Lacrime di ghiaccio

di Airin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il tempo che fu ***
Capitolo 3: *** L'appuntamento ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao sono Airin, questa è la prima fanfic che scrivo...

Veramente diciamo che sono stata spinta da un'amica e ci ho provato così ho scritto una piccola fanfic originale...giusto per vedere come va ^^;;;

Questa fanfic si intitola "LACRIME DI GHIACCIO" Spero che vi piaccia, io non sono molto brava ed è anche per questo che vi chiedo di recensire la fic e commentarla in modo che se è possibile io possa migliorare...

Nella fanfic ho usato spesso i tre punti un po' perché mi piace usarli e un po' anche perché voglio far notare di più la pausa mentre il corsivo l'ho utilizzato per i pensieri dei personaggi. Ok adesso vi lascio alla lettura...Ciao By Airin^_^

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PROLOGO

…La confusione…

…la luce…

…il giorno.

Inizio…un altro giorno ha inizio…mi alzo ancora assonnato inciampo come è oramai abitudine nel casino che governa la mia stanza…mi dirigo in cucina…che luogo freddo…mi preparo un caffè di corsa… non mi è mai piaciuto il sapore del caffè perché io lo prenda poi…ecco adesso ho in bocca quel sapore amarognolo…un’occhiata veloce all’orologio mi accorgo che oramai è tardi ho poco tempo…mi lavo, mi vesto prendo i documenti riposti sul tavolo la sera prima, li inserisco disordinatamente nella mia ventiquattrore, afferro le chiavi e di corsa in macchina.

La solita confusione…il traffico…odio il traffico… ancora di più quando sono in ritardo!

Arrivo finalmente all’ufficio…premo il pulsante dell’ascensore…occupato…non ho la pazienza di aspettare e vado per le scale…tre piani di corsa per poi sentire rimbombare nelle orecchie quell’odiosa voce tonante…quanto lo odio…dovrei averci fatto l’abitudine…oramai è così ogni mattina, ogni giorno della mia vita di questa vita insignificante…con un lavoro insignificante ed una ragazza insignificante…non la amo non l’ho mai amata perché io stia con lei poi

Yurika…perché adesso mi viene in mente questo nome…Yurika…lei…si lei…lei è l’unica che io abbia mai amato…la amo ancora…sei lunghi e interminabili anni…ti ho aspettata per tutto questo tempo…a volte penso che tu sia stata solo la creazione della mia fantasia…no…tu eri vera come vero è il mio amore per te.

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Capitolo 2
*** Il tempo che fu ***


5 C dell’Istituto tecnico superiore...sono in ritardo mi scusi professoressa…una risata…i miei compagni…la professoressa non è al suo posto oggi è lei ad essere in ritardo, bene questa mattina mi sono scansato la solita ramanzina…ma perché è in ritardo?

Un nuovo compagno di classe, uno studente che viene da molto lontano, la professoressa è andata ad accoglierlo…bene forse qualcuno occuperà il banco affianco al mio…è vuoto da 5 anni…si… in pratica sono sempre stato seduto da solo…no…non perché i miei compagni non mi sopportano…con loro ho un buon rapporto…ma quella donna…la professoressa…ha deciso che deve essere così…è la mia punizione per il ritardo di ogni mattina…l’isolamento.

Un rumore di passi ecco si avvicinano…la professoressa e il nuovo studente…sarà una ragazza o un ragazzo?

Ambra…ha gli occhi dello stesso colore del sole…

Neri…ha i capelli dello stesso colore della notte…

Una ragazza, una bella ragazza…Yurika… questo il suo nome.

La sua voce…così sottile e dolce...coperta da quella stereotipa della professoressa…ecco…ora le dice dove deve sedersi…incrocio le dite…

“Ti puoi sedere accanto ad Akira”

E’ il mio nome…ha detto il mio nome…lei si avvicina…mi osserva…un lieve saluto, quasi impercettibile al mio orecchio…i miei occhi fissi su di lei…quasi ipnotizzato…inizia la lezione…

Un suono…la campanella…le prime due ore sono terminate…la professoressa saluta, apre la porta ed esce dall’aula.

Sguardi…sono gli sguardi dei miei compagni…tutti fissi su di lei…la capoclasse si alza le va incontro…la saluta…si presenta… “da dove vieni esattamente?”

Una risposta...io sono Yurika e vengo dall’America…e poi di nuovo silenzio…ricomincia la lezione.

Pausa pranzo…Sala mensa…mi guardo intorno alla ricerca della mia compagna di banco…non la vedo…devo trovarla…cerco in tutti i posti ma non la trovo da nessuna parte…poi le scale di fronte a me…la terrazza della scuola…luogo proibito agli studenti…salgo…apro la porta eccola è lei...i lunghi capelli neri mossi dalla leggera brezza autunnale…mi vede…uno sguardo…mi avvicino…le sono di fronte…mi guarda…non mi piace la confusione…aveva anticipato la risposta alla domanda che le avrei fatto.

Il silenzio…non sapevo cosa dire…cosa fare…solo silenzio…nessuno dei due parlava…e così rimanemmo per tutto il tempo…a fissare il cielo vuoto.

E’ finita un’altra giornata di scuola è trascorsa…finalmente…una macchina nera…una lussuosa macchina nera ferma davanti al portone della scuola…chi sarà venuta a prendere?

Yurika…è lei…entra in macchina…c’è qualcosa che non va…i suoi meravigliosi occhi ambra si sono incupiti ad un tratto…chi ci sarà dietro quei finestrini neri…chi si nasconde agli sguardi curiosi dei ragazzi che escono al termine delle lezioni…perché Lei è così triste.

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Capitolo 3
*** L'appuntamento ***


 

 

Eccomi a casa finalmente…sono le 4 di mattina…il sabato torno sempre più tardi dal lavoro…il lavoro…oramai sono anni che ogni sera lavoro in quel maledettissimo bar…ma del resto per uno studente che deve mantenersi agli studi è il lavoro più consono…certo la mattina non ti svegliano neanche le cannonate.

In fondo ho preso io questa decisione andandomene da quella casa…sono due anni oramai che non vi faccio più ritorno…non potevo più vivere tra quelle quattro mura…straziato dai continui litigi dei miei genitori, con una sorella menefreghista e una madre che non si comportava più come tale uscendo la mattina e tornando a casa la notte mezza ubriaca…ciò provato a vivere ma non ci riuscivo più…così un giorno ho preso e me ne sono andato…adesso vivo in questo piccolo appartamento…da solo…lavoro tutta la notte per pagare l’affitto di queste due camere fredde e buie…per non parlare poi del necessario per la scuola…quel che mi rimane…se a volte mi rimane qualcosa acquisto un paio di jeans o un maglione…sono davvero caduto in basso…ma ho un sogno…un sogno che realizzerò…quello di diventare un libero professionista, un avvocato o un notaio…un lavoro che mi permetta di guadagnare molti, tanti soldi…una bella casa…gente che ti rispetta al tuo passaggio…io realizzerò il mio sogno.

Mezzogiorno…adoro la domenica…quando posso finalmente dormire fino a tardi…chissà se in frigo c’è del latte…apro il frigo…qualche yogurt, wurstel, formaggio e anche una scatola di latte…bene oggi la fortuna gira dalle mie parti…suonano il campanello…sarà la vicina di casa…una signora davvero gentile…ogni giorno mi prepara qualcosa da mangiare…lasagne al forno…oggi la signora ha i figli in casa come ospiti…le stanze non sono molto diverse ma la casa di quella signora così calda, luminosa e accogliente…ti fa sentire bene…ti fa sentire in famiglia.

“La ringrazio del pranzo signora”

“Di nulla giovanotto.”

Un pasto sostanzioso è proprio quello che ci vuole per rimettersi in forza dopo una notte di duro lavoro…adesso mi rimetto a letto…il telefono… chi mai sarà?

 

 

Yurika…è lei al telefono...oramai è trascorsa una settimana da quando è diventata la mia compagna di banco…questa è la prima volta che mi telefona…

A casa sua…mi ha chiesto di andare a trovarla…sto iniziando a pensare che questo sia davvero il mio giorno fortunato…vive nei quartieri alti…certo era logico…vestiti sempre diversi…macchina lussuosa.

Eccomi sono arrivato…questa dovrebbe essere la sua casa…

Una villa…un immenso giardino...lungo il viale aiuole di fiori bianchi…suono il campanello…la mia mano trema…chissà perché…attraverso il giardino e arrivo alla porta dove ad aspettarmi c’è lei…Yurika...è sempre più bella.

“Accomodati nella sala io arrivo fra 5 minuti.”

Un salone immenso…gli unici colori che governano quella stanza sono il bianco e il nero…la ceramica è bianca in contrasto con il divano nero di pelle…al centro della sala un piccolo tavolino di cristallo sul quale è posato un vaso nero con delle rose bianche…le cornici dei pochi quadri presenti…tutti in perfetto stile moderno hanno sottili cornici nere.

Tutto in quella sala si trova al suo posto…tutto così pulito e in ordine che hai persino paura di sederti per non sgualcire qualcosa…eppure….dentro di me ho come l’impressione che in questa casa, così perfetta, manchi qualcosa.

E mentre aspetto…sento come un rumore…un miagolio…mi dirigo verso la porta finestra che da quella sala dà sul giardino…un gatto…un piccolo batuffolo bianco…che con la zampa graffia contro la finestra per poter entrare…apro la porta e il piccolo gattino si avvia verso una cuccetta riposta in un angolo della sala…quasi nascosta.

Un rumore di passi…Yurika...entra nella sala…i battiti del mio cuore iniziano ad accelerare…sento quasi che mi possa uscire il cuore dal petto…è meravigliosa vestita in quel modo…si è anche truccata leggermente…il trucco risalta ancora di più i suoi meravigliosi occhi ambra…si avvicina con un lieve sorriso sulle labbra...non riesco a toglierle gli occhi di dosso...eccola adesso è di fronte a me…ma ora che ci penso dove deve andare vestita così elegante?

“Akira ti va di uscire?”

Uscire…uscire soli io e lei…questo si potrebbe definire un appuntamento…avrei dovuto essere io a chiederglielo ed invece i ruoli si sono invertiti…forse qui il vero timido sono io…ma cosa sto facendo…continuo a fissarla e lei aspetta una mia risposta.

“Allora Akira ti sei addormentato?”

“No…no…scusa ero un attimo soprappensiero…usciamo.”

“Hai in mente un posto dove possiamo andare?”

Un posto e dove la porto adesso? Akira ragiona non ti fare prendere dal panico ci sarà pure un posto dove puoi portarla…un ristorante...no troppo caro per le mie tasche…un pub…si un pub…

“Possiamo andare in un pub cosa ne dici?”

“Per me va bene…andiamo!”

Arrivammo al pub dopo quasi un ora di cammino…il luogo era caldo e accogliente…la musica era un invito ad entrare…ci accomodammo ad un tavolo e ordinammo due panini e un piatto di patatine fritte e da bere una coca cola.

Restammo lì per delle ore a parlare…era bello sentirla parlare…non era mai stata così aperta e loquace…le avevo chiesto di quando stava in America…doveva essere felice lì perché quando né parla gli occhi le brillano.

In una sera ci eravamo detti più cose l’uno dell’altra che in una settimana…adesso mi sembrava di conoscerla da sempre…mi ha raccontato tutto il suo passato ma del suo presente non ha fatto cenno…forse perché come traspare dai suoi occhi…il presente non è felice come invece lo è stato il passato.

Uscimmo dal pub che era notte…l’aria era più fredda e pungente…lei però non sembrava avere freddo…

Io le sorrido e le prendo la mano…non sembra avere qualcosa in contrario…camminammo così mano nella mano per delle ore finché non arrivammo a casa sua…nel giardino illuminato vi era la lussuosa macchina nera…voleva dire che in casa adesso vi era qualcun altro...quel qualcuno apre la porta di casa…un uomo…non molto più grande di noi…ci osserva… ha uno sguardo freddo ed inquieto…Yurika lo vede abbassa gli occhi abbandona la mia mano e corre verso la porta di casa…lasciandomi con un lieve  “Ciao.”

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