And if I chose you?

di PrideWrath_Rose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro ***
Capitolo 2: *** Devo proteggerli! ***
Capitolo 3: *** Frammenti del passato ***
Capitolo 4: *** Rivelazioni ***
Capitolo 5: *** Allenamento ***
Capitolo 6: *** Devo trovare uno scopo. ***
Capitolo 7: *** Superbi Squalo ***
Capitolo 8: *** Scontro della Pioggia (Parte I) ***
Capitolo 9: *** Scontro della pioggia (Parte 2) ***



Capitolo 1
*** Incontro ***


Atto 1 - Chi sono io?-

Capitolo 1 - L'incontro

Tutto iniziò casualmente.
Si trovava a Namimori su richiesta di una persona ignota che in un messaggio affermava di conoscere il motivo dello sterminio della sua Famiglia, ma al suo posto conobbe loro.
Erano passati già diversi giorni dal suo arrivo in Giappone, ma quello “scontro” fu il primo evento che le permise di parlare con qualcuno: non conoscendo il posto decise che la via principale sarebbe stato il modo migliore per raggiungere la destinazione, quindi si diresse alla Terza Strada; a giudicare dal numero delle persone che passeggiavano quella doveva essere la strada più frequentata di tutta la città. Era mattina, il sole picchiava forte quel giorno, la temperatura era perfetta per uscire di casa, infatti gente di tutti i tipi passeggiava da ogni parte guardando negozi, chiacchierando e ridendo.
Lei stava rileggendo per l’ennesima volta le poche parole del misterioso invito senza accorgersi di tutto quello che la circondava.
i trattava di un biglietto scritto su carta pregiata, era stata spedita dal Giappone ed arrivò in Italia dentro una busta avente il sigillo di cera di una Famiglia, doveva essere una Famiglia molto importante, ma quel simbolo le faceva riaffiorare solamente ricordi vaghi, senza riconoscere effettivamente il simbolo stesso.
Il testo del messaggio era breve e diretto: "Incontriamoci a Namimori, e ti svelerò il tuo passato", dopodichè vi era l'indirizzo del luogo dove sarebbe avvenuto l'incontro, e la firma riportava solo le lettere "IX"; il tutto era decisamente avvolto nel mistero, ma questo non la spaventava.
Rileggendo la lettera andò improvvisamente a sbattere con una persona, e ruzzolarono entrambi a terra.
 
 ‹‹Hey tu, fa attenzione! Decimo tutto ok? Sei ferito? Avanti ti aiuto a rimetterti in piedi›› ancora frastornata dalla botta, lei si rialzò mentre un ragazzo con i capelli grigi aiutava l’altro a rialzarsi.
‹‹Oh, scusami, mi dispiace tanto! Mi sono distratta mentre cercavo di orientarmi e..uhm..›› subito nascose imbarazzata la lettera in tasca. Essere in una città che non conosceva, in un paese sconosciuto la metteva a disagio.
‹‹Non sei di queste parti vero?›› era un altro ragazzo a parlare, alto con capelli corti neri, aveva un espressione piuttosto amichevole e solare.
‹‹In realtà vengo dall’Italia,  di fatti mi scuso per il mio accento›› lei esibì uno dei suoi soliti sorrisi finti, era diventata piuttosto brava a mentire, ma sentiva comunque un minimo di risentimento ogni volta che recitava una parte.
‹‹Oh, in realtà parli benissimo il giapponese!›› sembrarono quasi tutti entusiasti della sua risposta, evidentemente era raro che ci fossero dei turisti in quella cittadina e la cosa non la sorprese: era piccola, tranquilla e decisamente noiosa.
Eppure il ragazzo alto le sembrava molto simpatico e le ispirava fiducia, ma il bimbo sulle sue spalle la scrutò con espressione enigmatica. Era vestito in giacca e cravatta, una cosa piuttosto buffa, eppure l'espressione di quel bambino non era per niente adatto a uno della sua età.
‹‹Italia, huh?›› Disse in modo molto pensieroso, e se anche lui venisse dall’Italia? E se lui sapesse qualcosa?
“Avanti, stolta ragazza, è solo un bambino.”  allontanò quei ridicoli sospetti mentre annuiva e sfoggiava un ennesimo sorriso.
 
‹‹Piacere di conoscerti, io mi chiamo Takeshi Yamamoto, il ragazzo che hai urtato è Tsunayoshi Sawada mentre lui è Hayato Gokudera, questo piccoletto qui alle mie spalle è Reborn, mentre lei è Kyoko›› lui, la ragazza e il tipo che con cui è andata a scontrarsi, che ancora si massaggiava la testa esibirono un piccolo inchino, mentre l’altro con i capelli grigi si limitò a distogliere nervosamente lo sguardo.
Lei ricambiò l’inchino e improvvisò immediatamente una breve presentazione:
‹‹Piacere di conoscervi, mi chiamo Reiko Yamada…››
‹‹Oh, hai il nome giapponese!›› Yamamoto sembrò quasi stupefatto da quella risposta, così come lo era il ragazzino di nome Tsunayoshi e la ragazza che aveva accanto.
Una cosa che si era aspettata, e ringraziò se stessa di aver organizzato in precedenza una risposta pronta:
‹‹Già, sembra che uno dei miei genitori fosse giapponese dopotutto›› un altro sorriso finto, quasi le dispiaceva mentire a quel simpatico ragazzo.
‹‹Ah!›› Per un attimo Tsunayoshi si ricordò cosa stesse facendo prima della caduta, e in modo molto impacciato chiese: ‹‹hai per caso visto passare di qui un bambino pestifero con un pigiama a forma di mucca? Ecco…è scappato e lo abbiamo perso nella folla››
‹‹Quella scemucca si pentirà di essersi allontanato!›› La testa calda di nome Gokudera sembrava piuttosto furioso, perciò la ragazza e Yamamoto cercarono di calmarlo con gesti cauti.
‹‹Oh, beh, intendi quel bambino lì?›› Reiko indicò il negozio di animali alla loro destra:

Tsunayoshi prelevò il bimbo dalla gabbia e si scusò svariate volte con il commesso, il bambino esordì con un rumorosissimo “Lambo-san ha sete!” e, oramai rassegnato, Tsunayoshi assentì alla sua richiesta.
‹‹Torno subito›› Yamamoto gli rispose sorridendo: ‹‹Noi saremo lì››
‹‹Reiko-san, anche I-pin ha sete, posso offrire una bevanda anche a te? Se vuoi dopo posso provare ad offrirti indicazioni per la tua destinazione››
Fu sorpresa da quella richiesta, la ragazzina non avrà avuto più di 12 anni, eppure apparse molto premurosa nei confronti della sconosciuta, lei la ringraziò e accettò l’offerta, perciò raggiunsero il tavolino dove Tsunayoshi e il moccioso si erano fermati.
‹‹Sawada Tsunayoshi, ecco...io ti devo ancora delle scuse per averti urtato, sono stata un’irresponsabile a non guardare dove stessi andando›› formulò una scusa, e il ragazzo in rispostà arrossì e balbettò:
‹‹N-non preoccuparti! Chiamami pure Tsuna e ammetto che anche io mi ero distratto per cercare Lambo-san, perciò non è stata colpa tua›› era evidente di quanto si trovasse in difficoltà, perciò la ragazza parve aiutarlo chiedendole ‹‹Allora. Reiko-san, cosa ti porta in Giappone? Namimori è una bellissima città ma ha poche attrazioni turistiche›› sorrise ancora una volta; ma lei non poteva dirle la verità, non conosceva quei ragazzini e c’era qualcosa nel bambino in smoking che non le piaceva affatto.
‹‹Sono venuta per una questione di affari›› mentire. Da quando le riusciva così bene?
‹‹Ehi, sentite anche voi questo rumore?››
All’improvviso ci fu un’esplosione a poco di dieci metri da loro, un ragazzo proveniente da quella direzione fu scaraventato contro Tsunayoshi, ed entrambi caddero a terra in un tonfo. Il tipo che volò addosso a Tsuna aveva una strana fiamma sulla fronte e sembrò riconoscerlo, ma tutto accadde troppo velocemente per dirlo con sicurezza: subito Yamamoto e Gokudera corsero in soccorso di Tsunayoshi e di colpo lei si rese conto che alle sue spalle Reborn le puntava minacciosamente una pistola, ma poi improvvisamente vennero tutti assordati da un tremendo “VOOOOI
 
Qualcosa in lei si riaccese, come un vecchio ricordo riaffiorato, si voltò, e si trovò davanti un uomo vestito di nero, che brandiva una spada, ma non impugnandola: la spada era direttamente conficcata sul suo polso. 
Il suo cuore sussultò, l'intenzioni dell'uomo non erano decisamente buone, e lei temette che era giunta l'ora di rivelare la sua vera identità.

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Capitolo 2
*** Devo proteggerli! ***


Capitolo 2 – Devo Proteggerli!

‹‹VOOOOI, affetterò tutta la spazzatura che troverò tra i piedi!››
Era lì, quel misterioso uomo dai lunghi capelli argentei, sorrideva maliziosamente e si potevano ben capire le sue intenzioni. Qualcosa riaffiorò nei ricordi annebbiati di Reiko: un ragazzo piuttosto magro, con i capelli corti ma dello stesso colore di quelli che aveva di fronte, sembrava piuttosto sicuro di sé ed accanto a lui c’erano altre due persone…ma non riusciva a ricordarsi i loro volti. Provò un profondo senso di vuoto dentro di se, vuoto che si trasformò ben presto in rancore.
Il bambino chiamato Reborn avvertì subito Kyoko di far allontanare i bambini, cosa che Reiko trovò ancora più sospettosa. Il misterioso ragazzino precipitato su Tsuna si alzò in piedi e gli porse le sue scuse, e fu proprio in quel momento che la fiamma dell’ultima volontà che aveva sulla fronte fu del tutto visibile a chiunque.
‹‹Mi perdoni Lord Sawada, sono stato seguito›› a quelle parole Tsuna sussultò, ma il ragazzo sconosciuto fu più svelto e lo trascinò subito lontano dal losco spadaccino…solo che non fu abbastanza svelto:
Con un semplice balzo in avanti, l’uomo dai capelli argentati calò un fendente che scaraventò il ragazzo contro una vetrata, l’impatto la ridusse in mille pezzi ed egli perse immediatamente i sensi. Ancora più velocemente un pioggia di candelotti sorvolò la testa dello spadaccino, lui li evitò agilmente e questi esplosero in un enorme fragore.
 Si voltò, e si trovò davanti Gokudera e Yamamoto, pronti a scontrarsi con lui per proteggere Tsuna.

‹‹Se vi mettete contro di me, morirete›› una frase semplice, provocatoria e terrificante uscì dalle labbra dell’uomo misterioso e lo scontro ebbe immediatamente inizio: Yamamoto e il suo avversario scattarono in avanti in un lampo, ma le loro lame si scontrarono molto meno di quanto si potesse aspettare, infatti al secondo contatto dalla spada dell’uomo fuoriuscirono delle pallottole di polvere da sparo, che mandarono k.o. il giovane.
Reiko era paralizzata, prima di fare qualunque cosa avrebbe dovuto riprendere il controllo di se stessa, ma la figura di quell’uomo aveva risvegliato la fiera che dormiva dentro di lei, sentiva il bisogno di proteggere quei ragazzi, o forse era affamata di cozzare le lame contro un avversario degno? Quei pensieri le ronzarono in testa e la tormentarono a lungo, mentre osservava disorientata lo scontro, ma quest’ultimo fu molto breve, in un soffio il nemico recise a metà i candelotti che Gokudera teneva in mano, e prima ancora che questo potesse opporsi fu travolto da un calcio alla nuca, che gli fece perdere conoscenza.
 
‹‹Adesso muori›› il rivale alzò la sua lama, pronto a rifilare il suo colpo decisivo sul ragazzo inerme, ma fu in quel momento che Reiko si risvegliò dalla sua paralisi: l’anello che indossava sul medio della mano sinistra fu avvolto dalle fiamme e cambiò forma, in un lampo lei si pose tra il ragazzo svenuto e il suo aggressore.
Le lame che si scontrarono emisero un suono metallico assordante, e l’espressione così sicura dell’uomo si tramutò in una maschera di sorpresa.
‹‹Non ti lascerò fargli del male›› il verde smeraldo dei suoi occhi si scontrò con il freddo grigio di quelli dello spadaccino; la spada che ora Reiko brandiva, che un momento prima non era altro che un semplice anello, emanava una strana energia, una vampata di puro furore percorse il suo corpo, a stento riuscì a trattenersi nello scaraventarsi contro l’uomo. 
‹‹E tu chi saresti? Suppongo che anche tu c’entri qualcosa con questa banda di mocciosi, bene, allora se osi metterti tra me e la mia preda questa sarà la tua tomba ›› l’aggressore provò a colpirla, ma lei era pronta e parò il colpo, e quello successivo, ancora ed ancora; con furia l’uomo scagliò un colpo dopo l’altro, ma lei riuscì a tenergli testa in un modo o nell’altro.
I due combattenti venivano assaliti da una pioggia di scintille ogni volta che le due lame cozzavano l’una contro l’altra, fu un combattimento duro e estenuante, ma era palese che l’uomo avesse molta più esperienza di Reiko, infatti quando lei fu distratta da un suo movimento non calcolato perse l’equilibrio e cadde in ginocchio; era esausta.

‹‹Sei debole›› i respiri irregolari del suo avversario le fecero capire di averlo fatto stancare, ma capì anche che la fine di quel combattimento era vicina. Proprio nel momento in cui lei abbassò la testa in segno di sconfitta, aspettando il colpo che le avrebbe fatto perdere i sensi, o peggio, una voce esterna si aggiunse allo scontro:
‹‹Non è imbarazzante essere così duro con una ragazza?››
Un ragazzo, un uomo, munito di frusta e dai lucenti capelli color miele, seguito da una schiera di uomini in giacca e cravatta fece ingresso nella piazza.
‹‹Lasciala andare, se non la smetti con questo disdicevole gioco sarò io il tuo avversario››
‹‹Cavallo Pazzo!?›› il nemico si irrigidì all'istante. Reiko fu scossa da un altro vago ricordo: il ragazzo dai capelli argentati del ricordo precedente discuteva rumorosamente con un suo coetaneo biondo, alto e sorridente.
“Dino…il suo nome è Dino…” sussurrò in un soffio la ragazza, che alzò immediatamente lo sguardo per vederlo in volto; lui non si voltò ad osservarla, il suo sguardo era fisso sullo spadaccino.
‹‹VOOOI! Cavallo Pazzo, non ho problemi ad ucciderti proprio qui. Ma se combattessi contro persone di Famiglie alleate i piani alti mi romperebbero›› mentre finì di dire quelle parole, l’aggressore afferrò Reiko per il colletto della giacca e la scaraventò ai piedi del nuovo arrivato, in modo tale da creare un diversivo mentre, con l’aiuto di alcuni fumogeni usciti a sua volta dalla sua particolare spada, riuscì a scappare via.
 
‹‹Hey tu, tutto a posto?›› Dino si abbassò per soccorrerla, ma lei fu più svelta e si alzò senza alcun aiuto.
‹‹Un momento, io ti conosco…›› il giovane uomo la scrutò con più attenzione, mentre la spada di lei si tramutava di nuovo in anello, il tutto avvolto da delle strane fiamme.
‹‹Ti sbagli›› Reiko alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi, con due sole parole disse molto più di quanto effettivamente aveva fatto, in risposta il ragazzo la osservò a fondo, il tempo che servì per capire il vero messaggio delle sue parole.
“Non qui, non ora” In un modo o nell’altro lei conosceva già lui, ed era chiaro che lui aveva appena riconosciuto lei.
Forse questo suo coetaneo sapeva qualcosa del suo passato, o forse lui conosceva l’uomo misterioso che l’aveva trascinata in Giappone, ma tutti questi pensieri passarono in secondo luogo quando si rese conto che i presenti in quel luogo avevano assistito alla scena della trasformazione del suo anello durante lo scontro con lo spadaccino, il che ovviamente comprometteva la sua falsa identità, perciò fu agile e scattante nel fuggire ribadendo solamente un debole ‹‹Devo andare››.
Andare, ma dove? Era troppo sconvolta per rimettersi alla ricerca della sua destinazione, e non aveva alcuna traccia dell’uomo che li aggredì un momento fa. Tutto quello che possedeva era un indirizzo, il suo speciale anello, i muscoli indolenziti ed il suo cieco furore ammansito a stento.

Corse via dallo scenario di battaglia, imboccando in una strada qualsiasi.

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Capitolo 3
*** Frammenti del passato ***


(Riferimento temporale della trama originale: KHR cap. 84)
 

  Capitolo 3 – Frammenti del passato

   
Continuò a correre fino a perdere il fiato, dopodiché proseguì camminando senza una meta precisa.
 I vicoli si assottigliavano, cambiavano spesso direzione, un paio di volte si ritrovò in vicoli ciechi ma infine decise di fermarsi davanti un enorme edificio apparentemente in disuso poiché i piedi gli dolevano in modo insopportabile.
Di quel palazzo un'unica stanza era illuminata, e da essa si potevano udire varie voci maschili, ma tutto questo a lei non importava, perché aveva un disperato bisogno di riposarsi al sicuro in un luogo nascosto, ed è quello che fece: oltrepassò il cancello e si diresse verso l’entrata, scoprendo che quello era in realtà un ospedale abbandonato.
Entrata in quella che un tempo era la sala d’attesa della clinica si diresse immediatamente nel luogo più buio della stanza, scivolò contro il muro fino al sedersi sul pavimento, dove si portò le gambe al petto e le cinse con le braccia.
Chiuse gli occhi e tirò un forte sospiro, cosa avrebbe fatto adesso? Avrebbe indagato sul suo passato partendo dal ragazzo di nome Dino? Avrebbe continuato la ricerca dell’uomo misterioso? Oppure sarebbe partita alle tracce dello spadaccino dai capelli argentati? La sua mente era una mescolanza di incertezze e perplessità, per un momento ebbe persino voglia di tornare alla Terza Strada e cercare il gruppo di ragazzi che conobbe quella mattina, ma poi ripensò al bambino in smoking quindi scosse la testa e tornò a tormentarsi con milioni di incognite, fino a quando non si assopì sulle proprie ginocchia.
 
Sognò casa, ma non la serie di luoghi dove fu costretta a vagabondare a partire dalla sua adolescenza, l’enorme dimora in Italia: la gigantesca villa ormai vuota. Un numero indefinito di rampicanti aveva invaso sia l’interno che l’esterno della casa,  le decorazioni e il mobilio erano lasciati a marcire nel più totale caos, mentre i vari tendaggi un tempo scarlatti venivano lentamente ricoperti di aloni, strappi e muffa. Una parte della parete era crollata, e pigri raggi di sole colpivano diagonalmente il pavimento ornato di mattonelle ingiallite dal tempo.
Lei era in piedi al centro del salone principale, indossava un elegante vestito bianco e si guardava attorno impaurita, come se fosse andata indietro nel tempo fino a tornare la bambina di 7 anni che viveva in quella casa. Chiamava suo padre e sua madre, gli amici e conoscenti della sua Famiglia, ma i suoi richiami si dispersero rimbalzando sulle pareti dell’enorme salone. Il suo viso fu avvolto dalle lacrime quando improvvisamente qualcuno rispose alla suo disperato appello: “il soggetto presenta varie anomalie nel ceppo del D.N.A. introdotto” era una voce maschile, quasi meccanica, un brivido le percorse la schiena sentendo quelle parole che, in qualche modo, le ricordavano qualcosa che lei aveva rimosso; si girò di scatto e assisté ad una scena raccapricciante: tutte le persone che un tempo erano i suoi amici e parenti erano stese sul pavimento in un lago di sangue. Erano anche loro vestiti eleganti, come se stessero celebrando una festa prima di essere assassinati probabilmente da una scarica di proiettili, dato che tutti presentavano vari fori all’altezza del cuore o sulla fronte da dove continuava a sgorgare il sangue purpureo.
Voleva urlare ma la sua gola non riusciva ad emettere suono.
“Guarda cosa hai fatto” proprio di fronte a lei una bambina la fissava sorridente. Indossava il suo stesso vestito, con la differenza che il piccolo abito era macchiato di sangue; impugnava una pistola ancora fumante nella mano destra, solo che il fumo che fuoriusciva dalla canna dell’arma era un denso filo di miasma violaceo che si disperdeva nell’aria circostante.
“Sei stata cattiva, hai ucciso un sacco di persone…non provi risentimento?” la tetra bambina chinò la testa da un lato, e sogghignò in modo cupo. Reiko non riusciva a capire di cosa stesse parlando quella versione di se stessa da fanciulla, e le lacrime continuavano a solcare il suo volto ma lei non voleva piangere, voleva scappare il più lontano possibile da quella follia, solo che non poteva.
Una forte vampata di calore le invase il petto, quello che doveva essere un inaspettato impulso di coraggio riuscì a toglierle il panico che provava; si asciugò le guance e le parole le uscirono quasi automaticamente:
‹‹Non li ho uccisi io, loro sono morti a causa della Famiglia…››
 
Si svegliò di colpo udendo delle voci maschili avvicinarsi verso il luogo dove si era rifugiata. Immediatamente si strinse il più che poteva nell’ombra, trattenendo il respiro e cercando di espellere dalla mente quell’incubo mostruoso, molto presto si accorse che le voci appartenevano ai ragazzi che aveva conosciuto nelle ore precedenti: infatti Tsuna, Yamamoto, Gokudera ed il piccolo Reborn attraversarono la stanza senza accorgersi della sua presenza ed uscirono dall’edificio dialogando perplessi, ed intimoriti nel caso del ragazzino dai capelli castani. Attese che si fossero allontanati abbastanza e poi si alzò in piedi, e scrollandosi di dosso la polvere del pavimento iniziò ad avviarsi verso il corridoio da dove erano sbucati i ragazzini…ma si ritrovò inaspettatamente di fronte lo stesso ragazzo da cui era scappata, il suo coetaneo dai capelli biondi.
‹‹Tu!…sei fuggita prima che potessi domandarti chi sei!›› e lei lo avrebbe fatto una seconda volta, se solo gli scagnozzi del tipo non si fossero posti ad ostacolare l’unica via d’uscita nello stesso momento in cui lei schizzò in quella direzione. Rassegnata, lei si girò nuovamente verso di lui, e lo guardò dritto negli occhi:
‹‹Che cosa vuoi da me?›› si sentiva in trappola, ma in qualche modo percepiva che quel ragazzo non le avrebbe fatto del male.
‹‹Io ti ho già visto, in Italia ai tempi del liceo. Chi sei? Cosa ci fai qui? Sei stata mandata a pedinare il successore della Famiglia Vongola? ››
“Famiglia Vongola” Reiko sussultò. Quelle parole le rimbalzarono nella mente come un’eco infinito. A chi si riferiva? Al ragazzino impacciato contro cui lei andò a sbattere quella mattina?
‹‹Io…non sono una spia, mi sono imbattuta in questo ospedale per caso, così come stamattina ho conosciuto quei ragazzi per sbaglio›› perlomeno quella era la verità, le parole seguenti le uscirono dalla bocca d’impulso, proprio come le successe nel sogno:
‹‹Dino…il tuo nome è Dino Cavallone›› Il ragazzo non fu sorpreso che lei conoscesse il suo nome, come se ad ogni sua parola lui la stesse trasformando in una vecchia amica ritrovata dopo tanto tempo.
Tutto quello che aveva fatto finora: partire per il Giappone, incontrare quei ragazzi, battersi contro lo spadaccino dall’uniforme nera, ricordare il nome del ragazzo che aveva davanti in quel momento… che il misterioso mittente della lettera l’avesse spinta a partire per Namimori prevedendo tutti quegli eventi?
‹‹Io conosco il tuo nome, tu sei So-››
‹‹No, qui il mio nome è Reiko, Yamada Reiko›› fu grata a se stessa per essere stata abbastanza svelta da interromperlo, in risposta lui fu inizialmente sorpreso, poi si sforzò di comprendere la sua reazione e sorrise. La sua espressione riuscì a placare i nervi di Reiko, tesi come una corda di violino; Dino fece un paio di passi in avanti per avvicinarsi a lei, e lei fu subito pronta ad indietreggiare nel caso il suo interlocutore avesse compiuto una mossa azzardata; ma nel momento in cui il ragazzo alzò inaspettatamente il braccio lei non si tirò indietro, e lui le posò la mano sulla testa, accarezzandola affettuosamente come un fratello maggiore farebbe con sua sorella.
‹‹Ora mi ricordo, tu eri la timida ragazza della classe accanto alla mia››
‹‹Io… ›› Memorie, memorie che lei non riusciva a raggiungere.
Eppure erano assestate nella parte più remota del suo cervello, la stessa in cui immagazzinava i ricordi più belli della sua infanzia ed adolescenza. Le uniche immagini del suo trascorso periodo scolastico furono varie scene sconnesse e offuscate: non parlava con nessuno, non conosceva nessuno, fatta eccezione dell’avvenente ragazzo dai capelli dorati, a volte lui la faceva ridere e l’aiutava a risolvere i piccoli problemi scolastici di tutti i giorni. Non erano soli, conosceva altri due ragazzi, ma non riuscì a ricordarsi anche di loro.
“Chi sono io?” Le lacrime tornarono, pronte più che mai ad uscire; ma Dino fu fortunatamente più svelto di loro e disse:
‹‹Vieni nella mia residenza, abbiamo molte cose di cui parlare››.




Salve a tutti! Vi presento il terzo capitolo della mia saga ^w^
Creo questa postilla perché voglio aggiungere varie note per quei pochi lettori che mi seguono *sobsob*
Parto col dire che mi dispiace che la storia ha così tanti misteri sul passato di Reiko, ma personalmente spero che così facendo vi stuzzico un po' di curiosità ;3 e mi scuso per aver dedicato questi tre capitol interamente al passato del mio OC >^< nei capitoli successivi finalmente accadrà qualcosa di speciale, ovvero inizierà la vera e propria trama della Fan Fiction poiché devo ammettere che...IL TUTTO DEVE ANCORA AVERE INIZIO! çAç
Ringrazio i miei lettori per sostenermi e non dimenticate di fare passaparola! Mi piacerebbe tantissimo che molti appassionati del manga leggessero questa mia storia <3
Ci si vede al quarto capitolo!! Chu -<3

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Capitolo 4
*** Rivelazioni ***


Capitolo 4 – Rivelazioni

 
Era un edificio piuttosto semplice visto dall’esterno, non molto diverso dalle squadrate casette a schiera da cui la residenza Cavallone era circondata. Gli interni vantavano raffinate decorazioni e mobilio pregiato di origine italiana. Un numero indefinito di mafiosi in giacca e cravatta risiedevano sia all’interno che all’esterno della dimora, e al passaggio del Boss ognuno di loro lo salutava rispettosamente; ad ogni sua richiesta essi si mobilitavano per esaudirla il più presto possibile e tutti sembravano tenere molto al giovane leader.
Dino invitò Reiko a sedersi su di un comodo divano pregiato di fronte a lui, e le offrì cibo e bevande per ristoro che lei timidamente accettò. Trovò molto gradevole mettere qualcosa sotto i denti dopo una giornata di completo digiuno: si deliziò il palato con una squisita torta ai frutti di bosco accompagnato da un tè rigorosamente italiano, e tra un boccone e l’atro si guardava attorno per studiare i dettagli di quella splendida casa: svariati stemmi di colore rosso con al centro un cavallo rampante erano appesi ai muri di ogni stanza, e la sala principale si basava su un piacevole gioco di colori tra il rosso vermiglione, oro e avorio.
 
Una volta finito il pasto giunse l’ora di parlare:
‹‹Dunque, Reiko-chan, perché sei anche tu qui in Giappone?››
Lei fu insicura di rivelare i propri segreti al ragazzo, ma si trovava nella sua abitazione, e sentiva che poteva fidarsi di lui; “In fondo se avesse voluto farmi del male poteva attaccarmi all’ospedale abbandonato, e se fosse una persona ostile non mi avrebbe salvato dal combattimento contro l’uomo in nero. E poi io mi ricordo di lui, era il senpai che mi è stato accanto e che mi ha aiutato quando ero in difficoltà. Non posso esitare con lui, DEVO fidarmi di lui” si incoraggiò fra sé e sé, eppure ebbe comunque un attimo di esitazione quando estrasse la lettera dalla tasca e gliela porse.
Dino lesse a fondo le scarne parole, ci rifletté su un momento, ma poi fu totalmente sorpreso nel riconoscere il sigillo di ceralacca infranto sul retro della lettera.
‹‹No, non è possibile…questo è…il simbolo della Famiglia Vongola!››
Se lo sentiva. Sapeva dentro di se che la Famiglia Vongola era in qualche modo coinvolta in quello che accadde alla sua Famiglia, ma era ancora troppo presto per dedurre che fosse anche la responsabile dello sterminio.
‹‹Perciò tu sei quell’unica superstite che tanto tempo fa riuscì a fuggire alla strage; quando ero piccolo ascoltai i miei genitori parlare di questo evento, ma non avrei mai immaginato che quella bambina fossi stata tu. Come hai fatto a salvarti?››
‹‹Non ricordo nulla di quel periodo, per questo sono venuta in Giappone, perché la persona che ha inviato questa lettera sicuramente conosce il mio passato…ricordo solo che una mattina di quando avevo 10 anni mi risvegliai in un vicolo, avevo strani abiti sporchi di sangue e indossavo questo›› mostrò al Dino il prezioso anello che indossava: era di grandi dimensioni rispetto ad un qualunque altro anello ed era nero. Al centro vi era un ametista circolare, protetto da quattro punte di ferro. Sui lati erano incise due animali mostruosi a quattro zampe e due grandi ali. Dino lo scrutò a lungo, ma scosse la testa confessando di non riconoscere in quei simboli alcuna Casata di sua conoscenza.
‹‹Ma conosco qualcuno che forse potrebbe aiutarti a scoprire a chi appartenesse››
‹‹Se questo anello è legato al mio passato sicuramente il mittente della lettera lo saprà. Dino-san, chi sono i Vongola?››
Il leader Cavallone si schiarì la gola, poi ribadì:
‹‹La Famiglia Vongola è una delle più potenti famiglie mafiose italiane, e per questo vanta un sacco di alleati, affiliati ma anche di nemici. Esercita il suo potere persino nella Politica, nella Chiesa e nell'Esercito, e col tempo ha esteso i propri rami sino in Giappone, devi sapere che la famiglia di cui io sono a capo è un fedele alleato dei Vongola, infatti sono stato mandato qui per assistere il decimo successore, ovvero Tsunayoshi Sawada.››
‹‹Dici davvero? Quel ragazzino timido e imbranato è il successore di una Famiglia così potente? Stamattina sono andata accidentalmente a sbattere contro di lui così ho conosciuto lui e i suoi amici››
‹‹Quelli non sono solo i suoi amici, presto diventeranno anche i suoi futuri Guardiani; a breve in questa città si terrà la battaglia per il possesso dei famosi Vongola Ring, che da anni vengono trapassati di generazione in generazione ai legittimi leader designati a prendere il posto di quelli precedenti, non più di un anno fa è stato lo stesso Tsuna ad essere eletto come erede della Famiglia, ed ora delle persone malvagie si sono movimentate per prendere con la forza l’ambito titolo di Boss. Sto parlando dei Varia, la cosiddetta squadra assassina indipendente dei Vongola, l’uomo dai capelli lunghi contro cui oggi hai combattuto ne è un membro, e molto presto arriveranno anche loro qui dall’Italia per dare inizio alla battaglia.››
‹‹ma quei ragazzi sono deboli, e quell’uomo possiede delle doti sovrannaturali. Come faranno a difendere i loro titoli?››
‹‹sarà compito di noi alleati addestrarli e prepararli allo scontro decisivo, dalla sua parte Tsuna ha un ottimo tutore che lo aiuterà nell’impresa, e sarà compito mio allenare il futuro guardiano della Nuvola››
 
Tutte quelle informazioni facevano riaffiorare in Reiko qualcosa perso da tempo. In passato lei conosceva la storia di quella Famiglia, qualcuno gliel’aveva raccontata prima di Dino, ma non riusciva a ricordare chi. Nascose quelle reminiscenze e domandò:
‹‹Dino-san, tu puoi controllare una fiamma?››
‹‹certo, io posso maneggiare la fiamma del Cielo, la più forte e la più importante di tutte.  Sembra che tu sia già a conoscenza che ci sono varie tipologie di fiamme o sbaglio?››
‹‹ecco io…›› Reiko esitò di nuovo, ma arrivata a quel punto non poté più tirarsi indietro, alzò nuovamente la mano destra all’altezza dei loro volti, e concentrando i suoi poteri fece sgorgare dal suo anello una piccola fiamma violacea, che illuminò fievolmente tutto ciò che la circondava.
‹‹Anche tu possiedi una fiamma!›› Dino fu del tutto sorpreso da quel gesto.
Reiko annuì e iniziò a raccontare la sua storia: spiegò che terminato il periodo scolastico per lei fu difficile vivere una vita tranquilla, perché il suo unico obiettivo fu quello di trovare i ricordi della sua infanzia e vendicare la sua Famiglia, ma così facendo finì col vagabondare di regione in regione in cerca di indizi e senza alcun risultato. Inoltre senza alcun finanziamento fu piuttosto difficile riuscire a muoversi liberamente e ad avere un tetto sopra la testa ad ogni viaggio; ma giunta la maggiore età ereditò il patrimonio dei suoi defunti genitori e dunque, rinunciando all’indagine fallimentare, trovò un luogo sicuro dove i nemici della sua Famiglia non avrebbero potuto raggiungerla, e lì rimase fino all’arrivo della misteriosa lettera.
‹‹Durante la mia ricerca molti sicari tentarono di uccidermi, e scoprii quasi per caso che questo anello possedesse delle proprietà uniche›› Reiko fece un leggero movimento della mano, e il suo anello con un turbine di fiamme viola si trasformò in una pistola, che impugnò saldamente. Dino rimase a bocca aperta, i suoi scagnozzi si precipitarono a proteggerlo dirigendo simultaneamente le loro pistole contro di lei. Ma con un semplice gesto della mano il Boss ordinò di rinfoderare le armi, assicurandoli che la ragazza non gli avrebbe fatto alcun male, dopodiché le chiese di mostrargli più da vicino quella prodigiosa pistola; riluttante lei assentì, ma una volta che l’arma fu nelle mani del ragazzo quella si dissolse nelle stesse fiamme viola e tornò ad essere un anello.
‹‹Straordinario…Reiko, questo fa di te un membro della mafia a tutti gli effetti›› lei arrossì, e una volta che gli fu consegnato rindossò il misterioso anello;
‹‹vorresti assistermi all’allenamento del Guardiano della Nuvola? Voglio vedere cosa sei in grado di fare››
Quell’invito l’affascinava, l’agguerrito spadaccino dei Varia aveva risvegliato la sua voglia di combattere, il suo lato razionale le ricordò il vero motivo del perché era li ma era nettamente inferiore rispetto al richiamo della lotta.
Era felice di aver trovato una persona su cui contare, i suoi occhi si illuminarono, così come il resto del volto, e con un sorriso di sfida acconsentì alla sua richiesta.

 
Angolo dell’autore
Ed eccoci di nuovo qui! >w<
Questo capitolo è stato molto difficile da scrivere, infatti è molto probabile che voi risconterete degli errori (mi scuso ;^;)
ma bando alle ciance, la storia si fa più interessante! E nel prossimo capitolo Reiko mostrerà finalmente tutte le sue capacità èwè
Ringrazio tutti quelli che mi seguono e sogno che un giorno i miei lettori superassero la decina! <3

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Capitolo 5
*** Allenamento ***


 -Piccola premessa dell’autore:
Salve a tutti! Questa piccola premessina serve a darvi delle linee guida su cosa accade nella trama del manga durante lo svolgimento di questo capitolo: purtroppo dovrò saltare le prime tre battaglie degli Half Rings (per quanto ci tenessi che Reiko fosse presente almeno a quella di Lussuria ;^;) perché logicamente la mia dolce Reiko è ad allenarsi con Dino e Hibari, mi dispiace tantissimo di non poterli aggiungere alla fiction ;_;
Anyway per avere una lettura più “intensiva” consiglio di ascoltare due canzoni in particolare mentre si sta leggendo, ovvero Make a Man Out of You e Through The Fire And Flames. Detto questo buona lettura!

 
Capitolo 5 - Allenamento

Erano faccia a faccia, il respiro affannato e grondanti di sangue per le ferite dello scontro.
Era l’ultimo giorno di allenamento, Reiko avrebbe voluto partecipare all’ultimo scontro ma aveva paura, paura che potesse perdere di nuovo il controllo.
I primi due giorni furono i più leggeri, anche in quel caso parteciparono alla battaglia solo Dino e il ragazzo del comitato disciplinare. Combatterono sul tetto della scuola Namimori, un grande edificio situato nel centro della città, era l’unico luogo in cui era risaputo albergasse Hibari, anche se in giro si dicesse che il ragazzo avesse superato da tempo l’età per essere un comune scolaro.
Reiko e Romario, un sottoposto della famiglia cavallone, assisterono alla battaglia ma non ne presero parte, l’obiettivo del Boss Cavallone era infatti quello di testare le capacità del ragazzo con le proprie mani, e quando ne ebbe abbastanza dichiarò che era arrivato il momento di Reiko di entrare in azione. Decise che per un buon allenamento si sarebbero ritirati in luoghi più adatti, e si spostarono a pochi chilometri dalla città, ai piedi di un monte.
Hibari fu piuttosto riluttante di allontanarsi dalla sua amata scuola, ma la voglia di “mordere gli erbivori”, sue testuali parole, lo sovrastò e decise comunque di seguire il suo avversario. Fu un viaggio molto breve grazie alle illimitate risorse del Boss e arrivati a destinazione egli decise di stabilire delle regole riguardo i giorni successivi:
‹‹Ora combatterai contro Reiko, non farti ingannare dalle apparenze, quel poco che ho potuto vedere di lei in azione mi ha fatto del tutto ricredere nelle sue abilità. Oggi combatterete fino a quando non sarete più in grado di farlo, se deciderete di riposarvi  durante la notte vi fornirò di un riparo e di rifornimenti, altrimenti combatterete anche tutta la notte. Detto questo io rimarrò qui ad osservare il vostro scontro.››
Erano completamente circondati dal verde, un ruscello scorreva alla loro destra ed il sole picchiava forte quel giorno. Si potevano udire i canti di vari uccelli e di quando in quando richiami di altri animali. Dino si voltò verso Reiko, e le mostrò un caloroso sorriso, seguito da uno sguardo carico di serietà; “fai del tuo meglio” sembrava dire, perciò lei in risposta annuì e si preparò alla battaglia:
Erano faccia a faccia, lui ed il ragazzo dai capelli corvini, non ci volle molto prima che uno dei due fece la prima mossa, dando inizio così ad uno scontro che sarebbe durato 10 lunghissime ore.
 
Reiko sfruttò le prime ore di battaglia per studiare le mosse dell’avversario: ne ricavò che era un combattente molto svelto e che sferrava massicci colpi con una tale aggressività da dare poca possibilità di contrastarlo o di reagire. Le sue armi erano composte da due rigidi Tonfa, strumenti utilizzati soprattutto dalla forza di polizia per governare le masse ribelli, e lei pensò che era l’arma che gli si addiceva di più data la sua mania per la disciplina che notò nello scontro precedente sul tetto della scuola. Il giovane ragazzo non parlò quasi mai, se non per dire “troppo lenta, erbivora” o “sei debole” ogni volta che un suo colpo andasse a segno contundendo gli arti di Reiko.
Dopo averlo studiato abbastanza, lei decise di iniziare ad usare l’arma con cui si dilettava di più, ovvero la spada, perciò trasformò il suo speciale anello nella stessa spada che nei giorni precedenti utilizzò contro il membro dei Varia; il suo avversario era molto più veloce di lei, quasi con leggiadria riusciva ad evitare ogni fendente di Reiko, e con altrettanta velocità sferrava dei colpi notevoli che per la maggior parte andavano a segno, fu duro reggere il confronto, soprattutto perché era molto esperto nel combattimento, e molto meno goffo di lei.
Fallito il tentativo con la spada, allo scoccare della quinta ora di battaglia Reiko decise di emulare il suo rivale, e trasformò la spada in un tonfa con un turbinio di fiamme viola.
‹‹Ammirevole›› Hibari scrutò l’arma sfoggiando un quasi impercettibile sorriso di scherno, poi i due ripartirono all’attacco: il ragazzo fu preciso e diretto come sempre, mentre lei ebbe sempre più difficoltà nel parare i suoi colpi. I tonfa al contatto producevano un immenso fragore ad ogni scontro, Dino assisteva concentrato allo scontro, seguendo ritmicamente con lo sguardo il veloce movimento dei due combattenti e qualche volta sussurrava delle sue opinioni al suo sottoposto, che annuiva con consenso ogni volta.
‹‹Reiko ha finalmente iniziato a fare sul serio››, ascoltando quella frase lei si riempì di orgoglio, si allontanò dal suo avversario per un attimo di pausa e per visualizzare un possibile punto cieco dove colpirlo, ma fu un gesto che richiese secondi di troppo, e questo la distrasse dalla successiva mossa di Hibari: in un soffio lui si sposto dietro di lei, e le assestò due potenti fendenti dietro la schiena e sul capo; Reiko fu in grado di spostarsi sula destra per deviare il colpo, ma non fu abbastanza veloce, quindi lo subì comunque, recando danni leggermente inferiori.
 
Il colpo ricevuto in testa la disorientò, e la costrinse in ginocchio; il suo avversario si spostò di fronte a lei, per poterla deridere mentre, senza farlo notare, cercava di nascondere il respiro pesante. Un piccolo uccellino gli si posò tra i capelli, e cinguettò una particolare melodia. Per Reiko fu come rivivere un scena già vissuta: ormai sopraffatta lei gettava la sua arma e aspettava l’ultimo colpo dello spadaccino dai capelli d’argento che l’avrebbe finita del tutto, solo che questa volta era intenzionata di cambiare quella fine. Il sangue le colava da un paio di colpi ben assestati ricevuti dal suo terribile avversario. Una piccola goccia di sangue attraversò la sua guancia e le finì sulle labbra. Il sapore ferroso del sangue le inondò tutta la bocca, mentre lei cercava di riprendere fiato con grandi respiri; ma quel sapore scatenò una terribile conseguenza. Qualcosa cambiò in lei, si rialzò e senza accorgersi di aver tramutato di nuovo la sua arma in spada che impugnò saldamente.
‹‹Sei in grado di rialzarti? Allora questa volta farò in modo di morderti a morte››
‹‹Non oggi›› la fiera si era di nuovo assopita, tutto il suo corpo emanava una strana energia, tutti i presenti in quel luogo se ne accorsero, ma lei era troppo presa ad odiare, a focalizzare il suo sguardo sugli occhi impassibili del ragazzo, che allontanava il minuscolo uccellino con un delicato gesto della mano.
 
Tutto il suo corpo era un vortice di emozioni, qualcosa dentro di lei si era svegliata, e adesso reclamava sangue.
 
Nonostante le varie ferite riportate dalla battaglia lei fu scattante come una belva, e si scagliò immediatamente contro il ragazzo, che pronto allo duello parò tutti i suoi rabbiosi colpi, assestati in modo caotico e brutale. Reiko urlò, ma era qualcos’altro ad urlare, qualcosa di terribile e pericoloso che continuava ad annebbiarle la mente; il suo occhio destro cominciò a bruciare, ma lei non se ne accorse, perché il suo intento era solo colpire il suo avversario, che stava lentamente peggiorando le sue schivate a causa della stanchezza.
‹‹Diamine, c’è qualcosa che non va, sta colpendo per uccidere, non per ferire››  Dino sembrava molto preoccupato, e slegò la sua lunga frusta, pronto ad usarla se il combattimento fosse peggiorato. Reiko continuava a colpire l’avversario, che cercava di pararsi con tutte le sue forze, grazie al suo talento fu in grado di incassare un numero molto minore di colpi in confronto a tutti quelli che parava, e questi ultimi gli causarono ferite non pericolose.
L’ultimo colpo riuscì a tagliargli di netto la guancia, un rivolo di sangue scese lentamente dalla guancia del ragazzo, che si allontanò di scatto per evitare che un ulteriore furia lo colpisse. Reiko si immobilizzò, facendo dei pesanti respiri e fissando il vuoto davanti a se. Impugnava la spada con entrambe le mani, e ogni sua ferita sembrava non darle noia.
Fu in quel momento che Dino se ne accorse:
Delle macchie, simili a delle voglie color nocciola, stavano lentamente pendendo il suo posto sulla parte destra del viso di Reiko, si espandevano come una lenta piaga dotata di vita propria, provenivano dalla parte posteriore del suo collo e in una manciata di minuti si allargarono sulla guancia imbrattata di sangue e sul suo naso, ma fu quando arrivarono intorno all’occhio destro che Dino si accorse di una cosa ancora più spaventosa: Il suo occhio destro, al contatto con la misteriosa chiazza fu invaso da minuscole venature scarlatte dotate quasi di una vita propria, infatti esse si diressero verso l’iride e in modo quasi terrorizzante cambiarono il colore di gran parte di essa, che da verde si convertì lentamente in rosso. Fu come se una macchia di un spaventoso inchiostro rosso scarlatto entrasse in contatto con un corpo liquido: esso si espanse e stava attecchendo come radici di un albero, solo che erano radici di rabbia, follia e sete di sangue.
Dino fu terrorizzato da quella scena e decise di entrare in azione prima che la ragazza senza controllo si scagliasse di nuovo contro Hibari, che anche se non voleva darlo a notare era piuttosto stancato dalla dura battaglia.

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Capitolo 6
*** Devo trovare uno scopo. ***


Capitolo 6 – Devo trovare uno scopo

 
Il Boss decise che aveva aspettato anche troppo tempo prima di entrare in azione.
‹‹Romario, tieniti pronto con gli attrezzi di soccorso›› il sottoposto annui, poi Dino partì subito nella direzione di Reiko, la lunga frusta nera schioccò ad un palmo di distanza da lei, ma accorgendosi della minaccia lei fu in grado di evitarla, mentre la sua spada cambiava magicamente forma pistola: il turbine di fiamme era aumentato sproporzionatamente di dimensione, alla trasformazione dell’arma ora tutta la sua mano veniva inglobata in una nube viola, e la pistola che ne ricavò era di grandi dimensioni, con delle esili cortine di fumo che fuoriuscivano dalla canna anche a metamorfosi completata. Dino protese l’arma verso di lei, cercando di intrappolarla nello scudiscio di pelle nera ma fu invano, con un improvviso movimento lei si spostò alla sua destra e gli puntò l’arma in viso, egli ebbe un misero istante per incrociare il suo sguardo, e rabbrividì a quella visione: gli occhi della ragazza erano spalancati, quello destro era diventato per i tre quarti color rosso sangue, coprendo quasi del tutto il resto dell’iride verde, aveva un espressione colma d’ira ma non c’era rimasto nulla di Reiko in quello che aveva davanti, i tagli e le escoriazioni della precedente battaglia contro Hibari erano presenti su tutto il corpo ma a lei sembrava non causarle troppo dolore, così come il suo viso era solcato per metà dalle strane macchie color avana. Reiko premette il grilletto ma Dino riuscì schivare il colpo spostandosi di lato all’ultimo secondo. Dall’arma non fuoriuscì un semplice proiettile, ma un’enorme fiamma viola che sotto forma di onda di energia si abbatté sugli alberi alle spalle di Dino, l’impatto fu letale e molti di quegli alberi si spezzarono o vennero inghiottiti dalle fiamme viola che li disintegrò. Pur essendosi spostato in tempo per deviare il colpo la guancia di Dino fu colpita ed il colpo gli causò un taglio contornato da dei segni neri, simili a bruciature; il Boss gemette per il dolore ma non esitò a contrattaccare immediatamente, così facendo schioccare la frusta in direzione del braccio teso di Reiko riuscì a bloccarla. La frusta andò a segno e l’arto della ragazza fu aggrovigliato dal cuoio nero prima che lei potesse reagire, il ragazzo le girò attorno e nel i pochi secondi Reiko fu completamente impigliata nella lunga frusta e costretta in ginocchio.

Divincolandosi lei cercò di liberarsi come una fiera cerca di sfuggire al bracconiere ma con scarsi risultati, il suo sguardo colmo d’ira passò dal giovane Boss al ragazzo dai capelli corvini che lentamente si avvicinò zoppicando impercettibilmente:
‹‹Sembra che l’erbivora abbia perso il controllo›› il ragazzo del Comitato Disciplinare sogghignò, cercando di nascondere gli spasmi di dolore che di tanto in tanto lo attraversarono, il piccolo uccellino giallo svolazzò sopra di lui e si rintanò di nuovo tra i suoi capelli, iniziando a ripetere “erbivora, erbivora!”; Dino tirò uno sguardo cupo al ragazzo e lui tacque, rispondendo con un’occhiata ancora più torva della sua.
La pistola che impugnava Reiko si ritrasformò di nuovo in anello in un turbine debole di fiamme, i suoi tentativi di liberarsi andarono sempre più scemando e i due  ragazzi si accorsero in fretta che la furia della ragazza era scomparsa quasi del tutto. Le macchie presenti sul suo viso sembrarono ritirarsi da dove erano comparse, ovvero dietro il collo; molto presto i suoi occhi persero ogni traccia di ira, ed iniziarono a fissare il vuoto davanti a lei. In poco tempo Reiko smise di contorcersi e si piegò in avanti per riprendere fiato.
‹‹Reiko…stai bene?›› Dino sembrava piuttosto preoccupato dal tono della sua voce, ma la stretta sul manico della frusta era ben salda, molto cautamente iniziò ad avvicinarsi alla ragazza e si abbassò per soccorrerla.
La testa di Reiko era un inferno, tutto quello che la circondava non aveva smesso un solo minuto di girare, le parole di Dino furono difficili da carpire tra le milioni di voci che sussurravano all’unisono nella sua testa: voci metalliche, gravi e minacciose che ripetevano frasi a cui lei non riusciva a trovarne il senso. “progetto X”, “esperimento fallito”, “dopotutto è solo una mocciosa” “sei debole”…le voci continuarono a sopprimere ogni suo pensiero, a farla infuriare ma non trovava la forza di continuare a dimenarsi, e combattere. Il suo sguardo era perso nel vuoto, aveva in bocca un misto di sapore tra sangue e polvere, per quanto le doleva le sembrava quasi che avesse perso il suo occhio destro. Dalla sua schiena continuavano ad arrivare fitte di dolore che in un certo senso le sembravano familiari.
“…-iko?...-ene?” Le voci continuavano a farla confondere, quasi impazzire, ma ad un certo punto si rese conto che qualcuno o qualcosa stava cercando di comunicare con lei da fuori della sua testa quindi cercò di tornare cosciente. La bestia dentro di lei sibilava minacciosamente mentre sembrò ritirarsi da dove era venuta, il vortice di voci sembrò cambiare tutto d’un tratto, iniziando a mormorare all’unisono il nome “Sophie”. Alzò lo sguardo per capire se era proprio il giovane dai capelli biondi a pronunciare quel nome, l’espressione preoccupata del Boss Cavallone si incupì molto di più quando lei provò ad aprire l’occhio dolorante.
“Sophie…Sophie mi senti? Sophie!” Dino muoveva le labbra, ma non era sua la voce che arrivava alle orecchie di Reiko: il coro di sussurri si era trasformato in un’unica voce dura ma anche soffice, premurosa e preoccupata, con un pizzico di rimprovero ma anche di affetto, sarebbe dovuta provenire da un uomo avanti con gli anni, continuava a chiamare Sophie ma lei non riusciva a capire, le lacrime solcarono il suo viso e urlò:
‹‹Non mi chiamare con quel nome!›› il viso di Reiko avvampò di calore, aveva gli occhi chiusi e cercava in tutti i modi di riprendere il controllo, mentre la testa ricominciò a girare. I due ragazzi ripresero immediatamente la loro posizione di combattimento a quell’urlo, ma quando si accorsero che non vi era più nessuna minaccia in lei si tranquillizzarono di nuovo.
Il sole era quasi del tutto calato, e in tutta la foresta l’unico suono udibile era la melodia del tenero pennuto di Hibari e lo scorrere del piccolo torrente ai piedi del monte; Reiko, ormai affranta, si ritrovò di nuovo piegata su se stessa, la rabbia era svanita ed ora provava un enorme vuoto dentro di se, che le portava la nausea.
Dino trasse un grande sospiro, poi decise di slegare la ragazza. Fece allontanare l’adolescente e cercò di rimettere in piedi Reiko, che si buttò automaticamente tra le braccia di quest’ultimo.
‹‹Va tutto bene Reiko, ci sono io qui›› Dino la strinse a sé, e sorrise al pensiero che lo colpì, ovvero che non era la prima volta che lui la consolasse in questo modo, e questo riuscì in qualche modo a toccare anche i ricordi di lei, che con un po’ di tempo riuscì a tranquillizzarsi, ma inaspettatamente lei perse i sensi.
 
Si risvegliò di colpo. Si trovava accanto ad un fuoco e capì che si trovavano in mezzo alla piccola foresta. Aprì gli occhi ma ben presto si accorse che il destro era protetto da una benda; la prima cosa che vide con il sinistro fu un cielo completamente avvolto dagli astri e una grandissima luna al centro. Tutto il corpo le doleva e impiegò non poca fatica a rialzarsi, Dino accortosi del suo risveglio scattò in direzione di lei e cercò di rimetterla sdraiata esclamando in tono preoccupato ‹‹No, non alzarti, devi ancora riposare!››
‹‹Non preoccuparti Dino, sto bene››  aveva la voce rauca e si notava un tono evidente di stanchezza in lei, dopo essersi impegnata in tutti i modi di aver assicurato il suo amico tentò di mettersi seduta.
‹‹Va bene, ma mettiti questo, fa freddo stasera.›› Il ragazzo si tolse il suo giaccone e lo fece indossare a lei. Era morbido e caldo e emanava il suo odore, Reiko arrossì e lo ringraziò timidamente; lui sorrise e si mise a sedere vicino a lei.
Iniziò a riflettere sulle ore trascorse in precedenza ma ben presto si accorse di avere dei forti vuoti di memoria, aveva visioni vaghe dell’espressione sicura di Hibari che si trasformava in sorpresa, del sangue rappreso sulle ferite di Dino e della sua mano che impugnava una grande pistola nera fumante, ma quando arrivò a ricordare l’arma l’occhio continuò a fare male più forte e dovette rinunciare all’idea di ricordarsi l’accaduto. Si strinse nel morbido giaccone verde e sospirò, assaporando il dolce odore del ragazzo che emanava l’indumento, quell’odore la faceva sentire protetta e le ricordava un periodo della sua vita andato perso nelle reminiscenze felici della sua adolescenza.
Rimase a osservare il fuoco danzare per un po’ di tempo, la piacevole sensazione di calore sul suo viso servì a tranquillizzarla, e successivamente prese coraggio è disse:
‹‹Dino-san…cos’è successo?››
Il ragazzo era pronto ad una domanda del genere,  e non mostrò un attimo di esitazione mentre rispondeva alla sua amica, come se nel tempo in cui lei era svenuta lui si fosse già preparato una risposta appagante:
‹‹Sei andata fuori controllo…non so come spiegartelo ma è come se ad un certo punto il tuo equilibrio mentale si fosse spezzato e ti sei scatenata contro Hibari e contro di me. Avevi delle macchie strane sul tuo viso e il tuo occhio…›› Dino si girò verso di lei, e lei incontrò i suoi occhi.
‹‹Non so come dirtelo ma è come cambiato, sembra che qualcosa sia entrato nel tuo occhio e lo stava lentamente mutando, io mi sono mosso in tempo e il ciclo si è interrotto nel momento in cui ho cercato di fermarti››
Reiko abbassò lo sguardo e sfiorò la benda che copriva il suo occhio. Continuava a farle male come se stesse esigentemente richiedendo la sua attenzione. “Guarda cosa hai fatto” la bambina del suo incubo le puntava un dito contro e sogghignava maliziosamente, poi la sua risata si tramutò in una voce maligna e distorta e le urlò “FAMMI USCIRE” Reiko chiuse gli occhi spaventata, Dino si accorse di quel gesto e le carezzò i capelli affettuosamente per rassicurarla. Il suo corpo presentava vari bendaggi e la sua guancia era coperta da una grossa medicazione.
‹‹Ho fatto del male a qualcuno?›› Reiko si ristabilizzò e alzò di nuovo lo sguardo verso di lui.
‹‹Sia io che Hibari abbiamo riportato ferite non gravi, non devi sentirti in colpa per nulla, non eri in te.››
‹‹Dov’è Hibari ora?›› Reiko era molto preoccupata; Dino alzò gli occhi e indicò con lo sguardo una rupe situata una ventina di metri da loro, la ragazza si girò e scovò la sua sagoma, quasi impercettibile. Era seduto su una piccola rupe e sembrava stesse fissando enigmaticamente la luna, con il minuscolo uccellino che gli svolazzava intorno.
Senza aggiungere altro Reiko si alzò goffamente e con ancora indosso il giaccone di Dino iniziò a trascinarsi in quella direzione. Il Boss tentò inutilmente di farla tornare a sedere con rimproveri ed avvertimenti, ma lei non lo ascoltò e raggiunta l’altura iniziò a scalarla lentamente.

Una decina di minuti successivamente lei riuscì a raggiungere la vetta, non poi così alta. Si ripulì le mani sui suoi pantaloni ormai logori e si avvicinò al ragazzo. Ben presto si accorse che aveva smesso di fissare la luna, e che ora stava lustrando in modo molto vigile uno dei suoi due tonfa, gesto che fece capire a Reiko la sua totale devozione verso quei due attrezzi; ovviamente lui si era accorto della sua presenza, ma la ignorò fino a quando lei, trascurando i dolori sparsi in tutto il corpo, non decise di sedersi alla sua destra.
Da quel luogo la luna era interamente visibile, e sembrava addirittura molto più grande di prima; Reiko rimase incantata a studiare i dettagli di quella meravigliosa luna fino a quando, una decina di minuti successivi, il piccolo volatile le si posò sulla testa. Rimasero così per un molto tempo, Reiko capì che Hibari era un ragazzo solitario  di poche parole e che anche solo il gesto di aver lasciato che lei potesse sedergli accanto aveva un significato importante. Cercò di trovare le parole adatte, racimolando quante idee poteva, anche se era ancora confusa e frastornata per la faticosa giornata vissuta. Dopo altri abbondanti minuti disse:
‹‹Sembra che io e te non abbiamo la possibilità di scontrarci, la cosa mi dispiace molto, da quello che ho potuto notare te la cavi veramente tanto sul campo e mi chiedo chi vincerebbe tra noi. Ah, ti chiedo scusa per oggi e per le ferite che ti ho causato, a quanto pare ho dei problemi nel gestire la rabbia›› Reiko mostrò uno dei suoi falsi sorrisi rassicuranti, l’espressione di lui non cambiò, e non sembrò neanche di aver percepito le sue parole. Ma dopo alcuni minuti egli disse:
‹‹Sciocca, non devi chiedere scusa per tutto, così facendo sembri solo più patetica. Un vero uomo accetta e conserva le sue ferite come trofei, dunque sei venuta qui per dimostrarmi quanto sei effettivamente debole?›› anche se non si girò verso di lei, Reiko poté scorgere la sua solita espressione di sfida, lei si sentì umiliata e arrossì.
‹‹Hey bada a come parli, ragazzino! Dopotutto sono sempre più vecchia di te e…›› Subito Reiko si accorse di aver alzato la voce e rivolse di nuovo lo sguardo verso la luna; l’uccellino sulla sua testa ripeté gioiosamente “debole, debole!” dopodiché rintonò l’inno della scuola del suo padrone. Hibari posò delicatamente l’arma alla sua sinistra e iniziò anche lui a fissare la luna.
‹‹Tu non hai disciplina dentro di te.››
‹‹Cosa significa?››
‹‹La tua rabbia, quello che è successo oggi›› Hibari si voltò verso di lei, protese la mano ed immediatamente il piccolo pennuto giallo prese il volo per posarcisi, dopodiché il ragazzo posò delicatamente l’uccellino sulle sue ginocchia e continuò: ‹‹la mia intera esistenza deriva dal fatto che ho il nobile compito di portare disciplina tra i corridoi della scuola di Namimori, punire chi porta caos nella mia scuola e mordere i deboli e gli erbivori che tentano invano di sconfiggermi. Tutto quello che sono e che faccio è controllato dalla vigile legge della disciplina, tu non ne hai, per questo oggi hai perso il controllo, perché essere in mancanza di regole e di uno scopo porta solo caos e distruzione››
Reiko rifletté a lungo sulle parole del ragazzo, e trovò buffo come un marmocchio potesse avere così dannatamente ragione sulla sua vita quando lei aveva molti più anni di lui.
‹‹Quindi qual è il tuo scopo, erbivora?›› fu sorpresa di quella domanda, non seppe come rispondere. Avrebbe voluto rispondere “vendicarmi della mia famiglia” ma non sapeva nulla di quello che era successo, e i suoi misteriosi ricordi tramutati in incubi le mettevano paura; poi però ripensò casualmente a Sawada Tsunayoshi, al suo ruolo e alle responsabilità che il povero ragazzino era stato costretto a ricevere sulle sue spalle; il loro incontro accidentale era per ora la cosa più bella che le fosse successa da diversi anni di occultazione perché grazie al loro “scontro” lei ebbe l’occasione di conoscere nuove persone, ritrovare vecchi amici e essere partecipe di nuove sfide e nuovi giocatori, come lo spadaccino dai capelli argentati e la sua squadra chiamata Varia.
‹‹Diventare più forte, credo.››
‹‹Se non ne sei sicura vuol dire che non è il tuo vero obiettivo, ciò comporta all’assenza di disciplina e quindi al fallimento›› Hibari si alzò in piedi, così facendo sorprese il piccolo pennuto che prese il volo e cinguettò furiosamente intorno a lui. Reiko lo seguì con lo sguardo ma era occupata a riflettere sulle sue parole per alzarsi e seguirlo, prima di andare via il ragazzo si girò di nuovo verso di lei e le disse: ‹‹Trova il tuo scopo, e troverai la forza. Solo così riuscirai a disciplinare la tua rabbia.›› ed andò via, discendendo dall’altura con molta facilità.
Reiko fu segnata dalle parole del giovane combattente, chiuse gli occhi e abbandonò il peso del corpo dietro di se. Cercò di dare un senso a tutto quello che stava accadendo in quei giorni ma soprattutto cercò di seguire il consiglio del ragazzo e di inquadrare il suo obiettivo. Inspiegabilmente ogni volta che provava a pensare ad altro l’immagine dell’aggressivo avventore in nero sovrastava qualunque altro pensiero, il momento in cui quei lunghi capelli argentei fluttuavano come in assenza di gravità oppresse la sua mente e questo la distrasse definitivamente.
“Il suo nome, domani chiederò a Dino il nome di quell’uomo”
Chiuse gli occhi e si addormentò quasi subito.

 
Angolo dell’autore
Saaaaaaaaaaaaaalve a tutti boys and girls! Come sono andate le vostre vacanze? Le mie benissimo, anche se ho mangiato troppo >^<
Era da tantissimo che non facevo uscire un capitolo e per questo mi scuso umilmente, ma sta diventando molto difficile perché questo è ancora
un momento delicato perché la mia amata Reiko deve ancora inserirsi bene nel manga @_@
Coomunque, vi prometto che sarò più veloce la prossima volta, perché ho ancora un sacco di cose da far accadere! Kekeke- 

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Capitolo 7
*** Superbi Squalo ***


Capitolo 7- Superbi Squalo

 
Come promesso il giorno dopo Reiko chiese a Dino il nome dello spadaccino dai capelli argentati.
‹‹Il suo nome è Superbi Squalo, anni fa frequentava la nostra scuola infatti molte volte passavamo del tempo insieme, con l’unico difetto che a lui non importava nient’altro che di Xanxus. Davvero non ricordi niente di tutto questo Reiko?››
‹‹…Xanxus?›› altri flashback inondarono la mente di Reiko: un ragazzo, quasi uomo fatto, indossava l’uniforme scolastica con l’aggiunta di una giacca elegante sulle spalle, la sua espressione era furente e chiunque incrociasse il suo sguardo lo abbassava quasi immediatamente per timore. Il ragazzo alla sua destra era Squalo, con i capelli molto più corti di quelli che portava adesso ma la sua espressione era la stessa, lei li osservava da lontano e desiderava tantissimo parlare con loro, ma era una ragazzina stupida e spaventata di tutto: durante il periodo scolastico non parlava con nessuno e tutti la consideravano un’ombra, che attraversava i corridoi senza che nessuno la notasse. L’unico suo conforto era Dino, un solare ragazzo gentile che la trattava come una sorella minore, aiutandola nei compiti e spronandola a fare nuove amicizie. Ricordò che alcune volte il suo amico scambiava qualche parola con i due ragazzi, ma lei era troppo timida per poter aprire bocca, e i due la guardavano con espressione disgustata…forse solo Squalo, aveva l’impressione che il ragazzo di nome Xanxus la guardasse in modo strano, quasi interessato, ma non poté pensarlo con sicurezza a causa del suo sguardo perennemente intimorente.
‹‹…-iko? Reiko mi senti?›› Dino riportò la ragazza alla realtà, lei sbatté le palpebre un paio di volte e poi annuì al Boss. Sapeva che avrebbe pensato a quei due misteriosi adolescenti tutto il giorno, ed è quello che fece: mentre assisteva all’allenamento dei i due suoi compagni cercò in tutti i modi di ricordare tutto quello che poteva su di loro, ma la sua memoria fu poco collaborativa.
Era una giornata perfetta, il sole era alto e la temperatura era tiepida. Dino e Hibari lottarono senza tregua, lei non poté partecipare a causa delle ferite riportate il giorno precedente ma soprattutto per la sua terribile e violenta reazione riportata in precedenza; rimase l’intera giornata in compagnia di Romario, il braccio destro del Boss della famiglia Cavallone, a discutere dell’esito della battaglia che stava avendo luogo in quel momento. Quando il sole fu calato i due si ritirarono e il suo compito fu soccorrere e medicare il membro del comitato disciplinare, cosa alquanto ardua dato il carattere scostante e seccato di quest’ultimo.
 
Passarono altri due giorni di continuo allenamento. Reiko fu felice di essere d’aiuto nonostante non potesse combattere, e sfruttò quel tempo per riflettere sul suo obiettivo, come aveva consigliato il ragazzo dai capelli corvini.
 
(Riferimento temporale della trama originale: KHR cap. 105/6)
 

‹‹Allora…in quanti pezzi dovrei tagliarvi?››
Reiko trasformò il suo anello in una spada senza curarsi della reazione che avrebbero avuto le persone che la circondavano. Hibari era al suo fianco e sfoggiava con orgoglio la sua posizione di combattimento e la sua migliore espressione di scherno. L’occhio destro le doleva in maniera sproporzionata perché si rendeva conto che la rabbia la stava già impadronendo, vampate di calore le attraversarono il corpo e iniziò a tremare anche se in modo impercettibile, il suo occhio non bendato era fisso sulle sue iridi grigie, lui sfoderava una tremenda espressione di sfida, e la lucida lama che usciva dal suo polso sembrava essere più tagliente che mai.
Bastò uno sguardo, un’invisibile e fugace occhiata tra Reiko e Hibari per poter trasmettergli le parole che lei non disse: “lascialo a me”, lui sorrise e fece un passo indietro.
Nei giorni trascorsi in precedenza i due avevano instaurato un forte legame, non si poteva chiamare amicizia ma Hibari accettò l’esistenza della ragazza mentre lei ammirò sempre più la sua devozione e il suo talento in combattimento.
‹‹Reiko-san calmati! So che sei arrabbiata ma…›› era Yamamoto Takeshi, il giovane e simpatico ragazzo che non molto tempo prima fu cordiale e amichevole con lei, a parlare. Le intralciò la via un attimo prima che lei partisse all’attacco, il suo occhio continuava a bruciare e reclamare odio, odio che lei provava nel guardare la faccia dell’uomo che la derise e che stava per ucciderla in passato. La furia oramai era entrata in circolo e ben presto lei si accorse che la fiera stava tornando dentro di sé, ringhiando e urlando.
‹‹Fuori dai piedi, non metterti…davanti a me!›› Reiko lanciò un fendente dritto al ragazzo, che in un attimo lo evitò e fu costretto a bloccarla per un braccio. Squalo rise di gusto nel vedere quella scena e lei si sentì ancora più umiliata, la presa del ragazzo era troppo forte e non riuscì a liberarsi, ma per quanto sentisse il richiamo di scontrarsi e vendicarsi di quell’uomo le bastò l’espressione di Yamamoto, la calma dei suoi occhi e le parole dette con troppa tranquillità di lui ad ammansire la bestia, e a farla tornare in sé:


Lei abbassò lo sguardo, e ritrasformò la lama in anello. Si sentì mortificata da quel gesto e dal fatto che per poco non perdesse il controllo solo per aver rivisto l’uomo che l’aveva sconfitta in precedenza.
Hibari sorrise di nuovo, come se avesse già previsto tutto. “Tu non hai disciplina” le sue parole tornarono a rimbalzare nella mente di Reiko. Il ragazzo si voltò  e se ne andò dicendo con svogliatezza a tutti i presenti ‹‹vedete di non perdere finché non sarà il mio turno››. Non ci fu nulla da aggiungere direttamente a lei, poiché lei aveva già intuito tutto. Yamamoto lasciò la presa dal polso di Reiko e trasse con la sua solita nonchalance un grosso sorriso, Reiko non ricambiò ma l’empatia che riusciva a trasmettere quel ragazzo la spaventò.
‹‹VOOOI moccioso con la katana, domani sarà il tuo ultimo giorno, goditelo. Ci vediamo!›› Squalo, il terribile spadaccino e i suoi compagni dall’uniforme nera si ritirarono dalla scena saldando da una finestra in frantumi alle loro spalle.
 
‹‹Cavoli, quando Hibari e Reiko sono usciti di testa pensavo fosse la fine per noi›› era Gokudera Hayato a parlare, era coperto da medicamenti vari e accanto a lui Ryohei Sasagawa, un altro compagno di Tsuna, anche lui coperto da fasciature concordò con l’amico; ma fu in quel momento che apparve Dino, seguito dai suoi due sottoposti.
Egli spiegò ai ragazzi quanto in questi giorni di duro allenamento fosse maturato sia mentalmente che fisicamente il suo allievo, assicurando di aver fatto nascere un forte ed affidabile alleato e guardiano della Nuvola, poi raccontò a Yamamoto il passato di Superbi Squalo, avvertendo il ragazzo di quale temibile avversario avrebbe affrontato il giorno successivo.
Il suo passato era oramai storia per Reiko, nei giorni trascorsi nel bosco chiese più volte a Dino informazioni dettagliate su quell’uomo, facendo intendere molte volte al Boss di essere in qualche modo interessata ad esso.
Tornata in città eseguì molte ricerche sul gruppo denominato Varia e trovò informazioni molto affascinanti. Ben presto si accorse di essersi già persa la battaglia dei guardiani del Sole, Tuono e della Tempesta, ma promesse a se stessa che avrebbe assistito a tutte le altre, sempre se Tsunayoshi Sawada avesse acconsentito:
‹‹Voi tutti, vi chiedo perdono per il mio comportamento, Sawada Tsunayoshi vorrei avere il tuo permesso di assistere alle prossime battaglie, ho fatto ricerche su questi Varia e ci sono alcune cose che potrebbero riuscire a rivelare il mio passato›› mentì spudoratamente, ma chiunque in quella stanza avrebbe creduto alle sue parole fatta eccezione per Dino e Reborn, il neonato che non smetteva di guardarla con occhi indagatori. Tsuna acconsentì balbettando e arrossendo, quindi lei se ne andò uscendo dalla stessa finestra da cui un momento prima erano usciti i membri in nero.
 
Successivamente decise che avrebbe discusso con Dino una volta che lui fosse tornato nella sua dimora, ma nel frattempo non riuscì a levarsi dalla mente quell’uomo dai lunghi capelli argentati, provava odio verso di lui e non riusciva a tranquillizzarsi quando pensava alla sua espressione beffeggiante. Il lato violento e perverso che risiedeva nel suo occhio voleva trafiggerlo e vederlo morire, ma lei allontanava quei pensieri come poteva.
Andò alla ricerca di Hibari, sussurrando silenziosamente il nome dell’uomo: “Superbi Squalo”.


Angolo dell'autrice
SALVE A TUTTI VVVOOOOOOOOI!
Finalmente ci siamo, il tanto attesissimo scontro tra i guardiani della Pioggia sta per avere inizio!
Sono felice di ciò perché finalmente accadra una cosa importante hehehe >w>
Come vi sembra questo capitolo? Ammetto di aver avuto non poche difficoltà essendo un momento di "intervallo", Reiko non fa praticamente nulla in questo capitolo! çAç
Però vi prometto che il prossimo sarà uno spettacolo <3
Ringrazio chiunque mi segua e do un bacio speciale a tutti i mei fan *u*

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Capitolo 8
*** Scontro della Pioggia (Parte I) ***


Capitolo 8 – Scontro della pioggia (Parte 1)
 
Si trovava esattamente dove Reiko aveva previsto: nella sala del Dipartimento di Sicurezza dell’edificio scolastico. Erano piuttosto distanti rispetto la posizione di Dino e gli altri ragazzini, quindi non si preoccupò né di controllare di essere seguita né di rimanere in allerta per eventuali. Hibari era seduto su un raffinato divanetto in pelle che risiedeva al centro della sala, braccia divaricate e sguardo rivolto al soffitto. 
La luce lunare filtrava obliquamente attraverso la finestra e illuminava fiocamente gran parte della stanza. Nelle zone dominate dal buio si intravedevano manifesti che incitavano alla disciplina e al rispetto delle regole e un modesto assortimento di uniformi e armi antisommossa. Reiko chiese il permesso di entrare nella stanza e fu il minuscolo uccellino giallo a rispondere al suo posto, cinguettando e annuendo come fosse una persona in carne ed ossa. Lei sprofondò con un tonfo sul divanetto adiacente a quello già occupato ed assunse la stessa posizione del ragazzo. Trasse un enorme sospiro poi riaprì l’occhio non coperto dalla benda, l’immagine fu la stessa, nessuno dei partecipi della stanza si era spostato di un solo centimetro.
‹‹Hai di nuovo perso il controllo›› Hibari aveva ancora gli occhi chiusi mentre scandiva lentamente le parole alla sua interlocutrice, Reiko intuì subito che pur non mostrando nessuna emozione quelle parole dovevano essere interpretate come un rimprovero:
‹‹Taci›› Reiko era furibonda ed impaziente, tutti i suoi pensieri erano dedicati al ripugnante spadaccino che l’aveva umiliata e la rabbia era tornata a tormentarla. A fatica riuscì a controllare il lancinante dolore che le causava l’occhio, ergo riuscì malamente a nascondere il suo stato d’animo. Qualcosa in lei era cambiato o stava cambiando: i giorni di allenamento furono un boccone amaro da ingollare soprattutto a causa della sua totale inutilità, il suo scarso controllo della rabbia le impediva di poter scontrarsi con i due compagni e l’unico compito assegnatole fu medicare i feriti e osservare le loro battaglie; “Devi trovare il tuo scopo” le parole del compagno di ventura continuavano a perseguitarla nella mente, “Io ce l’ho uno scopo, vendicare la mia famiglia…ma non so neanche da dove iniziare” il messaggio che aveva ricevuto quando era ancora in Italia aveva perso quasi del tutto il suo valore iniziale, un’altra Famiglia ora richiedeva la sua attenzione, la Famiglia Vongola. Da quando era tornata in città dopo l’ “allenamento” del Guardiano della Nuvola si sentì una persona diversa, decise di seguire Hibari, che alla notizia che i Varia stessero distruggendo la sua amata scuola partì subito in soccorso di essa, e la prima brutta faccia che Reiko incontrò arrivata a destinazione fu proprio quella del membro dei Varia, e questo la innervosiva ancora di più, a tal punto da diventare lei stessa rozza, indulgente e facilmente irritabile. 
Il piccolo uccellino levò in volo e le si posò sulle gambe, Reiko lo ignorò. Hibari si ricompose e fissò torvamente la compagna, questo agitò ancora di più la ragazza che però tenne fisso lo sguardo sui suoi occhi:  
‹‹Perché lui?›› le sue parole erano scarne ma piene di significato. Paragonabili a lame taglienti che si abbattevano su di lei, denudandola del suo coraggio e della sua furia, lasciandole solo un filo di vergogna e imbarazzo. Lei non cambiò la sua posizione ma incupì ancora di più lo sguardo; non trovando risposta il ragazzo insistette:
‹‹lo guardi come se fosse la tua preda più ambita, non avrei mai rifiutato di mordere un erbivoro se non avessi capito quanto ci tieni ad abbatterlo. O forse c’è dell’altro che non vuoi trasparire? Mi sbaglio forse?›› Lui sorrise, deridendola come era solito fare.
‹‹Ti ho detto di stare zitto›› Reiko si alzò in piedi, ne aveva abbastanza delle sue frecciatine e dei suoi giochi contorti. L’uccellino svolazzò irato per un attimo e poi le si parò davanti, impedendole di andare via.
‹‹Non mi sbaglio.›› Hibari rise di nuovo, la sua risata denigrante ed irritante. Alzò il braccio in gesto di richiamo e il piccolo Hibird andò a posarcisi in un secondo. Lei ne approfittò per recarsi all’uscita ma fu bloccata di nuovo dalla sua voce:
‹‹Hey, erbivora›› Reiko si fermò e girò impercettibilmente il volto.
‹‹Cosa vuoi?›› finse sicurezza interiore e una durezza mai sentita dalle sue parole. Hibari prese un momento di pausa prima di rispondere, tempo che utilizzò per trarre un lungo respiro gustandosi l’impazienza della ragazza che attendeva un qualsiasi suo gesto:
‹‹concentrati sull’obiettivo…e mantieni la calma.››
Parole enigmatiche a cui Reiko non riuscì a carpirne del tutto il senso, si limitò ad andare via senza una risposta. 
Era confusa, irata e sola, decise di procedere verso la Sede Cavallone. 
 
La magione emanava come al suo solito un gradevole odore di pulito, lo splendido mobilio era in perfetto stato e in ogni dove i sottoposti si mobilitavano agli ordini del Boss della famiglia Cavallone. Egli ritornò a tarda sera, un paio d’ore successive all’arrivo di Reiko. I due si scambiarono un’occhiataccia ma lui non proferì parola per tutta la serata. La ragazza era ancora rabbiosa ma al contatto con i suoi occhi si sentì in colpa, per non essere stata sincera con lui, per non aver seguito i suoi consigli e per essere fuggita con Hibari al ritorno in città. Era un miscuglio indefinito di emozioni che con malavoglia riuscì a sopportare.
Seduta svogliatamente sul divano fissava il suo compagno agire silenziosamente, aprendo bocca solo per dare compiti ai suoi sottoposti, fino a quando non rimasero soli nella stanza.
‹‹Dobbiamo parlare.›› Il tono del Boss della Famiglia Cavallone era greve ed austero, una finta calma scivolava dalle sue parole mentre il suo sguardo cercava quello di Reiko, che non aveva nessuna intenzione di incontrare i suoi occhi.  
‹‹Non ho voglia di parlare con te›› Reiko era indiscussamente un ospite lì dentro, ma si sentiva troppo impulsiva, furiosa e stanca per indossare la sua maschera di gentilezza, il volto di chiunque la guardasse si trasformava nel viso dello spadaccino dei Varia, un volto schernente e giudicante che le faceva bollire il sangue nelle vene. Dino fu veloce e conciso:
‹‹Il mio è un ordine, non una richiesta›› Reiko strinse i pugni per la rabbia e ribatté:
‹‹E da quando ti sei messo a darmi ordini? So di cosa vuoi parlarmi ma io non ho voglia di sentire i tuoi stupidi rimproveri, non sono una ragazzina e so bene quello che faccio!›› alzò la voce, ma Dino non fu di meno:
‹‹No invece, non lo sai! Ti stai ficcando in una questione molto più grande di te, i Varia sono dei soggetti pericolosi e Squalo è uno dei membri più violenti e sanguinari di tutto il gruppo!›› A quel nome l’occhio ricominciò a dolergli, cercò di mantenere la calma come aveva consigliato il suo compagno ma fu molto difficile per lei. Stava iniziando a odiare Dino e i suoi modi da genitore premuroso, negli ultimi giorni non aveva fatto altro che preoccuparsi del suo bene sgridandola come fosse una bambina e questo iniziava ad infastidirla, avevano entrambi superato la maggiore età e non vi era molto che differenziava il carattere del ragazzo con il suo.
‹‹Cosa cerchi da lui? Vendetta? Risposte? Reiko, parlami. Sei troppo misteriosa ultimamente e non mi piace affatto che tu ti stia avvicinando a quegli uomini, sono pericolosi e non voglio che ti avvicini a loro.›› Ma lei lo stava facendo comunque. Dalle ricerche svolte venne fuori che ogni membro del gruppo fosse dotato di speciali talenti e che ognuno di loro possedesse un passato burrascoso e violento, la cosa incuriosiva Reiko a tal punto di vederli all’opera, sapeva che doveva impiegare il tempo a risolvere i misteri del suo passato piuttosto che informarsi su di loro ma c’era una qualche forza inspiegabile che la attraeva verso la loro formazione, i loro interessi e soprattutto verso chi li dominava, il figlio illegittimo del nono Boss Vongola: Xanxus.
‹‹Io..›› ci rifletté bene, nascondere i suoi pensieri a Dino era la cosa migliore che potesse fare, in compenso doveva dimostrare di essere forte abbastanza e soprattutto doveva dare una spiegazione del suo comportamento strano al suo amico,
‹‹Mi dispiace che ti stia preoccupando per me, ma ti posso assicurare che non voglio nulla da loro, il mio desiderio è quello di avere la rivincita sul membro di nome Squalo e nient’altro.›› Alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi, fino a quel momento non si accorse della sua espressione: le sue parole erano dure e pungenti, ma i suoi occhi erano colmi di preoccupazione, a tal punto da far sentire in colpa la ragazza.
‹‹Non interferirò con le prossime battaglie, né quantomeno mi avvicinerò oltre ai Varia, il mio obiettivo è scoprire il mio passato e così facendo mi sto solo allontanando dal traguardo›› una bugia detta a fin di bene. Reiko era molto confusa ma i suoi pensieri miscelati l’uno contro l’altro non superarono il furore che il suo occhio destro reclamasse, “Superbi Squalo”, continuava a chiamare con bramosia la voce dentro di se. Fu sorpresa da un abbraccio inaspettato, Dino la strinse forte e disse con tenerezza:
‹‹Non voglio che ti succeda niente di male, non farmi preoccupare, Reiko. Ti prego.›› lui fu talmente premuroso con quelle parole che Reiko per poco non lasciò perdere ogni suo pensiero. Ricambiò l’abbraccio e respirò il suo dolce profumo.
 
(Riferimento temporale della trama originale: KHR cap. 107)
 
‹‹Non mi sembra il caso di spaventarli, Reborn›› Dino fece la sua comparsa come era solito fare, uscendo fuori improvvisamente dal nulla seguito dai suoi fedeli sottoposti, ed insieme a lui c’era anche Reiko stavolta.
Il luogo della battaglia tra i Guardiani della Pioggia sarebbe stata la scuola, ma con grande sorpresa tutti gli spettatori si ritrovarono un un luogo angusto ed umido: il campo di battaglia si suddivideva in quattro piani scolastici semidistrutti e piani d’acqua, le sorelle Cervello, che monitoravano e arbitravano tutte le battaglie tra Guardiani, spiegarono ai partecipanti che la sala si sarebbe riempita a mano a mano d’acqua e che ci fosse la possibilità di incontrare qualche creatura marina feroce, questo eccitò ed incuriosì i due partecipanti ma spaventò anche i più deboli come Tsuna e i suoi amici.
Reiko non aprì bocca dal momento in cui arrivò, il suo antagonista dai capelli argentati non la notò o semplicemente la ignorò. Doveva fingere che non glie ne importasse nulla dopo la promessa fatta al boss della Famiglia Cavallone, quindi evitò in tutti i modi di incrociare il trucido sguardo dell’uomo o dei suoi confratelli. Si sentiva insicura e a disagio sapendo che avrebbe assistito ad uno scontro a dir poco sanguinario, tutto quello che voleva era studiare i movimenti e le debolezze dello spadaccino in nero, in modo tale da immagazzinarli nella memoria per il giorno che lo avrebbe affrontato e avrebbe ricevuto la sua rivincita, ma un’altra persona era presente quella sera, una persona che riuscì a farle riaffiorare svariati ricordi, scene soffuse e sconnesse del suo passato: si trattava del capo dei Varia, un uomo alto, duro e dall’espressione perennemente infuriata. Indossava la stessa divisa degli altri membri solo in modo molto più scialbo e svogliato, il suo viso era ricoperto da cicatrici color mogano e i suoi occhi erano rosso sangue. Incontrò lo sguardo di lei per puro caso e alla ragazza gli si congelò il sangue nelle vene, quello sguardo turpe, indagatore e furioso riuscì ad abbattere ogni sua sicurezza, fu come ricevere un pugno dritto nello stomaco, lei cambiò immediatamente direzione dello sguardo perché non fu in grado di sostenere i suoi occhi, ma quegli occhi le ricordavano qualcosa, nascosta nella sua memoria che voleva uscire fuori. L’occhio bendato iniziò ad inviare fitte atroci di dolore, e per Reiko fu quasi impossibile nascondere i suoi spasmi. Dino se ne accorse e le strinse forte la mano, lei cercò di tirare su lo sguardo e continuare a fingere di essere interessata per la sorte del simpatico ragazzo di Yamamoto Takeshi.
“Cosa diavolo ci faccio qui? E quell’uomo…Xanxus, lui sa qualcosa” l’occhio non le dava tregua, ma nel momento in cui il Boss sogghignò e andò via con nonchalance lei riuscì a calmarsi un po’, e a mantenere la sua maschera.
‹‹Visto che siamo a una vittoria e tre sconfitte non possiamo più perdere›› era l’acuta voce dell’infante di nome Reborn ad estendersi per tutto il piano, i ragazzini si esibirono in un rituale che erano soliti fare prima di ogni battaglia: si riunirono in circolo e incitarono colui che ben presto avrebbe iniziato le danze.
‹‹Non ci saranno limiti di tempo›› una delle due sorelle gemelle incitò o due partecipanti ad entrare nell’arena, Tsunayoshi implorò al suo amico Takeshi Yamamoto di stare attento, egli sfoggiò un suo grande sorriso e lo rassicurò. Reiko osservò Squalo balzare veloce fino a raggiungere il centro dell’arena, e prepararsi alla battaglia, fu solo in quel momento che i due si incontrarono con gli occhi, Dino era distratto nell’incitare il giovane giocatore di Baseball quindi la ragazza se ne approfittò per comunicare con lo spadaccino.
‹‹VOOOI preparati, che quando avrò finito con lui toccherà a te, e ti farò a pezzi.›› La sua voce roca e altisonante riecheggiò per tutta la sala, Reiko non rispose, ma la sua occhiata bastò per far capire a lui che era pronta, pronta per uno scontro dove uno solo sarebbe riuscito vivo.
 
Quando tutto fu pronto i due partecipanti entrarono nella sala, Squalo minacciò anche il suo rivale ed al segnale delle due sorelle iniziarono a combattere.

Angolo dell'autrice
Hoooooola amigos! BD
Premetto che questo capitolo non mi è piaciuto per niente, ma purtroppo non posso farci niente perché è stato veramente difficile riuscire a trovare qualcosa da far fare a Reiko prima dell'inizio della battaglia della Pioggia >_<
Vi assicuro che nel prossimo succederà finalmente qualcosa di epico, parola di Francesco Amadori (?)
Detto questo prometto che farò uscire i capitoli impiegandoci meno tempo per scriverli, è che molte volte mi blocco, vi chiedo perdono çAç
Ringrazio come sempre tutti i miei fan che mi seguono e mando loro un enorme bacione <3

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Capitolo 9
*** Scontro della pioggia (Parte 2) ***


Capitolo 9 – Scontro della pioggia (Parte 2)
 
Gli unici due rumori che conquistavano l’intero luogo era lo scrosciare infinito dell’acqua e il cozzare rimbombante delle due lame al contatto.
Reiko studiò con cura i movimenti dei due combattenti: pur essendo molto inesperto in confronto al suo rivale Yamamoto era veloce e sicuro, in un paio di casi riuscì ad avere la meglio su Squalo ed effettuare dei fendenti precisi ed inaspettati, ma il talento e l’esperienza di quest’ultimo erano troppo sviluppati perché lui potesse ricevere i colpi, quindi li evitò per la maggior parte con estrema facilità, ricordando al suo rivale la sua incredibile maestria con la spada e deridendolo con insulti e beffe.
Yamamoto scelse di utilizzare una nuova tecnica imparata da poco, con il quale era sicuro che sarebbe riuscito a scalfire il suo avversario, in effetti Squalo fu sorpreso ma nel giro di un paio di secondi la spalla del ragazzo fu intrisa di sangue derivato da un suo letale colpo:
‹‹Ho già capito come funzionano le tue tecniche, perché questo tuo invincibile “shigure souen” è uno stile che ho già affrontato e sconfitto anni fa!›› il sorriso schernente dello spadaccino lasciò tutti gli spettatori con l’amaro in bocca, il piccolo Sawada Tsunayoshi ebbe un colpo quando vide il sangue uscire a fiotti dalla spalla del suo amico, Reiko percepì il pungente odore del sangue seppure l’intero luogo fosse infestato da un’insistente umidità, ed ebbe un fremito lungo tutta la schiena. L’espressione di Squalo incarnava tutto ciò che lei a stento riusciva a trattenere del suo incontrollabile furore che risiedeva nell’occhio destro.
Il ragazzo si strinse la spalla e sorrise in tutta risposta, ribadendo che lo stile a lui insegnatogli dal padre era perfetto, a discapito delle parole del suo rivale.
Lo scontro riprese il suo corso, e Yamamoto si ritrovò varie volte in difficoltà: Reiko apprese una serie di tecniche utilizzate dallo spadaccino in nero letali e micidiali, ma esse erano talmente tante che riuscì a fatica a tenere testa ad immagazzinarli piuttosto che non preoccuparsi del giovane giocatore di Baseball.
Egli fu paralizzato ad un braccio grazie all’ultima tecnica messa in atto da quest’ultimo, quindi fu difficile per lui tenergli testa con un solo braccio, l’avversario lo costrinse al muro e prima che se ne potesse accorgere fu vittima di una raffica dinamica di fendenti che lo squarciarono in varie parti del corpo.
Tutti gli spettatori dello scontro trattennero il respiro a quella scena, Takeshi era sdraiato, il respiro fiacco e un occhio chiuso a causa di una ferita riportata dal suo avversario, che stava ridendo di lui denigrando ancora una volta il suo pessimo stile di combattimento insegnatogli. Il ragazzo non si arrese e nel momento stesso in cui l’uomo stesse per infondergli il colpo di grazia si alzò e riprese a combattere, sfoggiando una nuova tecnica, che lasciò senza parole lo spadaccino.
 
Lo scontro si faceva sempre più veloce e violento, finalmente il giovane ragazzo riusciva a tenere testa agli attacchi dell’uomo e in varie occasioni fu capace anche di colpirlo ed infliggergli delle notevole lesioni.
Erano passate già due ore dall’inizio della battaglia e ben presto tutti si accorsero che stava per avere fine poiché entrambi i combattenti erano allo stremo delle forze. Squalo, irato dai suoi ultimi fallimenti, decise di concludere la battaglia con un ultimo attacco innestato al ragazzo, ma egli grazie agli insegnamenti del padre riuscì a confondere quest’ultimo con una copia di se stesso riflessa in un’ondata d’acqua, ed a colpire per l’ultima volta lo spadaccino, che sorpreso, frustrato e sconfitto cadde a terra perdendo i sensi.
Il cuore di Reiko si fermò. Yamamoto, sanguinante e zoppicante sorrise ai suoi amici mostrando il trofeo appena vinto ovvero il mezzo anello dei Vongola, tutti i suoi amici stavano esultando felici di poter liberarsi della tensione e della paura, tutti tranne Reiko, che rimase immobile a vedere l’uomo galleggiare nell’acqua apparentemente senza vita.
“Non doveva finire così…io…” smise immediatamente di respirare, lo sguardo fisso sullo schermo e la bocca spalancata per la sorpresa. Le altre persone erano troppo impegnate ad esultare il loro amico per vedere la strana reazione di Reiko, Dino fu l’unico che se ne accorse grazie anche al fortissimo tremitio che percorreva tutto il corpo della ragazza, cercò di chiamarla e di scuoterla ma inutilmente, il suo occhio destro tornò a inondarla di mostruose fitte e persino il suo anello pulsava, come dotato di vita propria.
‹‹Hahahah! Fai schifo, hai perso!›› il suo Boss, Xanxus si prese gioco del suo corpo inerme ridendo come un folle, i suoi due sottoposti chiesero lui se fosse arrivato il momento di sbarazzarsi del perdente, ma una delle due sorelle che arbitravano lo scontro li bloccò in tempo ammonendoli del fatto che il livello dell’acqua dell’arena avesse raggiunto il livello sufficiente per rilasciare una terribile creatura che ben presto si sarebbe scagliata contro di loro.
‹‹Hey, aspetta, cosa avete intenzione di fare con Squalo?›› il vittorioso Yamamoto era piuttosto preoccupato per la sorte dello sconfitto.
‹‹Il signor Squalo ha perso, perciò non garantiamo per la sua vita›› la seconda gemella fu diretta e concisa con quelle parole, tutti gli spettatori non riuscirono a credere alle proprie orecchie…tutti tranne Xanxus, che continuava a ridere di gusto.
Per Reiko quella scena fu la goccia che fece traboccare il vaso, l’energia prese a scorrere nelle sue vene e sentiva il dovere di andare a soccorrere lo spadaccino dai capelli argentati. “Perché vuoi salvarlo? Non hai detto di volerlo vedere morto? Non hai detto che sarà la tua stessa lama a togliergli la vita?” La terribile e irritante vocetta della bambina del suo incubo tornò a tormentarla, la fissava da dentro la sua mente dove milioni di emozioni e sentimenti diversi si cozzavano l’un l’altro. Reiko strinse le proprie mani sulla sua testa e si piegò in avanti, urlando di dolore per gli incredibili spasmi che le arrivavano dall’occhio.
‹‹Devo salvarlo…›› ora era di nuovo tornata in se, cercava di lottare contro la parte malvagia che voleva godere nel vederlo essere divorato dalla creatura, e riusciva a stento a rimanere in piedi a causa delle fitte causate dall’occhio. Il tremore si fece più visibile e Dino accorse in suo aiuto, la prese per le spalle e cercò di guardarla negli occhi chiedendole ripetutamente cosa avesse, ma lei ripeteva fino alla nausea “devo salvarlo…devo salvarlo” fissando con uno sguardo vacuo e vuoto gli occhi di lui, con una rapida mossa si liberò dalla sua presa, e trasformò il suo anello in spada.
Doveva agire, ed in fretta.
 
Dino la fermò immediatamente prendendola per un polso, ordinandole di non intromettersi poiché troppo pericoloso, la sorella Cervello gli fu di seconda voce ribadendo che era assolutamente vietato introdursi nell’arena poiché contro le regole ed estremamente pericoloso. Nella foga la benda sul suo occhio si tolse e tutti quanti rimasero di stucco nel guardare il suo occhio: completamente rosso come il sangue che stava scorrendo sulle ferite dei due combattenti, l’espressione della ragazza era decisa e intimorente, fissò prima Dino, che mollò immediatamente la presa dal suo braccio, poi si scagliò contro la sorella Cervello, costringendola ad allontanarsi da lei ed a lasciargli libera la via d’accesso nel campo di combattimento.
‹‹Reiko…il tuo occhio!›› le parole incerte e tremolanti di Tsunayoshi Sawada non riuscirono neanche ad arrivare alle orecchie della ragazza, si girò verso il suo interlocutore con l’unico risultato che lo intimorì ancora di più, le macchie erano tornate a comparire sul suo corpo e la spada che impugnava emanava delle sottili e quasi invisibili cortine di fumo.
‹‹E’ fuori controllo, state tutti attenti›› il bambino di nome Reborn estrasse dalla sua giacca una minuta pistola dotata di minuscoli occhietti rettiliani, Reiko lo fissò, sembrava fosse pronta a scatenare la sua furia da un momento all’altro, invece ignorò il bambino e si girò verso il suo caro amico dai capelli biondi, che nel frattempo aveva già slegato la sua lunga frusta ed era pronto a riutilizzarla contro di lei se il caso lo richiedesse.
Reiko si avvicinò lentamente a lui, abbassò con calma le sue braccia pronte all’attacco e incontrando i suoi occhi disse con un estrema calma: ‹‹Mi dispiace di averti mentito…ma io devo andare a salvarlo››, dentro di lei la furia e la rabbia urlavano in modo disumano, ma lei non provava più ira, era decisa e provava una strana tranquillità dentro di se, pur essendo conscia di aver liberato il suo misterioso e violento potere.
“Forse ora è in grado di controllarsi poiché sta agendo a fin di bene”, sarebbero state queste le parole del Boss della Famiglia Cavallone se non fosse totalmente sorpreso e sconcertato della scena, si riprese il meglio che poteva, abbassò l’arma e carezzò la guancia ricoperta da cicatrici della sua amica, sembrava sull’orlo del pianto e non riuscì a trovare parole adatte, “non andare ti prego” “hai fatto la tua scelta”, anche il cuore di Dino era un’accozzaglia di sentimenti diversi. La ragazza si voltò veloce e si scagliò verso la direzione dell’arena, accorrendo a tutta velocità in soccorso dei due gareggianti.
 
Sfondò con un calcio la porta che univa il mondo esterno con quell’inferno marino, e rapida corse verso il ragazzo, che nel frattempo aveva preso sotto braccio il suo avversario e stava cercando di trasportarlo in salvo fuori dall’acqua.
I tre intravidero l’enorme bestia dirigersi verso i ragazzi poiché attirato dall’odore del sangue: si trattava di un gigantesco squalo bianco che di tanto in tanto mostrava temuta pinna fuori dall’acqua, formava una riluttante ombra che al solo guardarla fece rabbrividire tutti i testimoni di quello spettacolo. Lo spadaccino sconfitto rinvenne e accortosi della situazione rifiutò immediatamente di essere aiutato dal suo avversario, con un forte spintone allontanò il giovane vincitore da lui e attese la sua fine, rimuginando sull’accaduto. Yamamoto restò sconcertato da quel gesto ma accortosi della ragazza arrivata in suo soccorso incitò nel fare presto…cosa che non accadde.
L’enorme squalo rinchiuse lo spadaccino nella sua terribile mascella e lo trascinò nel fondale dell’arena, lasciando rinvenire solo bolle e una macchia di sangue che si estendeva a vista d’occhio.
Reiko urlò di rabbia, trasformò la sua spada in una grande fiocina e si tuffò nel luogo preciso della sparizione dell’uomo.

Angolo dell'autrice
CIAOSSU! Come va?
Con orgoglio vi presento il nono capitolo!
Che fine avrà fatto Squalo? Lo si scoprirà nel prossimo capitolo, che spero di pubblicare al più presto!
Un bacio a chi mi segue da sempre <3

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