The story behind the uniform

di ValentinaDC
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Little Talks ***
Capitolo 2: *** Skyscraper ***
Capitolo 3: *** Sweet nothing ***
Capitolo 4: *** Hall of Fame ***
Capitolo 5: *** My kind of love ***
Capitolo 6: *** One more night ***
Capitolo 7: *** Spotlight ***
Capitolo 8: *** Free Fallin ***
Capitolo 9: *** Titanium ***
Capitolo 10: *** Stay ***
Capitolo 11: *** Heartless ***
Capitolo 12: *** Flaws ***
Capitolo 13: *** Stubborn Love ***
Capitolo 14: *** Red ***



Capitolo 1
*** Little Talks ***


Chapter one.
-Little talks-





 

Tutti gli oggetti che erano presenti in quella stanza rappresentavano esattamente lo stereotipo di ciò che qualunque persona avrebbe immaginato sentendo nominare la parola “psicologo”.
 
Divani in pelle nera, su i quali pazienti di qualunque tipo di film-telefilm-fantasia, di solito si sdraiano, due poltrone della stessa pelle scura, lampade che emanavano luce soffusa, messe lì solo come scenografia, più che per la loro assolutamente opinabile utilità.
 
Tutto era così impacchettato in quell’aria intima e confortevole, che Blaine riuscì a rilassarsi dopo appena pochi minuti.
 
Il suo cervello si era fatto ingannare facilmente, anche se, e la sua camera da letto in proposito avrebbe potuto dirla lunga, non era affatto difficile conquistarlo con arredi di buon gusto.
 
“Buon pomeriggio!” disse una donna vestita con un tailleur, sicuramente firmato Mark Jacobs, sulla quarantina, da dietro una scrivania di legno chiaro. “Sono la dottoressa Amanda Schmidt, ma puoi chiamarmi solo Amanda..”
 
Si alzò e con portamento elegante, andò incontro a Blaine porgendogli una mano, che prontamente gliela strinse. “Tu devi essere Blaine Anderson, giusto?” sorrise gentilmente.
 
Il ragazzo annuì. “Esatto! Molto piacere dottoressa”
 
 “Amanda.” Lo corresse la donna. “Accomodati dove vuoi, Blaine.” E con un gesto cortese gli indicò la parte della stanza adibita alla terapia.
 
Blaine cominciò ad esaminare i divani e le poltrone uno ad uno, chiedendosi se anche la scelta del posto a sedere, sarebbe diventato motivo di analisi. Il proprio caso non gli sembrava così serio da richiedere una di quelle sedute classiche, dove il paziente si distende sul divano e inizia a raccontare i propri problemi più intimi, partendo da traumi infantili e ripercorrendo la propria vita, versando un fiume di lacrime isteriche.
 
Scelse una delle due poltrone, quella posta alla sinistra del divano.
 
Una sobria poltrona in pelle lucida nera, molto più adatta a me e al mio problema.
 
Si disse mentalmente.

“Bene Blaine, entrambi sappiamo ciò che ti ha portato qui. Posso dire di saper tutto del tuo attuale stato di salute perchè ho letto attentamente il referto medico contenuto nella tua cartella d’ospedale, ma effettivamente di non so nulla di te, di come sei realmente. Vorrei che tu ti raccontassi..” Il tono di voce di Amanda era soave e pacato, e la sua espressione tranquilla, tanto che al ragazzo venne quasi naturale aprirsi a lei.

 
“Allora..” sospirò, “Mi chiamo Blaine Devon Anderson, ho diciassette anni e frequento il liceo William Mc Kinley di Lima, dove sono il rappresentante degli studenti, e uno dei solisti del Glee club scolastico. Attualmente vivo a Westville con i miei genitori. Ho un fratello, Cooper, che non vive con noi, con il quale non ho mai avuto un grande rapporto, ma stiamo cercando di rimediare. Sono un omosessuale dichiarato, ma questo non mi è quasi mai stato d’intralcio nella vita.. Uhm, forse solo nel primo liceo che ho frequentato, dove sono stato pestato e spedito in ospedale con due costole fratturate e un polmone perforato, dopo il ballo, ma poi mi sono trasferito all’accademia Dalton, dove ho potuto prendere coscienza della mia sessualità, senza che nessuno mi impedisse di essere me stesso.”
 
Sorrise compiaciuto ricordandosi dei momenti passati alla Dalton. “Lì ero molto apprezzato a dir la verità, ero il leader solista del gruppo canoro, gli Usignoli. Eravamo pazzeschi!” Si fermò a riflettere, con lo sguardo perso a mezz’aria. “Non credo ci sia nient’altro da aggiungere..” concluse.
 
La donna prendeva appunti su di un’agenda. “Se ti trovavi così bene alla Dalton, perché sei finito al liceo di Lima?”
 
 
Bene, colpito e affondato al primo tentativo.
 
 
Gli comparve un mezzo sorriso sulla bocca, pensandolo. A quanto pare la sua vita era talmente banale, che una sconosciuta aveva centrato il suo nodo esistenziale dopo appena cinque minuti.
 
Chiuse gli occhi per qualche secondo e cercò di racimolare tutto il fiato necessario, per pronunciare quelle quattro lettere che gli risultavano dolorose anche da pensare.
 
 
“Kurt.”
 
 
Amanda alzò gli occhi dal foglio per esaminare a fondo l’espressione di Blaine, che si sentì quasi nudo, trasparente, leggibile come la pagina di un libro per bambini, con tanto di figure.
 
La donna, dopo qualche secondo di riflessione, sorrise gentilmente. “Blaine per oggi può bastare, ci vediamo Mercoledì prossimo alla stessa ora!” Chiuse l’agenda.
 
“Abbiamo già finito?” La guardò terribilmente sorpreso.
 
Amanda si alzò e gli andò incontro. “Blaine, ci stiamo conoscendo oggi per la prima volta, e di solito dopo aver chiesto a qualcuno come si chiama non gli si domanda con quante persone ha fatto sesso, mi capisci?” Scoppiò in una risata che contagiò anche il ragazzo. “È solo una metafora per dirti che dobbiamo dare tempo al tempo.” Aggiunse.
 
Blaine annuì sollevato. “Grazie Amanda..” pronunciò piano, raccogliendo poi la tracolla e il cappotto.
 
La donna annuì.
 
Sapeva bene cosa faceva e si vedeva.
 
“A presto tesoro!” Disse accompagnandolo alla porta.



* * *



“Dov’è Blaine ragazzi?” chiese Finn non vedendo la star delle Nuove Direzioni seduta al suo solito posto, proprio accanto alla sedia vuota che fino a pochi mesi fa, era stata la posizione prediletta di Kurt Hummel.
 
Nessuno si era mai seduto lì e nessuno aveva mai fatto domande.
 
Tutti sapevano e tutti rispettavano quel tacito accordo che avevano con Blaine.
 
 
“Ha detto che il Mercoledì ha da fare!” Rispose Sam.
 
Nella sala del coro calò il silenzio.
 
Blaine non aveva mai saltato un giorno di prove da quando si era unito a loro, fatta eccezione per quella volta che aveva dovuto operarsi all’occhio destro a causa dell’abrasione alla cornea provocatagli dalla granita al sale grosso, che Sebastian gli aveva perfidamente lanciato in faccia.
 
Sam aveva tutti gli sguardi puntati addosso. “Ragazzi, io non so nulla!” Fece spallucce, alzando le mani in segno di totale innocenza.
 
“Lo vedo strano da quando è tornato a scuola dopo le vacanze di Natale, penso perché abbia saputo che mio fratello si sta vedendo con un altro.” Disse Finn.
 
“Probabile..” Sospirò Artie.
 
Ci fu un attimo di silenzio in cui tutti vennero attanagliati dalla tristezza, in cui i ricordi dell’anno precedente vennero alla luce insieme alla consapevolezza che le cose erano cambiate, diventando un po’ più dure e pesanti per ognuno dei presenti.
 
Epiche rotture, grandi perdite, e dolorosi abbandoni.
 
Dopo la vincita alle Nazionali, tutti avevano sperato in un anno da Senior vincente, senza granite o dispetti della Sylvester.
 
Un ultimo anno in cui tutti sarebbero stati felici, dei mesi che avrebbero dato la possibilità ad ognuno di scrivere un lieto fine personale, ma non era andata esattamente così.
 
Finn alzò lo sguardo dal pavimento, ritornando al presente. “Dai, muoviamoci! Queste provinciali non si vinceranno mai da sole.”



* * *

 

Alle diciotto Blaine aveva appuntamento con il medico del Pronto Soccorso per farsi controllare le medicazioni, ma avendo finito prima con Amanda, decise di trascorrere quella mezz’oretta che gli rimaneva, nel negozio di musica vicino l’ospedale di Westville, in cerca d’ispirazione.
 
Spinse la porta ed entrò, venendo colpito fin al primo momento dalle note provenienti da quello che poteva essere un pianoforte o una tastiera. Era una canzone dall’apparenza allegra, e chi la stava suonando era sicuramente molto abile.
 
“I don’t like walking around this old and empty house..”
 
Una voce femminile cominciò a cantare, e lui riconobbe immediatamente la canzone. Era un duetto. Una delle sue canzoni preferite dell’ultimo periodo.
 
Lo rappresentava appieno.
 
Una melodia piena di vita che mascherava il contenuto essenzialmente triste delle parole.
 
La mente di Blaine completava automaticamente quelle frasi che non venivano pronunciate da chi stava cantando.
 
 
So hold my hand, I’ll walk with you my dear..


È vero quello che si dice dell’ispirazione.
Colpisce come un pugno in pieno viso.
Nessuno può trattenerla perché ha la forza di un tornado.
 
Ti prende, ti porta su con sé e l’unica cosa che si può fare è solo assecondarla.


“The stairs creak as I sleep, it’s keeping me awake..”

 
La voce continuava a cantare, e Blaine la seguì quasi come se le note lo avessero legato con una corda e trascinato a ciò che le stava producendo.
 
Una ragazza, con un cilindro nero in testa, stava suonando una tastiera, con talmente tanta passione che a lui uscì naturale sorrise tra sé e sé, ricordando tutte le volte che era stato in quella stessa posizione.
 
Quella sensazione di benessere che la musica gli provocava era ormai sparita, come era sparito Kurt, forse nello stesso preciso istante, a dir la verità.
 
Ogni volta che provava ad ascoltare una nuova canzone, gli veniva alla mente un ricordo legato alla persona che aveva reso la sua vita bella da morire e che aveva lasciato un enorme vuoto andandosene.

 
It’s the house telling you to close your eyes..

 
Blaine si fermò a qualche metro dalla ragazza, accanto ad una coppia, che la fissava divertita.

“Some days I can’t even trust myself..”

 
E le parole gli uscirono così spontaneamente che quasi non si rese conto di essere stato proprio lui ad averle pronunciate.

 
“It’s killing me to see you this way..”

 
Non appena la ragazza udì la voce di Blaine, alzò gli occhi e piantò uno sguardo di sfida nel suo. C’era una punta di qualcos’altro così dannatamente familiare in quel gesto, qualcosa che si ricordava di aver visto in quello di Kurt.
 
 
L’ambizione.
 
 
Iniziarono a cantare insieme, come il ritornello richiedeva.
 
“ Cause the truth may vary, this ship will carry our bodies safe to shore..”
 
La ragazza gli sorrise come a volersi complimentare con lui, fece un abbellimento alle note e concluse la canzone.

 
“Bene, ora sapete che anche se questa è una tastiera da principianti, va benissimo per fare qualunque tipo di cosa.” Sorrise alla coppia. “Basta esercitarsi molto..”
 
“Okay, allora la prendiamo!“ Marito e moglie sorrisero all’unisono, pienamente soddisfatti dell’imminente acquisto.
 
”Un secondo e vi mando Michael ad aiutarvi!” Rispose la ragazza dirigendosi verso un commesso che armeggiava con delle scatole.
 
Dopo avergli indicato gli acquirenti, si voltò verso di Blaine e lo raggiunse. Solo in quel momento lui si rese conto di essere rimasto tutto il tempo imbambolato a fissarla. “Posso esserti d’aiuto?” Era sempre stato così tanto attratto dal talento, nelle persone.
 
Scrollò la testa come per darsi una svegliata. “Ehm sì, scusami! Cercavo uno spartito, ma mi hai conquistato con la tua esibizione, perciò vorrei sapere se potevo avere proprio quello.”
 
Sorrise.. ”Bene due piccioni con una fava, mi merito il premio di commessa del mese!” Lo guardò “Sì comunque, seguimi, te lo prendo subito.”



* * *


Nell’armadietto di Blaine non c’era più attaccato nessun tipo di portafortuna o fotografia. Dopo il suo ritorno dalle vacanze di Natale, posticipato a causa della “gita” all’ospedale, l’aveva trovato completamente immacolato.
 
Sapeva chi doveva ringraziare.
 
Sam si stava comportando come un vero e proprio angelo custode.
 
Era il suo braccio destro alla testa del consiglio studentesco, era il suo migliore amico.
 
“Che hanno detto i medici?” gli domandò facendo capolino da dietro lo sportello rosso.
 
Blaine sospirò. “Che le ferite si stanno rimarginando bene, che tra due settimane mi toglieranno i punti e che,” C’erano davvero troppe scartoffie nel suo armadietto. Troppi spartiti sparsi ovunque. “..dove cavolo ho messo il quaderno di chimica?”

 
Sam si sporse afferrando al volo un libro, prima che cadesse in terra. “Continuerai a portare camice a maniche lunghe anche quest’estate?” Sussurrò piano accostato all’orecchio dell’amico che si fermò per qualche secondo a valutare quell’eventualità.
 
Effettivamente non aveva pensato all’arrivo dell’estate. Non aveva messo in conto di svegliarsi di nuovo in quell’incubo. Nel suo peggiore per giunta. Non solo si ritrovava a vivere senza Kurt, ma in più, il suo amato ex fidanzato, lo aveva ben presto rimpiazzato, con un altro.

 
Sorrise ironicamente a quel pensiero, non pensava che si sarebbe mai sentito disgustato dal comportamento di Kurt e invece.. “Non so, userò dei braccialetti, degli orologi.. in qualche modo farò.”
 
“Possiamo anche andare in Alaska quest’estate, così non avrai problemi!” Disse Sam dandogli una pacca sulla spalla.
 
Il suo migliore amico aveva saputo ciò che Blaine aveva tentato di fare, da una stranamente dispiaciuta per il proprio figlio, Signora Anderson. Dopo il terzo giorno di rientro dalle vacanze natalizie, tutti continuavano a chiedersi dove il solista del gruppo fosse finito, e soprattutto perché nessuno aveva più avuto sue notizie dopo il rientro da New York City.
 
Così Sam aveva deciso di fare un incursione a casa Anderson, sospettando che Blaine Warbler fosse in stato di depressione e non in grado di muoversi dal letto. Invece ciò che la donna gli confessò, fu peggiore di qualunque scenario apocalittico da lui immaginato.
 
 
Ha rischiato il dissanguamento tagliandosi i polsi con un coltello.
 
 
 
 
“Mi dispiace..”
 
Sam si voltò. “Dispiacerti di?”
 
Il ragazzo fissò gli occhi verdi in quelli dell’amico per qualche momento, mentre camminavamo verso l’aula di chimica. “Mi dispiace che tu lo sia venuto a sapere.. Capisco quanto possa essere duro, non poter parlare con nessuno di quello che mi è successo. Sai Sam.. non avevo messo in programma che ci sarebbe stato un dopo e che sarebbe stato più duro per le persone che mi circondano, che per me. Non è per la vergogna che non voglio che si sappia. È solo che sono sicuro del fatto che tutti comincerebbe ad essere imbarazzati in mia presenza. E poi sono sicuro che questa cosa arriverebbe a New York fino alle orecchie di Kurt nel giro di cinque minuti, e l’ultima cosa che voglio è la sua compassione.” Sibilò.
 
Sam parve indeciso se porgli quella domanda o no, ma alla fine parlò.. “Cos’è successo tra te e lui laggiù?”
 
Blaine fissò in punto imprecisato in fondo al corridoio, aveva la scena ancora stampata nella mente “Mi ha chiesto di rimanergli amico.”
 
“Quindi?”
 
 
“Quindi niente Sam. È finita e basta. Avrei preferito continuare a litigare con lui piuttosto che sentirmi dire ‘rimaniamo amici’. Questo vuol dire che io per lui sono come tutti gli altri, che per me.. non prova più nulla, nemmeno il dolore. Mi ha ucciso.”
 
 
….volevo solo finire il lavoro di Kurt.
 
 
“Sei sempre stato troppo melodrammatico Blaine, e soprattutto ti sei comportato da idiota. Tu e Kurt siete anime gemelle. Lo so che lui ora come ora non si fida più di te, ma con il tempo tu avresti sicuramente trovato il modo di farlo innamorare di te, di nuovo.”
 
Scosse la testa, entrando nell’aula di chimica.
 
“Impossibile e poi, non ho voglia di stare al suo fianco come amico, visto che lui se la sta spassando con un altro, solo dopo due mesi che ci siamo lasciati.” E quell’ultima frase uscì fuori con una punta di troppo di astio.
 
 
Ma non era quello il motivo per il quale l’enorme mascella del ragazzo biondo cadde quasi a terra.
 
 
“TU. LO. SAI?”
 
 
Una risatina sommessa gli uscì dai denti serrati.
 
“Non siete bravi voi del Glee a mantenere i segreti. Soprattutto se continuate a bisbigliare di me, prima di ogni lezione, e prima di ogni mio ingresso.”
 
Sam guardò il pavimento con un’espressione triste. “Scusaci..”
 
Blaine fece spallucce e respirò pesantemente. “Tranquillo, lo sospettavo..”
 
Dopo qualche secondo si sentì avvolgere le spalle da una stretta poderosa. Era rassicurante, come sempre. “Blaine, noi siamo tutti qui per te lo sai, se hai bisogno, non devi nemmeno chiedere, basta che ce lo fai capire..”
 
Il ragazzo annuì “È tutto apposto..” ma il sospiro che gli scappò dalle labbra fu troppo marcato e contraddittorio, per far si che quelle parole passassero per vere. Fortunatamente lui non aggiunse niente e Blaine poté cambiare discorso.
 
“L’altro giorno al negozio di spartiti ho trovato la canzone da cantare oggi al Glee, è un duetto.”
 
Sam si voltò verso l’amico, sistemandosi i capelli “Vuoi che canti con te? Lo sai che lo faccio con piacere!”
 
“No,” mormorò l’ex Warbler, “preferisco cantarne solo una parte e lasciare l’altra parte in sospeso.. Lo trovo più intimo, e rispecchia quello che mi sta succedendo.”
 
Bocca da trota, come tutti lo chiamavano dopo che Santana aveva scritto quell’imbarazzantissima canzone su di lui, parve capire pienamente il volere di Blaine “Di che canzone parli?” chiese solo.
 
Lui sorrise impercettibilmente ricordando il modo in cui era arrivato a scegliere proprio quel brano.
 
 
 
 
“Little Talks..”



* * *



NOTE DELL’AUTRICE:

Salve a tutti :)
 
Intanto vi ringrazio tantissimo di essere arrivati a leggere fin qui, e spero abbiate gradito.
 
È moltissimo tempo che questa storia mi gira in testa e il capitolo che avete appena letto è frutto di mesi e mesi di lavoro e revisione continua, questo per farvi capire quanto io sia lenta a scrivere! Comunque penso di aggiornare una volta a settimana o una volta ogni due, perchè essendo una lettrice di FF anche io, so quanto è frustrante stare sulle spine!
 
Le critiche e i consigli sono assolutamente ben accetti!
Soprattutto se notate errori di battitura o altro, vi sarò eternamente grata se me lo faceste sapere, così da poter correggere qualsiasi cosa, nel minor tempo possibile.
 
Okay, penso di aver scritto abbastanza, anche perché avete già sopportato otto pagine dei miei vaneggiamenti!
 
Thank you so much guys :)
 
P.S. La canzone è Little Talks di of Monsters and Men.
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** Skyscraper ***


Chapter two. 
-Skyscraper-


 
 
 
 
 

Mancava un giorno solamente alle provinciali e le prove si facevano sempre più intense. 

In quelle ultime ore le New Directions avevano ripassato i passi della coreografia e tutte le canzoni della performance almeno mille volte. 

“Gangnam Style da capo ragazzi” disse Finn, non ancora soddisfatto. “Riprendete tutti le posizioni di partenza!” 

Il gruppo si divise a metà tra la quinta destra del palco e quella sinistra. In pochi secondi la scena fu deserta e la base musicale riavviata dall’inizio. 

Blaine portava dei polsini spessi di spugna per nascondere i punti che aveva sulle ferite. “Questi cosi mi si stanno appiccicando alla pelle, tra poco ci si fonderanno insieme.” Mormorò tra sé e sé. 

Sam si voltò ad osservarlo. “Tutto bene?” 

Il solista del gruppo annuì, passandosi una mano sulla fronte per asciugare il sudore. “Vorrei solo che Finn ci desse una pausa, almeno potrei andare in bagno a togliermi questi cosi per un attimo.” Si indicò le protezioni che portava. 

Le prime note risuonarono nell’auditorium. 

“Gli occhialiii!” Bisbigliò Blaine all’amico che intanto si stava preparando ad entrare in scena per primo. 

Sam fece per tastarsi una tasca e sgranò gli occhi. “Ho perso gli occhiali!” Si sbracciò verso Finn per fargli cenno di fermare la musica. “Non trovo gli occhiali!” Urlò. 

Tutti si guardarono tra di loro, con delle espressioni a metà tra il rassegnato e lo scocciato. “Sam..” Lo chiamò Joe con un mezzo sorriso sulla bocca “In testa!” 

Tutti risero e le prove ricominciarono, più intense di prima. 



* * * 



Almeno dieci Gangnam Style dopo, il dolore ai polsi di Blaine si era fatto molto più fastidioso e intenso, ma lui decise di non darci peso, fin quando Sam non si bloccò all'improvviso con gli occhi sgranati, fissandolo. 

“Che diavolo c'è ora?” Disse scocciato dall'ennesima interruzione. 

Sam continuava a guardarlo spaventato, incapace di fare qualsiasi mossa. 

“Smettila di fare il cretino, lo so che non ho più il gel e i miei capelli sono in uno stato pietoso, ma ti assicuro che le tue condizioni non sono di certo migliori!” Disse ridendo. 

Sam finalmente si mosse in avanti e gli posò una mano sulla schiena, spingendolo verso il backstage. “Blaine andiamo in bagno..” 

Blaine oppose resistenza. Non capendo assolutamente cosa stesse succedendo. 

“Non devo andare in bagno, Sam cosa succ..” 

Tina si portò una mano alla bocca, aveva gli occhi spalancati. “Blaine, Cristo.. C'è del sangue..” 

Il ragazzo abbassò lo sguardo, rendendosi conto solo in quel momento di avere le mani ricoperte di quel liquido rosso.. “Merda, mi si sono aperti i punti..” Si sfilò velocemente i polsini inzuppati di sangue, gettandoli a terra, e corse verso il bagno. 



* * * 



Tutti i ragazzi delle Nuove Direzioni erano seduti sul palco, ancora leggermente sotto shock per quello che era appena accaduto. 

Sam era rimasto con loro e Finn aveva accompagnato Blaine in ospedale, per farsi medicare. 

“Non pensavo che Blaine potesse arrivare a tanto..” mormorò Artie. 

“Neanche io avrei mai potuto anche solo lontanamente immaginarlo, ma ho capito che abbiamo tutti quanti sottovalutato la sua situazione. Era attaccatissimo a Kurt, tutti noi sapevamo che vivevano in simbiosi, la cosa era sotto i nostri occhi continuamente.”Sospirò Sam. “Solo che Blaine era molto più disperato di quanto dava a vedere.” 

Tutti i ragazzi tenevano la testa bassa, come se il peso di quello che era appena accaduto, li stesse schiacciando. 

“Solo..” Disse Sam spezzando il silenzio. “Ora che anche voi sapete, vi prego, non trattatelo come se fosse malato, non trattatelo in maniera compassionevole, è proprio questo che lui voleva evitare. Soprattutto, non ditelo a Kurt..” 

“A quello ci avrà già pensato Finn” Aggiunse Sugar con la sua solita leggerezza. 

Sam parve ricordarsi solo in quel momento della parentela che legava L'ex fidanzato di Blaine a Finn. 


“Merda”. 



* * * 



Rachel si alzò di scatto dal divano e corse verso il proprio coinquilino che era diventato improvvisamente bianco come un lenzuolo. Si era portato una mano davanti la bocca, le dita gli tremavano visibilmente. Gli era calata sugli occhi una patina lucida, mentre fissava un punto imprecisato della stanza. 

“Kurt!” strillò. “Kurt che succede, si tratta di tuo padre? Di nuovo il cuore?” 

Il ragazzo mosse la testa quasi impercettibilmente, mentre alcune lacrime cominciavano a rigargli il viso. 

Aveva ancora il cellulare premuto contro l'orecchio. 

“C..come sta ora?” Balbettò dopo alcuni minuti. 

Rachel scostò una sedia dal tavolino e lo aiutò a sedersi. 

“Bene, prendo il primo volo, a domani Finn.” Disse appoggiando il telefono sul tavolino e rimanendo in silenzio a metabolizzare quello che suo fratello gli aveva appena riferito per telefono. 

“Cos'è successo? È Carole?” Lo incalzò la ragazza che aveva il cuore in gola. “Kurt! Chi diavolo sta male?” strillò. 

Il tono di voce di Rachel era salito di un'ottava, e Kurt parve finalmente svegliarsi dallo stato di shock in cui si era piombato. 


“Blaine, si tratta di Blaine. Devo tornare a Lima, subito.” 




* * *



Blaine uscì dalla porta bianca ringraziando il medico che lo aveva ricucito e si diresse nella sala d'aspetto dove Finn lo stava attendendo da qualche ora. 

Alzò la mano in segno di saluto e sorrise timidamente quasi a scusarsi per l'accaduto. 

“S-stai..bene?” Chiese Finn incerto, andandogli incontro con quel suo fare maldestro e scoordinato. 

“Si sto bene, era solo saltato qualche punto a causa di un movimento fuori posto..” Tese le labbra, in quello che doveva essere un sorriso, ma che in realtà somigliava più ad una smorfia. 

Prese un respiro. 

“Finn ti sarei grato se tu non raccontassi tutto a Kurt, né di oggi, né del mio tentativo di..” Lasciò cadere le parola, incapace anche di parlare ad alta voce del suo gesto. 

Di chiamarlo con le esatte parole. 

Finn lo guardò con espressione mortificata, mostrandogli il telefono che ancora stringeva in mano, con il nome di Kurt che campeggiava come ultima chiamata sul display. 

“Mi spiace..” 



* * *



Kurt prese il cellulare e ricompose freneticamente il numero, mentre correva dietro le quinte in cerca di Blaine. 


Uno squillo e poi “Gentile cliente, il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile.” 



“Fanculo Blaine Davon Anderson. Devi essere da qualche parte. Non puoi continuare ad evitarmi così.” 

Kurt tentò un’altra volta, per la millesima volta, da quando aveva rimesso piede in Ohio, senza contare tutte le volte in cui aveva tentato di chiamarlo dopo aver ricevuto quella notizia scioccante. 


“Gentile cliente..” 


“Merda!” Imprecò ad alta voce. 


Aveva così voglia di strozzare il proprio ex fidanzato e subito dopo stringerlo forte. 

Mai e poi mai Kurt avrebbe potuto immaginare Blaine compiere un gesto come quello che Finn poco più di ventiquattr’ore prima, gli aveva raccontato durante quella maledetta telefonata. 



Ed era riuscito a tenerglielo nascosto per più di due mesi. 



Prima del trasferimento a New York, Kurt e Blaine erano abituati a condividere ogni momento della giornata, e se non erano vicini, di prendere il cellulare e raccontare anche la più piccola ed insignificante cosa che era accaduta ad uno dei due. 

Dopo la rottura non si erano parlati molto, quasi per niente, se non si consideravano i monologhi dell’ex Warbler con la segreteria telefonica del proprio non più fidanzato. 




Kurt gli aveva proposto di rimanere amici dopo essersi rivisti a New York per Natale, ma in tutta risposta, Blaine si era ammutolito, gli aveva voltato le spalle e si era diretto spedito verso l’imbarco per Columbus del JFK. 


Probabilmente è un no. Aveva appuntato mentalmente a malincuore Kurt. 



Ma in quel momento erano lì, entrambi nello stesso dannato teatro e Blaine era introvabile. 



* * * 



“Uno dei ragazzi si è fidanzato” esclamò a nessuno in particolare, vedendo la ragazza bionda di spalle, che indossava il blazer della Dalton. “Nessuno si è preso la briga di informarmi!” sbuffò fintamente infastidito. 



La ragazza si voltò a squadrarlo da capo a piedi senza proferire parola. 

Blaine si avvicinò sorridendole. “Piacere sono Bl..” 

“Blaine Anderson. Lo so chi sei.” Proferì quella. 

Il solista delle New Directions si soffermò ad osservare quei tratti familiari. 

Dove diavolo l’aveva già vista? 

La ragazza sorrise. “Non mi sorprende il fatto che tu non ricordi assolutamente chi io sia, non avevo la giacca.” Disse afferrandosi il bavero dell'uniforme, quasi a mostrarla con orgoglio, fissando i suoi occhi in quelli del ragazzo, che finalmente si ricordò di dove aveva visto quella scintilla che brillava in fondo a quelle iridi azzurre. 

“Little Talks!” Blaine sorrise annuendo. 

Raramente si vede in giro uno sguardo così sicuro. 

“Ci è voluto molto tempo prima che gli Usignoli smettessero di piangersi addosso per averti perso e si decidessero a trovare qualcuno in grado di sostituirti.” Allungò la mano dalle dita lunghe e affusolate. “Sono Charlotte, molto piacere Blaine Warbler!” rise. 

A quanto pare anche lei conosceva la storia del soprannome che Blaine si era trascinato addosso anche dopo il proprio abbandono della Dalton. 

“Strano che gli Warblers abbiano condiviso tutte queste informazioni con qualcuno che non fa parte del coro, ma soprattutto che non è nemmeno iscritta all’accademia” Blaine osservò la giacca. C’era la spilletta del solista appuntata. “Devi essere molto vicina hai ragazzi, sei la fidanzata di Hunter per caso?” 



Le sue labbra si incurvarono in un sorriso. “Non proprio, e poi chi l’ha detto che non sono iscritta alla Dalton?” 



“Charlotte sei qui!” La sagoma di Sebastian spuntò dal camerino degli Usignoli, dopo che la porta si aprì.“Ti stavamo tutti aspettando!” Le baciò la guancia. 
Il ragazzo si voltò verso di Blaine. “Vedo che hai conosciuto la leggenda…finalmente.”Disse con un sorrisetto malizioso, ammiccandogli. 



Tipico di Sebastian Smythe. 


“Si, anche se ci eravamo già incontrati al negozio di spartiti in realtà.” Fece la ragazza, prendendo l'Usignolo sotto braccio. 

Blaine poggiò una mano sulla spalla del Warbler. “Hunter le presta la giacca per affermare la sua non etero curiosità?” Scoppiò a ridere. 

“Cosa? Perché? Che c’entra Hunter?” Domandò Sebastian interrogativo. 

Charlotte rise. “Blaine è convinto che io sia la ragazza di Hunter, perché ho la giacca e la spilletta del solista credo, ma in realtà, queste non sono di nessun’altro se non mie.” 

Blaine sgranò gli occhi “Come scusa?” 

La ragazza sorrise a trentadue denti, fiera di quello che stava per affermare “Tutti sono disposti a scendere a compromessi con il diavolo per vincere" disse. "E io sono il compromesso della Dalton, o il diavolo in persona.." Alzò un sopracciglio e fece spallucce, come se la cosa non le pesasse affatto. 


Sebastian annuì. "Blaine, saremo rimasti a chiacchierare, ma dobbiamo andare a scaldare la voce, ci vediamo dopo la vostra sconfitta!" fece l'occhiolino a Charlotte, le passò un braccio sulle spalle, e i due si allontanarono ridendo. 


Blaine sentì il cellulare vibrargli e per l’ennesima volta quella mattina ripetè lo stesso gesto, di estrarlo e attaccare la chiamata, sbuffando. 


“BLAINE DAVON ANDERSON COME HAI OSATO.” 


Il sangue gli si gelò nelle vene, quando quella voce così familiare gli giunse alle orecchie. 

Kurt avanzava a grandi passi verso di lui. 

L'espressione da omicida che aveva negli occhi sarebbe stata palese anche a qualcuno che lo vedeva per la prima volta. 

Quando i due furono finalmente faccia a faccia, Kurt chiuse le palpebre e tirò un lungo sospiro, posandosi le mani sul cuore, come per regolarizzare il proprio battito. 

Aveva il fiato corto. 

Blaine si soffermò ad osservare le occhiaie che gli campeggiavano sul viso. 
Doveva non aver dormito molto, ma del resto se lo aspettava, si aspettava di ritrovarselo davanti da un momento all'altro. 

Sapeva che era solo una questione di ore, di qualche giorno al massimo. 

“Ti ho chiamato mille volte..” Disse ancora ansimando. “E tu m hai sempre attaccato in faccia.” 


Blaine fece spallucce. “Sapevo che saresti arrivato. Se avessi risposto non avresti avuto nulla da urlarmi in faccia, nel momento in cui mi avresti avuto davanti. Perciò, ora che ci hai rimuginato sopra durante le ore di volo da qui a New York, durante il tragitto in taxi dal tuo appartamento di Bushwick al JFK, e poi anche dopo, mentre venivi dall'aeroporto di Columbus a qui, esponimi il tuo discorso moralista, Kurt, sono tutto orecchie..” Sorrise sarcasticamente. 


Le sopracciglia di Kurt a quelle parole arrivarono fin su all'attaccatura dei capelli per la sorpresa. 

Aveva immaginato quella scena mentalmente diecimila volte, nelle ultime ore e non in nessuna di queste, c'era un Blaine che gli parlava in quel modo, rivolgendogli quelle parole piene di collera repressa. 

Ma lui non aveva mai avuto così tanto astio nelle vene, e Kurt non poteva sapere quanta rabbia aveva accumulato verso di lui nel corso di quelle settimane. 

“S-scusami?” Balbettò Kurt perplesso. 

Blaine rise nuovamente. 

"Che ti aspettavi? Che le cose non sarebbero cambiate? Che tu avresti potuto tenerti tutto quello che avevi? Un nuovo fidanzato, e il tuo ex al tuo fianco come amico? Nah, ti sei sbagliato alla grande. Non avrai mai e poi mai Blaine indietro, nè in veste di amico, né in veste di conoscente. Chiamami egoista, chiamami come vuoi, ma io non posso accettare il fatto di essere rimasto l'unico di noi due a soffrire. Avevamo deciso di condividere tutto fino alla fine no? Ecco a te la tua parte!" Sputò. 

Kurt fissò per qualche secondo Blaine, incredulo. Non poteva credere che quelle parole fossero davvero uscite dalla bocca della persona che credeva di conoscere meglio al mondo. 

“Ma chi diavolo sei tu?” Lo scrutò da capo a piedi. “Cosa sei diventato?” 
Blaine abbassò lo sguardo. 



Realizzò in quel momento che ciò che gli era successo mesi fa ormai, forse lo aveva completamente trasformato, e che Kurt, come al solito, aveva colpito l'obiettivo. 

“Non ci sono più” disse “e tu non hai più niente da spartire con la persona che ti ritrovi davanti, perchè, e lo so per certo, io non sono Blaine. Sono solo la sua versione sbiadita.” Sospirò e gli voltò le spalle, camminando svelto, nello stesso identico modo di quel giorno in aeroporto. 



Era finita. 

Per sempre. 

Ed entrambi realizzarono che la persona con cui avrebbero desiderato follemente trascorrere il resto delle proprie esistenze, gli stava velocemente sfuggendo dalle mani. 

Ma Kurt, che ormai era in lacrime, non fermò Blaine anche se avrebbe voluto farlo con tutto se stesso. 

E Blaine, che singhiozzava a testa bassa, non tornò a riprendersi Kurt anche se sapeva che l'unico posto dove voleva rimanere, era tra quelle braccia. 



* * * 


Charlotte spinse la pesante porta sul retro ed uscì all'esterno. 

L'aria di inizio febbraio in Ohio era ancora fredda e dei piccoli cumuli di neve erano ancora sparsi qua e là ad adornare la strada ghiacciata. 

Alla fine della gradinata, che si trovava ai piedi dell'ingresso, notò una figura seduta, che si teneva la testa tra le mani. 



“I tuoi amici ti stanno cercando.” Disse accendendosi la sigaretta che aveva tra le labbra. “Non dovresti essere qui.” 

Blaine si voltò asciugandosi il viso con i polsi della giacca. 

“Tu non dovresti fumare invece..” Mormorò apatico.. “E comunque non ho intenzione di esibirmi oggi.” 

Charlotte scese i gradini e gli si sedette accanto. “Ho già Sebastian che mi fa la predica.” Fece spallucce. 

Il solista delle Nuove Direzioni annuì piano e ricominciò a fissare un punto davanti a sé. 

“Qualunque cosa deve essere successa, sembri ridotto male..” Disse Charlotte. 
Blaine annuì. 



“Da quello che mi avevano detto, un tempo non ti avrebbe fermato nemmeno la fine del modo. Gli Usignoli sostengono che tu saresti stato capace di cantare anche senza lingua.” 



I due rimasero immersi nel silenzio. 



Charlotte fumava la sua sigaretta, pensando a quali cose avrebbe potuto far meglio durante l'esibizione e si dava mentalmente dell'idiota, per aver preso male proprio l'attacco di quella strofa che era così facile. 

“Gli Warbler mi conoscono.” Sorrise debolmente il ragazzo dopo qualche minuto, facendo sussultare la ragazza che era immersa nei proprio pensieri. “Ed ora non è che io non abbia voglia di salire su quel palco e spaccare il culo a tutti voi, miei cari uccellini, ma, sono stanco di dover accontentare gli altri, e preoccuparmi di soddisfare tutti, di fare il mio lavoro al meglio, di cantare, di fare il bravo fidanzato, di non deludere nessuno, e alla fine, qualcuno si preoccupa di chiedermi come sto? Di pensare a quello che provo? No.” 

La ragazza parve rifletterci su per dei lunghi istanti. 

“Non dovresti smettere di cantare per fare uno sfregio agli altri. Dovresti cantare, invece, per fare del bene a te stesso. Siamo cantanti, in particolare, io e te siamo solisti, siamo macchine da guerra. Noi viviamo perchè ci guardino, viviamo per ricevere applausi. Non c'è nulla che mi faccia sentire meglio dell'ammirazione del pubblico. Perciò Blaine, qualunque cosa sia successa, vai su quel palco e drogati di applausi, fai la migliore esibizione della tua vita, rendi quei momenti indimenticabile per tutte quelle persone e fagli pensare che ne è valsa veramente la pena. Sei il protagonista della scena, tutte le situazioni del cazzo che la vita ti mette davanti, sono solo sullo sfondo.” 

Blaine guardò Charotte negli occhi. 


Come diavolo aveva potuto scordarsi di tutto ciò? 


Si alzò di scatto, guardando l'orologio che aveva al polso, mancavano due minuti e doveva ancora fare i vocalizzi di rito, prima di entrare in scena. “Ho un trofeo da conquistare.” disse salendo le scale di corsa. 

Charlotte si voltò a guardarlo ridendo. 




“E poi, Blaine Warbler Anderson, vincere, non sarebbe stato divertente senza scontrarmi contro di te.”





* * *




NOTE DELL'AUTRICE: 

Okay, in realtà il capitolo era già stato pubblicato ieri sera, ma rileggendolo, avevo notato delle incongruenze e ho preferito toglierlo e correggerlo. 

First of all, scusate per il ritardo ma ho avuto delle settimane impegnate, ma ora sono qui :) 
Ho notato che la storia è stata visualizzata da moltissime persone! 
Ringrazio chi ha recensito la volta precedente e chi recensirà questa volta. 

Parlando del capitolo, sì, è di una depressione estrema, e mentre lo rileggevo per la quarantesima volta pensavo 'oddio ma cosa ho scritto? Sembro una ragazzina depressa!' 
Non so perchè sia venuto fuori così in effetti, ma vi assicuro che già dal prossimo capitolo Blaine inizierà a riprendersi! 

Smut in arrivo ;) 

Ah, ci terrei a specificare che questa è una fanfiction Klaine, che Blaine è gay e lo sarà fino in fondo, e che quindi non dovete temere il suo (ennesimo) cambio di orientamento sessuale, almeno qui :) 

Ora vi saluto, ci vediamo il più presto possibile! 

Love you all!

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Capitolo 3
*** Sweet nothing ***


Chapter three.
-Sweet nothing-


 
 
 
 
Qualche giorno dopo le provinciali un timido sole iniziò a far capolino dalle nuvole. 
Il vento che soffiava impetuoso era ancora freddo, e ricordava a chiunque di essere nel pieno dell'inverno, nonostante il cielo sereno. 
Blaine, abbastanza per caso aveva scoperto, quanto amasse camminare per strada, con la musica a tutto volume nelle orecchie. 
Durante uno dei pomeriggi in cui si trovava a trascorrere in completa solitudine, nella sua camera, a comporre musica al piano sorseggiando caffè, a leggere, o a giocare a uno dei tanti giochi di ruolo online, si rese conto che molto probabilmente il motivo per cui continuava ad essere così giù di morale, era proprio il fatto che la sua routine da single era terribilmente deprimente. 
Più che un diciassettenne, si sentiva come un compositore ottantenne, diventato ormai pazzo e schizofrenico. 
Così prese l'ipod, si mise le cuffie nelle orecchie e uscì da quella casa, tentando di lasciarsi quella pesantezza d'animo alle spalle, e con sua grande sorpresa ci riuscì. 

Il sole che gli scaldava il viso e quella musica piacevole, gli fecero sentire l'eco di ciò che aveva identificato come l'amore per la vita, che in passato lo aveva accompagnato ogni giorno. 
E forse, si disse, era anche grazie alle sedute con Amanda, che stavano funzionando alla grande, se si sentiva un po' più leggero. 

Canticchiava qualche motivetto e sorrideva a dei passanti a caso, supplicando il cielo, di non far finire quell'immotivata felicità tanto presto. 

Girare senza una meta lo aiutava a prendere atto delle proprie emozioni, tentando un approccio diverso, con quelle che spesso negli ultimi tempi, assomigliavano a delle bombe ad orologeria pronte a scoppiare e a devastarlo internamente. 

Ma quel pomeriggio in realtà una meta la aveva e quando arrivò davanti al maestoso cancello della Dalton, sorrise, togliendosi le cuffiette dalle orecchie. 

La cosa che in quel momento lo rassicurava di quelle mura, era forse il fatto che l'intero edificio, il personale e il corpo studentesco, sembravano non essere soggetti ai cambiamenti. 

Semplicemente tutta l'accademia rimaneva lì, anno dopo anno, con le sue regole ferree. 
Nessuna modifica poteva essere apportata lì dentro. 
Anche il minimo dettaglio risultava qualcosa di scolpito nella loro tradizione. 

Si ricordò di quella volta che gli Usignoli avevano gridato allo scandalo, solamente perchè lui aveva proposto di cambiare il colore del bordino della giacca, e rise. 

Mentre varcava l'ingresso, riconobbe i primi visi familiari, e sorrise cordialmente in segno di saluto. 

In realtà gli piacevano i cambiamenti. 
Gli davano la stessa scarica elettrica dell'odore del caffè la mattina, eppure, a volte era confortante, tornare in quelle mura, centenarie. Si sentiva come Harry Potter, che tornava a Hogwarts dopo l'estate. 

“ANDERSOOON!!!!!!!!” si sentì chiamare alle spalle, e poi qualcuno gli saltò sulla schiena attaccandosi a lui a mo di koala. “Sei sempre più basso Blaine!” Rise. “Non cresci mai?” 

“Oh, taci Jeff!” Sbuffò divertito. 

“A cosa dobbiamo questo onore, Blaine Warbler?” domandò. 

“In realtà cercavo Charlotte, volevo ringraziarla per avermi aiutato con una cosa, l'altro giorno..” Rispose Blaine grattandosi una guancia. 

Jeff alzò gli occhi al cielo pensieroso, e controllò l'orologio. “Oggi è venerdì?” 

L'ex Warbler annuì. 

“Allora forse fai ancora in tempo, prima che lei e Sebastian diano inizio al loro week-end a base alcolica..” 

Le sopracciglia di Blaine arrivarono quasi all'attaccatura dei capelli. “Cosa?” 

Jeff fece spallucce. “E la cosa brutta è che non ci invitano mai..” disse sconsolato. 

“Ah..” Mormorò Blaine sempre più basito. 

“Andiamo, ti accompagno all'appartamento di Charlotte, nel residence. L'hanno messa in una casetta da sola, mentre noi dobbiamo stare in quattro in un cavolo di buco!” disse il biondo, aggiustandosi la frangetta. 

“Jeff, gli appartamenti sono tutti della stessa grandezza, solo che voi siete in quattro e lei è da sola..” Gli fece notare Blaine con tono canzonatorio. 

Quello parve ricevere quell'informazione, come se gli fosse appena stato svelato il mistero della vita. “Sei sempre stato tu quello intelligente..” 



L'appartamento di Charlotte era all'ultimo piano di uno dei palazzi riservati solo agli studenti della Dalton. L'edificio era moderno, con un ingresso minimale che assomigliava ad uno di quegli hotel lussuosi ed eleganti. 
Jeff e Blaine si avvicinarono ad un uomo che sedeva dietro al pc di un bancone. 
“Buonasera Gregory, la signorina Phillips è già tornata?” domandò il biondo. 

Quello annuì. “Vuoi che la chiamo e la faccio scendere? O sali tu?” 

“Saliamo noi, grazie.” Sorrise avviandosi verso l'ascensore, seguito da Blaine. 

Quando le porte dell'ascensore si chiusero Jeff guardò Blaine appoggiarsi alla parete, e sospirare con le mani in tasca. 

“Esattamente, perchè stai cercando Charlotte? Voglio dire, qui tutti pendono dalle sue labbra, ma tu non sei un etero adolescente con gli ormoni impazziti, che è costretto a frequentare una scuola privata maschile.” Rise. 

Blaine sorrise leggermente. “L'altro giorno alle provinciali quando non volevo esibirmi è riuscita a convincermi a salire sul palco, solamente che mancavano due minuti all'entrata in scena e sono dovuto scappare senza ringraziarla. Non era tenuta a fare quello che ha fatto, eppure è stata gentile..” 

Jeff gonfiò le guance “Sì, bè Char può sembrare una pazza a volte, ed è davvero ostinata ed insopportabile quando ci si mette, però sai, tu sei stato fortunato, perchè se non fosse stata sicura di vincere, non ti avrebbe aiutato neanche se fossi stato in punto di morte steso sul pavimento, in una pozza di sangue.” 

In quel momento le porte dell'ascensore si aprirono e una musica invase la cabina. 
“Ultima porta sulla sinistra.” Fece strada Jeff nel corridoio deserto. 

Man mano che i due si avvicinavano alla porta dell'appartamento della ragazza, la musica cresceva di volume. 
“Ci faranno entrare?” Rise Jeff mentre bussava in maniera prepotente, in modo da sovrastare il rumore. 
La musica si abbassò improvvisamente e dei passi leggeri si fecero sempre più vicini. 
“Thad non mi importa se ti dispiace, ti ho già detto che dopo l'ultima volta che mi hai vomitato sul tappeto persiano, non avresti più potuto partecipare al mio week-end alcolico, e non mi importa nemmeno se gli altri Warblers ti hanno lasciato da solo, ma del resto chi è causa del suo mal pianga se stesso, no?” Rise. 
“Ehm, Charlotte, non sono Thad, sono Jeff, e con me c'è anche Blaine.” 

Ci fu un secondo di silenzio. 

“Non mi prendere per il culo!” Sputò la ragazza. 

“Charlotte davvero, sono Blaine..” Disse l'ex Usignolo. 

Subito dopo quelle parole si sentì un urletto e poi un “oddiooo!!” acutissimo, poi altro silenzio, ed infine un “È stato 'Bastian ad urlare! ” mentre la porta finalmente si aprì. 

Comparve la snella figura di Charlotte, con i capelli biondissimi arruffati, gli occhi azzurri che puntavano in direzione di Blaine ed un sorriso smagliante. 
Solo quando se la trovò di fronte, Blaine constatò che erano alti uguali, ma sicuramente lei non veniva presa in giro per la statura. 
Portava una felpa rossa con cappuccio della Dalton e dei pantaloncini cortissimi, nonostante fosse inverno. 

“Prego, entrate! E Jeff,” Si voltò verso l'Usignolo cambiando espressione “ringrazia che c'è Blaine perchè altrimenti rimanevi fuori!” Fece. 

Jeff iniziò a saltare sul posto e a battere le mani, mentre Blaine continuava a chiedersi il perchè di tanto entusiasmo. 

L'appartamento di Charlotte era ben arredato, con due grandi divani di pelle beige, posti davanti ad un plasma da minimo sessanta pollici. Il pavimento di parquet chiaro, si estendeva per tutta la superficie della casa, e in quella che doveva essere la zona soggiorno c'erano persino un caminetto e un pianoforte. Sulla sinistra c'erano due porte chiuse, camera da letto e bagno probabilmente, e sulla destra l'ampia isola della cucina, con delle sedie disposte al lato opposto del piano cottura. 

Da una delle due porte sulla sinistra emerse Sebastian che si stava tamponando i capelli con un asciugamano. “Cosa avrebbe fatto 'Bastian? Ohw Blaine..” Si bloccò in mezzo alla stanza, sorpreso. “Cosa ci fai qui?” 

Jeff agitò una mano per farsi notare.. “Ci sarei anche io comunque...” 

“Un lemon drop ragazzi?” propose Charlotte che intanto aveva tirato fuori da un cassetto un shaker per cocktail. 

Sebastian e Jeff annuirono immediatamente, mentre Blaine parve rifletterci su. 
“C'mon Blaine Warbler, don't be shy..!” Sorrise la ragazza incitandolo. 

L'ultima volta che aveva bevuto in presenza di Sebastian, erano allo Scandals e si erano strusciati tutto il tempo mentre ballavano. A quei tempi stava ancora con Kurt, e quello aveva dato il via ad una delle loro prime furiose litigate. L'alcol non gli faceva bene, non aveva mai retto più di una birra, e in quel momento gli stavano offrendo un lemon drop, che era di gran lunga più forte. 
L 'ottantenne che ormai aveva dimora stabile in lui si oppose strenuamente a quell'offerta, ma dopo qualche secondo si disse, che probabilmente, se dalla rottura con Kurt poteva trarci qualcosa di buono, era proprio il fatto di poter sperimentare, facendo cose totalmente irresponsabili, senza aver paura di ferire qualcuno, o che qualcuno lo giudicasse. Era libero, e per la prima volta, non stava considerando la situazione in maniera negativa. 

Accettò l'offerta e Charlotte sorrise soddisfatta, iniziando ad armeggiare con delle bottiglie. 

“Allora Anderson, cosa ti ha portato alla mia umile dimora?” Domandò la raggazza dopo qualche minuto. 

Blaine si ricordò solo in quel momento di essere lì per una ragione, talmente era preso dalla discussione che aveva intavolato, con Sebastian e Jeff, su quali dei due gruppi canori, Warblers e New Direction, fosse stato effettivamente il migliore alle provinciali, conclusesi con un pareggio. 
“Fondamentalmente, il motivo per cui sono qui, non era battibeccare con questi due, ma ringraziarti per l'altro giorno Charlotte. Sono scappato senza dirti una parola, quando in realtà ti devo davvero tanto.” Disse con una vera e propria espressione di gratitudine. 

E Charlotte, parve essere colta completamente impreparata da quelle parole, perchè aprì e chiuse più volte la bocca, tentando di parlare, ma non ne uscì alcun suono, e quando abbassò lo sguardo ridendo, e pronunciando un “Grazie..” a mezza voce, tutti i presenti, si accorsero che era vistosamente arrossita. 

“Cuuuuucciolaaaaa!!!” Urlò Sebastian, che come risposta ricevette un limone dritto in fronte. 
“Taci 'Bastian!” Mormorò la ragazza assottigliando gli occhi. 

Blaine potè notare che tra i due c'era un'enorme intesa. Il che gli suonò totalmente alienante, se considerando il fatto che fino a pochi secondi prima, credeva che Sebastian non fosse in grado di affezionarsi a nessun essere umano, figurarsi una ragazza. 

E invece erano lì a bisticciare come una coppia sposata da quarant'anni. 

Charlotte si mosse da dietro il bancone della cucina, con due bicchieri rossi in mano, porgendone uno a Jeff e uno a Blaine. “Scusate ragazzi, ma mi questi cocktail mi sono usciti poco lemon e molto drop, avevo finito la limonata..” Rise, andando a recuperare anche gli altri due bicchieri. “Brindiamo aaaa.... uhmmm..” Si portò l'indice sul mento. “Brindiamo ai vincitori indiscussi delle provinciali..” Disse voltandosi verso Blaine con aria di sfida. “Gli Usignoli ovviamente!” Finì la frase e Blaine partì a protestare, dicendo che non era giusto brindare in quel modo, perchè lui era in minoranza. 


Tre o quattro lemon drop dopo, anche quelli molto drop e poco lemon, la musica si era fatta più alta, Charlotte era in piedi su di un tavolino a cantare a squarcia gola, Jeff ballava, o per lo meno, si agitava come un forsennato, Sebastian fissava con aria incazzata l'iphone di Charlotte che continuava a squillare, e Blaine, in stato semicomatoso, si era abbandonato su di una poltrona. 

Il ragazzo, sentendosi improvvisamente le palpebre pesanti per un giramento di testa più forte, chiuse gli occhi e si ritrovò in camera propria. 

Gli mancò il fiato e provò con tutte le sue forze ad aprire per e chiudere gli occhi per tornare nella casa dove si trovava meno di due secondi prima, ma fu inutile. 



So I put my faith in somthing unknown 
I'm living on such sweet nothing 
But I'm tryng to hope with nothing to hold 
I'm living on such sweet nothing 
And it's hard to learn 
And it's hard to love 
When you're giving me such sweet nothing. 



Si trovò catapultato in un'altra realtà, 
che sembrava così... 
vera. 

Si chiese se ciò che si trovava davanti corrispondeva solamente ad un sogno un po' più vivido oppure, se era quello che si era trovato ad affrontare nei mesi precedenti, tutto solamente frutto della sua immaginazione. 

Blaine era nel letto della sua camera, sepolto sotto lo strato di coperte, quando sentì qualcosa, o meglio, qualcuno, strusciarsi contro la sua schiena. 
A quel punto, prese coscienza di sé, e capì che effettivamente, qualcuno lo stava stringendo, accoccolato contro la propria schiena. 
Quando un odore troppo familiare lo colpì, non volle crederci, e respirò a pieni polmoni, per riempirsene le membra. 
Quasi aveva paura a riprendere a respirare. Temeva che quell'odore, fosse stato solo frutto della sua immaginazione, ma quando intervenne prorompente, l'urgenza di rifornimento di ossigeno, Blaine rimase compiaciuto dal fatto che quella fragranza era ancora lì e lo stava avvolgendo. 
Si girò nell'abbraccio, e quando vide quella candida figura dagli occhi azzurri un po' assonnati, che lo fissava con un mezzo sorriso, rimase totalmente paralizzato. 

“Che ci fai qui Kurt?” Provò a domandare, ma il ragazzo gli parò l'indice davanti le labbra in segno di fare silenzio, e lo allontanò solo per avvicinare le proprie di labbra e strappargli un bacio che tutto aveva , tranne l'essere casto. 

E a Blaine si fermò il cuore, quando sentì la lingua di Kurt lambirgli le labbra, e quel sapore. 
Aveva di nuovo il sapore di Kurt in bocca. 

Sentì il nodo che aveva nel petto sciogliersi. E tutto il casino che era la sua vita, fu sistemato in un millesimo di secondo, perchè sì, per qualche strano motivo, Kurt era di nuovo lì tra le sue braccia. 

Gli posò le mani sui fianchi e lo avvicinò a sé, affondando le dita con forza nella pelle dell'altro, come se non volesse farlo scivolare via, di nuovo. 
Si sarebbe aggrappato al suo corpo con tutta la forza che aveva. 

Kurt rise. “Amore, mi fai male così!” squittì cristallino. 

Quella voce. 
Gli era mancata da morire. 

Blaine allentò la presa lievemente. “Mi giuri che non scappi se ti lascio andare?” fece. 

Kurt aggrottò le sopracciglia. “Perchè dovrei scappare?” 
Blaine che intanto si era preso un attimo per osservare ogni millimetro del viso di Kurt, si soffermò sulle sue labbra, lasciandosi sfuggire un “Lascia stare..” e coprì la distanza che li separava, baciandolo con tutta la passione di cui era capace. 

E chiuse gli occhi, quando percepì qualcosa sfuggirgli dall'angolo delle ciglia, e rigargli il viso, fino a bagnare il cuscino, dove erano sofficemente appoggiate le teste di entrambi. 

Kurt sentì la propria guancia, bagnarsi a contatto con quella del fidanzato, ma non disse nulla, stringendolo solo più forte e passandogli la mano tra i capelli arruffati, catturando un riccio e arrotolandoselo attorno al dito. 

“Mi dispiace che le cose stiano andando in questo modo” disse Kurt all'improvviso. “Davvero, è stato così stupido da parte nostra sottovalutare la situazione. Mentire a noi stessi e aver fatto finta che le cose non sarebbero cambiate, ci ha rovinati. Avremo dovuto discuterne, e piangerci sopra, avremo dovuto dire di aver entrambi paura, ed essere spaventati dalla situazione, ma avremmo dovuto farlo insieme. Non so perchè ho finto per tutto quel tempo. Alcune settimane dopo la mia assunzione a Vouge, avevo capito che tutto stava cambiando, che il nostro rapporto stava cambiando, eppure ho continuato a negare la cosa. Quando tu mi hai detto di essere stato con un altro, ne sono rimasto sconvolto sì, ma in quel momento ho capito che era stata soprattutto colpa mia, Blaine, perchè ho continuato a fingere che tutto fosse come quando io e te eravamo a Lima, e potevamo vederci tutti i giorni, quando invece negli ultimi tempi, a malapena riuscivamo a parlarci al telefono una volta al giorno. Dio Blaine, la paura di perderti mi ha così paralizzato, da impedirmi anche di fare qualunque sforzo per evitare che succedesse. E alla fine eccoci qui.. ci siamo persi.” 

Blaine sollevò lo sguardo e osservò i grandi occhi azzurri di Kurt diventare sempre più lucidi. E ascoltò la sua voce, da tranquilla e pacata, trasformarsi in un sussurro tremolante. Come una candelina che si consuma e finisce con lo spegnersi. 

Tutto quello che uscì dalla sua bocca, erano le esatte parole che aveva pensato durante quei mesi di assenza. Ad eccezione dell'ultima parte forse, perchè sapeva che quel tradimento era stato solamente colpa di una propria debolezza. 

“Ti amo da morire Kurt, e mi manchi. Vorrei solo avere una fottuta macchina del tempo e riportarci indietro, vorrei cancellare tutti i nostri errori, vorrei aver preso quell'aereo per venire da te e stringerti, non per confessarti di essere stato con un altro. Mi chiedo ogni giorno perchè, ho aspettato tutto quel tempo per venire da te. È stato così semplice salire su quell'aereo, avrei potuto farlo tutte le volte che mi mancavi. Avrei potuto parlarti della mia insicurezza sul fatto che le nostre vite sembravano essere così lontane e distanti in quel momento, da non sembrare nemmeno far parte l'una dell'altra e invece, ho fatto la scelta peggiore.” 

Kurt annuì lentamente, strusciando la punta del naso contro quella di Blaine. “Sei l'amore della mia vita..” sussurrò, trascinandosi il fidanzato sopra di sé, e prendendogli il labbro inferiore tra i denti, tirandolo. “Ho voglia di essere di nuovo una cosa sola con te, fammi ricordare perchè ho la certezza che tu sarai sempre la mia anima gemella.” Gli soffiò sulle labbra. 

A quelle parole Blaine sentì il sangue concentrarsi verso l'inguine, e spinse con forza il bacino, contro quello di Kurt, mentre si scambiavano, non uno di quei baci che il principe e la principessa si danno in una favola, nel momento della riconciliazione, ma un bacio disperato, scoordinato, pieno di frustrazione e dolore, pieno di amore, lacrime e notti insonni, un bacio pieno di distanza, di sentimenti repressi, di scuse, pieno di “mi dispiace”, di “ti amo come non amerò mai nessun'altro”. E c'erano labbra che succhiavano pelle, e lingue che assaporavano ogni centimetro, e denti che mordevano per lasciare segni che non sarebbero spariti tanto presto. 
Segni che volevano imporre l'appartenenza dell'uno sull'altro. 

E ben presto i vestiti di entrambi vennero tolti, andandosi a perdere in quel groviglio di corpi e coperte. 

Le dita di Kurt graffiavano la schiena di Blaine, ogni volta che si spingevano l'uno contro l'altro e le ossa dei loro fianchi si andavano a scontrare con forza, insieme con le loro erezioni. 
Era come se delle piccole scosse percorressero la pelle di entrambi ad ogni contatto, facendoli tremare dal piacere. 
Quando Kurt allacciò entrambe le gambe attorno ai fianchi di Blaine, entrambi ansimarono pesantemente, a quell'ulteriore pressione. 

Blaine si avvicinò all'orecchio di Kurt per stuzzicargli il lobo, picchiettandolo con la lingua. “Ti voglio così tanto..” Sussurrò facendo correre un brivido lungo la spina dorsale del fidanzato. 
“Sai che potrei venire anche solo per questo tuo modo sexy di parlare quando sei eccitato?” Rise posandogli le labbra sul collo, mentre Blaine si inumidiva le dita portandosele tra le labbra. “E se aggiungessi anche questo?” Scese con la mano a lavorargli l'apertura per prepararlo. 

Blaine adorava far gemere Kurt. 

E l'espressione che si dipingeva sul quel volto angelico pervaso dal piacere, era qualcosa di assolutamente celestiale. Kurt aveva un labbro stretto tra i denti, e gli occhi semichiusi, con le lunghe ciglia castane che tremavano quasi impercettibilmente. 
Blaine spinse ancora più a fondo le due dita, solleticando il punto prediletto di Kurt, che inarcò la schiena ansimando. “Entra..” Sibilò. 




Un battito di palpebre gli fece aprire gli occhi. 

Era immerso nel buio, ma si rese conto dopo pochi secondi di non essere più nel suo letto, ma seduto scompostamente su una poltrona di pelle. 
Qualcuno doveva averlo coperto con una calda trapunta imbottita. 

Era stato tutto frutto della sua immaginazione. 
Il sogno più dannatamente reale che si era ritrovato a fare. 
E ora era doloroso essere lì, da solo. 
Sentì il cuore attanagliato da una morsa e cominciò a singhiozzare silenziosamente. 

Kurt gli era scivolato via. 
Kurt non era più nella sua vita. 
Kurt stava ormai andando avanti mentre lui si ritrovava bloccato e spezzato. 

Blaine si sentì afferrare la mano. Non si era reso conto che Charlotte era inginocchiata davanti a lui e lo stava guardando. 
“Ti va di uscire sul terrazzo e parlarne?” gli chiese sottovoce, passandogli il pollice della mano libera sulle guance, ad asciugargli le lacrime. 

Il ragazzo tirò su con il naso e annuì lentamente. 




* * * 


NOTE DELL'AUTRICE: 

Eccoci qui con questo terzo capitolo. 
Posso dirvi la verità? LO AMO. 
Smut a parte (che sono incapace di scrivere) mi sono sentita davvero ispirata dalla canzone di Florence, e quindi è venuto fuori con molta scorrevolezza e leggerezza. 

LA PARTE DI SMUT INVECE, quella mi fa schifo, ci ho messo una settimana per scriverla ed è uscita fuori quella roba. Spero di migliorare, superando il blocco che mi fa chiudere la pagina di word ogni volta che scrivo una cosaccia. LOL 
*cucciolo di pinguino mode on * 

Parlando del cognome di Charlotte, che come avete potuto notare, è Phillips, l'ho gentilmente preso in prestito da Struck by Lightning, ed è un omaggio, ovviamente a Carson, di cui io sono follemente innamorata. 

Blaine sta migliorando, (finalmente aggiungerei) e lo vedremo presto riprendersi e tornare ad essere il ragazzo sicuro di sé, che abbiamo visto nella seconda stagione :) 

Vi lascio con una pulce nell'orecchio: 
Chissà perchè Sebastian fissava il cellulare di Charlotte squillare?? 
ZANZANZANZAAAAAAANNNN. 


Okay, detto ciò, concludo dicendo che ringrazio tutti coloro che hanno recensito, mi ha fatto un piacere immenso, e spero che avrete qualcosa da dire anche su questo terzo capitolo :) 
Ringrazio anche chi ha solo letto, perchè siete davvero tantissimi!!!! 
P.S. La canzone è Sweet Nothing di Calvin Harris feat. Florence Welch 
Love u guys <3

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Capitolo 4
*** Hall of Fame ***


Chapter four. 
-Hall of Fame-

 
 
 

 
Charlotte afferrò entrambe le mani di Blaine tirandolo per farlo alzare e una volta in piedi, lo avvolse con la trapunta con la quale lo aveva coperto alcune ore prima. Lui si fece trascinare sul balcone come un bambino, senza porre opposizioni. “Attento al gradino..” sussurrò piano, mentre oltrepassavano la porta. Non appena entrambi furono all'esterno, la ragazza si richiuse la porta alle spalle, tentando di non fare rumore, voltandosi poi verso Blaine che continuava a stare lì in piedi, a fissarla con quegli enormi occhi lucidi. 

Charlotte sorrise intenerita da quella scena, avvicinandosi al ragazzo e passandogli una mano sui fianchi per condurlo sulla panchina a pochi passi da loro. Una volta seduti, prese la coperta dalle spalle di Blaine, la distese e avvolse entrambi. 
“Mi ricordi qualcuno che era la mia intera vita..” mormorò Charlotte dopo alcuni minuti di silenzio, appoggiando la testa contro la spalla del ragazzo.

“Anche tu..” sospirò Blaine, asciugandosi le lacrime con la manica, e appoggiando a sua volta la testa contro quella di Charlotte. 

La piccola cittadina di Westerville si estendeva davanti ai loro occhi, poche auto percorrevano le strade, e qualche passante si apprestava ad andare a lavorare, o a tornare a casa dopo una lunga notte. Era ancora buio pesto e il vento pungeva sui volti dei due ragazzi. Dall'ultimo piano del residence della Dalton, tutto sembrava ridicolmente piccolo. 

“Non ti sembra di poter controllare qualunque cosa da qui sopra?” Domandò Charlotte, mentre con gli occhi seguiva un camioncino che attraversava un incrocio.

Blaine annuì. “Vorrei che davvero fosse così.. vorrei..” Allungò una mano fuori dalla coperta, iniziando a gesticolare “Vorrei avere un joystick proprio qui davanti e gestire tutte le situazioni che mi si propongono senza dover essere direttamente coinvolto, e soprattutto vorrei un dannato bottone per riavvolgere la vita ogni volta che faccio una cazzata!” Ringhiò a denti stretti, evidentemente frustrato. “Come può un solo dannatissimo gesto, rovinarti la vita per sempre? Perchè l'avere spento il cervello per mezzo secondo mi ha portato a perdere ogni fottutissima cosa?” 

Charlotte si morse le labbra "Uhm..penso che non sia stata quella la causa. Non si tratta del fatto che hai sragionato per qualche minuto. Quando una cosa deve accadere, semplicemente accade, e se non deve accadere invece, non importa quanto siano giuste le condizioni, semplicemente non succede.” 

Blaine si voltò ad osservarla, e quando fissò i propri occhi in quelli della ragazza, il cuore gli balzò nel petto. Quello sguardo azzurro perfettamente identico a quello del suo ex fidanzato lo faceva tremare. “Quindi.. io e Kurt non eravamo fatti per stare insieme?” Disse voltando la testa, incapace di sostenere ancora il contatto visivo “..e da una parte spero che tu mi dica che è così, perchè almeno quello schifosissimo tradimento avrà un senso e io potrò finalmente smetterla di tormentarmi..” 

Charlotte si sporse verso l'orecchio di Blaine “Devi smetterla di tormentarti a prescindere da qualsiasi cosa dolcezza.” sussurrò sulla sua pelle, mentre il ragazzo si rilassava sotto quel caldo respiro che lo accarezzava “Non posso dirti se effettivamente voi due non foste fatti per stare insieme, perchè non conosco né te né lui abbastanza bene, so solo che mi sono arrivate alle orecchie molte voci che dicevano che eravate davvero innamorati persi.” Posò le labbra sulla sua guancia, lasciandovi un bacio “E se ci pensi, cosa vi ha fatto giungere al punto in cui siete arrivati, se eravate innamorati? È un contro senso, non ti pare? Due innamorati non dovrebbero soltanto desiderare di stare insieme fino alla fine?” 

“Certo che è un controsenso! Ci penso praticamente ogni secondo..” Mormorò Blaine ad occhi chiusi. 

“E Invece no!!” Urlò Charlotte facendolo sobbalzare “Perchè è proprio questo, ció che ti stavo dicendo! Non conta mai la percentuale di quanto una cosa possa o meno accadere, perchè se deve succedere, sarà così e basta! Ti stai soffermando a guardare la situazione dall'interno, sei troppo coinvolto, invece per esempio, guardaci adesso, mentre siamo in alto ad osservare la città, potrebbe accaderci di vedere un uomo ed una donna, che noi sappiamo essere anime gemelle, camminare in due strade adiacenti, basterebbe che facessero altri due passi e boom, l'amore! Ma no, non succede nulla! Perchè la donna poco prima di girare l'angolo e di scontrarsi con l'uomo della sua vita, si accorge di aver scordato le chiavi a casa, si volta e torna indietro. È successo, e noi l'abbiamo visto accadere, ma loro non lo sapranno mai!” 

Sulle labbra di Blaine comparve un piccolo sorriso. “Charlotte sei quasi diabolica!” 

La ragazza si rilassò contro lo schienale della panchina. “Ti avevo detto quando ci siamo presentati, che ero il diavolo in persona no?” 

I due scoppiarono a ridere. 

“E poi penso che se hai davvero amato qualcuno così tanto da fare quello che ti sei fatto sui polsi, di certo anche lui deve aver provato qualcosa di forte, e quan...” 

“Come hai fatto a vedere le mie cicatrici?” La interruppe il ragazzo, colto completamente di sorpresa. 

“Blaine, non ho bisogno di vederli, per capire che hai dei segni addosso. Spesso il dolore si legge negli occhi delle persone e non sulla pelle. Le cicatrici, comunque, non sono qualcosa che mi lascio sfuggire di solito.” Disse Charlotte a bassa voce, allungando una mano verso il polso di Blaine e passando l'indice sopra lo spesso segno rosso. 

“Ora come ora, non so perchè l'ho fatto, mi sento così patetico. Okay, sì, sto ancora soffrendo come un cane, e forse anche più di prima, di notte non riesco mai a chiudere occhio, e ogni volta che mi arriva una telefonata o un messaggio perdo dieci anni di vita, ma dannazione, perchè volevo negarmi l'esistenza? Forse perchè volevo smettere di sentire tutto questo dolore, ma almeno questa morsa che mi sta stritolando il cuore mi fa capire che sono ancora vivo..” Sospirò. 

“L'amore è qualcosa di straordinario Blaine, ed è una fortuna che tu sia ancora qui, sai?! Perchè in un certo senso” continuò Charlotte alzando gli occhi verso il cielo stellato ”..se la tragedia insensata che mi ha colpito, può avermi insegnato qualcosa, è che quando una persona ti ama in modo incondizionato, neanche la morte gli impedirà di starti vicino ogni giorno, di farti percepire la sua presenza anche nella più piccola sciocchezza. Sai, a volte quando mi capita qualcosa di inaspettato, di apparentemente insignificante o stupido, che mi fa sorridere, so per certo che c'è lo zampino di mio fratello gemello dietro, e che anche lui sta sorridendo in quel preciso istante. Quindi caro il mio Blaine Warbler, se tra te e il tuo ex fidanzato c'era amore, ma di quello vero, tutto quello che hai combinato, sarà totalmente insignificante, e alla fine sarete di nuovo uno nelle braccia dell'altro, o in un letto, a scopare come i conigli.” Rise. “Sono sicura che tu abbia fatto un miliardo di cose giuste durante la vostra relazione, e nessuno ha il diritto di dirti che sei una persona orribile, solo per uno stupido errore, tutti sbagliano!” 

“Cosa è successo a tuo fratello?” Blaine si lasciò scappare dalle labbra quella frase, senza averne veramente l'intenzione. Non voleva chiedere a Charlotte qualcosa che la facesse soffrire. 

“Due anni fa, Lou e mia madre erano in macchina, diretti verso il centro commerciale, quando un camion li investì in pieno. Mia madre si salvò perchè alla guida c'era mio fratello, che l'aveva supplicata di lasciarlo stare al volante per fare pratica per la patente. Il camion si schiantò proprio contro il suo sportello, e mia madre non si perdonò mai il fatto di non essere stata al suo posto. I miei divorziarono dopo qualche mese, mio padre cambiò casa, mia madre non riuscì più ad entrare in quella dove abitavamo ed io ero stanca di vivere in una casa vuota..” sospirò Charlotte. “Così ho comunicato ai miei che avrei lasciato la scuola per cercarmi un lavoro e potermi permettere un appartamento mio, senza dover dipendere dalle loro finanze ma loro non erano d'accordo sul fatto di non diplomarmi, così siamo giunti ad un compromesso.” 

Blaine constatò che la voce di Charlotte non aveva vacillato per un secondo, mentre era intenta a raccontare quella storia piena di dolore. Era come se stesse narrando il passato di qualcun altro e non il suo, non qualcosa che l'aveva investita come quel camion aveva fatto con l'auto di sua madre e suo fratello. 

In quel momento il ragazzo capì molte cose sulla persona che aveva davanti, anche se Charlotte in effetti, sembrava la persona più semplice del mondo, in realtà era intricata quanto un incasinatissimo rocchetto di filo, pieno di nodi e forse era proprio quella sua complessità interiore le permetteva di capire bene qualunque situazione, e di farsi strada attraverso le barriere che le persone le ponevano. Perchè era vero, dopo la rottura con Kurt, Blaine si era chiuso in sé stesso, barricandosi dietro metri e metri di muri di cemento armato, non sapendo neppure come uscirne da solo. Poi Charlotte era arrivata e senza chiedergli tante spiegazioni, una dopo l'altra, stava facendo crollare tutte le sue difese toccandole solo con un dito. 

“Anche tu sei scesa a compromessi allora..” Pensò ad alta voce. “Come hai fatto ad essere ammessa?” 

“Bè il mio compromesso fu che avrei dovuto trasferirmi in una scuola con un dormitorio, e visto che non volevo vivere da sola, accettai di buon grado quella proposta perchè l'idea di vivere con altre ragazze mi piaceva, non avrei sicuramente più passato giornate vuote, ma non mi sarei mai e poi mai aspettata di arrivare qui alla Dalton, sopratutto perchè è un istituto maschile da...” Si soffermò a riflettere portandosi l'indice al mento “..sempre credo! E sarebbe stato più facile vedere la regina d'Inghilterra ballare il cancan nel Moulin Rouge che vedere la politica ferrea dell'accademia piegarsi nel modo in cui ha fatto quando io sono entrata! Comunque, un giorno molto casualmente, ero a lavorare nel negozio di strumenti, tanto per passare del tempo, e stavo intonando qualcosa mentre provavo una chitarra, quando un signore dai capelli bianchi mi si è avvicinato e mi ha chiesto se mi interessava entrare in un coro come solista. Ovviamente gli ho risposto di sì, e solo qualche giorno più tardi ho scoperto che quell'uomo era il direttore della Dalton, nonchè fondatore degli Usignoli, che era lì per prendere accordi con il padrone del negozio dove lavoravo, per farsi rifornire di spartiti..” 

Blaine si grattò una guancia e arricciò il naso. “Non ti sembrano strane, tutte queste coincidenze?” 

Charlotte annuì, portando gli occhi sulla città che si trovava ai loro piedi. “Penso ogni giorno alla stranezza di questi eventi, di come prima tutto nella mia vita stava andando a rotoli e un momento dopo qualcosa si è sbloccato ed è stata come una reazione a catena che ha fatto andare insieme tutti i pezzi. Però non mi domando mai perchè tutto questo sia accaduto proprio a me, nel bene e nel male. Vedi è lo stesso discorso che ti facevo prima. Scervellarti sul motivo di una cosa mentre la stai vivendo è assolutamente controproducente, ti porterà ad ottenere solo altre domande, quello che devi fare è solo aspettare il momento in cui potrai osservare l'intera situazione dall'alto e capire dove tutte quelle azioni ti hanno portato!” Sorrise, lasciando Blaine pienamente soddisfatto da quella risposta, non solo perchè il discorso con Charlotte era stato totalmente liberatorio ed esaustivo, ma perchè si sentiva toccato in prima persona. Il tormento interiore che provava ogni istante, diventava quasi sopportabile, visto nella prospettiva in cui, un giorno, ciò, avrebbe portato verso qualcosa di buono, magari di nuovo verso Kurt, se era quello che il destino gli riservava. 

“L'unica sfortuna è che non condivido il mini appartamento con un altro ragazzo, ovviamente mi hanno lasciata da sola, anche se Sebastian ormai vive con me!” Sorrise pensando al proprio migliore amico. 


“Char..” Fece Blaine dopo poco. 

“Mh?” La ragazza lo osservò attentamente, aspettando che parlasse. Non le sfuggì il tremolio all'angolo della bocca del ragazzo che si sforzava di non ridere. 

“Hai controllato se di recente la regina d'Inghilterra non sia stata beccata ad esibirsi al Moulin Rouge?” 

Si ritrovarono entrambi a ridere di gusto e Charlotte si allungò verso Blaine, abbracciandolo stretto e posando la testa contro il suo petto. Anche lui ricambiò, circondando la ragazza con le braccia e stringendola contro di sé, appoggiando poi il mento nei suoi capelli. 
Restarono in silenzio in quella posizione fin quando il sole non sorse, ed il cielo si colorò di tinte rosee e arancioni. Non si scambiarono molte parole, ma i lunghi silenzi che regnarono, non furono imbarazzanti. Entrambi si sentirono cullati dal calore che li circondava. 





“Charlotte..” Nessuno dei due si era accorto che Sebastian li aveva raggiunti sul balcone. “Mi dispiace disturbare questo vostro momento idilliaco ma.. abbiamo un problema.” 

Charlotte si alzò in piedi lentamente, portando le braccia verso l'alto per stiracchiarsi. “Hunter immagino..” fece, alzando un sopracciglio. 

Sebastian annuì “Ha continuato a chiamare tutta la notte e ha mandarti messaggi, ora è fuori la porta e sembra abbastanza alterato.” si portò le braccia al petto incrociandole. Sul suo volto comparve un ghigno beffardo “Non per dirti 'Te l'avevo detto', anche se amo alla follia avere ragione, ma...Te l'avevo detto di non andarci a letto!!” 

Charlotte sbuffò voltandosi verso Blaine “Potresti darmi una mano ad uccidere 'Bastian? Poi magari anche Hunter già che ci sei, e Jeff... ah... e Thad che mi ha vomitato sul tappeto la settimana scorsa.. e... Dio, perchè sono finita in questa gabbia di imbecilli?” La ragazza tese le mani verso Blaine aiutandolo ad alzarsi. 

Le cose alla Dalton non erano mai state così interessanti, e forse, anche lì dentro qualcosa stava cambiando. 




* * * 



NOTE DELL'AUTRICE: 

Non so come quando e perchè ma sto pubblicando di mercoledì e non sono neanche passate due settimane! DAMN!!  
Parlando del capitolo, sì, è più corto degli altri, (e penso di aver fatto casino con i tempi verbali e ora non riesco a capirlo perchè sono distratta da non so cosa) ma è molto importante perchè finalmente ci ha dato delle delucidazioni su Charlotte. 
In generale, non amo i capitoli con molti dialoghi e queste sono praticamente cinque pagine di dialogo, ma spero che abbiate comunque apprezzato tutto nel complesso. 

Come al solito aspetto i vostri pareri :) 

*coff coff * SEBLAINE IN ARRIVO *coff coff * 

Ah, so che qualcuno shippa #Chastian e questo qualcuno ha anche fatto questo http://sketchtoy.com/17321919 :D In effetti sono l'amore! 


Love you all guys :) 
Un bacio :)

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Capitolo 5
*** My kind of love ***


Chapter five.
-My kind of love-

 
 
 
 
 


“Apri questa dannata porta Jeff! Hai cinque secondi di tempo! Altrimenti sei fuori dagli Warblers!” Gridò Hunter sbattendo i pugni contro il legno. “Cinque..quattro..” 

Charlotte aprì la porta con uno strattone. “E di grazia, per quale motivo Jeff verrebbe cacciato dagli Warblers?” l'espressione che rivolse ad Hunter avrebbe spaventato chiunque. 

La scena si fece comica in meno di un secondo, quando la sicurezza di quell'armadio che altro non era Hunter Clarington, vacillò notevolmente, intimorito dalla comparsa di Charlotte, in tutta la sua piccolezza. 

Fu come vedere il leone chiedere scusa al topolino. 
Certo, un topolino incazzato nero, ma che rimaneva pur sempre un minuscolo topolino. 

Jeff continuò a tenere gli occhi sgranati fin quando la mano di Charlotte non gli accarezzò la mandibola, facendolo sobbalzare leggermente. “Tranquillo tesoro..” gli sussurrò in tono dolce “qui nessuno ti caccerà mai e poi mai dagli Usignoli.” Non appena gli sorrise, il ragazzo si tranquillizzò visibilmente. 

“Ritornando a te invece” la ragazza si voltò di nuovo verso Hunter alzando la voce “Cosa diavolo vuoi?” 

Hunter si sporse dentro l'appartamento come per controllare qualcosa. “C'è un ragazzo qui dentro.” Fece poi con aria seria. 

“Clarington, non per dirti niente ma, questa è una scuola maschile, no? Sarebbe abbastanza normale se ci fosse un ragazzo qui dentro non ti pare?” disse Charlotte spingendolo di nuovo fuori. 

“Non uno della scuola!” Replicò lapidario. 

Fu come se gli occhi di Charlotte fossero diventati tre volte più grandi in un millesimo di secondo. “IN QUALITA' DI COSA TI SEI MESSO A SPIARMI CLARINGTON?” 

“Leader degli Warblers!” Fece alzando un sopracciglio, e ammiccando alla ragazza. 

“IO SONO IL LEADER DEGLI WARBLERS!” Urlò Charlotte. “E ora vattene, sono le sette e mezza di mattina, è sabato e tu mi stai costringendo a litigare con te, quando io invece non ho ancora preso il mio caffè..” Concluse apprestandosi a chiudere la porta, ma Hunter la bloccò con un piede. 

“Fermati, ehm...” balbettò abbassandosi a prendere qualcosa dal pavimento dietro la porta. “L'ho preso poco fa, prima di venire qui da te..” Alzò un bicchiere grande di caffè da asporto. “So che per te non è una buona giornata senza caffè, e così ho pensato di portartene un po'” sorrise “È ancora caldo..” 

Charlotte rimase per un attimo spiazzata da quel gesto, non sapendo improvvisamente come reagire. “Grazie Hunter..” fece, prendendogli il caffè dalle mani e sorridendo lievemente. “Ma stamattina non è una buona giornata soprattutto grazie a te, e il caffè non cambia di certo le cose!” Commentò cinica. 

Il ragazzo annuì guardando a terra. “C'è stato un ragazzo non della scuola stanotte con te, vero?” Domandò pacatamente in un sussurro. 

Charlotte annuì senza proferire parola. 

“Uhm, è che, io.. pensavo che...” la sua voce calò di tono, parola dopo parola. “Okay lascia perdere, ci vediamo alle prove.” Si congedò con un gesto del capo verso Jeff, e si affrettò verso l'ascensore. 






“Come fai?” Mormorò Jeff chiudendo la porta. “Se n'è andato con la coda tra le gambe! Non avrei mai e poi mai immaginato di vedere Hunter Clarington, ridotto in quelle condizioni!” 

Charlotte fece spallucce sospirando. “Jeff, io mi sento tremendamente in colpa.” Ammise. “Io voglio un mondo di bene a tutti voi! Anche a Thad che mi ha vomitato sul persiano! E Hunter mi piace davvero tanto, ma siamo una squadra, non posso rischiare di distruggere la coesione del gruppo. Non posso avere una relazione con un membro degli Warblers perchè i rapporti potrebbero venire seriamente compromessi, e così i risultato finale della competizione a cui stiamo partecipando. Sono stata una stupida. Sto ferendo i suoi sentimenti perché non sono arrivata a questa conclusione prima di passare la notte con lui.” 

Jeff sorrise e strinse Charlotte in un abbraccio. “Anche noi Usignoli ti vogliamo bene, piccola stronza!” Rise. 



C'erano voluti due anni agli Warblers per ritrovare vero leader. Una persona che stava davanti a loro, e che li guidasse durante le esibizioni, come se tutti i membri di quel gruppo, fossero legati alle sue dita con dei fili invisibili. Qualcuno che stesse alla loro testa, senza farglielo pesare, qualcuno di cui tutti si fidassero, che aveva la profonda stima di tutti, e che a sua volta tenesse a loro, senza mai dimenticarsi di nessuno. 
Qualcuno degno di sostituire Blaine. 
Ci aveva provato Sebastian, 
..e ci aveva provato Hunter, ma entrambi avevano fallito. 
Poi era arrivata Charlotte, che aveva preso quel posto come se le fosse sempre appartenuto. Era riuscita a conquistare tutti. 
Anche Hunter e Sebastian, che erano i membri più ostili. 
Uno si era innamorato di lei e l'altro era diventato il suo migliore amico. 


Gli Warblers erano tornati ad essere le rock stars della Dalton. 


“Perché abbracci la mia donna?” disse Sebastian uscendo dal bagno seguito da Blaine. 

“E tu perchè esci dal bagno con il mio tesoro? Non vi ho autorizzato a fare porcate!” Fece Charlotte ridendo e stringendosi ancora di più Jeff. 

“Credevo di essere io il tuo tesoro!” Rispose Sebastian mettendo su un broncio adorabile “E comunque no, ho solo nascosto il tuo nuovo tesoro, prima che quel dittatore di Hunter lo vedesse, e lo riducesse in polpette di hobbit.” 

“HEY!!!”protestò Blaine, “Smythe, non ti è concesso di chiamarmi in quel modo!” 




* * * 



Kurt era stanco. Stanchissimo. Di sabato mattina, ogni ragazzo di diciannove anni è stanco dopo aver passato la serata precedente in qualche locale a festeggiare l'arrivo del week end, ma nel suo caso, quello stato di malessere, non era dovuto ad una festa finita troppo tardi oppure ad un post sbronza. Kurt era stanco da quando un mese e mezzo prima era tornato da Lima ed aveva chiuso con Blaine. O meglio, Blaine aveva chiuso con lui. Era stato talmente colpito dalle parole del suo ex fidanzato, che dalla sua bocca non era più uscito un suono, una risposta cinica. Non era stato nemmeno in grado di fare un gesto, qualunque tipo di gesto, afferrarlo per un braccio e fermarlo. Non si spiegava come aveva fatto la situazione a ribaltarsi dal “Io ti ho lasciato perchè mi hai tradito” al “Tu mi hai lasciato e io non voglio più nemmeno sentire parlare di te”. Non aveva nemmeno pianto. Nemmeno un lacrima era scesa negli ultimi quarantacinque giorni da quegli occhi azzurri, eppure, Kurt si sentiva come una pentola a pressione, pronta per scoppiare. Sapeva che se si fosse fermato sarebbe esploso, che sarebbe stato un fiume in piena e non c'era più nessuno in grado di fermarlo. Perché, in realtà, l'unico in grado di consolarlo quando accadevano cose che lo facevano stare tanto male, era Blaine, e Kurt lo sapeva. Si era sommerso di lavoro, lavoro, lavoro, e la sera precedente, quando Isabelle lo aveva congedato, aveva mandato un breve messaggio ad Adam, il suo attuale fidanzato, e gli aveva chiesto di incontrarlo alla caffetteria davanti alla NYADA. Erano giorni che ormai ci pensava, e aveva deciso che quel gesto sarebbe dovuto essere la conseguenza naturale di tutto ciò che stava succedendo, o forse lo stava solo facendo per impegnare quelle ultime ore prima di andare a dormire. 

Entrando nella caffetteria, notò il suo fidanzato, seduto ad un tavolino, che sorrideva. Quando Kurt incrociò lo sguardo di Adam, gli tornò in mente una mattina di due settimane prima, in cui si era svegliato in un letto non suo, e del momento in cui venne percorso da un brivido di freddo, che gli ricordò di essere nudo. Girandosi, aveva guardato Adam giacere di schiena, al lato opposto al suo. Fu come un'epifania, perchè in quell'istante, Kurt venne fulminato da un pensiero che era effettivamente stato nella sua testa per tutto quel tempo, ma che in qualche modo il suo cervello aveva occultato con precisione. Per colpa del gesto totalmente inconscio del ragazzo con cui Kurt aveva passato la notte, quella scomoda verità era venuta a galla, con tanto di fuochi d'artificio: 
Adam non era Blaine. Adam non si comportava come Blaine. Adam non aveva le stesse abitudini di Blaine, e Kurt non aveva alcuna intenzione di adattarsi a quello che aveva davanti, perchè l'unica persona per cui avrebbe potuto negare una parte di sé stesso, era solo ed esclusivamente Blaine. 

Adam non beveva caffè, Adam beveva del thè. Del dannatissimo thè. 
Adam non portava cravatte e tanto meno papillon. 
Adam lasciava addirittura il primo bottone della camicia slacciato. 
Adam non si acconciava i capelli. 
Adam non lo guardava in quel modo amorevole. 
Adam non lo aveva abbracciato stretto tutta la notte dopo aver fatto l'amore. 

E lui era lì, in un letto non suo, nudo e aveva freddo. 

Tutta quella situazione lì per lì lo aveva fatto incazzare, ma quando aveva capito che non poteva dare il via ad una furiosa discussione con il suo fidanzato sul “perchè non sei rimasto abbracciato a me dopo che l'avevamo fatto” senza risultare infantile, si era tenuto tutta quella dannatissima rabbia per sé. Anche perchè quella non era nemmeno la prima volta che lo facevano e solitamente due persone adulte hanno la tendenza, con l'arrivo della quotidianità, a scordarsi di dedicare all'altro quelle piccole attenzioni, che per Kurt invece erano vitali, e delle quali Blaine lo aveva riempito fino all'ultimo giorno. Si sentì terribilmente frustrato, quando si rese conto del motivo per cui si sentiva in quel modo, gli venne voglia di piangere perchè si sentì doppiamente frustrato. Mai nella vita Kurt Hummel, avrebbe immaginato di non poter esprimere i suoi pensieri con qualcuno per paura di sentirsi troppo infantile. Lui che era stato sempre quello più maturo tra tutti i suoi coetanei, e per di più quel qualcuno, era l'uomo con cui divideva il letto. Improvvisamente la relazione che lo legava ad Adam, divenne stupida, sbagliata, insignificante, priva di valore. Non vedeva l'ora di potersi alzare, raccogliere i propri vestiti e correre a casa per farsi una doccia disinfettante, ma non poteva scappare, perchè sarebbe stato anche quello un comportamento INFANTILE, quindi doveva rimanere lì, fin quando lo stupido Adam non si fosse stupidamente svegliato. 

Una volta tornato a casa, aveva iniziato a spogliarsi sulle scale del proprio palazzo, si era tolto scarpe, calzini e pantaloni, in mezzo l'appartamento, seminando una scia di vestiti fino alla pota del bagno, e si era reso conto che davvero c'era qualcosa che non andava, perchè mai e poi mai Kurt Hummel avrebbe lasciato dei vestiti abbandonati sul pavimento. Kurt Hummel piegava i vestiti prima di riporli nel cesto dei panni sporchi. Ringraziò il cielo che Rachel non fosse in casa, poiché appena mise piede nella doccia, iniziò ad urlare come un forsennato per la rabbia e a battere i pugni contro il muro, con la faccia spalmata sulle mattonelle, mentre l'acqua bollente gli scorreva sulla pelle. Quelle grida rimbombarono nel piccolo bagno e finalmente diedero un volto alla sua rabbia, alla sua profondissima incazzatura contro sé stesso. 




“Hey nocciolina!” Lo salutò Adam rigirandosi il suo bicchiere di thè in mano. 

Kurt tirò un sorriso e alzò la mano in segno di saluto prima di sedersi davanti a lui. 

“Scusa se non ti ho preso nulla, ma non sapevo la tua ordinazione.” Continuò. 

E quella fu davvero la goccia che fece il traboccare il vaso, o esplodere la pentola a pressione, se così possiamo dire. 

Quello era il suo ragazzo, e non si ricordava neanche come beveva il caffè. 
Blaine invece lo aveva imparato dopo neanche due settimane che uscivano, da amici. 

“Adam, io prendo sempre la stessa cosa ogni volta che veniamo qui.” Fece scocciato “E comunque meglio che tu non abbia preso niente, non avevo intenzione di rimanere per molto.” 

Il sorriso del ragazzo si illuminò “E dove andiamo di bello, nocciolina?” 

Kurt digrignò i denti. Odiava quello stupido soprannome. Gli ricordava il burro di noccioline, cosa che lui ripudiava profondamente, dal momento che era un cibo ipercalorico. Se proprio Adam avesse voluto dargli un soprannome attinente al cibo, avrebbe perfino preferito essere chiamato “sushi”! Il sushi era perfetto, ipocalorico e buonissimo. “Dove andiamo di bello, sushi?” Ecco, suonava decisamente meglio. 

“In realtà io ho intenzione di tornare a casa, da solo. Sai Adam, ormai sono giorni che ci penso, e mi spiace essermi reso conto di questa cosa, solo dopo un mese che ci frequentiamo ma, non voglio una relazione, adesso.” E si morse la lingua per non aggiungere quel con te, che tanto gli premeva.

Perchè Kurt una relazione la voleva, certo che la voleva, ma con Blaine. 

Adam strabuzzò gli occhi. “Ho fatto qualcosa di sbagliato?” 

“No!” Si affrettò a dire Kurt. “Voglio starmene da solo per un po'.” 

Quando il ragazzo davanti a sé iniziò ad annuire freneticamente, Kurt si affrettò a raccogliere la tracolla e a defilarsi, per paura di ritorsioni, lacrime e suppliche. 




Comunque, quella strana rottura era avvenuta dodici ore e una dormita prima, e lui ancora si sentiva stanco. 

“Kurt..? Sei sveglio” Lo chiamò Rachel dall'altra parte della tenda che fungeva da parete tra le loro due 'camere da letto'. 
“Mmhmm..” mugugnò pigramente, e dopo qualche secondo, si accorse della sua coinquilina che si stava infilando nel suo letto. 

“Allora? Che avete fatto tu e Adam ieri sera?” Domanò sorridendo maliziosamente. 

Ecco che arrivava la sgridata. 

Sapeva che Rachel gli avrebbe fatto una lavata di testa di dimensioni colossali. 

“L'ho lasciato.” 

“TU COOOSA? PERCHÈ?” La ragazza stava già per afferrare la lampada da sopra il comodino, e frantumargliela in testa, quando venne incredibilmente fermata dalla motivazione, più o meno valida di Kurt. 

“Perchè non è Blaine.” Disse con tutta la semplicità del mondo. 

Lo sguardo di Rachel si addolcì di colpo, sporgendosi a stringere forte il suo migliore amico. Kurt in quell'istante sentì che più di tutti, quello era il momento adatto per scoppiare. 
Perchè dicendolo ad alta voce era diventato reale. 
Gli mancava Blaine, da morire. 

E iniziò a singhiozzare tra le braccia di Rachel. 

Non gli importava più della distanza. Non gli importava del fatto che l'aveva tradito. Non gli importava della vergogna che lo assaliva, quando era costretto a dire che aveva un ragazzo che andava ancora al liceo. Non gli importava di poterlo vedere una volta ogni tanto. Non gli importava delle persone che dicevano che nessuna storia d'amore adolescenziale va oltre il diploma. Non gli importava di tutti i ragazzi che gli facevano la corte. Non gli importava che fossero alti, biondi, con gli occhi azzurri, più grandi e più maturi di lui. 

Kurt voleva indietro il suo fidanzato, quel ragazzo basso, con un chilo di gel tra i capelli, quello che andava ancora al liceo quello che lo amava alla follia, e che gli faceva venire voglia di piangere per la felicità, ogni volta che lo guardava negli occhi. Perchè NESSUNO lo aveva più guardato in quel modo. Nessuno lo aveva più baciato in quel modo. Nessuno aveva fatto l'amore con lui in quel 
modo. Quel modo che ti fa pensare che ne vale davvero la pena. 
Avrebbe dato via la voce, il proprio senso della moda, il suo talento, tutto quanto pur di riavere indietro Blaine. 

Kurt poteva vantarsi di sapere a memoria la trama e le battute di tutti i musical andati in scena a Broadway dalla notte dei tempi. Quelle erano storie d'amore da favola, e poche volte nella vita reale alle persone capitano cose del genere. Nella maggior parte dei casi, le anime gemelle si passano accanto senza nemmeno sfiorarsi. E invece lui sapeva bene chi e dove fosse la sua e voleva solo ricominciare a vivere il proprio musical personale. 

Solo che Blaine lo odiava, non voleva più vederlo, e aveva tutte le ragioni per farlo perchè ci aveva messo davvero troppo a capire che uno stupido errore, era davvero facile da perdonare, se messo a confronto con l'ammontare di cose bellissime che Blaine aveva fatto per lui. 

Ma il punto era che non poteva andare da lui e rischiare di farsi fare il cuore a pezzi, perchè avrebbe fatto davvero male. 

Si strinse più forte contro il petto di Rachel singhiozzando. 

“Vorrei solo che fosse qui..” mormorò. 

Rachel sorrise a quella frase. “Lo so tesoro, lo so..” 

Era tutto sbagliato, quella situazione era sbagliata. Il modo in cui Rachel gli stava accarezzando la schiena era sbagliato. Quella dannata assenza era sbagliata. “Ho rovinato la mia favola Rach! Sono stato uno stupido!” 

La ragazza si fermò prendendogli il viso tra le mani. “Hey Kurt, hey guardami! Questo non te lo concedo! È stato lui a tradirti!” disse con voce ferma.

Possibile che anche a lei fosse sfuggito il punto della questione? 

“Mi ha tradito..” e prese un lungo respiro, perchè quello che stava per dire gli sarebbe costato moltissimo, “..perchè io l'ho tagliato fuori, perchè pensavo che lui non sarebbe stato felice quanto me della mia nuova vita a New York, e perchè io ero spaventato. Credevo che sarei stato considerato meno..maturo se avessi continuato ad avere un ragazzo nel mio vecchio liceo in Ohio. Questo non scusa quello che ha fatto, ma significa che lui non è l'unico da incolpare se ora siamo in questa situazione.” 

La verità prima o poi viene sempre a galla, e un lampo di shock percorse gli occhi di Rachel. 

“Dovresti dirgliele tutte queste cose.” Sussurrò. 

Kurt annuì. “Mi servirà tanto coraggio, e il momento giusto, non posso di certo farlo per telefono e soprattutto, vorrei farlo di persona, perchè anche se mi rifiutasse, almeno l'avrei visto un'ultima volta.” 

Il sorriso di Rachel si allargò “Ho un'idea!” esclamò “Tra qualche settimana sarà Pasqua, che ne dici di tornare a casa, da tuo padre, e da Blaine?” 



Improvvisamente il mondo gli sembrò un posto migliore. 






* * *



NOTE DELL'AUTRICE: 

Penso che il fatto rilevante sia che OH MY DAYUM FINALMENTE KURT CI FA CAPIRE QUELLO CHE PENSA!! Eh sì, miei cari, questa storia della Kadam andava troncata sul nascere! E anche se Adam poverino, non ha effettivamente fatto nulla se non mettersi in mezzo tra i miei due bambini, FINALMENTE Kurt si è svegliato e ha aperto gli occhi sulla lampante verità che da un pezzo tutti sapevamo: ADAM NON È BLAINE. 

Yeeeeeeahhh!! :D 

Ora chissà quando Kurt avrà il coraggio di fare qualcosa di concreto per andarsi a riprendere il suo amorevole hobbit? 

Inoltre, Hunter mi fa una pena pazzesca. È un cucciolo innamorato *-* 

Nel prossimo capitolo ci saranno dei colpi di scena scioccanti su entrambi i fronti della storia :O 

ZANZANZANZAAAAAAAAAAAAAN. 

Come al solito ringrazio davvero tanto tutti gli angeli che hanno recensito, e quelli che hanno letto. Siete l'amore :) 

Love you all.

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Capitolo 6
*** One more night ***


Chapter six 
-One more night- 





Mancava una settimana soltanto alle vacanze di pasqua. Il tempo era trascorso velocemente a causa dei vari impegni che impegni, e delle prove per le Regionali. Le Nuove Direzioni, non vedevano di buon occhio il tempo che Blaine trascorreva con gli Usignoli, che si stava lentamente trasformando nella maggior pare delle sue giornate. Non tornava quasi più a casa, neanche la notte, da quando aveva scoperto che dormire con Charlotte lo rassicurava. Andava a Lima la mattina per le lezioni e per le prove con il Glee, e poi il pomeriggio tornava più in fretta possibile alla Dalton. Quella nuova routine lo esaltava. Gli piaceva poter stare di nuovo in mezzo agli Warblers, vicino a Charlotte e sì, anche vicino a Sebastian. Perché con il trascorrere delle settimane, Blaine capì che loro due avevano davvero cominciato con il piede sbagliato, e che in fondo, e questa cosa lo aveva veramente scioccato, adorava trascorrere del tempo con lui, e farsi un sacco di risate. 

“Ti sta bene questo nuovo look sai?! Ti fa sembrare meno...nerd, ingenuo e alle prime armi!” Fece Sebastian arrotolandosi un ricciolo di Blaine tra le dita, mentre erano seduti uno di fronte all'altro alla caffetteria della Dalton. 

“Stamattina stavo per farmi la barba, come sempre, ma il rasoio era sparito. So benissimo che è stata Charlotte a nasconderlo, anche se ha negato fino alla morte. Non so come, ma riesce sempre a far comportare le persone come vorrebbe che si comportassero facendogli credere che lei alla fine non c'entra nulla. Mi aveva detto che un accenno di barba mi sarebbe stato bene e mi ha fatto sparire il rasoio. È impossibile.” Sbuffò Blaine e Sebastian rise forte. 

“Come per i capelli..” aggiunse poi. 

“Esatto come per i capelli! Mi ha fatto sparire il gel e mi ha dato il suo olio. Devo ammettere che però aveva ragione, così è molto meglio. Riesco a tenere il cespuglio che ho in testa ordinato senza spiaccicarlo.” Sorrise, prendendo un sorso del suo latte macchiato. 


Sebastian ricambiò il sorriso. “Una sera di queste dovremmo andare allo Scandals, magari questo nuovo look ti farà rimorchiare, o magari possiamo andarci anche solo per bere qualcosa, rilassarci e ballare. Hai ancora il documento falso che ti avevo procurato?” 

Blaine si morse il labbro inferiore. L'ultima volta che era stato lì era finita in tragedia, però negli ultimi tempi si sentiva una persona nuova. Era tornato a divertirsi, ad essere sicuro di sé in qualunque contesto e non solo sul palco. Si piaceva. Gli piaceva quell'accenno di barba che si stava lasciando crescere sul volto, gli piacevano i ricci un po' ribelli che aveva in testa, e gli piacevano anche i nuovi vestiti che aveva cominciato ad indossare. Quel suo nuovo look leggermente hipster e meno da damerino che faceva voltare la testa a ragazzi e ragazze, per osservarlo. 
“Gli sguardi fanno alzare l'autostima a chiunque” gli aveva detto Charlotte mentre gli portava una pila di vestiti nel camerino, obbligandolo a provarli. 
Ed aveva avuto decisamente ragione. 

“Andiamo!” annuì deciso. 





* * * 




A Kurt piaceva alzarsi presto e camminare per andare a lavoro. Scendeva qualche fermata di metro prima, e dava un'occhiata alle vetrine del centro. Lo aiutava a tenersi informato sulle svendite d'alta moda, nonostante tutta la sua giornata fosse piena, e lui non avesse mai un momento per rilassarsi. Si metteva le cuffiette dell'iPhone e camminava scrutando i negozi e ascoltando musica. Gli sembrava quasi di essere in un film con una colonna sonora. A seconda della musica accelerava o rallentava il passo. Si sentiva stupido certe volte, ma quando si ricordava che a New York a nessuno importa di nessun altro, si rilassava e tornava a farsi i fatti propri. 
Sulla strada c'era anche una gioielleria che Kurt amava alla follia. Aveva anche articoli di Alexander McQueen, di Tiffany, e di Vivienne Westwood. Ogni volta si riprometteva di mettere un po' di soldi da parte per comprare quella spilla con quello scheletro in argento, con il cilindro in testa e un bastone in mano. Era terribilmente costosa, ma era anche il pezzo che mancava alla sua collezione (Okay quella frase se la ripeteva come un mantra per convincersi che non stava buttando dei soldi). 

Diede una rapida occhiata allo schermo del telefono per controllare l'ora, e quando constatò di essere ancora ampiamente in anticipo, decise di entrare per guardare anche la merce in esposizione. 

C'erano tante teche di cristallo e tanti piccoli oggettini che fecero passare decisamente in secondo piano la spilla che aveva adocchiato in vetrina. 
Qualcosa però più di altro gli fece fare un piccolo salto al cuore. 
Si morse il labbro. 

Quello sarebbe stato davvero un acquisto azzardato e inutile. 
Ma gli avrebbe dato coraggio, e speranza. 

Non aveva molti contanti con sé, ma un pensiero gli balenò improvvisamente in testa... 
...la canta di credito per le emergenze. 

Quella non era un'emergenza, e probabilmente si sarebbe trovato nei guai, se fosse davvero successo qualcosa di grave, ma tutto il suo corpo gli stava urlando di fare quella pazzia. 

“Scusi..” Fece un cenno alla commessa che era dietro al bancone. “Fate anche le incisioni sulle fedi?” 





* * * 




“Vi odio. Vi odio. Vi odio. Non vi azzardate a mettere più piede nel mio appartamento.” 

La voce di Charlotte usciva dal cellulare messo in viva voce che Blaine teneva in mano, mentre lui e Sebastian andavano allo Scandals in taxi. “Charlotte dai non fare così, è solo che tu sei etero e..” 

“..non inventarti stronzate Blaine! Gli etero possono entrare allo Scandals!” Grugnì! 

Sebastian che non aveva smesso un secondo di ridere, vedendo l'espressione supplichevole che Blaine gli stava rivolgendo, decise di intervenire. “Char, è colpa tua se sei rimasta indietro con letteratura francese e ora sei obbligata a restare a casa il venerdì sera, a studiare Baudelaire!” 

“Bastian ascolta, innanzi tutto fottiti, poi ricordati queste parole, IL MIO MOBILETTO DEGLI ALCOLICI SARÀ OFF LIMITS PER TE, PER SEMPRE.” disse enfatizzando ogni parola. 

Sebastian fece spallucce. “Li farò rubare da Blaine..” 

“DEVE SOLO PROVARCI È BANDITO ANCHE LUI.” Urlò attraverso la cornetta. “E adesso vi lascio, e vado a studiare in biblioteca.” Sentenziò. 

Entrambi risero forte. “Ciao Charlotte.” Conclusero in coro. 

“Vi odio.” Disse prima di concludere la chiamata. 




* * * 




“Rach, oggi ho fatto una pazzia!” mormorò avvicinandosi alla sua migliore amica con una scatolina rossa in mano. 

Rachel spense la televisione con il telecomando e fece segno a Kurt di sedersi sul divano accanto a lei. “Una nuova spilla di McQueen?” Domandò curiosa. 

Il ragazzo cominciò a girarsi la piccola confezione tra la mani, accarezzandone il velluto delicatamente. Si sentiva così in imbarazzo che non riusciva neanche ad alzare lo sguardo. 
“Vedi, c'è questa gioielleria particolarissima sulla strada che porta alla redazione di Vogue, stamattina mi sono fermato e non ho resistito. Lo so che è stupido, e non sono neanche sicuro che lui, insomma.. che torneremo insieme ma.. okay è che c'era questa fantasia che avevo da prima che ci lasciassimo e.. non so magari mi porteranno fortuna.” balbettò. 

Rachel corrucciò la fronte, avvicinandosi al suo coinquilino. “Hai preso un regalo a Blaine?” Sorrise. 

Kurt fece scattare la chiusura del piccolo cofanetto, che si aprì, rivelando i piccoli tesori contenuti al suo interno. “Non è proprio un regalo per Blaine.” Si morse il labbro inferiore. “Il fatto è che se riusciremo a tornare insieme, questa volta voglio che sia per sempre. Voglio chiedergli di sposarmi, Rach!” Disse con la voce tremante, e gli occhi che si fecero immediatamente più lucidi. 

La ragazza continuava a fissare le piccole fedi dorate, con un sorriso enorme. “Dio mio..” sussurrò. “Kurt è una cosa meravigliosa!” 

Lui annuì, accennando un piccolo sorriso. “Ci ho fatto incidere su qualche parola di Teenage Dream, su entrambi gli anelli la stessa cosa.” Prese uno dei cerchietti metallici tra le dita e lo passò alla ragazza. 
“I finally found you, my missing puzzle piece.” 




* * * 




Sebastian era ubriaco come non lo era mai stato in vita sua. 

Blaine era ubriaco come non lo era mai stato in vita sua. 

“Charlotte ci ucciderà..” sussurrò Blaine tra una risata e l'altra, prima che Sebastian lo zittì con un altro bacio. 

Nonostante che il livello di alcol che avevano in corpo, avrebbe reso innocua anche una tigre a digiuno da due mesi, entrambi erano più che consapevoli di quello che stavano per fare, e l'unica cosa di cui sembravano preoccuparsi era.. 

“Bastian stiamo per fare sesso sul letto di Charlotte!” Rise, liberandosi dalla presa che i denti di Sebastian stavano applicando sul suo labbro inferiore. 

“Non mi importa..” sussurrò l'altro posando sul collo di Blaine un bacio. 

Sebastian aspettava quel momento da una vita. Almeno da quando aveva fatto sesso per la prima volta e ancora abitava a Parigi. 
Quando ancora non avrebbe immaginato di incontrare uno come Blaine. 
Non era mai entrato in intimità con una persona di cui gli importasse davvero qualcosa. Non lo avrebbe mai e poi mai ammesso ad alta voce, neanche sotto tortura, ma infondo, anche lui aveva voglia di innamorarsi e sentirsi amato. 
Blaine era bellissimo, gentile, divertente, e intelligente. 
Blaine non si dava via al primo che gli si presentava davanti, per questo Sebastian sperava davvero che anche per Blaine quello fosse l'inizio di qualcosa di importante. 


Blaine dal canto suo aveva fatto cadere definitivamente tutte le proprie barriere. Quando ormai entrambi non indossavano altro che i boxer, realizzò che anche il calore della pelle di Sebastian che strusciava contro la sua era diverso da quello di Kurt. Tutto in quella situazione era diverso, e lui si sentiva terribilmente vulnerabile, ma si era detto che prima o poi avrebbe dovuto ricominciare da capo con qualcuno, e sarebbe stato meglio darsi a Sebastian, al quale in fin dei conti, stava cominciando a tenere sul serio. 

Entrambi potevano sentire l'eccitazione dell'altro. 
Entrambi sentivano che stava per succedere. 
Quel tanto atteso momento stava davvero arrivando. 
L'inizio di qualcosa di nuovo. 




“Che cosa diavolo..” 

Luce. 

Qualcuno aveva appena acceso la luce. 
Sebastian e Blaine si voltarono verso la porta, e videro che Charlotte li osservava in silenzio. 
La sua espressione era glaciale. 
Impassibile. 
Nessuna emozione trapelava dal suo volto. 

“Scusa Char..” provò Blaine “Avevo detto a Bastian di non farlo nel tuo let-” 

“Avete trenta secondi rivestirvi e uscire da questa stanza. Sebastian, ti voglio fuori da questa casa nel giro di un minuto.” 

“Ma..” tentò lui. 

“Non voglio più vedere la tua faccia Sebastian, ti avevo avvertito.” Disse con tono fermo. 



Dopo meno di un minuto Sebastian stava lasciando la camera di Charlotte, senza dire una parola. 
Una volta che fu fuori dalla porta, Blaine si decise a prendere le sue difese. 
“È colpa sua quanto mia.” Fece. 

Charlotte alzò un sopracciglio. “Poco ma sicuro.” Rispose sarcastica. 

“Perchè non hai cacciato anche me allora?” Domandò. 

“Semplice! Se uno di voi due è qui sto sicura che non finirete di scoparvi da qualche altra parte! Non credere che io non ce l'abbia con te quanto con lui, ma almeno con te non avevo parlato! Sebastian aveva promesso.” 

“Promesso cosa?” 

“Dio Blaine, possibile che non ci arrivi? Tu non sei pronto! Lui lo sapeva, ne avevamo discusso. Mi aveva giurato che non avrebbe incasinato tutto con il suo modo di fare. E tu, cazzo! Mi sono detta, fidiamoci di loro, tanto se Sebastian fa una stronzata, Blaine lo fermerà perchè è più responsabile e invece no! Vi trovo a fare sesso ubriachi e nel mio letto! Siete due imbecilli!” 

“Non puoi decidere con chi posso o non posso fare sesso, Charlotte!” Sbottò il ragazzo. 

“Ma chi se ne frega infatti, il punto è che io non ho proibito a te e Sebastian di scopare! Gli ho detto solo di aspettare che tu ti stabilizzassi! Blaine, se stanotte tu fossi andato fino in fondo, domani mattina mi sarebbe toccato raccoglierti dalla fossa di depressione e autocommiserazione che sono sicura al mille percento, ti saresti scavato con le tue stesse mani!” 

Blaine annuì. “Possibile che tu arrivi sempre al punto della situazione prima di me?” 

Charlotte fece spallucce “Non solo prima di te, ma prima di tutti. Ho la brutta abitudine di iper-analizzare ogni dannatissima cosa, e questo mi fa logorare il cervello, ma mi fa anche ottenere molte risposte.” 

Il ragazzo sospirò. “Per colpa mia tu e Sebastian avete litigato.” 

Charlotte allungò la mano per accarezzargli il braccio “È colpa sua, Blaine. Lui non ha mantenuto la promessa! E oltretutto siete due idioti, come diavolo vi è venuto in mente di ubriacarvi il giorno prima delle regionali? Domani mattina sarà un miracolo se vi reggerete in piedi.” Si fermò a riflettere. “Vatti a fare una doccia, io devo chiamare Hunter per dirgli che il duetto lo farò con lui e che Sebastian va dietro in terza fila.” 




* * * 




L'alchimia tra le persone è una gran cosa. 
Un concetto astratto, che però tutti possono cogliere. 
Si può leggere negli occhi, nei movimenti che si completano a vicenda, nelle voci che si fondono, creando una tonalità magica. 

L'alchimia non è da tutti. 
La dedizione, l'impegno, le prove, l'esercizio, la perfezione, non possono far nascere l'alchimia. 
Quella c'è o non c'è. 
È semplice. 

Per questo quando dietro le quinte, dopo la performance apparentemente senza un errore, Hunter aveva abbracciato forte Charlotte convinto di avere la vittoria in pugno, lei semplicemente gli aveva sorriso e sussurrato “Perderemo, tu sei stato fantastico, ma non sei Sebastian.” 



Durante l'esibizione delle Nuove Direzioni, Blaine aveva stretto i denti e cercato i camuffare il post sbornia in tutti i modi. 

La voce poteva dirsi perfetta, e miracolosamente riuscì a ricordarsi ogni singola parola delle canzoni, ma a causa del giramento di testa che lo stava perseguitando da alcune ore, risultò goffi nei movimenti e nella coreografia. 
Non appena si chiuse il sipario, per giunta, vomitò nel primo portaombrelli che gli capitò sotto tiro. 

Tutti i membri del Glee Club del McKinley gridarono al sabotaggio. 




* * * 



Charlotte stava giocando a carta, forbice, sasso con Trent, in attesa del verdetto finale, quando si sentì picchiettare la spalla. “Scusa Barbie Warbler?!” 

La ragazza si voltò lentamente, con un sopracciglio alzato, ad osservare chi si stava rivolgendo a lei. 
Constatò che si trattava della ragazza orientale, che faceva parte delle Nuove Direzioni. 
Si ricordò che Blaine la nominava spesso, le sembrava si chiamasse.. 

“Invol-Tina, non ti conviene attaccare briga con la nostra solista.” Sentenziò Sebastian, intento ad osservare la scena. 

Charlotte lo ignorò. 

“Cosa ho fatto di male per meritarmi il soprannome di Barbie Warbler, di grazia?” domandò pacatamente. 

“Sapevo che il tuo fingerti amica di Blaine, aveva dietro qualche secondo fine. Alla Dalton oltre a saper ballare e cantare, devi anche essere un subdolo manipolatore per entrare negli Usignoli?” Fece gesticolando. 

“Io non mi fingo amica di Blaine. Io sono sua amica e non me ne frega un cazzo di sabotare il vostro gruppo di sfigatelli. Ci pensate da soli a sabotarvi!” Ringhiò andando più vicina a Tina, puntandole un dito contro. 

Intorno alle due ragazze gli Warblers avevano cominciato ad allarmarsi. Non potevano prevedere in nessun modo la reazione di Charlotte, così erano tutti pronti ad acchiapparla prima di vederla venire alle mani con l'altra ragazza. 

Intanto Blaine sopraggiunse, con un il fiato corto. Probabilmente aveva corso nel tentativo di bloccare il litigio. “Tina, ti prego lascia stare Charlotte, non era nemmeno con noi ieri sera! Ti ho detto che sono uscito solo con Sebastian!” 

La ragazza orientale si voltò verso Blaine totalmente sconvolta. “Tu non capisci! Cerchi di vedere sempre il buono nelle persone, anche dove non c'è. Ti stanno prendendo in giro Blaine, a loro non importa di te. È stato tutto un complotto!” 

Charlotte completamente fuori di sé, si protese in avanti e spintonò Tina facendole fare due passi indietro. “Non ti azzardare!” Urlò. “Non osare mettere in dubbio la mia lealtà e l'affetto che provo verso Blaine. Tu non sai niente di me. Non sai neanche niente di lui. La tua è solo invidia. Hai cercato di instaurare un rapporto come quello che abbiamo io e lui per mesi, e invece guarda un po' in quale letto dorme la sera?! Non il tuo! Brucia eh?” Sorrise maliziosa. 

“Mi dispiace Tina, ma Charlotte ha ragione.” Intervenne Blaine “Non hai il diritto di dire cose del genere sul mio rapporto con lei. Mi ha fatto tornare a respirare, mi ha aiutato, mi ha ascoltato e sopportato, e non ha mai detto nulla sul fatto che facessi parte delle Nuove Direzioni, al contrario di tutti voi, che da quando ho iniziato di nuovo a frequentare la Dalton, mi avete solo dato contro. E no, non c'è stato nessun complotto, io sono stato stupido. Io e Sebastian siamo stati stupidi ieri. Non abbiamo pensato alle Regionali! Ci siamo ubriacati e a lui è stato impedito di cantare come solista! Secondo te si è auto-sabotato anche lui? Era anche questo nel loro piano?” Sbottò. 

Tina fece per dire qualcosa, aprendo e chiudendo la bocca più volte, non emettendo però nessun suono, prima di pronunciare un secco “Bene.” voltando le spalle e andandosene. 





* * * 





NOTE DELL'AUTRICE: 

Scusate il ritardo, sto preparando degli esami all'università e tutto il mio tempo lo sto spendendo sui libri. 
Che dire del capitolo? Che è lunghetto e che succedono un bel po' di cose!! 
Kurt ha comprato gli anelliiiiiiiiiiiiii!!!!!!! 
L'ultima parte è uno sfogo dopo aver visto Diva LOL 
Scusate ma Tina non la sopporto proprio. 
Charlotte e Sebastian sono in crisi, ma questo ci porterà a sapere il motivo per cui sono diventati amici! 
Kurt e Blaine si incontreranno nel prossimo capitolo :) 
Curiosi?? 

Come al solito grazie a chi ha letto e a chi continua a seguire la storia! 

Alla prossima! 

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Capitolo 7
*** Spotlight ***


Chapter seven
-Spotlight-





Westerville, Ohio. Dalton Academy 5 Ottobre 2012 h. 2.14 am.








Il primo temporale autunnale è sempre il peggiore. Il cielo si scarica, e i tuoni sono sempre i più rumorosi. In Ohio succede sempre così. Due minuti prima c'è il sole e due minuti dopo sta piovendo a dirotto, neanche dovesse finire il mondo.

Sebastian guardava fuori la vetrata antistante la porta della sua stanza, chiedendosi se mai qualcuno si sarebbe accorto della sua morte, nel caso uno di quei fulmini lo avesse colpito e ucciso. Se ne stava seduto a terra completamente zuppo, con le ginocchia raggomitolate contro il petto e le braccia strette intorno alle gambe.

Tutti in quella scuola lo odiavano e ai suoi genitori non importava praticamente nulla di lui. Poteva dirsi solo al mondo, e non riusciva a trovare una via d'uscita a quella situazione.

Perchè anche se non lo mostrava a tutti quelli che lo circondavano, quello stato di solitudine lo stava pian piano logorando. Desiderava dal profondo di se stesso qualcuno che lo amasse. Qualcuno su cui potersi appoggiare completamente, di cui fidarsi ciecamente.

Voleva essere stretto tra delle braccia, voleva essere coccolato, voleva che qualcuno gli sorridesse in maniera complice, qualcuno con cui combinare casini e con cui arrovellarsi il cervello per nasconderli.

Qualcuno che non lo chiudesse fuori la porta per dispetto la sera, impedendogli di rientrare nella propria stanza.

Non poteva neanche bussare perchè facendo casino avrebbe svegliato il controllore e lui era ben oltre l'orario del copri fuoco.

Possibile che dopo più di un anno di convivenza Flint ancora lo odiasse?

Avvilito da quella situazione, lasciò cadere le proprie difese e si lasciò investire dai singhiozzi del pianto, finchè non sentì qualcuno che scendeva i gradini di corsa.

Era almeno la quinta volta che quella figura, nel buio più totale, percorreva tutta la rampa di scale, e poi la risaliva velocemente.

Quando un lampo illuminò tutto il corridoio, fu come se fosse diventato improvvisamente giorno, e gli occhi di Sebastian si posarono in quelli della persona che stava facendo quella strana corsa.

Charlotte.

La ragazza che si era trasferita alla Dalton a settembre e che il preside aveva messo alla testa degli Warblers. Non si erano scambiati molte parole. Gli era sembrata una pazza con manie di controllo su ogni cosa animata e inanimata.

E quel suo strano comportamento in effetti gli stava solo confermando tutti i suoi sospetti.

"Sebastian?"

"Mmh?"

Charlotte si diresse piano verso di lui. "Che ci fai qui a quest'ora?"

"Potrei farti la stessa domanda." Rispose lui seccato.

"Faccio le scale cinquanta volte ogni notte, soffro di insonnia e fare esercizio mi aiuta a stancarmi, oltre che a tenermi in forma." Fece lei semplicemente abbassandosi davanti al ragazzo. "Sei zuppo.." Disse accarezzandogli la mandibola.

La mano di Charlotte era calda a contatto con la pelle bagnata di Sebastian.

Nessuno lo aveva mai accarezzato in quel modo.

Era piacevole.

“M-mi hanno chiuso fuori..” Mormorò abbassando lo sguardo.

Charlotte passò una mano tra i capelli di Sebastian spostando alcuni ciuffi bagnati che gli ricadevano sulla fronte.

“Vuoi venire in camera? Puoi asciugarti e dormire sul divano.” Tentò.

Sebastian la guardò negli occhi, sorpreso da quella proposta.

Di solito le persone gioivano a vederlo in difficoltà.

Nessuno si era mai offerto di...aiutarlo.

La ragazza non aspettò una risposta, semplicemente si alzò e gli tese la mano.

“Andiamo.”




* * *




Sebastian e Charlotte non avevano mai litigato dopo quella notte.

Entrambi avevano trovato nell'altra persona la propria ancora.

Si fidavano ciecamente l'uno dell'altra, e condividevano i segreti più intimi.

Erano complici, si volevano un bene dell'anima.

Quando Sebastian si sentiva triste gli piaceva farsi coccolare da Charlotte, e allo stesso modo, erano state molte le volte in cui Sebastian aveva stretto tra le sue braccia Charlotte, quando di notte piangeva perchè aveva sognato Lou.

Nessuno dei due avrebbe più saputo vivere senza la presenza costante dell'altro, perchè Sebastian e Charlotte si erano detti tante volte di essere anime gemelle, nonostante lui fosse gay e lei non fosse un ragazzo.

Nel momento in cui il giudice annunciò la vittoria degli Oral Intensity, Charlotte si voltò istintivamente verso Sebastian che la stava a sua volta guardando. Mimò un “mi dispiace” e alzò le spalle rivolgendole uno sguardo dispiaciuto, mentre lei si affrettava a farsi strada tra gli atri Usignoli fino a raggiungerlo e stringerlo forte.

“Bastian..” mormorò nascondendo il viso sul suo petto, mentre lui la avvolgeva completamente con le braccia “Non litighiamo più ti prego.”

Il ragazzo sorrise.

“Mai più piccola.”




* * *





Dopo le regionali la situazione tra Blaine, Charlotte e Sebastian, tornò normale.

Blaine trascorreva la maggior parte delle sue giornate alla Dalton, cercando di prepararsi il più possibile sul provino per la NYADA, mentre Sebastian studiava per il test d'ingresso alla facoltà di economia della NYU e Charlotte stendeva il suo saggio da allegare alla domanda che avrebbe spedito alla Parsons, per entrare alla facoltà di marketing della moda. Se le cose fossero andate per il verso giusto, tutti e tre entro pochi mesi, avrebbero lasciato l'Ohio, diretti a New York.

“Dobbiamo decisamente prendere un appartamento nell'Upper West Side! Con delle camere spaziose e una stanza insonorizzata dove posso esercitarmi con gli strumenti musicali e con il canto. Poi assolutamente ci deve essere il parquet per terra perchè io amo camminare a piedi scalzi e quello non è mai freddo, e almeno due bagni, anzi facciamo che ogni camera deve avere un bagno privato! Vicino ad una caffetteria così possiamo placare il nostro bisogno costante di caffeina!” disse Blaine mentre faceva zapping alla tv, sdraiato sul letto di Charlotte, mentre la ragazza era alla scrivania a studiare davanti al suo laptop e Sebastian era sdraiato sul tappeto, a pancia in sotto a circondato dai libri.

Naturalmente non ricevette nessuna risposta.

“Possiamo anche prendere un gatto, o meglio un cane! Dio vi prego! Prendiamo un cucciolo! Lo porterò tutte le domeniche a Central Park a giocare! Che razza preferite?” Continuò.

Ancora una volta la domanda aleggiò nell'aria senza che nessuno si degnasse di rispondere.

“Sì è vero, forse è meglio se prendiamo un meticcio al canile, e poi voglio anche un caminetto, meglio elettrico o a legna ragazzi?”

Lo stavano palesemente ignorando e Blaine si stava così annoiando che avrebbe potuto continuare a tartassarli di domande all'infinito, però decise di passare all'azione.

Prese un cuscino dal letto e lo tirò a Charlotte, facendo quasi cadere il portatile dalla scrivania.

La ragazza si girò a guardarlo completamente sotto shock, mentre Sebastian osservava la scena divertito.

“Tu sei un ritardato Blaine. Tu hai seri problemi!” Urlò mentre raccoglieva il cuscino e si alzava andandogli contro.





* * *




Dopo aver impostato l'anonimo, Kurt compose velocemente quel numero che aveva ben impresso nella memoria, trattenendo il fiato dopo che udì il primo “bip”. Non sapeva esattamente cosa stava facendo, perchè lo stava chiamando o cosa gli avrebbe detto. Ma erano giorni che quell'idea gli si era imposta in testa e voleva assolutamente sentire la sua voce.

Quella voce calda e melodiosa.

Quella voce sexy ma allo stesso tempo terribilmente dolce.

La voce di Blaine sapeva di casa.

Kurt non si rese conto di quante volte il telefono aveva squillato, troppo distratto dal volume e dall'intensità dei propri pensieri, ma improvvisamente sentì un suono sordo e poi una risata femminile.

Decisamente non era la voce di Blaine.

“TI UCCIDO!!! SAI QUEL CUSCINO DOVE TE LO INFILO ORA?! IN UN POSTO CHE È SICURAMENTE DI TUO GRADIMENTO!”

Kurt notò che il suono era disturbato, come se qualcosa stesse strusciando sull'altoparlante del cellulare, ma quando sentì quella risata inconfondibile, e davanti gli occhi gli si configurò l'immagine mentale dell'espressione divertita di Blaine, gli si fermò il cuore per un attimo.

“Ah davvero? Allora devo infastidirti più spesso! È da tanto che non faccio sesso, ho bisogno di trovare la mia valvola di sfogo! Certo, io di solito sono attivo, ma devo dire che non mi dispiace neanche stare sotto!”

Kurt a quelle parole si trovò a sorridere a causa di qualche ricordo sconcio che gli tornò alla mente. Poi constatò che quelle parole erano strane, perchè di solito Blaine non amava parlare di sesso in quel modo. Era sempre stato un terribile romantico e sentirgli fare battute del genere lo destabilizzò per qualche istante.

“Pronto?” La voce di Blaine lo destò dal proprio flusso di pensieri, rendendolo incapace di pronunciare anche una singola parola.

“Prontoprontoprontopronto? Non sento nuullaaa!! Chiunque tu sia, potresti darmi un segno di vita? Non vorrei essere stato coinvolto in un omicidio! Oddio magari stai scappando da un assassino che ti ha strappato la lingua, hai composto il mio numero per chiedere aiuto e non ci riesci! Puoi parlare e farmi evitare di continuare questo monologo che mi sta terribilmente mettendo in imbarazzo....per faaaavore?” Rise.

Kurt si fermò ad ascoltare il tono divertito della voce di Blaine, senza dire una parola.

“Hey, sei un maniaco? Okay, sei decisamente un maniaco!”

Stava bene, a quanto pare Blaine era tornato a sorridere e ad essere quel ragazzo solare che lo aveva fatto innamorare follemente.

Si lasciò scappare un sospiro dalle labbra.

Ci furono alcuni istanti di assoluto silenzio, prima di udire un “Ohw..” che assomigliava ad un gemito strozzato uscire dalle labbra di Blaine.

Riagganciò.




* * *





Charlotte guardò Blaine interrogativa.

“Di nuovo il maniaco che ti chiama con l'anonimo?” chiese poi divertita.

Blaine fissava il cellulare. Lo sguardo improvvisamente tornato triste, come non lo era da mesi ormai.

“No.” Mormorò in maniera quasi impercettibile.

La ragazza si avvicinò a lui accarezzandogli un fianco preoccupata.

“Tesoro chi era?” sussurrò.

Blaine alzò lo sguardo. Gli occhi ormai completamente lucidi.

“Kurt..”




* * *





Charlotte sapeva di dover affrontare il suo problema, e che quello che aveva fatto era sbagliato. Lo psicologo l'avrebbe sicuramente sgridata, fortunatamente aveva smesso di andarci.

Rubare il numero di telefono di Kurt Hummel dal cellulare di Blaine le aveva fatto rendere conto che le sue manie di controllo stavano raggiungendo picchi mai visti. Ma si era anche detta che doveva, DOVEVA, risolvere quella situazione, perchè Blaine dopo quella telefonata era ridotto uno straccio, di nuovo.

Compose il numero velocemente e si portò il cellulare all'orecchio.

"Pronto?" Fece una voce almeno tre ottave più alte di quello che si aspettava.

"Ehm, Kurt?" Disse insicura. Probabilmente aveva copiato male il numero per la fretta.

"Si, chi è?"

"Ohw, cavolo, okay mi aspettavo che la tua voce fosse diversa.." mormorò.

"Sì, lo dicono tutti, ma chi sei?" Domandò scocciato.

"Charlotte, un'amica di Blaine."

"Ah, wow, adesso c'è bisogno di un mediatore tra me e lui? Non pensavo che i nostri rapporti fossero messi tanto male." Rise amaro.

"No no, lui non sa nulla di questa telefonata, ho preso il tuo numero dal suo cellulare di nascosto. Volevo parlarti di lui, di voi, sai dopo la telefonata dell'altro giorno."

"Non penso siano fatti tuoi allora."

"Oh io penso proprio di si invece!"

"Senti, io non ho tempo da perdere con delle ragazzine impiccione, quindi ti saluto."

"Kurt ascoltami, non sei di certo tu la persona che sta cercando di tirarlo su in qualunque modo, la persona che lo abbraccia quando piange, la persona che riceve i calci di notte perchè ha in continuazione quei fottuti incubi. E a me non dispiace non chiudere occhio, non mi pesa ricoprirmi di correttore per nascondere le occhiaie, anche se francamente, stanno diventando talmente profonde che avrò bisogno di cambiare prodotto. Tu meglio di me sai quanto Blaine sia una persona a cui è impossibile non volere un bene dell'anima, ma non sono io che non ce la faccio più a vivere così, è lui che è a pezzi. Prima della tua

telefonata pensavo che fosse sulla strada buona per riprendersi completamente, ora invece lo vedo più giù di prima. Non è per come si comporta. Lo vedo dai suoi occhi. Sono spenti."

Kurt sospirò. "Mi dispiace, non dovevo disturbarlo."

"Già, forse non avresti dovuto. Ma se lo hai chiamato vuol dire che ancora ti importa di lui. Se è così dovresti cercare di riprendertelo, altrimenti lascialo solo andare senza preoccuparti di nulla. Starà bene in qualche modo. Lo farò tornare ad essere sorrisi e arcobaleni, dovesse essere l'ultima cosa che faccio."

"Mi importa di lui. Mi importa moltissimo di lui, e sono contento che abbia trovato un'amica che sarebbe pronta a fare questo per lui."

"Bè, una persona come Blaine non si trova tutti i giorni.."

"Infatti. Spero solo di non averlo capito troppo tardi."

"Non è tardi Kurt, fidati. Continua a ripetere il tuo nome ogni notte durante il sonno."

Kurt si morse il labbro, sorridendo. "Chanel." disse.

"Chanel cosa?"

"Il correttore per le occhiaie.. Quello di Chanel fa miracoli."

"Ah, ohw grazie, andrò a comprarlo! Oddio, ora mi prenderai per malata, ma finalmente parlo con un ragazzo gay in grado di darmi consigli sul make-up! Praticamente convivo con due ragazzi gay e non sanno neanche distinguere un ombretto da un lucidalabbra!"

Il ragazzo scoppiò in una calda risata.

"Okay Kurt, ti saluto, Blaine tornerà a minuti dalla caffetteria. Spero di poterti conoscere presto di persona."

"Anche io Charlotte, e ti assicuro che succederà prima di quanto immagini."





* * *





"Le vecchie abitudini sono proprio dure a morire!" Sorrise Rachel guardandosi intorno con aria entusiasta.

Era il giorno di Pasqua e lei e Kurt, tornati in Ohio, si erano messi d'accordo per incontrarsi al Lima Bean per decidere le mosse del piano "Alla riconquista di Blaine".

"Ah bè, questa è un'abitudine a cui avrei volentieri rinunciato. Ti ho detto del topo? Era grigio e schifoso." Disse il ragazzo, abbassando la voce e avvicinandosi alla sua amica.

"Sì, me l'hai detto almeno un miliardo di volte, di cui cinquanta nell'ultimo quarto d'ora.." Sbuffò, prendendo un sorso del suo latte di soia. "Allora, qual è la prima mossa?" Domandò poi.

Kurt alzò gli occhi al cielo pensieroso. Doveva andarci piano, considerati i termini della sua ultima conversazione con Blaine.

"Sto pensando ad un approccio leggero. Magari vado a casa sua e gli lascio un biglietto, oppure potrei

provare con un sms, anche se mi sembra troppo impersonale. L'idea del biglietto è la migliore, scritto a mano ovviamente, su carta di papiro, in una bella busta. Magari con due rose allegate, una gialla e una rossa..forse solo quella gialla in effetti. Due rose gialle...sì decisamente due rose gialle e una busta con la lettera. Cosa scrivo sulla lettera Rachel? Non ne ho la più pallida idea." Kurt cominciò a parlare a macchinetta, come ogni volta che era nervoso.

Quando si fermò dallo sparare quel delirio di parole si rese conto che aveva perso l'attenzione di Rachel, che intanto stava fissando un punto imprecisato dietro le sue spalle.

"Potresti dirglielo ora. È appena entrato." mormorò. "Cavolo quanto è diverso. È diventato un uomo."

Kurt sgranò gli occhi, sentendosi sull'orlo di un attacco cardiaco.

"Oddio. Sento che sto per morire." Sussurrò coprendosi il volto con le mani. "Ci ha visti?"

"No, si è appena messo in fila. È con una ragazza bionda, e con...Sebastian Smythe."

Okay, adesso si sentiva veramente morire.

Si voltò leggermente, tentando di non farsi notare, e lo vide.

Era bellissimo, con i capelli liberi dal gel, un accenno di barba, una camicia a righe bianca e nera, con sopra un cardigan rosso e dei jeans scuri.

Ovviamente senza calzini.

Forse era vero che alcune abitudini erano dure a morire.





* * *



Sebastian, Charlotte e Blaine si sedettero al loro solito tavolo del Lima Bean a ingozzarsi di biscotti al doppio cioccolato, di cui tutti e tre, nonostante il fisico invidiabile, erano terribilmente golosi.

"Ragazzi, è incredibile quanto tutti e tre abbiamo dei genitori che non ci filano neanche di striscio! Fortunatamente esistono i catering, così domani non dobbiamo cucinarci da soli il pranzo di Pasqua." Disse Sebastian, soffiando sul suo cappuccino bollente.

Nessuno dei presenti al tavolo era minimamente toccato dalla noncuranza dei propri genitori, il che guardato dall'esterno poteva risultare terribilmente agghiacciante, ma loro erano stati capaci di ritagliarsi un piccolo angolo di mondo tranquillo, e diventare così indipendenti da non sentire neanche più il bisogno di affetto, che ogni figlio vorrebbe ricevere da una madre o un padre.

Semplicemente erano andati avanti. Erano cresciuti prima del tempo e li avevano perdonati per tutte le volte in cui da bambini si erano sentiti soli, diversi dagli altri.

Blaine sorrise "Alla fine preferisco passare le vacanze con voi che con loro. Voi siete la mia famiglia ormai!" e si sentì scaldare il cuore da quella dolce constatazione. "Hai detto al catering di portare tutto a casa mia Char? Hey ma mi stai ascoltando?" aggiunse sventolando una mano davanti agli occhi della ragazza, che

fissava un punto oltre le spalle di Blaine.

Charlotte gli colpì la mano con la propria per scacciarla.

"Ma quanto cavolo sei fastidioso Blainey? C'è il ragazzo più sexy del mondo, seduto accanto ad una nasona che continua a fissarci e tu mi parli di catering?" Mormorò la ragazza che era rimasta in silenzio fino a quel momento.

Quando Sebastian si voltò, cercando di capire se poteva fare conquiste, rimase sorpreso.

Possibile che Blaine non se ne fosse accorto?

Si voltò verso l'amico che era intento a giocare con la schiuma del suo cappuccino. Al contrario di Sebastian a lui non andava di fare nuove conquiste. Blaine era totalmente apatico sul fronte "nuovi amori/nuove conoscenze" dopo la telefonata che aveva ricevuto qualche giorno prima.

"Quella è..uhm.." Era indeciso se dirlo o lasciare che se ne accorgesse da solo, oppure ancora meglio, sfidare la sorte e sperare che non si notassero a vicenda. "Rachel Berry..." disse tutto d'un fiato, guadagnandosi immediatamente l'attenzione di Blaine "..e l'altro è Kurt Hummel, Charlotte!"

"OH MIO DIO BLAINE MA È BELLISSIMO!" Urlò Charlotte dandogli una gomitata.

Naturalmente tutto il Lima Bean si era girato verso di loro per capire chi fosse quella pazza che aveva appena strillato, un complimento non proprio velato.

Anche Kurt si voltò, incontrando gli occhi di Blaine.

Il ragazzo abbassò lo sguardo arrossendo leggermente. "Lo so.."

Charlotte sorrise, avvicinandosi a lui e abbracciandolo forte. "Stai bene tesoro?" Mormorò vicino al suo orecchio posando poi un bacio sulla sua guancia. La capacità che aveva di passare da malata schizofrenica a persona seria , era a dir poco ammirevole.

Blaine annuì, continuando a tenere gli occhi puntati sul suo bicchiere.

"Blainey, possiamo andarcene se vuoi, ma secondo me è meglio se lo vai a salutare. Poi se vuoi ci inventiamo qualcosa, del tipo che ci sei andato solo perchè ti ho supplicato di chiedergli dove ha preso quella sciarpa vintage di McQueen, ma devi superare questa cosa, per star bene con te stesso prima di tutto." Sorrise.

Il ragazzo si sporse a ricambiare l'abbraccio. Era incredibile quanto le parole di Charlotte riuscissero ad indicargli la strada ogni qual volta si sentiva bloccato, incasinato interiormente, senza una via d'uscita. Semplicemente lei lo prendeva per mano e riportava il sereno in un battito di ciglia.

"Andiamo su, così te lo presento.."

I tre amici si alzarono dal tavolino, con i propri caffè in mano, Sebastian era calato in un silenzio a dir poco inquietante, e Charlotte giurò di averlo visto irrigidirsi nel momento in cui Blaine aveva posato la mano sulla spalla della ragazza dal naso grosso, Rachel.

"Hey Rachel.."

Lei si voltò con un sorriso radioso, alzandosi "Blaine, quanto mi sei mancato!" Lo abbraccio forte.

Ci fu un momento di esitazione, quando i due amici sciolsero l'abbraccio.

Blaine si morse le labbra, domandandosi, con un po' di risentimento, perchè doveva essere sempre lui a fare la dannata prima mossa.

Poi nel momento in cui incontrò quelle iridi azzurre, il cuore gli si strinse, e si rese conto di parecchie cose..

"Ciao Kurt.." Mormorò poi guardando il suo ex fidanzato.

Kurt sorrise timidamente, alzando la mano in segno di saluto. "Hey, è bello vederti.."

Si stava per alzare a salutarlo quando l'occhio gli cadde ad osservare, quella che doveva essere Charlotte, e Sebastian.

Sembrava stessero conversando silenziosamente solo guardandosi negli occhi, poi la ragazza si sporse ad accarezzargli il braccio, mimando un "Love you" con le labbra e posandogli poi un bacio sulla spalla.

Sebastian non sembrava lo stesso di sempre. Era inspiegabilmente più umano. E in quel momento aveva anche un velo di tristezza negli occhi. Soprattutto, Kurt non si spiegava perchè fosse pacificamente seduto ad un tavolino del Lima Bean a sorseggiare caffè con Blaine. Si rese conto che le cose dovevano essere davvero cambiate in quei mesi.

"Rachel, Kurt, lei è Charlotte! Sebastian già lo conoscete.." Disse Blaine interrompendo quel flusso di pensieri, indicando la ragazza bionda.

"Finalmente conosco i famosi Hummel-Berry.. Il vostro talento vi precede comunque!" Rise stringendo le mani ai due ragazzi, e facendo l'occhiolino a Kurt senza lasciare che gli altri se ne accorgessero.

"Charlotte è la nuova leader degli Warblers.."Continuò Blaine, cercando di mantenere alta la conversazione.

Okay, si rese conto solo dopo qualche secondo che magari quella era una notizia bomba.

Infondo Blaine ci aveva messo mesi a realizzare la cosa.

Rachel e Kurt, infatti la fissarono sgranando gli occhi. "Ma sei una ragazza!" Dissero in coro.

Charlotte rise divertita.

Quella era la reazione che avevano un po' tutti.

Anche Sebastian sorrise un pochino.

"Sì, bè, l'ultima volta che ho controllato ero ancora una ragazza. E sì, la Dalton è ancora una scuola maschile. È una storia lunga.." Tagliò corto come ogni volta che si arrivava a sfiorare quell'argomento.

"Comunque ci dispiace che abbiate perso entrambi alle regionali.." Fece Kurt, mordendosi le labbra.

Blaine e Sebastian si lanciarono una lunga occhiata, ricordandosi immediatamente di ciò che era successo la sera prima della gara. Ne avevano discusso a lungo da soli, concordando che era stato un azzardo tentare di andare a letto insieme, e che avrebbero aspettato ancora un po', per vedere l'evoluzione delle cose tra di loro.

Quell'argomento non sarebbe mai e poi mai uscito dalle loro bocche, davanti a qualcun'altro. Era un segreto di Blaine, Sebastian e Charlotte.

Charlotte li guardò, alzando un sopracciglio. "Sì bè, c'era da aspettarselo, nessuno dei due gruppi era in forma, abbiamo cantato bene, ma mancava ad entrambi quella cosa in più! Pazienza, vuol dire che abbiamo più tempo per pensare ai College."

Naturalmente con quel colpo di Stato, Charlotte riuscì a spostare l'argomento di conversazione verso qualcosa di meno compromettente.

"Blaine NYADA, Charlotte? Sebastian? Voi dove andrete?" Domandò Rachel curiosa.

"NYU io e lei Parsons, se ci dice bene.." Sorrise Sebastian.

"Merda!"

"Charlotte non ad alta voce!" La richiamò Blaine, facendo sorridere Kurt.

"Si scusate.." Aggiunse sventolandogli il telefono davanti al naso.

"Merda!" Imprecò anche il ragazzo, guadagnandosi uno scappellotto sulla nuca da parte di Charlotte.

"Blaine!" lo richiamò ridendo.

"Bastian sono le 12 e 35, il catering sarà a casa mia alle 13, e dobbiamo tornare a Westerville!" Spiegò Blaine velocemente. "Rachel, Kurt, ci dispiace dover scappare così, ma rischiamo di rimanere senza cibo!"

Il gruppetto si salutò velocemente, e qualche minuto dopo Charlotte, Sebastian e Blaine, raggiunsero la macchina della ragazza nel parcheggio.

"Se il catering se ne va, mangeremo te, Blaine!" mormorò Charlotte mentre apriva lo sportello.

"Blaine! Aspetta un secondo!"

La voce di Kurt li raggiunse, attirando immediatamente la loro attenzione.

Stava correndo verso di loro, con un sorriso imbarazzato e un leggero rossore a colorargli le guance.

Blaine pensò che fosse bellissimo.

E si diede dell'idiota.

"Lo so che siete di fretta, ma.." Inspirò per prendere fiato. "Ho davvero bisogno di parlarti."

Charlotte squittì di felicità, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Blaine.

Sembrava una dodicenne davanti al proprio idolo.

Il ragazzo parve valutare la cosa per qualche secondo. "Kurt facciamo così, stasera se sei libero vieni a casa mia, altrimenti mandami un messaggio, e dimmi quando puoi.." Propose.

L'altro annuì con decisione.

"A stasera."




* * *



NOTE DELL'AURICE:
Ecco il capitolo tanto atteso.. Non mi uccidete per la fine!! Lo so.. scusatemi, ma avevo scritto già 12 pagine e mi sono sembrate davvero troppe.
Spero che alcune delle motivazioni di Charlotte vi siano più chiare, e spero che lei vi sia un pò più simpatica. Alla fine è una buona, vuole un mondo di bene a Blaine e a Sebastian, non li ferirebbe per nulla al mondo!

Al contrario delle previsioni Kurt e Charlotte si amano.
Non so perchè, non l'avevo previsto! Mi hanno detto che si stavano simpatici e non ho potuto scrivere altro che quello che avete letto ;)
Nel prossimo capitolo ci saranno delle belle chiacchierate. Molto intense..

Spero di sbrigarmi a scrivere!

Allora devo fare un ringraziamento alla mia partner in crime Julia, perchè ha betato  il capitolo.

Lo so che probabilmente la storia non sta avendo il successo che speravo, e i motivi mi sono ancora oscuri, considerato che ho letto certe merdate allucinati in giro, piene di recensioni positive ecc..
Spesso mi sono chiesta perchè sto continuando ad andare avanti a scrivere se praticamente nessuno legge, e poi ho capito che lo sto facendo per loro, i miei personaggi. Mi ci sono affezionata così tanto che non meritano di essere scordati in una pagina web, senza il compimento delle loro storie.

Mancano pochi capitoli alla fine, non penso di scriverne più di dieci.
Perciò grazie a chi ha segiuto fino ad ora e chi continuerà a farlo.

"Puoi scrivere per il pubblico e perdere te stesso o scrivere per te stesso e perdere il pubblico"

(Non mi ricordo chi l'ha detta e neanche se era così LOL)

Un bacio :)

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Capitolo 8
*** Free Fallin ***


Chapter eight
-Free Fallin'-









There was a time, I met a girl of a different kind. We ruled the world, thought I'll never lose her out of sight. We were so young, I think of her now and then, still hear the song reminding me of when...”

SHM.








Parlare.



L'ultima cosa che Blaine si sarebbe immaginato di sentire uscire dalla bocca di Kurt era quella richiesta, e in quel momento si sentiva così teso che chiunque avrebbe potuto farlo frantumale solo toccandolo.

Avrebbe preferito di gran lunga essere emozionato per quella chiacchierata, ma la verità era che tutto ciò che provava era paura, essendo ben consapevole del fatto che Kurt in qualche modo era ancora in grado di spezzarlo.



Hey Blaine, lo sai che mi sposo!

Perse un battito.

Hey Blaine, lo sai che vado a vivere con il mio nuovo fidanzato?

Un senso di nausea iniziò a perforargli lo stomaco.

Hey Blaine, aspetto un bambino!

Okay, iniziava a delirare, ma non riusciva a non pensare a mille scenari apocalittici, ritrovandosi poi a ringraziare il cielo del fatto che gli uomini non potessero rimanere incinti.



Più pensava a cosa Kurt gli avrebbe detto, più il suo senso di panico aumentava. Si sentiva dentro ad un circolo vizioso.





"Devo vomitare." annunciò alzandosi dal tavolo e affrettandosi verso il bagno, ma Charlotte lo afferrò da un polso e lo trattenne.



"Blaine, respira! Stai trattenendo il fiato da quando siamo usciti dal Lima Bean!"



Ohw giusto, respirare.

Quell'atto che spesso si rivelava non essere così tanto involontario.



Blaine si poggiò una mano sul cuore, cercando di tranquillizzarsi, e inspirò ed espirò regolarmente per qualche minuto.

"Meglio?" Chiese la ragazza sorridendogli.



"Meglio.." Fece tornando a sedersi. "Non ho più fame comunque.." Mormorò.



"Blaine posso leggere chiaramente il tormento che stai dando ai tuoi poveri neuroni." Commentò Sebastian "Non costringermi a farti ubriacare per farti rilassare, sappiamo entrambi cosa è successo l'ultima volta.." Rise, ed era bello poter finalmente scherzare su una cosa del genere. Non c'era rancore o risentimento. Era diventata solo una storia divertente da raccontare.



Blaine parve rilassarsi a quella battuta, e sorrise, iniziando a giocherellare con le verdure nel piatto.



"Andrà tutto bene."



Il ragazzo alzò la testa per guardare Charlotte.



"Come fai ad esserne sicura? L'ultima volta che ho pensato che mi volesse indietro, mi ha detto 'Hey ho un nuovo fidanzato, che ne dici di tornare amici come prima che ci mettessimo insieme?' è stato come se mi avesse stritolato il cuore!”



Sebastian sollevò un sopracciglio.

“Blaine, da quant'è che non entri su Facebook? Perché altrimenti ti saresti accorto che Kurt qualche settimana fa ha cambiato il suo stato da 'in una relazione aperta' a 'single', quindi penso proprio che voglia chiederti quello che tutti si aspettano.”



Gli occhi di Blaine diventarono tre volte più grandi in meno di un secondo. Si morse l'interno delle guance per cercare di trattenere il sorriso che gli stava inevitabilmente nascendo sulle labbra. Doveva darsi un contegno, non doveva illudersi troppo.

“Cos'è un sorriso, quello?” chiese Charlotte divertita.

Blaine alzò il mento, fingendo un'espressione altezzosa.



“Assolutamente no.”





* * *





Neanche Kurt poteva dirsi rilassato all'idea di parlare con Blaine, ed era a dir poco strano, perchè loro erano sempre stati migliori amici e si erano sempre detti tutto senza pudore o riserve. Si poteva affermare con certezza, che quella era una delle cose che rendeva speciale la loro relazione. Una delle cose che col tempo, li aveva aiutati a capirsi senza bisogno di parole.

A Kurt mancava quella sensazione. Non si capacitava del fatto di essersene reso conto solo dopo mesi in cui non si erano parlati. Si era sentito come se un pezzo enorme della sua vita gli fosse stato strappato. All'inizio pensava che fosse normale, aveva perso il suo fidanzato. Ma non si trattava solo di quello. Aveva anche perso il suo amico. Il suo migliore amico.

Poteva sempre contare su Rachel, ma lei non era Blaine.

Con Blaine era sempre stato tutto su un livello differente.

Non erano solo amanti, erano anche compagni di vita da sempre, dal giorno in cui si erano incontrati alla Dalton, su quella scalinata a chiocciola.



Ti cercavo da una vita.



Anche Kurt cercava Blaine da una vita, e c'erano stati giorni in cui prima di incontrarlo, si era rassegnato all'idea di doversi accontentare. Giorni in cui aveva pensato che non avrebbe mai trovato una storia d'amore da favola.

E invece poi l'aveva visto, con quegli occhi color miele, luminosi come l'alba in una giornata d'estate, il sorriso più bello che avesse mai visto, e quell'uniforme.

Gli era sembrato un principe.

Il suo principe.



Rivederlo quella mattina nella caffetteria, dopo mesi e mesi di assenza, lì per lì era stato come riprendere a respirare. Poi nella sua testa si era fatta strada una constatazione.



Blaine era cambiato, era cresciuto durante quei mesi in cui non si erano né visti né parlati.

Fisicamente era lontano anni luce da quel ragazzo perfetto, in giacca e cravatta che aveva incontrato anni prima, e Kurt era sicuro al cento per cento che anche all'interno fosse cambiato.

Quanto era rimasto della persona di cui si era innamorato?

Sarebbe stato capace di innamorarsi di questo nuovo Blaine?



Kurt sentì un brivido di paura percorrergli la schiena, perchè forse dopo la rottura, quel Blaine, il suo Blaine se n'era davvero andato, sparito non solo per lui, ma per tutti quanti, anche per Blaine stesso, e probabilmente Kurt non poteva semplicemente pensare di andare a riprenderselo.

Mentre si infilava la giacca, e si preparava ad incontrarlo, si rese conto che quello sarebbe assomigliato più ad una sorta di primo appuntamento. Era curioso e allo stesso tempo terrorizzato di conoscere il nuovo Blaine.



Infilò distrattamente le mani in tasca, ritrovando la scatolina degli anelli.

Continuava a portarsela ossessivamente dietro ovunque.

La estrasse delicatamente dalla tasca e fece scattare la chiusura, rivelando i due anelli luccicanti.



Lesse l'incisione e richiuse il cofanetto con un sospiro, ficcandoselo di nuovo nella giacca, mentre una nuova domanda si faceva strada dentro di lui.





Sei ancora il pezzo mancante del mio puzzle, Blaine?





* * *





Sebastian quel pomeriggio trascinò via Charlotte dalla tenuta degli Anderson poco dopo le cinque di pomeriggio. Gliel'aveva letto in faccia che qualcosa non andava. Aveva capito che era successo qualcosa nel momento in cui la ragazza aveva fissato un punto sulla parete di fronte a sé, e il sorriso le si era spento in meno di un nano secondo.

Il viaggio di ritorno alla Dalton fu silenzioso. Sebastian sapeva che Charlotte avrebbe parlato da sola nel momento in cui sarebbe stata pronta, che non c'era bisogno di fare domande e di forzarla in spiegazioni repentine.



Charlotte aveva guardato fuori il finestrino lo scorrere del paesaggio, sospirando di tanto in tanto.



Era triste e lui poteva sentirlo.



Arrivati agli appartamenti, la ragazza aveva preso Sebastian per mano e lo aveva portato in camera, abbandonandosi pochi secondi dopo sul letto.



“Sono una pessima, pessima sorella.” mormorò.



Sebastian si sdraiò accanto a lei, passandole le dita sulle guance, aspettando che continuasse.

“Mi ero completamente dimenticata che giorno fosse oggi.”



Allora il ragazzo capì. “L'anniversario della..”

“L'anniversario del giorno dell'incidente.” disse lapidaria, impedendogli di dire quella parola ancora troppo pesante da sopportare.



Sebastian si voltò su un fianco, e avvolse Charlotte tra le sue braccia, stringendola. “Louis sarebbe contento di sapere che stai ricominciando a vivere normalmente. Non credo ti vorrebbe vedere mai triste.” sussurrò.



Lei annuì, perchè sapeva che Sebastian aveva ragione.

Lou non avrebbe mai voluto farle sopportare tutto quel dolore.



“Gli saresti piaciuto un sacco, e a te sarebbe piaciuto lui.” fece dopo qualche minuto di silenzio. Voleva far conoscere suo fratello al suo migliore amico, così che anche qualcun'altro lo avrebbe ricordato.

Tutti dovevano ricordarsene.

“Probabilmente gli avresti fatto una corte spietata.” disse poi accoccolata contro Sebastian.



Il ragazzo sorrise perchè era la prima volta che gli parlava di Louis in quel modo.

“Com'era tuo fratello? Vi assomigliavate molto?” Chiese sinceramente curioso.



Charlotte prese un respiro profondo, perchè anche se voleva farlo a tutti i costi, ricordare non era mai facile. Soprattutto, ricordare ad alta voce lo faceva essere dolorosamente reale. Lo stava facendo perchè era davvero successo.

Ancora non riusciva a capacitarsene, dopo tutto quel tempo.

“Nah, non eravamo gemelli omozigoti, Lou aveva gli occhi verdi e i capelli castano chiaro, ricci sempre spettinati, magrissimo ma con le spalle larghe, era anche molto alto. Aveva la voce bassa e profonda. Mi manca tanto la sua voce Bastian. Mi manca tanto lui.” Disse con voce rotta, e il sorriso sulle labbra, a dispetto delle lacrime che le rigavano le guance.

Non ce l'aveva fatta nemmeno quella volta a non piangere, Louis non ne sarebbe stato affatto felice.



Sebastian la strinse forte, e quel calore diede a Charlotte la forza di continuare.

“Tutti lo adoravano, era così magnetico, così carismatico, cavoli, mi ricordo tutti i bigliettini che i suoi corteggiatori gli infilavano nell'armadietto, ogni volta Ed impazziva di gelosia, e a lui piaceva così tanto vederlo geloso.” Rise tra le lacrime. “Ed era il suo fidanzato. La sua metà. Erano così diversi, da essere perfettamente in equilibrio. Al contrario di Lou, a cui riusciva abbastanza difficile trattare con i sentimenti, con l'amore, a Ed riusciva così facile baciarlo in mezzo ai corridoi della scuola e urlargli che lo amava, per poi ridere a crepapelle vedendolo arrossire. Ed però con le altre persone non era molto espansivo. Era come un piccolo tesoro da scoprire. E quando Lou l'aveva scoperto, era stato come se un'onda di amore lo avesse investito, e anche io ne sono stata investita. Io sentivo il suo cuore battere, sentivo la sua felicità, la sua tristezza, sentivo sempre tutto anche se era a chilometri di distanza, in un'altra città.” Ora singhiozzava più forte. Perché per ricordare aveva dovuto riportare alla luce quella sensazione. Quel senso di vuoto che in maniera così contraddittoria, la riempiva e le scavava le ossa.

Quella cosa a cui aveva fatto l'abitudine, quella cosa che aveva preso ad ignorare, facendo finta che non ci fosse. Invece era ancora lì, era solo coperta da uno strato di polvere.



“E poi non l'ho sentito più. Improvvisamente. E io sapevo che era successo qualcosa. Perché è stato come se mi avessero spento la luce. Vivo a metà da quel giorno. Io sono nata con accanto la persona che tutti cercano nella vita. La persona che ti completa. Io l'ho conosciuta dieci minuti dopo essere nata. E me l'hanno tolta, e non tornerà più. Mai più.”

Charlotte si morse le labbra per trattenere i singhiozzi.

Le mancava Louis come il primo giorno in cui non c'era più stato. L'unica cosa a cui riusciva a pensare era che avrebbe dato qualunque cosa pur di poterlo rivedere, di potergli parlare. Voleva solamente salutarlo per l'ultima volta, e non vederlo sparire nel vuoto come era successo.

Avrebbe voluto raccontargli della Dalton, degli Warblers, di Sebastian e di Blaine. Della sua nuova famiglia, della Parsons, di New York, dell'appartamento che stavano pensando di prendere, del modo in cui avrebbe voluto arredarlo. Voleva raccontagli del momento in cui due settimane prima aveva rovesciato il caffè sulla camicia nuova di Hunter, dopo aver scoperto che vedeva un'altra. Voleva parlargli di tutte le cose che le erano successe da quando se n'era andato. Voleva farlo solo perchè ne aveva voglia, e perchè era una cosa così semplice che lei non poteva più fare.



Ma poteva provarci.



“Bastian...Mi accompagni a trovare Lou?”





* * *





Kurt suonò timoroso il campanello della grande casa degli Anderson. Non era più un gesto spontaneo che riusciva a compiere senza timore, e questo gli provocò un moto di tristezza a stringergli lo stomaco.



Dopo nemmeno un minuto la porta si aprì piano, rivelando un perfetto e bellissimo padrone di casa, ad accogliere il proprio ospite con un sorriso smagliante.

“Ciao Kurt, accomodati!”



“Ciao Blaine..” sorrise imbarazzato. Si rese conto di essere talmente teso, da non sapere neanche di cosa farsene delle proprie mani. In tasca? Braccia incrociate sul petto? Distese lungo i fianchi?

“Dammi la giacca..” Lo invitò porgendogli le mani.



Perché Blaine sembrava così rilassato?



I due si accomodarono attorno all'isola della cucina, e Blaine iniziò a preparare del thè, parlando del più e del meno, per sciogliere la tensione, e Kurt si offrire di andare a recuperare i biscotti nella credenza.

Almeno quelli erano ancora dove ricordava.



“Mi dispiace di averti urlato addosso quelle cose il giorno delle provinciali, Kurt.” Iniziò Blaine, deciso a chiarire una volta per tutte quella questione. Era stupido girarci intorno, proprio perchè tante volte si era ripromesso di affrontare quel discorso, e finalmente Kurt era lì nella sua cucina, e pronto ad ascoltarlo. “Ero davvero arrabbiato con te, ero ancora incazzato con me stesso per come ho incasinato quella che era la nostra relazione e non sapevo come gestire....tutto questo.” Fece un gesto eloquente accarezzandosi i polsi e rivelando le cicatrici.

Kurt trasalì un momento a quella vista, ma poi annuì, perchè lo capiva. Lo capiva perchè sapeva che la colpa della fine della loro storia non gravava solo sulle spalle di Blaine, anche se lui non sembrava rendersene affatto conto. Kurt sentiva un enorme macigno sulla propria testa tutti i giorni, che gli ricordava che era anche colpa sua, soprattutto colpa sua, perchè effettivamente Blaine aveva solo dato la stoccata finale, a ciò che Kurt aveva condotto da solo fino in fondo. Qualcosa di sbagliato, come era sbagliato in quel momento sentire il suo ex fidanzato prendersi da solo la briga di fare i conti con quel fardello.

“È successo per colpa mia. Io ho tirato su un mastodontico muro tra noi due e ti ho impedito di entrare, di raggiungermi. Non so dove volessi arrivare in effetti, so solo che non sei tu quello da incolpare. Tradire è stato orrendo da parte tua, un vero schifo Blaine, e se ci ripenso adesso a distanza di mesi, riprovo esattamente quello senso di vomito che ho provato quella sera. Sono totalmente nauseato da ciò che hai fatto, soprattutto perchè un tradimento era l'ultima cosa che mi sarei aspettato che tu facessi. Il mio Blaine non mi avrebbe mai e poi mai tradito. Sarebbe stato più giusto che tu mi avessi solo lasciato.”



“Il tuo Blaine” disse calcando con rabbia quell'aggettivo. “non aveva la forza di lasciarti. Farsi lasciare era l'unico modo. Ma la verità è un'altra Kurt e me ne sto rendendo conto solo ora. Neanche tu avevi la forza di lasciarmi andare, e sei stato un cazzo di egoista, perchè per tutto questo tempo mi hai fatto tormentare per qualcosa che non era del tutto colpa mia.”



Kurt sentì il cuore battergli come un forsennato nel petto, il respiro farsi più affannoso, la testa girargli. Aveva sbagliato, di nuovo. Era la seconda volta in vita sua in cui si trovava a parlare con quel nuovo Blaine e non sapeva davvero come relazionarcisi. Non ci riusciva. E a distanza di mesi da quella litigata nel backstage delle provinciali, si era reso conto che quello con cui aveva avuto a che fare era solo un embrione, rispetto alla persona nuova con cui stava avendo a che fare in quel preciso istante. La speranza di ritrovare il suo ragazzo oltre quella barricata infinita di cemento che Blaine gli stava mettendo davanti, si stava affievolendo, non ne era rimasta quasi nemmeno una briciola.



La cosa lo distrusse.



E le ginocchia gli cedettero, ritrovandosi a cercare un'appiglio per non cadere sul pavimento. Per non trovarsi anche fisicamente sul fondo.



Però non gli servì trovare qualcosa su cui reggersi, perchè prontamente Blaine lo afferrò per i fianchi tenendolo stretto.



Lo tenne in piedi come aveva sempre fatto.



Lo sostenne, anche a costo di mettere da parte la rabbia che provava per lui.

Lo sostenne anche se sarebbe stato più facile e appagante guardare Kurt solo con il suo dolore, caduto sul fondo.



Come era successo a lui, che era stato da solo a struggersi per qualcosa che non sapeva gestire, fin quando Charlotte non lo aveva aiutato a rialzarsi.



Charlotte era stata il suo rifugio.

Una spiaggia sicura dove riposarsi, dove far guarire le proprie ferite.

Ma era arrivato il momento di riprendere a camminare con le proprie gambe.

Di ricominciare a vivere.



“Tutto bene?” Chiese Blaine titubante, continuando a stringere Kurt.



Dio, se gli era mancato stringerlo.



Quando Kurt alzò il viso per rispondere ed incontrò gli occhi di Blaine, finalmente lo vide.

Capì che la sua anima gemella non era mai andata via. Non era scomparsa. Era solo cresciuta, come era giusto che succedesse.

Semplicemente per tutto quel tempo non era stato capace di osservare in fondo a quegli occhi color miele. Si era dimenticato come fare per leggervi dentro. Per osservare le infinite sfumature di cui il ragazzo che aveva davanti, era composto.

Li aveva solo guardati, ma non li aveva veramente visti.



Da qualche parte c'era ancora il suo Blaine, e quella consapevolezza lo fece sorridere.



“Tutto okay, mi è solo girata la testa per un momento. Non preoccuparti.” Disse mentre due braccia forti lo aiutavano a raggiungere la sedia più vicina.





“Penso che questo mi sia servito..”



Kurt si voltò per osservare Blaine che spostava la sgabello accanto al suo per sedervisi. Poggiò i gomiti sull'isola della cucina, intorno alla quale si erano posizionati, e adagiò il mento sulle mani chiuse a pugno, lo sguardo perso nel vuoto a riflettere.



“Penso che rompere con te mi sia servito a cambiare. Ora a distanza di tempo riesco davvero a rendermi conto che c'erano così tanti lati del mio carattere che non mi piacevano. Ero schiacciato da te, dall'amore che provavo per te. Io non esistevo più come individuo, esistevo solo in funzione di te, di quello che provavo per te. E non fraintendermi, non me ne pento, andava più che bene essere così a sedici o diciassette anni, ma ora non più, ora che il liceo sta finendo, che è finito il tempo di essere spensierati. Tra due mesi sarò a New York e non potrò andare da nessuna parte, in quanto 'ragazzo di Kurt Hummel', se voglio che qualcuno mi dia retta dovrò essere solo Blaine Davon Anderson, come individuo dalla personalità prorompente, ben delineata autonomamente, e non in funzione dei bisogni del suo fidanzato.”



Blaine si voltò a guardare il ragazzo che aveva davanti. Pensava di aver ferito i suoi sentimenti con quel discorso. Sapeva che erano parole dure, ma erano anche vere, e sentite. Gli nascevano dal profondo del cuore. Voleva condividerle con lui, che era ancora la persona più importante della sua vita.

Al contrario delle previsioni di Blaine però, Kurt stava sorridendo.

Sembrava felice. Davvero felice.



“Sei mesi fa avevo un ragazzo,” cominciò Kurt, guardandolo negli occhi “abbiamo combinato entrambi dei casini, e ci siamo feriti a vicenda, così la nostra storia è finita. Non siamo rimasti in contatto, non ci siamo visti, non siamo nemmeno rimasti amici. Con quel ragazzo avevo progettato la nostra vita insieme, il nostro futuro, il nostro matrimonio. Sono rimasto attaccato a quei piani con le unghie e con i denti senza nemmeno rendermene conto, anche quando ero con un'altra persona. Non potevo immaginare nessun'altro accanto a me per la vita, se non quel ragazzo. Ma mi sbagliavo. Lui non era perfetto per me. L'uomo che ho incontrato al Lima Bean stamattina è perfetto per me, l'uomo che ho davanti è perfetto per me, per diventare mio marito e il padre dei miei figli, se vorrà.” Si asciugò le lacrime che tentavano di sfuggirgli dagli occhi improvvisamente lucidi. “Ti amo così tanto.”

Blaine si allungò a raccogliere con le dita una lacrima che era sfuggita al controllo di Kurt, e sorrise.



Sorrise in quel modo disarmante in cui solo lui sapeva sorridere.

Sorrise con le labbra, con gli occhi.

Tutto il suo corpo sorrise, illuminando l'intera stanza che diventò brillante di riflesso.



Anche Kurt sorrise, perdendosi in quella miriade di riflessi colorati che erano gli occhi della persona che amava.



“Sai Kurt, come ti ho già detto sono cambiato molto durante questi mesi. Sono cambiato grazie alle persone che mi sono state accanto, per le esperienze che ho vissuto, per il dolore che rimarrà sempre impresso sulla mia pelle, sotto forma di cicatrici. Ma l'unica cosa che non è mai cambiata, che è stato il mio punto fermo durante tutto questo tempo, è l'amore incondizionato che provo per te. Non ho mai smesso di desiderare di passare la mia intera vita accanto a te Kurt. Ho solo imparato a gestire la cosa, a non farmi sopraffare dai sentimenti.”



Kurt pensò che probabilmente stava sognando. Perché Blaine era lì lo amava ancora, e voleva passare il resto della vita con lui.



Tutto sembrava una favola a lieto fine, e lui aveva di nuovo il suo principe.

Si alzò dalla sedia e gettò le braccia attorno al collo di Blaine, avvicinando il viso a pochi centimetri di distanza, sfiorandogli il naso con il proprio.





“Ti amo.” soffiò sulle sua bocca.

Blaine sorrise, poggiando delicatamente le proprie labbra su quelle di Kurt, assaporando già quel bacio che aveva sognato ogni notte, quel bacio che gli era mancato tanto da far male.



“Ti amo anche io.”



* * *



NOTE DELL'AUTRICE:

Salve, pensavate di esservi liberati di me eh? Invece sono tornata con questo ottavo capitolo scritto un po' per nessuno come al solito, visto che le recensioni inesistenti lol però posso dire che il capitolo precedente ha avuto molte visualizzazioni, sicuramente il 99% delle quali sono state fatte per errore.

Del capitolo che dire. La mia piccola Charlotte è scoppiata. Qualcuno di voi mi ha detto che non la sopportava, ma io ho continuato a ripetere che quella ragazza era solo da amare, perchè dentro aveva tanto. Ci ha messo otto capitoli a svelarsi ma finalmente ce l'ha fatta. È una cucciola, è la mia creazione originale, ciò che rende la storia diversa dalle altre, e forse proprio ciò che la rende ad un primo impatto poco interessante. Ma è il mio vanto, perchè non ho solo ficcato i personaggi di qualcun'altro in una storia, ci ho messo anche tanto di mio. Lei in primis.

Poi in Sebastian, la cui storyline è stata trascurata nella serie. Io ho cercato di mostrarvi il motivo per cui è, secondo me, diventato lo stronzo di turno, e gli ho anche dato qualcuno su cui appoggiarsi, qualcuno da amare, facendolo rinascere.



Il mio Kurt, lo trovo più maturo di quello originale in effetti. Ha saputo affrontare la realtà del tradimento e prendersi le proprie colpe.

E infine Blaine, il mio lunaticissimo Blaine. Lui è me, al contrario di quello che si può pensare, il personaggio in cui ho trasferito la maggior parte del mio essere non è Charlotte, ma bensì lui. Che è lunatico, riflessivo, paranoico e ansioso a livelli insopportabili. Lui che fa questi lunghissimi discorsi alle persone, più che per esprimersi, per chiarirsi le idee. Il mio Blainey Days sta completando la sua metamorfosi, sta crescendo, e si è finalmente ritrovato con Kurt.

In realtà la fine del capitolo avrebbe dovuto essere più amara, ma l'ho cambiata, o forse solo posticipata all'inizio del prossimo capitolo, per tirarvi su, dopo la puntata di venerdì scorso, dove quello stronzone di Ryan ci ha dato Come what may e poi la legnata sui denti. Grazie Ryaaaan!!



Vabè scritte queste note un po' al vento, vi saluto.. perchè sono una persona educata.

Alla prossima!

V.



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Capitolo 9
*** Titanium ***


 

Chapter nine

-Titanium-

 

 

 

 

 

We're not broken, just bent and we can learn to love again.”
 
 
 
 
 
 
L'ha davvero fatto?” Chiese Blaine con un'espressione a metà tra lo scioccato e il divertito.
 
Giuro! Mi ha chiamato! Ha rubato il mio numero dal tuo cellulare!” Rispose Kurt facendo leva sui gomiti per tirare su il busto. “Io ero tipo 'Oh porca miseria, sto parlando con una psicopatica, giuro che non mi lamenterò mai più di Rachel!'. ”
 
Blaine scoppiò a ridere, per poi accoccolarsi contro il petto nudo di Kurt.
 
Da quando non si sentiva così leggero?
 
So che è un po' -molto a dire il vero- pazza, ma nessuno mi ha aiutato tanto quanto lei. Se non l'avessi incontrata, probabilmente in questo momento, starei vegetando in questo stesso letto!” sussurrò prendendo tra i denti un lembo di pelle del collo di Kurt e tirandolo.
 
Le vuoi davvero bene, non è vero?” mormorò Kurt passando le dita lungo la spina dorsale di Blaine, che annuì.
 
È la mia famiglia.”
 
 
Il cellulare di Blaine sul comodino, segnalò l'arrivo di un messaggio. Probabilmente era Chalrlotte che voleva essere informata sull'andamento delle cose. Lo lesse, sedendosi sul bordo del letto.
 
 
(22:43)
From: Sebastian;
Sei un cazzo di menefreghista Anderson.
 
Si sbagliava, non era Charlotte. Era un Sebastian alquanto incazzato.
 
(22:44)
To: Sebastian;
Anderson? L'ho fatta così grossa?
 
(22:47)
From: Sebastian;
Passare del tempo con Kurt ti ha fatto tornare immediatamente lo stupidotto di una volta. Gira sempre tutto intorno a lui, non è vero Blaine? Non riesci ancora a focalizzare l'attenzione su TUTTO IL RESTO, quando lui è intorno. Torna a lavorarci, a quanto pare non sei ancora pronto, anche Charlotte ha toppato stavolta.
 
Un moto di nervosismo lo colpì allo stomaco. Odiava essere accusato senza motivo. Odiava quel Sebastian strafottente.
 
(22:49)
To: Sebastian;
Sebastian. Cosa. Cavolo. Vuoi.
 
(22:51)
From: Sebastian;
Torna. a. lavorarci.
(22:51)
From: Sebastian;
E non ti azzardare a chiamare Charlotte per lamentarti, ho io il suo telefono, e lei ha davvero bisogno di riposare, senza essere assillata dai tuoi stupidi problemi di autostima.
 
 
Deve essere successo qualcosa, Sebastian è davvero arrabbiato, mi sta rispondendo come se fosse il vecchio lui. Questo succede solo quando cerca di proteggere Charlotte." Sospirò. "Ti dispiace se lo chiamo?” Mormorò alzandosi in piedi e recuperando i boxer dal pavimento.
 
No! Fai pure..” sorrise Kurt.
 
 
Bast-”
 
Sua altezza ha finito di soddisfare sessualmente la sua reginetta a quanto vedo. Ti ha usato e abbandonato di nuovo, e ora sei venuto a piangere da me? Sappi che non mi importa! Puoi anche chiuderti in casa e morire di depressione, non verrò a salvarti.”
 
Sebastian, cosa diavolo stai blaterando?”
 
Non sto blaterando, imbecille di un ragazzino arrapato.”
 
Quando finirai di insultarmi, forse riusciremo a parlarne..”
 
...”
 
Che è successo?”
 
Vedi!! VEDI!! Sei un cazzo di egoista! Non ti sei neanche accorto di nulla! Ma certo, concentriamoci solo ed esclusivamente su Kurt, COME AL SOLITO! NON HAI IMPARATO NIENTE! STAI FACENDO LO STESSO ERRORE!”
 
Sto facendo lo stesso errore Bastian?”
 
Si Blaine, non ti sei neanche accorto dell'improvviso silenzio di Charlotte quando eravamo a casa tua, e non ti sei domandato perchè ce ne siamo andati così in fretta, nonostante lei abbia ripetuto per tutto il tempo, quanto volesse conoscere meglio Kurt, perchè dopo averlo visto gli era sembrato davvero un bel tipo..”
 
..pensavo voleste lasciarmi della privacy..”
 
Privacy, Blaine? Seriamente? Con Charlotte? Ti chiede anche quante volte sei andato a pisciare!”
 
È perchè vuole sapere se ho bevuto abbastanza..”
 
Ci stiamo di nuovo allontanando dal punto della questione.”
 
Non ho ancora capito quale sia in realtà.”
 
Il punto della questione è che per una volta che Charlotte aveva bisogno del nostro aiuto, per una volta in cui tu avresti potuto dimostrare con i fatti che noi siamo davvero una famiglia, tu non ti sei neanche accorto che lei stava male, perchè eri troppo concentrato su di lui.”
 
Lo sto facendo di nuovo.”
 
Lo stai decisamente facendo di nuovo!”
 
Cos'ha Charlotte?”
 
Ha pianto per ora, Blaine. ORE. Si è ricordata che oggi è l'anniv-”
 
L'anniversaio del giorno dell'incidente.”
 
Si, se n'è ricordata improvvisamente oggi pomeriggio, e si è sentita in colpa per esserselo fatto sfuggire. Ha tirato fuori tutto, ogni cosa. Mi ha raccontato di lui, di come si è sentita quando è scomparso, dei suoi genitori, di quanto a volte si senta sola, e ha pianto tantissimo. Dovevi esserci Blaine, è stato il suo momento di rottura e tu non c'eri..”
 
Non potevo saperlo, Bas.”
 
Già, non potevi saperlo..”
 
Mi sento in colpa.”
 
Tranquillo. E no, non sono davvero arrabbiato con te, è che sono state ore difficili e tutte quelle emozioni insieme mi hanno sovraccaricato, averei preferito che tu ci fossi per condividerle, ma chiamarti mi ha aiutato a scaricarmi.”
 
Domani mattina verrò lì e ne parleremo se lei vorrà..”
 
Saresti venuto subito se lui non ci fosse stato, vedi quanto cambia le cose? Quanto ti cambia?”
 
Lo so.”
 
Comunque no, non dobbiamo parlare di quello che è successo. Domani mattina porta dei caffè e porta anche lui, so che le farebbe piacere conoscerlo e distrarsi un po'. Poi mi ha anche chiesto di accompagnarla al cimitero, penso che voglia chiederlo anche a te..”
 
Okay Bas, ci vediamo domani mattina, dalle un bacio da parte mia.”
 
A domani.”
 
 
Kurt gattonò sul materasso fino a raggiungere Blaine, sedendosi accanto a Blaine e baciandogli una spalla. “Problemi?”
 
Blaine sospirò. Perché il tocco di quelle dannate labbra sulla pelle era in grado di farlo sentire bene, farlo sentire come se tutto il dolore provato nei mesi precedenti fosse stato solo frutto della sua immaginazione.
Sarebbe ricaduto facilmente nello stesso errore, ripetendo tutti gli sbagli da capo, esattamente come la fotocopia della prima volta.
 
Kurt lo sto rifacendo.." Ammise leggermente esasperato. "Ti sto di nuovo mettendo davanti a tutto. Non è una cosa che faccio volontariamente, ma succede. Non so come comportarmi quando tu sei vicino a me, ma la cosa che mi spaventa più di tutte è che probabilmente non so ancora come comportarmi quando tu non ci sei.”
 
Blaine potè sentire l'intero corpo di Kurt, irrigidirsi a quelle parole, il suo respiro accelerare, farsi affannoso. “È stato Sebastian a dirti questo? Blaine non è vero, è solo geloso! Lo è sempre stato!” Quasi urlò, mentre la voce gli si incrinò sulle ultime parole. Era terrorizzato, pensava di aver sistemato le cose, invece Blaine gli stava scivolando irrimediabilmente dalle dita, ancora e ancora.
 
No Kurt,” fece quasi in un sussurro, accarezzandogli dolcemente la mandibola con le dita. “Bastian non è geloso, anzi, mi ha anche chiesto di portarti con me domani mattina a casa di Charlotte. Sai, lei non è stata bene oggi e io non me ne sono neanche accorto, mi è sfuggita una cosa così importante, perchè quando ci sei tu insieme a me, tutto il resto non ha importanza.”
 
Kurt distolse lo sguardo. “Mi stai lasciando, Blaine? Non ci siamo nemmeno ritrovati e tu mi stai già lasciando?” Si morse il labbro tentando malamente di trattenere un singhiozzo, alzandosi e cercando di recuperare i propri indumenti da terra. 
 
Non si era mai sentito così nudo in vita sua, si vergognava, ed era una sensazione che con Blaine non aveva mai provato, neanche durante la loro prima volta.
 
Ci si sentiva così ad essere rifiutati?
 
Tesoro ehi,” il ragazzo si alzò immediatamente dal letto, afferrando l'altro per l'avambraccio, tentando di fermare quei suoi movimenti nervosi. Sembrava un animale chiuso in gabbia. “Amore mi guardi? Per favore..”
 
A quel nomignolo, il cuore di Kurt fece una capriola su se stesso.
Blaine sorrise in quella maniera che faceva sembrare che tutte le cose al mondo fossero finalmente giuste, vedendo che era riuscito a riguadagnarsi lo sguardo del suo ragazzo. “Non ti sto lasciando, io ti amo, ti amo da morire, io sono tuo e lo sarò sempre, ma non credo di essere ancora pronto per ricominciare una relazione vera e propria. E poi ho paura, se rifacessimo lo stesso errore? Se non fossimo fatti per le relazioni a distanza? Se incasinassimo tutto di nuovo?”
 
Blaine aveva ragione, si disse Kurt. Perché tutto quell'elenco di domande, erano le stesse identiche che la sua pare razionale gli stava ponendo, ma che lui stava mettendo a tacere con tutte le proprie forze. “Anche io ho paura che la distanza ci faccia incasinare tutto di nuovo, ma non voglio stare senza di te, non voglio che tu esca con altri, e non voglio neanche uscire con altri. Possiamo uhm," si fermò a riflettere, "Possiamo stare insieme, ma prenderla con calma. Senza pressione, perchè questa volta entrambi sappiamo che nonostante tutto, anche se a volte non abbiamo tempo per sentirci, tu sei l'unico che voglio, l'unico che amo, e io sono lo stesso per te, credo..” Accennò un mezzo sorriso, cercando una conferma, da parte dell suo ragazzo.
 
Certo che sei l'unico che amo, e che voglio, Kurt.” Sorrise. “Ora per favore, amore della mia vita, mi faresti la grandissima cortesia di posare quei boxer, venire a letto, e fare l'amore con me?”
 
Kurt si lasciò scivolare dalle mani i boxer e si gettò sulle labbra di Blaine, facendosi trascinare in un baciò sempre più passionale.
 
Si appartenevano di nuovo, e silenziosamente si giurarono che ce l'avrebbero messa tutta, per non incasinare ancora una volta le cose.
 
 
 
* * *
 
 
 
Le note di una canzone suonata al piano forte risuonavano per tutto il pianerottolo dove si trovava l'appartamento di Charlotte. Era da dopo le provinciali che Blaine non sentiva il suono di quelle dita leggere che si muovevano sui tasti, ma il modo di suonare della ragazza era inconfondibile.
 
You shout it loud
But I can't hear a word you say
I'm talking loud, not saying much
I'm criticized but all your bullets ricochet
shoot me down, but I get up
 
 
Charlotte amava la musica, e Blaine era stato alquanto sorpreso di scoprire che la scelta del suo college era ricaduta sulla moda. Era strano pensare alla leader degli Warblers lontano da spariti e pianoforti, lontana dalle attenzioni, dai microfoni, dagli applausi.
 
 
I'm bulletproof nothing to lose
Fire away, fire away
Ricochet, take your rain
Fire away, fire away
You shoot me down but I won't fall
I am titanium
You shoot me down but I won't fall
I am titanium
 
 
Ascoltando le parole provenienti dall'appartamento, i due ragazzi rabbrividirono e si presero istintivamente per mano. Charlotte stava cantando con tutta la sua forza, stava cantando del modo in cui nonostante la vita cercasse di buttarla giù, lei si sarebbe sempre rialzata.
 
 
Cut me down
But it's you who have further to fall
Ghost town, haunted love
Raise your voice,
sticks and stones may break my bones
I'm talking loud, not saying much
 
 
La sua voce era potente, avvolgente, stava entrando dritta nel petto di Kurt e Blaine facendogli saltare il cuore nel petto. Entrambi si erano sentiti come si stava sentendo Charlotte in quel momento, ed entrambi avevano trovato la stessa forza di rialzarsi, nonostante facesse male, nonostante la ferita sanguinasse ancora, a volte.
 
E ad ogni parola quasi urlata di Charlotte, quel dolore era percepibile in maniera prepotente. Era come una lotta, stava tirando fuori tutto, quella tempesta interiore si stava pian piano materializzando sul campo di battaglia.
 
 
 
Blaine aprì la porta con la propria chiave, cercando di non far rumore, di non interrompere quello spettacolo meraviglioso. Doveva vederlo con i suoi occhi, doveva mostrare a Kurt cosa era Charlotte in realtà. Voleva fargliela conoscere, e quella era la maniera più diretta.
 
Sapeva che in quel modo, sarebbe stato chiaro in meno di pochi secondi perchè si fidava così ciecamente di lei. Perché Sebastian era cambiato, perchè gli Warblers si erano fatti guidare, senza opporre resistenza.
 
 
I'm bulletproof nothing to lose
Fire away, fire away
Ricochet, take your rain
Fire away, fire away
You shoot me down but I won't fall
I am titanium
You shoot me down but I won't fall
I am titanium
 
 
Sebastian era in piedi davanti al pianoforte, con una mano si copriva va bocca, mentre le lacrime gli scendevano veloci sulle guance.
Non cercò nemmeno di trattenersi quando vide Kurt e Blaine in piedi davanti l'isola della cucina.
 
Charlotte era seduta al pianoforte, ad occhi chiusi, suonava quella melodia senza bisogno di spartiti, era lei, ce l'aveva tutta nella sua testa, non c'era bisogno di nessuno che le tracciasse il sentiero, era come un'uragano di emozione che stava investendo chiunque in quella stanza.
 
 
Stone-hard, machine gun
Firing at the ones who run
Stone-hard, thus bulletproof guns
 
 
Blaine si voltò verso Kurt nel momento in cui sentì un singhiozzo. Anche lui stava piangendo. E forse più di tutti Kurt era vicino a Charlotte, perchè anche lui aveva perso la persona più cara che aveva al mondo. Anche se era successo molto tempo prima, e sembrava averlo superato, proprio in quel momento Charlotte gli stava dimostrando che una quantità infinita di dolore poteva nascondersi anche dietro al sorriso più luminoso.
 
Nel momento in cui la voce della ragazza si fece più intensa, anche la vista di Blaine si annebbiò, ma cercò di trattenersi, perchè qualcuno in quella stanza doveva mostrare a Charlotte che non era più solo lei quella forte, non doveva più preoccuparsi di tutti quanti. Anche lei poteva lasciarsi andare, poteva permettersi di essere debole.
 
 
You shoot me down but I won't fall
I am titanium
You shoot me down but I won't fall
I am titanium
You shoot me down but I won't fall
I am titanium
You shoot me down but I won't fall
I am titanium
 
 
Conclusa la canzone, Charlotte sospirò prima di riaprire gli occhi. La battaglia era finita e lei era sopravvissuta. Sorrise leggermente guardando Sebastian in lacrime, poi si voltò verso Kurt e Blaine e scoppiò a ridere. “Ragazzi! Su! Ho fatto così schifo da farvi piangere?”
 
Sebastian corse ad abbracciarla, impedendole di alzarsi dallo sgabello del pianoforte, e Kurt le si avvicinò sorridendo. “Charlotte sei stata grandiosa, è stato veramente qualcosa di speciale da vedere e da ascoltare!”
 
Detto da qualcuno che studia alla NYADA è davvero un grosso complimento, grazie Kurt!”Lo guardò con riconoscenza.
 
Ohw bè sono solo al primo semestre in realtà..” Fece Kurt, cercando di essere modesto, ma dentro di sé, era felice che finalmente qualcuno gliene riconoscesse il merito dopo aver faticato tanto.
 
Charlotte si alzò in piedi, per stampare un bacio sulla guancia di Blaine. “Buongiorno uomo-caffè, dov'è la mia colazione?” Rise.
 
Blaine indicò la cucina, dove sul piano d'appoggio vi erano state adagiate quattro bicchieri di caffè fumanti. “Lì ad attenderla, madame..” Charlotte gli sorrise riconoscente.
 
 
Sebastian, Kurt, e Blaine si accomodarono sugli alti sgabelli di latta, mentre la ragazza frugava nella dispensa. “BLAINE!!DOVE SONO I BISCOTTI? NON LI AVRAI MANGIATI DI NUOVO TUTTI, SPERO!”
 
Kurt si girò verso di lui. “Dio sapevo che in mia assenza ti saresti strafogato di schifezze!” Chiuse gli occhi poggiandosi il pollice e l'indice a reggersi la fronte con fare drammatico.
 
Io no-”
 
Sì Blaine tu e Sebastian siete peggio di un esercito invece!” Ribattè Charlotte, riemergendo dalla dispensa con un pacco di biscotti integrali. “Scusa Kurt, ma è l'unica cosa che mi è rimasta, per colazione. Questi due evitano le cose salutari come la peste.”
 
Bè, almeno io faccio esercizio fisico, non come Blaine! E la sua pancia lo dimostra!” Replicò Sebastian, afferrando il pacco di biscotti, e guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Charlotte e Blaine.
 
Vi posso assicurare che Kurt ha più che apprezzato le mie rotondità stanotte, non è ver- OUCH CHE DOLORE KURT, CHE HO DETTO??!!” Il ragazzo prese a massaggiarsi le costole dove aveva ricevuto la gomitata, con un espressione alquanto indignata.
 
Non mettermi in imbarazzo, Blaine!” mormorò Kurt, con le guance leggermente rosse.
 
Già Blaine, non metterlo in imbarazzo.” Ripetè Sebastian, canzonando Kurt.
 
Esatto Blaine, non metterlo in imbarazzo.” Gli fece eco Charlotte, allungandosi sul tavolino verso Blaine e facendo finta che gli altri non potessero sentirla, gli disse vicino all'orecchio. “Dopo voglio i dettagli.”
 
Kurt rise, e Blaine annuì con vigore, e le labbra serrate, come fosse un bambino.
 
 
L'atmosfera quella mattina era così rilassata, che dopo il giorno, se non addirittura, i mesi precedenti, a tutti parve quasi di star sognando. La maggior parte delle cose erano tornate quasi completamente apposto, e quelle impossibili da sistemare, sembravano aver trovato comunque un modo per essere lasciate alle spalle.
 
Sebastian non sapeva come, ma Charlotte pareva aver trovato una soluzione per il suo dolore. Era come se tutte le lacrime avessero lavato via la confusione, e finalmente tutto quanto le stava dando la possibilità riprendere a vivere.
 
Sarebbe stato strano trovarsi a condividere qualcosa di intimo come accompagnarla sulla lapide Louis, del suo amato Louis, ma per Charlotte l'avrebbe fatto. 
 
Avrebbe fatto qualunque cosa, per lei.
 
 
E poi sarebbero partiti per New York, e con un po' di fortuna, tutti i loro problemi sarebbero appartenuti al passato.
 
E passati.
 
Bussano..” Fece Blaine, risvegliando Sebastian dal proprio flusso di pensieri.
Charlotte si alzò sbuffando. “Se è Hunter preparate un lanciafiamme. Non lo sopporto più.” Disse raggiungendo l'ingresso.
 
L'espressione felice della ragazza mutò non'appena vide il viso di chi si trovava dall'altra parte della porta.
 
 
 
 
Edward.”
 
 
 
 
* * *
 
 
 
NOTE DELL'AUTRICE:
 
Scusate per il ritardo colossale, ma non riuscivo ad entrare nel mood per terminare questo capitolo. Non c'è molto da dire a parte un gigantesco awwwww per i Klaine e chiedervi se ricordate chi è Edward, o Ed.
Nel caso non ve lo ricordaste, andate a rileggere i capitoli precedenti cocchi! * Bitch mode on *
 
 
Ho visto che questa storia è stata aggiunta tra le seguite da alcune persone in queste settimane, quindi grazie :)
 
Che aggiungere ancora, non so se siamo vicini alla conclusione, perchè l'introduzione di questo nuovo personaggio porterà sicuramente a qualcosa, che ovviamente già è nella mia testa *-*
 
La canzone che canta Charlotte si chiama Titanium, ed è cantata da Christina Grimmie.
 
Mi pare di aver detto tutto..
 
Un bacio guys :)
V.

 

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Capitolo 10
*** Stay ***


Chapter ten

-Stay-

 

 

 

 

 

 

Who can say if I been changed for the better because I knew you.”

For good. Wicked.

 

 

Edward..”

 

 

Quando Sebastian udì quel nome uscire dalla bocca di Charlotte, ebbe quasi l'istinto di correre all'ingresso, chiudere la porta in faccia a quell'idiota, di cui tra l'altro non riusciva ancora a scorgere il viso, tramortire la sua migliore amica con una botta in testa e chiuderla in camera sua.

 

Tutto ciò che era successo nelle ultime ventiquattro ore era semplicemente troppo da gestire per qualunque essere umano.

 

 

Si domandò perchè la vita si ostinasse ad accanirsi contro Charlotte.

 

 

Nessuno oltre a Sebastian probabilmente sarebbe stato capace di fare due più due così velocemente, e ricollegare quel nome, al nomignolo che la ragazza aveva pronunciato appena un paio di volte il pomeriggio precedente.

 

Ma Sebastian era fatto così.

 

Riusciva a ricordare tutte le cose che ascoltava, anche se lui non era coinvolto nella conversazione.

Colpa del suo orecchio musicale dannatamente sviluppato si diceva. Fatto sta che per lui era molto più facile ricordare un intero discorso di un passante a caso, che qualcosa che aveva letto un milione di volte.

 

Nella vita aveva imparato molto bene a sfruttare questa sua dote. Sapeva di poter sfruttare le parole degli altri a suo vantaggio, poteva giungere alla conclusione delle cose prima degli altri, sapeva perfettamente quando qualcuno mentiva, ed era anche la fonte di pettegolezzi migliore della Dalton.

 

Comunque ricordarsi qualunque cosa, di chiunque era una sua specie di mania, e non si sorprese, quando ricordò tutto ciò che Charlotte, la sua migliore amica, nonché la persona a cui lui teneva più della sua stessa vita, aveva detto.

 

Mi ricordo tutti i bigliettini che i suoi corteggiatori gli infilavano nell'armadietto, ogni volta Ed impazziva di gelosia, e a lui piaceva così tanto vederlo geloso.”

 

...Ed era il suo fidanzato. La sua metà. Erano così diversi, da essere perfettamente in equilibrio.”

 

Edward era tornato dal passato come un fantasma. Come l'ombra del dolore che sembrava voler avvertire Charlotte della sua onnisciente presenza.

 

Sebastian si sentiva maledettamente frustrato, fin quando una massa di capelli rossi disordinati non apparve dall'ingresso e uno sguardo blu intenso non incontrò il suo.

 

Permesso..” Fece timidamente entrando, guardando verso i ragazzi seduti intorno all'isola della cucina.

 

 

Sorrise.

 

 

E Sebastian si sentì crollare il mondo addosso.

 

Lo stesso sorriso di Charlotte.

Lo stesso sorriso dannatamente bello e triste di Charlotte.

 

Si ritrovò ad odiare Louis, perchè era colpa sua se due sorrisi così erano stati spenti. E lo odiò anche perchè probabilmente lui non avrebbe mai potuto vedere la bellezza autentica di quei sorrisi che avevano smesso di risplendere per colpa sua.

 

Era stupido ed egoistico odiare qualcuno per essere morto. Oltretutto nemmeno per colpa sua. Ma Sebastian in quel momento non potè farne a meno.

 

Ragazzi, questo è Edward.” Cominciò Charlotte, che ora stava in piedi vicino a Sebastian. “Lui è il ragazzo di- era il ragazzo- di mio fratello, insomma quando lui era..ancora-”

 

Tranquilla.” Sussurrò Edward passando una mano sulla schiena della ragazza.

 

Charlotte sospirò, accennando un sorriso riconoscente. “Ed, questi sono Kurt, Blaine e Sebastian.”

 

Edward osservo le mani di Kurt e Blaine strette tra loro sul tavolo, poi rivolse un sorriso caldo a Sebastian. “Bè considerato che loro due sono apparentemente sposati l'uno con l'altro, immagino che tu debba essere il ragazzo della mia piccola Charlotte..”

 

Charlotte e Sebastian si guardarono, scoppiando in una fragorosa risata.

 

In realtà noi siamo sposati-” Fecero in coro, per poi ridere ancora più forte.

 

Sebastian si allungò verso la ragazza dandogli una stretta affettuosa al fianco.

 

Bastian è gay, Edward!” Ammise Charlotte.

 

Edward alzò un sopracciglio osservando attentamente ognuno dei presenti nella stanza. “Sono capitato per sbaglio in una comunità gay? O meglio, una comunità gay è il mio posto visto che lo sono anche io, ma tu Charlotte, sei capitata per sbaglio in una comunità gay?” Rise.

 

 

Sebastian era perso.

 

 

Vagava con lo sguardo su i lineamenti perfetti di Edward. Quegli occhi blu scuro leggermente tirati all'insù, i denti bianchissimi, le labbra rosa e quelle lentiggini, su quel naso perfetto e sugli zigomi, lo stavano facendo letteralmente impazzire, ci avrebbe voluto perdere le ore a contarle.

 

Non aveva visto niente di più bello in vita sua.

 

Era talmente bello che aveva paura di toccarlo.

 

Non poteva rovinare qualcosa di così stupendo.

E non gli era mai successo. Perché ogni volta che qualcuno che gli piaceva entrava in una stanza, l'unica cosa che riusciva a pensare era di prenderselo portarselo a letto, scoparselo fino a ridurlo una massa informe di lividi, morsi e succhiotti, e andarsene, soddisfatto senza mai voltarsi indietro.

 

Ma questa volta era completamente paralizzato, e non riusciva a staccare lo sguardo da quel ragazzo, voleva imparare a memoria quei lineamenti, voleva inciderseli nella mente, per sempre.

 

Charlotte se ne accorse, e non potè fare a meno di sorridere.

 

In realtà, è la comunità gay che si è trasferita a casa mia. Uhm non so precisamente quando è successo però.” Sorrise, andando a prendere un altro sgabello e lasciando che Edward sedesse accanto a Sebastian.

 

 

Sapeva di poter fare qualcosa per entrambi.

Sapeva di poter finalmente dare qualcuno a Sebastian, e qualcun altro ad Edward per cui valeva la pena rimettersi in gioco.

 

Okay, forse stava di nuovo cercando di controllare chiunque le fosse intorno, anche perchè non sapeva davvero se Ed fosse effettivamente ancora solo, ma non le importava.

 

Avrebbe dato qualunque cosa per continuare a vedere quell'espressione adorante sul volto del suo migliore amico.

 

 

Tesoro, dovresti davvero farti degli amici etero, anche perhè io voglio diventare zio prima o poi.” La stuzzicò Edward.

 

Non ho bisogno di un fidanzato. Adotterò un bambino a New York una volta finito il college!”

Alzò il mento con fare altezzoso.

 

Piccola, tutti i presenti in questa stanza vorrebbero avere la possibilità straordinaria che hai tu, di poter mettere al mondo un bambino che sia veramente il simbolo dell'amore tra noi stessi e la persona che abbiamo accanto. Non sprecare questa occasione.” Sospirò. “Non fraintendermi, penso che l'adozione sia una cosa straordinaria, e puoi comunque adottare un bambino, ma non privarti della cosa più bella che il tuo corpo ha da offrirti solo perchè hai paura di far entrare qualcuno di speciale nella tua vita.”

 

Charlotte distolse lo sguardo da quello di Edward. “Io non ho paura di un bel niente.” Replicò duramente.

 

Il ragazzo sospirò. “Lottie, non tutte le persone che ami se ne vanno, ricordatelo. Lou se n'è andato ma non è stata colpa sua, e sai meglio di me che si incazzerebbe a morte se sapesse che tu hai smesso di voler amare qualcuno solo per paura che possa succedergli quello che è successo a lui. Francamente, so anche che se potesse farlo, ora scenderebbe qui a prendermi a calci, per non averti costretta a uscire nel mondo a cercare di incontrare un ragazzo, che sia perfetto per te. Milioni di volte ho sentito tuo fratello dirmi che tu e lui potevate sentire i sentimenti dell'altro, quindi Lottie, tu sai bene quello che tuo fratello provava per me, no?”

 

Charlotte annuì, continuando a guardare un punto non precisato fuori dalla finestra.

 

Bene, perchè è la stessa identica cosa che io provavo e provo tutt'ora per lui, ma..” Fece una pausa, prendendo un lungo respiro. “So che lui vorrebbe che io trovassi qualcun altro da amare, e non posso dirti di essere pronto, ora in questo preciso istante, ma sono aperto a questa possibilità! Non sono più chiuso a riccio. Amerò sempre Lou, e so con certezza che se non se ne fosse andato, lui sarebbe stato l'unico per me, per la durata della mia intera esistenza, ma sfortunatamente non è andata così, la vita è stata crudele con noi tesoro, ha tolto ad entrambi quel ragazzo straordinario che era tuo fratello. C'è stata una deviazione del percorso, ma dobbiamo continuare a camminare, non possiamo rimanere fermi in un punto.”

 

La stanza cadde nel silenzio. Ma non fu affatto imbarazzante. Ognuno dei ragazzi stava attentamente assimilando le parole di Edward.

 

Sebastian aveva passato notti intere insonni cercando di trovare, da qualche parte nella sua testa, delle parole di conforto da dire a Charlotte, qualcosa che riuscisse a sbloccarla, ma non c'era mai riuscito, perchè tutto ciò a cui riusciva ad arrivare gli sembrava sempre o troppo banale o troppo pesante da dire.

 

Invece eccole lì, le esatte parole che cercava da troppo tempo.

Semplici, dirette, dette senza timore.

 

E poi quel soprannome Lottie, Dio, gli era sembrata la cosa più dolce del mondo. Qualcosa che stonava con la personalità di Charlotte, che era sempre forte, sicura di sé, quasi arrogante talvolta.

 

Ma Sebastian in quel momento realizzò che probabilmente, prima che la incontrasse, c'era stato un tempo in cui Charlotte era solo Lottie, e quel piccolo diminutivo sicuramente le calzava a pennello.

 

Ancora una volta rimpianse di non aver potuto vedere qualcosa che ormai non c'era più.

 

 

 

 

Forse Edward sarebbe stato capace di far tornare indietro Lottie e il suo vero sorriso.

 

 

Charlotte..”

 

Kurt interruppe l'intenso flusso di pensiero, nelle teste dei ragazzi.

 

 

Io, bè, so come ci si sente a perdere qualcuno che ami profondamente.” Mormorò.

 

Blaine strinse forte ma mano di Kurt sorridendo leggermente, come ad incoraggiarlo ad andare avanti. Sapeva che anche lui poteva toccare i tasti giusti.

 

Non so se Blaine ti ha accennato qualcosa, ma io ho perso mia madre, nello stesso modo in cui tu hai perso tuo fratello. L'ho vista uscire di casa e non è più rientrata. Siamo rimasti solo io e mio padre per molto temo, e poi io mi sono chiuso in me stesso, perchè ho capito di essere gay e temevo che lui non mi avrebbe accettato, così semplicemente sono rimasto solo. Temevo che se lui fosse venuto a sapere della mia omosessualità, lo avrei perso, così ho preferito chiuderlo fuori prima io, facendo un enorme sbaglio, e soffrendo molto. Poi un giorno mi sono buttato e ho provato a dargli una piccola possibilità, e indovina? Le cose hanno cominciato di nuovo davvero a funzionare, ho scoperto di avere il padre migliore del mondo, e tutto ha ripreso a girare per il verso giusto. Datti anche tu la possibilità di poter vivere di nuovo. Sono sicuro che ne varrà la pena.”

 

Charlotte guardò Kurt per alcuni secondi, poi guardò Blaine e rise leggermente. “Come cavolo hai fatto ad acchiappare uno come Kurt, spiegamelo?”

 

 

La ragazza si guadagnò una linguaccia da parte di Blaine e finalmente la tensione nell'appartamento si allentò.

 

Quindi..” Fece Edward dopo alcuni minuti di battibecchi da parte di Blaine, Charlotte e Sebastian. “Mi è parso di capire che Lottie è diretta a New York, e voi?”

 

Charlotte andrà alla Parsons, Blaine è entrato alla Juliard e la settimana prossima ha il provino per la NYADA, io sono stato preso alla NYU e Kurt sta frequentando il primo semestre alla NYADA, siamo tutti futuri newyorkesi. Tu invece?” Domandò Sebastian, mentre Blaine si beccava un pugno sulla spalla da Kurt per non avergli detto di essere entrato alla Juliard.

 

Due settimane fa ho ricevuto la conferma di ammissione alla Columbia..” Rispose. “New York, New York!”

 

 

 

* * *

 

 

Più tardi durante quella giornata che a Sebastian era sembrata, da un lato troppo breve, e dall'altro troppo lunga, Kurt, Blaine e Edward avevano lasciato l'appartamento di Charlotte.

 

Avevano pranzato tutti insieme, ed era stato fantastico poter conoscere meglio Edward. Si sentiva attratto da quel ragazzo, avrebbe potuto ascoltarlo parlare per ore, rimanendo in silenzio, solo per scoprire che ogni parola che pronunciava, lo rendeva sempre più perfetto.

 

Si era dovuto trattenere dallo sfiorare con le proprie dita, quelle mani dalla pelle ricoperta da deliziose lentiggini.

 

In un'altra circostanza lo avrebbe fatto, e si sarebbe spinto molto più in là. Era la routine, la normalità. Il suo approccio con qualcuno che gli piaceva, non prevedeva affatto il trattenersi. Faceva solamente tutto quello che gli saltava in testa.

 

E andava a segno il 99,5% delle volte.

(Maledetto Blaine Anderson. Gli aveva rovinato la percentuale.)

 

Anche se Edward era a dir poco appetibile ai suoi occhi, sapeva di non poterlo sfiorare nemmeno con un dito.

Perché non solo era amico di Charlotte, ma era anche il fidanzato di suo fratello.

 

Tecnicamente ex fidanzato, ma le cose non cambiavano comunque di una virgola.

Nonostante i discorsi di Ed sull'essere pronto per una relazione, Sebastian sapeva perfettamente che Charlotte non era pronta a vederlo con un altro.

 

L'avrebbe fatta sentire come se tutti si stessero dimenticando di Louis.

 

Per non parlare del fatto che anche se all'apparenza poteva sembrare perfetto, Edward era più che lontano dall'esserlo.

 

 

 

Edward era spezzato.

 

Esattamente nello stesso modo in cui lo era anche Charlotte, e Sebastian non sapeva se voleva esattamente avere a che fare con qualcuno che non lo avrebbe mai amato al massimo.

 

Non sapeva se sarebbe stato capace di affrontare una relazione in cui, il fantasma di un amore soppresso, si sarebbe sempre messo in mezzo. Era praticamente certo che non avrebbe retto il confronto con il fantastico, meraviglioso, bellissimo Louis.

 

 

La testa iniziava a fargli male, e il suo buon umore era sceso sotto le scarpe.

E conosceva Edward da nemmeno dodici ore e già aveva mille dubbi in testa.

 

 

Mi fai posto?” domandò Charlotte dopo essere riemersa dal bagno per una doccia.

 

Sebastian, che era sdraiato sul divano, si mise a sedere, e Charlotte gli si praticamente spalmò addosso, abbracciandolo e strusciando il naso contro il suo collo.

 

Sono contenta che Ed abbia deciso di venirmi a cercare, dopo tutto questo tempo. Mi mancava moltissimo.” Sospirò. “Penso che sia difficile mandare giù la mancanza della sua presenza. Hai visto quanto è solare, nonostante tutto?”

 

Sebastian circondò Charlotte in un abbraccio stretto, posando la propria testa su quella della ragazza.

 

Sembra davvero una bella persona..” disse in tono quasi rassegnato.

 

 

Charlotte sorrise. “Ti piace eh..”

 

Sebastian si irrigidì. “No Charlotte, non farlo. So dove vuoi arrivare e non lo fare. Non cercare di entrare nella mia testa, non cercare di farmi mettere con qualcuno solo perchè pensi che potremmo essere una bella coppia. Edward è semplicemente un casino da gestire, e lo sai meglio di me. Tu e lui vi presentate tutti carini e sorridenti, pieni di parole sagge per tutti, e invece dentro avete la terza guerra mondiale in corso.”

 

Si aspettava che Charlotte rispondesse arrabbiata, che iniziasse a contraddirlo per avere ragione come al solito, ma invece..

 

Hai ragione.” Mormorò.

 

Il ragazzo sciolse immediatamente l'abbraccio, per poterla guardare negli occhi. “Cosa?” Domandò oltremodo scioccato.

 

Hai ragione, anche lui è un casino.” Annuì, tenendo gli occhi bassi. “Probabilmente non ci hai fatto caso, perchè non hai le mie manie di controllo, ma all'anulare aveva due anelli, due fedine.. Quelle che si erano scambiati lui e Lou dopo aver fatto due anni insieme. Le porta entrambe sullo stesso dito.”

 

No, non ci aveva fatto caso.

Sì, faceva male.

 

 

Voglio solo qualcuno che sia mio. Solo e incondizionatamente mio. Anche se a quanto pare, sono già tutti follemente presi da qualcun altro.” Sospirò.

 

Charlotte sorrise.

 

A volte Sebastian era davvero adorabile, senza neanche rendersene conto, sapeva dire cose totalmente fuori dal suo personaggio. Da come voleva apparire a tutti i costi. Quella che gli stava mostrando in quel momento era invece forse la sua parte più vera.

 

Bas, non trovi nessuno qui soltanto perchè siamo nella fottuta Westerville. Scommetto che alla Parsons conoscerò mille ragazzi carini da presentarti, avrai l'imbarazzo della scelta. Saranno tutti ai tuoi piedi!” Gli baciò la guancia.

 

Sono già tutti ai miei piedi.” Mormorò il ragazzo fingendo di mettere il muso.

 

I due si guardarono per qualche secondo, per poi scoppiare a ridere insieme.

 

Si sua maestà, mi scusi. Non mi tagli la testa per questo imperdonabile errore, la prego.” Lo stuzzicò Charlotte.

 

Comunque sì..” Fece Sebastian come a riprendere un flusso dei propri pensieri, e vedendo che la ragazza non afferrava a cosa si riferisse, sbuffò. “Okay, mi piace Edward, ho pensato che fosse il ragazzo più bello del mondo, ma come abbiamo appurato, non farò niente con lui.”

 

Charlotte si morse il labbro inferiore tentando di trattenere il sorriso enorme che le era comparso sulla bocca, e beccandosi un'occhiataccia da parte del suo migliore amico.

 

Okay, okay ho afferrato. Non farò niente, te lo giuro solennemente.” Si mise una mano sul cuore, mentre con l'altra recuperava il cellulare sul tavolino da caffè davanti divano, che segnalava l'arrivo di un messaggio.

Charlotte passò l'indice sullo schermo per sbloccare il suo cellulare, e il messaggio che lesse la fece sorridere ancora di più.

 

(19:38)

From: Edward Lathman;

Sai quella cosa di cui ti accennavo oggi?

Del fatto di essere pronto per avere di nuovo un ragazzo nella mia vita?

Balle. Non ci avevo mai pensato fino ad oggi.

Poi sono entrato in casa tua, e ho visto Sebastian.

 

 

Charlotte annuì soddisfatta guardando lo schermo del suo iPhone. Le cose si stavano mettendo esattamente per il verso giusto, senza averci messo mano.

 

Ordiniamo cinese, Bas?” Fece alzandosi dal divano, per prendere i menu da asporto del ristorante.

 

Sapeva che Edward avrebbe conquistato Sebastian nello stesso modo in cui l'aveva fatto con Louis. Sarebbe stata solo una questione di tempo, e tutti sarebbero tornati ad essere felici come un tempo.

 

 

* * *

 

NOTE DELL'AUTRICE:

 

Non posso credere che questo capitolo sia già pronto! Lo ammetto, è nato in una maniera un po' strana, però mi piace. Questo nuovo personaggio mi piace moltissimo e spero di averlo reso nella maniera migliore.

 

Poca Klaine, ma per loro due bisognerà aspettare New York..

 

Quanto shippo Edward e Sebastian??? *_*

 

Okay, ho detto tutto quello che c'era da dire!

Alla prossima!

V.

 

 

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Capitolo 11
*** Heartless ***


Chapter eleven

-Heartless-

 

 

 

 

How could you be so cold as the winter wind when it breeze”

Heartless, The Fray.

 

 

 

Per te!” Fece Edward con un sorriso smagliante, porgendo a Sebastian un piccolo fiore.

 

Mi stai dando una violetta?” Domandò interrogativo, come se l'altro gli stesse offrendo un topo morto.

 

...sì? Sei allergico alle violette Sebastian?” Continuò Edward canzonandolo, con ancora in mano il piccolo fiore.

 

No, non sono allergico alle violette..”

 

Allora prendi questo maledetto fiore e chiudi il becco!” Disse leggermente irritato.

 

Sebastian prese il fiore delicatamente tra le dita e osservandolo. “Perchè me lo stai regalando?”

  

Edward scrollò le spalle “Perchè quando l'ho visto ho pensato che mi andava di coglierlo e regalartelo.” Rispose semplicemente Edward, superando Sebastian e raggiungendo Charlotte.

   

Erano più di tre settimane che Edward si aggirava alla Dalton, con quel suo modo di fare allegro, ed estremamente dolce.

Ad ogni sua visita portava piccoli regali a Sebastian.

 

Una conchiglia, un mozzicone di una matita colorata, un post it con disegnato uno smile attaccato al finestrino della macchina, un caffè pagato alla caffetteria vicino alla scuola.

 

Erano piccole cose, ma si poteva dire che senza dubbio, Sebastian si sentiva riempito di attenzioni, e diventava sempre più difficile, mantenere la linea ferrea che aveva stabilito la prima sera che aveva conosciuto Edward.

  

Era a dir poco adorabile, e averlo sempre in giro per l'appartamento non lo aiutava a reprimere i propri sentimenti.

  

Sebastian, infatti, proprio a causa di ciò che provava, in quel periodo aveva ripreso a frequentare lo Scandals più assiduamente. Aveva ricominciato a portarsi a letto un ragazzo diverso ogni sera, per cercare di togliersi dalla testa quegli occhi blu scuro, e quei capelli rossi perennemente scompigliati.

   

Una domenica mattina apparentemente simile alle altre, Sebastian, Charlotte, e Edward decisero di andare a far colazione allo Sturbucks di Westerville.

 

Prima di entrare nel locale vennero raggiunti un Blaine, che sulle labbra aveva un sorriso che sarebbe stato capace di illuminare tutto l'Ohio.

 

Ieri ho fatto sesso via webcam con Kurt!” Annunciò trionfante.

  

Charlotte scoppiò a ridere, con quella sua risata rumorosa, che solitamente faceva girare le teste di tutti quelli che le stavano intorno. “Chissà perchè mi aspettavo una cosa del genere! Ti trovo stranamente troppo sorridente per essere domenica mattina!”

  

Blaine sorrise baciando la ragazza sulla guancia per salutarla. “Sì, è stato divertente! Certo, non è come se lui fosse qui insomma, è come se mi mancasse ancora di più in qualche modo.” farfugliò.

 

I quattro si misero in fila, come ogni giorno festivo, lo Sturbucks era affollatissimo.

Dopo dieci minuti di chiacchiere e prese in giro, sempre a discapito del povero Blaine, arrivati quasi di fronte al bancone, Charlotte si offrì di ordinare e pagare per tutti. “Solite ordinazioni?” fece.

 

Blaine alzò gli occhi a controllare il tabellone con i menù appeso alle spalle del barista. “Uhm, Char, per me un nonfat mocha grande..”

 

Charlotte lo guardò intensamente, come a voler analizzare per filo e per segno il flusso di pernsieri dell'amico. “Com'è questo cambio improvviso? Sono mesi che ti conosco e prendi sempre il Medium Drip!”

 

Sebastian scoppiò a ridere improvvisamente. “Dio quanto sei patetico Anderson!”

 

Edward alzò un sopracciglio, curioso “Cosa mi sto perdendo?”

 

Cosa CI stiamo perdendo!!” Replicò Charlotte, fissando prima Blaine e poi Sebastian che nel frattempo avevano iniziato a scambiarsi occhiatacce.

 

Blaine scrollò le spalle, non intenzionato a rispondere, e aspettandosi però che lo facesse Sebastian, che invece si limitò a sorridere e a distogliere lo sguardo.

 

Era ancora strano vederli essere complici anche dopo mesi e mesi di amicizia.

 

Arrivati davanti al bancone Charlotte fece le ordinazioni, dando al barista i loro nomi da scrivere sul bicchiere. “...e per ultimo un cappuccino di soia grande per Seb-”

 

Sebastian” Sorrise il barista. “Già ci conosciamo..”

 

È difficile scordarsi di lui!” Intervenne Edward con il suo solito sorriso, ma se ne pentì immediatamente notando l'espressione dell'altro.

 

Rabbia? Fastidio?

 

Il barista si morse il labbro, cercando di trattenere un sorriso più grande.

Già, per questo ti ho scritto il mio numero sul bicchiere, l'altra sera mi sono davvero divertito con te.” Gli fece l'occhiolino.

 

Sebastian lanciò al ragazzo dietro il bancone uno sguardo lapidario. “Non mi sembra una cosa molto professionale da fare, e poi sì, non metto in dubbio il fatto che tu ti sia divertito considerato che sei venuto a letto con me, anche se più che a letto era in piedi contro il muro di un lurido cesso, ma bè... non posso di certo dire che per me sia stato lo stesso. Se dovessi darti un voto sarebbe un tre scarso, e inoltre, dovresti fare più pratica! C'erano troppi denti quando hai messo la tua bocca sul mio-”

 

Charlotte si lanciò contro Sebastian e premette la propria mano sulla bocca del suo migliore amico per impedirgli di finire la frase. Non le piaceva affatto quando Sebastian tornava lo stronzo di sempre, ma sapeva che era normale per lui comportarsi in quel modo con il resto del mondo.

 

Continuava a farlo anche con tutti gli altri Warblers, del resto.

  

Scusate ragazzi ma devo andare. Mi sono ricordato che ho da fare una cosa.” Mormorò Edward afferrando il proprio cappuccino e uscendo velocemente dalla caffetteria.

 

Charlotte sbuffò scrollando le spalle. “Sapevo sarebbe successo.” Prese il suo caffè dirigendosi al tavolo, guadagnandosi un'occhiata interrogativa da parte di Blaine. “Cosa mi sono pers-”

 

Perchè diavolo non vai a fermarlo?” Domandò Sebastian frustrato, rimanendo in piedi davanti al bancone.

 

Charlotte si voltò, e molto teatralmente alzò un sopracciglio. “Io devo andare a fermarlo? Cosa c'entro io? Mi hai detto tu di non intromettermi!”

  

Oh, bè, Sebastian sapeva perfettamente che Charlotte gli avrebbe rinfacciato questa cosa alla prima occasione.

 

Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo?” Disse Blaine, guardando prima Sebastian e poi Charlotte.

 

Dal modo in cui si stavano fissando negli occhi, Blaine capì che era in corso una delle loro conversazioni mute. Ormai non si sprecava neanche a cercare di capirli.

 

Bene.” Fece alla fine. “Ci vado io.”

 

Il ragazzo uscì dal locale guardandosi intorno, e scorgendo la figura dai capelli rossi che stava cercando, seduta alla banchina della fermata del pullman.

 

Se non era riuscito a far parlare Charlotte e Sebastian, ci avrebbe provato con Edward che dei tre sembrava quello più disposto alla comunicazione, e soprattutto più sano di mente.

 

Hey..” disse sedendoglisi accanto.

 

Edward sembrò spaventarsi. Probabilmente era talmente immerso nei suoi pensieri che non l'aveva nemmeno sentito arrivare.

 

Il ragazzo dai capelli rossi però, dopo poco gli sorrise.

Era un sorriso triste.

  

Mi sono ricordato che la mia macchina è alla Dalton e noi siamo arrivati qui con quella di Sebastian. Aspetto l'autobus per tornare lì a recuperarla e poi andrò a casa... o forse andrò da Lou. Oggi mi manca particolarmente.” Disse in un sussurro.

 

Blaine sospirò. “Scommetto che non è per questo che sei fuggito dalla caffetteria.”

 

Edward sfiorò con le dita uno dei due anelli che aveva all'anulare. “A volte penso che sia inutile provare a cercare qualcun altro, perchè ogni persona ha solo ed esclusivamente un'altra metà, tu dovresti capirlo meglio di tutti, Blaine.”

 

Una vita senza Kurt. Una vita dove Kurt non c'è più e nessuno può riportarmelo indietro.

  

Immediatamente Blaine si sentì mancare il fiato a quel pensiero.

   

Da quando ho conosciuto Sebastian questa mia convinzione ha un po' vacillato. Ho davvero creduto, che forse ci sarebbe potuto essere qualcun altro dopo Lou, ma vedi, non è nemmeno uscito per vedere perchè sono scappato in quel modo.” Continuò.

 

Blaine rise leggermente. “Non è che tu ti sia scelto un soggetto facile. Tu ora lo vedi così, ma è solo perchè ha accanto Charlotte. In realtà lui si è scopato almeno la metà dei ragazzi gay dell'Ohio!”

 

Edward si girò completamente per guardare Blaine. “Stai scherzando?” Era completamente scioccato.

 

Giuro! Ha tentato di farlo anche con me, e ci ha provato proprio davanti a Kurt. Tra l'altro ha tentato anche di accecarlo tirandogli una granita con del sale grosso dentro, ma io mi sono messo in mezzo e ha preso me. Ho subito un'operazione alla cornea per quello scherzetto!”

  

La mandibola di Edward per poco non cadde sul marciapiede e proprio nel momento il cui stava per riaprire la bocca e porgere un'altra domanda a Blaine, l'attenzione dei due venne attirata da delle urla.

    

DIO CHARLOTTE!” strillò Sebastian uscendo dallo Starbucks seguito dalla ragazza. “QUANDO FAI COSÌ VORREI SOLO ROVESCIARTI IL CAFFÈ IN TESTA E MANDARTI A QUEL PAESE!”

  

Edward e Blaine si voltarono immediatamente ad osservare la scena. Non capitava spesso di veder litigare quei due, e quando accadeva voleva dire solo una cosa..

 

Guai..” mormorò Blaine.

 

PROVACI SEBASTIAN! SEI QUI TU L'IDIOTA! PER UNA VOLTA CHE IO NON MI SONO MESSA IN MEZZO SAREBBE ANCHE COLPA MIA?”

 

PER UNA VOLTA CHE AVRESTI DOVUTO FARE QUALCOSA, NON HAI FATTO NULLA! TI HO CHIESTO DI FERMARE EDWARD E NON L'HAI FATTO E ADESSO CHISSÀ DOV'È! E CE L'HA CON ME.. DIO!”

 

Sebastian si prese il viso tra le mani per la frustrazione. Gli piaceva davvero Edward, e tutto quello che avrebbe voluto davvero fare, era semplicemente prenderlo e baciarlo. Lasciarlo senza fiato. Ma non poteva. Non voleva soffrire, e soprattutto avrebbe voluto evitare ogni altro tipo di sofferenza anche ad Edward, che di certo, meritava solo le cose migliori della vita.

 

Bas..” Fece Charlotte in un sussurro.

 

Tutti buoni propositi di far sentire Sebastian incapace senza il proprio aiuto, tutti i propositi di fare l'offesa, l'altezzosa, si andarono immediatamente a sgretolare, non appena la ragazza si ritrovò davanti l'immagine tormentata del suo migliore amico.

 

Charlotte non era mai stata una di quelle persone che mettono da parte le proprie opinioni facilmente. In realtà avrebbe potuto vendere l'anima al diavolo pur di sentir dire le parole “hai ragione” da qualcuno. Quando Charlotte aveva davanti un obiettivo, diventava come un inarrestabile treno in corsa, capace di investire chiunque fosse stato sul suo percorso.

 

Ma non funzionava così per lei quando si trattava di Sebastian, perchè con lui di mezzo, anche Charlotte diventava un'altra persona.

 

Bas..” Ripetè avvicinandosi al ragazzo e sfiorandogli un braccio.

  

Lasciami in pace Charlotte.” Rispose Sebastian, voltandosi a darle le spalle.

  

Bas non mi chiudere fuori..” Mormorò quella sull'orlo delle lacrime. “Mi avevi promesso che non avremmo più litigato.”

 

Sebastian si scoprì il viso, allontanando le proprie mani e si voltò di lentamente ad osservare Charlotte.

Aveva gli enormi occhioni azzurri pieni di lacrime, e si stava mordendo il labbro inferiore per cercare di trattenere i singhiozzi.

Sembrava una piccola bambina, che stava implorando il perdono della mamma dopo aver combinato una marachella.

E Sebastian la intravide per la prima volta.

 

Lottie.

 

Perché dietro quei mille muri spessi che Charlotte costruiva intorno a se stessa, c'era solo Lottie, e ora aveva la possibilità di vederne un lato. Il lato triste e spaventato, lo stesso che aveva visto la sera di Pasqua, quando Charlotte aveva pianto per Lou.

 

Prima o poi sarebbe anche riuscito a vedere la parte più autentica, quella solare, quella più nascosta e più preziosa.

 

Vieni qui..” Disse aprendo le braccia e ritrovandosi dopo meno di un nano secondo contro il petto, un disastro emozionale dai capelli biondi che mormorava scuse a profusione e che lo stava stritolando tra le braccia.

   

Non sono abituato a questo tipo di...uhm problemi.” Fece Sebastian. “Dico, i problemi d'amore e tutta quella merda dei sentimenti. Mi sento sopraffatto.”

  

Charlotte sospirò contro il petto dell'amico, continuando a stringerlo. “Voglio darti una mano 'Bas. Ma devi permettermelo. Farò in modo che Edward si stacchi da te senza farsi male, se me ne darai la possibilità.”

 

A mio rischio e pericolo immagino..” Bofonchiò ma con il sorriso sulle labbra.

  

Ovviamente.”

   

* * *

  

Blaine chiuse la porta della propria stanza e si sedette alla scrivania aprendo il computer portatile.

 

Lo accese e aspettò che la connessione con internet venne stabilita.

 

Prese in mano la busta di carta bianca ancora sigillata, che quella mattina era arrivata con la posta e se la rigirò tra le mani come se scottasse.

 

Sapeva che la sua audizione per la NYADA era andata meravigliosamente, ma anche quella di Kurt l'anno precedente era stata un successo eppure non era stato ammesso.

 

La sua partenza per New York non sarebbe stata messa in dubbio dal contenuto di quella lettera, perchè la Juliard aveva già confermato la possibilità di potersi iscrivere, ma la differenza tra i due college stava nell'opportunità di poter studiare solo una parte di ciò che amava, e cioè la musica, e quella di poter una full-immersion di tutto quello che adorava follemente: Canto, ballo, recitazione e Kurt.

 

Perché nonostante fosse una cosa del tutto marginale, l'idea di poter vedere Kurt tutti i giorni, come succedeva al liceo, non gli dispiaceva affatto.

 

Il suono di una chiamata in arrivo su Skype attirò improvvisamente la sua attenzione, e Blaine cliccò immediatamente sul tasto della risposta, sorridendo e agitando la mano per salutare il volto sullo schermo. “Mi vedi e mi senti?” Domandò.

 

Ti vedo e ti sento perfettamente, tu?” Chiese Kurt, in diretta dalla sua camera da letto a New York.

 

Blaine annuì in risposta.

 

Ho fatto prima che ho potuto! Che succede?”

 

Sullo schermo del computer di Kurt al posto del volto del suo ragazzo apparve una lettera con il simbolo della NYADA. Evidentemente Blaine l'aveva messa davanti l'obiettivo della webcam.

 

OHMIODIO! È ARRIVATAAAA!” Disse mettendosi in ginocchio sul letto e facendo ribaltare il pc. “ODDIO NO!” Fece rimettendolo in posizione. “Scusa amore, ho fatto un casino!” Rise.

 

Tranquillo!” Sorrise.

 

I due si guardarono dolcemente attraverso lo schermo in silenzio per qualche secondo. Era così facile per entrambi perdersi nello sguardo dell'altro anche se a separarli c'erano chilometri di distanza e lo schermo di un pc portatile.

 

L'hai già aperta?” Sussurrò dopo un po'.

 

Blaine girò la busta per mostrarne le condizioni al proprio fidanzato. “Aspettavo te!”

 

Kurt sorrise. “Dai su, strappiamo questo cerotto. E stai tranquillo, tanto la Juliard ha già detto di sì!”

 

Il ragazzo respirò profondamente, prese il tagliacarte dal cassetto della propria scrivania, e aprì la busta con attenzione. Tirò fuori la lettera e la dispiegó, iniziando a leggere in silenzio.

 

Che dice?” Domandò Kurt impaziente, torturandosi le mani.

  

Blaine chiuse la lettera, e guardò serio dritto dentro la webcam.

Si morse il labbro inferiore.

   

Mi hanno preso!”

   

* * *

  

NOTE DELL'AUTRICE:

 

Salve geeeente!! Eccomi qui, tornata dopo secoli e secoli con questo capitolino. Scusatemi ma ho avuto il blocco dello scrittore, ma a quanto pare ce l'ho fatta. Non ho molto da dire a parte che come preannunciato c'è poca Klaine. Mi volevo concentrare su Edward e Sebastian. Vi piacciono? Blaine è stato preso alla NYADA e nel prossimo capitolo FINALMENTE.....

NEW YORK, NEW YORK!

 

Annuncio alla gentile clientela,

Ho aperto una pagina Facebook su questa storia, perchè qui non posso davvero scrivere tutto quello che vorrei. Ci sono spoilers, foto di come mi immagino i personaggi, notizie, e soprattutto potete scrivere anche voi ed insultarmi quanto volete!

http://www.facebook.com/ValentinaDCAutoreEfp

  

Come al solito grazie mille a chi ha letto e a chi ha recensito!

 

Love you guys :*

V.

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Capitolo 12
*** Flaws ***


Chapter twelve.

-Flaws-

 

 

 

All of your flaws and all of my flaws are laid out one by one.
Look at the wonderful mess that we made,

we pick ourselves undone.

Flaws, Bastille.

 

 

 

Nonostante fosse un caldo giorno di giugno in Ohio, quella mattina soffiava una piacevole brezza. La mattina era silenziosa mentre il sole si apprestava a raggiungere il suo picco più alto, segnando che la metà di quella giornata era ormai trascorsa. Nell'appartamento della Dalton erano rimaste solo alcune scatole, e la ditta di traslochi continuava a caricare gli averi di Charlotte e Sebastian, dopo aver già perso tutto ciò che Blaine aveva deciso di portare con sé nella loro nuova casa a New York.

 

In quel caldo 23 giugno tutto sapeva di addio.

Charlotte riconsegnò la propria spilletta da leader degli Warblers ai nuovi capi del consiglio degli Usignoli, e le chiavi dell'appartamento alla reception. Nel momento in cui attraversò la soglia della scuola, trascinandosi dietro il proprio trolley, guardò Sebastian accanto a sé, e capì che qualcosa in quell'anno trascorso tra quelle mura, aveva davvero portato qualcosa di buono nella sua vita. Era come se per la prima volta in diciannove anni di esistenza, avesse concluso qualcosa di veramente significativo, e avesse vinto nonostante i giorni bui, i giorni tristi, i giorni di cui non sembrava mai arrivare la fine.

 

C'era un'ultima cosa che le premeva fare prima di lasciare l'Ohio per sempre.

C'era ancora qualcuno da salutare, qualcuno che non sarebbe partito con lei, ma che comunque le sarebbe sempre rimasto accanto.

 

 

Alla fine aveva deciso di fare quella visita poche ore prima di prendere l'aereo che le avrebbe cambiato la vita, perchè era giusto così. Sarebbe stato come lasciarsi il passato alle spalle, e darsi la possibilità di ricominciare a vivere davvero. Perché nonostante tutto, in verità non si era mai concessa appieno di riaprirsi completamente alla vita. C'era sempre una parte di Charlotte che voleva rimanere nascosta, per paura di perdere. Perdere se stessa, perdere le persone che amava.

 

Scendendo dall'automobile della madre di Edward, che si era offerta di accompagnare tutti all'aeroporto, in quella mattina calda di giugno in Ohio, Charlotte capì che stava davvero per voltare pagina.

 

Cecilia Lathman aveva il sorriso caldo come il mazzo di girasoli che Edward stringeva al petto. Perdere Louis era stato come perdere un figlio, e ogni qualvolta Edward lo desiderava, lei era felice di accompagnare nel posto dove il suo fidanzava riposava.

 

Mi sento come se lo stessi lasciando qui.” Le disse il proprio bambino con gli occhi pieni di lacrime, ma con il sorriso sulle labbra, mentre camminavano tutti insieme nel cimitero all'aperto dove si trovava la lapide di Louis.

 

Anche io.” Fece Charlotte in un sussurro.

 

Cecilia sorrise asciugandosi gli occhi con le mani. La vita aveva tolto tanto a Edward e Charlotte e li aveva obbligati a prendere le sembianze e gli oneri di giovani adulti troppo presto.

 

Ma Cecilia sorrise anche perchè si rese conto, dopo l'affermazione del figlio che forse in fondo ai loro cuori quei due custodivano ancora un po' della loro genuina e fanciullesca ingenuità.

 

Alzò gli occhi al cielo e ringraziò silenziosamente Louis.

 

Tesori, Lou sarà sempre con voi ovunque andiate. Il suo corpo è qui, ma la sua anima vi avvolge e vi protegge come un mantello. Vede tutto ciò che state costruendo nella vita e sarà sempre orgoglioso di voi.” Disse stringendo i due ragazzi in un abbraccio e stampando un bacio sulla guancia di ognuno.

 

Charlotte a quelle parole si rilassò visibilmente e cercò lo sguardo di Blaine e Sebastian che li seguivano, sentendosi un po' di troppo, in un momento così intimo.

 

Grazie per essere venuti, ci tenevo a farvelo conoscere.” Sorride la ragazza.

 

 

 

Arrivarono davanti ad una grande statua raffigurante un angelo dalle ali dispiegate. Sul piedistallo, accanto la scritta incisa, c'era la foto di un ragazzo bellissimo, dagli occhi verdi e il sorriso luminoso come quello di Blaine.

 

 

Ciao amore! Hai visto chi ti ho portato?” disse Edward sorridendo alla foto e stringendo tra le mani il mazzo di girasoli.

 

Cecilia raccolse i fiori appassiti e il figlio posò gentilmente quelli freschi ai piedi del monumento.

Sfiorò la foto con la punta delle dita.

 

 

Sebastian sorrise affettuosamente osservando quel gesto.

 

Charlotte si tolse il giubbotto di jeans che indossava e lo stese sull'erba prima di sedercisi sopra, per non sporcare il vestitino bianco che indossava quella mattina. Incrociò le gambe a mo di indiano e poggiò la fronte sulla foto. “Ciao Loulou.” Fu un sussurro appena udibile.

 

Lo so che è molto tempo che non veno qui, ma come ha detto prima Cece, non è importante venire qui, tanto tu sei sempre vicino a me e quell'ammasso di capelli rossi che a te piace identificare come il tuo fidanzato.” Alzò la testa solo un secondo per guardare Edward e concedergli un dolce sorriso. “La vita ha fatto un po' schifo da quando te ne sei andato. Mamma e papà hanno divorziato, papà è andato a vivere lontano, e mamma non mi rivolgeva più la parola, così me ne sono andata, ed è stata la decisione migliore che io abbia mai preso. Ho incontrato Sebastian e Blaine, e non so davvero come avrei fatto senza di loro. Ho perso un fratello, ma ne ho guadagnati altri due. Oggi stiamo partendo per New York, tutti insieme, anche il tuo Edward. So che se tu fossi ancora qui con noi ci avresti seguito, ma non è andata come ci aspettavamo Loulou. Non è andata per niente come ci aspettavamo. Spero di poter incontrare qualcuno da amare lì, e spero di aver dei bambini in un futuro, per potergli parlare di quanto era fantastico il loro zio Loulou, e anche loro si ricorderanno di te, anche se non avranno la fortuna di conoscerti. Mi manchi da morire Lou. Mi manchi sempre, e grazie per aver fato in modo che Edward mi ritrovasse. Lo so che è opera tua. Ciao tesoro, guidaci sempre verso le cose migliori della vita.”

 

E detto ciò, Charlotte stampò un bacio sulla fotografia, si asciugò le lacrime, si alzò voltando le spalle al passato, e camminando verso il futuro.

 

 

 

 

* * *

 

 

 

Alcune persone ci mettono una vita intera ad abituarsi ad un cambiamento.

Trasferirsi dalla piccola cittadina di Westerville a New York può risultare il più delle volte traumatico. Bisogna fare i conti con i mezzi pubblici, la metropolitana, il traffico costante, il rumore incessante durante la notte, la continua massa veloce di persone che si spostano.

 

Per Blaine, Sebastian e Charlotte però fu diverso.

 

Non appena finirono di sistemare il loro appartamento nell'Upper West Side, e una volta trovata una caffetteria nel loro quartiere, che fu eletta ufficialmente come il pozzo del caffè, le cose furono davvero tutte in discesa.

 

New York sembrava fatta su misura per loro.

 

Spesso durante le prime notti restavano in piedi davanti alla finestra fino all'alba, ad osservare le macchine che si muovevano veloci, sulle strade ai loro piedi. Era strano vivere nel sogno che era sempre stato solo nelle loro teste. Era sconvolgente vederlo avverarsi un po' di più, giorno dopo giorno.

 

Blaine toccò il cielo con un dito la mattina in cui Kurt lo svegliò entrando nel suo letto e posandogli una miriade di piccoli baci sul collo e sulle spalle.

 

Perché era tutto così reale che quasi girava la testa a pensarci.

 

Ce l'avevano fatta.

 

Erano insieme a New York.

 

 

 

 

 

L'estate passò velocemente.

 

Era un venerdì sera di metà settembre quando Blaine decise di organizzare una sorpresa per Kurt.

Una cenetta romantica per due, nel loft HummelBerry a Bushwick.

 

Fece la spesa, comprò tre dozzine di rose rosse, e tante candele profumate da disseminare su ogni superficie dell'appartamento.

Doveva farsi aprire da Rachel, che poi li avrebbe lasciati soli, cucinare ed apparecchiare la tavola, il tutto prima dell'arrivo di Kurt.

 

 

Blaaaaainers!”

 

Tutti con questo soprannome..” Mormorò tra sé e sé Blaine entrando nel loft.

 

Rachel rise. “Colpa di Charlotte,” disse baciandogli una guancia “Non ti piace essere chiamato in quel modo?”

 

Il ragazzo posò le buste della spesa e le rose sul tavolo, scrollando le spalle.

 

Nessuno mi ci aveva mai chiamato prima di lei, e ora lo fanno tutti, però sì dai, mi piace. Meglio di quando Santana mi chiama nano insomma!” sorrise.

 

Rachel scostò una sedia da sotto il tavolo e si sedette ad osservare il mazzo di fiori.

 

Sono bellissime..”

 

Blaine aprì uno sportello tirando fuori un vaso, e lo posò nel lavandino per riempirlo d'acqua.

 

Ormai conosceva il loft come casa propria.

Era bello vivere in quella quotidianità, tanto che la casa del proprio ragazzo gli era ormai familiare.

 

Speriamo che lui pensi lo stesso.” Fece in tono drammatico.

 

Si voltò, prese il mazzo di fiori da sotto il naso della ragazza e lo posò nel vaso.

 

Blainers, ti rendi conto che a volte diventi più una drama queen di me? Ovvio che gli piaceranno! Sarebbe felice anche se tu gli regalassi un pugnetto di sassolini raccolto nel parco!”

 

A quelle parole il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata e si rilassò. “Lo so Rach, Kurt è un tesoro, non so perchè sono così nervoso per questa sera. In fondo siamo insieme da anni!”

 

Ed era vero, Kurt e Blaine erano insieme da parecchi anni ormai, ma i sentimenti che provavano l'uno per l'altro invece di affievolirsi, aumentavano di giorno in giorno. Le farfalle nello stomaco, il nervosismo prima di un appuntamento, l'arrossire per un complimento dell'altro, erano cose che continuavano ad essere presenti nonostante tutto.

Forse era proprio ciò che rendeva la loro relazione forte e speciale.

 

Blaine sorrise tra sé e sé a quel pensiero.

Ogni secondo sentiva di amare Kurt un po' di più.

 

Hey lover boy!” Lo chiamò Rachel alzandosi in piedi. “Vado in camera mia a prepararmi! Stasera esco con Charlotte e Santana per una serata tra ragazze e poi mi fermo a dormire fuori. Se non trovi qualcosa chiamami, ma tanto conosci questa casa meglio di me!”

 

 

Rachel sparì nella sua camera da letto e Blaine poté iniziare a preparare la cena.

Cena ovviamente ipocalorica, solo per far contento Kurt.

 

 

Un'ora e mezza dopo, il dolce era in forno, Rachel era uscita, la tavola era apparecchiata, il mazzo di rose sistemato.

 

Mancava poco all'arrivo del proprio ragazzo, perciò Blaine decise di accendere tutti gli stoppini delle candele che aveva sistemato in giro per la casa e sulla tavola.

 

Entrò nella stanza di Kurt per prendere l'accendino che era nel suo armadio, e aprì il primo cassetto. Si ricordava che Kurt lo teneva lì, dall'ultima volta che avevano dovuto usarlo per accendere le candele per uno dei loro bagni romantici.

Era il cassetto dove Kurt teneva tutte le proprie sciarpe, i foulard, e i papillon. Tutti perfettamente piegati ed impilati secondo il colore della stoffa. L'odore di detersivo e delle saponette profumate che il suo ragazzo aveva l'abitudine di lasciare un po' ovunque, era buonissimo, e a Blaine venne voglia di infilare il naso tra quegli indumenti e respirare lì per sempre, ma sapeva che poi Kurt l'avrebbe sgridato perchè Amore mi hai spiegazzato tutti i foulard di seta. Sai quanto ci ho messo a stirarli?

 

Fu quando trovò finalmente l'accendino in fondo al cassetto che con sua grande sorpresa trovò anche un altro oggetto che gli fece stringere un nodo alla gola e accelerare il battito cardiaco (o forse fermarlo).

 

Una scatolina di velluto rosso.

 

La prese e se la rigirò nervosamente in mano, prima di far scattare la chiusura che aprendosi rivelò il suo contenuto.

 

Non appena Blaine intravide i due anelli, richiuse il cofanetto e lo rinfilò nell'armadio.

Si sentiva come se avesse appena fatto irruzione nella camera di due amanti, beccandoli a fare sesso.

Corse in cucina, spense il forno e i fornelli, afferrò la sua tracolla e scappò dall'appartamento come se tutto intorno a sé stesse bruciando.

 

 

 

* * *

 

 

 

Ciao tesoro!” Edward si buttò al collo di Charlotte stringendola, appena la porta di casa Phillips_-Smythe-Anderson si aprì. “Ho portato una persona. Spero che non ti dispiaccia. Ci tenevo a fartelo conoscere! Lui è il mio coinquilino Shane! Shane, lei è Charlotte!”

 

Un ragazzo alto, biondo, e con gli occhi nocciola, si fece avanti da dietro le spalle di Edward, porgendo la mano. “Finalmente ci conosciamo! Edward non fa altro che parlare di te!” Sorrise.

 

Charlotte gli strinse la mano e ricambiò il sorriso caloroso del ragazzo. “Piacere di conoscerti Shane! Entrate, dai! Ho preparato i biscotti!”

 

I ragazzi entrarono nel grande appartamento, passando dal salotto che comunicava direttamente con la cucina.

 

Cucciolo e Brontolo dove sono?” domandò Edward.

 

Charlotte rise. Lo sbuffo perenne di Sebastian ogni volta che sentiva quel soprannome era impagabile, ma effettivamente non c'era nessun altra parola che rispecchiasse così alla perfezione la sua personalità.

 

Cucciolo è andato a casa della sua Biancaneve a preparargli una cenetta romantica a sorpresa. Brontolo è qui in giro a brontolare come suo solito!” Rispose la ragazza.

 

Shane fece una faccia confusa. “Cucciolo, Brontolo e Biancaneve?”

 

Edward si avvicinò a lui prendendolo sotto braccio. “Allora,” Iniziò come se stessa davvero per raccontare una favola “Cucciolo e Brontolo sono i coinquilini di Charlotte. Cucciolo è Blaine, perchè se lo vedi è proprio un cucciolo, ti viene voglia di stritolarlo di abbracci per quanto è tenero. Biancaneve e il suo ragazzo, e lo chiamo così perchè ha la pelle bianchissima e perfetta come la porcellana, e gli occhi azzurri da cerbiatto. Brontolo è solo Sebastian e bè, lui-”

 

Sebastian non è mai solo Sebastian!” Intervenne il ragazzo uscendo dalla cucina.

 

Shane, lui è Sebastian, meglio conosciuto come Brontolo!” Disse Charlotte ridendo, e aspettandosi il solito sbuffo da parte del suo migliore amico.

 

Sbuffo che però non arrivò, perchè l'attenzione del ragazzo era attirata dal braccio di Edward stretto attorno a quello di Shane.

 

Shane estese il braccio per stringere la mano di Sebastian, che semplicemente alzò un sopracciglio, la fissò con sguardo glaciale e si voltò, sparendo dopo nel corridoio che portava alle camere da letto.

 

 

I due ragazzi guardarono con espressioni interrogative Charlotte, che semplicemente scrollò le spalle. Ormai era abituata agli improvvisi malumori di Sebastian.

 

 

 

 

* * *

 

 

 

Più tardi quella sera, Shane ed Edward tornarono insieme al loro dormitorio, Charlotte iniziò a prepararsi per la serata con Santana e Rachel, e Sebastian riemerse dalla propria camera, meno furioso di qualche ora prima, ma decisamente più depresso.

 

Vedere Edward insieme ad un ragazzo, era stato un duro colpo da mandar giù.

Non che non lo avesse previsto, considerato quanto lui fosse appetibile agli occhi di qualunque ragazzo gay, ma non si aspettava che Edward gli sbattesse la sua nuova relazione in faccia.

 

Quello stupido Shane non gli piaceva affatto.

Con quei capelli perfetti, quei denti perfetti, quel viso perfetto, e quel fisico perfetto.

 

Era tutto così perfetto da essere oltremodo inquietante.

 

Stupido Edward,” bofonchiò buttandosi sul divano e affondando il cucchiaio nella vaschetta di gelato che aveva tirato fuori dal freezer, come se stesse cercando di accoltellare qualcuno. “Stupido Shane,” Continuò continuò ficcandosi il gelato in bocca. “Stupido Sebastian.” Concluse in tono rassegnato, tra sé e sé, con la bocca ancora piena.

 

 

In quel preciso istante la porta principale si aprì, e un Blaine dalle spalle ricurve e la testa bassa fece il suo ingresso, sprofondando malamente con un tonfo, poco dopo, nel divano accanto a Sebastian.

 

Problemi in paradiso?”

 

Mmmhhhhggnnn” Mormorò Blaine con la faccia nel cuscino del divano.

 

Sebastian sventolò il cucchiaio che aveva in mano davanti al naso di Blaine, che intanto aveva girato la testa per non morire soffocato contro il cuscino. “Gelato?”

 

Blaine si mise a sedere a gambe incrociate sul divano, rubando il cucchiaio e il gelato dalle mani di Sebastian e iniziando ad affondare l'utensile come se fosse un piccone, nella vaschetta.

 

Perchè l'amore non può essere semplice?” Disse con la faccia nel contenitore del gelato.

 

 

Sebastian roteò gli occhi al cielo. “Meglio che taci Blaine. Tu e Kurt avete la storia d'amore con meno problemi che abbia mai vis-.”

 

 

VOI DUE BRUTTI IMBECILLI!” Charlotte entrò nel salotto, preannunciata dal rumore di tacchi a spillo. Puntò il proprio cellulare contro Blaine.

 

Ho appena finito di calmare Kurt per telefono! Voleva sapere perchè hai il cellulare spento e che diavolo di fine hai fatto! Gli ho detto che non sapevo dove fossi, ma che ti avrei cercato! E tu!” Disse spostando lo sguardo infuriato su Sebastian “Che cavolo ti è preso oggi pomeriggio? Sei stato scortese senza motivo. Piantala con le tue scenate da dodicenne e impara a trattenerti!”

 

Charlotte sbuffò portando le proprie mani sui fianchi. “Che cavolo di problema avete, si può sapere?”

 

Sebastian mise il broncio e incrociò le braccia sul petto, come un bambino capriccioso. “Il mio problema si chiama Shane.” Sentenziò.

 

Blaine abbandonò la testa sulla spalliera del divano e chiuse gli occhi. “Il mio problema si chiama Ho-Trovato-Degli-Anelli-Di-Fidanzamento-Nel-Cassetto-Di-Kurt-Che-Probabilmente-Gli-Ha-Dato-Il-Suo-Ex-Fidanzato.

 

 

 

* * *

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE:

 

Hi! Sono riuscita a sopravvivere ai primi due giorni di esami e a scrivere il capitolo. Questa è stata un po' la conclusione della parte in Ohio e l'inizio dell'avventura a New York.

Avete conosciuto Shane :) Di cui ho messo una foto sulla pagina Facebook della storia.

http://www.facebook.com/ValentinaDCAutoreEfp

 

Ci sono anche le foto di Charlotte, Edward, e un capitolo che ho scritto tempo fa, che doveva essere il dodicesimo, ma che poi non ho potuto utilizzare perchè la trama è cambiata.

È scritto dal punto di vista di Kurt, perciò se volete leggerlo andate lì e fatemi sapere.

 

Ho visto che c'è qualcuno di nuovo che segue questa fanficion e questo mi rende felice, siete i miei tesori :)

Ho visto anche che nessuno recensisce (lol) questa cosa non so come prenderla. Da una parte mi rende triste perchè vuol dire che ciò che scrivo non vi entusiasma tanto da volermi lasciare la vostra opinione, dall'altra invece è una cosa che mi sta bene, perchè fino ad ora nessuno mi ha insultata!

 

Btw, grazie a chi ha letto fin qui :)

 

Love you guys!

V.

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Capitolo 13
*** Stubborn Love ***


Chapter Thirteen

-Stubborn Love-

 

 

The opposite of love's indifference
So pay attention now, I'm standing on your porch screaming out
And I won't leave until you come downstairs.”

 

The Lumineers – Stubborn Love

 

 

 

 

Charlotte si pizzicò la base del naso tra il pollice e l'indice e sospirò.

Okay, diciamo addio alla mia serata. Fatemi posto.”

 

Sebastian e Blaine si spostarono ognuno ad un lato del divano e Charlotte si sistemò nel mezzo.

Prese il proprio cellulare e mandò un messaggio a Rachel per dirle che la serata sarebbe saltata.

 

Posso dire a Kurt che ti ho trovato almeno? Non voglio farlo morire d'infarto..” Aggiunse, guardando Blaine.

 

Il ragazzo scrollò le spalle, come se non gli importasse, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Charlotte.

 

To: Kurt

Tesoro, l'ho rintracciato. Stai tranquillo,

è qui a casa ed è tutto intero. xx

 

 

Dopo aver inviato l'sms, adagiò il cellulare sul proprio grembo e sospirò di nuovo.

 

 

Allora uno per volta.” Si voltò verso Sebastian e lo guardò con severità. “Bastian, che ti ha fatto Shane? L'hai incontrato si e no per dieci secondi, nei quali tra l'altro non ha nemmeno aperto bocca.”

 

Sebastian sbuffò, guardando ovunque intorno a sé, tranne che negli occhi dell'amica.

 

Chi è Shane?” Chiese Blaine.

 

Un amic-”

 

Il nuovo fidanzato di Edward.” Rispose Sebastian, impedendo a Charlotte di parlare.

 

Ouch..”

 

La ragazza si morse l'interno delle guance per impedirsi di ridere. Sapeva che si trattava di gelosia.

 

 

Ouch un cavolo, Blaine!” Grugnì Sebastian. “Io direi che il problema più grande qui ce l'hai tu, visto che pare che il tuo fidanzatino perfetto, va in giro a fare sesso con i ragazzi per farsi regalare anelli di fidanzament-”

 

SEBASTIAN NON TI AZZARDARE A PARLARE COSÌ DI KURT!” Urlò Blaine scattando in piedi.

 

Charlotte si alzò dal divano cercando di evitare che i due si scannassero.

Dopo che la sua serata era saltata, e che aveva passato la mezz'ora precedente a consolare Kurt per telefono, l'ultima cosa che desiderava, era trascorrere la notte al pronto soccorso, perchè quei due idioti dei sue migliori amici, avevano deciso di picchiarsi.

 

Blaine calmati, e tu Sebastian taci.” Spinse Blaine di nuovo seduto, e incrociò le braccia al petto.

 

Innanzi tutto, Sebastian. Sei convinto che Shane sia il fidanzato di Edward?”

 

Il ragazzo annuì.

 

Bene, fattene una ragione allora! Sapevi che non sarebbe rimasto da solo per sempre, e non puoi prendertela con Shane solo perchè ha avuto il coraggio di affrontare tutto quello che comporta stare con lui. Tu hai deciso di spingere i tuoi sentimenti da parte? Bene, fatti tuoi, ma prenditela con te stesso! Edward si merita di essere felice, con Shane o con chiunque altro. Non sei pronto a metterti in gioco con lui, e anche questo va bene Sebastian, nessuno te ne fa una colpa, ma lascialo andare.”

 

Sebastian annuì di nuovo, ancora una volta senza incontrare lo sguardo di Charlotte, si alzò dal divano e andò a chiudersi in camera sua.

 

La ragazza tornò a sedersi e si prese la testa tra le mani.

Sapeva che il suo migliore amico stava soffrendo, ma sapeva anche che Edward meritava qualcuno.

 

Quel pomeriggio trascorso con lui e Shane era stato piacevole.

Shane sembrava essere davvero un bravo ragazzo, oltre ad essere affascinante da morire.

 

I due non erano fidanzati, Edward non aveva accennato nulla, ma entrambi erano comunque a loro agio e affiatati l'uno con l'altro.

Sembravano davvero felici.

 

 

La ragazza sospirò, e si voltò alla propria destra. Blaine era ancora lì più miserabile che mai.

C'era un altro problema da sistemare quella sera.

 

"Blaine..." cominciò Charlotte "Non so bene come prenderai questa notizia maaa.. insomma, se qualcuno ti chiede i sposarlo e tu non accetti, di solito non tieni l'anello, e se accetti e poi rompi il fidanzamento, restituisci l'anello alla persona che ha fatto la proposta.."

 

A quelle parole, gli occhi di Blaine diventarono possibilmente due volte più grandi, e si portò una mano davanti alla bocca spalancata per lo stupore.

 

"Oh mio Dio.. quindi mi stai dicendo che..."

 

Charlotte annuì solennemente con la testa. "Eh si Blaine.."

 

"Kurt aveva proposto ad Adam. Non posso crederci. Ecco perché é tornato improvvisamente da me! Perché lui non ha accettato."

 

Le spalle di Blaine erano incurvate, come se su di esse portasse tutto il peso del mondo. L'espressione era triste, gli occhi lucidi. Guardava verso il televisore spento davanti a sé.

 

Proprio per quel motivo non notò l'espressione dell'amica.

 

Charlotte stava sorridendo.

 

Non riusciva a spiegarsi come mai Blaine non fosse arrivato a capire la verità, che era così ovvia, alla quale anche un bambino sarebbe arrivato, in meno di una manciata di secondi.

Era come fare due più due, e Blaine sì, aveva unito tutti i pezzi di quel semplice puzzle, ma ciò che ne aveva dedotto, ora certamente la cosa più lontana dalla situazione reale dei fatti.

 

 

La ragazza capì che a dispetto delle apparenze, Blaine Warbler Anderson, era tutt'altro che una persona sicura di sé.

 

Blaine aveva una paura folle di perdere di nuovo Kurt, e quello gli stava impedendo di incastrare tutti gli ingranaggi e di far funzionare correttamente il meccanismo.

 

"Blaine.." Fece Charlotte, fermandosi subito dopo.

 

Non era giusto in quel frangente svelare tutte le carte.

 

Charlotte si rese conto che, per la seconda volta in una serata, forse era meglio tenere per sé le proprie opinioni. Valeva la pena far soffrire un po i suoi migliori amici, in vista di ciò che avrebbero potuto guadagnare in futuro, arrivando da soli alle proprie conclusioni.

 

Un magnifico ricordo.

Un insegnamento prezioso.

Un pò di coraggio.

 

Charlotte si morse la lingua, alzandosi dal divano. "..credo che dovresti parlarne con Kurt."

 

 

 

* * *

 

 

Chiuse la porta della propria camera a chiave, e si buttò sul letto.

Prese a scorrere la rubrica del cellulare e quando arrivò al nome che stava cercando, e fece partire la chiamata.

 

 

"Pronto?"

 

"Kurt!"

 

"Charlotte! Mio Dio, stavo per chiamarti! Blaine ha ancora il telefono staccato! Lo so che hai detto di stare tranquillo ma questa situazione mi mette ansia. Rachel mi ha anche detto che hai annullato la serata con lei e Santana!"

 

"Sì ho dovuto, qui stasera abbiamo avuto dei piccoli drammi. Anche con Sebastian. Ma niente che non si possa risolvere al meglio, infatti ti ho chiamato proprio per questo."

 

"Okay, dimmi.."

 

"Blaine ha trovato gli anelli che volevi usare per fargli la proposta, Kurt.."

 

"Oddio, quindi é scappato da casa mia e non risponde alle mie telefonate perché non vuole sposarmi. L'ho spaventato. Sapevo che era una cosa impulsiva, ma li ho comprati quando non eravamo ancora tornati insieme e, oh mio Dio, Charlotte, ho rovinato tutti. Rovino sempre tutto e-"

 

"Kurt! Calmati! Lui pensa che gli anelli siano di Adam, o per Adam insomma! Pensa che tu gli abbia fatto la proposta e lui abbia rifiutato, e per questo, tu sei tornato da lui."

 

"Lui pensa che, io abbia... MA CHE COSA GLI DICE IL CERVELLO?"

 

"Non me lo chiedere! È un problema comune in questa casa, a quanto pare.."

 

"Non ha letto l'incisione negli anelli? Potevo far scrivere un pezzo della NOSTRA canzone nell'anello per Adam? Ma poi secondo lui, io avrei mai potuto chiedere ad Adam di sposarmi?"

 

"È molto insicuro, Kurt. Anche se non lo da a vedere, ha molta paura del fatto che tu possa lasciarlo di nuovo."

 

"Mai. Non lo lascerei mai di nuovo."

 

"Questo lo so. Comunque non gli ho detto che l'anello é per lui. Lasciamolo cuocere nel suo brodo, così che tu possa ancora fargli la proposta senza che lui si aspetti nulla."

 

"Dici che accetterà?"

 

"Dico che gli verrà un infarto!"

 

 

* * *

 

 

"Così quello é il famoso Sebastian.." Esordì Shane tra una chiacchiera e l'altra quella sera a cena.

Edward si limitò ad annuire, senza alzare gli occhi dal piatto.

 

Nonostante Sebastian fosse scostante nei suoi confronti, a dir poco scorbutico e irritabile, Edward non riusciva a fare a meno di pensare a lui continuamente.

 

"È davvero un idiota, senza offesa eh!" Continuò Shane.

 

Il ragazzo dai capelli rossi scosse le spalle. "Vorrei che a volte mostrasse a tutti quello che io vedo in lui. Vorrei che lo mostrasse anche a me." Sospirò stancamente. "Ma forse quella che ho di lui è solo una stupida idea nella mia testa, forse non c'è altro oltre a ciò che mostra."

 

Shane prese la propria lattina di coca cola e ne bevve un sorso. "Lui e Charlotte sono molto amici?"

 

Edward annuì.

 

Shane sorrise, perchè era così ovvio a quel punto. "Allora dai, il tuo amato non può essere malaccio!"

 

Edward guardò Shane interrogativo. "Che c'entra Lottie ?"

 

"Dico colo che da quello che ho visto oggi, Charlotte non mi sembra il tipo di persona che manda giù gli imbecilli facilmente. Se Sebastian fosse stato un idiota totale, probabilmente non sarebbero stati amici!"

 

"Immagino tu abbia il punto della questione." Decretò dopo qualche secondo di silenzio Edward.

Probabilmente sarebbe stato più facile rinunciare a Sebastian se fosse stato un completo imbecille, invece anche Shane, a modo suo, gli aveva confermato che c'erano buone possibilità che sotto quel muro di presunzione e quelle maniere scorbutiche, ci fosse qualcosa di speciale.

 

Solo che Edward non sapeva assolutamente come fare a tirare fuori il buono da Sebastian, ma forse non si trattava neanche più di quello.

 

Non gli importava più dei modi di Sebastian.

Edward voleva solo essere amato da lui.

Voleva sentirsi desiderato, accettato.

 

E ci aveva provato in tutti i modi, per mesi, riempiendolo di attenzioni e mostrando il proprio interesse, senza paura di un rifiuto.

 

Edward non sapeva più a cosa aggrapparsi.

 

"Hey pretty boy, smettila con quei sospironi tristi!"

 

La voce calda di Shane lo riportò alla realtà.

 

"È che, mi fa soffrire così tanto il fatto che lui non si esprima su nulla. Non mi ha mai dato davvero la possibilità di capire quello che pensa. Vorrei solo che parlassimo chiaro." Disse Edward.

 

"Allora va da lui e parlagli. Mettilo all'angolo e non dargli l'opportunità di scappare!" Propose solenne Shane.

 

 

E quello sì, suonava davvero come un piano vincente.

 

"Posso farlo.” Decretò Edward. “Devo solo decidere quando e come.."

 

Shane alzò un sopracciglio e sbuffo impaziente. "Carpe diem! Alza quel bel culetto dalla sedia e va da lui. Il come lo deciderai sul momento. Metti fine a questa cosa ora. E se andrà bene, tornerai qui con un fidanzato sexy, se andrà male, bè andremo ad ubriacarsi e ugualmente ti troveremo un fidanzato sexy!"

 

 

Edward scoppiò a ridere, alzandosi dalla sedia e andando ad abbracciare stretto Shane. "Cosa farei senza di te, eh?"

 

 

 

* * *

 

 

Erano le undici e mezza di sera, quando Blaine udì qualcuno bussare prepotentemente alla porta.

Probabilmente Kurt, si disse.

 

Non aveva ancora riacceso il cellulare, e quello era sicuramente il suo ragazzo pronto a fargli una sfuriata.

 

Si alzò dal divano, sul quale era rimasto per ore, cercando di raccogliere le idee, tra l'altro non cambiando posizione nemmeno di un millimetro, cosa che avrebbe causato le grida di Charlotte se solo l'avesse saputo, perchè Blaine, non voglio che il tuo, se pur perfetto, fondo schiena faccia una fossa nel nostro divano nuovo! E andò ad aprire la porta.

 

Senti Kurt-” Cominciò, ma fermandosi immediatamente, non appena sulla soglia del loro appartamento, vide un Edward affaticato, quasi morente, che stava per sputare dalla bocca un polmone. “Edward, uhmm ti senti male?”

 

No, ho preso le scale, e non lo farò decisamente mai più!” Rantolò quello poggiandosi una mano sul cuore per cercare di normalizzare il proprio battito cardiaco.

 

Diciannove piani a piedi..Si è guastato l'ascensore?” Domandò Blaine affacciandosi sul pianerottolo, e constatando che l'aggeggio era perfettamente in funzione.

 

No, ero di fretta..! Disse prendendo un ultimo, profondo respiro, raddrizzando la schiena, e tentando di riprendere delle parvenze umane.

 

Aveva ancora il cuore in gola.

Ma non era per le scale.

 

Posso entrare?” Fece timoroso.

 

Blaine lo guardò sospetto, scostandosi al lato della porta per farlo passare. “Certo che puoi, ma è successo qualcosa? Charlotte è in camera sua..”

 

Edward scosse la testa, entrando nell'appartamento. “Sebastian?”

 

Blaine si accigliò. “Sebastian è in camera sua. Perché?”

 

Il ragazzo dai capelli rossi prese a camminare velocemente verso il corridoio dove si trovavano le camere, senza degnare Blaine di una risposta.

 

Non era da lui comportarsi scortesemente, ma in quel momento non riusciva davvero a pensare in maniera corretta.

 

 

 

La camera di Sebastian era l'ultima porta a sinistra, in fondo al corridoio.

Era chiusa, e nessun rumore proveniva dall'interno.

 

Edward abbassò piano la maniglia ed entrò nella completa oscurità, richiudendosi la porta alle spalle.

 

 

 

 

* * *

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE:

 

Non odiatemi, lo so che l'angst è brutta e cattiva, ma ho dovuto.

Prometto che aggiornerò presto!

 

Quanto è stupido Blaine? LALALALALA

Ve lo farò odiare MU AH AH.

 

Okay non avevo da dire molto su questo capitolo, aspetto che voi mi diciate qualcosa invece.

 

Grazie aexplodeinthesky che a recensito :)

 

Grazie a chi segue la storia! Ogni volta che vedo quel numerino aumentare perdo un battito!

 

Vi ricordo la pagina della storia, su cui ho praticamente spoilerato tutto il capitolo mentre lo scrivevo HAHAHAH ma su cui ho anche aggiunto la foto di Louis Phillips!

http://www.facebook.com/ValentinaDCAutoreEfp

 

Love u guys :)

V.

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Capitolo 14
*** Red ***


   Chapter Fourteen
-Red-
 
 
Missing him was dark grey all alone
Forgetting him was like trying to know somebody you’ve never met
Cause loving him was red, we’re burning red
And that’s why he’s spinning round in my head
Comes back to me burning red.”
 
Taylor Swif - Red
 
 
 
 
 
Edward si tolse le scarpe accanto alla porta per non fare rumore e camminò in punta di piedi fino al letto di Sebastian.
 
Il ragazzo dormiva placidamente, su un fianco, dando la schiena all'altro, al centro del letto matrimoniale. Aveva i capelli liberi da qualsiasi tipo di prodotto per acconciarli, indossava una maglietta a maniche corte. Sebastian aveva le labbra leggermente aperte e un'espressione tranquilla dipinta sul volto.
 
 
Edward si mise in ginocchio sul pavimento ai piedi del letto e accarezzò la spalla di quel ragazzo bellissimo di fronte a sé.
 
"Sebastian!" Lo chiamò sottovoce, picchiettando con le dita sulla sua schiena. "Sebastian, dai sveglia, ho bisogno di parlarti!"
 
"Hmmm Charlotte vai a letto, ne parliamo domani.." Mormorò quello, senza nemmeno degnarsi di aprire gli occhi.
 
Edward sorrise, mordendosi un labbro. "Bastian, sono Edward.."
 
Il corpo di Sebastian si irrigidì di colpo e improvvisamente si girò con espressione seria. "Non sei davvero in camera mia nel cuore della notte? Dimmi solo che questo è un sono molto reale!"
 
"Ho bisogno di parlarti.." Sussurrò Edward abbassando lo sguardo.
 
Sebastian si mise supino e si strofinò il viso con le mani. "Non potevi aspettare domani mattina?"
 
"Shane pensava che-"
 
A quel nome arrivò puntuale uno sbuffo. "Aaaah Shane, Shane.. se si tratta di lui non mi interessa." disse voltandosi di nuovo di schiena.
 
Il ragazzo dai capelli rossi lo guardò interrogativo. "Non si tratta di Shane. Si tratta di te. E me."
Sebastian rabbrividì.
 
E così il momento della verità era arrivato.
 
"Shane sa che sei qui?"
 
"Mi ha detto lui di venire qui.."
 
"Senti Edward, dì a Shane che io non mi metterò in mezzo alla vostra relazione, non si deve preoccupare."
 
Edward sgranò gli occhi. "La relazione mia e di Shane? Io e lui non stiamo insieme , lui é etero!"
E quelle parole sì che attirarono davvero l'attenzione di Sebastian.
 
Il ragazzo infatti si tirò su a sedere di scatto.
 
"Stai scherzando!" Esclamò.
 
Edward si sedè cautamente sul letto, guardandosi le mani nel grembo. "E anche se non fosse etero, non potrei mai avere una storia con lui, visto quello che provo per-"
 
"Louis!" Sebastian roteò gli occhi, impedendo ad Edward di finire.
 
"TE IMBECILLE! QUELLO CHE PROVO PER TE!"
 
 
Ci fu qualche secondo di silenzio, dopo quella strana dichiarazione d'amore, in cui i due si guardarono negli occhi.
Uno infuriato e l'altro stupito.
 
Ed..” Sebastian provò a sfiorare il braccio del ragazzo che però si ritrasse immediatamente.
 
Non toccarmi. E non ti azzardare più a nominare Louis e a roteare gli occhi. Non lo conoscevi. Se fosse stato qui ti avrebbe spaccato la faccia, e io l'avrei incitato.” Disse alzandosi dal letto e camminando verso la porta
 
 
Edward scusami, per favore torna qui.” Sussurrò Sebastian, poi prendendo un profondo respiro. “Anche io ho qualcosa da dirti.”
 
Edward si voltò piano, con un espressione scettica sul volto e le braccia incrociate sul petto. “Ti ascolto.”
 
Sebastian si sedette con la schiena contro la spalliera del letto, guardando l'altro e accarezzando il materasso accanto a sé, facendo segno di sedersi in quel punto.
 
Aspettò che l'altro di accomodasse vicino a lui per iniziare a parlare.
Quello sarebbe stato il discorso più difficile della sua vita.
Aveva già il cuore in gola.
O forse il suo cuore gli era semplicemente seduto accanto.
 
Faccio schifo a parlare di queste cose..” Cominciò, guardando dritto davanti a sé. “Ma l'altro giorno ho sentito questa canzone..Everything has changed, e mi sono venuti i brividi, perchè sembrava che parlasse di te.” Sebastian rise. “Sono mesi che tutto parla di te, in realtà. Ma comunque dice..” Il ragazzo fece il gesto delle virgolette con le mani, per citare le parole della canzone
 
L’unica cosa che sapevo quando mi sono svegliato stamattina, è che adesso so qualcosa, qualcosa che prima non sapevo, e l’unica cosa che ho visto nelle ultime diciotto ore sono quegli occhi verdi e le lentiggini del tuo sorriso. Nel profondo della mente, mi fa sentire come se volessi solo conoscerti meglio adesso.”
 
Sebastian si morse le labbra, continuando a guardare di fronte a sé.
Era imbarazzato.
 
Edward sorrise a vederlo così vulnerabile.
Sapeva che c'era qualcos'altro, e quel qualcosa stava uscendo fuori.
 
Quando sei entrato nell'appartamento di Charlotte alla Dalton quella mattina, mi sono sentito come morire e rinascere insieme. Ti ho visto e qualcosa dentro di me ha fatto click, ti guardavo e pensavo che eri bellissimo, che volevo accarezzarti, e contare tutte quelle piccole lentiggini che hai sparse sulla pelle. E il tuo sorriso, cavoli, spiegami come una persona che ha sofferto così tanto, può avere un sorriso del genere. Non ho smesso di pensarti da quel giorno.” Sorrise, stringendo nervosamente con una mano, il copriletto sotto di sé.
 
Edward notò il gesto, e poso la propria mano su quella di Sebastian, che mollò immediatamente la presa sulla povera coperta.
 
“Se credi che sia finita qui, ti sbagli! Quella dannata canzone continua!” Rise nervosamente. “Perchè tutto quello che so è che ci siamo salutati e i tuoi occhi sono stati come tornare a casa, tutto quello che so è semplice, non trovi? Ogni cosa è cambiata. Tutto quello che so è che tu hai aperto la porta, tu sarai mio e io sarò tuo e tutto quello che so da ieri, è che tutto è cambiato. Tutti i miei muri si ergono alti dipinti di malinconia, e io li butterò giù e aprirò la porta per te. Torna indietro e dimmi perchè mi sento come se mi fossi mancato per tutto questo tempo. Incontrami lì stanotte e fammi sapere che non è tutto nella mia testa.
 
Sebastian sospirò sotto il tocco delle dita calde di Edward ad accarezzargli il dorso della mano.
 
So che non è tutto nella mia testa Ed, ma io ho paura lo stesso.” Mormorò. “Non so se sono in grado di vivere una storia, ma per te ho pensato davvero di provarci. Quello che però mi terrorizza di più è il vivere costantemente sotto il ricordo di Louis. Lui che era il fidanzato perfetto, lui che era l'altra metà della tua mela.. Cosa c'entro io in questa equazione Edward?”
 
 
Il ragazzo finalmente spostò gli occhi, facendo combaciare lo sguardo in quello dell'altro.
Edward per la prima volta, vide tanta insicurezza e tanto timore in quegli occhi.
 
La cosa che gli fece stringere il cuore, fu che sfortunatamente non aveva molte parole di conforto. Non aveva una vera e propria risposta da dargli.
Solo una constatazione della realtà.
 
Sebastian, Luois non c'è più. Se n'è andato anni fa ormai, e chi può dire se davvero io e lui saremmo potuti durare fino ad oggi nonostante tutto.. Magari lui avrebbe trovato qualcun altro, o io avrei trovato qualcun altro, forse addirittura avrei potuto incontrare te, e mi sarei comunque innamorato. Nessuno può dirlo, è solo andata così. Non ragionare di equazioni, quando ci sono in mezzo tanti se e tanti ma. Nessuno si aspetta che tu sia un fidanzato perfetto, neanche Louis lo era! In fondo, stiamo parlando del fratello gemello di Charlotte!”
 
A quelle parole risero entrambi, e Sebastian si rilassò, voltando la mano che Edward gli stava ancora accarezzando, e intrecciando insieme le loro dita, palmo contro palmo.
 
Sai Sebastian, credo che tutti possano amare i pregi di una persona. È l'amore che ama ancora di più i difetti.” Mormorò sorridendo.
 
Sebastian rise leggermente. “Ma io non ho difetti!”
 
Edward alzò gli occhi al cielo, mordendosi l'interno delle guance per trattenere un sorriso. “Eccolo qui, è tornato Sebastian!” Disse circondando l'altro tra le braccia, e poggiando la testa sul suo petto. “È come tornare a casa.” Aggiunse dopo poco con un tono quasi impercettibile.
 
 
 
 
I due ragazzi rimasero un silenzio in quella posizione a coccolarsi per un pò, ognuno dei due, profondamente immerso nei propri pensieri, e inebriati dal calore del corpo dell'altro.
Sembrava ad entrambi totalmente surreale, dopo essersi desiderati per così tanto tempo, finalmente potersi accarezzare e abbracciarsi. Poter passare le mani sulla pelle dell'altro, le dita tra i capelli. Poter sentire i rispettivi profumi e imprimerseli nella mente, per non farli scappare mai dalla memoria.
 
Era davvero il momento di dirsi tutto, e per quel motivo Sebastian decise di rompere quell'idillico silenzio. "Non sono mai stato il ragazzo di nessuno." Affermò..
 
Edward si tirò su a sedere, sciogliendo l'abbraccio, e guardando l'altro con espressione interrogativa. "No? Eppure la tua fama di grande conquistatore ti ha sempre preceduto!"
 
"Non sono mai stato il ragazzo di nessuno." Ripete. "Ma questo non vuol dire che i non sia mai stato con nessuno, ci soni stati parecchi ragazzi con cui sono anda-"
 
"Esistono secondo te i preservativi per la lingua?" Lo interruppe Edward, che stava in tutti. modi cercando di esaminare da lontano la lingua di Sebastian.
 
"Che c'entra ora?"
 
Edward scrollò le spalle, con sguardo noncurante. "Non voglio che mi baci con quella lingua schifosa. chissà dove l'hai infilata!" Fece.
 
L'ombra del sorriso che aveva sulle labbra non sfuggì a Sebastian, che iniziò a stuzzicarlo. "Bene, se proprio lo vuoi sapere, proprio una settimana fa, su questo letto-"
 
Il ragazzo dai capelli rossi tappò prontamente la bocca dell'altro con le mani. "Non lo voglio sapere." Disse ridendo.
 
Sebastian annuì, venendo liberato immediatamente. "Seriamente Ed, prima che mi interrompessi, stavo cercando di dirti che non so come funzionano le relazioni, sono totalmente inesperto in questo campo. Dovrai darmi una mano.. Non so nemmeno da dove cominciare..." Mormorò leggermente imbarazzato.
 
Edward sorrise affettuosamente, e accarezzando la mandibola dell'altro, si avvicinò al viso di Sebastian, premendo le proprie labbra su quelle del ragazzo. "Potresti iniziare così." Sussurrò staccandosi appena.
 
Sebastian appoggiò le proprie mani su entrambi i lati del viso di Edward, rifacendo combaciare le proprie bocche e scivolando insieme al compagno, sul materasso.
 
Il ragazzo si portò sull'altro, iniziando a posargli piccoli baci sulle labbra e sussurrandogli tutte quelle cose, che per mesi non aveva avuto il coraggio di far uscire dalla propria bocca.
 
 
"Sei la cosa più bella che io abbia mai visto."
 
"Ti ho sognato ogni notte dal giorno in cui hai varcato quella porta."
 
"Voglio contare una per una le tue lentiggini."
 
"Sei mio."
 
 
E quello fece rabbrividire entrambi.
 
Edward sfilò la maglietta di Sebastian, facendola cadere sul pavimento, facendo lo stesso con la propria e abbracciando l'altro ragazzo stretto contro la propria pelle.
 
Gli posò un bacio vicino l'orecchio sussurrando. "Non voglio che vai con nessun altro Sebastian, prima che ci spingiamo talmente in là da rimanerne scottati, dimmi che ce la farai a non andare con nessun altro."
 
Sebastian si allontanò di qualche centimetro, facendo leva sui gomiti, solo per osservare il bellissimo ragazzo sotto di lui.
 
Lo guardò in quegli occhi blu intensi e ci vide qualcosa che non aveva visto da nessun'altra parte.
 
L'Amore.
 
Gli sorrise baciandolo di nuovo.
 
Baciò l'Amore, dritto sulla bocca, in un bacio appassionato, profondo, e quando si staccò, entrambi erano senza fiato, ma l'aria per quella risposta la trovò comunque. "Non ho bisogno di nessun altro, se tutto quello che voglio è tra le mie braccia."
 
 
Quella notte, Sebastian fece qualcosa che non aveva mai fatto prima. Dedicò tutta l'accortezza e l'attenzione di cui era capace, alla persona che aveva nel letto con sé.
 
La persona di cui si stava innamorando, o di cui era probabilmente già innamorato.
 
I due ragazzi si spogliarono a vicenda con estrema lentezza, cercando di imparare a memoria ogni lembo di pelle con lui venivano a contato.
 
Sebastian potè finalmente sfiorare con le labbra quella miriade di piccolissime lentiggini che cospargevano il corpo di Edward.
 
Succhiò nella propria bocca prima uno e poi l'altro capezzolo del compagno, deliziandosi dei piccoli rumori che il ragazzo sotto di lui emetteva senza ritegno.
 
Scese con la lingua su quel corpo bellissimo, lasciano una scia di saliva, che dal petto proseguiva fino all'ombelico, di cui tracciò il contorno, facendo ridere l'altro.
 
Smettila di fare lo stupido e di perdere tempo, prima che io muo- Dio Sebastian...” Gemette quello, appena il ragazzo passò la punta umida della propria lingua su tutta la lunghezza dell'altro, soffermandosi poi sulla punta.
 
Edward si aggrappò alle spalle di Sebastian, trascinandolo di nuovo su di sé, per baciarlo, per assaporarsi nella bocca del ragazzo a cui andava dietro da mesi.
 
Smettila di stuzzicarmi.” Mormorò staccando appena le labbra da quelle dell'altro. “Ti voglio. Ora.”
 
Sebastian rise, lasciando un bacio umido sulla guancia di Edward.
 
Ai suoi ordini!”
 
Si allungò per raggiungere il primo cassetto del comodino e prendere il lubrificante e i preservativi, buttò gli ultimi sul letto e aprì il tappo della bottiglietta, cospargendosi le dita con il liquido.
 
Bas, oggi metti il condom, ma domani andiamo in ospedale a fare le analisi e se non hai nulla, non voglio che li usiamo..” Sussurrò Edward.
 
 
Sebastian si inginocchiò tra le gambe dell'altro e lo fissò perplesso. “Non ho niente, non c'è bisogno di fare le analisi.”
 
Edward scrollò le spalle. “Voglio che le fai, e se vuoi le farò anche io!”
 
Non c'è bisogno che tu le faccia, ma se ti fa stare più sicuro io le farò.” Sorrise dando un bacio alla coscia del ragazzo e iniziando a prepararlo con cura.
 
 
 
 
Quella notte Edward dopo anni si sentì di nuovo amato. Come se fosse di nuovo nel posto giusto. Tra le braccia dell'uomo giusto. Sebastian poteva non essere stato un santo durante tutta la sua vita, e negli ultimi mesi c'erano state volte in cui lo aveva trattato davvero come se non contasse nulla, ma lì in quella camera, lui capì che quello che stavano facendo era amore, che Sebastian lo stava amando come non aveva fatto con nessun altro in vita sua.
 
Ed era vero.
 
Perché il quella notte di puro amore, Sebastian decise che nessuno a parte Edward sarebbe entrato nel suo letto. E che soprattutto nessuno oltre a lui sarebbe mai entrato nel suo cuore.
 
 
 
 
* * *
 
 
 
NOTE DELL'AUTRICE:
 
Hi :)
 
Niente Klaine, lo so, probabilmente è il motivo per cui la storia perde lettori. Ma se non siete pazienti non è colpa mia. Tutto va fatto con cura e in questo modo vanno le cose qui! Ci sarà tempo per i Klaine, già dal prossimo capitolo. Ci sarà tempo anche per Charlotte.
 
Ci saranno ancora colpi di scena, e un finale (che sto ancora organizzando) ma che voglio che vi sorprenda!
 
La canzone di cui parla Sebastian è “Everything has changed” di Ed Sheeran e Taylor Swift.
 
 
Vi ricordo il sito della pagina, su cui l'altro giorno ho messo la foto di Edward (finalmente), e su cui ci sono Spoilers e aggiornamenti continui.
 
 
Come al solito ringrazio chi c'è di nuovo a seguire la storia, chi recensisce e chi mi lascia i propri pareri ovunque.
 
Alla prossima.
 
Love ya guys,
 
V.

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