Harry Potter e la Chiave dell'Amore di akiremirror (/viewuser.php?uid=9972)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ritrovamenti e Incontri ***
Capitolo 3: *** Riunione dell'Ordine ***
Capitolo 4: *** Il Ricordo ***
Capitolo 5: *** Doti ***
Capitolo 6: *** La Verità di Silente ***
Capitolo 7: *** Ancora vivo ***
Capitolo 8: *** Alcuni tornano, altri se ne vanno ***
Capitolo 9: *** R.A.B. ***
Capitolo 10: *** Incontri inattesi e scontri pericolosi ***
Capitolo 11: *** Sentimenti ***
Capitolo 12: *** Dolori e Inganni ***
Capitolo 13: *** Attacco ad Azkaban ***
Capitolo 14: *** La Pozione ***
Capitolo 15: *** Lo Specchio ***
Capitolo 16: *** Non la Perdonerò Mai ***
Capitolo 17: *** I Ricordi Custoditi (parte I) ***
Capitolo 18: *** I Ricordi Custoditi (parte II) ***
Capitolo 19: *** I Ricordi Custoditi (parte III) ***
Capitolo 20: *** Sentieri Pericolosi ***
Capitolo 21: *** Vite da salvare ***
Capitolo 22: *** Presa ***
Capitolo 23: *** Nelle Stanze ***
Capitolo 24: *** La Chiave ***
Capitolo 25: *** Bilanci ***
Capitolo 26: *** La verità viene sempre a galla ***
Capitolo 27: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
- Harry
Potter e la Chiave dell'Amore
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Disclaimer: I personaggi e
i luoghi di questo racconto appartengono quasi tutti a J.K. Rowling. I luoghi
nuovi e il personaggio di Dana Deepfeel sono invece di mia
creazione.
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Prologo
- La nebbia fitta era diventata ormai una costante.
Troppi Dissennatori in giro. Per quanto il Ministero stesse cercando un modo
per metterli fuori combattimento e riportare soprattutto sulla capitale un
po’ di sereno, ogni tentativo era risultato del tutto fallimentare.
- Harry finì di sistemarsi il mantello scuro. Era
arrivato il momento. Hermione e Ron lo avrebbero raggiunto a momenti, e
allora sarebbero partiti verso la loro più ardua avventura. Sarebbero
tornati tutti interi? Il cuore gli si strinse al solo pensiero che potesse
succedere qualcosa anche a uno solo di loro due. Aveva già perso molte
persone…
- L’immagine di Silente gli si presentò davanti agli
occhi con prepotenza, ma lui la ricacciò indietro, cercando di distrarsi
pensando ad altro. Terribile e perversa, la sua mente lo condusse allora
verso altri ricordi.
- Il Matrimonio di Bill e Fleur…oh, era stato
spettacolare, vivace e colorato, come se servisse ad esorcizzare la
consapevolezza che ormai tutto era cambiato. Bill, nonostante i brutti segni
sul viso, era evidentemente raggiante, e per l’occasione era arrivato
persino Percy, che tuttavia non era risultato troppo gradito a certa parte
della famiglia (Fred e George avevano tentato di fargli diventare i capelli
verdi, ma Charlie li aveva fermati in tempo…).
- Fleur era fantastica, veramente molto bella
nell’abito da sposa azzurro che la famiglia le aveva confezionato, e aveva
suscitato inevitabilmente l’invidia di Ginny e Hermione. Harry sorrise e
pensò dentro sé che quelle due erano veramente incredibili. Non avevano
alcun motivo per invidiare Fleur, perché tutte e due avevano avuto addosso,
per praticamente tutto il giorno, gli sguardi della persona che amavano.
- Ron non era riuscito a trattenersi dal rimanere a
bocca aperta quando Hermione era scesa tra gli ospiti, dopo aver finito di
prepararsi. Harry dovette dargli uno spintone per farlo ridiscendere sulla
terra, ma poi lo aveva imitato non appena aveva visto Ginny.
- Dio, era veramente bellissima. Per tutto il giorno
non aveva fatto altro che guardarla di nascosto. Apparentemente entrambi
avevano continuato a comportarsi come sempre, ma quante parole non dette
c’erano negli sguardi che si rubavano appena? Non riuscivano a guardarsi in
silenzio per troppo tempo, perché poi saliva nel petto quella sensazione
dolcissima e devastante che li opprimeva da quando era finita la scuola.
Ginny aveva capito il discorso di Harry e lo aveva assecondato, ma sapeva
bene che anche per lui non era facile. Con il silenzio si erano detti molte
cose, e alla fine erano riusciti a separarsi.
- Poi Harry era tornato dagli zii solo per qualche
giorno. Controllando di avere la bacchetta in buone condizioni, Harry si
concesse il tempo di rievocare il momento in cui si era allontanato
definitivamente dalla casa di Privet Drive… aveva detto agli zii che se ne
sarebbe andato già la sera prima e li aveva visti accogliere la notizia con
prevedibile sollievo. Durante la notte però era successo l’imprevedibile.
Non riusciva a dormire, così era sceso in cucina per andare a prendersi un
bicchiere di acqua, e lì aveva trovato sua zia.
- Per la prima volta dopo diciassette anni lei lo
aveva guardato con umanità.
- "Cos’è questa cosa che devi fare? Questa missione…"
gli aveva chiesto sottovoce, mentre la mano le si chiudeva spasmodicamente
sulla tazza di the che si era preparata.
- "Lo sai." Aveva risposto lui, un po’ bruscamente.
- "Lo devi proprio affrontare?"
- "Si."
- "Ma…a cosa ti serve vendicarti?"
- "Non è per vendetta…non solo. Pare che io sia
l’unico in grado di farlo. O vivo io o vive lui, secondo la profezia che ha
decretato la morte dei miei genitori. Non posso farci molto. E poi, anche se
potessi rimanere con le mani in mano, non lo farei. Ha già ucciso troppe
persone che amo."
- Quanto gli era parso strano parlare con lei di
quelle cose…
- "Quindi…potrebbe pure essere che…che morirai?"
- "Potrebbe." Aveva risposto Harry, mestamente.
- Era calato un silenzio decisamente strano, e Harry
si era chiesto cosa stesse provando sua zia Petunia nel parlare con lui di
quelle cose. Forse disgusto…del resto era quello che aveva sempre dimostrato
di provare verso il mondo magico. Però c’era dell’altro.
- "Io…io spero che non ….beh, che tu riesca a
batterlo." Aveva detto con un filo di voce, tenendo gli occhi fissi davanti
a sé. Poi si era alzata con il suo solito modo di fare tutto rigido e si era
allontanata dalla cucina, lasciandolo solo.
- La mattina dopo erano arrivati Ron e Hermione, e con
loro si era allontanato, ma prima di uscire aveva incrociato lo sguardo
della zia per un attimo. Cosa vi aveva letto? Non ne era certo, ma gli era
sembrato che fosse del tutto conscia di quello che lui avrebbe dovuto
affrontare, da quel momento in poi.
- Chissà, magari, se fosse sopravvissuto di nuovo
glielo avrebbe fatto sapere.
- Poi erano arrivati a Godrig’s Hollow, e si erano
fermati lì per un po’, giusto il tempo di preparasi agli esami di
Smaterializzazione. Non che ormai non sapessero Smaterializzarsi alla
perfezione tutti e tre, ma la burocrazia non si fermava davanti a nulla,
nemmeno davanti ad una guerra di dimensioni non ancora chiare.
- La visita alla tomba dei suoi genitori era stata
dolorosa, ma necessaria. Vedere quelle lapidi, che nella sua mente si erano
sovrapposte per un attimo a un velo e a un’altra lapide bianca, gli aveva
fatto trovare tutta la determinazione di cui aveva bisogno. Non si sarebbe
fermato davanti a nulla, avrebbe tenuto gli occhi e le orecchie sempre
aperti, per poter uccidere il più in fretta possibile il suo nemico e per
riavere indietro la sua vita.
- Così ora, con un biglietto nella tasca dei jeans e
nella mente gli insegnamenti di Moody e di Tonks, si stava preparando
all’inizio della sua guerra.
- E al suo fianco erano arrivati anche Ron e Hermione,
come sempre presenti, come sempre disposti a rischiare con lui, come sempre
uniti.
- "Andiamo."
- Li vide annuire, e insieme si Smaterializzarono.
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Capitolo 2 *** Ritrovamenti e Incontri ***
1 Ritrovamenti e incontri
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Ritrovamenti e Incontri
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Entrare a Nottur Alley e passare inosservati non risultò
particolarmente difficile per i tre ragazzi. Si erano avvolti in pesanti
mantelli scuri e procedevano decisi verso la loro meta. Con i cappucci alzati
sul capo e le bacchette sfoderate sarebbero passati quasi per servitori di
Lord Voldemort, e in quel posto nessuno avrebbe mai osato denunciare la
presenza di Mangiamorte.
-
Però loro non erano Mangiamorte e anzi, pur avendo a che
fare con Voldemort, loro volevano distruggerlo.
-
Hermione era stata particolarmente determinata su quel
punto, durante la festa di nozze di Fleur e Bill. Non avrebbero lasciato solo
Harry, che aveva tentato per l’ennesima volta di convincerli a rimanere alla
Tana. Ma soprattutto, era stata lei a decretare che avrebbero fatto qualunque
cosa fosse risultata necessaria per vincere. Qualunque cosa. Beh, magari non
proprio. Chi di loro avrebbe avuto il coraggio di uccidere? Per il momento,
nessuno dei tre. Ma per tutto il resto, avevano deciso di
rischiare..
-
La loro determinazione aveva lasciato piuttosto sorpresi i
membri dell’Ordine, e più di qualcuno aveva tentato di fermarli, ma Ron era
stato chiaro.
-
"Dovreste Schiantarci, Pietrificarci e rinchiuderci in una
casa a forza per riuscire a fermarci! Quindi, o fate così, o ci insegnate a
difenderci!"
-
Mentre procedevano lungo le vie di Notturn Alley Harry
sorrise a quel ricordo. Forse per proteggerlo, o forse per avere una
possibilità seria di vittoria…stava di fatto che i suoi due migliori amici,
ciascuno a modo proprio, erano diventati determinati e pronti a rischiare
quanto lui. Alastor fu il primo a capirlo veramente e, aiutato da Tonks, li
aveva addestrati per settimane. Poi erano partiti.
-
"Aspettate!" bisbigliò Hermione, mentre si fermava e
guardava dentro un negozio abbandonato. Non era esattamente il posto dove una
persona sana di mente avrebbe voluto entrare, vi era qualcosa di…repellente,
in quel posto.
-
"Potrebbe essere qui…" sussurrò Harry, lanciando uno
sguardo guardingo oltre la vetrina in frantumi del negozio.
-
"Si, l’Incantesimo di repulsione è evidente…" commentò cupo
Ron, mentre fissava accigliato delle grosse ragnatele che avvolgevano
l’entrata del negozio.
-
"E’ vicino al negozio di Sinister, non invita ad entrare ed
è abbandonato…gli indizi tornano." Riassunse Harry, mentre la sua mente vagava
per un attimo al biglietto che aveva trovato una settimana prima, e che ora
diventava sempre più credibile. Lo aveva trovato il giorno in cui era andato a
visitare la tomba dei suoi genitori, subito dopo aver lasciato la Tana. Sulla
tomba di sua madre Harry aveva trovato tre rose bianche, alle quali era legato
un biglietto.
-
-
"Coppa nascosta a N.A., probabilmente vicino a Sinister. In
un negozio dove non vorreste mai entrare, repellente, vuoto. Protetta dalla
paura, chiedere da bere. Probabili altri rischi."
-
-
Non era firmato e a Harry in un primo momento era sembrata
una trappola, però poi dentro la busta aveva trovato anche una piuma. Non una
piuma qualsiasi, ma la piuma di una Fenice, il cui canto risuonò in lui dolce
e incoraggiante non appena ebbe ripiegato il biglietto.
-
Da qualche parte avevano un amico anonimo.
-
Harry trasse un profondo respiro. Se veramente lì dentro ci
fosse stato un Horcrux, qualcuno di loro avrebbe potuto rischiare molto…il
volto di Silente balenò in mente a Harry in un istante, ma il ragazzo scacciò
via l’immagine scrollando appena la testa e concentrandosi su quella
pericolosa missione.
-
"Allora…andiamo!" disse Hermione, mentre allungava la mano
sulla maniglia della porta d’entrata. Entrarono senza che nulla di brutto
succedesse ma, non appena la porta si fu richiusa alle loro spalle, furono
avvolti dal buio più totale.
-
"Lumos!" dissero contemporaneamente.
-
Qualcosa davanti a loro si stava muovendo. Harry avanzò, la
bacchetta levata e la tensione che poteva sentire in ogni singola cellula del
corpo.
-
All’improvviso dal buio comparve un Dissennatore e il gelo
cominciò a scendere sui ragazzi.
-
Harry stava per agire, quando un gemito dietro di lui lo
bloccò. Si volse di scatto e vide un gigantesco ragno avanzare verso
Ron.
-
"Mollicci giganti!" urlò Hermione
-
Mollicci giganti…semplice e potente. Ma sapevano cosa fare.
Harry si volse di nuovo verso il Dissennatore e si protesse con il Patronus.
Inaspettatamente però, non fu sufficiente: il Molliccio stava facendo
resistenza.
-
"Harry! Continua! A quanto pare non sono comuni
Mollicci…usano le nostre paure non solo per difendersi, ma anche per nutrirsi!
Dobbiamo batterli in potenza! Quindi non mollare!" biascicò Hermione mentre
fissava, bianca in volto, qualcosa che Harry non riusciva a vedere.
-
"Voldemort è oscuro anche nel senso dell’umorismo allora!"
gridò Ron, mentre si accaniva contro il gigantesco ragno davanti a
lui.
-
Un momento dopo i Mollicci erano immobili, come
pietrificati.
-
"Cosa…" chiese Harry, avvicinandosi lentamente alla figura
del Dissennatore.
-
"Qualcosa li ha bloccati…qualcosa che ha detto Ron…" ansimò
Hermione, mentre distoglieva lo sguardo dal suo molliccio.
-
"Forse…il fatto di averlo chiamato per nome." Azzardò
Harry, mentre i Mollicci ricominciavano a muoversi.
-
I tre ragazzi si prepararono nuovamente allo scontro, ma i
Mollicci non ripresero a tormentarli. Si avvicinarono tra loro e si unirono,
fondendosi in un unico essere che apparì da una nube di fumo nero.
-
Harry per un attimo sentì il cuore fremere, mentre i suoi
due compagni lanciavano un urlo, ma gli bastò poco per capire che non era
quello vero…
-
L’uomo che avanzava verso di lui con un ghigno folle sul
volto non era il vero Lord Voldemort.
-
"Harry…nel biglietto…il suggerimento!" Disse Hermione
mentre si teneva stretta al braccio di Ron.
-
Il suggerimento? Si…chiedere da bere…la prospettiva non lo
esaltava nemmeno un po’, ma se quello era l’unico modo…
-
Il Molliccio con la forma del nemico mortale di Harry li
stava ancora fissando, e il ragazzo si fece coraggio, concentrandosi e facendo
l’unica cosa che gli venisse spontanea in quel momento. Parlò in
serpentese.
-
"Portami la coppa! Voglio bere!" ordinò, la mano stretta
sull’impugnatura della bacchetta.
-
"Solo se darai prova di esserne degno." Disse con un ghigno
il Molliccio, rispondendogli sempre in serpentese, mentre con la mano eseguiva
un gesto plateale per mostrare a Harry il nuovo ostacolo.
-
Attorno a loro comparvero dei corpi sospesi in aria, le
braccia penzolanti e la testa reclinata da un lato, gli occhi chiusi. In un
primo momento Harry pensò agli Inferi, ma poi realizzò che quelli erano corpi
di persone svenute. Il colorito era normale, non bianco.
-
"Che prova vuoi?" chiese Harry con il cuore che martellava
forsennatamente nel petto.
-
"Magia Nera!"
-
Harry strinse le mani a pugno e, senza smettere di fissare
il Molliccio, si rivolse a Hermione e Ron.
-
"Devo dargli la prova di saper fare degli incantesimi di
Magia Nera, e credo che voglia vedermi attaccare queste persone."
-
"Oddio! Harry, ma non sappiamo se queste persone sono vive
o no…" disse Hermione, lanciando sguardi preoccupati intorno a
loro.
-
"Lo so….ma non possiamo esitare, e poi non credo che siano
persone ‘vere’…sarebbero qui da più di vent’anni." Ragionò Harry, che però non
aveva potuto non farsi la stessa domanda che si era posta Hermione.
-
"Ma ha chiesto Magia Nera…Cosa dovresti fare?" chiese Ron,
mentre il Molliccio stava cominciando a dare segni di impazienza.
-
"Questo non è un problema." Ribatté calmo Harry. Poi si
calò di nuovo nella parte dell’interlocutore di Voldemort e continuò in
serpentese, rivolto al Molliccio "Non perderò tempo con ciascuno di questi
miseri esseri! Ti basti questa prova!"
-
E così dicendo, puntò la bacchetta contro uno di quei
corpi, pregando in cuor suo che fosse solo un’illusione, e pronunciò
l’Incantesimo.
-
"Sectumsempra!"
-
Il corpo che ricevette l’incantesimo fu travolto e ferito,
scivolando a terra senza nemmeno un rumore o un gemito. Dalla ferita fuoriuscì
un liquido verde, luminoso, che andò a formare la coppa sotto gli occhi
sorpresi dei tre ragazzi. Essa si solidificò e il Molliccio la porse a Harry
perché bevesse.
-
"No Harry! Non tu!" esclamò Ron, raggiungendo l’amico. "Tu
sei quello che deve arrivare fino alla fine" disse, afferrando la mano di
Harry che si era allungata verso l’Horcrux.
-
"Non lascerò che beva uno di voi due!" disse Harry a bassa
voce, ma con un tono che non ammetteva repliche.
-
"E noi non lasceremo che beva tu! Ron ha ragione…ma intanto
prendi la coppa."
-
Harry annuì e afferrò l’oggetto per cui erano
venuti.
-
Non appena le mani del Molliccio lasciarono la presa, tutto
attorno ai ragazzi scomparve, vennero inghiottiti dal buio più assoluto e
cominciarono a cadere.
-
"E’ un altro Incantesimo!" urlò Ron, mentre allungava una
mano per cercare di afferrare Hermione.
-
"Dobbiamo interromperlo!" gemette la ragazza.
-
"Reductor!" urlò Ron, ma non avvenne
nulla.
-
"Finite Incantate!" provò Harry.
-
"No! Magia Nera!" disse Hermione, riuscendo finalmente ad
afferrare la mano di Ron.
-
Prima che uno degli altri due avesse il tempo di dire
qualcosa, si ritrovarono a sbattere violentemente contro il pavimento
impolverato del negozio abbandonato.
-
Una figure nera stava avanzando verso di loro, la bacchetta
in mano.
-
"Stupef...." L’incantesimo di Ron fu facilmente
deviato.
-
Prima che il nuovo venuto si rivolgesse verso di lui, Harry
cercò di disarmarlo, ma anche quell’attacco fu deviato.
-
Per Harry era una scena già vista, e la sola idea che
potesse trattarsi proprio di lui gli fece montare una gran rabbia. Al secondo
Expelliarmus, il nuovo venuto venne disarmato ed Hermione fu pronta a
richiamare a sé la bacchetta volata in aria.
-
"Fermo! Santo Cielo, vi ho appena salvati dal Baratro
Eterno e questo è il ringraziamento? Vi giustifico solo perché siete
evidentemente spaventati, ma così facendo rischiate di fare del male anche
agli amici!"
-
Era la voce di una donna, che abbassò il cappuccio e guardò
i tre ragazzi con aria divertita e soddisfatta.
-
"Ma mi devo complimentare…pochi diciassettenni sarebbero
stati in grado anche solo di aprire la porta del negozio."
-
"Chi sei?" la interruppe bruscamente Harry.
-
Lei non fece caso al tono che lui aveva usato.
-
"Mi chiamo Dana Deepfeel, ma dubito che il mio nome possa
dirvi qualcosa. Che dite, usciamo da qui? Questo posto mette i
brividi!"
-
Era esattamente quello che stava pensando Harry, ma non
voleva fidarsi di una perfetta sconosciuta, non con Ron e Hermione lì. Se
avesse sbagliato qualcosa anche loro sarebbero rimasti coinvolti, pagandone il
prezzo.
-
"Oh, avanti! Vi ho aiutati! E non ho la bacchetta. Se vi
può far stare più tranquilli, tenetela voi. A patto però che pensiate anche a
me se succedesse qualcosa…sono disarmata. E poi…meglio se andiamo a Diagon
Alley."
-
Harry lanciò uno sguardo perplesso ai due suoi compagni, ed
entrambi annuirono.
-
Mentre si allontanavano dal negozio però Dana esitò un
attimo, volgendosi appena verso una via perpendicolare alla loro. Non vide
nulla, ma seppe con assoluta certezza che dietro l’angolo c’era una persona
decisamente più sollevata, ora. Ed era grazie a quei tre ragazzi.
-
-
Il sole stava ormai tramontando quando quattro figure nere
entrarono nel locale semideserto. I pochi avventori rivolsero loro sguardi
preoccupati e guardinghi, mentre un paio di loro si alzavano e uscivano con
passo frettoloso.
-
Dana indicò ai ragazzi un tavolo isolato e, una volta
seduti, la donna ebbe su di sé lo sguardo attento e decisamente indagatore del
trio.
-
Harry pareva il più determinato a individuare qualcosa
nella figura femminile che aveva davanti un qualche elemento che gli potesse
far capire se fidarsi o meno, ma tutto quello che vide fu una giovane donna,
non troppo alta, con una cascata di capelli mossi di un meraviglioso castano
tendente al rosso che le incorniciavano il viso pallido e stranamente
rilassato. Anche lei li stava osservando, e essere trapassati da quei due
occhi verde scuro gli fece provare una fitta terribile allo stomaco.
L’espressione sembrava quella di Silente, ma non erano gli stessi occhi, anche
se indubbiamente erano in grado di sondare una persona con estrema
facilità.
-
Dana posò distrattamente una mano sul tavolo, mentre si
volgeva a guardare dove fosse il gestore del locale. Harry non poté non notare
che il polso estremamente sottile era segnato da una cicatrice di vecchia
data. Alzando lo sguardo, si rese conto che anche Hermione lo aveva
notato.
-
Il silenzio tra loro sembrava non avere più fine, fino a
quando la strana sconosciuta si decise a dire qualcosa, dopo aver rivolto loro
un sorriso stanco e triste.
-
"Sapete come eliminare l’oggetto che avete dentro quel
sacco?" chiese, accennando alla coppa posata ai piedi di Harry.
-
Silenzio.
-
Dana sospirò e rivolse ai ragazzi uno sguardo determinato,
che esprimeva una forza quasi in contrasto con l’apparente fragilità della
figura.
-
"Con il silenzio non andrete da nessuna parte. Per quanto
io capisca che siete poco propensi a fidarvi degli sconosciuti, è bene che
impariate a capire di chi fidarvi piuttosto in fretta. Se qualcuno di voi
imparasse la Legilimanzia non sarebbe un male…"
-
"L’esperienza ci ha insegnato che non sempre la
Legilimanzia aiuta veramente!" sbottò Harry senza esitazioni.
-
Dana si adombrò in un attimo e fissò il ragazzo a lungo,
senza però tradire alcuna particolare emozione.
-
"Sei proprio furente…" bisbigliò, quasi più a se stessa che
a lui "Ma di questo parleremo in un’altra occasione…sta di fatto che voglio
aiutarvi. Uno dei miei desideri più sinceri è che Riddle venga eliminato.
Definitivamente." Le ultime parole erano state pronunciate con una sorda e
gelida furia che fece muovere Ron e Hermione sulla sedia, entrambi
improvvisamente a disagio, ma che non scompose di una sola piega Harry.
Contrariamente ai due amici, lui parve rilassarsi un poco.
-
Quella giovane donna lo aveva sorpreso per due motivi:
innanzitutto la determinazione che era trapelata dalle sue parole era identica
a quella del ragazzo, ovvero totale. E poi non aveva esitato a chiamare
Voldemort con il suo nome mortale. Doveva sapere molte cose…però Harry aveva
bisogno di controllare una cosa, prima di fidarsi di lei.
-
"Mi faccia vedere il braccio sinistro." Disse a bassa voce,
mentre Hermione e Ron alzavano lo sguardo, stupiti e improvvisamente
allarmati. Dana invece sorrise, maliziosamente, e mostrò l’avambraccio
sinistro, intatto, mentre non distoglieva lo sguardo da Harry.
-
Il ragazzo annuì mentre il gestore del locale, Tom, si
avvicinava e raccoglieva le ordinazioni. Quando si fu allontanato, fu Harry a
riprendere il discorso.
-
"Non è una Mangiamorte…ma conosce la Magia
Nera…"
-
"Si, decisamente conosco bene la Magia Nera" ammise lei con
un sorriso "tuttavia sono fermamente convinta che non sia importante cosa
conosciamo, ma come usiamo il nostro sapere. Da quel che so, per affrontare e
distruggere un Horcrux sopravvivendo senza danni è d’obbligo saper usare le
Arti Oscure. Mi auguro che tra i vostri vi sia qualcuno in grado di
farlo…altrimenti il recuperarli non basterà affatto."
-
"Il diario non è stato distrutto con la Magia Oscura."
Obiettò Harry "E dubito che Silente l’abbia usata per sistemare
l’anello."
-
Dana scrollò la testa e si fece sfuggire un sorriso
obliquo.
-
"Il diario di Riddle…è vero che lo hai distrutto con un
dente di Basilisco?"
-
"Si…"
-
"E cosa credi che sia il dente di un basilisco? Il suo
veleno è tra i più mortali ed è usato in molte tra le Pozioni più Oscure che
tu possa immaginare…e l’anello…Si, Silente non avrebbe mai usato Magia Nera,
ma lui aveva a sua disposizione conoscenze notevoli per poter aggirare
l’ostacolo…credo che non ci sia, per il momento, un altro Mago Bianco così
potente da poter ripetere l’impresa. Chi avete come sostegno con le Arti
Oscure? Qualcuno deve esserci."
-
"Qualcuno c’era, ma ora non è più con noi."
-
Dana rimase in silenzio, e parve quasi che quelle parole
l’avessero colpita con la forza di uno schiaffo per un attimo, poi perse lo
sguardo nel vuoto per una manciata di secondi.
-
"Severus…"
-
Harry si irrigidì nel sentire quel nome, e Hermione gli
lanciò un’occhiata preoccupata.
-
"Nessun altro?" chiese senza espressione la
donna.
-
"No."
-
"Allora ho visto giusto. Avrete bisogno del mio aiuto.
Decidete il dove e il quando pensate di eliminare quel pezzo di anima e
fatemelo sapere."
-
"Un attimo…" intervenne Ron, dopo che fu loro portato ciò
che avevano ordinato "Lei come fa a sapere degli Horcrux? Anche di quelli già
distrutti. Siamo in pochi a sapere la verità su queste cose…"
-
"Si, lo so, ma conosco il problema degli Horcrux da un anno
e mezzo. Severus ha bloccato l’effetto degli Incantesimi dell’anello solo
grazie a una mia dritta. E così ho voluto sapere cosa stesse combinando.
Silente non ha avuto nulla in contrario, nonostante tutto…"
-
"Nonostante tutto?" chiese scettica Hermione.
-
"Si…provate a fare una ricerca su di me, e vedete cosa
viene fuori…quello con cui mi sono presentata è il mio vero nome…e anche
questo è indice della mia buona fede…se Riddle sapesse di me, avrei una decina
di Mangiamorte alle calcagna."
-
I tre ragazzi la guardarono perplessi, ma lei fece finta di
non notarlo, mentre veniva percorsa da un brivido. Lanciò uno sguardo verso la
porta del locale e attese qualche secondo.
-
"Mi dispiace, ma non mi posso trattenere oltre" disse
posando sul tavolo le monete per la sua consumazione e facendosi rendere la
bacchetta "Potete farmi sapere quando trovarci con un vostro
Patronus."
-
"Cosa le fa credere che la chiameremo? Lei è… quantomeno in
buoni rapporti con Severus Piton, l’assassino di Silente! Perché dovremmo
fidarci?" disse Harry con calma, senza tuttavia riuscire a nascondere la furia
che provocava il solo sentir pronunciare quel nome.
-
Dana lo guardò con fare serio e privo di espressione per un
attimo.
-
"Perché se non lo farete, uno dei tuoi amici probabilmente
morirà nel distruggere la coppa. E tu questo non lo permetterai." Detto questo
si volse e se ne andò, allontanandosi con passi lenti ma decisi.
-
Una volta raggiunta la via principale di Diagon Alley si
guardò attorno, e avvertì distintamente di nuovo la sensazione avvertita
all’uscita dal negozio di Nottur Alley e un attimo prima. Si volse di scatto,
e di nuovo non vide nessuno cui ricollegare quelle emozioni, ma non ne aveva
bisogno, lo avrebbe riconosciuto ovunque.
-
"Severus…"
-
-
Mosse qualche passo verso il luogo dove riteneva fosse
l’uomo, ma poi si bloccò. Non era per nulla certa di volerlo incontrare in
quel momento, sapendo bene che si sarebbe ritrovata combattuta tra l’andare ad
abbracciarlo (sebbene lui lo odiasse) e cominciare ad inveirgli
contro.
-
Senza contare che non era nemmeno certa di chi si sarebbe
ritrovata davanti…era ancora la stessa persona che conosceva lei, o era
davvero ridiventato il mostro che La Gazzetta del Profeta continuava a
descrivere?
-
Sospirò e si rimise il cappuccio sulla testa, avviandosi a
passo deciso lungo il viale acciottolato e deserto di Diagon Alley, incurante
della leggera pioggerellina che stava cominciando a scendere.
-
-
"Ho bisogno di camminare. Non ho intenzione di
Smaterializzarmi come se nulla fosse…ho come l’impressione di perdermi un po’
ogni volta che lo faccio… forse dipende dal mio particolare potere. Non l’ho
mai capito. Ma ora ho bisogno di camminare soprattutto per scaricare
l’adrenalina accumulata. Quei tre sono molto determinati e probabilmente molti
avversari li sottovaluteranno a causa della loro giovane età, dando loro
ulteriori punti di vantaggio. Meglio! Devono assolutamente farcela! Ma Harry
mi preoccupa. Anzi, mi preoccupa quello che prova verso di te…
-
Severus…perché lo hai fatto? Ancora oggi, a mesi di
distanza, la mattina per un attimo mi sembra che sia solo un brutto sogno, ma
poi ritorno alla realtà e alla Gazzetta che continua a dipingerti come uno tra
i Mangiamorte più temibili e pericolosi…
-
Lo hai ucciso, maledizione! Hai ucciso l’unico Mago di cui
Tom abbia mai avuto paura! Perché? Sei davvero tornato da lui? Non voglio
neppure pensarci… L’ultima volta che ti ho visto però mi sembravi strano…più
preoccupato, più cupo del solito, ammesso sia possibile. Ma non ho trovato in
te cambiamenti relativi alle tue convinzioni, anzi. Santo cielo, quelle tue
vecchie idee erano ancora marchiate a fuoco nella tua anima. Me ne accorgevo
ogni volta che evitavi di guardarmi negli occhi, ogni volta che evitavi di
rispondere alle mie domande più innocenti…
-
L’unica cosa che posso immaginare è che mi hai tenuto
volontariamente nascosto qualcosa. E in effetti negli ultimi tempi mi
evitavi….forse per proteggermi, o forse no…
-
Sta di fatto che ora ho in testa una terribile confusione,
e io detesto essere confusa! Non so più che persona sei. Eppure prima eri tu,
nascosto là dietro, eri tu ne sono assolutamente certa. Del resto, ti
riconoscerei ovunque.
-
Eri tu, ed eri soddisfatto e sollevato per quello che
vedevi, e vedevi Harry con l’Horcrux, deciso a distruggerlo. E questo porterà
alla distruzione di Riddle, lo sai molto bene. Allora forse sei rimasto delle
vecchie idee…già, ma hai ucciso Silente!
-
Che pensare? L’unica cosa possibile per chiarire le cose è
scoprire la verità. Non avrò pace fino a quando non l’avrò scoperta, e per
fare questo avrò bisogno anche di Harry.
-
Sperando che nessun membro dell’Ordine o del Ministero ti
trovi prima di me."
-
Rallentò un attimo l’andatura, chinando in giù la testa in
un gesto stanco.
-
"Perché lo hai fatto Severus? Maledizione,
perché?"
-
-
Una vecchia casa abbandonata, posto ideale per rifugiarsi
dopo una dura giornata di ricerche e di pericolo. Hermione l’aveva vista e
notata subito. Era poco distante da Londra, in uno dei piccoli agglomerati
babbani sorti nelle vicinanze della capitale. Per sicurezza, la ragazza ci
aveva scagliato sopra qualche Incantesimo di protezione, lasciando
notevolmente sorpresi i due ragazzi. Stava diventando molto
potente.
-
"Allora…cosa ne pensate?" chiese Harry, lasciandosi cadere
su una vecchia poltrona verde con i buchi sulla tappezzeria.
-
"Non lo so…mi sembra tutto molto sospetto…insomma, questa
donna compare dal nulla e noi dovremmo fidarci solo perché dice di volerlo
distruggere? Mi sembra un po’ troppo…" ammise Ron, osservando l’amico con fare
preoccupato.
-
Harry volse gli occhi verso Hermione, che si era appoggiata
contro una parete dopo aver misurato la stanza con lunghi passi.
-
"Io credo invece che dovremmo fidarci…se fosse una
Mangiamorte non ci avrebbe aiutato…sapete cos’è il Baratro Eterno?"
-
Sia Harry che Ron scrollarono la testa e lei
proseguì.
-
"Non ne saremmo usciti vivi…avremmo continuato la caduta
nel buio in eterno…saremmo morti così." disse lei con un brivido "Se fosse
stata una Mangiamorte ci avrebbe lasciati lì e avrebbe chiamato Voldemort per
consegnarci a lui…no, credo abbia veramente voluto aiutarci."
-
Calò il silenzio e Harry fissò un punto indefinito della
stanza. Il ragionamento di Hermione non faceva una grinza, però…
-
"Conosce Piton, e sembra anche molto bene, tanto da essere
stata coinvolta nella questione degli Horcrux. Come possiamo sapere che non
l’abbia mandata lui?" quella domanda gli ronzava in testa da
parecchio.
-
"Oh, Harry…." Sospirò Hermione scrollando la testa "Non lo
hai notato?"
-
Harry la guardò, accigliandosi.
-
"Cosa?"
-
"Beh, è fuor di dubbio che lo conosca, ma….a me è sembrato
che volesse evitare l’argomento…non per riguardo nei nostri confronti, quanto
piuttosto per evitare parole spiacevoli per se stessa…"
-
Harry aggrottò la fronte e Ron inclinò la testa di
lato.
-
"Perché? Se voleva dire qualcosa di spiacevole su di lui,
noi avremmo potuto darle man forte!"
-
Hermione strinse appena le labbra, rivolgendo a Ron uno
sguardo esasperato.
-
"Lasciamo stare questo discorso…sta di fatto che abbiamo
bisogno di lei. Harry…chiamiamola per domani sera. Ci possiamo prendere un
giorno di riposo, così avrò il tempo per fare delle ricerche e procurarmi un
paio di cosette…"
-
"Si, va bene, ma…ricerche su cosa?"
-
"Su Dana Deepfeel."
-
-
"Strano che mi abbiano già chiamata...devono aver proprio
voglia di liberarsi di quella coppa. Tanto meglio!"
-
Dana stava avanzando a passo deciso in quel piccolo
boschetto, mentre il buio avvolgeva ogni cosa.
-
D’improvviso si bloccò e si guardò attorno. Erano già lì,
li poteva sentire distintamente, eppure si stavano tenendo nascosti alla sua
vista. Avrebbe dovuto spiegare loro che con lei era assolutamente
inutile…
-
Avanzò ancora di qualche passo, poi trasse un
sospiro.
-
"So che siete già qui, vi sento…e sento anche che siete
piuttosto…agguerriti verso di me."
-
Le sue parole non sortirono alcun effetto.
-
"Sono empatica! Non vi potete nascondere da me! Per farlo
dovreste essere morti, o in grado di non provare assolutamente nulla, il che è
ancora peggio…"
-
Alle spalle della giovane donna comparve Hermione, uscita
la dietro un albero.
-
"Lei è veramente empatica?" chiese la giovane, con una nota
di incredulità nella voce.
-
"Si."
-
Hermione annuì, ma si tenne a distanza, guardandola con uno
sguardo tra il preoccupato e l’affascinato.
-
"Ragazzi, uscite…con quel potere non vi vede, ma non cambia
comunque nulla." Disse Hermione con una calma innaturale, la mano stretta
attorno all’impugnatura della bacchetta.
-
Solo dopo qualche secondo Harry e Ron uscirono allo
scoperto, da sotto il mantello dell’invisibilità di Harry.
-
Sui loro volti, così come su quello di Hermione, era
dipinta la diffidenza e, in un certo senso, la rabbia.
-
"Prevedibile."
-
"Dunque, da dove volete cominciare con le vostre domande?"
chiese sarcasticamente Dana, mentre faceva scorrere uno sguardo impassibile
sui volti dei tre ragazzi.
-
"Dal perché ci hai mentito!" disse Harry, con voce
tesa.
-
"Non vi ho mentito."
-
"Balle! Dana Deepfeel è morta otto anni fa!"
-
"Mh, appunto. Era per questo che volevo faceste delle
ricerche su di me…meglio mettere le cose in chiaro, non trovate? E poi…per
sperare di ottenere la vostra fiducia ho dovuto darvi la cosa più preziosa che
ho. Ora la custodite, e io così rischio molto." Spiegò brevemente la donna,
senza tradire particolari sentimenti.
-
"E cosa sarebbe? Un nome?"
-
"Si, esatto. Il mio nome, quello vero."
-
"Sarà meglio tu ci dia una spiegazione migliore!" disse
Hermione "Non siamo disposti ad accettare storielle. E, se necessario, troverò
il modo di usare questa." Concluse estraendo dalla tasca del mantello una
piccola boccetta tonda.
-
"Veritaserum, immagino…" disse Dana, fissando il proprio
sguardo su quello che Hermione aveva in mano.
-
"Esatto."
-
Dana annuì e le sfuggì un mezzo sorriso. Sapeva bene, anche
senza bisogno di particolari poteri, che le bacchette dei tre ragazzi erano
pronte, puntate su di lei. Sarebbe stato inutile e stupido tentare di sfuggire
a quel momento, e poi…non voleva fuggire. Lo aveva fatto per troppo tempo
ormai.
-
"Bene…ma non sarà breve…"
-
"Non abbiamo fretta." Sibilò Harry, guardandola con
sospetto.
-
Dana annuì e si slacciò il mantello, lasciandolo cadere.
Era vestita come una Babbana, con i jeans, maglietta e felpa. Calò la cintola
dei pantaloni a livello del fianco sinistro e alzò la maglietta.
-
"Avresti dovuto spogliarmi per vederlo…" disse a Harry,
mentre lo vedeva aprire leggermente la bocca e indurirsi nei
lineamenti.
-
"Mangiamorte!"
-
Dana fu pronta a deviare gli incantesimi di Harry e Ron, ma
non dovette evitare quello di Hermione, che si era lasciata sfuggire un gemito
alla vista del piccolo Marchio Nero marchiato sulla pelle della donna, ma che
non aveva levato su di lei la bacchetta.
-
"Fe…fermi…!"
-
"Fermi?" sbottò Harry "E’ una di loro Hermione!"
-
"No! Questo assolutamente no!" ribatté Dana, facendo volare
da lei le bacchette dei due ragazzi.
-
"Io ai loro occhi sono morta! Se sapessero che sono viva…ve
l’ho già detto, mi troverei con una decina di Mangiamorte alle
costole."
-
"Harry…" bisbigliò Hermione, guardando però la donna "Alla
sua morte, avvenuta sei anni fa, Dana Deepfeel aveva ventun anni…all’epoca
della caduta di Voldemort doveva averne circa…"
-
"Undici" disse Dana, cupa "Avevo appena iniziato a
frequentare Hogwarts."
-
Harry le rivolse uno sguardo a dir poco sorpreso, e Ron
aprì la bocca, ma non disse nulla.
-
Dana rese loro le bacchette con gesto stanco e abbozzò un
mezzo sorriso.
-
"E pensate che ero già stata marchiata da un paio di
anni…ve l’ho detto…mi ci vorrà un po’ per spiegarmi."
-
-
"Nella mia famiglia c’è sempre stato qualcuno di empatico,
è un po’ come l’essere Metamorfomaghi o Animaghi, solo che si eredita. Però la
mia famiglia è sempre stata un po’…beh, mal vista. Siamo ancora oggi molto
legati alle Arti Oscure, non posso certo farne un mistero. In casa mia non è
mai mancato un libro di Magia Nera, come non è mai mancato un libro di Magia
Bianca. Non ha importanza questa distinzione per noi, la magia è magia. E per
noi i Babbani non sono mai stati un problema. Penso che la mia sia l’unica
famiglia che non si sia legata a Voldemort, tra quelle con alle spalle intere
generazioni di membri di Serpeverde.
-
"Oh, si, ero una Serpeverde. La sete di sapere e
l’ambizione è una nostra caratteristica, quanto l’empatia che ci portiamo
dietro. Ed è stata questa la mia condanna. Come ho detto, nessuno della mia
famiglia si unì a Voldemort, e così fu lui a bussare alla nostra porta…anzi,
mandò uno dei suoi"
-
Il suo sguardo per un attimo divenne vuoto mentre ricordava
quel momento, mentre nella sua mente, inevitabilmente, compariva l’immagine di
quel ragazzo mandato a prenderli…un attimo di tristezza, poi ritornò
lucida.
-
"Portò me e mio padre davanti a Voldemort…Riddle voleva
usare me per ricattare mio padre, per costringerlo a mettere i suoi poteri di
empatico al servizio dei suoi scopi, ma poi si accorsero che era più potente
io, e che, in quanto bambina, la mia purezza e la mia inesperienza avrebbero
amplificato le mie capacità. Quindi alla fine i ruoli si invertirono…io fui
marchiata, ma non sul braccio, visto che dovevo ancora cominciare la scuola.
Mio padre divenne il loro ostaggio per farmi stare in silenzio e per tenere
sotto scacco tutta la mia famiglia. Per questo sono una Mangiamorte, e per
questo ho simulato la mia morte dopo aver capito che Voldemort stava per
tornare. Non volevo che mi trovasse."
-
Un attimo di silenzio.
-
"Quindi, se uno di loro leggesse nelle vostre menti il mio
nome prima che io mi sia rivelata…beh, sarei morta davvero!"
-
Sui volti dei ragazzi era dipinta un’espressione complessa,
tra l’inorridito e il dispiaciuto, ma Harry provava anche altro, Dana lo
avvertì con una chiarezza estrema. La stava riconoscendo come una delle
persone che hanno un motivo più che valido per farla pagare a Riddle, un po’
come lui.
-
Reclutata a nove anni. Quella donna doveva avere in corpo
una terribile rabbia nei confronti di Voldemort. Harry le sorrise, senza però
allegria. Aveva deciso di fidarsi.
-
"Dunque, noi dovremmo dimenticare il tuo nome,
giusto?"
-
Dana gli sorrise a sua volta, e annuì.
-
-
"Non avete idea di come distruggerla?" chiese Dana,
osservando la coppa di Tassorosso appoggiata sul tavolo della casa dei
ragazzi. Quell’oggetto aveva una luminescenza decisamente
inquietante.
-
"No…nessuna…" bofonchiò Hermione, le cui ricerche non
avevano condotto a nulla.
-
"A quel che so, l’anello non fu distrutto fisicamente…"
ragionò Dana.
-
"Ma il diario si."
-
"Solo in parte, e in quel caso l’anima di Riddle si era
rivelata…credo che si debba uccidere l’anima ferendola in qualche modo
attraverso l’oggetto."
-
Harry annuì, mentre faceva sparire i mobili del salotto.
-
"Dunque…potremmo usare un Incantesimo di rivelazione per
estrarre l’anima, e tu poi potresti fare una Magia Nera sull’Horcrux…."
Propose Ron.
-
"Si, direi che potremmo provare così, ma voi…sicuri di
farcela?"
-
"Certo!" esclamarono Ron e Harry, mentre Hermione
annuiva.
-
"Meglio."
-
"Allora…cominciamo." Sospirò Hermione, la bacchetta levata
e il volto teso.
-
-
La distruzione dell’Horcrux però non fu così facile.
L’incantesimo per far rivelare l’anima non funzionò. Furono provati altri
incantesimi, ma tutti con scarsissimi risultati.
-
La coppa si rivelava esattamente come un qualunque altro
oggetto comune, ovvero, non rivelava la presenza di un pezzo di anima del Mago
oscuro più potente degli ultimi tempi. L’unica cosa anormale era la
luminescenza.
-
Harry strava cominciando a perdere seriamente la pazienza,
quando Hermione si batté una mano sulla fronte.
-
"Che sciocchi!! Harry! Cosa diceva il
biglietto?"
-
Harry la guardò perplesso, ma sfilò il biglietto in
questione, che teneva nella tasca dei jeans.
-
Hermione lo afferrò in fretta e lo lesse, mentre Dana li
osservava incuriosita.
-
"Ma certo...chiedere da bere…è una coppa…"
-
Senza perdere tempo, sussurrò un incantesimo e riempì la
coppa di acqua limpida, che rimase tale solo per pochissimi istanti,
trasformandosi in un liquido nero e lucente.
-
"Eccola lì…l’anima…" bisbigliò mentre posava a terra la
coppa.
-
"E ora…cosa dovremmo fare? Colpirla così?" chiese Ron,
mentre Harry si accorgeva dell’espressione improvvisamente preoccupata di
Dana. La donna si era fatta seria, gli occhi puntati sulla coppa e il corpo
immobile.
-
"E’ un Incantesimo di protezione molto potente…il liquido
protegge l’anima…per distruggere l’Horcrux qualcuno deve berne il contenuto,
accogliendo in sé il frammento d’anima e poi…beh, in sostanza, fare da
bersaglio per l’incantesimo di distruzione…Riddle è veramente furbo…chi mai
oserebbe farlo?"
-
L’espressione che Dana vide dipingersi sui volti dei
ragazzi esprimeva esattamente quella domanda.
- "Oh, tranquilli. Intendevo dire che un Mago medio, per distruggere
quell’anima, dovrebbe uccidere chi ha bevuto…ma la Magia Nera non ha confini.
Riddle crede di essere l’unico a conoscere certe cose, e uno dei suoi errori è
proprio questo. Ora serve solo un volontario." Disse tranquillamente.
- Dal suo volto non traspariva più alcun genere di sentimento, ma solo
concentrazione.
-
"Ma …intendi dire che non morirà nessuno?" chiese Hermione,
guardandola con fare determinato.
-
"Non morirà nessuno, non con me qui. Però mentirei se
dicessi che sarà uno scherzo. Sarà doloroso, e stancante. Chi berrà l’anima
avrà poi bisogno di diversi giorni di riposo e qualche Pozione di sostegno, ma
non ci saranno danni permanenti."
-
"Bene…" disse nervosamente Hermione, mentre traeva un
sospiro "Visto che è fuori discussione che lo faccia Harry…"
-
Si fece avanti, allungando una mano verso la coppa dove il
liquido nero riluceva sinistramente.
-
"Non se ne parla neanche!" sibilò Ron, che l’afferrò con
decisione e la allontanò con una mano, mentre con l’altra afferrava la coppa.
Volse uno sguardo a Dana.
-
"Pronta?"
-
Dana annuì e lui tracannò il liquido con un’espressione di
disgusto sul volto. Hermione si portò le mani alla bocca e Harry la raggiunse
per farla allontanare.
-
Non appena le labbra di Ron si furono staccate dalla coppa,
questa perse la sua luminescenza e tornò ad essere un oggetto normale. Ron la
lasciò cadere e si portò una mano al petto, rimanendo fermo per qualche
secondo e lanciando poi un urlo disumano. Hermione fece per andargli incontro,
ma Harry la trattenne, mentre gli si rizzavano i capelli in testa. Non era un
urlo di dolore, ma di trionfo…
-
Con buona probabilità anche questo pezzo di anima aveva una
sua volontà, come quella del diario.
-
Dana aveva alzato appena la bacchetta in direzione del
ragazzo. In un attimo Ron fu disarmato, e Harry richiamò a sé la bacchetta,
mentre da quella di Dana partiva un fascio di luce giallo che colpì Ron in
pieno petto. Ron però tentò resistenza, e questo lasciò sorpresi tutti. Dana
non smise di bisbigliare parole incomprensibili e insistette, mentre Ron si
inginocchiava digrignando i denti e strabuzzando gli occhi, venati di strani e
innaturali riflessi rossi.
-
"Maledetti…chi siete?"
-
La frase uscì dalla bocca di Ron in un orrendo sibilo.
Harry sentì Hermione irrigidirsi tra le sue braccia e cercò di darle un po’ di
sicurezza stringendola, ma capiva che sentire Voldemort parlare attraverso la
bocca di Ron doveva essere terribile.
-
La ragazza si prese il viso tra le mani e si appoggiò a
Harry, mentre anche lui provava l’istinto di chiudere gli occhi. Non lo fece
solo perché si era ripromesso che avrebbe affrontato tutto senza esitare,
senza aver paura della sofferenza, senza fare passi indietro. E ora l’unico
modo per essere coerente era guardare la malvagità di Voldemort dibattersi nel
corpo del suo migliore amico.
-
Dana mosse la bacchetta come se fosse stata una frusta e,
con un ultimo deciso colpo, fece finire violentemente il corpo di Ron contro
la parete di fronte.
-
Gli occhi del ragazzo parvero prendere fuoco per un attimo,
e un grido di dolore gli uscì dalla bocca, facendo gemere Hermione, che si
strinse ancora di più contro Harry. Poi calò il silenzio e Ron rimase solo
Ron, accasciato contro il muro, senza dare segno alcuno di vita.
-
Dana, sempre con fare determinato ma impassibile, bisbigliò
ancora qualcosa, ma non avvenne nulla. Solo in quel momento il suo viso si
riappropriò di una qualche espressione.
-
"Bene, l’anima è distrutta." Disse, avvicinandosi a Ron.
Hermione si divincolò dall’abbraccio di Harry e corse al fianco di Ron,
cercando di rianimarlo.
-
"Ora dobbiamo rimetterlo in sesto, ma se la caverà. Ha una
tempra non indifferente il giovanotto!"
-
-
Il sole stava sorgendo pigramente e la luce pallida del
mattino si rifrangeva nelle particelle di acqua della nebbia, che avvolgeva
ogni cosa con la sua morsa pigra e inesorabile.
-
Hermione era seduta su una vecchia sedia a dondolo, e
finalmente era riuscita ad addormentarsi dopo aver passato ore accanto a Ron,
aiutando Dana ad assisterlo.
-
Ora il ragazzo stava riposando in un sonno terribilmente
simile alla morte, steso su uno dei letti che i ragazzi avevano
sistemato.
-
Harry lanciò ancora uno sguardo fuori dalla finestra, poi
uscì con passo silenzioso dalla stanza e scese al piano sottostante, dove Dana
stava abbozzando un cenno di colazione per tutti.
- "Sta arrivando… è proprio sfatto. Ma tutto sommato mi rendo conto che
le scene viste questa notte non hanno intaccato la sua determinazione…anzi. Ma
avrei dovuto aspettarmelo…degno figlio dei suoi genitori."
-
Alla donna sfuggì un sospiro, mentre Harry entrava e le
rivolgeva un cenno col capo.
-
"Hermione è riuscita ad addormentarsi…" disse con voce
stanca, lasciandosi scivolare pesantemente su una sedia, vicino ad una
finestra.
-
"Finalmente…temevo volesse rimanere sveglia fino a quando
non avesse visto Ron riaprire gli occhi!"
-
"Credo che l’intenzione fosse quella…" commentò Harry con
un sorriso "Ma è umana, in fin dei conti. Come tutti noi."
-
Calò un silenzio riposante per alcuni istanti, durante i
quali Harry si gustò la sensazione di contentezza per la situazione. Stavano
ancora tutti bene, e un altro Horcrux era stato distrutto…
-
Dana lo strappò a quelle piacevoli considerazioni,
decidendo di intavolare una discussione che sapeva sarebbe stata non proprio
semplicissima.
-
"Ora continuerete le ricerche, immagino…"
-
"Si, senza dubbio."
-
"Ma avrete di nuovo bisogno di me…sai, non ci siamo
incontrati per caso. Dopo la morte di Silente ho deciso di venire a cercarti,
sapendo che forse avrei potuto mettere al tuo servizio le mie conoscenze, ma
ti mentirei se ti dicessi che il mio unico obiettivo è aiutarti."
-
Harry la guardò, improvvisamente preoccupato, ma lei rimase
quasi impassibile nel parlare, anzi, forse anche serena.
-
"Si, ho bisogno di te. Ma innanzi tutto, vorrei che i
membri dell’Ordine fossero messi a conoscenza della mia presenza e della mia
disponibilità. Ho una vaga idea di chi possa farne parte, ma preferisco
rivolgermi a te."
-
"Vuoi entrare a far parte dell’Ordine?" chiese Harry
incredulo. Se la risposta fosse stata affermativa, il ragazzo si chiese come
sarebbe stato possibile accontentarla…del resto, era una Mangiamorte. E dopo
Piton, chi di loro le avrebbe dato fiducia? Ma il ragazzo sapeva che quello
che Dana aveva vissuto era un’esperienza terribile, contraria alla sua
volontà. Era una Mangiamorte solo perché marchiata, nient’altro.
-
"No, Harry, non voglio entrare a far parte dell’Ordine,
sarebbe fuori luogo…ma voglio collaborare, essere d’aiuto se possibile. Pur
senza perdere la mia indipendenza…un po’ come te."
-
Harry abbozzò un mezzo sorriso colpevole e Dana
annuì.
-
"Oh, capisco molto bene la tua posizione. Ma il punto non è
questo. Harry sono venuta a cercarti per chiederti una grossa
cortesia…"
-
Era ridiventata seria, e Harry non disse nulla, rimase in
silenzio tenendo su di lei lo sguardo, allerta, ma indubbiamente
incuriosito.
-
"Ho raccolto molte informazioni sulla notte in cui è morto
Silente…"
-
Harry si irrigidì immediatamente.
-
"E il mio potere mi ha permesso di capire una cosa…Silente
non è arrivato solo alla torre…c’eri tu con lui, vero?"
-
Harry la guardò senza espressione, e non disse una
parola.
-
"Harry, volendo potrei scoprirlo da sola. Il mio potere è
al di là della Legilimanzia…ma vorrei il tuo aiuto…"
-
"E se non volessi rispondere?"
-
"Come con il Ministro? Oh, Harry, hai visto abbastanza per
capire da solo che non vale proprio la pena sottovalutarmi." Sarebbe anche
potuta apparire una minaccia, ma Harry capì cosa Dana volesse dire: se solo
avesse voluto, avrebbe potuto strappargli quelle informazioni usando il suo
potere, ma non lo stava facendo. Stava chiedendo aiuto, e lo stava facendo
senza trucchi.
-
"Perché mi chiedi se c’ero anch’io?" chiese Harry,
cambiando argomento.
-
"Perché vorrei chiederti di darmi il ricordo di quei
momenti…devo poter capire una cosa…"
-
"Se è stato veramente Piton?" la bloccò Harry, con un
sibilo.
-
Dana si irrigidì, evidentemente sorpresa. Sorrise
soddisfatta e annuì.
-
"Sei sveglio! Si, è per Severus, ma non per il motivo che
credi. Che lo abbia ucciso lui è una cosa che non metto in dubbio in alcun
modo. Voglio solo capire una cosa, e non chiedermi cosa. Non te lo direi
comunque, non ora. Ma non è nulla che ti possa nuocere…anzi."
-
Harry la fissò a lungo, in silenzio, e alla fine volse lo
sguardo fuori dalla finestra.
-
"Parlerò con l’Ordine. Se li conosco bene ti vorranno
incontrare. Alle loro condizioni."
-
Ancora silenzio.
-
"Per il ricordo…ci devo pensare."
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Capitolo 3 *** Riunione dell'Ordine ***
2 riunione dell'ordine
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Tinker Bell88. Sono contenta che la mia storia ti
piaccia! Spero tanto che lungo il cammino tu rimanga della stessa idea. Ti
ringrazio moltissimo per il complimento sul mio modo di scrivere, apprezzo
veramente tanto. E soprattutto sono felicissima di avere una lettrice così
affezionata al mio caro Severus. Fammi sapere che ne pensi sul modo che ho di
renderlo. Non so se rimarrò sempre aderente alla visione che ne da
la Rowling, perchè confesso di avere un mio Severus personale,
anche se ci vorrà ancora un pò di pazienza prima di vederlo entrare
direttamente in scena. Buona lettura!
-
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Riunione
dell'Ordine
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-
Dopo due settimane di riposo, Ron era finalmente ritornato
quello di sempre, anche se comunque aveva spesso attacchi di stanchezza.
Nonostante questo, però, i ragazzi decisero che era arrivato il momento di
convocare i membri dell’Ordine e di esporre loro il problema di Dana. Tenere
troppe cose segrete era pericoloso, e lo avevano imparato a proprie
spese.
-
In una sera di pioggia, Harry stava aspettando che
arrivasse anche l’ultimo membro dell’Ordine che erano riusciti a far venire.
La casa abbandonata era illuminata da numerose candele e diversi membri
stavano ispezionandola, incuriositi dal rifugio che i tre si erano costruiti.
Harry si guardò attorno un attimo, con fare leggermente accigliato: aveva come
l’impressione che non sarebbe stato affatto semplice riuscire a convincerli ad
incontrare Dana.
-
Presente alla riunione c’era quasi tutta la famiglia
Weasley: Molly, Arthur, i gemelli e Bill. Non appena entrata, Molly si era
avvicinata al figlio maschio più piccolo, che non vedeva ormai da diverso
tempo. Ron non presentava più troppo i segni della distruzione dell’Horcrux,
tuttavia rimaneva evidentemente stanco, con le occhiaie e qualche chilo di
meno.
-
"Ronald! Cosa ti è successo?" chiese la signora Weasley,
lanciando a Hermione uno sguardo in tralice "Sembra tu non mangi da
giorni!"
-
"Mangio normalmente, mamma." Ribattè Ron, leggermente
seccato "Hermione potrebbe rincorrermi per tutta la casa con il vassoio del
cibo, se solo osassi pensare di non mangiare!"
-
La signora Weasley parve un attimo disorientata, e lanciò
un’occhiata preoccupata al marito, che squadrò il figlio con
attenzione.
-
"Oh, non guardatemi a quel modo" disse Ron, le cui orecchie
erano diventate improvvisamente rosse "Poi capirete…" bofonchiò distogliendo
lo sguardo dai genitori, che si arresero e si sedettero vicino a lui. Harry
sorrise inevitabilmente. Gli erano mancate quelle piccole scaramucce. Sperava
tanto che la McGranitt si decidesse a individuare un nuovo Quartier Generale
dove potersi riunire regolarmente e dove rimanere tutti insieme. Quello
sarebbe stato decisamente bello…almeno avrebbe dato loro l’impressione di
avere un posto accogliente e caldo dove tornare al termine delle missioni.
Dove stare tutti insieme….insieme.
-
Vedere tutte quelle teste color pel di carota nella stessa
stanza gli fece tornare alla mente un’immagine di Ginny. Avrebbe voluto che ci
fosse anche lei alla riunione, anche solo per poterle sorridere, ma era certo
che la McGranit non l’avrebbe portata. Un’alunna del sesto anno che si
allontana con la neo Preside per sparire per ore avrebbe destato
sospetti…Hogwards era stata riaperta, e quasi tutti gli alunni erano rientrati
per seguire le lezioni. Del resto, come già era stato notato, ormai un posto
valeva l’altro, in quanto a sicurezza.
-
Trasse un sospiro e volse lo sguardo verso Lupin, piuttosto
stanco e malconcio, seduto vicino a Tonks. Stavano parlando a bassa voce e
sembravano piuttosto preoccupati, soprattutto lei. Poi Remus le mise una mano
su una spalla e lei sospirò, rimanendo in silenzio.
-
Moody stava facendo la guardia ad una finestra, dietro una
tenda lacera e impolverata, e Kingsley continuava a fare complimenti ad
Hermione per la scelta del rifugio. La ragazza era arrossita e stava
sorridendo al Mago con fare imbarazzato, mentre Ron la guardava a braccia
incrociate e lo sguardo leggermente scuro.
-
Quei due! Harry scrollò la testa e si lasciò sfuggire un
sorriso, mentre si chiedeva per quanto ancora avrebbe dovuto reggere il gioco
a due eterni innamorati decisi a comportarsi da amici.
-
Moody si mosse ed Harry sentì distintamente un
Crack.
-
"Hermione…"
-
La ragazza si volse di scatto e annuì, andando alla porta
con pochi e rapidi passi e facendo entrare la McGranitt, comparsa a qualche
metro di distanza dall’entrata della casa.
-
"Oh, Granger! Non ti preoccupare, non ho bisogno di essere
accolta alla porta…scusate se vi ho fatto aspettare, ma non volevo andarmene
dalla scuola senza aver lasciato tutto in buone mani…"
-
"Hermione non l’ha accolta, Professoressa. L’ha fatta
entrare." Disse Harry, calmo, facendo zittire tutti e guadagnandosi uno
sguardo incerto da parte di Hermione.
-
"Cosa vuoi dire, Potter?" chiese la McGranit, sfilandosi
lentamente il mantello. E Harry ebbe l’impressione che la donna conoscesse già
la risposta, ma che faticasse a crederlo.
-
"Per la barba di Merlino!" sbottò Moody "Non sarà l’Incanto
Intrans?"
-
Harry sorrise e annuì, mentre Hermione arrossiva
velocemente cercando di evitare gli sguardi dei presenti.
-
"Siamo a questi livelli Granger! Ottimo! Lo avevo detto io.
Altri due mesi con me, e questi ragazzi sarebbero diventati meglio di Auror!"
gracchiò Moody, mentre Lupin sorrideva ad Hermione e le faceva segno di andare
a sedersi.
-
"Incanto Intrans? Ma…è di un livello elevatissimo!"
bisbigliò Molly, guardando Hermione con una strana luce negli
occhi.
-
"Di cosa si tratta?" chiese George, lanciando sguardi
interessati a Hermione.
-
"E’ un Incantesimo di protezione." Spiegò Lupin "Il luogo
protetto dall’Incantesimo è accessibile solo se la prima volta si viene fatti
entrare da chi lo ha scagliato. Se questo non avviene, nessun genere di
Incantesimo ti permette di entrare. È meno potente del Fidelius solo perché
non cela la casa alla vista degli sconosciuti."
-
Fred inarcò le sopracciglia e George si batté una mano su
un ginocchio.
-
"Fratello, dobbiamo darci da fare! Qui rischiamo di non
essere i più strabilianti."
-
"Condivido!"
-
Hermione si era fatta tutta rossa, ma sorrise ai gemelli
mentre qualcuno tra i presenti ridacchiava e si lasciava sfuggire
apprezzamenti sulle idee dei ragazzi Weasley, che stavano rivelandosi
estremamente utili per i membri dell’Ordine.
-
"Non mi sono fatto sfuggire per caso un dettaglio del
genere." Disse Harry, dopo qualche momento "E’ necessario che capiate fino a
che punto possiamo arrivare, perché…ci sono delle novità. Avremo bisogno del
vostro incondizionato appoggio questa volta. Non siamo dei bambini da
scoraggiare ad intraprendere un gioco troppo pericoloso, e se evitassimo le
scene viste durante l’estate risparmieremmo tempo e fatica."
-
Lo aveva detto con assoluta tranquillità, ma ciascuno dei
presenti capì che non avrebbe accettato repliche; non volevano essere dissuasi
dal portare avanti la missione. Ron, seduto sulla sua seggiola di legno
scricchiolante, annuì deciso, ed Hermione rimase a testa alta.
-
"Il punto è che…abbiamo pensato di dirvi come stanno le
cose, qual è la missione che Silente mi ha affidato. E questo cambiamento è
dovuto al fatto che abbiamo incrociato lungo il nostro cammino una persona che
vuole far parte dell’Ordine, più o meno. Però per parlarvi di lei, dobbiamo
per forza parlarvi anche della missione…"
-
"Suona molto come una libera scelta." Commentò la
McGranitt, guardando Harry.
-
"Può non suonare bene, si, lo ammetto, ma personalmente
avrei voluto proprio non coinvolgervi. Lo faccio solo perché devo."
-
"Coinvolgerci in cosa?" intervenne Lupin, ora
apparentemente rilassato e tranquillo.
-
Harry lanciò uno sguardo a Hermione e Ron, che annuirono.
Prese fiato e spiegò nel dettaglio le lezioni private con Silente e cosa
avevano scoperto in merito agli Horcrux. Quando fu tutto chiaro ai presenti,
Molly si lasciò sfuggire un gemito e si aggrappò al braccio del marito, Moody
rimase zitto e la McGranitt strinse le labbra fino a farle diventare una
sottilissima fasciolina.
-
"Sei Horcrux da cercare…sei…" borbottò Lupin, scrollando la
testa.
-
"No, tre, e a dire il vero solo in merito a due non abbiamo
idea di cosa fare." Intervenne Hermione.
-
"Tre sono già state distrutte." Continuò Ron, scatenando
tra i presenti una miriade di domande.
-
Harry li calmò e prese a spiegare.
-
"Uno era il diario di Riddle, e l’ho distrutto al secondo
anno. Un altro era un anello, e a quello ha provveduto Silente…"
-
"La mano nera!" esclamò la McGranitt "Era per
questo…"
-
Harry annuì, fissando la donna con aria quasi rassegnata.
Uno dei tanti sacrifici di Silente.
-
"E il terzo è stato distrutto poco più di due settimane
fa." Disse Hermione, mentre Ron diventava rosso.
-
"Da chi?" chiese Tonks, con occhi sgranati.
-
"Da noi. E da questa nuova persona di cui vi volevamo
parlare."
-
"Voi?" chiese incerto Kingsley.
-
Fu il turno di Harry. Spiegò di come avevano trovato
l’Horcrux e di come lo avevano distrutto, ma non fece il nome della donna che
li aveva aiutati.
-
"Ron-Ron eroe di famiglia?" sbottò Fred quando Harry ebbe
finito "Chi lo avrebbe mai detto!"
-
"E pensare che speravamo di diventarlo noi con la creazione
dei Mantelli Respingi-Incantesimi!" borbottò George, ma entrambi i gemelli
fecero l’occhiolino a Ron, che sorrise, cercando di tenere la madre a una
distanza di sicurezza.
-
Harry sorrise, vedendo la reazione della signora Weasley
alla notizia che suo figlio si era offerto per fare da vittima durante la
distruzione dell’Horcrux. Solo Arthur, e la consapevolezza che il discorso non
era ancora concluso, la indussero a rimanere seduta, anziché strapazzare il
figlio di abbracci.
-
"Ci tengo a precisare che silente ha affidato questo
incarico a me, e non voglio quindi che vi intromettiate o che prendiate
iniziative." Puntualizzò Harry facendo scendere sul gruppo un silenzio
incredulo.
-
"Potter…" cominciò la McGranitt dopo un paio di
secondi.
-
"Non ci possono essere discussioni in merito! Se Silente ha
ritenuto giusto così, forse c’è un motivo preciso. Se avremo bisogno di aiuti
o di consigli li chiederemo, di questo potete star certi, ma non vi dovete
intromettere. Abbiamo deciso di parlarvene solo perché ci è necessario per
introdurre una questione un po’…delicata."
-
Harry si fermò è cercò lo sguardo di Ron, che annuì
impercettibilmente e buttò lì una frase apparentemente con
noncuranza.
-
"Già…nella distruzione della coppa abbiamo avuto un aiuto
notevole."
-
"E il problema è la persona che ci ha aiutati." Concluse
Hermione, lanciando a Harry uno sguardo teso. Era arrivato il punto difficile.
-
Con calma e maggior chiarezza possibile, Harry raccontò di
Dana, suscitando diversi commenti di perplessità e disappunto.
-
"Che novità è questa! Perché dovremmo usare la Magia
Oscura? Silente non lo ha fatto!" disse Moody, entrambi gli occhi magici
puntati su Harry.
-
"Ma Silente poteva permetterselo." Ricordò la
McGranitt.
-
"E comunque Silente non ne è uscito pulito…mi chiedo solo
come abbia fatto a fermare Incantesimi di Magia Nera senza usarla…"
-
"Piton." Sibilò Harry "E’ stato lui a fermare gli effetti
della Magia Nera."
-
"…già."
-
"Ecco, appunto. Vediamo di ricordarci cosa significa avere
a che fare con un esperto di quella roba." Ringhiò Moody. A quel che parve non
fu l’unico a pensarla in quel modo, ma Harry si sentì di spendere una buona
parola per Dana. Qualcosa in quei giorni lo aveva portato a maturare la
convinzione di potersi fidare di lei.
-
"Capisco cosa provate, e Ron e Hermione mi possono far da
testimoni quando vi dico che io stesso ero molto prevenuto una volta scoperti
certi dettagli, ma ho visto in quella donna la determinazione che ci serve.
Senza contare che ha i suoi buoni motivi per odiare Voldemort. Questo però
vorrei che ve lo spiegasse lei…io potrei essere impreciso e non convincente.
Del resto, è la sua storia, non la mia."
-
"Vuoi che le parliamo, non è così, Potter?" chiese la
McGranitt.
-
"Esatto."
-
La Preside sospirò e guardò gli altri presenti.
-
"Siamo in molti contro una persona sola. Se la facessimo
venire qui subito, senza preavviso, potremmo evitare brutte
sorprese."
-
"Io non credo sia una buona idea." Continuò a sostenere
Moody.
-
"Io invece sono d’accordo." Intervenne Lupin "Minerva è in
grado di riconoscerla avendola avuta come alunna, e poi, se non ho visto male,
tra le riserve di Hermione c’è anche del Veritaserum…dobbiamo capire chi è,
per la sicurezza dei ragazzi."
-
"Assolutamente si!" disse decisa Molly "Dobbiamo capire che
intenzioni ha! Non possiamo permettere che ronzi attorno a loro tre senza
esser certi di poterci fidare! E useremo il Veritaserum! Non possiamo più
usare mezze misure!"
-
"Molly, calmati, ti prego."
-
"No Arthur! Questi ragazzi sono abili e determinati, ma è
nostro dovere proteggerli! Anche se usare il Veritaserum non è troppo
corretto, non importa."
-
"Mamma ha ragione" intervenne Bill "Non ha più senso
credere solo alle confessioni, non dopo la morte di Silente."
-
Cadde il silenzio per alcuni lunghi secondi, poi Harry si
alzò ed estrasse la bacchetta evocando il suo Patronus, che scivolò oltre la
porta della casa.
-
"Bene. Tra poco sarà qui. Non ci resta che
aspettare."
-
"Ho come l’impressione che non sarà affatto una
passeggiata…se ci sarà anche Moody avrò il mio bel da fare per convincerli
della mia posizione…. A volte mi chiedo perché mi sono decisa a ficcarmi in
questo guaio! Ah, Severus, spero solo che ne valga la pena. L’unico motivo che
mi spinge a varcare la porta di quella casa è la tua salvezza. Ed è inutile
che menta anche a me stessa. Se con il loro aiuto dovessi scoprire che sei
veramente ridiventato un Mangiamorte a tutti gli effetti, comunque non
riuscirei a voltarti le spalle…quindi quelle persone mi potrebbero anche
diventare facilmente nemiche. Spero solo che ne valga la pena."
-
-
Dana arrivò alla porta e bussò. Hermione l’aveva già fatta
entrare una volta, quindi non avrebbe avuto problemi ad introdursi in casa, ma
preferì aspettare. Non aveva idea fino a dove Harry si fosse spinto con le
spiegazioni, e non voleva sembrare troppo invadente e presuntuosa.
-
Un volto di ragazza circondato da una folta massa di
capelli castani si affacciò e le sorrise, facendola entrare. La luce delle
candele non era in grado di illuminare a dovere la stanza dove erano tutti
riuniti, e Dana si chiese cosa dovessero pensare, nel veder arrivare una
figura completamente vestita di nero e incappucciata… bloccò il suo potere per
evitare di trovare risposte troppo certe a questa sua curiosità.
-
Harry la salutò e le fece cenno di andare a sedersi al suo
fianco. Forse voleva proteggerla? Curioso…
-
Dana annuì, andò a sedersi e solo dopo si permise di far
scorrere lo sguardo sui presenti, cercando di capire quanti di loro conoscesse
già.
-
Moody, ovviamente, stava guardandola con fare non troppo
amichevole. Poi c’era Kingsley, che aveva incontrato solo una volta, tutta la
famiglia Weasley, di cui aveva solo sentito parlare, e altri che non
conosceva…
-
I suoi occhi indugiarono un attimo su Lupin. Doveva essere
per forza lui. Trasandato, aria malaticcia, magro…si, era lui. Severus nutriva
nei suoi confronti una sorta di risentimento ostinato, eppure a lei non parve
una cattiva persona, anzi. Emanava un incredibile senso di tranquillità e
sicurezza. Doveva essere una persona affidabile e leale.
-
Dana trasse un sospiro e bloccò il suo potere, sperando che
non le sfuggisse di nuovo.
-
Non conosceva la ragazza accanto a Lupin, ma conosceva fin
troppo bene lo sguardo severo e sorpreso che le stava rivolgendo Minerva
McGranitt.
-
La Preside di Hogwarts la stava guardando come se vedesse
un fantasma, e Dana non fu l’unica a notarlo.
-
"Minerva…" esordì Lupin "Dunque non servono presentazioni.
È veramente chi dice di essere?"
-
La McGranitt annuì, senza togliere gli occhi di dosso a
Dana.
-
"Bene. Il fatto che mi abbia riconosciuta semplifica
notevolmente le cose. Ma credo che comunque vorrete farmi delle domande." Era
la prima volta che parlava davanti a loro, e sapeva che era di assoluta
importanza dare subito una certa idea di sé. Non che fosse difficile, ma
sapeva bene che alcuni di loro non si sarebbero mai fidati veramente, quindi
doveva fare le cose per bene.
-
"Certamente! Non siamo più propensi a dare per buone le
ciance del primo venuto disposto poi a pugnalarci alle spalle!" sbottò Moody,
avvicinandosi a Dana, che lo guardò in cagnesco.
-
"Posso tollerare molte cose, ma se questo strabico fa
un’altra battuta del genere su Severus, gli cavo anche l’occhio
sano!"
-
"Dovrai bere il Veritaserum. Se non lo farai, non saremo
disposti a starti a sentire." Continuò la McGranitt, che non si era mossa di
un solo millimetro.
-
Dana la guardò negli occhi con fare gelido, e per un attimo
parve che volesse risponderle in malo modo, ma poi sorrise e annuì.
-
"Avrei dovuto aspettarmelo. E comunque lo capisco. Però ho
delle condizioni da porvi." Disse con calma, mentre faceva scorrere lo sguardo
di nuovo sui presenti. "Ci sono cose che preferirei non scopriste. Cose di
natura personale. E del resto credo che a voi interessi solo sapere da che
parte sto, giusto?"
-
"E se hai intenzione di fare del male a Harry o a uno dei
membri dell’Ordine!" intervenne la Signora Weasley, riservando alla nuova
venuta uno sguardo carico di sospetto.
-
"Allora potete chiedermi queste cose mentre sarò sotto
l’effetto della Pozione, ma poi mi darete l’Antidoto."
-
"Un attimo." La interruppe la ragazza che non conosceva.
"Se vuoi l’Antidoto, allora le cose che vuoi tenere per te riguardano comunque
argomenti che ci interessano in un qualche modo. Chi ci dice che non siano
rilevanti?"
-
Dana sospirò, ma non cambiò espressione. Rimase
impassibile. Avrebbe dovuto immaginarselo, quindi tanto valeva fare un passo
in più.
-
"Vi potrebbero interessare, è vero, ma non vuol dire che mi
porterebbero a mentire su tutto il resto. Solo, potreste non capire…e
riguardano aspetti non legati alla scopo di quest’Ordine." di nuovo sui
presenti. esse risponderle in malo modo, ma poi sorrise e annuì.erva
-
Calò il silenzio, ed Harry ebbe la netta impressione che
Dana non avesse convinto molti dei presenti con le sue parole. In fondo, forse
nemmeno lui aveva ben capito cosa la giovane donna volesse dire, ma Hermione
parve di avviso diverso. Si alzò e sparì un attimo dalla stanza, per poi
ritornare con in mano una boccetta.
-
Dana la fissò un attimo e arrossì leggermente, ma la sua
espressione non mutò.
-
"All’Antidoto penserò io." La rassicurò Hermione, andando a
sedersi dall’altro lato della donna.
-
"Signorina Granger, non abbiamo ancora deciso se accogliere
o no la richiesta…" esordì la McGranitt, ma Harry intervenne, prendendo una
decisione su due piedi.
-
"Ci dirà quello che ci serve sapere, non si è fatta
indietro. E direi che l’uso di questa Pozione da parte nostra è decisamente
poco ortodosso, quindi non vedo cosa ci sia di male nel lasciale la
possibilità di proteggersi come persona dalle nostre domande."
-
Di nuovo silenzio, questa volta leggermente più teso di
prima, ma Harry sembrò non farci caso mentre guardava con tranquillità i
membri dell’Ordine.
-
"Allora cominciamo." Fu la volta di Ron.
-
Hermione gli lanciò un’occhiata sollevata e Harry sorrise.
Stavano diventando una squadra difficile da fermare.
-
La McGranitt strinse appena le labbra e infine annuì,
quindi Dana allungò una mano e prese la boccetta, ingoiando la Pozione e
subendone gli effetti senza fare resistenza.
-
Con lo sguardo leggermente annebbiato e la testa pesante,
si ritrovò completamente esposta alle domande che stavano per esser le
fatte.
-
Fu Moody a fare da inquisitore, con Harry che continuava ad
osservare la scena apparentemente senza inquietudine.
-
"Chi sei?"
-
"Dana Deepfeel."
-
"Sei intenzionata ad aiutarci nella lotta contro
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato?"
-
"Si."
-
"Vuoi vederlo distrutto definitivamente?"
-
"Si."
-
"Cosa sei disposta a fare per permettere che questo
risultato sia raggiunto?"
-
"Tutto quello che sarà necessario."
-
A questa risposta Harry alzò gli occhi verso la giovane.
Tutto quello che sarà necessario…parole molto pesanti, talmente pesanti che,
per un attimo, pensò che sarebbe stato meglio non sentirle. Eppure, in un
angolo della sua testa, una vocina gli ricordò che era giusto che fosse così,
che ciascuno dei presenti avrebbe dato la stessa risposta. Avrebbero fatto
qualunque cosa, anche se si fosse rivelata spiacevole. Ricordò in un attimo la
promessa fatta a Silente, la sera in cui fu ucciso. Il Mago gli aveva fatto
promettere che avrebbe ubbidito incondizionatamente ad ogni suo ordine, anche
se fosse consistito nel lasciarlo in pericolo, magari in pericolo
mortale…
-
Per la causa, Silente era morto…
-
"Hai intenzione di nuocere in qualche modo a uno dei membri
dell’Ordine o a Harry?"
-
"No."
-
Moody fissò la ragazza con fare combattuto.
-
"Cos’altro volete che le chieda?"
-
Si levò un debole vociare tra i presenti, ma solo la
McGranitt parlò.
-
"Chiedile perché si è finta morta."
-
I bisbigli cessarono all’istante e la Preside ebbe su di sé
lo sguardo di diversi membri.
-
"No, questo no." Intervenne Hermione. "Ce lo dirà lei
stessa, di sua spontanea volontà. Con noi non ha avuto problemi a
spiegarlo."
-
"Ma cosa ci può far credere che vi abbia detto la verità?"
ribattè Tonks.
-
"Quello che ci ha svelato avrebbe potuto portarci anche ad
aggredirla." Rispose Ron, fermo a braccia conserte.
-
"Però dobbiamo ammettere che potrebbe aver inventato una
storia credibile." Disse Harry, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di
Hermione e Ron.
-
"No, non fraintendetemi. Sono convinto che ci abbia detto
il vero, ma gli altri membri non c’erano, non l’hanno vista mentre ci
parlava…abbiamo bisogno che si fidino di lei, e quindi è giusto che le
facciano anche questa domanda."
-
Ron aprì la bocca per parlare, ma non seppe che dire, e
alla fine mugugnò un cenno di assenso, mentre Hermione fissò il pavimento per
un attimo, poi prese un bel respiro prima di parlare con voce improvvisamente
incerta.
-
"Va bene, Harry, ma forse è meglio prepararli a quel
piccolo dettaglio che Dana dovrà dire per rispondere…" disse, portandosi una
mano al fianco.
-
Harry annuì, ma rimase un secondo in silenzio. Si alzò e
fece qualche passo attorno a Moody, poi si rivolse verso gli altri.
-
"E’ marchiata."
-
Se fino a quel momento erano stati numerosi i momenti di
silenzio teso, quello che seguì le parole del ragazzo non ebbe
eguali.
-
"Ci stai dicendo che è una Mangiamorte?" sibilò la
Mcgranitt, che pareva sul punto di scoppiare.
-
"Harry, proprio tu che hai sempre odiato Piton! È come
lui!" sbottò Lupin, perdendo improvvisamente la calma.
-
Hermione intervenne prima che la situazione
degenerasse.
-
"Perché ti sei finta morta?" chiese a voce alta,
costringendo tutti al silenzio.
-
"Per sfuggire a Riddle una volta che fosse
tornato."
-
"Perché sfuggirgli?" continuò la ragazza.
-
"Perché mi ha marchiata a causa del mio potere da empatica.
Una volta tornato, avrebbe sicuramente voluto usarmi ancora."
-
"Quando ti ha marchiata quanti anni avevi?"
-
"Nove"
-
Harry sentì distintamente diversi membri trattenere il
fiato.
-
"Marchiandoti, ha rispettato una tua volontà?"
-
"No."
-
"Come sapevi che sarebbe tornato?" Ringhiò
Moody.
-
"Terminata la scuola andai in viaggio per apprendere nuove
tecniche, e fu allora che mi avvicinai al luogo dove vagava la sua anima. Il
mio potere di empatica mi ha permesso di riconoscerlo e di evitarlo. Era
ancora in giro, e percepii distintamente la sua volontà di
tornare."
-
La McGranitt si portò una mano alla tempia e chiuse gli
occhi, mentre Molly parve addolcirsi un po’ nei confronti della
ragazza.
-
"Ma…perché lui voleva usarti? A cosa gli servivi
esattamente?" chiese Lupin, osservando la giovane con la fronte
aggrottata.
-
"Mi reclutò perché era convinto che ci fosse tra i suoi
fedeli qualcuno che lo tradiva."
-
"Era…vero?" insistette Lupin, improvvisamente molto più
serio di quanto Harry non lo avesse mai visto.
-
"Si."
-
Harry si volse a guardare Dana con lo stomaco
improvvisamente in subbuglio.
-
"Chi?" continuò Lupin, inesorabile, mentre Harry si
chiedeva se voleva veramente sapere la risposta a quella domanda.
-
"Erano in due…il nome del primo non lo conosco, ma fu fatto
uccidere, nonostante non lo avessi mai indicato come traditore. Il secondo
cominciò a tradire Riddle solo dopo qualche tempo dal mio reclutamento.
Severus Piton."
-
Una qualunque altra risposta avrebbe suscitato meno
agitazione.
-
Harry si sentì come se qualcuno gli avesse appena dato uno
schiaffo, e non riuscì a trattenersi, battendo tutti sul tempo.
-
"Ci stai dicendo che Piton entrò veramente a far parte
dell’Ordine prima della caduta di Voldemort, con l’obiettivo di
sconfiggerlo?"
-
"Si."
-
"Questa Veritaserum non va!" Esclamò Moody, l’occhio magico
puntato minacciosamente sulla ragazza.
-
Hermione si alzò e prese Moody per un braccio, facendogli
segno di sedersi.
-
"Aspettate…è possibile che Piton ti abbia ingannata con
l’Occlumanzia?"
-
Dana, inaspettatamente, sorrise.
-
"Oh, si, ci ha provato, ma non c’è Occlumante che possa
tenermi nascosti a lungo i suoi segreti."
-
"Ma come è possibile una cosa simile? Ci ha traditi
comunque, no?" fu la volta della McGranitt di alzare la voce. Aveva formulato
una domanda, e Dana rispose, anche se non era rivolta a lei.
-
"E’ possibile perché Severus aveva cambiato idea su cosa
volesse dire essere dalla parte giusta. E sul fatto che vi abbia traditi non
so cosa dire, mi mancano delle informazioni. Però ultimamente era cambiato,
potrebbe avervi traditi davvero, come no."
-
"No? Ha ucciso Silente!" urlò Molly.
-
Harry fissò Dana, improvvisamente irritato per quello che
aveva sentito. Piton veramente pentito? Era forse uno scherzo? Non ci avrebbe
mai creduto. In qualche modo Dana si era fatta ingannare, di sicuro. Distolse
lo sguardo dalla giovane donna e cercò di distrarsi, mentre una sorda ira
invadeva ogni cellula del suo corpo.
-
Il suo sguardo si posò su Lupin, silenzioso e immobile, a
differenza di ogni altro presente. Harry si chiese cosa stesse pensando, così
accigliato e con lo sguardo perso nel vuoto. Sembrava che le parole di Dana lo
avessero colpito in modo diverso rispetto a come avevano colpito tutti gli
altri.
-
Poi Remus alzò lo sguardo e incrociò quello di Hermione,
indicandole la boccetta dell’Antidoto. Hermione annuì e diede l’Antidoto a
Dana prima che un altro membro se ne accorgesse.
-
Il liquido parve fare subito effetto, e Dana riacquistò
lucidità, mentre nella stanza volavano ancora esclamazioni. Harry stava
sforzandosi di non sentirle, per evitare di far esplodere qualcosa.
-
Hermione sorrise a Dana, ma con un po’ di difficoltà, e la
giovane donna si volse verso gli altri, sentendo di cosa stessero
parlando.
-
"Fino a dove mi avete interrogata?" chiese a Hermione con
un sussurro, mentre tradiva un momento di preoccupazione.
-
"Fino…fino al motivo per cui Voldemort ti ha reclutata. E
fino al fatto che Piton fosse passato veramente dalla parte
dell’Ordine."
-
Un’espressione di evidente sollievo si dipinse sul volto di
Dana. Harry la raggiunse e la guardò, senza nascondere il proprio stato
d’animo. Non c’era bisogno di un particolare potere empatico per capire cosa
lui stesse provando, e Dana era un’ottima osservatrice.
-
"Scusate…" disse con voce limpida, per attirare
l’attenzione. "Forse ora potreste anche smettere di inveire in questa
maniera."
-
Moody si volse verso di lei con rabbia.
-
"Ci hai appena raccontato un sacco di balle, e noi dovremmo
ancora stare a sentirti?"
-
Dana si alzò in piedi di scatto.
-
"Stammi a sentire molto bene, vecchio Auror incancrenito!
Ho aiutato questi ragazzi, ho bevuto la Pozione per accontentarvi, ho detto
chiaramente di essere contro Riddle. Cosa vuoi più di così?" Un'altra persona
avrebbe urlato, invece lei pronunciò quelle parole con assoluta padronanza di
se stessa, ma con una severità che Harry aveva sentito solo nella voce di
pochi.
-
"Quello che ho detto è la verità! Severus Piton passò
davvero dalla vostra parte! L’unica cosa che posso ipotizzare è che abbia di
nuovo cambiato idea! Ma in quel periodo era deciso a distruggere
Riddle."
-
"E’ assurdo!" commentò Bill, scrollando la
testa.
-
"No che non lo è!" ribatté lei con decisione.
-
"E per quale motivo Piton avrebbe abbandonato Voldemort?"
chiese Lupin, a bassa voce, lanciando a Dana uno sguardo penetrante. Harry
ebbe l’impressione che lei trattenesse un attimo il fiato mentre ricambiava lo
sguardo penetrante di Lupin, ma ormai aveva capito che non era facile
indovinare cosa veramente lei provasse. Aveva addosso una maschera piuttosto
impenetrabile, e persino quel trattenere il fiato forse era solo frutto della
sua immaginazione.
-
"Per fortuna che non sono più sotto l’effetto della
pozione..." commentò con un sorriso obliquo.
-
"Perché?"
-
"Perché questa è una delle cose che è meglio non
sappiate…"
-
"La sappiamo già." La fermò Harry "Sappiamo che fu lui a
riferire la profezia a Voldemort e poi a pentirsi. Ma è una teoria che
fa acqua da tutte le parti!"
-
Dana lo guardò intensamente per un attimo, e Harry si sentì
come osservato dentro.
-
"E’ la verità…ma non è tutta lì. La risposta a questa
domanda non l’avrete, non dalla mia bocca. Le reazioni che si scatenerebbero
sarebbero imprevedibili. Ma di certo posso garantirvi che era un motivo…anzi,
che è un motivo piuttosto valido. Dannatamente valido, a dire il vero."
Commentò quasi con amarezza.
-
Harry fece fatica anche solo ad immaginare cos’altro
venisse loro nascosto, ma la sua attenzione fu attirata di nuovo da Lupin,
diventato teso e incredulo.
-
"Sta di fatto che mi pare di avervi dato prova delle mie
intenzioni. Io non sono Piton, non è me che dovete processare." Disse con
durezza "Io voglio solo che sappiate della mia presenza, e che sappiate, in
caso di bisogno, di poter contare su di me. Aiuterò Harry nella sua missione
se lui vorrà, e vorrei che mi teneste aggiornata su eventuali notizie
interessanti arrivate alle vostre orecchie, così come io faro con voi.
Tuttavia non sarò ai vostri ordini. I miei metodi saranno inevitabilmente
diversi dai vostri…a tratti temo leggermente incompatibili. Quindi meglio che
mi consideriate una collaboratrice che non un membro a tutti gli effetti. Un
po’ come i ragazzi…" disse, accennando a Harry.
-
La richiesta di Dana venne accolta dal silenzio, che durò
per diversi secondi, durante i quali lei non si scompose. La McGranitt
aggrottò leggermente la fronte e si mosse appena sulla sedia, lanciando a
Moody uno sguardo preoccupato. Fu lui ad esprimere i pensieri di
entrambi.
-
"Cosa vuol dire che i tuoi metodi saranno diversi dai
nostri?"
-
Dana lo guardò inarcando con fare provocatorio un
sopracciglio e alzando appena un angolo della bocca. A Harry ricordò
dolorosamente le espressioni di Piton, ma lei era diversa.
-
"Forse non l’ho detto mentre mi interrogavate…o forse non
me lo avete chiesto, ma io comunque sono una Serpeverde. Conosco bene la Magia
Nera e non ho alcun genere di problema ad utilizzarla. Questo volevo dire.
Quando combatto uso ogni Incantesimo che può rivelarsi utile, senza
distinzione. Credevo non sarebbe stato necessario spiegarlo!"
-
"Quindi uccideresti anche?"
-
"Ovviamente si. Ma è una domanda piuttosto stupida. Lo
fareste anche voi se fosse l’unico modo per salvare uno di voi. Soprattutto
Harry. Quindi vediamo di risparmiarci le ipocrisie. E del resto è per questo
che vi ho chiesto solo di collaborare e non di farmi diventare membro
dell’Ordine. Io non voglio imporre i miei metodi a voi, ma voi non li dovete
imporre a me."
-
Cadde il silenzio, mentre diversi membri dell’Ordine si
scambiavano sguardi che Harry non identificò come troppo sconvolti. Ad un
certo punto Lupin annuì.
-
"Per me va bene. Chi è contrario?"
-
Nessuno alzò la mano.
-
"Favorevoli?"
-
Harry alzò il braccio, seguito subito da Ron ed Hermione,
poi, lentamente, fu il turno degli altri.
-
"Però tu dovrai farci un favore." Disse la McGranitt
fissando intensamente la ragazza "Se dovessi percepire il cambiamento in
qualcuno di noi, dovrai riferirlo."
-
"Minerva!" sbottò la signora Weasley.
-
"Minerva a ragione, mamma." La bloccò Bill "Possiamo
fidarci l’uno dell’altro, ma solo fino ad un certo punto."
-
"Si Molly. Del resto, vorrei ricordarti che nessuno degli
allora membri dell’Ordine avrebbe mai sospettato di Peter…eppure…"
-
Harry annuì con decisione.
-
"Si, Signora Weasley, tutto sommato la prudenza non è mai
troppa."
-
Molly parve un attimo in difficoltà, come se l’idea che tra
i presenti ci potesse essere un altro traditore fosse troppo assurda per poter
essere pensata.
-
Dana sorrise appena e annuì.
-
"Per me va bene."
-
"Allora è deciso." Sospirò la McGranitt, improvvisamente
stanca "Direi allora che possiamo rientrare…"
-
"No, Minerva." Intervenne Lupin, mentre Tonks
trasaliva.
-
Molti occhi si puntarono su di loro, e Tonks cercò la mano
del compagno prima di parlare.
-
"Si…visto che ci siamo quasi tutti…è il caso che sappiate
alcune cose."
-
La McGranitt rimase in piedi, come improvvisamente
spaventata, e guardò Tonks con l’aria di chi teme l’abbattersi di una tempesta
sulla propria casa. La giovane Auror ricambiò lo sguardo, poi trasse un
sospiro e parlò.
-
"Tre giorni fa ero da mia madre. In genere le faccio visita
di notte, e così ho fatto anche l’ultima volta. Lei sa che faccio parte
dell’Ordine, ma ufficialmente non mi vede da più di un anno…per sicurezza. Il
punto è che, mentre ero lì, qualcuno ha suonato alla porta. Io sono andata a
nascondermi e mia madre è andata ad aprire, ricevendo una brutta sorpresa…era
sua sorella. Narcissa."
-
La McGranitt si sedette e diede l’impressione quasi di
sprofondare sulla sedia di legno.
-
"Narcissa Malfoy?" chiese Arthur, mentre sua moglie
sbuffava appena.
-
"Si. È entrata senza troppi complimenti, e io provai
l’impulso di uscire dal mio nascondiglio per Schiantarla e catturarla, ma non
appena la vidi…era ridotta in un modo…certo, sempre impeccabile, ma era
pallida e aveva gli occhi gonfi. Mia madre ha aspettato che fosse lei a
parlare, ma Narcissa si è limitata a scoppiare a piangere, e poi ha implorato
mia madre che riferisse a uno qualunque dei membri dell’Ordine di non uccidere
Draco."
-
"E’ venuta a chiedere pietà?" Chiese Bill, con un filo di
voce, mentre la McGranitt scrollava la testa.
-
"Così pare." Sospirò Tonks "Ha detto di essere disposta a
tutto pur di salvare il figlio. E mia madre le ha detto che non conosce membri
dell’Ordine. Narcissa ha esitato un attimo, ma poi si è accasciata al suolo e
ha cominciato a balbettare qualcosa di inizialmente incomprensibile. Poi mia
madre le si è avvicinata e ha sentito quello che stava bisbigliando. Pare che
Voi-Sapete-Chi abbia voluto comunque punite Draco per non essere riuscito a
portare a termine il compito che gli era stato affidato, così lei se l’è visto
tornare a casa praticamente distrutto."
-
"E questo cosa dovrebbe importarci? Quella piccola carogna
stava per uccidere Silente." Sibilò Moody, con un evidente nodo alla
gola.
-
"No." Sussurrò Harry, lasciando tutti di sasso "Questo non
è vero. Malfoy ha esitato…ha detto che doveva farlo per evitare che Voldemort
uccidesse i suoi genitori. In altre occasioni non gli avrei creduto…ma lui non
sapeva che ero lì, non poteva vedermi…ha agito spontaneamente. Non voleva
uccidere Silente, stava abbassando la bacchetta quando sono arrivati gli altri
Mangiamorte. E poi, la volta che io l’ho colpito con quell’Incantesimo…nel
bagno…stava piangendo. Voi ve lo immaginate Malfoy che piange? Credo che
durante lo scorso anno si sia reso conto di quello che Voldemort gli stava
chiedendo e di quello che lo stava costringendo a diventare."
-
Per la prima volta durante tutta la serata Harry si sentì a
disagio per il fatto di avere addosso gli sguardi di tutti i presenti, e le
parole che gli erano uscite di bocca erano sembrate strane persino a lui.
-
"Devo ammettere che sentirti difendere Malfoy mi lascia
decisamente sorpresa, Potter…" sospirò la McGranitt.
-
"Lascia sorpreso anche me, ma…ho visto Silente offrire un
aiuto a Malfoy, l’ho visto capire la sua situazione…se fossi stato al posto di
Malfoy non so quanto diversamente mi sarei comportato. Beh, a parte con meno
iniziale tracotanza…ovvio."
-
"Quindi tu dici di prendere in considerazione la richiesta
di Narcissa?" chiese Lupin, osservando Harry con fare serio e cupo.
-
"Si. Ma credo che nessuno dei presenti fosse intenzionato a
ucciderlo."
-
"Beh, di ucciderlo proprio no…ma di dargli una lezione con
i fiocchi si!" sbottò Fred, guardando torvo Harry.
-
"Già…la sola idea che abbia usato dei nostri prodotti per
riuscire a introdurre Mangiamorte a Hogwarts…"
-
"Quella è colpa vostra! Vendere una cosa del genere ad un
soggetto come Malfoy!" esclamò la signora Weasley.
-
"Suvvia, Molly, questo genere di discorso è decisamente
inutile. Senza contare che i gemelli non sono più responsabili di chiunque di
noi per quello che è successo." La interruppe con decisione la McGranitt,
tornando poi a rivolgersi a Tonks.
-
"Siete sicure che non abbia voluto mentire, nella speranza
di scoprire l’identità di qualche membro dell’Ordine?"
-
"Minerva…" intervenne Lupin con un sospiro "Hanno Piton
dalla loro. Sanno perfettamente chi ne fa parte e chi no…mi chiedo solo
perché Greyback non mi abbia ancora smascherato…"
-
"Continui a fare l’infiltrato?" chiese Harry, sorpreso
"Nonostante Piton e nonostante il fatto che tu abbia combattuto apertamente
con noi quando hanno attaccato la scuola?"
-
"Greyback non mi ha visto quella sera, l’ho accertato con
sicurezza…ma per Piton…dubito che si sia dimenticato di fare il mio
nome al suo padrone, sebbene non sappia che faccio l’infiltrato."
-
"L’unica spiegazione è che la notizia non sia arrivata alle
orecchie di Greyback." Ragionò Hermione "Ma, Tonks, tua madre non ha potuto
scoprire nulla con la Legilimanzia?"
-
"Ha tentato, ma mi ha detto di non aver potuto indagare
troppo…Narcissa sa difendersi, però mi ha detto che a memoria d’uomo mai e poi
mai Narcissa Malfoy si era fatta vedere da lei in quello stato, nemmeno da
piccole. Non so se questo possa essere indicativo o no… e comunque, portava
ancora addosso i segni del trattamento che le è stato riservato da
Voi-Sapete-Chi…non ne so il motivo, ma deve averla punita…"
-
"Hanno torturato Narcissa Malfoy? Non ha senso! Insomma…una
delle famiglie più devote…" obiettò Molly, ma Harry non era
d’accordo.
-
"Lucius ha fallito con me al Ministero e per questo molti
Mangiamorte sono stati catturati…e poi Draco non ha ucciso Silente. Certo, ha
dato una mano ai Mangiamorte ad infiltrarsi all’interno della scuola…ma
Voldemort non è avvezzo a concedere giustificazioni a chi fallisce, no? E poi
è probabile che Narcissa abbia cercato di intercedere presso di lui per il
figlio…chissà, magari lo ha preso come un affronto."
-
La McGranitt annuì con fare grave e Lupin fece altrettanto,
mentre Tonks abbassava lo sguardo e si perdeva un attimo nei suoi
pensieri.
-
"Tornando al problema iniziale, sta di fatto che comunque
non uccideremmo mai un ragazzino." Concluse il Signor Weasley.
-
"Ragazzino? Ti ricordo che ha la mia età e che scaglia
senza troppi problemi le Maledizioni Senza Perdono." Disse di rimando Ron,
guardando il padre con sorpresa " Mi sta bene il non ucciderlo, ma vediamo di
non sottovalutarlo. Il fatto che sia stato punito può averlo spinto a
diventare più spietato."
-
Hermione annuì, e sospirò.
-
"Un’altra gatta da pelare…"
-
"Se volete, posso tentare di avvicinare Narcissa e vedere
come stanno le cose." Disse Dana, facendo sobbalzare molti dei presenti. Lei
si guardò attorno con aria divertita.
-
"Sembra vi siate dimenticati della mia
presenza!"
-
"Puoi veramente farlo?" chiese la McGranitt.
-
"Si, ci posso provare. Del resto, Narcissa non mi ha mai
vista in volto. L’unico che potrebbe riconoscermi è Lucius, ma per il momento
è ancora ad Azkaban, quindi…mi ci vorrà un po’ di tempo però."
-
"Per me è una buona idea. Se Narcissa dovesse dimostrarsi
molto propensa a proteggere il figlio, tanto da mettersi in pericolo a quel
modo, forse potremmo sfruttare la cosa a nostro vantaggio." Concluse la
McGranitt, togliendosi gli occhiali e stropicciandosi gli occhi. Era
evidentemente molto stanca e Harry non se ne sorprese. Molte delle
responsabilità di Silente erano ricadute su di lei, che si stava dimostrando
decisamente un’ottima guida. E tuttavia era stanca.
-
Moody guardò Dana con fare preoccupato, ma non aggiunse
nulla, nemmeno quando lei ricambiò lo sguardo con una strizzatine
d’occhi.
-
Harry distolse lo sguardo per non farsi vedere sorridere.
Dana stava volontariamente provocando Moody…che soggetto!
-
"Ora possiamo andare o ci sono altre novità?" chiese
Arthur, guardando i membri dell’Ordine.
-
Sembrò che nessun altro avesse nulla da dire, quindi tutti
si alzarono e si allontanarono più o meno velocemente.
-
Harry vide Hermione avvicinarsi alla McGranitt e dirle
qualcosa sotto voce, lasciando la Preside sorpresa e meditabonda. Poi la donna
annuì, Hermione fece un cenno a Ron, ed entrambe uscirono dalla casa senza
dire una parola.
-
Harry si chiese dove stessero andando, ma non fece in tempo
a seguirle, incrociando lo sguardo di Dana.
-
"Ti ringrazio per il sostegno. Temevo avrei dovuto
cavarmela da sola."
-
"Perché mai? Se ti ho fatta chiamare era evidentemente per
appoggiarti!"
-
"Non ne ero poi così sicura. Sei un mistero, Harry. In te
ci sono così tanti sentimenti contrastanti che non ero certa di essere
riuscita a capirti bene." Disse con sincerità, guardandolo con fare
tranquillo, mentre Moody le rivolgeva un’ultima occhiata in tralice e si
allontanava dalla casa
-
Harry le sorrise, poi guardò quante persone si fossero
trattenute. Solo i Weasley, tutti attorno a Ron.
-
"Vieni." Disse ad un certo punto, serio, facendo cenno a
Dana di seguirlo.
-
La vide annuire senza particolare espressione. Si avviarono
verso la cucina, dove non c’era nessuno. Per sicurezza Harry sussurrò un
Incantesimo.
-
"Muffliato."
-
Dana inarcò un sopracciglio e lo guardò con palese
sorpresa.
-
"Conosci l’autore di quell’Incantesimo?" chiese, con un
soffio.
-
Harry la guardò dritto negli occhi e rimase
serio.
-
"Si. Ma è un Incantesimo utile, quindi non vedo perché non
usarlo."
-
Dana rimase in silenzio a scrutarlo per un paio di secondi,
poi le si dipinse in volto un sorriso obliquo.
-
"Visto che ragioni in questi termini, credo non avrai
difficoltà ad accettare che io usi la Magia Nera per aiutarvi." Non era una
domanda, ma un’affermazione, e Harry scrollò appena le spalle.
-
"Al momento credo ci si debba preoccupare di
altro."
-
Dana annuì e fece vagare lo sguardo sulla stanza, quasi del
tutto immersa nel buio, e decisamente immersa in una situazione pressoché
caotica. L’essere fuori quasi tutto il giorno per cercare gli Horcrux portava
via ai ragazzi non solo il tempo, ma anche le energie. Era più che
comprensibile.
-
Da una sacca nera, quella usata per trasportare la coppa,
Dana vide uscire un pezzetto di carta. Fu istintivo, non pensò nemmeno a
quello che stava facendo. Prese la sacca e ne estrasse il foglietto, rimesso
lì con la coppa. La giovane lo fissò per qualche secondo, leggendone il
contenuto mentre Harry rimaneva in silenzio.
-
"Questo è l’aiuto che vi ha condotti alla coppa…dove lo hai
trovato?" chiese, rivolgendosi verso Harry, ma senza lasciar andare il
biglietto.
-
"L’ho trovato sulla tomba dei miei genitori, anzi, per
essere precisi era sulla tomba di mia madre…"
-
"E non ti è parso strano?"
-
"Beh, si, ma insieme c’era anche la piuma di una Fenice…il
simbolo di Silente…e così ho deciso di fidarmi. Da qualche parte qualcuno ci
sta aiutando. L’idea è rassicurante."
-
"Lo credo." Disse lei, sorridendo "Però è per forza
qualcuno che conoscete…"
-
Harry aggrottò la fronte e la guardò con aria
interrogativa.
-
"Si, guarda…" disse avvicinandosi a lui "La scrittura è
controllata, volontariamente schematica per non essere riconosciuta…è evidente
per il fatto che le ultime parole cominciano a essere diverse. In genere
nessuno è in grado di rimanere perfettamente neutro quando scrive…forse un
membro dell’Ordine era già al correte del vostro scopo e vi ha aiutati, magari
su disposizione di Silente…"
-
"Potrebbe essere…non avevo fatto caso alla scrittura. Sei
una persona molto attenta!" disse Harry, mentre prendeva il biglietto e lo
guardava come per la prima volta.
-
"Mh, per forza di cose."
-
Dana si allontanò, posando di nuovo la sacca. Andò a
sedersi su una sedia, inclinando appena la testa da un lato, lasciando
scivolare i capelli mossi. Harry rimase un attimo sorpreso. Era più bella di
come se la ricordava. Com’era possibile che fosse passata inosservata per
tutti quegli anni? E soprattutto, com’era possibile che una persona che poteva
sembrare quasi una delicata bambola di porcellana potesse essere così legata
al buio? Non aveva fatto mistero di essere legata alle Arti Oscure per
scelta…al di là di quella guerra.
-
Dana sorrise, questa volta più sinceramente, e Harry capì
che quello che pensava doveva proprio leggerglisi in faccia.
-
"Non amo la differenza che si è soliti fare tra ciò che è
bene e ciò che è male. Sono concetti così relativi…con un Incantesimo Oscuro
puoi anche salvare una persona, e con uno di Magia Bianca puoi
inavvertitamente causarne la morte…ad essere rilevanti sono sempre le
intenzioni di una persona, Harry. Sono cresciuta con questa convinzione, e in
tutti questi anni ho trovato solo conferme a questa teoria."
-
"Beata te, per me vale il contrario. Ma forse dipende dalle
esperienze di ciascuno di noi…comunque, non ti ho chiamata qui per
questo…volevo farti una domanda."
-
"Un’altra? È proprio la serata delle domande, questa!"
esclamò con allegria, e Harry sorrise.
-
"Si, me ne rendo conto…ma…perché a me, Ron e Hermione non
hai permesso di usare la Pozione della Verità quando ci siamo incontrati nel
bosco? Se volevi che ti credessimo era la via più facile…" non c’era
rimprovero in quella frase, solo curiosità.
-
Dana sospirò e guardò Harry senza più maschere
addosso.
-
"Perché non si può arrivare ad un rapporto di fiducia
usando quella Pozione, nonostante quello che si è detto prima, nell’altra
stanza."
-
"Rapporto di fiducia? Con me? È a questo che miri?" chiese
Harry, sorpreso.
-
"Si. È una cosa essenziale per poter collaborare con
successo, e poi…beh, lo è anche per ottenere ciò che mi serve…"
-
"Il ricordo." La interruppe lui.
-
Dana rimase in silenzio, guardandolo intensamente, ma quasi
senza vederlo. Harry notò distintamente un’espressione di dolore dipingerlesi
in volto per un paio di secondi, poi scomparve. Dana ritornò una maschera
impassibile ed evidentemente controllata.
-
"Non solo per quello, Harry…ma non è questo il momento più
indicato per parlarne. Quantomeno, non prima che io abbia visto il
ricordo…perché poi, se le cose stanno come sospetto…potrei avanzare una
richiesta scomoda. E voglio che tu ti renda conto da solo che lo faccio per un
motivo preciso. Devi conoscermi, e fidarti. Altrimenti non
capirai."
-
Harry annuì, non potendo far altrimenti che chiedersi cosa
lei cercasse nel ricordo di quella notte.
-
Rimasero in silenzio per qualche momento, poi Harry fece
volare verso di sé una bottiglia di vetro. Portò la punta della bacchetta alla
tempia e si concentrò. Un’espressione di vaga sofferenza gli si dipinse in
volto, per poi svanire, mentre con la bacchetta estraeva il ricordo dalla
propria mente.
-
Lo fece scivolare con un movimento elegante nella
bottiglia, la chiuse e la porse a Dana, che lo guardò per un attimo con fare
quasi spiazzato. Poi la giovane donna allungò la mano e prese
l’oggetto.
-
"Grazie, Harry. È più di quel che credi."
-
-
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Capitolo 4 *** Il Ricordo ***
3 il ricordo
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-
kagome chan: Ciao! Lieta di trovare una nuova
commentatrice! Condivido con te la reticenza nei confronti dei nuovi
personaggi, e in effetti all'inizio cercavo di evitare le storie che ne
presentavano, ma poi in alcuni casi mi sono dovuta ricredere (spero che capiti
anche a te con la mia storia...ih ih!). In verità il personaggio di Dana è
nato da solo, e un pochino rappresenta me, ma non del tutto. Dalle una
possibilità, che è un tipino piuttosto particolare!
-
Tinker Bell88 : Bentrovata! Mi confesso davvero molto
lusingata nello scoprire che la mia storia di fa incuriosire così tanto!
Dovrai avere un pò pazienza, perchè aggiornerò una volta a settimana (causa
periodo di esami all'università...). Quando la storia sarà finita, vedrò di
postare due capitoli alla volta, ma ci vuole ancora un pò... Grazie per il
commento su Dana, vedo che ti ha impressionata favorevolmente!!! Il mio Ego
ringrazia! Questo capitolo ti accontenta un pochino, perchè
Severus arriva e fa capolino tra queste righe, ma sarà una visione
sfuggente e, per il momento, fredda. Mi dirai che ne pensi. Per Draco...per
quanto io non sia mai stata amante del personaggio, dopo l'ultimo libro ho
dovuto rivedere un pò di cosette...tranquilla che non lo strapazzo. Ma
visto che ti piace il personaggio, poi dovrai esser tu a dirmi se lo rendo
bene, perchè ho dovuto imparare a conoscerlo davvero in un tempo
ristretto.
-
Buona lettura!
-
Il
Ricordo
-
-
"Sei sicuro di non sapere cosa dovesse fare Hermione con la
McGranitt?" chiese Harry, lanciando a Ron un’occhiata in tralice, mentre
tentava di rimanere il più tranquillo possibile.
-
"Te l’ho già detto. Non so cosa abbia in mente…ma
conoscendola, avrà chiesto alla McGranitt di accedere a qualche libro del
Reparto Proibito…" rispose di rimando Ron, con le orecchie incredibilmente
rosse.
-
"Ron…sei un pessimo bugiardo…" constatò Harry, lasciandosi
sfuggire un sorriso "Mi auguro solo che alla fine vi degnate di mettermi al
corrente."
-
"Potremmo cambiare argomento? È da ieri sera che non fai
altro che tormentarmi! Quando tornerà, potrai chiederlo direttamente a lei!"
sbottò Ron, cercando di concentrarsi sulla scacchiera. Era il suo turno di
muovere, ma era stranamente lento.
-
"Va bene…" si arrese Harry, mentre si stiracchiava sulla
poltrona verde impolverata.
-
Hermione era sparita dalla sera precedente, e lui non aveva
dubbio alcuno sul fatto che fosse andata ad Hogwarts… chissà se aveva
incontrato Ginny…il solito, familiare mostriciattolo si mosse nella sua
pancia, e lui fu costretto ad allontanare per l’ennesima volta il pensiero
della ragazza. Fred e George si erano lasciati sfuggire che Ginny aveva
rimesso in piedi le ES, con l’aiuto di Neville e Luna e il benestare
silenzioso della McGranitt. Chissà com’era l’insegnante di Difesa Contro le
Arti Oscure…aveva saputo che era stato inviato dal Ministero, ma che questa
volta era un soggetto ben diverso dalla Umbridge. Era un Auror, piuttosto
severo ma determinato. Però doveva essere manchevole in qualcosa se Ginny
aveva riunito le ES.
-
Incurante degli ordini del proprietario, la testa di Harry
stava favoleggiando su Ginny, impegnata a dare lezioni di difesa in mezzo a
compagni ammirati. L’idea che tra quelli potesse esserci anche Dean non lo
lasciava esattamente tranquillo, ma non poteva pretendere certo che nessuno la
guardasse più, solo perché non poteva farlo lui…
-
Con suo parziale sollievo, Hermione entrò dalla porta di
casa proprio in quel momento. Era completamente zuppa e portava sulla schiena
un sacco pesante.
-
"Hermione…cosa…"
-
"Sei completamente fradicia!" sbottò Ron, alzandosi di
scatto e andando verso la ragazza. Le prese a forza il sacco dalle spalle e la
guardò con fare preoccupato. "Fila a farti una doccia! Manca solo che ti
ammali!"
-
Hermione lo guardò con fare sorpreso, ma durò
poco.
-
"Se non ti dispiace, so badare a me stessa! E non serve che
mi dai ordini!"
-
"Si, come no. Se non sbaglio deve esserti appena passata
per la testa l’idea di metterti subito a trafficare con questa roba!" disse di
rimando, alzando con fare minaccioso il sacco. "Giuro che non te li rendo fino
a quando non ti sarai sistemata!"
-
Harry alzò le sopracciglia, sorpreso. Da quando Ron era
diventato così autoritario? Hermione lanciò in sua direzione uno sguardo che
chiedeva appoggio, ma lui alzò le mani e non disse nulla.
-
Sbuffando, e non prima di aver lanciato un’occhiataccia a
Ron, Hermione scomparve dalla loro vista. La sentirono borbottare per un po’,
fino a quando non si fu chiusa alle spalle la porta del bagno con un colpo
secco.
-
Ron tornò a sedersi di fronte a Harry, incurante della
scacchiera, e posò il sacco lontano dalla portata di Harry.
-
"Da quand’è che sei diventato così palesemente protettivo
con lei?" chiese a bruciapelo Harry, osservando l’amico.
-
"Cosa…di che stai parlando?" balbettò Ron, le orecchie di
nuovo rosse come peperoni.
-
"Ronald!" Harry usava il suo nome per esteso in pochissime
occasioni, e Ron si drizzò come un fuso mentre Harry lo guardava con fare
sconsolato "Hai capito alla perfezione di cosa sto parlando. A Hermione non me
la sento di dirlo, ma a te si. Non perdete tempo! Non voglio fare il
pessimista, ma bisogna guardare le cose per quelle che sono…siamo in guerra, e
credo che presenziamo tra i posti d’onore nella lista nera di Voldemort…forse
non sarebbe male sfruttare il tempo che abbiamo, non credi. Almeno voi che
potete farlo…"
-
Ron fissò l’amico con finta sorpresa per qualche secondo,
poi la sua espressione mutò. Sembrava quasi rassegnato.
-
"Mi fa strano parlare di questo, sai…in fin dei conti non
lo abbiamo mai fatto."
-
"Si, vero." Sorrise Harry.
-
"Guarda che non dobbiamo mica per forza morire. Insomma, io
conto di cavarmela! O almeno, farò di tutto per riuscirci…"
-
"Ma non ne possiamo essere certi al cento per cento, non
nasconderlo!"
-
Ron rimase in silenzio per qualche secondo, abbassando lo
sguardo e fissando una delle frange logore del tappeto del salotto.
-
"Lo so, ma non ci riesco…non oso nemmeno pensare di
farlo…sarà anche una cosa stupida, ma preferirei affrontare di nuovo la
distruzione di un Horcrux, piuttosto che dirle…insomma, io sono Ron, quello
sfigato, un po’ stupido e decisamente infantile. Non credo di
interessarle."
-
"Sei scemo o mi stai prendendo in giro?" lo interruppe
Harry, lasciando trapelare tutta la sorpresa che avevano provocato quelle
parole.
-
"Andiamo Harry! È stata con Krum! Te lo ricordi? Campione
internazionale di Quiddich, super tenebroso, più grande di tre anni…dai! Cosa
vuoi che le interessi uno come me! Chiudiamo qui l’argomento!" lo aveva detto
con fare talmente determinato che Harry non osò fare nulla di diverso, però si
chiese se veramente Ron pensasse tutto quello che aveva detto. Se era
veramente così, allora sarebbero stati dolori…
-
Rimasero in silenzio, ciascuno immerso nei propri pensieri,
fino a quando Hermione non arrivò con passo deciso nella stanza, bloccandosi
nel vederli così concentrati a fissare il tappeto.
-
"Ragazzi…è successo…qualcosa?" chiese esitante.
-
Harry le sorrise e scrollò la testa, mentre Ron diventava
incredibilmente rosso in zona orecchie, apparentemente incapace di dire nulla.
Afferrò il sacco e lo mostrò a Hermione.
-
"Ho pensato fosse meglio aspettarti…" disse, in quello che
Harry capì essere un codice. Lo stomaco gli si contrasse per un
attimo.
-
Hermione annuì, improvvisamente tesa. Andò a prendere una
sedia e la portò vicino ai ragazzi, leggermente spostata verso Ron, che
continuò a guardarla sconsolato.
-
"Bene. Sono stata a Hogwarts in queste ore e…mi sono
procurata un po’ di libri per cercare di recuperare qualche indizio su
possibili manufatti di Corvonero. Forse ho trovato qualcosa…un vecchio diario
di Corvonero che aveva in custodia Vitious. Non credo che Silente ne fosse a
conoscenza. Da quel che ho capito, Silente non gli aveva mai chiesto
espressamente nulla. Ma non ne sono certa. Sta di fatto che potrebbe esserci
scritto qualcosa di utile…poi mi sono procurata alcuni libri di Incantesimi
Avanzati che mi ha indicato Tonks, per continuare il nostro
addestramento."
-
"Quindi dobbiamo prepararci ad altre massacrate…" borbottò
Ron, guardando pensieroso il sacco pieno di libri.
-
Hermione gli riservò un’occhiata severa e annuì.
-
"Certo! Più cose sappiamo, meglio è!"
-
"Ma c’è dell’altro, vero?" chiese Harry, senza lasciare ai
due suoi amici molto tempo per tergiversare. Dovevano dirgli qualcosa, era
chiaro.
-
"Eh…ecco Harry, si, dell’altro ci sarebbe…" cominciò
Hermione, chiedendo aiuto a Ron con lo sguardo.
-
"Si, però non ti devi arrabbiare." Intervenne lui "Insomma,
abbiamo pensato che potesse esserci utile, soprattutto visto quello che ci ha
detto Dana. Nessuno di noi ha voglia di imparare certe cose, men che meno per
motivi personali, ma se ci trovassimo in situazioni di emergenza non possiamo
contare sul fatto che siano sempre gli altri a pensare a noi. E so che
condividi questo punto di vista!"
-
"Dove state cercando di arrivare?" chiese Harry, ora
decisamente preoccupato.
-
Hermione lo guardò con fare nervoso per un secondo, poi
afferrò il sacco dei libri e cominciò a rovistarci dentro. Parve trovare in
fretta quel che cercava, ma lanciò uno sguardo strano a Harry, prima di
estrarre l’oggetto del mistero.
-
"Questo…abbiamo pensato che potrebbe tornarci utile…si
intende, solo in casi di emergenza."
-
E mentre lo diceva, Hermione estrasse dal sacco un libro
che Harry conosceva fin troppo bene. Per un attimo Harry sentì il cuore
fermarsi, e poi riprendere a battere un po’ più in fretta del
necessario.
-
"Quello è…come…?"
-
"Beh, ci hai detto dove lo avevi nascosto, ricordi? Non
arrabbiarti, ti prego! Il punto è che a Hogwarts non ci sono altri libri che
possono darci dritte serie in ambito di Magia Oscura…e, come ha detto Ron, non
possiamo sempre dipendere dagli altri."
-
Harry allungò istintivamente le braccia, facendo segno a
Hermione di dargli il libro. La ragazza volse lo sguardo su Ron, che annuì.
-
Quando Harry ebbe in mano il libro del Principe provò una
fastidiosissima sensazione di familiarità.
-
Calò un silenzio decisamente teso, mentre Harry continuava
a fissare la copertina del libro senza mostrare alcun segno di reazione per
l’iniziativa dei suoi amici.
-
"Hanno fatto bene, e lo sai bene…per quanto le Arti Oscure
siano qualcosa che detestiamo, pare ci servano comunque. E poi non è nemmeno
detto che dovremo usare quegli Incantesimi! Anche se, in verità, io stesso ho
dovuto farlo…"
-
"Harry…" lo chiamò Hermione, con fare
incerto.
-
"Hanno fatto bene. Soprattutto perché sarà un piacere
battere Severus Piton con le sue stesse armi!"
-
"Va tutto bene, davvero." Disse Harry, ridestandosi dai
suoi pensieri "Avete fatto bene. Certo, li useremo solo per salvarci la vita,
è ovvio. Ma avete fatto bene."
-
"Sicuro? Non sei arrabbiato?" chiese Hermione, mentre
torturava un lembo del pigiama di flanella che si era messa uscendo dalla
doccia.
-
"Perché dovrei arrabbiarmi?" chiese sorpreso
Harry.
-
"Beh, perché è il libro di…insomma, il suo…"
borbottò Ron.
-
"Di Piton, intendi? Non è un problema. Davvero. È comunque
utile, e anzi, possiamo proprio considerarla una beffa del destino che sia un
suo libro a darci qualche possibilità in più di salvarci."
-
Hermione sorrise, rilassandosi, e Ron annuì, mentre Harry
sfiorava la copertina del libro e lo apriva.
-
-
Rileggere quella scrittura minuta, spulciare le pagine alla
ricerca di Incantesimi e suggerimenti, annotare tutto quello che poteva
rivelarsi utile…era stato un lavoro strano. Avere di nuovo a che fare con quel
libro lo aveva lasciato in uno stato di inquietudine. Non era certo sarebbe
riuscito a dormire. Non del tutto consapevole di aver salito la rampa di scale
e raggiunto la sua stanza, si ritrovò a lasciarsi cadere sul letto con ancora
tutti i vestiti addosso.
-
Un lieve bussare alla porta lo fece scattare seduto.
-
"Harry…" bisbigliò la voce di Hermione.
-
Il ragazzo andò ad aprire, coprendo la distanza tra il
letto e la porta con rapidità.
-
"Cosa è successo?"
-
"Nulla. Stai tranquillo. Solo, ho creduto fosse meglio
dartela non in presenza di Ron." Si giustificò lei, mettendogli in mano una
lettera e allontanandosi subito dopo, senza aggiungere una parola. Harry fissò
la busta, posando finalmente lo sguardo sul nome del destinatario. Conosceva
bene anche quella scrittura!
-
Rientrò in camera con il cuore in gola. Riuscì a
raggiungere il letto prima di aprire la busta e cominciare a leggere la
lettera di Ginny.
-
-
"Ciao!
-
So bene che non avrei dovuto scriverti…se ritieni
opportuno, distruggi la lettera dopo che l’avrai letta, ma…beh, non ho
resistito. Non posso fare a meno di essere preoccupata per voi, nonostante
tutti i miei buoni propositi di essere forte. Lo so che non dovete dare
nell’occhio, ma ogni tanto, solo ogni tanto, mandatemi qualche notizia, ti
prego, Harry! Rimanere all’oscuro di tutto sta diventando snervante. E sono
preoccupata per te. Ma non voglio annoiarti con queste cose, le sai
già.
-
Quello che non sai è che qui le ES stanno spopolando di
nuovo. Pare che l’attacco alla scuola abbia scatenato una sorta di ondata di
coraggio. Spero che duri. Sta di fatto che abbiamo ricostituito il gruppo, e
ora dobbiamo addirittura dividerci in due turni per poter dare modo a tutti di
seguire le lezioni. Il nuovo insegnante di Difesa non è male, ma pare un po’
troppo compreso nel suo ruolo…a volte mi ricorda un po’ Percy…ti immagini?
-
Spero non ci sia mai bisogno che nessuno dei membri debba
ritrovarsi a usare seriamente quello che impara alle riunioni, e che sia
sufficiente limitarsi a usarle di nascosto su alcuni Serpeverde troppo felici
di quel che è successo. Resistere alla tentazione di schiantare la Parkinson
ogni volta che sospira guardando il posto vuoto di Malfoy a pranzo sta
diventando sempre più difficile!
-
Però almeno posso dire che, se uno di noi fosse di nuovo in
difficoltà, saprebbe quantomeno proteggersi. Alcuni anche
attaccare.
-
Ora ti lascio. Spero di avere vostre notizie.
-
Harry, mi raccomando. Se hai bisogno di me non
esitare.
-
Con affetto. Infinito.
-
Ginny"
-
-
Harry rilesse la lettera due volte, poi sorrise e si stese
a letto. Testarda e intraprendente come l’aveva lasciata. Quella ragazza era
incredibile!
-
Rimase immerso nel silenzio e nel buio per qualche secondo,
mentre lasciava che la consapevolezza di essere nei suoi pensieri lo
confortasse.
-
Poi gli venne un’idea. Si alzò dal letto e prese un pezzo
di pergamena, senza pensare troppo a quello che vi avrebbe scritto.
-
-
"Cara Ginny,
-
grazie per la lettera. Stiamo bene ora, anche se siamo
abbastanza stanchi. Non devi preoccuparti per noi, davvero. Abbiamo le spalle
coperte dall’Ordine. Spero solo che si individui presto un nuovo Quartier
Generale. Almeno lì si potrebbe stare tutti insieme. Sapevo già delle ES, Freg
e George non sarebbero mai dei buoni Custodi Segreti…e so anche che te la
caverai alla grande. Però fai attenzione.
-
Spero di vederti presto.
-
Harry
-
PS. Distruggi il bigliettino, e scusa per il
messaggero…"
-
-
Si, poteva andare. Non troppo lunga, non troppo sdolcinata.
E Ginny avrebbe saputo leggere tra quelle righe anche quello che lui non
poteva scrivere.
-
Si volse verso il centro della stanza e chiamò Kreacher,
che si materializzò subito nella stanza.
-
"Il padrone chiama?" biascicò l’elfo domestico,
schiacciando il naso a terra per fare un inchino profondo e del tutto
innaturale.
-
"Si."
-
"Schifoso traditore, piccola canaglia ostile, cosa vuol far
fare ora al povero Kreacher? Kreacher preferirebbe…"
-
"Non mi interessa sapere cosa preferiresti, Kreacher." Lo
interruppe, gelido "Porta questo a Ginny Weasley, subito. Non leggerlo e non
farne parola con nessuno. E sii gentile con lei!"
-
"Come il padrone desidera! Piccolo sporco…"
-
Harry non scoprì mai il seguito della frase, perché l’elfo
si smaterializzò, lasciandolo solo.
-
Si era barricata nella sua stanza, in uno squallidissimo
alberghetto alla periferia di Londra. Stare in mezzo ai Babbani la
rassicurava. Aveva vissuto tra loro per anni, consapevole che erano in grado
di darle la tranquillità di cui aveva bisogno per lavorare su se stessa. Anche
in quel momento, con il pensiero di Severus in testa e le preoccupazioni per
lui, comunque stare in mezzo alla gente non magica era d’aiuto.
-
In fin dei conti aveva sempre saputo che erano esseri
veramente interessanti, in grado di sfruttare le leggi della fisica e della
natura a loro vantaggio per ottenere ciò che i Maghi ottenevano con la magia.
Quel popolo sterminato e privo di poteri era a volte persino più ingegnoso di
quanto si potesse credere. Li ammirava per questo.
-
Ma non era quello il momento di avanzare certe
considerazioni. Aveva aspettato un po’ prima di procedere, per darsi il tempo
necessario a prepararsi. Non le sarebbe piaciuto vederlo mentre alzava la
bacchetta verso Silente, non le sarebbe piaciuto sentire le parole
dell’Anatema mortale uscirgli di bocca, e non le sarebbe piaciuto non poter
far nulla per impedirlo…
-
Stappò la bottiglia di vetro dove luccicava il ricordo di
Harry e lo lasciò cadere, fluttuante, all’interno del Pensatoio. Lo vide
distendersi e accomodarsi. Ora doveva solo trovare il coraggio di
andare…trasse un sospiro e si chinò, lasciandosi inghiottire dal
ricordo.
-
-
Dana stava fissando con occhi impassibili la scena. Harry,
invisibile sotto il mantello, stava ascoltando le parole di Draco. Era proprio
vero, il ragazzo sembrava essersi reso conto di quello che stava facendo…tutta
la tracotanza di certe frasi era, evidentemente, uno scudo per tentare di
tenere lontana la consapevolezza del terribile errore che stava
commettendo.
-
Era spaventato, e l’arrivo degli altri Mangiamorte non lo
aiutò affatto a tranquillizzarsi. Quando arrivò Greyback, Dana provò
l’irrefrenabile impulso di lanciargli addosso un Incantesimo…ma sapeva che
sarebbe stato assolutamente inutile. E il tempo stava passando, stavano per
arrivare al dunque…
-
Il suo sguardo non aveva mutato espressione, era ancora
dannatamente indifferente, ma dentro di lei stava infuriando la battaglia tra
la parte di se stessa che voleva continuare a vedere, per capire, e la parte
che avrebbe voluto interrompere subito la visione del ricordo.
-
Con uno sforzo decisamente eccessivo, riuscì a dominarsi e
a rimanere, fino a quando Piton non entrò nella stanza.
-
Dana non badò a quello che gli veniva detto. Lo guardò
solamente, e rimase turbata dalla terribile impassibilità che traspariva dal
volto dell’uomo. Era di ghiaccio, come quando dava il meglio di se stesso per
tenere celate le proprie emozioni…eccola lì, la sua maschera
perfetta.
-
Poi qualcosa fece gelare nelle vene il sangue di
Dana.
-
"Severus…"
-
Dana si volse di scatto e guardò Silente. Silente che
implorava? No, non poteva crederci. Fu come un campanello d’allarme per lei.
Osservò Piton, poi di nuovo Silente, gli sguardi dei due uomini incollati tra
loro.
-
"Severus…ti prego…"
-
Un brivido le scese lungo la schiena, mentre stringeva le
mani a pugno e notava ancora una volta quello sguardo tra i due, quello
sguardo cui gli altri Mangiamorte non stavano dando peso.
-
E negli occhi di Severus vide un carico di odio e disgusto
che la lasciò sorpresa, ma non ebbe tempo di pensare ad altro perché lui
scagliò la Maledizione, e il corpo di Silente volò fuori dalla
torre.
-
Come al rallentatore, vide lui dare ordini agli altri
perché uscissero, e Harry che si riprendeva.
-
Seguì Harry per il tragitto che lo separava da Piton,
mentre continuava ad interrogarsi su quello sguardo di odio e disgusto…era
l’unica cosa che non le tornava…quei sentimenti non erano mai stati presenti
né nell’anima né nel cuore di Severus nei confronti di Silente…allora verso
cosa?
-
Poi Harry riuscì a raggiungerlo, e lei era dietro il
ragazzo. Vide Piton far scappare il giovane Malfoy e poi volgersi verso
Harry…l’istinto l’avrebbe portata a frapporsi fra i due, ma non era possibile,
purtroppo. La rabbia che Harry provava in quel momento era spaventosa, e
tradiva un odio represso troppo grande. E Piton…oh, si, capiva bene perché
Harry lo odiava. Se si era comportato sempre così con il ragazzo, allora era
comprensibile la posizione di Harry.
-
Harry, che però era rimasto sordo a certe frasi, a certi
sfoghi…
-
Poi arrivarono altri Mangiamorte, e uno di loro scagliò su
Harry una Maledizione Senza Perdono. Dana urlò un "no" con tutto il fiato che
aveva, e al suo urlo si sovrappose quello di Severus. Lei si volse di scatto a
guardarlo. Stava veramente fermando il Mangiamorte solo per riservare a
Voldemort il piacere di torturare il giovane Prescelto? O no?
-
I Mangiamorte si allontanarono, e Harry tentò di usare il
Sectumsempra. In quel momento, a causa di tutto l’odio di Harry, se il
colpo fosse andato a segno avrebbe causato danni inimmaginabili.
-
E la reazione di Severus…Dana trattenne il fiato.
-
Rabbia…la poteva vedere scolpita in ogni lineamento di
Piton. Ma per cos’era? Per chi era? Per Harry? Si…e no.
-
E di nuovo odio. Già, ma questo Dana doveva aspettarselo.
Era piuttosto prevedibile che Severus odiasse Harry, visto quello che il
ragazzo rappresentava per lui.
-
Ma il ragazzo non poteva non aver visto il dolore che
traspariva da ogni lineamento di Severus mentre gli urlava contro di non
dargli del vigliacco…
-
Quello era troppo evidente, troppo. Ma forse lo era per
lei, che non era accecata dalla vendetta, e che anzi, era lì proprio per
cercare di capire Severus. Harry non avrebbe dato peso a quel particolare, non
avrebbe notato il dolore, non avrebbe prestato ascolto all’accusa fondata che
Severus muoveva verso James, non avrebbe colto nessuno di quei
segnali.
-
Il resto avvenne piuttosto in fretta. Dana strinse le mani
quando vide un Ippogrifo avventarsi su Severus, ma non si mosse.
-
"Cosa nascondi, Severus?" bisbigliò lei, mentre lo guardava
fuggire oltre i confini della scuola, oltre quel luogo teatro di eventi che
lei ancora non comprendeva fino in fondo.
-
Il ricordo era finito, e lei si ritrovò nella stanza buia e
fredda dell’albergo.
-
Si aggrappò con le mani al bordo del Pensatoio e sentì le
gambe tremare.
-
"No Dana! Non cedere! Non osare! Non te lo puoi ancora
permettere!"
-
Chiuse gli occhi e respirò a fondo, cercando di calmarsi,
mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Scrollò energicamente la testa e
strinse ancora il bordo del Pensatoio, sentendo che stava pian piano
riappropriandosi delle proprie emozioni.
-
Aprì gli occhi in un gesto rabbioso e si allontanò di
qualche passo dal contenitore di pietra. Aveva la fronte imperlata di sudore e
le mani ancora tremavano, ma il suo viso era di nuovo impassibile.
-
Quello che aveva visto apriva una serie infinita di
possibilità, ma una in particolare aveva colpito la sua mente: Silente non
implora! Dietro quella frase c’era dell’altro, e lei era quasi certa che in
quello sguardo silenzioso tra Silente e Piton vi fosse la chiave per tutto.
Due ottimi Legilimens come loro potevano essersi detti molte cose in silenzio
e in fretta. Ma cosa?
-
Possibile che Silente fosse disposto a dare la sua vita pur
di permettere a Severus di continuare a fare la spia?
-
Dana scrollò la testa, dandosi della stupida. No, sarebbe
stato decisamente troppo. E poi Silente sapeva che la sua morte sarebbe stata
una perdita veramente eccessiva.
-
Riempiendo i polmoni di aria, e poi respirando con forza,
Dana inghiottì ogni sorta di sentimento, lo sciolse nel magma di emozioni che
si rifiutava di far uscire. Se lo avesse fatto, sarebbe crollata.
-
Ma la sua mente era ancora libera da catene e poteva
torturarsi con i nuovi elementi raccolti.
-
"Se non lo avessi visto, non ci crederei fino in
fondo…Severus, ma lo odiavi veramente? Non riesco a capacitarmene, non mi pare
nemmeno vagamente possibile…eppure quegli sguardi…che altra giustificazione
potrebbero avere? Non riesco ad accettarlo, non riesco a rassegnarmi, non
voglio lasciarti cadere di nuovo in quel mare di orrore, e nemmeno tu lo
volevi, due anni fa! Dannazione a te Severus Piton! Fosse l’ultima cosa che
faccio, ti devo trovare!"
-
-
Dopo un paio di giorni trascorsi a torturarsi con quel
ricordo, rivisto almeno cinque volte, Dana decise che era arrivato il momento
di concentrarsi su altro, su qualcosa di più attivo. Dopo aver nascosto il
Pensatoio e la bottiglia con il ricordo di Harry, lasciò l’albergo e si
allontanò dal centro abitato, per poi Smaterializzarsi, benedicendo la nebbia
che stava nascondendola. Ricomparve a pochi metri dagli imponenti cancelli
d’entrata della tenuta che apparteneva alla famiglia Malfoy. In quel punto
c’era meno nebbia…rammaricandosi per quel dettaglio, controllò che non vi
fossero Incantesimi all’entrata. Con notevole disappunto rilevò almeno tre
tipi di incantesimi…non poteva entrare, non così…
-
Volse lo sguardo attorno a sé, nella speranza di vedere
qualcosa che l’aiutasse a risolvere la questione. Ed eccolo lì, uno dei servi
della tenuta, riconoscibilissimo dalla divisa su cui era ricamato in argento
lo stemma della famiglia Malfoy.
-
Dana celò la sua presenza con un Incantesimo e lo
raggiunse, seguendolo mentre entrava nella casa. I suoi passi erano silenziosi
e discreti, e seguirono il servo a lungo, fino a riuscire ad introdursi
direttamente nella casa. Solo allora lasciò l’uomo andare per la sua strada, e
lei si scelse da sola il proprio cammino.
-
Guardandosi attorno con fare circospetto si rese conto di
aver fatto una mossa decisamente azzardata, entrando in casa così. Però sapeva
di essere celata agli sguardi altrui, e sapeva anche che avrebbe potuto
Smaterializzarsi in qualunque momento. I Malfoy si erano lasciati quella via
di fuga…
-
Percorse diversi corridoi, in cerca di qualche forma di
vita umana. Deviò le strade di due elfi domestici e di tre servitori, ma non
vide Narcissa. Sospirò silenziosamente, posando gli occhi sul mobilio della
casa…era tutto incredibilmente lussuoso e ostentato, ma era freddo,
impersonale. I suoi occhi individuarono subito una magnifica libreria, alta
fino al soffitto, fornita di ogni tipo di testo. Vi si accostò, individuando a
colpo sicuro alcuni testi che difficilmente si sarebbero potuti definire
innocui, poi passò oltre, notando i ritratti di famiglia.
-
Quella gente era dannatamente rivoltante, così piena di
assurde convinzioni…
-
Dei passi la distrassero. Erano leggeri e regolari. Poi una
voce.
-
"Grazie per essere venuto." Disse una voce di donna,
decisamente gelida "Ma non serviva. Ora sta bene e io …anche. Ce la caveremo.
Del resto, ci è sempre stato chiaro il concetto che chi sbaglia
paga."
-
Dana si mosse verso il corridoio e rimase nascosta appena
dietro l’angolo.
-
"Draco deve imparare ancora molte cose. La missione che gli
era stata affidata era di estrema importanza, oltre che di estrema difficoltà.
Fallire in una simile occasione non è cosa che il Signore Oscuro può
facilmente perdonare." Disse con calma una voce che Dana riconobbe
all’istante. Qualcosa dentro di lei parve muoversi nervosamente contro le
pareti dello stomaco. Cosa ci faceva lì Severus?
-
"Lo so bene, ma Draco è ancora giovane. Tuttavia non si
ripeteranno episodi simili, io e Bellatrix riusciremo a renderlo degno. In fin
dei conti è giusto che sia la sua famiglia a fargli da guida." Disse Narcissa,
e Dana capì al volo che stava cercando di tenere Severus lontano dal figlio.
Ma perché? Sospettava che fosse una spia e non voleva legarsi a lui, o era
convinta che fosse veramente il più fedele a Voldemort e stava tentando con un
ultimo sforzo di tenere il figlio più lontano possibile dai Mangiamorte? Beh,
se per farlo chiedeva aiuto alla sorella…ma forse l’aveva chiamata in ballo
solo per dare più peso alla frase.
-
"Posso capire bene quale sia il sentimento che ti muove
ora, Narcissa, ma tieni presente che potrai contare su di me, se ne avrai
bisogno."
-
Quanti significati diametralmente opposti potevano essere
attribuiti a quelle parole? Dana cercò di calmarsi, di imporre al proprio
cuore di non correre così, ma in quel momento, con negli occhi ancora la morte
di Silente, non riusciva a controllarsi del tutto. E non andava bene, perché
se Narcissa non era una minaccia, lui poteva esserlo. Avrebbe potuto
individuarla, lo sapeva, e se non fosse stato più lo stesso…sarebbe stata la
sua prossima vittima, perché non sarebbe mai riuscita ad alzare la bacchetta
seriamente contro di lui.
-
"Lo so, Severus, ma mi sembra di aver chiesto il tuo aiuto
già troppe volte. Non voglio abusare ancora di te."
-
Dana inarcò un sopracciglio. Che frase disgustosamente
falsa…
-
"Come credi." Rispose lui con voce pacata e tranquilla,
perfettamente a proprio agio.
-
Poi Dana realizzò una cosa che la lasciò impietrita. Si era
accorta di lui solo perché lo aveva sentito parlare, non perché lo avesse
percepito…e anche in quel momento, poteva percepire distintamente l’agitazione
di Narcissa, la sua preoccupazione e il mare di incertezza in cui stava
affogando, ma di lui non percepiva nulla…
-
Lo stomaco le si contrasse, mentre si sforzava di sentirlo.
Nulla…come morto, gelido, senza il benché minimo bagliore di
un’emozione.
-
Si portò una mano al petto e ringraziò il cielo di non
essersi esposta di più, perché l’Incantesimo che la teneva celata alla vista
degli altri era complesso, e ora si era spezzato. Come al solito i suoi poteri
erano dannatamente legati alle sue emozioni. Ma, maledizione, quello non era
il momento per cedere e farsi pescare a casa Malfoy!
-
Trasse un bel respiro e si impose controllo, poi ripeté
l’Incantesimo e la sua figura fu di nuovo protetta.
-
"Ora ti lascio tornare da lui. Se dovessi cercarmi, sarò a
casa mia. In caso di mia assenza troverai Codaliscia. Mi riferirà ogni tuo
messaggio."
-
"Ti ringrazio." Rispose lei, con cortesia moderata, poi lui
si Smaterializzò e Narcissa trattenne il fiato. Resistendo all’immane e folle
impulso di seguirlo, Dana rimase lì, sentendo la signora Malfoy dirigersi con
passo rapido e controllato nella stanza dove si trovava lei. Rimase immobile,
mentre Narcissa si avvicinava alla libreria e richiamava con la bacchetta un
libro tra quelli più alti. Come aveva detto la ragazza di nome Tonks, Narcissa
portava i segni della punizione. Una cicatrice le percorreva tutta la mano
sinistra e aveva diversi segni bianchi anche sul collo, che risaltavano con
orribile brillantezza sul suo incavato già pallido.
-
Sfogliò velocemente il testo e trovò quello che cercava,
facendo scorrere gli occhi su righe che, evidentemente, non stavano svelandole
nulla di gradito. Richiuse il libro con uno scatto secco e lo abbandonò su un
tavolino, uscendo poi come una furia dalla stanza.
-
Mentre le passava accanto, Dana percepì un senso di
frustrazione e smarrimento travolgere Narcissa.
-
La seguì per un po’, vedendola entrare nella stanza del
figlio, steso a letto. Sembrava quasi privo di vita…a prima vista si sarebbe
detto tranquillamente che fosse stato vittima di troppe Cruciatus, ma poi Dana
vide qualcosa che la fece rabbrividire. Sul volto decisamente contratto del
giovane Malfoy c’erano i segni evidenti di altro. Un Incantesimo Oscuro,
potente, capace di provocare un dolore sordo e persistente molto diverso da
quello della Maledizione Senza Perdono. Era apparentemente meno intenso, ma in
grado di scoprire ogni nervo del corpo…Narcissa posò una mano sulla fronte del
figlio, e lui aprì gli occhi.
-
"Madre…allora?"
-
"Sta tranquillo, Draco. Ora so come far passare il
dolore…Severus aveva ragione…la Pozione sarà pronta tra poco, abbi pazienza
ancora un po’."
-
"Lui dov’è?"
-
Narcissa esitò, si stava chiedendo il perché di quella
domanda.
-
"E’ andato via…ovviamente." Rispose, poco attenta a celare
la propria sorpresa.
-
Draco invece si stava rivelando un attore migliore e più
capace della madre.
-
"Avrà avuto da fare." Biascicò, mentre chiudeva gli occhi.
Ma era altro che stava pensando. Dana avvertì uno strano tipo di sollievo
pervadere il cuore del ragazzo. ‘Per il momento è ancora al sicuro’.
Era questo che stava pensando. Ma a chi era riferito?
-
"E la zia?" chiese ancora il ragazzo, con voce ferma. Dana
però percepì la sua improvvisa preoccupazione. Non era ancora del tutto in
grado di controllarsi.
-
"Lei…" Narcissa esitò "Lei non verrà per un po’…credo. Ma
non ti devi preoccupare, so già cosa fare, in breve starai meglio."
-
Il ragazzo annuì e lasciò cadere l’argomento,
improvvisamente sollevato da un peso, ma a Dana non fu chiaro di cosa si
trattasse esattamente, perché Draco si ritrovò improvvisamente di nuovo
vittima del dolore, e nella sua testa non ci fu spazio per nient’altro.
-
Già, quella Maledizione ti perseguitava per giorni, prima
di cessare veramente…
-
Narcissa invece era un enigma. Qualcosa in quelle settimane
l’aveva fatta vacillare, la sua fede in Voldemort era diminuita, ma non lo era
la sua paura. Ed era incredibilmente confusa, incerta sul da farsi. Forse
troppo.
-
"Ora riposa. Quando la Pozione sarà pronta,
tornerò."
-
Dana si affrettò a seguirla per non rimanere intrappolata
nella stanza.
-
"Oh, mia Padrona." Squittì un elfo domestico "Abbiamo
bisogno di vostre delucidazioni, Signora"
-
Narcissa ridivenne di ghiaccio e guardò l’elfo senza
espressione.
-
"Arrivo." Sibilò.
-
Dana scrollò la testa. Non avrebbe ottenuto altro dalla
signora Malfoy, per ora. E poi aveva capito quello che le serviva capire.
Lasciò che la donna e l’elfo si allontanassero, poi si avviò verso le cucine,
ritrovò il corridoio da dove era arrivata e uscì, per poi Smaterializzarsi
fuori dalla proprietà.
-
-
Si era Materializzata senza pensarci troppo davanti alla
casa abbandonata dove si erano nascosti Harry e i suoi amici. Perché proprio
lì? Ferma impalata di fronte alla casa, con il naso all’insù, gli occhi fissi
al cielo scuro, si chiese perché era andata proprio lì, dove viveva una delle
persone che più odiava Severus. Eppure, dopo quello che aveva sentito, e dopo
la paura presa nel rendersi conto dell’assenza di emozioni in lui…quello era
l’unico posto dove voleva essere.
-
Perché? Perché tentare di riscattarlo con belle parole
davanti a Harry forse era più facile che tentare di farlo davvero, di andare
da lui (tanto ora aveva capito dove trovarlo) e parlarci, chiedere, implorare
se necessario, Schiantarlo e rinchiuderlo da qualche parte fino a riuscire a
farlo rinsavire…
-
Scrollò la testa, rifiutandosi di cedere all’insopportabile
pressione la petto che avvertiva ogni volta che ci pensava. Nella sua mente si
affacciava prepotentemente la parola ‘disperazione’. Era questo che la
attanagliava, e non solo per il semplice e ovvio fatto che odiava essere
confusa, ma soprattutto perché aveva una paura folle che lui si fosse perso di
nuovo, che fosse ridiventato quello che era stato un tempo, che di nuovo lo
avessero travolto i vecchi sentimenti di odio, frustrazione e bisogno di
riscatto e vendetta. Era una sensazione insopportabile…non poteva concepire di
averlo perso…
-
"Forza Dana, forza. Ci sono ancora molte cose da scoprire,
molte verità da cercare. Non fidarti solo dei tuoi occhi e delle apparenze.
Ricorda quanto possono ingannare."
-
Quindi si mosse verso la casa e, una volta davanti
all’entrata, bussò.
-
-
"Quindi non possiamo sbilanciarci con Narcissa…" bofonchiò
Tonks, che era arrivata dai ragazzi proprio pochi minuti prima.
-
"No, quella donna vuole proteggere il figlio, è chiaro,
ma…non sono affatto convinta che sia in grado di fare le scelte giuste. Se
credesse di avere più possibilità di salvarlo rivolgendosi di nuovo totalmente
a Voldemort, lo farebbe senza esitare." Disse Dana, seduta su una delle
poltrone impolverate della casa. Tonks la stava guardando in modo decisamente
strano.
-
"Qualcosa non va?" le chiese con fare gelido. Quando era
frustrata rischiava di diventare decisamente maleducata.
-
Tonks scosse la testa, facendo ondeggiare una chioma di
capelli ricci color melanzana.
-
"No, io sto bene. Sei tu a preoccuparmi. Sembra tu abbia
visto un fantasma."
-
"Mh, è vero…" convenne Hermione "Dana, vuoi
qualcosa?"
-
"No…no, grazie. Sto bene, sono solo un po’ stanca." Rispose
Dana, cercando di apparire rilassata, ma nello sguardo che le aveva lanciato
Tonks aveva scorto il sospetto. Però non il sospetto che avrebbe potuto
rintracciare nello sguardo di Moody o di altri…era un sospetto sul suo stato
emotivo. Era così evidente che era sconvolta? Non era affatto un buon segno.
Si era addestrata per anni ad essere impassibile, abile a celare ogni sorta di
emozione, e ora si tradiva in quel modo infantile e sciocco? No, non doveva
succedere.
-
Un moto di rabbia la pervase, mentre realizzava con
lucidità che era tutta colpa di quell’uomo…
-
Quell’uomo…
-
"Ha un nome, Dana. Lui ha un nome! Anche se ora è
terribilmente doloroso anche solo pensarlo…con Narcissa è sembrato così
naturale, così perfettamente a suo agio…ogni traccia mi porta a credere
che…oh, ma non lo accetto, assolutamente no! Devo vederci chiaro, devo
trovarlo, devo…devo…dovrei cominciare a…ad accettare una simile …ipotesi. No!
Maledizione, no!"
-
"Dana…" Harry le appoggiò una mano sulla spalla.
-
La giovane donna trasalì e lo guardò.
-
"Oh, scusate. Oggi non ci sono molto con la testa…comunque,
avete avuto modo di trovare altre tracce sugli Horcrux?"
-
Harry annuì, muovendo qualche passo controllato.
-
"Forse. Hermione ha trovato un vecchio diario di Corvonero
e sostiene che ci siano troppi riferimenti ad uno specchio, per essere
casuali. Forse è questo quello che manca…del resto, non ritengo poi così
plausibile che Riddle sia riuscito ad appropriarsi di qualcosa di
Godrig…"
-
"Si, in effetti. Del resto, tra le case di Grifondoro e
Serpeverde non è mai corso buon sangue, tranne in qualche rara eccezione.
Nella mente di Riddle probabilmente era più allettante trovare prima qualcosa
legato alle altre case."
-
"Rimane il fatto che brancoliamo nel buio per quel che
riguarda il luogo dove questo specchio possa trovarsi." Ron stava fissando un
punto indefinito del tappeto "E poi c’è il medaglione…boh, potrebbe essere
ovunque. Dovremmo capire chi lo ha preso veramente…"
-
Dana si drizzò come un fuso.
-
"Scusa?"
-
Harry la guardò sorpreso, poi si rese conto di non averle
mai spiegato nulla in merito a quel particolare oggetto. Con poche parole,
cercando di non ricordare per troppo tempo quello che era accaduto quella
notte, le spiegò del messaggio lasciato da R.A.B.
-
"Non abbiamo proprio idea di chi possa essere." Sospirò
Hermione, stropicciando l’angolo della pagina di un libro.
-
"Ma lo scopriremo, abbiate fiducia!" esclamò con sicurezza
e allegria Tonks.
-
Harry le sorrise e annuì.
-
"Beh, di sicuro non rimarremo con le mani in mano! Anzi, a
proposito di non rimanere immobili… quel libro che hai portato ad Hermione…non
so perché, ma ho il vago sospetto che dietro ci sia lo zampino
dell’Ordine."
-
Harry guardò Tonks con fare divertito e la ragazza ricambiò
lo sguardo con un’alzata di spalle.
-
"Si, Harry. A dire il vero diversi membri sono rimasti
ammirati dalla vostra determinazione, e siamo tutti perfettamente consapevoli
che siete in gamba, però non possiamo proprio pensare di rimanercene
tranquilli e lasciarvi da soli in una situazione come questa. So che non vi
piace che vi venga ricordato…ma, in fin dei conti avete solo diciassette
anni…"
-
"E quindi? Siamo in grado di badare a noi stessi!" sbottò
Ron. "Hermione è andata a procurarci non so quanti libri di Incantesimi, per
farci di nuovo lavorare come pazzi sulla nostra preparazione!"
-
"E vorrei ben vedere!" sibilò Hermione, mentre lanciava a
Ron uno sguardo in tralice "Cosa dovremmo fare? Sperare che quello imparato a
scuola ci basti?"
-
"Beh, certo che no!" ribatté lui, offeso.
-
"Il libro che vi ho portato vi servirà proprio a questo. È
un libro di Magia Bianca avanzata, molto avanzata. Viene usato nel corso di
addestramento degli Auror"
-
Gli occhi di Ron si illuminarono, e Harry si mosse in
direzione di Hermione, prendendo tra le mani il libro in questione. La
copertina era decisamente logora, ma le pagine all’interno erano quasi
perfette, solo un po’ ingiallite.
-
"L’edizione non è delle più recenti, ma è la migliore in
circolazione." Spiegò Tonks, mentre si alzava. La sedia su cui era seduta
cadde a terra e lei la risistemò con un gesto stizzito della bacchetta
"Scusate…"
-
A Ron sfuggì un risolino, ma fu subito bloccato da uno
sguardo rovente di Hermione, mentre Harry si mordeva un labbro per
trattenersi.
-
"Non saresti nemmeno tu, Tonks, se non fossi
così!"
-
"Si, credo proprio di si!" gli rispose lei, sorridendo.
"Ecco, vedi, i primi capitoli sono dedicati a cose che io e Alastor vi abbiamo
già insegnato, ma da qui in poi…sono cose nuove. Se per voi non è un problema,
potremmo organizzarci e incontrarci un paio di volte alla settimana, per
aiutarvi e vedere di mettere in pratica qualcosa. Certo…" si affrettò ad
aggiungere vedendo l’espressione di Harry "So che siete in grado di studiare
da soli, però questi incantesimi non devono solo essere studiati, ma anche ben
gestiti, e serve pratica, molta pratica. Ancor meglio se avete di fronte un
avversario fittizio. Noi verremo qui proprio per mettervi alla prova. La
vostra preparazione deve essere più completa possibile se volete…beh, vi
servirà."
-
"Vero." Intervenne Dana, che fino a quel momento era
rimasta in tranquilla contemplazione.
-
"Se vi servisse qualcuno per farli allenare, posso farlo
anch’io…più si abituano ad avere di fronte avversari, più saranno pronti ad
affrontare poi i Mangiamorte."
-
Tonks parve spiazzata dall’offerta di collaborazione, ma
non Harry.
-
"Mi sembra una buona idea. Del resto, i membri dell’Ordine
hanno anche altro da fare. In loro assenza potrebbe aiutarci lei…"
-
Hermione e Ron annuirono, mentre Tonks si stringeva nelle
spalle, indecisa sul da farsi. Infine sorrise e annuì.
-
"Allora avviserò l’Ordine di tener presente il tuo ruolo.
Ora devo proprio andare…tra poco inizia il mio turno di guardia."
-
Harry annuì e la lasciò andare, poi si volse verso i suoi
compagni di avventura e sorrise debolmente, scrutando pensieroso il libro di
Incantesimi Avanzati.
-
"Beh, almeno ora siamo certi che hanno capito quanto
facciamo sul serio. E l’idea di riprendere gli addestramenti di quest’estate
capita proprio a fagiolo."
-
"Lo penso anch’io…non siamo poi così preparati…" convenne
Hermione, perdendo lo sguardo oltre la finestra.
-
"Già, ce la siamo sempre cavata, ma con buona dose di
fortuna e aiuto, tutto sommato." Concluse Ron, sospirando ed esprimendo un
pensiero che, in fin dei conti, era nel cuore di tutti e tre.
-
"Però il coraggio è il vostro. La capacità di adeguarvi
alle situazioni, di far fronte all’imprevisto, la capacità di dare il massimo
quando è il caso…" sospirò Dana "Non siete ancora al massimo delle vostre
potenzialità, ma avete dalla vostra tutti gli elementi per
farcela."
-
"Grazie per la fiducia." Esclamò Harry, lanciando a
Hermione il libro "Forza genietto, stila un programma adatto ai nostri ritmi e
tempi! Da domani si ricomincia a lavorare duro!"
-
Hermione alzò lo sguardo e gli sorrise, divertita e
determinata.
-
"Poi però vedete di non venire a lamentarvi con me perché
dovete sgobbare!"
-
"Harry! Ma sei impazzito?!?!?" squittì Ron "Ma tu te li
ricordi i suoi piani per i compiti?"
-
Harry scoppiò a ridere nel veder la faccia falsamente
scandalizzata di Ron, e Dana rise con lui, mentre Hermione, sorridendo,
afferrava un cuscino lacero e lo scaraventava con forza contro Ron, che schivò
il colpo prima di ridere insieme a tutti gli altri.
-
-
Dana si guardò attorno leggermente preoccupata…quel posto
era un disastro! Hermione forse non conosceva molti Incantesimi di auto
pulitura della casa. Quasi con noncuranza, Dana ne scagliò qualcuno a terra e
sulle pareti. La carta da parati lacera e sbiadita sparì, portando via con sé
buona parte dell’impressione di decadente che aveva la stanza. Il pavimento
era scricchiolante, ma solido, e l’Incantesimo di Dana lo ripulì dai
centimetri di polvere che lo avevano protetto fino a quel momento. Contro una
parete era addossato un vecchio letto a baldacchino, ma mancavano i tendoni e
le nappe erano tutte sfilacciate…beh, a quello avrebbe pensato l’indomani. Per
fortuna almeno il letto era pulito. Ma non poteva di certo lamentarsi…i
ragazzi erano stati molto gentili ad ospitarla lì. Le sarebbero mancati i
Babbani, ma quello non era il momento dei rimpianti. Le poche cose che aveva
erano già state recuperate, compreso il Pensatoio e il ricordo di Harry.
-
Aprì la finestra, facendo entrare una folata di vento
freddo. L’inverno si stava avvicinando sempre più in fretta, e con lui
sarebbero sparite molte ore di luce. Mh, uno scenario non del tutto favorevole
per un addestramento, ma forse, tutto sommato, era meglio che i tre ragazzi si
preparassero al peggio.
-
Richiuse la finestra e decise di scendere giù e uscire in
giardino. Forse così sarebbe riuscita a calmare un po’ il proprio
cuore.
-
Fuori dalla porta sul retro c’era una piccola panchina in
legno, e sembrava fatta proprio per permetterle di rimanere fuori a pensare
per tutto il tempo che avesse voluto. Avvolgendosi bene nel pesante mantello
di lana, si rannicchiò contro lo schienale scricchiolante e guardò su. La
nebbia non lasciava spazio alle stelle…maledetti Dissennatori…ancora un po’ e
quella nebbia sarebbe diventata perenne! Doveva ucciderne qualcuno,
assolutamente!
-
"Non riesci a dormire?" disse piano una voce alle sue
spalle, facendole fare un salto.
-
"Oh…Harry…mi hai spaventata!" ammise, mentre si ricomponeva
con rapidità sorprendente.
-
"E non mi hai sentito arrivare?" chiese innocentemente
Harry, mentre le si sedeva accanto. Ma nella sua domanda non c’era nulla di
veramente innocente, Dana lo capì al volo.
-
"Non sono infallibile, no. Se sono troppo concentrata su
altro non mi accorgo di chi mi sta intorno. Ma se fosse diversamente, credo
impazzirei. Un empatico ha bisogno anche di momenti di tregua."
-
"Posso immaginarlo." Annuì lui, mentre giocherellava
distrattamente con la bacchetta e perdeva lo sguardo oltre la cortina di
nebbia che avvolgeva la casa.
-
"Non voglio che tu ti senta obbligata ad addestrarci. Siamo
bravi anche da soli…o almeno, sappiamo cavarcela."
-
"Non mi pesa, Harry. Davvero. E poi sono convinta che, per
quanto possiate mettercela tutta, una mano vi serva. Ma ora sono io che devo
chiedere una cosa a te. Sei sicuro di voler che sia io ad addestrarvi? Non
preferireste un membro dell’Ordine del quale vi fidate?"
-
"Ci fidiamo anche di te." Disse Harry con voce tranquilla,
mentre si volgeva a guardarla.
-
"Ma non nello stesso modo."
-
"Ed è proprio per questo che voglio che sia tu a pensare a
questa cosa. Voglio conoscerti meglio. Tu sei veramente un mistero" stava
parlando sinceramente, pur sapendo che, visti i pericoli che correva ogni
giorno, aprirsi con una persona estranea poteva essere anche un grosso errore
"Da quando ti ho incontrata non ho fatto altro che chiedermi cosa ti spingesse
veramente a fare tutto questo. Ci hai dato delle ottime ragioni, ma sento che
c’è dell’altro. Anche per te è una questione personale, vero? Intendo… più di
quel che posso immaginare da quello che ci hai detto."
-
Dana gli concesse un sorriso obliquo e annuì.
-
"Si. Parecchio più personale, in verità."
-
"E…hai visto il ricordo?"
-
"Si."
-
Harry rimase in silenzio qualche secondo, poi si disse che,
se voleva saperne di più, doveva decidersi a farle quella domanda. Ci stava
pensando sin da quando lei era arrivata con le notizie su Narcissa.
-
"E hai trovato qualcosa di interessante?"
-
Dana lo guardò, rimanendo impassibile e chiedendosi quale
significato dovesse attribuire alla frase del ragazzo.
-
"In verità si…e no. Mi ha fatto venire in mente ancora più
dubbi e mi ha dato poche risposte. Però…però qualcosa l’ho notata. Solo che,
sai, temo non sia il caso di parlarne."
-
"E’ per Piton, vero?"
-
Dana annuì, e dopo pochi secondi si trovò addosso gli occhi
verdi di Harry, che stavano scrutandola con tanta determinazione da lasciarla
sorpresa, ma ovviamente, non lo diede a vedere.
-
"Non puoi nemmeno dirmi in che rapporti sei con lui? Faccio
veramente fatica ad accettare l’idea che un persona che si sta votando alla
nostra causa come fai tu possa aver a che fare con lui."
-
Dana distolse lo sguardo e rifletté sulla risposta da dare.
Dirgli la verità sarebbe stato inutile, almeno per il momento. E forse sarebbe
stato pericoloso.
-
"Harry…un giorno o l’altro, prima che tutto questo sia
finito, credo che ti verranno date molte più spiegazioni di quel che credi…ma
alcune potrebbero non piacerti. Ora non è ancora il momento. Potrebbero
distrarti eccessivamente dal tuo obiettivo."
-
"Non credo! Distruggere Voldemort è l’unica cosa che mi
preme, ora."
-
"Mh, fidati, ci sono cose che non puoi immaginare…ti
distrarrebbero."
-
Harry fece per ribattere, ma lei lo bloccò alzando una
mano.
-
"Posso dirti però che conosco Severus da molti anni, e che
ho avuto modo di conoscerlo bene, forse più di chiunque altro. Credo che solo
Silente abbia saputo certe cose su di lui, oltre a me. L’immagine che ho di
lui è molto diversa da quella che hai tu. Il problema, ora, è capire se è
ancora quello che conoscevo, o se è cambiato…così tanto da tornare ad essere
un Mangiamorte."
-
Avrebbe potuto avere alle spalle anche il doppio della sua
esperienza, ma comunque Dana non sarebbe riuscita a mascherare l’amarezza
delle ultime parole. Non era possibile mentire, non in quel momento. E Harry
non era uno sciocco, sentì il tono che lei aveva usato. Forse fu quello a
farlo desistere dal fare altre domande. Rimasero in silenzio per un po’. Poi
Harry si alzò e le fece cenno di rientrare.
-
"Ormai fa freddo…e domani dobbiamo cominciare. Mi dispiace
per te, ma dovrai reggere i ritmi del piano di addestramento di
Hermione!"
-
"Mh, vedremo se lei sarà in grado di stare dietro al mio!"
ribatté Dana con allegria, facendo strabuzzare gli occhi a Harry.
-
"Non voglio nemmeno pensare che il tuo programma sia
peggiore del suo…quando sono uscito Ron stava tentando di farle capire che non
possiamo allenarci per tutte quelle ore nello stesso giorno!"
-
"Di quante ore si tratta?"
-
"Otto!" esclamò lui, falsamente scandalizzato.
-
Dana lo guardò e gli fece l’occhiolino.
-
"Rimpiangerete i programmi di Hermione!"
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Capitolo 5 *** Doti ***
4 Doti
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EDVIGE86. Ciao! E' sempre un piacere
che nuove persone mi lascino una recensione! Mi fa piacere che la mia storia
ti piaccia, e vedrai che in questo capitolo ci sarà uno sviluppo importante
proprio per Ron. Sei arrivata al momento giusto!
-
E finalmente,
per la gioia di tutte le sue fans (me compresa), entra in scena
Severus, in modo più autentico e più corposo.
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Buona lettura e buon anno nuovo a tutti!
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Doti
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-
Pigri fiocchi di neve stavano cadendo con costanza,
posandosi sulla neve del giorno prima. Il silenzio era quasi palpabile in
mezzo a quel boschetto, ma Harry sapeva che avrebbe dovuto essere in grado di
sentire anche il più piccolo e impercettibile rumore. Fece levitare a sé un
rametto che sporgeva dal tappeto bianco posatosi a terra. Lo scagliò con forza
alla sua destra, e lo vide colpito da un fascio di luce rossa quasi
subito.
-
L’avversario aveva capito dov’era. Si premette contro il
tronco dell’albero e si guardò attorno. Poteva giocarsi solo una carta…si
Smaterializzò e ricomparve dietro il tronco di qualche albero più in là.
Ripeté l’operazione diverse volte, ma il rumore che faceva permetteva sempre
all’avversario di individuarlo.
-
"Ma come diavolo fa?!?!" pensò con
rabbia, mentre si sentiva in trappola.
-
Per venirne fuori doveva solo affrontarlo, lo sapeva.
Nonostante avesse tentato di evitarlo, ora capiva che non poteva fare nulla di
diverso. Strinse la bacchetta e abbandonò il tronco dell’albero, proteggendosi
subito con un Incantesimo Scudo che rispedì al mittente un Incantesimo di
ostacolo. Ron volò a terra, colpito dalla forza del suo stesso Incantesimo, ma
non si fece cogliere troppo impreparato, rotolando subito su se stesso ed
evitando il secondo Incantesimo di Harry.
-
Ora erano uno di fronte all’altro, la bacchetta puntata e
lo sguardo fisso. Harry fece per scagliare un Incantesimo Non Verbale, ma Ron
lo precedette e lo deviò con sicurezza preparandosi alla controffensiva. Harry
però ormai si era abituato a quella strana capacità di Ron, ed era riuscito a
mascherare i propri pensieri quel tanto che gli bastò a disarmare
l’amico.
-
"Ben fatto! Sbaglio o questa volta siamo riusciti a
controllare i nostri pensieri, signor Potter?" chiese allegramente Dana,
seduta su una piccola seggiola che aveva fatto comparire dal nulla per
osservarli combattere.
-
"Si… in effetti…" ammise Harry, arrossendo leggermente. Era
così evidente che gli risultava difficile controllare i propri pensieri? Oh,
ma in effetti lo sapeva già, era un pessimo Occlumante.
-
"Però Ron sta diventando quasi pericoloso! Questa sua
strana capacità di capire sempre in anticipo cosa voglio fare mi spaventa!"
disse, mentre si portava istintivamente una mano al fianco destro, dove uno
degli Incantesimi dell’amico aveva centrato il bersaglio.
-
"Ti fa male?" chiese Ron, avvicinandosi con l’aria di chi
si sente terribilmente in colpa.
-
"No, tranquillo. E poi mi pare che anche i tuoi capelli non
se la passino tanto bene." Ridacchiò Harry, mentre Ron si portava in fretta
una mano al ciuffo bruciacchiato che gli stava alzato sulla testa.
-
"Si, bravo! Ricordami pure che sembrerò un porcospino per
diverse settimane!" borbottò Ron, mentre Hermione soffocava una
risata.
-
"E tu cos’hai da ridere?"
-
"Oh, nulla." Rispose lei con tranquillità, mentre si
avvicinava a loro. "Harry, forse dovresti lasciare che Dana dia un’occhiata al
tuo fianco."
-
Ron la fulminò con lo sguardo, ma lei diede segno di non
avvedersene.
-
"Si, forse più tardi. Prima però ceniamo, vi prego…non ne
posso più dalla fame."
-
"Harry ha ragione." Intervenne Dana "Prima sarà meglio
pensare alla cena. Chi ha il turno stasera?"
-
Hermione sbuffò e lanciò un’occhiata a Ron.
-
"Io e lui…"disse, mentre si avviava verso la casa, facendo
sciogliere la neve davanti a lei con la bacchetta.
-
"Oh, dillo pure con meno allegria, sai! Altrimenti rischio
di farmi strane idee!" saltò su Ron, mentre le stava dietro, ancora con la
mano appiccicata al ciuffo di capelli che Harry gli aveva
bruciacchiato.
-
"Non essere sciocco! Il problema è che tu sei un disastro
in cucina!"
-
"Si, parla la cuoca provetta. Sbaglio o l’ultima teglia di
pasticcio alle verdure è finita tutta br…"
-
"Ronald Weasley! Se tu non ti fossi allontanato dal
forno…"
-
"Quindi è colpa mia se si è bruciata"
-
"Certo!" esclamò indignata Hermione.
-
Harry rimase fermo a guardarli per un po’, giusto il tempo
di frapporre tra lui e loro quel minimo di distanza di sicurezza che gli
avrebbe evitato di essere eventualmente chiamato in causa in qualche modo da
uno dei due.
-
"Se hanno ancora tutte quelle forze per litigare, allora
non vi sto facendo lavorare troppo!" disse Dana, seguendo Ron e Hermione con
lo sguardo.
-
Harry si volse verso di lei così in fretta che il fianco
gli fece male.
-
"Non è così!" assicurò con aria sicura, stappando a Dana
una risata. Ogni tanto ci riusciva…
-
"No, davvero! Non aggiungere ancora ore di allenamento, o
finiremo con lo schiattare! Direi che sette al giorno sono più che
sufficienti!"
-
"Mh, si, credo abbia ragione tu… e poi, in due mesi avete
fatto veramente molti progressi. Sono contenta di questo."
-
Harry sorrise e si avviò verso casa.
-
"Moody un po’ meno! Ti ricordi che faccia ha fatto la
scorsa settimana, quando è venuto ad esaminarci?"
-
"Si…credevo gli sarebbe preso un colpo…" rispose lei con
leggerezza. "Deve bruciargli parecchio il fatto che una come me riesca ad
aiutarvi concretamente…"
-
Harry rimase un attimo in silenzio, poi emise un
sospiro.
-
"Non si tratta di te, lo sai. Sono le esperienze passate a
bruciargli. E non credo che sia l’unico a provare un sentimento
simile."
-
Dana annuì, cercando di far stare calmo il suo cuore. Cosa
doveva aspettarsi di diverso da loro? Dopo quello che era successo a Silente…
-
"Capisco, ma io sono Dana, nessun altro." Disse lei, con
voce atona.
-
"Lo capirà, prima o poi. Ne sono certo. E poi vedere i
risultati concreti che ci stai facendo ottenere dovrà pur valere a qualcosa? O
no?"
-
"Dici? Harry…veramente credi basterà? A volte è difficile,
sai, riuscire a far tacere quello che proviamo intimamente, nel bene e nel
male. Ci condiziona sempre. Tutto quello che possiamo fare è imparare a
controllarci, perché poche volte siamo veramente in grado di essere tanto
aperti da capire veramente come sia un persona, al di là dei nostri pregiudizi
e convinzioni."
-
Harry si volse e non ebbe esitazioni a guardarla in faccia.
Quello che aveva detto era vero. E, del resto, lui avrebbe mai potuto
controllare la sua diffidenza verso il Ministro o il suo odio verso Piton, per
non parlare di quello per Voldemort? Ma quelle erano situazioni diverse. Dana
stava parlando della quotidianità.
-
"Dici così per il fatto di essere stata marchiata? E di
averci dovuto fare i conti?"
-
"Anche… A scuola ero l’unica a non poter andare a nuotare
con le amiche. Nonostante tutto, il Marchio finiva con il vedersi, e anche se
alla fine ho imparato a nasconderlo, non ero ansiosa di ritrovarmi con addosso
la nomea di Mangiamorte…oh, non che nella mia Casa avrebbe creato troppo
scandalo, bada bene, ma…ho sempre odiato le etichette imposte dagli altri.
Volevo essere solo me stessa, o comunque essere io a determinare come gli
altri mi vedevano."
-
"E non è la stessa cosa?"
-
"No. Non per me. Sono…piuttosto brava a recitare, Harry. È
inevitabile per un empatico."
-
"Però non mi pare una cosa… insomma, trasparente" Ragionò
lui, mentre si avvicinavano sempre più alla casa.
-
"Non lo è se si è convinti che sia giusta solo la
spontaneità, ma a volte è bene sapersi controllare. Senza contare che, a
volte, quando attorno a me avevo persone particolarmente frustrate o di
cattivo umore (ed erano parecchie davvero) rischiavo di diventarlo anch’io. E
la frustrazione non è una cosa che mi appartiene. Quindi, per proteggermi ho
dovuto imparare a crearmi una maschera."
-
"E poi, con il tempo, è diventato normale comportarsi come
la maschera." Concluse Harry.
-
"Si, normale, e indubbiamente utile."
-
"Credo sia un po’ la caratteristica di quelli della vostra
casa, o almeno di quelli che si distinguono dagli altri, in un modo o
nell’altro."
-
Dana annuì e di nuovo si impose di stare calma, di non
pensare troppo al riferimenti implicito a Severus che c’era tra le parole di
Harry. Era vero che era brava a recitare. Sapeva controllarsi, e sapeva essere
esattamente ciò che le era più necessario sul momento, ma c’era una cosa che
riusciva sempre a farla vacillare. Era stato così fin dall’inizio, e quella
sua condizione non sarebbe mai cambiata. Severus sarebbe sempre stato il suo
punto debole.
-
"E di Ron cosa mi dici?" chiese all’improvviso Harry,
incapace di stare in silenzio. Anche lui aveva pensato a Piton, ma in termini
decisamente opposti a quelli di Dana.
-
"Cosa intendi…"
-
"Dana, avanti! Non sono uno stupido! Ron riesce a capire
sempre quello che penso e a prevedere le mie mosse prima che io riesca ad aver
fatto nulla…il commento che hai fatto prima è stato indicativo, anche se avevo
già notato il modo in cui lo tieni d’occhio. Di cosa si tratta?"
-
Dana sorrise, divertita e compiaciuta. Era dannatamente
sveglio.
-
"Forse sta sviluppando propensione naturale per la
Legilimanzia, ma non ne sono ancora certa. Vorrei provare ad addestrarlo un
pochino, giusto per capire quante capacità abbia, ma prima credo sia meglio
parlarne alla McGranitt."
-
Harry annuì e aprì la porta della casa, dove Ron e Hermione
stavano preparando la cena.
-
"No!" sbottò Hermione "Quante volte te lo devo dire?!?!
Basta sale! Ci vuoi far morire tutti?"
-
"Sei noiosa, sai? Questa roba non sa da nulla!"
-
Harry sospirò e Dana lo guardò con l’aria
divertita.
-
"Si decideranno mai?" Chiese la donna, mentre lanciava
un’occhiata furtiva dentro la cucina.
-
"Non so…ma a volte mi chiedo se sarebbe un bene o un
male…insomma…litigano sempre!"
-
"Pare che le coppie più durature nascano proprio così…"
commentò amaramente Dana, mentre faceva segno a Harry di seguirla.
-
"Avanti. Approfittiamo del tempo che ci rimane per dare
un’occhiata al tuo fianco."oi vedere i risultati concreti che ci stai facendo
ottenere dovrà pur valere a qualcosa?"!"rebbe evitato di essere
eventualment
-
-
Si erano riuniti attorno al caminetto poco dopo la fine
della cena. Dana e Hermione si erano come sempre impadronite delle poltrone
verdi, così Ron e Harry dovettero sedersi sul tappeto.
-
"Amico, qui la cavalleria c’entra poco…perché ho come
l’impressione che queste due si divertano a farci stare sul tappeto?"
bofonchiò Ron, lanciando sguardi di fuoco a Hermione.
-
"Posso solo ipotizzare…" sospirò Harry "Ma devo ammettere
che tu un pochino te lo sei meritato."
-
"Cosa? E quando?" chiese offeso Ron, mentre si voltava di
scatto verso Harry.
-
"Se non ricordo male, l’hai chiamata Miss Perfettini anche
questa sera. Se non sbaglio era la settima volta in tutto il giorno…siediti
sul tappeto e stai buono!"
-
Ron si incupì e incrociò le braccia, fissando il
fuoco.
-
Dana aveva fatto comparire i libri che avevano studiato
fino a quel momento. Avevano esaurito praticamente quasi tutto il programma di
addestramento degli Auror, e il libro che aveva dato loro Tonks si era
rivelato terribilmente utile. Dana aveva analizzato a lungo tutti gli
Incantesimi e le formule, e aveva fatto una selezione di quelli più importanti
e di quelli da imparare in un secondo momento. Tonks era stata d’accordo con
la scelta fatta ed era andata da loro per tre volte alla settimana durante il
primo mese. Poi però non era più potuta andare e Harry l’ultima volta l’aveva
vista molto preoccupata. Forse era successo qualcosa a Lupin. La sola idea lo
faceva agitare ancora, ma se fosse morto qualcuno li avrebbe sicuramente
avvisati. Per il momento, nessuna nuova buona nuova.
-
"Ragazzi, direi che potremo concentraci sugli Incantesimi
di gruppo d’ora in poi, che dite?"
-
"Di gruppo?" chiese Hermione, drizzandosi sulla poltrona
"Stai parlando degli Incantesimi Scudo di livello superiore e degli
Incantesimi Potenziati?"
-
Dana volse lo sguardo sulla ragazza e la fissò in silenzio
per un attimo.
-
"Ma quante volte hai letto quei libri?"
-
Hermione arrossì appena e attese la risposta alla sua
domanda.
-
"Si, in effetti vorrei che imparaste a creare attorno a voi
una barriera protettiva."
-
"A che scopo?" chiese Harry, improvvisamente
interessato.
-
"Se vi dovessero attaccare in troppi, sarebbe stupido
combatterli. E potrebbe essere che vi impediscano di Smaterializzarvi, quindi
dovrete proteggervi il più a lungo possibile, in attesa di
rinforzi."
-
"E questi rinforzi come potrebbero sapere che abbiamo
bisogno di aiuto?" chiese Ron, accigliato.
-
"Grazie ai vostri Patronus. L’incantesimo Scudo fatto in
questo modo permette che attorno a voi si crei una barriera che vi protegge
dagli Incantesimi lanciati dall’esterno, ma voi potreste far uscire il vostro
Patronus."
-
"Wow! Decisamente utile!" esclamò entusiasta Ron, mentre
Harry rifletteva.
-
"Sarebbe utile anche nel caso ci fossero feriti…"
ragionò.
-
"Infatti quello è il suo primo scopo; proteggere i
feriti."
-
"Allora direi che dobbiamo impararlo. E gli
altri?"
-
"Beh, intanto pensiamo a questo. Dovrete imparare ad
eseguirlo in modo tale da far convogliare le vostre energie magiche nello
stesso Incantesimo, e sarà piuttosto complicato. La potenza magica di una sola
persona lo renderebbe abbastanza forte solo se la persona in questione
possedesse un potere fuori dall’ordinario, quindi dovrete sempre essere almeno
in due per usarlo efficacemente. Questo è il suo limite"
-
"Che peccato." Commentò Hermione, accoccolandosi sulla
poltrona.
-
"Già."
-
Calò un meraviglioso silenzio, mentre Dana continuava a
sfogliare le pagine del libro di Magia Bianca Avanzata.
-
In verità un Incantesimo simile, eseguibile tranquillamente
da una persona sola, esisteva. Però era di Magia Nera. Aveva discusso a lungo
con i ragazzi e alla fine li aveva convinti del fatto che imparare le Arti
Oscure non fosse una buona idea. Per gestire quegli Incantesimi bisognava
essere disposti ad accettare quello che la Magia Nera rappresentava. Harry
stesso aveva dovuto ammettere che, nonostante l’odio provato verso Bellatrix,
non era riuscito a scagliarle addosso una Cruciatus decente, al Ministero.
Eppure lui avrebbe dovuto presto imparare l’Avada Kedavra, altrimenti non
avrebbe avuto alcuna possibilità contro Voldemort. Ma quello era un altro
problema. Dana era convinta che, al momento giusto, Harry avrebbe trovato la
forza per scagliare quell’Incantesimo.
-
Però tutto il resto della Magia Mera era stato bandito
dall’addestramento. Le uniche cose che aveva loro insegnato erano alcuni
Incantesimi tendenzialmente meno offensivi che aveva rintracciato nel libro di
Pozioni Avanzate del Principe.
-
Rileggere quel libro era stata una sofferenza…ci aveva
studiato anche lei perché Severus aveva voluto così, quando aveva iniziato il
suo sesto anno di scuola. Se la ricordava ancora la scena del gufo di famiglia
planare delicatamente sul tavolo della cucina e lasciarle la lettera di
Severus. Le diceva di non comprare Pozioni Avanzate. Le era parso strano che
le scrivesse, e per di più che le dicesse di non comprare un libro che poi
avrebbe dovuto usare durante le sue lezioni, ma non si fece domande. Nascose
la lettera per evitare che la madre la trovasse e non comprò il libro. Durante
il primo giorno di scuola lui l’aveva raggiunta subito, badando bene di non
farsi vedere dagli altri insegnanti, e le aveva dato il libro senza troppi
convenevoli. Aveva scoperto subito che era stato suo. Del resto, era empatica.
Però nonostante la sua empatia, non aveva ancora capito perché lui avesse
voluto farla studiare lì.
-
Era cominciato tutto così, con l’abitudine di prestarle
libri su libri, spesso su richiesta della ragazza. A Hogwarts non c’erano
libri di Magia Nera, ovviamente, ma nella libreria personale di Severus
qualcuno c’era ancora, anche se la copertina era stata accuratamente
trasfigurata.
-
In un anno e mezzo li aveva letti tutti e aveva imparato un
sacco di cose…già, solo un anno e mezzo, perché poi, negli ultimi mesi di
scuola…
-
"A proposito!" esclamò Harry, ridestando tutti i presenti
dai loro pensieri. "Hermione, hai più trovato indizi su quel diario di
Corvonero?"
-
Gli occhi della ragazza si dilatarono un attimo, poi
assunsero un’aria sconsolata e scrollò la testa.
-
"No Harry, mi dispiace. Sto rileggendolo per la terza
volta, e continuo a trovare strano che ci siano tutti quei riferimenti a cose
che si rispecchiano e che riflettono, ma non dice mai nulla di
esplicito…"
-
"Rimaniamo allora alla tesi dello specchio?" Chiese Ron,
guardando Hermione.
-
"Si, almeno per il momento. Ci servirebbe qualcos’altro su
cui indagare. Però a scuola tutto quello che c’era lo aveva già studiato
Silente…non so che dire."
-
"E non potrebbe essere che Corvonero abbia intenzionalmente
scritto così il diario, per permettere solo a qualcuno della sua casa di
trovare il suo cimelio?" chiese Dana.
-
"Si, potrebbe…ma allora dovrei chiedere a
Vitious…"
-
"No, puoi farlo benissimo anche tu." La interruppe Harry
"Sbaglio, o il Cappello Parlante aveva inizialmente pensato di metterti a
Corvonero?"
-
"Si…in effetti si, però poi ha preferito
Grifondoro."
-
"Sta di fatto che in te deve aver rintracciato qualcosa di
Corvonero. E, a sentire quel che dicono di quella Casa, credo che si tratti
dell’ingegno." Disse Ron, fissando di nuovo il fuoco.
-
Hermione lo guardò un po’ sorpresa e annuì appena, ma poi
lanciò a Harry uno sguardo perplesso.
-
"Ci sto provando, davvero…"
-
"Non lo metto in dubbio, Hermione. Vorrà dire che faremo in
modo di procurarci altri indizi." Disse Harry, con decisione.
-
"E come?"
-
"Forse posso pensarci io…tra tre giorni devo incontrare la
McGranitt a Hogsmeade. Potrei chiederle di cercare ancora tra i libri della
scuola o tra altri che possa ritenere utili."
-
"Devi trovarti con la McGranitt?" chiese Harry, sorpreso "E
quando pensavi di dircelo?"
-
"Ora." Rispose tranquillamente Dana.
-
"Prova a chiederle di darti Storia di Hogwarts. L’ho già
letto, ma all’epoca di certo non cercavo indizi per rintracciare un
Horcrux…"
-
"Va bene, vada per Storia di Hogwarts. Ora, se non vi
dispiace, io vi lascio. Sono piuttosto stanca."
-
"Buonanotte allora." Disse Hermione,
sorridendole.
-
Dana annuì e si allontanò. Mentre saliva le scale, si
ritrovò a sospirare e, una volta in camera, si sedette sul letto e prese tra
le mani il libro del Principe. Lo fissò per qualche secondo con sguardo vacuo,
poi si scrollò, allontanandolo dalla sua vista. Stava diventando sempre più
difficile controllarsi, e soprattutto controllare quello che provava. Ormai
era sufficiente che Harry alludesse a lui o che si parlasse di Horcrux perché
lei si ritrovasse a pensarlo.
-
"Non vedo l’ora che finisca tutto…ogni volta che penso a
dove sei ora, a come stai, a cosa stai facendo… sento mancarmi il fiato, tutto
diventa intollerabile e fastidioso…mi viene voglia di rompere qualcosa, di
urlare… Non posso accettare l’idea che tu sia di nuovo uno di loro…oh, ti
prego, fa che quello che ho avvertito a Diagon Alley fosse vero! Ti prego! Fa
che fosse lui, e che volesse far trovare a Harry l’Horcrux…per distruggerlo e
combattere Riddle, ti prego"
-
Il pensiero doloroso e bruciante che fosse solo una sua
vaga speranza la sopraffece prepotentemente come sempre. Perché si conosceva
bene, sapeva di non aver sbagliato nell’avvertire quell’emozione e nell’aver
individuato il suo proprietario, ma sapeva anche molto bene che un Mangiamorte
può giocare strani scherzi pur di avere un proprio tornaconto, e se lui era
ridiventato un Mangiamorte allora avrebbe potuto benissimo aver seguito Harry
per un altro motivo, e gioito per ragioni oscure e a lei ignote. Sospirò di
nuovo e sperò con tutto il cuore che quello stato di incertezza durasse ancora
poco. Odiava l’incertezza.
-
-
Si era dimenticata di quanto potesse essere chiassosa
Hogsmeade durante il fine settimana. Le vie erano invase da decine di studenti
decisi a distrarsi dallo studio e dalle preoccupazioni. Sembrava quasi che
nemmeno il pensiero dei Mangiamorte potesse fermarli. Scansò un gruppo di
Tassorosso troppo preoccupati dei propri acquisti per notarla, e si avviò a
passo svelto verso i Tre Manici di Scopa. Non entrava dentro quel locale da
diversi mesi ormai, e l’allegria di Madama Rosmerta le mancava. Pensare che
era stata usata da Malfoy…
-
Poco prima di intravedere l’insegna del locale, Dana notò
dall’altra parte della strada una ragazza con non più di sedici anni e i
capelli rosso fuoco. L’aveva intravista diverse volte tra i pensieri di Harry.
Non che andasse a ficcanasare tra gli affari del ragazzo, ma capitava che lui
pensasse così intensamente a quella giovane da rendere piuttosto facile a Dana
il vederne l’immagine. Ginny Weasley, se non aveva capito male.
-
Vicino a lei c’era un ragazzo dalla faccia tonda. Neville.
Somigliava molto ai suoi genitori. Dana scrollò la testa e si ricordò che per
loro non poteva fare nulla. Ci aveva provato, aveva fatto ricerche su
ricerche, ma la pazzia da Cruciatus era irreversibile.
-
Con loro c’erano altre persone cui Dana non seppe associare
un nome. Erano un gruppo tutto sommato ben nutrito e formato da membri di Case
diverse. Beh, i Serpeverde spiccavano per la loro assenza…ma questo era ovvio.
-
La ragazza dai capelli rossi però all’improvviso la notò e
parve rimanere un attimo sorpresa. Dana la guardò con fare tranquillo, e capì
al volo che la Signora Weasley doveva aver parlato alla figlia del nuovo
acquisto dell’Ordine. Ginny piegò appena la testa di lato e fece scivolare la
mano in tasca, probabilmente alla bacchetta, ma non disse nulla agli altri. Lo
sguardo che le stava rivolgendo non era ostile, non del tutto almeno. Dana
ebbe l’impressione che volesse dirle qualcosa, così l’accontentò. Sapeva che
era giocare scorretto…ma era pur sempre Dana!
-
"Sbaglio o stai cercando di farmi capire
qualcosa?"
-
Il fatto che Ginny stesse volontariamente mantenendo il
contatto visivo le rese le cose piuttosto semplici. Ginny sobbalzò appena
quando sentì una voce estranea entrarle nella testa, ma non distolse lo
sguardo.
-
"Guai a te se gli succede qualcosa." Pensò la giovane dai capelli rossi, e Dana inarcò le
sopracciglia. Era per Harry allora…
-
"Non gli accadrà nulla."
-
Ginny non rispose, continuò solo a guardarla in quel modo
per qualche secondo, poi distolse lo sguardo e fece finta di nulla, prendendo
sottobraccio una giovane dall’aria un po’ svagata e indicando la vetrina di
Zonko.
-
"Però! Che tipino! Del resto, non potrebbe essere
diversamente se Harry ne è innamorato, no?"
-
-
La McGranitt la raggiunse davanti al locale di Madama
Rosmerta, avanzando con qualche difficoltà, vista la quantità incredibile di
neve caduta in quei giorni.
-
"Non entrare. Non dobbiamo andare lì." Le aveva detto, non
appena l’aveva vista.
-
"Mh, buongiorno anche a lei!" esclamò allegramente Dana,
fissando con aria divertita la Preside, che le rivolse un’occhiata in tralice
e un mezzo sorriso.
-
Dana se ne sorprese, perché sapeva bene come Minerva
riservasse a poche persone quello sguardo. Aveva deciso di fidarsi di lei?
Strano, alla riunione tenutasi due mesi prima era parsa non del tutto
convinta.
-
"Dobbiamo andare alla Testa di Porco." Detto questo si
avviò verso il locale, con Dana che la seguiva in silenzio.
-
"Come mai proprio in quel locale?" chiese Dana, ricordando
a se stessa quante sventure erano state causate da un incontro avvenuto in
quel locale.
-
"Perché devo parlare con una persona." Rispose asciutta la
McGranitt.
-
"E lo fa davanti a me? Dunque ha deciso di fidarsi…quasi
non ci credo…"
-
Minerva McGranitt si bloccò di colpo e si volse a
guardarla.
-
"Ci sono novità, Dana, e credo che per chiarirle anche agli
altri membri dell’Ordine avrò bisogno del tuo aiuto…non sarà facile…ma non
chiedermi di parlartene ora, perché non è il luogo adatto e di sicuro non è il
momento."
-
Detto questo, ricominciò a camminare, rimanendo in silenzio
fino davanti al locale. Dana lanciò un’occhiata perplessa all’insegna
penzolante e ai vetri sporchi, poi sospirò e seguì la McGranitt dentro il Pub.
Andarono direttamente al bancone e si sedettero su due sgabelli alti, mentre
il gestore del locale faceva una smorfia e spariva oltre una porticina
minuscola. Di lì a poco tornò indietro, seguito da un vecchio alto e magro,
dall’aria un po’ svampita ma con gli occhi brillanti e vispi; era una
contraddizione vivente, o almeno così parve a Dana. A vederlo, lo si sarebbe
potuto giudicare un vagabondo capitato lì per caso, ma dietro quegli occhi
chiari e vispi era celata un’intelligenza notevole.
-
"Posso servirvi?" esordì l’uomo, guardando con aria allegra
le due donne.
-
"Per me un Wisky Incendiario."
-
"Una Burrobirra." Disse Dana, lanciando di sottecchi uno
sguardo alla McGranitt.
-
L’uomo si barcamenò con difficoltà tra bicchieri e
bottiglie, muovendosi con goffaggine, per poi portare loro quanto chiesto. I
suoi movimenti erano strani, e Dana si chiese se fossero naturali o solo
simulati.
-
Aveva posato i bicchieri davanti a loro, preoccupandosi di
mettere i sottobicchieri. Senza gesti bruschi, e anzi, apparentemente senza
aver fatto nulla, la McGranitt li fece sparire dentro la sua manica, e Dana le
lanciò uno sguardo neutro. Cosa stava facendo? Qualunque cosa fosse, decise
che era meglio assecondarla; probabilmente la persona che aveva detto di dover
incontrare era proprio quello strano vecchio.
-
Riflesso nello specchio dietro il bancone Dana vide
qualcuno osservare la scena, e decise che forse era meglio sfoderare la sua
famosa abilità recitativa, solo per sicurezza.
-
"Mh, questo posto è decisamente meno affollato che i Tre
Manici di Scopa…meno male…avevo già un gran mal di testa…allora, come
procedono le cose a Hogwarts? Spero che la riapertura non le abbia causato
troppi problemi."
-
La McGranitt la fissò sorpresa, ma solo per un
attimo.
-
"Tutto sommato credevo peggio. Pare che molti genitori
abbiano istruito i figli in modo tale da farli sentire autorizzati ad usare la
magia per difendesi anche all’interno della scuola…"
-
"Dal tono in cui lo dice sembra che le dispiaccia. Ma non è
forse meglio così?"
-
"Spiegalo a Lumacorno che si ritrova quotidianamente con
qualcuno della sua Casa colpito da Maledizioni Orcovolanti e
Tarantelle!"
-
"Se la stanno prendendo con i Serpeverde?"
-
"Si…e devo dire il vero, se non ci fossero i ragazzi delle
ES molte cose ci starebbero sfuggendo di mano…"
-
"Ma…non era il gruppo di resistenza alla
Umbridge?"
-
"Si. È stato ricostituito da alcuni alunni del sesto e del
settimo anno. E ci stanno veramente aiutando. All’inizio credevo che anche
loro si sarebbero fatti prendere la mano, ma mi sono dovuta ricredere subito.
Quella ragazza si sta rivelando veramente un osso duro…" commento la McGranitt
accennando un sorriso di approvazione.
-
"Chi? La Weasley?"
-
"Vedo che le notizie volano!"
-
Dana si limitò a sorridere. Si, era evidente che quella
ragazza era un osso duro.
-
"E cosa fanno allora? Cercano di tenere calmi gli
animi?"
-
"Di meglio. Stanno cercando di far capire che il problema
vero, la causa di tutto, è Tu-Sai-Chi, e che attaccare i figli dei Mangiamorte
non è di alcuna utilità, se non quella di aumentare il divario tra
loro."
-
"E’ una scelta piuttosto coraggiosa…" ammise Dana, ammirata
per lo spirito di questa famosa Ginny. Avrebbe voluto conoscerla.
-
"Si, molto." Sospirò la McGranitt.
-
"Senta, io avrei bisogno di chiederle una cosa…" disse
Dana, poco qualche istante.
-
La McGranitt la guardò con fare penetrante, e Dana le
sorrise, rassicurandola.
-
"Sa mio fratello…quel birbone dai capelli rossi…"
-
La Preside capì al volo e annuì.
-
"Pare abbia sviluppato doti di Legilimens…cosa ne pensa del
fatto di insegnargli qualcosa? Sono convinta che potrebbe tornargli utile, ma
è una dote che comunque espone a dei rischi. Come educatrice cosa ne pensa?"
chiese con aria innocente, incrociando le dita e posandoci il
mento.
-
Era estremamente divertente parlare in codice, e avere
davanti un’interlocutrice acuta come la McGranitt rendeva tutto decisamente
facile.
-
"Tuo fratello dovrebbe capire esattamente quali sono i
rischi di quest’arte. Sai bene anche tu che dovrà imparare anche a chiudere la
propria mente, quando è il caso…però credo che la scelta debba spettare a lui.
Se ha chiaro quali siano i rischi e decide di imparare lo stesso, allora
troverà anche le capacità per far fronte alle difficoltà."
-
Dana annuì, afferrando al volo. Era quello che aveva
pensato anche lei, ma la McGranitt aveva decisamente più esperienza di lei sui
rischi che doveva correre un membro dell’Ordine, quindi era la persona più
indicata per valutare cosa fosse meglio fare con le doti di Ron.
-
Con noncuranza, la giovane guardò di nuovo allo specchio.
Le loro chiacchiere avevano deviato l’attenzione.
-
"Dana…"
-
La giovane donna vide la McGranitt far comparire un pacco
da sotto il mantello, e fu svelta nel far finta di lasciarsi cadere di mano i
guanti.
-
"Oh, che sbadata." Sospirò, chinandosi per raccoglierli,
mentre il pacco scivolava sotto il suo mantello.
-
"Sono proprio un disastro!"
-
"Può capitare" rispose la McGranitt, finendo il suo Wisky.
"Tra poco cominceranno le vacanze di Natale. Penso che per qualche giorno
tutti noi andremo a rilassarci, ma poi mi piacerebbe tanto che tu venissi a
farci visita. Passare le feste tutti insieme sarà decisamente
interessante."
-
Dana la guardò, riuscendo a dissimulare la
sorpresa.
-
"Certo, molto volentieri!" esclamò sorridendole.
-
"Bene allora. Ti manderò un invito più preciso." Concluse
la donna, lanciandole uno sguardo significativo.
-
"La ringrazio. Ora però credo si sia fatto tardi. Sarà
meglio che andiamo."
-
"Si, penso anch’io."
-
-
"Stai scherzando? È di questo che si tratta?" chiese Ron,
meravigliato, mentre Dana si slacciava il mantello e posava il pacco che le
aveva dato la McGranitt a terra.
-
Riuniti di nuovo attorno al caminetto, stavano guardandola
tutti e tre, ma solo Hermione e Ron erano stupiti. Hermione pareva decisamente
preoccupata da quella notizia, tanto che non notò il pacco. Ron invece si
dimostrò entusiasta.
-
"Si. La tua è predisposizione alla Legilimanzia, ne sono
certa. Il punto è che, se deciderai di farti insegnare come sfruttarla, dovrai
essere anche in grado di proteggerti. Non puoi imparare solo a leggere nella
mente degli altri, altrimenti potresti finire con il trasmettere loro i tuoi
pensieri."
-
"Me ne rendo conto. Dovrò imparare anche
l’Occlumanzia."
-
"Si. Desolata, ma i tuoi allenamenti subiranno un
incremento notevole."
-
"Pazienza. Se posso essere utile, ben venga!" esclamò il
ragazzo, sfoderando un sorriso a trentadue denti.
-
"Ora non vantarti troppo!" lo ammonì Harry, con un sorriso
e una pacca sulle spalle.
-
"Aspetta e vedrai tu! Dopo questo, ti batterò di sicuro in
combattimento!"
-
"Non sperarci!" ribatté deciso Harry, mentre Hermione
alzava gli occhi al cielo.
-
"E, scusate, io dove verrei messa? Vorrei ricordarvi che mi
devo allenare anche io!"
-
"Beh, lo fai sempre, no?"
-
"No! Riesco a farlo decentemente solo con Harry e con Dana.
Con te non c’è verso! Mi eviti sempre e non mi fai provare! Ronald Weasley, se
userai la Legilimanzia per ostacolarmi ancora di più…"
-
"Io non ti ostacolo!" sbottò lui, voltandosi di
scatto.
-
"Allora come mai anche oggi hai scagliato si e no tre
Incantesimi contro di me? Come credi che potrò difendermi di fronte a un
Mangiamorte se non mi alleno come voi?"
-
Dallo sguardo che Harry le indirizzò, Dana capì che non era
la prima volta che i due affrontavano la questione, e lei sapeva bene che
Hermione aveva tutte le ragioni del mondo, ma non le era chiaro come una
ragazza sveglia come lei potesse farsi simili domande. Era così evidente il
perché Ron non la affrontava mai…
-
"Te la cavi benissimo!" ribatté Ron, volgendosi di nuovo
verso il fuoco e incrociando le braccia.
-
"Beh, io avrei anche questo da consegnarvi." Esclamò
allegra Dana, apparentemente incurante dello stato degli animi
presenti.
-
Allungò verso Hermione il pacco di libri, e la ragazza lo
prese senza entusiasmo, scartandolo. Fece scorrere gli occhi sui titoli dei
tre volumi che la McGranitt aveva mandato loro.
-
"Ce n’è uno utile per gli allenamenti…è tutto sugli
Incantesimi Scudo…incredibile!" esclamò, riprendendosi un pochino.
-
Poi tra le mani le scivolarono un paio di fogli.
-
"Qui c’è scritto ‘Scoprimi’…cosa vorrà dire?"
-
Dana si alzò dalla poltrona sulla quale si era appena
seduta e raggiunse Hermione.
-
"Quei due erano i sottobicchieri che quello strano vecchio
ci ha portato…e la McGranitt li ha nascosti.."
-
"Strano vecchio?" chiese Ron, ma Dana non lo badò. Prese
invece la bacchetta e la puntò contro i due fogli.
-
"Revelo."
-
In un istante i due fogli si trasformarono in due volumi di
modeste dimensioni, con incisi gli stemmi delle quattro Case di
Hogwarts.
-
Harry si avvicinò per vedere, mentre Hermione cominciava a
far scorrere lo sguardo sull’indice del primo libro. Gli occhi le si
dilatarono e aprì appena la bocca.
-
"Non ci posso credere…" bisbigliò, lasciando andare il
primo libro e leggendo l’indice del secondo.
-
"Incredibile…"
-
"Vuoi rendere partecipi anche noi di questo grande evento o
no?" chiese sarcasticamente Ron, ma Hermione non colse la provocazione. Rimase
in silenzio per un attimo ancora, poi alzò lo sguardo su Harry e sorrise,
raggiante.
-
"Questo ci sarà meravigliosamente utile! È la raccolta
delle note che i quattro fondatori scissero durante la costruzione della
scuola!"
-
"Quindi lì potrebbe esserci…" balbettò Ron, mentre Dana
sorrideva soddisfatta.
-
"La risposta a molti dei nostri problemi!" concluse Harry,
sentendosi scorrere nelle vene una sensazione molto simile alla
gioia.
-
-
Accanto al fuoco erano rimasti solo loro tre. Dana era
andata in camera sua ed Hermione aveva deciso di leggere qualche passaggio dei
nuovi libri. Ron invece continuava a fare commenti sul fatto di prendere
lezioni di Legilimanzia.
-
"Vedrai che te la caverai bene. Dana è un’ottima
insegnante"
-
"Non ne dubito! Spero solo che serva a
qualcosa."
-
"Certo che servirà!" lo incoraggiò Harry, facendosi
improvvisamente serio. "Però…pensandoci bene, vorrei che tu mi promettessi due
cose…"
-
Ron si volse a guardarlo con aria preoccupata, ma
annuì.
-
"Innanzi tutto, non strafare, soprattutto con i
Mangiamorte…se…insomma, non voglio che ti usino."
-
Hermione alzò lo sguardo dalle pagine che stava leggendo e
guardò Harry.
-
"Oh, Harry…"
-
"Non sto scherzando! Se io non mi fossi fatto giocare da
Voldemort…non sarei mai andato all’Ufficio Misteri…"
-
"Non è stata colpa tua, Harry." Disse Hermione, avendo
intuito che prima o poi sarebbero arrivati lì "Lo sai bene. In un modo o
nell’altro ti avrebbe attirato in trappola, e in ogni caso Sirius sarebbe
venuto in tuo aiuto. Eri tutto quello che aveva…pensi veramente che sarebbe
rimasto a casa ad aspettare, sapendoti in pericolo?"
-
"Hermione ha perfettamente ragione! Non sarebbe rimasto ad
aspettare che altri portassero notizie." Convenne Ron, mentre Harry annuiva
brevemente.
-
Avevano ragione, lo sapeva. E quante volte ormai si era
sentito dire sempre la stessa cosa? Ma a volte era difficile non farsi
prendere dal senso di colpa, e Sirius gli mancava.
-
"E la seconda promessa?" chiese Ron, riportandolo
intenzionalmente con i piedi per terra.
-
Harry lo guardò per un attimo con fare improvvisamente
imbarazzato, poi si disse che era meglio chiarirsi subito ed evitare
spiacevoli inconvenienti in futuro.
-
"Beh…non voglio che tu usi la Legilimanzia su di me. Salvo
casi di pericolo, ovvio."
-
"Si, si può fare…" rispose Ron, senza dare peso alla cosa.
Hermione invece indirizzò a Harry uno sguardo malizioso, cercando di
trattenere il sorriso che stava spuntandole sulle labbra. Il ragazzo ricambiò
per un attimo il suo sguardo, diventando improvvisamente dello stesso colore
dei capelli di Ron, poi tossicchiò un attimo e si alzò dal tappeto.
-
"Credo andrò a dormire anch’io. Ho bisogno di stendermi."
Disse in fretta, alzandosi con fare nervoso.
-
"Buona notte Harry." Rispose soave Hermione, mentre
continuava a guardarlo divertita. Lui le indirizzò un’occhiataccia e si
allontanò.
-
"Si, ‘notte." Si unì Ron.
-
Harry credette di essersela cavata, e così riacquistò un
po’ di tranquillità mentre si ritrovava davanti alle scale.
-
"Harry…però…perché non dovrei usare la Legilimanzia su di
te? Insomma, tra noi non ci sono segreti, no?" chiese Ron, sbilanciandosi
all’indietro e guardando verso l’amico, non visibile nitidamente a causa della
poca luce.
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Harry si pietrificò con la mano già appoggiata al
corrimano.
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"Harry?"
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Il ragazzo pensò fosse meglio salire le scale e far finta
di nulla. Si, decisamente meglio…non voleva trovarsi nei paraggi quando Ron
avesse capito.
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"Harry?!?!"
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Ron rivolse a Hermione un’occhiata preoccupata.
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"Non mi nasconde nulla, vero?"
-
Hermione alzò gli occhi al cielo e sorrise, accoccolandosi
meglio sulla poltrona.
-
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