Per Una Notte O Per Sempre

di Gloria Bennet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La luce di casa ***
Capitolo 2: *** Il conforto della notte ***
Capitolo 3: *** Il segreto di Damon ***
Capitolo 4: *** Everything has changed ***
Capitolo 5: *** Sorprese (in)aspettate ***
Capitolo 6: *** La dura verità ***
Capitolo 7: *** Oltre agli occhi ***
Capitolo 8: *** Il legame ***
Capitolo 9: *** La schiusa della farfalla ***
Capitolo 10: *** La parte migliore ***
Capitolo 11: *** Break me down ***
Capitolo 12: *** Incomplete ***
Capitolo 13: *** Broken ***
Capitolo 14: *** Iridescent ***
Capitolo 15: *** For Blue Skies ***
Capitolo 16: *** Una nuova alba ***
Capitolo 17: *** Ritorni imprevisti ***
Capitolo 18: *** Calcedonio & Issopo ***
Capitolo 19: *** La minaccia dalle tenebre ***
Capitolo 20: *** In punta di piedi ***
Capitolo 21: *** Nettare di vita ***
Capitolo 22: *** Una goccia nell'oceano ***
Capitolo 23: *** Una luce nell'oscurità ***
Capitolo 24: *** Mezzanotte di luci e ombre ***
Capitolo 25: *** La dipartita del pettirosso ***
Capitolo 26: *** Il cuore d'ematite ***
Capitolo 27: *** Impasse ***
Capitolo 28: *** L'Essenziale (Parte 1) ***
Capitolo 29: *** L'Essenziale (Parte 2) ***
Capitolo 30: *** Nel Fuoco ***
Capitolo 31: *** Il tramonto degli Argentum ***
Capitolo 32: *** Avvolti dalla luce ***
Capitolo 33: *** Spirit of grace ***
Capitolo 34: *** Et nunc et semper ***
Capitolo 35: *** Sotto la volta del sole ***



Capitolo 1
*** La luce di casa ***


1. La luce di casa


La casa è dove si trova il cuore

[Gaio Plinio Secondo]


 

Era una giornata luminosa e splendente quella in cui Bonnie McCullough aveva deciso di tornare a casa. Non sarebbe restata a Fell's Church per sempre, ma almeno avrebbe trascorso lí un mese. Aveva da poco terminato il trimestre all'universitá e, mentre le sue migliori amiche erano in giro per l'Europa con i loro rispettivi compagni a festeggiare la morte di Klaus e ricercare chissà quali nuovi misteri; lei aveva preferito tornare alle sue origini, alla sua casa: Fell's Church. Sembrava la scelta piú giusta in quel momento e anche se, sarebbe stata senza Elena e Meredith per un po', avrebbe cercato di godersi ogni singolo momento. La sua destinazione era il pensionato della Signora Flowers.

Non vedeva l'ora di rivederla. Le erano mancate le sue tisane di tutte le erbe possibili e immaginabili, il profumo speziato della sua cucina, l'aurea di luce che l'avvolgeva, preservando il suo anziano corpo e rendendolo persino piú giovane e vivo. E poi, dal momento che Theophilia era stata la sua mentore, desiderava farle vedere i progressi che aveva fatto come strega. Era cambiata da quando aveva lasciato la piccola cittadina. Non si riconosceva quasi più da come era prima. Aveva affrontato nuovi mali e tutto questo l'aveva resa più forte. Si era anche innamorata. Ed era da quasi due anni ormai che aveva una relazione stabile con Zander. Anche questo avrebbe dovuto dire alla Signora Flowers!


Bonnie guidó fino a Fell's Church, con il sole che brillava sopra di lei illuminandole la strada, decretando il suo ritorno alla luce. La luce di casa. Era una sensazione cosí forte. Un tepore che la riscaldava da quando era partita e che non l'aveva lasciata per l'intero tragitto. Percorse strade praticamente deserte in mezzo al nulla: boschi color smeraldo, campi di grano, fiumi color lapislazzuli... Sembrava che anche la natura festeggiasse il suo ritorno. Sembrava che le forze del cielo e della terra avessero deciso di guidarla in quel viaggio. Bonnie guardó meravigliata l'ambiente che la circondava, grata di essere quasi arrivata. Il cielo era sereno e il sole era più luminoso che mai. Non avrebbe potuto scegliere giornata migliore!

Fu con immensa gioia che distinse il cartello "Benvenuti a Fell's Church". Non poté trattenersi dal sorridere. Un sorriso ampio e felice le fece brillare il viso, mentre il suo sguardo si perdeva nel cielo."Bentornata a casa, Bonnie" sussurró, guardando ció che la strada aveva ancora da offrirle oltre l'orizzonte...


 

La casa è quel posto dove, quando ci andate, vi accolgono sempre.

[David Frost]


 

Non appena percorse il vialetto che l'avrebbe portata al pensionato, il suo cuore aumentó gradualmente i battiti. Pur essendo ancora dentro l'abitacolo, riusciva a percepire l'odore di casa, il profumo balsamico che impregnava l'aria lí intorno. Abbassó il finestrino e inspiró quella boccata d'aria pura e fresca. Poco dopo, svoltó e si ritrovó di fronte al giardino del pensionato. Da quando se n'era andata, erano cresciuti molti tulipani della stessa tonalitá del rosso dei suoi capelli e tra di loro, a distanza regolare, creando un insieme armonioso ed equilibrato, si scorgevano boccioli di rose nere. Bonnie li guardó meravigliata, immaginandosi il loro profumo e poi, parcheggió la sua piccola auto. Quando scese, si sentì ufficialmente a casa. Un raggio di sole la investí, impedendole di vedere la signora Flowers camminare, zoppicando, verso di lei, con un sorriso vivace stampato in viso.

"Bonnie, cara!" esordì, abbracciandola.

Bonnie la strinse a sé, sentendo tutto il calore del suo affetto.

"La vedo in splendida forma" le disse.

"Oh risparmiati pure il lei, puoi usare il tu con me"

"Okay, Theophilia" la guardó in pieno viso e solo allora si rese conto di quanto le era veramente mancata.

"Mi sei mancata"

"Anche tu, molto. So che hai molte cose da raccontarmi"

Bonnie le sorrise, non riusciva a fare altro da quando era arrivata a Fell's Church.

"Moltissime"

"Allora sei arrivata giusto in tempo per un buon té all'anice".

Insieme, percorsero il vialetto ed entrarono a casa...

Trascorsero almeno due ore di chiacchiere. Era necessario che si dicessero tutto ció che non si erano potute dire in quel periodo divise.

"E allora non c'e piú niente tra te e Damon?" soggiunse Theophilia, dopo che Bonnie le aveva parlato di Zander e di come si era sviluppata la loro relazione.

"No. Niente. Insomma, c'é sempre stato qualcosa da parte mia, ma non é mai stato ricambiato. Ora sono maturata e, è da tempo che ho voltato pagina."

"Capisco, cara, ma non pensare che i sentimenti solo perché non sono ricambiati, non possano crescere e diventare persino piú forti col tempo. Se si ama qualcuno é per sempre."

Bonnie non seppe cosa rispondere a quelle parole. L'avevano colta un po' alla sprovvista, perciò fu grata che in quel momento un gatto, apparso all'improvviso, le si acciambelò sulle gambe.

"E chi é questo amore?" chiese, mentre lo accarezzava dietro le orecchie.

"Bonnie, sono lieta di presentarti Damon"

Per un attimo, la ragazza pensó di non aver capito.

"Damon? Da quando é diventato un gatto?"

La Signora Flowers si mise a ridere.

"Mi erano mancate le tue battute. É un gatto che ho trovato in giardino qualche settimana fa e, visto il suo aspetto, non ho potuto far altro che chiamarlo cosí"

Bonnie lo guardó piú attentamente. In effetti il suo pelo era completamente nero e gli occhi erano talmente intensi e scuri da far pensare veramente che si trattasse di Damon.

"La somiglianza é impressionante, lo devo ammettere" sorrise, mentre continuava a sorseggiare il té. "A questo Damon sembro piacere molto, però"

Infatti il gatto continuava a godersi le coccole, facendo le fusa.


Poco dopo, la Signora Flowers guidó Bonnie su per le scale fino alla sua stanza.

"Ho sentito i tuoi genitori e mi hanno lasciato delle cose da darti prima di partire, sono giá dentro". La rossa la ringrazió e le diede un ultimo bacio sulle guance prima di congedarla. Quando aprí la porta, si stupí immediatamente. Quella stanza era senza ogni ombra di dubbio la migliore del pensionato, o almeno la piú bella in cui era stata. Sembrava la camera da letto di una principessa! Il letto a baldacchino era sontuoso e drappeggiato di seta nera. C'era un caminetto scoppiettante di fronte, davanti al quale c'era un divano, anch'esso nero come la notte. La finestra, con le tende scure, da cui filtravano i raggi del sole del tramonto, dava sul giardino di tulipani e rose. E c'era persino il balcone!

L'armadio era grande e antico come il resto della stanza. Accanto al camino c'era un baule e, al suo interno, Bonnie vi trovó ingredienti per pozioni e libri vari di incantesimi. C'era anche un biglietto della Signora Flowers.

"Eccoti, cara, un rifornimento di ingredienti vari e libri sulla magia giusto per restare sempre allenata. Naturalmente considera ogni cosa, dentro questo baule, tua."

Leggendo quelle parole dolci e generose, Bonnie sorrise ancora e si lasció cadere sul divano di pelle. I suoi occhi scuri si posarono sulle deboli fiamme all'interno, bastó una scintilla del suo sguardo per farlo scoppiettare di nuova energia. Si stava per appisolare, fissando i colori vivaci del fuoco, quando Damon, il gatto, saltò ancora sulle sue gambe.

"Sei proprio un furbacchione, sai Damon?!" disse, accarezzandolo ancora.

"Mi ricordi tanto una persona"

Si ritrovó a pensare a Damon, quello vero e, per puro caso o forse per destino, i suoi occhi si posarono sull'alta e stretta libreria a destra del camino. Tenendo in braccio il gatto si avvicinó e vide, incise nel legno, all'altezza dei suoi occhi, delle lettere. Formavano una parola, un nome. "DAMON"

In quel momento, la serratura scattò...

 

Gli incontri piu importanti sono già combinati dalle anime prima ancora che i corpi si vedano.

[Paulo Coehlo]
 

A/N

Post Destiny Rising. Dal momento che il finale della saga non mi ha soddisfatta, ho deciso di provvedere a inventarne uno io.
Questa è la mia prima Bamon fic e sono alquanto emozionata al riguardo. Non ho mai scritto su di loro e sarei proprio curiosa di sapere cosa ne pensate!
**
Buona Lettura & al prossimo capitolo ;)

-Gloria

PS: Ringrazio immensamente la mia cara BonBon http://www.facebook.com/BonBonGraphic per aver creato questa meravigliosa immagine, non la trovate stupenda?! Ho ancora gli occhi a cuoricino ogni volta che la guardo *.* Grazie mille tesoro!

 

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Capitolo 2
*** Il conforto della notte ***


2. Il conforto della notte

 

 

 

 

Nulla avviene per caso, tutto ha un senso per il divenire,

quasi ci fosse uno strumento segreto, meraviglioso,

fatto appositamente per organizzare la vita di ognuno  di noi

nel modo meno doloroso possibile, nel modo migliore,

nel modo desiderato, forse inconscio.

[Lorella Butturini]

 

In quel momento, la serratura scattò...

"Bonnie"
La prima cosa che vide, non appena si girò, furono due grandi occhi scuri. Talmente profondi e brillanti da sembrare gli abissi blu dell'oceano in piena notte.
"Damon" sussurrò, ritrovandosi all'improvviso senza voce, senza fiato.

Il suo equilibrio, per fortuna, non cedette e lei pur tremando riuscì a restare in piedi. Poi, con estrema difficoltà articolò una domanda.
"Che ci fai qui?"
Damon la guardò e sembrò andare oltre ai suoi occhi, dritto alla sua anima.

Si sentiva così vulnerabile e nuda di fronte a lui. Ancora.
"Sei stata tu a chiamarmi streghetta"
Bonnie lo guardò, interrogativa. Sì, aveva pronunciato il nome di Damon più volte quel giorno, ma si era riferita soprattutto al gatto. Dato che non disse più nulla, Damon continuò a parlare.

"E da quando ti piacciono i gatti?"

Solo allora Bonnie si rese conto che Damon, il gatto, era ancora tra le sue braccia. Quasi come sapesse che stavano parlando di lui, iniziò a miagolare.

"Deduco di piacergli" disse, sorridendo.

"Sta zitto Damon..” disse lei, guardandolo in quegli occhi magnetici da cui non riusciva a distogliere lo sguardo.

“..Sono lieta di presentarti un tuo simile. Questo é Damon, il gatto"
Per un attimo la sua bocca rimase aperta. Era incredulo.

"Cosa? Chi ha osato chiamare una bestiaccia del genere col mio nome?

Lo so che ho un bel nome, ma potevi evitare di chiamarlo come me"

Bonnie arrossi.

"Non é mio. É della signora Flowers e, per tua informazione, non mi hai ancora detto perché sei qui"
"L'ho sempre pensato che quella donna avesse un debole per me" fece il suo sorriso sghembo mentre parlava. Ora che ci pensava, non lo vedeva sorridere così da molto tempo. In quell'istante, Damon saltò giù dalle sue braccia.

"Perché sei qui?"chiese ancora.

"Non sei contenta di vedermi, pettirosso?"
Le sue guance divamparono.

"É da un po' di tempo che non ci vediamo, è normale che mi faccia piacere vederti. Però pensavo fossi da qualche parte, molto lontano da qui."

Damon le si avvicinò. Il suo respiro era così vicino al suo. Poteva distinguere ogni centimetro del suo volto. Il fuoco che scoppiettava faceva brillare ancora di più la sua pelle diafana. Schiuse le labbra.

"Questa é la mia stanza"

Bonnie lo guardò, sorpresa.

"Se ci sono io é perché adesso é la MIA stanza."

"Forse non hai capito, streghetta. Io, quando torno a Fell's Church, sto sempre qui. É come una casa per me e non ho intenzione di andare da qualche altra parte. Questa é la camera più bella"

"E anche la più nera" aggiunse lei.

"Esattamente. Mi rispecchia e, come puoi vedere, anche la scritta incisa sulla libreria lo testimonia" Passò il braccio dietro di lei e indicò, con la mano tesa, il nome inciso nel legno. Ora, erano ancora più vicini.
"Vorrà dire che prenderò un'altra stanza, Damon"

Odiava il fatto di non riuscire a ribellarsi a lui, ma era stanca e non le andava di battibeccare per tutta la notte. Piuttosto avrebbe ceduto per il bene supremo del sonno.

"Mi dispiace, pettirosso, ma le altre stanze sono occupate e/o inagibili, parole della cara signora ossessionata da Damon Francesco* Salvatore Flowers"

Bonnie sorrise, non sapendo se essere infastidita o divertita.

"Dove dovrei dormire, allora? Sul balcone?"

"No. Fino a prova contraria sono io il gentiluomo, perciò, a meno che tu non voglia darmi l'onore di dormire a letto con te, sarò lieto di riposare sul divano"
"I vampiri mica non dormono?" chiese lei.

"Sapessi quante cose possiamo fare mentre voi piccoli umani dormite. Se solo tu le potessi immaginare"

Preferì non pensare a cosa Damon potesse fare mentre lei dormiva. Con estrema fatica, si allontanò dal suo sguardo penetrante e andò in bagno a mettersi il pigiama, senza dire altro.

Anche il bagno era a dir poco regale. Era grande quanto la camera che aveva in casa dei suoi genitori. Era tutto di marmo e argento. E brillava come la luna. Ora che ci pensava sembrava proprio un bagno dai colori della luna. Non sapeva che ore fossero, ma il sole era già tramontato da un po'. Fuori dalla finestra si scorgeva il manto scuro del cielo trapunto di stelle. Si lavò i denti, si asciugò con gli asciugami che c'erano (grigi con ricami neri) e mise il pigiama. Quando uscì dal bagno, vide il profilo di Damon steso sul divano a scrutare il fuoco. Salì sul letto e dapprima rabbrividì al contatto con le fredde lenzuola nere poi si cominciò a scaldare.. Anche grazie alla presenza del gatto ai piedi del letto. Solo allora si accorse che Damon si era girato verso di lei. Il suo torso era nudo, ma non sembrava aver freddo. Indossava dei pantaloni scuri che gli erano un po' larghi. Ma era bellissimo, come sempre.

"Hai fatto presto"

Bonnie lo guardò intensamente.

Era davvero Damon il ragazzo che era lì con lei? O era solo un'altra delle sue stupide visioni?

"Sei davvero qui, Damon?"gli chiese, con voce tremante.

Una parte di lei non voleva sapere la risposta. Temeva si trattasse solo di un sogno. Damon ricambiò il suo sguardo.

"Se non fossi reale, non ti starei fissando e..."

All'improvviso scomparve dal divano per riapparire accanto a lei, sul letto.

" e non potrei toccarti" le sfiorò la mano.

Era reale sì, lo era. Bonnie non seppe cosa dire. Guardò il suo petto alzarsi e abbassarsi al ritmo del suo respiro e seppe che era vero. Ora era a casa. Finalmente. L'ultima cosa che vide, prima di addormentarsi, furono i grandi occhi scuri di Damon.


 


 

Un uomo percorre il mondo intero in cerca di ciò che gli serve e torna a casa per trovarlo.

[George Augustus Moore]


 

Damon non dormì quella notte.

Non era una novità.

A lui non piaceva dormire. Pensava fosse tempo perso. Anche se il concetto di tempo era per lui infinito, non poteva fare a meno di desiderare di vivere appieno ogni singolo istante. Per questo, quella notte decise di non dormire. Era trascorso troppo tempo da quando era stato per l'ultima volta con Bonnie. Ora che l'aveva ritrovata, voleva godersi quegli attimi preziosi in cui la streghetta si lasciava abbandonare al mondo dei sogni, diventando vittima delle creature della notte o loro artefice. Perché lei era molto più forte di quanto gli altri pensassero. Damon l'aveva sempre saputo. E ora, da quando stava con Zander, sembrava essere diventata persino più forte. Era cambiata, pur restando la stessa. Si avvicinò a lei e la guardò. I suoi capelli sciolti e ondulati sul cuscino, il petto che si alzava e abbassava al ritmo dei suoi respiri, la bocca socchiusa... Avrebbe potuto toccarla, tanto non avrebbe sentito nulla. Ma non lo fece. Voleva rispettarla. Voleva che fosse d'accordo con le sue decisioni. Non che gliene importasse, naturalmente. Si trattava solo di rispetto. Questo era quello che credeva. Così restò fermo, a pochi centimetri da lei, senza respirare, senza fare rumore per non disturbarla e la stette a guardare.. Il gatto stava dormendo beato e, a volte, non appena Damon sorrideva, si stiracchiava anche lui felice, come a voler rispecchiare le sue emozioni. Bonnie stava continuando a sognare. Le sue labbra erano tese in un sorriso e le sue lunghe ciglia sembravano proteggere ciò che i suoi occhi stavano vedendo in quel momento. Chissà quale sogno si celava dietro a quelle palpebre? Chissà quale segreto nascondevano quelle ciglia? Chissà quale desiderio represso? Queste e mille altre domande non fecero chiudere occhio al vampiro. Sapeva che cos'erano i sogni. Che importanza avessero. Forse avere incontrato di persona il signor Freud era stato utile. Quella notte restò a vegliare su di lei finché le tende scure non si tinsero di cremisi. Il sole stava sorgendo e, veloce come un battito d'ali, Damon volò via attraverso la finestra aperta verso un nuovo giorno, in cui, forse, non sarebbe stato più solo.

 

I sogni cedono il posto alle impressioni di un nuovo giorno

come lo splendore delle stelle cede alla luce del sole.

[Sigmund Freud]

 

 

 *Non sono sicura sia questo il secondo nome di Damon, ma mi sembrava di averlo letto da qualche parte. In ogni caso anche se non ce l'avesse gliel'ho aggiunto io.


A/N

Eccovi il secondo capitolo!

Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/da ricordare. E anche tutti i lettori silenziosi ;) Sono felice di ogni singola recensione e spero che questo secondo capitolo sia altrettanto gradito.

Finalmente Damon é tornato. E' stato un piacere raccontare il loro incontro...per questo ho preferito dedicare un intero capitolo al loro ritrovarsi: c'erano troppe emozioni da descrivere e non volevo essere troppo affrettata!

Buona Lettura (:

- Gloria




 

 

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Capitolo 3
*** Il segreto di Damon ***


  • 3. Il segreto di Damon


  •  


     

    Un raggio di sole si posò sul volto di Bonnie, facendole aprire gli occhi. Inspirò il profumo dell'inverno che si insinuava dalla finestra aperta, mentre una gioia travolgente la avvolgeva nel suo tepore. Il camino era ancora acceso e, ai piedi del letto, Damon si stava stiracchiando.

    «Buongiorno, dormiglione» gli disse, accarezzandolo sotto il collo mentre faceva le fusa.

    Era da un giorno che era tornata e sembrava passata un'eternità. Sembrava che non se ne fosse mai andata veramente. E se fosse stato così? Magari il tempo trascorso a Dalcrest, lontano dalla signora Flowers, dalla sua famiglia, era stato tutto un sogno. Mentre accarezzava Damon si accorse che la porta del bagno era aperta. Ma lei l'aveva chiusa.

    Sì, era certa di averla richiusa. La sera precedente, dopo essersi lavata, aveva chiuso la porta. Eppure ora era aperta.. Lasciò che Damon si lavasse sul letto, leccandosi accuratamente e si alzò. Mise le pantofole e, chiamò la signora Flowers.

    «Theophilia, sei tu?»

    Nessuna risposta. Pensò agli incantesimi difensivi che conosceva e aprì di più la porta. Sarebbe entrata e avrebbe protetto la sua stanza. Non poteva fare a meno di domandarsi perché il male la seguisse dappertutto, ovunque andasse. Sembrava fosse una calamita che attirava a sé disgrazie. In ogni caso, Bonnie non si sarebbe preoccupata se non fosse stata così potente. Da quando i suoi poteri erano cresciuti, era diventata più protettiva nei loro confronti. Spalancò la porta e vide qualcuno nella doccia che si stava mettendo l'asciugamano intorno alla vita. Istintivamente, sbarrò gli occhi. Come aveva potuto essere così stupida? Era solo Damon! Solo Damon! E anche se era nudo (a parte un piccolo asciugamano messo alla meno peggio) non poteva considerarlo una minaccia! Prima che lui si voltasse verso di lei, Bonnie fece per uscire dal bagno, ma qualcuno le impedì di farlo, bloccandole l'uscita. Era Damon, ancora una volta.

    «Che c'è, pettirosso? Te ne vai prima ancora di vedere lo spettacolo?»

    Bonnie si perse per un attimo nei suoi occhi bagnati e nel suo corpo bagnato.

    «Buongiorno anche a te, Damon! Pensavo te ne fossi andato a caccia»

    «Ci sono già andato. Ecco perché mi stavo lavando»

    «E non sai che si chiude la porta del bagno?» gli disse lei.

    «Che gusto ci sarebbe poi nel non farti vedere niente? Senza contare il gusto nel vederti arrossire..» «Ahahahah, sei sempre lo stesso, Damon Salvatore. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio»

    Damon la fissò, amareggiato.

    «Non sono lo stesso. Ho vissuto per secoli e sono cambiato di più in questi ultimi anni che in tutta la mia esistenza»

    Bonnie non voleva ferirlo. Non pensava che Damon potesse mai offendersi per quello che lei gli diceva. In fondo, si erano sempre presi in giro. Era parte del loro rapporto unico e insostituibile.

    Si divertivano, stando insieme. Prendendosi costantemente gioco l'uno dell'altra.

    «Non intendevo dire questo, Damon. Essere lo stesso non é necessariamente un difetto, anzi. Non cambiare significa avere certezze, essere costanti» gli accarezzò le spalle.

    Lasciò che le sue mani, prima che la ragione le bloccasse, si adagiassero su di lui, dandogli conforto. Damon guardò le sue mani toccarlo con delicatezza, come se fosse fragile.

    Come se si potesse spezzare, se qualcuno l'avesse toccato con forza.

    Come se fosse qualcosa di prezioso da proteggere e sapeva, lo sapeva che se il suo dannato cellulare non si fosse messo a squillare l'avrebbe baciata, coprendo la distanza che li separava col calore delle sue labbra.

    «A quanto pare il tuo lupo ti sta cercando, saggia streghetta»

    Bonnie tolse le mani dalla sue pelle e uscì dal bagno, senza smettere di guardarlo, senza smettere di dirgli silenziosamente che a lei sarebbe sempre piaciuto, fosse rimasto lo stesso o fosse cambiato.


     

    Cos'è che non muta mai, anche se tutto muta?

    È l'amore, e amore è solo quello

    che mai si muta in qualcos'altro.

    [Soren Kierkegaard]


     


     

    «Bonnie cara, cosa ti ha detto Zander?»

    Erano in cucina a preparare pozioni varie e Theophilia la stava tempestando di domande sul suo ragazzo lupo.

    «Mi voleva solo salutare, niente di speciale. É stato molto carino, però. Mi ha detto che gli manco giá e che non vede l'ora di rivedermi»

    «E a te manca?»

    Bonnie la guardò, un po' stupita.

    Certo che le mancava, era il suo ragazzo, no? Eppure avrebbe mentito se avesse detto che ne sentiva la mancanza.

    «Beh, credo che sia passato troppo poco tempo per sentirne già la mancanza. Non lo vedo da solo ventiquattro ore»

    La signora Flowers la guardò e sorrise, ma non le rispose.


     

    Quel pomeriggio, dopo pranzo, andarono nella cantina di Theophilia a provare le varie pozioni.

    «Ne abbiamo fatte tre» esclamò lei.

    «Esatto, però questa non é ancora completa»

    La signora fece scorrere il dito lungo la lista degli ingredienti..

    «Mancano le radici e i fiori di aconito*. Qui dice di grattugiarne una manciata dopo tre ore dalla fine della cottura. Però qui non ci sono»

    «Mi pare di averle viste nel baule, in camera» disse Bonnie.

    Salì di corsa le scale per raggiungere la sua stanza.

    Una volta aperta la porta, trovò Damon a dormire sul divano, steso lungo tutta la sua superficie a fare le fusa. Raggiunse il baule e lo aprì. L'aconito era dove si ricordava di averlo visto, proprio nel fondo. Prese il sacchettino che lo conteneva e stava per andarsene, quando le cadde per terra, di fronte alla libreria. Lo raccolse e il suo sguardo si riposò sulla scritta "Damon".

    Perché Damon aveva inciso il suo nome nel legno? E perché proprio in quel punto?

    Quella libreria, pur essendo alta e esile, era colma di libri. Non pensava che Damon potesse dilettarsi a leggere, lei adorava farlo, ma non credeva che la lettura fosse qualcosa che si adattava al vampiro tenebroso. La sera prima non aveva avuto modo di guardare i libri che c'erano, ma l'avrebbe fatto quella sera stessa. Avrebbe desiderato farlo ora, ma l'arte suprema della stregoneria la stava chiamando. Doveva raggiungere Theophilia.


     

    Tornata in cantina, le sue narici furono invase dal profumo delle pozioni.

    «Trovato?» le chiese la signora Flowers.

    Bonnie glielo porse.

    «Oh no, cara, mettilo pure tu nel calderone» la ragazza pronunciò l'incantesimo e gettò l'aconito dentro. La pozione si tinse di una tonalità scura come la notte.

    Subito, tutte le luci si spensero e loro restarono al buio, avvolte dall'oscurità.

    «Lucem veni mihi» disse Bonnie e la luce ritornò.
    «Ha funzionato» disse Theophilia.
    «Doveva solo venire buio?» chiese lei, sorpresa.

    «No, doveva tenere lontano le forze del male. Ora Damon non può più entrare»
    Bonnie la fissò, incredula.

    «Ma perché non dovrebbe entrare?»

    «Sai anche tu che é meglio così. Quel vampiro é solo una fonte di distrazione»

    «A me sembrava più che altro un amico. Un amico che si é sacrificato per salvarmi e che ha fatto il possibile per salvare Fell's Church».


     

    Gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare,

    affrontandone le conseguenze.

    [Paulo Coelho]


     


     

    Bonnie non sapeva che, fuori dalla cantina, Damon stava ascoltando la loro conversazione.

    Così era un amico per lei. Una persona che si era sacrificata per il bene della comunità. Un eroe. Sorrise. Se solo avesse saputo che anche lui pensava le stesse identiche cose di lei.

    Era un piacere sapere che, nonostante tutto, nonostante la presenza scomoda di quel lupacchiotto, la stima che Bonnie provava nei suoi confronti era rimasta invariata. Nonostante tutto, lei lo apprezzava ancora. E, se quella stregaccia della Flowers pensava davvero di poterlo tenere lontano con un incantesimo del genere, si sbagliava di grosso. Era per questo motivo che aveva cosparso la sua camera di erbe "antiFlowers", come le chiamava lui. Erano erbe immuni agli incantesimi della vecchia, miscelate insieme a bezoar e carbone attivo*. Ancora una volta, era un passo avanti agli altri. Si arrampicò sulla quercia più alta del giardino e guardò dentro la sua stanza. Bonnie stava cercando qualcosa nel baule. Sembrava completamente coinvolta dalla sua ricerca. A quanto pareva, però, non riuscì a trovare quello che cercava lì dentro. Così si incamminò verso la libreria e iniziò a pronunciare parole incomprensibili in latino. Dei grossi volumi iniziarono a cadere, finché non caddero tutti. Damon si irrigidì. Ne era rimasto solo uno sulla mensola più alta. Bonnie lo attirò a sé e, tentò di aprirlo, ma non ci riuscì. Provò con un incantesimo, ma anche quello non funzionò. Solo Damon aveva la chiave. Solo lui avrebbe potuto aprirlo. Era suo e nessun altro l'avrebbe potuto aprire. Neanche Bonnie.


     

    Io non rivelo mai i miei segreti,

    ma amo terribilmente che siano gli altri a scoprirli,

    poiché in tal caso posso sempre smentirne la veridicità.

    [Michail Jur'evic Lermontov]


     


     

    Non se l'aspettava proprio da Theophilia. Insomma, il pensionato era di sua proprietà e avrebbe potuto fare quello che voleva, ma chiedere il suoi aiuto per una pozione il cui scopo era allontanare Damon era decisamente troppo. C'era un limite a tutto. Per questo, non appena rientrò in camera, si fiondò a cercare il controincantesimo. Nel baule non trovò niente. Così si mise a cercare nella libreria. Damon non si era mai interessato alla stregoneria, ma quella libreria era piena di libri. Almeno uno avrebbe potuto essere quello che stava cercando. Per fare più veloce chiamò a sé "i libri di cui aveva bisogno". Tutti caddero dalle loro mensole, lasciandole vuote.. Tutti, tranne uno. Era sullo scaffale più alto e la sua copertina era di seta rossa. Lo attirò a sé e tentò di aprirlo. Era chiuso. E non era un vero libro. Era finto. C'era un lucchetto a sigillarlo. Qualunque cosa si trovasse all'interno non era visibile. Provò a infrangerlo con un incantesimo. Non accadde nulla. Non si poteva aprire. E apparteneva a Damon. Sicuramente era stato lui a chiuderlo e solo lui aveva la chiave per aprirlo. Quello che non sapeva, oltre a dove potesse essere la chiave, era la ragione per cui l'aveva nascosta. Ma l'avrebbe scoperto. Era una delle streghe più potenti e Damon Salvatore non poteva avere segreti, non per lei.

     

     

    Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato,

    né di segreto che non sarà conosciuto

    Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre,

    sarà udito in piena luce.

    [Vangelo]

     

     

    * Questa pianta é anche nota col nome di “strozzalupo”, ma è anche contro i vampiri. L'ho scelta perché, al contrario della verbena, era meno scontata e Bonnie non avrebbe capito le intenzioni della Signora Flowers.

     

     

    * Bezoar e carboni attivi vengono usati contro alcuni incantesimi e intrugli vari velenosi.

     

     

    A/N

     

    Eccomi qua, col terzo capitolo!

    L'ho pubblicato stasera solo perchè, nel caso domani finisse il mondo, vorrei almeno farvi leggere questo ;) Naturalmente ringrazio ancora una volta, tutti coloro che hanno recensito, messo la storia tra le seguite e/o preferite...Siete fantastici!

    Fatemi sapere cosa pensate anche di questo capitolo!

    Intanto,

    abbraccio tutti :*

     

    - Gloria

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    Capitolo 4
    *** Everything has changed ***


    4. Everything has changed


     

    Dopo aver scoperto quel libro, Bonnie decise di non farne parola con nessuno. Si fidava di Theophilia, ma non completamente. Non dopo che le aveva mentito. E di sicuro non l'avrebbe detto a Damon. Meno sapeva, meglio era. Gli unici a conoscenza di quel segreto erano lei e il gatto. Entrambi non avrebbero proferito parola. L'unico problema era che avrebbe dovuto vedere Damon fuori dal pensionato, ora che non poteva più entrare. E le dispiaceva più di quanto volesse ammettere. Cercò in tutti modi un antidoto possibile, ma non ci riuscì. Andò a dormire, quando ormai era quasi giorno e, non vedendo la sua sagoma scura stagliarsi contro le fiamme brillanti del camino, si rattristò. Almeno era rimasto l'altro Damon a farle compagnia. Ma, per sua sfortuna, non sarebbe stato fastidioso quanto quello vero.


     

    Damon non voleva vedere il suo pettirosso. Insomma l'avrebbe sempre voluta vedere, ma in quel momento migliaia di domande si stavano insinuando nella sua testa. Bonnie era sveglia e brillante. Sarebbe riuscita ad aprire quel libro? A svelare quella parte di sé che non rivelava da anni, forse addirittura da secoli? Non poteva permettere che accadesse, né ora, né mai.

    E poi sapeva che lei aveva sempre tenuto a lui, ma non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che avesse passato tutto il giorno a cercare un rimedio all'incantesimo che avrebbe dovuto tenerlo lontano. Non capiva il perché o forse, lo capiva a tal punto, da non volerlo sapere.

    Era chiaro che Bonnie lo volesse rivedere ed era certo che questo non sarebbe stato un bene per lei, ma neanche per lui. Così trascorse la notte volando tra gli alberi, nascosto dalla sua identità volatile, confondendosi tra gli altri corvi.


     

     

    Le persone che si amano possono essere separate dalle circostanze della vita ma,

    anche se solo in sogno, la notte appartiene a loro.
    [Patti Smith]

     

     

     

    Il giorno seguente Bonnie uscì dal pensionato per andare in centro città. Voleva andare al parco. Confondersi nel verde della vegetazione. Dimenticare chi fosse. Dimenticare che il mondo era infestato dal male e il suo compito era quello di liberarlo. Tentò anche di dimenticare Damon, ma questo era impossibile. Più si convinceva di non pensarlo, più desiderava averlo accanto a sé.
    Trovò conforto nella lettura. Si portò al parco un volume che aveva trovato in libreria, intitolato “The Nine Unknown”*. L'aiutò a distrarsi, a lasciarsi andare al piacere infinito dell'immaginazione. A librarsi, volando in alto nel cielo, sentendosi meno sola. Faceva freddo, ma quelle pagine la scaldavano.


     

    Come back and tell me why
    I’m feeling like I’ve missed you all this time,
    And meet me there tonight
    And let me know that it’s not all in my mind .

    [Everything has changed]

     

     

    La sera arrivò ancora e insieme al suo manto scuro giunse anche la solitudine. Bonnie si sentiva sola. Le mancava Zander. Ora poteva dirlo, ma soprattutto le mancava Damon. Sapere che non sarebbe più potuto entrare la rendeva triste, molto triste. Era come se quella stanza avesse perso il colore che non aveva mai avuto senza di lui.
    Così quando sentì bussare alla finestra del balcone non pensò minimamente che potesse trattarsi di Damon. Alzò gli occhi e vide i suoi. Era proprio fuori dalla finestra...Sbatté le palpebre e lo vide ancora. Era reale, a così poca distanza da lei.

    «Che aspetti a farmi entrare Bonnie?» lei lo fissò, incredula.

    «Mi dispiace, ma non puoi entrare. La signora Flowers ha fatto una pozione per proteggere dal male la casa. Per impedirti di entrare. Ho provato a cercare un rimedio in tutti i modi, ma non ho trovato niente»

    «Quella vecchia stupida non ha capito niente! Questa stanza é immune ai suoi intrugli magici, altrimenti come avrei potuto cavarmela in tutti questi anni?»

    Bonnie si alzò dal letto, raggiungendo la finestra. Solo il vetro la separava dallo sguardo di Damon. «Allora ti invito a entrare, anzi a rientrare nella tua stanza Damon Salvatore»

    Non appena gli aprì la finestra, le fece un inchino. «Ti ringrazio Bonnie McCullough»

    Bonnie non riuscì a resistergli. Le sue braccia gli cinsero le spalle e lo abbracciò forte, come se dovesse aggrapparsi a lui per sopravvivere. Le era mancato. Forse aveva sentito ancora di più la sua mancanza perché aveva temuto di non rivederlo. Damon rispose a quell'abbraccio con intensità. Era inaspettato e, per questo, ancora più gradito. Affondò la testa nel suo vortice di capelli rossi, che profumavano di vaniglia e muschio bianco, e sorrise. Sorrise perché ovunque andasse, nessun posto sapeva di casa quanto l'abbraccio della sua streghetta.

     

     

    Vorrei essere abbracciato così, come fosse l’ultima volta ogni volta. Senza che lo sia.
    [Massimo Biasotti]

     

     

     

    Non seppero con certezza quando si staccarono, ma i loro occhi erano ancora incatenati da un incantesimo più forte di quello che Theophilia aveva scagliato.
    Damon guardò il suo usignolo, forse lei avrebbe potuto scoprire quella parte di lui. Forse avrebbe dovuto per capirlo veramente, ma lui non era ancora pronto.
    Guardandola negli occhi riusciva a trovare un po' di sollievo, ma non bastava. Sapeva che Bonnie avrebbe fatto di tutto per scoprire quel segreto.

    E lui cosa avrebbe potuto fare per impedirglielo? E poi, voleva davvero impedirglielo?
    «Ti sono mancato Pettirosso?»
    Lei arrossì. «Diciamo che ho temuto di non poterti più vedere, almeno qui dentro»
    Damon le sorrise. «Beh nei tuoi sogni ormai mi vedi ogni notte da quando mi hai visto nudo»
    Le sue guance assunsero una tinta ancora più cremisi.

    «Damon, mi hai appena fatto rimpiangere di averti abbracciato. Smentisco tutto quello che ho detto finora prima che tu lo possa usare contro di me»

    Il vampiro scoppiò a ridere. «Allora é meglio che tu stia zitta»
    «Sarà difficile, ma ci proverò. Stanotte dove hai intenzione di dormire?»
    «Vorrei vendicarmi della signora Flowers..» Bonnie gli diede una sberla sul braccio

    «Non farlo. Per quanto discutibili possano essere le sue motivazioni, avrà pure avuto le sue ragioni per agire cosi»
    «Agli ordini capo, allora dormirò, da bravo vampiro quale sono, sul divano»
    Bonnie gli sorrise. Quella notte invece, lei non avrebbe dormito...


     

    Dopo essersi messa il pigiama, si infilò nel letto a baldacchino e aspettò che Damon iniziasse a russare profondamente per rialzarsi. Cauta, a piedi nudi, raggiunse la libreria e riprese il libro di incantesimi che aveva recuperato dal baule. All'interno c'era l'incantesimo di cui aveva bisogno. Grazie a quello, sarebbe riuscita a penetrare nella mente di Damon. Forse avrebbe scoperto qualcosa di utile. Non essendo vigile, non aveva difese che oscurassero i suoi ricordi e i suoi pensieri. Bonnie lo pronunciò e si avvicinò a lui, pregando che anche l'altro Damon non si mettesse a miagolare proprio in quel momento. Si avvicinò al divano. Lui era steso, sempre a torso nudo e stava sorridendo. Sembrava una statua greca. Era troppo perfetto per essere vero. In ogni caso lei non si fece distrarre dal suo aspetto divino. Posò delicatamente le mani sul suo viso e chiuse gli occhi. Non avrebbe approfittato del suo stato di incoscienza per scoprire tutto quello che nascondeva, avrebbe solo aperto tutti i pensieri e/o ricordi collegati al segreto del finto libro. La cosa che la stupì maggiormente, non appena tutti questi pensieri le apparvero davanti agli occhi, fu che erano sfocati. Era come se anche la coscienza di Damon li volesse oscurare. Cancellandoli tutti per dimenticarli, rendendoli fantasmi di ricordi repressi, di segreti che non dovevano essere svelati. Ma qualcosa di strano, oltre alle immagini oscurate, lo vide. Le riapparve la scritta incisa sulla libreria. Bonnie lasciò andare il volto di Damon e restò a bocca aperta. Allora la chiave era lì, proprio a due passi da lei. Entro quella stessa notte avrebbe scoperto che cosa si celava dentro quel libro... In quel momento però il gatto miagolò, svegliando Damon. Bonnie rabbrividì e ora, cosa si sarebbe inventata? Se solo fosse stata veloce come un vampiro, avrebbe potuto correre a letto! Ma non poté farlo. Lui la guardò, mezzo addormentato e biascicò il suo nome...«Streghetta, come mai qui?» lei sussurrò, cercando di essere credibile «Volevo solo guardarti perché non riuscivo a dormire»

    «E che cosa esattamente del mio aspetto dovrebbe indurre al sonno?»

    «Il fatto che stavi dormendo così beato, per esempio»

    «Okay, questa é una scusa già migliore. Domani ti voglio portare in un posto. É un po' lontano e dovremo camminare tanto perciò il mio consiglio é quello di farti una bella dormita»

    «E cosa ti dice che io verrò?» gli chiese lei, maliziosamente.

    «Come si sono sgranati i tuoi grandi occhi da cerbiatta quando l'ho detto, il modo in cui stai sorridendo, il cuore che batte più forte, il tuo sguardo..tutto insomma»

    «Non posso proprio rifiutare a quanto sembra»

    «Esatto! E ora dormi! Se potessi ti soggiogherei, ma non funzionerebbe»

    «Che pensiero gentile Damon, davvero! Buonanotte vampiro odioso!»

    Quella notte Bonnie si ritrovò a sognare quello stesso vampiro che tanto odiava. E non era la prima volta che lo faceva.


     

    Damon tentò di svegliarla in ogni modo, la chiamò continuamente, urlò il suo nome e arrivò persino a cantarlo. Ma lei continuava a russare. Così provò nell'unico modo che gli era rimasto: con la forza. Andò sul letto e si adagiò sopra di lei, poi le sussurrò nelle orecchie:

    «Lo so che ti piace, é tutta la notte che ansimi»
    Bonnie aprì gli occhi non appena sentì il corpo statuario di Damon sopra il suo.

    Era pesante. O per lo meno pesava più di lei. Quando i suoi occhi si aprirono, Damon era ancora in quella posizione.

    «Perché sei su di me?» gli chiese, senza sapere se essere divertita o terrorizzata.

    «E che idiozia stavi dicendo prima?»

    «Queste sono troppe domande e c'è troppo poco tempo per risponderti. Siamo già in ritardo, perché hai dormito troppo. Neanche un cannone ti avrebbe svegliato»

    «Ma sono solo le otto. E, Damon, so che molte si potrebbero eccitare avendoti sopra, ma io sto per vomitare. Mi stai comprimendo lo stomaco»

    Arrossì non appena si accorse di quello che aveva detto, ma il peso sul suo stomaco era tale che la distolse subito dall'imbarazzo.

    «Solo tu puoi rovinare un momento così eccitante Pettirosso»


     


     

    Mezz'ora dopo partirono verso un posto sconosciuto e, secondo Damon, meraviglioso.

    «Perché tutto questo mistero intorno alla nostra destinazione?» gli chiese, mentre erano in macchina.

    «Perché così ti posso anche spaventare. Per quel che ne sai, potrebbe essere il luogo in cui torturo le mie vittime» Bonnie scoppiò a ridere.

    «Sarei lieta di diventare la prossima vittima da macellare»

    Adesso fu Damon a ridere, seguendo la risata della sua streghetta. Si ritrovò a perdere di vista la strada (non che ci fosse bisogno che la guardasse) e fissare il suo sorriso cristallino. I capelli rossi le scendevano lungo le spalle, come raggi del sole che la illuminavano di colore in contrasto con la sua pelle. Gli occhi brillavano di più e le labbra erano schiuse per dare spazio al suono melodioso della sua risata di riempire l'aria, rendendola più dolce, rendendola più respirabile.

    «Che c'è Damon?» gli chiese lei, accorgendosi del suo sguardo.

    «Sei proprio un usignolo. La tua risata ha un suono divino.»

    Bonnie restò senza parole, quella non era decisamente un'affermazione da Damon. Non sapeva però che era proprio da lui ora. Perché quando lei scoppiava a ridere, lui scoppiava a vivere.


     

    Quando lei scoppia a ridere, io scoppio a vivere.

    [Filippo Meneghetti]


     

     

    Dopo un'oretta di viaggio trascorsa rubandosi sguardi, sorridendosi e ascoltando i propri battiti giunsero a destinazione. Erano al limitare di un bosco. Sembrava una zona montagnosa e gli alberi spogli permettevano di vedere meglio il colore del cielo terso che li avvolgeva. Era una giornata serena, l'ideale per un'escursione.
    «Meno male che ho messo le scarpe da ginnastica» esclamò Bonnie quando i suoi piedi toccarono terra.

    «Ti avrei potuta portare in spalla se non le avessi messe»

    «Da quando tutta questa galanteria?» gli chiese lei, accettando il braccio che le porse e stringendolo al suo.

    «Da sempre Streghetta»

    Bonnie lo guardò nei suoi occhi scuri che, in quel momento, abbagliati dalla luce del sole, sembravano blu. Forse aveva ragione lui. Forse era sempre stato così, ma lei non aveva mai colto a fondo il suo lato gentile. Strinse più forte il suo braccio e si lasciò guidare dentro al bosco.

    «É proprio bello qui» disse lei.
    «Il meglio deve ancora venire però»

    Stavano camminando fra gli alberi, seguendo il pendio della montagna.

    Si udiva lo scrosciare di un corso d'acqua lì vicino.
    Una cascata probabilmente.

    «Come mai mi hai voluta portare qui?»

    «Anzitutto perché non c'è segnale e quindi quell'adorabile lupacchiotto non ti può contattare...» Bonnie gli diede una sberla sul braccio, ma poi lo strinse ancora.

    «...E poi perché quando saremo in cima ne sarà valsa la pena»

    «E se io non riuscissi ad arrivare in cima? Non sono molto allenata»

    «É per questo che ho portato qualcosa da mangiare, così ti ricarichi di energie»

    Si staccò da lei e le porse la mano. «Vieni con me»

    Lei guardò la sua mano tesa verso la sua e una parte di sé, naturalmente, la voleva stringere, ma non sarebbe stato giusto. Insomma era giusto che lei si trovasse lì da sola con Damon? Era giusto che si sentisse così bene, così felice con lui? No, non lo era. Perché lei era fidanzata con Zander. Non avrebbe dovuto stare con Damon, ma non avrebbe mai pensato potesse essere un'uscita così simile a un appuntamento. Per questo, seppur a malincuore, guardò la sua mano e gli sorrise, senza stringerla.

    «Ce la posso fare da sola a seguirti»

    Lui la guardò un po' deluso, ma capì.

    «Se lo dici tu»

    La capiva, eppure avrebbe voluto intrecciare le dita con le sue. La guidò verso la cima... Il suono scrosciante della cascata si stava avvicinando. Si guardò indietro, Bonnie stava odorando delle pianticelle violacee che crescevano fitte li intorno.

    «Non lo farei se fossi in te. Sai che cosa sono?»

    «Aconito, l'ha messo Theophilia nella pozione contro di te» rispose lei, riprendendo il passo.

    L'aria era fresca come un bocciolo di rosa appena schiuso. Si arrampicò e la vide. La cascata. Era magnifica. Un corso d'acqua cristallina che scendeva dalla montagna e col suo getto effervescente inondava le rocce.

    «É bellissima» disse lei.

    I raggi del sole si irradiavano sulla superficie dell'acqua, creando giochi di luce e colore. Appoggiò i piedi su una roccia bagnata e perse l'equilibrio. Sarebbe di certo caduta se Damon non l'avesse afferrata in tempo. Era tra le sue braccia, salva.

    «Forse avresti dovuto tenermi la mano»

    Bonnie si limitò a sorridergli.

    «Forse non ne ho bisogno se ci sei sempre tu a salvarmi»

    Damon la rimise a terra e quando Bonnie cercò la sua mano, si stupì. La prese nella sua, e la strinse. Insieme, senza dire niente, raggiunsero la cima. Era pomeriggio ormai. Gli alberi erano ancora più radi, ma le conifere con il loro verde smeraldo tingevano il paesaggio di colore, insieme al cielo rosa e cobalto. Bonnie trattenne il respiro.

    «Ti piace?» le chiese Damon.

    «É da togliere il fiato» Lui le sorrise.

    Stava pensando che era lei a togliere il fiato, ma stette zitto. I suoi occhi castani scrutavano con ammirazione la natura e lui si ritrovò a memorizzare ogni dettaglio dell'espressione attenta e concentrata del pettirosso. Era in sua contemplazione.


     

    And all I feel in my stomach is butterflies
    The beautiful kind, making up for lost time,
    Taking flight, making me feel right
    [Everything has changed

    Taylor Swift & Ed Sheeran]


     


    Distolse lo sguardo da lei per riposarlo sul tramonto. Non era niente, insomma stava guardando il cielo con Bonnie. Era una cosa normale tra amici. Ma allora perché sentiva il suo cuore fermo, battere? Perché sentiva mille farfalle dalle ali sgargianti volare dentro il suo stomaco? Non lo voleva sapere, voleva solo godersi il momento.

    Bonnie sapeva che la Signora Flowers aveva ragione quando le aveva detto che quando si ama qualcuno è per sempre, altrimenti come si poteva spiegare l'emozione che stava provando in quel momento? Stava volando insieme a Damon. Erano fermi, ancorati al suolo, ma a lei sembrava di volare in alto nel cielo. Non era lì, era in un altro mondo. Quel mondo che condivideva solo con Damon.
    Solo in quel momento, quando il sole calante si infiltrò tra di loro, si accorse che la sua mano era ancora intrecciata alla sua...

    Anche lui se ne accorse e i suoi occhi si posarono nei suoi per restarci finché il sole non scomparve dietro alle montagne.


     

    Le cose più semplici sono le più straordinarie, e soltanto il saggio riesce a vederle.
    [Paulo Coelho]

     

     


     

    * libro uscito nel 1923 e scritto da Talbot Mundy.

     

     

     

    A/N

     

    Questo è il mio regalo di Natale per voi!

    Per chi continua a leggere questa fiction e per tutti coloro che hanno usato parole dolcissime per descriverla, andando oltre le parole, dritte alla loro essenza.

    Per chi non si limita a leggere, ma a immaginare con tutti e 5 i sensi quello che scrivo, insomma questo capitolo è tutto dedicato a voi ;)

    Auguro a tutti un felice Natale, sia pieno di sorprese e felicità.


    Ancora tanti auguri e ancora tanti grazie,

    un abbraccio ;*


    -Gloria
     

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    Capitolo 5
    *** Sorprese (in)aspettate ***


    5. Sorprese (in)aspettate



    Quella sera, quando Damon e Bonnie tornarono al pensionato, la Signora Flowers stava sfornando una crostata di lamponi. Non appena sentì la portiera della jeep di Damon sbattere, alzò lo sguardo e guardò fuori dalla finestra. Bonnie stava ridendo e i suoi occhi erano fissi in quelli di Damon. Intanto il vampiro le sorrideva. Non c'era bisogno di sapere altro.
    Il suo piano stava funzionando.


    «Buonanotte Damon e buona caccia» disse Bonnie. Si alzò in punta di piedi e gli diede un bacio sulle guance. L'oscurità della notte coprì il rossore del suo viso.
    «Grazie della bella giornata»
    Damon le sorrise e le accarezzò il viso. «Grazie a te, pettirosso»
    Si voltò e gli alberi inghiottirono la sua ombra. Non appena scomparve, Bonnie si maledì per non avergli chiesto quando si sarebbero rivisti. Lo voleva rivedere. E, anche se non si erano dati un altro appuntamento, sapeva dentro di sé che l'avrebbe rivisto. Era il vantaggio di condividere la stessa camera da letto. Per questo motivo, aprì la porta del pensionato, sorridendo come un bambino che é stato tutto il giorno al parco-giochi.


     

    A Theophilia non sfuggì il suo sorriso. «Passato una bella giornata, cara?»

    «Incantevole. Che buon profumino!»

    La signora Flowers le offrì una fetta della sua crostata e solo dopo averla costretta a mangiarne almeno metà, la fece salire nella sua stanza. Bonnie voleva starsene un po' da sola. Sapeva che Theophilia era probabilmente a conoscenza della sua compagnia di quel giorno, ma non voleva parlarne con lei. Voleva solo ripensare ai meravigliosi momenti trascorsi con Damon. Non appena entrò in camera, il gatto le venne incontro, facendo le fusa e strusciandosi intorno alle sue gambe. «Mi sei mancato anche tu, Damon» gli disse, accarezzandolo. Tra una carezza e l'altra si mise a cantare. Era più forte di lei. Non cantava da molto tempo. Lo faceva solo quando si sentiva completamente bene, libera da tutto e da tutti. In quel momento si sentiva così. Per questo, cantò e lasciò che la sua voce riempisse la stanza di armonia. Si lasciò cadere sul letto col gatto accanto a sé e continuò a cantare. Il mistero del libro l'avrebbe risolto l'indomani. Al momento voleva solo godersi un po' di pace. Si mise anche a scrivere sul suo diario. Era da secoli che non lo faceva, ma ne aveva bisogno.


     

    Nel momento in cui ti soffermi a pensare se ami o no una persona, hai già la risposta.

    [Carlos Ruiz Zafon]


    Caro diario, sono tornata a Fell's Church da qualche giorno e mi sembra già che sia trascorsa una vita da quando sono qui. Mi sento bene. Mi sento a casa. E devo ammettere che parte di questo é data da Damon. Non avrei mai pensato potessi tornare a sentirmi così grazie a lui. Invece é così. Non so cosa gli sia successo, ma é cambiato. E anche io lo sono. Eppure é come se quello che c'è tra di noi non sia mai cambiato. Anzi, é come se fosse diventato qualcosa di più consapevole, qualcosa di più forte. Ma adesso io sto con Zander e lo amo. O forse credo di amarlo e basta? Se prima ero certa del sentimento che provavo per lui, ora comincio a dubitarne. Mentre sono quasi certa di quello che sento per Damon. Lui non é cristallino come Zander, non é sempre sincero e ora che ho scoperto il finto libro nella libreria so anche che ha più segreti di quanto immaginassi. Ma non mi importa. Non mi importa se nasconda qualcosa, mi importa solo che sia lui. Ed é proprio questo a mancare a Zander. Lui non é Damon.”


    In quel momento ricevette una telefonata proprio da Zander.

    «Bonnie, come stai? Avresti dovuto chiamarmi mezz'ora fa»

    Bonnie guardò l'orologio, se n'era completamente dimenticata. Prima di arrivare al pensionato, Zander le aveva fatto promettere che si sarebbero chiamati ogni due giorni alle 9,30 di mattina o di sera. «Scusami Zan, me ne sono dimenticata. Come stai?»

    «Sto bene, però starei meglio se tu fossi qui.»

    «Mi dispiace tanto. Ma sai che io non tornerò ancora per un po' e poi c'è una cosa che vorrei dirti..»

    Bonnie sapeva che era arrivato il momento di fare una scelta. Non era come Elena. Lei, pur essendo spesso insicura, quando si trattava di scegliere con chi stare non aveva dubbi. E se li aveva, era sicura che fosse perché quei sentimenti che provava si erano affievoliti a tal punto da non dover più essere considerati. Era certa di tenere a Zander, ma non bastava per andare avanti in una relazione. Non sarebbe stato giusto continuare a stare insieme a lui se lei non avesse provato i suoi stessi sentimenti. E qualunque cosa provasse per lui non era tanto forte come il sentimento che la legava a Damon.

    «Zander, io so che quello che sto per dirti potrebbe farti soffrire, anzi sarà così di certo. Ma il problema é che da quando sono qui non sono più sicura di quello che sento per te. So solo che è meglio finirla. Non é una cosa che ho deciso al momento. É da un po' che sono cambiata e quello che pensavo di provare é svanito»

    Dall'altra parte della linea c'era solo silenzio. Un silenzio assordante. «Non hai niente da dire?» gli chiese. Stava per piangere. Lo sapeva.

    «Bonnie, io l'ho notato. Mentirei se ti dicessi il contrario. Però mi fa stare male lo stesso. E sai che io ti amo. Se tu mi chiedessi di aspettare, io lo farei»

    «Ma non sarebbe giusto Zan e odio doverti lasciare per telefono. Ma era l'unica cosa che potevo fare»

    «Lo so Bon. É anche per questo che sei unica. C'è un altro.»

    Non era una domanda. Bonnie gli era grata perché l'aveva sempre capita e senza doverglielo dire, lui aveva già compreso che c'era qualcun altro ora, nella sua vita. Qualcuno che era sempre stato insostituibile. «C'è sempre stato, ma non riuscivo ad ammetterlo»

    «Addio, Bonnie»

    «Addio, Zander e scusami, se puoi»

     

    Quando due si lasciano, vuol dire che la melodia dei due cuori
    ritmava in modo stonato.
    In amore c'è il bisogno che i due cuori intonino in modo intonato la stessa melodia.
    [Cinzia Coppola]
     
    da PensieriParole

     

    Bonnie riagganciò e pianse. Pianse perché la sua storia con Zander era finita. Pianse perché l'aveva fatto soffrire, ma soprattutto pianse perché nonostante tutto, dopo averlo lasciato, si sentiva meglio.
    Quella notte dormì come un angioletto, senza fare incubi.


     

    Quando Damon avrebbe dovuto origliare, non lo fece. Così, il mattino seguente, dopo la sua caccia, si ritrovó appeso a una quercia nel giardino del pensionato a guardare il cielo. Stava pensando al giorno precedente. E stava sorridendo. La streghetta era riuscita ad arrivargli sotto la pelle, a raggiungere quella parte di lui che era la più irraggiungibile (prima dei suoi segreti). E non c'era bisogno che facesse qualcosa, bastava che Bonnie lo guardasse per provare quelle cose. Bastava pensare a lei. Non si stava innamorando, naturalmente. Bonnie stava solo diventando la sua migliore amica. Ridacchiò. Lui, in cinque secoli di vita, non aveva mai avuto amiche che non fossero finite nel suo letto. Le uniche sue amiche, infatti, erano quelle che finivano dentro ai suoi pantaloni. Ora che ci pensava era da molto che non era in attività e certe voglie non cessavano di esistere, anche se era in fase imbabolamento post Bonnie. Proprio in quel momento, sentì freddo al viso. Un fiocco di neve, seguito da altri gli era caduto in testa. Con una smorfia saltò giù dall'albero e si imbatté nel centro dei suoi pensieri, mentre stava borbottando «Odio la neve»

    «Buon pomeriggio anche a te, Damon»

    «Bonnie, che piacere vederti. Ti piace la neve?»

    «L'adoro. Mi ricorda quando ero piccola e aspettavo tutto l'anno in attesa che arrivasse il Natale con la neve, Babbo Natale, i regali...»

    «A me ricorda solo il freddo pomeriggio in cui sono entrato a casa e ho trovato mia madre morta. Un brutto ricordo, insomma. In ogni caso, chi l'avrebbe mai detto che avresti trovato un bel vampiro sotto l'albero?!» fece il suo sorriso sghembo che aveva il potere di ammaliare tutte le sue prede, umane e non.

    «In effetti sono stata sfortunata. É andata peggio di quanto pensassi» Bonnie gli sorrise.

    «A dopo, Damon. Devo andare a comprare i regali»

    L'avrebbe voluta seguire ma preferì darle spazio. Non era diventato il suo segugio.

    E, anche se era noto per lasciarsi travolgere dalle emozioni, da quell'istinto animale che lo portava a non usare la testa, ora si sentiva maturo abbastanza per iniziare a usarla.


     

    Contro i sentimenti siamo disarmati, poiché esistono e basta – e sfuggono a qualunque censura.
    Possiamo rimproverarci un gesto, una frase, ma non un sentimento:

    su di esso non abbiamo alcun potere.
    [Milan Kundera]

     


     

    Quel pomeriggio Bonnie comprò pochi regali: un cestino con gli ingredienti magici più rari per Theophilia, un collarino natalizio per Damon e un libro intitolato "Come controllare gli istinti bestiali in ognuno di noi" per l'altro Damon. Adorava fare compere per gli altri e il tempo scorse più veloce di quanto si aspettasse, permettendo alla neve di coprire le strade, i tetti delle case, gli alberi,.. Insomma, tutto era imbiancato dalla fitta coltre di neve. E stava ancora continuando a nevicare. Per fortuna riuscì ad arrivare al pensionato, senza inconvenienti.

    Quello che non sapeva era che Damon aveva passato il tempo nella sua camera. Non sapendo se cambiare posto alla chiave o lasciarla lì dov'era. Damon lo stava guardando coi suoi vivaci occhi blu, seguendo ogni sua mossa. Si sentiva osservato. «La finisci di guardarmi, gattaccio?» «Okay, continuami pure a guardare. Lo so di essere più bello di te e poi, io so fare anche molte più cose» Prese il libro tra le mani, avrebbe potuto portarlo via, nasconderlo. Ma poi la streghetta si sarebbe insospettita. Era meglio lasciarlo dov'era. Bonnie non sapeva ancora che lui sapeva che lei sapeva. Controllò la scritta. Tutto era come doveva essere. Non l'avrebbe scoperto. Il suo segreto era al sicuro.

    Quando Bonnie entrò nella camera, Damon stava incartando un regalo. «Mica eri contro il Natale?» «No, io sono solo contro la neve»

    «Per chi é quel regalo?» gli chiese lei.

    «E' troppo presto per saperlo. Oggi é la vigilia» Bonnie lo guardò e annuì. Mentre Damon finiva di incartare, addobbò la stanza. Con la magia. Fece crescere del vischio intorno alla testata in ferro battuto del letto, intorno al lampadario e sulle mensole della libreria. Poi fece apparire un albero di Natale dal nulla, vicino al camino. Era enorme, alto quasi fino al soffitto. Non appena Bonnie diceva o anche solo pensava a qualcosa con cui decorarlo, fosse solo un colore o un'idea vaga, esso compariva sull'albero. «Più rosso» pensò e dei fiocchi rossi andarono ad aggiungersi. Era perfetto.

    Pieno di decorazioni dorate, argentate, rosse e blu.

    «Penso che se aggiungerai qualcos'altro potrebbe anche crollarmi addosso»

    «Ma non sei il più forte dei vampiri?» gli chiese lei.

    «Naturalmente, ma tu sei la strega piú forte» Gli occhi di Bonnie si persero in quelli scuri del vampiro, con una nuova consapevolezza. Questo Damon le piaceva, le piaceva decisamente tanto e le piaceva sempre di più.


     

    Io volevo finire in te come un secondo respiro.
    [Alda Merini]


     

    Damon si alzò dal divano e si girò verso di lei. Voleva provare una cosa. Voleva sentirla e sapeva che poteva essere una pessima idea, ma non gli importava. Voleva farlo. Lo desiderava. La desiderava. Bonnie lo guardò avvicinarsi pericolosamente a lei senza sapere cosa aspettarsi. Lo temeva, ma la eccitava (allo stesso tempo). E poi, quando ormai c'erano solo pochi centimetri di aria a separarli, aria peraltro carica di emozione, Damon la guardò nei suoi occhi profondi da cerbiatta. E sembrò perdervisi, come se fosse in cerca di una risposta. Come se si aspettasse di leggerla li dentro. E Bonnie ricambiò il suo sguardo, immergendosi in quei cieli stellati. Li avrebbe potuti guardare per tutta la vita. «Siamo sotto il vischio» le sussurrò Damon. Lei non gli rispose. Attese. Attese che le sue labbra coprissero le sue, che il suo profumo la pervadesse. Chiuse gli occhi. E, prima che potesse riaprirli sentì le labbra fresche di Damon coprire le sue, assorbendo il suo respiro e trattenendo quello successivo. Perché Bonnie, non appena sentì la bocca di Damon prendere possesso della sua, smise di respirare. Che senso aveva respirare quando Damon le toglieva il respiro ogni volta? Lasciò che le sue labbra accarezzassero le sue e si perse, ancora una volta, nella sua essenza.
    Damon le prese il viso tra le mani e continuò a baciarla. Sognando a occhi chiusi quello che aveva sempre sognato a occhi aperti. Ora si stava realizzando. Ora lo stava vivendo.
    Non era la prima volta che si baciavano, ma era la prima da quando erano cambiati. Era la prima da quando si erano allontanati per poi ritrovarsi ed era la prima da quando erano ritornati ad amarsi.


     

    Quella stessa notte Bonnie si addormentò sul divano. Il viso adagiato sul petto nudo di Damon, le braccia intorno a lui. Dormì bene. Fece molti bei sogni e il mattino dopo si risvegliò con un grande sorriso stampato in faccia. E con il profumo di Damon sui suoi lunghi capelli rossi. Lui stava ancora dormendo quando lei aprì gli occhi. Vide davanti a sé, sul tavolino, un pacchetto con la scritta

    "Per Bonnie". Era la grafia di Damon. Non sapeva cosa dire, non sapeva cosa pensare. Sollevata dal fatto che lui stesse ancora dormendo, si mise quasi a piangere. Non era nulla. Era solo un regalo. Ma riceverlo da una persona come Damon lo rendeva ancora più prezioso. Incuriosita, sorpresa e quasi commossa lo prese e lo scartò. Era un libro di poesie di Pablo Neruda e sulla prima pagina si poteva distinguere la grafia sottile e ordinata del moro:

    "A Bonnie, spero che apprezzerai questo pensiero. In caso contrario non é un problema mio. Con affetto, il vampiro più sexy del mondo”


    Sorrise. Nonostante la dedica molto dolce, il pensiero era stato molto carino.
    Si alzò dal divano e prese il sacchetto che conteneva il suo regalo per Damon. Pronunciò un incantesimo per incartarlo e lo mise accanto al suo, sul tavolino. In quel momento Damon aprì gli occhi. «Buon Natale, Pettirosso! Vedo che non mi hai neanche aspettato per aprire il regalo. E io che pensavo fosse una sacra legge del Natale non aprire i regali finché la persona che te li ha dati non è cosciente»

    Bonnie lo guardò e gli sorrise «Grazie mille, Damon. Mi é piaciuto moltissimo e la dedica é stata commovente»

    Lui le sorrise. «Chi l'avrebbe mai detto che anche io sarei riuscito a far piangere una ragazza proprio come il mio fratellino Santo Stefan?»

    «Sta zitto, Damon e scarta il tuo regalo»
    Solo allora sembrò accorgersi del regalo per lui. Era abituato a non ricevere regali per Natale. Il suo albero (se mai lo faceva) era sempre vuoto. Così, travolto da una gioia esplosiva lo prese e in meno di un secondo l'aveva già scartato!

    «Pettirosso, questo regalo mi ferisce» disse, fingendo di avere un paletto conficcato nel cuore, anche se in realtà c'erano migliaia di lucciole che stavano volando dentro di lui, illuminando parte della sua oscurità.

    «Leggi la dedica prima di fare l'offeso»

    Damon la lesse "Al vampiro più sexy dell'universo. Con odio, Bonnie <3

    Ps: leggilo mi raccomando e non restarci male, sappiamo tutti e due che sei perfetto"


    Sorrise, mentre lo leggeva e Bonnie fece la stessa cosa. Non sembrava fosse vero. Damon era con lei, la mattina di Natale e stava sorridendo del suo biglietto! Avrebbe voluto saltare, rotolarsi tra la neve, ma si limitò a dargli un bacio sulla fronte.

    «Non ringraziarmi, so già che muori dalla voglia di leggerlo»

    Damon scoppiò a ridere. «Io ringrazio in modo meno formale dell'insulsa gente ordinaria» le sussurrò e stava per baciarla di nuovo. Ringraziandola nel suo modo personale e apprezzatissimo da tutte, quando una voce, che non era la sua, pronunciò il nome di Bonnie.


     

    Il più bello, il più semplice di tutti è il riflesso spontaneo con il quale si tenta

    di fermare un attimo di gioia destinato a scomparire.
    [Robert Doisneau]


     


     

    A/N

    Buonasera lettori,

    Questo capitolo, lo voglio dedicare a tutti coloro che mi hanno letto finora e mi hanno sostenuta, recensendo e facendomi sempre sapere quello che pensano di ciò che scrivo!

    Ho tolto di mezzo Zander (per ora) e spero di non essere stata troppo affrettata e poco credibile. Per questo vorrei mi diceste un po' quello che pensate! E poi, si sono finalmente baciati *yeeeeeeeeeeeeeeaaaaaaah* Sinceramente, avrei voluto aspettare ancora un po' prima di farli baciare, ma non sono riuscita a resistere. Inoltre vi invito a godervi questo bacio, perché passerà un po' di tempo prima che se ne ridaranno un altro.

    In ogni caso, fatemi sapere se vi piace o meno questo quinto capitolo!

    Buona lettura ;*

    Gloria


     

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    Capitolo 6
    *** La dura verità ***


     

    6. La dura verità

     

     

    Quando una voce, che non era la sua, pronunciò il nome di Bonnie.

    «Bonnie»
    Era Zander. Lì. Con loro.
    Bonnie non fece in tempo a realizzare la sua presenza concreta che lui se n'era già andato. Non aveva neanche sentito le sue parole («ti aspetto giù»). Guardò Damon con aria supplichevole.

    «Non te ne andare, ti prego» gli disse, prendendolo per il braccio.

    «Bonnie, non sono io a dovermene andare. Sei tu che devi parlare con lui. É il tuo ragazzo. Non il mio, grazie al cielo»
    «Ti sbagli, non lo é più. L'ho lasciato l'altro ieri»

    Damon la guardò, perplesso. E il suo stupore fu presto sostituito dalla meraviglia.

     

     

    Il modo migliore per mantenere le promesse, è di non farne alcuna.

    [Charles Régismanset]
     


    Non c'era bisogno di chiedere quale fosse il motivo di quella rottura. Per Bonnie, lui era sempre stato la prima scelta. Questo era il miglior regalo di una vita intera. Perché pur avendola trattata male e non rispettata, Bonnie non aveva mai smesso di amarlo e aveva scelto lui, correndo il rischio più grande della sua vita. Essendo consapevole che lui da incostante qual era non le avrebbe dato le certezze di Zander, non le avrebbe dato le sue sicurezze. Eppure lei l'aveva lasciato per lui. Lui avrebbe potuto lasciarla, respingerla, ma lei l'aveva scelto lo stesso. Per questo avrebbe dovuto parlare con Zander. Le avrebbe dato la possibilità di chiarirsi con lui, di essere felice. O per lo meno di avere la possibilità di scegliere che lui, da quel momento in avanti, non le avrebbe mai più tolto.
    «Promettimi che non te ne andrai» gli disse ancora la strega.

    «Te lo prometto»
    Bonnie lo guardò intensamente nei suoi occhi scuri e sperò con tutta se stessa che fosse vero.
    «Sai, in questo momento vorrei tanto stare qui con te, e lasciare Zander fuori dalla porta. Ma so che non sarebbe giusto, quindi..»
    Damon le prese il volto tra le mani con fermezza.

    «Scendi Bonnie, vai da lui. Ti prometto che non me ne andrò»

    Sapeva che si sarebbero potuti rappacificare e lui sarebbe rimasto solo, ancora una volta. Ma valeva la pena rischiare perché era giusto. Avrebbe voluto che Bonnie restasse lì con lui per sempre, ma era certo che presto o tardi lei avrebbe rimpianto di non essersi chiarita con il lupacchiotto. Perciò, seguì lo Stefan che c'era in lui e la incitò ad andarsene. Forse si sarebbe pentito per il resto dell'eternità, ma almeno non avrebbe avuto rimpianti. In qualunque caso, ci sarebbe sempre stato per lei. Forse si sarebbe limitato a vegliare su di lei, senza essere parte attiva della sua vita, ma non l'avrebbe mai lasciata sola perché anche se ancora non era certo di ciò che provasse, era sicuro che avrebbe mantenuto quella promessa.

     

     

    E ti dico ancora: qualunque cosa avvenga di te e di me,

    comunque si svolga la nostra vita, non accadrà mai che,

    nel momento in cui tu mi chiami seriamente

    e senta d'aver bisogno di me,

    mi trovi sordo al tuo appello. Mai.

    [Herman Hesse]

     

     

     

    Non stava origliando, stava solo appollaiato su un ramo che, per puro caso, si trovava sopra Bonnie e Zander. Non stava neanche ascoltando se per questo. Stava solo udendo i rumori della natura, degli animali, delle piante e poi beh, avendo un udito più potente di ogni altra creatura non poteva fare a meno di sentire qualche parola. Ma solo un paio. Ed erano persino parole chiave. Come "Ho sempre provato qualcosa per Damon" questa era un'intera frase però. O "Non posso stare con te". Ascoltò per un po' la conversazione e poi, volendo dare loro un po' di privacy schiuse le ali e volò via per planare dritto in camera, la sua. Si ritrovò a bere bourbon e a camminare avanti e indietro per la stanza, folle e felice. Damon lo guardava, indifferente mentre continuava a lavarsi.

    «Bonnie ha scelto me, game over gattaccio» gli disse.

    Se solo avesse potuto rispondere, il gatto si limitò a squadrarlo dalla testa ai piedi e a continuare a lavarsi.

     

     

     

    Quella sera, Bonnie ritornò in camera dopo una giornata lunga e intensa. Era stato un Natale movimentato. Dopo aver consegnato a Damon il suo collarino nuovo tempestato di brillantini rossi e oro si sedette sul divano e fissò il fuoco nel camino. Damon non c'era. Damon non c'era stato tutto il giorno e non lo biasimava. Aveva trascorso la giornata con Zander e la signora Flowers. Era andata meglio di quanto si aspettasse, ma anche peggio, decisamente peggio.
    Prese il suo diario rilegato di pelle nera (glielo aveva regalato Elena per il suo compleanno) e lo aprì...


    "Caro diario,
    Ho lasciato Zander per telefono e ho avuto la stupidità di credere che se ne sarebbe andato per sempre dalla mia vita, come se non ci fosse mai stato, come se questi quasi due anni passati insieme potessero essere cancellati così facilmente. Non é così. É stato lui a ricordarmi la verità che ho celato in questi giorni. Oggi é venuto qui. Ha spalancato la porta di camera mia proprio quando Damon mi stava per baciare, di nuovo (Questa é un'altra storia!) e mi ha invitato a scendere con lui. La parte più pavida di me avrebbe voluto stare immobile, tra le braccia di Damon, ma la parte più giusta, incitata anche da Damon, mi ha fatto spostare. Una volta scesa, siamo andati in giardino. Non sapevo cosa dire dopo un saluto goffo e imbarazzato, ho seguito i suoi passi tra le piante di Theophilia.

    «Così é Damon» é stato lui a spezzare quel silenzio.

    «Sí, pensavo davvero di poterlo dimenticare. Tu sei riuscito a farmelo dimenticare Zan. Ma é come se l'incantesimo che mi teneva legata a te si sia spezzato nel momento in cui ho rivisto Damon»

    «Non c'é niente che te lo possa far dimenticare? Io sono tornato per te.»

    «Sono stata una stronza a lasciarti per telefono. Neanche Katherine l'avrebbe fatto e mi dispiace, mi dispiace davvero...»

    «Ma?» i suoi occhi mi fissavano come in cerca di una risposta che non c'era , ancora.

    «Ma per quanto possa sembrarti assurdo, stupido e idiota, io non ho mai smesso di provare qualcosa per Damon. Non posso stare con te, provando questi sentimenti per lui.»

    «E come fai a essere certa che questi sentimenti non possano svanire?»

    «Non lo sono, ma devo rischiare. É l'unica scelta che ho»

    Zander si è messo a piangere, lasciando scorrere le lacrime che aveva a lungo trattenuto.

    «Se dovessero svanire e se io fossi ancora pazzo di te, non esitare a ritornare da me»

    Ho sorriso tra le lacrime. «Te lo prometto» e gli ho stretto le braccia al collo. Siamo stati cosi per un'eternità.. C'era il sole a scaldarci e a sciogliere la neve mentre un corvo gracchiava, sul ramo più alto della quercia. Prima che potessi riconoscerlo, guardandolo negli occhi, è volato via.

    (Che si trattasse di Damon?) Zander mi ha sorriso, staccandosi da me

    «Sei stata un'idiota davvero a pensare che ti potessi liberare di me così facilmente»

    «Lo so. É per questo che devi trovarti qualcuno meno idiota»

    Poi siamo ritornati dentro e la signora Flowers ci ha riempito di cibo per tutto il giorno. Appena dopo il tramonto Zander se n'è andato, per sempre. É andata meglio di quanto mi aspettassi perché temevo si potesse arrabbiare sul serio. Ne aveva tutto il diritto. Ma é andata anche peggio perché se si fosse sfogato, se mi avesse insultata, ora mi sentirei meno in colpa. Riuscirò mai a liberarmi di questo fardello? Pensavo che la scelta giusta potesse farmi stare meglio, ma mi sbagliavo. Pensavo che lasciarlo andare sarebbe stata la scelta migliore e che quindi non ci avrei sofferto. Ma rivedendolo, ho capito che non é facile. Non é facile lasciare qualcuno che é stato parte della tua vita, anche se sei cambiato, anche se i tuoi sentimenti per lui non sono più gli stessi, sarà sempre parte di te. É per questo che io ricorderò Zander, sempre. E quella parte di lui che é dentro di me resterà sempre custodita nel mio cuore."


    Bonnie richiuse il diario e fissò il fuoco. Le fiamme guizzavano vivaci. Erano arancioni, gialle e viola. All'improvviso divennero grigie e scure per poi spegnersi del tutto. Una lacrima si posò sulla pelle nera del suo diario. Non sapeva ancora se si trattasse di una lacrima di gioia o dolore, in ogni caso trovò conforto nel pianto. Intanto Damon si sdraiò sulle sue gambe, facendo le fusa...

    «Meno male che si sei tu, Damon» esclamò, nel silenzio della sera.


     


     

    Ogni volta che decidi, perdi qualcosa.

    Qualunque cosa tu decida.

    E' sempre questione di capire

    cos'è che non sei disposto a perdere.

    [F. Stork]


     


     

    Appena Zander si richiuse alle spalle la porta del pensionato, trovò Damon ad aspettarlo. «Buonasera Zander»
    «Ciao Damon»
    «Mi dispiace che sia finita tra te e Bonnie»
    Zander gli si avvicinò. Il suo volto era vicinissimo a quello di Damon.
    «A meno che tu non mi voglia baciare, non capisco perché mi stia così vicino»

    Zander non gli rispose, ma il suo pugno lo fece. Dritto e forte contro il naso del moro. Damon, per la forza del colpo, stava per cadere a terra. Ma non aveva ancora perso la voce per parlare.

    «Sfogati pure. Se non ti ripicchio, il che sarebbe alquanto facile visto che ti potrei spezzare con un dito, é solo perché mi dispiace, sinceramente»
    Zander si voltò verso la notte e sparì tra le tenebre.

    «E sappi che Bonnie non sarebbe venuta da te, se non gliel'avessi detto io» urlò verso l'oscurità. «Vaffanculo lupacchiotto»

    Ormai Zander se n'era andato. E Damon, per quanto fosse arrabbiato con lui, si stupì di non averlo colpito e di essere veramente dispiaciuto per lui. Stava cambiando. O forse era sempre stato così? Era passato almeno un secolo bello e buono da quando non aveva risposto a un pugno, e in quell'occasione, aveva finto di dormire.


     

    Le persone non cambiano, si rivelano

    [David Lynch]


     

    Quella notte, un lupo ululò alla luna, ma della sua voce non rimase che l'eco, destinato a essere inghiottito dalle tenebre.


     

     

    A/N

     

    Ciao a tutte!

    Vi ringrazio immensamente per continuare a sostenere questa storia, leggendola, mettendola tra le preferite/seguite/ricordate e quant'altro. Ringrazio soprattutto tutti quelli che continuano a recensirla, permettendomi di migliorarmi grazie ai vostri pareri!

    Questo sesto capitolo non piacerà a molte, ho questa sensazione. La verità è che anche a me sembrava di essere stata troppo affrettata nella separazione tra Zander e Bonnie, per questo motivo ho deciso di dare loro un po' di tempo da trascorrere insieme per chiarirsi.

    Mi dispiace che non ci siano stati molti Bamon moments, ma vi prometto che nel prossimo capitolo mi farò perdonare ;)

     

    Un bacio e buona lettura,

    Gloria

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    Capitolo 7
    *** Oltre agli occhi ***



    7. Oltre agli occhi

     

     

     

    I could stay awake just to hear you breathing

    Watch you smile while you are sleeping

    While you're far away dreaming

    I could spend my life in this sweet surrender

    I could stay lost in this moment forever

    Every moment spent with you is a moment I treasure

     

    Don't want to close my eyes

    I don't want to fall asleep

    Cause I'd miss you baby

    And I don't want to miss a thing

    [Aerosmith]


     

     

     

     

    Damon si svegliò sul letto di Bonnie. Veramente era il SUO letto. Guardò Bonnie dormire accanto a lui. La notte precedente, era entrato dalla finestra aperta e l'aveva vista stesa sul divano con Damon, ancora a dormire sulle sue gambe.

    «A quanto sembra sceglie te per dormire» aveva detto, rivolgendosi al gattaccio.

    Damon non gli piaceva. Ammetteva che a volte avrebbe voluto essere al suo posto per stare ancora più vicino a Bonnie, ma il più delle volte lo irritava il fatto che fosse così simile a lui. Era solo un gatto, dopotutto, ma lo infastidiva comunque. E poi, perché poteva dormire con Bonnie e lui invece no?! Senza pensarci, aveva preso tra le braccia l'esile corpo della streghetta, inspirando il suo profumo di muschio e poi l'aveva adagiata sul letto, sotto le coperte. I capelli rossi le scivolavano sulle spalle, incorniciandole il bel viso e, parte di essi accarezzavano il petto nudo di Damon.

    Il moro la strinse a sé e sorrise, non appena il volto di Bonnie si lasciò cadere, quasi inconsapevolmente, sul suo petto. Le cinse la vita e inspirò il suo profumo dolce e delicato. L'avrebbe guardata tutta la notte.. O almeno quella era la sua intenzione prima di addormentarsi al suo fianco. Sembrava perso il tempo trascorso a dormire quando poteva ammirarla senza che lei glielo impedisse o gli mettesse imbarazzo. No, Damon Francesco Salvatore non si imbarazzava mai, ma gli dava fastidio essere interrotto dagli sguardi dolci di Bonnie perché sapeva che non avrebbe saputo resisterle ancora a lungo. E poi, anche se negli ultimi giorni se n'era dimenticato, c'era ancora il problema del suo segreto che doveva essere mantenuto tale e aveva paura di tradirsi ogni volta che lei lo guardava negli occhi.
    Mentre questi e mille altri pensieri si inseguivano, Bonnie si svegliò. Gli occhi di Damon erano dentro ai suoi. Non gli disse nulla, lo abbracciò forte. Le braccia intorno al suo collo e il volto sulle sue spalle. Mentre con forza lo tratteneva a sé. E Damon sentiva il suo respiro affievolirsi.


     


     

    Un abbraccio è tutto, o forse niente, dipende da te.

    So solo che il pensiero del tuo corpo

    sul mio da luce ai miei pensieri.
    [Stephen Littleword]


     


     

    «Ehi, calma, pettirosso» disse, mentre si godeva lo stritolamento del momento e il profumo che Bonnie lasciava su di lui.

    «Damon, pensavo che non tornassi» esclamò lei, senza fiato.

    «E come potrei lasciarti in balia di quella vecchiaccia?!»

    Bonnie avrebbe voluto incenerirlo con lo sguardo, ma si limitò a continuare ad abbracciarlo, finché qualcuno non bussò alla porta. Damon si discostò da lei, sussurrandole «Vecchiaccia»

    E, prima che lei se ne accorgesse, sparì dentro all'armadio proprio mentre la signora Flowers entrava zoppicando.

    «Cara, oggi voglio mostrarti una cosa» Bonnie le sorrise

    «Non vedo l'ora Theophilia»

    «Ma cos'è questo odore?» chiese lei.

    Bonnie la guardò, preoccupata. Come faceva a fiutare l'odore di Damon? Per un attimo temette che avesse scoperto la verità. Damon aveva sempre aggirato i suoi incantesimi, ma Theophilia si limitò a dire «Questo gatto ha un profumo così umano»

    «Eh già» annuì Bonnie. «Allora tra dieci minuti sono giù da te»

    La signora Flowers si voltò e richiuse la porta dietro di sé. Damon uscì dall'armadio ridendo. «Adesso quel gattaccio ha anche un profumo umano»

    Bonnie lo guardò ridere. Era ancora più bello. Era raro vederlo ridere. I suoi denti erano perfetti, anche se stentava a mostrarli, a parte quando doveva azzannare la gola di qualcuno. In quel momento poi, il sole lo stava illuminando e sembrava una statua greca il cui marmo era esaltato dai giochi di luce. La sua pelle sembrava così luminosa e divina. E il suo fisico statuario sembrava ancora più perfetto.

    «Sembra proprio che ci dobbiamo lasciare» esclamò, continuando a fissare la bellissima statua che aveva di fronte.

    «Odio quella parola»

    «Lasciare?»

    «Sì, non porta a nulla di buono. Non voglio lasciarti»

    La rossa arrossì. «Neanche io lo voglio, ma Theophilia non sa che tu sei qui»

    Damon le si avvicinò «E se non me ne importasse?» chiese, mentre il suo viso si chinava sul collo di Bonnie per baciarglielo.

    «Hai un sapore delizioso»

    Bonnie lottò con se stessa, e lo prese per le spalle, allontanandolo.

    «Damon, non é il momento adatto»

    «E allora perché il tuo cuore continua a battere così veloce?» non si stava allontanando, si stava avvicinando, ancora.

    «Perché...perché..» balbettò lei, ma prima che potesse ribattere, la bocca di Damon era sulla sua. «Stai zitta» le sussurrò mentre le teneva il viso tra le mani e la baciava con passione e dolcezza.
    Quando le loro labbra incandescenti si staccarono il fuoco del caminetto si era ormai consumato. «Devo andare a fare la doccia e scendere da Theophilia»

    «Anche io avrei bisogno di una doccia e di qualcuno che mi pulisca per bene» disse, col suo irresistibile sorriso sghembo. Bonnie lo fulminò con lo sguardo.

    «Non mi sembra il caso, Damon» esclamò, imbarazzata.

    «A me sembra eccome invece» la guardò, fingendosi offeso. «Il tuo rifiuto mi sta uccidendo» «Allora buona giornata, cadavere»

    Prima che Damon se ne andasse, Bonnie gli diede un bacio a fior di labbra.

    «E mi dovrei accontentare di questo?» chiese.

    «L'attesa aumenta il piacere, vampiro dai bollenti spiriti»

    Damon le sorrise.

    «Secondo me l'attesa tormenta il piacere»

    Bonnie gli sorrise e si voltò verso il bagno.

    «A stasera e non farti tormentare dal piacere»


     


     

    Lo sa come si fa a riconoscere se qualcuno ti ama? Ti ama veramente, dico?

    Non ci ho mai pensato.

    Io si.

    E ha trovato una risposta?

    Credo che sia una cosa che ha a che vedere con l’aspettare. Se è in grado di aspettarti, ti ama.

    [A.Baricco]


     


     


     

    Theophilia l'aspettava in cucina. Dopo aver fatto un'abbondante colazione, la guardò con severità: «Quello che ti voglio insegnare oggi è qualcosa che probabilmente sai già fare sulle cose inanimate, ma io voglio insegnarti a potenziarlo e, una volta che riuscirai a farlo sugli oggetti, potrai provarlo anche sugli esseri animati»

    «Di che si tratta?»

    «Lo scoprirai presto, cara»

    Bonnie era incuriosita dalle parole di Theophilia e provava grande entusiasmo di qualunque cosa si trattasse. Non era un incantesimo e neppure una pozione. Riguardava il controllo della mente e il creare un legame con gli oggetti e/o le creature. E non serviva necessariamente il contatto tattile, l'unica cosa necessaria era il contatto visivo con l'essere in questione. La difficoltà consisteva proprio nel non poter toccare l'oggetto. Bonnie aveva già provato a farlo. L'ultima volta era stata con Damon per scoprire il suo segreto, ma si era dovuta servire di un incantesimo in quel caso. Quindi era elettrizzata al pensiero di potenziare i suoi poteri. La signora Flowers le portò una serie di oggetti personali e li posizionò sul tavolo.

    «L'unica cosa che devi fare ora é concentrarti su di essi, uno per volta»

    Bonnie si ripeté le parole della signora Flowers "Libera la mente!" "Concentrati!"

    «e soprattutto, non perdere il contatto visivo» aggiunse Theophilia.

    Bonnie focalizzò tutta la sua attenzione su un piccolo specchio. Non sapeva perché l'avesse scelto per primo, ma l'aveva attirata sin da subito. Era incorniciato da rose nere argentate che lo ricoprivano ai lati, conferendogli un'aria antica e classica. Cercò di seguire le istruzioni dell'anziana strega, ma non ci riuscì.

    «Devi liberare la mente, cara. Completamente. Pensare che non ci sia nulla al di fuori di quello che stai guardando»

    «Lo so, Theo. Ma é come se ci fosse qualcosa che mi blocca. Ho bisogno di toccarli. Non riesco a concentrarmi a tal punto da riuscirli a guardare soltanto e a capire che cosa ci stia dietro»

    «Nessuno ci riesce la prima volta. Bisogna continuare a provare finché non si riesce a instaurare il “legame”» le sorrise

    «Abbiamo tutto il tempo»

    Bonnie ricambiò il suo sorriso «Hai ragione. É che mi innervosisco quando non riesco a fare qualcosa. Comunque a cosa servirebbe questo "legame" che si instaura?»

    «A scoprire la vera natura delle cose»

    Gli occhi brillanti di Bonnie assunsero una sfumatura più scura. Ciò significava che avrebbe potuto scoprire la vera natura di Damon, semplicemente guardandolo negli occhi? Di una cosa era certa, anche a costo di impiegarci tutta la vita, avrebbe imparato a instaurare quel "legame".

    Era l'unico mezzo che aveva a disposizione per scoprire veramente l'anima di Damon, per conoscerlo fino in fondo. Il “legame” le avrebbe consentito di andare oltre ai suoi occhi, di raggiungere posti segreti che nessuno, finora, aveva scoperto. Damon faceva di tutto per nascondersi agli occhi degli altri, ma lei l'avrebbe svelato. Avrebbe tirato fuori quella parte di lui che, ancora non conosceva, ma che meritava di essere rivelata. Forse svelando quella parte di sé, il vampiro non si sarebbe più sentito “diverso” ed emarginato dagli altri.


     

    Non mi scoraggio perché ogni tentativo sbagliato scartato è un altro passo avanti.

    [Thomas Edison]


     


     


     

    Intanto Damon, di ritorno dalla sua caccia, si sdraiò sul divano della sua camera e chiamò il fratello. «Auguri fratellino»

    Stefan era sorpreso da quella chiamata.

    «In che guaio ti sei cacciato?»

    «Sei sempre sospettoso, così mi ferisci»

    Stefan ridacchiò «Dovrei credere che mi hai chiamato per una nobile ragione?»

    «Esattamente, infatti ti ho chiamato per farti gli auguri. É Santo Stefano, oggi»

    «É la prima volta in cinque secoli di esistenza che mi fai gli auguri, che cosa ti é successo? Hai forse bevuto?»

    «Non lo so, fratellino. La verità è che mi sento più dolce in questo periodo»

    «Centra una donna?»

    Damon ridacchiò. «Non ti smentisci mai, sospetti sempre qualcosa. Comunque sì, potrebbe centrare una donna»

    «Ti conosco fin troppo bene Damon e io la conosco?»

    «Può darsi»

    «Avanti, dimmi di chi si tratta»

    «Si tratta del motivo per cui sono tornato a Fell's Church»

    «La signora Flowers?»

    «Andiamo, Stefan. Non sono sceso tanto in basso»

    «Allora penso di aver capito»

    Bastò sentire il tono di voce del fratello per capire che stava sorridendo.

    «E..?» gli chiese Damon.

    «E sono felice che sia lei, qualunque incantesimo ti abbia fatto, ha funzionato»

    «Come sei divertente. Vado a leggere adesso. A presto, fratellino!»

    «Hai detto "leggere", seriamente? Non leggi da almeno cinquant'anni»

    «E mi sottovaluti anche. É meglio per te riattaccare prima che venga a spaccarti la faccia»

    «A presto Damon che legge dopo un secolo!»

    «Vai all'inferno Santo Stefan»

    Damon riattaccò con un sorriso ebete stampato in viso. Prese il libro che gli aveva regalato Bonnie e lo lesse. Era contento di aver sentito suo fratello ed era anche contento che lui gli avesse dato la sua benedizione. Non che ne avesse bisogno, lui faceva sempre e comunque quello che voleva, ma la benedizione di un Santo poteva anche portargli fortuna.

     

    Quella sera, Bonnie era sfinita. Aveva provato a instaurare il "legame" in tutti i modi. Ma non ci era riuscita e l'unica cosa che era riuscita a guadagnarsi era un grande mal di testa. Non appena aprì la porta della camera, la ritrovò vuota. Si rattristò, ma cercò di non pensarci. Voleva sentire la sua migliore amica. Così, prese il cellulare e chiamò Elena.

    «Bon, che sorpresa sentirti! Come stai?»

    «Ciao Lena, sto alla grande. Anche se un po' mi mancano le nostre litigate e i nostri abbracci della sorellanza velociraptor»

    «Anche a me, tanto. Ma tra poco ci rivedremo, giusto? E scommetto che hai tante cose di cui parlarmi»

    «Più di quante ti potresti immaginare. Anzitutto ho lasciato Zander»

    «Seriamente? Ma come stai? E perché l'hai fatto?»

    «L'ho lasciato perché non sono più innamorata di lui e, per quanto possa sembrare assurdo, c'è sempre stato un altro»

    «Penso di sapere di chi si tratti e ti ammiro Bon, davvero perché tu hai avuto il coraggio di scegliere, anche quando non era per niente facile. Io ci ho impiegato così tanto per farlo e posso dirti che appena fai la scelta giusta, ti senti meglio. Quindi hai scelto bene»

    Bonnie si sorprese di sentire Elena dire tutte quelle cose. Oltre a Damon, anche lei sembrava essere maturata. Era come se stando lontani, compiendo strade diverse, avessero trovato la loro vera strada. Non c'era più niente di quello che c'era stato prima, tra loro.

    «Sì, ho fatto la scelta giusta Lena. E ne sono felice. Parlarne con te la rende ancora più giusta..»

    Bonnie non sapeva per quanto stette a parlare con la sua amica. Non si accorse neanche di Damon, che, nel frattempo, era tornato. Per distrarla si mise a sussurrarle nell'orecchio parole incomprensibili e di natura poco raffinata mentre le sue mani le accarezzavano le spalle.
    La rossa si vide costretta a interrompere la chiamata e congedare la sua migliore amica, incapace di resistere allo sguardo e al tocco del vampiro.


     

    Gli occhi molto belli sono insostenibili, bisogna guardarli sempre,

    ci si affoga dentro, ci si perde, non si sa più dove si è.

    [Elias Canetti]


     


     

    «Damon! Ti sembrava il caso?»

    Il vampiro, per nulla intimorito, continuò ad accarezzarle le spalle.

    «Qualcuno si sta arrabbiando» le sussurrò all'orecchio.

    «Qualcuno ti sta per incenerire, semmai»

    «Mmm prospettiva allettante. Ho sempre desiderato diventare un bel pollo arrosto»

    Bonnie si mise a ridere. Instaurare il "legame" era già di per sé difficile e se poi doveva farlo con Damon, era pressoché impossibile. La distraeva sempre. Non riusciva a restare lucida e anche in quel momento, mentre rideva e lo guardava nei suoi meravigliosi occhi scuri, capì che Damon era sempre stato l'unica eccezione.
    Perché oltre ai suoi occhi, c'era la sua anima e lei restava senza parole ogni volta che riusciva a scorgerla.


     


     

    Arriva fino a dove riesci a vedere e quando ci arriverai potrai vedere più lontano.
    [Laura Fizgerald]




     

    A/N

    Eccomi qua, amati lettori :*

    Vi chiedo scusa per non aver aggiornato prima, ma non ho proprio potuto!

    Spero che questo settimo capitolo vi piaccia, almeno tanto quanto è piaciuto a me scriverlo.

    Se avete domande e/o dubbi non esitate a chiedere e anche a rendermi partecipe delle vostre sensazioni ;)

    Grazie mille a tutti coloro che continuano a mostrare entusiasmo per ciò che scrivo e a sprecare il loro tempo per leggere e recensire la storia! Vi sono immensamente grata.

    Buona lettura,

    Glo

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    Capitolo 8
    *** Il legame ***


    8. Il legame
     


    Passarono i giorni e la neve si sciolse completamente per dare spazio a un gennaio freddo e soleggiato. Bonnie continuò a provare e riprovare il "legame" finché il nono giorno di prove, avvenne la svolta. In quei giorni di continuo provare e riprovare non aveva visto Damon neanche una volta, l'aveva solo sentito per messaggio.

    In realtà Damon, ogni sera, andava a trovarla, ma la rossa era profondamente addormentata e non si accorgeva di lui. Quando poi trascorreva la notte abbracciato a lei, circondando il suo esile corpo con le sue braccia muscolose, vedeva il suo sorriso stendersi felice. Razionalmente inconsapevole che lui le fosse accanto, ma istintivamente cosciente. Di mattina, quando lui se ne andava, Bonnie era ancora addormentata. Qualunque cosa le stesse facendo fare la vecchia Flowers, la stava stancando parecchio. Prima di andarsene però, doveva sempre combattere contro il bisogno di svegliarla. Voleva baciarla, stringerla a sé, ma voleva anche che riposasse. Così si limitava a darle un bacio sulle labbra, un bacio troppo casto, ma sempre meglio di niente e poteva giurare di averla sentita sussurrare il suo nome almeno un paio di volte mentre la baciava.

     


     

    Tornando a quel giorno, Bonnie fece la stessa cosa dei giorni precedenti. Guardò a lungo gli oggetti e si concentrò su di loro. Niente. Finché non sentì qualcosa dentro di sé. Qualcosa che non le aveva suscitato l'oggetto che stava considerando (una spazzola argento per i capelli), ma lo specchio, lo specchio di rose nere. Concentrò la sua attenzione su di esso e lo guardò. Non sapeva neanche chi fosse, sapeva solo che c'era quello specchio. Era l'unica certezza. Senza neanche accorgersene, la cucina di Theophilia sparì per dare spazio al suo salotto. Ma non era arredato come lo aveva sempre visto lei, era diverso. All'improvviso apparve Theophilia ed era più giovane. I suoi capelli non erano ancora bianchi, ma castano chiaro. Stava camminando incontro a qualcuno. Bonnie si voltò. Era...Damon.

    «Damon?» chiese la signora Flowers, riflettendo l'eco dei pensieri della ragazza.

    «Ti voglio ringraziare per la tua ospitalità. So quanto ti è costato fidarti di me e aprirmi le porte del tuo pensionato. È per questo che ti ho preso un pensiero»

    Bonnie lo osservò bene. Naturalmente era uguale a come l'aveva sempre visto lei, ma sembrava più ingenuo. Era qualcosa che riusciva a scorgergli dall'espressione. Per non parlare poi del taglio di capelli da ragazzino. Ma doveva ammettere che gli donava. Sarebbe stato perfetto anche con un casco di banane in testa per lei. Theophilia lo guardò, sorpresa.

    «Damon, caro. Non dovevi disturbarti»

    Damon le porse un pacchetto. «Non è niente di speciale»

    La signora Flowers scartò il regalo, sorridendo. Era uno specchio. Lo stesso specchio che aveva guardato Bonnie. Allora si trattava di un regalo di Damon!

    «È bellissimo» esclamò Theophilia. Damon le sorrise...

    La sua immagine si dissolse insieme a quella del salotto e della "giovane" Theophilia. Bonnie si ritrovò di nuovo in cucina. La signora Flowers era al suo fianco.

    «Ce l'hai fatta! Ce l'hai fatta!»

    «Non riesco a spiegarmi come sia successo, ma é successo»

    «Questo significa una sola cosa. Adesso sei pronta, adesso riesci a isolarti da tutto e a vedere oltre. E sottolineerei, vedere oltre senza alcun contatto»

    Bonnie non riusciva a smettere di sorridere.

    «Chi l'avrebbe mai detto che Damon ti avesse regalato questo specchio?»

    «Quella volta mi ha stupito. É stato il primo e l'ultimo regalo che abbia mai ricevuto da Damon»

    «È per questo che i suoi regali si apprezzano di più»
    «Sei la sua protettrice, cara?»

    La giovane arrossì.

    «Difendo sempre le persone a cui tengo»

    «Lo so. E so anche che se sei riuscita a trovare la forza di instaurare il "legame" è perché c'è qualcuno che ti rende felice. E so di chi si tratta»

    Bonnie rimase zitta. Si limitò a preparare un tè caldo alla pesca per festeggiare il risultato ottenuto. Ora sapeva di potercela fare. Continuare a provarci, senza arrendersi, si era rivelata la scelta migliore.


     


     

    Le uniche persone che non falliscono mai, sono quelle che non provano mai.

    [Og Mandino]


     


     

    Era tramontato il sole quando ritornò in camera. Damon era sdraiato sul divano, a zampe in su. «Ciao tesoro» gli disse Bonnie e solo avvicinandosi si rese conto che Damon era steso vicino al gatto.
    Da quando, quei due, avevano fatto amicizia? Damon stava dormendo e c'era un libro (quello che le aveva regalato) sulla sua pancia.
    Sorrise. L'avrebbe svegliato. Aveva sentito la sua presenza in tutte quelle notti, ma non sapeva se era solo perché lo stesse sognando o perché era effettivamente lì con lei. Pensava di conoscere la risposta.

    «Damon» gli sussurrò all'orecchio.

    «Smettila di sognarmi quando hai il sogno reale davanti agli occhi»

    L'effetto di Damon si stava mostrando anche nelle sue battute. Il vampiro borbottò qualcosa e aprì gli occhi. I suoi capelli erano tutti spettinati. Sembrava un cane dal pelo arruffato.

    «Forse hai davvero bisogno di un bagno»

    Damon non le rispose. Si limitò a prenderla per le braccia e a spingerla sul divano, facendo scappare il suo omonimo.
    E poi, beh, la baciò. Coprendo la distanza che li separava, colmando l'assenza di quei giorni con la giusta riunificazione. Le sue labbra accarezzarono quelle del suo pettirosso mentre le accarezzava la cascata incandescente dei suoi capelli. Prese possesso completo delle sua bocca, fondendo il suo respiro con quello di Bonnie, rendendolo un solo respiro. Stavano respirando, insieme. E c'erano solo due rumori in quella stanza. Il battito del loro cuore e lo scoppiettio delle fiamme.


     

     

    Il rumore di un bacio non è così forte come quello del cannone,

    ma la sua eco dura molto più a lungo.

    [Oliver Wendell Holmes]


     


     

    Quella notte non dormirono, si guardarono a lungo e si parlarono con gli occhi.
    «Perché mi guardi così?» le chiese Damon.

    Bonnie lo stava fissando da almeno 10 minuti e sembrava molto concentrata.

    «Stai forse provando a stregarmi?» chiese, col suo sorriso sghembo.
    «Stavo provando una cosa» gli rispose lei.
    «Quella che ti ha insegnato la vecchiaccia in questa lunga e dolorosa assenza di 9 giorni?»
    «Si. Stavo provando a instaurare il "legame". Oggi sono riuscita a instaurarlo con uno specchio» «Tesoro, nel nostro caso non c'è bisogno di instaurarlo. C'è già»

    Bonnie gli sorrise «Lo sento»

    Si guardarono e si risposero, con un bacio.


     

    La mia notte non porta consiglio.
    La mia notte pensa a te,

    come un sogno a occhi aperti.
    [Frida Kahlo]


     


     

    Quando Damon stava ormai per appisolarsi, lasciando cadere il suo viso sulla spalla di Bonnie, la ragazza si mise a scrivere sul suo diario.

    Caro diario,

    è trascorso un po' di tempo dall'ultima volta che ti ho scritto e, ora, posso dirti con certezza di sentirmi meglio. Sono felice e sono grata. Mi sento bene così come sto e, guardando Damon dormire sulla mia spalla, come un bambino sincero e ingenuo, riesco davvero a vedere il suo lato più fragile, il suo lato più umano. E' inutile tentare di nascondere quello che ho sempre provato. Non riesco a dormire, non riesco a chiudere gli occhi se so che lui è accanto a me. Potrei morire per non dormire mai? Probabilmente sì. Ma in quel caso non potrei guardare Damon lasciarsi andare al mondo dei sogni, lasciarsi trasportare in una dimensione immaginaria, creata da lui. Mi domando cosa stia sognando. Qualunque cosa sia, lo sta rallegrando (lo capisco dal suo sorriso). Non posso fare a meno di sorridere anche io. Damon mi rende stupida, ma non mi importa. Perché mi rende libera. Questi giorni, senza di lui, sono trascorsi lenti e inesorabili, ma ora, mi sembra di rinascere a contatto col suo sguardo dormiente. Sto bene e sono grata. Grata di averlo al mio fianco e grata che questo momento sia solo per noi. Un momento semplice, scontato e banale, ma un momento che è solo nostro e che mi fa stare bene. E' per questo che non dormirò, ma lo continuerò a guardare tutta la notte”

    A presto, la tua Bonnie rincitrullita (o semplicemente innamorata)”


     

    Naturalmente Damon aprì gli occhi proprio nel momento in cui Bonnie stava chiudendo il suo diario e riuscì a scorgere l'ultima parola che aveva scritto.

    L'ultima cosa che fece, prima di addormentarsi definitivamente, fu sorridere, come un bambino ingenuo e sincero.


     

    Il giorno seguente, Theophilia aveva concesso a Bonnie un giorno di pausa. Il primo di 3 giorni. Era talmente fiera della sua allieva che voleva concederle una meritata pausa in cui divertirsi e fare quello che voleva. Una parte di sé sapeva già con chi avrebbe trascorso quelle giornate e ne ebbe la risposta quando vide Bonnie scendere le scale, raggiante come non mai.

    «Vado al parco con Damon» esclamò lei.
    «Buona giornata, cara»

    La giovane diede un bacio a Theophilia e uscì verso l'alba di un nuovo giorno. Questa volta però, ci sarebbe stato Damon.

    Il sole era alto nel cielo. Luminoso e splendente. Il giardino di Theophilia era in ottime condizioni, nonostante la neve e il gelo dell'ultimo periodo. I tulipani rossi e le rose nere schiudevano i loro boccioli alla luce del sole.
    Damon non era ancora arrivato. Bonnie inspirò il loro profumo e guardò il cielo. Si sentiva felice. Libera. E non c'era niente che avrebbe cambiato. Era come se fosse parte di quel cielo che la sovrastava. Non c'era nessun rumore, a parte il respiro della natura e il cinguettio degli uccelli. Ascoltando meglio, sembrava che qualcuno stesse fischiando..


     

    Damon si divertiva a fischiare. Si divertiva a spazientire il suo pettirosso. Era così vicino al cielo in quel momento eppure aveva occhi solo per Bonnie. Si sentiva stupido e cretino, ma parte di sé sapeva che lo era sempre stato perciò non ci fece caso più di tanto. Era rinato, lo sapeva.

    Era trascorso praticamente un mese e sembrava fossero passati anni. Anni di gioia e felicità.

    Per questo, quando distolse lo sguardo dalla sua musa lo fece soltanto per posarlo pochi secondi verso il cielo e disse, con sincerità, “Grazie”.

    Non sapeva perché lo stesse facendo, sapeva solo che era giusto ringraziare il cielo per quello che gli aveva dato. E poi anche Damon Salvatore poteva essere grato.

    Il cielo limpido sembrò rispondergli, in quel momento, un raggio di sole lo investì fino ad andarsi a posare sulla figura incantevole della sua strega.


     

    Un solo pensiero di gratitudine rivolto al cielo è la migliore delle preghiere.

    [Gotthold Ephraim Lessing]


     


    «Buongiorno raggio di sole» disse Damon.

    Bonnie sobbalzò. Da quando aveva ricominciato a parlarle telepaticamente?

    «Damon» sussurrò, spazientita.

    «Ovunque tu sia, non é divertente»

    «Cosa non é divertente?»

    «Che tu mi stia parlando senza che io ti riesca a vedere»

    «Mmm..è eccitante vederti arrabbiare»

    «Damon! Dove sei?»

    «Forse dovresti guardare più in alto»

    Bonnie guardò in alto verso la fonte dei fischi. Damon. Come aveva potuto pensare che gli uccelli facessero quel rumore? Gli sorrise. Non riusciva a vederlo perché la sua figura era abbagliata da un raggio di sole. Era su uno dei rami più alti della quercia, nascosto dalla possente chioma dell'albero. «Che aspetti a salire?» le fece l'occhiolino.

    «Ahahah! Salire? Non ci penso neanche»

    «E come mai, bella fanciulla?»

    «Perché non sono un vampiro e potrei rompermi l'osso del collo o anche morire se cadessi»

    «Come sei tragica! Vengo a prenderti pettirosso»

    Bonnie non si accorse neanche che era sceso dall'albero. Semplicemente se lo trovò di fronte. Si chinò per darle un bacio.

    «Sei bellissima, sai?»
    La ragazza arrossì «Grazie, anche tu non sei per niente male»
    «Per niente male?! Stai parlando del vampiro più sexy dell'universo, dimentichi?»

    Bonnie gli accarezzò il viso. «Sei troppo modesto»

    Lui la strinse e senza ulteriori preavvisi, la portò sulla quercia. Bonnie urlò e si tenne aggrappata stretta a lui.

    «Giuro che se muoio per colpa tua, ti uccido Damon»

    «Peccato che nell'eventualità, saresti già morta»

    Senza accorgersene neanche, Bonnie realizzò che i suoi piedi avevano toccato terra, o meglio ramo. Infatti, si trovavano su un possente ramo. Erano ancora stretti l'uno all'altro e i loro profumi, l'uno di mughetto e l'altro di menta si fondevano in una deliziosa armonia.

    «Ricordami di non guardare giù» esclamò lei.

    «Ricordati di guardare me»

    Lo guardò. Non era difficile farlo. Al contrario, era così facile perdersi nei suoi meravigliosi abissi. Erano dello stesso colore della notte. Una notte limpida e serena. Una notte piena di stelle. Quelle stelle non erano ancora tutte chiare, ma lei riusciva a scorgerle comunque. Alcune erano oscurate dalle cose che ancora Damon si ostinava a tenerle nascoste, ma le avrebbe schiarite, avrebbe scoperto il suo segreto ora che era in grado di instaurare il legame.
    Damon era il suo legame. Per questo ogni volta che lo guardava negli occhi si sentiva a casa, legata a lui da un invisibile filo d'argento. Non serviva guardare il cielo che la sovrastava, anche se ora era talmente vicino da poterlo toccare con un dito, a lei bastava guardare il cielo nei suoi occhi.


     

    Io non ti chiedo di andarmi a prendere
    una stella celeste
    solo chiedo che il mio spazio
    sia pieno della tua luce.
    [Mario Benedetti]


     


     

    Damon, intanto, si perdeva nei suoi occhi castani. Era felice. Libero. E tutto ciò di cui aveva bisogno era quello che stava di fronte a lui. La persona che teneva stretta a sé. Bonnie. Sentiva di poter essere libero con lei. Sentiva di poter essere libero perché in lei trovava accettazione, comprensione e soprattutto amore. Qualcosa che aveva sempre provato, ma che nessuno gli aveva mai dato, prima di lei. Ora sapeva cosa significasse essere amati. Era sentirsi liberi, nonostante le catene della vita. Era sentirsi liberi, stando legati a una persona nelle cui mani si mette la propria vita.
    «Non avrei mai pensato di trovarmi quassù con te» disse lui.

    «Neanche io»
    «La verità è che non so più cosa pensare quando mi stai vicino»
    «Allora non pensare. Pensavo fosse facile per te non farlo, soprattutto quando puoi stare sempre così vicino al cielo» disse lei, alzando il suo sguardo al cielo terso che li avvolgeva.
    «Niente é facile, anche a due passi dal cielo. Neanche fingere che non me ne importi. In realtà mi importa, mi importa di tutto, ma ho imparato a distinguere il fondamentale dal necessario»
    «E io sono fondamentale o necessaria?»
    «Devo ancora scoprirlo» le disse, facendole l'occhiolino.
    «Ora mi sento offesa»
    Damon le sorrise. La guardò negli occhi, cercando di trasmetterle la risposta. Bonnie la colse e gli rispose.


     


     

     Non c'è miglior domanda di uno sguardo, non c'è miglior risposta di un sorriso.

     

     

     


     

    A/N

    Chiedo umilmente perdono per il ritardo.

    Credo dovreste prendervela coi miei malvagi professori! In ogni caso questo capitolo è stato molto semplice e vi avviso che la situazione si inizierà a complicare dal prossimo capitolo. Perciò, non temete, i nostri Bamon non saranno felici ancora per molto * la mia cattiveria sta per farsi vedere * Detto questo, ringrazio ancora infinitamente tutti coloro che continuano a mostrare entusiasmo per la mia “creatura” (mi permetto di rivolgermi alla mia storia in maniera un po' umanizzata). Vi sono davvero grata. E, stando sul tema della gratitudine, ci ho tenuto a mostrare la gratitudine dei nostri eroi in questo capitolo perché volevo mostrare in maniera ancora più marcata quanto fossero felici.

    Fatemi sapere cosa ne pensate, il vostro parere conta più di quanto voi possiate pensare ;)

    Un bacione ;*

    Gloria


     

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    Capitolo 9
    *** La schiusa della farfalla ***



    9. La schiusa della farfalla

     

    Arrivarono al parco che era già ora di pranzo. Scelsero un luogo appartato e accogliente, lontano da sguardi indiscreti. Bonnie prese il cestino delle provviste (un barattolo di marmellata di pesche di Theophilia, una torta di fragola fatta da lei, panini al tonno e prosciutto, bottigliette d'acqua e tè). Damon si sdraiò su una coperta e la guardò sistemare la tovaglia per terra.

    «Guardare in effetti si può rivelare un grande aiuto alla la distrazione» Damon ridacchiò.

    «Mi sto godendo lo spettacolo della natura. Anche questo è importante»

    «Ne sono certa»

    La rossa guardò intensamente il moro e, con il solo sguardo (e incantesimo non verbale) gli tolse la coperta.

    «Ehy! Questo è un affronto»

    «Noooo! Cosa te lo fa pensare?»

    Damon si alzò per prenderla, ma Bonnie, prevedendo la sua mossa, fu più veloce.

    «Comunque non avrei mai pensato potessi farti un taglio alla Nick Carter*»

    Damon si fermò. «Che cosa? E tu come fai a saperlo? È stato il momento più imbarazzante della mia intera esistenza»

    Bonnie scoppiò a ridere, mentre continuava a correre.

    «Puoi dirlo forte. Pensavo fossi tu a diffondere le mode. Non pensavo potessi arrivare a copiare qualcuno»

    Damon si stava innervosendo. «Non scherzare col fuoco, streghetta»

    Ma Bonnie non era per nulla intimorita e continuava a correre. I suoi capelli danzavano al ritmo dei suoi passi come delle lingue di fuoco incandescente. In un attimo Damon la raggiunse e coltala di sprovvista, la spinse a terra per cadere sopra di lei. Bonnie sgranò gli occhi, sentendo il corpo del vampiro addosso al suo. «Damon» sussurrò
    «Sì, pettirosso»

    «Non potresti spostarti?»

    «No perché se lo facessi, tu scapperesti»

    «E perché dovrei?»

    «Perché non vorresti vedere quello che sto per fare»

    Bonnie non aveva paura, però Damon riusciva sempre a intimorirla coi suoi enigmi.

    «E cosa stai per fare?» chiese lei.

    «Sto per farti rimangiare quello che hai detto» le prese il viso tra le mani e avvicinò la sua bocca a quella di Bonnie.

    «Mai sfidare Damon Francesco Salvatore» la ragazza spinse il viso contro il palmo della sua mano. «Mai sfidare Damon taglio da frate Salvatore» disse, guardandolo oltre gli occhi.

    Damon le prese ancora il volto tra le mani e avvicinò la sua bocca a quella di Bonnie.

    «Mi dispiace, ma é solo colpa tua» le si avvicinò ancora e lasciò che il suo peso sovrastasse il corpo della ragazza.

    «Damon, piantala»

    «Non dirlo» le mise l'indice sulle labbra e Bonnie provò a morsicarglielo, ma fu preceduta dallo sguardo magnetico di Damon che la legò a sé, fermandole il respiro. Damon si avvicinò ancora e sostituì l'indice che poco prima era sulla bocca rosea di Bonnie con le sue labbra.

    «Ti voglio davvero tanto» le sussurrò tra un respiro e l'altro. Bonnie si lasciò travolgere dalle emozioni e seguì i movimenti delle sue labbra. Forti e decisi. Delicati e dolci.

    «Anche io» sussurrò lei «Ma quello che voglio più di tutto adesso é un po' di cibo»

    Damon la guardò con sguardo di rimprovero.

    «Non riesci a resistere a del cibo, ma resisti a me»

    «Forse perché il cibo è più invitante di te»

    Damon alzò gli occhi al cielo e alzò da lei.

    «Se la metti così ti lascio nutrire, ma per me che hai preparato?»

    Bonnie lasciò che i suoi occhi si perdessero negli abissi scuri e invitanti di Damon.

    «Non ti ho portato cibo a base di sangue, ma ho già pensato a come nutrirti»

    Ora fu Damon a sgranare gli occhi, seguendo la rossa verso il loro angolo privato.

    «E cosa sarebbe?»

    «Guardati intorno e dimmi quante persone sarebbero liete di darti un po' del loro sangue»

    Damon la guardò, sorpreso. Era seria. Bonnie voleva dargli il suo sangue, senza che nemmeno lui l'avesse implorata. Ormai per lui resistere al sangue umano era diventata un'abitudine, ma non per questo era facile resistere all'impulso di assaggiare il sangue di qualche umano, specialmente se si trattava di una ragazza come Bonnie il cui squisito sapore si sentiva anche a lunga distanza. Aveva un profumo così invitante, ma lui riusciva a controllarsi e a non badarci. Bastava pensare che quel profumo fosse un vero profumo e non il sapore del sangue che le ribolliva nel corpo. E poi bastava pensare a quanto ci tenesse a lei per riuscire a fermare i suoi impulsi bestiali. Ma, in quel momento, quando Bonnie lo guardò fino in fondo all'anima e gli disse con sincerità che era disposta a dargli il suo sangue, lui capì di amarla. L'aveva sempre saputo, ma adesso ne era certo. Per questo la guardò e le sorrise. Per la prima volta, in tutta la sua esistenza, era certo di amare e, pur sapendo che Bonnie ricambiava i suoi sentimenti, non gliene importava. Perché, anche se lei non l'avesse amato, lui avrebbe continuato a farlo. Ora capiva che il vero amore non chiede niente in cambio. E' talmente generoso e forte da bastare per sé.

     


     

    L'amore non vuole avere, vuole soltanto amare

    [Herman Hesse]
     


     

    Prese Bonnie tra le braccia e la portò in un angolo, tra le piante. Si sentiva profumo di melissa e salvia. Una quercia li proteggeva, con le sue fronde, tenendoli lontano da occhi indiscreti. Sembrava un giardino nel parco. Come se quel luogo fosse stato concepito apposta per loro. C'erano camelie di ogni colore e foglie di melissa e salvia color smeraldo che facevano risaltare ancora di più le tonalità vivaci dei fiori. Bonnie guardò Damon nei suoi occhi di ematite e il suo cuore batté più forte non appena il suo sguardo si posò su di lei. Il moro la adagiò sull'erba e, prima che se ne rendesse conto, era sparito per poi tornare alla velocità della luce con il cesto delle provviste e tutto ciò che Bonnie aveva portato. Lei lo guardò teneramente.

    «Grazie»

    «Figurati, pettirosso»

    «Direi che puoi iniziare a nutrirti»

    «Sicura?» il suo sguardo era serio.

    «Non sei costretta se non vuoi»

    Le mani calde di Bonnie presero quelle ghiacciate di Damon e le strinsero.

    «Non sono mai stata più sicura» Gli occhi scuri del vampiro erano più eloquenti della sua bocca.

    In quel momento brillavano di intensità ed erano ancora sorpresi e commossi dalla scelta della ragazza.

    «Ti farà male all'inizio, molto male... E poi potresti perdere i sensi se non riuscissi a controllarmi» «Damon, non riuscirai a farmi cambiare idea» il vampiro la guardò senza dire niente. Il suo sguardo incatenò a sé quello di Bonnie che, vittima di quell'incantesimo, non riuscì a distogliere gli occhi dai suoi. Presto si avvicinarono. Il volto di Damon si avvicinò al suo. La sua bocca. Damon la schiuse, mostrando le sue zanne mentre apparivano le vene violacee sotto agli occhi. Non riuscì a controllarsi. Lui riusciva a farlo, ma lei non poteva. Non quando lo amava a tal punto da non riuscire a restare impassibile di fronte a un gesto che avrebbe dovuto suscitare disgusto nella maggior parte delle persone e che invece, a lei, provocava puro piacere. Prese tra le mani il suo volto perfetto, accarezzò le vene che si erano dilatate e lo baciò. Damon la strinse a sé e lasciò che Bonnie facesse danzare la sua bocca insieme alla sua, fusa in un unico attimo. Sentiva i canini appuntiti minacciare di perforarle la lingua, ma non li temeva. Voleva solo sentire Damon nella sua vera essenza.


     

    Niente è più intimo di due pensieri che si toccano


     

    «Bonnie» ansimò lui, senza fiato. Più affamato che mai. Si staccò, con difficoltà dalle sue labbra e adagiò le sue sulla gola della ragazza. Il suo profumo era inebriante. Delizioso. E, non appena, i suoi canini perforarono la carne, ne ebbe la certezza. Bonnie era fresca e deliziosa, proprio come il suo profumo. Anzi, era persino meglio. Le prese il collo tra le mani e continuò ad assaporare quel dolce nettare rigenerante. Bonnie, intanto teneva le mani sulle spalle di Damon, appoggiandosi a lui. Non appena i canini le avevano perforato la pelle, aveva sentito dolore. Ma, quando avevano iniziato ad assaporare il suo sangue, rendendolo proprio, il dolore se n'era andato, lasciando spazio a una piacevole sensazione di solletico proprio nel punto in cui Damon stava bevendo il suo sangue. O meglio, un solletico che coinvolgeva ogni parte di lei, rendendola in quel momento parte di Damon. Sembrò trascorrere un'eternità in cui Damon non fece che gustarla, suscitandole scariche di energia lungo tutto il corpo, finché, la sua bocca non si staccò da lei, lasciandole un grande senso di vuoto e smarrimento. Il vampiro si leccò i rimasugli di sangue intorno alla bocca e diede un bacio a fior di labbra alla strega.

    «Che ottimo pranzo» esclamò.

    «Fingerò di non offendermi per avermi considerato alla stregua di un pasto» sussurrò lei.

    Damon pensò che poteva anche perdere sangue, ma il suo sarcasmo non l'avrebbe mai perso. Questa era Bonnie. «Se ti considerassi solo un pasto, non ti darei il mio sangue»

    La ragazza sgranò gli occhi. «Damon, guarirò. Non c'è bisogno del tuo sangue»

    «Invece sì. Voglio che tu guarisca. È il minimo» Bonnie lo guardò, affettuosamente.

    «Agli ordini capo» I canini erano ancora allungati. Damon si morse il polso e lo mise davanti alla bocca di Bonnie. La rossa lo prese tra le sue mani ed, esitante, aprì la bocca e iniziò a berlo. Avrebbe dovuto sentirsi ridicola, invece si sentiva potente. Incredibilmente potente. Il sangue di Damon aveva un sapore unico e vellutato. Le diffondeva calore lungo tutto il corpo, offrendole energia e una grinta che l'avrebbe fatta saltare fino al cielo. Damon la guardava mentre beveva il suo sangue. Era così semplice, eppure così sensuale. Indossava una camicetta dello stesso colore del suo sangue e dei suoi capelli. Aveva qualche bottone slacciato e Damon poteva scorgere il suo petto alzarsi e abbassarsi al ritmo dei respiri del suo cuore che acquisiva sempre più vigore, sempre più velocità. Era bellissima.
    «A quanto pare sei tu a non riuscirti a controllare» Bonnie distolse lo sguardo e anche la bocca dal polso di Damon.

    «Scusami, non pensavo potessi piacermi così tanto...»

    «Cioè potesse» arrossì lei. «Mi riferivo al sangue»

    «So che non ci sono doppi sensi, piccola bevitrice di sangue»

    Bonnie gli sorrise e, ancora una volta, si lasciò cullare dal suo sguardo fino a lasciarsi andare al godimento completo di quella rigenerante contemplazione.

    In quel momento, una vanessa io dalle ali rosse e nere si adagiò sul dorso della mano di Bonnie, stretta a quella di Damon. Sembrò guardarli per un po' prima di schiudere le ali e volare, sopra di loro, verso l'azzurro del cielo.


     


     

    La felicità è come una farfalla: se l'insegui non riesci mai a prenderla,

    ma se ti metti tranquillo può anche posarsi su di te.

    [Anonimo]


     

     

    Quando tornarono al pensionato, era il tramonto. Damon non voleva più nascondersi da Teophilia, così, come se nulla fosse, entrò insieme a Bonnie. La vecchia strega non si stupì neppure. Era certa che il suo incantesimo, come al solito, non avrebbe funzionato. L'unico motivo per cui l'aveva fatto era per vedere a che punto i sentimenti di Bonnie per lui si spingevano. Era stato un gesto puerile, ma, era certa che da quel momento Bonnie si fosse resa conto di quanto fosse importante per lei il vampiro. Più di quanto potesse ammettere a voce alta. Perciò, non appena li vide entrare, sorrise a entrambi.

    «Buonasera, ragazzi»

    «Sera Teophilia» le rispose Damon, facendole l'occhiolino.

    «Ciao Teo» le disse Bonnie e le porse un mazzo di camelie che aveva raccolto al parco. La vecchina la ringraziò, felice e li stupì, porgendo loro due foto.

    «Questa ve l'ho scattata prima. Non sono riuscita a trattenermi e perdonatemi se é sfocata, ma io e la tecnologia non andiamo molto d'accordo» Bonnie la guardò con affetto. Era una foto bellissima. Li aveva ritratti quando erano sulla quercia, quella mattina e li aveva colti mentre si stavano guardando amorevolmente. Il cielo brillava dietro di loro mentre i loro occhi erano legati da un filo invisibile che li teneva uniti.

    Ora che poteva guardarlo da un altro punto di vista, Damon la guardava veramente così? Arrossì al pensiero. Avere i suoi occhi puntati addosso era qualcosa di inspiegabile e meraviglioso, ma non pensava che le potesse riservate uno sguardo così magnifico. Sorrise di cuore all'anziana strega.

    «Grazie mille. É bellissima»

    Damon diede un bacio alla vecchietta che, rimase senza parole, riflettendo la reazione di Bonnie. La sua bocca era ancora spalancata dallo stupore. Era stato un gesto così sincero e gentile da parte sua. Ancora sorpresa si lasciò guidare in camera. Damon non avrebbe mai smesso di stupirla.


     

    Le fotografie possono raggiungere l'eternità attraverso il momento.

    [Henri Cartier Bresson]


     


    «Hai baciato, Teophilia. Ora posso dirmi gelosa» esclamò la strega.
    Il vampiro la guardò, maliziosamente.

    «Comprendo la tua sana gelosia. E' per questo che voglio aiutarti a dissiparla» così dicendo, Damon la baciò con passione. La strinse a sé e lasciò che le sue labbra potessero suggellare quel legame talmente forte da non poter essere più negato. «Bonnie, io...» sapeva che stava per dirlo per la terza volta nella sua esistenza. Stava per dirle qualcosa che non aveva mai detto a nessuno, a parte Katherine e Elena. Ma, in entrambi i casi, ora lo riconosceva, quei sentimenti non erano sorti istintivamente, come una farfalla che sorge dentro al proprio cuore e da quel momento in poi é destinata a volare verso il suo fiore per accompagnarlo sempre, librando e volteggiando intorno a lui, senza poterla arrestare. Era stato qualcosa che aveva fatto nascere lui. Qualcosa che, anche se l'aveva travolto all'inizio, era stato solo temporaneo e dettato da una vita di solitudine. Ora sapeva che non si era trattato di amore. Perché, quello che aveva davanti agli occhi era amore.

    Bonnie posò l'indice sulle sue labbra per zittirlo. «Damon, c'è qualcosa dietro di te» gli sussurrò. Solo in quel momento Damon si accorse di quell'ombra dietro di sé. Si voltò, pronto a maledire qualunque cosa fosse. Si trattava del gatto.

    «Ti ammazzerò, gattaccio. Giuro che lo farò»

    Bonnie lo prese per il braccio e lo spinse a sé. «Non fa niente, Damon. Pensavo fosse chissà quale creatura. Comunque cosa stavi dicendo?»

    Lui la guardò e, come sempre, trovò quella luce che si rifletteva negli occhi di lei solo quando guardava lui. Avrebbe voluto ripetere quelle parole, ma il momento in cui si era sentito più pronto per dirle, era stato interrotto. Non era più sicuro fosse la scelta migliore. Forse l'arrivo del gatto era avvenuto proprio perché non doveva dirglielo. Insomma, era davvero sicuro che dichiarare i suoi sentimenti fosse la scelta migliore? E poi erano davvero sentimenti degni di essere considerati? E se, una volta pronunciati a voce alta, si fossero affievoliti? Accarezzò il viso della sua amata e disse «Non era niente di importante. Esco un attimo per schiarirmi le idee»

    Bonnie lo capì. «D'accordo, allora ci vediamo dopo»

    «Sì» disse lui e le diede un ultimo bacio.


     

    Bonnie si sedette sul divano. Era impregnato del profumo di Damon. Prese il libro che le aveva regalato per Natale dalla libreria. Non vedeva l'ora di iniziarlo. Il suo sguardo si posò un attimo sulla scritta incisa nel legno e sul libro dalla copertina rossa. Scoprire il segreto di Damon non era più una priorità. Lo voleva sapere, ma adesso voleva solo godersi il suo tempo insieme a Damon. Era diventato la sua priorità. Per questo, senza troppi indugi, lasciò che il suo sguardo tornasse al fuoco incandescente del camino.
    I suoi occhi, prima di iniziare a leggere, si posarono sulla dedica di Damon. Non poté trattenersi dal sorridere. Quelle poesie la deliziarono. Avevano una sincerità d'espressione, un linguaggio dolce e melodioso. E trasmettevano dei sentimenti e delle emozioni vere. In particolare fu una a colpirla:


     

    -Se tu mi dimentichi-

    Voglio che tu sappia
    una cosa.

    Tu sai com'è questa cosa:
    se guardo
    la luna di cristallo, il ramo rosso
    del lento autunno alla mia finestra,
    se tocco
    vicino al fuoco
    l'impalpabile cenere
    o il rugoso corpo della legna,
    tutto mi conduce a te,
    come se ciò che esiste,
    aromi, luce, metalli,
    fossero piccole navi che vanno
    verso le tue isole che m'attendono.

    Orbene,
    se a poco a poco cessi di amarmi
    cesserò d'amarti a poco a poco.
    Se d'improvviso
    mi dimentichi,
    non cercarmi,
    ché già ti avrò dimenticata.

    Se consideri lungo e pazzo
    il vento di bandiere
    che passa per la mia vita
    e ti decidi
    a lasciarmi alla riva
    del cuore in cui ho le radici,
    pensa
    che in quel giorno,
    in quell'ora,
    leverò in alto le braccia
    e le mie radici usciranno
    a cercare altra terra.

    Ma
    se ogni giorno,
    ogni ora
    senti che a me sei destinata
    con dolcezza implacabile.
    Se ogni giorno sale
    alle tue labbra un fiore a cercarmi,
    ahi, amor mio, ahi mia,
    in me tutto quel fuoco si ripete,
    in me nulla si spegne né si dimentica,
    il mio amore si nutre del tuo amore, amata,
    e finché tu vivrai starà tra le tue braccia
    senza uscire dalle mie.

    [Pablo Neruda]


     

    La sua lettura fu interrotta dall'arrivo di Damon, che iniziò a strusciarsi e fare le fusa intorno alle sue gambe. Bonnie lo accarezzò dolcemente e lo guardò nei suoi vivaci occhi scuri. Senza neppure accorgersene, lo fece. Instaurò il legame. E, prima di poterlo fermare, i suoi piedi riatterrarono in quella stessa stanza. Ma lei non ci sarebbe dovuta essere. C'era solo Damon. L'umano e il gatto. Damon teneva in mano il libro che gli aveva regalato e si stava avvicinando alla libreria. Il suo sguardo era fisso, concentrato su un punto. Si abbassò. Ora era all'altezza della scritta. Bonnie fece la stessa cosa. Vide che Damon posava la mano su di essa. Volle provare a toccare la sua mano per scoprire cosa sentisse. Non era reale. Era una visione. Eppure poteva giurare di essere arrossita non appena la sua mano aveva sfiorato quella del vampiro. Lui non poteva vederla. Non sapeva neanche che ci fosse in quel momento. Ma Bonnie poteva farlo. Poteva guardarlo e toccarlo. Questo la faceva emozionare e, si ritrovò a fissarlo finché un rumore non la ridestò. Damon stava infilando l'unghia nella scritta incisa nella libreria. Più precisamente nella "D". Bonnie sgranò gli occhi. Che cosa stava facendo? Lo vide infilare la punta dell'indice e, poi, ritrovarsi con una chiave minuscola in mano. I contorni della figura divennero più sfocati finché quell'immagine non sparì dalla sua vista.
    La ragazza si ritrovò sul divano con Damon acciambellato sulle sue gambe che la stava fissando. Il cuore le batteva a mille. Sapeva a cosa sarebbe servita quella chiave. Si alzò, lasciando Damon solo che la guardava. Si chinò sulla scritta e infilò il suo indice affusolato in corrispondenza della "D"di Damon. All'iniziò non sentì niente. Poi, infilandolo un po' più a fondo, la sentì. Era piccola. Lunga all'incirca la metà del suo mignolo. La prese tra le mani, con un eccitazione dirompente. Prese il libro rilegato di pelle rossa e, esitando, infilò la chiave all'interno della serratura. Ci entrava perfettamente. La serratura scattò.

     

    Non so esattamente cosa spinga due persone a legarsi.

    Forse la sintonia, forse le risate, forse le parole.

    Probabilmente l'incominciare a condividere qualcosa in più,

    a parlare un po' di sé,

    a scoprire pian piano quel che il cuore cela.

    Imparare a volersi bene.

    O forse accade perché doveva accadere.

    Perché le anime son destinate a trovarsi.

    [Paulo Coehlo]

     

     

     

    *Nick Carter (cantante dei Backstreet Boys) aveva un taglio adorabile negli anni '90.

    Io l'ho sempre definito “a scodella” o “da frate”, ma non essendo una parrucchiera non credo sia la corretta definizione. In ogni caso immaginare Damon con quel taglio mi stava facendo avere un attacco di risate isteriche.

     

     

     

    A/N

     

    Ed eccomi, ancora qui, ad aggiornare (in ritardo).

    Questo capitolo è stato abbastanza denso pur essendo solo di passaggio, nel prossimo invece scoprirete il contenuto del “libro segreto”.

    Spero di essere riuscita a mantenere vivo il vostro interesse!

    Non ho mai scritto una fiction così lunga e potrebbe rivelarsi un totale disastro, quindi non esitate a criticare e farmi sapere che ne pensate ;)

    Nel frattempo, vi ringrazio immensamente per il continuo sostegno <3

    Siete meravigliosi e io, Vi voglio bene!
    - Gloria

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    Capitolo 10
    *** La parte migliore ***


    10. La parte migliore

     


     

     Per scuotere un cuore che ha sofferto ci vuole il doppio dell'amore che ha perso.

    [Susanna Casciani]

     

     

     

    Damon si sedette ai piedi di un acero. Non sapeva quanto tempo sarebbe rimasto lì sotto.
    Aveva bisogno di riflettere. Aveva bisogno di stare solo.
    La luna brillava sopra di lui e il cielo blu, trapunto di stelle, lo avvolgeva nel suo manto protettivo.
    Perché era così difficile ammettere i propri sentimenti? Perché si ritrovava inerme di fronte alla loro forza?
    E soprattutto perché sembrava che i suoi stessi sentimenti fossero l'unica cosa a riuscire a spaventarlo?
    Odiava essere così umano. Sarebbe stato più facile aver spento la propria umanità.
    Ma non avrebbe potuto mai farlo.
    Ciò che aveva sofferto nella sua vita non era niente in confronto all'amore che aveva provato.
    Non si legava mai a nessuno, ma quando lo faceva, tutto il dolore era sovrastato dalla gioia dei sentimenti.
    Questo era successo con Bonnie. Le era grato. Grazie a lei, aveva sempre trovato la strada di casa.
    Ma non sapeva più se fosse giusto trovarsi insieme a lei.
    Era travolto dal suo amore per lui, ma era degno di essere il destinatario di quell'amore?
    Guardò una stella che, più luminosa delle altre, brillava sopra di lui e si ritrovò a pensare a sua madre.
    Avrebbe voluto parlarle. In cinque secoli senza di lei si era abituato a vivere da orfano, ma a volte, era inevitabile sentirne la mancanza. Se ci fosse stata sua madre, sarebbe bastato guardarla per capire che cosa dovesse fare.
    Con un suo sguardo, avrebbe saputo. L'avrebbe abbracciata forte e avrebbe capito. Invece era solo. E doveva decidere. Avrebbe potuto chiamare Stefan? No.

    Aveva bisogno di sua madre.
    Avrebbe potuto pregare? Damon Salvatore non pregava, mai.
    Eppure il vuoto che sentiva al cuore sembrava dirgli esattamente il contrario.
    Doveva parlare con lei. Prese un bastoncino di legno che era lì per terra e iniziò a rigirarselo fra le dita.
    Era ruvido. In quel momento, perso nella contemplazione del cielo, si mise a parlare con sua madre.
    Era imbarazzato e non sapeva bene cosa dire, così lasciò che le parole uscissero dalla sua bocca senza pensarci troppo.

    «Ciao mamma» sussurrò.

    «Vorrei tanto poterti parlare, vedere, o anche solo sentire la tua voce..» la sua voce si incrinò.

    «Ma non posso e quindi ti posso solo dire che mi manchi e, anche se non ti ho sempre pensata..» il legnetto si stava per spezzare «Non ti ho mai dimenticata perché ti voglio bene..» ridacchiò tra sé, pensando a quanto dovesse suonare ridicolo in quel momento.
    E, prima di potersene veramente rendere conto, il cielo immenso e scuro si schiarì e, come uno schermo del cinema, proiettò nella sua anima l'immagine di un ricordo.

     

    Era estate. Stefan e lui si trovavano nel parco della loro villa a Firenze. Si stavano rincorrendo e Damon stava raggiungendo il suo fratellino. La terra era umida perché aveva da poco finito di piovere. In cielo c'era ancora il riflesso dei colori dell'arcobaleno che stavano per svanire.

    «Ti sto per prendere, Stef» disse gaiamente Damon.

    Stefan continuava a correre per il prato finché non si fermò davanti alla serra della loro mamma.

    Era colma di fiori di ogni genere, colore e specie il cui profumo si espandeva anche a distanza, riempiendo il parco con una fragranza delicata e unica. Solo allora si accorse che Damon era rimasto indietro. Si guardò alle spalle e vide che era caduto a terra, il suo ginocchio era sbucciato. Aveva solo cinque anni e, temendo che il suo fratellone si fosse fatto tanto male, corse nella serra piangendo. Sua madre era lì, stava innaffiando un giglio. I capelli rossi e boccolosi le ricadevano sulle spalle. Stefan le corse incontro, con le lacrime agli occhi.

    «Mamma, mamma, Damon si é fatto male» disse, col fiatone.

    Sua madre lo guardò teneramente e lo prese in braccio.

    «Tesoro, non ti preoccupare. Adesso andiamo a guarirlo»

    Con il suo piccolo tra le braccia, si incamminò da Damon. Era seduto per terra con il ginocchio sbucciato. La ferita era abbastanza profonda. Il bambino, però, non sembrava particolarmente sofferente nonostante il sangue continuasse a scorrergli sulla pelle, fuoriuscendo dal taglio.

    Rose* si avvicinò a lui, lasciando andare Stefan.

    «Damon, perché non mi hai chiamata? Dovevi urlare tesoro! Questa é una bella ferita e sarei venuta subito a soccorrerti»

    Damon la guardò. I suoi occhi scuri erano velati dal dolore. Ma a lui non piaceva piangere. Preferiva soffrire in silenzio. A sua madre bastò quello sguardo per capirlo.

    «Non devi pensare che sia da fifoni lamentarsi di stare male, piangendo per il dolore, tesoro»

    «Ma io voglio farcela da solo, mamma»

    Sua mamma prese un fazzoletto di seta bianca con un ricamo floreale, che aveva in mano e, dopo aver tamponato e pulito un po' la ferita, glielo strinse intorno al ginocchio.

    «Ricordati che nessuno può farcela da solo in questa vita. Non devi aver paura di mostrare i tuoi sentimenti. Non sono segno di debolezza, sono segno di forza. Anche i più coraggiosi hanno bisogno di qualcuno che li ascolti, che li sostenga e che li ami»

    Damon guardò la sua amata mamma, sistemargli la ferita. Il suo solo tocco gli aveva placato il dolore.

    «Grazie mamma» esclamò. Lei gli sorrise e, dolcemente, lo prese tra le braccia.

    «Ci sarò sempre per te, piccolo grande Damon»

    Il bambino lasciò cadere la testa sulla spalla della madre e inspirò il suo profumo di limone e gelsomino. Sorrise mentre il fratellino li seguiva a piedi, senza più lacrime agli occhi, ricambiando il sorriso di Damon col suo sdentato.

     


    Il Damon del presente si mise a sorridere. Conservava ancora quel fazzoletto...Da quel giorno non se n'era più separato. Perché sapeva che sua mamma aveva ragione. Anche i più coraggiosi hanno bisogno di qualcuno al loro fianco.

     

     

     

    Si ama la propria madre quasi senza saperlo, senza comprenderlo, perché è naturale come vivere; e avvertiamo la profondità delle radici di tale amore solo al momento della separazione finale.

    [Guy de Maupassant]

     

     

     

     

    Non appena lo scrigno s'aprì, un calore improvviso scaldò il cuore della giovane.
    Stava per scoprire quel lato che Damon aveva sempre tenuto nascosto a tutti.
    Quel lato che, presto, avrebbe conosciuto solo lei. Lasciò che il gatto, entusiasta quasi quanto lei, si posasse sulle sue gambe e, sedutasi sul pavimento di marmo, iniziò a osservare ciò che quel libro rilegato di seta rossa, conteneva.
    La prima cosa che vide fu tutto. E niente.
    Era a tal punto colmo di oggetti, pezzi di carta e foto che riuscì a distinguere solo un grande assortimento di colori appartenenti a chissà quali oggetti.
    La prima cosa che la colpì, però, fu una ciocca di capelli boccolosi dello stesso colore del melograno.
    La sua bocca si spalancò. Erano i SUOI capelli.
    Bonnie aveva sentito che Damon, una volta risorto nella dimensione oscura, aveva due ciocche di capelli tra le mani, ma non pensava veramente che fosse la verità.
    Soprattutto non pensava che il vampiro potesse ancora conservare una ciocca dei suoi capelli.
    E, non c'erano solo i suoi capelli lì dentro. C'era un'altra ciocca di capelli rossi come i suoi, ma più chiari.
    Sbiaditi, forse, dallo scorrere del tempo. Bonnie capì subito a chi dovessero appartenere perché, appena li prese tra le mani, vide il volto di una donna.
    La sua bellezza era angelica e soave. I capelli rossi le scendevano sulle spalle e il suo sorriso brillava d'amore.
    Il candore della sua pelle faceva risaltare ancora di più il verde dei suoi occhi e il rosso dei suoi boccoli.
    Il suo volto, per quanto avesse colori diversi da quello di Damon, era inconfondibilmente quello di sua madre.
    Infatti i lineamenti erano molto simili e il taglio degli occhi era lo stesso.
    Bonnie si ritrovò a sorridere mentre delle lacrime le illuminavano gli occhi.
    Non sapeva perché stesse piangendo, ma incontrare la madre di Damon l'aveva emozionata.
    Non si poteva definire un vero incontro, ma l'aveva vista e da quello sguardo aveva capito da chi avesse preso il bel moro. E poi, non avrebbe mai pensato che avesse i capelli identici ai suoi e tanto meno che Damon conservasse i suoi capelli nello stesso luogo in cui custodiva quelli della madre! Ripose le ciocche nello scrigno e lo guardò ancora, pronta a scegliere un altro oggetto. Le mani, prede di emozioni improvvise e intense, le tremavano.
    In quell'agglomerato di tesori, c'erano colori di ogni sfumatura. Sembrava un arcobaleno di segreti.
    Il colore dominante era il marrone/beige della carta annerita che riempiva l'interno del libro, ma si potevano distinguere anche altri colori, che, anche se di tonalità meno sgargianti, attiravano l'attenzione su di sé.
    Fu il candore di un fazzoletto bianco dai ricami floreali rossi a stupirla. Era macchiato di sangue.
    O meglio, delle chiazze scure erano presenti sulla stoffa. Lei sapeva che si trattava di sangue.
    Infatti, rivide la scena del ricordo di Damon, nel parco della sua villa a Firenze.


     

    Il piccolo Damon era già bellissimo. Aveva più o meno 10 anni e stava rincorrendo il piccolo Stefan per il parco. Entrambi sembravano così allegri, spensierati. Come se nulla potesse turbarli.
    Non sapevano che, qualche anno dopo, avrebbero perso la madre.
    Proprio nel momento in cui Damon scivolò a terra, Stefan corse verso la serra. Bonnie restò accanto a Damon, ferito. Lo guardò intensamente. I suoi occhi erano rimasti gli stessi. Così pieni di vita, eppure così spenti. Damon, già da quel momento, era un ossimoro vivente. La sua anima era bianca e candida, ma il suo aspetto era fiero e scuro.


     

    É un difetto tipicamente umano: apparire duri per nascondere un'anima fragile.
    [Paul Jack]

     


     

    Presto ricomparve Stefan, piangente, tra le braccia della madre.
    Era una donna splendida. I suoi occhi verdi come le foglie di limone erano brillanti e amorevoli.
    Lasciò andare il suo piccolo per potersi dedicare a Damon. Gli rivolse parole piene d'affetto e amore.
    Poi, prese il suo fazzoletto. Era lo stesso che Damon aveva conservato nel libro.
    Candido come la pelle della madre Rose e ricamato di papaveri rossi come i suoi capelli. Lo usò per bendargli la ferita e, dopo averlo legato attorno al ginocchio di Damon, gli disse:

    «Non devi aver paura di mostrare i tuoi sentimenti, piccolo. Non sono segno di debolezza, sono segno di forza»

    Bonnie rimase colpita dalla dolcezza della sua voce e dall'affettuoso modo in cui aveva pronunciato quelle parole.
    Erano così vere e giuste. Vide poi Rose prendere il suo Damon tra le braccia e riportarlo a casa mentre Stefan li seguiva, rasserenato dal fatto che il fratello stesse meglio.
    La ragazza non poté fare a meno di ammirare la visione davanti ai suoi occhi. Quella era la madre dei fratelli Salvatore. Quella era la famiglia di Damon e desiderò ardentemente aver potuto vivere a quei tempi, aver potuto stringere tra le sue mani, quelle di Rose. Purtroppo quell'immagine di puro amore svanì ben presto e il tentativo di Bonnie di rincorrere il Damon bambino si rivelò vano.


    Bonnie ritornò nella camera del pensionato e raccolse le foto presenti all'interno del libro.
    Erano stupende e ognuna di esse aveva un significato speciale.
    C'era anche la bozza piegata di un quadro in cui Damon era con sua madre, davanti a un acero.

    Erano entrambi sorridenti e si tenevano abbracciati. Naturalmente le loro vesti erano quelle tipiche del XV secolo. Indossavano entrambi un mantello verde smeraldo.
    A Bonnie bastò guardare quel disegno per un attimo e si ritrovò nello stesso giardino di poco prima.

    «Stai fermo, tesoro» intimò Rose al figlio.

    «Ma madre, come posso restare con un sorriso immobile per l'eternità?»

    Sua madre lo strinse di più.

    «Sii paziente che presto questa agonia sarà finita e potrai tornare a giocare con tuo fratello»

    Quel pensiero sembrò rasserenare Damon che si ritrovò a sorridere in maniera ancora più spontanea mentre il disegnatore, un certo giovane artista da Vinci, li ritraeva.
    Chi l'avrebbe mai detto che Damon avesse conosciuto Leonardo?
    In ogni caso non fu quell'incontro a colpirla, bensì la gaiezza di quel ricordo e la forza con cui Damon strinse la sua mamma, come se fosse la persona più importante del mondo.


     

    C'era poi una foto in bianco e nero che ritraeva Damon insieme a Stefan in America, presumibilmente a New York, negli anni '30. Indossavano entrambi uno smoking elegante e Damon stava sfoggiando il suo migliore sorriso sghembo mentre il fratello gli lanciava un'occhiataccia. Anche Bonnie sorrise. Come poteva fare diversamente? Un'altra foto mostrava Damon e Stefan sulla Tour Eiffel. Era più recente, degli anni '80 circa perché Damon indossava un giubbotto identico a quello di Tom Cruise in Top Gun e aveva persino lo stesso taglio di capelli mentre Stefan portava una giacca di jeans con le “spallotte”. Sorridevano e sembravano felici come non mai. Il cielo stellato di Parigi li avvolgeva col suo manto.
    Poco dopo, fu un'altra cosa a colpirla. Una fiala a forma di goccia.
    Ricordava bene il liquido che conteneva. Damon l'aveva bevuta e il risultato era stato quello di tornare umano e tutto il viaggio insieme a lei nella Dimensione Oscura per farlo tornare vampiro. Nella Dimensione Oscura, però, lui era morto e, in seguito, risorto. Tutto era iniziato nel momento in cui Damon aveva bevuto quella pozione destinata al fratello. Bonnie non capiva perché conservasse ancora la fiala vuota, ma supponeva che fosse un ricordo della possibilità di poter tornare umano.
    Sapeva che Damon non avrebbe mai voluto tornare a essere "normale" perché da quando era diventato vampiro, si sentiva invincibile, indistruttibile, almeno fisicamente.
    In realtà la sua anima era molto più vulnerabile di quanto volesse mostrare agli altri e a se stesso.
    C'erano molti momenti in cui rimpiangeva di non essere più umano, ma ormai era destinato a restare vampiro per sempre. Bonnie lo amava, a prescindere da quello che fosse. Anzi, poteva ammettere di amarlo anche di più, dopo aver scoperto quella parte di lui. La sua parte migliore.
    Era lì, all'interno di quello scrigno.
    Comunque, non appena le sue dita avevano sfiorato la fiala vuota, Bonnie si era resa conto che Damon non sarebbe tornato umano, non più. Solo lei sarebbe invecchiata mentre la sua bellezza restava invariata. Immutata e uguale nel tempo.
    Una sensazione spiacevole e dolorosa si impossessò di lei, ma non era il momento di lasciarsi andare a quelle riflessioni infelici. Doveva scoprire le ultime "proprietà" del vampiro.
    Proprio sul fondo, nascosto da pezzi di carta bruciacchiati, c'era uno specchio.
    Identico a quello che Damon aveva regalato qualche anno prima alla signora Flowers.
    Bonnie lo prese tra le mani, perplessa, e scoprì la sua vera natura. Non era uno specchio qualunque.
    Era un oggetto magico e Bonnie lo vide non appena il suo sguardo riflesso le permise di guardare oltre quella cornice di rose nere...


    «Sta arrivando Damon» era la voce della signora Flowers.
    «Non sono più così certo di voler venire. Sono trascorsi un po' di mesi e forse non é la scelta migliore ritornare a casa» disse Damon.
    «Quanto ancora vuoi restare in giro per il mondo? In cinque secoli di vita, non hai ancora messo la testa a posto»

    Damon ridacchiò. «Forse tornerò Teo, ma voglio che tu non le dica niente. Deve essere una sorpresa»

    Bonnie era certa che stessero parlando di lei.

    Il suo udito si fece ancora più attento alle loro parole.

    «D'accordo Damon, ma non illuderti. Bonnie sta con Zander adesso»

    Il viso di Damon, riflesso nello specchio che Bonnie teneva tra le mani, mostrò un'espressione indecifrabile.

    «So quello che voglio. E quel lupacchiotto non mi fermerà. Potrà farlo solo Bonnie»

    Era determinato, convinto più che mai di ciò che stava dicendo. Bonnie lo guardò e credette alle sue parole. Damon era tornato a Fell's Church perché lei ci sarebbe tornata. Ora sapeva che non era stato un caso, era stata una scelta. La sua scelta di tornare a casa, da lei. Inavvertitamente lasciò andare lo specchio che cadde con un leggero tonfo sul fondo dell'incavo vuoto del libro.

    C'era una scatolina nera. La aprì e vide di cosa si trattava...


    Damon stava piangendo a dirotto, seduto sull'altalena nel parco di casa sua. Il posto preferito di sua madre, dopo la serra.
    Non riusciva a smettere di piangere da quando la sua bara era stata sepolta a decine di metri sottoterra. Come avrebbe potuto vivere senza la sua amata mamma? Non riusciva a spiegarsi perché fosse successo e più ci pensava, più stava male.

    Dei passi incerti si avvicinarono a lui. Si voltò e incontrò due occhi dello stesso colore dei suoi. Appartenevano a un uomo alto e di bell'aspetto, dal nobile portamento. Era Giuseppe, suo padre.

    Il padre si avvicinò al figlio e, si sedette al suo fianco.

    «Vedi Damon, i nostri rapporti non sono mai stati dei migliori, ma voglio che tu sappia che ti voglio bene e puoi contare su di me, sempre» la voce gli tremava e sembrava che anche lui avesse pianto a lungo, sebbene avesse celato le lacrime ai figli.
    Damon lo guardò e rendendosi conto del fatto che il padre avesse pianto, capì che sua madre era veramente morta.
    Il dolore diventò irrefrenabile, il dolore lo stava divorando e l'unica cosa che poté fare per trovare conforto, tra le lacrime e i singhiozzi, fu stringere forte il padre e rifugiarsi tra le sue braccia in cerca di amore e sostegno che, fino a quel momento, aveva ricevuto solo dalla madre.
    Il padre lo strinse forte e Damon lasciò cadere il viso sulla sua spalla.
    Il sole splendeva sopra di loro mentre una lieve brezza faceva ondeggiare l'altalena.
    Sembrva il respiro di Rose. Dolce e delicato.

    «Damon, c'è una cosa che vorrei darti» esclamò Giuseppe.

    Il figlio tredicenne lo guardò, incuriosito, mentre le lacrime nei suoi occhi si stavano asciugando.

    Un raggio di sole investì entrambi riempiendoli di calore e, proprio in quel momento, Giuseppe porse al figlio una scatolina nera. Damon la prese, titubante, e la aprì. Dentro c'era un anello.
    L'anello di fidanzamento di sua madre.

    «Padre, perché vorreste darmelo?»

    «Sei il mio figlio maggiore, caro e, anche se adesso hai solo tredici anni, prima o poi ti innamorerai di qualcuno e io voglio che tu dia questo anello a quella persona»

    Damon lo prese tra le mani. Gli sembrava di toccare una parte di sua madre.
    Sembrava che lei fosse ancora lì, con loro.

    «Ma era della mamma» disse.

    «No, Damon. Era della tua nonna. E' stata mia madre a darmelo perché lo dessi alla mia sposa. E ora, beh, mi sembra giusto che sia tu a tenerlo e continuare questa tradizione dei Salvatore»

    Damon continuò a rigirarselo tra le mani.

    «Non sono sicuro di poterlo accettare. E se lo perdessi?»

    Il padre lo guardò amorevolmente.

    «Non lo perderai. Se c'è una cosa che so per certo è che tieni di più alle cose della tua mamma che alle tue»

    Damon gli sorrise. Era vero.
    «Grazie papà» e, dopo aver guardato ancora una volta quel bellissimo anello oro di acquamarina, se lo rimise in tasca.


    Bonnie lo prese tra le mani. Aveva la forma di una camelia, dai petali oro e azzurri.
    Era meraviglioso e voleva indossarlo.
    Desiderava mettersi al dito quell'anello così importante per Rose, per Damon, ma resistette all'istinto di indossarlo perché sapeva che solo Damon avrebbe potuto farglielo indossare. Nessun altro che non fosse lui.
    Per questo, dopo averlo guardato un'ultima volta, lo rimise nella sua scatola.
    Nel libro erano sparsi dei pezzi di carta color caffè. Erano bruciacchiati. I loro bordi erano stati lacerati, strappati dalla forza distruttrice del fuoco, o di Damon?
    L'inchiostro era sbiadito, ma ancora visibile e le parole scritte erano quasi tutte comprensibili.
    Non si trattava di pensieri intimi del vampiro. Erano elenchi. Elenchi di nomi. Vittime della sua sete di sangue.
    C'erano parecchi foglietti lì dentro e, sul fondo, si potevano scorgere briciole di carta annerita.
    Fogli che non avevano resistito alla furia del fuoco di Damon.
    Vittime il cui nome era stato cancellato, ma il cui ricordo era marchiato a fuoco nel cuore del vampiro.
    Prese un foglietto e lo avvicinò al naso. Lo annusò. Odorava di cenere. Fissò la sua attenzione su un nome "Claire Belleville" e, si ritrovò in piedi, in quella stessa stanza.


    Damon era solo. E stava urlando. Stava lanciando ogni cosa che gli capitava sotto allo sguardo. Era impazzito.
    Eppure la sua espressione era più cosciente che mai. Stava soffrendo.
    Bonnie lo sapeva. Bonnie lo percepiva.
    In mano teneva un elenco di nomi. Erano scritti su pagine e pagine.
    Infinite pagine che erano tutte tra le braccia del moro. E lui urlava, disperato, e intanto le gettava dentro al fuoco del camino.


     

    Il cuore vive finché ha qualcosa da amare, così come il fuoco finché ha qualcosa da bruciare.

    [Victor Hugo]


     

    All'improvviso, apparve Stefan sulla soglia della porta.

    «Cosa stai facendo Damon?»

    «Le sto cancellando» disse lui, afono.

    «Che cosa?» Il volto di Stefan era preoccupato.

    Damon gli corse incontrò e lo inchiodò al muro.

    «Le sto cancellando tutte, Stefan» il fratello lo continuò a guardare, perplesso.

    «Le mie vittime» adesso aveva ricominciato a urlare, lasciando andare Stefan.

    «Adesso non voglio più vedere i loro volti ogni volta che chiudo gli occhi. Sono andate. Perse per sempre. A bruciare nel fuoco del camino, nel fuoco dell'inferno» i suoi occhi scuri riflettevano le fiamme dirompenti del fuoco.
    Si stavano incendiando, come la sua anima.

    «Pensi davvero che bruciare i loro nomi servirà ad alleviare il dolore?» come al solito, Stefan riuscì a centrare il punto.

    «Penso solo che sia meglio bruciare i loro nomi piuttosto che continuare a essere tormentati da questi elenchi»

    «Damon, non bruciarli. Sai che non servirà a niente. Queste persone sono morte, non torneranno»

    «Allora dimmi tu cosa dovrei fare Santo Stefano! Dovrei morire dentro ogni volta che ripenso a ciò che ho fatto?»

    «Dovresti accettare il tuo passato, per quanto crudele possa essere stato»

    «Ma ti senti quando parli?» Damon era lacerato dentro, bruciato dal suo stesso dolore.

    «Li ho uccisi io! Io!» corse verso il camino. E tirò fuori dei fogli che non erano ancora stati bruciati completamente. E li gettò a terra, riempiendo il pavimento.

    «Li ho uccisi io! Centinaia di persone! Migliaia di vite spezzate perché Stefan, perché? Perché

    avevo fame! Avevo solo fame! Avevo solo la dannata voglia di prosciugarle, di nutrirmi del loro sangue!»


     

    Liberati dal passato nel modo più semplice: smettendo di credere

    che ciò che è successo altre volte sia destinato a ripetersi.

    [Susanna Schimperna]

     


     

    Stefan gli si avvicinò, senza paura delle conseguenze. Si fidava di suo fratello, nonostante il suo sanguinario passato.

    «Ci siamo passati tutti. Non sei il solo» gli disse, dandogli una pacca sulle spalle.

    «Invece no. Sono un mostro. Avrei potuto lasciarli vivere invece me ne sono fregato. Li ho uccisi tutti senza una ragione plausibile. Li ho uccisi come solo un mostro può fare» rispose lui, lasciandosi cadere per terra e, mettendosi a piangere.

    Le lacrime lo colsero alla sprovvista e, senza riuscire a fermarle, si ritrovò a singhiozzare.
    Era la seconda volta che piangeva in tutta la sua esistenza.
    La prima era stata quando era morta la madre.
    Stefan si accasciò a terra e strinse a sé il fratello così forte, eppure così debole.

    «Un mostro non soffrirebbe come stai facendo tu» disse lui.

    «E' proprio per questo che sono il mostro peggiore. Chissà cosa penserebbe nostra madre del mostro che sono diventato?» disse Damon, ridendo tra le lacrime. Ma era una risata amara, pieno di disgusto verso se stesso.

    «Penserebbe che sei il suo mostro preferito» gli rispose il fratello, porgendogli il fazzoletto ricamato coi tulipani.

    Il fantasma di un sorriso apparve sul viso di Damon mentre con la sua velocità da vampiro, Stefan prese tutti i fogli bruciacchiati e li tolse dal pavimento, li tolse dallo sguardo sofferente di Damon e li ripose dentro al suo diario di pelle rossa per poi tornare a stringere il fratello e dargli conforto.
    Ma Damon non c'era più. Damon era volato via.


     

    Ci vuole un grande coraggio per soffrire e non diventare un mostro.

     

     

    La giovane era riuscita a toccargli la spalla, prima che se ne andasse, non riuscendo a fare l'indifferente di fronte al suo dolore e, in quel momento, li aveva visti.
    Flashback di tutte le sue vittime, in pochi secondi vide vite intere spezzate. Erano moltissime, di ogni nazionalità e tempo e ciò che vedeva era ciò che Damon stesso aveva visto mentre beveva il loro sangue.
    Il dolore e il terrore dipinto sui loro volti. Erano tutte diverse, eppure nel momento della loro morte sembravano uguali.
    Perché sapevano che non sarebbero sopravvissute alla furia, alla fame di Damon, ma avrebbero perito.
    Bonnie si ritrovò seduta in quella stessa stanza con Damon sulle gambe, a ronfare beatamente.
    Si toccò le guance e le ritrovò piene di lacrime. Non si era neanche accorta di aver pianto mentre riviveva quella scena.
    E le sue lacrime non erano per le vittime, erano per Damon.
    Lui era sempre stato solo, a parte Stefan e lei non pensava che potesse essere così sensibile.
    Che potesse veramente soffrire per le vite che aveva spezzato.
    Pensava che gli dispiacesse, ma non che ne fosse tormentato e, anche se sapeva che si trattava di un ricordo, era certa che una parte di lui, la sua parte migliore provava ancora quel dolore.
    Aveva sempre saputo che era un'anima tormentata, ma vederlo coi propri occhi era stato sconvolgente.
    L'unica cosa che avrebbe voluto fare era stringere Damon e dirgli che non era solo e che era giusto provare dei sentimenti. E la parte che lui pensava fosse la peggiore di sé, in realtà era la migliore.


     

    Quando si arriva a conoscere il peggio di una persona, si hanno due possibilità:

    liberarsene definitivamente o cominciare ad amarla per davvero.

    [Nadia Bailini]

     


     


     

    Damon pensò al fazzoletto della madre. L'aveva lasciato dentro al libro.
    Sarebbe tornato al pensionato e l'avrebbe preso tra le mani, sentendo il profumo di sua madre. Un profumo che, proprio come il suo nome, sapeva di rose.
    Rose bianche e rosse, come i suoi capelli. Come i capelli di Bonnie. Sorrise. Era contento di essere tornato a casa. Nonostante tutto, la presenza del suo pettirosso che lo allietava giorno per giorno, gli aveva reso la vita più bella perché, guardando Bonnie, sentiva di essere nell'unico posto in cui aveva il diritto di stare. Si sentiva a casa.
    Una casa circondata da rose nere e tulipani rossi.
    Una casa in cui poteva trovare quell'amore che, prima di Bonnie, solo sua madre era stata in grado di offrirgli.
    Si tramutò in corvo e spiccò il volo verso l'amore, verso casa.


     


     

    Bonnie stava tremando.
    Il dolore incontenibile di quel ricordo di Damon rispecchiava il suo.
    «Che cosa credi che sia, Stefan? Sono il mostro peggiore sulla faccia della terra!» le sue parole dure, crudeli continuavano a ripetersi nella sua testa e quello che più faceva soffrire l'anima sensibile della ragazza era che Damon pensava veramente quello che diceva.
    Però, non fece in tempo ad asciugarsi le lacrime che il gracchiare di un corvo la riscosse dai suoi pensieri.
    Quella sera, non aveva ancora smesso di piangere. Anzi, la sua sofferenza era appena iniziata.


     

    Il corvo planò sul balcone del pensionato e, guardando attraverso la finestra, si accorse subito che c'era qualcosa che non andava.
    Bonnie era seduta, di fronte alla libreria e, sopra le sue gambe incrociate, c'era il suo diario.
    Aperto.
    Non seppe cosa provò, finché un'esplosione scoppiò dentro di lui, distruggendo ogni goccia di comprensione che gli era rimasta.
    Ritornò ad avere sembianze umane, ma il suo aspetto era più bestiale che mai.
    La sua anima si stava oscurando.

     

     

    Non vi è alcuna ragione per cui un uomo debba mostrare la sua vita al mondo.

    Il mondo non capisce.
    [Oscar Wilde]



     

    A/N

     

    Buonasera, carissimi ^^

    Scusatemi per la lunghezza del capitolo, ma non potevo proprio dividerlo in due, o meglio, non volevo :p Probabilmente alcuni resteranno delusi dal contenuto del libro/diario/scrigno perché non è niente di speciale, insomma sono oggetti che hanno fatto parte della vita di Damon, ma niente di più. Sin dal principio sapevo che questi erano “i suoi segreti”, quindi se qualcuno dovesse restare deluso, mi dispiace, ma erano questi gli oggetti che volevo contenesse.

    Detto questo, ringrazio tutti coloro che mi seguono sempre fedelmente e spendono parole così dolci e gentili per recensire *-* Siete la mia gioia *-*

    In particolare, vorrei ringraziare  Annaterra, Sunset, Little RedBird, Samuela, Lory & Nefrit <3


    Al prossimo capitolo (se lo vorrete)

    Un abbraccio,

    Gloria

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    Capitolo 11
    *** Break me down ***


    11. Break me down


     

     

     

    In ogni istante della nostra vita

    abbiamo un piede nella favola

    e l'altro nell'abisso.

    [Paulo Coehlo]

     

     

    Qualche anno prima...


    Damon era fuori, a caccia e Stefan era andato in camera sua a prendere in prestito un libro.

    Nella libreria alta e stretta c'erano moltissimi volumi, ma fu uno dalla copertina rossa a colpirlo. Senza neanche pensarci lo prese tra le mani e lo aprì.

    Non era un vero libro. Era uno scrigno. E ciò che vide al suo interno lo fece paralizzare.

    Non pensava che suo fratello potesse conservare ancora quei ricordi. Non pensava che potesse trovare conforto nel conservarli. La sua anima sorrise, sorpresa.

    Ma quel sorriso non era destinato a durare. In quel momento, infatti, Damon comparve sulla soglia della porta.

    «Deduco che tu abbia passato il tuo tempo libero a immischiarti in affari che non sono tuoi»

    Stefan lo guardò, sorpreso.

    «Non era mia intenzione. Ho soltanto aperto questo libro e ho visto che non era un libro»

    Lo sguardo di Damon era oscurato dalla rabbia. «E pensi anche che io ti creda?»

    «Penso che non dovresti lasciarti accecare dal tuo orgoglio distruttore» lo sguardo di Damon era indecifrabile. Senza dire niente, si avventò su Stefan e gli diede un pugno in pieno viso.

    «La prossima volta che ti vuoi fare gli affari miei, abbi la cortesia di venirmelo a dire prima» Stefan si stava ancora massaggiando la parte del viso colpita dal pugno del fratello quando quest'ultimo gli parlò: «Non avresti dovuto immischiarti, non ne avevi il diritto»
    Stefan lo guardò, comprensivo.

    «Non avrei dovuto immischiarmi, é vero. Ma ne ho il diritto. Sono tuo fratello e ti voglio bene»
    «Sembra che basti voler bene a una persona per potersi aprire con lei e svelarle tutti i tuoi segreti, ma non é così»
    Suo fratello gli si avvicinò e lo prese per le spalle.

    «È così. È solo che tu non l'hai ancora capito»
    Damon lo guardò, perplesso. La rabbia si stava annebbiando.

    Ora la curiosità stava per avere la meglio su di lui.

    «Che cosa dovrei capire, Stefan?»
    «Dovresti capire che non è sbagliato aprire il proprio cuore con le persone che ci amano»
    Gli occhi scuri si persero in quelli verdi e vi trovarono calore. Vi trovarono speranza.

    «Sono solo baggianate» esclamò Damon, ma sapeva, dentro di lui, che stava iniziando a crederci.

    Diede una pacca sulla schiena al fratello.

    «Per quanto tu possa essere un odioso impiccione, sei l'unico autorizzato ad accedere a questa parte della mia vita. Almeno una volta ogni secolo» Stefan gli sorrise e, inaspettatamente, ricevette un abbraccio da Damon. Rispose con entusiasmo a quel contatto. Per quanto si odiassero a morte il più delle volte e si sarebbero voluti picchiare a sangue, il loro legame restava più forte di quello stesso odio che scorreva tra loro.

    Era quell'odio ad alimentare il loro volersi bene, a renderlo ancora più significativo. Ci sarebbero stati sempre l'uno per l'altro.

    E quella parte che Damon teneva nascosta a tutti, Stefan la conosceva meglio di chiunque altro. Perché amava suo fratello. Stefan era l'unico che avrebbe potuto capirlo, almeno fino al momento in cui incontrò Bonnie.

     

     

     

    What if I wanted to fight?

    Beg for the rest of my life

    What would you do?

     

     

    Una voce grave echeggiò nella notte..

    «Bonnie!»
    «Damon» sussurrò lei con la poca voce che le era rimasta.

    Si alzò, intimorita, facendo correre via dalle sue gambe Damon.
    Damon (quello umano) la fulminò con lo sguardo, non riuscendo a toglierle gli occhi di dosso.

    Era arrabbiato con se stesso, era arrabbiato per non averle impedito di vedere la sua parte peggiore. Come poteva guardarlo ancora negli occhi, ricambiando il suo sguardo, dopo aver scoperto la verità?
    «Che cosa stai facendo?»
    Bonnie guardò le sue mani. Teneva ancora il corpo del reato.

    E tenendolo tra le mani, si rese conto di quanto pesasse. Di quanto pesasse la sua coscienza.

    Arrossì.

    Perché non ci aveva pensato due volte prima di aprire quel libro?!
    «Io...beh...stavo»
    Non sapeva cosa dire. Non aveva parole da esprimere, era ancora sconvolta.
    Damon, invece, era furioso. Il suo sguardo era più freddo che mai.

    Le prese il libro dalle mani e lo lanciò via con tutta la forza che aveva. Andò a sbattere contro la parete opposta e cadde con un tonfo assordante. Quasi quanto il battito del cuore di Bonnie.

    Il suo contenuto si riversò per terra e, la fiala vuota si ruppe, non resistendo alla forza distruttrice del vampiro.

    Damon, furioso più che mai, spinse Bonnie contro la parete, con forza. Non violentemente, ma con una spinta forte e decisa.

    Il suo corpo era attaccato a quello della bellissima giovane e lei non riusciva a muoversi.

    Il suo respiro era bloccato negli occhi di Damon.

    In quei cieli stellati. In quei cieli ora oscurati.
    «Cosa hai fatto? Perché l'hai aperto?» le chiese, arrabbiato.
    «Damon, io non pensavo che...» cercò di dire lei.
    «Non pensavi cosa? Non avresti dovuto aprirlo! Non dovevi, non potevi...»

    Oltre alla rabbia, dalle sue parole traspariva il dolore. La sofferenza.

    Il suo dolore alimentava la rabbia. La corrodeva, la rendeva più distruttrice e disumana.
    Ma a Bonnie non importava. Non aveva paura di quella voce, di quello sguardo.

    Aveva paura delle sue parole. Di ciò che avrebbe detto e degli effetti che avrebbe suscitato in lui.

    «È vero, forse non avrei dovuto, ma perché te la stai prendendo tanto?»
    «Non sai quello che dici»
    «Damon, che cosa c'è che ti fa così tanta paura della parte migliore di te? Non avrei dovuto scoprirla in questo modo, certo, ma resta pur sempre un segreto che nasconde la tua parte migliore. Un segreto degno di essere svelato»
    Damon la teneva con forza contro la parete, le sue mani erano sulle spalle di Bonnie e la trattenevano al muro.
    «Non capisci, é tutto sbagliato. Non é così che doveva andare»

    Il suo sguardo era afflitto, disperato. E c'era delusione nei suoi occhi.

    C'era rimpianto. Ma in quel momento i suoi occhi erano velati dal dolore e questo impediva alla rossa di scoprire i veri sentimenti del moro.

    Bonnie tentò di liberarsi dalla sua stretta, invano.
    Lo guardò con dolcezza.
    «Damon, calmati. Non é successo niente»
    Il vampiro si perse per un attimo in quello sguardo che era dolce come il cioccolato al latte e gli ricordava tanto sua madre. Ma non poteva credere alle sue parole perché sapeva che non era come lei diceva.

    Era tutto peggio di così.

    «Si, invece. É cambiato tutto adesso»
    «L'unica cosa che é cambiata é che ho scoperto che avevo sempre ragione.

    Tu non sei come vuoi far credere agli altri. Tu sei migliore e questo scrigno lo dimostra»
    Il vampiro la lasciò andare e, sempre guardandola, iniziò a camminarle di fronte a passi lunghi e frenetici.
    «E che cosa mi rende migliore, Bonnie? L'aver ucciso un milione di persone? L'aver scritto i loro nomi e averli inceneriti un sacco di volte? L'aver conservato i tuoi capelli? O forse il fatto che non ci sia giorno in cui non mi penta di ciò che ho fatto?»
    «Damon, non dire cosi. Sei migliore. Sei perfetto così come sei. Tutti commettono degli errori»
    «Vuoi dire che tutti hanno ucciso un sacco di persone?!»
    «Non é questo a renderti un mostro. Non sei un mostro. Un mostro non proverebbe l'amore» cercò di avvicinarglisi per calmarlo, ma non ci riuscì.
    Gli occhi di Damon erano in tempesta. Lui non stava piangendo, ma i suoi occhi sì.

    Era tutto nei suoi occhi e Bonnie lo sentiva, lo vedeva.
    «Te ne devi andare Bonnie, per favore. Le tue sono solo parole.

    E non sono degno del tuo amore. Quello che senti ti impedisce di vedere la realtà» mentre diceva queste ultime parole si girò verso la finestra.

    Non aveva il coraggio di guardarla negli occhi perché sapeva che, forse, nei suoi occhi avrebbe trovato la verità.


     

    I can barely look at you

    But every single time I do

    I know we'll make it anywhere

    Away from here

     

     

     


    «Non è così. Ti conosco e so chi sei. Ma riconosco che tu non hai ancora capito quanto vale la tua anima»
    Il vampiro ridacchiò amaramente.
    «Forse é perché non vale niente»
    «O forse é perché non sempre quello in cui credi é vero» sussurrò lei.

    Ma Damon non voleva essere trattato bene.

    Non voleva che Bonnie riservasse la sua parte migliore a lui.

    Non voleva che sprecasse un minuto in più a cercare di fargli vedere qualcosa che non ci sarebbe mai stato. Perché lui non era buono. Lui era cattivo.

    E lo sapeva. Sapeva di essere così cattivo da non poter permettere a nessuno di ferirsi a causa sua, non più.
    «Te ne devi andare! Sono una bestia e posso solo farti male» urlò e le aprì la porta della camera, con violenza.
    Ma i piedi della rossa erano ancora ancorati a terra, saldi e fermi.

    «Non me ne vado quando me lo dici tu! Non ho alcuna intenzione di lasciarti affrontare tutto da solo, come hai sempre fatto» gli disse lei e questa volta chiuse con la forza del pensiero la porta e si avvicinò finalmente a Damon. Gli stava per accarezzare il viso quando lui le bloccò le mani tra le sue.
    «Vattene! Non puoi stare con me» disse, fingendo una crudeltà che non gli apparteneva.
    «No, non me ne andrò senza di te. Non ho paura di te. Io resto qui» disse lei, cercando di liberare le sue mani per poterlo toccare. Per poterlo stringere.

     

     

    Light up, light up

    As if you have a choice

    Even if you cannot hear my voice

    I'll be right beside you, dear

     

     


    «Allora me ne vado io»
    «Pensi veramente che scappare dai problemi sia la soluzione migliore?» gli chiese con fermezza.
    «Penso solo che devo andarmene. Non posso restare»
    «Si che puoi. Io sono con te. Non devi affrontare tutto da solo»
    «Bonnie» sussurrò lui mentre quest'ultima prendeva il suo viso tra le mani e lo baciava sulla fronte.

    Le sue labbra erano dolci e delicate a contatto con la sua pelle ghiacciata.
    «Non posso»
    Ma sapeva, in cuor suo, che avrebbe potuto.

    Il dolore però gli impediva di restare perché avrebbe potuto sopportare la propria sofferenza, ma non quella del suo amore. E sapeva che, presto o tardi, come aveva sempre fatto, l'avrebbe fatta soffrire. E la sua parte peggiore, il mostro che era in lui, era sempre in agguato, pronto a svelarsi in tutta la sua cattiveria. Per questo fissò a lungo la splendida immagine della SUA ragazza. La sua immagine radiosa.

    Per imprimerla a fuoco nel suo cuore, nella sua anima. E le chiese silenziosamente perdono per non aver mantenuto fede alla sua promessa, per non esserle rimasto accanto.

    E si voltò. Dando le spalle al fuoco scoppiettante.

    Dando le spalle a lei.

     

     

    To think I might not see those eyes

    Makes it so hard not to cry

    And as we say our long goodbyes

    I nearly do

     

     

     

    Ora era il turno di Bonnie di urlare:
    «Damon, non te ne andare, ti prego! Non é successo niente! Non farlo! Mi avevi promesso che non te ne saresti andato!»
    «Mi dispiace» le disse, girandosi un'ultima volta a guardarla.
    «Damon, non farlo» i suoi occhi scuri erano colmi di lacrime.
    Sentì le mani del vampiro accarezzarle il viso con dolcezza.
    Ma non le vide perché l'unica cosa che riusciva a vedere erano le sue stesse lacrime.

    «Credimi non c'è altro modo» anche lui stava sussurrando, adesso.
    «C'è sempre un altro modo»
    «Starai meglio, te lo giuro. Presto, mi dimenticherai e sarà come se nulla fosse successo.

    Lo faccio per te»
    «Non é vero, lo stai facendo solo per te stesso»
    «Addio, pettirosso»
    «Damon, ti supplico. Non farlo. Non devi. Non mi importa del male che hai fatto. Non me n'è mai importato»
    «A me si»

    «Ma io ti..»
    Bonnie non riuscì a terminare quella frase. Si asciugò tutte le lacrime per tornare a vederlo, a guardarlo nei suoi meravigliosi occhi scuri. Ma Damon non c'era più.

     

     

     

    Look in my eyes

    You're killing me, killing me

    All I wanted was you

     

     

     

    Damon se n'era andato e ora un vento gelido, che entrava dalla finestra spalancata del balcone, le graffiava la pelle, le graffiava l'anima.

    Il fuoco del camino si spense in un attimo.

    Riducendo in cenere i sogni della ragazza che gli stava di fronte.

    I suoi desideri si erano infranti nel momento in cui Damon se n'era andato e il fuoco si era spento.

    Damon era uscito da quella stanza. Aveva preso solo due cose, prima di uscire, i capelli di Bonnie e una lettera che era nascosta nel doppio fondo del suo diario.

    Non si era trasformato in corvo, aveva bisogno di sentire, aveva bisogno di stare a contatto con la propria anima. E aveva bisogno di soffrire. Non poteva fare diversamente. Saltò giù dal balcone con l'eco dei singhiozzi di Bonnie ancora a risuonargli nel cuore.
    E corse. Corse via, lontano da lei, lontano dal suo cuore e lontano dalla notte.

     

    What if I wanted to break?

    What would you do?


     

    Solo quando le gambe non lo ressero più e si accorse che ormai era lontanissimo da casa, si fermò, ansimando. Si fermò per piangere. Era piegato in due dal dolore.

    I singhiozzi e le lacrime, questa volta, non lo colsero impreparato.

    Iniziò a piovere e chiunque l'avesse visto in quel momento non avrebbe saputo distinguere tra le gocce di pioggia e le sue lacrime.

    I suoi occhi erano devastati dalla forza dei suoi stessi sentimenti.

    E più stava fermo, immobile, più si sentiva vuoto e solo. E soffriva.

    Soffriva perché aveva ancora una casa in cui tornare, una casa in cui stare bene, ma avevo scelto di non oscurarla con la sua crudeltà. Aveva preferito soffrire nel silenzio della sera, nella pioggia della tempesta piuttosto che restare.

    Non sapeva che, in realtà, era la scelta peggiore della sua parte migliore.


     


     

    What if I fell to the floor?

    Couldn't take all this anymore

    What would you do?


     


     


     

    Intanto, fuori da quella finestra, continuava a piovere.
    Il cielo tetro e piovoso mostrava il suo dolore.
    In una camera, all'ultimo piano del pensionato, una ragazza dai lunghi capelli rossi e mossi era accasciata a terra, scossa da tremiti irrefrenabili e incessanti singhiozzi. I suoi occhi erano uno specchio di lacrime in cui si rifletteva il cielo buio e freddo della notte.

    Non c'era luce in quella stanza. Non c'era calore.

    C'era solo ghiaccio. C'era solo lei in mezzo a una stanza che non faceva che ricordargli l'unica persona a cui non avrebbe dovuto pensare in quel momento.

    Perché Damon se n'era andato. Perché il fuoco scoppiettante, che poco prima ardeva nel camino, ora non era che cenere.

    E quegli occhi non erano più gli stessi.

    Quel ghiaccio glaciale le stava ghiacciando il petto mentre le lacrime si facevano sempre più pesanti e il rimorso non faceva che aumentare, distruggendola.

     

    Come, break me down

    Break me down

    Break me down


     


     

    Il ragazzo dai capelli scuri restò in mezzo a una strada deserta e lasciò che la pioggia lo liberasse dal dolore, lo purificasse dal male che lui stesso aveva provocato.

    Le lacrime scendevano dai suoi occhi gonfi, la pioggia lo bagnava fino in fondo all'anima, graffiandogli la pelle, trapassandola fino a entrare prepotentemente in lui.

    Incendiandolo, bruciandolo di un calore talmente forte e potente che, solo allora, comprese veramente che il suo unico conforto non era quell'acqua che invece di purificarlo lo stava bruciando. Era la persona da cui era corso via, la persona a cui la sua parte migliore si sarebbe sempre aggrappata. Perché Bonnie era la sua parte migliore. E, in quel momento, si rese conto di quanto avesse ragione suo fratello.

     

     

    Come, break me down

    Break me down

    Bury me, bury me

     

    A/N

     

    Bonsoir ^^

    Scusate il ritardo, ma a quanto pare riuscirò ad aggiornare a intervalli di 10/14 giorni :(

    In ogni caso questo capitolo è un po' catastrofico.. Sappiate che non è la fine, è solo l'inizio!

    Quindi, ci saranno ancora momenti un po' difficili in cui i due si troveranno da soli, ma questi saranno utili per la loro crescita. Alla fine, sarà sempre il Bamon a regnare ** Forse vi sto dicendo troppo, comunque la morale è che non vi dovete preoccupare e voglio solo che mi facciate sapere che ne pensate ;)
     

    Vi sono grata, sempre *-*
    Per ogni parola che spendete per me e per il tempo che dedicate a questa storia!

    Un bacione a tutti e al prossimo capitolo!

    - Glo

    PS: Le citazioni di questo capitolo sono prese da due canzoni "The Kill"  dei 30 seconds to Mars & "Run" degli Snow Patrol ;)

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    Capitolo 12
    *** Incomplete ***


    12. Incomplete
     


     


     


     

    Vai te ne vai come fosse normale

    vai ti riprendi le mani e mi ridai le paure

    vai come fai per

    una notte o per sempre come fa tutta la gente

    vai vai vai vai senza fare troppe storie

    senza fare rumore te

    ne vai vai vai vai vai vai vai.

    [Annalisa Scarrone – Per una notte o per sempre]

     

     


     

    Quella notte aveva fatto un sogno molto strano.

    Non era affatto un sogno.

    Era un incubo.

    Un incubo da cui non si riuscì a svegliare, neanche dopo aver aperto gli occhi.

    Damon era veramente andato via e, se si guardava intorno, un grande senso di vuoto si insinuava nel suo petto.
    Non era un sogno, era un incubo. Un incubo reale.
    Si guardò intorno per scoprire che era da poco trascorsa l'alba e si era addormentata per terra.

    Aveva un vago ricordo di ciò che era successo la sera prima perché i pensieri che l'avevano attanagliata avevano reso sfocato quell'addio precoce.

    Dopo che se n'era andato, si era rialzata e aveva riordinato lo scrigno.

    Era riuscita persino a riaggiustare la fiala e a rimettere ogni cosa al suo posto.

    Come se non l'avesse mai aperto. Come se non avesse violato la sua privacy e lui non se ne fosse andato.

    Aveva addirittura fatto un incantesimo secondo il quale solo il proprietario del libro avrebbe potuto aprirlo. Voleva che Damon si sentisse al sicuro. Voleva che fosse rassicurato dal fatto che nessun altro avrebbe scoperto il suo segreto. Però lui non l'avrebbe mai saputo.

    La pioggia l'aveva portato via con sé, lontano da lei.

    E, anche quel gesto, non sarebbe servito a niente.
    Quel giorno, restò chiusa in camera dall'aurora al tramonto.


     


     

    Erba bagnata.

    Ecco cosa sentiva Damon sotto il suo corpo.

    Si era sdraiato ai piedi di un pino e aveva trascorso la notte in silenzio, sentendo il fruscio delle foglie mosse dal vento e il respiro incontaminato della natura che lo circondava.

    Non si era voluto concentrare su niente in particolare perché sapeva che, non appena avesse pensato a ciò che aveva perso, non avrebbe più potuto guardare il mondo con gli stessi occhi.

    Quegli occhi che avevano impresso nella cornea l'immagine di Bonnie.

    Per questo, quando aprì gli occhi e si accorse di non sentire il suo profumo, di non essere sdraiato in quel letto dalle lenzuola di raso nero e vide che non c'era nessuno sguardo dolce e sincero a guardarlo nell'anima si sentì incompleto.


     


     

    Non era difficile fingere che andasse tutto bene, bastava non pensarci e concentrarsi sullo studio e sulla magia.

    Questo era quello che Bonnie si ripromise di fare, dopo tre giorni senza Damon.

    Perché trascorsero tre giorni senza che Damon tornasse.

    In quei giorni di solitudine, la rossa si esercitò negli incantesimi e finì di leggere il libro che le aveva regalato Damon. Ovviamente, non passò istante in cui non pensò a Damon e ogni notte, prima di coricarsi, non riusciva a smettere di pensarci.

    Sembrava che, giunta la sera, la sua assenza diventasse insopportabile.

    Per questo non dormiva. Per questo delle occhiaie nere le oscuravano la pelle candida.

    Il mattino dopo l'ennesima notte insonne Teophilia non poté fare a meno di domandarle che cosa stesse succedendo.

    Bonnie spostò il suo sguardo dal fondo della tazza di caffellatte agli occhi celesti della sua mentore. «Va tutto bene, grazie» sussurrò.

    «Allora perché non ti sei ancora tolta il pigiama da tre giorni a questa parte?»

    Solo allora Bonnie si accorse di non essersi effettivamente cambiata in quei giorni e questa rivelazione la sconvolse. Stava forse perdendo il senno?

    «Non é niente, davvero Teo. É solo un po' di stanchezza» la vecchia signora le sorrise.

    «Allora vai a dormire tesoro. Non c'è bisogno che tu ti alzi così presto per fare colazione insieme a me»

    Bonnie le sorrise debolmente e salì in camera. Si sarebbe cambiata e sarebbe uscita.

    Avrebbe provato a non pensarci. Si sarebbe sforzata.

    Si svestì e lasciò che l'acqua la purificasse, la svuotasse dal dolore e la facesse rinascere come se fosse una neofita.

    Massaggiò la sua pelle con il bagnoschiuma alla menta e muschio di Damon.

    Sembrava di averlo sulla sua pelle. Sembrava che le stesse scorrendo sulla pelle come se fosse parte stessa di lei. Chiuse gli occhi.

    «Non pensarci» si ripeté.

    «Rinasci»


     


     

    Quel giorno, il terzo giorno senza di lui, Bonnie riuscì a controllarsi meglio e ad aiutare Teophilia nelle faccende domestiche, servendosi del generoso contributo della magia.

    L'anziana strega fece di tutto per tenerla impegnata.

    Sapeva che Bonnie non stava bene e vederla così la rattristava.

    Non pensava che Damon potesse farla soffrire ancora, ma, a quanto pareva, si era sbagliata.


     


     

    Le giornate trascorsero meglio, le notti trascorsero peggio finché la settima notte insonne spinse la giovane a trovare conforto nell'anziana donna.

    Quella notte, ci aveva provato a dormire, con tutta se stessa.

    Ma, non appena chiudeva gli occhi, vedeva il volto di Damon e si ritrovava a riaprirli istintivamente e a ritrovarli colmi di lacrime scorse inconsapevolmente.


     

    E poi arrivano i ricordi. Basta chiudere gli occhi e te li senti sulla pelle.

     

     

    Si alzò e corse in camera della signora Flowers a piedi scalzi.

    Teophilia si svegliò appena sentì il rumore dei suoi singhiozzi.

    «Mi dispiace svegliarti, ma ho bisogno di qualcuno con cui parlare e..» singhiozzò mentre la strega le offriva un posto su cui sedersi.

    «Damon se n'è andato. E mi manca»

    Teophilia l'abbracciò dolcemente.

    «Finalmente hai lasciato che il tuo cuore parlasse al posto della testa. Vedrai che starai meglio, cara. Ammettere di stare male é il primo passo per stare meglio»

    Bonnie sorrise tra le lacrime e continuò a stringere quella signora così forte e gentile che era diventata parte della sua famiglia. Si sentì meglio perché, quell'abbraccio, le fece capire che c'era ancora qualcuno ad amarla.

    Non era sola.
    Teophilia si scostò da lei.

    «Dormi con me, cara. Finché non riesci a dormire da sola, puoi stare qui»
    Bonnie la guardò, sperando di riuscire a trasmetterle tutta la gratitudine che provava nei suoi confronti.

    «Grazie mille» esclamò.
    Quella notte riuscì a dormire.


     


     

    Empty spaces fill me up with holes
    Distant faces with no place left to go
    Without you within me I can't find no rest.


     


     

    Damon non riusciva a dormire. Non riusciva a stare sveglio.

    Riusciva solo a pensare.

    Non capiva perché le sue gambe non lo spingevano a tornare a casa, non capiva perché, pur sentendo il suo cuore sanguinare, non riusciva a tornare da lei.

    Il problema era costituito dalla sua testa.

    Gli impediva di spostare le gambe. Gli impediva di seguire quello che voleva veramente perché la voglia di proteggerla era più forte del resto.

    Damon Salvatore prendeva sempre ciò che voleva.

    Lo otteneva a ogni costo, non importava quale fosse il prezzo.

    Ma Bonnie era diversa.

    Bonnie era la donna che amava e, non era importante ciò che volesse lui, importava ciò che fosse più importante per lei. E la sua vita era la cosa più importante.

    Non l'avrebbe sprecata insieme a un mostro, anche se si trattava di un mostro umano.

    Quella settimana la trascorse nella macchia.

    Gennaio stava lasciando il posto a Febbraio e, anche se il clima era ancora pungente, lui non lo sentiva. Aveva perso la concezione del tempo.

    Quando si vive per sempre, anche il "per sempre" perde valore, non ha più significato.

    Per Bonnie l'avrebbe avuto, ma per lui no.

    Continuò a camminare di bosco in bosco e quando le gambe non lo reggevano più, spiccava il volo nell'altro dei cieli, cullato dalla brezza del vento e avvolto dal calore amaro del ricordo di qualcosa che non ci sarebbe più stato.


     


     

    Non avere qualcuno vicino non t'impedisce di averlo dentro.

    E se ce l'hai davvero dentro non riuscirai a lasciarlo lontano.

    [Massimo Bisotti]

     

     

     

    Sapeva di non essere sola. Teophilia gliel'aveva dimostrato e, per questo, dopo aver rassicurato la sua famiglia sulle sue "buone" condizioni e aver promesso a sua madre (dopo le sue insistenti preghiere) che sarebbe andata a trovarli prima di tornare all'università, decise di chiamare le sue migliori amiche. La voce di Elena era sprizzante di gioia non appena rispose alla sua chiamata. «Bonnie! É da così tanto che non ci sentiamo. Come stai?»

    «Se devo essere sincera il mio umore é direttamente proporzionale al nostro stato d'animo quando facevamo le verifiche di matematica»
    «Cos'è successo? Non dirmi che é colpa di Damon»
    «Credo sia colpa di entrambi. E non so cosa fare» senza poterlo evitare, si ritrovò a piangere e ad asciugarsi le lacrime nel disperato tentativo di liberarsene una volta per tutte.

    «Che cosa é successo?»

    «Se n'è andato. Nove giorni fa»

    «Non devi colpevolizzarti e poi devi aspettarlo»

    «Pensi davvero che ritorni?»

    «Ne sono sicura»

    «E come mai, se posso chiedertelo?»

    «Perché, nonostante tutto, l'aver tenuto il piede in due scarpe per così tanto tempo mi ha consentito di conoscere Damon e so che quello che provava per me non è niente rispetto a quello che ha sempre sentito per te»

    Bonnie era incredula. Restò senza parole.

    «Raramente ho torto» le disse ancora Elena.

    «Adesso siamo a Firenze, ma ti posso assicurare che è come se fossimo lì. Meredith, Alaric e Stefan ti salutano e presto, torneremo da te. Dobbiamo farti recuperare il tempo perso a piangere per colpa di Damon»

    Bonnie sorrise.

    «Cosa farei senza di voi?»

    «Non ne ho idea. Però è meglio che, prima di piangere, ci chiami. Ogni volta.

    Non vogliamo che tu soffra soprattutto se non posso abbracciarti subito»

    Le due amiche si parlarono ancora per un'ora e, persa com'era ad ascoltare l'itinerario dei suoi migliori amici e a coccolare Damon (dietro le orecchie e sulla pancia) non si accorse neppure del corvo che si adagiò sul davanzale della finestra e la stette a guardare per tutto il pomeriggio, senza emettere un respiro.

    Quando la chiamata terminò e Bonnie si voltò verso la finestra, il corvo se n'era già andato, ma lo sguardo di Damon era ancora fisso nel punto in cui l'uccello era volato via...


     


     


    Qualche ora prima..


    Stava volando. Verso casa. Verso Bonnie.

    Erano passati nove giorni e lui, pensava fossero anni.

    Aveva bisogno di stare con lei. Vedere i suoi occhi brillare alla luce della luna.

    Sentire il suo respiro caldo sulla pelle. Ma non sarebbe stato giusto.

    Era la prima volta che voleva così tanto il bene di una persona.

    E non avrebbe ceduto, come tutte le altre volte.

    Non avrebbe ceduto alla tentazione, al desiderio ardente di riaverla tra le braccia.

    Avrebbe resistito.

    Si sarebbe limitato a vegliare su di lei.

    E poi, nessuno si sarebbe accorto di lui se fosse stato nella sua versione piumata!

    Per questo volò via dall'oscurità del bosco per ritornare alla luce di casa.

    Bonnie stava parlando al telefono con Elena.

    I suoi lunghi capelli rossi erano ancora più ribelli.

    Indossava una felpa viola e dei jeans attillati.

    Damon si adagiò sul davanzale e la stette a guardare. Per ore.

    Non sentiva la sua voce, sentiva il battito del suo cuore.

    Era una sinfonia di vita.

    Sentiva il suo profumo di frutti di bosco e vaniglia amalgamato al suo di menta e muschio.

    Così Bonnie stava usando il suo bagnoschiuma?

    Sorrise, ma quando la vide piangere a causa sua non poté fare a meno di sentirsi in colpa.

    Avrebbe voluto fregarsene della razionalità che lo spingeva a stare fermo.

    Avrebbe voluto correre dentro e stringerla fino a farle sentire quanto forte batteva anche il suo di cuore.

    Un cuore che non soleva battere, ma lo faceva ogni volta che incrociava il suo sguardo.

    Sarebbe voluto restare, ma non poteva.

    Guardandola un'ultima volta, si voltò e spiccò il volo prima che il suo sguardo incantevole glielo potesse impedire.

    Sapeva che, se avesse visto i suoi occhi, sarebbe restato.


     


     

    I'd try to go on like I never knew you
    I’m awake but my world is half asleep
    I pray for this heart to be unbroken
    But without you all I’m going to be is

    incomplete.


     


     

    Quella parte dell'armadio era stata aperta per l'ultima volta dal suo proprietario, Damon.

    Bonnie la osservò come se fosse un fantasma apparso all'improvviso nel mare in tempesta che erano i suoi pensieri.

    Un impulso che non riusciva a frenare la spingeva verso quella parte.

    Che male avrebbe fatto aprirlo quando Damon non c'era neanche?

    Esitò per un solo istante e poi socchiuse l'anta.

    C'erano pochi vestiti all'interno e i loro colori si potevano riassumere in uno: il nero.

    C'erano anche capi più chiari, ma erano molto pochi.

    Bonnie prese una camicia bianca (l'unico indumento di quel colore) e l'avvicinò al suo naso.

    Aveva un profumo così familiare. Sapeva di muschio e menta, sapeva di Damon.

    Si ritrovò, senza neanche accorgersi, a togliere la sua camicia grigia per indossare quella del vampiro. Le stava larga, ma non le importava.

    Indossandola, si sentiva meglio.

    Era come se Damon fosse nell'altra stanza a farsi la doccia, come se potesse tornare da un momento all'altro.

    Poco dopo, salì nella sua mini Cooper rossa e si lasciò guidare dal vento verso una destinazione che non voleva sapere.

    Voleva ritrovarsi in un posto mai visto, sentire il sibilo del vento fischiarle nelle orecchie, vedere la luce del cielo abbagliarla e udire il respiro della natura che si stava risvegliando.

    Sentiva che l'inverno sarebbe giunto al termine presto, ma sembrava che nel suo cuore fosse condannato a durare ancora a lungo.

    Il vento la guidò verso un lago blu come il cielo.

    Era un luogo bellissimo.

    Uno specchio d'acqua limpida circondato da arbusti e alberi maestosi che, con le loro chiome verdeggianti, custodivano e proteggevano l'ambiente.

    Il cielo sovrastava quel locus amoenus, con le sue sfumature azzurre e blu.

    Le rondini spensierate erano cullate da quella stessa brezza che scompigliava i rossi capelli della ragazza.

    Si sedette sul pontile e restò a contemplare quel luogo.


     


     

    Tutto ciò che basta, è la natura e un cuore che batte...
    [Stephen Littleword]

     

     


     


     

    Non aveva bisogno di nessuno. Poteva stare da sola in mezzo alla natura.

    Avrebbe trovato conforto a contatto con le foglie, il vento, il cielo.

    Ma perché sentiva l'abisso di quel lago dentro di sé?

    Perché guardando il limite dell'acqua sfumarsi in quello del cielo, sentiva un calore immenso dato da ciò che quella vista le suscitava, ma che svaniva dopo pochi istanti?

    Sapeva la risposta.


     

    Spesso ci sono più cose naufragate in fondo a un’anima che in fondo al mare.
    [Victor Hugo]

     

     

     

    Non era necessario cercarla nel vento o nel fondo del lago.

    La risposta non era nel cielo, la risposta era dentro di sé.

    La risposta era nel vuoto che sentiva dentro al petto, nel senso di incompletezza che l'attanagliava. Avrebbe potuto ritrovare la felicità, certo.

    Avrebbe potuto ricavare piacere dalla vista di un paesaggio sublime, anche.

    Ma si sarebbe trattato solo di momenti destinati a svanire, gioie effimere e subitanee.

    Illusione di emozioni spezzate.

    Guardò il cielo e sorrise.

    Aveva trovato la risposta.

    Ritornò in auto e ne ebbe la conferma: sul cruscotto c'era la foto che Teophilia aveva scattato.

    Lo sguardo di Damon era incatenato al suo.

    «Mi manchi» sussurrò e, con la foto tra le mani e la sua camicia sulla pelle, tornò a sedersi sul pontile.

    Avrebbe condiviso quel momento insieme a Damon, anche se lui non lo avrebbe saputo.

    Forse un giorno l'incompletezza se ne sarebbe andata...

    Forse un giorno quell'abisso si sarebbe riempito, ritornando a essere un lago splendente e completo.


     


     

    Tra un attimo e l'altro della vita c'è una speranza che attende un’altra speranza.

    In quel breve spazio abita spesso l’amore.

    Per ogni difficile amore c’è una speranza più grande

    che sta fra un attimo e l’altro del cuore.
    [Romano Battaglia]

     

     

     

     

    A/N

     

    Buon pomeriggio ^^

    Ringrazio tutti coloro che continuano a mostrarmi il loro supporto <3

    Vi sono davvero grata ;)

    Spero che questo capitolo vi piaccia!

    Damon e Bonnie hanno trascorso questi giorni separati e, anche se non c'è stato alcun contatto tra i due, vi posso assicurare che questa separazione sarà molto costruttiva per entrambi.

    Quindi, non disperate!

    Il Bamon ritornerà, abbiate solo un po' di pazienza :p

    Vi abbraccio,

    Glo

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    Capitolo 13
    *** Broken ***


    13. Broken

     




     

     

    Il tempo è ciò che accade quando non accade nient'altro.

    [Richard Feynman]

     

     

     

    Tic.Tac. Tic.Tac.Tic.Tac.
    L'orologio esprimeva l'ardua sentenza.

    Un altro minuto era passato.

    Un altro minuto senza di lei.

    Un altro minuto da (ri)costruire.

    Era ancora nel bosco.

    Ma aveva trovato un rifugio.

    Una casetta di legno in mezzo agli alberi, dotata di un maestoso e antiquato orologio a pendolo.

    I proprietari erano partiti in vacanza e, dalle conversazioni che aveva origliato, sapeva che non sarebbero tornati per molto tempo. Non era esattamente ciò che desiderava.

    Era una casetta fin troppo lussuosa e a lui non servivano tanti comfort.

    Voleva solo un letto su cui dormire, niente di più.

    Dopo due settimane en plein air, anche lui aveva bisogno di una casa in cui stare, anche se non si trattava veramente della SUA casa.

    Ora era disteso sul letto che lasciava sfatto ogni giorno e stava contemplando il soffitto.

    O meglio, il cielo. Perché quel soffitto era di vetro e offriva una vista suggestiva della volta del cielo, ora, turchese.

    Vedeva Bonnie, dappertutto.

    Non gli era rimasto nulla di lei, a parte il ricordo e la foto che Teophilia aveva scattato.

    L'aveva tolta dalla tasca dei suoi pantaloni e ora era adagiata sul comodino insieme alla lettera.

    Le aveva sempre portate con sé.

    Perché la foto era il segno tangibile del suo amore e la lettera rappresentava l'affetto di sua madre. Non l'aveva ancora riletta, ma aveva guardato la foto talmente spesso che si era stupito non si fosse ancora consumata dalla forza con cui la contemplava ogni volta.

    Una parte di lui era spezzata e sentiva i ticchettii dell'orologio come una minaccia.

    L'avviso di un tempo incombente.

    Un tempo che non ci sarebbe più stato.

    In cui Bonne sarebbe invecchiata e lui le sarebbe ancora rimasto lontano.

    Un tempo che avrebbe potuto accorciare, se solo si fosse alzato da quel maledetto letto.

    Un tempo che gli ricordava ogni minuto quanto fosse inutile, starle lontano quando ogni minuto passato, era un minuto sprecato e tolto alla sua possibilità di poter stare con lui.

    E faceva male.

    Faceva male perché sapeva che quella parte di sé avrebbe trovato conforto solo una volta tornato a casa e avrebbe anche dato conforto a Bonnie.
    E faceva male perché ogni minuto perso senza di lei era anche un minuto sprecato alla sua stessa esistenza.


     


     

    Inspiegabilmente, inconsapevolmente, inesorabilmente,

    tutti i miei pensieri portano a te.

     

     

     

    "Caro diario,
    Non chiedermi quanti giorni siano trascorsi dall'ultima volta che ti ho scritto perché sono troppi.

    Da un giorno all'altro è cambiata ogni cosa e ora mi sento spezzata, ma con la voglia di rinascere più forte di prima. Quello che mi blocca é il dover ricominciare senza di lui, senza Damon.

    Potrei farlo, ma mi spaventa.

    Perché io so che senza Damon niente è più lo stesso e, anche se la vita può essere bella, mi sembra incompletamente bella senza di lui perché manca sempre qualcosa.

    É inutile che mi sforzi di capire che cosa manca perché tutto si riassume nei suoi occhi scuri, nei suoi occhi così luminosi e oscuri che, ora, posso solo vedere nei miei sogni.

    Non riesco più di tanto a dormire, ma ho trovato pieno sostegno in Teo. Ogni notte quando mi sveglio negli orari più improponibili, anche lei si alza e scende in cucina insieme a me, preparandomi infusi e tisane che mi aiutino a dormire. Mi sta vicina, sempre.

    E anche Damon mi dà conforto. È solo un gatto, ma è diventato anche un ottimo amico e, nonostante tutto, è un "degno" sostituto temporaneo di Damon.. Sarò stupida, ma voglio aspettare il mio Damon.

    È per questo che ho deciso di prendere una pausa dall'università.

    Presto avrei dovuto ricominciare, ma ho deciso che resterò ancora un po' a Fell's Church perché è la scelta che sento più giusta"


     


     

    Ma io ti voglio reale, ti voglio vivo, ti voglio respiro.

    Ti voglio germoglio del domani e non chimera dispersa

    fra i passi dei deserti dell'anima.

    [Massimo Bisotti]


     


     

    Erano trascorsi 17 giorni senza di lei.

    Ormai passava più tempo da corvo che da vampiro.

    Era liberatorio volare. Si sentiva superiore agli altri, superiore a se stesso.

    Era stupido sentirsi migliore solo perché poteva volare. Ma era così.

    Si sentiva meglio, volando. E poi odiava ammetterlo, ma aveva fame.

    Aveva sete di sangue.

    E la voglia dei suoi canini di perforare la gola di qualcuno era assurdamente grande.

    Voleva sentire il sangue scorrergli in gola, riempiendolo di forza con quel sapore rigenerante.
    Ma non poteva, non doveva farlo.

    Anche se non riusciva a smettere di sentirsi così.

    Fu in quel momento che prese la lettera di sua madre e, ai piedi di un salice piangente, si mise a leggerla.
     

    "Caro Damon,
    Sei e resterai sempre un cucciolo per me, ma ora che hai compiuto tredici anni posso dirti che riesco a vedere l'uomo che sei attraverso i tuoi occhi.

    E sono felice, sono fiera di te. Sei così diverso da me e da tuo fratello.

    Sei così simile a tuo padre, invece.

    Perché nascondi quello che senti, non lo esprimi a parole, lo esprime coi gesti.

    Sei più introspettivo di quanto vuoi mostrare e, ogni volta che ti guardo negli occhi vedo ciò che sei e mi sento felice. Perché sei un'anima coraggiosa e selvaggia. Un'anima dolce e sensibile.

    Ma questo lato di te non riesci mai ad apprezzarlo. Apprezzalo, tesoro perché è proprio il tuo essere sensibile a non farti essere una persona cattiva.

    Puoi fingere di essere un duro, ma dentro di te c'è una grande sensibilità che ti impedisce di esternare i tuoi sentimenti per paura che gli altri possano stare male a causa tua, possano preoccuparsi per te o al contrario possano allontanarsi.

    Non é così. Se ti amano veramente, resteranno.

    E tu non te ne dovrai andare.

    Perché quando abbiamo qualcuno che ci ama nonostante i nostri difetti, che ci capisce, anche se noi stessi siamo i primi a non farlo, significa che quella é la persona con cui dovremo passare il resto della vita.

    Tutto questo per dirti che ti voglio bene e ti auguro un felice compleanno.

    Sia esso colmo di gioie e serenità.

    Che ti possa colorare come le rose i cui boccioli si schiudono non appena sorge la primavera.

    Che ti possa rendere fiero della persona che sei e far restare insieme a chi ti ama.

    Io ci sarò sempre per te, non dubitarne mai.

    Per sempre,
    La tua mamma"


     


     

    I still see your reflection

    Inside of my eyes

    That are looking for purpose

    They're still looking for life

     

    I am here still waiting

    Though I still have my doubts

    I am damaged at best

    Like you've already figured out


     


     


     

    Era sera quando Bonnie ricevette quella telefonata.

    Il suo cuore sussultò nel momento in cui lesse il nome di Damon apparire sullo schermo.

    Le mani le tremavano e fu con estrema forza che non riuscì a far cadere il cellulare.

    «Damon» sussurrò, incredula.

    Niente.
    Nessuna risposta.

    Non sapeva che, dall'altra parte della linea, gli occhi di Damon erano colmi di lacrime d'amore.

    Ma non poteva parlare, doveva solo sentire la sua voce.
    «Damon» esclamò ancora lei.
    «So che sei tu e volevo dirti che..» la sua voce si spezzò, ma non doveva piangere. «...mi manchi. Torna a casa»

    Damon stette in silenzio, ancora.

    Ma questa volta il battito del suo cuore fu udibile anche a distanza di chilometri.

    Bonnie riuscì a sentirlo. E stette in silenzio anche lei ad ascoltarlo.

    Damon sentiva il suo cuore battere per lui e non poté fare a meno di lasciarsi cadere ai piedi di quel salice ad ascoltare quella musica che gli infondeva la vita, che gli dava la forza di andare avanti, anche senza di lei.

    Quando giunse la notte, la chiamata terminò.

    Ma l'eco di quelle emozioni restò ancora nell'aria ad alleggerire quei cuori spezzati.


     


     

    E ricordati, io ci sarò.

    Ci sarò su nell'aria.

    Allora ogni tanto,

    se mi vuoi parlare,

    mettiti da una parte,

    chiudi gli occhi e cercami.

    Ma non nel linguaggio delle parole.

    Nel silenzio...

    [Tiziano Terzani]


     


     


     

    Erba secca.

    Ecco cosa sentiva Bonnie sotto al suo corpo.

    Era sdraiata sull'unica parte del giardino di Teophilia in cui l'erba era più alta e di un verde meno brillante del resto del prato.
    Non sapeva perché si fosse sdraiata proprio nel punto in cui l'erba era meno morbida e lussureggiante, ma aveva scelto così.

    Era stanca di stare dentro.

    Era stanca di aspettare che il tempo passasse più in fretta per accorciare il tempo che la separava dal suo ritorno.

    Perché Damon sarebbe tornato, altrimenti non avrebbe chiamato.

    Ma perché, allora, i ticchettii dell'orologio sembravano mostrare il contrario?

    Sembrava si stessero prendendo gioco di lei!

    Perché il tempo passava senza che lui tornasse?

    Perché la speranza del suo ritorno si assopiva a mano, a mano che quei ticchettii aumentavano? Voleva fermarli. Voleva fermare il tempo.

    Bloccarlo.

    Se solo avesse potuto bloccarlo al passato!

    Bloccarlo quando c'era ancora Damon al suo fianco, tutto sarebbe stato più facile.

    Ma non era così. Non poteva.

    Il tempo scorreva mentre lei avrebbe voluto fermarlo.

    Tornare indietro a quando c'era lui o andare avanti a quando ci sarebbe stato.

    Si sentiva impotente, e quell'erba secca che la infastidiva e la graffiava la spingeva a tornare dentro. Dentro quella casa in cui avrebbe ricominciato a sentire i ticchettii dell'orologio.

    Di quel famelico tempo che l'avrebbe fatta invecchiare, che l'avrebbe fatta allontanare per sempre da Damon.

    E non voleva.

    Non voleva che il tempo passasse senza di lui, non voleva che un altro minuto trascorresse senza la sua presenza.

    Voleva solo che il sibilo martellante dell'orologio venisse sostituito dalla voce di Damon.

     

     

     

     

     The broken clock is a comfort

     It helps me sleep tonight

     Maybe it can start tomorrow

     From stealing all my time

     

     


     

    Il giorno dopo, nella casetta nel bosco, giacevano pezzi di vetro e di legno per terra.

    L'orologio a pendolo era stato distrutto.

    E il tempo si era fermato, solo apparentemente.

    Continuava a farsi beffe di lui e a scorrere silenziosamente, nonostante il pendolo fosse stato fermato.

    Damon si svegliò di sera.

    Dormiva meglio senza quel maledetto orologio a disturbarlo e avrebbe dormito ancora se non avesse sentito quel profumo.

    Profumo di sangue.

    Proprio di fronte alla casetta.

    Qualcuno stava battendo la porta. «C'è qualcuno? Per favore, ho bisogno di aiuto!»
    I suoi sensi si rizzarono.

    Si alzò immediatamente dal letto e scattò verso la porta, ad aprirla.

    Le sue narici furono invase dal profumo dolce del sangue di quella giovane.

    Aveva perso sangue, molto sangue.

    «Sono caduta» disse, tenendosi il ginocchio sanguinante.

    Damon sapeva autocontrollarsi. Ma allora perché faceva così tanta fatica?

    «Le porto subito una benda, signorina» le disse, sorridendole maliziosamente.

    Si voltò e, prima che quella giovane e prima che lui stesso se ne rendesse conto, apparvero le vene sotto agli occhi.

    I suoi occhi divennero rossi e i suoi canini si allungarono.

    Fu allora che i suoi denti perforarono la pelle immacolata della ragazza e, continuò a succhiarle quel sangue delizioso senza riuscirsi a fermare.

    Non stava pensando a niente che non fosse il sangue di cui si stava nutrendo.

    In quel momento il suo cellulare squillò, ma lui non riuscì a sentirlo.

    Vedeva solo il sangue.

    Sentiva solo il sangue.


     


     

    I'm falling apart

    I'm barely breathing

    With a broken heart

    That's still beating


     


     


     



     

    A/N

     

    Strano, ma vero, sono riuscita ad aggiornare prima! ;)

    E' tutto merito delle vacanze che, purtroppo, oggi sono finite :(

    In ogni caso questo è un altro capitolo in cui abbiamo visto i nostri eroi soli fronteggiare questa separazione forzata. Damon sta perdendo un po' il controllo, ma non possiamo certo biasimarlo x)

    Fatemi sapere la vostra opinione che, come sapete, è per me preziossima <3

    Ringrazio moltissimo tutti coloro che mi hanno seguita fin dall'inizio, senza perdersi un capitolo, in particolare Annaterra, Samu & Sunset :*

    Siete la ragione per cui continuo a scrivere con estremo piacere ;)

    Un abbraccio!

    Glo

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    Capitolo 14
    *** Iridescent ***


    14. Iridescent


     



     

     

    Vieni, inseguimi tra i cunicoli della mia mente tastando al buio gli spigoli acuti delle mie paure.
    Trovami nell’angolo più nero, osservami.

    Raccoglimi dolcemente scrollando la polvere dai miei vestiti.

    Io ti seguirò. Ovunque.
    [Saffo]

     

     

    "Damon, rispondi" continuava a ripetersi Bonnie.

    Voleva sentire la sua voce. Voleva parlargli.

    Ma Damon si ostinava a non risponderle.

    Per questo, lasciò un messaggio nella sua segreteria.

    «Damon, volevo solo dirti che ho deciso di prendere una pausa dall'università. Quindi, resterò a Fell's Church ancora un po'. Se mai dovessi decidere di tornare, io sarò ad aspettarti»

    Bonnie si interruppe.

    Avrebbe voluto andare avanti, ma non trovava giusto dirgli ciò che provava per telefono.

    Voleva guardarlo negli occhi quando lo diceva.

    Voleva perdersi in quegli oceani notturni, liberando la sua anima. 

     

     

     

    Ho bisogno di sogni che abitino gli alberi,

    di canzoni che facciano danzare le statue,

    di stelle che mormorino agli orecchi degli amanti.

    [Alda Merini]

     

     

     

    Damon non sapeva quanto tempo trascorse avvinghiato alla gola di quella donna, ma improvvisamente vide il volto di Bonnie e si ritrovò a chiedersi, sconvolto, che cosa stesse facendo.

    Scandalizzato da ciò che aveva fatto, lasciò subito quella ragazza e la guardò terrorizzato.

    Temeva di scoprire di dover aggiungere un altro nome alla sua lista.

    Un nome che, questa volta, non avrebbe neppure saputo.

    Sperò con tutto se stesso che non fosse vero.

    Non poteva essere morta e, quando vide il suo viso ancora colorito e sentì il suo cuore battere, si sentì sollevato e incredibilmente rasserenato.

    Bonnie l'aveva salvato. Indirettamente, ma l'aveva fatto.

    Fece bere a Valery (questo era il suo nome) il suo sangue e dopo essersi accertato che stesse bene, la soggiogò a dimenticare ciò che era successo.

    Tornò in camera che era ancora buio e udì, con sorpresa, il messaggio vocale della sua salvatrice. Sorrise, come non faceva da un po' e si sentì ancora meglio.

    Bonnie lo amava e meritava di averlo al suo fianco.

    Ora più che mai era convinto che, presto, sarebbe tornato da lei. 

    Per questo volò verso il pensionato.

     

     

     

    Tu sei una parte di me, quella più importante, quella che resta.
    [Paulo Coelho]

     

     

    Questa volta non temeva che lo scoprissero.

    Restò umano ed entrò nella camera di Bonnie.

    La finestra era spalancata e questo non lo stupiva. Era come se l'avesse tenuta aperta apposta per lui. Sorrise e senza fiatare si avvicinò al suo letto.

    Damon le ronfava tra le gambe e lei dormiva beatamente.

    Il suo sorriso disteso le illuminava il volto.

    I capelli le ricadevano ondulati sulle spalle. E il suo corpo avvolto dalle coperte nere era immacolato. Indossava la sua camicia bianca.

    Le stava benissimo, da quel poco che riusciva a vedere.

    Trovava di una dolcezza incredibile che lei avesse indossato la sua camicia per tutto quel tempo.

    Si chinò su di lei e le accarezzò il viso.

    La sua pelle così profumata. E le diede un bacio sulla fronte.

    «Stanotte mi hai salvato, Bonnie e io ti amo. Ti ho sempre amata» sussurrò.

    Le sue parole restarono inudite, ma questo non tolse nulla alla loro potenza.

    Sempre tenendole il volto tra le mani, le diede un delicato bacio sulle labbra rosee. 

    E restò con lei finché il sole non apparve, vincendo l'oscurità della notte.

    Allora se ne andò, con la consapevolezza che molto presto sarebbe tornato.

    Bonnie, poche ore dopo, si svegliò con, ancora impresso sulle labbra, il sapore di quelle di Damon. 

     

     

     

     

    La rossa, fino a quel momento, non aveva ancora usato i suoi poteri per ritrovarlo.

    Ogni giorno che passava, però, la convinceva a sfruttare la sua arte per farlo tornare.

    Non poteva fingere che andasse tutto bene senza di lui perché non era così.

    Per questo, mentre la signora Flowers stava lavando le tazze della colazione, Bonnie si sedette in sala a consultare uno dei libri che aveva trovato nel baule.

    C'erano incantesimi molto avanzati e pozioni da miscelare che avevano un procedimento lungo pagine e pagine.

    Fece scorrere il dito sull'indice fino alla voce "Per ritrovare un'entità persa".

    I suoi occhi brillarono non appena scorse questo titolo e andò subito nella pagina indicata.

    Bastava possedere un oggetto che apparteneva alla persona "scomparsa" e, una volta cosparso  l'oggetto di polvere di ninfea (che stimolava le visioni) e sanguinaria (che favoriva il rincontro di anime separate), occorreva spruzzarglici sopra 3 gocce del profumo della persona che stava compiendo l'incantesimo, dopodiché si poteva procedere a enunciare l'incantesimo verbale.

    Bonnie prese la polvere di ninfea e sanguinaria dalla dispensa di Teophilia e spruzzò tre gocce del suo profumo sulla camicia di Damon.

    Se l'era dovuta togliere a malincuore, ma l'avrebbe rimessa non appena avesse pronunciato l'incantesimo.

    Stava per pronunciare quelle parole in latino quando, Damon passò con la coda alta e sinuosa davanti a lei, senza smettere di miagolare.

    La stava guardando in modo particolare.

    Voleva che lo seguisse.

    Posando il segnalibro nella pagina dell'incantesimo, lo richiuse e seguì Damon.

    Se solo avesse prestato più attenzione alla pagina ingiallita di quell'incantesimo, si sarebbe resa conto del post scriptum.


    Quando il "legame" è già stato instaurato con la persona scomparsa, non è necessario pronunciare l'incantesimo.

     

    -Damon, dove mi vuoi portare?- gli chiese Bonnie, impaziente.

    Il gatto dal pelo nero si fermò di fronte alla porta del giardino.

    Bonnie lo guardò intensamente, perdendosi in quei meravigliosi occhi dolci quando lo vide.

    Damon.  

    Ma non era umano, era un corvo e la stava guardando mentre lei era al telefono.

    Cercò di capire di che cosa si trattasse e ripensò al momento in cui stava parlando al telefono con Elena. Pensare che Damon era stato con lei per tutto quel tempo e lei non se n'era neppure accorta!

    Si stava per commuovere. Non se n'era andato, mai.

    Non completamente, per lo meno.

    E una parte di sé, quella che aveva sempre tenuto le finestre aperte, lo sapeva.

    Altrimenti non gli avrebbe lasciato pieno accesso alla sua camera e alla sua anima.

    In fondo, Damon non se n'era mai andato per davvero.

    Perché il suo cuore era rimasto ancorato a quello di Bonnie, sempre.

     

     

     

    Può anche darsi che faccia finta di non sperarci,

    proprio perché ci spero troppo.

    [Banana Yoshimoto]

     

     

    Era notte fonda quando i suoi occhi erano ancora aperti.

    Non riusciva a dormire, sapeva che presto avrebbe dovuto fare i conti con la sua volontà che si stava, sempre più, imponendo.

    Sarebbe tornato da Bonnie, presto.

    Era la sua salvezza, ma non era per questo che l'amava.

    Lui l'amava perché, semplicemente, era lei.

    Era tutto ciò di cui non poteva fare a meno ed era sicuro che Bonnie provasse le stesse cose per lui.

    Chi non avrebbe potuto amarlo quando era un vampiro così affascinante?!

    Sorrise tra sé mentre un nuovo equilibrio gli infondeva sicurezza e fiducia.

    Ce l'avrebbe fatta, l'avrebbe raggiunta e le avrebbe detto ciò che provava, apertamente.

    Aveva sentito suo fratello quel pomeriggio ed era giunto alla conclusione che avesse ragione.

    Stefan gli aveva detto che non poteva perdere un minuto in più.

    Bonnie meritava di poter stare al suo fianco perché lo amava e lui amava lei.

    Le sue parole continuavano a risuonargli in testa... 

    «Non lasciare che la paura ti impedisca di vedere la realtà. Quello che provate l'uno per l'altra é reale.

    Ti devi aggrappare a questo. E quella ragazza ti ama come nessun altra ha mai fatto. Solo Dio può sapere come ha fatto a innamorarsi di uno stronzo come te»

    Damon sorrise. La verità era che Bonnie riusciva a tirare fuori il meglio di lui, la sua parte migliore. E sapeva che solo al suo fianco poteva sentirsi a casa perché lui, pur essendo un vampiro straordinario, poteva diventare un vero bastardo quando la paura di perdere chi amava gli impediva di ragionare, portandolo a perdere l'amore, che aveva combattuto per preservare, e a far crescere ancora di più la paura che lo portava alla distruzione. 

    Il suo orgoglio era sempre stato una maschera, una maschera che aveva imparato a indossare giorno per giorno, per celare quello che nascondeva dentro di sé.

    La sua fragilità, la sua insicurezza.

    Solo in quei 27 giorni senza di lei aveva imparato a togliersi definitivamente quella maschera finta.

    Aveva capito che poteva stare senza maschera perché il vero Damon era oltre l'apparenza dura e bastarda.

    E solo il vero Damon poteva meritarsi Bonnie ed era degno di lei.

     

     

     

    Un'anima nobile non è quella capace di voli piu' alti,

    bensì quella che si innalza poco e cade poco,

    ma dimora sempre in un'aria e ad un'altezza piu' libere e luminose.
    [Nietzsche]

     

     

     

    Quella stessa notte sarebbe tornato a Fell's Church.

    Nulla era più chiaro di questa consapevolezza nel suo immediato futuro.

     

     

     

    Erano trascorsi 27 giorni e Damon non era tornato. 

    Ma Bonnie lo sentiva vicino, più che mai.

    Il sole era da poco sorto quando un raggio si andò a posare sulla pietra di luna poggiata sul comodino. Aveva consultato un libro di Teophilia in cui si diceva che le pietre di luna adagiate sul cuscino su cui si dormiva, aiutavano a conciliare il sonno. Avevano funzionato, in parte.

    Infatti era riuscita a dormire per 5 ore di fila.

    L'aver scoperto, un paio di giorni prima, che Damon avesse vegliato su di lei per tutto quel tempo l'aveva resa felice a tal punto che il dolore che aveva provato, la ferita che si era aperta, a partire dal momento in cui se n'era andato, si stava lentamente ricucendo.

    Una parte di lei era arrabbiata con lui per non essere ancora tornato, ma l'altra parte era determinata a farsi trovare sveglia nel momento in cui sarebbe tornato, nel momento in cui sarebbe ancora andato a trovarla, senza che lei lo sapesse.

    Il dolore sarebbe restato finché non fosse tornato, ma ora la speranza era più forte del dolore, o almeno così sembrava in quel giorno in cui l'inverno stava fiorendo in una primavera anticipata.

    Così, quel giorno fu più serena.

    Si sentì quasi libera come una rondine, ma quella libertà non aveva sapore se non poteva essere condivisa.

     

     

     

    Vado in giro ogni giorno camminando su queste mie gambe con la voglia di accarezzare la terra.
    Perché sulle strade seminate d’amore alla fine sbocciano i fiori

    [Banana Yoshimoto]

     

     

    Quella sera, non appena il viso dai dolci lineamenti si adagiò sul cuscino di seta nera, si addormentò. Indossava ancora la camicia di Damon che profumava di menta e muschio insieme a un paio di pantaloni lunghi.

    Fece un sogno molto strano.

    Era sola. Persa.

    Nel buio. Nel silenzio.

    E non riusciva a respirare.

    Era oppressa dalla paura, dalla sofferenza. Dal freddo.

    E non riusciva ad urlare. A sussurrare.

    Perché dalla sua bocca non usciva alcun suono.

    Era muta.

    E tremava di impazienza.

    Ma per cosa? Chi stava aspettando?

    Non c'era aria da respirare in quel luogo di cui non riusciva a scorgere i confini.

    Era tutto nero.

    E buio. E scuro.

    Non un rumore a sconvolgerla, ma quel silenzio opprimente era più rumoroso del rumore stesso.

    La stava stordendo e lei, era come risucchiata da questo vortice oscuro e silenzioso.

    Come poteva uscirne? Come poteva svegliarsi quando qualcosa la teneva legata, impedendole di aprire gli occhi?

    Non poteva svegliarsi, non quando non aveva ancora trovato ciò che cercava.

    Doveva trovarlo, altrimenti nulla avrebbe avuto un senso.

    Doveva continuare a camminare, ad andare avanti in quel buio sconosciuto, in quel luogo talmente indefinito da essere inesistente.

    I suoi piedi scalzi, nudi sentivano il contatto ruvido con la terra bagnata.

    Ogni passo era doloroso, ma non per questo si fermò.

    Aveva freddo e quel gelo si insinuava dentro di lei.

    Sembrava acqua gelata che le scorreva dentro.

    Non poteva, non doveva svegliarsi.

    Ma qualcuno, in quell'oscurità, pronunciò il suo nome.

    Una voce calda, conosciuta...

    Era forse ciò che stava aspettando?

    Non lo poteva sapere con certezza, ma nel momento in cui aprì gli occhi e si ritrovò in una selva oscura e silenziosa, lo seppe per certo.

    Perché era stata quella voce a svegliarla.

    Quel nome, il suo nome.

    Ecco cosa stava cercando.

     


    Remember all the sadness and frustration
    And let it go
    Let it go

     


     

     

    Era notte fonda quando stava camminando per il bosco.

    Non si era allontanato di molto dalla casetta di legno che aveva iniziato a piovere, a dirotto..

    Ma non sarebbe tornato indietro.

    Neanche l'acqua sarebbe riuscito a fermarlo.

    Continua pure a piovere tanto non tornerò indietro” si disse.

    Continuò a camminare senza neanche sentire la pioggia quando un colpo lo fece fermare.

    Un colpo di pendolo?

    Era impossibile.

    Aveva rotto l'orologio!

    Qualcuno, forse, era caduto a terra?

    Non si sarebbe fatto distrarre, ma non poté fare a meno di notare che quel rumore proveniva esattamente dal sentiero che doveva percorrere per tornare a casa. 

     

     

    L'amore, quello vero, non va mai perduto.

    Trova sempre il modo di manifestarsi, di ritornare.

     

     

     

     

     

     

    A/N

     

    Eccomi qua, purtroppo ho notato che le recensioni sono diminuite (sigh).

    Temo che la storia non vi stia più piacendo, perciò se anche volete criticarmi e dirmi che c'è qualcosa che non vi convince, non esitate a farlo.

    Ogni critica è costruttiva e, di sicuro, è meglio del silenzio che sto ricevendo :(

    Non potrei continuare a scrivere senza il prezioso supporto e sostegno di Annaterra, Samu & Sunset <3

    Quindi non posso che ringraziarvi tanto, ragazze *-*

    Meno male che ci siete voi ;)

    Per quanto riguarda il fatto che Bonnie abbia visto grazie al gatto che Damon è andato a trovarla sottoforma di corvo, ho preferito che lei non scoprisse anche la scena del Damon umano che le sussurra “Ti amo” perché preferirei mostrarla per bene nei prossimi capitoli.

    Vi saluto e auguro a tutti una buona giornata ;*

    Un bacio,

    Gloria

     

     

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    Capitolo 15
    *** For Blue Skies ***


    15. For Blue Skies
     

     

     

    Ricorderai d’avermi atteso tanto, e avrai negli occhi un rapido sospiro.
    [Giuseppe Ungaretti]

     

     

     

     

    Ma qualcuno, in quell'oscurità, pronunciò il suo nome.

    Una voce calda, conosciuta...

     

    Un nome, il suo nome.

    Una voce, la sua voce.

    Per questo Bonnie aveva aperto gli occhi.

    Perché tutto dipendeva da quel nome, da quella voce.

    Tutto il resto non contava.

    Non aveva significato.

    E quando rivide quegli occhi in mezzo all'oscurità, lo seppe per certo.

    Non era un sogno.

    Era la realtà.

    Aveva ritrovato Damon.

    Damon era tornato.

    Lui la guardava, incredulo.

    E disse il suo nome, in modo cosi chiaro, così sentito da sembrare un respiro.

    Un respiro che aveva a lungo trattenuto. E ora aveva rilasciato. E lo si sentiva.

    Perché la sua voce era ferma eppure tremava.

    E le sue gambe si mossero. Scattarono non appena la vide.

    Perché doveva coprire quella distanza, la doveva colmare.

    Bonnie si rialzò immediatamente.

    E insieme, si corsero incontro.

    Guardandosi fissi negli occhi. Senza smettere di cercarsi, di darsi quella muta e reciproca conferma. Erano insieme, ancora. Erano vicini, più di prima.

    E la pioggia non era nulla.

    Non riuscivano a sentirla mentre si correvano incontro.

    Erano felici.

    Di una felicità talmente viva e dirompente da non riuscire a stare fermi.

    Per questo non smisero di correre. Per questo non si fermarono neanche quando ormai si erano raggiunti.

    Al contrario, nello stesso istante, le loro braccia si unirono in uno scambio reciproco e si legarono più forti che mai.

    Si strinsero. Si abbracciarono.

    E respirarono l'uno l'aria dell'altro.

    Inspirarono il proprio profumo e ritornarono a respirare in quel contatto umido, bagnato dalla pioggia che continuava a cadere, eppure così caldo, così confortante.

     

     

     

    Si può essere padroni di ciò che si fa, ma mai di ciò che si prova.
    [Flaubert]

     

     

    Fu un attimo, o forse un'eternità dopo che Bonnie si accorse veramente di essere tra le braccia di Damon.

    Allentò la presa e, con tutta la forza che le restava, gli diede dei pugni contro il petto.

    «Tu!» «Torni qui dopo un mese e mi abbracci come se niente fosse successo?» disse mentre continuava a percuoterlo.

    Damon la fissava e a ogni colpo (indolore) ricevuto si sentiva più vivo.

    «Sei davvero uno stronzo e, anche se ti amo questo non vuol dire che ti abbia già perdonato» Damon smise di fissarla e le prese il volto tra le mani, guardandole le labbra.

    Da quelle labbra erano uscite quelle parole sacre.

    Quelle parole che continuavano a risuonargli nel cuore, a volargli nell'anima.

    «Che cosa hai detto, scusa?»

    «Che sei uno stronzo» disse Bonnie, mentre i capelli fradici le incorniciavano il volto.

    «Dopo quello»

    La ragazza sgranò gli occhi e si perse nei cieli stellati che gli stavano di fronte.

    «Ho detto che ti amo» sussurrò. «e che non ti perdonerò così facilmente»

    Damon inspirò il dolce profumo che emanava la sua pelle bagnata.

    «L'hai appena fatto» sussurrò, avvicinando le labbra a quelle di Bonnie.

    «Ti ho appena detto l'esatto contrario» 

    «Ti ho sentita sussultare non appena le mie mani hanno accarezzato il tuo viso. Se questo non é un segnale»

    «Fa freddo, Damon. Ecco perché ho sussultato»

    «Non ho intenzione di andarmene più, Bonnie. So di essere stato un bastardo e so anche che non sei la sola a essere innamorata»

    Bonnie lo continuava a guardare, sempre più felice, sempre più libera.

    Sembrava che più lei si era liberata, dicendo istintivamente ciò che provava, più lui si liberava ora, confidandole tutto ciò che sentiva, consapevolmente.

    «In questo periodo ho capito che non c'è significato nella mia esistenza senza di te, o meglio non c'è il significato che vorrei. Perché tu sei il significato, di ogni cosa»

    Gli occhi della giovane ormai riflettevano le lacrime del cielo.

    Anche lei piangeva, ma erano lacrime stellate come gli occhi che la stavano guardando nell'anima, come gli occhi di quell'anima nera che era Damon.

    Quell'anima scura di cui lei riusciva a scorgere anche la parte chiara, luminosa e pura.

    Era sempre stata l'unica. E sempre lo sarebbe stata.

    Era senza parole.

    Il vampiro parlò ancora:

    «E so anche di essere un coglione a sperare che sia romantico dire a qualcuno di amarlo sotto la pioggia gelida»

    Bonnie non poté fare a meno di sorridere.

    «É perfetto così, tu sei perfetto così» sapeva di averlo perdonato nel momento stesso in cui l'aveva abbracciata, in cui aveva colmato quella lunga e oscura distanza con la sua luce bianca.

    Perché quei cieli stellati erano il suo significato. Tutto il resto non contava. 

     

     

    Gli alberi non tradiscono, non odiano, irradiano solo felicità e amore.

    Ecco perché l'uomo stando vicino agli alberi,

    avverte una corrente positiva e rigeneratrice.
    [Romano Battaglia]

     

     

    Intanto, un gatto scuro che aveva il pelo tutto bagnato, stava per tornare a casa.

    Aveva seguito la sua "padroncina", l'aveva guidata, e ora era pronto a tornare al pensionato per rassicurare Teophilia.

    Essere un gatto speciale lo rendeva instancabile e molto più potente di un qualsiasi gatto.

    Poteva camminare per giorni senza sentire la fatica.

    Poteva arrampicarsi fino in cima ad alberi altissimi e soprattutto poteva capire, capire come nessun altro i sentimenti umani e lo strano modo in cui gli uomini comunicavano (o non si comunicavano) quello che sentivano. Questo gli aveva consentito di svolgere il suo compito nel migliore dei modi.

     

     

     

    Sei il mio Vento che mi fa cullare dolcemente tutti i giorni,
    sono come una foglia che lascia il proprio albero...
    e tu mi dai quel leggero aiuto per volare.
    [Camilla Cloè]

     

     

    «Come hai fatto a trovarmi?» gli chiese Bonnie, continuandolo a guardare.

    Erano ancora fermi, uniti, in quel bosco umido e bagnato.

    «Stavo per tornare al pensionato quando ti ho sentita cadere. E tu che ci facevi in mezzo al bosco?»

    «Temo o di essere sonnambula o che l'incantesimo che ho fatto per ritrovarti abbia funzionato, purtroppo»

    Damon ridacchiò.

    «Non pensavo di essere così importante da meritarmi un incantesimo. Sono lusingato»

    Bonnie gli sorrise. «Ti meriti molto più di questo, sai?» lui le accarezzò il viso e senza distogliere lo sguardo dai suoi meravigliosi occhi brillanti, la prese in braccio.

    Come se fosse una bambina ferita, come se fosse una foglia delicata che poteva spezzarsi da un momento all'altro.

    «Tremi come una foglia. Ti porto al caldo o rischi di ammalarti»

    «Mi ero dimenticata di avere i piedi scalzi. La prossima volta andrò a letto con le calze e un pullover»

    «La prossima volta ci sarò anche io»

    Bonnie non gli rispose.

    Voleva crederci. Voleva credere che Damon non se ne sarebbe andato più.

    Ma come poteva credergli quando lui se ne andava sempre? Come poteva dargli questa fiducia?

    Il cuore che continuava a scalpitarle e galopparle nel petto sembrava volerle dare la risposta.

    La verità era che Damon le aveva appena aperto il suo cuore.

    Non l'aveva mai fatto prima, ma ora si era svelato, ora aveva mostrato la sua parte vulnerabile, la parte che sapeva amare e lei gli era grata, immensamente grata.

    Ma soprattutto sentiva il suo cuore cantarle che tutto sarebbe cambiato da quel momento in poi.

    Da quando Damon aveva sentito le proprie emozioni alla luce del sole, in un giorno di pioggia scrosciante.

    Ora lo sapeva, Damon non se ne sarebbe andato.

    Ne aveva la conferma, sentendo il battito sotto il suo viso. Il suo cuore stava battendo per lei.

     

    Il vampiro continuò a stringerla vicino a sé. Sembrava la cosa più naturale e giusta del mondo.

    Insieme, andarono incontro alla pioggia, la sovrastarono e furono più forti e resistenti di quella stessa pioggia che, un mese prima, li aveva separati.

    Damon la portò nella sua casetta.

    Bonnie restò tutto il tempo con le braccia intorno al suo collo e quel senso di nausea che, a contatto con gli occhi di Damon, svaniva ogni volta.

    Era ancora lievemente arrabbiata con lui, ma ora la felicità era troppo grande per poterla sovrastare da uno stupido orgoglio che non le era mai appartenuto. 

     

     

     

    Sentiti libero di amare ogni forma e colore,

    perché nessuno ha diritto di dirti per chi deve battere il tuo cuore.

    [Ejay Ivan Lac]

     

     

     

    Giunsero sulla soglia della casa, ancora tremanti e bagnati.

    «Non pensavo avessi passato il tuo tempo in uno chalet» esclamò Bonnie.

    «In qualche modo dovevo pure ammazzare il tempo»

    «Sarebbe bastato ritornare prima»

    «Ma non sarei maturato così tanto, allora»

    «La tua nuova maturità é ancora da (di)mostrare»

    «La notte è ancora lunga, streghetta impaziente».

    Damon la fece entrare e le portò subito delle coperte per scaldarsi.

    «Se sapessi farlo, accenderei anche il camino»

    «Lascia fare a me»

    «Ma prima è meglio che ti cambi, pettirosso. La camicia è fradicia.»

    Bonnie gli sorrise. Era da tanto che Damon non la chiamava così.

    Le era mancato quel nomignolo.

     

    Mentre ancora gli stava sorridendo, Damon le si avvicinò e, con dolcezza, le slacciò i bottoni della camicia che indossava. La SUA.

    Bonnie trattenne il respiro mentre il suo sguardo era fisso sulle labbra del vampiro.

    Erano socchiuse. Stava respirando, mentre il suo tocco caldo la liberava dal freddo del cotone bagnato.

    «Ti sta molto bene questa camicia. La MIA camicia» le sussurrò, con la voce che gli tremava.

    «Damon, quanto tempo stai impiegando a slacciarmela?»

    «Abbastanza da godermi il rossore delle tue guance»

    La giovane arrossì ancora di più, incapace di controllarsi di fronte all'uomo che amava.

    Damon sorrise e, non appena le tolse la camicia, restò a contemplarla.

    Indossava una canottiera nera, anche quella era fradicia, ma non gliel'avrebbe tolta.

    Mentre i suoi occhi si soffermavano su ogni dettaglio del corpo sinuoso di Bonnie, non poté fare a meno di essere investito da quell'onda di desiderio che lo pervadeva, ogni volta che il suo sguardo incrociava il suo. Un desiderio più profondo dell'oceano e più infinito del cielo.

    Perché lui non si limitava a volere il corpo di Bonnie.

    Voleva tutta se stessa, voleva la sua anima, la voleva completamente e in un modo in cui non aveva mai avuto le altre donne della sua vita.

    Perché nessuna era come la donna che amava e che, in quel momento, si stava lasciando guardare, senza impedirglielo, nonostante fosse intimorita dai suoi occhi curiosi che cercavano sempre di guardare oltre il limite della stoffa.

     

     

    Nel vero amore è l’anima che abbraccia il corpo.
    [Nietzsche]

     

     

    «Damon, devo accendere il camino» proruppe lei, ancora rossa in viso.

    Il moro distolse lo sguardo, sovrappensiero, e si voltò verso il bagno.

    Si era accorto di una cosa che doveva assolutamente scoprire e capire.

    «Vado a prendere degli asciugamani. Fiammiferaia, ti lascio lavorare»

    Bonnie osservò le ceneri che giacevano sul fondo di quel grande camino e richiamò a sé l'energia e la potenza del fuoco.

    In un attimo, un fuoco scoppiettante e ardente apparve, scaldando l'anima di entrambi.

    Damon le sorrise e andò nell'altra stanza.

    Bonnie restò da sola in quella sala accogliente, dalle grandi finestre a osservare la pioggia che continuava a battere sul vetro, a cadere incessantemente bagnando quegli alberi così alti della foresta e il suo stesso essere, ancora nudo e spoglio dopo aver rivisto gli occhi di Damon.

    Solo lui riusciva a spogliarla, a scoprirla con un solo sguardo.

    Si avvicinò alla finestra e lasciò che il suo sguardo si perdesse in quel cielo infinito che, nonostante la pioggia, continuava a brillare.

    C'erano le stelle.

    Sembrava impossibile, ma era così.

    Ed erano più luminose che mai.

     

     

     

    E’ l’animo che devi cambiare.. non il cielo sotto cui vivi.
    [Seneca]

     

     

    In bagno, un volto si stava specchiando.

    I suoi occhi erano scuri e brillanti, il suo viso dai lineamenti eleganti e raffinati.

    I capelli arruffati e quella barba accennata.

    Delle lacrime d'acqua gli scorrevano sulla pelle, bagnando quella lieve barba e le sue guance.

    Stava piangendo.

    Sì, Damon stava piangendo perché solo in quel momento si era reso pienamente conto di quanto fosse stato irrimediabilmente stupido.

    Aveva rischiato di perdere la persona più importante della sua vita e l'aveva lasciata sola per un mese.

    Avendo l'assurda pretesa che lei l'avrebbe aspettato, che non sarebbe andata avanti senza di lui, che avrebbe sempre pensato a lui.

    L'aveva dato per scontato e, anche se le cose erano effettivamente andate così, questo non aveva nulla a che vedere con lui e il suo egocentrismo.

    Era l'amore. Era Bonnie.

    E si vergognava di aver sprecato quei giorni senza di lei, si vergognava di farsi guidare sempre da un orgoglio cieco e parziale.

    Voleva farsi guidare dal cuore che, a lungo, non aveva saputo ascoltare.

    Voleva che quel cuore lo guidasse, da quel momento in avanti.

    Per questo, senza asciugarsi le lacrime agli occhi, senza vergognarsi della sua debolezza, lasciò che continuassero a scorrere e corse da Bonnie.

    Le corse incontro e si fermò solo quando la raggiunse.

    La ragazza si voltò, sorpresa.

    «Damon» disse, preoccupata.

    Ma lui le pose l'indice sulle labbra.

    Stava continuando a piangere, ma non gli importava. Era umano, anche lui.

    «Scusa, Bonnie.» (scusami se ti ho trattata da schifo, se ti ho lasciata quando sarei voluto stare con te, sempre. Se ti ho fatta soffrire e ho sprecato attimi preziosi della tua esistenza)

    «Scusa» ripeté ancora.

    Bonnie lo continuava a guardare fisso in quegli occhi stellati.

    Non c'era bisogno che aggiungesse nient'altro.

    In quel momento aveva avuto la conferma che cercava.

    Damon era maturato a tal punto da riuscire a mostrare una parte di sé che, fino a quel momento, aveva temuto di svelare.

    Era solo l'inizio.

    Quello "scusa" sincero, senza troppi giri di parole, detto con le lacrime agli occhi era tutto ciò di cui aveva bisogno, ciò che non si sarebbe mai aspettata da Damon.

    Ora era il suo turno di commuoversi.

    «Ti perdono, Damon»

    E niente fu più semplice e sincero di quella risposta.

    Entrambi si ritrovarono a sorridere, tra le lacrime, mentre quel cielo notturno si rifletteva con quelle poche, ma radiose luci nei loro occhi.

     

     

    For blue, blue skies
    I forgive you
    [Strays don't sleep]

     

     

     

    A/N

     

    Buonasera *^*

    Vi ho fatto attendere molto, lo so.

    E' tutta colpa del troppo studio, in queste settimane sarò sicuramente più costante perché ormai la scuola sta per giungere al termine.. In ogni caso, si sono ritrovati.

    Finalmente! Spero che questo capitolo tutto incentrato sul Bamon sia stato di vostro gradimento e soprattutto spero che non abbia deluso le vostre aspettative ;)

    Fatemi sapere, amo leggere le vostre recensioni (nonostante non siano più molte *sigh*)

    Alla prossima, amabili lettori <3

     

    -Gloria

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    Capitolo 16
    *** Una nuova alba ***


    16. Una nuova alba

     



     

     

    All'inizio ci siamo toccati come fossimo degli estranei.

    Poi ci siamo toccati come ci hanno insegnato a farlo.

    Solo alla fine abbiamo osato toccarci come facciamo noi due.
    [David Grossman]

     

     

     

     

    Teophilia stava ancora dormendo quando sentì l'alito caldo di Damon sul suo viso.

    Stava miagolando. Improvvisamente, si svegliò, preoccupata.

    «Che é successo?»

    «Damon, cosa c'é?» chiese.

    Il gatto smise di miagolare e si strusciò sulle sue braccia.

     «Hai sempre voglia di coccole, tu» gli disse lei, dolcemente.

    Intanto lo accarezzava dietro le orecchie. Non appena le sue dita toccarono il soffice pelo scuro di Damon, vide un'immagine nella sua testa. Un'immagine che Damon le aveva trasmesso.

    Damon & Bonnie abbracciati, sotto alla pioggia.

    Fu allora che capì.

    Erano tornati insieme. Si erano ritrovati.

    E Damon, da bravo gatto guida qual era gliel'aveva mostrato. Si mise a sorridere, rasserenata.

    Un nuovo giorno era arrivato ed era felice che quella giovane e potente strega, che ormai considerava come la nipote che non aveva mai avuto, potesse tornare a risplendere di luce e gioia grazie al Damon umano.

    Sorrise ancora e alzandosi, un po' indolenzita, prese tra le braccia il gatto.

    «Ti meriti una bella colazione abbondante, amico mio»

    Damon sembrò sorriderle mentre pensava alla colazione che l'avrebbe aspettato. 

     

     

     

    Essere amati, è passare. Amare, è durare.

    [Rainer Maria Rilke]

     

     

    «Non fissarmi» esclamò Damon, mezzo addormentato.

    «Ti sto solo guardando» sussurrò Bonnie. «Hai dormito tantissimo»

    «Passare la notte a parlare con te non é stata una buona idea per conciliare il mio riposo»

    Bonnie lo guardò, severa, e gli gettò un cuscino in faccia.

    “Scusami se ti amo e non riesco a smettere di guardarti” proruppe.

    Allora Damon si svegliò di scatto e avvolse la sua amata tra le braccia.

    «Ti amo anche io, Streghetta»

    La rossa gli diede un bacio lungo e passionale che, Damon non poté trattenersi dal ricambiare.

    Era il primo bacio che si erano dati, dopo essersi ritrovati.

    «Hai un sapore così invitante»

    «E tu sei molto attraente con questa barba»

    Il vampiro le sorrise. «In effetti mi dona molto, mi dà un'aria ancora più sexy e selvaggia»

    «Mi piacerebbe ascoltare Damon Salvatore che si autocompiace ed elogia ancora a lungo, ma preferisco andare a farmi il bagno»

    Damon la guardò intensamente. «Hai bisogno di me?»

    Bonnie lo guardò. «Non credo sia ancora il momento»

    Era seria. La sua risposta non ammetteva repliche e Damon, per quanto fosse impaziente, era disposto ad aspettare. Ad aspettare lei. Sempre.

    Era il minimo che potesse fare, dopo essersene andato.

     

    Damon andò a fare la doccia, nel bagno vicino alla cucina. Si lavò velocemente col bagnoschiuma all'orchidea e limone dei proprietari e poi, si avvolse un asciugamano intorno alla vita.

    Un asciugamano molto piccolo, peraltro.

    Bonnie ci impiegò più tempo. Si lavò con calma perché non aveva nessuna fretta.

    Voleva godersi quel momento di rigenerata speranza.

    Quel momento che sapeva così tanto di quell'unica persona con cui non aveva ancora imparato a vivere senza.

    Indossò un accappatoio e uscì dal bagno, andando a sbattere dritta contro quella stessa persona a cui stava pensando mentre aveva fatto il bagno.

     

     

     

    Non si desidera mai ardentemente ciò che si desidera solo con la ragione.
    [François de La Rochefoucauld]

     

     

     

    «Damon» disse, arrossendo immediatamente.

    Gli occhi scuri del vampiro erano accesi di euforia o, forse, eccitazione?

    Non disse una parola, si limitò a guardarla quando iniziò a baciarla sul collo, marchiando con la forza della sue labbra la pelle candida di Bonnie.

    Lei si aggrappò alle sue spalle e chiuse gli occhi, sussurrando lievemente:

    «Damon, ti é caduto l'asciugamano»

    Ma lui era troppo impegnato a imprimerle baci sulla pelle per poterla ascoltare.

    Bonnie sentiva il suo petto muscoloso contro l'accappatoio.

    Voleva sentirlo a contatto con la sua pelle nuda. Lo voleva davvero.

    Eppure c'era qualcosa che non andava.

    «Damon» esclamò ancora e questa volta riuscì a richiamare la sua attenzione perché il vampiro smise di baciarla e la ritornò a guardare negli occhi.

    «Non vorrei interromperti, però é giusto che tu sappia una cosa» si interruppe, cercando la conferma di poter andare avanti nello sguardo di Damon. Lui annuì.

    Era completamente nudo di fronte a Bonnie, ma non era imbarazzato.

    Non si sentiva a disagio. Era sempre stato soddisfatto del suo fisico e poi, Bonnie era di una dolcezza incredibile.

    Non l'aveva ancora osservato interamente.

    Aveva sentito il suo sguardo affettuoso e carico di desiderio combattere l'istinto di guardare proprio dove non avrebbe dovuto guardare (ma dove lui avrebbe voluto guardasse).

    Le prese il viso tra le mani.

    «Va tutto bene, dimmi pure Bonnie»

    «Sono stata insieme a Zander e insomma, non siamo mai arrivati fino in fondo. Non mi sono mai sentita così pronta con lui e, anche se, ci sono stata insieme per un bel po' di tempo, non sono mai riuscita a superare quel confine. E beh, é sottinteso che sappia come funziona, però non ho la tua esperienza. E di questo sono contenta perché insomma, non mi sarei mai potuta portare a letto migliaia di uomini però ci tenevo che tu lo sapessi per non restare shockato o quant'altro e..»

    prima che Bonnie potesse terminare quel monologo destinato a durare finché non fosse riuscita a togliersi l'imbarazzo del momento e l'emozione dell'attesa, Damon restò senza parole.

    Lei era ancora vergine e, per quanto una parte di lui, l'avesse sempre saputo, ora sentiva la gioia incredibile della prima volta e la responsabilità di cogliere questo dono in maniera ancora più profonda. Era più che felice di sapere che sarebbe stato lui il primo.

    Che sarebbe stato lui l'unico, o almeno sperava.

    Per questo, prese le sue labbra tra le sue e le strinse, cogliendo i suoi respiri soffocati e quelle ultime parole che non le aveva permesso di dire.

    Le accarezzò i capelli bagnati e le sussurrò alle orecchie:

     «Renderò la tua prima volta, la mia prima volta.» E poi, la baciò.

    Non appena le labbra di Damon imprigionarono le sue, Bonnie sapeva che niente sarebbe stato più lo stesso. Lo sentiva perché i brividi che provava sembravano lieti presagi di ciò che sarebbe successo.

    Le sue mani inesperte seguirono il profilo delle vertebre di Damon, accarezzandogli la schiena.

    La sua pelle era ghiacciata, ma quando le sue mani la toccavano sembrava incendiarsi.

    Continuava a gemere mentre le carezze di Bonnie lo percorrevano per tutto il corpo e lui, incapace di starle lontano, la ricopriva di baci dovunque le sue labbra arrivassero.

    La sua bocca era assetata di lei. La voleva.

    E il profumo del suo sangue, che pulsava ancora più frizzante del solito, costituiva una difficile sfida per il suo “esemplare” autocontrollo.

    Bonnie gli baciò le spalle, continuando a stringerlo a sé.

    Voleva sentirlo oltre la stoffa dell'accappatoio. Lo voleva, davvero.

    Le labbra di Damon, la sua lingua la stavano torturando in modo così dolce e sensuale.

    Sentiva il suo stesso cuore battere sempre più forte e veloce a ogni contatto, a ogni sguardo.

    Damon la afferrò per i fianchi e, con un unico rapido gesto, le slacciò l'unico indumento che ancora fungeva da barriera tra i loro corpi bollenti.

    Lo strappò, lo lacerò senza neanche accorgersene.

    Bonnie rabbrividì per il freddo e riuscì a trovare quel poco di concentrazione (prima di perderla del tutto) per accendere il fuoco del camino lì accanto.

    Gli occhi di Damon perlustrarono, analizzarono, studiarono il suo corpo in ogni singolo dettaglio.

    Si persero nei meandri della sua pelle, si nutrirono del suo sapore, del suo profumo.

    Il suo profumo continuava a penetrargli dentro mentre i suoi gemiti lo allietavano e lo spingevano a volerle dare sempre di più.

    Perché era Bonnie, la sua Bonnie e si meritava il meglio.

    La prese tra le braccia e, senza staccarle la bocca di dosso, la portò sul letto dove la fece stendere.

    Era bellissima.

    Il suo corpo era perfetto. Esile, ma dalle forme sinuose e in perfetta armonia in ogni sua parte.

    E i capelli le ricadevano rossi come lingue di fuoco, incorniciandole quel meraviglioso viso a forma di cuore.

    Gli occhi erano chiusi. Stava forse sognando? No, perché tutto ciò di cui avesse bisogno, il suo sogno era concreto, reale, proprio davanti a suoi occhi.

    E, se aveva deciso di chiuderli, era solo per godersi appieno il momento, per poterlo prolungare grazie all'immaginazione. Quella fervida immaginazione che l'aveva sempre portata a immaginare di fare l'amore con lui, sin da quando il suo sguardo aveva incontrato per la prima volta quello di Damon.

     

    Ciascuno era già felice di sentire l’altro accanto a sé.
    Più niente importava, se non il fatto di essere insieme.
    [Guillaume Mus
    so]

     

     

    Solo allora, mentre i suoi occhi erano chiusi e Damon era fermo, immobile con le braccia tese ai lati del suo ventre, si accorse che la stava fissando. E, se possibile, la stava spogliando ancora di più di quanto non fosse già.

    Imbarazzata, riaprì gli occhi per incontrare i suoi famelici. E non riusciva a distogliere lo sguardo, anche se le sue guance stavano andando in fiamme.

    Non erano l'unica cosa che stava per esplodere. Anche l'autocontrollo di Damon stava affrontando un'ardua sfida.

    Le vene gonfie sotto agli occhi che ormai erano rossi come i capelli di Bonnie.

    La sua bocca era socchiusa, con i canini scoperti.

    Bonnie avrebbe tanto voluto baciare quelle labbra piene, smussare con la sua lingua i canini affilati, ma Damon si mise a parlare: “Non voglio farti male, ma sei irresistibile. E non sono famoso per il mio autocontrollo, quindi sentiti libera di farmi esplodere il cervello se divento uno stronzo maniaco”

    La giovane lo stette ad ascoltare, commossa e, impavida, gli avvolse le braccia attorno al collo e lo attirò a sé.

    Le loro labbra si stavano per toccare quando lei esclamò con una determinazione che non pensava di avere: “Mi fido di te”

    Gli accarezzò le vene sotto agli occhi e lasciò che Damon s'impossessasse della sua bocca.

    La sua lingua prese con forza la sua e la fece danzare in quell'intreccio di anime così diverse, eppure così uguali.

    Damon si fece stringere con dolcezza dal suo pettirosso e si sentì amato come non mai.

    Mentre le loro labbra continuavano a stringersi e i corpi erano così vicini che sarebbe bastato un respiro per colmare la distanza che li separava, Damon sentì che non ce l'avrebbe più fatta.

    Sentiva le mani di Bonnie accarezzargli i capelli arruffati e spingere le sue natiche contro il suo corpo sinuoso.

    Dapprima con dolcezza e poi con maggiore forza come se stesse prendendo coscienza del suo bisogno e quell'istinto che, fino a quel momento, aveva cercato di controllare stesse per scoppiare, per liberarsi in un istante di puro piacere.

    Avvolse le sue gambe intorno alla vita per sentirla ancora più vicina a sé.

    -Ti voglio- le sussurrò nell'orecchio. -Ti voglio come non ho mai voluto nessun'altra donna-

    Bonnie lo interruppe con un bacio. -E allora prendimi, Signore delle tenebre-

    Damon ridacchiò e spinse quella parte di sé che ormai era diventata incontenibile ancora più addosso a lei, mentre lei assecondava i suoi movimenti.

    «Vuoi ammazzarmi di piacere, piccola?»

    Bonnie ridacchiò e gli diede un bacio sul naso.

    «Pensavo ti facesse piacere»

    «L'unica cosa che a me fa piacere é vedere le mie vittime perdere il controllo, ma non mi sembra che con te stia funzionando»

    Prima che Bonnie potesse ribattere la sua lingua penetrò tra le labbra di lei e le fece proprie.

    La giovane ansimò e cercò di ricambiare il bacio con altrettanta passione, ma Damon sembrava avere la meglio. Dopotutto era lui il vampiro pluricentenario che aveva tutta l'esperienza del mondo... I suoi gemiti si persero tra le labbra di Damon mentre lo accarezzava sulla schiena e sempre più giù. Stava perdendo il controllo. Si.

    Perché voleva che la sua anima toccasse quella di Damon, voleva che quella parte che continuava a sentire premerle sulla pelle, entrasse in lei, una volta per tutte.

    Per questo si staccò da quel bacio anaerobico e lo guardò dritto negli occhi.

    Calda cioccolata e gelido ghiaccio collisero.

    Accomunati da quella fiamma comune che bruciava dentro di loro.

    «Damon» sussurrò. «Ti prego»

    Lui le sorrise, dolcemente, e le diede un bacio sulla fronte.

    «Stai tranquilla, la pazienza é una virtù e alla fine sarà...» le sue parole furono interrotte dalla bocca di Bonnie sulla sua, nella sua. 

    Bonnie alzò il suo corpo e lo fece aderire completamente al suo, lo accarezzò dal cuoio capelluto fino alla punta dei piedi mentre le sue mani si muovevano con una maestria di cui nessuno dei due riusciva a capacitarsi.

    Intanto Damon continuava ad assaporarla e ad accarezzarle il seno, senza mai smettere perché era cullato dai suoi gemiti di assenso.

    «Non hai idea di quanto ti desideri» ansimò.

    «Lo posso sentire»

    «Non é la stessa cosa che sentirlo dentro»

    Bonnie sgranò gli occhi. C'era da aspettarselo che Damon mantenesse il suo comportamento impertinente, anche a letto. Ridacchiò.

    «Che c'è?» le chiese lui, riflettendo la sua risata.

    Erano così vicini. L'uno stretto nell'altro. Gli occhi incatenati tra loro.

    Mancava solo un piccolo movimento per fondersi completamente, ma ora erano persi nel contemplarsi..

    «Sei sempre il solito»

    Damon non le rispose. «Se fossi il solito non avrei aspettato tutto questo tempo per farlo»

    Bonnie lo accarezzò.

    «Sai che significa "sei sempre il solito"? Significa che sei sempre la stessa presuntuosa, instabile e odiosa persona di cui mi sono innamorata. E nonostante le apparenze, questo è un complimento.»

    Damon non le rispose, chiuse gli occhi e la baciò. Con dolcezza, con passione.

    Voleva che la sua prima volta fosse perfetta. E anche Bonnie lo voleva e aveva piena fiducia in lui.

    Il suo corpo era praticamente legato a quello del suo vampiro.

    I petti si accarezzavano a ogni respiro e i suoi morbidi seni erano le prede predilette dalle grandi mani di Damon e dalla sua bocca.

    Bonnie ansimò mentre le sue mani perlustravano ancora più a fondo il corpo statuario del moro.

    Era infinitamente bello.

    Sembrava scolpito nel marmo e il suo profumo di menta e muschio era inebriante.

    Le toglieva il fiato.

    Le sue gambe lo strinsero ancora di più in quella morsa da cui sembrava dipendesse la sua stessa respirazione e le braccia lo avvicinarono ancora di più a sé.

    I loro cuori battevano talmente forte da riuscire a distinguerne la ritmata sinfonia di battiti.

    Ed era seguendo quella musica che i loro corpi si muovevano sempre più vicini, sempre più bramosi.

    Fu, dopo che Damon ebbe imprigionato per l'ennesima volta le labbra di Bonnie e la sua lingua aveva assaggiato ogni centimetro di pelle disponibile e Bonnie l'aveva riempito di baci che gli avevano marchiato l'epidermide di amore fino a penetrare nel derma e negli strati più profondi della sua anima, che lo fece.

    Prima, però, si accertò che fosse il momento giusto, guardandola negli occhi e trovandovi quella muta conferma.

    Le accarezzò i capelli e mentre ancora si stavano baciando, entrò con una spinta forte e vigorosa dentro di lei. E cercò di mantenere fede a quella promessa che i loro occhi si erano suggellati. Pregando di non farle troppo male.

    Comunque, fece male. Tanto male.

    Ma lui cercò di essere dolce e lo fu in un modo unico e speciale perché lei era l'unica donna con cui avesse mai mostrato questo lato di sé (dopo sua madre) e fu anche sensuale e sexy come era sempre stato, o forse un po' di più perché aveva colto la verginità di Bonnie.

    E un po', anche la sua. Perché fino a quel momento era stato vergine d'amore, ma ora sentiva di non esserlo più.

    Si sentiva libero e felice. Proprio come lei.

     

     

    La felicità non sta nell'assenza dei contrasti, ma nell'armonia dei contrasti...
    [Roberto Benigni]

     

     

     

    Damon non riuscì a stare fermo, era travolto dall'emozione, dall'eccitazione di essersi fuso con la donna che amava.

    Per questo, le sue spinte si fecero sempre più veloci e forti mentre le sue labbra continuavano a nutrirsi di Bonnie e le sue mani la toccavano nei suoi punti più sensibili.

    Ormai erano diventati uno solo. Bastava guardarsi per capire i bisogni dell'altro e bastava un gesto per assecondarli.

    Presto quella danza di spinte si fece sempre più profonda e forte finché entrambi, dopo essersi stretti fino all'inverosimile, furono costretti ad allentare la presa per liberarsi completamente da ciò che sentivano.

    E volarono, volarono all'unisono. Volarono insieme.

    Non erano più Damon e Bonnie.

    Erano un indomito e indomabile corvo e il suo tenero e tenace pettirosso.

    E il loro volo era destinato a durare per sempre o almeno finché quei cuori avessero continuato a battere l'uno per l'altro.

    Fu così che, tra i gemiti dell'uno e quelli dell'altro, ciascuno invocando il proprio nome, volarono verso quel piacere infinito che solo il lo amore infinito poteva dare e, guardandosi sempre negli occhi, si resero contro di aver mantenuto fede a quella promessa.

     

     

    Era solo un sorriso, niente di più.
    Le cose rimanevano quelle che erano. Solo un sorriso.

    Una piccola cosa.

    Una fogliolina in un bosco che trema al battito d’ali di un uccello spaventato.
    Ma io l’ho accolto. A braccia aperte.

    Perché la primavera scioglie la neve fiocco dopo fiocco

    e forse io ero stato testimone dello sciogliersi del primo fiocco.
    [Khaled Hosseini]

     

     

     

     

    Damon si accasciò su di lei, esausto, ma felice.

    «Dio, Bonnie. É stato davvero fantastico»

    Lei gli sorrise, lasciando che la sua testa scivolasse sul suo petto.

    «Non ho metri di paragone, però é stato veramente sensazionale»

    «Fidati del mio parere allora, mio dolce amore»

    Bonnie ridacchiò. «Mi fido, mi fido»

     

     

    Il sole, intanto continuava a penetrare dalle finestre, illuminando i loro corpi legati.

    Perché, anche se fossero stati slegati, il loro legame sarebbe sempre stato più forte della distanza che li separava. Non c'erano più barriere tra loro, erano diventati uno solo.

    E Damon era dolce come la sua anima e infuocato come il suo corpo.

    Era lui tutto ciò di cui avesse bisogno e, nel momento in cui erano diventati uno solo, l'aveva sentito dentro di sé. Forte e chiaro come il sole che brillava nel cielo.

    Era una nuova alba.

     

     

    "...Tu sei nell'infinito
    ma pure nel più piccolo
    pensiero."
    [Giuseppe Scolese]

     

     

     

    Il sole stava tramontando quando qualcuno giunse al pensionato.

    Teophilia era sola e stava facendo un incantesimo di propiziatorio quando si accorse che la porta del pensionato era stata spalancata. Istintivamente, afferrò il pugnale che aveva usato per tagliare le radici di mandragola.

    «C'é nessuno?» chiese con la voce che le tremava.

    Ma non ottenne alcuna risposta.

    Esitante, si diresse verso il corridoio... Ma una mano le si appoggiò sulle spalle e la costrinse a voltarsi. Non appena vide quegli occhi, non poté fare a meno di sorridere.

     

     

     

    A/N

    Eccomi qua, con un bel po' di ritardo.

    Ho riscritto questo capitolo un paio di volte perché temevo di non esserne all'altezza. Non ho mai avuto esperienza dal punto di vista descritto in questo capitolo, però ho letto un sacco di fictions rating m, quindi spero di essere stata quanto più verosimile possibile. Altrimenti, perdonatemi :)

    Spero di non essere stata troppo volgare o noiosa e spero anche che questo capitolo riceva più recensioni degli ultimi due.. Non dovrei basarmi sulle recensioni, ma continuo a deprimermi lo stesso xD

    Un bacio,

    Gloria

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    Capitolo 17
    *** Ritorni imprevisti ***


    17. Ritorni imprevisti




     

     

    La grande, la sola originalità dell'amore è rendere la felicità indistinguibile dall'infelicità.

    [Emil Cioran]

     

     

     

    Il sole era appena tramontato quando l'ultima luce del giorno penetrò nella casetta del bosco.

    «Penso che dovremmo tornare a casa. Teophilia sarà in pensiero» esclamò Bonnie.

    «Puoi chiamarla col mio cellulare per rassicurarla. Altrimenti la chiamo io. Sai, penso che dovremmo restare ancora qua. Abbiamo trovato un ottimo passatempo ormai» disse Damon, facendole l'occhiolino. Bonnie gli lanciò il cuscino in faccia. Erano in sala, seduti sul divano.  «Questo mi convince ancora di più ad andarcene. Non puoi sempre averla vinta tu» 

    «Non é che l'ho sempre vinta io. È che gli altri mi fanno sempre vincere perché hanno il complesso di sottomissione a Damon Salvatore»

    «Ah, non sapevo esistesse una malattia così grave. Per fortuna non ne sono affetta»

    «Ne sei sicura?» «Sicurissima» 

    Il sorriso di Bonnie si rifletté in quello di Damon.

    «Signore delle tenebre, chiami immediatamente Teophilia»

    «D'accordo mia signora delle tenebre, ma prima ho una cosa da farle vedere» le disse, facendole ancora l'occhiolino. Come se niente fosse, si slacciò la zip dei pantaloni e restò in boxer. Bonnie arrossì mentre sgranava gli occhi.  

    «Damon, che stai facendo?»

    «Mi sembra di essere stato chiaro. Voglio farti vedere una cosa»

    «L'ho già vista, ricordi?»

    «Sì, ma non eravamo in sala. Non vorrei prediligere la camera da letto a discapito delle altre stanze»

    Bonnie lo avvicinò a sé, tenendo saldamente i boxer ancorati al suo fondoschiena.

    «Per quanto mi piaccia l'idea, adesso é ora di cena. Quindi si mangia e prima devi chiamare Teophilia» Damon prese le sue mani tra le sue e le guidò dove voleva che andassero.

    «Possiamo mangiare anche qualcos'altro..» Ma la streghetta non aveva alcuna intenzione di cedere, per questo gli diede un casto bacio a stampo.

    «Vieni in cucina, vampiro dai bollenti spiriti» Damon ridacchiò.

    «I tuoi nomignoli mi eccitano ancora di più. Non continuerei a usarli, se fossi in te. Peraltro visto che tu riesci perfettamente a resistermi dato il tuo autocontrollo esemplare, cenerò con addosso i boxer e basta» 

    Bonnie lo prese per mano. «Affare fatto, vampiro sexy» 

    Damon la fece sbattere addosso al forno e la baciò avidamente. «Occorre una punizione esemplare adesso. Nessuno ha il diritto di mancarmi di rispetto, continuando a eccitarmi senza soddisfare i miei bisogni»

    Bonnie ridacchiò sulle sue labbra mentre la lingua di Damon si impossessava della sua, stringendola e non permettendole di respirare. Nonostante tutto, non era una punizione così spiacevole..

     

     

     

    Il legame che unisce la tua vera famiglia non è quello del sangue,

    ma quello del rispetto e della gioia per le reciproche vite.

    [Richard Bach]

     

     

     

    Al pensionato, Teophilia abbracciò teneramente quel nuovo arrivato, sotto lo sguardo della sua amata dai lunghi capelli d'oro. «Oh, caro.. Come stai?» gli chiese, sorridendogli.

    Stefan le diede una carezza: «Sto benissimo. L'Europa è proprio come me la ricordavo: meravigliosa. E poi, questa volta, ero anche in ottima compagnia»

    Elena gli sorrise con dolcezza per poi rivolgersi alla signora Flowers.

    «Posso abbracciarla anche io?»

    «Ma certo, Elena cara. E smettila di farmi sentire ancora più vecchia di quello che sono. Puoi darmi benissimo del tu» Elena le andò incontro e la strinse con delicatezza.

    Le era mancata quella stramba vecchina. In più di un'occasione li aveva salvati e, lei e Stefan le erano grati.

    Il bel vampiro era felice di essere tornato al pensionato, di essere tornato a casa.

    Voleva rivedere Teophilia e voleva rivedere Damon, ma non sembrava ci fosse, altrimenti gli sarebbe corso incontro, no? (Non per accoglierlo, ma quantomeno per picchiarlo).

    La signora Flowers li continuava a guardare, felice di poter contare sulla presenza di qualcuno a farle compagnia, oltre a Damon.

    «Allora, ragazzi, venite che vi preparo un tè. Quanto tempo avete intenzione di fermarvi?» «Pensavamo di restare fino a data da destinarsi»

    «Ne sono felice. Per voi c'è sempre un posto qui»

    Mentre Stefan andò a portare le valigie al piano superiore, scegliendo la sua camera di sempre (dove ancora erano conservati tutti i suoi diari); Elena si mise ad aiutare Teophilia a preparare il tè. «Bonnie è ancora qui, per caso?»

    «Sì, anche se ora non c'è. È andata via la scorsa notte»

    «Che cosa?» esclamò Elena, preoccupata. «E dove si trova ora?»

    «È al sicuro» le disse Teophilia. «È con Damon»

    «Chi è con il mio fratello sbruffone?» chiese Stefan, entrando in cucina.

    «Bonnie. A quanto pare Damon ha ritrovato la strada di casa» gli rispose Elena, sorridendo.

    «Così non dobbiamo più preoccuparci della nostra missione "per riunire i cuori spezzati del Bamon"» Stefan ridacchiò, mentre le accarezzava i capelli.

    «A quanto pare questa missione è stata completata prima del nostro arrivo. Grazie, Teo»

    La strega versò il tè all'anice nelle tazze di porcellana (il servizio che teneva sempre da parte per gli ospiti più graditi) e li guardò serenamente.

    «Per una volta posso dire che hanno fatto tutto da soli. Forse Damon è stato d'aiuto, ma io tutto sommato non ho interferito più di tanto» Stefan ed Elena si scambiarono uno sguardo stranito, non capendo che cosa centrasse Damon. Solo allora si accorsero del gatto nero che stava acciambellato sulle cosce della signora Flowers.

    «Ho il piacere di presentarvi il potente gatto-guida Damon. E' un gatto speciale che guida sempre le persone che gli stanno intorno verso il loro scopo. Quando faticano ad arrivarci, lui interviene, cercando di essere d'aiuto» Stefan scoppiò immediatamente a ridere, incapace di smettere. Ammetteva che non avrebbe mai pensato potesse esserci un gatto così simile al fratello e per di più che avesse il suo stesso nome. Stava ancora ridendo quando il telefono del pensionato squillò. Teophilia si alzò per rispondere mentre Elena accarezzava il gatto. «Pronto?»

    «Finalmente ci si risente, mia vecchia fiamma» dall'altra parte della cornetta Bonnie diede un pizzicotto a Damon, sussurrandogli: «Un po' di tatto, insomma. Non è così vecchia.»

    Ma Teophilia era troppo felice di sentirlo e gli perdonò anche la battuta.

    «Piacere di sentirti Damon, sulla fiamma hai anche ragione, ma sul vecchia proprio no» Damon ridacchiò.

    «Sei sempre la migliore. Comunque volevo solo dirti che Bonnie è con me. Non provare a fare incantesimi strani per rintracciarla perchè è insieme a me per sua volontà. Non l'ho costretta e non l'ho rapita» Bonnie gli diede una sberla dall'altra parte del telefono.

    «Nonostante la tua pessima fama, mi fido. Cerca di non mangiarla e mandale un abbraccio»

    Bonnie si intenerì, sentendo le parole di Teophilia e non poté trattenersi dal sorridere.

    «Allora ci si rivede, fiamma»

    «A presto, Damon. Ah e sono appena arrivati Stefan ed Elena»

    «Stai scherzando, vero?»

    «No, sono seria»

    «Mannaggia a loro! Io lo so che se arrivano loro, arrivano i guai. Salutali da parte mia e dì loro di andarsene prima che scoppi la terza guerra mondiale»

    Teophilia scoppiò a ridere mentre Damon chiudeva la telefonata.

    «Merda» esclamò.

    «Cosa c'è?» gli chiese il suo pettirosso.

    «Beh, Stefan ed Elena hanno avuto la splendida idea di tornare a Fell's Church»

    «Davvero?» gli occhi da cerbiatta di Bonnie brillavano di felicità. «Che aspettiamo a raggiungerli?» «Forse aspettiamo che se ne vadano per tornare al pensionato»

    «E perché mai?»

    Damon le prese il volto tra le mani. «Perché, tesoro, quando arrivano loro, non fai neanche in tempo a contare fino a tre che, qualche mostro indefinito entra nel nostro mondo già infestato dai mostri peggiori»

    Bonnie lo guardò intensamente negli occhi, sperando che quello sguardo bastasse a persuaderlo. «Forse ti dimentichi del fatto che ce l'abbiamo sempre fatta. Anche quando temevamo di averti perso per sempre, alla fine sei tornato. Se siamo insieme, non accadrà nulla di inaffrontabile. Basta stare uniti»

    Damon le diede un lungo bacio sulla fronte. «Sei troppo saggia per me»

    «Allora quando si ritorna a casa?»

    «Concedimi altri tre giorni di riposo e poi torneremo»

    Bonnie gli sorrise e abbracciandolo stretto, gli sussurrò: «Grazie».

    Intanto lui affondò il  viso tra i boccoli rossi della sua amata strega. Sperava che avesse ragione.

     

     

    L'amore consiste in questo:

    due solitudini che si proteggono a vicenda, si toccano, si salvano.

    [Rainer Maria Rilke]

     

     

     

    Non era stato facile trovarla, soprattutto perché aveva trascorso gli ultimi mesi sotto la protezione di una strega come Teophilia Flowers e non potevano semplicemente correre a prenderla senza che nessuno glielo impedisse.
    Erano ancora troppo deboli per poter affrontare due streghe del loro calibro. Ma non erano deboli per affrontarne una sola. Erano fin troppo forti. E poi erano in tre. Ed ora aspettavano solo il momento giusto per agire... Erano così vicini. I pini con i loro ampi tronchi gli permettevano di potervisi nascondere, avendo così una posizione protetta per poterli spiare.
    Si erano accampati poco distanti dalla casetta, un paio di ore prima. Uno sarebbe rimasto, pronto a scagliare il primo attacco mentre gli altri due avrebbero indotto gli animali del bosco ad allontarsi il più possibile in modo da far cacciare il vampiro il più lontano possibile dalla sua "preziosa" strega.
    Era il momento di agire. Quando quel vampirello fosse andato a caccia, l'avrebbero presa.
    Era solo questione di tempo. Era solo questione di istanti.

     

     

    Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera.

    [Johann Wolfgang Goethe]

     

     

    La cena al pensionato si rivelò calma e serena. La signora Flowers si impegnò a preparare una cena abbondante con le pietanze preferite da Elena. Stefan si limitò a guardarle mentre mangiavano. Era andato a caccia quella mattina ed era ancora sazio.

    «E come mai Meredith e Alaric non sono con voi?»

    Elena smise di gustarsi quel buon piatto di lasagne al ragù per risponderle.

    «Alaric é voluto restare a Glasgow per effettuare delle ricerche su dei misteri archeologici. Naturalmente, Meredith ha voluto seguirlo»

    «Capisco. E voi avete trovato qualche mistero magico in Europa?»

    «Non esattamente. Però abbiamo trovato un sacco di piante dalle proprietà magiche che qui non si coltivano d'abitudine. E anche delle pietre particolari, soprattuto "protettive e guaritrici"..» le disse Stefan.

    «E ne abbiamo presi degli esemplari da portarti» Teophilia sgranò gli occhi, sorpresa.

    «Davvero? Ma non dovevate disturbarvi!»

    «Figurati, anzi, che ne dici di andarle a prendere dal baule, Stefan?»

    Il bel vampiro non se lo fece ripetere due volte e si alzò per andare a prenderli. 

    Stava per scendere le scale quando sentì un urlo. «Elena» gridò mentre correva giù, saltando la balaustra.

    In cucina, Elena era accovacciata a terra, accanto alla signora Flowers che era stesa, priva di sensi. «Che é successo?» le chiese lui, allarmato.

    «Non lo so. Ha detto che c'era mamá e poi mi ha guardata terrorizzata e ha detto "Stanno arrivando" ed è svenuta»

    Stefan prese una pietra di colore rosa dal sacchetto.

    «Era la rodocrosite* a far risvegliare dagli shock, vero?»

    Elena gli fece cenno di sì con la testa, allora lui la appoggiò sulla fronte di Teophilia, aspettando che si risvegliasse.

     

     

    Meglio sapere chi siamo realmente,

    conoscere le tenebre che ci abitano, accettarle e affrontarle,

    piuttosto che pretendere che non esistano e

    organizzare la vita in modo tale che le tenebre restino nascoste.

    [Jean Vanier]

     

     

     

    Quella notte, Bonnie non riuscì a chiudere occhio, pur essendo avvolta dalle braccia forti e muscolose del suo amato vampiro. Non ce la faceva. Qualcosa le impediva di dormire.

    Che si trattasse degli oscuri spettri delle tenebre? Poco probabile visto che aveva affrontato svariate e orribili creature. 

    Damon si accorse che i suoi occhi erano sbarrati e il suo cuore batteva troppo velocemente.

    «Che c'è, Bonnie?»

    «È come se il mio cervello mi impedisse di chiudere gli occhi»

    Damon la strinse più forte. «Sei forse spaventata?»

    «Non lo so. È solo che è come se ci fosse qualcosa. Qualcuno nell'ombra e non riesco a vederlo. Ma lo percepisco»

    «Devo accendere la luce?»

    «No, non è qui, ora. Ma arriverà. Lo so. Lo sento»

    Damon la guardò a lungo in quei suoi occhi così dolci.

    «Finché ci sarò io, non ti potrà accadere nulla. Perché strapperò il cuore a chiunque tenti di farti del male»

    Bonnie rise con la consapevolezza che Damon aveva ragione. Finché fossero stati insieme, lei sarebbe stata al sicuro.

    «E poi» aggiunse lui «Come ha detto la donna che amo, finché siamo insieme, possiamo affrontare tutto» Era così. Lo sapeva. Si fidava di lui. Ma la paura restava.

    Perché non voleva separarsi ancora da Damon.

    Non voleva più trascorrere un solo istante senza di lui. Cercò di essere più grande di quella paura dell'ignoto, di quella minaccia forse incombente, e chiuse gli occhi.

    Sentiva il suo profumo. E le sue braccia rassicuranti che la continuavano a stringere.

    E sentiva anche uno sguardo, puntato su di lei.

    Uno sguardo che non apparteneva a lui.

    Fu in quel momento, quando si lasciò completamente andare al sonno che li vide.

    Stavano arrivando... E, non sapeva se sarebbero riusciti a sconfiggerli.

     

     

    La paura si vince non col coraggio ma con una paura più grande.

    Tutti gli eroi ne fanno esperienza.

    [Carlo Gragnani]

     

     

     

     

    *Rodocrosite = pietra che aiuta a riprendersi dai traumi emozionali.
    http://www.alkaemia.it/gallery/alkaemia_rodocrosite.JPG

     

     

     

     

    A/N

     

    Come potete iniziare a supporre da questo capitolo, voglio dare una svolta un po' più movimentata a questa storia perché mi è venuta una buona idea (credo) e ho intenzione di sfruttarla al meglio, senza però tralasciare l'aspetto umano ed emotivo dei personaggi.

    Perciò, fatemi sapere se questa svolta vi aggrada o trovate che sia una grande e grossa cavolata :p

    Inutile dirvi che vorrei tanto ricevere più pareri riguardo alla storia perché, soprattutto in questi ultimi capitoli, l'entusiasmo mi sembra calato di parecchio. E io, sarò anche fatta male, ma ho bisogno di sentire la vostra opinione per sapere se è giusto che continui a pubblicare o è meglio che non vi rompa più. Insomma, quello che intendo dirvi è, se vi piace, se non vi piace, fatemelo sapere in ogni caso, basta che io sappia da un parere altrui che cosa sto combinando e soprattutto come lo sto combinando.

     

    Grazie infinite ad Annaterra per il continuo sostegno e supporto <3

    Le tue recensioni mi spronano sempre a voler dare il meglio di me e mi rendono soddisfatta di quello che scrivo, ispirandomi a scrivere di più!

     

    Detto questo, al prossimo capitolo ;*

     

    • Gloria
       

      PS: Come ho sottolineato più volte, usando la perifrasi “il bel vampiro”, Stefan è il mio prediletto e sono felice che sia tornato a Fell's Church *--*

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    Capitolo 18
    *** Calcedonio & Issopo ***


    18. Calcedonio & Issopo



     

     

    E' la forza più testarda che c'è in noi che sogna e non si arrende mai.

    E' la volontà più fragile e infinita la nostra dignità, è la forza della vita.
    [Paolo Vallesi]

     

     

     

    La pietra di rodocrosite aveva funzionato. Teophilia si era risvegliata e si era dimenticata ciò che aveva visto, forse perché ancora scossa del trauma subito.
    Stefan ed Elena avevano cercato di aiutarla a ricordarsi qualcosa, ma non aveva funzionato.
    Lei era troppo felice per i doni ricevuti (tutte le nuove erbe e pietre che le avevano portato) e il suo entusiasmo sembrava completamente assorbito dalla loro contemplazione. Il suo entusiasmo era a pari a quello di un bimbo in un negozio di giocattoli.
    Così, Stefan aveva preferito non affaticarla ulteriormente, ma si era ripromesso che il giorno dopo ne avrebbe parlato con suo fratello.

     

    "Ragazzi, non so davvero come ringraziarvi" esclamò lei, grata. "Queste pietre, queste erbe sono tutte così speciali.."
    Elena le sorrise: "Sapevamo che ti avrebbero fatto comodo. Ce ne sono molte dalle proprietà curative come il crisoprasio, il diaspro, il dioptasio.. e poi ci sono quelle che favoriscono le capacità medianiche come l'ametista e il quarzo e tante altre."
    "E, tra le erbe, ce ne sono di molte varietà. Come la verbena, l'acetosella, il dittamo di Creta, l'eliotropio e l'issopo.." aggiunse Stefan.

    "Sono tutte così preziose. E l'issopo fa proprio al caso nostro. Dobbiamo riempirne dei sacchettini e spargerli per casa."

    "E perché mai?" chiese Elena.

    "Perché proteggono dal male e abbiamo bisogno di protezione in questo momento"
    Stefan ed Elena si scambiarono uno sguardo carico di complicità. Forse Teophilia non si era dimenticata ciò che aveva visto, forse quell'esigenza di protezione era sorta proprio perché quella minaccia, che aveva percepito, era più vicina di quanto pensassero.. E forse riempire sacchettini di fiori di issiopo non sarebbe bastato.

    Nonostante questo, Elena e Stefan passarono la serata a preparare i sacchettini e a distribuirli in ogni angolo della casa senza mai smettere di guardarsi.

    Qualunque cosa stesse arrivando, sarebbero rimasti uniti.

     

     

    Fuggiremo il riposo, fuggiremo il sonno,
    supereremo in velocità l’alba e la primavera
    e prepareremo giorni e stagioni
    a misura dei nostri sogni.

    [Paul Eluard]

     

     

    Il giorno seguente, Bonnie si svegliò, sentendo delle urla.

    Terrorizzata, scattò dal letto e corse verso la fonte di quel rumore.

    Damon. Sotto la doccia. Scostò la tenda del bagno e Damon smise di urlare.

    «Mi hai fatto prendere un colpo» esclamò lei.

    «Volevo solo svegliarti e ho pensato che qualche canzone dei Nirvana potesse funzionare»

    Bonnie lo guardò severamente. «Non farlo mai più. Sai che posso essere molto vendicativa»

    Damon le sorrise e le diede un bacio sulle labbra, trascinandola con sé sotto il getto dell'acqua. «Buongiorno anche a te, tesoro. So io come farti dimenticare gli incubi di stanotte»

     

     

     

    Erano patetici, davvero. Chi avrebbe pensato che una strega dai grandi poteri e un vampiro "spietato" potessero comportarsi così? Lui, no di certo. Purtroppo Damon non era ancora andato a caccia e l'occasione per rapire la strega non si era ancora presentata. Ma presto sarebbe arrivata anche quella, a meno che il vampiro non avesse voluto morire di fame. Il che si sarebbe potuto rivelare una buona cosa perché avrebbe reso tutto più facile..

     

     

     

    Damon era a caccia nel bosco quando ricevette la chiamata di suo fratello.

    «Che minchia vuoi Stefan?»

    «Un'accoglienza migliore non mi dispiacerebbe. Comunque, sta succedendo qualcosa, Damon. Ieri Teophilia é svenuta perché ha avuto una visione e ha detto "Stanno arrivando"»

    Damon restò a bocca aperta. «Non siamo in una soap, non c'è bisogno di lasciare l'effetto sorpresa, fratellino...Chi sta arrivando?»

    «Non lo sappiamo ancora, ma di qualunque cosa si tratti, non è per niente buona. Bonnie dov'è?» «È a casa»

    Fu allora che si accese una lampadina nel cervello di Damon. Aveva lasciato Bonnie sola.

    La sera prima gli aveva detto di essere preoccupata e, appena si era addormentata, aveva avuto degli incubi che sembravano molto più simili a premonizioni. E lui, era stato così intelligente da averla lasciata da sola lo stesso.

    «Damon, non è sola, vero?»

    «Pensi che porti la mia ragazza umana a cacciare insieme a me? Non sono mica come te, mangiatore di scoiattoli!»

    «Corri a prenderla. Non sappiamo chi stia arrivando e proprio per questo tutti potrebbero essere delle possibili vittime»

    «Sto già correndo da lei..» il segnale sparì prima che potesse terminare la frase.

    Sentì delle foglie frusciare a causa del vento e a causa di passi? Si fermò per guardarsi intorno, pronto all'attacco. Qualunque cosa fosse, aveva i minuti contati.

    Tra quei fitti alberi, che creavano una zona d'ombra fresca e accogliente, si stava forse celando un mostro? Improvvisamente, apparve una sagoma dall'oscurità.

    Ma era familiare. Era... «Bonnie» esclamò lui, correndole incontro, sollevato più che mai.

    «Che ci fai qui?»

    Bonnie si fece cingere la vita dalle sue braccia forti e ricambiò l'abbraccio.

    «Ti ho seguito, Damon. Hai detto che non ci saremmo dovuti separare, quindi sono venuta con te» «Hai fatto bene, piccola» le disse, stringendola più forte. «Avevi ragione, qualcosa sta arrivando e non possiamo stare separati. Anche se io ho la fottuta abitudine di dimenticarmi le cose importanti quando é indispensabile considerarle»

     

     

    È come quando sei al mare e arriva quell'onda, da dietro,

    inaspettata, violenta, dolcissima,

    che rischi d'annegare,

    ma l'unica cosa che riesci a fare è ridere,

    senza pensare a tutto quello che ti ha scosso dentro.

    Così sei arrivata tu.

     

     

     

    L'indomani sera sarebbero partiti alla volta del pensionato. Damon aveva ricevuto un sms da parte di Stefan in cui gli diceva che li avrebbe raggiunti l'indomani per scortarli a casa. Doveva ammettere che il suo fratellino, una volta ogni tanto, aveva delle buone idee. 

    Bonnie era all'erta, sapere che anche Teophilia aveva avvertito qualcosa l'aveva convinta che qualunque minaccia fosse in agguato aveva come obiettivo quello di arrivare a loro. Alle streghe. Per questo passò gran parte del giorno a esercitarsi coi suoi poteri, aiutata da Damon.

    «Mi piace Bonnie McCullough in versione Buffy» le disse, mentre lei stava lanciando incantesimi su qualunque oggetto le capitasse sotto tiro, cantilenando formule in latino.

    «Ego sum impressus» continuò lui.

    «Damon, non deconcentrarmi!»

    «D'accordo, d'accordo. Come vorrei che il mio fratellino fosse qui così potrei divertirmi a fare a botte con lui»

    Bonnie lo guardò dolcemente. «Credimi se avessi anche solo metà della tua forza, diventerei la tua compagna di botte, ma credo che non mi sentirò mai all'altezza.»

    Damon le diede una pacca sul sedere. «Non sottovalutarti, pettirosso. Ho tutto l'eternità per insegnarti qualche mossa..»

    Gli occhi di Bonnie si rabbuiarono: «Ma io no»

    Lui non seppe cosa risponderle. Questa era la crudele verità.

     


     


     

    Gli uomini, quando sono dolci, lo sono più di una donna.

    Sarà che da loro certi gesti non te li aspetteresti mai,

    con quelle mani grandi e quella barba dura e quelle spalle resistenti.

    Eppure li fanno, e al diavolo quelli che dicono che le donne preferiscono gli stronzi.

    [Susanna Casciani]

     

     

    Quella sera, prima che la luna rilucesse sul grande letto matrimoniale, Damon guidò il suo pettirosso per il bosco.
    «Non é sicuro andare in giro a quest'ora» lo ammonì lei.

    «Faremo in fretta. Non pretendo mica di farti camminare con la tua "lentezza umana". Ti porto io.» «Allora portami alla tua "velocità vampiresca"»

    «Dammi la mano e stringi forte la mia» Bonnie guardò i suoi occhi scuri così brillanti.

    Sembravano delle stelle che brillavano nel manto scuro del cielo notturno. E non sapeva perché, ma bastò quello sguardo per farla sentire al sicuro.

    Non fece in tempo neanche a contare fino a tre che si ritrovarono davanti a un maestoso salice.

    I suoi rami sinuosi ondeggiavano a ogni alito di vento. Erano argentati e brillavano in contrasto con le tenebre della notte. Li stava ancora osservando, ammirando le loro diverse sfumature a contatto con la luce della luna, quando si accorse che Damon stava scavando a mani nude la terra.

    «Stiamo forse dissotterrando un cadavere?» chiese lei, preoccupata.

    «Certo e tu mi aiuterai a bruciarlo..» le rispose Damon, ridendo. «Per quanto mi alletti l'idea, non c'è nessun cadavere qui. Solo una pietra che avevo trovato la prima volta che sono giunto qui. Ho deciso di seppellirla perché si trattava di una pietra rara e volevo nasconderla in un posto sicuro per poterla prendere quando fosse stato necessario. Ora ho capito che é giunto il momento di usarla. Ho capito che deve appartenere a te»

    Bonnie lo guardò, sorpresa e felice. Non pensava che potesse farle un regalo così importante e prezioso. Per quanto la riguardava, poteva anche trattarsi di un pezzo di cemento e lei l'avrebbe apprezzato lo stesso perché era stato lui a darglielo. Gli prese la mano e la strinse, sorridendogli. «Grazie, Damon» Il vampiro si chinò su di lei e la baciò dolcemente. Le loro labbra si accarezzarono, inseguendo i loro respiri rasserenati. Poi, Damon si staccò da lei e le adagiò la pietra sulle mani. Era grande all'incirca quanto una noce. Ed era azzurro chiaro con delle sfumature grigie. Bonnie sgranò gli occhi. «È calcedonio?» chiese, incredula.

    La strinse tra le mani, sentendola fresca a contatto con la pelle. Riusciva a percepire la sua energia, la sua forza. Era una bellissima sensazione. Era inspiegabile. E la faceva sentire ancora più potente e, in un certo senso, al sicuro.

    Le parole di Damon la distolsero dalla contemplazione del calcedonio.
    «Esatto e, come sai, oltre a infondere forza e coraggio, dà protezione. E io voglio che tu sia protetta, o almeno che ti possa sentire protetta sempre. Senza contare che aiuta anche a non fare brutti sogni, quindi ti protegge anche nel sonno. Basta che la porti sempre con te» disse, facendole l'occhiolino. Bonnie si rigirò la pietra tra le mani e pensò all'incantesimo che doveva fare. Avrebbe trasformato il calcedonio in un ciondolo e ne avrebbe fatto una collana da indossare giorno e notte.

    Visualizzò nella sua testa l'immagine della collana, chiuse gli occhi per concentrarsi meglio e la trasformò. Ora, sul suo palmo, riluceva una catenina d'argento con il ciondolo di calcedonio.

    «Ecco fatto, signore delle tenebre. Ora potrò dormire sonni tranquilli grazie a te»

    «Beh, si può anche fare altro di notte..» disse lui, mentre le allacciava il gancetto della collana e le sue mani le accarezzavano dolcemente il collo. La rossa scoppiò a ridere e le parve, vedendo anche lui ridere, di scorgere una luce luminosa brillare nell'oscurità. Annullare le tenebre.

    Ma non era nel bosco. E non era neanche nel cielo.

    Era nella sua anima.

     

     

    Voglio una persona con cui riposare l’Anima
    [J. Kerouac]

     

     

     

    L'indomani, fu lo squillo del telefono e quello del campanello a svegliarli.

    Il sole non era ancora sorto.

    Damon corse ad aprire la porta mentre Bonnie rispose al telefono.

    «Ciao Bonnie, sono Stefan. Arriverò con un po' di ritardo»
    Bonnie era allibita.

    «Che c'è Bonnie? Dov'è Damon?» le chiese lui, percependo la sua ansia da quel silenzio improvviso.
    «È andato ad aprire la porta, pensando fossi tu.»


     


     

    L'ora più buia è sempre quella che precede l'arrivo del sole.

    [Paulo Coelho]



     

    *Calcedonio: http://www.alkaemia.it/gallery/alkaemia_calcedonio.JPG

    *Issopo: http://antrodellamagia.forumfree.it/?t=56611555


     

     

     

    A/N

     

    Questa volta sono riuscita ad aggiornare dopo una settimana esatta.. contenti? :)

    Beh, finché non vi esprimete, non lo posso sapere!

    Comuuunque, i miei ringraziamenti vanno sempre ad Annaterra che recensisce sempre, capitolo per capitolo e a Samu ;) E, questa volta, ringrazio anche Angy che mi ha fatto sapere la sua opinione!

    Insomma, ribadisco ancora quanto sia importante per me sapere ciò che pensate di quello che scrivo. Se avete dubbi, domande o qualsiasi altra cosa da dirmi, IO SONO QUI !

    In questo capitolo ho voluto introdurre un'altra pietra particolare, il “calcedonio”. Chi avesse letto “I diari delle streghe”, la conosce già bene nella sua variante “Rosa di calcedonio”. Agli altri consiglio di leggere questo link: http://www.alkaemia.it/vetrina_calcedonio.php
     

    Nei prossimi capitoli continuerò a sfruttare pietre e erbe magiche perché mi stanno appassionando parecchio :p

    Al prossimo capitolo, lettori silenziosi o recensionisti (?)

    Un bacio ;*

    Gloria

    PS: La collana sulla copertina è, naturalmente, quella che Bonnie ha creato con l'incantesimo ;)

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    Capitolo 19
    *** La minaccia dalle tenebre ***


    19. La minaccia dalle tenebre

     

     




     

    Non si ha più nulla da perdere quando si è trovato ciò per cui vale la pena perdersi.
    [Fabio Privitera]

     

     

     

     

     

    «Che c'è Bonnie? Dov'è Damon?» le chiese lui, percependo la sua ansia da quel silenzio improvviso.
    «È andato ad aprire la porta, pensando fossi tu.»

    Preoccupata, Bonnie corse verso l'ingresso, trovandolo vuoto.

    «Stefan, non c'è!» esclamò, incapace di trattenere la preoccupazione.

     «Arrivo subito, non ti muovere»

    La rossa corse fuori, spaventata. Avrebbe voluto gridare il suo nome, ma non sarebbe stato saggio. Chiunque avesse preso Damon, voleva arrivare a lei. Ne era certa.

    Per questo, nonostante la preoccupazione, doveva agire con prudenza.

    Damon era un vampiro forte e ce l'avrebbe fatta. In quel momento rimpianse di non averlo aiutato ad allenarsi il giorno prima, ma non era tempo di rimpianti. Era tempo di trovarlo.

    Sapeva che era lì nei paraggi perché la telefonata con Stefan era durata al massimo un minuto e in quel tempo, nessuno avrebbe potuto trascinare Damon tanto lontano. Si sarebbe ribellato.

    Al pensiero, non riuscì a non sorridere. Poteva contare sulla sua autodifesa, ma se l'avessero colto di sorpresa, non poteva neanche essere sicura di come Damon avrebbe agito..

    Camminò intorno alla casa e, non riuscendolo a trovare, decise di provare con un incantesimo.

    Non c'era tempo da perdere.

     

    I miei sogni sono lucciole, perle di un animo ardente.

    Nelle tenebre calme della notte lampeggiano in frammenti di luce.
    [Rabindranath Tagore]

     

     


    «Portami da lui» pensò con tutta se stessa e davanti a lei apparve una piccola luce danzerina. Sembrava una lucciola.

    Continuava a danzare a intermittenza mentre la sua piccola luce brillava vivace.

    Corse, seguendola nel fitto del bosco finché non si arrestò davanti a un platano. C'erano delle voci... 

     

     

    La forza senza intelligenza rovina sotto il suo stesso peso.

    [Quinto Orazio Flacco]

     

     

    Odiava che l'avessero colto alla sprovvista.

    Attaccare qualcuno all'alba era una vera bastardata (e lo era ancora di più se questo qualcuno si doveva riprendere dopo una notte trascorsa a fare l'amore con la sua donna). 

    Soprattuto perché quel qualcuno non se lo sarebbe mai aspettato, sicuro com'era di poter tirare un pugno a suo fratello.

    Non appena si era presentato quel bruto davanti alla porta, aveva sì potuto dargli un pugno, ma non era suo fratello. E, stava per staccargli il collo con le sue zanne (anche se una parte di lui avrebbe preferito strappargli il cuore) quando capì che non era la scelta più saggia.

    Lui non era mai stato saggio, ma doveva scoprire qualcosa di più su questo maledetto guastafeste.

    Stava per alzare il viso dal suo collo quando si era ritrovato, inaspettatamente, con una freccia nel petto. Una freccia piena di verbena.

    «Pensi che sia così facile annientarmi, razza di un bastardo?»

    In tutta risposta quel tizio l'aveva trascinato per un po' nel bosco fino a decidere di legarlo a un albero. Damon avrebbe tanto voluto ammazzarlo, ma la verbena lo stava indebolendo parecchio e doveva scoprire qualcosa di più sul suo conto.

    Era certo che Bonnie sarebbe arrivata presto e anche se non fosse stato così, di sicuro non si sarebbe fatto uccidere da quell'umano.

    Mentre si faceva legare, Damon vide che aveva un tatuaggio sul polso .

    Era un pittogramma. C'era un fuoco e, al suo interno, una triscele*.

    Fu allora che capì e si ritrovò a sgranare gli occhi, sperando che Bonnie non arrivasse più.

    «È stato più facile del previsto, Salvatore. Adesso il tuo amato uccellino verrà a salvarti e io lo ucciderò con le mie stesse mani. Anzi, con questo bel pugnale da macello» disse quell'essere, 

    alzando verso il cielo un pugnale d'argento con lo stesso simbolo del tatuaggio.

    «Aspetta che ti sgozzi, maiale. E poi vedremo chi sa usare meglio quel pugnale» esclamò Damon, furioso. 

     

     

    Quel che non mi uccide, mi rende più forte.

    [Friedrich Nietzsche]


     

     

    Bonnie cercò di sporsi un po' per vedere meglio, per vedere dove fosse il suo salvatore. E lo vide. Damon era incatenato a un albero e c'era una freccia conficcata nel suo petto.

    Doveva essere piena di verbena. Ecco spiegata l'espressione insofferente del moro.

    «Relascio» sussurrò e Damon fu liberato.

    «Grazie, amore» esclamò lui e, prima che Bonnie potesse sbattere anche solo le ciglia, aveva già atterrato il suo aggressore e si era liberato dalla freccia di verbena. E l'aveva incatenato all'albero. Bonnie uscì dalla sua posizione di attacco e si avvicinò a loro.

    «Dimmi per chi e con chi lavori e prometto che sarò clemente» disse Damon, la sua voce non ammetteva repliche. Voleva avere delle risposte ed era disposto a tutto pur di ottenerle.

    Non sarebbe stato un problema servirsi della sua forza sovrumana per ottenere qualcosa in più.

    In tutta risposta, quell'uomo si mise a ridere.

    Aveva degli occhi scurissimi, ma non erano caldi e brillanti come quelli di Damon.

    Erano gelidi. Erano vuoti.

    «Non ti dirò niente»

    «Allora ti taglierò la testa, lacerandoti la gola con le mie zanne e lasciandoti solo un lembo di pelle tra la testa e il collo per permetterti di morire dissanguato.»

    Damon assunse le sembianze da vampiro, più furioso che mai e, stava per lacerargli il collo, quando quello si mise a parlare.

    «Non sono il solo, sapete? Ce ne sono altri»

    «Quanti?» chiese Damon, spazientito.

    «Sono a centinaia, ma quelli che cercano voi sono solo dieci...»

    «Due» disse Bonnie.

    Damon si voltò verso di lei. «Ne sei sicura?»

    «Sí. Non so come spiegarlo, ma ne sono certa. Me lo sento.»

    Senza aggiungere altro, Damon conficcò la freccia nel cuore di quel bugiardo, lasciandolo morire dissanguato.

    «Odio i bugiardi» esclamò, voltandosi verso Bonnie.

    «Odio i cacciatori di streghe bugiardi»

    Bonnie lo guardò, completamente stordita da quella rivelazione.

    «Esistono ancora i cacciatori di streghe?»

    Damon la vide stringere le mani attorno al calcedonio, come se quel gesto bastasse a renderla più sicura.

    «L'erba marcia non muore mai. Esistono ancora. A quanto pare non bastavano i cacciatori di vampiri.»

    «Ne sei sicuro, Damon?»

    «Sì, il tatuaggio, quel simbolo che ha sul polso è chiaro. Si tratta proprio di un cacciatore di streghe. La triscele rappresenta la..»

    «Stregoneria, l'ho vista in parecchi libri di Teophilia e il fuoco ha il compito di distruggerla, giusto? E' così che si uccidevano le streghe una volta. Credi lo facciano ancora?» gli chiese, shockata.

    Damon non le rispose, ma restò a guardarla mentre le stringeva la mano.

    Gli occhi nocciola cercarono sicurezza e protezione in quelli di ebano.

    Un conforto che solo loro sapevano offrirle e si sentì meglio, nonostante non ci fosse un vero motivo per sentirsi meglio. Perché si fidava di lui e sapeva che non avrebbe mai permesso le succedesse qualcosa.

    «Che cosa ne facciamo del corpo?»

    «Lo bruciamo, così i suoi compari non sapranno che siamo stati noi a ucciderlo»

     

     

    La fiducia non si acquista per mezzo della forza.

    Neppure si ottiene con le sole dichiarazioni.

    La fiducia bisogna meritarla con gesti e fatti concreti.

    [Karol Wojtyla]

     

     

     

    Bonnie aveva già appiccato il fuoco e fiamme alte e rosse si riflettevano nel cristallo che portava al collo, creando spettacolari giochi di luce che andavano a rischiarare anche l'ambiente circostante. Ora anche il sole splendeva nel cielo, ma in quella vegetazione così fitta, non si riusciva neppure a scorgere.

    Quello che riuscì a scorgere fu ben poco rassicurante.

    Non se n'era accorta, concentrata com'era a pronunciare l'incantesimo “Ignis”, ma il cacciatore non era morto.

    Lui e Damon si stavano picchiando, lottando uno contro l'altro a terra.

    E il cacciatore stava per conficcare ancora la freccia nel petto di Damon (Bonnie non riusciva a capire come avesse fatto a togliersela).

    Continuavano a lottare, con violenza e con una forza inaudita.

    Il cacciatore era più forte di quanto pensasse e i suoi colpi contro Damon erano abbastanza potenti da fargli assumere delle espressioni di dolore.

    Stava per pronunciare un incantesimo per allontanarlo dal suo amato vampiro, quando Stefan apparve dal nulla.

    All'improvviso si ritrovò a guardarlo uscire dal fitto della foresta per andare incontro ai due lottatori.

    Sembrava di assistere a un duello medievale.

    Stefan non permise a quel bruto di colpire il fratello dritto al cuore, per questo lo colse alla sprovvista con la sua velocità da vampiro e lo colpì al cuore.

    Questa volta, il colpo fu centrato e la morte avvolse nel suo manto scuro il cacciatore.

    Damon ricominciò a respirare, sollevato di non avere più il peso di quell'essere spregevole sul suo corpo marmoreo.

    Bonnie li stava guardando, sentendosi finalmente al sicuro.

    Il bel vampiro diede la mano a suo fratello, aiutandolo ad alzarsi.

    «Sai che non ce l'avresti fatta se non fossi venuto io?»

    Damon gli fece una smorfia, dandogli una pacca sulla schiena.

    «Mi avrebbe salvato la mia strega che, per la cronaca, é molto più sexy di te.»

    Stefan ricambiò la smorfia e si voltò verso Bonnie, sorridendole.

    «Facciamo bruciare anche lui col tuo bel fuoco?»

     

     

     

    Tratta bene i tuoi fratelli.

    Sono il migliore legame con il passato

    e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro.

    [Mary Schmich]

     

     

     

    Erano tutti e tre talmente impegnati a guardare che il cacciatore bruciasse definitivamente che nessuno si accorse del cambiamento di colore del tatuaggio.

    Di come aveva brillato vivido sulla sua pelle.

    Non era dovuto al fuoco.

    Era un segnale. Un segnale per quelli che erano rimasti.

     

     

    Nel folto della foresta, lontano dal fuoco, si riusciva ancora a sentire l'odore della carne bruciata e gli ultimi residui delle fiamme si alzavano al cielo, riempiendo l'aria di fumo.

    «Che cosa è accaduto?» chiese il minore dei fratelli, guardando il fuoco del suo tatuaggio diventare più rosso del sangue e ustionargli la pelle.

    «Athelstan è morto. L'hanno ucciso.»

    I due fratelli si guardarono, tesi.

    Il bruciore che sentivano sul polso, causato dal tatuaggio che ardeva, non era nulla in confronto al dolore che gli accecava l'anima.

    Pensavano che ascoltando le parole del loro fratello maggiore, tutto si sarebbe risolto come sempre. Pensavano che fosse giusto stargli lontano perché così gli era stato detto.

    Sarebbero riusciti a giungere al loro scopo prima, se avessero ascoltato le sue parole.

    Ma ora che il loro fratello era morto, si sentivano persi e non avrebbero voluto averlo ascoltarlo. Forse se gli fossero stati accanto, a quest'ora non sarebbe diventato cenere. Quella cenere che aveva cancellato ogni traccia di lui.

    L'unica certezza rimasta era che sarebbero stati più prudenti e, quando avessero attaccato gli assassini di Athelstan, li avrebbero colpiti mortalmente.

    Dovevano soffrire almeno quanto avevano fatto soffrire lui.

     

     

     

     

    La vendetta è una specie di giustizia primitiva alla quale,

    quanto più la natura umana ricorre,

    tanto più la legge dovrebbe mettere fine.

    [Francis Bacon]

     

     

     

     

     

     

    *Triscele: molti la conosceranno perché simbolo presente sulla copertina del “Libro delle ombre” in Streghe. Può rappresentare molteplici cose, ma, in questo caso, il significato è analogo a quello di Streghe. Rappresenta infatti l'unione tra quelle che dovrebbero essere le tre qualità principali di una strega: conoscenza, sapienza e saggezza. E' quindi simbolo di magia, stregoneria.

    Questa è la triscele del tatuaggio:   http://triskele.esoterya.com/triskele-il-simbolo-celtico-piu-conosciuto/15286/  

     

     

     

    A/N

     

    Buonasera!

    Vi sareste aspettati che questa fosse la nuova minaccia?!

    Mi auguro di non avervi deluso, se avete domande e/o dubbi, non esitate a chiedere.

    Questo capitolo è stato incentrato su una scena principale in cui ho voluto presentare questo nuovo nemico. In realtà il fatto che sia morto uno dei tre non è per niente rassicurante, gli altri, infatti, troveranno il modo di vendicarsi..

    Ho voluto che Stefan intervenisse a salvarli perché è il mio eroe e non poteva smentirsi.

    I gesti eroici sono proprio da lui ;) <3

    Ringrazio Annaterra, Samu e Sissi per aver recensito lo scorso capitolo (:

    Ogni recensione significa molto per me e riceverne è sempre un onore, mi fa sentire come se ciò che scrivessi fosse apprezzato ed è una bellissima sensazione..

     

    Un abbraccio ;*
    Gloria

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    Capitolo 20
    *** In punta di piedi ***


    20. In punta di piedi

     

     


     

    Il sole di mezzogiorno filtrava attraverso i vetri dell'auto, illuminando i capelli di Bonnie che sedeva accanto a Damon,  addormentata.
    I raggi di sole rendevano i suoi capelli ancora più lucenti, facendoli sembrare la prosecuzione di quegli stessi raggi di sole. Stavano tornando al pensionato con l'auto di Stefan (che aveva gentilmente concesso al fratello di guidare).
    «Cacciatori di streghe, quindi?»

    Damon annuì, guardandolo attraverso lo specchietto.
    «Sei diverso, sai?» gli disse Stefan.
    «In che senso?»
    «Non ti ho mai visto così gentile e premuroso. Lo eri solo con nostra madre.»
    «Dimentichi la fase di Katherine e quella di Elena»
    «No, perchè con loro non sei mai stato così. Con Bonnie, sei incredibilmente vivo.»
    Damon sorrise. «È il complimento piú bello che mi abbia mai fatto, fratellino.»

    Stefan ridacchiò. «Non abituartici. E poi anche Bonnie è diversa. Sembra essere completamente sbocciata.»
    «È l'effetto che faccio sempre alle donne.» disse il moro, compiaciuto. 

    «Ma non a lei. Lei resta l'eccezione. E mi sembra ancora piú determinata e forte adesso.»

    «Forse é banale, ma credo che sia perchè la amo.»

    Gli occhi verdi di Stefan brillarono, illuminati dalla consapevolezza che il suo fratello dal cuore di ghiaccio avesse finalmente permesso a qualcuno di infrangere quel blocco gelido e impenetrabile che era il suo cuore.
    Si era lasciato andare al calore dell'amore.. 

    «Non è banale, è l'amore. E questo é il giorno in cui hai ammesso che è stato l'amore a cambiarti. Stiamo facendo grandi progressi.»
    Era fiero del fratello maggiore e sperava che questo cambiamento, questa crescita fosse duratura. 
    Damon non gli rispose, ma sapeva che aveva ragione. Stefan era sempre stato più saggio di lui e, anche se fingeva di restare indifferente alle sue perle di saggezza, in realtà le conservava tutte dentro di sé, pronto a sfruttarle quando gli sarebbero state utili.

     

     

    Ama tuo fratello come la tua anima e vigila su di lui come sulla pupilla del tuo occhio.

    [Gesù di Nazareth]

     

     

    Elena stava apparecchiando la tavola insieme alla signora Flowers quando sentì il rumore di un clacson.
    Corse alla finestra col cuore gonfio di speranza e, li vide.
    Stefan era tornato e stava sorreggendo Damon, insieme a Bonnie .
    «Sono arrivati» esclamò a Teophilia, prima di correre fuori ad abbracciare Stefan.
    Stefan accolse le braccia di Elena intorno al suo collo, sorpreso e felice.
    Non si era ancora abituato a ricevere quei gesti esclusivamente per lui.
    Avere la certezza di essere al primo posto nel suo cuore era una fonte di incredibile felicità.

    Aveva sempre camminato in punta di piedi per paura di ferire gli altri, forse anche di ferire se stesso, ma ora, ora che Elena era completamente sua, non si sentiva più solo. Perché lei camminava insieme a lui, in punta di piedi. E sapeva che non c'era più motivo di temere di essere ferito. Almeno, non da lei.

    Damon e Bonnie si scambiarono un'occhiata complice, vedendo i due abbracciarsi con forza. Il loro era un amore autentico e sincero.


     

    Siamo angeli con un'ala soltanto e possiamo volare solo restando abbracciati.

    [Luciano De Crescenzo]


     

    Damon, intanto, col suo soffice pelo d'ebano raggiunse la sua prediletta. Continuava a scodinzolare, felice.
    «Damon!» esclamò Bonnie, sorridendogli e lo accolse tra le sue braccia, accarezzandolo dolcemente.
    Era felice di essere tornata, anche se le circostanze non erano affatto positive. Avrebbe dovuto escogitare un piano insieme agli altri. Un piano per difenderli e impedire che accadesse loro qualcosa di spiacevole.
    Stringere a sé il gatto era quello che faceva sempre Bonnie, con tutti. Sosteneva gli altri, in ogni caso.
    E ci sarebbe sempre stata per aiutare chi avesse avuto bisogno.
    Damon fu felice di ricevere le sue coccole e non smise per un attimo di fare le fusa.
    Il Damon vampiro, invece, si limitò a dare un abbraccio veloce a Elena per poi andare dalla sua anziana conquista preferita. Bonnie lasciò che Stefan prendesse Damon tra le braccia e corse da Elena, la sua migliore amica.
    «Oh, Bonnie» disse lei, con le lacrime agli occhi. «Sono così contenta di rivederti, anche se, ancora una volta, dovremo affrontare un altro nemico.»
    Lei gli sorrise e l'abbracciò forte. «Siamo insieme. Ce la faremo anche questa volta.»
    Bonnie non riuscì a trattenere la lacrima che le solcò il viso.
    Era felice di stare con Damon, di essere tornata a casa, di aver riabbracciato Elena, ma c'era un'ombra ad oscurare quella felicità.
    Un'ombra che stonava con la luce radiosa degli affetti.

     

     

    L'amicizia è una presenza che non ti evita di sentirti solo, ma rende il viaggio più leggero.
    [David Trueba]

     

     

    Poco dopo, si sedettero tutti insieme per il pranzo.
    Teophilia aveva preparato il tavolo in salotto, proprio di fronte alla finestra che dava al giardino di tulipani rossi e rose nere. Si respirava un clima di allegria, nonostante la tensione. Di libertà, nonostante la paura.
    Forse l'essere uniti contribuiva a rasserenare gli animi, ma questo non poteva comunque sradicare quel senso di ansia che li attanagliava.
    «Ho già avuto a che fare con dei cacciatori di streghe» proruppe la signora Flowers.
    Il suo tono di voce era fermo. Tutti pendevano dalle sue labbra, consapevoli che, qualunque cosa avesse detto, sarebbe stata utile per loro. Quella donna era una fonte incredibile di conoscenza e saggezza.
    «Una volta annientati, bisogna bruciarli nel fuoco. E assicurarsi che bruci insieme a loro anche lo stemma del loro clan.» Stefan, Damon e Bonnie si scambiarono uno sguardo allarmato.
    «Lo stemma di che?» chiese Damon, incredulo.
     «Pensavo lo sapeste. Un cacciatore può essere annientato completamente solo quando oltre a lui stesso, viene bruciato anche lo stemma di famiglia. È lo stemma a dare potere e forza al clan»
    «E questo "stemma di famiglia" lo portano tutti i cacciatori di un clan?» chiese Bonnie.
    «Veramente no. Ma dipende dal clan. Una volta scoperto il clan che ci dà la caccia, sapremo anche a che fratello appartiene lo stemma. Generalmente é posto su un cimelio di famiglia come una collana o un qualsiasi gioiello indossato dai cacciatori.» «E se non riuscissimo a trovarlo?» chiese Bonnie.
    «Sarebbe un problema perché, ogni volta che muore un membro, egli trasmette il potere al suo successore in età almeno finché lo stemma non viene distrutto.»
    Le parole di Teophilia furono seguite da un silenzio carico di pensieri e preoccupazioni, fu Damon a spezzarlo.
    «Di una cosa sono certo, quel bruto non aveva lo stemma con sé. Ci ho combattuto corpo a corpo per un sacco di tempo e non ho visto o sentito nulla di simile.»
    Gli occhi azzurri della saggia strega sembrarono illuminarsi.
    «Allora siamo già un passo avanti. Sappiamo che deve per forza appartenere a uno di quelli che restano»
    Bastò sentire Teophilia pronunciare quelle parole per crederci veramente.
    Tutti si ritrovarono a sentirsi più sicuri e speranzosi, dopo aver ascoltato la sua voce.

    Per loro, era come una nonna. Era come la famiglia da cui ritornavano sempre.

     

     

    Quando rivolgi lo sguardo alla tua vita, le più grandi gioie sono quelle della famiglia.

    [J. Brothers]



     Quel pomeriggio mentre Damon consultava i libri di Teophilia per scoprire qualunque informazione potesse tornargli utile riguardo ai cacciatori (attività fin troppo "noiosa e calma" per lui), Bonnie e la signora Flowers fecero un incantesimo per instaurare il “legame”* tra di loro in modo da poter fondere tutte le informazioni che avevano raccolto sui cacciatori.
    Sapevano che erano tre ed esistevano solo tre gruppi di cacciatori di streghe che avessero tre membri.
    Il tatuaggio sul loro polso era sempre lo stesso: una lingua di fuoco sovrastata da una triscele.
    Restava da capire come rintracciare gli altri due e soprattutto sapere a chi appartenesse lo stemma per poterli distruggere definitivamente. Non aveva alcun senso ucciderne un altro senza aver prima distrutto il loro stemma.

    La signora Flowers e Bonnie erano in cantina. Un tavolo le separava. Sopra il pianale c'era un calderone dove avevano inserito quattro pietre: lapislazzuli (acqua), turchese (terra),  rubino (fuoco) e corniola (aria), sovrastate da quattro candele bianche. Avrebbero acquisito forza dalla natura e si sarebbero fuse in maniera ancora più profonda grazie al legame favorito dall'equilibrio dei quattro elementi.
    Dal calderone fuoriuscivano delle volute di fumo di quattro colori: blu, rosso, ocra e azzurro.
    Il fumo colorato tinse le candele delle stesse tonalità.  Era giunto il momento di "legarsi".
    Le mani rugose presero tra le proprie quelle lisce e le strinsero in un potente contatto tra passato e presente, saggezza dell'esperienza e sete di conoscenza. Si fusero le conoscenze e le esperienze in un unico vortice di colori e sensazioni, favorite dai poteri degli elementi. Il potere vero e proprio trovava il suo manifesto nell'elemento della terra, l'aria rappresentava invece l'intelletto mentre il fuoco era simbolo di ardore e, infine, l'acqua rimandava all'emozione.
    Le due streghe non sentivano nulla che non fosse ciò che riuscivano a scorgere con la loro anima, a percepire coi loro sensi. Non c'era rumore. C'era musica. C'era armonia. L'armonia della terra, dell'aria, del fuoco e dell'acqua fusa con quella della tradizione celtica delle streghe. Dopo quella che parve un'eternità, li videro, si videro, oltre il turchese e il nocciola dei loro occhi.
    «E' il clan degli Argentum» esclamarono all'unisono, sorridendosi. Ce l'avevano fatta.
    L'anziana strega guardò amorevolmente quella giovane. «Ho idea che il calcedonio che porti al collo ci abbia aiutate»
    «Tu credi?»
    «Ne sono convinta. Si é illuminato per tutto il tempo dell'incantesimo, incanalando la sua energia con la nostra.»
    Bonnie le sorrise e prese tra le mani quella pietra così preziosa da cui, ormai, era diventata inseparabile.
    «È un regalo, un regalo di Damon.» 

     

     

    Il mondo è pieno di magia per quelli che si
    fidano di ciò che dice il loro cuore.
    [Sergio Bambaren]

     

     

    Mentre Stefan ed Elena raccoglievano le erbe protettive necessarie agli incantesimi per rintracciare il clan degli Argentum, Damon era in camera sua a consultare i libri nel baule.
    Erano trascorse ore e non aveva trovato nulla di utile sui cacciatori o, perlomeno, nulla che non sapessero già.
    Aveva finito di sfogliare i libri del baule quando decise di consultare la sua libreria.
    Sapeva di non avere molti libri sulla stregoneria e "balle varie", ma sapeva anche che, i pochi che possedeva erano cimeli dal valore inestimabile.
    Ormai erano introvabili e le informazioni che contenevano potevano davvero essere di fondamentale importanza.
    Li sfogliò, ma con estremo disappunto si rese conto che non avevano informazioni "fondamentali o degne di essere considerate". Nell'ultimo che lesse, però, trovò una nota scritta a margine.

    "Pur essendoci svariati clan di cacciatori di streghe, sono tutti accomunati dalla paura che provano nei confronti del fuoco prodotto dalle streghe. Li indebolisce e può annullare i loro poteri."
    «Bingo!» esclamò il moro e, stava per voltarsi e uscire quando colpì col gomito la libreria.
    Fu un solo libro a cadere. Si piegò per raccoglierlo e lo riconobbe non appena lo vide.
    Era rilegato in seta rossa. Era il suo scrigno di umanità. Conservava la sua "parte migliore", come aveva detto Bonnie.
    Lo aprì, travolto da un'emozione che non pensava di poter provare.

    Era stato quel diario, quel libro a farlo crescere.
    A fargli capire quello che non avrebbe mai potuto comprendere senza Bonnie.

    A farlo accettare per ciò che era.
    Sorrise e, dopo aver preso dalla tasca dei jeans la lettera di sua madre** che aveva conservato per tutto quel tempo e, dopo averla riposta all'interno, si accorse del biglietto "intruso".

    Era scritto da Bonnie.
    "Non ti devi più preoccupare, ho fatto un incantesimo. Solo tu lo puoi aprire. Il tuo pettirosso***"
    Gli occhi d'ematite percorsero quelle parole più e più volte e la loro reazione non cambiò mai.
    Era lusingato. Era grato. Era felice. E, sopra ogni cosa, si sentiva amato. Fino in fondo. Senza limiti.
    Stava per commuoversi (e l'avrebbe fatto di sicuro) quando scattò la serratura della porta.


     

    Le persone speciali arrivano in punta di piedi;

    ma quanto rumore nell’anima quando se ne vanno.
    [A.De Pascalis]


     

    Bonnie entrò in punta di piedi per non fare rumore.
    «Stanno dormendo» sussurrò, riferendosi agli altri che erano già addormentati.
    Damon non le fece fare un passo in più. Bonnie era così altruista. Con lui, con tutti.
    Rispettava gli altri ed era sempre "in punta di piedi" perché non voleva infastidire nessuno, voleva solo essere d'aiuto, sempre. Racchiudeva in sé l'equilibrio degli elementi, la forza della natura.

    Era un fuoco pacifico, una tempestosa acqua. Era tutto ciò di più vero e bello la natura potesse offrire e tutte le qualità migliori erano riassunte nella sua persona.
    Per questo, nonostante le ferite che ancora gli dolevano, nonostante il dolore fisico lo indebolisse, Damon le andò incontro a passo rapido e la sua bocca si fuse con la sua, in un unico fiato, un unico respiro.
    La strinse al suo petto muscoloso e lasciò che la sua lingua esplorasse la sua bocca, senza permetterle di emettere un respiro che non fosse anche suo.
    Il mondo sembrava distruggersi intorno a loro, i cacciatori sembravano già sconfitti, il male sembrava non esserci perché erano solo loro.
    C'erano solo loro a godersi quel momento.
    Stavano respirando l'uno sulle labbra dell'altro e quel contatto li rendeva liberi, liberi di amarsi, nonostante le tenebre, di illuminarsi nonostante il male, di abbracciarsi nonostante tutto intorno a loro stesse per cadere a pezzi.


     

    Ogni uomo senza saperlo, cerca nella donna

    soprattutto il ricordo del tempo

    in cui lo abbracciava sua madre.

    [Marguerite Yourcenar]


     

    Quando gli occhi si riaprirono, il sogno non si sfumò, era già diventato realtà.
    «Ti amo» le sussurrò Damon.
    Bonnie gli accarezzò i capelli corvini e gli sorrise con l'anima. «Anche io»

    Avrebbero continuato a guardarsi e sorridersi per ore se solo non avessero sentito quel boato al piano inferiore.

    Un rumore terribile aveva lacerato il silenzio della notte.
     


     

           * vedi capitolo 8

        ** vedi capitolo 13

     *** vedi capitolo 12

     

     

     

    A/N

     

    Buonasera ;)

    Sono tornati al pensionato! E, nonostante il grosso contributo della signora Flowers, i problemi non stenteranno ad arrivare.

    Ma, ora, possono contare anche sull'aiuto di Stefan & Elena :p

    Spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi auguro con tutto il cuore di ricevere più recensioni perchè non so più cosa pensare :S

    Fatemi sapere il vostro parere, anche se è solo una parola o un monosillabo (sono arrivata a questo livello di disperazione, ebbene sì!).

    E sappiate che sono qui per ogni dubbio o chiarimento che vorrete avere (:
    Ringrazio Annaterra per aver recensito lo scorso capitolo <3

     

    Un abbraccio ;*

    Gloria


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    Capitolo 21
    *** Nettare di vita ***



    21. Nettare di Vita

     

     

     

    Dicono che il sangue non sia acqua.
    Ma se si versa è molto più difficile da pulire.
    Forse non sono i legami di sangue che ci rendono una famiglia.
    Forse sono quelle persone che conoscono i nostri segreti e ci amano comunque...
    così che possiamo finalmente essere noi stessi.
    [Gossip Girl]

     

     


     

     

    Un rumore terribile aveva lacerato il silenzio della notte.

    «Sono loro» esclamò Bonnie.

    Damon la guardò, ancora ebbro del bacio che si erano appena scambiati.

    «Non mi hai ancora detto come hai fatto a capire che gli altri cacciatori fossero due.. Insomma mi fido di te, però non mi hai dato i dettagli di cosa é successo.»

    Gli occhi nocciola si incatenarono a quelli d'ossidiana.
    «Non ho avuto una premonizione o altro, semplicemente, l'ho sentito. Non so neanche io come spiegarlo, so solo che è come se una voce interiore mi avesse confidato che erano due e non ho potuto fare a meno di fidarmi di quella voce.»

    Gli occhi di Damon si ingigantirono. Era consapevole che la sua strega fosse potente, ma non pensava lo fosse così tanto.
    Lo sorprendeva sempre. Ma, ai suoi occhi, non era preziosa per i poteri che aveva, bensì per quello che era.
    Per la sua insostituibile anima.
    «Resta qui mentre scendo a combattere.» era una preghiera, una supplica, la sua.

    «Se pensi che mi comporterò come Andromaca quando Ettore se ne va, ti sbagli di grosso. Non ti lascerò andare da solo.»

    «Neanche se te lo chiedessi in ginocchio?»

    Bonnie sorrise. «Non é il momento di chiedermi di sposarti. Dobbiamo scendere.»

    Damon non oppose resistenza, avrebbe voluto che restasse sola, protetta tra le mura di quella stanza, la loro stanza, ma sapeva che al mondo esisteva una sola persona più testarda di lui e, quella persona, lo stava guardando negli occhi proprio in quel momento.

    Mentre uscivano, non si accorsero del loro amico felino che li stava seguendo.
    Era stato tutto il tempo ad ascoltarli mentre fingeva di ronfare beatamente sul divano di pelle nera.

     

     

    Qualche minuto prima..

    «Non capisco come possano pensare che queste protezioni "floreali*" servano a qualcosa contro di noi. Noi non siamo il male, siamo il bene.» disse il cacciatore mentre stava per sfondare la porta.
    «Albriecht, aspetta! Nascondi l'anello.»

    Il fratello minore lo guardò stranito. «Perché?»
    «Avranno scoperto che chi ha il cimelio di famiglia é il primo da annientare perché impedisce ai poteri di passare da un cacciatore all'altro quando uno muore. É meglio tenerlo nascosto così non sapranno chi lo possiede.»

    Albriecht annuì. «Stiamo uniti e, non dimentichiamoci che il nostro obiettivo non é uccidere, ma ferire.»

    Il fratello gli fece un cenno d'assenso e, insieme, con un forte calcio spalancarono la porta di quercia del pensionato, provocando un rumore assordante.

     

     

    Vivere è un'arte che assomiglia più alla lotta che alla danza,

    perché bisogna sempre tenersi pronti e saldi contro i colpi che ci arrivano imprevisti.

    [Marco Aurelio]

     

    Quando Damon e Bonnie scesero le scale si ritrovarono di fronte a una scena di battaglia.
    I soldati che combattevano non erano molti, ma ognuno aveva una caratteristica peculiare.
    C'era Stefan col suo elegante portamento e la forza sovrumana. Riusciva a colpire entrambi i cacciatori contemporaneamente.

    C'era Elena che, con la sua grazia e i suoi poteri da guardiana, riusciva a colpirli delicatamente, quasi facendoli cadere dolcemente ai suoi piedi (anche se la loro forza era molto più vigorosa della sua). Ed ora, c'era lui, Damon.
    «Bentornati miei amati cacciatori.» esclamò, prima di entrare in scena affianco a Stefan.
    Bonnie si accorse solo in quel momento che mancava Teophilia. Pregò stesse ancora dormendo ed entrò in azione, vicino alla sua migliore amica. I cacciatori lottavano in perfetto sincrono. Sembravano completarsi a vicenda, proprio come Damon e Stefan.

    Si susseguivano colpi su colpi e gemiti di dolore da entrambe le parti.
    Bonnie si limitava a pronunciare qualche incantesimo quando era necessario, stando al fianco di Elena.
    Si guardavano, complici e così come gli altri lottavano in perfetta armonia, anche loro due sembravano completarsi a vicenda e, quando i loro amati vampiri, ricevevano dei colpi troppo forti, allora intervenivano loro a proteggerli, cogliendo alla sprovvista i cacciatori.
    - Ben fatto, Bon - esclamò Elena quando Bonnie, grazie a un incantesimo pronunciato al momento giusto, riuscì a evitare che Stefan fosse colpito da un dardo di verbena, invertendo la sua rotta.
    Il cacciatore schivò il colpo e Bonnie non poté evitare di sorridere ad Elena che, in quel momento, afferrò al volo la freccia e la lanciò addosso all'altro cacciatore.
    Il combattimento proseguì con mosse di lotta talmente eleganti da sembrare di tempi passati finché, in cime alle scale, non apparve Teophilia col suo candore e la sua saggezza.
    Intorno a lei, si poteva percepire un'aurea di grande potere che avrebbe potuto sovrastare la forza di ciascuno dei combattenti che stavano lottando nel salotto. Teophilia pronunciò un incantesimo che stava per stendere il cacciatore che stava lottando contro Damon e Stefan, quando, Bonnie urlò. «Attenta, dietro di te!»
    Senza che nessuno se ne fosse accorto, l'altro cacciatore aveva saltato la balaustra delle scale per proteggere il fratello e ora, era dietro di lei. Non ci fu neanche il tempo di agire che quello la colpì in testa, facendola cadere a terra.
    «Albriecht!» gridò l'altro e subito prese al volo il pugnale d'argento che il fratello gli aveva lanciato.

    Stava per colpire il collo di Damon, il gatto.

     

     

    Nessuno versa il sangue di un altro per il gusto di uccidere, o almeno pochi;

    la maggior parte agisce più per calcolo che per odio.

    [Lucio Anneo Seneca]


     


    Si erano messi d'accordo di non ferire gli umani, ma uccidere il loro gatto non avrebbe di certo costituito una vera e propria uccisione. Era solo un animale.
    Non poteva sapere che Damon, l'omonimo del gatto, non la pensava esattamente allo stesso modo.
    Di fatti, il vampiro lo colpì in piena faccia, dicendogli prima: «Brutto bastardo!»
    Il cacciatore riuscì a colpirlo alla spalla, conficcandogli il pugnale in profondità.

    Poi, veloci come erano apparsi, i cacciatori scomparvero nell'oscurità.
    Prima di andarsene, il loro sguardo si rivolse a Bonnie: «A presto, Bonnie McCullough.»


     

    Bonnie era corsa ai piedi della signora Flowers e controllava il suo battito dal collo.

    Respirava ancora.
    «Teophilia, svegliati.»
    La strega aprì gli occhi e fece una smorfia di dolore.
    «Come stai?»
    «Meglio di Damon.» disse, sorridendo debolmente. «Va da lui, cara.»

    Mentre Elena raggiungeva la signora Flowers, Bonnie corse da Damon.
    Era accasciato a terra, ma nonostante la profonda ferita alla spalla (che iniziava già a rimarginarsi un po'), la sua espressione era più viva che mai.
    «Come stai, mio coraggioso Ettore?» gli chiese, prendendogli il viso tra le mani.
    «Sto "bene", mia adorata Andromaca, anche se non posso accettare una cosa.»
    «Che cosa?» chiese Stefan che era di fronte a lui.
    «Che tu sia più forte di me quando ti nutri sempre di sangue animale.»
    Stefan scoppiò a ridere. «Sono più forte perché Elena mi dà un po' del suo sangue tutti i giorni.»

    Damon lo guardò intensamente. «Devo trovare una soluzione altrimenti dovrò rassegnarmi alla sconfitta. Non posso accettare di essere più debole di un mangiatore di conigli.»
    - Non è mica la fine del mondo, fratellone. -
    - Oh sì, Stefan. Lo è. -
    Mentre i due continuavano a punzecchiarsi (il loro divertimento preferito), Bonnie mise da parte il pugnale con cui i cacciatori avevano colpito Damon.  Più tardi, avrebbe provato a instaurare il legame per scoprire qualcosa in più sul loro conto, soprattutto perché non avevano idea di chi potesse avere lo stemma.
    E lei non poteva permettere che, qualcun altro, oltre a Damon e Teophilia, si ferisse.
    Non l'avrebbe mai potuto sopportare.
    Non poteva sapere che sarebbe stata lei a comportarsi proprio come Ettore qualche tempo dopo.

     

     

    Il valore di un sentimento è la somma dei sacrifici che si è disposti a fare per esso.

    [John Galsworthy]

     

    Bonnie si fece aiutare da Stefan a portare Damon in camera. Stava meglio, ma non poteva fare sforzi e, nel giro di ventiquattro ore, era stata ferito due volte.

    «Grazie, Stefan.» esclamò grata al vampiro dai meravigliosi occhi verdi.

    «Se hai bisogno, chiamami.»

    Bonnie annuì e chiuse la porta dietro di lui.
    Damon era in piedi, davanti al camino.
    «Vieni qui che mi prendo cura di te, bel vampiro.»
    Damon le sorrise e prima che potesse solo sbattere le ciglia, l'aveva già spinta sul letto e la stava per baciare con passione.. Bonnie si scostò (a malincuore) da lui. «Ho in mente qualcos'altro che é anche più salutare.»
    L'espressione delusa del moro sembrava non essere d'accordo..


     

    In bagno, intanto, Bonnie stava riempiendo d'acqua calda la vasca.
    Aveva messo in infusione delle erbe medicinali (issopo, lavanda, melissa, menta e salvia) per favorire una guarigione più immediata.. L'acqua si era tinta di colore e, il profumo che emanava era delicato e aromatico. Una fragranza irresistibile. «Puoi venire, Damon.»
    Il vampiro in un attimo fu lì e, l'attimo dopo era già nudo, dentro alla vasca, e aveva schizzato per bene il suo pettirosso.
    - E' bollente! Bonnie, non serviva dell'acqua così calda per scaldare la situazione - disse lui, schizzandola ancora.
    Lei fece una smorfia. «Dovrei arrabbiarmi di più perché non ti ho potuto spogliare o perché mi hai bagnata tutta?». L'espressione maliziosa di Damon rifletteva il suo divertimento.
    «Mi sembra che ogni nervo del mio corpo si stia rilassando..» disse, beato.
    «È l'effetto delle erbe.»
    «Pensavo fosse il tuo effetto.» rispose lui, non riuscendo a distogliere lo sguardo da lei e dal modo in cui i vestiti fradici esaltavano il suo corpo sinuoso.
    Era sempre una fonte di distrazione quella ragazza. E pensare che era sua, non aiutava a renderlo meno distratto, anzi.
    Gli faceva venire sempre più voglia di prenderla e renderla sua in ogni istante.
    Non sapeva se fosse solo un selvaggio bisogno animale, certamente in parte lo era.
    Ma più di tutto, era un bisogno della sua anima. Un bisogno d'amore.
    Forse stava diventando troppo smielato, ma non gli importava finché avesse raggiunto il suo scopo, sarebbe anche diventato un pasticcino pieno di crema. Perché lei era il suo nettare di vita.

     

     

    L’amore è un fiore bellissimo che però bisogna avere il coraggio di cogliere

    sull’orlo di un terribile precipizio.

    [Stendhal]

     


    Bonnie non si fece distrarre dall'espressione eccitata del suo Signore delle tenebre e, prendendo la spugna, iniziò a massaggiargli le spalle, in particolare la ferita (quasi completamente cicatrizzata). 
    Mentre con delicatezza si prendeva cura di lui, non poteva non bearsi di ciò che vedeva.
    Era bellissimo, come sempre e più che mai.
    Il suo torace muscoloso si sollevava al ritmo di ogni respiro e lei sentiva il suo stesso respiro accelerarsi a quella visione. Damon chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalle sue cure celestiali.
    Sembrava di stare in paradiso e l'unico suono che udiva, oltre al battito del suo cuore impazzito (ogni volta che Bonnie era vicina a lui), era il rumore del sangue che pulsava dentro di lei. Era irresistibile.
    E poi c'era quel profumo. Il suo profumo.
    Il profumo delle erbe. Il profumo del sangue.
    Le mani della sua ragazza continuavano a massaggiarlo, soffermandosi ora sui suoi pettorali scolpiti e riscaldandolo col tepore delle sue cure e ora sulle sue braccia muscolose. Non avrebbe resistito ancora a lungo.
    Poteva dire con certezza di sentirsi meglio e voleva che anche lei stesse meglio.
    Prima che potesse aprire gli occhi, sentì un forte odore di sangue sotto il naso. Era vicinissimo alla sua bocca.. Possibile che? Aprì gli occhi e vide che Bonnie gli stava porgendo il palmo della sua mano, da cui fuoriusciva una scia di sangue caldo. Subito, apparvero le vene dilatate sotto ai suoi occhi rossi.
    «Ne sei sicura?» chiese lui e, senza aspettare la sua risposta, ma guardandola fissa negli occhi, i suoi canini le perforarono la pelle. Bonnie continuò a guardarlo mentre si nutriva di lei. Era giusto così. Era giusto che lui si sentisse forte.
    E poi, un po' di sangue in meno non le avrebbe fatto male.. Soprattutto se portava al bene di Damon.
    E anche al suo perché sentire il contatto della sua bocca, dei suoi denti, della sua lingua sulla sua pelle era qualcosa di estremamente intenso. Non era la sua sola mano insanguinata a sentirlo, era tutto il suo essere che si scioglieva ogni volta, di fronte a quel contatto.

    - E' tutta colpa di Damon se riesce a rendere così sensuale una cosa del genere - pensò Bonnie mentre Damon si beava del sapore del suo sangue.
    Il suo sangue era delizioso e sapeva che, se solo non fosse stata Bonnie, probabilmente non avrebbe esitato a prosciugare quella persona dal sangue squisito. Ma era Bonnie e non le avrebbe fatto del male per tutto il sangue delizioso del mondo.
    Avrebbe resistito a quella tentazione che diventava così facile da reprimere, se si trattava di lei.
    Così, leccò un'ultima goccia di quel nettare di vita e smise di nutrirsi di lei.
    L'effetto era stato immediato. Si sentiva invincibile.
    «Grazie.» le sussurrò, prima di congiungere le sue labbra alle sue.
    Sapevano del suo sangue e Bonnie non poté trattenersi dall'approfondire il bacio, avvolgendo le braccia attorno al suo collo e, quando Damon la trascinò con sé, dentro alla vasca, non poté fare a meno di sorridere, continuandolo a baciare. Se solo avesse saputo che aveva intenzione di dargli un po' del suo sangue tutti i giorni..

     

     

     

     

    La civiltà è una terribile pianta che non vegeta e non fiorisce

    se non è innaffiata di lacrime e di sangue.

    [Arturo Graf]

     

    *Vedi cap.18
     


     

    A/N

     

    Buondì, lettori :3

    Premetto che questo capitolo non mi convince molto perché non succede granché.

    Però, se avessi aspettato di esserne sicura, non l'avrei mai pubblicato, quindi eccovi il capitolo 21.

    Se siete arrivati fin qui significa che l'avete letto tutto, perciò vi ringrazio e mi auguro mi farete sapere, in ogni caso, il vostro parere.

    Sono pronta anche al lancio dei pomodori * si prepara indossando un elmo*

    E, visto che in questo capitolo c'è anche un breve combattimento, direi che l'elmo ci sta a pennello (okay, sto delirando).

    Comuuunque, spero che la scena di lotta non vi abbia annoiato troppo, nei prossimi capitoli accadranno altre cose a renderli movimentati e (forse) ci sarà più Stelena.

    Mi auguro anche che questa scena della vasca (con bloodsharing incluso) vi sia piaciuta ;)

    Ringrazio Annaterra, Sissi e Kissxo92 per aver recensito lo scorso capitolo!

    Okay, adesso sparisco... volo via insieme a Damon! *--*

     

    Un abbraccio ;*

    Gloria

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    Capitolo 22
    *** Una goccia nell'oceano ***


    22. Una goccia nell'oceano

     


     

    Il bene dell'uomo consiste nell'amore, come quello della pianta deriva dalla luce.

    [Lev Tolstoj]


     


     

     

    Il giorno seguente, Damon si svegliò solo nel grande letto a baldacchino.

    O meglio, senza la compagnia che avrebbe voluto avere.

    Al posto di Bonnie, c'era il suo omonimo ronfante e rumorosamente russante.

    Avrebbe tanto voluto spingerlo giù dal letto, ma che senso avrebbe avuto, dopo che aveva addirittura rischiato la sua vita per salvarlo solo il giorno prima?

    E poi, proprio vicino alla sua coda pelosa, c'era un biglietto.

    Non era necessario scorgere la grafia minuta ed elegante per sapere che era di Bonnie. 


    "Buongiorno, Ettore! (Allarme: nuovi soprannomi stanno avendo il sopravvento)

    Sono scesa in giardino a scrivere.
    Con amore, la tua Andromaca"

    Damon non riuscì a trattenersi dal sorridere.

    Scese dal letto e si avvicinò alla finestra che dava sul balcone proprio sopra il giardino. La vide subito. Un raggio di sole le illuminava il viso.

    Era seduta sull'altalena e stava scrivendo sul suo diario.
    Era baciata dalla luce e, in quel momento, avrebbe tanto voluto essere il fascio di luce che l'avvolgeva col suo caldo tepore.

    Avrebbe voluto sfiorare la sua pelle, lasciandosi andare al piacere infinito di sentirsi dentro di lei...Ma il gatto miagolò, impedendogli di continuare a sognare a occhi aperti di fronte alla sua dea.
    «Sai, se fossi in te troverai un altro modo per ringraziarmi di averti salvato. Come, ad esempio, evitare di richiedere sempre la mia attenzione, miagolando nei momenti meno appropriati.»

    Damon miagolò ancora.
    «Okay, ho capito. Vuoi farmi rimpiangere di averti salvato.» disse lui.
    Damon continuava a miagolare, facendo anche le fusa.

    Il suo omonimo non ebbe neanche il tempo di realizzare quello che stava facendo che lo prese in braccio, accarezzandolo inconsapevolmente e tornò a guardare la sua bellissima Andromaca.

     

     

    La bellezza non è che una promessa di felicità.

    [Stendhal]

     

     


    "Caro diario,

    Non ti stupirai di sapere che c'è una nuova minaccia a Fell's Church.
    Ma, questa volta, non è in pericolo la vita di Elena, bensì la mia.
    La mia più grande paura è che le persone che amo possano ferirsi per colpa mia.
    Non so come Elena abbia potuto gestire questo negli anni passati perché io non so cosa fare.
    Vorrei fare tutto il possibile per impedire che gli altri soffrano, ma puntualmente accade proprio quello che non vorrei. Teophilia si è fatta male, Damon si è fatto male e il gatto per poco non è stato ucciso.
    Perché va sempre a finire così? Damon e io ci ritroviamo e accade il finimondo!
    Sono così felice di averlo ritrovato, ma la paura non cessa. Perché ho paura di perderlo ancora.
    Ho paura che, una volta che il mio sogno d'amore si è realizzato arrivi qualcuno a distruggerlo.
    Ed è proprio questo quello che sta capitando ora. Vorrei poterti dire che va tutto bene, ma non è così.
    Ed é solo colpa mia.
    Mi sento come una goccia nell'oceano, così piccola, così indifesa e, anche se so di avere potere, di essere forte, non è mai abbastanza.
    Dovrò lottare, ancora. E dovrò potenziare i miei poteri, dovrò diventare più forte se voglio sconfiggerli, se voglio proteggere chi amo.
    Solo quando diventerò l'oceano potrò avere la forza necessaria per annientarli e spero con tutto il cuore che presto riuscirò a diventare impavida come l'oceano che si abbatte con le sue poderose onde sugli scogli, riducendoli in cenere.

    Ps: ho appena visto Damon tenere in braccio il suo omonimo sul balcone della nostra camera. A quanto pare se si é appena verificato l'impossibile, posso ancora sperare che ci sia un lieto fine."

     

     

    L'amicizia moltiplica i beni e ripartisce i mali.
    [Baltasar Gracián]

     

     

    -Posso?-

    Bonnie alzò gli occhi dal suo diario per vedere la sua migliore amica sorriderle.

    -Certo che puoi-

    Elena si sedette accanto a Bonnie e la guardò, teneramente.

    -Anche a me aiuta scrivere. Ormai non tengo neanche più il conto di quanti diari ho avuto nella mia vita.-

    Bonnie le sorrise. -Aiuta sempre. Soprattutto quando vuoi confidarti con te stesso, esprimendo parole che a voce alta non avresti il coraggio di pronunciare.-

    Elena le strinse la mano. -Bon, non devi sentirti in colpa per quello che è successo e che accadrà. Non è colpa tua.-

    La rossa strinse più forte la mano dell'amica.

    -Come hai fatto, tu? Come riuscivi a lasciare che gli altri lottassero per te, rischiando di farsi del male?-

    -Non ci riuscivo. E, per quanto io, proprio come te, non volessi che tutti combattessero per me, non potevo evitarlo. Perché era una loro scelta e non potevo costringerli a non fare qualcosa che io stessa avrei fatto per loro.-

    -Ma questo non rende comunque le cose più semplici.-

    -Non le rende più semplici, ma le rende tollerabili. Pensaci, se io vi avessi impedito di lottare insieme a me e per me per riportarmi in vita, per difendermi da tutti gli altri pericoli, avreste smesso o avreste lottato lo stesso?-

    Bonnie la guardò intensamente in quegli occhi così caldi, così belli.

    -Avremmo lottato lo stesso perché ti vogliamo bene.-

    Elena le sorrise. -Ecco, questa è la risposta.-

    La strega avvolse le sue braccia intorno al collo della sua amica guardiana e si sentì invincibile in quel momento perché sapeva di non essere sola e soprattutto, sapeva che Elena aveva ragione.

    Quella goccia si stava rafforzando e presto, ne era sicura, si sarebbe tramutata in oceano.

     

     

    Ho scoperto il segreto del mare meditando su una goccia di rugiada.
    [Kahlil Gibran]

     


     

    Ben presto, anche gli altri si risvegliarono. Teophilia, nonostante il mal di testa, non riuscì a stare a letto, ma Bonnie ed Elena la costrinsero a stare sul divano per tutto il giorno.

    L'avrebbero servita e riverita come fosse la loro nonna.

    Quando, la sera, arrivò il momento di andare a caccia, Stefan stava per allontanarsi da solo (visto che Damon si rifiutava di lasciare Bonnie senza la sua protezione), ma Elena lo fermò.
    Smise di bere il tè alla menta insieme all'anziana strega e alla sua migliore amica e gli si avvicinò.

     

     

    Nell'amore tra un uomo e una donna giunge sempre un momento

    in cui questo amore raggiunge il suo apogeo:

    allora non ha nulla di egoistico o di sensuale: diventa purezza morale.

    [Lev Tolstoj]

     


    «Non se ne parla, Stefan. Non esci da solo.»
    «É quello che ho cercato di dirgli anche io, Elena.» esclamò Damon.
    «Non mi farò colpire. Voi dovete stare qui con Teophilia.» disse Stefan.
    «Loro magari sì..» disse lei, indicando Damon e Bonnie «..ma io no Stefan. Il mio posto è insieme a te e tu lo sai.»
    La determinazione di Stefan si tramutò in dolcezza nell'udire le parole di Elena.

    Comprendeva quello che lei voleva fargli capire, ma non voleva si facesse male per colpa sua.

    L'amava come sempre, come non mai.
    «Non voglio che ti faccia male.»
    «Ma io mi fido di te e poi ci proteggiamo a vicenda, se siamo insieme.» disse lei, andandogli incontro a braccia spalancate.
    Lo strinse talmente forte che Stefan la sollevò da terra e lei gli sussurrò qualcosa alle orecchie che gli altri non riuscirono a sentire, a parte Damon che si mise a sorridere.

    Poi, sempre guardandosi negli occhi, illuminati dalla luce perenne del sentimento che li legava, si strinsero la mano e uscirono insieme.

    Bonnie corse sulla soglia della porta.
    «Aspettate, ragazzi!» I due si voltarono e presero tra le mani le pietre dello stesso colore che Bonnie gli porse.
    Erano nerissime e si potevano vedere riflessi sulla loro superficie i riflessi di luce del tramonto.
    «É ematite, vi proteggerà e vi renderà più forti.»
     Elena non fece in tempo a chiederle come l'avrebbero portato che Bonnie fissò per un attimo le pietre e apparvero, al loro posto, due collane. Sembrava che tutto il suo potere fosse concentrato in quei grandi e caldi occhi castani.
    «Grazie, Bonnie.» esclamò Stefan, riconoscente.
    «Siate prudenti.» disse lei, guardandoli andare via.

     


     

    I vecchi amano dare buoni consigli per consolarsi di non poter più dare cattivi esempi.

    [François de La Rochefoucauld]


     

    Mentre Damon era in giardino a lavorare insolitamente da giardiniere (visto che Teophilia non avrebbe potuto bagnare le sue amate piante date le sue condizioni da convalescente), Bonnie si sedette al fianco della strega per instaurare il "legame" con il pugnale che avevano lasciato i cacciatori.

    Lo appoggiò sul tavolino e lo guardò a lungo.

    Era d'argento e aveva il simbolo dei cacciatori la triscele con la lingua di fuoco.

    Era molto elegante, seppur servisse a scopi molto meno gai.
    La giovane strega non riusciva a concentrarsi, preoccupata com'era che potesse accadere qualcosa di brutto agli altri. Ma Teophilia le stava vicina, pronta a darle i suoi consigli.
    «Libera la mente, cara... C'è solo questo pugnale per te. Esiste solo lui.»
    Cercò di non limitarsi ad ascoltare quelle parole, ma di assimilarle, facendole diventare sue. E funzionò.. Li vide.
    I due fratelli superstiti del clan degli Argentum: Aedherick ed Albriecht.
    E rivide una scena davanti ai suoi occhi, talmente nitida da poterla toccare, da poterla vivere.
    «Nascondi l'anello, Albriecht. Così non sapranno chi è a possederlo.»
    L'anello che Bonnie riusciva a vedere, attraverso gli occhi del fratello più grande, era d'argento con una grossa pietra rossa di diaspro rosso. Su di essa era inciso un simbolo.
    Due lingue di fuoco che si univano al centro e, il punto in cui si congiungevano, era costituito da una croce greca.

    Bonnie riaprì gli occhi, soddisfatta di quella scoperta.
    «È il minore a possedere lo stemma.»
    Teophilia la guardò con affetto. «Brava, cara. Non ci resta che aspettare che attacchino ancora.»

    «O sorprenderli quando meno se lo aspettano, attaccandoli come loro hanno fatto con noi.»

    In quel momento, Damon apparve sulla soglia della porta.
    «Non se ne parla neanche. Aspetteremo che siano loro ad attaccarci perché abbiamo bisogno di prepararci per essere in grado di fermarli davvero una volta per tutte.» disse, con determinazione.
    «Da quando tutta questa saggezza?» gli chiese la sua amata.
    «Da quando ho capito di amarti e mi sono anche ridotto a fare il giardiniere per amore di Teophilia.»
    Le due, nonostante la preoccupazione, nonostante l'ansia dell'attesa, non poterono fare a meno di ridere, seguite dalla calda risata del moro.


     

    Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera.

    [Johann Wolfgang Goethe]


     

    Nello stesso momento, nel folto del bosco, Stefan ed Elena si stavano addentrando tra gli alberi, ignari di essere spiati. 

     

     

     

    A/N

     

    Ho deciso di rendere più breve questo capitolo per potermi dilungare di più nel prossimo!

    Spero che vi piaccia, comunque.

     

    E poi, è ormai da un bel po' di capitoli che mi sto deprimendo parecchio.

    L'entusiasmo per questa long non è più lo stesso, le visualizzazioni sono diminuite, le recensioni anche e sono rattristata da questo. Non so davvero cosa fare.

    Io continuerò la storia perché mi ci sono affezionata e ci tengo molto a portarla a termine come desidero, pur essendo sempre pronta a ricevere il vostro parere e/o qualche suggerimento.
    Però, posso anche non pubblicarla più e tenerla solo per me.

    Non voglio continuare a pubblicare qualcosa che non vi piace, quindi se, anche questa volta, doveste tacere, saprò come interpretare il vostro silenzio, agendo di conseguenza.

    Mi rende ancora più triste dover dire una cosa del genere, però da un po' di capitoli a questa parte, questo è quello che sento e, proprio come Bonnie, mi sento solo “una goccia nell'oceano”.

     

    Grazie mille alla splendida Annaterra per il continuo supporto :*

    Se non ci fossi stata tu, probabilmente avrei già smesso di scrivere questa storia.

     

    Grazie per la vostra attenzione,

    Gloria

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    Capitolo 23
    *** Una luce nell'oscurità ***



    23. Una luce nell'oscurità


     




     

     

     Ci sono solo quattro domande che contano nella vita.

    Cosa è sacro?

    Di cosa è fatto lo spirito?

    Per cosa vale la pena vivere?

    E per cosa vale la pena morire?

    La risposta a ognuna è la stessa: solo l'amore.

    [Don Juan]

     

     

     

    Stavano camminando lungo il sentiero che li avrebbe portati nel folto della foresta, mano nella mano.
    «Sai, non pensavo che la caccia potesse diventare così divertente insieme a te..» disse Stefan, sorridendole, con ancora in mano la bottiglia del sangue destinato a Damon.
    «Diventa sempre tutto molto divertente quando ci sono io.»
    Il bel vampiro scoppiò a ridere e iniziò a farle il solletico in ogni centimetro di pelle che riuscisse a raggiungere.
    Elena continuava a ridere, felice.
    «Adesso chi è che rende la situazione divertente?» disse, fingendosi arrabbiato.
    «Stefan, smettilaaa!» disse lei, cadendo a terra e trascinandosi sopra il vampiro.
    La risata di Elena iniziò a riflettersi in quella di Stefan che la stava a guardare, ammaliato.
    Elena approfittò del momento per ribaltare la situazione, mettendosi a cavalcioni sopra di lui e facendogli il solletico.
    Stefan la bloccò tra le sue braccia e imprigionò la sua bocca con le sue labbra, lasciandosi andare in quel bacio infuocato.
    I due ciondoli d'ematite si scontravano tra loro, creando scintille luminose come le stelle.
    Quando Elena ricominciò a respirare, Stefan la bloccò ancora tra le sue braccia.
    «C'è qualcuno» sussurrò.
    Gli occhi azzurri divennero preoccupati. Stefan si alzò, tenendo il suo amore tra le braccia.
    «Resta qua.»
    «No, Stefan! Vengo con te!» rispose lei, più determinata che mai.
    Stefan la prese per mano e si concentrò sui rumori che riusciva a udire. Il fruscio delle foglie, il sibilo del vento e poi quei passi.. Corse verso la fonte del rumore, portandosi dietro Elena. Era un cervo. Era solo un cervo.
    Sollevato, gli corse incontro e, prima che se ne potesse accorgere, lo azzannò e bevve il suo sangue, riempiendosi di forza ed energia.
    La giovane si voltò per raccogliere la borsa che aveva lasciato cadere e lo sentì.
    Un urlo, un urlo terribile.
    Sconvolto dal dolore.
    Un urlo che apparteneva all'uomo che amava.
    Si voltò verso di lui e, quello che vide la lasciò senza fiato.

     

     

    Amore è: pazzia discreta, soffocante amarezza e dolcezza che alla fine ti salva.

    [Shakespeare]


     

    Albriecht e Adherick erano celati nell'ombra. Li stavano spiando da quando erano usciti dal pensionato. Li spiavano sempre. Era stato semplice capire che, per annientare la strega, occorreva farla soffrire. Indebolendo i suoi poteri.
    Rendendola una preda vulnerabile. L'unico modo per farlo era colpire chi amava.
    Già avevano colpito il suo amato vampiro, poi avevano colpito la sua anziana mentore e adesso, avrebbero fatto del male al fratello del suo amato.

    La sola idea li elettrizzava, chissà quale sarebbe stato il loro piacere nel completare il piano.
    Questa volta, sarebbe stato diverso...

    «Questa volta si colpisce per uccidere.» esclamò Adherick.

    Albriecht impugnò la faretra, colma di frecce di verbena. Le avrebbero usate tutte.
    Il bersaglio era ben visibile, piegato su un bel cervo mentre stava prendendo il suo sangue.
    L'avrebbero colto alla sprovvista, l'avrebbero colpito ora, quando meno se l'aspettava. 

    Anche Ahderick impugnò la sua faretra pronto a scagliare le frecce.
    «1, 2, 3» esclamarono all'unisono e, al 3 iniziarono a colpire ripetutamente il bersaglio, senza alcuna pietà.

     

    Le cose non sono mai così terribili da non poter peggiorare.
    [Antonio Fogazzaro]

     

    «Stefaaan!» urlò Elena, sconvolta dalle lacrime mentre lui giaceva a terra, insanguinato.
    C'erano un sacco di frecce conficcate nel suo petto ed una era praticamente nel suo cuore.
    Era accasciato per terra con un'espressione vuota e gli occhi umidi di lacrime trattenute.
    Elena sapeva che non avrebbe potuto avvicinarsi a lui senza essere colpita. Si sarebbe sacrificata mille volte per Stefan, ma se l'avesse fatto in quel momento, era certa che Stefan sarebbe sicuramente morto.
    Per questo, quasi istintivamente, prese tra le mani il ciondolo d'ematite e invocò dentro di sé i poteri da guardiana che possedeva. Le serviva solo protezione. Uno scudo, una gabbia di protezione per lei e Stefan.
    Mentre continuava a tenere tra le mani l'ematite, il vento sembrò ascoltare la sua preghiera silenziosa, facendo apparire dalle radici della terra una vera e propria gabbia di foglie, rami e radici.
    Le pareti della gabbia gigante circondavano sia lei sia Stefan, proteggendoli, isolandoli dal resto del mondo (cacciatori compresi). Sentiva che avrebbe funzionato.
    Corse da lui e vide, nonostante le lacrime, che le frecce dei cacciatori non riuscivano più a colpirli, rimbalzando sulle pareti della gabbia.
    «Stefan» sussurrò. «Mi senti?»
    Nessuna risposta.
    I suoi occhi erano aperti ed erano persi, fissavano un punto indistinto.
    Il suo torace era colmo di sangue che continuava a sgorgargli dalle ferite.
    Elena si fece coraggio e le estrasse, una ad una, sollevata nel sentire i leggeri gemiti di dolore del vampiro.
    Se gemeva, infatti, significava che era ancora vivo.
    Dopo che Elena gli ebbe tolto la camicia insanguinata, gli accarezzò le guance con dolcezza.
    «Ti salverò, Stefan. Non ti preoccupare.»

    I cacciatori se n'erano andati ormai, ma Elena nonostante non avesse un udito da vampiro, aveva sentito le loro ultime parole.
    «Tanto non si salverà, con quelle ferite non durerà più di un giorno.»
    E poi, aveva sentito l'eco di una risata spietata e crudele, una risata che non aveva nulla a che vedere con quella che poco prima era esplosa felice e radiosa dalle labbra di Stefan.
    Perché solo la sua risata poteva illuminare il buio e lei, lei la voleva tornare a sentire.
    Voleva che quella risata continuasse a illuminarla.

    Oltre all'eco della fredda e oscura risata dei cacciatori, restò solo il silenzio.
    Il silenzio del suo cuore piangente e del respiro, che ormai non c'era più, di Stefan.

     

    La tragicità di un'epoca è resa dal suo riso.
    [Stanislaw Jerzy Lec]


    Elena, ancora sconvolta dalle lacrime di dolore, si tagliò il polso con una piccola pietra appuntita e lo adagiò sulle labbra di Stefan, tenendogli la testa.
    «Mangia, amore.»
    Dopo qualche minuto che a Elena parve un'eternità, sentì i suoi canini affilati penetrargli nella carne, succhiandole il sangue, nutrendosi di lei.
    «Bravo, amore» sussurrò, sorridendogli, tra le lacrime.
    In quel momento, Stefan si risvegliò, riempiendo di luce l'oscurità che li circondava.
    «Elena.» sussurrò, prima di perdere ancora i sensi ed essersi leccato le ultime gocce di sangue dalle labbra.
    Elena cercò di non perdere la speranza, alcuni tagli si stavano già rimarginando.
    Certo, c'era ancora quello all'altezza del cuore che era completamente aperto, ma ce l'avrebbero fatta, insieme.
    L'avrebbe salvato. Con tutta la forza che aveva, lo prese per un braccio e lo fece appoggiare al suo corpo.
    Si resse in piedi a fatica, ma un passo dopo l'altro riuscì a camminare avanti.
    Ritornando verso casa.
    A ogni passo, la gabbia di rami, foglie e radici seguiva i loro passi, finché non giunsero alle porte del pensionato.


     

    L'amore mette in evidenza le qualità elevate e nascoste di un amante

    quel che v'è in lui di raro, d'eccezionale.

    [Nietzsche]


     

    Damon e Bonnie erano seduti sull'altalena del giardino a contemplarsi tra loro. I profondi occhi del moro si perdevano nelle sfumature castane di quelli della rossa.
    «Sei il giardiniere più bello dell'universo, sai?» gli disse Bonnie.
    Damon ridacchiò. «L'aria di primavera ti fa essere molto più gentile e sincera.» le ribattè, sfiorandole il naso con il suo.
    «C'è una cosa che devo dirti, Damon, a proposito di sincerità. Io voglio stare con te per l'eternità e sono pronta a diventare come te.»
    Lui le sorrise e le mise l'indice sulle labbra. «Non c'è bisogno. Troveremo un'altra soluzione. Io ho già in mente un'altra soluzione.»
    Bonnie tentò di ribattere, ma il dito di Damon pigiato sulle sue labbra glielo impedì.
    Quando finalmente lo tolse, poté parlare.
    «Vorrà dire che posticiperemo questa discussione, ma sappi che adesso è giunta l'ora del dolce.»
    Damon la guardò, interdetto. E lo fu ancora di più quando Bonnie gli porse la sua mano, grondante di sangue. 

    Sgranò gli occhi, sorpreso. «Natale è già passato da un bel po'» disse.
    Bonnie ridacchiò. «Zitto e mangia, prima che cambi idea.»
    Non se lo fece ripetere due volte e si gustò quel delizioso nettare di vita.
    Il suo dolce preferito.
    Solo quando terminò di nutrirsi di lei e di sentirsi ancora invincibile, mentre lo sguardo della sua strega lo spogliava con gli occhi, li vide. E Bonnie fece lo stesso.

    C'erano Stefan ed Elena, dentro una gabbia che si volatilizzò non appena Elena li vide e urlò verso di loro.
    «Stefan è ferito!»
    Sia a Damon che a Bonnie si gelò il sangue nelle vene.

     


    Preoccupati e terrorizzati, accorsero in loro soccorso, aiutando Elena a reggerlo in piedi e spalancando la porta del pensionato. Corsero poi in salotto dove lo adagiarono sul divano.
    Teophilia era sulla poltrona e, non appena li vide, restò allibita. 

    «Che è successo?» esclamò, mettendosi le mani in viso.
    «Si è svegliato almeno una volta?» chiese Damon, preoccupato.
    «Sì. Poco fa. E mi ha anche chiamata per nome.» esclamò Elena.
    «Gli ho dato un po' del mio sangue.»
    Bonnie guardava Stefan, sentendosi invadere dal senso di colpa. Era tutta colpa sua se era in quello stato.
    «Adesso è il mio turno.» esclamò.
    Elena annuì. «Prima gli do ancora un po' del mio sangue»
    «Vai a prendere l'ossidiana nel baule.» disse poi Bonnie a Damon.
    Elena diede ancora un po' del suo sangue a Stefan. Stava  per perdere i sensi quando Bonnie la prese per la vita e la condusse a sedersi sulla poltrona.
    «Ora è il mio turno, Lena. Non ti preoccupare, ce la farà.»
    Non sapeva se lo stesse dicendo più alla sua migliore amica che a se stessa. 
    Ma cercò di crederci ed Elena, guardandola negli occhi, fece lo stesso.
    Bonnie porse la mano a Stefan e lasciò che si nutrisse di lei, come poco prima aveva fatto Damon.
    Stefan continuò a nutrirsi del suo sangue, finché non riaprì completamente gli occhi.
    Elena gli si avvicinò. Bonnie chiamò Damon. Teophilia sorrise, sollevata.
    Tutti si radunarono intorno a lui e gli sorrisero, felici.
    «Grazie a tutti.» disse lui, asciugandosi il sangue che gli restava sul viso.
    Elena lo prese per mano, stringendogliela forte.
    Damon gli lanciò la pietra addosso e non poté trattenersi dal sorridere quando Stefan la prese al volo e lo guardò, sorridendogli.
    «Damon!» lo ammonì Bonnie.
    «Almeno ha i riflessi pronti. Significa che è guarito.»
    Dentro di sé era così felice che il fratello si fosse risvegliato. Non avrebbe potuto sopportare di perderlo.
    Non quando era suo fratello. Il fratello che aveva sempre amato/odiato a tal punto da tramutare l'odio in amore, ogni volta. «Passati la pietra sulla ferita che ti resta.» gli disse, indicando quella sul cuore.

    «Ti aiuterà a guarire più in fretta.»
    Stefan si passò la pietra dello stesso colore degli occhi del fratello sul taglio, ancora aperto e, lentamente, anche quella ferita si andò a rimarginare, lasciando solo una cicatrice.
    Gli occhi di Stefan erano tornati a brillare di quel verde splendente che lasciava tutti senza parole, soprattutto Elena.
    Era tornato a splendere.
    Ed ora brillava ancora, come sempre, una luce nell'oscurità.

     

    Chi ha luce in viso, diventerà una stella.

    [William Blake]


     

     


    A/N

    Ahimè (per voi) capitolo Stelena-centrico ;)
    Diciamo che vi avevo già avvisati le volte precedenti che avrei dedicato un po' di spazio in più allo Stelena, ma adesso vi posso assicurare che, almeno per un po', il Bamon tornerà a essere il protagonista indiscusso!
    Detto questo, avete visto (o meglio, letto) quanto è cresciuta Elena?
    E' arrivata a salvare il suo Stefan, mostrando coraggio e, soprattutto amore.
    Ci tengo così tanto al benessere del bel vampiro e credo che si meriti un'Elena così.
    Un'Elena maturata e cresciuta, molto simile a quella della serie.
    O meglio, delle prime serie visto che nella quarta era la brutta copia di Katherine O.o
    Al prossimo capitolo..
    vi anticipo che la situazione si complicherà ancora di più!
    Ma non temete, eviterò di fare delle Pleccate (neologismo dettato dal nome della "talentuosissima" (ahahahah) Julie Plec)

    Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo: Annaterra, Violaserena e Giulia <3
    Le vostre recensioni sono state molto importanti ragazze perché mi hanno spronata a continuare la storia, senza più ripensamenti.

    Continuerò, anche se resteranno solo due/tre persone a leggere la storia! :p

     


    Un bacio ;*
    Gloria

     

     

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    Capitolo 24
    *** Mezzanotte di luci e ombre ***


    24. Mezzanotte di luci e ombre
     



    Il senso di colpa è un fenomeno assurdo : non sono mai i colpevoli a soffrirne.

    Spesso sono le vittime a farsene carico, solo perché occorre che qualcuno se ne faccia carico.
    [Amélie Nothomb]

     

     

     

    Quella notte, Bonnie non riuscì a dormire e, anche se le forti braccia di Damon avvolsero il suo esile corpo, non riuscì a trovare calore nell'oscurità, luce nel gelo. Era tutta colpa sua. Solo sua.
    Mentre i sensi di colpa la inondavano di pensieri cupi e tristi, i suoi occhi restavano sbarrati. Continuava a rigirarsi nel letto, con l'inutile speranza che, se avesse trovato la giusta posizione, sarebbe riuscita a dormire.
    Stava ancora annegando in quell'oceano di sensi di colpa quando la voce calda di Damon affiorò dall'acqua, dal cielo, come un gradevole soffio di vento rigenerante.
    «Perché non riesci a dormire, piccola?» le chiese, stringendola forte.
    «Non é niente.»
    «Se fosse "niente", riusciresti a dormire.»
    «É solo che non posso permettere che un altro di voi si ferisca. Stefan ha quasi rischiato di morire.»
    «Ma non é morto.»
    «E se lo fosse?»
    «Mio fratello é forte.»
    «Lo so, Damon. Ma se, per colpa mia, fosse stato assassinato?»
    «Ehi, ehi, ehi» le disse il moro, girandosi in modo da poterla guardare negli occhi.
    «Non è stata colpa tua, ascoltami bene. Tutto questo non é successo perché tu l'hai voluto.»
    «Non so cosa fare, Damon. Non so davvero cosa fare. Non voglio farvi soffrire ancora, non potrei sopportarlo.»
    Il vampiro le accarezzò dolcemente le guance.
    «Ascoltami, sei una persona così altruista e non ti devi assolutamente sentire in colpa per qualcosa di cui non sei la causa. Se quelli sono dei coglioni perversi non é colpa tua, é solo colpa di loro madre.»
    Bonnie non poté reprimere la risata che le aveva suscitato. Ma, non appena si voltò, non poté neanche reprimere quella lacrima silenziosa che le scese dagli occhi, riflettendo i sensi di colpa della sua anima.

     

    «Non é morto!» urlò Adherick, furioso. «Non é morto!»
    Avevano appena scoperto che Stefan era ancora vivo e la loro rabbia/delusione/ira aumentava a ogni respiro. «O noi li stiamo sottovalutando o loro sono molto più astuti di quanto pensassimo.» disse il fratello.
    «Di sicuro sono forti, ma anche i forti hanno i loro punti deboli.»
    «Noi abbiamo già trovato quello della strega. É la compassione.»
    «Sono sempre più convinto che sarà lei ad arrivare da noi, ma non so se colpire ancora una delle persone che ama per velocizzare il suo sacrificio.»
    «Secondo me conviene aspettare. Arriverà da noi, me lo sento. E, quando lo farà, sapremo come accoglierla.»

    Entrambi sorrisero.

     

     

    Quel giorno, poco dopo pranzo, Bonnie andò nella camera di Stefan per chiedergli scusa.

    Non appena le sue labbra si schiusero e quel fiume di parole uscì dalla sua bocca, Stefan pose le mani sulle sue spalle, sostenendola.
    «Non é colpa tua, Bonnie. Non hai nulla di cui scusarti.»
    «Stefan, ma io..» continuò lei.
    «Non c'é niente, davvero. Ho già dimenticato quello che é successo. E, in ogni caso, se c'é qualcuno da colpevolizzare non sei tu. Sono quei coglioni perversi.»

    Bonnie gli sorrise. «É la stessa cosa che ha detto Damon.»

    Stefan la guardò, sorridendo. «Se una volta io e mio fratello abbiamo la stessa opinione, é più che certo che si tratti di quella giusta.»
    La giovane guardò a lungo quegli occhi verdi.
    Erano così limpidi. Potevano solo dirle la verità. E la verità era che entrambi avevano ragione.

     

     

    Le donne sono le peggiori nemiche di sé stesse.

    E i sensi di colpa sono il principale strumento della tortura che si autoinfliggono.

    [Erica Jong]

     

     

    Sapere che i fratelli Salvatore avevano ragione non l'aiutava comunque a reprimere completamente i suoi sensi di colpa. Quelli restavano e le velavano gli occhi, impedendogli di vedere la verità.
    Damon riusciva a vedere, a sentire che Bonnie era diversa e non sapeva che cosa fare per lei.
    Voleva solo che stesse bene, ma sapeva che finché la questione "cacciatori" non fosse stata risolta, sarebbe stato impossibile. Doveva solo trovare un modo, almeno per farla tornare a sorridere.

    E, per quanto fosse abile in qualunque cosa, decise di chiedere consiglio a suo fratello, prima di agire (= fare qualche cavolata).

     

    «É permesso?» chiese, bussando alla porta di suo fratello.

    Stefan si voltò dalla sua parte. 

    «Se mi chiedi il permesso di entrare, i casi sono due: o sei diventato tutt'a un tratto gentile oppure hai bisogno di un favore.»

    Damon gli rivolse il suo sorriso sghembo più ampio. «La tua perspicacia é illuminante, Stef! Comunque ho bisogno di un favore..»
    «Avanti, sono tutto orecchie»
    «Non so cosa fare per far star meglio Bonnie. Vorrei poterla aiutare, ma voglio fare la cosa giusta e tu sai che non é esattamente il mio forte fare quello che é più giusto.»

    Stefan gli si avvicinò e, guardandolo dritto in quei cieli notturni che erano i suoi occhi, gli mise la mano sul cuore.
    «É tutto qui dentro, Damon. É più semplice di quanto sembri. Devi farla sentire amata.»
    Damon gli sorrise di cuore. Come previsto, era riuscito a trovare la risposta grazie a lui.

     

     

    Date ascolto al consiglio di chi molto sa; ma soprattutto date ascolto al consiglio di chi molto vi ama.

    [Arturo Graf]

     

     

    Mentre Bonnie aveva trascorso la giornata in cucina con la signora Flowers ed Elena a preparare dolci e pozioni varie, Damon era andato nella città più vicina dotata di un luna park e aveva soggiogato coloro che ci lavoravano a lasciar passare solo lui e Bonnie quella sera stessa.

    Tanto per non essere disturbati, proprio sul più bello. E poi, data la sfiga che si erano ritrovati ultimamente, era sempre meglio stare soli piuttosto che rischiare di avere compagnie sgradite.


     


     

    Bonnie era in camera con Damon quando vide il Damon umano scendere dalla sua auto.
    «É arrivato il tuo omonimo.» gli disse, accarezzandogli il pelo sotto al collo.
    Erano entrambi seduti sul divano di fronte alla finestra. Damon continuava a fare le fusa con gli occhi socchiusi.
    «Sai, a volte vorrei proprio essere come te. Senza pensieri che non siano mangiare, dormire ed essere coccolati. Senza doversi preoccupare delle proprie azioni, senza doversi caricare il peso delle responsabilità e dei sensi di colpa. Ecco, vorrei essere un gatto.» Damon sembrò quasi sorriderle, stendendo la linea della sua bocca proprio quando il suo omonimo aprì la porta.
    «Se vuoi essere una gattina, Andromaca, allora io sarò il tuo bel gattone.»
    Bonnie arrossì al pensiero che Damon avesse sentito il suo monologo.
    «Hai sentito tutto?» gli chiese.
    «Se ti riferisci all'interessante dialogo univoco tra te, ancora te e un gatto sempre addormentato, direi proprio di sí.» disse, avvicinandosi sia a lei che al gatto. Damon miagolò. «Fai spazio al vero uomo,  Damon.»
    Il gatto si spostò, malvolentieri, lanciando uno sguardo truce al moro.
    Bonnie, intanto, continuava a guardare il vampiro che le sedeva accanto. Senza smettere di arrossire ogni volta che il suo sguardo incrociava il suo.
    «Sai, questi sguardi saranno anche carichi di tensione sessuale, ma forse dovrebbero tramutarsi in qualcosa di piú concreto. Come un bel fuoco di passione.» La rossa gli sorrise e avvicinò il suo viso a forma di cuore a quello del vampiro.
    «Intendi cosí?» gli sussurrò, pericolosamente vicina alla sua bocca.
    Damon vide il riflesso di scoppiettanti fiamme rosse e gialle nei suoi occhi e, voltandosi, vide il fuoco del camino vivo e brillante.
    «Intendevo qualcos altro, qualcosa di piú.. Fisico.» le disse, mettendola sulle sue gambe con un fluido gesto.
    Gli occhi castani erano fissi in quelli neri. «Qualcosa di più eccitante.» le sussurrò alle orecchie.
    Prima che Bonnie potesse lottare contro la sua ferrea presa, si ritrovò fuori dalla camera, sul balcone e poi sul vialetto.
    Non si era accorta di aver stretto le braccia attorno al collo di Damon mentre lo continuava a guardare.
    «Dove vuoi portarmi?» gli chiese.
    «É una sorpresa per sollevarti il morale.»
    Bonnie lo guardò, incuriosita e lasciò che la portasse dovunque volesse. Perché si fidava di Damon.
    E ogni posto, con lui al suo fianco, sarebbe stato sicuro.

     

     

    E' bene riflettere sulle cose che possono farci felici:

    infatti se siamo felici abbiamo tutto ciò che occorre;

    se non lo siamo facciamo di tutto per esserlo.
     [Epicuro]


     

    «Ma é bellissimo!» esclamò la giovane, raggiante di gioia.
    Erano arrivati al luna park ed erano davanti alla ruota panoramica illuminata di luci colorate che cambiavano tonalità ogni volta. C'erano solo loro e non si udiva nulla, a parte la dolce musica di sottofondo che era ancora accesa.
    In quel momento si sentiva "All this time" dei OneRepublic, una canzone che Bonnie adorava. 

    «Saliamo?» le chiese Damon, prendendola per mano.
    La piccola mano strinse con forza quella più grande e sempre occhi negli occhi, si ritrovò in alto, seduta proprio in cima alla ruota panoramica mentre il resto del mondo sbiadiva intorno a loro. Bonnie prese il viso di Damon tra le mani e lo baciò con dolcezza e amore, lasciando che fosse lui a metterci quella passione, quell'ardore che sempre lo contraddistinguevano.
    «Così era questo il fuoco che intendevi prima.» disse a corto di fiato e parole.
    «Io sono il fuoco, Bonnie. Il tuo fuoco. E voglio che tu sappia che ti amo e ti proteggerò, sempre.»
    «Lo so, Damon. Ti amo.»
    Quella fiamma brillante che gli stava vicino lo guardò con sicurezza e amore, porgendogli il palmo della sua mano, da cui avrebbe preso la sua dose di sangue quotidiano.
    Era lui a volerle far capire quanto l'amasse, invece si ritrovava con Bonnie a guardarlo così, a donargli il suo sangue, restituendogli tutto l'amore che le aveva dato, anzi donandogliene anche di più. 

    E le sorrise. Perché ormai quell'amore così generoso, il suo amore non smetteva di stupirlo.
    Se Bonnie si sentiva protetta tra le sue braccia, col viso adagiato sul suo petto; lui si sentiva sempre amato in quegli sguardi e, ogni volta, capiva di non essere mai stato solo perché quegli occhi avevano sempre vegliato su di lui.

    Le stelle parevano danzare intorno a loro, cullate dai loro respiri e dal battito del loro cuore, era un'immagine di felicità, nonostante la paura; di luce, nonostante le ombre e quelle stelle che brillavano lì per loro confermavano quanto fosse meraviglioso e sicuro il luogo che li sovrastava, il cielo.

     

    La suprema felicità della vita è essere amati per quello che si è o,

    meglio, essere amati a dispetto di quello che si è.
    [Victor Hugo]

     

     

    Quando tornarono al pensionato, si rifugiarono subito sotto le coperte per fare una lunga dormita.
    Si addormentarono non appena i loro visi toccarono il cuscino di seta nera. O meglio, Damon si addormentò.
    Bonnie chiuse gli occhi e stava per addormentarsi sul serio quando delle voci penetrarono nel silenzio della notte, inquinandolo di paura e terrore.
    «Vieni da noi, Strega.»
    «Vieni qui se vuoi avere delle risposte.»
    Spaventata, aprì gli occhi di scatto.
    Sapeva che erano loro e sapeva anche dov'erano. Ormai non si stupiva più del suo istinto, ogni cosa che percepiva era vera.
    O almeno, questo era ciò che sentiva. E, sentendo la voce dei cacciatori parlarle, aveva capito proprio dove fossero in quel momento.
    Possibile che fosse riuscita a instaurare il legame da una semplice voce?
    Forse, anche quando aveva sentito quella voce dirle che "erano tre", si era trattata di una forma avanzata di legame?
    Archiviò queste domande nella sua mente e si alzò dal letto.
    Mise le pantofole ed uscì sul balcone, evitando di fare rumore.

    Non aveva paura di loro, aveva paura di quello che avrebbero potuto fare alle persone che amava.

    Per questo, non esitò un attimo prima di uscire.

    Era come un eroe greco che, impavido, corre dal suo nemico e il cui unico pensiero nonché scopo è quello di proteggere chi ama, nonostante le conseguenze.
    I cacciatori erano proprio sul vialetto tra le rose nere e i tulipani rossi.

    La stavano guardando.
    «Buonasera, strega.»
    «Che cosa volete?»
    «Vogliamo solo darti delle risposte e un ultimatum.»
    «Perché mi dovrei fidare di voi?»
    «Perché ci interessano solo i tuoi poteri e dei tuoi cari possiamo farne a meno dato che non sono il nostro scopo principale. Vogliamo solo fare un accordo che possa giovare a entrambi.»
    Bonnie non riusciva a scorgere i loro visi che si confondevano nel buio.
    Non poteva leggere le loro espressioni per sapere se stessero dicendo il vero o il falso, quello che sapeva era che li avrebbe ascoltati, in ogni caso.

     

     

    Quando la conversazione con loro terminò, Bonnie aveva già preso la sua decisione.

    Era passata la mezzanotte e, prima che i cacciatori le voltassero le spalle, le parve di vedere i loro tatuaggi sui polsi brillare ancora più luminosi, quasi gioiosi per la vittoria che presto avrebbero ottenuto.

     

     

     

    Come arrivano lontano i raggi di una piccola candela,

    così splende una buona azione in un mondo malvagio.
     [William Shakespeare]

     

     

     

     

    A/N

     

    Buonasera :*

    Eccomi qua con questo 24° capitolo. Si tratta di un 'noioso' capitolo di passaggio, ma era necessario per ciò che accadrà dopo. Spero che sia di vostro gradimento, ma se siete arrivati fin qui significa che già l'avete letto tutto, quindi non ho nulla da spiegarvi.

    Naturalmente, ogni dubbio o domanda è lecito, perciò potete contare su di me!

    Quindi, non esitate a contattarmi per qualunque motivo (e a recensire, visto che amo sapere la vostra opinione ;).

    Se avete qualche scena Bamon in particolare che vorreste vedere realizzarsi, posso ascoltare le vostre proposte per metterle poi per iscritto (come OS a parte o come episodio di questa long).

    Grazie a tutti per l'attenzione e il sostegno!

     

    In particolare, ringrazio Annaterra, Violaserena e Giulia per aver recensito lo scorso capitolo <3

    E, giusto per farmi un po' di pubblicità, vi ricordo le ultime OS che ho scritto:
    1. Solo (su Stefan)
    2. Gioia (su Damon)
    3. La Notte (su Bonnie)

    e la minilong di 3 capitoli su Silas e company "Better than revenge"!

    Okay, dopo essermi autopubblicizzata (?) per bene, posso salutarvi e augurarvi una buona serata :3

     

    Un abbraccio ;*

    Gloria

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    Capitolo 25
    *** La dipartita del pettirosso ***


    25. La dipartita del pettirosso

     


     

    Qualcuno ti ha tolto il respiro, qualcuno ti ha toccato il cuore.

    [Alda Merini]

     

     

     

    Quando Damon si svegliò il mattino successivo, Bonnie non era al suo fianco.

    Si alzò dal letto, dicendo il suo nome, urlandolo. Temendo quasi di non trovarla più con lui. Temendo che si fosse volatilizzata, diventando invisibile ai suoi occhi e muta alle sue orecchie. Scese le scale correndo fino a raggiungere la cantina e, solo lì, si tranquillizzò. Perché, oltre a quel dannato fumo da incantesimi che gli assopiva i sensi e a quell'odore aromatico di pozioni, c'era Bonnie.

    Lei e la signora Flowers si stavano esercitando in chissà quali incantesimi. Damon, incurante della presenza dell'anziana strega, corse incontro alla sua donna e la strinse forte a sé.

    «Bonnie! Mi hai fatto spaventare.» sussurrò, con il viso tra i suoi boccoli rossi che profumavano di lamponi e vaniglia.

    Lei ricambiò l'abbraccio con dolcezza e ardore.
    «Non ho intenzione di andarmene senza di te.» gli rispose, chiudendo gli occhi quasi a voler cancellare, dimenticare, seppellire quella bugia che aveva appena pronunciato. Damon, sollevato nell'aver sentito quelle parole, lasciò che la sua fidanzata potesse continuare a esercitarsi.
    «Damon!» lo richiamò lei. «Mettiti qualcosa addosso.» gli sorrise, fissandolo dalla testa ai piedi.
    Solo allora, il moro si accorse di essere nudo, a eccezione dei boxer striminziti che indossava.

    Teophilia scoppiò a ridere mentre continuava a tagliare le radici di mandragola.

     

     

    Per quanto difficile possa essere la vita, c'è sempre qualcosa che è possibile fare.

    Guardate le stelle invece dei vostri piedi.

    [Stephen Hawking]

     

     

     

    «Hai solo 9 giorni, 9 giorni per decidere. 9 giorni per scegliere chi si dovrà sacrificare.»

    Quelle parole continuavano a risuonare nella testa di Bonnie, oscurandola con la loro aurea di pericolo.

    Sapeva cosa avrebbe fatto, una parte di lei l'aveva saputo sin dall'inizio di quella folle e perversa faccenda dei "cacciatori". Volevano ucciderla e, questo, lo sapevano anche i muri del pensionato. Quello che non potevano sapere era che i cacciatori acquisivano sempre più poteri uccidendo le streghe perché erano i primi a usufruire di quel potere. Uccidendole, liberavano il loro potere dal corpo e lo facevano migrare nel primo corpo a contatto col loro, vale a dire proprio quello dei cacciatori. Ciò che disprezzavano tanto nelle streghe era quello a cui in realtà ambivano. Quello che avrebbero sempre voluto avere. Il potere.

     

     

    Ogni singolo giorno di quei nove che avrebbero preceduto la sua scelta definitiva fu scandito dall'eco di queste parole e dalla continua, incessante esercitazione di Bonnie, guidata dalla sua mentore. Fecero pozioni su pozioni, sperimentarono nuovi avanzatissimi incantesimi e lessero importanti formule su libri di magia oscura e difensiva di ogni genere. Libri che erano appartenuti a generazioni di streghe diverse e che, oltre a trovarsi, nel baule della sua camera, era custoditi nei luoghi più segreti e sicuri della casa.

    «Ricordati che in un momento di grande bisogno o pericolo, ogni strega può sempre trovare una riserva di energia e potere nella natura che la circonda.» disse Teophilia con la sua voce calda e rassicurante.

    «E se questa strega fosse ferita, funzionerebbe lo stesso?».

    La sua mentore le prese le mani tra le sue.

    «É proprio in questi momenti che i poteri di una strega sono al massimo della loro forza.»

    Bonnie sgranò gli occhi, sorpresa da quella rivelazione. Sapeva che i poteri funzionavano un po' con lo stesso meccanismo della paura nei comuni mortali. Ogni volta che ci fosse stato un qualunque pericolo, come la paura fungeva da meccanismo di autodifesa, spingendo gli uomini ad agire, rendendoli più forti; così il potere diventava più forte e costituiva una grande difesa.

    Bonnie le sorrise di cuore. «Grazie, Teo. Mi sei di grande aiuto.»

    Teophilia le sorrise e poi guardò un attimo il ciondolo di calcedonio della collana di Bonnie.

    «Puoi canalizzare l'energia che ti circonda nel calcedonio. Ti renderà più forte.»

    «E quando lo dovrei fare?»

    «Quando ce ne sarà bisogno.»

    In quel momento, Bonnie capì che Teophilia aveva il diritto di sapere.

    Lei non l'avrebbe giudicata, l'avrebbe capita ed era proprio di questo che aveva bisogno.

    Qualcuno che comprendesse la sua decisione.

     

    Non lasciarti sgomentare dagli addii.

    Un addio è necessario prima che ci si possa ritrovare.

    [Richard Bach]

     

     

    Ormai mancavano solo due giorni al verdetto finale e l'agitazione iniziava a farsi sentire attraverso quella nuova consapevolezza di forza e potere. Combattere da sola non sarebbe stato facile, ma era la unica soluzione.

    La migliore. Quella che non avrebbe ferito gli altri, almeno fisicamente.

    Sarebbe stato difficile lasciarsi alle spalle tutto e tutti, ma non poteva fare diversamente. 

    Quel giorno, telefonò ai suoi genitori e a sua sorella, rassicurandoli di stare bene e dicendogli che presto sarebbe andata a trovarli. Quando riattaccò si sentì un vuoto al petto.

    Perché sapeva che quella era l'ultima volta in cui li avrebbe sentiti e già le mancava la voce di sua madre.

    Proprio in quel momento, Damon le avvolse il busto con le sue braccia forti e muscolose, baciandole le spalle. «Stanno bene?» le chiese.

    «Si, meno male che c'è il telefono altrimenti non li vedrei mai.»

    «Possiamo andare a trovarli quando ci liberiamo di questi coglioni. Dovrai pur presentargli il tuo ragazzo.»

    Bonnie ridacchiò tra le lacrime di commozione e dispiacere.

    Commozione per averli sentiti forse per l'ultima volta e dispiacere per dover mentire all'uomo che amava.

    «Da quando si sono trasferiti, desidero tanto andarli a trovare, ma non trovo mai il momento giusto.»

    «Beh, lo troveremo, Andromaca.»

    «Non sarà facile per papà accettare che, dopo aver avuto una storia con un lupo, mi sia messa con un vampiro.»

    Damon scoppiò a ridere.

    «Potrà solo essere contento del salto di qualità che hai fatto.»

     

     

    Una bella fotografia racconta una storia, rivela un luogo, un evento, uno stato d'animo,

    è più potente di pagine e pagine scritte.

     [Isabel Allende]

     

     

    Il giorno seguente, l'ultimo, passò il tempo insieme a Elena, Stefan e Damon.

    Si sedettero tutti e quattro sul divano e la signora Flowers scattò una foto di gruppo su ordine di Bonnie.

    Sarebbe stata l'unica cosa che si sarebbe portata assieme ad altre due foto. Quella che, tempo prima Teophilia aveva scattato a lei e Damon sull'albero e un'altra che Damon aveva scattato il mattino dopo la notte in cui avevano fatto l'amore per la prima volta.

    Damon aveva fermato per sempre quel momento in una fotografia in cui lei, ancora addormentata riceveva un bacio sulla guancia dal bel moro con il suo fisico scolpito in bella vista mentre lei aveva il viso appoggiato sul suo petto e il lenzuolo a coprirle il resto del corpo.

    Dopo cena, diede la buonanotte a tutti e li abbracciò forte, quasi come se volesse legarli a sé e solo un contatto così stretto l'avrebbe potuto permettere. Elena ricambiò con quel sentimento profondo di amicizia l'abbracciò della sua migliore amica e così fecero anche gli altri, ignari della sua decisione.

    Stefan la guardò con quei suoi brillanti occhi verdi e solo allora Bonnie capì quanto le sarebbe mancato.

    Ma fu, guardando gli occhi scuri di Damon, prima di andare a dormire, che il suo cuore lacrimò più dolorosamente.

    Perché non voleva lasciarlo, ma doveva. Perché non stare più insieme a lui, avrebbe significato perdere una parte di se stessa e, pur essendo così, non avrebbe dovuto esitare.

    Lo baciò a lungo, lo baciò dolcemente e con passione, lasciando che le sue braccia la stringessero forte e che le sue gambe si avvolgessero attorno alla sua vita.

    Lasciò che la spogliasse, svestendola dai suoi peccati, rendendola pura e immacolata.

    Lasciò che la sua lingua infuocata le facesse bruciasse la pelle e le viscere a ogni contatto.

    Lasciò che la sua bocca divorasse ogni lembo della sua pelle e non protestò quando le sue unghie si aggrapparono alle spalle, lasciandole quei segni indelebili.

    Non protestò neanche quando le sue dita le solleticarono i seni turgidi e si ritrovò ad ansimare non appena la sua bocca li assaggiò per renderli sue vittime consenzienti.

    Si limitò a stringerlo forte a sé e, renderlo suo a ogni respiro, a ogni gemito.

    E, quando i suoi canini le morsero il collo, non appena penetrò in lei, non poté trattenere il piacere che la stava divorando dal momento in cui i suoi occhi di fuoco l'avevano spogliata con quell'espressione dolce e passionale. Urlò il suo nome e, in quel vortice d'amore, si aggrappò più stretta alla sua schiena, sentendo il suo muscoloso petto contro il suo, alzarsi ed abbassarsi al ritmo dei suoi respiri.

    Lasciò che assaggiasse il suo sangue e leccasse quella goccia che le era caduta dalla ferita, percorrendone tutta la scia, dal collo, al seno, fino al ventre.

    Poi sentì le sue labbra baciarla dove più lo desiderava e si lasciò andare al piacere di un altro amplesso.

     

     

    La baciò su una guancia, il più vicino possibile alle labbra,

    col desiderio appassionato di rimanerle eternamente accanto

    per proteggerla dalle ombre.

    [Isabel Allende]

     

     

    Quella notte, la nona notte, era riuscita a dormire per uno strano gioco del destino. Perverso quasi quanto i cacciatori. Aveva fatto l'amore con il suo Ettore per tutta la notte e poi, era crollata sul suo petto addormentandosi all'istante. Erano ancora nudi. Pregò silenziosamente che non si svegliasse e, alle prime luci dell'alba, si vestì e se ne andò. Prima di andarsene, baciò la fronte di Damon, accarezzò il suo omonimo sotto al collo e mise la busta con la lettera destinata a Damon nel posto che le aveva indicato Teophilia.

    Andò in bagno e lasciò la collana col cuore di ematite per Damon, sul lavandino. 

     

    Il sole non era ancora completamente sorto quando si ritrovò fuori dal pensionato a guardare le finestre, pensando con dolore a quello che custodivano al loro interno, a chi custodivano al loro interno.

    Lanciò un ultimo sguardo alla finestra della sua camera, della loro camera.

    Al balcone, alla quercia, all'altalena, al giardino e, solo quando ebbe memorizzato ogni singolo dettaglio, se ne andò.

    Aveva con sé solo ricordi di quello che non ci sarebbe più stato e una borsa a tracolla marrone che la signora Flowers le aveva donato il giorno prima e che conteneva, oltre alle foto, la sua chiave di sopravvivenza, o almeno, così pensava.

    Si voltò verso gli alberi e sparì dall'orizzonte.

    L'ultima cosa che i raggi del sole riuscirono a illuminare furono dei capelli, rossi come il fuoco.

    Un pettirosso cinguettò tristemente dalla cima della quercia, forse consapevole di quello che di lì a poco sarebbe accaduto.

     

     

    Riguardo a sacrificio e a spirito di sacrificio le vittime la pensano diversamente dagli spettatori;

    ma da tempo immemorabile non si è mai data loro la possibilità di dirlo.

    [Friedrich Nietzsche]

     

     

    Damon si svegliò poco dopo e, questa volta, non avrebbe trovato Bonnie ad aspettarlo in cantina.



     

     

    A/N

     

    Eccomi, con un po' di ritardo a pubblicare anche questo capitolo. Il venticinqueesimo! (chi l'avrebbe mai detto che sarei riuscita ad arrivare fin qui?)

    Spero che l'abbiate apprezzato e che questo addio non vi sia risultato poco comprensibile.. Purtroppo la nostra streghetta è sempre pronta a sacrificarsi per il bene di chi ama.

    E Damon le è entrato, ormai da tempo, dentro il cuore.

    Ho trovato “giusto” inserire un'altra scena “erotica”, anche se più veloce di quella che ho descritto precedentemente.

    Spero di non essere risultata troppo affrettata e di avervi trasmesso comunque quello che volevo comunicare: l'amore, la dolcezza e la passione tra questi due ;)

    Prometto di pubblicare il prossimo capitolo presto!

    Entro questo weekend e vi avviso già che, nei prossimi giorni, pubblicherò il prologo della mia prossima long, ambientata negli anni '20, che ruota attorno allo Stelena, Bamon & Klaroline (:

    Quindi, restate sintonizzati se vi interessa!

    Ringrazio moltissimo Annaterra, ViolaSerena, Giulia e Lulu_Styles per aver recensito lo scorso capitolo.. Grazie infinite :3

    Come sapete, il vostro parere è sempre graditissimo da parte mia <3

     

    Buonanotte a tutte!

    Un bacione ;*

    Gloria

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    Capitolo 26
    *** Il cuore d'ematite ***


     

     
    26. Il cuore d'ematite
     

     




    Ci sono abissi che l'amore non può superare, nonostante la forza delle sue ali.

    [Honoré de Balzac]
     

     

     

    Era l'alba di un nuovo giorno, quello in cui Bonnie se n'era andata e Damon si era risvegliato, senza di lei.

    «Bonnie, sei pronta per un altro round?» disse Damon, ad alta voce, dirigendosi verso il bagno.

    «Sto arrivando, amore. Non perdere tempo a rivestirti!»

    Aprì la porta, sicuro di trovare Bonnie al suo interno. Ne era assolutamente certo.

    In che altro posto avrebbe dovuto essere?

    Quello che vide in bagno, però, non era la sua strega.

    Era un ciondolo a forma di cuore nero.

    Era un cuore d'ematite.

    Vicino alla collana c'era un biglietto, scritto con la grafia minuta ed elegante della sua ragazza.

    «Per proteggerti.»

    Damon prese la collana tra le mani, perplesso.

    Non capiva perché Bonnie non gli avesse dato quel regalo di persona.

    Insomma, lui odiava le sorprese.

    Quelle di Bonnie erano adorabili e le amava quasi quanto lei, ma lo infastidivano le persone che ti regalano qualcosa senza neanche degnarsi di scrutare la tua espressione quando vedi il regalo.

    E poi, che senso aveva? Lui non indossava cuori!

    Certo quel cuore nero lo attirava particolarmente, ma era fuori discussione che potesse mai indossare una cosa del genere. Non l'avrebbe portato neanche morto!

    Sorrise pensando che in fondo era già morto, almeno due volte.

    Forse avrebbe fatto un'eccezione per la sua streghetta..

    Sorridendo, scese le scale e si recò in cantina dove l'avrebbe sicuramente trovata.

    «Andromaca! Il tuo Ettore sta arrivando..» disse, certo di trovarla.

    Ma Bonnie non c'era.

    Bonnie non sarebbe tornata.

    E, quando vide che non era né in cantina, né in tutto il resto del pensionato, una voragine di sentimenti indefiniti si aprì nel suo petto.

    Perché non poteva essersene andata, non senza di lui.

    Allora perché si sentiva così vuoto, come se una parte di sé gli fosse stata tolta?

     

     

    Ogni amore spezzato provoca una sensazione di perdita prematura,

    come se l'amore fosse eternamente un bel giovane

    a cui erano destinate felici promesse incompiute.

    [Alicia Gimenez Bartlett]

     

     

    «Che cazzo* vuol dire?» chiese infuriato, non appena entrò in cucina.

    Teophilia, Stefan ed Elena lo guardarono interdetti. Stavano facendo colazione e avevano tutti quell'espressione sorridente da ebeti.

    Non si rendevano conto che Bonnie non c'era?

    Non si rendevano conto che i cacciatori erano stati fin troppo tranquilli in quegli ultimi giorni?

    Lo sguardo stupito di tutti si andò a posare su di lui e sulla collana che teneva tra le mani.

    «Adesso qualcuno mi spiega perché Bonnie non c'è e mi ha lasciato questa!»

    Stefan lo guardò, incredulo. «Damon, cosa stai blaterando?»

    «Ah adesso fate i finti tonti, perfetto. Continuate pure a fare colazione beatamente mentre io vado a cercare la mia ragazza e a distruggere quei coglioni di merda!»

    «Damon, cosa stai dicendo? Bonnie starà ancora dormendo, dopo tutta l'esercitazione di questi ultimi giorni, mi sembra normale che sia presa un po' di riposo.»

    Damon scoppiò a ridere, amaramente.

    «Che neurone non vi funziona nel cervello? Bonnie non c'è! E, a meno che non abbia deciso di lasciarci senza una spiegazione, di lasciarmi solo senza neanche dirmi addio, beh significa che i cacciatori l'hanno rapita e io sono stato talmente stupido da non averla protetta!».

    Non prese fiato, disse tutte quelle parole, senza emettere un respiro perché non stava respirando, non quando Bonnie non era al suo fianco.

    E faceva male perché, quando vide le espressioni di terrore dipinte sul volto della sua famiglia, sapeva di aver fallito.

    Bonnie era stata presa ed era solo a causa sua.

     

     

    E' preferibile l'aver amato e aver perduto l'amore, al non aver amato affatto.

    [Lord Tennyson]

     

     

    «Muoviti, Strega!» le disse il Cacciatore chiamato Albriecht, strattonandola lungo il sentiero.

    Bonnie continuava a inciampare.

    I rovi erano dappertutto ed era certa che fosse tutto un piano dei cacciatori.

    Cercare di ferirla in ogni modo possibile per evitare che fosse troppo forte.

    Dovevano indebolirla e, ora che non avevano più strumenti per ferirla nell'anima, potevano solo ferirla fisicamente. "Meglio così" pensò lei. Avrebbe sopportato il dolore fisico molto più volentieri.

     

     

    Era trascorso un giorno dalla scomparsa di Bonnie.

    «Dov'é Bonnie?» chiese Elena a Stefan, dopo avergli dato la sua dose quotidiana di sangue.

    Era così triste e afflitta.

    «Non riesco a capire perché i miei poteri da guardiana non mi consentano di trovarla.» disse, tra le lacrime.

    Stefan le accarezzò il viso. «La troveremo, non é colpa tua. Probabilmente i tuoi poteri sono solo "affaticati" perché sei afflitta.»

    «Come fai a essere così calmo, Stefan?» le chiese lei, stringendolo forte a sé.

    «Non sono calmo. Sono preoccupato perché Bonnie é come una sorella per me, ma sono certo che tornerà. Damon la troverà.»

    «Ne sei certo?»

    «Sono certo che mio fratello non si darà pace finché non l'avrà ritrovata.»

     

     

    Proprio in quel momento, oltre il confine delle cime degli alberi, Damon stava volando sottoforma di corvo.

    Era da un giorno che era in viaggio: aveva perlustrato ogni possibile angolo a Fell's Church.

    Bonnie non era a Fell's Church, era altrove.

    Ma dove? Di sicuro in un luogo nascosto, un luogo protetto dagli umani.

    Un luogo lontano dalla città e vicino a vie di fuga.

    Un luogo che i cacciatori conoscevano alla perfezione.

    Il bosco.

    Ma non l'aveva trovata neanche lì. Avrebbe dovuto cercare meglio.

    Avrebbe dovuto cercare dappertutto.

    E poi, non capiva il motivo per cui, pur essendo nella sua versione volante, gli venisse da piangere.

    I corvi non piangevano, ma gli umani sì.

    Ma lui non piangeva mai, eppure in quel momento non poté trattenere la lacrima silenziosa che gli scese dagli occhi.

    Chiunque l'avesse visto in quel momento, avrebbe visto qualcosa di straordinario: un corvo che piange.



    Amare. È come accettare di farsi scorticare
    sapendo che in qualunque momento
    l'altra persona può andarsene via con la tua pelle.

    [Susan Sontag]

     

     

    Avevano camminato per ore ed ore.

    Ormai non si reggeva più in piedi. Le sue gambe erano piene di lividi e si sentiva così stanca.

    Come se avesse corso per chilometri senza neanche aver bevuto un sorso di acqua.

    Continuava ad aprire la sua borsa per sbirciarci dentro.

    Per vedere Damon, Stefan ed Elena.

    Per vedere la foto con loro e le due con Damon.

    «Che cosa guardi?» le chiese il maggiore dei Cacciatori, quello che non avrebbe ucciso, prendendole la borsa di mano.

    «Foto? Talmente smielata da essere vomitevole!».

    Bonnie lo guardò a testa alta. «Almeno, anche se io non tornerò mai più a casa, avrò qualcuno ad aspettarmi. La stessa cosa non si può dire di te.»

    Albriecht la guardò e sputò ai suoi piedi. «Meglio non essere sentimentali nella vita, altrimenti appena soffri, muori di dolore.»

    "O diventi più forte" pensò lei.

    I cacciatori non avevano visto le pozioni che riempivano la sua borsa. Le aveva rese invisibili.

    Nessuno le avrebbe potute vedere, tranne lei.

    Sorrise, riguardando il volto di Damon darle il bacio sulla guancia in quell'istante fermato per sempre. 

    Si toccò la guancia, e lo sentì ancora.

    Il respiro fresco di Damon, le sue labbra sulla sua pelle.

    Non era lì con lei, ma era sotto la sua pelle.

    Una voce la riscosse dai suoi pensieri. «Siamo arrivati!»

     

     

    Cio' che è più amaro, nel dolore di oggi, è il ricordo della gioia di ieri.

     [Gibran]

     

    All'alba tornò a casa.

    Non si fece vedere da nessuno. Non voleva che gli chiedessero dove fosse Bonnie, non voleva rispondergli che no, non l'aveva trovata e non aveva la benché minima idea di dove si trovasse.

    Avrebbe significato ammettere a se stesso di avere fallito, ancora una volta.

    E avrebbe significato vedere i loro sguardi afflitti scrutarlo con pietà, pronti a vederlo esplodere perché lui era fatto così.

    Si lasciava trascinare dalle emozioni.

    Si lasciava travolgere, si lasciava distruggere.

    Con Bonnie, era sempre stato diverso.

    Lei lo sfidava, lei lo capiva, lei lo accettava.

    E non l'aveva mai guardato come gli altri. L'aveva sempre guardato come se fosse talmente prezioso da meritarsi di essere guardato così.

    Di essere amato così.

    Sorrise, ripensando a quanto fosse bello il suo pettirosso.

    A quanto fossero stati felici, insieme fino a pochi giorni prima.

    E lo fece.

    Prese la collana col cuore d'ematite tra le mani e la indossò.

    Non gli importava più di avere un cuore al collo, non se quel cuore era quello di Bonnie. 

    Perché faceva male da morire stare senza di lei, ma così si sentiva meno solo.

    Bonnie l'avrebbe protetto e lui l'avrebbe salvata.

    Non poté evitare che quella lacrima gli scendesse dal viso, bagnando il cuore d'ematite e rendendolo più luminoso, più vivo che mai.

     

     


    Le lacrime sono lo sciogliersi del ghiaccio dell'anima.

    E a chi piange, tutti gli angeli sono vicini.

    [Hermann Hesse]


     


    *Scusatemi per la parolaccia! Odio doverle usare, ma ho pensato che, in quel momento, Damon la dovesse dire per forza. Perché, diciamocelo, lui non è proprio un campione di cortesia ed educazione, soprattutto se sta soffrendo.

     

     

     

     

    A/N

     

    A meno di una settimana dall'ultimo aggiornamento, sono riuscita a pubblicare anche questo capitolo! * applausi per la vostra pazienza e per la mia puntualità *

    Damon, com'era da immaginarselo, non ha preso bene la dipartita del suo pettirosso, ma possiamo biasimarlo? No, di certo.

    Spero che apprezziate il modo in cui ho trasmesso il suo dolore, mascherato all'inizio dalla sua volontà di mostrarsi forte e indistruttibile. Anche lui, però, di fronte al dolore è più umano di qualsiasi altro uomo e vedrete, anche nel prossimo capitolo, la sua reazione disperata. Questo dolore sarà sicuramente utile per fargli ritrovare la sua streghetta e proteggerla, una volta per tutte, dai cattivi.

    Ringrazio moltissimo (in ordine alfabetico) Annaterra, Giulia, Lulù e Viola per aver recensito lo scorso capitolo!

    Siete dei veri tesori e i vostri pareri sono più importanti di quanto possa riuscire a dirvi a parole ;)

    Grazie! <3

     

    Se invece, aveste voglia di scoprire il prologo della mia nuova long “You have me”, vi consiglio di andare a leggerlo e farmi sapere la vostra opinione. L'ambientazione è nei favolosi anni '20 con un meraviglioso Ripper|Stefan e un Damon (momentaneamente) impegnato *____*

     

    Un abbraccio a tutte ;*

    Gloria 

     

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    Capitolo 27
    *** Impasse ***


    27. Impasse

     



    Quel che si fa per amore, è sempre al di là del bene e del male.

    [Friedrich Nietzsche]

     

    «Siamo arrivati!»

    Erano nel folto della foresta, in una radura circondata da alberi talmente alti e maestosi da impedire di vedere il cielo.
    Di respirare aria fresca e pulita.
    C'era un altare al centro di quella radura. Un altare sacrificale.
    Appena gli occhi castani di Bonnie si posarono su quel luogo, sapeva già cosa sarebbe successo. Lo sentiva.
    C'era una croce greca incisa sul terreno e dal centro di quell'intersezione che rappresentava i quattro elementi naturali (e quindi, la stregoneria) si innalzava l'altare di pietra.
    Un lenzuolo bianco lo ricopriva e c'era un piccolo tronco al suo centro con inciso il simbolo della dinastia degli Argentum. (Due lingue di fuoco che si univano al centro, tramite una croce greca, vedi cap. 22)
    Il tronco da cui sarebbero sorte le fiamme che l'avrebbero uccisa si ergeva forte e  indistruttibile.

    Rabbrividì al solo pensiero, ma cercò di farsi forza. Non era ancora giunto il momento del suo sacrificio.

     

     

    Stefan ed Elena continuavano a cercare di trovare Bonnie, coi loro mezzi.
    L'una coi suoi poteri, l'altro con la sua forza sovrumana.
    Teophilia preparava pozioni che l'avrebbero dovuta rintracciare, cercando incantesimi che potessero fare al caso loro.
    Damon non dormiva. Damon restava sveglio, lontano da tutti e tutto, a cercare la sua donna. 

    Il terzo giorno senza di lei, non si era ancora fatto vedere dagli altri.
    Nei momenti in cui non la cercava, osservava gli abitanti del pensionato, vedendo quello che stavano facendo, studiando le loro mosse. C'era qualcosa di strano.. Teophilia diceva a Stefan di andare in cantina a preparare pozioni, ma non ne faceva neanche una. Restava ferma, immobile. Seduta a guardare un punto fisso davanti a sé, ma non si stava esercitando con incantesimi particolari.
    Semplicemente, stava mentendo. A tutti loro.

     

    Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti.

     [Eraclito]

     

     

    Adherick guardò la strega osservare il tronco con inciso il loro stemma.
    «Non é ancora arrivato il tuo momento. Prima, dovrai passare quello.»
    Bonnie seguì lo sguardo del minore degli Argentum fino a una bara di marmo bianco. Come aveva fatto a non vederla prima? Era a pochi metri dall'altare, ma era nascosta dagli arbusti, da rosmarino, salvia e melissa. Erbe che l'avrebbero protetta e rinforzata, ma questo loro non potevano saperlo e ne fu felice.
    Restava solo da capire che senso avesse per loro mettere le sue ceneri in quella bara.
    «É per toglierti i poteri.» le disse Albriecht, quasi leggendole nella mente.
    «Starai lì dentro per tre giorni o più finché i tuoi poteri non si saranno completamente esauriti, o meglio, prosciugati. E, quando sarai morta, ne potremo usufruire noi.»

    «Che senso ha uccidermi se potete comunque acquisire i miei poteri attraverso quella bara?»
    «É parte del gioco. E poi non potremmo usarli se tu non fossi morta.»
    «Quindi mi uccidete solo per avere quello che tanto detestate in noi streghe?»
    «Non vorrai dirci che pensavi che i cacciatori di streghe non avessero secondi fini nell'uccisione della vostra specie. C'è sempre un fine e, per quanto non sia nobile, é pur sempre lecito per ottenere il potere.»
    «É a questo che si riduce tutto?»
    «É per questo che il mondo va avanti, da sempre. Per il potere.»

    Bonnie lo guardò in quegli occhi così scuri e impenetrabili.
    Aveva sempre pensato che chi odia qualcosa o qualcuno, lo fa solo perché ne é invidioso. Era triste doverne avere la conferma sulla propria pelle.  Era triste sapere che sarebbe stata uccisa per lo stesso motivo per cui era nata.

     

    Una cosa è dimostrare a un uomo che è in errore, un'altra metterlo in possesso della verità.

    [ John Locke]

     

     

    Oltre alla voce di Bonnie, nei pensieri di Damon, risuonavano le sue parole.
    «É tutta colpa mia, Damon. Solo mia.»
    Queste parole si ripetevano, martellanti nella sua testa e, mentre guardava la signora Flowers mentire spudoratamente, facendo il contrario di quello che avrebbe dovuto fare, capì. Lei sapeva qualcosa che gli altri ignoravano. Che lui stesso ingnorava, fino a quel momento.
    Bonnie non voleva essere trovata. Bonnie si era allontanata volontariamente da loro.
    Per proteggerli. Per proteggere lui e, quella verità lo colpì in pieno, facendolo stare ancora peggio.

     

     

    Si suol dire che l'uomo coraggioso non ha paura. È falso.

    Esser coraggioso significa dominare la paura e dove non c'è paura non c'è coraggio.

    [Romano Amerio]

     

     

    «Entra!» le ordinarono quegli energumeni.

    Inspirò l'ultima boccata d'aria fresca ed entrò dentro alla bara. Aveva paura.

    Tanta paura.
    Chiuse gli occhi.
    Non voleva vedere come ultima cosa i loro occhi. Voleva vedere gli occhi di Damon, dentro di sé.

    Voleva che la paura se ne andasse.
    Si concentrò sul colore intenso e profondo dei suoi occhi al punto da vederli tutti intorno a lei, scrutarla, proteggerla, vegliando su di lei.
    Sembrava di averlo accanto. Perché lei aveva saputo guardare oltre a quegli occhi, vedere l'anima autentica di Damon.
    Scoprire chi fosse veramente, fino in fondo a quegli occhi così belli e misteriosi che l'avevano sempre attirata a sé.
    Fu un immagine. Fugace e labile.
    Ma lo vide. Damon, furioso, correre dentro al pensionato. Le vene sotto gli occhi rossi.
    L'aspetto più bestiale che mai. Si concentrò solo sugli occhi, mentre lentamente stava perdendo i sensi.
    Quando chiusero la bara, si sentì subito soffocare. Non c'era aria, non c'era luce.
    Era sola. Ed era claustrofobica. Ed aveva sempre avuto paura di essere rinchiusa in una bara.
    Ora poteva vivere quell'incubo per davvero. Si sentì gelare il sangue nelle vene.
    Mentre i suoi occhi continuavano a restare chiusi, incapaci di voler vedere la realtà. I suoi poteri sarebbero diventati dei cacciatori, ma lei aveva ancora quelle pozioni. Non sarebbero bastate a distruggerli, ma le avrebbero consentito di sorprenderli. Di ucciderne almeno uno. Il minore, quello con lo stemma degli Argentum.
    In quel momento, però, non aveva neanche la forza di prendere le pozioni dalla sua borsetta.
    Non c'era luce e, anche se l'avesse potuta evocare, non se la sentiva di sprecare i suoi poteri in quel modo.
    Doveva sopravvivere. Quello era il suo scopo, almeno per ora.
    Non sarebbe morta lì dentro, l'avrebbero bruciata viva. Forse la prospettiva di morire lì dentro era ancora la migliore... Ma le voci che riusciva a sentire le fecero capire che non sarebbe successo.
    «E se morisse qui dentro?»
    «Non può, Adherick. Il fuoco deve purificarla, bruciandola viva, consentendo ai suoi poteri assopiti di migrare dentro di noi.»
    In quel momento Bonnie seppe che forse, non sarebbe riuscita a sopravvivere.
    Perché anche il limite delle sue sofferenze fisiche presto, si sarebbe avvicinato.

     

    Ci vuole più coraggio per soffrire che per agire.
    [Sören Kierkegaard]

     

     

    Come una furia, Damon entrò in cantina, distruggendo la finestra. Pezzi di vetro riempirono il pavimento di schegge. Teophilia alzò gli occhi verso di lui, stupita. Damon non le parlò. Gli avrebbe mentito. Doveva usare i metodi forti. Per il bene di Bonnie.

    Prese l'anziana strega con forza, sollevandola da terra e spingendola contro al muro nella sua morsa d'acciaio. Le strinse le mani attorno al collo, forti e decise.

    Stava perdendo il controllo.

    Ma la vecchia non poteva biasimarlo. Aveva trascorso tre giorni come un relitto, senza sapere dove fosse la sua Bonnie quando lei, per tutto quel tempo, aveva saputo la risposta, ma aveva mentito a tutti.  Strinse con forza le mani intorno al suo collo.
    «Dammi una sola ragione per non spezzarti il collo, Teophilia.» le urlò addosso.
    «Dimmi che cosa sai, subito! Dimmi dov'é Bonnie!».

    Le sue urla selvagge richiamarono Stefan ed Elena dai piani superiori. Stefan corse verso di lui e lo trattenne per le spalle, impedendogli di colpire ancora Teophilia.
    «Che cosa stai facendo, Damon? Qualcosa di cui ti pentiresti per il resto dell'eternità?»

    «No, Stefan!» gli urlò lui di rimando, furioso e disperato.

    «Qualcosa che é necessario che faccia per salvare l'amore della mia esistenza, non importa con quanti sensi di colpa e rimpianti debba vivere.»

    «Beh, la vittima del tuo dolore e della tua disperazione non sarà lei.» gli disse lui, determinato.

    «Lei sa, Stefan! Lei ci ha mentito per tutto questo tempo!»

    Stefan lo guardò, incredulo. «Stai perdendo il senno..»

    In quel momento, Teophilia prese la parola.

    Le sue mani si stavano ancora massaggiando il punto in cui Damon l'aveva colpita.
     «No, Stefan. Damon ha ragione. Io so.»

    Tutti la guardarono con gli occhi sgranati, sorpresi da quella rivelazione.

    Tutti, tranne Damon.

     

    L'amore non ha mezzi termini; o perde, o salva.

    [Victor Hugo]

     

     

     

    A/N
     

    Eccomi qua, ancora in anticipo, col capitolo 27!

    Come sempre, non posso non ringraziare le 'fantastiche 4' che continuano a recensire e a spendere parole sempre dolci e gentili nei miei confronti: Annaterra, Giulia, Lulù e Violaserena ^______^

    Significa davvero tanto per me il vostro sostegno.

    Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e spero che anche gli altri lettori silenziosi l'abbiano apprezzato.

    Damon finalmente ha scoperto la verità. E Teophilia, beh, ha mentito a tutti per un po' di tempo, ma se l'ha fatto, ci sarà pur un motivo, no?

    Per quanto riguarda la visione di Bonnie, approfondirò meglio nei prossimi capitoli come il suo potere, insieme all'amore che prova per Damon, le consenta di stare sempre in contatto con lui.

     

    Un abbraccio ;*

    Gloria

     

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    Capitolo 28
    *** L'Essenziale (Parte 1) ***


    28. L'Essenziale
           (parte 1)

     



    Nel silenzio mio
    annullo ogni tuo singolo dolore.


     

    Era seduto davanti alla finestra della sua camera. Le tende nere come la notte ondeggiavano a ogni alito di vento. Non era solo, il suo omonimo gli era seduto in grembo, facendo le fusa.

    Ma Damon si sentiva solo come non mai. Era solo.

    E, mentre i suoi occhi percorrevano con lo sguardo le parole di quella lettera, cercando di coglierne il senso, sapeva che era tutto sbagliato. Sin da quando Teophilia aveva confessato loro la verità, tutto ciò che gli era rimasto di Bonnie era quella lettera e il cuore d'ematite.

     

    "Caro Damon,

    se stai leggendo questa lettera significa che già me ne sono andata e tu non sei riuscito a darti pace, per colpa mia. Ma sai che c'è? Il mio senso di colpa sarebbe maggiore se fossi lì con te.
    In tal caso significherebbe che io continui a mettere in pericolo la tua vita quando tu non meriti questo e neanche tutti gli altri. Potrai dire o pensare che la tua vita non merita il mio sacrificio, ma é così.
    Perché io ti amo, ti ho sempre amato e non potrei convivere col dolore che mi causerebbe la tua perdita.
    Se ho deciso di andarmene dai cacciatori, senza dirtelo, senza salutarti é solo perché so che tu mi avresti fermata. Non avresti fatto come Andromaca, mi avresti impedito di andare via, anche a costo di legarmi al letto (No, non iniziare a pensare a certe cose!). Vedi, anche se sto piangendo perché non vorrei davvero andarmene da questo letto, non quando tu stai dormendo, stai sognando così beatamente, non posso fare diversamente.
    E sto sorridendo, si, perché se penso a te e al tuo meraviglioso senso dell'umorismo (che ha contagiato anche me) non posso trattenere un sorriso, tra le lacrime.  
    Mi dispiace così tanto dovermene andare  e spero, lo spero con tutto il cuore che non dovrai patire lo stesso dolore che ha attanagliato me quando sei morto nella Dimensione Oscura per salvarmi.
    Ecco, vedila così: adesso é il mio turno di salvare te. Di morire per te.
    E credimi, nessuna ragione mi sembra più bella per morire.
    Ti prometto che combatterò fino alla fine. Se ho deciso di andare dai cacciatori é perché so di poterli affrontare. Di poterli sconfiggere. Non importa se morirò, l'importante é che riesca ad annientarli così non vi feriranno più. Non ti feriranno più. Spero che capirai.
    Intanto ricorda quanto ti amo e non dimenticare che il mio cuore sarà sempre con te, proprio come il ciondolo d'ematite. Conservalo sempre e pensami.
    Ti sarà utile in un modo che non posso dirti, ma che scoprirai da solo. Non chiuderti in te stesso.
    Se devi piangere, urlare e imprecare, fallo. Ma ricorda che non sei solo, anche se io non sono al tuo fianco. Troverai sempre Stefan vicino a te. Lui saprà capirti, anche se finge di non farlo.
    Io? Beh, io veglierò su di te e se sentirai calore sulla tua pelle o luce davanti ai tuoi occhi, saprai di chi é il merito.
    Ti amo.
    Per sempre, Bonnie

    Ps: ho già detto che ti amo?! Ripeterlo non guasta mai: ti amo, ti amo, ti amo. Ti sono vicina e lo saró sempre. Non disperarti per me, sii felice per me. Sorridi per me. Continua a guardare il mondo col tuo sguardo critico e impertinente e fammi vivere attraverso i tuoi occhi perché é quello il luogo in cui vorrei riposare per l'eternità.”

     

    Quando gli occhi d'ebano smisero di percorrere quelle parole, sentirono di non aver più nulla da guardare. Ripercorsero più volte il contenuto di quella lettera, quasi sperando cambiasse, tramutandosi in ciò che volevano che fosse.

    Ma la verità era solo una: Bonnie se n'era andata e sarebbe morta per lui.

    O forse, lo era già?

    Il solo pensiero era intollerabile.

    Per questo, Damon si alzò, lasciando cadere il gatto e distrusse ogni cosa di quella stanza.

    Ogni singola cosa.

    Era in tempesta.

    Doveva sfogarsi altrimenti sarebbe esploso.

    Rovesciò il divano e il letto, facendo a pezzi il baldacchino. Fece cadere a terra l'armadio e la libreria, lasciando che gran parte dei libri cadessero a terra, compreso il suo scrigno. Non lo guardò. Non lo voleva guardare. Lo prese e lo lanciò via, lontano dai suoi occhi.

    Si strappò il ciondolo d'ematite e lo gettò a terra, mandandolo in frantumi.

    Prese a calci il muro e continuò a sbriciolare ogni cosa che lo circondava.

    Perché non era giusto fosse andata così. Non era giusto che Bonnie dovesse sacrificarsi.

    Dov'era? Come poteva salvarla quando non aveva la minima idea di dove fosse?

    Non riusciva a ragionare senza di lei. Non poteva continuare a vivere senza la certezza che lei stesse bene.

    Per questo, continuò a distruggere ogni cosa che gli capitava sotto tiro.

    Restando in silenzio.

    Lasciando che l'urlo del suo cuore si scatenasse in distruzione totale.

    C'era silenzio.

    Perché quello era l'unico eco possibile dell'urlo sovrumano e disperato che lo lacerava dentro.

    Un urlo talmente forte da annullarsi nel nulla.

    Il gatto, intanto, sgattaiolò fuori dalla camera. Si diresse da Stefan.

    Quando Stefan lo vide andargli incontro, miagolando, decise di seguirlo.

    Quegli occhi così simili a quelli del fratello lo stavano guidando verso la camera di Damon.

    Stefan trovò la porta già aperta, o meglio, scardinata. Non c'era più la camera di Damon.

    C'era quello che restava della sua camera ed era ben poco.

    Damon continuava a distruggere tutto, senza accorgersi della sua presenza. Stefan entrò.

    «Damon, come stai?»

    Suo fratello continuò a girargli intorno, senza una meta.

    Sempre più veloce, sempre più disperato.

    «Da quando fai lo psicologo? Per la cronaca, fai schifo in questa professione e io non ne ho veramente bisogno.» gli disse, sarcastico.

    «Non mi offenderai, Damon. Tu hai bisogno di me e io non me ne andrò finché non mi avrai detto come stai.»

    Damon si fermò e lo fissò a lungo nei suoi grandi occhi verdi. Il suo sguardo era perso e smarrito.

    Ma la sua voce era più forte e determinata che mai.

    «Come credi che stia?» gli urlò addosso.

    «Non riesco a respirare!»

     E, sempre guardandolo negli occhi, si lasciò andare.

    Sempre più piano, sempre più veloce.

    Stefan vide il suo viso mutare, l'espressione dura incrinarsi, spezzarsi fino a rompersi completamente, lasciando spazio solo al vuoto, alla devastazione.

    Al dolore.

    Perché non riusciva davvero a respirare ed era disperato.

    In quel momento, gli occhi di Damon si riempirono di lacrime, trattenute per troppo tempo.

    Guardò Stefan, implorandolo silenziosamente di aiutarlo.

    Il fratello spalancò le braccia nella sua direzione, pronto ad accoglierlo.

    Non si aspettava comunque che Damon lo abbracciasse, ma si dovette ricredere. Damon lo strinse forte e lasciò cadere la testa sulla sua spalle, continuando a singhiozzare forte.

    Il suo corpo era sconvolto dai tremiti. Stefan lo strinse più stretto.

    «Se n'è andata, Stefan, Bonne se n'è andata.» singhiozzò con le lacrime agli occhi.

    «La troveremo, Damon. La ritroveremo.» gli disse lui, dandogli delle pacche sulla schiena.

    Damon continuò a piangere e, attraverso la patina delle lacrime, riusciva a scorgere un solo viso, un solo volto. Quello di Bonnie che non c'era. 

     

    L'amore non segue le logiche
    Ti toglie il respiro e la sete.


     

    Quando Stefan se ne andò, Damon restò in camera a guardare tutto ciò che aveva distrutto.

    I resti di ciò che restava. Il suo sguardo si posò sul cuore d'ematite che giaceva spezzato a terra.

    Come aveva potuto romperlo?

    Si avvicinò, sperando si potesse riparare e vide delle gocce rosse intorno al punto in cui il ciondolo si era fratturato. Stupito, bagnò il dito con quel liquido e se lo passò sulla lingua.

    Era sangue.

    E il suo sapore era inconfondibile.

    Vellutato e rigenerante come quello di Bonnie.

    Prese tra le mani le due parti del cuore e vide che contenevano ancora del sangue al loro interno.

    Bonnie gli aveva lasciato il proprio sangue dentro al cuore. Aveva pensato a tutto.

    Sapeva che lui lo avrebbe distrutto in un attimo di mancato autocontrollo e contava su questo affinché lui potesse scoprire il contenuto del ciondolo, affinché potesse continuare ad assumere qualche goccia del suo nettare di vita. Era commosso da quel pensiero. Lo era davvero.

    E si sentiva in colpa per averlo distrutto. L'avrebbe riaggiustato e avrebbe salvato Bonnie.

    Ma, prima, doveva chiedere scusa a una persona. Teophilia l'avrebbe aiutato a ritrovarla, ne era certo.

     

    Dopo essersi asciugato le lacrime, Damon andò dalla signora Flowers.

    Tra le mani, aveva il cuore d'ematite. Teophilia lo guardò con severità.

    «Damon, che cosa vuoi?»

    Lui la guardò il più umilmente possibile. «Mi dispiace di averti aggredita, ma se occorresse di nuovo, lo rifarei.»

    «Apprezzo la sincerità, Damon e accetto anche la tua aggressività, ma solo perché anche io tengo a Bonnie. É come una nipote per me.»

    «E allora perché l'hai lasciata andare?»

    «Perché non avrei fatto il suo bene, facendola restare. Ho rispettato la sua scelta.»

    Gli occhi azzurri di Teophilia sapevano di saggezza ed esperienza. Forse aveva sbagliato ad aggredirla; ora l'avrebbe ascoltata e, si sarebbe fidato di lei.

     

    Mentre il mondo cade a pezzi
    mi allontano dagli eccessi
    e dalle cattive abitudini,
    torneró all'origine,
    torno a te che sei per me
    l'essenziale.


     

     

    Damon e la signora Flowers erano in cantina.

    «Alloro, menta e peonia servono per ritrovare le anime perdute.» esordì Teophilia, inserendo nel mortaio quelle erbe e i petali di peonia.

    Damon si irrigidì. «Con anime intendi persone viventi, vero?»

    Teophilia annuì. Che senso avrebbe avuto farlo soffrire più del necessario?

    Utilizzò quelle erbe per una pozione.

    Le spezzettò nel mortaio e ci aggiunse un capello di Bonnie (che Damon aveva preso dal suo scrigno).
    «Il suo capello ci aiuterà a rintracciarla una volta che avremo intinto il cristallo in questa miscela di erbe e capelli.» Il vampiro guardò quella poltiglia, disgustato. C'era una miscela viscida color verde marcio in cui il brillante capello rosso di Bonnie era l'unica cosa piacevole.

    «Chiama gli altri.» gli intimò Teophilia.

    Stefan ed Elena li raggiunsero in cantina, dopo che Damon li aveva chiamati.

    Era notte fonda. 

    Si ritrovarono tutti insieme attorno al tavolo su cui la signora Flowers aveva appoggiato una cartina di Fell's Church e dintorni e un'altra della Virginia.

    «Chiudete gli occhi e pensate intensamente a Bonnie. Teniamoci per mano. Elena, vieni al mio fianco. I tuoi poteri potranno aiutarmi meglio a localizzarla.»

    Stefan e Damon si presero per mano. Stefan sorrise al fratello maggiore.

    Voleva dirgli con quello sguardo che tutto si sarebbe sistemato. Bonnie sarebbe tornata da lui.

    Damon lo comprese. Ormai aveva imparato a conoscere lo psicologo Stefan.

    Elena prese per mano Stefan e Teophilia. Quest'ultima tenne per mano Damon e, insieme, ressero il pendolo col cristallo. Chiusero gli occhi e, nello stesso istante, nelle menti di tutti apparve il volto angelico di Bonnie coi suoi boccoli rossi e i grandi occhi da cerbiatta.

    Teophilia aspettò il segnale, aspettò che il cristallo cadesse nel punto della cartina in cui si trovava Bonnie, ma non funzionò. Ci provarono per un'ora, ma il risultato era sempre lo stesso. Il cristallo non si era spostato di neanche un centimetro e il senso di impotenza che sembrava averli abbandonati nel momento in cui erano concentrati più che mai a ritrovarla, si impossessò nuovamente di loro.  

    Ma non di Damon. Anche se non aveva funzionato, non si sarebbe scoraggiato.

    L'avrebbero ritrovata.

    Lui l'avrebbe salvata perché non poteva concepire un'opzione diversa da quella.

    A costo di sacrificarsi lui stesso ancora una volta, l'avrebbe salvata.

    Perché Bonnie era essenziale per lui. E anche per il resto del mondo.

    Era così rara. Una persona unica e ogni persona che l'avesse mai incrociata nella sua vita, l'avrebbe sempre voluta avere al proprio fianco. Perché Bonnie rendeva le persone migliori, le faceva sentire in pace e a proprio agio con se stesse e riusciva a colorare il mondo intorno a sé, anche se prima era tinto di nero.. Lei riusciva a far brillare le anime, lasciandole volare in superficie per poi entrare a contatto con le altre. L'anima di Damon, si era illuminata d'essenziale.

    Si era illuminata di Bonnie e di quella speranza che si sarebbe imposto come certezza per ritrovarla.

     

     

    Mentre il mondo cade a pezzi
    io compongo nuovi spazi
    e desideri che
    appartengono anche a te
    che da sempre sei per me
    l'essenziale.


     

     

    A/N

     

    Prima parte di un capitolo a cui io tengo molto.

    Spero che lo apprezziate perché sono stranamente soddisfatta del risultato e credo e spero che le emozioni che ho provato io scrivendolo, arrivino anche a voi, leggendolo ;)

    E' questo quello che mi auguro sempre e sono sempre lieta di toccare il vostro cuore con emozioni, siano esse tristi o serene. Le citazioni di questo capitolo sono parti della canzone con il medesimo titolo “L'Essenziale”. Nella seconda parte tornerò a usare altre citazioni, ma mi piaceva l'idea di concentrare questo capitolo (o meglio, questa prima parte) sui sentimenti di Damon ed erano ben esaltati, a parer mio, da questa canzone.

    La seconda parte sarà ancora dal punto di vista di Damon, ma vi prometto che scoprirete presto ciò che sta accadendo (o già è accaduto?) a Bonnie, dentro alla bara.

    Perdonate ogni possibile errore ortografico o di battitura, ma ci tenevo a pubblicare adesso e dato che sono parecchio stanca, potrei aver scritto delle cavolate mostruose.

    Ringrazio infinitamente le “fantastiche 4”: Annaterra, Giulia, Lulù e Violaserena per continuarmi a supportare :* Siete dei veri tesori e non posso che ringraziarvi ogni volta perché sono sempre così contenta di sapere il vostro parere (:

     

    Buonanotte e sogni stellati a tutti :*

    Gloria

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    Capitolo 29
    *** L'Essenziale (Parte 2) ***


    29. L'Essenziale
             (parte 2)

     


    Come comportarsi con gli amici?

    Come vorremmo che loro si comportassero con noi.
    [Aristotele]

     

     

    Gli occhi verdi stavano a contemplare quelli azzurri, incapaci di trovare conforto in null'altro luogo che non fosse quegli occhi. Elena guardò Stefan con la stessa intensità.
    Erano nella loro camera, al pensionato.
    «La troverò, Stefan. Ritroverò Bonnie! Non siamo riusciti a localizzarla insieme, ma io glielo devo. Voglio salvarla. E' la mia migliore amica. E i miei poteri dovranno pur servire a qualcosa, no? Bonnie é la persona che voglio salvare e non smetterò di provarci finché non l'avremo ritrovata».
    Stefan la prese tra le braccia e l'abbracciò forte. «Puoi contare su di me».
    Elena ricambiò l'abbraccio e, non appena  le sue braccia si slegarono da quelle del vampiro, prese dall'armadio il golfino a fiori che Bonnie le aveva prestato qualche tempo prima. L'avrebbe utilizzato per localizzarla.

     

     

    Si troverà sempre una cosa nell'ultimo posto dove la si cerca.

    Se stessi.

    [Arthur Bloch]


     

    Acqua fresca e rigenerante scorreva sul corpo muscoloso e statuario del moro.
    Mentre l'acqua lo purificava, anche i suoi pensieri si liberavano dal dolore, convertendolo in forza.
    Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal getto dell'acqua e dal profumo del suo bagnoschiuma.
    Vaniglia e lampone.
    Erano trascorse ventiquattro ore da quando aveva letto la lettera e il suo unico pensiero continuava a essere quello di sempre.
    Bonnie.
    La rivide davanti a sé, accarezzargli le spalle, i pettorali, gli addominali per poi stringerlo forte a sè.
    Era solo un'allucinazione.
    Ma, mentre la sognava a occhi chiusi, sentì la sua voce forte e chiara.
    Come se gli stesse parlando proprio in quel momento.
    Quello che gli stava dicendo era una sola parola, un nome.
    Damon.

     

    Quando riaprì gli occhi e ritornò nella sua camera, ormai distrutta, si stupì di ritrovarla perfettamente integra e in ordine. «Ma che diavolo..?» esclamò quando vide, sul cuscino del letto, un biglietto accanto al cuore d'ematite riaggiustato.
    "Perché tengo anche a te, Damon."
    Era Teophilia.
    Sorrise, sorpreso da quel gesto e indossò nuovamente la collana col cuore nero, col sangue di Bonnie al suo interno.
    Era così stanco, era da giorni che non dormiva.
    Da quando lei se n'era andata. Così, si ripromise di dormire solo un'oretta per recuperare un po' il sonno perso e vedere se riuscisse a risentire la sua voce, a scoprire, magari, dove si trovasse.
    Tenne il cuore d'ematite tra le mani e chiuse gli occhi.


     

    Chi cerca l'infinito non ha che da chiudere gli occhi.

    [Milan Kundera]

     

     

    La sentì ancora, la sua voce. Il suo nome.
    Non era una richiesta di supplica, era una preghiera.
    «Dove sei?» provò a chiederle lui, telepaticamente.
    Un sussurro dall'altra parte gli diede risposta.
    «Elena sa.»
    Damon provò a continuare la conversazione. Era certo non fosse solo un sogno.
    Si trattava della realtà. Bonnie era viva.
    Un sollievo profondo e infinito lo inondò di autentica speranza.
    Era debole. Lo sentiva dal suono flebile della sua voce, ma era ancora abbastanza forte da potergli parlare.
    «Ti salverò. Ti amo.» le disse.
    Sentì solo silenzio, ma riuscì a percepire l'eco di una flebile risata. 

     

     

    Quel che proviamo quando siamo innamorati è forse la nostra condizione normale.

    L'amore mostra all'uomo quale dovrebbe essere.

    [Anton Čechov]


     

    Damon spalancò gli occhi. "Elena sa". Doveva subito andare da lei e scoprire che cosa sapesse.
    Bussò, impaziente di ricevere una risposta. Quando Stefan gli aprì la porta, si fiondò dentro.
    «Ho sentito Bonnie, mi ha detto che tu sai dove si trova.» 
    Stefan ed Elena lo guardarono, stupefatti. «In che senso l'hai sentita?»
    «In sogno, ma non era un vero sogno, era reale.» rispose, scocciato.
    Era davvero necessario perdere tempo con delle domande così stupide?
    «Damon, Elena sta provando a localizzarla col cristallo di Teophilia, ma non l'ha ancora trovata.»
    Damon guardò suo fratello, deluso. «Ci devo essere anche io, allora»
    «E Stefan?» gli chiese Elena.
    «Stefan cosa centra?»
    «Credo che l'energia di noi tre sia essenziale per ritrovarla. Ci ho pensato a lungo, Damon, e i cacciatori sono tre, o meglio, erano tre, ma visto che uno di loro é morto, fisicamente ne restano due, ma il potere di quello defunto si é trasferito nel secondo. Quindi la loro quantità di poteri é quella di tre persone» disse Elena.
    «Eh?» chiese il moro, confuso. «Se ne sei così sicura, allora proviamoci tutti e tre».
    Elena si mise al centro, prendendo la mano di Stefan e quella di Damon.
    Questa volta, il cristallo non era tenuto da nessuno.
    C'era i fili del golfino di Bonnie avvolti intorno al pendolo e la cartina al di sotto di esso.
    Tutti e tre si concentrarono al massimo, chiudendo gli occhi. Sentirono fluire la propria energia dall'uno all'altro e viceversa.
    E poi, nello stesso istante, come richiamati dalla stessa forza, dallo stesso potere, riaprirono gli occhi.
    Il cristallo assunse i colori dei loro occhi, tingendosi di verde, azzurro e nero.
    Ma, questa volta, si era mosso.
    Aveva funzionato.
    «Silver Wood*» esclamò Damon, felice.
    Stefan ed Elena gli sorrisero.
    «Tra dieci minuti si parte».

    Damon corse da Teophilia, più felice di un bambino la mattina di Natale.
    -L'abbiamo localizzata! Sappiamo dove si trova!-
    Teophilia gli sorrise e si stupì nel momento in cui Damon la prese tra la braccia, facendola volteggiare in aria.
    -Damon, lasciami! Potrei farmi male. Sono vecchia.-
    Lui le sorrise. -Non ho più intenzione di ucciderti, puoi stare tranquilla.-
    Gli occhi azzurri scrutarono a lungo quelli scuri e scoprirono che, quella che Damon aveva appena detto, era la verità.
    -E comunque, grazie per aver aggiustato il ciondolo e sistemato la camera.-
    -Prego, Damon. Adesso non perdere tempo e corri a bere il sangue di Bonnie.-
    Lui la guardò, interdetto.
    -Come faccio a berlo, senza rompere il ciondolo?-
    Teophilia sembrò sorpresa da quella domanda. -E' semplicissimo. Basta che lo tieni in bocca. A contatto con la tua lingua, il sangue fluirà dall'ematite dentro di te.-
    -Perfetto, allora vado a nutrirmi. Ci vediamo tra non so quando, ma so solo che ci sarà anche lei.-
    -Vai a salvarla, Damon. Solo tu puoi farlo. Mi fido di te.-
    Damon la guardò, sperando che avesse ragione.


     

    La speranza è un sogno ad occhi aperti.
    [Aristotele]

     

    Arrivarono a destinazione quando il sole stava tramontando.
    Scesero dalla Jeep Grand Cherokee di Stefan e presero tutte le armi che la signora Flowers aveva dato loro.
    Il pugnale d'argento col quale avevano colpito Damon, qualche settimana prima, e qualche pozione anti cacciatore.
    Non li avrebbe uccisi, ma li avrebbe indeboliti e poi, sarebbe bastato bruciarli per annientarli completamente.
    Il loro piano non era ben delineato, ma la loro priorità, in quel momento, era il salvataggio di Bonnie.
    Al resto, ci avrebbero pensato nel momento opportuno.
    Raggiunto un bivio, si separarono.
    Stefan ed Elena andarono da una parte, mentre Damon andò da quella opposta.
    Chi l'avesse trovata per prima, avrebbe toccato il ciondolo che portava al collo.
    Gli altri avrebbero, in tal caso, sentito il proprio ciondolo piú caldo, assumere una tonalità rossa come il sangue.
    Quello sarebbe stato il loro segnale.
    Era ancora più significativo il fatto che tutti e tre i ciondoli, quello d'ematite di Damon e quelli di ossidiana di Stefan ed Elena fossero stati donati da Bonnie, la persona che proprio in quel momento stavano andando a cercare. Damon proseguì lungo il sentiero, col cuore che minacciava di esplodergli fuori dal petto.
    Il pugnale l'aveva lasciato agli altri, lui aveva solo le pozioni di Teophilia e il sangue di Bonnie in circolo visto che aveva svuotato il ciondolo d'ematite, prima di partire. 
    Doveva essere forte per poterla salvare e quale forza poteva essere superiore al sangue della sua donna? Nessuna.
    Acuì ogni senso, pronto a cogliere il minimo segnale della presenza di Bonnie.
    Il bosco era immenso e aveva camminato già da qualche minuto, o meglio, aveva corso più veloce di una gazzella.
    Non aveva sentito niente, fino a quel momento. C'era solo qualche animale notturno e poi quell'odore.
    Quella puzza.
    Di carne bruciata. Di sangue prosciugato.
    Un'espressione di panico avvolse il moro in tutta la sua potenza distruttrice e lo portò a correre ancora fino alla fonte di quel tanfo.
    Raggiunse una radura. C'era un altare al centro di essa, un altare sacrificale.
    Sul tronco che sorgeva al centro della croce greca incisa per terra, c'era il simbolo degli Argentum.
    Il tronco era annerito dal fumo che ancora saliva in volute nere nel cielo, tingendolo di sfumature ancora più scure della notte.
    Damon corse fino all'altare, terrorizzato.
    C'era una bara vicino, di marmo bianco. Ed era stata scoperchiata.
    Aveva paura di ciò che avrebbe visto. Si fece coraggio e raggiunse l'altare, impedendosi di guardare dentro alla bara.
    Ai piedi del tronco c'era la borsa di Bonnie, il cui contenuto si era riversato per terra.
    Ma, soprattutto, c'era cenere.
    Un mucchio di cenere che sapeva di carne bruciata e sangue prosciugato.
    Damon toccò col dito il sangue secco, sparso lì intorno, e lo portò sulle sue labbra.
    Il sapore era fin troppo famigliare.
    Era troppo tardi.
    Non era riuscito a salvare l'unica persona che avrebbe voluto salvare.

    Il suo cuore si fermò mentre toccava il ciondolo d'ematite e quello si tinse di rosso.
    Anche quelli d'ossidiana assunsero lo stesso colore, mentre un urlo disperato squarciava il silenzio della notte.
    Era solo un nome. Era solo un urlo.
    Era solo una preghiera verso quel cielo che non aveva mai brillato su di lui e che, proprio nel momento in cui aveva iniziato a splendere, gli aveva tolto la sua luce.
    Bonnie.

     

     

    Mentre il mondo cade a pezzi
    mi allontano dagli eccessi
    e dalle cattive abitudini,
    tornerò all'origine,
    torno a te che sei per me
    l'essenziale.

     

     


    *Inventato da  me. Dato che i cacciatori appartengono al Clan degli Argentum, ho pensato fosse significativo/simbolico che il luogo destinato al sacrificio di Bonnie fosse anch'esso legato all'argento, indi per cui la scelta di Silver Wood.
     



    A/N

    Seconda e ultima parte di questo capitolo.
    Che cosa sarà successo a Bonnie? Lo scoprirete tra una settimana *me cattiva*!
    Vi anticipo che il prossimo capitolo sarà scritto dal punto di vista di Bonnie.
    Spero che abbiate apprezzato che sia stata Elena a localizzare la sua migliore amica.
    E' una guardiana e dato che l'amicizia è un sentimento che rende ancora più forte la possibile magia esistente, ho trovato fosse giusto e meno scontato del solito, il fatto che fosse lei (naturalmente con l'aiuto dei Salvatore) a scoprire il luogo in cui si trova.
    Se avete domande/dubbi/curiosità/suggerimenti da chiedere, I'm always here!
    Ringrazio infinitamente Giulia, Viola e Anna per aver recensito lo scorso capitolo ;)

    Un abbraccio :*
    Gloria

     

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    Capitolo 30
    *** Nel Fuoco ***


    30. Nel fuoco

     

     

    Tu dormi così lontano,
    come faccio a sapere se mi stai sentendo?
    [Emily Dickinson]

     

     

    Sette ore prima...

    Bonnie sentiva il suo stomaco protestare da giorni ormai. Non sapeva quanto tempo fosse trascorso da quando era chiusa nella bara, sapeva solo di avere fame.

    Ormai trascorreva il suo tempo a occhi chiusi, respirando a fatica dal piccolo foro di aerazione sul coperchio della bara. Non osava aprire gli occhi perché temeva che il buio che già la inghiottiva da dentro potesse penetrarle nelle viscere, facendola sentire ancora più vulnerabile.

    Doveva resistere. Doveva essere forte.

    Ecco perché doveva pensare a Damon.

    L'unico che potesse farla stare meglio. Il suo eterno salvatore

    Non serviva a niente pensare a quello che le sarebbe successo, non quando poteva allietarsi al pensiero del bel moro. 

    Stringeva il ciondolo di calcedonio, pensando a lui, e restava in silenzio.

    L'unica parola che pronunciava nel buio era il suo nome.

    Nessuno avrebbe saputo dire se quel nome le uscisse dalle labbra o dal cuore, anche se quel suono, quel sussurro, fosse stato afono, lui l'avrebbe sentito perché tutta la sua anima era concentrata su di lui.

    Quel respiro che aveva dovuto trattenere per tutto quel tempo e che, presto, avrebbe rilasciato.

    Quella luce che non vedeva da tempo, ormai, ma che sentiva dentro di sé.

     

     

    Il fuoco è l'anima di ogni luce, e nella luce si avvolge il fuoco.

    [Gyorgy Lukacs]

     

     

    In quell'oblio vuoto e silenzioso, si distinguevano delle voci che parevano provenire da lontanissimo.

    Voci spietate e taglienti come chi le possedeva. I cacciatori. Gli Argentum.

    «Al tramonto apriremo la bara. Il sacrificio sarà completato entro il calar della notte.»

    Nel sentire quelle parole, gli occhi di Bonnie si spalancarono, istintivamente.

    Non pensava dovesse morire così presto. Si stava abituando all'oscurità della bara, al silenzio opprimente che le faceva compagnia.

    Non era pronta a morire. Non lo sarebbe mai stata.

    Forse se Damon fosse stato lì con lei, non avrebbe esitato. Eppure, ora, aveva paura.

    Voleva vivere e sembrava che la consapevolezza della sua condanna a morte la spingesse a voler vivere di più, ancora. Ma come sarebbe potuto accadere? Aveva paura.

    Sarebbe dovuta morire per salvare Damon, ma avrebbe dato tutto pur di rivederlo ancora una volta, prima della fine.

    Lo voleva abbracciare. Lo voleva guardare negli occhi fino a perdersi in quei cieli stellati.

    Non voleva morire senza rivederlo. Chiuse ancora gli occhi e pensò intensamente a lui.

    «Damon, Damon. Elena sa.»

    Non ne era veramente certa, ma sentiva fosse così. La sua migliore amica era una guardiana e la stava cercando, probabilmente anche in quello stesso momento. Ma non avrebbe potuto trovarla da sola, avrebbe avuto bisogno di Damon. In fondo, era solo con lui che riusciva a instaurare il legame telepatico.

    Ad andare oltre il confine della concretezza.

    La sua risposta fu rinfrescante come una brezza primaverile e la rigenerò.

    «Ti amo, Bonnie. Ti amo e ti salverò.»

    Pregò che fosse vero mentre dentro di sé pensava a tutte le soluzioni possibili per uscirne incolume, riuscendo a distruggere i cacciatori. Strinse le pozioni che teneva nella borsa. Non erano abbastanza forti da annientarli. Purtroppo non esisteva una pozione "ammazza-cacciatore", ma le avrebbe utilizzate ugualmente per coglierli alla sprovvista. E poi, c'era qualcosa a cui non aveva ancora pensato, fino a quel momento.. La natura.

    Teophilia le aveva spiegato quanto fosse importante il legame che si instaurava tra una strega e la natura circostante. Questo legame accresceva in caso di pericolo.

    Bonnie era in pericolo ed era circondata dalla natura nel suo aspetto più selvaggio e lussureggiante.

    La foresta di Silver Wood.

    I passi dei cacciatori si fecero sempre più vicini a lei, decretando l'avvicinarsi della sua morte.

    Rivedere la luce del tramonto non fu mai più triste di quel momento.

    Distinse i volti dei cacciatori piegarsi su di lei, oscurando il sole. E, prima che potesse lanciare loro una pozione, sentì un lacerante dolore alla base del collo.

    Abbassò lo sguardo.

    C'era sangue.

    Albriecht la guardò. Lo vide solo in quel momento. Teneva tra le mani un pugnale insanguinato.

    «La carne al sangue brucia prima» La sua voce era acida come le sue parole.

    Bonnie cercò di non farsi indebolire dal dolore, consapevole che avrebbe dovuto sopportare anche di peggio, di li a poco. Ma non si aspettava l'altro colpo che la trafisse sul braccio. E neanche quello sul ventre e un ultimo dolorosissimo sull'altro braccio. Erano tagli simmetrici. Quattro come gli elementi naturali.

    Il dolore che la pervadeva era intollerabile, soprattutto data la sua debolezza.

    Avrebbe preferito che gli Argentum avessero avuto la decenza di nutrirla in modo migliore. Ma così non era stato. Cercò di pensare a Damon. Al suo volto bellissimo mentre il cacciatore più giovane la prese tra le braccia per tirarla fuori. Fu in quel momento che, quasi rafforzata dalla vista di Damon dentro di sé, dal suo rigenerante pensiero, tirò fuori un paio di pozioni. Le tenne in mano, pronta a scagliarle nel momento opportuno.

    Quando Adherick si girò ad ammirare il fuoco scoppiettante che il fratello aveva accesso, l'altro lasciò che Bonnie giacesse a terra mentre sistemava gli ultimi pezzi di legna sul rogo.

    Il rogo su cui sarebbe morta. Il rogo su cui milioni di streghe prima di lei, erano state arse vive.

    La giovane e impavida strega scagliò con tutta la forza che le restava quelle pozioni contro il secondo degli Argentum.

    Per tutte quelle streghe che erano morte. Per Damon. Per lei.

    L'effetto fu istantaneo. Quello si voltò e le corse addosso, adirato. Non era l'effetto sperato.

    Bonnie si lasciò trascinare verso il rogo, sull'altare.

    L'aria si faceva sempre più pesante. Il fuoco diffondeva il suo calore mortale nell'ambiente circostante.

    La sua pelle si fece bollente mentre il terrore la stava gelando.

    In tutto quel breve tragitto durante il quale il cacciatore la trascinò per terra, pensò alle parole della sua mentore. "La natura ti aiuterà in caso di bisogno."

    Gettò uno sguardo rassegnato alle potenti erbe/piante che circondavano la bara bianca, agli alberi che la circondavano: querce, larici, abeti,.. e continuò a ripetersi. «Natura, aiutami. Forze della natura venite a me.»

    Non era neanche arrivata a pochi metri dal rogo che i suoi occhi videro il guizzo vivace delle fiamme e lo canalizzarono dentro di lei.

    Strinse tra le mani il ciondolo di calcedonio che le aveva regalato Damon e lo sentì.

    Sentiva il Potere.

    Non solo il suo, quello di ogni forza vitale intorno a lei. Guardò il perfido cacciatore. Albriecht.

    E, prima che potesse aspettarselo, quello prese fuoco.

    Fu inghiottito dalla morsa delle fiamme.

     

    Il fuoco attrae l'uomo che vi si indentifica.

    [Elias Canetti]

     

     

     

    L'altro cacciatore, il minore cercò di scostare il fratello dalle fiamme, ma quello sembrava essere divorato dalla potenza distruttrice del fuoco.

    «Albriecht, resisti!» gli urlò, incapace di darsi pace per ciò che era successo.

    Era completamente concentrato su suo fratello. Suo fratello che stava bruciando al rogo come una strega, come quegli esseri spregevoli che tanto detestavano.

    Ma, in quel momento, non riuscì neanche a pensare a Bonnie mentre cercava in ogni modo di salvare il fratello. «Ora o mai più» si disse lei e, prima che la degnasse anche solo di uno sguardo si trascinò verso la bara, dietro di essa e pronunciò un incantesimo, prendendo tra le mani tre foglie dagli arbusti lì intorno (salvia, rosmarino e melissa). Si rese invisibile.

    Non poteva correre. Era troppo debole e, anche se fosse stata al massimo delle sue forze, non era mai stata atletica. Non poteva correre, sarebbe caduta, avrebbe inciampato.

    Ma poteva nascondersi e rendersi invisibile era la scelta migliore per sopravvivere.

    Gettò un'ultima occhiata alle fiamme che non l'avevano divorata e si accorse di aver lasciato la borsa proprio sull'altare. Non poteva tornare indietro. Il suo sangue l'avrebbe tradita.

    Doveva trovare un nascondiglio. Si incamminò, senza sapere dove andare.

    Vagò, indolenzita e dolorante.

    Si sarebbe sicuramente accasciata sotto quella possente quercia se non fosse che, proprio in quel momento, vide una grotta, nascosta tra le piante. Corse dentro come fosse la casa più accogliente del mondo. Ma in fondo era la sua salvezza in quel momento.

    Il suo porto sicuro ed era la cosa più vicina a una casa che avesse a disposizione.

    Si lasciò cadere per terra e con le ultime energie che le restavano, pronunciò un incantesimo difensivo.

    “Ignis contra malum" delle fiamme vivaci e dai brillanti colori apparvero all'entrata della grotta.

    Non avrebbero acconsentito a nessuno di entrare. Si sentì al sicuro, dopo così tanto tempo.

    Annullò l'incantesimo dell'invisibilità e si appisolò contro la nuda roccia.

    Perdeva ancora sangue e le ferite sembravano non volersi rimarginare in breve tempo. Il dolore le impediva di stare sveglia.

    Chiuse gli occhi e lasciò che le braccia di Morfeo la facessero sentire al sicuro.

    Naturalmente, pensò a Damon, prima di chiudere gli occhi, e pronunciò il suo nome.

    Un sorriso le apparve suo viso.

    Era salva. L'avrebbe rivisto.

     

     

    Quanta gente non sa' dare il giusto valore alla vita e spreca i suoi giorni

    in pensieri negativi sfociando inevitabilmente nella malattia dell'Anima.

    Ci si può ammalare per un grande dolore,

    ma anche perché si è perso il piacere di guardare il cielo,

    di parlare con la gente, di ascoltare,

    di sperare.
    [Romano Battaglia]

     

     

     

    Dall'altra parte della foresta, Damon non stava sorridendo.

    Era disperato.

    Bonnie era morta e lui l'aveva persa per sempre.

    Era incazzato.

    Con tutti. Con il mondo. Ma, soprattutto, con se stesso.

    Perché l'aveva lasciata morire? Perché non l'aveva ritrovata prima che fosse troppo tardi?

    Mentre i sensi di colpa e il dolore lo annebbiavano, sentì la calda voce di Bonnie pronunciare il suo nome. Sembrava volerlo attirare a sé, ma dove?

    Lei era morta.

    Stava solo immaginando. Stavo solo avendo un'allucinazione, tremendamente reale, ma pur sempre finta. 

    Diede un calcio al tronco, ormai bruciato e lo divelse.

    Si chinò per raccogliere la borsa della sua ragazza, e vide delle altre gocce di sangue.

    La sua espressione si fece ancora più addolorata.

    Non poteva accettare che fosse morta, non poteva accettare che avesse sofferto così tanto.

    Eppure sentì ancora la sua voce, chiara come se fosse ancora lì, con lui.

    Come se fosse viva.

    Si guardò intorno, sperando di vederla nascosta tra gli alberi. Di vederla corrergli incontro.

    Non fu così, ma vide il suo sangue, ancora. Sentì il suo profumo, oltre l'odore di carne bruciata.

    La scia di quel liquido color rubino non terminava dove c'era la bara di marmo, andava oltre.

    Damon ne seguì la scia, coi sensi in allerta. Era speranzoso.

    Anche se sapeva che la speranza poteva essere una vera cagna, si lasciò guidare dal suo tepore.

    Si addentrò tra gli alberi, fiutando ogni odore, udendo ogni rumore.

    Quelle gocce di sangue sembravano non avere fine.

    E poi, anche il sangue terminò.

    Era arrivato davanti a una grotta.

    C'era un fuoco come barriera.

    Le gocce di sangue sembravano superare il confine delimitato dalle fiamme.

    E se Bonnie fosse stata ancora...viva?

    «Bonnie!» disse, a voce bassa, trattenuta per evitare di rimanere deluso, una volta scoperto di avere ancora le allucinazioni.

    «Damon!» sussurrò una flebile voce.

     

    Alla fine le anime gemelle si incontrano poiché hanno lo stesso nascondiglio.
    [Robert Brault]

     

     

    Si avvicinò all'entrata della grotta e gli sorrise.

    «Damon!» Damon le sorrise.

    «Non sei morta. Non sto sognando, vero?»

    La rossa lo guardò teneramente. «Sono reale, siamo reali, siamo vivi.»

    Damon non l'aveva mai trovata così bella.

    Era viva, era lei.

    Bellissima come sempre e, in quel momento, lo era ancora di più.

    Stava per scavalcare il fuoco quando lei lo fermò.

    «Non puoi entrare! Questo fuoco é contro il male e temo che per male si intendano anche i vampiri!»

    Ma a lui non importava. Che senso avrebbe avuto non poterla riabbracciare, accertandosi che fosse reale?

    Doveva sentirla. Doveva toccarla.

    Doveva essere sicuro che fosse ancora lì, viva.

    Così, impavido d'amore, attraversò le fiamme mentre Bonnie inorridiva dall'altra parte e urlava: «Damon, nooo!». Questa volta, non ci furono ceneri.

    Il fuoco non si spense. Il fuoco non lo bruciò.

    Perché Damon era solo bene.

    Quel bene che Bonnie gli aveva donato ed era, ormai, parte di lui.

    Il fuoco non li aveva traditi, il fuoco li avrebbe ricongiunti, li avrebbe protetti, sempre.

     

     

    Bisogna innamorarsi, per capire un po’ come si è fatti.
    [John Williams]

     

     

     

    A/N

     

    Ahimè, sono in ritardo di un giorno.

    Mi dispiace, ma la scuola e lo studio mi stanno privando del mio tempo libero, in ogni caso cercherò di aggiornare sempre, almeno una volta alla settimana. E poi, dato che la storia sta quasi per volgere al termine non posso proprio farvi soffrire per troppo tempo xD

    Damon & Bonnie si sono ritrovati... finalmente ^w^

    E il fuoco è stato speranza, quella speranza che non li ha traditi, ma li ha ricongiunti.

    Nel prossimo capitolo vedremo come se la stanno cavando Stefan ed Elena e quali sono i progetti dell'ultimo cacciatore rimasto: Adherick.

    Spero che la storia continui a piacervi, soprattutto ora che la fine è così vicina (Certo, ci vorranno comunque più di un paio di capitoli per concluderla. Oserei dire 5/7, ma non credetemi perché sono imprevedibile.)

    Grazie infinite alle mie adorate 'fantastiche 4': Anna, Giulia, Lulù e Viola :*

    Non ci sono parole per esprimere nel giusto modo la mia gratitudine nei vostri confronti <3

     

    Un abbraccio :*
    Gloria

     

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    Capitolo 31
    *** Il tramonto degli Argentum ***



    31. Il tramonto degli Argentum


     

    Quanti fiori decadono nel bosco,

    o periscono dalla collina,

    che la loro bellezza non ebbero in sorte di conoscere.

     

    E quanti affidano un seme senza nome

    a una brezza vicina,

    ignari del dono scarlatto

    che recherà ad altri occhi.

    [Emily Dickinson]

     

     

    Il cielo tinto di blu era illuminato dalle stelle.

    La natura incontaminata danzava, seguendo la brezza che soffiava leggera tra le fronde degli alberi.

    Un fuoco, caldo e vivace, brillava al limitare di una grotta.

    Separava il resto del mondo da quell'universo privato, fatto d'amore e promesse rinnovate.

    Damon e Bonnie, l'uno l'universo dell'altro si stavano abbracciando, scaldati da quel fuoco di vita che cantava dentro di loro. Le loro braccia si stingevano, forti. Incapaci di slegarsi da quel legame eterno.

    I grandi occhi da cerbiatta scrutarono quelli del moro. «Damon! Saresti potuto morire!»

    Lui la guardò con dolcezza, con amore. «Non conosco una ragione migliore di te per morire.»

    Gli occhi castani si addolcirono, riempiendosi di lacrime.

    «Beh, non farlo mai più altrimenti dovrò trovare un modo per punirti.»

    Damon ridacchiò. «Sarò curioso di scoprirlo.»

    Continuò a stringere la sua donna finché non la sentì indebolirsi fino a scivolare per terra. Naturalmente la trattenne tra le sue braccia, non l'avrebbe fatta cadere, mai.

    «Perdi sangue..» Bonnie non gli rispose.

    Era debole e la felicità che l'aveva travolta nel momento in cui Damon era comparso davanti alla grotta le aveva fatto dimenticare le sue ferite. Damon vide i tagli sul suo petto e sulle braccia con gli occhi sgranati. Senza perdere tempo, si morse il polso e, tenendo il viso di Bonnie tra le mani, la fece nutrire del suo sangue benefico. «Bevi, amore mio, bevi»

    Lei, tenendosi a lui, bevve quel delizioso nettare finché non sentì il suo corpo scaldarsi e il dolore causato dai tagli, svanire completamente per lasciare posto al sollievo di essere viva, senza neanche un graffio, di essere ancora tra le braccia di Damon.

    «Grazie» gli sussurrò, perdendosi nei suoi occhi scuri.

    «Grazie a te per essere stata così forte.»

    «Non lo sono stata abbastanza. Non ho ucciso l'ultimo Argentum, ma il secondo e adesso l'unico sopravvissuto si ritroverà con tutti i poteri degli altri due.»

    Il vampiro le accarezzò il viso, sedendosi accanto a lei.

    «Non hai nulla da rimproverarti. Sei stata un vero eroe, Ettore.»

    Bonnie sorrise. «E se lo dice chi mi ha appena salvata e ha attraversato la selva per ritrovarmi, allora significa che é davvero la verità.»

    Damon le sorrise di rimando. «Dico sempre la verità e dopo tutto il coraggio che hai dimostrato, ti meriti una ricompensa.»

    «Quale?» gli chiese lei, incuriosita.

    Il moro le si avvicinò al punto da trovarsi a pochi respiri da lei. La baciò con calore, con passione.

    Con amore.

    I loro ciondoli si scontravano tra loro, creando scintille bianche di calcedonio e nere d'ematite che si fondevano le une con le altre, come una reazione chimica, impossibile da annientare.

     

    L'incontro di due personalità

    è come il contatto di due sostanze chimiche:

    se c'è una reazione, entrambi si trasformano.

    [C. Jung]

     

     

    Damon lasciò che quel contatto suggellasse quella rinnovata promessa.

    Lasciò che le sue labbra riempissero di speranza l'anima di Bonnie.

    Lasciò che la sua bocca, fondendosi con la sua, le permettesse di respirare quell'attimo, di viverlo insieme a lui e solo lui.

    Bonnie accolse quel contatto con gioia perché, dopo essere stata sola a combattere tra la vita e la morte, ritrovarsi finalmente tra le sue braccia era la ricompensa migliore che ci potesse essere. 

     

    Ci sono canti e parole che sono magie,
    e amori in volo che sono incantesimi dell’Anima.
    [Alda Merini]

     

     

    Nel momento in cui i loro ciondoli d'ossidiana si erano tinti di rosso, Stefan ed Elena avevano sobbalzato, increduli e... spaventati.

    Damon aveva trovato Bonnie, ma non potevano fare a meno di essere preoccupati per le sorti della loro amica. Elena strinse forte la mano di Stefan. «Credi che stia bene?»

    I suoi bellissimi occhi verdi la guardarono con dolcezza.

    «Non credo stia bene, nessuno potrebbe esserlo dopo aver vissuto per giorni col suo peggior nemico, ma credo che sia ancora viva. Questo lo credo veramente.»

    Elena parve sentirsi rincuorata dalle parole e dallo sguardo di Stefan.

    Ma le bastava per essere certa che la sua migliore amica fosse ancora viva?

    C'era un solo modo per scoprirlo.

    Ritornare all'imboccatura del bivio e percorrere il sentiero che aveva seguito Damon, perlustrando quella parte di bosco in cui era andato. Tenendosi per mano, i due tornarono al punto di partenza e seguirono le impronte dei passi di Damon. Ma, non erano le sole.

    Stefan le indicò ad Elena che le guardò, confusa. «Pensi che sia lei?» gli sussurrò.

    «Penso che sia ancora presto per saperlo e poi, sono dei piedi grandi quanto quelli di Damon. Quindi..» Si trattava di uno dei cacciatori.

    Il bosco si faceva sempre più fitto e buio.

    Era Stefan a guidare Elena.

    Nonostante il suo nome* facesse chiaro riferimento alla luce, la vera luce era Stefan.

    Grazie ai suoi sensi, ma forse solo grazie alla sua anima riusciva a vedere quello che gli altri non sapevano guardare. E a sentire quello che gli altri trascuravano.

    C'era odore di fumo e diventava sempre più forte a ogni passo.

    Qualcuno aveva appiccato un fuoco.

    Qualcuno era bruciato proprio da quelle parti.

    Qualcuno che avrebbe potuto essere Bonnie.

    Il pensiero li fece gelare, ma non ebbero tempo di indugiarci  che si ritrovarono di fronte a un cacciatore delirante e disperato, apparso dal nulla, che pronunciava parole prive di senso.

    «É morto, sí. Albriecht é morto. La strega, sì. É stata la strega. Ma perché? La volevamo uccidere, ma l'avrei salvata se avessi saputo che avrebbe ucciso tutti i noi.. E voi chi siete?» chiese, accorgendosi improvvisamente della loro presenza.

    Stefan lo guardò con severità. «Mi hai quasi ucciso qualche tempo fa e non ricordi chi sia?»

    «Ricordo che Albriecht é morto e io non so che cosa devo fare.»

    Elena guardò Stefan, perplessa.

    Il bel vampiro aveva bisogno di tempo per capire.

    Per scoprire che cosa fosse successo per davvero.

    Per dare un senso alle parole che aveva ascoltato.

    Per questo, doveva essere certo di stare al sicuro, senza rischiare di essere colpito ancora.

    Per questo, diede un pugno al minore degli Argentum e lo lasciò cadere a terra.

    «E adesso cosa facciamo?» gli chiese Elena.

    «Cerchiamo di capire che cosa ci ha detto e poi decidiamo cosa farcene di lui.» 

    «Bonnie é viva, da quanto dice lui, ma siamo sicuri che non sia solo un bluff?»

    Stefan la guardò in fondo all'anima. «Nessuno saprebbe recitare così bene, anche se fingesse.»

    «Allora Bonnie é viva?»

    «Oh sì.» le disse lui, sorridendole, felice. «E credo sia con Damon adesso.»

    «Forse dovremmo continuare a seguire le orme di Damon..»

    «Certo, ma prima dobbiamo uccidere il cacciatore. Tira fuori il pugnale.»

    Elena lo estrasse dalla borsa e lo porse al vampiro. Stefan diede uno schiaffo ad Adherick per farlo risvegliare dal suo stordimento. Ora lo guardava con occhi vuoti e confusi.

    «Vuoi uccidermi?» biascicò.

    «É ancora da decidere.» gli disse Stefan.

    «Adesso tu ci porterai nel luogo del sacrificio. Fai un passo falso e saprai che cosa si prova a morire dissanguati.»

    Gli occhi verdi di Adherick si spalancarono mentre Stefan gli puntava contro il pugnale.

    Si rialzò e, senza dire una parola, li guidò verso il luogo in cui suo fratello era morto.

    Stefan lanciò uno sguardo complice ad Elena che li seguì.

    L'odore di fumo ormai era più forte che mai.

    Svoltarono a sinistra e si ritrovarono nella radura del sacrificio.

    «O mio dio!» esclamò Elena, osservando l'altare e il tronco ormai arso.

    E poi, vide la bara bianca, circondata da arbusti. Corse verso la bara, superando Stefan e il cacciatore. Pregò che Adherick non avesse mentito perché Bonnie non poteva essere dentro a quella tomba.

    Non doveva.

    Quando la vide vuota, il sollievo la inondò di speranza, nonostante le gocce di sangue lì intorno.

    Le orme di Damon, infatti, continuavano.

    «Stefan!» gridò, voltandosi verso di lui quando vide che stava reggendo tra le braccia il cacciatore. Sentiva la sua voce. Stava piangendo, mentre guardava le ceneri di suo fratello.

     

     

    Solo la virtù concede un buon Karma e la più grande virtù è la compassione.
    [Buddha]

     

     

    «Io non volevo, non volevo tutto questo per noi. Non volevo che andasse così. Non volevo diventare così.»

    Stefan lo guardava, compassionevole come sempre.

    «Mi dispiace, ma sei stato tu a scegliere la tua vita, non gli altri. La tua famiglia può averti influenzato, ma tu ti saresti potuto ribellare al destino che loro ti avevano imposto. Siamo noi a creare il nostro destino.»

    Adherick lo guardò, mentre continuava a essere sconvolto dai tremiti.

    «I miei fratelli erano l'unica famiglia che avevo. Come fai ad andare contro alla tua famiglia?»

    Stefan lo continuava a tenere tra le braccia. Il pugnale era caduto a terra.

    «É arrivato il momento di scegliere per te, Adherick. Per la tua vita, per il tuo destino. Decidi tu.» gli disse lui, lasciandolo.

    «Non mi uccidi, dopo tutto quello che ho fatto contro di voi?» gli chiese il cacciatore, sorpreso.

    «No, non ti uccido. Non avevi scelta. Ma adesso sei stato sincero con noi ed é arrivato il momento che tu scelga.»

    «Stefan, ma?» gli chiese Elena che, ormai, l'aveva raggiunto. Stefan le fece segno di tacere mentre le stringeva la mano. Adherick si voltò per guardarli.

     

    La solitudine non è vivere da soli,

    la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno

    o a qualcosa che sta dentro di noi,

    la solitudine non è un albero in mezzo a una pianura dove ci sia solo lui,

    è la distanza tra la linfa profonda e la corteccia,
    tra la foglia e la radice.
    [José Saramago]

     

     

    «Mi dispiace, mi dispiace tanto.»

    E, decidendo per la prima volta in tutta la sua vita, prese il pugnale e se lo conficcò nel petto.

    Il sangue scorse a fiotti.

    Stefan gli andò incontro e lo resse ancora tra le braccia.

    «Devi bruciare il mio corpo» sussurrò Adherick.

    Stefan annuì. «Grazie, Salvatore.»

    Gli occhi verdi si persero nei loro simili e, per non farlo soffrire ulteriormente, Stefan estrasse il pugnale e lo conficcò dritto nel cuore del cacciatore.

    L'ultima cosa che lesse nel suo sguardo, prima di chiudere gli occhi e ricongiungersi alla sua famiglia, fu gratitudine. Gli era grato per avergli permesso di scegliere e per averlo aiutato a morire.

    Forse, in un'altra vita, Stefan Salvatore sarebbe stato suo amico, ma in questa, Adherick Argentum se n'era andato per sempre.

    Aveva ottenuto tutto il potere dei suo fratelli, ma aveva preferito morire piuttosto che stare senza chi amava.

    Elena pose le sue mani sulle spalle di Stefan.

    «Sei stato un grande.»

    «No, sono stato solo umano.»

    Ormai iniziava ad albeggiare quando il corpo di Adherick si bruciò completamente sotto la volta del cielo.

    Stefan lo stette a guardare finché non vide le sue ceneri ricongiungersi a quelle del fratello. 


     

    Il tramonto di una storia nasce dall'alba di una coscienza.
    [Filippo Timi]


     

    *Etimologicamente, il nome Elena significa 'luce'.

     

     

    A/N

    Sono in ritardo di un giorno e vi avviso che i prossimi aggiornamenti (gli ultimi) avverranno probabilmente a distanza di 10 giorni circa l'uno dall'altro. Mi dispiace che questo capitolo non sia bamon-centrico, ma vi prometto che i prossimi lo saranno e, naturalmente, il finale lo sarà anche di più.

    Adherick è morto e gli Argentum sono stati definitivamente sconfitti.. siete contenti?

    Spero di sì, in ogni caso, fino all'ultimo ho avuto il dubbio di ucciderlo oppure no, ma ho deciso fosse giusto che se ne andasse e, soprattutto, che se ne andasse così. Chi non vorrebbe morire tra le braccia di Stefan? :p

    Ringrazio infinitamente le mie fedeli 'fantastiche 4': Anna, Giulia, Lulù & Viola <3

    Siete il motivo per cui continuare a scrivere questa storia mi ha dato tanta gioia e soddisfazione.. grazie!

    Al prossimo aggiornamento, tra 10 giorni (:

    Buona serata, un bacio :*

    Gloria

     

     

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    Capitolo 32
    *** Avvolti dalla luce ***


    32. Avvolti dalla luce
     

     

    La delicatezza, leggera come un soffio di vento, delicata come una piuma,

    non scuote l'altro, non lo ghermisce, non gli fa violenza,

    ma delicatamente lo avvolge, lo sfiora, lo abbraccia.
    [Ada Ferrante]

     

     

    C'era il sole che splendeva nel cielo, tingendo d'oro le fronde degli alberi, illuminando di luce il bosco di SilverWood.

    La primavera era nell'aria.

    La si sentiva, respirando il suo profumo di rinascita. Sentendo sulla pelle il suo caldo tepore rigenerante. Sentendo nel cuore quell'amore che solo chi ti ama ti può donare.

     

    Bonnie si svegliò, tra le braccia di Damon, con le narici invase dal suo profumo.

    «Damon!» esclamò, felice e lo abbracciò forte. «Sei ancora qui!»

    Damon le accarezzò il viso. «E dove me ne sarei dovuto andare?»

    «Pensavo che magari fossi andato a caccia o semplicemente fosse stata tutta una mia allucinazione.»

    Il moro, col suo sguardo, la rassicurò. «Non me ne sarei andato comunque. Ho imparato la lezione. Non devo e non voglio lasciarti più sola, neanche per un istante.»

    La rossa lo guardò, con dolcezza. «Ti ho già detto che ti amo?»

    «Mmm, fa sempre piacere risentirlo.»

    «Ti amo, Damon. Ti amo.»

    Damon avvicinò il suo viso a quello di Bonnie. «Questa é musica per le mie orecchie».

    Lei ridacchiò mentre il suo cuore batteva sempre più veloce perché Damon le si stava avvicinando. Il suo cuore si sciolse nel momento in cui le labbra del moro incatenarono le sue in quel dolce bacio d'amore. Lo strinse forte e lasciò che la sua aurea si fondesse con la sua. 

     

    Dopo un'eternità trascorsa tra le braccia dell'altro, Damon si scostò dalla sua strega.

    «Stanno arrivando.»

    «Chi?» esclamò lei, preoccupata.

    «Stefan ed Elena»

    Bonnie lo guardò, sollevata e sorrise. «A meno che tu non li voglia abbrustoliti, direi che devo spegnere il fuoco.»

    Damon ridacchiò e l'aiutò ad alzarsi per portarla al margine della grotta, in cui le fiamme scoppiettavano ancora vivaci. 

     

    Il sentimento non è mai parola e nemmeno pietà,
    ma solamente un grazie.
    [Alda Merini]

     

     

    Elena corse incontro alla sua migliore amica. «Bonnie!»

    La rossa l'abbracciò e affondò la testa in quella lunga cascata di fili d'oro.

    «Mi sei mancata, Elena, e ti sono grata per avermi ritrovata.»

    Elena la strinse più forte. «Era il minimo che potessi fare. Grazie a te di essere viva»

    Bonnie le sorrise, più grata che mai. Non avrebbe più lasciato la sua migliore amica.

    Avrebbe affrontato i prossimi ostacoli con lei, con loro perché li amava e non voleva più farli soffrire.

    Intanto, Damon e Stefan si stavano parlando.

    Damon aveva notato che suo fratello era ancora un po' scosso, ma non sapeva da che cosa.

    «É successo qualcosa? Vi siete imbattuti nel minore degli Argentum?»

    «Veramente sì. É morto. L'ho ucciso.»

    Damon sorrise di cuore al fratello e gli diede il cinque.

    «Grande, Stefan, grandissimo! Grazie a te, stanotte potrò dormire sonni tranquilli.»

    Stefan gli sorrise debolmente. «Anche io ne sono sollevato, ma ogni morte ha sempre il suo effetto collaterale».

    Dopo aver abbracciato Elena, Bonnie corse da Stefan.

    «Stefan! Elena mi ha detto che sei riuscito ad annientare l'ultimo cacciatore!»

    Stefan l'abbracciò. «Sono contento che tu sia salva.»

    «Anche io lo sono. E non posso che ringraziarvi per avermi salvata»

    In quel momento, Damon prese per mano Bonnie e la spinse verso di sé.

    «La vuoi smettere di ringraziare tutti? Dovresti ringraziare solo te stessa per aver resistito e poi, beh, il sottoscritto per averti ritrovata»

    Bonnie si lasciò guidare dal suo signore delle tenebre verso l'auto mentre Stefan restò dietro di loro con Elena a fare smorfie perché ogni cosa che usciva dalla bocca di suo fratello era un'eresia.

     

    Dobbiamo essere grati alle persone che ci rendono felici.
    Sono i premurosi giardinieri che fanno fiorire la nostra Anima.
    [Marcel Proust]

     

     

    Il viaggio di ritorno fu avvolto dalla luce del sole.

    Stefan ed Elena stettero davanti mentre Bonnie restò dietro con Damon, avvolta dalle sue braccia muscolose. Sembravano stare nel loro mondo a parte, fatto da loro e ancora loro. Isolati dal resto del mondo.

    Elena li guardò, serena per poi girarsi verso il suo vampiro dagli occhi verdi.

    «Stai meglio, Stefan?»

    «Sì, mi basta guardare mio fratello e Bonnie felici, mi basta vederti felice per esserlo anch'io. Mi dispiace per Adherick, ma è la vita. E poi, siamo vivi e questa è la cosa più importante».

    La giovane guardiana gli strinse la mano con amore e gli sorrise.

    «Spero che a Teophilia non sia venuto un infarto per la preoccupazione. Per quanto tempo l'avete lasciata sola?» disse a un tratto Bonnie.

    «Una decina di ore? In ogni caso, Damon si occuperà di lei» rispose il suo omonimo.

    Tutti scoppiarono a ridere. Era davvero un giorno da ricordare se Damon affidava così tanta importanza al suo omonimo peloso.

     

    Nessun incanto è pari alla tenerezza del cuore.
    [Jane Austen]

     

     

    Teophilia non aveva dormito, seguita a ogni passo da Damon, pregava e sperava che avessero trovato Bonnie. Era passato mezzogiorno, ormai, e non aveva neppure mangiato. Si era limitata a preparare il pranzo per cinque persone. Sapeva che era stupido preparare del cibo quando non sapeva come stesse la sua Bonnie cara, ma cucinare l'aiutava a sfogare la tensione.

    E poi, una parte di lei, era convinta che sarebbero ritornarti tutti insieme e, sicuramente, avrebbero avuto una grande fame, soprattutto Bonnie.

    Quindi non era poi così sbagliato aver preparato tutto in anticipo, no?

    Quando sentì Damon miagolare mentre sfornava le lasagne, seppe per certo di aver avuto ragione.

    Alzò lo sguardo e aprì la finestra sopra il lavandino.

    Erano arrivati.

    Un sollievo profondo la rassicurò mentre si accertava, contandoli, che ci fossero tutti.

    Bonnie era salva. Bonnie era viva e Damon la stava reggendo.

    Irradiava amore in ogni gesto verso la sua ragazza.

    E poi c'era Stefan che teneva per mano Elena e le sorrideva, soddisfatto che quella brutta avventura fosse finita.

    Teophilia uscì di corsa dalla porta di ingresso e corse incontro ai suoi ragazzi.

    Bonnie fu la prima ad andarle incontro e poi tutti l'abbracciarono con affetto sincero.

    Erano in piedi nel vialetto tra i tulipani rossi e le rose nere. Ed erano felici di essere salvi, di essere insieme.

    L'anziana strega si commosse mentre Damon, il gatto, li guardava. Sembrava stesse sorridendo. «Ragazzi, é meglio che entriate a mangiare prima che si raffreddi tutto»

    «Sto morendo di fame» esclamò, Bonnie mentre entrava con Teophilia dentro casa.

    Il pranzo trascorse serenamente tra chiacchiere, risate e una sana, rigenerante mancanza di preoccupazioni. La signora Flowers venne a sapere come Bonnie fosse riuscita a sopravvivere e a uccidere un cacciatore grazie ai suoi poteri e alle forze della natura che la circondava.

    Scoprì come Damon fosse riuscito a ritrovarla grazie alle gocce di sangue e come Stefan avesse ucciso il cacciatore perché lui non poteva vivere senza i suoi fratelli, senza la sua famiglia.

    Era stato un capitolo triste e drammatico quello sui cacciatori, per questo erano lieti che fosse finito. Mangiarono con gusto le deliziose pietanze che Teophilia si era tanto impegnata a preparare e stettero a tavola fino al tramonto. Quando si alzarono, lo fecero con nostalgia.

    Elena e Bonnie aiutarono Teophilia a sparecchiare mentre Stefan uscì in giardino con Damon.

     

    Credo nel mistero e nella malinconia di una mano,
    nella gentilezza degli alberi, nella saggezza della luce.
    [James G. Ballard]

     

     

    Si sedettero sull'altalena a dondolo a guardare le stelle.

    «Quando pensi di chiederglielo?» chiese Stefan.

    Damon lo guardò, incredulo.

    «L'ho capito, Damon. Per me é così evidente che tu glielo chiederai.»

    Damon continuava a non capire.

    «Che diavolo stai dicendo? Le lasagne ti sono forse andate ti traverso?»

    «Questa domanda mi fa solo capire che me ne sono accorto prima io di te, come sempre. Prova a pensare a cosa desideri più di tutto in questo momento.» «

    Stare con Bonnie per sempre?»

    «Esatto.. Non si accende nessuna lampadina nel cervellino di Damon Salvatore?»

    Damon spalancò gli occhi.

    «Pensi che sia il momento opportuno?»

    «Penso che non potrai mai saperlo finché non glielo chiederai.»

    Il moro sorrise al suo saggio fratello.

    «Forse mi sbagliavo, forse sei davvero uno psicologo.»

     

     

    Quella sera, Bonnie si tuffò nel letto non appena aprì la porta della loro camera.

    «Damon!» urlò.

    Il suo Ettore la guardò, perplesso.

    «La camera é in ordine. Come può essere? Come é possibile che tu non l'abbia distrutta?»

    «Odio doverlo ammettere, ma è stata Teophilia con le sue magie da strega a sistemare tutto.»

    «Capisco, ancora una volta, la stregoneria si é rivelata la soluzione al misfatto.»

    Damon si avvicinò al grande letto a baldacchino.

    «E con questo a cosa vorresti alludere?»

    Bonnie lo guardò, maliziosamente.

    «Voglio solo dire che un giorno saranno le streghe a dominare, sconfiggendo per sempre la stirpe dei vampiri, o meglio dei Salvatore, a eccezione di Stefan, si intende.»

    Damon saltò sul letto come una furia.

    «Che cosa? Come si permette la mia ragazza di dire una tale blasfemia?»

    Bonnie scoppiò a ridere.

    «A volte sono troppo sincera, tutto qui.»

    Damon le saltò letteralmente addosso.

    «Questa me la paghi cara, traditrice.» le disse mentre la bloccava tra le sue braccia.

    Bonnie lo continuò a fissare con aria di sfida e poi, prendendolo per il collo lo attirò a sé.

    Trascorsero la notte l'uno tra le braccia dell'altro a respirare il loro profumo, sentendo il loro cuore battere in sincrono.

    Guardandosi sempre negli occhi, nell'anima e amandosi nell'unico modo in cui potevano farlo. Appartenendosi.

     

    La cosa bella dell'amore è veder dormire al tuo fianco la persona che ami e

    dormire abbracciati, ascoltare il suo cuore,

    addormentarsi nel suo respiro.

     


    L'indomani mattina Damon sarebbe andato a parlare con Elena.

     

     

    A/N

     

    Chiedo perdono per il ritardo, ma la scuola mi sta impegnando davvero parecchio.

    Chi l'avrebbe mai detto che la quinta superiore sarebbe stata così ardua?

    Comunque, questo capitolo è stato molto tranquillo e preparatevi ad altri ultimi capitoli molto calmi e tranquilli. Spero non vi dispiaccia che i nostri amati si godano un po' di meritato riposo dalle missioni omicide che sempre li chiamano a rapporto ;)

    Voglio che in questi ultimi capitoli quel senso di pace, amore e felicità giunga anche a voi perché ve lo meritate dopo aver seguito questa storia e aver vissuto tutti i momenti di ansia che vi ho fatto provare.

    Consideratelo il mio modo personale di ringraziarvi <3

    Non so quando riuscirò a pubblicare il prossimo capitolo, ma di sicuro sarà entro massimo 15 giorni.

    Mi auguro che abbiate apprezzato questo e che continuerete a gradire la storia, fino alla fine.

    Naturalmente i miei ringraziamenti più profondi e sentiti vanno ad Annaterra, Giulia e ViolaSerena.. siete sempre troppo gentili con me e ve ne sono infinitamente grata :*

     

    Un abbraccio,

    Gloria

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    Capitolo 33
    *** Spirit of grace ***


    33. Spirit of grace


     

    Basta una sincera gioia,

    un buongiorno regalato,

    una parola inaspettata,

    per scacciare via mille delusioni.

    Basta un sorriso,

    un raggio di sole del mattino,

    per illuminare una giornata lagnosa.

    Basta una carezza, per liberarsi da inservibili incertezze.
    A volte basta poco per provare ad essere felice.
    [T.Arancio]


     

    Quando il sole penetrò attraverso la finestra Bonnie era in piedi ad accoglierlo.

    Era scalza e indossava una camicia di Damon. Scostò le tende per far entrare quei raggi caldi e luminosi quando sentì il ronfare piacevole del suo uomo, ancora disteso addormentato sotto alle coperte.

    Era a petto nudo e Bonnie si perse a contemplarlo per più tempo del necessario.

    In fondo, quello splendore era anche suo, no?

    E poi doveva godersi i momenti in cui lo poteva guardare senza che lui si desse troppe arie perché era tronfio di essere ammirato.

    «O Damon mi sta fissando perché vuole darmi un graffio mortale oppure una bellissima fanciulla dalle gote arrossate mi sta spogliando con gli occhi»

    Quella fanciulla fece una smorfia. «Non credo di poterti davvero spogliare con gli occhi visto che sei già svestito».

    Damon ridacchiò, mentre continuava a dormire.

    Bonnie, invece, si sedette a coccolare il suo compagno peloso e si mise a sfogliare dei libri di incantesimi. Era sempre meglio tenersi in allenamento.

    Trovò un incantesimo che fece al caso suo. Non aveva mai provato a far levitare le persone prima di allora e moriva dalla voglia di provarci.

    Lanciando un'occhiata complice a Damon, pronunciò l'incantesimo mentre fissava il suo signore delle tenebre. Dopo pochi istanti il corpo di Damon fluttuò metri sopra il letto fino quasi a raggiungere il soffitto. «Ma che diavolo..?» imprecò, spalancando gli occhi, sorpreso.

    «Dimmi perché sto fluttuando a due centimetri dal soffitto. Se avessi voluto farmi volare, sarebbe bastato chiedermi di trasformarmi in corvo.»

    «Mi sto solo esercitando, pensavo ti facesse piacere farmi da cavia.»

    «Per altri esperimenti si, per questo assolutamente no. E poi, potresti sempre sfruttare quella palla di pelo nero.»

    Bonnie lo guardò, radiosa come il sole. «Preferisci un atterraggio duro o morbido?»

    «Preferisco averti sotto, in ogni caso.»

    Lei ridacchiò e lo fece riadagiare sul letto il più delicatamente possibile.

    Damon si alzò subito e corse sul divano.

    «Preparati alla vendetta» le disse, sbottonandole la camicia.

    «Damon, che cosa vuoi fare? C'è Damon qui..»

    Il suo vampiro dai bollenti spiriti la guardò, sorpreso dalla sua pudicizia.

    Bonnie sarebbe sempre rimasta pura per lui.

    In lei non c'era nulla di volgare, c'era solo quel fascino sensuale che sapeva di dolcezza e sensibilità. Quel fascino che lo faceva impazzire.

    «Sono certo che sarà felice di ammirare lo spettacolo» le disse, facendole l'occhiolino.

    «Damon! Andiamo!» ma le sue proteste furono coperte dai suoi bollenti baci.

    Sentì il corpo marmoreo di Damon avvolgerla nella sua morsa di acciaio e, in quel momento, seppe che poteva solo soccombere tra le sue braccia.

    Vittima del suo amore e del suo fascino ultracentenario.

     

    Il più grande privilegio, in questo mondo gelido e senza speranze,

    è quello di riuscire a scatenare una scintilla:

    un’emozione capace di far battere forte il cuore.
    [Nicola Lecca]

     

    Quel pomeriggio, Bonnie colse delle foglie di alloro dal giardino e le sparse lungo il perimetro del pensionato. L'alloro era noto per le sue proprietà protettive e lei voleva assicurarsi che, nonostante non ci fossero più pericoli incombenti, la signora Flowers sarebbe stata al sicuro.

    Per questo, pronunciò vari incantesimi di protezione mentre Elena la seguiva col cestino colmo di foglie di alloro. Damon le si avvicinò all'improvvisò.

    «Perché vuoi cospargere la casa di alloro?»

    Bonnie gli fece una smorfia, mentre gli dava uno schiaffo affettuoso sul braccio.

    «Perché mi preoccupo della vostra protezione.»

    «Se fossi in te mi preoccuperei solo della tua protezione ed, eventualmente, della mia.» le disse lui, facendole l'occhiolino.

    Bonnie gli sorrise. Non sarebbe mai cambiato, per questo l'avrebbe sempre amato, ogni giorno di più. Nel frattempo, anche Stefan si avvicinò loro, avvolgendo Elena nel suo abbraccio protettivo.

    Le cinse la vita e lasciò che la sua testa si immergesse in quella cascata di capelli biondi, che avevano ancora impresso il suo profumo dalla notte precedente.

    «Damon, per quanto sia nobile il fine di Bonnie, ti posso assicurare che non ha nulla a che vedere con la tua protezione.»

    Damon si finse offeso. «Pensala come vuoi, fratello. Ma, intanto, io ho questo prezioso ciondolo d'ematite.» ribatté, indicando il cuore nero che ormai portava sempre al collo.

    Stefan ridacchiò. «Forse ti sei dimenticato di questo..» gli disse, mostrandogli il ciondolo di ossidiana che Bonnie aveva fatto appositamente per lui ed Elena.

    Damon stette zitto mentre lo inceneriva con lo sguardo.

    Peccato che non ci sarebbe riuscito dato che era solo la sua strega ad avere quelle capacità.

    «Credo che sia giunto il momento di parlare con Elena del modo più corretto per punirti.»

    Così dicendo, rivolse lo sguardo ad Elena che, già sapendo di cosa avrebbero parlato in realtà, stette al gioco.

    «Sempre che non si tratti di una punizione troppo crudele.» disse, baciando Stefan dolcemente e lasciandolo solo con Bonnie.

    Bonnie guardò Elena seguire Damon, dentro al pensionato.

    «Sai già cosa hanno in mente?» chiese a Stefan.

    «Non ne ho idea, ma suppongo che lo scopriremo presto.»

    Ed aveva ragione.

     

    Teophilia guardava dalla finestra della cucina, Stefan e Bonnie parlarsi.

    Li aveva sempre visti come fratelli. Si capivano perfettamente perché entrambi erano molto simili. Erano dotati di una grande sensibilità e di una nobiltà d'animo che non aveva eguali.

    Erano sempre disposti a sacrificarsi per il bene degli altri ed erano sempre disposti ad aspettare quel lieto fine che, erano certi, sarebbe sempre arrivato.

    Li guardò sedersi sull'altalena mentre ridacchiavano tra loro.

    Il sole li stava illuminando di luce. 

     

    Sparirà con me ciò che trattengo, ma ciò che dono resterà nelle mani di tutti.
    [R. Tagore]

     

    «Credo che Damon stia facendo incredibili progressi grazie a te.» le disse Stefan.

    Bonnie lo guardò, intenerita dalla sue parole. «Intendi progressi in simpatia o sensibilità?»

    Stefan le sorrise. «Sicuramente in entrambe le cose.»

    Bonnie scoppiò a ridere. «Ne sono felice, Stefan, davvero. E, non sai quanto sia stato positivo anche per me. Insomma, stare con Damon mi ha fatto crescere, mi ha fatto diventare donna in un modo che neanche io pensavo fosse possibile.»

    «Lo so. Credo che sia questo quello che accade quando si é innamorati di qualcuno.»

    «Per non parlare dei progressi che ha fatto Elena. L'hai resa migliore, Stefan. Da quando sei entrato nella sua vita, hai tirato fuori il meglio di lei, sempre. Ho visto in Elena un grande potenziale sin da quando eravamo piccole, ma é con te che si é aperta veramente, che é andata oltre quel muro di superbia che si era costruita intorno a sé.»

    Stefan la guardò, toccato dalle sue parole. «A quanto pare siamo noi i veri Salvatori della situazione.» «Lo credo anch'io.»

    Si guardarono e si sorrisero.

    Si erano sempre capiti.

     

    T’insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece.
    [Pier Paolo Pasolini]

     

    Dopo la fruttuosa conversazione con Elena, Damon rientrò nella sua camera.

    Il gatto lo seguiva a ogni passo con sguardo sospettoso.

    Probabilmente aveva già capito che cosa avrebbe fatto.

    «Non guardarmi così.» gli intimò Damon, guardandolo male.

    «Sai anche tu che è giunto il momento. E, anche se mi continui a guardare così, non cambierò idea.»

    Damon non miagolò neppure, si limitò a guardarlo con quello sguardo da "io-so-già-tutto".

    Ecco perché non si stupì quando vide Damon avvicinarsi alla libreria, prendere il suo scrigno e tirarne fuori l'anello di sua madre. 

    Damon sorrise.

    Era giunta l'ora di dare a qualcun altro l'anello che suo padre gli aveva dato secoli prima.

    Il gatto sorrise.

     

    Non era mai stato solo un gatto.

    Teophilia l'aveva scoperto dal momento in cui l'aveva trovato nel giardino del pensionato, poco prima di sentire Damon al telefono e di informarlo del ritorno di Bonnie, qualche mese prima.

    Quel gatto era legato a Damon, al suo destino in un modo che gli altri non potevano neppure immaginare.

     

    Il gatto,
    soltanto il gatto
    apparve completo
    e orgoglioso:
    nacque completamente rifinito,
    cammina solo e sa quello che vuole.

    [Pablo Neruda]


     

    Secoli prima, era stato uno stregone dai mille poteri. Aveva vissuto nel Rinascimento e proveniva dal nord della Francia. Negli anni di splendore e ricchezza in cui Firenze era una città dalle mille occasioni, vi si era trasferito. Ricordava ancora l'incontro avvenuto col nonno di Damon, il padre di Giuseppe. Agli occhi dei comuni mortali, non era uno stregone. Era un orefice.

    Il suo nome era Daedalus Savant, meglio conosciuto come il miglior orefice che Firenze avesse mai conosciuto. Si dilettava a creare gioielli, utilizzando pietre preziose dalle mille proprietà.

    Conosceva il loro significato, i loro poteri. E sapeva come creare gioielli unici e speciali.

    Nessuna delle sue creazioni era uguale alle altre. Ma, soprattutto, i suoi anelli erano "destinati". Aveva sempre usato i suoi poteri per il bene degli altri e, quando aveva conosciuto il nonno di Damon, aveva saputo che avrebbe sempre protetto e guidato la dinastia dei Salvatore, da quel momento in avanti. Si era creato subito un legame tra loro, un'amicizia profonda e sincera.

    Davide Salvatore gli aveva chiesto di creare un anello di fidanzamento per la sua promessa sposa.

    Gli aveva portato uno schizzo del suo viso e gli aveva detto di farne un anello che fosse simile a lei, che ricordasse la sua essenza. Amava la sua donna e, gli aveva dato un unico dettaglio, oltre all'elogio delle sue qualità morali, gli aveva detto che i suoi capelli erano rossi.

    Daedalus aveva raccolto quei dettagli e molto di più, dallo sguardo di Davide, dal suo amore sincero per Diana e si era fatto promettere che quello sarebbe diventato l'anello delle promesse spose della dinastia Salvatore. Davide aveva accettato la proposta senza indugio. Amava il piccolo tesoro che aveva creato Daedalus e gliene sarebbe sempre stato grato. Non poteva sapere che lui avrebbe custodito la sua famiglia, proteggendola e guidandola verso il vero amore. Così, quando il velo della morte l'aveva ricoperto, Daedalus si era rigenerato in un gatto che avrebbe condotto il primogenito di Giuseppe verso il suo amore. (Il suo intervento, nel caso di Giuseppe, non era stato così determinante. Era ancora umano quando lui si era innamorato della madre di Damon e Stefan. Aveva organizzato solo il suo primo incontro con Rose. Giuseppe, infatti, l'aveva conosciuta, proprio durante un ricevimento organizzato nella sua villa, in occasione dell'anniversario dell'apertura della sua bottega 'Daedalus' Lux''. Daedalus si era limitato a favorire gli incontri tra i due, senza doverli guidare troppo. Giuseppe non aveva esitato a prendere l'iniziativa. Era stato un vero colpo di fulmine da parte sua). Con Stefan il suo intervento non era stato necessario perché, lui, proprio come Davide e Giuseppe, non aveva avuto bisogno di essere guidato verso la sua donna. Quando l'aveva trovata, non l'aveva più lasciata. Damon, invece, aveva necessitato della sua guida e lui, da spirito guida qual era, l'aveva spinto verso Bonnie, quella dolce fanciulla di cui Damon si era innamorato, ma che aveva scoperto forse troppo tardi di amare. Forse perché aveva sempre considerato l'amore come una debolezza. Quella debolezza che in realtà non era che la sua forza più grande.

    Adesso l'aveva capito. Adesso Damon era pronto a dare quell'anello alla donna che gli apparteneva, che gli era sempre appartenuta, sin dal momento in cui suo nonno era andato da Daedalus a chiedergli di creare un anello. Damon non avrebbe più avuto bisogno di lui, ma lui l'avrebbe continuato a guidare perché un profondo legame lo legava a lui e avrebbe sempre protetto i Salvatore, in particolare quello che per lui era diventato come un 'figliol prodigo' che si era smarrito.

    E che ora aveva ritrovato la strada di casa, la strada dell'amore.

     

    Ad ogni stagione il suo tempo
    ad ogni cuore la sua gioia.
    [Enzo Orsillo]

     

    Per questo, quando vide gli occhi di Damon illuminarsi, tenendo tra le mani l'anello di topazio azzurro che lui stesso aveva creato, non poté trattenersi dal sorridere.

    E, una lacrima di gioia, di fierezza, di commozione, gli scese dagli occhi.

     

     

    A/N

     

    Eccomi qua, in ritardo.

    Avete finalmente scoperto la vera natura del gatto!

    Sono certa che ad alcune piacerà l'idea, mentre altre probabilmente ne saranno deluse.

    In ogni caso, spero che la maggior parte di voi sia soddisfatta.

    Mi dispiace aver dedicato parte del capitolo alla storia di Daedalus, ma è stato un personaggio importante nello sviluppo della trama e meritava almeno un capitolo ;)

    E poi, non disperate, negli ultimi capitoli potremo assistere all'happy ending che tanto avete atteso!

    Un happy ending che pubblicherò nelle prossime settimane..

    Entro la fine di Novembre, dovrei riuscire a finire di pubblicare.

    Se avete qualche suggerimento da darmi, è giunto il momento di parlare e/o criticare!

    Ho speso tanto in questa storia e, nonostante a volte possa essere delusa da ciò che scrivo o non apprezzarlo a sufficienza, questa long mi ha dato tante soddisfazioni e mi ha permesso di conoscervi, quindi una parte di me sarà sempre dentro questa storia.

    E la potrete sempre ritrovare anche voi, rileggendo la storia, se ne avrete voglia.

    Oddio, non posso iniziare a commuovermi già adesso, quando il finale non è ancora arrivato.

    E' meglio che tenga il discorso strappalacrime per la fine, altrimenti i commenti finali degli ultimi capitoli potrebbero risultare oltremodo deprimenti.

    Grazie infinite a tutte, davvero <3

     

    Un bacio,

    Gloria

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    Capitolo 34
    *** Et nunc et semper ***


    34. Et nunc et semper

     



    Il domani è attesa,
    ieri è un ricordo,
    oggi è il dono.
    [Maharaji]

     

     

    Caro diario,

    i cacciatori sono stati definitivamente sconfitti.
    Quasi non mi sembra vero di essere viva, di essere tornata alla normalità!
    Una normalità fatta di Damon al mio fianco, sempre. Sono più determinata che mai a trasformare questo 'sempre' in 'per sempre' perché voglio stare insieme a lui per tutta l'eternità.
    Non posso immaginare la mia esistenza senza di lui e non voglio neanche provarci.
    Ho trascorso questi giorni alla ricerca febbrile dell'elisir di eterna giovinezza di Elena ma é stato impossibile ritrovarlo. Abbiamo cercato dappertutto ed Elena teme che possa essere andato perso.
    In ogni caso, non mi scoraggio. La prospettiva di diventare vampira non mi sembra poi così terribile.
    Potrò finalmente diventare più atletica e, magari, non arrossirò ogni volta che Damon mi guarda dato che non avrò più sangue che possa affluirmi sulle guance. Questa sera, voglio che mi trasformi.
    Diventerò come lui, vivrò per sempre.
    E non sono mai stata più sicura di così. Non sono mai stata più certa del futuro che voglio avere, un futuro che avrà tutta l'eternità per realizzarsi.
    Ora ti devo lasciare, Damon mi sta chiamando.
    La prossima volta che ti scriverò non sarò più umana e sono certa avrò una marea di cose da dirti.
    Okay, adesso me ne vado. Non temere, potrei anche diventare "diversa" fisicamente, ma sarò sempre la stessa.
    Per sempre la tua impacciata e goffa Bonnie che, grazie all'amore per un vampiro bastardo e adorabile, si é tramutata in donna forte e coraggiosa. 

     

     

    E impari che l’amore è fatto di sensazioni delicate,

    di piccole scintille allo stomaco,

    di presenze vicine anche se lontane,

    e impari che il tempo si dilata

    e che quei cinque minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore,

    e impari che basta chiudere gli occhi,

    accendere i sensi, sfornellare in cucina,

    leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto

    per annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami.

    [Richard Bach]

     

     

    Bonnie si alzò dal divano e corse al piano di sopra, tenendo il suo diario di pelle nera tra le mani. Aprì la porta della camera e si ritrovò Damon di fronte. Non le diede neanche il tempo di aprire la bocca che se lo ritrovò addosso. Damon accarezzò le labbra di Bonnie con le sue in un contatto passionale e delicato, dolce e ruvido. «Damon» sussurrò lei.

    Lui non le rispose, ma si spostò in modo da farle vedere oltre il vetro delle finestre, sul terrazzo.

    C'era una tavola imbandita. Per due.

    Bonnie si ritrovò a bocca aperta dalla sorpresa. Non se l'aspettava proprio.

    Non se lo sarebbe mai aspettato da Damon.

    Strinse il ciondolo di calcedonio tra le dita, aggrappandosi a quella pietra che le stava al collo. Era reale. Era vero. Stava vivendo quel momento. Non era un sogno.

    Sorrise autenticamente a Damon e gli accarezzò il viso. «Ti rendi conto che non sono minimamente vestita in modo adatto all'occasione?»

    Lui la guardò con dolcezza. «Sei perfetta, come sempre

     

    La giovane si sarebbe certamente commossa se Damon non l'avesse condotta verso il balcone, facendola sedere al suo posto, sotto la volta delle fronde degli alberi e del cielo tinto di blu.

    «Damon, grazie.»

    Il moro le sorrise. «Mi ringrazi quando la cena non é ancora iniziata?»

    «No, ti ringrazio perché questa cena é iniziata da quando ti ho visto per la prima volta in biblioteca*, ma non hai mai avuto il coraggio, prima d'ora, di invitarmici ufficialmente.»

    «Potrebbe essere stato solo a causa della mia dieta avariata.» 

    Bonnie stette zitta mentre lo guardava, ammirando ogni sua espressione. Lo vide alzarsi dal posto di fronte al suo per rientrare in camera e, ne approfittò per accendere le candele che circondavano il tavolo, con un solo sguardo. Fece apparire una composizione di tulipani rossi e rose nere sopra la tavola imbandita e la guardò fluttuare nell'aria, sopra di lei, libera come la sua anima.

    Libera di volare, cullata dall'amore con cui era stata creata.

    Damon tornò fuori con un carrello colmo di cibo dal profumo squisito e dei fiammiferi.

    «Vorrei poterti dire che li ho preparati io, ma la verità é che ho sfruttato Teophilia. Avrei voluto accendere le candele, ma a quanto pare ci hai già pensato tu»

    Bonnie gli sorrise. «Non ti preoccupare, mio amato vampiro, tanto non mi sarei lamentata in ogni caso»

    Si fece servire, continuandolo ad ammirare. I piatti erano tutti deliziosi, anche se doveva ammettere che il fatto che Damon non mangiasse fosse abbastanza irritante.

    «Hai intenzione di passare tutta la sera a guardarmi mentre mangio?» gli chiese.

    «No, ho intenzione di mangiarti con gli occhi per tutta la sera.»

    «E la tua cena, Ettore?»

    «A quella c'è sempre tempo.»

    Bonnie fece per ribattere, ma Damon le pose l'indice sulle labbra.

    «Sei così bella, così umana. Soprattutto quando arrossisci e ti arrabbi.»

    Avvicinò la sua sedia a quella del suo pettirosso. Bonnie cercò di non sciogliersi a contatto con quegli occhi incandescenti.

    «Damon, io voglio stare per sempre insieme a te. Per sempre, per sempre. E vorrei che stasera mi trasformassi in vampira.»

    Ormai il moro era vicinissimo a lei e la fissava, impassibile.

    «Non mi sembra una buona idea.»

    Bonnie scostò i suoi boccoli rossi su una spalla, scoprendo il collo in cui il ciondolo di calcedonio rifletteva i raggi della luna.

    «Per favore, Damon. Farò tutto quello che vuoi, per sempre

    «Non farla sembrare una prospettiva così eccitante.»

    «Ma lo è.»

    Damon avvicinò il suo viso al collo della sua donna. Il suo profumo lo chiamava a sé.

    Il suo nettare di vita lo attirava col suo sapore, col suo tepore.

    Le vene apparvero sotto gli occhi che si iniettarono di sangue, prima ancora di assumerlo.

    Bonnie aspettò che i suoi canini le lacerassero la carne, decretando l'inizio della sua metamorfosi.

    Il morso arrivò, Damon si resse, tenendola per le spalle, continuando a gustarsi il suo sapore, il suo profumo di vita. Doveva prosciugarla per ucciderla. Per farla rivivere poi col suo sangue in circolo.

    Per completare la trasformazione.

    Ma ora, pensava solo a godersi quel dolce piacere infinito.

    Finché non spalancò gli occhi e smise di nutrirsi di lei.

    Aveva ancora autocontrollo quando si trattava di Bonnie. Lei lo guardò stranita.

    «Damon, che stai facendo? Non sono morta.»

    Lui si leccò le labbra, ancora intrise del suo sangue. «Non ho alcuna intenzione di privarti della tua umanità. Aspetta qui.»

    Bonnie avrebbe tanto desiderato incenerirlo in quel momento.

    Ma aspettò che ritornasse perché aveva ancora speranza. Era fiduciosa.

    Quando Damon ritornò la prese per mano e la strinse forte a sé.

    «Tieniti forte» le sussurrò e la fece saltare sui rami della quercia su cui, mesi prima, Teophilia aveva scattato loro una foto. 

     

     

    Quanto tempo hai trascorso
    cercando un’anima
    disposta a tenerti per mano?
    [Raffaello Mastrolonardo]

     

     

    Gli occhi caldi come la cioccolata si persero in quelli scuri come la notte che li circondava.

    Ma erano occhi luminosi, punteggiati da milioni di stelle che li facevano scintillare dall'emozione. Perché, quella notte, tutto sarebbe cambiato. Niente sarebbe stato più come prima.

    «Damon» sussurrò lei, reggendosi a lui con le braccia intorno al suo collo.

    «Ti ho amato sempre e sempre ti amerò. Voglio essere come te, vivere ogni giorno con te.»

    Damon le pose ancora l'indice sulle labbra. «C'è un altro modo.» disse, guardandosi le tasche dei pantaloni.

    «Vuoi stare con me solo per una notte o per sempre

    «Per sempre»

    Damon le sorrise con tutta l'anima. Sentire Bonnie continuare a dire "per sempre", esprimendo la sua volontà di passare l'eternità insieme a lui lo riempiva di felicità. L'amava con tutto se stesso.

     

     

    L'amore non è una scintilla effimera,

    nata dall'incontro di due desideri,

    è una fiamma eterna

    sprigionata dalla fusione di due destini.

    [Gustave Thibon]

     

     

    Prese la scatolina dalla tasca.

    La giovane la riconobbe immediatamente. Sgranò gli occhi.

    «Damon»

    «Shhh, se continuerai a chiamarmi in quel modo, dovrò interrompere quello che sto per fare e mettermi a fare l'amore con te.»

    Bonnie lo guardò, travolta da tante emozioni quante le stelle.

    Lui aprì la scatola e prese l'anello di topazio che apparteneva a sua madre e che, Dedalus Savant aveva creato secoli prima. Gli tremavano le mani, non toccava quell'anello da quando lo indossava sua madre. Ed era contento che Bonnie fosse la donna che l'avrebbe indossato per sempre, la sua donna.

    Si immaginava già sua madre sorridergli dal paradiso, guardandolo con dolcezza.

    Bonnie gli porse la mano e lui la prese nella sua, mettendole l'anello al dito mentre le diceva: «Questa non vuole essere una proposta di matrimonio, sono uno all'antica e credo che il corteggiamento debba essere più lungo prima di portare a quell'avvenimento tanto speciale. Questo vuole solo essere l'inizio della nostra vita insieme per sempre, se tu lo vorrai, perchè io ti amo con tutto il cuore, con tutta l'anima. Mi hai insegnato così tanto, mio dolce amore. Mi hai insegnato a non vergognarmi dei miei sentimenti, ma a esprimerli. E, appena sarai pronta anche per il matrimonio, sarai libera di chiedermelo.» le fece l'occhiolino, continuando a tenere la sua mano tra le sue.

    «Vuoi smetterla di insinuare che io non ti voglia o che "se io lo vorrò" starai al mio fianco? Quando prendo una decisione resta quella. E, nonostante sia fiera di te e della libertà di scelta che mi dai, questo non mi fa cambiare idea. Ti amo, Damon ed è con te il mio posto.»

    Non poté fare a meno di commuoversi. Damon colse le sue lacrime con l'indice e si commosse anche lui. Le sue lacrime non scorsero, ma fecero brillare ancora di più i suoi occhi. Accarezzò il viso della sua Andromaca e suggellò quella promessa con un bacio. Dolce e affettuoso.

    Le labbra si appartenevano, le bocche si esploravano, brucianti di amore eterno.

    In quel momento, Damon passò dall'inferno in cui sempre aveva vissuto al Paradiso, grazie a quel bacio, grazie a Bonnie e a quel "per sempre" insieme a lei.

    Sempre tenendola tra le sue braccia, saltò dalla quercia e l'accompagnò a sedersi sull'altalena mentre visitatori indiscreti li stavano a osservare dall'interno del pensionato.

    Erano circondati dai tulipani rossi e dalle rose nere. Bonnie aprì gli occhi, sentendo il loro profumo e guardò l'anello che portava al dito. Non poteva crederci. Era un sogno divenuto realtà.
    Le stelle degli occhi del suo amato si riflettevano sul topazio che le scintillava al dito.

    Damon le prese il viso tra le mani e tirò fuori dalle tasche, una boccetta.

    «L'elisir di lunga vita!» esclamò lei. «Com'è possibile? E' da giorni che lo cercavo!»

    «É la soluzione di cui ti parlavo. Ho chiesto a Elena di tenertelo nascosto. Resterai per sempre umana senza mai invecchiare.»

    Bonnie gli sorrise, impaziente. «Che aspetti a darmelo?»

    «A quanto pare sei diventata impaziente come me.»

    Tolse il tappo dalla fiala e la inclinò verso le sue labbra socchiuse, facendo scorrere il liquido dorato dentro la sua bocca. Bonnie si sentì avvolta da un'energia viva e brillante.

    Sarebbe stata per sempre umana, al fianco del suo Ettore. Gli sorrise felice come non mai.

    E lo abbracciò forte mentre Damon la stringeva con altrettanta forza.

    «Non potrai più liberarti di me»

    «Questa é la cosa migliore che mi sia mai accaduta.»

    Si continuarono a stringere, sorridendo felici, riflettendo la luce e il tepore delle stelle che li sovrastavano e li illuminavano nell'anima, nel cuore.

    I ciondoli di ematite e calcedonio si scontrarono, accarezzandosi, sprigionando scintille bianche e nere.

    Si sarebbero per sempre appartenuti.

    Si sarebbero per sempre amati.

     

    Tu ancora ami il mio cuore?
    Sempre. Sempre te per sempre.
    [Margaret Mazzantini]

     

     

    Dall'interno del pensionato, scoppiarono fragorosi applausi.

     

    *svelato e descritto da L.J. Smith in “Afterhours”.

     

     

    A/N

     

    Questo è il penultimo capitolo della mia storia.

    Non potete immaginare quanto dolce/amaro sia per me questo momento (pensare che non si tratta neppure dell'epilogo!), ma ormai manca così poco a concludere la vicenda e sono felicemente triste.

    Non avete idea di quanto sia stato importante per me ricevere il supporto di ciascuno di voi, capitolo per capitolo. Credo che non ci sia niente di meglio per un autore di poter “sentire” la voce dei suoi lettori e di poter condividere con loro parte di quello che è, attraverso i suoi scritti.

    Se avete qualche scenetta tra Damon e Bonnie che desiderereste vedere realizzarsi, non vi resta che parlare ORA! Sarò lieta di esaudire i vostri desideri ;)

    Per quanti di voi sperassero in una Bonnie vampira, mi dispiace, ma, sin dall'inizio, la mia idea era questa. Una Bonnie umana per sempre insieme al suo Damon immortale.

    Spero abbiate gradito l'idea (:

     

    Grazie infinite a coloro che hanno recensito lo scorso capitolo: Annaterra, Jules, Mary & Viola <3

     

    Un bacione e buonanotte a tutte :*

    Gloria

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    Capitolo 35
    *** Sotto la volta del sole ***


    35. Sotto la volta del sole

     



     

    La mente umana è la luce dell'Universo. E le sue emozioni gli danno significato. 

    [Mario Vassalle]

     

    Daedalus si era goduto la scena dalla sua posizione privilegiata, sul balcone del pensionato. Era fiero di Damon e, se avesse potuto ballare, l'avrebbe fatto. Non pensava che potesse finalmente decidersi a compiere un passo così grande, invece, l'aveva compiuto. Era diventato un uomo, a tutti gli effetti. Dal piano inferiore proveniva un grande frastuono. Tutti stavano festeggiando quel momento, finalmente arrivato. C'erano delle nuove auto sul vialetto.. chi erano i nuovi arrivati?

    Incuriosito, decise di scendere le scale per scoprire chi fossero.

     

    «Boooonnie!» urlò Meredith, correndo incontro all'amica e stringendola forte.

    Bonnie la guardò, sorpresa e sorrise. Non poteva credere che Meredith fosse tornata dal suo viaggio in Europa. Era bellissimo riaverla accanto, insieme ad Elena.

    Mentre stingeva la mora, il suo sguardo si posò su Alaric che stava animatamente parlando insieme a Stefan su come quest'ultimo fosse riuscito ad affrontare i cacciatori e come, pur senza l'aiuto del professore e della cacciatrice, fossero riusciti a sconfiggere quella minaccia.

    E poi, Bonnie vide il suo migliore amico.

    Matt.

    Il biondo stava aiutando Teophilia a guarnire una torta al cioccolato, cospargendola di ciuffi di panna montata. Quindi, anche Matt era tornato a Fell's Church?

    Quando Meredith la lasciò andare, Bonnie andò ad abbracciarlo.

    «Oh, Matt! Non ricordavo fossi così grande e muscoloso!»

    L'amico ridacchiò mentre la stringeva, tra le sue possenti braccia.

    Senza pericoli magici in agguato, ho comunque continuato ad allenarmi per precauzione.

    Bonnie gli sorrise. «E ci sono novità dal campus?»

    «Diciamo di sì» le disse lui, arrossendo mentre il suo sguardo si posava su una graziosa ragazza, appoggiata al bancone della cucina che stava parlando con Elena. Solo in quel momento, Bonnie si accorse della nuova arrivata. Era molto carina. I suoi occhi erano verdi e i capelli ricci le incorniciavano il viso in una cascata di cioccolata fondente. «E' molto bella, Matt. E da quanto state insieme?»

    «L'ho incontrata poco dopo la vostra partenza ed è stato un colpo di fulmine» le disse lui, sorridendo.
    I suoi occhi azzurri sembravano splendere più del solito, riflettendo la sua gioia.

    Bonnie non poté fare a meno di sorridere, felice che Matt avesse finalmente trovato l'Amore.

    Damon, invece, stava discutendo con Meredith.

    «Se provi solo a ferirla una volta, giuro che ti taglio la testa, Damon»

    Lui le sorrise, aspramente. «Hai il mio consenso. Sarei il primo a tagliarmi la testa se mi comportassi male con lei»
    Meredith scoppiò a ridere. «Se quello che ho appena sentito è vero, forse potremmo iniziare a diventare amici»

    Damon le lanciò uno sguardo disgustato.

    «Non sperarci troppo! Non vorrei cadere troppo in basso.. »

    Stava per rispondergli a tono quando giunse Bonnie a dissipare il discidium prima che potesse sfociare in una sgradita faida.

    «Siate clementi l'uno con l'altro»

    «Certo che lo sono, amore.» le disse Damon «Ma il mio senso dell'umorismo ha sempre la meglio.»
    Bonnie lanciò uno sguardo complice all'amica.

    Certe cose non sarebbero mai cambiate.


    Teophilia si fece aiutare da tutti a preparare le pietanze per il giorno seguente. Nel pensionato c'erano abbastanza stanze per accogliere Matt e Melinda, Alaric e Meredith.

    Prima di coricarsi, si sedettero sul divano della sala a brindare l'immortalità di Bonnie e il ritrovarsi finalmente tutti insieme a festeggiare.

    Bonnie stette vicina alle sue migliori amiche e sorseggiò insieme a loro lo champagne che Matt aveva portato. Dopo che ebbero brindato, il suo sguardo si posò su ognuno di loro e si ritrovò a sorridere. «Grazie di essere qui. Siete la mia famiglia e la vostra presenza al mio fianco conta più di quanto voi possiate immaginare.»

    Anche gli altri occhi le sorrisero, felici mentre continuavano a gustarsi la loro fetta di torta al cioccolato o, nel caso di Matt e Melinda, continuavano a coccolare Daedalus che non smetteva di fare le fusa.

    Elena e Meredith continuarono ad ammirare l'anello di topazio che Bonnie portava al dito.

    «Una cosa é certa» proruppe Meredith «questo anello non é stato scelto da Damon. Non ha tutto questo gusto.»

    Damon la incenerì con lo sguardo. «Ammetto di doverti dare ragione sulla prima parte, ma non sul fatto di non avere gusto. Se non avessi gusto, non starei con Bonnie.»

    La giovane strega sorrise, arrossendo mentre guardava l'uomo che amava. Avrebbe mai smesso di essere felice al pensiero, anzi alla verità di stare insieme a lui? Probabilmente no e questa era la cosa migliore che potesse capitarle. 

     

    Due persone che si guardano negli occhi non vedono i loro occhi, ma i loro sguardi.

    [Robert Bresson]

     

    Era passata la mezzanotte quando Bonnie augurò a tutti la buonanotte e andò a dormire col suo Signore delle tenebre. Damon la prese tra le sue braccia e l'adagiò sul divano, di fronte al camino in cui un fuoco scoppiettante riempiva di luce la stanza. Il suo sguardo famelico la scoprì dalla testa ai piedi, facendola arrossire. Bonnie lo attirò a sé e lo baciò con tutto l'amore che provava per lui.

    Ecco perché fu un bacio infinito in cui le labbra si accarezzavano, le lingue si stringevano e le anime si fondevano in un'unica danza tra buio e luce, calore e freddo.

    Bonnie lasciò le labbra di Damon e i suoi capelli (che stava accarezzando) quando le fu necessario respirare.

    «L'unico svantaggio del non essere vampira é che dovrò spesso interrompere questi momenti per esigenze di ossigeno.»

    Damon rise. «Non mi dispiace affatto che ti debba interrompere, almeno ho tutto il tempo per pensare alle cose che potremmo fare insieme...» le disse, facendole l'occhiolino.

    Bonnie gli lanciò addosso il cuscino, ma la sua mira impeccabile, lo fece andare dritto al pavimento.

    «La tua mira é perfetta, amore mio. Davvero. Rischi di cavarmi un occhio con tutta quella forza.»

    La sua Andromaca lo guardò, a metà tra il divertito e l'infastidito. Ettore, per non farla irritare ulteriormente (anche se era davvero una goduria per lui farla arrossire di rabbia), la fece sedere sulle sue gambe e la strinse a sé. Era un calore più forte di quello del fuoco. Era un calore incandescente. «Voglio partire con te, andare da qualche parte. Andare ovunque tu voglia.»

    Bonnie lo abbracciò più forte. «A me va bene qualunque posto, basta che ci sia tu.»

    Lui le prese il viso tra le mani e sfiorò il suo naso con il suo.

    «Allora non é un problema per te sapere che ho già prenotato due biglietti per le Hawaii la cui partenza é prevista per domani sera?»

    Gli occhi castani si spalancarono per la sorpresa.

    «Damon! Tu hai fatto cosa? Insomma, ho ancora TUTTO da preparare.. La valigia, i libri di incantesimi.. Senza contare che non ho neppure salutato Damon e gli altri.»

    «Rilassati, dolcezza. Domani potrai salutare tutti, compreso quel mio amico peloso. In ogni caso, a me basta che ci sia tu. Non importa che tu venga senza vestiti, tanto passerei comunque il mio tempo a toglierteli.»

    Bonnie lo guardò, rassegnata. E lo tornò ad abbracciare.

    Facendogli sentire il suo calore, il suo amore.

    Damon la baciò sulle spalle, sigillando quel sentimento col marchio delle sue labbra.

    Per tutta la notte stettero così, abbracciati in quel calore, custoditi dal fuoco scoppiettante.. finché Daedalus non rientrò in camera e stette ad ammirarli, felice.

     

    Solo l'amore rende felici.

    [P.A.F. Choderlos de Laclos]

     

    L'indomani, dopo che Damon (sotto la minaccia di essere nuovamente levitato) ebbe aiutato  la sua streghetta,  i due misero le valigie all'entrata della camera, pronti per la partenza prevista per quella stessa sera. Trascorsero la mattinata insieme, riordinando la camera e passando più tempo del necessario a osservare la libreria, colma di libri e dello scrigno di Damon. Quello scrigno da cui tutto, in un certo senso, era iniziato. Bonnie era un po' triste al pensiero di partire e si ritrovò a fissare la scritta incisa sulla libreria, col nome del suo vampiro. Damon la strinse da dietro e affondò il viso nei suoi boccoli color fragola. -Torneremo, mia dolce Signora della Tenebre. Teophilia non può passare troppo tempo senza di me.-
    -Scemo! - le disse Bonnie, sorridendogli. Era riuscito a farla sorridere, nonostante la sua perenne stupidità.
    Si voltò e le sue labbre incontrarono quelle del moro, baciandolo teneramente.
    Baciarlo era diventato come respirare.
    Un'esigenza e un bisogno che non poteva non soddisfare ogni volta che i suoi occhi scuri affondavano nei suoi, facendola sciogliere come neve al sole.


     

    Cos'è un bacio?
    Un lambire di fiamma.

    [Victor Hugo]

     

    A pranzo, Teophilia aveva imbandito una grande tavolata nella sala del pensionato.

    Il chiacchiericcio si espandeva in ogni direzione, allietato da risate e sorrisi tra persone che si amavano e non si vedevano da parecchio tempo. Erano molte le cose da dirsi.

    Bonnie si sedette tra  Damon e Stefan. Di fronte a loro c'erano Matt e Meredith.

    Nonostante le continue battutine scambiate tra la cacciatrice e il vampiro, il pranzo trascorse serenamente con sguardi d'amore e d'intesa reciproca tra ciascuna coppietta.

    C'erano Alaric e Meredith che si guardavano come se non ci fosse nessuno a circondarli, Matt e Melinda si osservavano con il luccichio di chi non ha mai conosciuto un amore così forte, Stefan ed Elena si scrutavano nell'anima, parlandosi con gli occhi, dicendosi quello che non sarebbero mai riusciti a esprimersi a parole. Damon e Bonnie, invece, si guardavano con la consapevolezza di essere felici, finalmente. Perché si erano ritrovati.

    All'inizio si erano trovati, si erano amati, ma solo dopo essersi ritrovati avevano compreso quanto forte fosse il loro sentimento.

    Teophilia li guardava tutti con gli occhi che le brillavano dalla commozione.

    Non era uno spettacolo a cui si assisteva ogni giorno quello di vedere, di sentire l'amore così dolce, così puro scintillare nella sua casa, riempiendola di luce e calore. 

     

    Tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza della vita è composta d'ombra e di luce.

    [Lev Tolstoj]

     

    La notizia della partenza di Bonnie e Damon sorprese tutti, ma li rese anche estremamente felici. Bonnie strinse forte le sue amiche mentre Damon abbracciò stretto il fratello.

    «Non fare casini, Damon. Le Hawaii potrebbero darti al cervello se non ti fai guidare dalla moderazione di Bonnie.»

    «Non dubitarne, fratellino. Lo sanno tutti che, se il primo posto nella classifica dell'autocontrollo é il tuo, il mio é quello successivo.»

    Stefan ridacchiò.

    Alaric abbracciò Damon e gli sorrise. «Non avrei mai pensato che questo giorno arrivasse anche per te. Non sei più una testa di rapa, sei un uomo adesso.»

    Damon gli diede una pacca sulla schiena. «Anche i duri crescono e si migliorano.»

    Arrivò poi il momento di salutare Matt. Abbracciarlo sarebbe stato eccessivo, così si limitò a stringergli la mano.

    «Matt, grazie di essere venuto. Bonnie é stata molto felice di rivederti.»

    Il biondo lo guardò con gli occhi sgranati. «Che c'è?»

    «Volevo solo godermi il momento in cui mi hai chiamato finalmente col mio vero nome»

    Entrambi si guardarono e scoppiarono a ridere.

    Damon era davvero cambiato.

     

    Dopo che Bonnie ebbe abbracciato forte le sue migliori amiche, tra lacrime e sorrisi e "vi voglio bene, amiche mie", salutò i ragazzi. Accettò le raccomandazioni di Stefan e lo abbracciò come un fratello.

    Lo stesso fece con Matt, riservando un abbraccio anche alla sua dolce ragazza.

    «Sei speciale, Melinda. Lo vedo da come ti guarda Matt. Ti ama tanto e vi auguro tutto il meglio.»

    La giovane le sorrise. «Grazie, Bonnie. Lo amo tanto anch'io e vi auguro di passare una buona vacanza. Mi é bastato vedere te e Damon una sola volta per dire che siete perfetti l'uno per l'altra.»

     

    Il momento di salutare Teophilia fu il più triste per loro. Era stata la mentore di Bonnie ed era stata la sua guida. Era grazie a lei se si erano ritrovati.

    Damon e Bonnie l'abbracciarono forte mentre quest'ultima piangeva.

    «Grazie, Teophilia. Grazie! Non ci sono parole sufficienti a esprimerti la nostra gratitudine.» le disse mentre le porgeva in dono un ciondolo di acquamarina (pietra di pace, gioia e felicità).

    Teophilia sorrise loro, li ringraziò tra le lacrime e accarezzò i loro visi.

    «Sarete sempre i miei cari nipoti e non smetterò mai di aiutarvi.»

    I loro occhi si persero in quei pozzi azzurri di amore e saggezza e seppero che avrebbero sempre potuto contare su di lei.

     

    Non appena Damon scese dal balcone della loro camera con le valigie (le scale erano troppo scomode a suo dire, ma Bonnie era convinta lo facesse soltanto per farsi vedere), Bonnie era già sulla soglia della porta. Daedalus le faceva compagnia.

    Lei lo prese in braccio e lo strinse forte.

    «Mi mancherai tanto, sai? Sei stato un gatto fantastico.. Sei stato molto più di un gatto, in realtà.» Infatti, Daedalus era stato una guida per loro, soprattutto per Damon, a cui lo legava un rapporto speciale. Aveva guidato il suo pupillo verso la sua amata e l'aveva visto crescere e maturare grazie all'amore della sua eternità. E poi, le coccole di Bonnie erano le migliori.

    Avrebbe sentito anche lui la sua mancanza.

    Damon si avvicinò loro con una smorfia. «Almeno non dovrò più assistere a queste scene.»

    Bonnie gli porse il gatto. «É meglio per te coccolarlo un po', altrimenti mi rifiuto di partire.»

    Damon lo prese tra le braccia, controvoglia.

    «Beh, ammetto che il suo pelo é molto soffice e risulta piacevole al tatto. Dell'alito non si può dire lo stesso, ma, tutto sommato, é un buon compagno di vita.. Pur non riuscendo mai a uguagliare il mio livello.»

    Daedalus avrebbe tanto voluto ridere, ma si limitò a ricevere le coccole di Damon.

    Dopo un'infinità di tempo trascorsa a coccolarlo, Damon si decise a lasciarlo andare.

    «Un po' mi mancherà..»

    Bonnie spalancò la bocca, stupefatta. Si alzò sulle punte e lo baciò con forza.

    «Ecco perché ti amo.»

     

    L'amore non è tutto, ma ha qualcosa in più di tutto.

    [Vannuccio Barbaro]

     

    Teophilia li guardò allontanarsi dalla finestra della cucina.

    «Vieni Daedalus, vieni qui che adesso ti coccolo io.»

    Il gatto fece le fusa e tornò dalla sua padrona.
     

    La casa è il vostro corpo più grande.

    Vive nel sole e si addormenta nella quiete della notte;

    e non è senza sogni.

    [Kahlil Gibran]


     

    Damon e Bonnie attraversarono il giardino di rose nere e tulipani rossi, stringendosi per mano.

    Salirono sulla grande auto di Damon e si continuarono a guardare finché la strada non scomparve sotto di loro e la meta si fece via via meno distinta.

    Erano insieme e lo sarebbero stati per sempre.

    Questo bastava a renderli felici, questo era tutto ciò di cui avessero bisogno.

    Il sole li guidò verso quel luogo in cui tutto sarebbe continuato a essere perfetto, perché, in ogni caso, quel viaggio l'avrebbero compiuto insieme.

    Quel viaggio che era iniziato da soli e che si concludeva per ricominciare in due.

    Un calore li pervase, una luce li avvolse.

    Non stavano tornando a casa, eppure sembrava che fossero a casa.

    Erano insieme e lo sarebbero stati per sempre.

     

    L'amore è una meta che si raggiunge in due, a condizione di aver trovato la strada da soli.

    [Massimo Gramellini]


     

    THE END


     

    A/N

     

    E' davvero difficile iniziare quest'ultima Author's Note, credetemi.

    In questo anno sono successe così tante cose in questa storia e non solo. Sono cresciuta, capitolo dopo capitolo ed è stato un piacere immenso per me scrivere su questa coppia meravigliosa e sul loro incredibile amore. Non avrei mai pensato/sperato/creduto che la storia potesse riscuotere così tanto successo e mai avrei pensato di aver l'opportunità di conoscere persone tanto meravigliose e disponibili.

    Vi sono grata, davvero.

    Potrei scrivervi migliaia di parole, ma non basterebbero a esprimere ciò che sento per voi. Credo che il legame che si instaura tra un autore e i suoi lettori sia molto forte e intimo, in un certo senso. Perché si fonda su qualcosa che sorge direttamente dall'anima dell'autore e va (o almeno dovrebbe andare) a toccare il cuore di chi legge.

    Ecco perché, per me, questo legame significa tanto.

    Ecco perché, per me, voi lettori significate tanto.

    Ho ricevuto molte recensioni e vorrei ringraziare ogni singola persona che ha speso parole stupende sulla mia storia e/o critiche costruttive.

    Ma, soprattutto, vorrei ringraziare chi è rimasto sempre, dall'inizio alla fine.

     

    Annaterra: le tue recensioni mi sono state sempre di incredibile supporto. Leggendole, mi si è sempre scaldato il cuore e mi hai fatto credere davvero che quello che scrivo riesca a toccare il cuore di chi legge perché tu hai sempre compreso perfettamente le mie intenzioni e ciò che volevo trasmettere. Sei stata la prima a comunicarmi così tanto e a restituirmi ciò che io ho messo nelle mie storie: il cuore. Hai sempre speso parole stupende su di me e i miei scritti, facendomi sapere il tuo parere su ogni singola cosa, per questo, per la tua gentilezza, per il tuo sostegno, per l'avermi fatto credere di più nelle mie capacità, ti ringrazio. Un grande bacio e un abbraccio :*

     

    E poi, chi mi ha raggiunto nel mezzo della storia, ma non ha mai smesso di sostenermi:

     

    Giulia: la tua dolce follia mi ha fatto morire dal ridere un sacco di volte e la tua dolcezza mi ha letteralmente sciolto il cuore. Sono così felice di essere riuscita a emozionarti, volta per volta e sono sempre così felice dopo aver letto i tuoi complimenti. Penso di non meritarli, ma non per questo non mi fanno piacere. Tutto quello che pensi di me è meraviglioso e mi rende contenta sapere di essere riuscita a comunicarti così tanto ed essere riuscita a darti un po' di serenità grazie a questa storia. Ti sarò sempre grata e, ti prego, non smettere mai di essere folle perché è questo a renderti speciale! Un bacione e un abbraccio :*

     

    Violaserena: sei arrivata in un momento in cui ero un po' rattristata perché la storia non riceveva più molto consenso, ma, quando ho letto la tua prima recensione, mi sono illuminata di gioia. Mi hai dato speranza e, con le tue parole, mi hai anche dato felicità. Sei sempre stata dolcissima con me, andando oltre il confine della parola scritta per giungere al vero significato dei miei scritti. Hai dimostrato di avere un'anima nobile e sensibile e, ogni tua recensione è valsa più di mille parole. Mi hai fatto credere in questa storia e in ciò che ti ha dato e mi hai resa felice! Per questo e per tutto, ti ringrazio di cuore. Un bacio e un abbraccio forte :*

     

    A tutti gli altri che mi hanno seguita dall'inizio e hanno recensito non posso che mandare un altro bacio e un abbraccio forte! Ringrazio tutti, indistintamente.

    E ora, mi dileguo in lacrime! ç________ç

    E' difficile, così difficile scrivere la parole FINE.

    Vi basti sapere che questa sarà pure la fine di questa storia, ma è solo l'inizio della splendida vita di coppia che riserverà tanta felicità ai nostri #Bamon.

    E poi, se non vi siete ancora stancati di me, presto aggiornerò la mia long 'You have me', iniziata ad Agosto e sospesa per poter continuare ad aggiornare questa storia.

    Oddio, quanto cavolo è lungo questo 'commento dell'autore'?!

     

    Perdonatemi e GRAZIE INFINITE.

    BUONE FESTE A TUTTI!

     

    Un bacio,

    Gloria

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