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di martar95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO
 
 
30 Agosto 2050
 
C’è un momento della nostra vita che non potremmo mai dimenticare. Può essere bello, oppure no, ma comunque quel momento rimarrà impresso nella nostra memoria… per sempre.
 
Anche a me è successo sai? Molti, molti anni fa…
 
 
 
30 Agosto 2010
 
Quell’anno l’estate non era passata in fretta. Forse perché l’avevamo sprecata per finire i preparativi per il trasloco, o forse perché mio padre l’aveva passata ad assillarci dicendo che la nuova città sarebbe stata fantastica e che la donna con cui si doveva risposare lo era altrettanto.
 
Esatto mio padre si sarebbe dovuto risposare. Mia madre era morta l’anno prima di cancro, era malata da molto tempo quindi eravamo già preparati alla sua morte, ma non fu così facile superala. Mio padre dovette andare da uno psicologo, o meglio una psicologa, ed è proprio li che trovò di nuovo l’amore.
 
Io e mio fratello, Josh, eravamo felici che mio padre avesse ritrovato di nuovo il sorriso, l’unico problema era che questa donna abitava in un'altra città…
 
“Che cosa? Dobbiamo trasferirci??” “Esatto tesoro hai sentito bene!” “Ma io credevo che Katrin si sarebbe trasferita da noi!” Katrin, così si chiamava. “Bè tesoro abbiamo deciso di andare a vivere da lei, visto che la nostra casa è più piccola e che in tutto saremo in 6” “In 6 ? ma quanti figli ha? Perché non ce l’hai detto prima??” mi stavo veramente adirando. “Nemmeno i suo figli lo sanno, e comunque ha un figlio di otto anni, praticamente coetaneo di Josh, e un altro di ventuno” “Aspetta e quindi tu vuoi far vivere tua figlia di diciassette anni con uno di ventuno, che ne sai magari è un stupratore oppure un drogato opp-“ non finii la frase che mio padre iniziò a urlare “Adesso basta Emma così ho deciso. Se non ti sta bene mi dispiace, ma devi fartene una ragione!” rimasi senza parole era la prima volta da quando la mamma era morta che litigavamo. “Bene” dissi andando in camera mia e sbattendo la porta.
 
 
 
1 settembre 2010
 
Erano passati due giorni dal nostro “litigio”, e io e mio padre ci parlavamo appena. Era arrivato il momento di partire. Il viaggio fu lungo e silenzioso, interrotto a tratti dalle domande di Josh su Michael, il figlio più piccolo di Katrin, a cui mio padre rispondeva con piacere. Ci fermammo due volte a degli autogrill per mangiare o per fare rifornimento di benzina.
 
Mentre guardavo fuori dal finestrino i ricordi presero il sopravvento.
 
Da  bambina quando andavamo a fare dei viaggi tutti insieme il paesaggio della Florida era bellissimo, c’erano molte foreste di faggi, betulle o querce, e ci divertivamo a trovare l’albero più grande e più bello di tutti. Ma il tempo passa e come tutte le cose belle, pian piano le foreste scomparivano a causa del disboscamento. Così quel viaggio già così triste fu aggravato da questo ricordo.
 
Finalmente dopo ben 6 ore di viaggio arrivammo a Baldwin. La città era apparentemente tranquilla e silenziosa, le strade erano composte da molte villette schierate una accanto all’altra, sembrava proprio di trovarsi in un film. Voltato l’angolo in fondo alla strada, ci apparve davanti una grande casa tinta completamente di blu, e fuori ad aspettarci c’erano una donna alta e bionda, una bambino che sedeva sulla sua bici, ed un ragazzo che guardava il suo cellulare.

 





Angolo Autrice

Salve! Sono nuova di EFP e questa è la prima storia che scrivo :) Spero che vi piaccia! 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
 
 
 

Mio padre e mio fratello scesero subito dall’auto, io rimasi a contemplare l’enorme casa e successivamente il volto della donna bionda, che appena vide mio padre si illuminò. Iniziarono a parlare, e io sentii bussare al finestrino dell’auto. Era mio fratello “Allora scendi o no??” “Arrivo dammi un secondo” “si ma sbrigati papà ci vuole presentare la famiglia di Kate” Kate?? Da quando la chiamava Kate? “ Eccomi” Dissi seccata.  Scesi dall’auto e cercando di essere meno impacciata possibile mi avvicinai a mio padre. Katrin  mi sorrise e subito chiamò i suoi figli rispettivamente impegnati, uno con al propria bici e l’altro con il cellulare.
 “Michael, Jared venite qui” I due ragazzi si voltarono e si avvicinarono lentamente. Il più grande continuava a tenere lo sguardo fisso sul telefono, mentre il piccolo disse rivolto a mio fratello “ Piacere io sono Michael e tu devi essere Josh” “ Si.. piacere” disse mio fratello un po’ imbarazzato “Senti ti va di vedere la mia collezione di macchinine da corsa ne ho veramente molte” “Certamente” disse quasi urlando, e i due si allontanarono parlando di cose assolutamente incomprensibili.
 Li guardavo sorridendo, ero davvero felice che mio fratello avesse fatto subito amicizia con quel bambino, che a mio parere non sembrava molto simpatico. Quando scomparirono dietro la casa mi voltai e quasi sobbalzai vedendo gli occhi del ragazzo che prima erano incollati al cellulare. Erano  splendidi occhi di colore blu/mare, incorniciati da un viso dalla straordinaria perfezione angelica. Sarei rimasta a fissarlo per ore se mio padre non avesse interrotto quella visione dicendo “ Su Emma non essere maleducata presentati come si deve!” “C-certo” dissi insicura avvicinandomi sempre di più a quegli occhi. Porsi una mano al quel bellissimo ragazzo dicendo “P-piacere io sono Emma” Il ragazzo mi prese la mano e sorridendomi mi disse “Io mi chiamo Jared.. il piacere è tutto mio Emma” “Bene ragazzi ora che vi siete presentati che ne dite di entrare in casa così Emma puoi iniziare a mettere le tue cose nella tua stanza” Cia avviammo verso la porta d’ingresso.
Si capiva subito che il lavoro di Katrin fruttava molti soldi, visto soprattutto l’arredamento costoso che caratterizzava la casa. Appena entrati ci ritrovammo in un enorme salone, al cui interno si trovavano due divani posizionati l’uno di fronte all’altro centro al centro un tavolino di vetro.  Alla pareti erano posizionate molte foto di famiglia e sopra il camino un’enorme televisore al plasma.
 “Questo è il soggiorno” disse orgogliosa Katrin “adesso vi faccio vedere la cucina” Mentre ci avviavamo verso la cucina fui sorpresa da una voce che mi disse ironicamente “Non farci caso è molto orgogliosa di come ha arredato la casa, avvolte diventa pure noiosa” mi voltai di scatto quasi spaventata e mi ritrovai immersa di nuovo in quei grandi occhi blu. “N-non fa niente” riuscì solo a dire. La cucina era perfettamente all’altezza del soggiorno, arredata in maniera impeccabile, e moderna proprio come piaceva a me. Katrin inizio dicendo “Be questa è la cucina, naturalmente l’arredamento l’ho ideato io  anche se devo ammettere che ho preso spunto da qualche…” “Ehi senti che ne dici se ti faccio vedere la tua camera? Potrebbe andare avanti per ore” mi sussurrò Jared. “Perché no” Dissi, quel ragazzo mi faceva uno strano effetto. 
Mentre salivo le scale di quella enorme casa sentivo ancora Katrin che parlava dell’arredamento della cucina, sembrava che né lei né mio padre si fossero accorti della nostra assenza. Arrivati al piano di sopra vidi un lungo corridoio “Qui ci sono tutte le camere, questa è di Michael” Jared mi mostrò la prima porta a sinistra “ Qui a destra c’è il bagno, li accanto la camera di tuo fratello…” “Josh” dissi vedendolo in difficoltà “Si giusto.. Questa è la mia” mi mostrò la stanza a sinistra di fianco a quella del fratello “E quella di fronte è la tua” Mi aprì gentilmente la porta e appena entrata dissi semplicemente “woow, è davvero enorme” Jared mi guardò con uno sguardo confuso. “sai io ho sempre condiviso la stanza con mio fratello e quindi è bellissimo per me avere una stanza tutta mia” Dissi per giustificarmi. “Oh.. capisco” pronunciò poi uscendo. Lo seguii e appena fuori mi indicò la porta in fondo al corridoio “li dormiranno mia madre e…Tuo padre” Rimasi in silenzio. “Lo so che è difficile da accettare, mia madre si è già sposate due volte e ogni volta è una sfida riuscire a interagire con la nuova famiglia, ma credo che questa volta andrà bene la vedo sinceramente innamorata” disse, sembrò quasi volermi rassicurare. “Grazie…” “Per cosa??” mi chiese confuso, ma prima che riuscissi a dire qualcosa irruppero mio padre, Karin e i bambini. “Bene Jared le hai già mostrato le camere, ora che ne dite di portare su le valige” “Certo mamma” “D’accordo” acconsentimmo quasi all’unisono.
Finito il trasporto dei bagagli si era fatta ora di cena. “Bene ragazzi è ora di cena forza mettetevi a tavola” Enunciò Katrin. Mio fratello e Michael si sedettero vicini e continuarono a parlare di macchine e cose simili, mio padre e Katrin si sedettero rispettivamente ai due capi del tavolo, ed io finii seduta accanto a Jared.
A metà cena mio padre chiese a Jared “Allora ragazzo tu cosa vuoi fare nella vita, tua madre mi ha detto che al momento sei disoccupato e cerchi un lavoro, sai io ho chiesto il trasferimento alla mia banca qui magari posso sentire se hanno qualche posto libero.” “Anche se mi sembra strano che tu sia disoccupato essendoti diplomato  con il massimo dei voti ” disse dopo una breve pausa. Jared smise di mangiare la sua insalata(da quel che avevo capito non mangiava carne) e guardò sua madre dicendo “Ah davvero??” Capii subito che la l’atmosfera si stava scaldando. “Jared asco-“ “No!! la devi smettere di dire alle persone cose che non sono vere su di me!!” Jared si alzò in piedi e tutti lo fissammo stupiti, sembrava un ragazzo tranquillo, ma quel suo scatto ci fece ricredere. “Sai John..” John così si chiamava mio padre “è vero che sono disoccupato e cerco lavoro, ma non ho mai finito la scuola e se vuoi sapere il perché forse questa volta mia madre ti dirà la verità” sbottò in fine prima di correre in camera sua e sbattere violentemente la porta alle sue spalle. Katrin rimase scioccata, aveva le lacrime agli occhi, credo che sapesse che prima o poi sarebbe successo ma di certo non si aspettava che accadesse proprio la prima sera del nostro arrivo. “S-scusatelo e-ecco io…” non riuscì a finire la frase che scoppiò in lacrime. Mio padre andò subito a consolarla, uscirono sulla veranda e probabilmente Katrin li stava raccontando la verità su Jared. Ma cosa aveva fatto quel ragazzo di così tanto terribile da nascondere la verità persino al suo futuro marito?




Angolo Autrice!

Okay qualunque riferimento a Jared Leto è puramente casuale xD Scusate ma sono un po' una fan dei 30STM ! Infatti ero indecisa se fare una fan fiction... ma alla fine l'ho messa come storia originale ! :) 
Comunque sia spero che vi piaccia :D

baci xxx

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Nel frattempo io ed i bambini sistemammo la cucina, cercando di non fare danni. Non appena finito mio fratello e Michael andarono a giocare ai videogiochi, io ero tentata di andare da Jared a chiedergli cosa era successo e perché aveva trattato sua madre in quel modo, ma mi ricredetti subito pensando che sarebbe stato troppo presto visto che eravamo “fratelli” da solamente 24 ore. Così andai nella mia stanza.
 
23.38 Il tempo non passava e io non riuscivo a prendere sonno, forse a causa della nuova casa del nuovo letto, o pure a causa di ciò che era successo la sera prima, cosa molto più probabile visto che ero una persona capace di addormentarmi in qualsiasi posto.
23.55 Decisi di scendere in cucina a prendere un bicchiere di latte, mi ricordai che mia madre me ne dava sempre un per farmi addormentare, e non so come ci riusciva. Così arrivata nella enorme cucina aprii il figo presi il cartone del latte, ma mentre stavo per versarlo nel bicchiere un rumore mi fece sobbalzare facendo finire il latte direttamente sul pavimento di marmo. 24.00
 
2 settembre 2010
 
“Ehi tranquilla sono io” era una voce calda e tranquilla “perché sei in cucina al buio??” “Jared sei tu?” chiesi stupidamente, chi altro poteva essere?? “Si sono io” disse accendendo la luce. Indossava solamente dei boxer con una strana fantasia e aveva i capelli arruffati. “Scusami non volevo spaventarti solo che ho sentito un rumore e sono sceso a controllare” “N-no tranquillo…” “Bè forse è meglio pulire se no mia madre si arrabbierà molto” disse prendendo uno straccio da uno dei tanti cassetti presenti. Forse era quello il momento di chiedergli spiegazioni per quanto avvenuto, ma prima che potessi dire qualsiasi cosa lui aggiunse ironico “Bel pigiama comunque” mettendosi poi a pulire il latte versato. Io rimasi a guardarlo imbarazzata, in effetti il pigiama che indossavo non era di certo da matura diciassettenne, che dicevo di essere, in quanto ci erano raffigurati sopra dei coniglietti che si abbracciavano, ma era il primo pigiama che avevo trovato e l’avevo indossato pensando che sarei riuscita ad arrivare direttamente al giorno dopo senza farmi vedere da nessuno. Dopo aver ripulito Jared versò il latte rimasto nel bicchiere che precedentemente avevo perso e me lo porse dicendo “Ecco tieni e scusa ancora” “Grazie Jared” ci fu una breve pausa durante la quale bevvi più di metà del latte che conteneva il bicchiere, e lui aggiunse “Sai mi piace come dici il mio nome” io smisi di bere arrossendo visibilmente “C-cosa??” “Si il mio nome, mi piace come lo dici” “M-ma io lo dico in modo normale, come tutti…” “Forse a te sembra così ma fidati non lo è” “Bè d’accordo se lo dici tu” dissi infine mettendomi a bere di nuovo. Jared mi guardò finire e in tono grave mi disse “ Sai mi dispiace tanto per ciò che è successo a cena, io davvero non volevo che subito tu e la tua famiglia vi ritrovaste coinvolti in un litigio, ma vedi mia madre…” cadde un silenzio tombale Jared smise di parlare di colpo e si mise a fissare il pavimento. Decisi di prendere in mano la situazione “Sai non devi parlarmene per forza se non vuoi in fono ci conosciamo appena, ma se vuoi sapere la mia opinione ti dico che in ogni famiglia ci sono dei litigi, per esempio anch’io prima di venire qui ho litigato con mio padre, ma ciò non vuol dire che le situazioni non si possono risolvere, io non so qual è il vostro problema ma magari se ne parlaste tutto si potrebbe risolvere” Jared alzò lo sguardo dal pavimento e posò i suoi enormi occhi blu su di me. Non so perché ma ogni volta che lo faceva mi sentivo a disagio, forse perché credevo che fossero capaci di scrutare persino la mia anima. “Ora sono io che devo ringraziarti” “e per cosa?” “Per non avermi giudicato subito e per non aver insistito a sapere tutta la verità, sicuramente qualcun altro l’avrebbe fatto” “Oh figurati sono abituata a queste cose” dissi quasi vantandomi “Dove abitavo prima c’era una mia amica che faceva di ogni cosa un problema, non so come farà ora senza di me” dissi ridendo.
“Già, adesso starai qui con me” e dicendo questo tornò in camera sua senza aggiungere altro, e io rimasi il in quella enorme cucina con quella frase nella mente…
“Già, adesso starai qui con me”.


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

La mattina era cominciata bene considerando ciò che era successo la sera prima, mi aspettavo che Jared e sua madre si azzannassero non appena si fossero visti ma, invece, si comportarono come se non fosse successo niente; probabilmente avevano chiarito anche se non riesco proprio a immaginare quando.
“Buongiorno Emma”,  “Buongiorno J-“ Stavo per dire il suo nome ma mi bloccai al ricordo di ciò che aveva detto la sera prima. Jared mi guardò in modo interrogativo.
“Allora tesoro tra cinque giorni inizierai la scuola hai già preparato tutto?”, “Si papà l’unico problema è che non so dove si trova” Katrin guardò Jared e lui mi propose: “ Se vuoi posso accompagnarti io.. così vedrai la strada! tranquilla la mattina in macchina arriverai in un batter d’occhio” “Ehmm..”, “Mi dispiace Jared ma dovrai accompagnarla in autobus. Emma non ha ancora la patente” disse mio padre “ E perché? hai 17 anni no?”,  “ Si ma-“ iniziò mio padre ma io lo interruppi “Ma il mio caro paparino ha detto che prima dei diciotto anni non avrei potuto prenderla perché sarei stata troppo-“ feci il gesto delle virgolette con le dita “piccola”. Jared mi guardò e si mise a ridere, credo fosse la prima volta che lo vedevo ridere da quando ero arrivata, in fondo ero lì da solamente un giorno, ma avevo la sensazione che non ridesse da molto tempo. “Bè vorrà dire che andremo in autobus ma dovrai svegliarti presto”, “D’accordo” dissi guardando malissimo mio padre che fece finta di non vedermi.
La giornata passò tranquillamente, pranzammo e passammo il pomeriggio a finire di sistemare le nostre cose. Decidemmo poi, di andare a cena a un ristorante che Katrin conosceva bene perché apparteneva ad uno dei suoi ex pazienti. Al tavolo le posizioni furono invertite, io e mio fratello eravamo seduti accanto e di fronte a noi Jared e Michael. In quella situazione mi trovai un po’ a disagio in quanto ogni volta che Jared mi rivolgeva la parola, cosa che capitava sempre più spesso, mi trovavo costretta a guardare quel viso oserei dire quasi perfetto.
Finita la cena andammo a prendere un gelato ai bambini, Katrin e papà entrarono con loro nella gelateria mentre io e Jared rimanemmo fuori, così decisi di chiederli una cosa che da un po’ mi assillava. “Senti Jared ma… ecco come dire… tu non hai amici? - Jared mi guardò perplesso - S-si.. cioè voglio dire credo che tu abbia di meglio da fare che stare con noi tutto il giorno.. voglio dire-“, “Si capisco cosa intendi” mi interruppe, e poi continuò “Si che ho degli amici, ma ho detto loro che arrivava la mia nuova famiglia e che sarei stato un po’ con loro per conoscerli meglio” sembrava irritato così aggiunsi, non appena ebbe finito: “Certo capisco scusami se te l’ho chiesto… non volevo offenderti” abbassai lo sguardo. “Ehi..” mi disse mettendosi davanti a me e alzandomi il viso fino a far incontrate i suoi occhi con i miei. “Non mi hai offeso tranquilla” Sorrisi arrossendo, “Bene” aggiunsi infine.
Tornammo a casa, naturalmente ognuno era andato con la propria macchina considerando che eravamo troppi per entrare in una sola. Io ero in macchina con mio padre e Josh, che nel frattempo si era addormentato, mentre Jared e Michael erano in macchina con Katrin. Quando fummo quasi arrivati a casa mio padre mi chiese: “Allora Emma che cosa ne pensi della famiglia di Katrin? Sai dopo la nostra litigata non ne abbiamo più parlato”. Mi prese alla sprovvista, davvero non sapevo come rispondere a quella domanda, quindi scelsi di dire semplicemente: “ Sono ok”. Mio padre rise, “Che c’è da ridere??” chiesi perplessa e un po’ irritata. “Niente, niente è solo che mi sembra un po’ più di ok no?? Soprattutto con Jared” “C-cosa ma che dici?? E poi è il mio fratellastro no? e-“ “Ehi Ehi calmati non intendevo quello è solo che sembrate andare d’accordo, considerando che credevi fosse uno stupratore” “Bè si ma comunque qualcosa ha fatto no? che cosa ti ha detto Katrin??” Mio padre si irrigidì nel sentire quella domanda, e senza rispondermi continuò a fissare la strada, quasi come se non sapesse più parlare. Io non volevo pensare cose brutte su Jared ma con tutta questa segretezza non potevo fare altrimenti. Si può sapere cosa ha combinato? pensai, ma ormai era tardi per chiedere spiegazioni a mio padre, in quanto svoltato l’angolo davanti a noi si presentò quell’enorme casa blu. La nostra casa.
7 settembre 2010
Quella mattina mi sveglia tardi nonostante, le raccomandazioni di Jared che la sera prima mi aveva detto di andare a letto presto. Mi vestì di fretta prendendo vestiti a caso dall’armadio, che ormai era stracolmo delle mie cose. Scesi in cucina e trovai Jared e mio padre che avevano finito la loro colazione. Io mangiai un toast alla svelta per poi andare a prendere la bosa e il giacchetto. “Allora tesoro stai attenta e non combinare guai subito il primo giorno di scuola!” mi ribadì mio padre “Stai tranquillo papà” poi mi rivolsi a Jared “Andiamo?” “Certo!” mi rispose sorridendo.
Arrivati alla fermata Jared mi disse “Allora Emma dovrai prendere l’unico autobus che passa di qui, è semplice naturalmente dovrai avere il biglietto” “Accidenti il biglietto” Mi lamentai cercando inutilmente nelle tasche del giacchetto nero che portavo. Jared rise, “Tranquilla te l’ho preso io, qualcosa mi diceva che l’avresti dimenticato” “Grazie..” Risposi imbarazzata. Erano quasi le otto e l’autobus non arrivava. “Accidenti è in ritardo, forse è meglio che per oggi ti accompagni in macchina. Tranquilla non diremo nulla a tuo padre, ti accompagnerò domani in autobus, li diremo semplicemente che non hai capito bene la strada”
“oh.. va bene”. Salimmo in macchina e arrivammo a scuola in circa 10 minuti.
“Eccoci qui, comunque dovresti seriamente pensare di prendere la patente” “Mi piacerebbe molto, ma hai sentito mio padre” Risposi seccata, per poi dirigermi verso quell’enorme struttura bianca, successivamente mi voltai e salutai Jared con un enorme sorriso “Allora ci vediamo dopo” “D’accordo piccola Emma” Disse per prendermi in giro “Mi raccomando sii puntuale, non ho voglia di stare tre ore ad aspettarti” Gli risposi facendogli la linguaccia. “Ricordati piccala Emma io sono SEMPRE puntuale” “Vedremo”, gli risposi prima che la macchina lasciasse il cortile della scuola.
Ed eccoci qua pensai seccata, era il primo giorno dell’ultimo anno di scuola e io non avevo assolutamente voglia di aprire un libro, ma mi feci coraggio ed entrai. Appena arrivai in segreteria una signora bassa e paffuta mi chiese con voce rauca “Allora tu devi essere Emma Swan giusto?” poi continuò senza neanche darmi il tempo di rispondere “Allora cara questo è il tuo piano delle lezioni mi accomando arriva prima la mattina altrimenti arriverai tardi e sai qui i professori non sono molto tolleranti. Comunque piacere io mi chiamo Miss Turner e qualunque dubbio tu abbia puoi venire a chiedere a me!” “Gra-“ “Su dai che aspetti le lezioni stanno per cominciare… ecco senti è suonata la campanella coraggio vai cara!” In effetti era difficile non sentire quella campanella, aveva un suono così acuto che credevo che mi avrebbe perforato i timpani. Lessi velocemente l’orario e alla prima ora avevo Biologia. Bene proprio quello che ci voleva il primo giorno di scuola pensai mentre mi avviavo verso l’aula 51. Presi un bel respiro ed entrai e vidi gli sguardi di tutti i presenti voltarsi verso di me. “Signorina Swan??” “Si sono io” “E’ in ritardo, si ricordi di arrivare puntuale alla mie lezioni!!” “Certo mi scusi non succederà più Signor…” “ Smith, si sieda li accanto a Robert” mi fece cenno di andare al primo banco di fronte a me “D’accordo”.
Appena mi sedetti Robert mi tese la mano e mi salutò con un cordiale “Piacere”. Aveva i capelli neri e occhi marroni, era un ragazzo davvero molto carino e alla prima impressione anche simpatico. Poi aggiunse, “D’ora in poi saremo compagni di biologia, ma non preoccuparti io sono molto bravo in questa materia”.  “Mi fa molto piacere, perché a me non piace per niente” risposi e lui si mise a ridere,  quando rideva era ancora più carino.
Erano le 14.30 e avevo superato incolume ben cinque ore strazianti di scuola. Ed era solo il primo giorno! Sfortunatamente con Robert avevo in comune solo l’ora di biologia e quella di matematica, non che lui mi piacesse ma era l’unica persona che conoscevo almeno un pochino, così almeno avrei parlato con qualcuno e non me ne sarei stata in disparte come di fatti era successo. 
Jared non tardò ad arrivare così quando salii in macchina fui costretta a dirgli “Avevi ragione sei stato puntuale” “Visto? E tu che non mi credevi. Ma dimmi com’è andata?” “Molto meglio di come mi sarei immaginata, ho conosciuto un ragazzo che-“ mi interruppe “Ehiiii vacci piano è solo il primo giorno e hai già fatto strage di cuori!!” “ma che dici?? Se mi lasciassi finire!!” dissi sbuffando “Scusa scusa” si difese ridendo. “Dicevo che ho conosciuto questo ragazzo ma in comune abbiamo solo l’ora di matematica e quella di biologia” “Ahhh io odiavo biologia” disse di colpo. Rimasi sorpresa “Anch’io la odio” “Ahahah.. visto non siamo poi tanto diversi” “Se lo dici tu” “Bè allora credo che dovremmo conoscerci meglio” Disse per poi parcheggiare l’auto nel vialetto dell’enorme casa blu.




--- Angolo autrice.

Salve a tuuutte!! Okay qui vi parla una cara amica della scrittrice di questa storia <3 Siccome non poteva mettere il capitolo, mi ha lasciato entrare nel suo account per aggiornare :)

Beh che dire.. io sono stata la prima lettrice di questa storia e l'adoro *___* quindi recensite, recensite e recensite. E miraccomando continuate a seguire questa magnifica storia <3 Grazie a chi lo farà.

.Marta's best friend. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

12 settembre 2010.

Erano passati quattro giorni dal mio arrivo a scuola e tutto andava bene, oltre a Robert avevo conosciuto una ragazza di nome Hanna e un altro ragazzo di nome Jack, che a mio parere, e non solo mio, non interessavano le donne. Ma questo non importava a nessuno, soprattutto perché era un ragazzo veramente dolce e carino.  Eravamo tutti insieme nel corso di matematica, francese e letteratura e a mensa ci sedevamo insieme a parlare di lezioni, a fare qualche battuta sui professori, e di altre cose personali. 
Quella mattina le previsioni avevano dato pioggia, ma testardamente io volli andare in autobus perché non volevo disturbare Jared che quella mattina stranamente non si era svegliato. Fortunatamente nel tragitto da casa a scuola non cadde neanche una goccia, ma giustamente non appena misi piede fuori dall’enorme portone iniziò a diluviare. Robert, Hanna e Jack erano usciti un' ora prima di me e quindi io ero rimasta da sola. Restai fuori da scuola per mezz’ora aspettando che smettesse, dopodiché chiamai mio padre che però non rispose ed ipotizzai che stesse ancora lavorando. Provai con Katrin, ma neanche lei mi rispose così non mi rimase che chiamare Jared. Composi il numero sperando di non disturbarlo, anche la sera prima sembrava strano, ma non ci feci molto caso. Il telefono squillava, e solo dopo pochi secondi Jared rispose.
“Pronto” la sua voce sembrava diversa, non più dolce e sicura ma sembrava.. triste.
“Jared scusami se ti disturbo, ma come puoi vedere sta piovendo molto forte e ne mio padre ne Katrin rispondono. Non è che magari potresti venire a prendermi? Sempre che la cosa non ti rechi disturbo”
"..."
“Jared?” ripetei.
“Tra 10 minuti sono lì” rispose seccamente e subito dopo riagganciò. Che strano pensai, non avevo mai sentito Jared così triste, forse aveva litigato di nuovo con sua madre o forse con qualche ragazza con cui usciva non lo so. L’unica cosa di cui ero certa era che questa volta sarei riuscita a capire cosa gli fosse successo. Dopo 10 minuti vidi una macchina arrivare davanti ai cancelli e lo sportello si aprì, feci una corsa e salii su.
Non appena chiusi lo sportello e mi voltai vidi una cosa che non mi sarei mai aspettata. Di fronte a me si presentava un Jared completamente diverso da come lo conoscevo. Aveva i capelli tutti bagnati e scompigliati, i vestiti sembrava che chi avesse rubati ad un barbone, e cosa più importante i suoi occhi erano spenti, vuoti senza più anima.

“Grazie per essere venuto, e scusami se ti ho disturbato” ruppi il silenzio, aspettai ma nessuna risposta. Eravamo fermi, davanti ad una scuola ormai deserta ad aspettare non sapevo cosa. Presi coraggio “Jared che succede? C’è qualcosa che non va?” nulla continuava a fissare il vuoto. Mi stavo irritando cosi alzai la voce “Jared!!”
“Scusami oggi è una brutta giornata” rispose, finalmente.
“Si l’avevo intuito, che hai?”
“Niente… non sono affari tuoi!” replicò guardandomi fisso, per poi distogliere nuovamente lo sguardo. “D’accordo ho capito che non ne vuoi parlare ma almeno riportami a casa!” mi stava veramente facendo arrabbiare. 
Accese la macchina e partimmo. Intanto la pioggia si faceva sempre più intensa, e l’atmosfera si faceva sempre più triste. Nessuno dei due parlava, ma a un certo punto la macchina si fermò di colpo.
“Ehi che ti prende??” dissi quasi urlando “Senti Jared oggi sei strano, non so cosa ti prende, forse se ne parli con me potresti sentirti meglio” niente “Oppure no… ma portami a casa per favore!!”. Quei grandi occhi blu mi guardarono. “Oggi è il 12 settembre” disse. “Si lo so…”
“Mi dispiace… oggi non è una buona giornata”
“Me l’hai già detto”
“Io vorrei dirtelo ma…”
“Te l’ho già detto una volta se non vuoi dirmelo non farlo, ma secondo me ti farebbe bene parlare del tuo problema con qualcuno. Non devo essere necessariamente io ma-“
“E’ successo due anni fa…” era il momento “Come forse avrai capito c’entra una ragazza…”
“Si, l’avevo intuito”
“Lei era molto bella, sembrava un angelo. Capelli biondi occhi azzurri, la perfezione” fece una piccola pausa e poi continuò “Ma le cose così belle non sono mai reali.” I sui occhi passarono dal mio viso al volante dell’auto, sembrava quasi che la vedesse. “Jared” dissi, ma lui mi fece cenno di tacere e continuò 
“Dopo un paio di mesi che stavamo insieme mi accorsi che stava cambiando, così decisi di chiederle che cosa avesse e lei mi rivelò che si drogava. Cercai di farla smettere e per un periodo ci riuscii, ma la dipendenza dalla droga non se ne va da un giorno all’altro. Una mattina andai a trovarla a casa sua. Quando suonai non mi aprii nessuno. Capii subito che qualcosa non andava, così passando da una finestra aperta, corsi in camera sua e la vidi.” I suoi occhi si riempirono di lacrime, sembrava strano ma erano ancora più belli. “Era li stesa sul letto e non respirava. Chiamai l’ambulanza ma era troppo tardi. La polizia fece delle indagini per verificare si anch’io fossi coinvolto in quella storia di droga, ma non trovarono niente. Lasciai la scuola e stetti isolato per molto tempo. Mia madre non racconta mai questa storia perché ha paura che le persone possano giudicarmi, ma evidentemente non ha paura che tuo padre possa farlo, e sinceramente neanch’io.”
Quando ebbe finito, rimasi senza parole.




----Angolo Autrice.

Messo subito un altro capitolo. Sperò che vi piaccia!

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5


Jared mi guardava, probabilmente si aspettava una mia reazione, qualcosa. Ma questa volta rimasi io senza parole. Jared riaccese lentamente la macchina e ripartimmo. Arrivammo nel vialetto e ancora una volta rimanemmo fermi in macchina. “Lo immaginavo…” sussurrò.

“Cosa?” chiesi lentamente.
“Adesso anche tu mi giudichi…” il suo tono era triste.
“No, ti sbagli!” replicai.
“Molti lo fanno, ormai ci sono abituato non preoccuparti.” 
“Te lo ripeto ti sbagli, io sono l’ultima persona che può giudicarti, e comunque non ti conosco ancora bene per farlo.” 
“Non ti darei torto se lo facessi, l’hanno fatto persone molto vicine a me, e su cui contavo molto”
“Allora sono degli stupidi! Io ti conosco da poco più di una settimana e pure mi fido di te e di quello che dici. Quindi se i tuoi amici non ti credono allora non meritano di essere tali!”
Non appena ebbi finito di dire queste parole, Jared mi abbracciò. Il suo profumo era dolce e la sua stretta era salda “Grazie..” mi sussurrò. In quel momento mi sentivo protetta e avrei voluto solo che quelle braccia non mi avessero mai abbandonata. Quando mi lasciò scendemmo dalla macchina. “Che fame” mi lamentai scandendo per bene le parole.
“Ahahah… ma come hai pranzato ora!” 
“Veramente due ore fa e comunque la fame è fame!!” dissi saccentemente. Ero felice, ero riuscita a fargli tornare il sorriso e quello era tutto quello che volevo. 
Entrammo in casa, ma nessuno ci accolse come accadeva di solito “Ehi ma dove sono tutti?” chiesi “Non ne ho idea io sono uscito per venirti a prendere e già la casa era deserta” 
“Giusto i bambini sono ad una festa se non sbaglio” ricordandomi ciò che mi aveva detto mio padre quella mattina.
“Si hai ragione forse mia madre e John sono sempre a lavoro” aggiunse Jared.
“Probabile…” Guardai l’orologio erano le 4. Ma quanto siamo stati in quella macchina? Pensai. 
“Accidenti sono già le 4 è meglio che vada a fare i compiti altrimenti il Signor Smith mi ucciderà” esclami preoccupata.
“Vuoi che ti dia una mano?” mi chiese gentilmente. 
“Forse è meglio che tu ti vada a fare una doccia e a cambiare i vestiti, sembri un barbone” lo rimproverai ridendo.
“Ah si??” mi rispose con tono di sfida e subito iniziò a fami il solletico “Jared basta!!! Sme-“ “Ora non mi prendi più in giro è piccola Emma” “Dai ti prego non lo farò più però basta!!!! Chiedo pietà!!” urlai tra una risata e l’altra cercando di fare la faccia più dolce che potevo “Va bene visto che me lo chiedi con quel faccino lo farò” mi lasciò andare “Però ricorda non provare mai più a dirmi che mi vesto come un barbone altrimenti-“ “Bè ma è vero!!” iniziò ad avvicinarsi di nuovo “Va bene Va bene non lo farò più promesso” mi difesi allontanandomi.
“Bene!!” disse con aria di sufficienza. “Adesso è meglio che vada a fare i compiti” “Ok ed io andrò a farmi una doccia” sorrisi.
“Ci vediamo dopo” lo salutai. “A dopo”. 
Arrivò l’ora di cena e ormai sia Katrin che mio padre erano rincasati, mentre i bambini erano rimasti a dormire a casa dell’amico di Michael. Andammo a tavola e prendemmo le nostre solite posizioni, io accanto a Jared e Katrin e mio padre a capotavola. Poi Jared chiese “Ma perché oggi siete rincasati così tardi?” Katrin rispose “Bè ecco… a ritorno da lavoro ci siamo incontrati e abbiamo deciso di fare una passeggiata insieme” 
“Bè è strano, non lavorate dalla parte opposta della città??” mi intromisi. 
“Sarà stato il destino” affermò mio padre “Già” aggiunse Katrin un po’ incerta.
Io e Jared ci guardammo con sguardo complice “E dove siete andati a fare la vostra passeggiata?” chiesi rivolta a mio padre “Sulla spiaggia, ma cos’è un interrogatorio?” “Era così tanto per parlare” mi difesi. Mentre sistemavamo la cucina Jared mi prese da una parte “Senti secondo me stanno mentendo. A parte il fatto che lavorano uno ad un capo ed uno ad un altro della città e poi mia madre odia il mare, quindi perché dovevano andare proprio li?” mi disse sussurrando “Ehi Jared ti vuoi dare una calmata. Magari volevano semplicemente stare soli sai per… si insomma qui in casa ci sono sempre i bambini e poi…” arrossii.
“Ahhh capisco cosa intendi. Mmm… può essere. Ma perché sei arrossita? Cos’è non ti è mai successo di-“ “Certo!!” urlai, poi abbassai di nuovo il tono delle voce “Ma non mi va di parlare di cosa fanno mio padre e tua madre in privato!!” mi giustificai. 
“Ho capito bè in effetti non va neanche a me” fece una piccola pausa e poi continuò “Allora piccola Emma forse non sei così piccola” e dicendo questo ne andò. 
“Certo che non sono piccola!!!” gli urlai mentre saliva le scale. Ma cosa credeva che fossi nata ieri?? Mi dava fastidio quando qualcuno mi diceva che ero piccola, e a maggior ragione quando era Jared a farlo. Ma tanto non sarei rimasta piccola a lungo, anche perché mancava solo un mese al mio diciottesimo compleanno.



--Angolo Autrice

Scusate per il ritardo. So che il capitolo è corto e ben presto pubblicherò un altro capitolo. Grazie per chi legge e per chi segue la storia :)

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6


1 ottobre 2010
“Sei in punizione!!” urlò mio padre “Cosa? perché?” chiesi “Perché non lo chiedi alla tua F in biologia?” “Ma papà io-“ “Basta non si discute, non verrai in montagna con noi! La storia è chiusa!”.
Era arrivato l’autunno. Prima che mia madre si ammalasse in questo periodo dell’anno andavamo sempre in montagna o in posti simili, ovunque ci fosse la neve, io l’adoravo. Quest’anno avevamo deciso di tronarci con Katrin e la sua famiglia, ma sfortunatamente non ci sarei potuta andare.
Tenni il broncio a mio padre per tutta mattina, quella domenica, ma lui testardo non volle cambiare idea, così decisi di mirare al suo punto debole “Senti papà ma se voi andate tutti in montagna io rimarrò qui da sola” dissi con tono di sfida. Lui che era seduto sul divano si girò verso di me e disse compiaciuto “No tesoro non sarai sola” “Cosa?? Ma voi andate tutti la! Tu Katrin i bambini e…” mi fermai di colpo, non poteva essere così, non potevano lasciarmi sola con lui “Oh… hai capito?” mi chiese compiaciuto “Ma ecco io.. non so se… si insomma, anche lui ha da fare e non piò starmi dietro-“ “Ho non preoccuparti è proprio Jared che ce lo ha proposto” “Dici sul serio?” rimasi a bocca aperta “Certamente!” a quella risposta posai il bicchiere di succo che avevo preso precedentemente dalla cucina e salì le scale diretta nella camera di Jared. C’ero entrata poche volte da quando eravamo arrivati in quella casa e solo per pochi secondi vi ero rimasta all’interno, ma comunque sembrava una stanza ordinata: tinta completamente di blu, con qualche poster attaccato qua e la alle pareti, un letto, un armadio e una scrivania. Una semplice camera. Spalancai la porta per poi richiuderla violentemente alle mie spalle urlando “Ma sei impazzito?!?!” Jared era sul suo letto che leggeva e al mio arrivo caotico si spaventò “Che succede?” chiese preoccupato, aveva i capelli scompigliati ed era in tuta da ginnastica. “Come che succede? Perché hai detto a mio padre che saresti rimasto con me qui? Sai che se non l’avessi fatto anch’io sarei potuta andare in montagnana?” chiesi poi “No non proprio, avevano già iniziato a disdire così ho pensato che se tu non andavi io sarei potuto rimanere con te qui, ma almeno loro avrebbero passato una bella settimana” “Oh ma che pensiero carino” dissi ironicamente. “Bè in fondo te lo meriti un po’ no?” “No! Affatto!” “Sbaglio o hai preso una F?” Lo fissai con sguardo assassino per poi aprire nuovamente la porta e andarmene furiosamente. Jared non mi stava antipatico, ma l’idea di rimanere per una settimana in casa sola con lui mi faceva una strana sensazione. Andai in camera mia e mi misi ad ascoltare la musica, dopo poco sentii bussare alla porta. “Avanti” dissi. Non mi sarei mai aspettata che fosse Jared che probabilmente era venuto per scusarsi. “Che vuoi?” dissi prendendo un cuscino e stringendolo. Lui si avvicino al letto e si sedette “Sai che sei proprio carina?” Arrossii “C-cosa?” “Ahahah… dai scherzo, senti sono venuto per scusarmi non sapevo che per te fosse tanto importante andare in montagna, se vuoi potrei provare a convincere tuo padre…” Sorrisi, non pensavo gli importasse così tanto “Non importa, non credo che cambierebbe idea…” “Quindi?” “Quindi credo che dovremmo stare soli in questa enorme casa per una settimana intera. Vedi di non farmi arrabbiare!!” “ Aaaahhh.. bè qui io sono più grande quindi vedi di non farmi arrabbiar tu” mi rispose ironicamente. “Certo certo, convinto tu. Ma guarda che non ti ho ancora perdonato” dissi per prenderlo un po’ in giro, ma lui sembrò prenderla seriamente “Ti ho già chiesto scusa …” “Dai sto scherzando, anche se credo che un passaggio a scuola per una settimana non mi faccia male” Dissi ridendo e poi aggiunsi “Possiamo dire che è la tua punizione” “Bene d’accordo, ma non aspettarti una settimana facile!” disse sarcasticamente per poi uscire ridendo dalla mia stanza. Povera me pensai, e improvvisamente mi immaginai come poteva essere stare una settimana con quel ragazzo che credevo di conoscere, ma ogni volta che succedeva qualcosa mi sorprendeva sempre, e non so perché quella sensazione mi piaceva.
2 ottobre 2010
“Allora ragazzi mi raccomando non combinate casini e soprattutto non organizzate feste o cose simili perché non credo che Katrin ne sarebbe contenta” disse mio padre rivolto a me e a Jared “Certo John tranquillo” “Ah Jared posso dirti una cosa in privato?” aggiunse poi “Certamente rispose Jared” e si allontanarono.
-Dialogo tra Jared e John-
“Allora ragazzo credo che tu sappia cosa sto per dirti, ma voglio esserne sicuro”
“Certo”
“Allora, io credo che tu sia un bravo ragazzo ma mia figlia è ancora piccola e dato che come ragazzo non sei male-“
“Bè grazie” Rise
“Comunque magari ecco lei potrebbe pensare che…”
“Si ho capito John tranquillo, non succederà niente”
“Bene! Allora ti affido mia figlia Jared”
“Ok John”
Quando ebbero finito di parlare tornarono davanti alla porta di casa e mio padre mio disse “Allora noi andiamo mi raccomando” “Si papà ho capito tranquillo tanto c’è Jared” “Ok bene allora ci vediamo tra una settimana” “Ciao papà. Ti voglio bene” “Anch’io”. Poi si rivolse a Jared con sguardo complice e salì in macchina. Vedemmo la macchina allontanarsi per poi sparire dietro l’angolo. “Bene che ne dici entriamo?”
“Certo”.
Non potevo immaginare che quella settimana avrebbe cambiato la mia vita per sempre.





---Angolo Autrice
Buona sera a tutte :) Lo so mi dispiace tantissimo per aver ritardo, mi miei mi hanno tolto il computer.. :(((((
Mi dispiace davvero tanto!!! 
Ma sono tornata per voi xD
Spero che continuerete a leggere la storia !! :)

-Marta


 
 

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