Soul Sister

di acate
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Goodnight ***
Capitolo 2: *** Finito... tutto finito ***



Capitolo 1
*** Goodnight ***


Si sa, le donne sono più aperte, più umane, si capiscono tra di loro, e un'amica più di un uomo ti conosce e sa tutti i tuoi gusti, e allora perchè il diverso ci spaventa così tanto?
 
"Il problema cara Daisy, è che mi mancherai quando non ti avrò tra le braccia" sbiascicò quelle parole all'orecchio Weak, per non farsi sentire da persone inesistenti, o forse, perchè voleva che le sentisse solo lei.
"Lo so Weak, ma ti scriverò, ti manderò dei messaggi" ripeteva sempre quelle parole Daisy, che parevano una formula magica che canticchiava per rassicurare il cuore afflitto di Weak. Si, quella ragazza con uno strano ciuffo bicolore verde e blu cercava in tutti i modi di far sorridere l'altra.
La loro non era una storia, il loro era appena un inizio. Cominciarono da migliori amiche al liceo, e poi è scoppiata quella strana luminescenza negli occhi quando si guardavano, quel calore che le riscaldava quando Daisy spalancava, larghe, le braccia, invitando Weak a immergersi dentro. E capirono una cosa importante, l'una era innamorata dell'altra. Si, esatto, perchè solo quando si accettano i difetti quella persona diventa perfetta, e merita di essere amata.
"Ma non sarà lo stesso che averti qua" lo sguardo di quella ragazza dall'esule corporatura e dalla flebile voce, s'incupì, trasformandosi in un'espressione incredibilmente triste, Weak sapeva che non doveva fare così, intristirsi in questo modo, perchè poi i suoi occhi, colorati dal nocciola al verde, si sarebbero presto velati di lacrime, e questo non poteva accadere davanti a Daisy, lei non piangeva mai.
La ragazza fece una piccola pausa, poi aggiunse "Hai ragione" sospirò "Odio la distanza" sputò quella frase come una gomma che aveva perso sapore dopo troppe masticate. 
"Io odio il mondo cupo e ottuso" abbassò il capo Weak, permettendo ai suoi capelli rossi di formare una cascata scarlatta davanti al suo viso. Delusa, si, perchè il tempo in cui vivevano era davvero cupo e ottuso, dove di notte ci si nasconde per fare l'amore e l'odio circola libero per le strade illuminate dal sole.
Daisy non emise parola a proposito dell'affermazione saggia di Weak, si limitò ad alzarle lo sguardo con il dito indice sotto il mento, permettendole di guardarla nei suoi occhi vispi di un meraviglioso verde buio, e lentamente la baciò sulle labbra. E quell'uscio di porta, diventò loro.
 
Non si sa come Weak sia scoppiata in lacrime quella sera, e non se ne sa neanche il motivo, ma si sapeva, tutti lo sapevano, che quando quella ragazza piangeva non era solo per una cosa.
 
Nello stesso momento Daisy, era alle prese con la sua odiosa famiglia felice. Li dispegiava, perchè non potevano capirla, e lei non capiva loro. Weak aveva ragione, il mondo, e sopratutto le persone che ci vivono dentro sono cupe e ottuse, ma sopratutto avare ed egoiste.
"Lascia giù quel cellulare, sennò te lo ritiro" sua madre aveva da sempre una voce squillante e autoritaria, di quelle che ti ronzano nel cervello fino a farti imbestialire, facendoti urlare all'interno, frantumando i vetri della mente, sembrava quasi che bucassero il timpano quando diventavano piene di lettere e sempre meno cariche di significato.
Non si sa come quella sera Daisy si fosse ritirata nel letto con una rabbia repressa incastrata fra le costole e l'odio nelle vene del cuore, mentre ascoltava i lamenti ipnotici dei suoi genitori, che confabulavano cose incomprensibili nel loro alfabeto da Sovrani. In quella casa regnava la monarchia, e lei, si sentiva la schiava, quella sguattera che lavava e stendeva per i suoi regali a sangue blu e il principino Michael, aspirante Governatore di casa Miller.
 
Quella sera, come ogni sera, si diedero la buonanotte, augurandosi di non fare incubi, ma di sognare un domani migliore, magari, uno di quelli dove il giorno dopo si sarebbero viste, e avrebbero fatto l'amore di nascosto. Un giorno in cui, ogni bacio rubato, equivaleva a un pezzo del loro futuro che stavano costruendo, una sulle labbra dell'altra.
-Goodnight my orizont- le labbra di Weak si piegarono in un sorriso, e gli occhi s'imperlarono di felicità.
-Goodnight my dawn- le labbra di Daisy si piegarono in un sorriso, e gli occhi s'imperlarono di felicità.

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Capitolo 2
*** Finito... tutto finito ***


Il forte rumore spacca orecchie del citofono di casa Sanders fece sobbalzare Weak, seduta al pc nella sua piccola camera, dove le tapparelle impallidite dal freddo sole di dicembre disegnavano dei pallini gialli su un muro bianco.
"Ehi Daisy! Pensavo non saresti più arrivata!" sorrise la rossa, slittando gli occhi verso quelli della ragazza, tristi, cupi, desolati capiva che qualcosa la stava degenerando, la stava uccidendo dentro; non fece neanche in tempo a capire che cosa provocava quella legera patina che sembrava acqua sulla retina di Daisy, che fu sopraffatta da una forte stretta, uno struggente abbraccio la intrappolava. L'istinto di posarle le mani sulle spalle, scivolarle lungo la schiena, e lasciarle li, come se della colla fosse sul suo giubbotto infreddolito anche lui dal tempo, fuori.
Sbarrò gli occhi Weak al primo singhiozzo di Daisy, no, lei non poteva piangere, non l'aveva mai fatto. In quel momento le mura del castello che aveva costruito alle sue spalle si sgretolarono, formarono polvere sotto le macerie, grigio e bianco ovunque. Quella stessa soglia che pochi giorni prima era stata l'unica testimonie di un bacio nascosto adesso era partecipe del primo pianto di Daisy, il primo pianto di Daisy davanti a Weak. Ignara del motivo di quelle lacrime, che amare, le bagnavano la felpa.
Ci sono momenti in cui senti l'anima scorticarsi dentro, vorticare su se stessa e sbattere contro la cassa toracica.
E poi si accuccia li, nel cuore.
"Daisy, se non mi dici che cos'hai non potrò mai aiutarti" sibilò a dentri stretti l'altra, mordendosi con ferocia il labbro, per cercare di non unirsi a quella manifestazione di tristezza privata. Ma la ragazza dal ciuffo colorato scosse la testa. Già, perché nonostante fosse tra le braccia della sua amata il ricordo delle lancette che scorrevano, scandendo il tempo che non cede al volere dell'uomo, era onnipresente. Le sentiva Daisy, percepiva il loro morboso ticchettio, misto ai battiti cardiaci di Weak, che cominciavano ad percuotere il silenzio.
E rimasero li, abbracciate, l'una all'altra, perché nessuna delle due sapeva come calmarsi, e più che altro, come calmare l'altra.
Restarono li un tempo che sembrò infinito, come un unico essere, inzuppato di tristezza, come la felpa di Weak, che disperata non riusciva a stringerla più forte, perché in fondo, era l'unica cosa che poteva fare.
Weak, la debole, consolava Daisy, la forte del duo, che ora piu' che mai aveva bisogno dell'aiuto della rossa...
 
"Io ti accompagno dai Sanders, ma ricordati che questa strana amicizia tra te e Weak non mi va giù, ti porterà sulla cattiva strada, vedrai!" giudava con la freddezza nelle mani e nella voce mamma Miller, perché i suoi sospetti sulle due ragazze si erano aggravati a tal punto che si era rivoltata contro la figlia dopo la scuola, la minacciava di non farle vedere più Weak, ti toglierle ogni mezzo di comunicazione con lei se non gli diceva la verità, ovvero... loro due erano fidanzate, di nascosto, si, perché nessuno doveva saperlo, tranne loro. Daisy non emise un fiato, perché ribattere la madre poi sarebbe stato un vero fallimento in partenza. Ma quanto avrebbe voluto dirglielo, quanto avrebbe voluto sbatterglielo in faccia.
"Se fai tutte queste storie per un'amica... figuriamoci quando avrai il ragazzo!" il flebile tremolio nella voce della madre fece imbestialire la ragazza ancora di più, e il suo desiderio di farla tacere aumentava, tanto che avrebbe voluto urlare lei è la MIA ragazza! Ma non lo fece, o sennò addio baci, addio abbracci, addio visite, addio tutto quello che c'era tra loro. Ma si sentiva sgretolarsi dentro, si distruggeva, come se un pesante masso le piombasse addosso, colpendola in pieno petto. Così aspettò di varcare la soglia di casa Sanders per buttarsi fra le braccia della sua ragazza, della sua alba, del suo orizzonte, per sentirsi davvero in pace e felice.
 
Cinque lunghi pianti, composti da una marea di singhiozzi e quant'altre lacrime bagnavano il viso dela ragazza dal ciuffo tendente al colore delle foglie in estate, con qualche spruzzo di cielo qua e la. Restarono li, abbracciate sul divano, per compatirsi, per restare unite almeno un'ultima volta, prima di dire addio a tutto, si, perché nel loro cuore sapevano che non sarebbero più potute stare insieme, che mamma Miller avrebbe scoperto tutto, e che mamma Sanders non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo, perché lei lo sapeva, lei l'aveva accettato, la madre di Weak non aveva pregiudizi verso le ragazze lesbiche, eppure non poteva fare niente, nessuno poteva fare niente.
 
Pensate, due vite distrutte, due anime separate, baci spezzati, abbracci rotti, sguardi freddi. Nessuno può comprendere il dolore soggettivo di quelle ragazze che si amano.
Erano innamorate, innamorate fino a lacerarsi la pelle, a bruciarsi il fegato, fino a prosciugare le lacrime, desertare il cuore di tutte quelle inutili emozioni passive. 
Erano innamorate tanto da fare l'amore di nascosto, di baciarsi nella penombra dei riflettori, guardarsi con il cannocchiale attraverso un apparecchio elettronico per sentirsi ancora vicine, stritolando il cuscino fra le braccia. 
 
Rimase col fiatone Weak, il giorno dopo, dopo la scuola, rimase li, sulla sua scrivania, a piangere, a scinghiozzare dal dolore, lacrimava sulle gote del suo cuore afflitto, mentre i messaggi venivano spediti a caso e inutilmente a Daisy, che dopo aver litigato con sua mamma decide di trocare tutti i rapporti.

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