Dove c’è molta luce, l’ombra è più nera.
(Johann Wolfgang von Goethe)
Capitolo 2 – Sacrificio.
-Non so cosa dirti…l’unica cosa che possiamo fare è aspettare.- risponde Ludwig, guardandosi attentamente intorno.
In mezzo a tutto quel trambusto, Prussia si avvicina ad Austria e Ungheria, appoggiati alla parete, che bisbigliavano tra loro.
-Ehi! Cosa state confabulando voi due? Rendete partecipe anche il magnifico me!- detto ciò, si appoggia noncurante alla parete, che, improvvisamente, ruota su se stessa, trasportando con se i tre malcapitati.
I tre, ancora storditi, si guardano attorno, notando di essere finiti in una stanza dalle pareti…di acciaio?
Una voce spezza il silenzio, diffondendosi in tutta la stanza.
“Un gatto è posto all’interno di una camera d’acciaio assieme al seguente marchingegno:
in un contatore Geiger c’è una piccola quantità di una sostanza radioattiva,
tale che forse nell’intervallo di un’ora uno degli atomi decadrà,
ma anche, con eguale probabilità, nessuno subirà questo processo;
se questo accade il contatore genera una scarica e attraverso un relay libera un martello che frantuma un
piccolo recipiente di vetro che contiene dell’acido prussico.
Se l’intero sistema è rimasto isolato per un’ora,
si può dire che il gatto è ancora vivo se nel frattempo nessun atomo ha subito un processo di decadimento.
Il primo decadimento l’avrebbe avvelenato.
La funzione d’onda del sistema completo esprimerà questo fatto per mezzo della combinazione di due
termini che si riferiscono al gatto vivo o al gatto morto, due situazioni mescolate in parti uguali.”
-Co…cosa diavolo vuol dire?- balbetta Prussia, dopo qualche secondo di silenzio.
-Ascoltatemi! L’autore del paradosso era austriaco, conosco bene questo paradosso, possiamo salvarci!- grida Roderich, tremando visibilmente.
-Maledetti austriaci.- è il commento di Gilbert.
- Austria, per favore, potresti spiegarti meglio? Qual è il significato delle tue parole?- gli chiede cordialmente Elizabeta, cercando di stare calma mentre Prussia le fa il verso.
-Legando la sorte dell’atomo radioattivo a quella del gatto, si è costretti ad utilizzare il modello quantistico anche per quest’ultimo: fino a che non si effettua la misura, ossia aprendo la camera d’acciaio, il gatto non è nè vivo nè morto: si trova in una mescolanza di stati. Il gatto va descritto da una funzione d’onda, che sarà una mescolanza dei due stati gatto-vivo e gatto-morto. Lo stesso vale per noi. Abbiamo la probabilità di sopravvivere pari a quella di morire.-
Ungheria e Prussia lo guardano con aria interrogativa.
-Ok, damerino dei miei stivali, adesso spiegati con parole comprensibili da noi poveri umani, o vuoi che il magnifico me ti pianti una ginocchiata nei denti?- dice ironico l’albino, sghignazzando per la sua stessa battuta.
Roderich gli getta un’occhiataccia, per poi tornare a parlare: -In parole povere…ci vuole una bella botta di culo. Dobbiamo sbrigarci il prima possibile, e uscire velocemente da qui.-
-E come pensi di riuscirci, genio? Vedi qualche via d’uscita?!
-Silenzio.- li interrompe improvvisamente Ungheria. –Sono enigmi, giusto? Quindi una soluzione ci dev’essere per forza, dobbiamo solo trovarla!-
Gilbert mugola qualcosa, gettando un’occhiata distratta intorno a lui, quando qualcosa attira la sua attenzione.
-Ehi! Guardate laggiù, la parete è diversa! Può essere una specie di passaggio segreto?- dice, dirigendosi a passo sicuro verso di essa, seguito subito dalle altre due nazioni.
Arrivati di fronte a quell’unico spazio nero in quella stanza fatta completamente d’acciaio si fermano.
-Kesesesese! Avete visto, il magnifico me ha sempre ragione! Ehm…però…cosa si deve fare in questi casi? Come pensate che si apra questa porta?- mentre parla appoggia distrattamente una mano al muro, che si illumina, facendolo saltare letteralmente in aria.
Subito dopo fuoriesce un grande contenitore rosso, sostenuto da un gancio orizzontalmente, con dentro un coltello.
I tre si guardano, spaesati.
-Cosa dobbiamo fare? Lo dobbiamo riempire sputandoci dentro?- chiede Gilbert speranzoso, prendendo il coltello e rigirandoselo tra le mani.
L’austriaco, per tutta risposta, sbuffa.
-Sarebbe bello…ma non penso che sia così semplice…- sussurra terrorizzata Ungheria. –anzi, io penso di avere una mezza idea a proposito…-
Detto ciò, prende il coltello dalle mani di Gilbert e se lo passa velocemente sul braccio, facendo cadere qualche goccia nel contenitore, che, immediatamente, si illumina.
-Oh cazzo…- mormorano tutti e tre.
-Scusate, vorrei farvi notare una cosa…il contenitore segna 5 litri. Il corpo umano contiene 5/6 litri…per morire bisogna perderne metà, quindi 2/2,5 litri, più o meno…-
Le tre nazioni iniziano a sudare freddo. E’ ormai chiaro che uno di loro deve sacrificarsi per gli altri due, oppure sarebbero morti dissanguati tutti e tre.
Prussia si gira a guardare l’austriaco.
-Be…bene, inizio io…il magnifico me…vi salverà!- balbetta, per niente convinto.
Non dà agli altri due neanche il tempo di replicare che con un gesto fulmineo strappa il coltello ad Ungheria e preme il coltello lungo il braccio, procurandosi un taglio molto lungo e profondo.
Trattenendo le urla di dolore, Prussia guarda il contenitore riempirsi lentamente.
Gli altri due stanno a guardare, in silenzio.
Una scritta lampeggiante appare sul contenitore:
“0,5 litri.
Bravo Prussia!
Sei molto coraggioso!”
-Grazie…- mormora lui, ironico, tenendosi il braccio dolorante stretto al petto.
-O-o-ora t-tocca…a me…- dice Roderich, visibilmente terrorizzato.
-No, lo faccio io. MI sacrifico io.- lo interrompe seria Ungheria, guardandolo dritto negli occhi.
-Cosa?! Non se ne parla!
-Sono d’accordo con il tirchio precisino qui presente, per una volta.
-Tirchio precisino a chi? Dannato montato vanitoso che non sei altro!
-Come ti permetti? Io sono magnifico, meraviglioso, non penso che ci siano dubbi su questo!
Un leggero “bip”, seguito da un tonfo, li risveglia dai loro battibecchi.
Si girano verso la fonte del rumore, e impallidiscono.
Una nuova scritta lampeggia nel contenitore:
“5 litri.
Bravi, avere capito la soluzione di questo enigma.
Il sacrificio.
Era semplice, no?
Povera, povera Ungheria…”
Austria si fionda immediatamente sulla ragazza caduta a terra, iniziando a scuoterla.
- Elizabeta…rispondimi! Ti prego…ti prego, svegliati! Mi sarei sacrificato io al posto tuo…era il mio dovere…così…non potrò mai dirti che ti amo…- grida Austria, tra le lacrime.
L’albino storce il naso, anche lui commosso.
-Ehi…- dice, avvicinandosi all’austriaco in lacrime. –ormai non possiamo più fare nulla per lei…lasciala andare, dobbiamo andarcene, e anche velocemente…-
-Non dirmi cose del genere! Io non l’abbandono qui!- ribatte gridando l’altro, completamente scosso dai singhiozzi.
-Idiota!- Austria lo guarda, sbalordito. –Lei si è uccisa per salvare noi poveri codardi! Quindi muovi quel culo e andiamocene!-
Detto ciò, Gilbert spinge leggermente il contenitore che, rientrando nella parete, la fa aprire.
Entrambi guardano lo stretto e buio corridoio di fronte a loro, per niente rassicurante.
Con un bel respiro entrano uno dietro l’altro, appena in tempo per sentire il rumore di un vetro rotto proveniente dalla stanza dietro di loro.
La porta si chiude immediatamente alle loro spalle.
-Appena in tempo…- dice Prussia, con un sospiro di sollievo. –E adesso cosa…- non riesce neanche a completare la frase, che il pavimento si apre sotto i loro piedi, facendoli precipitare.
Tutte le nazioni fissavano ancora la parete dietro cui erano spariti i tre.
-Cosa pensate che gli sia successo…? Staranno bene? Sono ancora vivi? Sono…- Ludwig interrompe l’italiano con un cenno della mano.
-Silenzio, sento delle urla.
Il leggero brusio che si era creato si interrompe immediatamente.
-Ehi, bastardo mangia patate, io non sento nulla…
Due figure indistinte cadono dall’alto, facendo sobbalzare tutte le nazioni.
Germania si precipita dai due, riconoscendoli.
-Gilbert, Austria! Siete ancora vivi, per fortuna! Aspetta…dov’è Ungheria?
La stanza sembra congelarsi, il tempo fermarsi.
-O-oi, west…
-Dov’è Ungheria? Dimmelo Gilbert, ti prego!- dice Feliciano, con un brutto presentimento.
-E’…morta.
Feliciano scoppia a piangere, singhiozzando violentemente.
Ludwig sospira e si avvicina a lui, abbracciandolo e sussurrandogli parole che gli altri non riuscirono a sentire.
Un’improvvisa luce nella parete attirò l’attenzione di tutti, facendogli gelare il sangue nelle vene.
Un nome lampeggiava insistentemente.
Ungheria.
Da qualche altra parte, un giovane ridacchia, divertito.
-Oh, povera cara Ungheria…non se lo meritava, davvero…bah, tanto non mi faceva né caldo né freddo…lei è stata solo una sfortunata pedina…per la mia vendetta.
Note Autrice:
Scusate, vorrei chiedere una cosa a tutti quelli che hanno votato a favore dell'uccisione di Polonia...
Ma dove l'avete visto il suo nome?
Ho elencato apposta le 25 nazioni, per evitare problemi del genere, eppure...
(Poverino, lo volete uccidere anche quando non c'è. 3)
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