Three elements for one love

di cecchino_2028
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Air ***
Capitolo 2: *** Water ***
Capitolo 3: *** Fire ***



Capitolo 1
*** Air ***


Desclaimer: I personaggi sono di mia completa invenzione! (: Non scrivo a scopo di lucro, anche perché la mia è follia, e nessuno sarebbe pazzo da pagare un folle! Il che è diventato ridondante! Ci vediamo giù! ;)








Odo da lontano lo stormire delle fronde del vecchio pioppo accanto alla casa, il grano è mosso dolcemente da quest'alito di vento che mi accarezza la pelle, la spada è gettata lontano, dimenticata, nel momento in cui ho sentito le forze venir meno e mi sono accasciato al suolo.
"Mattia!" un urlo.
Sorrido, riconoscendo la sua voce che chiama il mio nome.
Ed il vento trasporta quel richiamo fino a me, una, dieci, mille volte, finché con il mio nome non giungi anche lui, circondato da quell'aura di bellezza che si porti sempre dietro, ovunque vada.
"Maximilian!" replico sorridendo. Il baldo giovane che condivide con me l'addestramento, siede alla mia destra, le ginocchia tirate al petto e lo sguardo perso oltre l'infinito. Chissà cosa vede oltre quel cielo azzurro e quelle colline verdi.
"Sei ... sfinito!" esclama sforzandosi di trovare la parola giusta.
Rido, di cuore, osservando la sua faccia concentrata nel parlare quell'italiano che mi è così caro, e che lui a stento conosce. Corruga la fronte e mi da un pugno sul fianco, che mi mozza il fiato, e con uno scatto mi piego, tornando seduto, affondando i miei occhi azzurri nei suoi, due pozzi neri dal quale non trovo via d'uscita. Sorride, e tutto il suo volto brilla, mentre i capelli sono mossi dal vento leggero, che ci accarezza come un'amante furtiva. Mi piazza un pugno al centro del petto, che io blocco, gettandolo a terra e sedendomi a cavalcioni su di lui, che si incupisce.
"Potrebbero vederci ..." mormora con inflessione spagnola, dannatamente strana, dannatamente afrodisiaca.
"Il grano ci nasconde!" esclamo fissando le spighe che hanno lo stesso colore dei miei capelli.
Maximilian mi accarezza piano i fianchi, sorride mesto, aspettando che sia io a compiere il primo passo. Gli sorrido a mia volta, lascio che il vento ci accarezzi per un po', prima di scendere sulle sue labbra e marcarne il possesso, un'ennesima volta, per poter credere che per questo fantastico ragazzo spagnolo sia solo mio. Ma i tempi stanno cambiando, se prima la sodomia era solo un reato con pena la scomunica, ora la Santa Inquisizione grava sulle nostre spalle. Lo avverto negli occhi di Maximilian quando mi guarda, lo capisco dalle parole del maestro che stizzito maledice gli inquisitori, ma che non sa che noi abbiamo molta più paura di lui. Lo sento soprattutto nel mio cuore, che batte forte quando sto con l'uomo che amo, ma che perde un battito ogni volta che ci giunge notizia che prima o poi uno di quegli uomini, che predicano la purificazione del mondo, verrà a farci visita. Il vento sta cambiando e le nubi si addensano all'orizzonte, non c'è prospettiva di una vita migliore, non per me, non per Maximilian, non insieme. Ci rimane solo questo campo di grano, mosso dal leggero vento della primavera, ma presto verrà tagliato e di noi non resterà che un misero ricordo, che la brezza estiva porterà via con un'eco lontano.






Angolo autrice:
Questa storia è nata dal nulla più completo!
O meglio, doveva partecipare ad un contest, ma ahimé, il tempo a mia disposizione scarseggiava e mi sono dovuta ritirare!
L'idea, però, mi piaceva e l'ho messa su carta! XD
Spero piaccia anche a voi!
Un bacio.
Cecchino

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Capitolo 2
*** Water ***


La pioggia cade incessante e funesta la piccola casa, le imposte sbattono una contro l’altra nella furia dell’acqua e non mi permettono di dormire. La luce della candela getta ombre tetre sulla stanza, fanno anche più paura di quest’acqua che incessante cade su di noi, senza bagnarci. Il mio petto si muove piano, nonostante il freddo, sei appoggiato contro di esso e dormi beato, la pioggia non t’interessa, anzi, hai sempre detto che ti culla come una dolce nenia. Invece a me fa paura, Maximilian, la pioggia fa salire in me il terrore di perdere tutto ciò che mi è caro, perché l’acqua si porta via tutto ciò che può. Forse avverto questa paura perché il giorno in cui i miei genitori sono morti pioveva, forse perché l’acqua nella sua cattiveria si è portata via la mia vita. Eppure ora sono qui, con te che dormi beato sul mio petto e l’acqua scorre incessante fuori da quella finestra, ma tu non sei stato portato via da lei. Avverto il battere incessante alla porta da basso, lo sento e capisco che non è la pioggia, perché non può abbattersi con tanta cattiveria. Mi alzo, lasciandoti dormiente nel mio letto, infilo la veste e corro a piedi nudi per le scale, fino a trovarmi di fronte alla porta, che apro sospirando. Di fronte a me vedo un uomo con un cappuccio nero che gli copre il volto, un bastone di legno nodoso che lo tiene in piedi e l’acqua che gli scorre addosso.
“Posso entrare?” domanda l’uomo con voce bassa, nonostante il suo corpo sembri forte. Annuisco e mi scosto per farlo entrare, lui toglie il cappuccio nero e si rifugia nella piccola casa, si siede su una panca e poggia il bastone contro il tavolo, poi mi fissa a lungo. Ha folti capelli castani, lo sguardo duro di chi non ha paura di nulla ed i piedi nudi e callosi di chi cammina senza timore su qualsiasi tipo di sentiero. Avverto i tuoi passi sulle scale, ti fermi perplesso ed a torso nudo sull’ultimo scalino, fissi perplesso prima me poi l’uomo.
“Scusate l’intrusione, sono un viandante che ha bisogno di cibo e calore, ne avete?” domanda questi in un italiano incespicato, che mi ricorda quello di Maximilian.
“Siamo poveri, abbiamo poco con il quale sfamarvi, spero basti!” rispondo prontamente, afferrando una ciotola e versandovi dei fagioli avanzati dalla cena.
“Basterà! Abitate soli?” chiede l’uomo infilando il cucchiaio nella ciotola.
“No, siamo due giovani garzoni che stanno imparando l’arte del combattimento,  ma il nostro maestro è vecchio e lo lasceremo riposare!” replica Maximilian sedendosi di fronte all’uomo accanto a me. Parliamo con l’uomo tutta la notte, il maestro scende da basso mentre fuori, da qualche parte, il sole si sta alzando. Non di certo qui, in questa casa, perché l’acqua continua incessante a cadere, a funestare il tetto che potrebbe crollare e le imposte che continuano a sbattere. Acqua. Acqua. Altra acqua. E la mia previsione era esatta, l’acqua si porta via tutto quel che più conta, perché l’uomo che abbiamo accolto in casa è un Inquisitore.

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Capitolo 3
*** Fire ***


Alla fine siamo stati scoperti, l’Inquisitore ci ha scovati in un angolo della casa, mentre sistemavamo la legna per l’inverno, non so come l’ha capito, forse per come ci guardavamo, forse per lo sfiorarsi delle nostre mani, forse perché doveva semplicemente accadere. Ma ora siamo su questo soppalco di legno insieme, legati a due pali non distanti e la folla intorno a noi ci guarda, non urla come farebbe per l’esecuzione di una strega o di un furfante. La gente del piccolo villaggio ci fissa attonita, quasi incredula, poiché noi siamo i due giovani che vivono nella casa in cima alla collina ed aiutano tutti senza chiedere nulla. Maximilian mi guarda, fiero, non teme la morte. Stimo ed amo quel giovane anche ora, perché affronta la morte con coraggio e vorrei tanto essere come lui, invece ho solo paura. Il fuoco viene acceso, il silenzio la fa da padrone ed è quasi inquietante. Alzo lo sguardo e vedo il maestro piegato su se stesso, scuote il capo ed una lacrima gli bagna il volto. Ha fatto di tutto per dissuadere l’Inquisitore, per convincerlo che non c’era nulla tra Maximilian e me, ma non è stato abbastanza convincente. Nessuno di noi lo è stato. Ed ora il fuoco ci lambisce la carne, sfrigolando come quando si cuoce il vitello grasso per la festa. L’Inquisitore ci guarda compiaciuto, non è tanto più vecchio di noi, eppure sembra un uomo anziano, che porta su di se il peso degli anni. Forse semplicemente porta su di se tutte le esecuzioni che ha firmato, chissà quante sono, chissà che numero siamo noi. Le fiamme danzano al gelido alito di vento che corre sul villaggio. Non rabbrividisco, non piango, non parlo. Fisso solo il fuoco che lambisce la mia pelle, che lentamente brucia e fa male, fa davvero male.
“Mattia …” mi chiama in un sussurro Maximilian. Mi volto e lo vedo sorridente, che mi fissa compiaciuto, nonostante tutto, tento di sorridergli, ma non ci riesco, avverto solo un gran dolore alle gambe che si stanno sgretolando.
“L’inferno vi aspetta!” urla l’Inquisitore. Nessuno lo ascolta davvero, sono tutti attenti a capire cosa sta accadendo tra me ed il mio compagno. I nostri sguardi sono incatenati, ci guardiamo, mentre attendiamo che la morte arrivi, aspettando che il fuoco ci bruci e ci divori, come ha fatto la passione.
“Maximilian …” mormoro guardandolo. Ora capisco come fa ad essere forte ed a non aver paura, sa che comunque vada, siamo insieme anche in questo momento orribile. E questo è quel che conta. Stiamo morendo insieme, in una battaglia che non pensavamo di dover combattere, in un momento in cui quel che ci resta è solo il nostro sguardo fiero, nonostante le fiamme ci abbiano già massacrato le gambe. Sento il fuoco che si impossessa di me e lui, quasi nello stesso istante. Le fiamme bruciano i nostri corpi senza vita, ma noi siamo già in un posto migliore, dove possiamo amarci senza essere giudicati, dove nessun fuoco – se non quello della passione – può divorarci fino alle ossa. Le fiamme ballano e lentamente si sono impossessate dei nostri corpi per intero, nella piazza è rimasto solo il corpo senza vita del maestro e lo sguardo infelice dell’Inquisitore. Maximilian ed io, ora cammineremo sul fuoco, insieme. 









Angolo autrice:
Mi manca solo il capitolo con la "terra" e non so davvero cosa scrivere! *Me piange*
Spero che questo vi piaccia, perché a me piace tantissimo (il che è davvero strano).
Baci.

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