, lo sai?

- Il nostro patto, Malfoy. Consideralo rotto-

Silenzio.

- Che stai dicendo?- lieve rabbia nella sua voce, lo sguardo indurito.

Devo ferirti. Devo farti male. Lo capisci, questo?

- Sto dicendo… che mi sono stancata. Non ho più né la voglia, né il tempo di continuare quello che abbiamo iniziato mesi fa-

Dillo. Dì quelle due parole, così potrai andartene. Ma perché non ci riesco?

- Mezzosangue- un sibilo – Cosa. Diavolo. Stai. Dicendo?-

- Sei sordo, per caso? Ho detto che—

Con un gesto fulmineo le si era parato davanti afferrandola per un polso. Ma lei non cedette. Lo guardò con gli occhi più freddi e impenetrabili che potesse mostrargli.

Notò una lieve spaccatura nello sguardo argenteo di lui.

Del ragazzo che amava. E che stava lasciando.

- Non dire stronzate-

- Sono seria-

- Non è vero!- le aveva gridato contro – Cosa ti sei bevuta prima di venire qui?- chiese strattonandola.

- Mi fai male, Malfoy!-

- Malfoy? Malfoy?!- gridò lui – Non ricordo neanche più quando è stata l’ultima volta che mi hai chiamato così, Hermione!-

- Lasciami!- ordinò.

- No!- rispose lui.

Leggeva la collera nei suoi occhi. E dolore. Dolore per il tradimento che accusava a parte sua.

Con un gesto rabbioso la gettò malamente sul letto.

- Che stai…-

- TU, che stai dicendo!- disse furioso sovrastandola con la sua presenza – Sei impazzita tutto d’un tratto?- non riusciva a contenere la rabbia e il dolore che provava.

Lei non seppe come rispondere. Lui se ne accorse e ne approfittò.

Si impossessò rabbiosamente delle sue labbra, bloccandole l’esile corpo con il suo. Fece scorrere una mano sulla sua gamba per risalire al petto.

Afferrò il bordo della camicetta e tirò con forza, strappando il leggero tessuto, facendo saltare qualche bottone.

Le strinse con forza un seno sino a farle male.

- No!- si ribellò lei.

Ma lui sembrò non sentire le sue proteste. Con le labbra scese sul suo collo, mentre le cingeva la vita con le braccia, con fare possessivo, così forte da farla gemere di dolore.

- No!- ripeté – Fermati. Fermati!- disse come in una supplica.

- Tu menti!- gridò a un certo punto Draco – Tu non vuoi lasciarmi! Non puoi farlo!-

 

Anche se il futuro ha dei muri enormi
io non ho paura e voglio innamorarmi.

 

- Lo sto facendo!- replicò lei.

- No! Non voglio!- ribatté il biondo.

Aveva la voce rotta dalla rabbia, e dal dolore.

La strinse ancora di più, strappandole ulteriormente la camicia e baciandole e mordendole il collo.

- Basta, smettila… Draco, fermati!- protestò di nuovo lei, la voce meno fredda di prima, a rivelare le sue emozioni – Ti prego, no!-

Dillo, stupida, dillo!

- E’ finita- disse in un sussurro.

 

Non amarmi e mi accorgo quant'è vera una bugia
se il tuo amore non valgo non amarmi, ma non mandarmi via.

 

Non tagliarmi fuori, Hermione. Non allontanarmi da te. Non mandarmi via.

Non lasciarmi.

 

 

Il biondo si bloccò come pietrificato. Alzò il capo e incontrò gli occhi di lei: oro colato, oro lucido, oro fuso.

Cosa c’era in quegli occhi? Cosa nascondevano?

- E’ finita- ripeté – E’ stato un gioco, Draco. Un bel gioco-

Un lampo negli occhi d’argento fuso di lui. Era dolore? Sofferenza?

Non voleva saperlo.

- Ma era solo sesso. E ora, il gioco è finito-

 

Non amarmi per restare a terra
invece di volare come questo nostro amore deve fare.

 

Non distruggere quello che abbiamo costruito. Prendi la mia mano e portami in quel paradiso dorato che solo tu mi hai mostrato.

Nell’amore che mi hai regalato. Non negarmelo, Hermione.

Morirò, senza di te.

 

 

Il biondo si lasciò spostare di lato come privo di volontà, una lama in mezzo al petto, si aspettava di vedere il sangue colargli sulla camicia.

Hermione si alzò e aggiustò il danno al vestiario con un colpo di bacchetta. Indossò nuovamente il mantello e lo allacciò sotto il collo. Fece due passi avanti.

- Hermione…-

La voce rotta, incrinata, un mare di sentimenti in piena. Dolore, sofferenza, incredulità.

Si voltò lentamente.

 

Non amarmi, ti farò soffrire
negli inverni che ci sono a volte nel mio cuore,
Non amarmi per dimenticare né  per vendicarti
ma soltanto per amore non amarmi.

 

Ti ho ferito, Draco. Non amarmi. Odiami, ripugnami, ignorami.

Ma non amarmi. Non soffrire per me.

Ti sto lasciando.

 

 

Cielo, si sarebbe uccisa per quello che aveva fatto.

Draco era seduto sul letto, una gamba distesa, l’altra piegata. Si reggeva con un braccio, l’altro abbandonato al fianco. I capelli in disordine, la camicia appena slacciata.

Sembrava veder formarsi una chiazza rossa lì, all’altezza del cuore.

Hermione avrebbe voluto piangere e gettargli le braccia al collo. Sembrava così solo e indifeso…

No, non poteva.

Ormai aveva deciso, per tutti e due, e non si sarebbe tirata indietro.

- E’ stato bello, Draco- disse con voce insicura – Mi hai regalato un sogno bellissimo-

- Her…-

- Addio- si voltò e uscì di corsa da quella stanza opprimente, piena di ricordi ed emozioni che sembravano volerla soffocare.

 

Non amarmi per morire dentro
in una guerra di rimpianti e di ripensamenti

 

Ma Draco poté vedere chiaramente la sua maschera incrinarsi, il suo sguardo addolcirsi.

Una lacrima scenderle sulla guancia color pesca, un attimo prima che si voltasse.

Fu quando la porta si chiuse, e solo in quel momento, che Draco comprese ciò che era successo.

Solo.

Era solo. Hermione l’aveva lasciato.

E lui si era sentito il cuore spaccarsi in due. Era come morto.

Cos’era quel senso di vuoto allo stomaco? Quel peso sul cuore? Perché gli mancava il respiro? Perché aveva un nodo in gola?

Perché stringeva convulsamente le lenzuola, intrise del suo profumo di fragola?

 

Perché stava piangendo?

 

Non lasciarmi, non lasciarmi

 

Era quello l’amore? Era davvero un sentimento così basso e meschino? Così dannatamente doloroso?

Sì. Era quello. Ma non solo quello.

Era gioia, euforia, attesa, palpitazioni, sorpresa, stupore, tenerezza.

Era un insieme di tutte quelle sensazioni che provava in sua compagnia.

La gioia improvvisa per un suo sorriso. La scarica elettrica al semplice sfiorarsi di mani. Accarezzare il suo viso, giocare con i suoi capelli, guardarla addormentata dopo aver fatto l’amore.

Desiderio, voglia di vivere con lei, solo con lei, sempre con lei, accanto a lei, al suo fianco, insieme.

Sempre, sempre, sempre.

E proprio ora che l’aveva lasciato, si era reso conto di amarla.

Amava Hermione Granger. L’amava con tutto se stesso.

Colei che l’aveva preso teneramente per mano e che l’aveva portato in Paradiso con un sorriso, con un bacio, con una parola dolce.

Lei, che l’aveva lasciato.

L’amava. E l’aveva lasciato solo. Con il suo dolore, con il suo amore, con il suo cuore spezzato, con il suo profumo.

Con il suo ricordo.

 

Non lasciarmi, non lasciarmi

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Cruel ***


 

 

Il destino è crudele, pensò l’ultimo erede dei Black e dei Malfoy. Sdraiato sul letto dove era stato lasciato, non aveva mosso un muscolo da quando lei se ne era andata.

Dalla sua stanza, dalla sua vita. Ma non dal suo cuore.

Ad un tratto spalancò gli occhi, come resosi conto solo allora che lei se ne era davvero andata.

Balzò giù dal letto. Sentiva uno strano formicolio alle mani, alle braccia, alle gambe.

Dolore, rabbia.

Afferrò la bacchetta e distrusse tutto ciò che c’era nella sua stanza. Tutto, come lei aveva distrutto il suo mondo.

Quel mondo di favola dal quale l’aveva brutalmente cacciato dopo avergli mostrato le meraviglie che aveva.

Quasi non si accorse delle lacrime che scendevano da quel mare in tempesta che erano i suoi occhi, scendendo giù lungo le guance, bagnando quel volto tanto bello quanto triste, contratto in una smorfia di dolore.

Quando la bacchetta non servì più a nulla, la gettò sul letto e afferrò quello che gli capitava, scagliandolo contro il muro, contro i quadri, contro l’armadio.

Lo specchio era intatto. Ancora per poco.

Vi si portò davanti e si guardò.

Vide un ragazzo pallido con i capelli scompigliati, i vestiti in disordine, i pugni contratti e un’espressione sofferente. Dannatamente sofferente.

Si avvicinò alla superficie riflettente e vi posò sopra la punta delle dita.

Cos’erano quelle? Cos’erano quelle gocce di dolore che gli rigavano il viso?

Draco Lucius Malfoy non piangeva. Mai.

Gridò. Gridò così forte da sentire le gola andare in fiamme. Spostò le dita dallo specchio e ve le riposò strette a pugno, con tanta forza da romperlo in mille pezzi.

E poco importava che avesse distrutto tutto. Poco importavano i pericolosi frammenti di vetro sparsi a terra. Poco importava il sangue che gli bagnava le mani e sporcava i vestiti.

Questa volta lei non l’avrebbe curato. Non gli avrebbe portato bende e medicinali.

Non ci sarebbe stata. Mai più.

E poi, all’improvviso, come per magia, la radio magica si accese sintonizzandosi quasi da sola su un canale babbano, gracchiando una triste canzone che parlava di un amore perduto.

 

È stato un lungo viaggio tornare qui da te
E prendere coscienza che nessun'altra c'è
Lo sai che io non dormo non donno quasi più
L'orgoglio ormai non serve me l'hai insegnato tu

E sai cosa mi manca mi mancano le mani
Toccarti di nascosto sentire che mi amavi
Convincermi che adesso tu non esisti più
È stato solo sesso come volevi tu

Ma allora perché non vai via da qui
E allora voglio mandarti via da qui


Ti sento ancora addosso ti sento dentro me
E scivolarmi in fondo come una lama che
Trafigge il mio costato e arriva poi più giù
Io credo che l'amore sei stata solo tu

Il tempo non da tempo a quelli come noi
Che vivono una storia nascosta come noi
E poi finisce tutto finisce in cenere
Bruciava come fuoco ma adesso è polvere

E allora perché non vai via da qui
E allora voglio mandarti via da qui


Come si può amare chi non potrai avere
Neppure un Dio neppure un Santo
Saprebbe mai resistere al pianto


Ho scritto questi appunti che parlano di noi
Sono solo cazzate che mi perdonerai
Ho finto per un anno di non pensarti più
E penso che lo stesso lo hai fatto pure tu

Ma non ho più rimpianti solo un sorriso che
Vorrei donarti adesso per dimostrarti che
Non era solo sesso e lo sai pure tu
Io sono qui per questo per dirtelo in tv

E allora perché non vai via da qui
E allora voglio mandarti via da qui

 


Come si può amare chi non potrai avere
Neppure un Dio neppure un Santo
Saprebbe mai resistere al pianto
Come si può volare se tu non vuoi saltare
Neppure un rè con il suo incanto
Saprebbe mai asciugare il mio pianto

 

 

Il destino è crudele, pensò Hermione Granger. La radio, stranamente dimenticata accesa su un canale babbano, recitava una canzone che sembrava scritta apposta per loro.

Per lei e per Draco.

Draco, Draco, Draco… quante volte aveva invocato il suo nome? Quante volte l’aveva sognato? Quante volte aveva cercato di immaginare quel momento, per prepararsi a ciò che avrebbe comportato?

Eppure, il suo cuore era a pezzi. I suoi occhi vuoti. I suoi passi stanchi.

Si trovò nella sua stanza senza sapere come ci era arrivata.

Senza spogliarsi si lasciò cadere a peso morto sul letto, piangendo tutte le lacrime che aveva, promettendo a se stessa che sarebbe stata l’ultima volta.

Non avrebbe più pianto. Mai più per Draco Malfoy.

 

*

 

Blaise Zabini aveva cercato il suo migliore amico per tutto il week-end, ma senza risultato. Sembrava che non fosse nella sua stanza né in altre parti del castello.

Immaginò che stesse godendosi un piacevole fine settimana con la sua adorata Gryffindor.

Ma il lunedì successivo dovette ricredersi.

Lo vide direttamente a lezione con i Tassorosso, e per poco non gli prese un colpo.

Draco Malfoy era bianco come un cadavere, i capelli quasi in ordine, gli occhi ridotti a due fessure taglienti, il passo pesante.

Non aprì bocca per tutto il giorno e non scese in Sala Grande né in quella Comune. Per tre giorni, Blaise cercò inutilmente di parlare con il suo migliore amico.

I compagni Slytherin ipotizzarono che fosse semplicemente di cattivo umore e stettero ben alla larga dal loro Principe.

Ma il moro dagli occhi cobalto capì quando vide a pranzo, il quarto giorno, Hermione Granger.

Era pallida, stanca e sciupata. Parlava poco, guardava in basso e lasciava che i boccoli castani le coprissero il viso.

Potter e i due Weasley sembravano molto preoccupati per lei.

Fu così che decise.

Osservò i suoi movimenti, e il giorno dopo la vide sola in corridoio.

Le si affiancò velocemente, afferrandola per un braccio per farla girare verso di sé.

- Hermione- disse.

Lei lo guardò come se avesse visto un fantasma.

Il corridoio era poco illuminato, per questo Blaise non vide bene il volto di lei. Peggiore di quello di Draco, se possibile.

- Io e te dobbiamo parlare-

Senza aspettare la sua risposta la trascinò nell’aula vuota più vicina a loro.

- Cos’è successo tra te e Draco?- chiese diretto.

- Niente- rispose lei piatta.

- Non prendermi in giro- replicò quello.

- Non cosa di cosa tu stia parlando, Blaise- fredda e veloce, era impaziente di andarsene.

Di non pensare al loro ultimo incontro.

- Cosa hai fatto a Draco?!- sbottò allora il moro – E’ uno straccio! Si trascina in giro come uno zombie, non mangia, non parla, non vede nessuno! Non ci credo che—

Dovette bloccarsi di colpo, perché Hermione aveva iniziato a tremare. Si stringeva nelle spalle ma non serviva a calmarsi.

Blaise le si avvicinò, le sollevò il mento con due dita e finalmente la vide in viso.

- Dio…- mormorò.

Hermione aveva il volto pallido e sciupato, come un lenzuolo stropicciato. Sotto gli occhi aveva delle occhiaie spaventose, segno di nottate passate in bianco.

Le tremava il labbro inferiore come ai bambini, e aveva gli occhi lucidi e arrossati.

- Hermione, cosa…-

- Blaise…- singhiozzò – Non volevo… io… non avrei… mai voluto…- biascicò.

- Cosa? Cosa non volevi?- le chiese dolce, prendendola per le spalle.

- Lasciare Draco… non volevo… ma… ho dovuto farlo…-

Il moro era senza parole. Era per quello che il suo migliore amico era l’ombra di se stesso? Era per quello che Hermione era ridotta a uno straccio? Ma perché? Perché aveva preso una decisione simile?

- Hermione… perché l’hai fatto?- chiese, sconvolto – Non vuoi stare con lui?-

Lei sussultò.

- Non… non ti piace più? Avete litigato? È successo—

- Ho paura!- sbottò lei all’improvviso, liberandosi con uno strattone dalla sua presa – Draco è stato picchiato brutalmente! Questo vuol dire che siamo stati scoperti! Che sicuramente la Parkinson e gli altri Slytherin sanno di me!-

- E’ per questo che hai troncato con lui?- chiese sconvolto – Solo per questo?-

- No- scosse vigorosamente il capo riccioluto – Non ho paura di quattro oche messe insieme, Blaise. È… è il futuro che mi spaventa-

- Il futuro?-

Annuì.

- Hermione, ma cosa… insomma…- non capiva.

- Io diventerò un’Auror! E lui è il figlio del braccio destro di Voldemort!-

- Voldemort è stato sconfitto-

- Ma non i suoi seguaci!- replicò – Si mormora che abbiano trovato il modo di ricomporre il suo corpo-

- Sì, ho sentito qualcosa del genere-

- E anche se così non fosse… il suo destino è già segnato. Suo padre lo marchierà il prima possibile, anche domani se potesse, e se lo porterà in giro a rivendicare ciò che il suo Signore ha fatto! Non capisci?- disse tutto in una volta – Non voglio stare con Draco per poi spedirlo ad Azkaban o farmi uccidere da lui. Non voglio farmi prendere da lui, non voglio che questa cosa diventi seria al punto da star male…- la sua voce si affievoliva man mano che parlava.

Ma lei stava già troppo male. Esisteva una sofferenza maggiore a quella che aveva patito in quei sette giorni da che l’aveva lasciato?

- Hermione… io non…- cosa poteva dirle?

Che aveva ragione? Che la capiva? Che sapevano, da fonti certe, che i Mangiamorte si stavano riadunando per ricreare il loro Ordine Oscuro e riportare in vita quel pazzo di Tom Riddle?

- Blaise…- disse dopo un momento di pausa - ….io lo amo…-

Silenzio.

Da quel momento in poi, solo silenzio. I singhiozzi si fermarono, il respiro si fece regolare.

Bastò guardarla negli occhi per capire la sua muta domanda: non dirlo a Draco.

Annuì come se lei avesse davvero parlato.

- Non glielo dirò- disse serio.

- Grazie- rispose lei in un soffio, prima di uscire dalla stanza.

 

*

 

Pochi giorni dopo, fu il delirio.

Draco Malfoy aveva fatto il suo ingresso, un Mercoledì mattina, illuminando tutto ciò che lo circondava.

Era bello, bello, bellissimo.

Perfettamente in ordine come a un vero Principe si conviene, quello di Slytherin mostrava un fiero ghigno-made-in-Malfoy.

Le ragazze, guardandolo, per poco non svennero.

Con passo regale ed elegante, e dannatamente sexy, si avviò al tavolo della sua Casa. Salutò gli amici e stette bene attento a sedersi accanto a un posto vuoto.

Pansy Parkinson arrivò poco dopo.

Si diresse verso il suo tavolo quando una mano fredda ma conosciuta la afferrò per un polso.

- Draco… buongiorno-

Il biondo, per tutta risposta, si alzò. La cinse per la vita, attirandola a sé e le passò una mano dietro la testa.

Stava baciando Pansy Parkinson davanti a tutta la scuola.

Ma non pensava a lei. I loro visi si allontanarono, ma i suoi occhi non si erano spostati di un millimetro dai suoi.

Quelli di Hermione Granger, che lo fissava sbalordita e impotente.

Emise un gemito di dolore mascherato da “insofferenza per certi comportamenti in luoghi pubblici”.

Ma Ginny sapeva. Sapeva che Hermione aveva il cuore spezzato.

Purtroppo per lei, quelle scene si ripeterono più volte nelle due settimane seguenti, e ogni volta con una ragazza diversa. La quale, il giorno dopo, andava sbandierando quanto fosse stata intrigante e appassionata la notte trascorsa con l’algido principe delle serpi.

- Razza di bastardo…- sibilò Harry tra i denti – Come osa?-

- Non importa, Harry. Sto bene- rispose Hermione – Davvero. Non preoccuparti. E poi, sono stata io a chiudere con lui-

Peccato che i suoi occhi fossero lucidi e arrossati. Per le lacrime che chiedevano prepotentemente di uscire, e alle quali lei negava ostinatamente il permesso di farlo.

<< Non piangerò mai più per lui >> si era ripromessa.

Ma quanto era difficile… quanto le costava trattenersi…

A quella prima uscita di genio con la Parkinson, in Sala Grande, Harry aveva minacciato di tagliargli i preziosi attributi di famiglia, ma Hermione gli aveva fatto giurare che non sarebbe andato da Malfoy per realizzare il suo piano di castrazione (e meno male XD NdA) né per prendersi a botte e neanche per qualche sfuriata.

 

*

 

- Grazie per la serata, Malfoy…-

- …-

- Ci vedremo presto, spero-

L’ennesima sgualdrina che si allontanava tutta allegra e pimpante dalla camera da letto del Caposcuola Slytherin.

- Per quanto tempo andrai avanti con questa farsa?-

Alzò un sopracciglio cercando di fare l’indifferente, ma Blaise lo conosceva troppo bene. Entrò nella stanza dell’amico e si sedette sul letto.

- Quale farsa?- chiese chiudendo la porta il biondo Malfoy.

- Sai benissimo a cosa mi riferisco-

- Temo di no, caro Blaise-

Si portò davanti alla finestra accendendosi una sigaretta.

- Ti conosco, Draco-

- Dici?-

- Dico-

- E cosa dici?- ghignò, voltandosi appena verso il moro.

- Dico che dovresti smetterla di illudere quelle povere ragazze-

Blaise vide l’amico irrigidirsi un poco, e ne fu compiaciuto.

Bingo…

- Io non illudo nessuno-

- Se non illudi loro, illudi te stesso- replicò.

Il biondo sbuffò con l’intenzione di apparire stanco e scocciato dalle infondate illazioni del moro. Si girò completamente verso di lui, appoggiando i fianchi al bordo della scrivania di legno pregiato.

- Arriva al punto, Blaise-

- Bene- Zabini si alzò e con pochi passi fu davanti a Malfoy – So cosa stai facendo e so anche il perché-

Quello sembrava una statua di marmo, tanto che credeva non respirasse neanche. E, forse, stava davvero trattenendo il fiato.

- Le ho parlato- un lampo scuro attraversò le iridi argentee del biondo – E posso immaginare come tu ti senta ora-

Blaise vide l’espressione del suo volto indurirsi.

- Ma dare spettacolo in questo modo non ti servirà, credimi. Hermione—

- Non. pronunciare. quel. nome. in mia presenza. Mai più- scandì ogni parola sputandola dalle labbra come se fosse un veleno mortale.

I suoi occhi si erano scuriti per la folle rabbia che gli impediva di respirare, per il tradimento di quella sporca Mezzosangue che aveva osato sfidarlo, portarlo in Paradiso e ricacciarlo nell’Inferno in cui aveva vissuto per diciassette lunghi anni.

Lei, che aveva acceso una calda luce rischiarando quel freddo buio che gli opprimeva il cuore.

Lei, che gli aveva rubato l’anima.

Lei, che l’aveva fatto innamorare.

Lei, che gli aveva spezzato il cuore.

Blaise sentì un brivido gelido percorrergli la schiena.

Fece un passo indietro, senza però smettere di guardare negli occhi l’amico – Ti dico solo di stare attento, Draco. Il tuo trucchetto non durerà a lungo, e quando ti scopriranno, potrebbe essere pericoloso-

Si voltò senza aggiungere una parola, aprì la porta e sparì chiudendosela alle spalle.

Draco rimase solo. Di nuovo.

E di nuovo la rabbia di impossessò di lui, spingendolo a distruggere ancora tutto ciò su cui posava lo sguardo.

 

*

 

Poche camere più in là, una Slytherin dalla voce acuta e fastidiosa stava stranamente in un silenzio religioso, riflettendo su qualcosa di estremamente importante.

A sentire quello che dicevano le sue amiche, tutto era tornato come prima. Ma lei aveva avvertito qualcosa di strano, di diverso.

Lei, che per moltissimo tempo era stata l’amante prediletta dell’affascinante Principe di Serpeverde, lei che ricordava con maniacale perfezione ogni loro incontro, ripensando alla notte trascorsa con lui non poteva fare a meno di notare che era stato tutto diverso dal solito, dalle altre volte.

Il ricordo di quei momenti era come offuscato da una nebbia sottile che sembrava essersi infiltrata nel momento in cui, rimasti soli, avevano iniziato a baciarsi e spogliarsi. E quella nebbia persisteva durante tutto l’incontro, per sparire insieme a lei oltre la porta chiusa della stanza del Principe.

Strano, decisamente strano.

Ma, pensandoci, tutto aveva un filo logico. E quel filo logico portava a un nome.

Hermione Granger.

Documentandosi un poco, Pansy aveva capito il giochetto di Draco: modificare i ricordi delle ragazze con cui si appartava per far credere loro di aver passato una focosa notte insieme.

Ed era notevolmente avvantaggiato dato che, primine a parte, il biondo di era ripassato tutta Hogwarts al femminile.

Maledetto bastardo.

Ma basta prendersela con lui. Il suo caro amante era stato bassamente soggiogato da quella sgualdrina della Granger. Quindi, questa volta, era lei a dover essere colpita.

Direttamente.

Sorrise malignamente, delineando un piccolo piano per vendicarsi su quella sporca Mezzosangue che aveva osato alzare lo sguardo e Merlino solo sa che altro sul suo amato Principe verde-argento.

 

*

 

Stanca e priva di emozioni positive, Hermione Granger si era rifugiata nel bagno di Mirtilla Malcontenta al secondo piano. Nessuno andava lì perché, prima di tutto, era un bagno femminile; poi c’era il fantasma piagnucolante della ragazzina uccisa dal Basilisco una cinquantina di anni prima e terzo perché, proprio in quel bagno, si trovava il passaggio diretto per la Camera dei Segreti, dove un Harry Potter ancora dodicenne aveva affrontato il ricordo di Tom Riddle salvando a malapena la sua pelle e quella della sua attuale ragazza Ginny Weasley.

Si rintanava spesso in quel luogo freddo e umidiccio, ancora riecheggiante degli strilli della ragazza-fantasma, perché avvertiva sempre di più il bisogno di stare da sola.

In giro per i corridoi, in Sala Grande e a lezione doveva fare violenza su se stessa per fingere che il biondo malefico non esistesse, e con lui quelle sgualdrine da quattro soldi che, ora più di prima, non gli davano tregua.

Con Harry e Ginny si sentiva compatita, fin troppo compresa, fin troppo trattata bene, con dei guanti troppo bianchi di un velluto troppo delicato.

Quelle premure eccessive nei suoi confronti la facevano stare ancor peggio di quanto si sentisse, dal giorno in cui aveva rinunciato alla sua felicità per un bene maggiore.

Era in piedi davanti ad uno specchio rotto, con le mani appoggiate al bordo di un lavandino, quando sentì la porta dietro di lei aprirsi per accogliere svariati tacchettii indubbiamente femminili.

Alzò lo sguardo e, riflessa nel vetro, vide Pansy Parkinson e le sue amiche sfoggiare dei ghigni che lasciavano immaginare non fossero lì per parlare di moda insieme a lei.

Ma Hermione era stanca, stanca di tutto. Stanca di soffrire, stanca di lottare, stanca di combattere, stanca di difendersi.

Per questo non oppose resistenza.

Per questo non provò minimamente a difendersi né a chiedere alcun tipo di aiuto.

Per questo lasciò che quelle vipere si sfogassero su di lei per qualcosa di cui non era neanche a conoscenza.

Per una colpa che non sentiva sua.

Per un amore di cui lei non era a conoscenza.

 

*

 

Harry Potter ringraziò tutti gli dèi del cielo e pregò che la cotta di Mirtilla Malcontenta nei suoi confronti durasse in eterno.

Stava spogliandosi per farsi una doccia prima di andare a dormire, quella sera, quando la fantasma occhialuta uscì dal rubinetto del lavandino urlando frasi sconnesse e incomprensibili.

Dopo averla fatta calmare (lei e i suoi ormoni fantasmi impazziti alla vista di Harry coperto solo da un asciugamano) le chiese con calma perché fosse lì e perché fosse così agitata.

- Hermione! Nel mio bagno! È morta! È morta!- strillò con tutta la voce che aveva in gola – La uccideranno! Harry, tesoro, corri ad aiutarla! La uccideranno!-

Per poco il Bambino Sopravvissuto non perse questo suo appellativo lasciandoci le penne, caracollandosi giù per le scale della Torre di Grifondoro mentre si vestiva alla meno peggio.

Bacchetta alla mano e fiato corto, spalancò la porta del bagno in questione e poco mancò alla sua effettiva dipartita.

Quasi svenne.

Hermione era a terra priva di sensi in una pozza di sangue, con i vestiti strappati, lividi e ferite più o meno gravi su tutto il corpo.

Respirava così lievemente che Harry temeva stesse morendo per davvero.

La portò immediatamente in infermeria, dove Madama Chips quasi non ebbe bisogno dell’aiuto di Harry per non sentirsi male a sua volta.

Insieme ripulirono Hermione del suo stesso sangue, le tolsero i vestiti strappati e curarono immediatamente le ferite che riportava ovunque.

Era bianca come un cadavere, e sfoggiava un gran numero di tagli sul viso, sulle guance e sulle labbra.

Quello che fece più orrore all’infermiera di Hogwarts, però, era un taglio profondo alla base della gola. Non era stato fatto per uccidere, certo. Era più che evidente che le ferite al volto erano state eseguite dopo il suo svenimento e per puro sfregio, ma proprio perché fatte da una mano inesperta e poco razionale, potevano essere molto più pericolose di quanto si potesse pensare.

- Dobbiamo portarla al San Mungo?- chiese preoccupato Harry.

- No, non è necessario. Ho delle pozioni in grado di curare tagli e ferite in due o tre giorni, e altre che eviteranno il formarsi di cicatrici perenni sulla sua pelle- spiegò Madama Chips mentre le bendava il braccio sinistro – Ma ha bisogno di riposo e forti ricostituenti-

La donna sospirò fortemente – Questo è un atto grave, signor Potter…- disse scuotendo la testa – Chi le ha fatto questo rischia l’espulsione-

Un flash accese gli occhi del Bambino Sopravvissuto – So chi è stato! Cioè… Mirtilla lo sa! Era nel suo bagno quando è successo, lei è venuta a chiedermi aiuto!-

In un soffio Harry Potter corse fuori dall’infermeria per parlare con la sua spasimante non-morta.

 

*

 

- Cielo…-

- Tranquilla, Ginny… si riprenderà fra qualche giorno…- la rossa non riusciva a trattenere le lacrime alla vista, il giorno successivo, della sua amica ancora addormentata.

Le pozioni di Madama Chips avrebbero fatto effetto velocemente. In quattro giorni di riposo e ricostituenti, Hermione sarebbe stata in grado di parlare e camminare, studiare, correre e saltare, e nessuna cicatrice avrebbe sfigurato il suo bel viso né altre parti del suo esile corpo.

Quando Ronald Weasley, poco stabile sulle sue gambe, ebbe lasciato l’infermeria, Blaise Zabini corse dentro con il biglietto scritto da Potter ancora in mano.

- Harry, Ginny! Che cosa—

Si portò una mano sulla bocca per reprimere un gemito di stupore e orrore insieme.

Hermione riposava, pallida e sciupata, bendata tanto da sembrare una mummia.

Harry gli spiegò velocemente quello che era successo e come l’aveva trovata.

- Era in una pozza di sangue, Blaise- disse con voce rotta dalla rabbia – Il suo cuore batteva così piano che per un momento… io… ho temuto che…- represse un singhiozzo.

Ginny continuò per lui – E’ grave, Blaise. Devi dirlo a Malfoy- disse decisa – Deve sapere e vedere cosa sta passando Hermione per lui-

Il moro posò il suo sguardo sulla rossa – So che ti ha parlato- continuò lei – Sai il motivo per cui l’ha lasciato-

Zabini annuì.

- Ti prego… fallo venire qui. Dobbiamo farli parlare, chiarire-

- Chiarire? E cosa devono chiarire?- intervenne il suo ragazzo – Quello ha ripreso a spassarsela più di prima sotto gli occhi di Hermione!-

Blaise lo interruppe, spiegandogli la situazione. Parlò loro del trucchetto che Draco stava usando per mascherare il suo dolore.

 

*

 

Era l’una e mezza di notte quando Blaise Zabini accompagnò il suo migliore amico Draco Malfoy in infermeria. C’era una cosa che doveva assolutamente vedere, gli aveva detto.

E aveva aggiunto che era un regalo di Pansy e le sue amiche.

Lasciò che il biondo entrasse da solo nella sala dell’Infermeria e raggiungesse il letto dove si trovava la sorpresa che gli avevano fatto le sue “amanti”.

Per poco non dovette correre a sorreggerlo, tanta era la paura che svenisse.

Draco rimase a fissare Hermione per circa tre ore, immobile come una statua, senza quasi sbattere ciglio.

Era tornato al Dormitorio la mattina seguente, saltando ovviamente le lezioni antimeridiane.

Era arrivato al punto da pregare Madama Chips di lasciarlo lì, pur di vegliare su di lei.

Aveva trascorso con lei i cinque giorni di incoscienza di cui erano causa le intense cure dell’infermiera. Cinque giorni, dopo, Hermione aprì gli occhi.

Roteò lo sguardo per la stanza, sbattendo più volte le palpebre per mettere a fuoco gli oggetti circostanti. Nei minuti seguenti rielaborò gli ultimi ricordi che aveva.

Sorrise amaramente a se stessa, ripensando alla sua totale passività.

Poi avvertì qualcosa. Una presenza accanto a lei.

Mosse la testa e sentì un tuffo al cuore: Draco era seduto al fianco su una sedia apparente scomoda, e dormiva profondamente.

Le si inumidirono gli occhi. Draco, il suo Draco aveva vegliato su di lei, era rimasto al suo fianco tanto da addormentarsi.

Fece uno sforzo incredibile per non piangere, e con un dolce sorriso sulle labbra si addormentò.

Un’ora più tardi il biondo aprì gli occhi e si stiracchiò. Gli dolevano il collo, la schiena e le gambe, ma tutto passò in secondo piano pochi attimi dopo, quando il suo sguardo si posò su Hermione.

Dormiva con il viso rivolto verso di lui e un sorriso dolce e sereno.

Sorrise istintivamente, poi si alzò, le posò un lieve bacio sulle labbra e uscì dall’infermeria.

In quel momento, Draco Malfoy decise che per nessun motivo al mondo si sarebbe allontanato da lei una seconda volta.

L’avrebbe fatta tornare da lui, con le buone o con le cattive.

L’avrebbe protetta.

Mai più sarebbe stata in pericolo a causa sua.

Di Pansy Parkinson sapeva già cosa farne.

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Caro Padre ***


 

 

 

Se qualcuno l’avesse visto, quella notte, avrebbe giurato di vedere il Diavolo in persona camminare per i corridoi di Hogwarts.

Draco Malfoy raggiunse in poco tempo il Dormitorio di Serpeverde, pronunciò la parola d’ordine con la voce più simile a quella di un serpente che di un essere umano, e aveva ghiacciato tutti i presenti con una sola occhiata.

Era elegante e perfetto, impeccabile come sempre, ma qualcosa, in lui, era diverso.

I muscoli tesi, la mascella contratta, una luce strana negli occhi.

Erano circa una trentina gli studenti Slytherin che occupavano la Sala Comune.

Girò lo sguardo su ognuno di loro, fino ad incontrare gli occhi della persona che cercava. Si esibì in uno strano sorriso, che lei non comprese.

- Pansy- la voce bassa e troppo gentile, la mano tesa verso di lei.

Squittendo con la sua voce acuta e fastidiosa, Pansy Parkinson raggiunse il suo Principe, che le passò delicatamente una mano tra i capelli per poi afferrarli e tirare con forza.

- Dra… Draco… che cosa…-

Tutti trattennero il respiro.

Lui sorrise in un modo agghiacciante e la spinse all’indietro.

- Hai sbagliato persona, Pansy. Hai sbagliato proprio tutto-

- Di cosa stai parlando?-

Quello ghignò – Lo sai bene, cara-

Lei rabbrividì, ma si mostrò pronta ad affrontarlo.

Povera illusa…

Stava riattaccando a parlare per dire chissà cosa, quando di colpo perse la voce.

- Silencio- aveva appena pronunciato il Principe delle Serpi.

Lei si portò le mani alla gola, con un’espressione di puro stupore e paura negli occhi. Qualcuno si mosse per andarsene, ma Draco puntò la bacchetta.

- Chi si muove può considerarsi morto- sibilò – Tutti coloro che erano con lei- passando lo sguardo sulle ragazze colpevoli – Devono vedere cosa li aspetta-

Fu così che riportò le iridi sulla Parkinson, senza guardare il suo migliore amico che, in piedi accanto al fuoco, lo osservava spiazzato, ma conscio che prima o poi sarebbe successo qualcosa del genere.

Draco aveva gli occhi di un folle. Per questo neanche Blaise era intervenuto. E, in cuor suo, non ne aveva poi così tanta voglia.

- Ringrazierò mio padre per avermi insegnato molte cose utili- disse il biondo con un ghigno.

Alzò la bacchetta e la puntò dritta al cuore della ragazza che, muta per magia, non osava muoversi per paura.

Tremava e sudava freddo, ma se si fosse mossa, l’avrebbe uccisa.

- Mi fai schifo, Pansy-

Il ghigno scomparve dal bel viso del biondo.

Tenne stretta la bacchetta, la punta contro la stoffa del maglione della ragazza che scuoteva la testa, gesto che indispose maggiormente il ragazzo.

- Crucio- sibilò.

Pansy cadde a terra e prese a contorcersi e dimenarsi come una dannata, gli occhi spalancati per il dolore e la bocca aperta, dalla quale non uscì nessun suono.

Era atroce. Uno spettacolo raccapricciante.

Draco teneva la bacchetta puntata su Pansy, senza muovere un muscolo. Era una statua di crudeltà.

La ragazza si dimenava e non poteva neanche trovare conforto urlando, perché non aveva più voce.

Qualcuno, in fondo alla sala, singhiozzò. Una delle amichette della Parkinson, intuì il biondino.

Aspettava solo il momento in cui avrebbe fatto la stessa cosa anche a loro.

Poi, quando Pansy Parkinson sembrava a un passo dalla morte, una mano si posò su quella di Draco stretta intorno alla bacchetta.

- Ora basta, Draco-

Un semplice sussurro, uno sguardo rassicurante, una mano calda.

Il biondo alzò lo sguardo di ghiaccio su quello cobalto di Blaise Zabini. Annuì impercettibilmente e abbassò la bacchetta, mettendo fine a quello spettacolo.

Ridiede la voce alla Parkinson, che ansimava per il dolore e la fatica di respirare e si diresse verso la sua stanza, stando ben attento a minacciare con lo sguardo le amiche della vipera che ora giaceva sul tappeto in mezzo alla Sala Comune.

Nessuno parlò di quello che era successo. Nessuno si chiese come mai, per alcuni giorni, la Parkinson e le sue amiche non si facessero vedere.

Nessuno parlò.

 

*

 

Hermione Granger si era ristabilita e rimessa in forze in quei cinque giorni di degenza ma, cosa taciuta all’amico dagli occhi verdi, quello che l’aveva resa più felice era stata la visita del biondo malefico. Ginny aveva sorriso nel vedere la sua espressione raggiante quando gliene aveva parlato.

Peccato che ci fosse un altro piccolo problema…

- Ho detto di no!-

- Ma..-

- Non cambierò idea, Ginny-

La rossa sbuffò, stanca e nervosa, e passò la palla al moro dagli occhi blu di Serpeverde.

Harry Potter non aveva detto una parola, poco convinto che la sua migliore amica sarebbe stata felice accanto a Malfoy.

- No, Blaise, è inutile che ci provi, ho detto no e no resterà- incrociò le braccia al petto.

- Hermione, ascoltami- Zabini si sedette sulla sponda del letto e la guardò in viso – Draco sta male per questa storia. È stato qui con te giorno e notte, anche se non vuole che te lo dica-

Hermione arrossì impercettibilmente – Lo so. Quando ho aperto gli occhi, lui… era vicino a me. Dormiva-

Un lieve sorriso le increspò le labbra.

- Non voglio costringerti a frequentarlo di nuovo. È una decisione che spetta a te. Ti chiedo solo di incontrarlo una volta. Una sola, Hermione…- le prese una mano tra le sue – Per parlare e chiarirvi. È una furia, Hermione, non hai idea dello stato in cui si trovi in questi giorni-

Non era il caso di dirgli quello che il biondino aveva fatto alla Parkinson e le altre.

Blaise incatenò lo sguardo con Hermione.

- Parla con Draco. Una volta soltanto. Per favore-

Sapeva benissimo che avrebbe dovuto affrontarlo. Sapeva che non avrebbe potuto ignorarlo per sempre.

E lei moriva dalla voglia di vederlo, stringerlo e baciarlo per ore.

- Va bene…- disse in un lieve sussurro.

Ma, si disse, non sarebbe cambiato nulla: quello sarebbe stato il loro ultimo incontro privato.

 

*

 

Fu con il cuore in gola e le gambe tremanti che una sera di qualche giorno dopo Hermione Jane Granger andò nel covo delle Serpi per incontrarne il Principe.

Era stato stabilito che si sarebbero visti all’ora di cena, in modo tale che nessuno l’avrebbe notata andare nei sotterranei e bussare a quella porta.

Sempre quella la cui targhetta recitava “Caposcuola – Draco Malfoy”.

Sentì dei passi oltre il legno, poi si aprì e fu come colpita da una luce accecante.

Draco Lucius Malfoy.

Era in piedi davanti a lei, bello come un Dio con la sua camicia grigio perla e i pantaloni neri, una mano sulla maniglia della porta.

Temeva che sarebbe svenuta solo per quello.

- Ciao- disse.

- Ciao- rispose lui – Entra-

Si fece da parte per permetterle di entrare, poi chiuse la porta. A chiave.

Hermione giurò di averlo sentito sussurrare l’incantesimo per bloccarla e imperturbate la stanza.

Gli dava le spalle.

- Siediti- le disse quasi gentile.

- Preferisco di no. Tanto, resterò poco- rispose più fredda di quanto avrebbe voluto.

Quello si sentì piccato dalle sue parole e dal tono di voce, ma vi passò sopra. Il suo imperativo, quella sera, era uno e uno soltanto: riprendersi Hermione Jane Granger.

Blaise le aveva detto che Draco, in realtà, non era mai stato a letto con le altre. Gliel’aveva rivelato per convincerla a parlare con lui: rifiutava l’idea di entrare nella stanza dove, dopo di lei, c’era stato un via vai di sgualdrine.

Ma il pensiero di Malfoy che baciava e amoreggiava ovunque sotto i suoi occhi… no, quello era vero. Nessun trucco, nessuna magia.

Sentì una pugnalata al petto.

- Allora?- chiese girandosi verso di lui.

- Allora cosa?-

- Mettiamo in chiaro le cose, Malfoy: sono qui solo perché non ne potevo più dell’insistenza di Blaise. Quindi, se hai qualcosa da dirmi, fallo subito perché non ho tempo da perdere-

Brava, questo era il modo giusto di agire. Fredda e tagliente. Ferire per non soffrire. Ferirlo ora che la cosa era fresca e superficiale, prima di dargli un dolore quando ormai erano uno nell’anima dell’altro.

Allontanarlo prima che la cosa diventasse troppo grande per essere gestita. Sapeva che sarebbe uscita da quella stanza con il cuore a pezzi e l’anima all’Inferno, ma non le importava.

Preferiva rinunciare a lui che farlo soffrire per il suo egoismo.

Draco assottigliò lo sguardo e incrociò le braccia al petto, appoggiandosi con la schiena a una delle colonne del grande letto a baldacchino.

- Ancora con questa farsa, Granger?-

- Quale farsa, Malfoy?-

Ben attenti a sottolineare il cognome dell’altro, si sfidavano con lo sguardo. Nessuno dei due avrebbe ceduto.

- Quella che hai messo su da un po’ di tempo a questa parte, Granger- ghignò – O vuoi negare?-

- Vogliamo parlare della tua, Malfoy?- replicò lei, riferendosi alle presunte notti di fuoco con mezza Hogwarts.

- E’ stata la reazione alla tua-

- Io non ho messo su nessuna farsa- sentenziò lapidaria.

Doveva crederci lei stessa, per affermare una cosa del genere. Ma era difficile, troppo difficile.

Mantenere gli occhi nei suoi e non perdersi. Fronteggiarlo rigida e non saltargli addosso.

Capendo che non avrebbe risolto nulla in quel modo, Draco si staccò dalla colonna del letto e si portò elegantemente a pochi centimetri da lei.

- Perché mi hai lasciato?- sussurrò con la voce bassa, gli occhi come due fessure argentee.

- Ho solo messo fine al nostro patto, tutto qui-

- Perché?- ripeté lui ad alta voce afferrandola per un braccio – Perché l’hai fatto?!-

- Toglimi subito le mani di dosso, Malfoy!- ordinò, nonostante fosse spaventata.

- Dimmelo, Hermione- sibilò contro il suo viso – Dimmi la verità.-

- Non c’è nessuna verità!- berciò lei, allontanandolo con uno strattone – Nessun’altra verità se non quella che ti ho già detto!-

- Non ti credo- replicò il biondo.

- Credici, perché non c’è altro.-

Con le gambe tremanti, Hermione gli voltò le spalle e respirò a fondo. Il cuore batteva all’impazzata… forse se ne era accorto?

La verità… la verità… oh, no, faceva troppo male… non poteva dirgli la verità.

Sentì le lacrime salirle agli occhi. Li strizzò ricacciandole da dove erano venute. Ma perché quel nodo in gola non si scioglieva?

Draco la guardava, immobile. Era così piccola, stretta in quelle spalle che sembravano fungere da protezione.

- Her—

- No, Draco. No.- lo interruppe lei – Non c’è altro da dire. Non c’è altro da fare.-

Perché aveva la voce rotta?

Fece due passi e posò la mano sulla maniglia della porta.

È l’ultima volta che attraverso questa porta, si disse. L’ultima. Non entrò più in questa stanza. Non toccherò più niente che appartenga a lui.

- Hermione- una supplica.

Come quel giorno, quando lo aveva lasciato. Chiuse gli occhi e rivide l’immagine di lui, seduto a letto, solo come un cucciolo abbandonato, con un dolore incredibile negli occhi.

La sua voce, in quel momento, era identica a quel giorno.

Ma non si voltò. Non poteva farlo, o non avrebbe retto.

Perché rivedeva davanti a sé l’immagine di Malfoy che dormiva, seduto, accanto al suo letto? Perché le tornavano in mente i suoi rari e preziosi sorrisi?

Strinse convulsamente la maniglia della porta, ma non si risolse ad abbassarla. Non ce la faceva.

Poi, sentì due mani forti posarsi sulle sue spalle.

- Hermione…-

- No- disse pronta lei – No, Draco. Lasciami andare-

Lo stava supplicando? Sì.

Lasciami andare, o non potrò più separarmi da te.

- Lasciami andare…- ripeté con la voce bassa, quasi piangendo.

- Non posso- rispose lui – Non finché non mi avrai detto la verità-

Lei tremò ma non disse niente. Lo sguardo basso, la mano sulla maniglia della porta.

Il suo silenzio lo stava facendo impazzire.

L’afferrò per i polsi e la fece girare.

- Dimmi la verità, Hermione!- aveva gridato contro di lei.

- No!- rispose – Non c’è niente, niente…!- ma non poteva guardarlo negli occhi.

- Allora dimmi che è stato solo sesso!- replicò il biondo – Dimmi che non ti importa nulla di me… dimmi che non mi ami!-

Hermione alzò lo sguardo su di lui: cosa c’era in quei meravigliosi occhi d’argento fuso?

Perché mi guardi così? Perché soffri? Soffrirai molto di più in futuro, accanto a me.

- Lasciami… andare…- mormorò.

- No. Non finché non mi avrai detto la verità-

- Smettila!- gridò a un certo punto lei, con un tremito – Smettila di fare così!-

- Così come?- chiese stupito lui.

- Non… non rovinare tutto…- bisbigliò – Non infrangere le mie barriere, Draco…-

Alzò gli occhi lucidi per incontrare i suoi – Non rendere tutto più difficile…-

Il cuore di Malfoy sembrò spaccarsi in mille pezzi e rimettersi insieme con un calore mai provato prima.

La guardò per qualche istante, prima di essere di nuovo in grado di parlare.

- Cosa… cosa è difficile?-

Lei scosse il capo.

- Hermione… cosa è difficile? Dimmelo…- anche lui supplicava.

Supplicava per avere una risposta.

- Lasciarti…- disse lei – Dimenticarti… ci ho provato, ci sto provando… ma è impossibile…-

Scrollò le spalle e si staccò dalla sua stretta – Non passa giorno che non pensi a te!- glielo disse quasi con la rabbia.

La rabbia di chi ama e non può amare.

Di chi deve dimenticare ma non può farlo.

Perché ama. Perché ama troppo.

- Io…-

- No!- disse di nuovo lei – Non riesco a cancellarti dalla mia vita! Ogni angolo di questa scuola mi fa pensare a te, ovunque si posano i miei occhi ci sono mille ricordi e mille immagini di noi due insieme!- le lacrime scendevano copiose sul suo viso.

- Il tuo odore è ovunque… nella mia stanza, sui miei vestiti, sulla mia pelle… più cerco di dimenticarti, più quello che provo si radica sempre più dentro di me…-

Draco la afferrò per le spalle, deciso, e fissò gli occhi nei suoi – Se è così… perché mi hai lasciato? Perché vuoi dimenticarmi?-

- Perché ho paura!- sbottò la riccia – Sto male, Draco… sto male se penso al futuro. Io diventerò un’Auror… mentre tuo padre ti marchierà il prima possibile e farà risorgere il suo Signore!-

Draco trattenne il respiro a quelle parole. Parole vere e dolorose.

Lucius Malfoy non sarebbe rimasto ad Azkaban ancora a lungo, e Voldemort… beh, era stato ucciso da Harry Potter.

Ma Harry Potter aveva sedici anni. Certo, era il Prescelto, ma pur sempre un sedicenne…

- Io non… non voglio vivere con il terrore di ricevere la notizia che… che ti hanno messo in carcere, o peggio…- scuoteva la testa disperata – Non voglio andare in missione e puntare la bacchetta su di te… non voglio mandarti ad Azkaban con questo sentimento nel cuore…- nel dirlo si portò una mano al petto.

Draco posò la sua su quella di lei, che sussultò.

- Io sono ancora libero, Hermione- sussurrò toccandole la fronte con la propria – Non ho alcun Marchio tatuato. Non ho ancora intrapreso una strada precisa-

Cosa le stava dicendo? No, non doveva andare così… dovevano solo parlare, discutere. Insultarsi, magari, e poi dirsi addio.

Perché, invece, adesso si sentiva vicina a lui come mai prima d’ora? Perché era così dolce e caldo?

Perché lo desiderava come l’aria che respirava?

- Hermione- sussurrò appena – Hai mai voluto veramente lasciarmi?-

- No…- disse con un singhiozzo – Io non… no. L’unica cosa che voglio sei tu…- ammise.

Non fingeva più. Non si sforzava di dire bugie e falsità.

Lo guardò negli occhi e gli accarezzò il viso con le mani – Draco… io ti amo…-

Boom.

Una bomba era appena esplosa nel petto del biondino di Serpeverde.

Un calore inaspettato gli aveva invaso le membra, il respiro si era fermato in gola e il cuore aveva smesso di battere.

Ecco, sarebbe morto entro breve. Non poteva esistere una felicità maggiore. No, assolutamente no.

Sentirsi dire quelle due parole dalla ragazza che lo aveva stregato… poteva esserci qualcosa di più bello?

Un’emozione più intensa, un calore più grande?

- Cosa…- biascicò, senza parole – Cosa hai… detto…?- la voce tradiva l’emozione che provava.

Un’emozione così forte da fargli girare la testa. Probabilmente sarebbe svenuto di lì a poco.

Lei non abbassò lo sguardo. Ma arrossì.

Oh, eccome se arrossì. E divenne ancora più bella, se possibile.

Draco posò gli occhi sulle sue labbra dischiuse, vi passò piano il pollice in una lenta carezza, e vi sostituì poi le sue labbra.

Quello che seguì fu un mare di emozioni in tempesta. In pochi minuti si erano spogliati a vicenda e spinti sul letto, guidati da una passione diversa dal solito.

Desiderio di una carezza. Bisogno di sentire la sua pelle contro la mia. Respirare la sua aria.

Bruciare al contatto del suo corpo con il mio.

Quella fu la vera prima volta tra Draco Malfoy ed Hermione Granger.

La prima volta in cui due cuori innamorati si sono realmente incontrati.

La prima volta in cui le loro anime si sono toccate.

Mano nella mano, hanno camminato lungo la via dell’amore fino al loro paradiso segreto.

Insieme.

 

*

 

- Herm, è una cosa fantastica!-

- Sì-

- Sono così felice per te… per voi!-

Ginevra Weasley era, se possibile, più felice di Hermione Granger per la sua riappacificazione con Draco Malfoy.

L’aveva abbracciata fin quasi a soffocarla, quando le aveva detto che avevano parlato e si erano messi insieme.

Ebbene sì, Draco Lucius Malfoy ed Hermione Jane Granger stavano insieme.

Non ufficialmente, certo, ma stavano insieme. Solo i loro amici lo sapevano.

Beh, pochi.

Harry Potter, Ginny Weasley e Blaise Zabini.

Quando Hermione era costretta in infermeria avevano fatto i salti mortali per non far incontrare Ron con Blaise o Draco, che aveva praticamente vissuto lì per cinque giorni.

Hermione e Draco erano felici.

Felici di guardarsi, di sfiorarsi le mani, anche di insultarsi nei corridoi.

- Che faccia abbattuta, Potty… preoccupato per la partita?-

- Ti piacerebbe-

Era divertente insultare Harry e guardare Hermione.

- Evapora, Malferret- aveva detto lei una volta.

Lui le si era avvicinato spavaldo, ma le aveva sussurrato – Volentieri. Magari in una vasca da bagno, con te…-

- Alle 17.30 nel bagno dei Prefetti- aveva risposto lei.

Un ghigno, uno sguardo storto, la finta di scostarsi bruscamente.

Insultarsi mentre ci si allontanava, per poi mandarsi un bacio da dietro l’angolo.

Quelle cose rendevano Hermione Granger la donna più felice del mondo.

Ma la felicità, si sa, dura poco. E, ad ogni modo, viene condivisa con le persone amate.

Tutte. Nessuno escluso.

Era una fredda mattina di Ottobre quella che aveva accolto, in una stanza della Torre di Grifondoro, due focosi amanti.

Lui, Principe di Slytherin. Lei, Regina di Gryffindor.

Lui si crogiolava nel tepore delle lenzuola, gustandosi una sigaretta. Più che meritata, date le sue elevate prestazioni.

Lei si concedeva una doccia bollente al profumo di fragola. Il suo profumo.

Sembrava uno scenario felice, e lo era.

Lo fu, fino a quel momento.

Il momento in cui Ronald Weasley, accompagnato al Dormitorio femminile da Lavanda Brown, aprì la porta.

Quella porta. La cui targhetta indicava “Caposcuola – Hermione Granger”.

- Mione, devo dirti—

Il suo sguardo si posò sul pavimento, sul quale giacevano un paio di scarpe maschili, nere. Poco più in là un paio di pantaloni, maschili, neri.

Accanto ad essi, una gonna a pieghe. Due camicie una sull’altra.

Più su, un reggiseno di pizzo beige buttato sul comodino.

E poi, l’orrore. Il diavolo.

Draco Malfoy semi sdraiato nel letto della sua migliore amica, con il lenzuolo che gli copriva appena l’inguine.

Almeno indossava l’intimo.

Tutto questo accadde nel giro di un secondo scarso.

A Draco era caduta la sigaretta dalle labbra. A Ron la mascella sul pavimento. A Lavanda stavano per cadere tutti i capelli.

In quel momento Hermione uscì dal bagno.

Indossava solo una gonna e un reggiseno di seta bordeaux.

- Draco, hai visto—

I loro occhi si incontrarono. Quelli di Draco con quelli di Hermione. Hermione con Ron. Lavanda con Hermione.

Rimasero così, a fissarsi, per qualche secondo.

Ron e Lavanda sulla porta. Draco a letto. Hermione in piedi.

- TU!- gridò a un certo punto Ron, indicando col dito il biondo malefico.

- E TU!- rivolgendosi poi alla riccia.

- Ron… io…-

Quello si voltò e uscì di corsa. Lavanda, dopo qualche occhiata al biondo praticamente nudo, lo seguì.

- Oh… cielo… -

Hermione si mise le mani nei capelli, gli occhi spiritati mentre Draco scese dal letto e la afferrò per le spalle.

- Calmati!- le disse – Risolveremo tutto-

- No… no… devo seguirlo…- si chinò e raccolse la sua camicia da terra.

Infilò un paio di ballerine a caso e corse fuori, i capelli umidi raccolti sul capo e la camicia praticamente slacciata.

Lo rincorse fino alla Sala Comune, chiamandolo a gran voce.

- Sta zitta!- le gridò contro, fermandosi di botto.

- Ron, ti prego… ascoltami…-

Tutti li guardavano.

- Cosa devo ascoltare, Hermione? COSA?!- i pugni stretti, il viso rosso, gli occhi pieni di rabbia.

E odio.

- Tu… tu e quel… quel…- balbettò – Quello schifoso figlio di Mangiamorte!-

Tutti trasalirono all’ultima parola.

Hermione non sapeva cosa dire. Dietro di lei apparve, bello come un Dio, Draco Malfoy.

Indossava i pantaloni neri e la camicia indossata giusto per senso del dovere.

Tutti trattennero il fiato.

Ron li guardava furioso e schifato al tempo stesso.

- Per favore…- disse la riccia – Non… non reagire così…-

Ron avrebbero voluto staccarle la testa, ma si limitò ad uscire dalla Sala Comune a passo di carica.

Hermione lo seguì immediatamente. Lo chiamava, gli diceva di fermarsi, di aspettare, di ascoltarla.

Tutta la scuola invece seguiva loro due.

Lui furioso, lei disperata con la camicia poco allacciata.

- Ron, ti prego! Non fare il bambino!-

A quell’uscita il rosso si piantò nel bel mezzo del giardino. Il posto perfetto per far sapere a tutti i propri fatti personali e assicurarsi che nessuno ne sia all’oscuro.

- Il bambino? A me?!- la guardava come se fosse uno Schiopodo Sparacoda – TU dici a ME una cosa simile?!-

- Sì- rispose – Devi ascoltarmi-

- Io non ti devo niente. NIENTE!- gli studenti avevano creato una specie di cerchio di fuoco intorno a loro.

Draco Malfoy arrivò poco dopo, seguito da oltre un migliaio di sguardi di ogni genere.

- Ah, eccolo lì, il bastardo…-

- Weasley, attento a come parli!-

- Draco, ti prego…- una preghiera, una supplica.

Lui odiava le scenate in pubblico. Quel tipo di scenate più che mai.

- Solo perché me lo chiedi tu- soffiò.

- Ron, ascoltami- fece qualche passo avanti, ma uno sguardo furente del rosso la fermò.

- Come hai potuto? Quello è Malfoy!- indicandolo – Draco Malfoy! Quel lurido figlio di Mangiamorte! Harry ha spedito suo padre ad Azkaban l’anno scorso, e tu… tu…- non riusciva a dirlo.

- Io cosa? Ron, non puoi fare così… non puoi non ascoltare le mie ragioni!-

- E che ragioni ci sono per andare a letto con quello?!-

Silenzio totale.

Hermione aveva gli occhi sgranati, lucidi per la rabbia, per la vergogna, per il dolore.

Si alzarono dei mormorii sommessi.

- Eh già- continuò il rosso – Chi avrebbe mai immaginato che la brillante Hermione Granger se la intendesse con il viscido Draco Malfoy?!- man mano la sua voce si alzava di tono.

Draco stringeva convulsamente i pugni, facendo violenza su se stesso per non alzarli sul Grifondoro.

- Ron, ti prego… non… non qui…- gemette lei – Non così…-

- Cos’è, ti vergogni adesso? Prima ci vai a letto e poi ti vergogni?-

- Io non ho nulla di cui vergognarmi! Non ho fatto nulla di sbagliato!- replicò la riccia.

- Come OSI dire una cosa simile?!- si erano avvicinati di qualche passo – Andare a letto con Malfoy non è sbagliato?!-

- No-

Ferma. Decisa. Orgogliosa. Innamorata.

- Tu sei Hermione Granger!-

- Questo non mi impedisce di andare a letto con chi mi pare e piace!- ribatté lei.

- Tutti, Hermione… tutti, ma non LUI!-

- E perché no? Cos’ha di diverso dagli altri?!-

- E’ Malfoy! M-A-L-F-O-Y!!-

- E allora?!-

Si stava arrabbiando. Perché tutti sì e lui no? Perché? Aveva fatto tanti errori, e tanti ne pagava a causa del nome che portava.

Ma non era giusto.

E lei lo amava.

Intanto, Harry, Ginny e Blaise si erano affiancati al biondo.

- Mi ha chiesto di non interferire- sibilò lo Slytherin all’amico – Ma non so per quanto ancora io riesca a trattenermi-

Blaise lo conosceva bene. Ancora pochi secondi e sarebbe esploso.

Poco, pochissimo, e la bomba sarebbe scoppiata.

- Oh… e da quanto andrebbe avanti questo… schifo?!-

- Da Aprile-

Una voce fredda e sibilante si era alzata dal pubblico.

Draco Malfoy stava camminando verso di loro.

- Tu… lurido verme… cosa le hai fatto? Come l’hai convinta?!-

Si avvicinò all’amica e la prese per le spalle, scuotendola – Perché lui ti ha convinta, vero? Vero?!-

- No…- rispose Hermione – No, Ron. È stata una decisione mia-

Ron sembrava sul punto di ucciderla.

Draco afferrò il rosso per il polso, allontanandolo dalla riccia. Poco ci mancò che rotolassero a terra a suon di pugni.

Blaise era corso a fermare Draco. Harry a trattenere Ron. Ginny a sorreggere Hermione.

Bastarono poche occhiate per capire: sapevano. Loro sapevano, e lui no.

Con un gesto brusco si separò da Potter.

- Tu lo sapevi!-

- Sì- ammise il moro.

- E tu anche!- rivolgendosi poi alla sorella, che annuì.

Li guardò in un modo orribile. Hermione singhiozzava, Draco sputava fuoco e Harry era senza parole.

- Mi fate schifo- con quel sibilo, Ronald Weasley abbandonò il giardino e rientrò nelle mura scolastiche.

Tutto taceva intorno a loro. Nessuno osava parlare. Nessuno osava respirare.

Scoprire che la perfetta so-tutto-io Hermione Granger andava a letto con niente meno che Draco Malfoy era stata la notizia del secolo.

Qualcuno iniziò a mormorare. Qualcuno scattò delle foto. Qualcuno scappò via. Qualcuno rise.

Hermione piangeva.

Draco si avvicinò a lei, la afferrò per un braccio e le cinse le spalle con un braccio – Vieni- le sussurrò dolcemente.

Gli studenti aprirono loro la strada che li portò ai sotterranei, nella stanza da letto di Malfoy.

Harry, Ginny e Blaise si erano allontanati insieme per cercare Ron, e un posto dove discutere della situazione con calma, e da soli.

Qualcun altro si sedette alla scrivania e iniziò a scrivere.

 

“Caro Padre,

è la vostra devota figlia che vi scrive.

Sono molto preoccupata per le sorti del nostro amato Draco. Vedete, Padre, da qualche mese ha iniziato a comportarsi in modo strano e frequentare gente indegna.

Proprio poco fa ha dato spettacolo, in giardino, rivelando la sua relazione con quella sporca Mezzosangue della Granger.

Temo che lo stia allontanando dalla sua strada, Padre. È per chiedervi aiuto che vi scrivo.

Avvertitelo, riportatelo sulla giusta via per lui. Sulla nostra strada.

Io non ho più alcun potere su di lui, purtroppo. E non sapete quanto possa dolermi ammetterlo.

Ho fallito.

Ma voi, Padre, voi potete. Fate qualcosa, vi supplico.

Colgo l’occasione per chiedervi a che punto siete con il piano per liberare i nostri fedeli e coraggiosi compagni, e quando potremo adorare di nuovo il nostro Signore.

Confido nella vostra comprensione.

La vostra devota figlia,

Pansy”

 

Fu con un ampio ghigno che la moretta Serpeverde spedì la lettera al padre e fu, con un ghigno ancora più ampio, che aprì la lettera di risposta che ricevette il giorno successivo.

Draco Malfoy sarebbe tornato nelle loro file, con le buone o con le cattive.

 

 

 

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Capitolo 18
*** Come è potuto succedere?! ***


 Un piccolo capitolo speciale, scritto dal punto di vista di un personaggio specifico.


 

 

No, no, no e ancora no! Mi rifiuto! Com’è possibile?!

Fino a pochi minuti fa ero felice… avevo una famiglia, una carriera scolastica, degli amici… un migliore amico, una sorella e una migliore amica che amo da anni.

E invece adesso non ho più una sorella, un migliore amico e una migliore amica che amo da anni.

Miseriaccia, come hanno potuto farmi una cosa simile? Come hanno potuto tenermi all’oscuro di tutto quanto?!

Circa mezz’ora fa mi sono recato, con Lavanda –per evitare di scivolare giù lungo le scale- al Dormitorio Femminile di Gryffindor per vedere Hermione.

Beh ero agitato, insomma… per me entrare nella camera di Hermione non è mica roba da tutti i giorni! A parte questo, dicevo… sì, ero con Lavanda che mi ha gentilmente accompagnato.

Apro la porta e cosa vedo?

Il Diavolo. Il Diavolo in persona. Nel letto di Hermione!

Miseriaccia, c’erano un sacco di vestiti sparsi sul pavimento… ho visto anche il reggiseno di Hermione sul comodino! Sarei arrossito di imbarazzo, se non avessi visto quel bastardo di Malfoy sdraiato a letto…

Dannazione, Malfoy!

Ed era nudo… nudo! Per un attimo il mio cervello si è fermato: guardavo quell’essere viscido e ignobile che osava starsene lì adagiato comodamente su un letto non suo, di una camera non sua, di una ragazza non sua, di una Casa non sua… insomma, Malfoy non c’entrava assolutamente niente lì dentro!

E quel bastardo mi ha pure guardato sorpreso… come se per lui fosse la cosa più naturale del mondo star lì. Viscido, schifoso…

E poi, Merlino, credevo di svenire.

In quel momento Hermione è uscita dal bagno con indosso solo una gonna e un reggiseno… e di nuovo, mi sarei imbarazzato se non fossi stato sotto shock.

Rifiutando la realtà, me ne sono andato.

“Occhio non vede cuore non duole” dicono i Babbani, no? Bene, me ne sono andato per non vedere quello scempio.

Con un dannato macigno in mezzo al petto continuavo a camminare, ma dannazione, Hermione mi correva dietro chiamandomi a gran voce. E poi mi sono fermato in mezzo al giardino pieno di gente, con il puro intento di svergognarla davanti a tutta la scuola: a quanto pare ci sono riuscito, tutti li guardavano e nessuno sarà all’oscuro di questa storia.

Bene, proprio quello che volevo.

E adesso, dopo quella stupida e patetica scenata, me ne sono tornato in camera mia e mi sono buttato sul letto chiudendo le tende intorno a me.

Sono arrabbiato, arrabbiato da morire. Con Hermione che mi ha tradito con Malfoy, che si è venduta a un paio di occhini sexy e un bel culo.

Che schifo.

Ora sono qui a letto, e qualcuno è appena entrato nella stanza. Chi diavolo è?!

Ecco, lo sapevo. È quel traditore di Harry che sta aprendo le tende del mio letto e mi guarda in un modo che odio!

- Che vuoi?-

- Parlarti-

- Avresti potuto pensarci prima, amico-

Ah, sbuffa pure, il fedifrago!

- Non avresti dovuto fare quella scenata in giardino-

Con che coraggio mi dice una cosa simile, adesso?! – Beh, tu avresti dovuto dirmi che la nostra migliore amica si è venduta al nemico!-

E adesso scatto seduto sul mio letto, guardando Harry con disprezzo, davvero tanto disprezzo. Sono troppo arrabbiato per dispiacermi del suo muso da bambino sofferente.

- Non si è venduta al nemico-

- E Malfoy chi è, il simpatico vicino di casa?!- gli sbotto contro – Harry, come avete potuto farmi una cosa simile?!-

- Non era intenzionale, Ron- cerca di spiegarmi, sospirando.

- Ma perché io ero l’unico a non saperlo, eh?!-

- Perché la tua reazione sarebbe stata esagerata, esattamente come lo è stata. Hai messo Hermione e la sua vita privata sulla pubblica piazza, Ron- ecco, c’è una certa nota di rabbia nella sua voce – E’ stato un grosso errore-

- L’errore è stato innamorarmi di lei!- grido mettendomi in piedi e fronteggiando Harry – Quel viscido di Malfoy ha detto che se la porta a letto da Aprile! Aprile, dannazione! Mesi fa! Un sacco di mesi fa!-

A questo pensiero il sangue mi ribollisce nelle vene. So di essere rosso peperone, ma non mi importa.

Sono arrabbiatissimo.

- Guarda che io l’ho saputo da poco!-

- E Ginny?!-

- Ginny l’ha scoperto da sola-

- E l’ha aiutata a tenere segreta questa specie di… relazione!- dico con una smorfia disgustata – Non vi fidate di me, ecco il punto!-

- Ron, non è questo il punto!-

- Ah no? E quale, allora?!-

Harry sta sbuffando. Si passa una mano tra i capelli. A-ha, è nervoso! Lo so, lo conosco benissimo. Quando fa così è agitato, e cerca le parole giuste per parlare.

- Ron, quei due… si vogliono… bene- dice poco alla volta – Stanno davvero insieme, come… come due persone normali. Come una coppia-

Ecco, a questo punto potrebbe venire Piton a dirmi che è il mio vero padre che non batterei ciglio.

Cosa ha appena detto quella sottospecie di migliore amico?!

- Harry- balbetto. Diamine, non va bene – Hermione e Malfoy non… non stanno insieme…-

- Sì, invece-

- Lei potrà anche essersi… infatuata di lui- dico velenosamente – Ma lui… lui! Non proverà mai niente per lei! La sta solo prendendo in giro… è uno sfizio per lui!-

- Ron…-

Non lo ascolto.

- Hermione non gli è mai corsa dietro come tutte le oche che ci sono a scuola- continuo, imperterrito – Per lui è come un trofeo… senza contare che lei… lei…- ecco, non riesco neanche a dirlo – Lei era…-

- Vergine- conclude lui – Lo so, Ron. È stato un colpo anche per me, e abbiamo litigato, io ed Hermione-

Sto zitto solo perché non voglio prendere a pugni Harry. Solo per questo.

- Ma lei… è una ragazza intelligente, lo sappiamo bene-

Sì, così intelligente da correre nel letto di quel bastardo biondo tutti i santi giorni!

- Ho parlato con Malfoy-

Perfetto – Avete preso thè e pasticcini per caso?-

- Lui non la sta prendendo in giro- sì, come no, è la sua anima gemella – E’… è serio. Tutti e due sono seri…-

- Basta, basta! Ho sentito fin troppo!- mi giro tappandomi le orecchie con le mani – Non voglio sapere altro!-

- Ron, per favore…-

- Per favore cosa!?- dico girandomi verso di lui – Hermione diventa l’amante di Malfoy, Ginny lo scopre e la aiuta a non farsi scoprire, e tu… tu ne sei a conoscenza e non mi dici niente!-

- Volevamo dirtelo… ma non sapevamo come-

- Tutte balle!- adesso ne ho davvero abbastanza – Mi avete tradito!-

Oh, povero Harry… che faccino oltraggiato. Ma certo, lui è Harry Potter, lui ha visto cose peggiori, cose che noi non  immaginiamo neanche.

- Hermione mi ha tradito! Lei ama me… ME! È con me che deve stare, non con un viscido figlio di Mangiamorte!- gli urlo contro al limite della sopportazione – Ginny, mia sorella… anche lei mi ha tradito! E tu… TU! Il mio migliore amico! Tu non mi hai detto niente… e avete pure il coraggio di prendervela con me!-

Mi dirigo alla porta, ignorando bellamente i richiami del mio ormai ex-migliore amico.

- Non abbiamo più niente da dirci-

E con questo sbatto la porta e me ne vado.

Ma non finisce qui, oh no… assolutamente. Me la pagheranno cara quei traditori! Sì, traditori… dannati traditori!

E io che volevo dichiararmi a lei… volevo dirle che l’amo… da tanto tempo ormai. Che illuso… io qui a soffrire e penare per un suo sorriso, e lei che invece correva da quel bastardo di Malfoy appena poteva…

No, questo non lo posso sopportare.

Non ho più niente a che spartire con loro. Niente di niente.

Per questo mi vendicherò. Oh sì, Ronald Weasley, l’amico stupido di Potter, si vendicherà della saccente Hermione Granger.

Vediamo se il tuo bel principe azzurro ci tiene davvero a te… voglio proprio vedere!

Non finisce qui.

 

 

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Capitolo 19
*** Caro Draco ***


 

 

Erano passati alcuni giorni da quell’orribile scenata nel giardino di Hogwarts.

Ronald Weasley aveva tolto il saluto ad Harry Potter, a sua sorella Ginny e ad Hermione Granger, e non faceva altro che sta zitto e scoccare occhiate di fuoco a Draco Malfoy.

Pur di non stare con loro si isolava, o stava in compagnia di pochi altri amici. Si era anche riavvicinato a Lavanda Brown, che non aveva perso tempo a raccontare in giro quello che aveva visto: Malfoy nudo nel letto della Granger, appena uscita dalla doccia.

Ci andava a nozze, la bionda di Hogwarts.

Lei stava con Ron, lo consolava, faceva i compiti con lui… migliore occasione non poteva trovarne.

Così come Pansy Parkinson, che se la rideva nel suo Dormitorio. Hermione Granger era stata svergognata davanti a tutta la scuola.

Ben le sta, pensava la moretta di Serpeverde. L’immagine della studentessa perfetta e impeccabile era stata finalmente smontata.

E intanto, le perfetta e impeccabile studentessa di Grifondoro era abbracciata al suo ragazzo nella camera di lui.

Ci era voluto un po’ per calmarla dopo la furiosa litigata con Ron in giardino, ma essere scoperti non aveva fatto altro che rafforzare il loro legame e la loro complicità.

Hermione era avvolta dalle lenzuola di seta verde scuro, e teneva la testa appoggiata al petto di Draco. Gli occhi chiusi, l’espressione serena.

Non poteva trovare altrove la tranquillità che quel ragazzo le faceva provare, ne era certa.

D’altro canto, lui era pazzo di lei.

Ma c’era qualcosa di cui dovevano parlare. Domande che necessitavano di rispose.

Quesiti e interrogativi che, prima o poi, avrebbero dovuto porsi l’un l’altro.

- Draco-

- Sì?-

- Posso farti una domanda?-

- Dimmi-

Un attimo di silenzio prima di parlare.

- Perché a volte diventi violento?-

Draco chiuse gli occhi. Lo sapeva che quella domanda sarebbe arrivata.

Non sentendo la sua risposta, Hermione continuò – Sai… la prima volta è successo mesi fa, e non riuscivo a capire il perché-

Un lieve sospiro – Non te l’ho mai chiesto, ma adesso vorrei saperlo. Insomma… non è stato un caso isolato. E non mi piace quando mi tratti così-

Stette in silenzio per incitarlo a rispondere. Pochi attimi dopo, Draco aprì gli occhi e sospirò.

- Quella volta… la prima volta che ti ho trattata male, intendo- iniziò con voce bassa e carezzevole, ma visibilmente tesa – Mi ero accorto che mi infastidiva vederti sempre insieme a Potter e Weasley-

Hermione rimase zitta per non interromperlo. Voleva ascoltare ogni parola, ogni respiro, ogni cambiamento del ragazzo che amava.

- Non mi piaceva vederti in atteggiamenti così confidenziali con loro. Non tanto per San Potter… quello fa sesso come i dodicenni, mi spiace per la Weasley-

- Ehi!-

- Ma mi irritava da morire guardare come Lenticchia ti mangiava con gli occhi, ti toccava, si comportava come se tu fossi di sua proprietà- continuò come se lei non avesse parlato.

Insomma, era geloso, pensò Hermione.

- E’ successa la stessa cosa con quel cretino di Krum-

- Hai finito di insultare i miei amici?- chiese con un finto tono offeso.

- Tesoro, non è colpa mia se tutte le persone che conosci sono dei perfetti idioti- rispose lui con lui mezzo ghigno.

Lei si alzò sui gomiti e voltò la testa per guardarlo negli occhi. Era seria.

Lui la guardò e le accarezzò il viso dolcemente – Non voglio che gli altri ti tocchino, Hermione. Solo il pensiero mi fa impazzire-

Lei stava per sciogliersi a quelle parole. Amava quel ragazzo come mai le era successo prima. Esisteva solo lui, lui e ancora lui, nessun altro, niente altro.

Solo loro due.

- Purtroppo non riesco sempre a frenare la mia rabbia- aggiunse con voce bassa, quasi inudibile – E quando mi sono reso conto che… per me era più del semplice sesso… non sono riuscito a controllarmi-

Chiuse gli occhi e respirò a fondo.

Hermione rimase a guardarlo per qualche istante, poi si mosse e gli diede un lieve bacio a fior di labbra. Lui riaprì gli occhi.

Oro e argento fusi uno nell’altro.

- Draco- disse piano la riccia – Non… non trattarmi più così. Non trattarmi più come se fossi solo un oggetto-

La voce sembrava rotta. Draco si maledisse per quello. L’aveva fatta soffrire, comportandosi come se di lei gli importasse una cosa sola, e non erano il suo cuore o il suo cervello.

- Non succederà- rispose il biondo.

- Promettimelo- aggiunse subito lei.

Lui la guardò negli occhi – Te lo prometto-

Si sciolsero in un bacio dolce che sapeva del loro amore. Un bacio che suggellava ancora una volta i loro sentimenti, i loro cuori uniti.

Ora e per sempre.

 

*

 

Sembrava una bella giornata, quella di pochi giorni dopo. Frizzantina, essendo oltre la metà di Novembre. Il cielo era limpido per via di una brezza fresca e leggera che aveva spazzato via le poche nuvole.

Sembrava, perché non era affatto bella.

Per Draco Lucius Malfoy, quella fu una pessima giornata.

Non tanto per le scarse ore di sonno della notte appena trascorsa: finire il tema per Incantesimi era indispensabile, ma lo era di più dare le giuste attenzioni alla sua ragazza.

Per questo, dopo essere stato con lei, era corso al suo Dormitorio Slytherin per terminare il compito.

Ma no, non fu quello a indisporlo.

Bensì una lettera giuntagli poco dopo essersi svegliato.

Infatti un piccolo gufo sconosciuto gli aveva recapitato una lettera. Di carta blu, non era firmata né siglata. Recitava solo il suo nome.

“Draco Lucius Malfoy”.

Incuriosito la aprì e ne estrasse un foglio bianco.

Sgranò gli occhi e strinse convulsamente quel pezzo di carta.

- Maledetti bastardi…- sibilò.

 

 

“Caro Draco,

vorremmo dirti due parole riguardo la tua condotta e, ovviamente, il tuo destino.

Duole a tutti noi sapere che hai preso a frequentare gente indegna, ma siamo sicuri che si tratti di un semplice sfogo.

Non crediamo certo che tu abbia intenzioni serie con quella sporca Mezzosangue di Hermione Granger.

Sappiamo bene tutti quanti, tu compreso, che non sarebbe possibile.

Quindi, confidando nel fatto che tu abbia solo voglia di un passatempo, lasciamo che tu ti diverta con quella ragazza come più ti piace. Sei libero di frequentarla se lo desideri.

A quanto abbiamo appreso sembra che tu insista in questa ‘relazione’. La ragazza deve avere qualche dote nascosta, immaginiamo bene quali possano essere…

Non sarebbe male se, dopo gli esami scolastici, la portassi con te. Sarebbe un bella rivincita giocare con la Mezzosangue amica di Potter.

Se diletta te da mesi, caro, sarebbe soddisfacente farla girare tra i nostri letti e divertirci come più ci piace con lei.

A proposito di scuola, Draco: la cerimonia avverrà la settimana successiva agli esami. Verrai Marchiato e iniziato come Mangiamorte, e lavorerai al fianco di tuo padre.

Proprio così: Lucius sta per essere liberato, e con lui molti altri nostri colleghi. A breve il Signore Oscuro risorgerà.

Sei l’unica persona esterna a saperlo, Draco: confidiamo che questo segreto resti tale.

Con molti auguri,

i tuoi Compagni”

 

 

Draco non credeva ai suoi occhi.

Era furente per la rabbia. Furioso. Indignazione. Era altamente oltraggiato per quelle parole.

“Sappiamo bene tutti quanti, tu compreso, che non sarebbe possibile.”

Prima frase che significava “Sai cosa ti aspetta”.

Certo che lo sapeva. L’avrebbero cercato e rincorso in capo al mondo pur di imprimergli a fuoco nella carne il simbolo di quel pazzo di Tom Riddle.

“Sei libero di frequentarla se lo desideri.” Ovvero “Frequentala finché ti sarà concesso, ma abbandonala quando sarà il momento”.

Ovvio. Quei bastardi concepivano le unioni tra un uomo e una donna solo tramite sesso e matrimoni combinati.

Tutti i Mangiamorte Purosangue si erano sposati solo per mantenere “alto” il livello della famiglia, non sporcare il loro sangue blu e continuare la tradizione.

Bello schifo, pensò Draco.

Quello che gli fece ribollire il sangue nelle vene, però, era ciò che avevano scritto su Hermione.

Non solo la vedevano come la puttana personale di Draco, ma avevano anche avuto il coraggio di proporgli di portarla con lui per farla diventare la puttana dei Mangiamorte e, magari, di Voldemort stesso, una volta risorto.

Come osavano? Con che faccia parlavano in quel modo della sua ragazza?

Per poco non diede fuoco alla pergamena, mentre leggeva quelle parole.

Lo sfregio non era solo per Potter. Era anche per lui. Come dire che, se lei era un oggetto e lui convinto della causa, portarla con sé e farla girare nei loro letti sarebbe stata una prova schiacciante della sua fedeltà.

“La cerimonia avverrà la settimana successiva agli esami. Verrai Marchiato e iniziato come Mangiamorte.”

Tremò.

Draco Lucius Malfoy tremò. Di paura.

Era solo un ragazzo contro un esercito di Mangiamorte intenti a far risorgere in più grande imbecille di tutta la storia del Mondo Magico.

E suo padre ne era alla guida.

Come avrebbe potuto difendere se stesso e la ragazza che amava? In che modo sarebbe scappato a quell’orribile delitto che era Marchiarlo a vita?

Non riusciva a trovare un modo per salvarsi. Ancora non ci era riuscito.

Cosa avrebbe fatto, sarebbe andato da San Potter a chiedergli aiuto?

Mai.

Piuttosto si sarebbe buttato dalla Torre di Astronomia.

Silente? Lui di sicuro avrebbe fatto di tutto per dargli una mano.

Ma non concepiva il pensiero. Lui era pur sempre un Malfoy, e i Malfoy non chiedono aiuto.

Non poteva fare niente nella situazione attuale, così ripiegò il foglio, lo inserì nella busta con cui era arrivato e lo ripose in fondo a un cassetto del comodino accanto al letto.

Fremeva di rabbia.

In quel momento la porta della camera si aprì.

- Draco-

- Blaise-

- Non sapevo fossi qui- disse il moro chiudendosi la porta alle spalle – Credevo avessi un appuntamento con Hermione-

- Infatti- rispose il biondo.

La maschera era tornata al suo posto, ma l’amico lo conosceva bene. C’era una strana atmosfera lì dentro.

Lo fissò negli occhi, intensamente, per scrutarvi dentro e capire cosa fosse successo.

- E’ tutto a posto?-

Silenzio.

- Certo-

Non era il momento buono, si disse Zabini.

Così decise di lasciar perdere – Allora buon divertimento-

- Grazie Blaise-

Pochi passi lo portarono fuori da quella stanza, e molti altri invece lo condussero in giardino, verso un albero secolare sotto il quale era seduta colei che portava luce e calore nella sua vita.

Al solo vederla gli si riversò un caldo tepore nel petto, diffondendosi poi in tutto il corpo e dandogli quella sensazione di pace che solo lei era in grado di fargli provare.

Allo stesso tempo, il pensiero di Lei tra le mani dei Mangiamorte… Lei trascinata nei loro letti… Lei torturata per divertimento… Lo faceva impazzire.

Strinse spasmodicamente i pugni fino a farsi male quasi, quando la vide voltarsi e regalargli quel sorriso radioso che a lui, e solo a lui, a mostrava.

Quel sorriso che non rivolgeva neanche ai suoi due più cari amici, Potty e Lenticchia… ehm, Potter e Weasley.

Amore e Amicizia sono simili, ma non la stessa cosa.

E il sorriso che vedeva, che gli veniva donato, era di amore.

Puro Amore.

Ed era di Amore che sapeva il bacio che gli stava dando Lei.

La sua ragazza.

- Ciao…- disse dolce la Gryffindor.

Lui rispose con un sorriso.

Scosse la testa, guardandola, per poi passarle un braccio intorno alla vita e attirarla a sé per baciarla come si deve.

Mosso da un senso di protezione, la strinse tanto forte da farla quasi gemere.

Doveva sottolineare che lei era sua.

Sua.

- Draco- ansimò la riccia staccandosi a forza dal suo bacio –Ci stanno guardando tutti…-

Ok, gli era andata incontro dandogli un bacio a stampo come saluto, ma quello era roba da esibizionisti, e lei non lo era.

La gente non aveva smesso di parlarle alle spalle.

Metà Grifondoro non le rivolgeva la parola. Chi lo faceva non sempre era sincero. Il resto degli studenti rosso-oro, non la conosceva personalmente.

Chi le era davvero rimasto accanto erano Harry e Ginny, Luna, Neville e, anche se un po’ meno, Lee, Dean e Seamus.

Le ragazze delle altre case, specialmente Slytherin, la guardavano con odio, le lanciavano battutine di disprezzo, parole volgari.

Ma non osavano sfiorarla.

I ragazzi la guardavano come una facile. Le lanciavano occhiate maliziose, dicendo che “Chi l’avrebbe mai immaginata una cosa simile dalla Granger?”.

Draco non sopportava tutto questo. Comunque sia, nessuno aveva più osato fare qualcosa a lui o a lei.

Gli bastò guardarla negli occhi per farglielo capire: la voleva.

Ora. Subito.

E se lei si fosse opposta, l’avrebbe presa lì in giardino contro il tronco di un albero.

 

*

 

Non posso stare con lei.

Un enorme peso gli piombò addosso quando quel pensiero prese forma nella sua mente.

È pericoloso.

Poche parole che si delineavano chiare davanti ai suoi occhi adamantini.

Non voglio che corra rischi per colpa mia.

La consapevolezza di ciò a cui andava incontro.

Devo proteggerla.

Il desiderio di vederla sempre avvolta da quella luce che emanava dagli occhi d’oro.

A qualunque costo.

Non c’era altro da fare.

Pensandoci, in fin dei conti avevano solo diciassette anni. Non era scritto da nessuna parte che si frequentavano, né si erano scambiati promesse di alcun genere.

E poi, si sa… le storie tra adolescenti sono un punto interrogativo… chi lo sa come vanno a finire?

Senza contare che non si può affermare di amare davvero una persona a quell’età.

Una fitta in mezzo al petto a quel pensiero.

Lui la amava.

La amava così tanto da provare dolore fisico, da essere felice solo insieme a lei, solo guardando quel sorriso che rivolgeva a lui –a lui!- e a nessun altro.

Poterla sfiorare, toccare, baciare… equivaleva al Paradiso.

Far l’amore con lei lo portava ai confini del mondo. Ogni volta.

Perché ogni volta con lei era speciale, unica ed irripetibile.

Ogni volta con lei era come la prima volta, come quando si erano ritrovati sul treno, come quando l’aveva presa contro il muro in giardino, come ogni volta che facevano l’amore.

Amore.

Di nuovo quella fitta di dolore.

- Draco… tutto a posto?- chiese Hermione, nuda accanto a lui, avvolta nel lenzuolo verde.

- Sì- rispose il biondo sorridendole –Con te, va sempre tutto bene-

Si chinò su di lei per baciarla e, colto da un altro impeto di amore e passione, travolti dal vortice della paura, fece ancora l’amore con lei.

 

*

 

Erano passati alcuni giorni, e sembrava che tutto proseguisse per il meglio.

Sembrava.

Per qualcuno le cose andavano solo peggiorando.

Un sospiro stanco uscì dalle labbra di una certa Gryffindor coi capelli ricci e castani.

- Herm, tutto a posto?- chiese la rossa Gryffindor accanto a lei –Mi sembri stanca-

- Lo sono, Gin…- rispose fiacca l’altra.

- Non sarà che Malfoy ti strapazza troppo?- azzardò la Weasley, fulminata immediatamente da un’occhiata dell’amica –Ok, ok, ritiro tutto…- disse con le mani alzate in segno di resa.

- Non saprei, Gin… mi sembra che in questi giorni sia un po’… scostante, ecco-

- Scostante Malfoy? Con te?- rispose l’altra.

La riccia annuì.

- Herm, non essere ridicola… vi vedete tutti i giorni, e non passate più di tre ore consecutive lontani dal letto!-

Un’altra occhiata truce, e poi le ragazze si misero a ridere –Sai, Gin… una delle cose che mi fa star male, è vedere quanta gente stupida ci sia qui.-

Il riferimento era chiaro.

Non solo a tutte le persone che avevano allontanato Hermione per via della sua relazione col biondo più famoso di tutta Hogwarts –secondo forse solo a suo padre- ma soprattutto a Ron, quell’idiota coi capelli rossi che aveva smesso di parlarle e guardarla.

Stupido, stupido, stupido Ronald!

Hermione aveva cambiato discorso con Ginny, ma il problema persisteva e, soprattutto, era reale: Draco Malfoy era diventato scostante con lei.

La sua ragazza.

In quei giorni il numero di furtivi bigliettini scambiati durante le lezioni era drasticamente calato, inversamente proporzionale a quello delle ore di allenamento di cui necessitava la squadra di Quiddich di cui il biondastro era Capitano.

Avevano studiato insieme come al solito ma, per qualche strano motivo, Draco aveva sempre altro da fare, e la lasciava sola a terminare i compiti.

Se non altro, dal punto di vista sessuale non era cambiato.

Anzi, sembrava fosse diventato all’improvviso molto più passionale di quanto non fosse sempre stato, il che era tutto un dire.

Hermione sospirò di nuovo, e mascherò con un finto sorriso la sua espressione turbata.

 

*

 

- Stai sbagliando. Ancora.-

Un sopracciglio alzato, un’espressione interrogativa e uno sguardo diffidente: questo fu ciò che Draco Malfoy degnò di mostrare al suo amico Blaise Zabini.

Seduto sul letto, apparentemente intento a leggere un libro, il moro girò una pagina e riportò il suo sguardo sulle parole stampate.

- Prego?- chiese il biondo.

- Ho detto che stai sbagliando di nuovo, Draco.-

- Grazie, ho sentito. E, se mi è concesso- disse Malfoy portandosi davanti allo specchio – A cosa ti riferisci?-

L’altro emise un lungo e basso gemito di stanchezza – Mi riferisco ad Hermione. Ovvio, no?-

Vide l’amico irrigidirsi, e continuò – Non fai altro che sbagliare con lei. Hai commesso errori fin dall’inizio.-

- Oh, grazie mille Blaise, avevo proprio bisogno di queste parole da parte tua- rise l’altro ironico.

- Non c’è di che.- rispose il modo.

- E, illuminami, ti prego… cosa avrei sbagliato con Hermione?- chiese annodandosi stancamente il nodo della cravatta verde-argento.

- Prima di tutto hai sbagliato ad avvicinarla.- rispose tranquillamente Blaise, guardando il libro che teneva fra le mani – Poi hai sbagliato a portartela a letto. Hai continuato a frequentarla, e questo è stato un altro errore.-

Draco si stava man mano irrigidendo sempre di più, l’espressione del suo viso era tesa, lo sguardo estremamente serio.

Con un pizzico di rabbia negli occhi. E dolore.

- La cosa più grave, Draco… l’errore che non avresti mai dovuto commettere, è stato innamorarti di lei.- sentenziò il moro, guardandolo sottecchi per controllare le sue reazioni – Sapendo bene che non solo siete uno Slytherin e una Gryffindor, ma tu sei il figlio del braccio destro di Sappiamo-Bene-Chi e lei è la migliore amica di Harry Potter. Tu verrai sicuramente portato sulla strada di tuo padre, come tutti i nostri compagni, e lei diventerà Auror.-

Fece una pausa volontaria – Ho dimenticato qualcosa?-

L’altro ragazzo non rispose, ma strinse forte i pugni intorno al nodo della sua cravatta, una strana luce negli occhi d’argento, la mascella contratta e i muscoli della schiena tesi.

Zabini si fece immediatamente serio. Posò il libro sul cuscino e si alzò dal letto, raggiungendo Malfoy davanti allo specchio.

Lo prese per le spalle facendolo girare verso di sé per guardarlo in viso.

- Draco- soffiò – Dimmi cosa succede. Non posso aiutarti se non mi dici le cose!-

Il biondo gli restituì uno sguardo strano.

Da una parte avrebbe voluto raccontargli tutto, dall’altra non avrebbe voluto per nessun motivo al mondo.

Ad ogni modo, non volle parlargli della lettera.

Non doveva sapere né ciò che avevano detto di Hermione, né ciò che avevano organizzato per lui.

 

Non doveva sapere.

 

- Non ho nulla da dirti, Blaise-

Freddo, secco e deciso. Un perfetto Malfoy.

Suo padre non avrebbe potuto fare di meglio.

Scoccò uno sguardo gelido all’amico, si divincolò dalla sua stretta, finì di vestirsi e uscì senza dire una parola di più.

 

*

 

- Draco…- un gemito.

Una spinta, poi un’altra, e un’altra ancora.

- Draco…- un richiamo.

Sempre più forte.

- Mi… mi fai male…- un altro gemito, una lieve protesta.

Nessuna risposta.

- Draco fermati!-

Le mani saldamente artigliate alle sua spalle, il corpo rigido, il respiro irregolare, gli occhi a cercare i suoi.

Si era fermato all’improvviso con uno scatto, il respiro mozzato e lo sguardo fisso da un’altra parte.

- Guardami…- una richiesta nella cui voce suonava una supplica.

Lui non si mosse.

Strinse solo maggiormente i pugni ai lati della sua testa.

- Guardami.- un ordine.

Prima che lei potesse alzare una piccola mano sul suo volto, Draco si era girato e aveva fissato gli occhi grigi in quelli miele di lei.

Preoccupazione, ansia, domande che avevano bisogno di risposte…

- Cosa ti succede?- chiese con voce lieve.

- Nulla.- rispose quasi irritato lui, distogliendo lo sguardo.

Con un gesto brusco uscì dal suo corpo, scrollandosi dal suo abbraccio. Scese dal letto e prese a rivestirsi, lasciandola lì, sdraiata sul letto, con gli occhi sbarrati.

Solo quando fu quasi completamente vestito si voltò verso di lei, per vederla seduta al centro del letto, coperta dal lenzuolo.

Lo guardava con occhi increduli.

- Ci vediamo.-

Quelle parole gli erano uscite acide dalle labbra. L’aveva guardata con freddezza.

Si era girato bruscamente, sbattendosi la porta alle spalle, conscio che ogni suo gesto era una pugnalata nel cuore candido della Gryffindor.

Ma non poteva fare altrimenti.

Non voleva lasciarla, perché avrebbe dovuto spiegarle il motivo di quella decisione.

E lui non voleva dirglielo.

Già sentiva la sua voce gridargli contro che non si sarebbe tirata indietro, che avrebbero combattuto insieme… no, era troppo pericoloso.

Uscì dalla Torre di Grifondoro, incurante degli sguardi curiosi, infastiditi o ammirati degli studenti rosso-oro, e si avviò verso il giardino.

Faceva freddo.

Faceva freddo intorno a lui.

Faceva freddo dentro di lui.

 

Sorrise amaramente, pensando di non avere neanche il coraggio di lasciare una ragazza –ma lei non era una ragazza qualunque- perché aveva paura.

Paura di perderla, di ferirla, di soffrire e far soffrire lei.

Paura, semplicemente, di parlarle.

Per questo aveva deciso di raffreddarsi con lei, trattarla male per far sì che si allontanasse da lui e, infine, farsi lasciare.

Sì, farsi lasciare.

Perché lui non aveva la forza di prendere in mano la situazione e le sue responsabilità.

- Sei proprio un Malfoy.- sibilò a se stesso, le labbra sottili tese in un sorriso sarcastico.

 

*

 

I giorni seguenti non furono dei migliori.

Draco ed Hermione avevano continuato a vedersi, ma nessuno dei due aveva parlato di ciò che era successo alla Torre di Grifondoro.

Lei aspettava scuse che lui non le avrebbe mai rivolto.

Fu così che, tacitamente, ignorarono l’argomento, relegandolo in un angolo delle loro menti.

Tuttavia la situazione non si risolse. Affatto.

Hermione non era molto ben disposta verso il suo ragazzo, sentendo che lui si allontanava, che non riusciva più a sostenere il suo sguardo, che non le sorrideva più come prima, che non la guardava.

Aveva smesso di fare tutte quelle piccole cose che le facevano battere il cuore.

Ma non disse nulla.

Voleva che si scusasse, ma non voleva chiedergli di farlo.

Lui aveva sbagliato, e lui doveva scusarsi.

Draco era fermo nella sua decisione di farsi lasciare da Hermione, ma più si allontanava da lei, più soffriva. Non sapeva più che fare.

Vederla sbarrare gli occhi, guardarlo di nascosto, sopprimere in fondo alla gola quelle parole dolci che avrebbe voluto rivolgergli… stava davvero facendo la cosa giusta?

Eccolo, dopo l’ennesimo scambio di battute taglienti, parole cattive e sguardi freddi, tornare nella sua stanza a volto basso, il mantello stretto intorno al corpo.

Sbatté violentemente la porta alle sue spalle, si strappò quasi il mantello di dosso e si sedette sul letto, i gomiti appoggiati sulle ginocchia, la testa fra le mani.

Blaise uscì dal bagno, e vide le sue spalle scosse da tremiti.

- Draco!- esclamò, correndo verso di lui.

Quello alzò il capo senza pensare. Solo dopo realizzò che Blaise avrebbe visto.

Avrebbe visto le sue lacrime.

Il moro si fermò, spiazzato, in mezzo alla stanza, prima di riprendersi e afferrare l’amico per le spalle, chinandosi davanti a lui.

Lo guardò in viso, notando non solo le lacrime che gli bagnavano il viso, ma anche un visibile segno rosso sulla guancia sinistra.

Rimase a fissarlo ammutolito. Poi parlò.

- Ci sei andato pesante stavolta-

Quello annuì col capo.

- Draco, sei sicuro di quello che fai? Perché non gliene parli?-

Scosse stavolta la testa in segno di diniego –Non posso, Blaise. È troppo pericoloso, e lei vive nel pericolo… non voglio gettarla in prima linea.-

Il moro lo capiva benissimo, e sapeva che la cosa più giusta da fare –razionalmente parlando- era proprio quella che stava facendo il biondo Slytherin… ma era troppo, troppo doloroso.

Ascoltò in silenzio lo sfogo dell’amico.

Draco si sentiva in colpa. Si sentiva uno schifo.

Amava quella ragazza al punto da star male, aveva detto a Blaise, seduto sul letto a gambe incrociate, attento a non perdersi neanche una sillaba delle parole del biondo.

La amava, e voleva tenerla accanto a sé il più possibile, ma non poteva permettersi di essere egoista al punto da mettere a repentaglio la sua incolumità.

Non parlò mai della lettera, né del fatto che suo padre era a un passo dalla libertà o, forse, era già in giro a riprendere il suo lavoro da dove lo aveva interrotto.

Né disse che avrebbero voluto Marchiarlo dopo gli esami e, tanto meno, accennò al fatto che i Mangiamorte vedessero Hermione come un pezzo di carne.

Ma gli disse ciò che provava. Gli disse che voleva allontanarla da sé, ma non ci riusciva.

- Non potrò mai lasciarla, Blaise…- gli aveva detto tra i singhiozzi –Non ne ho la forza… lei continua ad amarmi, come posso farle una cosa simile? Cosa le dico? Che scusa trovo?-

Non sapeva più dove sbattere la testa.

Solo molto tempo dopo, Zabini era riuscito a calmarlo. Lo costrinse a farsi un bagno rilassante di almeno due ore prima di ripresentarsi in camera.

Quando lo vide realmente più calmo, parlò.

- Ascolta, Dra- iniziò –Capisco che tu abbia paura e, credimi, sono felice che tu abbia deciso di parlarmene. Il problema è che Hermione ti ama, e che non si farà lasciare con una scusa qualsiasi. Lotterà per te, per avere la verità.-

Serio come poche volte l’aveva visto, Blaise Zabini era seduto sul bordo del letto e guardava intensamente l’amico biondo mentre si vestiva per la notte.

- E visto che questa cosa fa soffrire te, il mio consiglio è… di non fare nulla. Vi amate, Draco, e questa è la cosa più importante. Domani vai da lei, le dici che la ami e che non volevi farla soffrire, e non tenterai più di allontanarla in questo modo e, soprattutto, senza motivazione. Intesi?-

Draco lo guardò leggermente stordito: mesi prima gli aveva detto che doveva dimenticarla e non vederla più.

Pochi giorni prima gli aveva detto che, con lei, aveva sbagliato ogni cosa, fin dall’inizio.

E ora gli diceva di andare da lei e dirle che l’amava?

Sorrise buffamente, pensando che, comunque, Blaise aveva ragione.

Si sedette sul letto dopo avergli augurato buonanotte, ma un pensiero lo colse all’improvviso: non le aveva mai detto “Ti amo”.

Mai, neanche una volta.

Pensò che, forse, domani avrebbe potuto dirglielo.

Sì, si disse.

Domani glielo dirò.

Si addormentò cercando di immaginare che faccia avrebbe fatto Hermione il giorno successivo.

 

Non poteva immaginare, però, quello che sarebbe successo quel giorno.

 

*

 

Alzatosi di buon mattino, Draco Malfoy aveva il viso liscio e perfettamente riposato di chi aveva trascorso una notte meravigliosa.

Non aveva avuto sogni, ma il suo sonno era stato tranquillo e rinforzante.

Dopo una doccia, il biondo Principe di Slytherin si era vestito e, impeccabile come solo lui poteva essere, si diresse in giardino, sicuro di trovare la sua bella Gryffindor sotto il suo albero preferito.

Lo sapeva, perché quel giorno lei aveva la prima ora buca, e ogni volta non ne approfittava per dormire, no, ma per ripassare le lezioni successive.

Fu così che, elegante ma impaziente come un bimbo, Draco Malfoy attraversò il parco a grandi falcate fino ad arrivare il prossimità della pianta secolare.

Si fermò di scatto notando due mantelli posati a terra.

Avanzò di un passo, sporgendosi lievemente, e notò una corta zazzera rossa.

<< Weasley…>> pensò irritato.

Il suo sguardo cadde su un libro aperto sulle cui pagine erano stati scritti molti appunti.

Riconobbe immediatamente la scrittura fitta e ordinata: Hermione.

La rabbia iniziò a montare dentro di lui. Cosa ci faceva quel pezzente di Weasley con la sua ragazza, dopo il modo ignobile in cui l’aveva trattata davanti a tutta la scuola?

Fece due passi veloci, mettendosi così in condizione di vedere chiaramente cosa stava succedendo e… gli mancò l’ossigeno.

 

Ronald Weasley era abbracciato ad Hermione Granger, il corpo della ragazza tra quello del ragazzo e il tronco dell’albero.

Le piccole mani della Gryffindor erano posate sulle spalle larghe del ragazzo, mentre le sue erano una dietro la nuca di lei, l’altra intorno al suo fianco.

Risalendo con lo sguardo, Draco vide ciò che non aveva visto neanche nei suoi incubi peggiori: Ronald Weasley ed Hermione Granger si stavano baciando.

 

 

 

 

 

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Capitolo 20
*** Chiedile Scusa ***


 

 

 

Era in ritardo. Terribilmente in ritardo!

Stava praticamente correndo per cercare di arrivare dal suo Principe il prima possibile. Le dispiaceva farlo aspettare, ma ogni tanto capita, no?

Salite le scale che la condussero davanti alla lignea porta, targata “Caposcuola – Draco Malfoy”, bussò come era solita fare.

La porta si aprì, lei entrò e la richiuse alle sue spalle.

- Scusa il ritardo!- disse, voltandosi verso il suo ragazzo.

Il quale stava tranquillamente sdraiato sul letto, la candida camicia aperta a rivelare il petto scolpito e asciutto, una gamba stesa e l’altra che pendeva dal letto, una mano nella tasca anteriore dei jeans, l’altra intenta a portare la sigaretta accesa alle labbra.

I capelli erano scomposti e lasciati ricadere liberi sulla fronte.

E tra i fili di seta, due occhi color del ghiaccio brillavano di una strana luce.

La luce del dolore.

Hermione trattenne un brivido, avvicinandosi a lui.

Il biondo si alzò, lasciando che la sigaretta, accesa da poco, si fumasse da sola nel posacenere.

Scese dal letto con una lentezza che fece di nuovo rabbrividire Hermione, prima di raggiungerla con la sua falcata calma ed elegante, altezzosa e sprezzante al tempo stesso.

Lei arretrò di un paio di passi, appoggiandosi contro la porta, mentre lui faceva aderire i loro corpi e, senza dirle una parola, la strinse a sé catturandole le labbra in un bacio che di romantico aveva ben poco.

La lingua del ragazzo entrò prepotentemente nella bocca di lei, violandola con impazienza, con desiderio… volgare.

Non era il solito desiderio quello che sentiva Hermione. Draco non aveva mai strusciato il bacino contro il suo in quel modo osceno.

Non era bello.

- Draco…- soffiò appena ebbe modo di respirare.

Lo sguardo che ricevette in risposta le ghiacciò il sangue nelle vene, rendendola incapace di proseguire.

La afferrò per un braccio, trascinandola verso il letto e spingendocela sopra senza tante cerimonie, prima di sfilarsi la camicia e gettarla a terra.

Si stese poi su di lei, riprendendo a baciarla, facendo scorrere febbrilmente le mani sul suo corpo morbido, quel corpo che era stato suo una volta, e mille altre volte.

Quello stesso corpo che era stato toccato da un altro.

A quel pensiero perse il controllo e le strappò letteralmente la camicetta, mordendole il collo.

Lei gemette di dolore, spingendolo lontano da sé – Che diavolo ti è preso?!-

- Zitta, Granger. Stai zitta!- gli ringhiò contro lui – Cosa credi che stia facendo?-

Si scostò da lei quanto bastava per aver modo di sfilarsi i pantaloni, prima di sovrastarla di nuovo con la sua presenza.

- Draco, io non ti capisco! Perché mi tratti così? Cosa ti ho fatto?- replicò Hermione, nel tentativo di spostare le labbra del biondo dal suo collo, e le mani dalle sue gambe.

Lui si irrigidì: come osava chiedergli perché? Come si permetteva, lei, di pretendere spiegazioni?

Lei, che quella mattina aveva baciato quel buono a nulla di Weasley… lei che l’aveva tradito!

- Che c’è, ti metti a fare la pudica, Granger?- continuava a chiamarla per cognome, notò lei – Non sei credibile.-

Tornò a torturarle il collo, mentre con una mano le slacciava il reggiseno, che ben presto finì a terra.

Si occupò poi della gonna. Gliela strappò con prepotenza, afferrandone i bordi e facendola scorrere sulle sue gambe insieme alle mutandine.

Era nuda sotto di lui. Nuda e impaurita.

- Draco, non voglio.- disse lei portandosi un braccio a coprire il seno.

Senza risponderle tornò a baciarla con ancor più passione di prima. Le scostò bruscamente il braccio dal petto, torturandolo con le mani, mentre le apriva le gambe a forza.

- Smettila!- gli gridò contro la riccia allontanandolo da sé.

- Smettere di fare cosa, Granger? Eppure credevo che ti piacesse far sesso con me, o sbaglio?- le ghignò di rimando.

- Sesso?- ripeté incredula lei.

Loro si amavano… lei lo amava! E lui, pur non avendoglielo mai detto, gliel’aveva dimostrato più di una volta, ammettendo anche di essere geloso.

Perché quel cambiamento?

- Sesso, Granger.- rispose acido il biondo, senza smettere di guardarla – Cosa ti credevi? È sempre stato solo sesso, e lo sarà fin quando ne avrò voglia. Questo era il patto.-

Quelle parole colpirono Hermione come uno schiaffo sul viso. Lo guardò con gli occhi sbarrati, l’espressione incredula e il cuore a pezzi.

Quando Draco scese con le labbra sulle sue, lei non ebbe la forza di respingerlo, né scostarsi, o replicare.

L’aveva spiazzata, letteralmente.

Cosa significavano, allora, le sue parole? Nulla di tutto quello che avevano vissuto insieme era vero?

Si era illusa? Era cascata anche lei nella rete del Principe di Slytherin?

Quei pensieri la ferirono come mille pugnalate nel cuore, mentre Draco continuava a trattarla come se l’avesse appena tirata su dalla strada.

La Mezzosangue si era fatta d’un tratto docile, notò il biondo. Si sentiva tradito, usato e umiliato.

La rabbia muoveva le sue mani su di lei, quelle mani che avevano afferrato le sue cosce per permettergli di posizionarsi tra di esse.

Entrò in lei sapendo che non era pronta per riceverlo.

Non poteva sopportare di vederla in quello stato, ma aveva il cuore in pezzi e la mente l’aveva abbandonato.

Desiderava solo farle del male, punirla per averlo tradito, continuando poi a fingere di niente.

E lui che era voleva dirle che l’amava.

Una spinta violenta accompagnò quel movimento, ed Hermione genette di dolore, aggrappandosi alle sue spalle.

 

*

 

Una bambola rotta.

Questo era Hermione Granger, sdraiata sul letto del Caposcuola verde-argento, avvolta dalla seta delle lenzuola.

Inerme, la labbra dischiuse e lo sguardo perso. Vuoto.

Perché era così che si sentiva, svuotata da tutte le sue certezze, da quell’amore che aveva superato varie difficoltà in passato.

Quell’amore che lui aveva volgarmente sporcato scopandosela come fosse solo un pezzo di carne, denigrando i suoi sentimenti… sesso.

Quella parola le feriva il cuore e la mente come una lama affilata.

Sesso.

Lentamente riprese coscienza di sé e del proprio corpo. Si mise a sedere senza riuscire a trattenere un gemito, stringendo le lenzuola.

Si alzò, ignorando il ragazzo che continuava a fumare sdraiato, con indosso solo un paio di pantaloni.

Sentiva rabbia e disprezzo montarle dentro. Quel disprezzo che aveva riversato in lei come se fosse un oggetto.

Una valvola di sfogo.

Si rivestì lentamente e, quando ebbe finito, si girò verso di lui, che non mancò di lanciarle uno sguardo gelido.

- Che cosa vuoi?- le chiese, glaciale come mai lo era stato negli ultimi mesi.

Hermione fremette, ma non poteva lasciarsi intimorire – Voglio una spiegazione.-

- Ah sì? E per cosa? Per averti dato quello che volevi?- rispose sprezzante, ridendo come era solito fare anni prima.

- Non era quello che volevo! Non così!-

- E come, allora?- spense la sigaretta e si alzò dal letto – Volevi farlo in un altro modo? Bastava chiedere, Mezzosangue. Non ho mai negato del buon sesso a una ragazza, tu lo sai bene. O sbaglio?- ghignò.

Alla riccia tremavano le mani. Dove era finito il Draco che aveva imparato a conoscere e amare? Quello che le aveva detto di aver bisogno di lei, di essere geloso anche di Harry?

- Si può sapere cosa ti è successo? Perché sei cambiato in questo modo? Perché mi hai fatto questo, Draco?- disse con voce spezzata nonostante stesse facendo il possibile per mantenere l’autocontrollo.

Vide un lampo attraversare quegli occhi plumbei e sentì una mano del biondo stringerle forte il polso.

- Non ti devo niente, Granger. Niente di niente. Io e te siamo legati da un semplice patto di sesso. Correggimi se sbaglio, saputella.- quelle parole facevano più male del polso che lui continuava a stringere nella sua possente morsa.

- Mi fai male…- si lamentò – Lasciami andare, Draco. Mi fai male!- protestò alzando il tono.

Con uno strattone lui la liberò, ma aveva ancora il fuoco negli occhi. Faceva l’innocente, eppure la colpa di tutto era soltanto sua. La sua reazione era legittima.

Anche se vedere i suoi occhi spaventati faceva molto più male.

Hermione massaggiò la parte dolorante con l’altra mano e lo sguardo basso.

Che cosa aveva fatto per meritare un trattamento simile?

Sentì le lacrime pizzicarle gli occhi. Cercò di trattenersi quanto più possibile. Non voleva piangere davanti a lui, non voleva dargli anche quella soddisfazione.

Prenderle il cuore e l’anima doveva essere stato un bel traguardo per il Principe delle Serpi.

Tuttavia, in quel momento lei si sentiva solo una ragazza tradita e usata dal ragazzo che amava.

- Avevi promesso- disse in un soffio –Avevi promesso che non mi avresti più trattata in quel modo. Come se… come se fossi un oggetto.-

 

- Draco, non… non trattarmi più così. Non trattarmi più come se fossi solo un oggetto-

Gli aveva detto con voce rotta.

- Non succederà- le aveva risposto lui.

 

Singhiozzò, nonostante stesse usando tutto il suo coraggio per non mostrargli il suo dolore.

Ma era inutile. Faceva troppo, troppo male.

Alzò il capo e fissò gli occhi lucidi nei suoi. Le sembrò di vedere un mutamento nella sua espressione.

Probabilmente era a causa delle lacrime che le offuscavano la vista.

 

- Promettimelo-

L’aveva guardata negli occhi – Te lo prometto-

 

- Avevi promesso…- singhiozzò – E invece mi hai solo presa in giro… ti sei divertito alle mie spalle!-

Una prima lacrima scese lungo le sue guance rosee, e molte altre le seguirono.

- Non hai mantenuto l’unica promessa che ti avevo chiesto!- continuò alzando la voce – Ma cosa potevo aspettarmi da una Serpe come te?-

La delusione si fece spazio sul volto – Dovevo immaginarlo che non saresti mai cambiato, Malfoy. Sei uguale a prima!-

Sapeva cosa stava per dire.

- Sei uguale a lui!-

Non dirlo, Hermione. Sai che non è vero.

- Sei uguale a tuo padre!-

Lo schiaffo che colpì la guancia di Hermione fu molto forte, dato con violenza mossa dalla rabbia di un dolore troppo grande.

Dopo quello, la ragazza non disse più nulla.

Tremante, in lacrime, uscì sbattendosi la porta alle spalle, correndo il più lontano possibile da lui.

Mettendo quanta più distanza possibile tra se stessa e quella stanza satura dei loro sospiri.

E lui, che si sentiva tradito e ferito, lui che si sentiva offeso, non poté fare a meno di sfogare –ancora una volta- la sua rabbia su tutto ciò che aveva l’ardire di trovarsi davanti ai suoi occhi.

Perché era andato a dirle che l’amava e che avrebbe voluto renderla felice, e invece lei si stava baciando con quel porco di un Weasley.

E la rabbia aveva preso il sopravvento.

Eppure gli aveva fatto così male trattarla in quel modo… non voleva darle uno schiaffo. Non avrebbe mai voluto.

Ma lei non avrebbe dovuto dirgli quelle cose. Era diverso da suo padre.

O no…?

 

*

 

- Hermione, mi dici che cosa ti succede?-

- Non capisco di cosa tu stia parlando, Harry.-

Da giorni ormai sembrava un muro di gomma: Hermione eludeva ogni domanda dei suoi amici riguardo il biondino di Serpeverde.

Nulla poteva scalfire la maschera che aveva deciso di indossare. Eppure soffriva, glielo si leggeva in faccia.

Aveva lo sguardo spento e l’espressione ferita.

Allo stesso modo Draco Malfoy si era chiuso nel mutismo più assoluto. Blaise era a dir poco disperato.

 

- Io non ci capisco più niente- aveva detto un giorno prendendosi la testa fra le mani.

- Neanche io. Hermione non mi parla, non dice assolutamente nulla riguardo Malfoy.- aveva risposto la rossa Gryffindor – Deve essere grave, però, per farla chiudere in questo modo.-

- Lei almeno non vi manda a quel paese quando le dite “Buongiorno” o le chiedete che ore sono. Draco diventa tremendamente insopportabile quando è su di giri. Non potete proprio immaginarvelo.-

- Mi spiace, Blaise… se almeno Hermione si decidesse a dire qualcosa, potremmo aiutarti con Malfoy.-

Ginny e blaise discutevano della testardaggine dei due amanti più travagliati nella storia di Hogwarts, mentre il Bambino Sopravvissuto ascoltava e cercava di capire cosa potesse davvero essere successo.

Sicuramente non poteva trattarsi di un normale litigio. Hermione era troppo abbattuta.

E Malfoy era troppo scontroso.

Intrusioni esterne? Impossibile, nessuno aveva più osato sfiorare uno dei due da tempo.

Erano passati svariati giorni, ormai, dalla sera in cui la sua amica era tornata correndo e piangendo alla Torre, nascondendo il viso per due giorni di seguito.

Si alzò, dicendo agli altri due che aveva da fare.

Hermione avrebbe parlato, con le buone o con le cattive.

 

*

 

Quel dannato bussare alla porta non accennava a smettere. Chi osava ridurre ai minimi termini la già quasi inesistente pazienza del Principe di Slytherin?

Appena la porta fu aperta, un pugno colpì il biondo principe in pieno volto, facendolo indietreggiare di qualche passo e chinarsi in avanti con le mani a coprire la parte lesa.

- Ma che diavolo…-

- BASTARDO!- l’ospite in questione era, evidentemente, molto poco incline al dialogo – Come hai potuto?!-

La porta sbatté violentemente e un mantello venne scaraventato a terra.

Draco alzò lo sguardo e vide il fuoco negli occhi verdi di Harry Potter.

- Che diavolo vuoi, Sfregiato?!- berciò – Che diavolo t’è preso?!-

- E me lo chiedi, razza di verme che non sei altro!?- ribatté il moro. – So cos’è successo… so cos’hai fatto ad Hermione!-

- E’ venuta da te piangendo?- lo provocò quello.

- L’ho costretta a parlare- rispose.

Ci fu un breve, brevissimo istante in cui i due si guardarono, prima che si attaccassero uno al collo dell’altro.

Harry sbatté con forza Draco contro il muro, dandogli due sonori pugni, poi fu la volta del biondo, che lo spinse con un calcio e si buttò letteralmente addosso a lui, finendo per rotolarsi a terra.

Nel frattempo i due si insultavano, dicendo frasi e parole sconnesse, ma che miravano comunque a ferirsi a vicenda.

- Figlio di Mangiamorte!- gridò Harry afferrando il biondo per le spalle.

- Cocco di Silente!- urlò quello di rimando, tirandogli i capelli per allontanarlo da sé.

- Sempre meglio che essere uno sporco Malfoy!- ribatté il moro graffiandoli il viso.

- Parli proprio tu, Mezzosangue!- con queste parole Harry venne spinto lontano da una ginocchiata.

Rotolarono sul pavimento per distanziarsi e riprendere fiato.

I vestiti erano sgualciti e strappati, i capelli scompigliati, graffi e tagli evidenti ovunque sui loro corpi.

Il naso del Grifondoro sanguinava, come le labbra del Serpeverde.

- Avevi promesso di non farla soffrire, maledetto bastardo.- sputò Harry tra i denti, tamponandosi il naso.

- E lei aveva detto di amarmi.- rispose piccato Draco.

- Lei ti ama, razza di imbecille!- berciò il moro di rimando – Più che dirtelo cosa deve fare, attaccare manifesti per tutta la scuola? In caso non te ne sia accorto, è rimasta praticamente sola da quando hanno scoperto la vostra storia! E tu la tratti così?!-

- E lei cosa ha fatto, allora? Ha spergiurato di amarmi e poi si è messa a baciare Weasley!- replicò lo Slytherin, mosso dalla gelosia folle che lo invadeva ancora – E ha continuato a far finta di niente!-

- Quindi è per quello che l’hai trattata in quel modo?- Harry era a dir poco sconvolto.

- Per cosa, se no?- ribatté l’altro.

- Sei geloso…-

- Sì, Potter, sono dannatamente geloso! E allora?!- nel dire queste parole le sue guance presero improvvisamente colore.

Si portò una mano sul viso, dando le spalle al moretto di Grifondoro.

- Accidenti a te Sfregiato, guarda cosa mi fai dire…- imprecò tra i denti.

Harry era ancora sotto shock. Ma quei due parlavano, ogni tanto, o si limitavano a rotolarsi nel letto tutto il tempo? Si passò una mano sul viso sforzandosi di calmare i nervi.

- Guarda che hai frainteso. Hermione non ha baciato Ron.-

BOOM

Il biondo si voltò di scatto – L’ho visto con i miei occhi, Potter! Non sono un pazzo visionario!-

- Certo che l’hai visto, perché effettivamente si sono baciati- rispose acido beccandosi un’occhiata ancor più acida in risposta – Ma era proprio questo quello che Ronald voleva. Che tu vedessi quella scena.-

Draco era paralizzato. Non capiva se lo Sfregiato lo stava facendo apposta oppure no.

- Spiegati.-

Harry prese un bel respiro profondo, si passò la mano tra i capelli e guardò l’altro ragazzo – Siediti, è meglio.-

Quello si sedette sul letto senza distogliere lo sguardo. Il moro gli si avvicinò di qualche passo.

- Ron ha controllato i vostri appuntamenti fissi. Sa che vi vedete il lunedì dopo pranzo, prima delle lezioni pomeridiane. Il martedì alla terza ora buca e il giovedì alla prima. Hermione si alza sempre presto e va a ripassare sotto il solito albero.- trattenne il fiato – E tu la raggiungi ogni mattina.-

Draco si tese all’inverosimile a quelle parole. I pugni serrati, l’espressione truce… ma Harry poteva capire come si stesse sentendo.

Anche se “comprendere” i suoi sentimenti gli faceva quasi venir da ridere.

- Ron ha chiesto a Lavanda di preparargli una pozione… qualcosa che stordisse Hermione per qualche minuto. E lei l’ha fatto. Così, l’altro giovedì mattina, Ron l’ha raggiunta dicendo che gli dispiaceva e che voleva far pace con lei.-

- Lei avrà visto le stelle per la felicità, immagino.- disse Malfoy.

- Esatto. E quando ti ha visto uscire dal castello, Ron ha offerto ad Hermione del succo di zucca, lei l’ha bevuto e la cosa è andata come ben sai… lei non ricorda nulla, pensa di aver avuto solo un giramento di testa.-

Harry vide Malfoy scrocchiarsi le mani e alzarsi con il fuoco negli occhi. Gli si parò davanti con tutte le intenzioni di fermarlo.

- Non fare niente… per favore.- quanto gli costava dire quelle due parole proprio a lui – A Ron ci sta già pensando Ginny. Hermione è in camera sua, ed è disperata. Per essersi fatta prendere in giro da Ron, e per essere stata trattata in quel modo da te. Se scateni una rissa, sarà solo peggio.-

- E dovrei starmene qui con le mani in mano?!- ringhiò il bel Serpeverde.

- Malfoy, ascoltami.- gli disse serio – Ho tranquillizzato Hermione, ma non basta. Blaise voleva venire qui ad avvisarti, ma ho preferito venire io personalmente.-

Non gli piaceva che Potty avesse tutta quella confidenza con il suo –unico- migliore amico, tuttavia dovette ammettere a se stesso che solo lui, Blaise e la Weasley gli erano sinceramente rimasti vicini.

Ma non avrebbe mai ringraziato San Potter per quello.

- E cosa dovrei fare allora?- sbuffò.

- Chiedile scusa.- rispose ancor più serio il Grifondoro – Ma non come se fosse una cosa banale. Devi implorare il suo perdono per come l’hai trattata. Non lo meritava. Avresti dovuto parlarle, prima di agire.-

Il biondo si passò stancamente una mano tra i capelli, sbuffando. Si sedette sul letto prendendosi la testa tra le mani – Lei non mi vorrà vedere, Potter. Non dopo quello che è successo l’ultima volta. Mi Schianterà prima ancora che arrivi alla Torre.-

- E’ qui che sbagli. Lei aspetta solo di vederti.-

Quelle parole colpirono Malfoy nel profondo. Nonostante tutto quello che le aveva fatto, come poteva Hermione amarlo ancora? Come poteva fidarsi di lui?

Come poteva aspettarlo, dopo aver rotto in quel modo la promessa che le aveva fatto?

- Chiedile scusa, Malferret. E fallo subito.-

Con quelle parole Harry Potter lasciò solo il Principe di Slytherin nella sua stanza. Nel regno dove aveva vissuto attimi indimenticabili insieme alla sua preziosa Regina di Gryffindor.

Dopo molti minuti trascorsi ad auto-maledirsi per la sua immensa stupidità, Draco decise che doveva farsi una doccia e cambiarsi: non poteva presentarsi a lei grondante sangue e con i vestiti strappati per la rissa avuta con San Potter.

 

Aveva appena finito di vestirsi, deciso ad andare dalla sua amata per chiedere il suo perdono e dirle, apertamente, che l’amava.

La sua mano si era abbassata sulla maniglia della porta, il mantello era ancora piegato sul braccio.

Un rumore attirò la sua attenzione. Un picchiettare continuo contro un vetro.

Si voltò verso la finestra: c’era una lettera per lui.

Una lettera in busta blu.

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** Il Gelo di Dicembre ***


 

 

 

Il gelo di Dicembre sembrava essergli penetrato sotto la pelle. Poteva sentirlo scorrere nelle sue vene e arrivargli fin dentro le ossa.

Aveva freddo, il Principe di Serpeverde.

Seduto sul suo regale letto a baldacchino, aveva ancora tra le mani quel –maledetto- foglio.

Ormai aveva perso il conto di quante volte l’avesse letto e riletto, passato il suo sguardo d’argento su ogni frase, ogni parola, ogni virgola.

Era tutto scritto lì. Il suo Destino.

Non sapeva quanto tempo fosse passato da che aveva aperto la finestra e fatto entrare il volatile che gli aveva portato quel messaggio.

Infine, prese una decisione.

Si alzò e raggiunse il comodino, dove ripose quel pezzo di carta blu, accuratamente piegato e infilato nella sua busta. Lo nascose insieme alla lettera precedentemente ricevuta.

Chiuse il cassetto, afferrò il mantello e uscì dalla sua stanza.

 

*

 

Hermione Granger voleva stare da sola. Si sentiva una stupida adolescente usata dal ragazzo che amava e presa in giro da uno dei suoi due migliori amici.

Alzò il capo riccioluto dal cuscino solo per via di un fastidioso e insistente bussare alla sua porta.

Indossò una longette e una camicetta giusto per non aprire in biancheria intima. Poteva essere chiunque, in fondo.

Anche se sperava di vedere lui.

Abbassò la maniglia e aprì la porta. Il cuore perse svariati battiti.

- Cosa vuoi?- chiese per nulla amichevole.

- Devo parlarti.-

- Non credo di avere qualcosa da dirti, né voglia di ascoltarti.- disse gelida.

Lo fulminò con lo sguardo. Eppure sembrava così docile… poteva forse essersi pentito?

- Per favore…- disse a bassa voce il biondo.

Lei lo fece entrare e chiuse la porta subito dopo. Rimase lì dov’era, dandogli le spalle.

- Voltati.-

- Cosa devi dirmi?- chiese mentre, lentamente, si girava verso di lui.

- Hermione, io… io…- iniziò – Non so cosa mi sia preso. Non avrei mai voluto né dovuto trattarti in quel modo.-

La sua voce era bassa e insicura, il suo sguardo cupo e colpevole.

Ma non lo distoglieva dal suo.

- Ho creduto che tu avessi… davvero… baciato Weasley di tua volontà e… e ho perso la testa.- gli costava dire quelle parole, ma erano sincere, e gliele doveva.

- Mi sono comportato come un idiota.-

Lentamente gli si avvicinò.

- Avrei dovuto parlartene, e non agire impulsivamente.- continuò abbassando lo sguardo.

Era a pochi centimetri da lui.

- Avevo promesso di non trattarti più in quel modo, invece…- fissò gli occhi nei suoi.

Preziosi attimi di silenzio. Oro e argento.

- Hermione, perdonami.-

Nel petto di lei esplose qualcosa. Sorrise a quelle parole, sapendo bene di essere arrossita.

Alzò una mano per accarezzargli il viso.

- Ho capito.- disse solamente, prima di alzarsi in punta di piedi e baciarlo a fior di labbra.

Fu un bacio dapprima leggero, poi più spinto, mosso dalla passione.

Ma era dolce.

Hermione aveva atteso quel bacio, quello che le avrebbe portato le sue scuse, il suo sorriso, i suoi occhi.

Gli accarezzò il torace sbottonandogli piano la camicia, prima che lui interrompesse quel contatto allontanandosi da lei di un passo.

- Che stai facendo?- chiese allarmato.

Lei lo guardò stupita – Ti slaccio la camicia.-

- No.- disse immediatamente – Non mi sembra il caso.-

Perché sembrava allarmato?

- Draco… che ti prende?.- chiese con un mezzo sorriso avvicinandosi a lui.

- Hermione, davvero… non mi sembra il caso.- insistette lui.

- Non ti capisco.- replicò lei – Cosa c’è che non va?-

Lui la guardò in un modo indecifrabile. Da dove iniziava?

- Nulla… non c’è nulla che non vada.- rispose poco dopo.

- E allora non vedo che problema ci sia…- soffiò sulle sue labbra, finendo di slacciargli la camicia.

- Hermione…-

- Voglio fare l’amore con te, Draco.- lo interruppe lei – Voglio cancellare il ricordo di quell’ultima volta.-

Malfoy avvertì un peso enorme piombargli sullo stomaco, facendogli mancare il respiro. Le aveva davvero fatto tutto quel male, accidenti a lui.

E ora cosa doveva fare? Non poteva rifiutare, si sarebbe insospettita. Ma, continuando, gli sembrava di comportarsi da approfittatore.

- Hermione…- ripeté.

Lei gli posò l’indice sulle labbra – Non dire niente…- sussurrò.

Sorrise debolmente, prima di baciarlo di nuovo.

Draco non poté far altro che lasciarsi andare e stringerla a sé, mentre con una sensuale carezza gli stava facendo scendere la camicia lungo le braccia.

Non doveva, sapeva che era sbagliato, eppure non riusciva a fermarsi. Prese a baciarla con passione mentre lei si stendeva sul letto tirandolo con sé.

Erano stati separati per alcuni giorni, e ora lei si comportava in quel modo… le sue difese crollarono in un attimo.

Per questo si spogliarono a vicenda senza smettere di baciarsi, senza mai allontanare i propri corpi uno dall’altro.

Draco aveva un peso sul cuore, ma i suoi baci e le sue carezze lo alleggerirono per un po’.

Fecero l’amore, e fu l’amore più dolce che li avesse mai uniti prima d’ora.

 

*

 

Hermione aveva la testa appoggiata sul petto di Draco, le mani intrecciate e un tenero sorriso.

Era felice.

- Mi sei mancato.-

- Anche tu.-

Eppure a lui il cuore batteva in modo diverso.

Doveva dirglielo. Doveva parlare. E doveva farlo al più presto. Ma come?

Si sentiva un verme. Far l’amore con lei era stato un errore.

Ma un errore dolcissimo. Non avrebbe potuto commettere sbaglio più bello.

- Vado a farmi una doccia.- annunciò la riccia saltando giù dal letto e dirigendosi in bagno – Vieni con me?-

Sorrise – La farò dopo in camera.- rispose.

- Ok! Ci metto dieci minuti.- e sparì oltre la porta.

Il sorriso morì sulle labbra del biondo. Con riluttanza scese dal letto e si vestì lentamente.

Pochi minuti dopo lui era vestito, lei indossava una vestaglia celeste e cercava i suoi indumenti nei cassetti.

Era felice.

- Hermione.-

- Dimmi.-

- Devo… devo parlarti.-

Il tono solenne del ragazzo la colpì. Smise di fare quello che stava facendo e si voltò verso di lui – Di cosa?- ebbe quasi paura di chiede.

- Di noi due.- rispose lapidario guardandola negli occhi.

Una lontana ma terribile consapevolezza si fece spazio in lei.

- E’ successo qualcosa?- chiese allarmata avanzando verso di lui.

Non rispose.

- Draco, è successo qualcosa?- ripeté a voce più alta.

- Dobbiamo… dobbiamo smetterla, Hermione. Non possiamo più frequentarci.-

Quelle parole la colpirono come una doccia gelida.

- P… Perché?- chiese.

- Perché è così. Fuori di qui non potremo mai stare insieme.-

- Non mi interessa!- ribatté facendo un altro passo verso di lui – Mi interessa solo il presente, questo presente, quello che stiamo vivendo ora!-

Malfoy chiuse gli occhi e respirò profondamente – E’ solo un’illusione, e lo sai.-

- Non è vero!-

- Sì, invece!- stringeva i pugni, scaricandovi tutta la tensione e il dolore che provava – Andrà così, che ti piaccia o no.-

Tremendamente serio, ma con il cuore a pezzi, Draco Malfoy si costrinse a non piangere e urlare come invece stava facendo lei.

- Non puoi fare così! Cosa credi che sia io, una bambola senza sentimenti? Un oggetto che prendi e lasci a tuo piacimento?!- gli stava gridando contro – Non puoi continuare a trattarmi in questo modo! Mi stai facendo a pezzi, te ne rendi conto o no?!-

Piangeva, piangeva tantissimo. E lui non poteva fare niente.

- Non posso fare altro, Hermione. Credimi, non l’ho voluto io.- la sua voce era così bassa da sembrare un sussurro.

- No… Draco, no…- singhiozzando si aggrappò al suo maglione – Non lasciarmi, Draco… ti prego, non farlo…- diceva scuotendo la testa.

I suoi occhi erano una maschera di dolore. Ma non poteva permettersi di metterla in pericolo per il suo egoismo.

Era troppo preziosa per lui, troppo importante… non voleva farle del male, ma sarebbe passato, col tempo.

Quello, invece, non sarebbe mai passato. Quel dolore l’avrebbe ferito nel profondo.

Lui, e le persone che le volevano bene.

- Mi dispiace…- sussurrò accarezzandole il viso.

Si chinò per lasciare un leggero bacio sulle sue labbra che sapevano di lacrime, prima di voltarsi ed uscire da quella stanza.

Dalla sua vita.

Per sempre.

Hermione, ancora incredula, si lasciò cadere sulle ginocchia, stringendosi tra le braccia.

Piangeva e urlava.

Gridò il suo dolore fin quando, sfinita, non perse i sensi lì, sul tappeto ricamato della sua stanza da Caposcuola.

 

*

 

- Buongiorno.- sbadigliò il Bambino Sopravvissuto la mattina successiva.

- Harry, buongiorno. Ron?- chiese la sua ragazza.

- Si sta vestendo.- rispose dandole un bacio a fior di labbra – Hermione?- chiese con un altro sbadiglio.

- Non saprei… pensavo fosse già scesa.- disse la rossa.

Si girò verso alcuni compagni Gryffindor – Scusate… avete per caso visto la Caposcuola Granger?-

- No.- risposero in coro due ragazzine.

Ginny sbuffò.

- Io…- disse timidamente una del secondo anno – Io ho visto ieri sera il Caposcuola Malfoy passare qui in Sala Comune…-

- Lo so, gli ho detto io di venire qui a parlarle.- le disse Potter.

- No, non stava salendo… stava andando via. Era molto tardi, io… io mi ero addormentata sulla poltrona per fare i compiti…- spiegò brevemente la ragazzina.

Harry e Ginny si guardarono e le chiesero di continuare.

- Ecco, io stavo dormendo davanti al camino quando ho sentito un rumore e mi sono svegliata. E c’era il Caposcuola Malfoy che stava scendendo.- disse la piccola Gryffindor – L’ho visto che si stava mettendo il mantello, e poi… poi si è fermato e si è passato le mani sul volto, e… piangeva.-

I due ragazzi sgranarono gli occhi.

- Piangeva…?- chiese incredula Ginny – Sei sicura?-

Quella annuì – Sicurissima! Si è asciugato le lacrime e poi è corso via.-

Di nuovo i due Gryffindor si guardarono negli occhi, poi Ginny disse che sarebbe corsa su dall’amica. Per poco non investì il fratello che era appena sceso.

- Ehi! Che succede?!- chiese seccato – Cos’è tutta quella fretta?- rivolgendosi ad Harry.

L’urlo della rossa non permise ad Harry di rispondere.

 

- Ha solo perso i sensi, ragazzi, tranquilli.- disse, per l’ennesima volta, Madama Chips, controllando il polso della ragazza stesa a letto.

- Ma perché è svenuta?-

- Non saprei dirvelo… sembra sia profondamente segnata da qualcosa. Probabilmente riguarda la sfera emotiva. Per quanto ne so io, ha mangiato e dormito abbastanza regolarmente negli ultimi tempi, o sbaglio?-

- No, non sbaglia, ma… non capisco.-

- Harry!- una voce dal basso, quella di Calì Patil per la precisione, annunciò che Blaise Zabini era appena arrivato alla Torre di Grifondoro e chiedeva del Bambino Sopravvissuto.

 

- E’ svenuta. Deve aver pianto parecchio.- disse subito al moro dagli occhi blu – Malfoy?-

- Non apre a nessuno. Si è sigillato in camera e non vuole saperne di uscire.- rispose mortificato l’altro – Sai cosa possa essere successo?-

- No, purtroppo. Ieri gli ho parlato, dicendogli la verità, e intimandogli di chiederle scusa. A quanto ne so è venuto qui ieri sera ed è andato via a notte fonda.- spiegò Harry – Una del secondo ha detto che l’ha visto uscire piangendo.-

Blaise si passò una mano tra i capelli, esasperato e senza idee – Non so proprio cosa dire, Harry…-

- Neanche io.-

- Se solo Draco si decidesse a parlarmi… a confidarsi…- tirò un pugno contro il muro, frustrato – Mi sento impotente.-

- A chi lo dici…- rispose fiaccamente l’altro.

Un rumore di passi interruppe i due ragazzi. Ginevra Weasley entrò nel loro campo visivo, annunciando che la loro amica stava lentamente svegliandosi.

Subito si precipitarono da lei per vedere come stava e, soprattutto, chiederle cosa diavolo fosse successo con Malfoy.

Ma Hermione non aveva così tanta voglia di parlare.

Si era limitata a sorridere debolmente verso i suoi amici e chiudere gli occhi chiedendo di non andare a trovarla.

- Voglio stare da sola.- aveva detto.

Solo questa quattro parole prima di cadere di nuovo addormentata.

I presenti si guardarono stupiti: nessuno aveva immaginato una reazione simile da parte sua.

 

- Tu cosa ne pensi?- chiese Potter a Zabini camminando nei corridoi.

- Che stavolta è successo qualcosa di grave.- rispose il Serpeverde – Qualcosa che non è partito da Draco né da Hermione. Non l’ho mai visto comportarsi così.- scosse il capo stancamente.

- Cercherò di parlarle, magari fra qualche giorno.- disse Harry infilandosi le mani nelle tasche anteriori dei pantaloni.

- Buona idea. Per ora lasciamola riposare.- concordò il moro dagli occhi blu – Io vedo cosa posso fare con Draco, anche se sarà come schiantarsi contro un muro.- sospirò.

- Beh, se non altro le tentiamo tutte…- rispose il Grifondoro – Ci vediamo a lezione.-

- Va bene.-

I due si separarono, preoccupati per i loro amici e per quello che avrebbero dovuto affrontare nel cercare di farli parlare.

Purtroppo, però, non riuscirono ad ottenere assolutamente nulla.

Due giorni dopo, il biondo Principe di Serpeverde era uscito dalla sua tana. Pallido come un cadavere, a stento pronunciava qualche parola.

Apriva la bocca solo per mangiare. Beh… non che mangiasse così tanto, poi.

E sicuramente non dormiva neanche molto.

Il peggio però arrivò poco dopo: Hermione si era chiusa nella sua stanza, rifiutando di uscire e parlare con chiunque.

Erano quattro giorni ormai che la Caposcuola Gryffindor non apriva quella maledetta porta.

Harry era arrivato al punto di volare con la scopa fino alla sua finestra e bussare per ore, per poi lasciarle qualcosa da mangiare sul davanzale.

Alla fine dovettero chiamare la McGranitt.

Sentendo la sua voce Hermione si scosse, e si decise ad alzarsi dal letto per aprire, almeno a lei. Era pur sempre una professoressa, e la Direttrice della sua Casa.

- Signorina Granger…- disse la donna con voce preoccupata – Si sente bene? Siamo tutti in pensiero per lei.-

La ragazza aveva appena scosso il capo. I riccioli castani erano scompigliati, era pallida e stanca, e sul suo viso erano evidenti delle occhiaie dovute alla mancanza di sonno e, sicuramente, al pianto.

La donna non sapeva cosa dire, non era neanche entrata nella sua stanza, quando un rumore di passi la fece voltare.

Albus Silente in persona era andato da lei.

Sorrise alla sua collega ed entrò nella camera della sua alunna migliore, portandosi davanti alla finestra.

La sua figura alza e slanciata, la barba argentata e la veste celeste bastarono ad illuminare l’ambiente e far venire gli occhi lucidi alla ragazza.

Si voltò verso di lei, sorridendo rassicurante come un nonno farebbe nei confronti del suo amato nipote.

- Nessuno è arrabbiato con lei, signorina Granger.- disse l’uomo in tono pacato, notando una certa luce nello sguardo di lei – Al contrario, siamo solo molto preoccupati.-

Lei abbassò il capo sotto un moto di colpa. Non si stava comportando bene con i suoi amici, con le persone che le volevano bene e le erano sempre state vicine.

- Tuttavia…- proseguì il preside – Riconosciamo che questo sia un momento difficile per lei. Quindi, se desidera restare in solitudine, è libera di farlo.-

- Professore, io…- disse alzando la testa per guardarlo – Io non… non volevo far preoccupare tutti, né saltare le lezioni. Mi rimetterò in pari con il programma, io…-

Lui scosse la testa, socchiuse gli occhi sorridendo e fece un passo verso di lei – Non è il profitto scolastico che mi interessa, signorina Granger. Al momento, voglio solo assicurarmi che lei stia bene e che, presto, tornerà fra noi allegra e spensierata come un tempo.-

Le posò una mano sulla spalla e lei si sentì subito meglio. Chiuse gli occhi ricacciando dentro le lacrime che minacciavano di uscire, e annuì.

- Ho solo… bisogno di un po’ di tempo.-

- Ma certo, non è un problema.- le rispose lui – Prenda tutto il tempo necessario. Noi la aspetteremo a braccia aperte.-

Le rivolse un sorriso così dolce e pacato che lei non poté non sentirsi rassicurata da quelle parole.

- Bene, direi che è il momento di andare.- annunciò guardandosi intorno come se ci fosse qualcosa di interessante in quella stanza.

Si avviò verso la porta e abbassò la maniglia.

- Ah, quasi dimenticavo, signorina Granger…- disse voltandosi verso di lei.

- Sì, professore?-

- Non sempre le cose sono come sembrano. Spesso le parole di una persona e il suo sguardo non vanno di pari passo.- sorrise – Un’ultima cosa… lasci la finestra socchiusa. È probabile che un bambino con gli occhi verdi venga a portarle qualcosa, nel silenzio della notte.-

Con uno sguardo sincero e un sorriso paterno, Albus Silente uscì dalla stanza della Caposcuola Gryffindor chiudendosi la porta alle spalle.

Hermione non riuscì a trattenere le lacrime.

 

*

 

Una settimana era trascorsa, e così un’altra.

Ogni giorno Harry volava alla finestra della sua amica, lasciata opportunamente aperta, per portarle colazione, pranzo e cena.

Ogni giorno, per tre volte, saliva sulla sua amata Firebolt con un pacchetto per la sua amica, e un fiore legato ad esso.

Un gladiolo bianco, il suo fiore preferito. In allegato le scriveva un biglietto con la stessa scritta.

<< Ti voglio bene >>

E lei, la sera, rispondeva << Anch’io >>.

Dall’altra parte del Castello, invece, Blaise Zabini aveva fatto un totale buco nell’acqua.

Draco Malfoy non gli aveva detto nulla riguardo la sua situazione con la Gryffindor né sul suo stato d’animo.

Era nervoso, questo lo si vedeva benissimo, ma anche stanco.

Fu così che, trascinandosi giorno dopo giorno, chi un modo e chi in un altro, quelle due lunghissime settimane terminarono, lasciando così posto alle vacanze di Natale.

Hermione decise di trascorrerle a casa con i suoi genitori, mentre Harry sarebbe andato alla Tana con i Weasley.

Draco e Blaise, invece, restarono a scuola.

Il moro sperava in quell’occasione di poter farsi dire qualcosa dall’amico, approfittando dei giorni di vacanza e della scarsa presenza di studenti rimasti.

Durante i primi giorni, però, Draco pareva sì più rilassato, ma ugualmente si rifiutava di parlare spontaneamente ed eludeva ogni sua domanda.

Ne aveva parlato a Potter per lettera, dicendo che tutti i suoi sforzi erano stati finora vani, ma che avrebbe continuato a tampinare Malfoy per farlo parlare, con le buone o con le cattive.

Dal fronte della Tana non venivano notizie migliori: Hermione era più socievole e si dimostrava più predisposta al dialogo, ma aveva eretto un muro intorno a sé, e nessuno era ancora riuscito ad abbatterlo.

I due Slytherin per eccellenza erano seduti sui divanetti di velluto verde della loro Sala Comune.

- Ah, cavolo…- mormorò il moro.

- Che c’è?- chiese Malfoy.

- Ho finito le sigarette.- rispose sbuffando Zabini.

- Tutto qui? Ho un pacchetto nuovo in camera. Sono nel comodino.-

- Perfetto, grazie. Lo sai che senza fumare non vivo!.- ridacchiò insieme all’amico, poi si alzò dalla sua comoda postazione e si avviò sulle scale per raggiungere la camera singola del suo amico Caposcuola.

Aprì la pesante porta di legno e la richiuse dietro di sé. Si sedette sul letto aprendo stancamente il primo cassetto del comodino.

Infilò la mano per cercare l’agognato pacchetto di sigarette, ma nel farlo trovò qualcosa di diverso. Il fondo del cassetto era spostato.

Spostato?

Si inginocchiò davanti al mobile ed estrasse direttamente il cassettino di legno, lo svuotò del suo contenuto e, con molta attenzione, tolse il fondo-fasullo.

Sotto di esso vi erano due buste: stessa carta, stesso colore blu, stessa scrittura.

Se fossero state due lettere normali, magari inviate da un parente o un amico –anche se non ne aveva– non avrebbe avuto motivo di nasconderle… no?

Stando attento a non rovinarle, Blaise le afferrò entrambe e ne prese una, risalente a un po’ di tempo prima.

Lesse velocemente il contenuto e fu scosso da brividi.

Era vero.

Voldemort stava per tornare. Lucius stava per essere liberato.

Avrebbero Marchiato Draco.

In preda a un altro brivido Blaise ripose la prima lettera nella rispettiva busta e prese la seconda: sgranò gli occhi nel vedere che risaliva a tre settimane prima.

I giorni in cui era successo non sapeva cosa.

Lesse ciò che c’era scritto, e impallidì. Per poco non svenne.

Non poteva crederci. Non poteva essere vero.

Divenne bianco come un lenzuolo e le sue mani presero a tremare.

Deglutì a fatica e ripose la lettera nella sua busta e le buste nel sotto-fondo del cassetto, per poi rimettere tutto esattamente com’era prima.

Appoggiò la schiena al letto e si passò una mano fra i capelli.

La situazione era davvero grave.

 

 

 

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Capitolo 22
*** Che tu mi creda o no ***


 

 

Blaise era semplicemente sconvolto.

Quello che aveva scoperto era stato sufficiente a farlo quasi svenire dalla paura, dalla durezza e dalla crudeltà delle parole che aveva letto su quel dannatissimo foglio blu.

Doveva fare qualcosa, ma… cosa?

Si riscosse dai suoi pensieri, afferrò accendino e pacchetto di sigarette e, indossando la sua migliore maschera di indifferenza, uscì dalla stanza per raggiungere il suo amico in Sala Comune.

Avrebbe pensato al da farsi quella sera, per poi informarne immediatamente Harry Potter.

 

*

 

In quel momento il Bambino Sopravvissuto si trovava alla Tana con la sua ragazza Ginevra e il suo amico Ronald.

Il rosso in questione era stato più che punito dalla sorella, e aveva giurato più volte di aver agito sotto provocazione di Lavanda, spinto dalla gelosia, dalla rabbia… aveva giurato che non si sarebbe più avvicinato ad Hermione senza il suo consenso, e che non avrebbe più tentato di farle del male.

Con riluttanza i due avevano accettato le sue scuse, ma ciò non cambiava la realtà dei fatti: Hermione non si fidava più di lui, si sentiva tradita e presa in giro, raggirata e trattata come un oggetto.

Dalle lettere che ricevevano, Harry e Ginny si erano leggermente tranquillizzati: la loro amica sembrava essersi un po’ ripresa dallo shock di quel qualcosa che ancora non conoscevano, era più disposta a parlare con loro… si erano sentiti anche per telefono.

Il problema principale, però, persisteva: cosa diavolo era successo tra lei e il Furetto Rimbalzante?

 

Tre giorni prima del rientro dalle vacanze di Natale un gufo aveva portato un lettera indirizzata ad Harry.

- Per me?-

- Sì, Harry… di chi è?- chiese curiosa la sua fidanzata.

Il moro  voltò la busta e lesse il nome del mittente – E’ di Blaise.-

I due si guardarono per qualche istante, prima di decidere di salire nella camera della ragazza e leggere con calma e in completa solitudine la missiva della Serpe.

 

 

 

Harry, Ginny, la situazione è gravissima!

Ho scoperto qual è il motivo per cui Draco ed Hermione si sono lasciati e, credetemi… non è affatto confortante.

Non posso dirvi nulla per lettera, la storia  troppo lunga e preferisco parlarvene di persona.

A Draco non ho detto niente, non mi sembra il caso di affrontarlo da solo, inoltre credo che, questa volta, avremo bisogno dei professori e forse di Silente stesso.

Fatevi trovare nella Serra 6 subito dopo la cena del primo giorno di lezioni, vi spiegherò tutto per filo e per segno.

 

 

 

Due righe di commiato e la lettera era finita.

I due Gryffindor si guardarono interrogativi e spaventati… cosa poteva aver scoperto Blaise di così terribile?

Harry non voleva dirlo, ma una sola parola si era formata nella sua mente: Mangiamorte.

 

Fu nel silenzio più totale che trascorsero quei tre ultimi giorni di vacanza alla Tana, comportandosi come se nulla fosse accaduto, sorridendo e scherzando tranquilli come prima.

Ma un filo di tensione legava Harry e Ginny, e quel filo diventava fuoco ogni volta che i loro occhi si incontravano.

 

*

 

Le vacanze di Natale, finalmente, terminarono.

Tutti gli studenti che erano partiti stavano tornando a scuola, raccontandosi cosa avevano fatto durante quei giorni di festa, parlando dei regali e delle visite ai parenti, pranzi e banchetti e feste varie.

Tre persone fremevano aspettando impazienti la fine della cena.

Hermione Granger era tornata a mostrarsi in pubblico dopo quasi un mese di silenzio trascorso in completa solitudine, nascondendosi da tutto e da tutti.

Sembrava che si fosse rimessa in forze, o almeno che ci stesse provando… nota positiva in tutta quella confusione.

Parlava poco e mangiava ancora meno, se non altro però sorrideva di tanto in tanto e si intratteneva a sostenere una qualche discussione con qualcuno.

Ce la stava mettendo tutta per superare l’abbandono del ragazzo che amava, e sul quale si era imposta di non posare lo sguardo, mai più.

Fu così che, finalmente, il pasto ebbe il suo termine.

Tre ragazzi corsero verso la Serra 6 per parlare di quanto era accaduto e delle novità scoperte dal moro di Serpeverde.

- Blaise, ti prego, dicci cos’hai scoperto!- lo incalzò Harry.

- Qualche giorno fa sono andato nella camera di Draco, e ho trovato due lettere nascoste nel doppio-fondo di un cassetto.- iniziò passandosi una mano nei capelli – Mangiamorte.-

Harry si irrigidì e Ginny sobbalzò a quella parola.

- La prima era di un po’ di tempo fa, diceva che Lucius stava per essere liberato, che dopo gli esami avrebbero Marchiato Draco e che… avevano trovato un modo per risorgere l’Oscuro.-

Li fissò in silenzio aspettando una loro risposta, che non venne.

Decise quindi di continuare il suo discorso.

- Dicevano che avevano saputo della relazione tra Draco ed Hermione, e che poteva divertirsi con lei per un po’ e poi buttarla via, oppure…- e qui dovette prendere un bel respiro -…portarla con sé e farla girare tra i letti dei Mangiamorte.

A quelle parole Harry scattò come una furia, stringendo i pugni fino a farsi male – Come osano?! Maledetti… maledetti bastardi! Come si permettono di dire certe cose?!-

- Harry…- la sua ragazza gli posò una mano sulla sua, cercando di farlo calmare.

Qualche minuto e insulto dopo, Blaise continuò a parlare.

- Il peggio è la seconda lettera. Risale esattamente ai giorni in cui è successo quel qualcosa tra Draco ed Hermione.-

Harry aveva i nervi a fior di pelle, lo sguardo ridotto ad una lama tagliente.

- Hanno detto a Draco che doveva lasciare Hermione, oppure… l’avrebbero uccisa.-

Un gelido silenzio si impadronì di loro a quelle parole.

Uccisa… uccisa… uccisa.

Hermione sarebbe morta se Draco non avesse interrotto la loro relazione.

Sapevano che non era una storia di poco conto come tutte le altre.

Sapevano che, in quel modo, lei sarebbe stata vulnerabile.

Sapevano che, se Draco non l’avesse lasciata, avrebbero avuto un elemento in più su cui puntare per abbassare le difese di Harry Potter.

- Quindi… credo che lui abbia scelto il male minore. Non mi ha mai detto niente, e io l’ho scoperto solo ora…- sospirò – Dobbiamo parlarne con i professori.-

- Sì, assolutamente.- concordò la rossa.

Harry non sapeva cosa dire, era rimasto senza parole.

Di nuovo, tutto ruotava attorno a lui.

Voldemort era stato sconfitto, o forse… forse era rimasto solo gravemente ferito come quando era successo molti anni prima, il giorno in cui lui era diventato il Bambino Sopravvissuto?

Forse non era riuscito a sconfiggerlo una volta per tutte, forse non era stato abbastanza bravo, forse non aveva trovato il modo giusto per liberarsi una volta per tutte di lui…

Forse, forse, e ancora forse.

Era colpa sua. Sempre e solo colpa sua, se le persone intorno a lui continuavano a soffrire.

Si prese la testa tra le mani, imprecando.

- Non è colpa tua, Harry.- gli disse dolcemente Ginny – Tu hai fatto il possibile, tutti noi abbiamo creduto che Lui fosse morto. Hai fatto del tuo meglio, davvero.-

- Ma non è abbastanza!- replicò il moro – Non è mai abbastanza quello che faccio, Ginny, e questa situazione ne è la prova!-

Silenzio, di nuovo.

- Non credo che sia colpa tua, Harry.- intervenne Blaise – Io e te non siamo mai stati grandi amici, è vero, ma ho imparato a conoscerti in questi mesi, e anche prima che ci avvicinassimo, ho sempre osservato ogni tua mossa.-

Quello lo guardò in un modo indecifrabile.

- Tu non hai nulla da rimproverarti, credimi. Hai sempre fatto il possibile per proteggere e salvare coloro che ami. E questa, è una cosa degna di onore.-

Rimase a guardarlo in silenzio. La Serpe era dannatamente seria.

- Ognuno ha i propri modi per aiutare le persone che ama. Tu tendi a combattere in prima fila. Io resto nell’ombra, osservando e calcolando ogni cosa con attenzione. Draco agisce da solo, senza dare spiegazioni né chiedere aiuto a nessuno.-

Di nuovo, silenzio.

L’atmosfera che si era creata tra loro era davvero strana. Non sembravano tre adolescenti, ma persone adulte, dannatamente adulte, più mature quanto non fossero gli altri intorno a loro.

- Parlerò con Draco. Farò in modo che chiarisca le cose con Hermione.-

Con quelle parole Blaise salutò i due Gryffindor e uscì dalla Serra 6, non senza aver stretto il braccio di Harry, cercando di fargli capire quanto gli fosse vicino in quella situazione.

 

Deciso, bussò alla porta della stanza singola del suo migliore amico, con tutte le intenzioni di uscire con una sola promessa da parte sua: parlare con Hermione e far pace con lei.

Il biondo era sdraiato sul letto a guardare il soffitto. Il moro si mise in piedi davanti a lui.

- Devo parlarti.- annunciò.

- Di cosa?-

Un attimo di silenzio per raccogliere le forze e lanciare la bomba – Ho trovato le lettere.-

Un lampo furioso attraversò le iridi argentate di Draco prima che scattasse a sedere sul letto, stringendo convulsamente le lenzuola.

- Tu cosa…?- ringhiò.

- Ho trovato le lettere, Draco. Non è stato intenzionale. Cercavo le sigarette e ho visto il doppio-fondo del cassetto del comodino.-

Malfoy ripercorse a ritrovo i momenti vissuti fino a qualche giorno prima, quando lui stesso aveva detto a Blaise di prendere le sue sigarette dal comodino.

Si maledisse mentalmente per quell’incredibile errore.

- Avresti dovuto parlarmene.-

- Non credo proprio.- rispose acido il biondo.

- Io dico di sì, invece.- incatenò gli occhi con i suoi – Per lo meno, devi qualche spiegazione ad Hermione, non trovi?-

Draco si irrigidì e scattò in piedi – Non ti riguarda, Blaise.-

- Mi riguarda eccome, Draco.- si stavano sfidando come poche volte era successo a loro due – Hai lasciato Hermione senza una scusa, non parli, non informi nessuno che tuo padre sta per essere liberato, che verrà a Marchiarti e che quell’idiota di Riddle sta per essere resuscitato. Oh sì, Draco, la cosa mi riguarda, e non solo me! Devi parlarne con i professori! Devi raccontare tutto a Silente, chiedergli protezione!-

Stava per sputare una serie di insulti, forse anche mettergli le mani addosso, ma non lo fece.

Si voltò fissando lo sguardo da un’altra parte.

Blaise non sapeva più cosa fare, con lui.

Prese un bel respiro profondo prima di calmarsi e continuare.

- Non ti voglio costringere a parlare con Silente. Quello lo deciderai tu.- lo vide rilassarsi leggermente.

Quel ragazzo era terribilmente testardo: non avrebbe chiesto aiuto a nessuno, neanche e soprattutto in punto di morte.

- Ma devi parlare con Hermione. Devi spiegarle tutto, fare pace con lei… devi chiederle scusa, e dire che non sei lo stronzo che le hai fatto credere.-

Si avvicinò e gli posò le mani sulle spalle, facendolo girare verso di sé – Puoi farlo, questo?- chiese guardandolo fisso negli occhi – Per te e per lei, Draco. Solo per voi due. Puoi farlo?-

Draco non rispose, si limitò a ricambiare il suo sguardo.

Qualche istante dopo, Blaise decise di lasciarlo da solo a pensare.

Era sicuro che sarebbe andato da lei. Non subito, ma era sicuro che l’avrebbe fatto.

 

Draco rimase fermo dov’era per qualche minuto, prima di buttarsi a peso morto sul letto.

Blaise aveva ragione, eppure… lui aveva fatto di tutto pur di non mettere di nuovo Hermione in pericolo.

No, non avrebbe parlato con Silente. Non subito, almeno. Non voleva assolutamente farlo.

Vide davanti a sé l’immagine di Hermione, in lacrime, che lo supplicava di non lasciarla, di non spezzarle il cuore, di non usarla come una bambola.

Chiuse gli occhi cercando di cacciare via quell’immagine dolorosa, ma era sempre lì.

L’avrebbe perdonato? Anche questa volta?

Dopo tutto quello che era successo, gli avrebbe ancora sorriso, l’avrebbe ancora baciato come faceva sempre…?

L’avrebbe ancora amato?

Quei pensieri lo tennero sulle spine per tre giorni.

Voleva correre da lei ma c’era sempre qualcosa che lo fermava, che non gli permetteva di aprire quella dannata porta, di andare alla Torre e parlarle.

 

Alla fine, decise.

Al diavolo tutto e tutti!, pensò il biondo Principe delle Serpi, uscendo dalla sua stanza e attraversando i corridoi a grandi falcate, per raggiungere il più velocemente possibile la Torre.

 

*

 

Hermione stava studiando, ovviamente, per “recuperare” le lezioni che aveva perso durante le due settimane di chiusura nei confronti del mondo, e stava già portandosi avanti con i compiti assegnati.

Aveva appena finito di scrivere una relazione da consegnare la settimana successiva su una pianta particolarmente difficile da trattare con un nome ancora più difficile da scrivere e pronunciare, quando sentì bussare alla porta della sua stanza.

Si alzò e aprì, riconoscendo la voce di Ginny.

- Herm, disturbo?-

- No, vieni.- fece per aprire la porta per farla entrare, ma la rossa non si mosse.

- C’è qualcuno che vorrebbe parlarti.-

Silenzio.

- Chi?-

- Malfoy.- disse quasi timidamente l’amica.

- Non voglio vederlo.- rispose di botto la riccia – Che torni da dove è venuto.-

- Aspetta!- continuò la rossa fermando il tentativo di chiudere la porta – Non insisterei se non sapessi che è davvero importante…-

- Ginny, prendi le sue difese?- la accusò la Caposcuola.

- No, non prendo le sue difese, Herm. Ma è davvero importante. Se non vorrai avere a che fare con lui dopo avergli parlato, non ti cercherà più.- rispose la rossa – Mi ha chiesto di dirtelo, immaginando che rispondessi così.-

Hermione si morse il labbro inferiore, si guardò intorno e con un “Al Diavolo!” indossò un maglioncino color panna e infilò un paio di ballerine nere, come i jeans stretti che indossava.

Chiuse la porta alle sue spalle e seguì Ginny lungo le scale.

- Dov’è?-

- In Sala Comune.-

Scesero gli ultimi gradini e… lo vide. Dopo quasi un mese.

Bello, bello, bellissimo.

Draco Malfoy. Il suo Draco.

Scorre appena la testa per scacciare dalla mente quell’ultima affermazione.

Tutti li guardavano in religioso silenzio.

Lui la guardava senza dire una parola. Forse senza respirare.

Hermione si guardò un attimo intorno, poi riportò lo sguardo sul biondo: indossava dei pantaloni neri, una camicia madreperla e un maglione nero.

Semplicemente divino.

- Vieni.-

Solo quella parola e un gesto del capo, prima di voltarsi e salire le scale, seguita dalla Serpe.

Una sua occhiata gelida lasciò intendere ai presenti che nessuno doveva azzardarsi a dire una parola a riguardo, o pensarne qualsiasi cosa.

 

Quando furono dentro la stanza, Hermione si voltò verso di lui, impettita, le braccia conserte e lo sguardo di fuoco.

- Ginny ha detto che dovevi parlarmi.-

- Sì.-

Aveva l’inferno negli occhi, Hermione Granger. Negli occhi e nel cuore.

- Ti ascolto.-

Certo, detto con quella voce faceva solo venir voglia di scappare urlando. Ma lui, dopo giorni trascorsi a crucciarsi nella sua stanza, aveva deciso.

- Hermione…- iniziò – Dopo stasera, se deciderai di non volerne più sapere di me, rispetterò la tua scelta e sparirò per sempre dalla tua vita.-

La guardò negli occhi, sperando che lei riuscisse a leggere la disperazione nei suoi.

- Va bene. Parla pure.- disse sospirando con la voce addolcita.

- Sono qui per dirti la verità. Tutta la verità.-

Lei sgranò gli occhi, incredula – Dici davvero?- chiese con una nota di speranza.

- Sì.-

Hermione decise che era il caso di sedersi, quindi si avviò verso il letto, facendo segno a Malfoy di accomodarsi sulla poltroncina.

Ad operazione conclusa, e dopo qualche istante di silenzio, venne il momento di parlare.

- Non ho mai avuto intenzione di lasciarti.- iniziò – L’ho fatto perché avevo… paura di perderti. Sei un pericolo, Hermione. In grave pericolo.-

- Quale pericolo?-

Draco si passò una mano tra i capelli.

- Ho ricevuto due lettere da parte degli amici di mio padre. Nella prima dicevano che avrei potuto continuare a vederti, convinti che mi divertissi a letto con te, e che sarebbe finita a giugno.- era difficile parlare.

Hermione se ne accorse, ma non voleva interromperlo.

- Dicevano che mio padre sarebbe presto stato libero, e che avevano trovato un modo per far risorgere l’Oscuro.- respirò a fondo, notando l’irrigidimento della ragazza a quelle parole.

Stava già per ribattere quando la fermò – Aspetta. Fammi finire, per favore.-

Richiuse la bocca e non emise suono, annuendo al ragazzo di fronte a lei, che la ringraziò con lo sguardo.

- Mi avevano proposto… probabilmente per verificare la mia fedeltà alla causa… di portarti con me e farti diventare la prostituta dei Mangiamorte e, forse, di Riddle stesso.-

Hermione non resistette e balzò in piedi, rossa in viso per la vergogna dell’umiliazione di quelle parole, per la rabbia, per l’imbarazzo…

- Io ho provato ad allontanarti in quel periodo.- continuò Draco, una volta che la ragazza si era calmata e seduta di nuovo sul letto, i pugni stretti per scaricarvi sopra l’ira di quel momento.

- Ma non ci sono riuscito…- disse in un soffio il biondo – Poi… un mese fa circa, quando è successo quello che è successo con Lenticchia… Potter era venuto da me per spiegarmi com’erano andate effettivamente le cose. E io volevo venire da te a scusarmi.-

- Ti sei scusato, infatti.- ricordò la riccia.

- E’ vero.- confermò l’altro – Ma quel giorno, prima di venire da te, io… ho ricevuto un’altra lettera.- trattenne il fiato, quasi incapace di dire quelle parole.

- Cosa diceva…?- chiese lei, tesa.

- Diceva che… se non avessi interrotto subito la nostra storia, loro… loro ti avrebbero uccisa.-

Fu così che il proverbiale autocontrollo della Caposcuola Gryffindor andò in vacanza, e la riccia esplose in una serie di imprecazioni non ripetibili, seguite da avvertimenti e problematiche varie che le impedivano di continuare a vivere serenamente.

- Dovevi dirmelo subito!- berciò – Dovevi dirlo a Silente! Ti rendi conto della tua superficialità?!-

- Io volevo solo proteggerti!-

- E a te chi ci pensa? Tuo padre verrà a prenderti per Marchiarti dopo gli esami, ti sembra poco?!- ribatté lei al limite della pazienza – Pensavi di fronteggiarlo da solo?! Dannazione, Draco, non hai il minimo senso del pericolo!-

Lui le afferrò i polsi portando i loro visi così vicini che poteva sentire il suo fiato caldo.

- Smettila di farneticare, Mezzosangue.- sibilò – In un modo o nell’altro me la sarei cavata. È sempre stato così.-

- Ma io…-

- Tu saresti stata al sicuro con Potter e Lenticchia. Avete già abbastanza problemi per i fatti vostri, non mi sembrava il caso di offrire la tua testa a Riddle solo perché sono così egoista da non volerti lasciar andare.-

Hermione tacque, perdendosi nell’argento dei suoi occhi.

Erano così vicini e il bisogno l’uno dell’altro era così forte, che le loro labbra si sfiorarono e loro non avrebbero saputo dire come fosse successo.

Pochi istanti dopo, si scostarono quasi bruscamente.

Non dovevano lasciarsi andare in quel modo.

Non potevano.

- Hai finito di parlare?- chiese lei guardando da un’altra parte.

- No.-

Si voltò verso di lui, imbarazzata ma determinata a sentire la fine del suo discorso.

- So che potrà sembrarti inutile, e ripetitivo… e falso, anche.- fece un passo verso di lei e le prese le mani tra le sue, dolcemente – Ma io ti amo, Hermione. Non ho mai smesso di amarti, e se ti ho lasciata in quel modo, senza una spiegazione valida, io… l’ho fatto solo per proteggerti. Davvero.-

Hermione sentì il cuore farle le capriole nel petto. L’avrebbe sentito anche lui?

- Posso crederti?- chiese con un filo di voce.

- Sta a te deciderlo.- rispose lui con la voce ancora più bassa – Questa è tutta la verità che ho promesso di dirti. Se vuoi credermi, prometto di stare sempre al tuo fianco. Se non vuoi farlo… sparirò per sempre dalla tua vita.-

Quel pensiero colpì Hermione come un pugnalata nel petto.

No, no, no e poi no! Mai avrebbe voluto trascorrere un giorno senza di lui!

Ma non riuscì a dire nulla.

- Ti lascio sola, adesso.- disse Draco allontanandosi da lei – Ti aspetto all’entrata della Sala Grande domani mattina. Che sia sì o no, voglio che tu me lo dica, ok?.-

- Ok…- rispose.

E con quelle parole Malfoy uscì dalla stanza.

 

*

 

La mattina giunse veloce, ma qualcuno era stato più veloce di lei.

Nei sotterranei, il Principe di Serpeverde era sveglio da almeno due ore, fumando come un camino, impaziente del verdetto della sua amata.

Spegnendo l’ennesima sigaretta, uscì dalla sta camera e si diresse all’entrata della Sala Grande, dove molti studenti si stavano raccogliendo per la colazione.

Nella Torre, la Regina di Gryffindor aveva dormito poco e niente: aveva trascorso la notte a pensare.

E aveva deciso. Non sarebbe tornata indietro per nessun motivo al mondo.

 

Orgogliosa e determinata raggiunse il luogo dell’appuntamento.

Molti studenti si fermarono a guardarla avanzare verso il biondo Malfoy, che fece qualche passo verso di lei quando la vide arrivare.

Bella, bella come una Divinità del Cielo, Hermione si era fermata a un metro da lui.

Fissò gli occhi dorati nei suoi, senza mai abbassare lo sguardo.

Dovevano dirsi qualcosa, ma la tensione era troppa.

Lei aveva preparato qualcosa da dirgli ma, ora che lo vedeva, aveva la gola secca.

Così decise di passare direttamente all’azione.

Fece un passo verso di lui, afferrò la sua cravatta facendolo chinare e catturò le sue labbra in un bacio che doveva trasmettergli tutto l’amore che provava per lui.

E quando lui capì cosa significava, la strinse a sé in un abbraccio possessivo, che diceva a tutti coloro che guardavano “lei è mia”.

Quando sciolsero quel bacio, si guardarono negli occhi e sorrisero.

Lei aveva gli occhi lucidi per l’emozione. Lui anche.

Insieme varcarono la soglia della Sala Grande, sotto gli sguardi di tutti. Ma a loro non importava: si erano ritrovati, ed erano felici.

 

Videro qualcuno andare verso di loro con aria agitata, sventolando quella che si rivelò essere la Gazzetta del Profeta.

- Blaise… che succede?- chiese il biondo.

- Leggi.- disse porgendogli il giornale.

Hermione emise un gemito strozzato, Draco impallidì.

A grandi lettere, in prima pagina figurava la scritta:

 

 

“LUCIUS MALFOY E BELLATRIX LESTRANGE EVASI DA AZKABAN!!”

-I due Mangiamorte sono fuggiti con altri prigionieri, aiutati dai loro compagni rimasti in libertà -

 

 

 

 

 

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Capitolo 23
*** L'Ultimo Atto ***


 

 

“Abbiamo un problema.”

A metà colazione i ragazzi, letta la notizia sulla Gazzetta del Profeta, si erano precipitati nello studio di Silente, ed era lì che si trovavano in quel momento.

Harry Potter, Hermione Granger, Draco Malfoy, Blaise Zabini e… sì, anche lui, Ronald Weasley.

Nonostante l’attuale situazione con Hermione li aveva istintivamente seguiti, e nessuno aveva avuto qualcosa da ridire, a parte il biondo che lo guardava male.

“Non è solo un problema.”- sbottò Malfoy –“E’ una catastrofe!”

“Per una volta sono d’accordo con te Malferret.”

“Troppo gentile da parte tua, Sfregiato.”

Quei due avrebbero continuato a battibeccare per tutto il giorno, se la Professoressa di Trasfigurazione non avesse richiamato la loro attenzione.

Discussero a lungo della cosa, e il biondo disse tutto ciò che sapeva sull’argomento, attingendo alle lettere minatorie come fonti d’informazioni.

“Vogliono attaccare dopo gli esami, quando Potter sarà fuori dalla protezione di Hogwarts.”- stava dicendo rivolto al Preside –“Hanno intenzione di Marchiarmi e mettermi al fianco di mio padre, quando risorgerà quel cretino di Riddle.”

Harry si irrigidì a quelle parole. Draco se ne avvide, e lo guardò seriamente.

“Purtroppo è così, Potter. Hanno trovato un modo per farlo tornare. Dovrai affrontarlo di nuovo, e per l’ultima volta, si spera.”

“Dunque,”- intervenne Silente –“Vogliono farti diventare un Mangiamorte, Draco?”

Il biondo assottigliò lo sguardo –“Sì.”

“Ed è quello che vuoi?”- proseguì il Preside.

Draco si irrigidì, serrò la mascella e non rispose.

Hermione gli strinse la mano: tremava, appena, ma tremava.

Sapeva quanto fosse difficile, per lui, affrontare quell’argomento, ma lei era lì accanto a lui, e non l’avrebbe abbandonato per nessun motivo al mondo.

Qualche istante di silenzio dopo, il Preside parlò ancora.

“Qualunque cosa tu decida di fare, Draco, io ho piena fiducia in te. Voglio che tu ricordi questo, va bene?”

Il biondo annuì.

“E siccome sei un mio studente e la tua incolumità è a rischio, ti offro tutta la protezione di cui necessiti.”

La McGranitt e Piton, finora in silenzio, annuirono approvando la decisione del Preside.

“Grazie…”- sussurrò appena Draco.

“Professore…”- intervenne a quel punto il bambino sopravvissuto.

“Dimmi, Harry.”- rispose l’uomo, guardandolo oltre gli occhiali a mezzaluna.

“Dobbiamo preparare un piano di difesa, e di attacco, dobbiamo riunire l’Ordine e prepararci…”- disse agitato, forse rendendosi conto soltanto in quel momento che avrebbe dovuto affrontare ancora una volta Tom Riddle.

“Hai ragione.”- annuì il Preside.

“Volevo proporre di… ecco…”- cercò di spiegare –“Io vorrei mettere a disposizione la casa che mi ha lasciato… Sirius, a Grimmauld Place. Credo sia il posto più sicuro e pratico per le riunioni.”

Silente acconsentì a quella proposta e parlò ai professori in modo che loro due pensassero ad avvisare tutti i membri dell’Ordine della Fenice sulle nuove disposizioni.

Sorrise, guardando Harry uscire dal suo studio. Era cresciuto, Harry Potter.

Il bambino che aveva lasciato, in fasce e con una cicatrice ancora fresca sulla fronte, sul tappeto d’ingresso dei suoi zii a Privet Drive… quello stesso bambino che aveva rivisto undici anni dopo, cresciuto e con due occhi smeraldini piedi di curiosità per il mondo che doveva ancora conoscere… il suo piccolo Harry Potter era diventato un uomo degno di questo nome.

 

“Hermione…”

La riccia si voltò e incontrò lo sguardo di Ron. Non rispose.

“Ho bisogno di parlarti. È importante.”

Lo guardò per qualche secondo prima di annuire.

“Ti aspetto da me.”- le disse Malfoy, precedendola.

Certo non gli piaceva l’idea di lasciarla sola con Weasley, ma prima o poi quei due dovevano parlare e… beh, forse il momento era arrivato.

“Vado a parlare con Ginny.”- informò Potter, salutandoli con un sorriso e lasciandoli soli nel corridoio.

Occhi negli occhi, l’affetto che li aveva legati era ancora lì, nascosto sotto tanto, troppo dolore.

“Mi dispiace.”- esordì il rosso –“Te lo giuro, Mione… non so cosa mi sia preso. Non avrei mai voluto causarti tanta sofferenza. Volevo solo fartela pagare perché… insomma, Malfoy…”

“Draco è il mio ragazzo, Ron. Stiamo insieme.”- disse la riccia con voce pacata.

L’altro divenne rosso fino alla cima dei capelli –“Non riesco ad abituarmi all’idea.”- ammise.

“Lo so. Ti capisco.”- concordò lei –“Ma Draco non è come pensi che sia. È cambiato, ha tanti lati nascosti che finora non aveva mai rivelato a nessuno di avere.”

Si avvicinò di un passo a lui –“Davvero, Ron. Draco… lui mi ama. E io amo lui.”

Quelle parole ferirono il rosso di casa Weasley, Hermione lo sapeva, ma non avrebbe potuto trovare parole più semplici per spiegargli la situazione.

“Io… cercherò di abituarmi alla cosa. Ecco, sempre… sì, insomma… sempre se tu mi vuoi ancora… come amico… Mione.”

Se lo voleva ancora? Era difficile dirlo. Ron l’aveva ferita, umiliata davanti a tutta la scuola, ingannata… insomma, il suo curriculum ne aveva delle belle.

Tuttavia, con una guerra in procinto di ricominciare, Hermione non se la sentiva di dirgli di no.

In fondo, una possibilità se la meritano tutti, no?

Così sorrise al suo indirizzo.

“Sì.”- disse soltanto.

E quando gli occhi di Ron si illuminarono di una quasi perduta speranza, lei accentuò il sorriso dicendogli che si sarebbero visti più tardi.

 

“Herm!”

Una voce alle sue spalle, per la seconda volta, la fece girare.

“Blaise!”- sorrise radiosa –“Pensavo fossi in Sala Grande.”

“Infatti, ci stavo andando.”- sorrise il moro di Serpeverde –“Volevo solo dirti che sono felice. Per te e Draco, intendo.”

Lei arrossì e non rispose.

“E’ una causa persa quel ragazzo. Pessimo carattere. Ma tu…”- disse ammiccando –“Sei riuscita a dargli una lezione.”

“Qualcuno doveva pur farlo, no?”- rise la riccia.

“Certo… il lavoro sporco a lei, signorina!”- la canzonò Blaise.

“Blaise, io volevo ringraziarti.”- disse fermandosi davanti all’ingresso della Sala Grande di Hogwarts.

“E per cosa?”- chiese occhi blu ficcandosi le mani nelle tasche interiori dei pantaloni.

“Per averci aiutato nell’ombra.”- rispose seria lei –“Davvero, grazie. Se non fosse stato per te, io e Draco non staremmo insieme ora, e molto probabilmente non sapremmo delle intenzioni dei Mangiamorte…”

“Ok, ho capito, basta così.”- la interruppe Zabini –“Non devi ringraziarmi. Gli amici ci sono nel bene e nel male, no?”

Rimase quasi senza parole, la Grifondoro, poi sorrise radiosa e lo abbracciò –“Ma come ci sei finito a serpeverde, tu?”

 

 

“Avanti.”

Hermione entrò silenziosamente nella stanza da letto di Malfoy, che in quel momento era tranquillamente sdraiato a letto con un braccio sugli occhi.

“Tutto ok?”- chiese la ragazza.

“Mpf.”

Sospirò, sedendosi sul letto accanto a lui.

“Vuoi parlarne?”

“No.”

“Come vuoi.”

Un altro sospiro, poi due braccia forti la afferrarono per la vita facendola stendere su un corpo assolutamente perfetto.

“Mi chiedo come tu faccia ancora a sopportarmi.”

Sorrise –“Non chiedertelo, potrei risponderti seriamente.”

Si guardarono negli occhi.

Oro e argento.

Sole e luna.

Giorno e notte

Sì, quel due ragazzi erano decisamente diversi, un’accoppiata da far venire i brividi, eppure nessuno era più perfetto di loro.

Nessuna coppia poteva vantare un amore grande come il loro.

Perché Draco Malfoy ed Hermione Granger si amavano come mai avrebbero creduto di poter amare qualcuno.

“Ti darò la mia risposta dopo gli esami.”- sussurrò il biondo baciandole una guancia.

“Aspetterò.”- rispose lei lasciandosi stringere da lui.

Rimasero così, abbracciati sul letto, a coccolarsi e baciarsi, per chissà quanto tempo.

“Hai fatto pace con Weasley?”- chiese ad un tratto Malfoy.

“Direi di sì.”- rispose Hermione stringendosi di più a lui.

 

“Draco…”

“Dimmi.”

“Posso chiederti una cosa?”

“Chiedi.”

“Cosa ti ha spinto a propormi quel patto, l’anno scorso?”

Un’altra domanda alla quale avrebbe dovuto rispondere, prima o poi.

Voltò il capo per guardarla direttamente negli occhi, quegli occhi che aveva amato e odiato al contempo.

“All’inizio volevo solo sfogarmi.”- iniziò –“Non so spiegarti come mi sei venuta in mente tu, ma… ho sempre pensato che tu non fossi solo la secchione che mostri a tutti. Volevo scoprire cosa si nascondesse dietro la tua espressione saccente e la mano sempre alzata per rispondere.”

Sospirò, stringendola di più a sé.

“Non volevo legarmi a te, Mezzosangue, ma… alla fine è successo. Non riuscivo più a starti lontano, e non riuscivo più a vedere le altre ragazze come le avevo viste per tutti questi anni.”- disse posandole un bacio sulla guancia –“Mi sei entrata dentro ancorandoti nella mia anima, e non ne sei più voluta uscire. Ho provato ad allontanarti da me, ma stavo peggio di prima.”

Ghignò –“Mi hai fregato, Mezzosangue.”

Risero, baciandosi divertiti, poi lei si staccò, restando abbracciata a lui, e lo guardò negli occhi.

“Ripeti quello che mi hai detto ieri sera.”- disse con un filo di voce.

Draco capì subito.

Si sciolse in un sorriso dolcissimo, gli occhi che brillavano di una luce nuova, solo per lei.

“Ti amo…”- sussurrò sulle sue labbra, stringendola a sé.

E il cuore di Hermione esplose di gioia.

 

 

I mesi trascorrevano abbastanza tranquilli.

I ragazzi dei settimi anni studiavano come matti per prepararsi agli esami finali, i tanto temuti M.A.G.O., che avrebbero deciso del loro futuro.

Silente e i professori, insieme ai membri dell’Ordine della Fenice, si riunivano regolarmente a Grimmauld Place per discutere dei piani di attacco e difesa in preparazione ad una nuova guerra contro il Signore Oscuro, che non mancava di far sentire la sua presenza tramite piccoli e svariati attacchi a Babbani o nelle vicinanze del castello.

La cicatrice del Bambino Sopravvissuto prudeva di tanto in tanto e questo lo rendeva nervoso, ma accanto a sé c’erano sempre la sua fidanzata, Ginevra Molly Weasley, e i suoi due migliori amici, Ronald Bilius Weasley ed Hermione Jane Granger.

All’appello non potevano certo mancare due care Serpi di loro conoscenza, vi pare?

Draco Lucius Malfoy e Blaise Zabini.

Il loro sembrava quasi un gruppo male assortito, ma in realtà quei ragazzi erano davvero uniti, da amicizia o amore che fosse, erano insieme.

 

 

E così arrivò l’ultimo giorno di esami.

Il colloquio finale che avrebbe deciso delle sorti del futuro dei ragazzi che uscivano da Hogwarts.

Il Trio Miracoli aveva scelto, insieme, la strada per diventare Auror.

Uniti nella decisione finale, erano tutti e tre più che convinti della loro decisione: insieme, per sempre, fino alla fine. E non solo.

Ronald era riuscito, poco per volta, a recuperare la fiducia di Hermione

I due si erano riavvicinati, tornando ad avere lo stesso rapporto che li aveva legati negli anni precedenti.

Non arrivò più nessuna lettera minatoria a Draco. Suo padre non gli aveva scritto, così come neanche i suoi “colleghi” avevano fatto: la sua decisione era ormai chiara a tutti.

Ma non ne aveva ancora parlato apertamente.

Fu solo all’ombra di un albero, con la testa appoggiata sulle gambe della sua ragazza, che il biondo principe di Slytherin si decise, finalmente, a parlare.

“Hermione…”

“Sì?”

“E’ l’ultimo giorno.”

“Lo so.”- tensione nella voce di lei, appena percettibile, eppure lui l’aveva sentita.

Perché sapeva tutto di lei.

Draco si alzò dalla sua comoda posizione e si sedette accanto alla riccia Gryffindor.

Le accarezzò il viso, e lei intrecciò le dita della mano con le sue.

Tremava appena.

Chiuse gli occhi, respirò a fondo e li riaprì, puntandoli in quelli grigi di lui.

“Sono pronta.”- disse decisa.

Aveva sempre amato la sua decisione in ogni cosa che faceva, era sempre stata così: determinata, forte e coraggiosa, testarda, eppure non si era mai tirata indietro.

Mai.

“Io non so cosa accadrà quando usciremo da qui.”- iniziò il biondo –“Ma so cosa voglio fare.”

Lei trattenne appena il fiato.

“So che voglio stare al tuo fianco, Hermione. Combatterò insieme a te e… sì, insieme a San Potter. Contro Voldemort, contro i Mangiamorte… contro mio padre.”

Hermione riprese a respirare.

“Ho perso troppo tempo con loro, con questa stupida guerra che non mi appartiene…”- si allungò per baciarle una guancia –“Non voglio pi sprecare minuti preziosi con loro, quando posso trascorrerli con te.”

“Dici davvero…?”- chiese lei con un filo di voce.

“Sì.”- rispose serio lui.

Hermione aveva le lacrime agli occhi.

Sapeva che Draco non si sarebbe tirato indietro, ma sentirselo dire faceva tutto un altro effetto. Guardarlo negli occhi mentre le diceva quelle cose era così meraviglioso che le sembrava di poter toccare il cielo con un dito.

Draco la bloccò prima che potesse dire qualsiasi cosa, posandole l’indice sulle labbra morbide.

“Prima che tu dica o faccia qualsiasi cosa, c’è ancora una cosa che ti devo dire, anzi, chiedere.”

Lei lo guardò interrogativa.

“Ti farò una domanda, e dovrai rispondermi. Subito.”

“Va bene.”- disse confusa lei.

Il ragazzo allora infilò una mano in tasca e ne estrasse un piccolo astuccio di forma cubica, ricoperto di velluto verde bordato di rosso.

“Se sopravvivremo a questa guerra…”- iniziò, e gli occhi di Hermione si fecero lucidi, mentre le dita di Draco, appena incerte, andavano ad aprire la custodia –“Hermione Granger, vorrai diventare mia moglie?”

E fu con quelle parole che Draco le mostrò un anello argentato, un piccolo cerchio con due pietre, rossa e verde, una accanto all’altra, a formare due metà di un piccolo cuore, al centro del quale vi era una punta di brillante.

Hermione prese tra le mani la custodia di velluto, e con gli occhi lucidi e una lacrima che le solcava una guancia, fissava quel cerchietto d’argento, simbolo di una promessa che non avrebbe mai voluto sciogliere.

“Sì…”- sussurrò –“Oh, Draco, sì, sì… mille volte sì…”- disse gettandogli le braccia al collo –“Sarò la moglie più felice del mondo, lo giuro…”

Col cuore in gola, Draco strinse a sé Hermione respirando il profumo dei suoi capelli.

Molti minuti dopo, quando lei ebbe finito di singhiozzare sulla sua spalla, sciolse quell’abbraccio, prese l’anello e lo infilò all’anulare sinistro della riccia.

La guardò negli occhi, emozionato dentro di sé, e sorrise.

Felice.

“Per sempre.”- sussurrò prima di stringerla a sé e baciarla, sotto l’ombra delle foglie di quell’albero, incuranti degli studenti che li guardavano, incuranti dei loro amici che, nascosti dietro una colonna, avevano osservato la scena.

Incuranti del mondo intorno a loro, perché il mondo erano loro, l’uno per l’altra.

 

E così, uniti con il corpo, con il cuore e con l’anima, si preparavano ad affrontare il loro futuro, insieme.

Pronti per la vita, pronti per la guerra, pronti per combattere.

Pronti per vincere.

 

Insieme.

Per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

*Fine*

 

 

E così ci siamo arrivati, alla fine. Concludere una fic di 23 capitoli è davvero un dolore, ve lo dico con il cuore.

Questa è stata la mia prima fic in assoluto su HP,  con questa storia sono cresciuta, con questa storia ho imparato a scrivere, con questa storia ho conosciuto tante persone meravigliose, e la più meravigliosa di tutte è Ilaria, la mia amata gemellina, perché questa è la *nostra* fic.
Per chi si aspettava una battaglia… mi dispiace, ma questa storia finisce *prima* della battaglia finale contro Voldemort, proprio perché non riguarda la guerra in sé, ma il rapporto tra Draco ed Hermione, e voglio che questa fic resti focalizzata su di loro come lo è stata dal primo capitolo.

Spero di cuore che la conclusione di questa storia vi sia piaciuta, e sempre con il cuore spero che vorrete seguirmi negli altri lavori che ho pubblicato e che continuerò a pubblicare.

Non ho parole per dirvi quanto io sia felice del successo riscosso dalla mia piccola fic.

Davvero, grazie di cuore a tutti voi, se sono cresciuta è grazie a chi mi ha seguita e supportata sempre.

 

Grazie, e Arrivederci,

Ivana.

 

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