Shewolf.

di edsguitar_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2. ***
Capitolo 3: *** Chapter 3. ***
Capitolo 4: *** Chapter 4. ***
Capitolo 5: *** Chapter 5. ***
Capitolo 6: *** Chapter 6. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1. ***


Shewolf. 

Impronte nella neve fresca. Silenzio. Respiri che si trasformavano  in nuvolette di vapore davanti al muso. Restavo immobile nell'immobilità del bosco. Una strana sensazione mi faceva prudere la nuca. Un rumore. Il pelo si rizzò lungo la schiena, le orecchie erano pronte a percepire anche il più piccolo rumore. Mi accovacciai, arricciai il labbro e un debole ringhio mi uscì dal petto.
Poi di nuovo silenzio. Nulla. Mi osservai ancora intorno.
Qualcosa si mosse alla mia destra, vi balzai subito addosso, senza pensarci ma proprio quando stavo per mordere i suoi occhi mi catturano. Verdi come smeraldi lucenti, belli, limpidi come se li dentro ci fosse nascosto un prato incantato, ci si poteva perdere in quegli occhi. Era lui. Da anni aspettavo di incontrarlo ma non in questo stato, non mentre ero in forma di lupo. 

Lui non sembrava aver paura perciò lentamente mi scansai da lui, mi allontanai e mi sedetti ad osservarlo mentre si metteva seduto. Come pensavo non scappò ma si mise a fissarmi a sua volta. Scosse la testa e con un gesto della mano si scostò la cascata di riccioli bruni che gli ricadevano sulla fronte. Restammo così per un tempo che mi sembrò lunghissimo, e forse fu così. Mi alzai in piedi e feci un piccolo passo verso di lui uggiolando e tenendo le orecchie basse, lui continuava a guardarmi. Era la sensazione più bella che abbia mai provato finora. Mi avvicinai ancora, ormai le distanze si erano ridotte a centimetri. Lui allungò timidamente una mano verso di me, l'annusai. Sapeva di casa e di calore umano. Quando la leccai ebbe un fremito, niente più. 

Non aveva timore di me e l'unica mia paura era che potesse svanire da un momento all'altro come un fiocco di neve che si poggia ad una finestra di una casa calda. Mi sarei potuta trasformare in quell'istante, in meno di un secondo, per stare con lui, ma così avrebbe scoperto il mio segreto. Quindi rinunciai subito. Mi portai ancora avanti, accoccolandomi tra le sue braccia. Lui, sorpreso, le strinse al mio corpo, che fremeva a causa dell'istinto che mi diceva di scappare, inondandomi di un calore appartenente soltanto agli umani veri.
Chiusi gli occhi, il suo cuore batteva sulla mia spalla destra, il suo respiro regolare mi solleticava le orecchie. Iniziò a carezzarmi il pelo, inizialmente con timore poi si lasciò andare, affondando le dita fredde fino quasi a toccare la mia pelle nuda e cruda sotto il fitto strato di pelo. Sarei voluta restare così per sempre, con lui, ma iniziava a farsi buio e dovette prendere la via di casa. Mi salutò dicendomi "Ciao bel cucciolotto" e facendo una smorfia d'amore. Mentre l'osservavo andarsene levai il capo al cielo e ululai. Non avevo mai ululato con tanto vigore come in quell'occasione, nemmeno durante la caccia dove si lottava per la vita.
Poi decisi di seguirlo, o meglio, di seguire il suo odore dato che l'avevo perso di vista molto tempo prima. I miei sensi animali mi portarono nel grande giardino posteriore della villetta a un piano in cui abitava. Mi spinsi ancora più avanti, lasciandomi ad spalle il limitare del bosco, lottando con l'istinto che mi gridava di tornare indietro. Arrivai circa a metà giardino quando un'auto fece la sua apparizione, spedendomi di corsa verso il bosco. Una volta dentro mi voltai a fissare la casa che racchiudeva quella creatura meravigliosa che spiavo da anni ormai, sempre restando nell'ombra, senza farmi vedere né tantomeno sentire.
Erano anni che avevo notato quella meraviglia e che la spiavo ed ora lui mi compariva così, davanti al muso. 

Buondì donzelle!
Eccomi con una nuova FF con Harold come protagonista, yee!
Fatemi sapere che ne pensate, non vi mangio *argh(?)*
Se volete seguitemi su twitter:
@samkroth_
Al prossimo capitolo, shaaaaaaaao bele c:
-C.

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Capitolo 2
*** Chapter 2. ***


Shewolf.

Marzo. 





Erano passati mesi da quell'incontro in ottobre, e ancora avevo il suo odore che mi inondava le narici, potevo ancora sentire la sensazione delle sue dita sul mio pelo, potevo ancora ricordare i suoi occhi verdi. Non mi ero scordata nemmeno un particolare i quel viso tanto perfetto che durante gli anni non aveva fatto che migliorare, anche se già da quando era piccolo era già bellissimo. 









I riccioli castani che gli ricadevano sul viso angelico, dentatura perfetta e bianchissima, fossette ai lati delle labbra rosse come ciliegie, occhi smeraldini e luminosi, brillanti come stelle. 
Tra un mese circa avrei potuto abbandonare le mie sembianze animali per riacquistare quelle umane anche se gli sarei stata più lontana. Certo la nostra era una città piccola, contava a malapena diecimila abitanti, ma in forma umana l'avevo incrociato si e no un paio di volte i tutta la mia vita. Un mese sarebbe trascorso presto dopotutto. Era ora di andare a caccia, il branco si stava radunando. Non eravamo un branco molto numeroso, contavamo sette di elementi, tre di cui mutaforma e io rientravo in quei tre.


Caccia, cibo, sopravvivenza, quelli erano i pensieri principali che occupavano le nostre menti durante l'inverno, ma la mia mente era occupata anche da quel ragazzo.

Ci schierammo in formazione, io al centro in punta, al lato destro avevo un lupo anziano il muso corroso dall'età, un orecchio maciullato da una vecchia lotta, il pelo grigio che un tempo era brillante e luminoso, fluido come metallo fuso, ma che ora risultava spento e ispido solo a guardarlo, gli occhi erano azzurri tendenti al bianco, spenti anch'essi. Era anziano, certo, ma pieno d'esperienza, una volta lo vidi con i miei stessi occhi lottare contro un orso bruno e abbatterlo con in solo colpo ben assestato alla giugulare. Alla sinistra invece avevo un lupo dal pelo marrone scuro con una macchia bianca a 'v' sul petto che scendeva dalle spalle, anche gli occhi di questo erano azzurri ma più tendenti al ghiaccio che al bianco, con striature nere a contornare la iride. Era uno di quei tipi tutto muscoli niente cervello, infatti era un'esemplare molto grosso, muscolatura possente, zampe grosse, zanne affilate. Dietro a sinistra vi era un lupo giovane arrivato solo dall'inverno precedente, era ancora piccolo come corporatura ma già forte e agile, il pelo chiazzato di nero, marrone e grigio, gli occhi erano il classico giallo da lupi; ancora dietro vi era un'esemplare mutaforma di cui però mi sfuggiva il nome anche se in forma umana lo conoscevo bene, dal pelo nero come la pece ma incredibilmente lucido, muscoloso anch'esso ma rientrava nella media, occhi giallo-arancioni tipico di quelli come noi. 
A destra dietro il lupo anziano vi era una lupa bianca, gli occhi colore del ghiaccio, era una creatura meravigliosa a vedersi ma era letale, e nella retroguardia di destra vi era l'altro mutaforma bruno, anche lui molto muscoloso, occhi ovviamente giallo-arancione acceso. 
Procedevamo silenziosi tra gli alberi fitti, la neve che riprende a a cadere a piccoli fiocchi uguali ma differenti, passo sicuro, le zampe che sferzavano la neve sporca. Una lieve folata di vento proveniente da nord ovest mi fece fiutare l'odore di un cervo che mi fece fermare di colpo e gli altri mi seguirono. Levai il capo al cielo e aspirai profondamente sfruttando quella ondata di vento favorevole: il cervo era sicuramente un maschio e nemmeno tanto vecchio, a giudicare dall' odore, ma ferito poiché si sentiva anche l'odore di sangue. Riabbassai il capo e puntai verso destra in direzione dell'odore. Dal passo che tenevano passammo al trotto per poi farla diventare una vera e propria corsa. Quando l'odore iniziò a farsi più forte rallentammo fino a strisciare nella neve per fare meno rumore possibile. Il cervo stava brucando in un piccolo spiazzo, aveva una zampa posteriore sollevata e sanguinante. Feci un cenno con il capo e i due mutaforma in fondo sparirono per andare a circondare il cervo per svitar gli la fuga, andò anche la lupa con loro. 
Io mi posizionai di fronte al cervo, nascosta dagli arbusti bassi, il lupo anziano si posizionò poco sulla sinistra mente quello bruno sulla destra. Quando vidi anche gli altri in posizione mi voltai verso il lupo anziano che diede un uggiolio basso al che il cervo alzò la testa in allerta e nello stesso momento gli altri lo accerchiarono stretti, mandandolo nel panico. Iniziò ad impegnarsi e a scornare con i palchi. Il mutaforma nero gli si scagliò alla zampa posteriore sana e subito si sentì il rumore dell'osso spezzarsi, l'anziano e il bruno subito gli attaccarono i fianchi, graffiando e mordendo, la lupa e l'altro mutaforma lo accerchiavano attaccandomi ritmicamente. Impennò e non appena riposò le zampe anteriori a terra mi scagliai addosso al cervo, puntando subito alla giugolare. Scartai sulla sua destra per poi balzare e serrando le mascelle sulla sua gola e con un colpo secco lo feci cadere su un fianco. Gli altri si allontanarono mentre migliorato la presa sulla gola, poi la sentì, eccola, pulsante mentre trasportava vita nel corpo dell'animale. Aggiustai ancora il morso recidendo la giugolare, il cervo lanciò un ultimo gemito sofferente per poi accasciarsi totalmente a terra, inerme, con la vita che gli era scivolata di dosso nel momento il cui avevo serrato i denti sulla giugolare. Quando chi sicura che fosse morto lasciai la presa e la testa pesante si accasciò a terra. Il lupo giovane chiazzato era rimasto per tutto l'attacco in disparte e solo ora si faceva avanti, coda, orecchie e capo basso, in attesa del suo turno per mangiare. 
Lentamente il lupo anziano si fece avanti e strappò dalla carcassa un gran pezzo di carne che poi trasportò un poco lontano per mangiare in pace. Subito gli altri si avvicinarono e iniziarono a mangiare. L'esemplare era grosso quindi non ci furono battibecchi su chi dovesse mangiare per primo. Strappai un grosso brandello di carne che lanciai al giovane, che non aspettò ad afferrarlo e iniziarlo a mangiare. Iniziai a banchettare anche io, andando a mangiare dalla spalla. 

Quando tutti finimmo di mangiare e di ripulirci dal sangue dell'animale guardai in alto, la luna splendeva piena e alta nel cielo, come fatta di panna, illuminando tutto ciò che doveva illuminare. 
Ululai. 
E dopo poco sentì altri sei ululati accordarsi al mio. Il mio era un'ululato di speranza, speranza che prima o poi riuscissi ad uscire da quella vita fatta di morte, sangue e buio, potendo riabbracciare la mia vita umana che tanto mi mancava, per sempre. 

	 
SBEM!

Buongiorno bella gente :D
Nuovo capitolo, yeee.
Qui non c'è granchè e inizialmente non volevo metterlo poi la mia parte idiota di cervello ha detto 'massì mettiamola, dai' e le ho dato retta, lol.
Ok, sto delirando, vi lascio..
Spero che vi sia piaciuto e ringrazio _hey per aver recensito c:
Al prossimo capitolo :D
-C.
Twitter, per chi vuole, @SamKRoth_ c:

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Capitolo 3
*** Chapter 3. ***


Shewolf.

 ~Harry
I lupi avevano iniziato ad ululare. 
Un ululato però si distingueva dagli altri, più disperato e sofferente. 
Andai alla finestra, l'apri e mi affacciai, per sentire meglio quella musica naturale, soave, disperata, terrificante ma attraente al tempo stesso. 
L'incontro con il lupo di mesi prima me lo ricordavo ancora troppo bene, come se fossero passate solo poche ore, e mi aveva lasciato un pò scosso. 
Inizialmente avevo visto la morte in faccia quando mi aveva assalito, piantando i le zampe fredde nel petto e le zanne a un centimetro dalla mia gola, 
poi quegli occhi gialli con striature arancioni, mai visti così vividi e accesi. Erano come uno schermo che dovesse incutere timore per nascondere qualcosa. 
Dopo non so quanto tempo che stavo alla finestra, affacciato al freddo, quella musica si affievolì fino a sparire e solo allora mi accorsi che mia madre era alla porta che mi stava chiamando.
«Harry chiudi quella finestra, siamo ancora a marzo, ti prenderai un malanno.» brontolò. «Si, mi era sembrato di vedere una cosa.» bofonchiai. 
«Va a dormire che domani hai la scuola» disse ancora. «Vado, notte mamma» risposi, più per accontentar la ch e per altro dato che ero sicuro che non sarei riuscito a chiudere occhio nemmeno volendo lo finché 
avevo in mente l'immagine di quegli occhi.
«Notte Harry» rispose lei per poi chiudersi la porta alle spalle. 
Sospirai, mi cambiai e mi inglobai sotto le coperte, al caldo e al sicuro. La luce della luna entrava obliqua, impedendomi ancor di più di chiudere gli occhi quella notte. 


~Blue
La mattina fui svegliata da qualcuno che mi punzecchiava il muso, in sottofondo dei lamenti. 
Quando aprì gli occhi mi ritrovai davanti il mutaforma bruno, he mi guardava con occhi supplicanti. Con il muso mi indicò un qualcosa alle sue spalle. L'altro mutaforma nero. Era riverso a terra e degli 
spasmi gli percuotevano il corpo, e dei lamenti gli fuoriuscivano dalla bocca spalancata. Mi alzai di scatto, andando verso di lui. Si stava per trasformare, maledetto, proprio ora doveva farlo?!
Lo afferrai per la collotta per farlo rialzare e ci riuscì, gli diedi un colpo con il muso e questo iniziò a camminare. L'altro mutaforma andò sul fianco opposto e lo spingeva come faceva io. 
Lo spronammo a correre e questo per fortuna ci riuscì, emanando ancora spasmi.
 Correvamo senza preoccuparci di far rumore, ogni tanto il nero cadeva in preda di spasmi più forti e si accasciava a terra ma per fortuna riuscimmo a farlo camminare in modo sostenuto. 
Dovevamo portarlo nei pressi della casa in mezzo al bosco che noi mutaforma usavamo come rifugio in casi come questi, gli altri sapevano che noi non eravamo totalmente animali ma ci accettavano comunque, 
tutt'altro conto era far comparire un umano davanti ai loro occhi, l'avrebbero ucciso subito. 
Per questo quando ci dovevano trasformare lo facevano lontano da loro e il più vicino possibile alla casa, in modo da essere al sicuro dagli altri lupi e dal freddo. 
Proprio quando la casa iniziava a comparire in lontananza il nero si accasciò a terra in preda a spasmi fortissimi, le zampe iniziavano a contrarsi e a rilassarsi in modo innaturale. 
Lo afferrai per la collotta e inizia a trascinarlo nella neve con l'altro mutaforma che mi aiutava.
A una decina di metri dalla casa lo lasciai e andai a nascondermi dietro dei cespugli, mentre l'altro tornò indietro.
Il lupo continuava a contrarsi in modo terribile, poi i peli iniziarono a diradarsi restando solo sul capo. Le zampe si ingrossarono fino a diventare braccia e gambe e mani e piedi, il muso si accorciò e diventò un volto umano. 
Steso a terra, nudo, infreddolito, ora c'era un ragazzo non più un lupo nero. Si alzò a sedere poi si guardò intorno fino a fissare nella mia direzione, sorrise, si alzò e corse verso la porta della casa sempre aperta. 
Tirai un sospiro che si trasformò in una nuvoletta di condensa davanti al muso, lui adesso era al sicuro nel suo corpo umano, al caldo, mentre io ero ancora intrappolata nel mio animale e per riavere quello umano 
avrei dovuto aspettare un altro mese per poter mantenere quella forma abbastanza a lungo.
Mi voltai e mi riavviai verso la radura dove il branco aveva trascorso la notte, ritrovando tutti quanti svegli. Mandai il lupo bruno e la lupa a fare una ronda per i confini 
del nostro territorio, mentre noialtri tornammo verso la tana.
Lasciai gli altri tre animali a metà strada, lasciandomeli alle spalle, volevo tentare di vederlo ancora, di ritrovare la sicurezza e il calore umano che mandavano quegli occhi verdi. 
Con una leggera corsa ero arrivata al limitare del bosco sul lato sinistro della villetta, sfuggendo al freddo e sfilando tra gli alberi infreddoliti. Era mattino presto, la luce del sole non aveva ancora preso pieno possesso del cielo 
e io pregai con tutta me stessa che non fosse già uscito per andare a scuola. Mi spostai più avanti in modo da controllare l'ingresso, e allora lo vidi.
Giacca a vento marrone, jeans scuri, lo zaino in spalla mentre si richiudeva la porta alle spalle. Si fermò sulla soglia di casa, inspirò profondamente ed espirò, per poi incamminarsi verso la fermata dell'autobus. 
Scrutai la zona in cerca di un riparo da cui poterlo spiare senza farmi vedere e fortunatamente lo trovai, neanche troppo lontano dalla fermata: un tronco di un grosso albero caduto, riverso quasi sulla strada, perfetto. 
Mi lanciai subito verso il tronco, correndo ma cercando di fare meno rumore possibile.
Arrivai dietro il tronco con il fiatone, ma ne era valsa la pena, la posizione di quel tronco era anche migliore di quello che avevo pensato. 
Lui era ancora a qualche metro dalla fermata dell'autobus, stava di spalle, le mani sprofondate nelle tasche dei jeans scuri. Era affascinante stare a guardarlo mentre il vento scostava i riccioli castani e baciava il suo viso, 
facendogli tremolare le spalle a causa del freddo. Mi spostai sulla destra e un ramoscello scricchiò sotto il mio peso al che io mi acquattai a terra con le orecchie appiccicate al cranio mentre lui si voltava nella mia direzione. 
Guardò un po' intorno poi un sorriso infantile compari sul suo viso dando la nascita alle due fossette ai lati delle labbra, e in quel momento sorrise anche il mio cuore. 
Restò così un'istante poi si girò nel momento esatto in cui quell'autobus malmenato dal tempo, fece la sua comparsa. Vi salì, salutò i due ragazzi che erano a bordo per poi sedersi in fondo.
Uscì dal mio nascondiglio e andai in strada guardando scomparire quel veicolo con dentro quella meraviglia, un uggiolio basso mi provenne dal petto per poi sparire insieme alla nuvoletta di condensa che mi 
si era formata davanti il muso. 
Mi voltai e rientrai nel fitto bosco che per me equivaleva ad una casa. 


BUONCCIORNO per la seconda volta!
Eggià, mi sento ispirata e ho deciso di pubblicarvi questo capitolo :3
Spero vi piaccia anche se siamo ancora nella fase 'capitoli ponte' (?)
Spero in qualche recensione c:
Adieu :D
-C.
Twittah: @SamKRoth_ :)

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Capitolo 4
*** Chapter 4. ***


Shewolf.

Mi avviai verso il piccolo spiazzo dove la notte precedente avevamo ucciso il cervo a causa della fredda fame che iniziava a farmi attorcigliare lo stomaco. 

Una volta saziatami con l'ormai carcassa del cervo, trottando me ne tornai nei pressi del nostro piccolo gruppo di tane.
C'erano il vecchio lupo e il mutaforma che stavano insegnando al cucciolo a combattere come si deve per sopravvivere in un mondo del genere. Il piccolo attaccava il mutaforma e, quando sbagliava, l'anziano prendeva il suo posto e lottava con l'altro per insegnare come attaccare, schivare, graffiare, mordere, atterrare l'avversario e spingerlo al suolo e costringerlo ad arrendersi mostrando la gola. Imparava veramente in fretta. 

Mi accucciai all'entrata della piccola insenatura nel terreno che fungeva da entrata principale alla caverna dove dormivamo nelle notti più rigide. Il terreno cosparso di neve ormai destinata a sciogliersi verso aprile, quando l'aria inizia a scaldarsi sufficientemente; delle punte di foglie morte macchiavano il poco candore rimasto alla neve.
Gli alberi gocciolavano e gli animali che si erano risvegliato dal letargo scorrazzando sui rami rinsecchiti favorivano la caduta della neve al suolo, rendendo gli alberi ancora più spogli. Però, se si prestava attenzione, si potevano già notare dei minuscoli germogli comparire alle estremità, pronti a vivere una nuova vita nel bosco.
La primavera non portava vita solamente alla flora del bosco, ma anche alla fauna, gli uccelli ricominciavano a cinguettare e a volare più spesso e più a lungo nel grigio cielo che ancora non ne voleva sapere di tornare azzurro e splendente, gli scoiattoli uscivano dai tronchi degli alberi, facendo tremare i rami su cui danzavano, l'odore di caprioli giovani iniziava a diffondersi insieme a quello di cervi maschi pieni di testosterone desiderosi di combattere per ottenere la femmina desiderata e favorire la riproduzione, i roditori distruggevano il loro rifugio invernale per uscire al mondo, tutto riprendeva vita al tocco di quei pochi timidi raggi di sole che riuscivano a oltrepassare la coltre persistente di nubi che chiudevano il cielo. La primavera ridava vita anche a me e agli altri due mutaforma. Preferivamo tornare in sembianze umane durante la stagione estiva in modo da recuperare meglio le forze per riaffrontare l'inverno come ci veniva presentato quando il nostro corpo pregava di tornare animale.  È proprio perche di solito ci trasformavamo a primavera inoltrata/estate, non riuscivo a capire per che quello nero aveva già deciso di cambiare. Poggiai il muso sulle zampe anteriori incrociate e ripresi a guardare il duello che stavano combattendo il bruno e il cucciolo.
Dopo qualche minuto di lotta un po' più sostenuta il bruno si lasciò atterrare dal più giovane ed espose la gola in segno di resa. Ovviamente aveva finto dato che era circa il doppio più grosso e forte di lui è avrebbe potuto ucciderlo senza che esso se ne rendesse conto. Ripresero a combattere a turno, per allenare il giovane, per istruirlo e per tenere in allenamento i due maggiori. Il vecchio e il bruno iniziarono a combattere più seriamente e il giovane li ammirava, attento ad ogni singolo movimento, ad ogni singolo muscolo dei due. Iniziarono a girarsi intorno per studiarsi e tentare di capire le mosse dell'altro e quando l'anziano fece una finta a sinistra per poi cercare di azzannare a destra sul muso del bruno comparve una smorfia che, se fosse stato in forma umana, sarebbe stato un ghigno compiaciuto dato che il lupo riuscì a mordere solamente l'aria. Andarono avanti a finte per un tempo troppo lungo per i miei gusti e alla fine mi annoiai di guardare quello scontro che pareva non voleva finire. Mi rotolai un poco sulla schiena per grattarmi e stiracchiare le ossa infreddolite e un po' indurite dalla notte quando il lupo bruno e la lupa bianca fecero ritorno dalla loro ronda. Il maschio si stese accanto a me mentre la lupa si fermò dov'era e si sedette a guardare un punto indistinto avanti a se. Il lupo cominciò a strusciarmisi contro emettendo bassi uggiolii e ringhi che assomigliavano a delle fusa feline, permettendosi anche di lasciarmi qualche debole morsetto.
Lasciai correre, ero abituata alle sue ruffianerie. 

Quando mi stancai di averlo appiccicato iniziai a avvertirlo di smetterla con dei ringhi e mostrando debolmente i denti, ma era ostinato così mi alzai di scatto e gli fui addosso con un abbaio, ringhiando e mostrandogli le zanne; lui subito espose la gola abbassando le orecchie e uggiolando piano. Mi scostai da lui sbuffando dal naso e ripresi la mia posizione voltandomi peró dalla parte opposta. Fu allora che lo notai. Un ciuffo di peli rossastri incastrati nella corteccia di un albero. Mi alzai e mi avvicinai per osservare meglio. Lo guardai bene e fui sicura che si trattasse di pelo di lupo. Lo annusai ma no  odorava di nulla, era come se non ci fosse, voleva dire solo una cosa: un nuovo mutaforma. Avevamo quella caratteristica li, di non emanare alcun odore e solo dopo tempo di vita nei boschi insieme ad altri lupi acquistavamo il loro odore e quello del bosco.
E avere un nuovo mutaforma più che probabilmente non educato era un guaio. Se gli umani lo avessero scoperto avrebbero iniziato a dare la caccia anche a noi, e sarebbe stata la fine. Dovevamo cercarlo e portarlo alla capanna in modo da farlo ritrasformare e spiegargli come funzionavano le cose. Il bruno intuì cui che volevo fare e infatti si voltò e si avviò verso est, le orecchie tutte pronte a percepire anche il minimo rumore, il muso alzato e gli occhi vigili.  Io andai verso nord lasciando la tana e gli altri quattro lupi alle spalle.



Il sole era ormai alto nel cielo e stavo perlustrando la parte ovest del bosco ma ancora non avevo trovato nessuna traccia del lupo. 

Camminavo e camminavo tra gli alberi scheletrici e la neve sciogliente, osservando ogni centimetro quadrato del terreno e degli alberi per trovare un qualunque indizio riguardo l'animale, un impronta sul terreno, un'altro ciuffo di peli, qualche escremento che mi dicesse che era passato di li, ma nulla. 

Successe tutto di fretta, non me ne resi neanche conto, ma quando un urlo squarciò il silenzio religioso del bosco mi misi a correre subito in quella direzione. La nuca aveva iniziato a prudermi, il pelo mi si era rizzato, i sensi erano superattivi, le zampe mordevano il terreno senza importarsi di ciò che calpestavano o spezzavano. Poi vidi solo due macchie indistinte, una marrone scuro e l'altra rossastra. Non ci pensai due volte e mi scagliai contro la massa rossa e la scanzai. Ora eravamo l'uno di fronte all'altra. Teneva la testa bassa, spalle ritte, pelo irto che lo faceva apparire più grosso, le zanne sguainate, il petto ringhiante e  gli occhi infuocati.
Giallo-arancioni, proprio come i miei e quelli degli altri due, era senz'altro un mutaforma. Con il pelo irto era grosso quanto me quindi se avessimo dovuto lottare non avrebbe avuto scampo e poi era anche giovane quindi esperienza non ne aveva. Iniziammo a girare in circolo poi lui attaccò frontalmente. Iniziò una lotta di corpi che si mescolavano, di denti che cercavano di mordere di unghie che graffiavano e di occhi che s'incendiavano. Riuscì ad afferrarmi una spalla ma gli diedi un calcio e si staccò subito. Abbassò la guardai è lo spintonai contro un albero abbastanza forte da farlo rimbalzare e cadere riverso a terra. Era affannato, come lo ero io. Il muso sporco del mio sangue e le iridi che erano vicine al colore del sangue che portava sulle labbra. Invece di mettermi in guardia pronta ad attaccare adottai una posa naturale, per cercare di tranquillizzarlo e fargli capire che non volevo fargli del male. Si alzò da terra e si scrollò il pelo. In quel momento mi ricordai dell'altra massa, quella marrone, che ora mi stava alle spalle. Mi voltai per vedere di cosa si trattasse ed era lui. Gli occhi verdi macchiato dal terrore, schiacciato contro una roccia mentre si teneva un braccio, il viso sporco di terra e saliva del lupo che l'aveva aggredito, le labbra rosse semiaperte. Mai voltare le spalle al nemico, infatti voltarmi fu la cosa più stupida che potessi fare. Mi fu addosso a mi sbattè a terra, ma prima che riuscisse ad avvicinare la bocca alla gola feci leva con le zampe posteriori e lo lanciai in aria, facendolo rotolare su se stesso per qualche metro. Non ci pensò due volte che si rialzò nuovamente e scappò di corsa.
Mi voltai verso il ragazzo e affondai lo sguardo nel suo come a scusarmi di aver dovuto assistere a quella scena, e uggiolai basso. Poi mi alzai e mi lanciai all'inseguimento del lupo, ululai per avvertire il bruno che l'avevo trovato e per farmi raggiungere. Prosegui per qualche minuto poi mi fermai, non lo vedevo così iniziai a scrutarmi intorno per vedere se fosse li in giro. Niente. Abbandonai la corsa e iniziai a camminare più furtivamente con i sensi al massimo. Notai come un qualcosa alla mia destra e alzai gli occhi alla mia destra, dove c'era una piccola altura. Un coniglio nero si stava pulendo il muso, muovendo velocemente le zampe. Smise e mi osservò, annusò l'aria e in un momento era già troppo lontano. Continuai a camminare.

La macchia rossa che piombava dall'alto, un peso contro il mio corpo, un tronco d'albero contro la nuca e il buio.



Shao gente :3
Eheheh, che succederà ora? Tante cose, è solo l'inizio e, per vostra (s)fortuna, sono super ispirata da questa FF quindi preparatevi!
Che altro dire, niente, non so che dirvi lol quindi spero che vi sia piaciuto il capitolo e fatemi sapere che ne pensate c:
Twittah: @SamKRoth_
oooh, giusto,ho scritto una  OS
ROSSA s  u Larry ( 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1442152&i=1) andate a leggerla se vi va :)
Vi lascio, alla prossima c:
-C.

  

 

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Capitolo 5
*** Chapter 5. ***


Shewolf.

~Harry.
In nemmeno un secondo mi ritrovai a terra, un braccio dolorante, e un lupo che cercava di morderti sopra. Forse urlai ma non me ne resi conto, l'adrenalina aveva già iniziato a correre nei miei basi sanguini e quasi non mi rendevo conto delle mie azioni, di aver afferrato il muso del lupo e cercato di spingerlo lontano da me. La prima cosa che notai in quel muso furono gli occhi, troppo familiari. No, non poteva essere il mio lupo quello che ora stava tentando di uccidermi.
Mentre continuava a mordere l'aria tra me e lui è graffiava il mio petto con le zampe anteriori notai altri particolari di cui fui enormemente felice. Il pelo era rossastro e non grigo-perla. Sorrisi, certo non era la situazione migliore per farlo ma quel pensiero prese inevitabilmente vita sul mio volto. 
Le braccia cominciavano a cedermi sotto la forza dell'animale che ancora lottava. Quando stavo per cedere totalmente, per finire i miei diciotto anni sbranato da un lupo in un bosco desolato che ormai nessuno più frequentava, la vita mi ripassò davanti: il volto di mia madre appena aprì gli occhi, il suo sorriso bellissimo, involti sorridenti di mio padre, di mia sorella e del mio patrigno. Il primo giorno di scuola, i miei amici dagli occhi chiari conosciuti alle elementari, le medie, il primo bacio con la ragazza di cui non ricordavo nemmeno il nome, le superiori, la sensazione di essere osservato ogni volta che uscivo in giardino, quando uscivo alla fermata della autobus per andare a scuola, il primo vero incontro con il mio lupo dagli occhi arancioni, la sensazione del suo pelo sotto le mie dita, il forte odore di muschio, terreno, felci, animale e quel pizzico di odore metallico derivati dal sangue, tutti i mesi che ero stato sentendo solamente la sua presenza, vedendone solamente l'ombra.
Bhe, di certo non potevo lamentarmi della mia vita. L'unico rimpianto probabilmente fu quello di non poter vedere un ultima volta quell'esemplare bellissimo.
Chiusi gli occhi e stavo per mollare la presa quando mi sentì subito più leggero. Era questo forse ciò che si provava a morire? Restai immobile con gli occhi chiusi. Poi mi resi conto di percepire il mio corpo, sopratutto grazie al dolore al braccio sinistro. Inspirai profondamente come non avevo mai fatto prima e aprì gli occhi vedendo il cielo grigio spezzato dai rami scuri degli alberi. Mi resi conto che oltre a sentire il mio corpo, riuscivo anche a sentire dei rumori in sottofondo. Guaiti, bassi ringhi, foglie che scivolavano e si stropicciavano. Mi alzai mettendomi seduto e poggiando la schiena su una roccia alle mie spalle.
Due macchie erano avvinghiate e lottavano come due cani per un pezzo di carne. Quel pensiero mi fece sorridere a quel pensiero perché molto probabilmente il pezzo di carne ero io. Sarei dovuto scappare ma qualcosa mi diceva che la cosa giusta era restare lì, accanto a quelle due macchie. La macchia più scura allontanò da se quella rossastra che andò a sbattere contro un albero, finendo a terra. Fu in quel momento che lo riconobbi, il mio lupo.
Mi sentì subito meglio.
Il lupo abbandonò la guardia, volto un'orecchia vero di me e poi si girò, inondandomi col mare arancione nei suoi occhi. Quel contatto venne interrotto dall'altro lupo che lo scaraventò a terra, cercò di azzannargli la gola ma esso lo calciò via con le zampe posteriori facendolo volare in aria. Il rosso si rialzò e scappò via.
Il mio lupo si voltò un'altra volta verso di me e nel suo sguardo c'era un qualcosa che stonava troppo con i'm colore degli occhi, come se volesse piangere. Guaì piano poi corse nella stessa direzione dove era fuggito l'altro. 

Restai lì, nel bosco, solo. Non mi capacitavo ancora di quanto successo, un lupo mi attacca e un'altro mi salva. Era di quanto più incredibile mi fosse mai successo.
Era possibile che un lupo selvatico si affezionasse ad un umano? Sembrava di si da quello che aveva fatto. 
Un ululato mi risvegliò dai miei pensieri.
Ci fu qualcosa in quell'ululato che mi spinse ad alzarmi, e a camminare verso la direzione in cui erano scappati i due. Non avevo dubbi, se fosse stato in pericolo avrei aiutato il mio lupo come lui aveva fatto con me, per quando fosse possibile combattere forza, denti e artigli con mani e braccia di cui uno dolorante.
Dopo qualche centinaio di metri vidi una macchia rossa in lontananza che subito sparì, qualche metro più avanti vi era un lupo bruno che mi fissava, gli occhi uguali a quello del mio, e, a circa un metro da questo c'era il mio lupo in preda alle convulsioni, riverso a terra. Il mio sguardo si spostava dal bruno al mio steso a terra. Il bruno distolse lo sguardo da me e si avvicinò al mio lupo che aveva messo di scuotersi ferocemente ma tremava soltanto. Annusò il muso poi uggiolò verso di me, mi fissò un ultima volta negli occhi poi fece dietrofront e se ne andò. Il terrore prese il sopravvento su di me come le convulsioni ripresero possesso del lupo.
«Aspetta, dove vai?!» gridai, avviandomi verso la direzione dov'era scappato, al lupo bruno di cui non camera già più traccia. Era incredibile il modo in cui quegli animali potevano sparire nel bosco come se non fossero mai esistiti. Tornai in dietro e il lupo continuava a contorcersi, muovendo le zampe in modo innaturale, la bocca spalancata ma non emanava nessun suono e gli occhi rivoltati, bianchi. Non avevo la più pallida idea di cosa fare. Chiusi gli occhi, rilassai le spalle e iniziai a fare respiri profondi per calmarmi. Quando li riaprì fui costretto a chiuderlo e riaprirli più volte. Non vi era più un lupo, ma una ragazza riversa a terra, nuda, tremante.
Restai qualche istante a guardare quel corpo, ma non perche fosse completamente nudo con solo i capelli corvini a coprirle le spalle e le braccia, ma perché non potevo crederci. Era praticamente impossibile, non esistevano i licantropi.
Tremava. Mi tolsi la giacca e delicatamente te ce l'avvolsi per scaldarla. Mi sedetti a terra con lo sguardo puntato su di lei senza guardarla veramente. Harold, usa la tua testolina riccia per qualcosa invece di stare qui al freddo senza far nulla! Mi rialzai e delicatamente la presi in braccio, tenendola avvolta nella mia giacca.
Sulla spalla destra aveva il segno di un morso, ancora un poco sanguinante. Era senz'altro il mio lupo, anzi, la mia lupa. 
In quindici minuti arrivai a casa e ringraziai tutti gli dei esistenti che i miei non ci fossero, altrimenti come avrei spiegato la presenza di una ragazza nuda e ferita tra le mie braccia? Hei mamma, sai sono andato a fare una passeggiata ne bosco sperando di trovare il mio lupo e ho scoperto che non è un lupo ma una ragazza e l'ho portata qui dopoché ha lottato contro un altro lupo per salvarmi e mi si è trasformata davanti agli occhi! La posai sul rialzo sul letto, presi le chiavi e aprì la porta. La ripresi in braccio, chiusi la porta con un calcio e la portai in cameraman mia. La misi sotto le coperte con la giacca ancora addosso per farla stare più al caldo.
Mi sedetti sul bordo del letto e studiai il suo viso. Un viso tondo, leggermente ovale, il naso piccolo, le labbra piene e rosse che si asciugavano ad ogni suo respiro, gli occhi chiusi, le sopracciglia scure un pò spesse ma si intonavano troppo bene con il viso. Le scostai un ciuffo di capelli che le ricadeva sul viso, i capelli un po' ispidi dato forse dalla vita nei boschi. Restai qualche altro istante a venerare quel viso, non era Angelina Jolie ma era bella, di una bellezza normale, comune. Mi alzai e andai verso l'armadio per cercarle qualcosa con cui vestirsi. Optai per una felpa e un paio di pantaloni della tuta, le presi anche dei boxer se avesse voluto indossarli, a me stavano stretti quindi a lei sarebbero dovuti stare per quanto potessero starle bene un paio di boxer puliti. Le scrissi un biglietto su cui mi scusavo per gli indumenti e le dicevo che se voleva poteva farsi una doccia nel bagno nella mia camera, e che avrebbe potuto trovare in cucina. 
Uscì dalla stanza lanciando un ultimo sguardo verso il suo uso prima di chiudermi piano la porta alle spalle. 




EESSì, nuovo capitolo c:
Contente? Spero di si.
Cooomunque, che dire? A dire la verità non lo so, mi soddisfa abbastanza questo capitolo, spero che soddisfi anche voi C:
vi lascio, ecco il mio twitter se volere:
@SamKRoth_
E, bhè, al prossimo capitolo gente :D
-C.

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Capitolo 6
*** Chapter 6. ***


.

Shewolf.

~Blue
Ripresi i sensi e mi scoprì al caldo. Non andava bene questa cosa, il bosco non era caldo, era freddo e umido e sotto di me non sentivo l'umidità della neve e delle foglie e del terreno, ma sentivo morbidezza e calore. Aprì gli occhi, un dolore pungente mi martoriava la nuca. Ero in una stanza che non conoscevo.
Era quasi buio ed era poca la luce che entrava. Mi alzai e mi scorpì in un letto caldo a due piazze, avvolta in una giacca e nel piumone.
Oh no. Guardai la parete alla mia destra ed ebbi un tuffo al cuore, conoscevo quella parete, era la parete che compariva dalla finestra della sua camera. Merda. 
Annusai la giacca e il suo odore in cui ormai ero immersa mi colpì ancora più forte. Mi passai una mano tra i capelli. Mi ero trasformata e lui mi aveva trovata, sperai con tutto il cuore che mi avesse trovata già umana e che non avesse assistito alla trasformazione.
C'era una sedia sulla parte sinistra del letto con dei vestiti, sui quali troneggiava un biglietto bianco, lo presi e prima di leggerlo osservai la scrittura tondeggiante che vi era impressa sopra con inchiostro nero, e in fondo a quelle poche righe vi era un nome, scritto sempre con quella nella calligrafia. Harry.
È così quindi che si chiamava quel ragazzo che avevo spiato per tanti anni, quel ragazzo dagli occhi verdi come un prato, e io ero nella sua camera, nel suo letto, con la sua giacca, e i suoi vestiti che mi aspettavano. Lo lessi velocemente e l'idea di una doccia calda era terribilmente invitante ma scartai subito l'idea. Dovevo andare alla capanna per avvertire Zayn, ecco, è così che si chiamava l'altro mutaforma che già aveva abbandonato le sembianze animali, che c'era un nuovo esemplare in circolazione.
Uscì dalle coperte e mi vestì con i vestiti sulla sedia velocemente per poi prepararmi psicologicamente ad incontrare Harry. Presi la giacca in mano, presi un respiro profondo e aprì la porta. Un odore di pasta frolla mi inondò facendomi bloccare per un attimo. Scossi la testa e girai per la casa, ci misi un poco per trovare la cucina data la grandezza dello stabile. La cucina era una stanza grande, con un piano cucina di legno chiaro e marmo e un'isola di legno e acciai troneggiava al centro. Appoggiato all'isola, appollaiato su uno sgabello, c'era Harry che sgranocchiava dei biscotti e guardava un programma di automobili alla tv. Non aveva notato la mia presenza così diedi un colpo di tosse che lo fece sussultare e poi votare verso di me. Quando i suoi occhi incontrarono i miei ebbi un tuffo al cuore. A vedere quei due smeraldi in forma umana erano ancora più belli. In forma animale, poiché eravamo per metà umani, riuscivamo a distinguere di colori ma la qualità era scarsa e in quel momento, vedere un colore così vivo che sembrava brillare di luce propria era un qualcosa di assurdamente meraviglioso. Nessuno dei due pronunciava parola così decisi di spezzare quel silenzio in cui l'unico rumore esistente era in fruscio della televisione.
«Grazie» dissi. Lui sembrò risvegliarsi da chissà quale sonno, abbassando lo sguardo e rispondendo con un «Figurati»
Si alzò e «Oh, accomodati pure» disse indicando un'altro sgabello. Gli sorrisi e mi sedetti, avendo uno sgabello a separarci, dove vi appoggiai la sua giacca. «Posso offrirti qualcosa?» chiese cortesemente. «No, grazie non ho fame» risposi. A dire la verità ero un po' tesa a causa di quella situazione, non avevo idea di come comportarmi così gli chiesi l'unica cosa che mi ronzava in testa. «Tu, ehm, cosa hai visto?» spense la televisione e riprese posto sul suo sgabello.
«Bhe, ho...ho visto un lupo, ho chiuso gli occhi e al posto del lupo c'eri tu.» disse, distruggendosi le mani tanto intrecciava le dita. «Poi ti ho portato qui»
«Ti sei risparmiato di vedere la parte peggiore»
«In che senso?»
«Non è una visione paradisiaca vedere la trasformazione» spiegai.
Guardai l'orologio a muro che sovrastava sulla cucina, segnava le sei e trentacinque. «Fammi un favore, non dire a nessuno ciò che hai visto, per favore.» gli dissi, anzi, lo pregai. «Non avevo intenzione di farlo» «Ora devo andare» non mi fece finire che mi interruppe. «Devi proprio?» e sembrò subito pentirsi dal modo in cui si morde il labbro inferiore. «Si, c'è un problema da risolvere. Però tornerò, se tu vorrai e se vorrai entrare in questo mondo» lo avvertì. «Mi sembra di esserci già dentro» disse. «Bhe, non totalmente. Io potrei uscire da questa casa e andarmene e tu potresti far finta di non sapere nulla e che tutto questo non sia mai successo» ribattei. «Non credo ci riuscirei» «Bene, allora tornerò e ti spiegherò tutto» dissi decisa per poi alzarmi. «Ma ora dove vai?» chiese.
«C'è una capanna in mezzo al bosco, la usiamo come una sorta di rifugio quando torniamo umani» spiegai. «Ohw, capisco... Vuoi che ti accompagni?»si offrì gentile Harry, infilandosi una mano nella tasca dei jeans mentre con l'altra gesticolava. Diedi un'occhiata fuori dalla finestra della cucina, il sole era sparito dal cielo, non vi erano nuvole, ma la luna e le stelle non avevano fatto ancora la loro comparsa. Le come degli abeti che si scagliavano alti nel cielo a delineare i contorni mettevano come una sorta di confine tra due mondi, uno al di sopra, nel cosmo, e uno al di sotto, qui sulla terra dove c'erano persone divise a metà.
«Fa freddo e tra poco si metterà a piovere, meglio che resti a casa ma grazie lo stesso.» gli risposi. Mi porse la giacca mentre ero sulla porta. «Tieni, prendila.» disse. Stavo per obbiettare ma mi anticipò. «Ne ho un'altra, non preoccuparti» Lo ringraziai con un sorriso accettando la giacca e infilandomela.
«Posso chiederti una cosa?» Annuì. Solitamente dopo la trasformazione non amavamo molto il modo l' espressione verbale, soprattutto se eravamo rimasti in forma animale molto a lungo, perdevamo come la capacità di parlare e al linguaggio orale preferivano quello del corpo o direttamente il silenzio, ma con lui, che ancora non sapeva praticante nulla del mondo in cui si stava per buttare, cercai di sforzarmi il più possibile a parlare.
«T-tornerai? In forma di lupo intendo...» chiese dopo qualche istante e un bel respiro. No si perché , ma sorrisi. Forse fu la sua innocenza infantile con il quale mi parlava. «Potrei tornarci in questo momento ma sarebbe uno stress troppo grande per il corpo e poi, come ti ho detto, c'è un problema da risolvere. Posso restare in forma umana tranquillamente almeno fino l'autunno.» «Perché proprio in autunno?»
«A suo tempo harry, ora non ho tempo. Ti spiegherò tutto.» tagliai corto e con questo aprì la porta, uscì fuori e iniziai a camminare verso il bosco. «Aspetta!» lo sentì gridara così mi voltai e vidi che stava venendo verso di me.
«Non so il tuo nome» disse a bassa voce che a stento lo sentì.
«Mi chiamo Blue, Harry» dissi, per poi tornare a dirigermi verso il bosco a passo svelto.



Riiiieccoci :)
Bhè, spero vi piaccia e magari lasciate qualche recensione per farmi sapere che ne pensate, apprezzerei molto.
Twitter:@samkroth_
-C.

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