Prima cronaca del mondo libro

di Jeck86
(/viewuser.php?uid=645)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Cold Open ***
Capitolo 2: *** 2. C'era una volta… ***
Capitolo 3: *** 3. Dolf il nano. ***
Capitolo 4: *** 4. Il bivacco nel bosco ed un pizzico di magia. ***
Capitolo 5: *** 5. Lord Voldimion, oscuro signore dell’impero del Nord. ***
Capitolo 6: *** 6. Cammina cammina, si vede un lumicino ***
Capitolo 7: *** 7. Alla taverna. ***
Capitolo 8: *** 8. Coricarsi. Sincerità improvvise. ***
Capitolo 9: *** 9. La missione e la barba. ***
Capitolo 10: *** 10. Nei boschi silvani ***
Capitolo 11: *** 11. La città degli elfi...ma anche no. ***
Capitolo 12: *** 12. Vasilisa, la regina degli elfi. ***
Capitolo 13: *** 13. Filler. ***
Capitolo 14: *** 14. Filler n°2 ***
Capitolo 15: *** 15. La frontiera. ***
Capitolo 16: *** 16. Filler n°3 ***
Capitolo 17: *** 17. Conflitto ***
Capitolo 18: *** 18. Filler n°4 ***
Capitolo 19: *** 19. Sesso ***
Capitolo 20: *** 20. Mal di gola, frittelle e altre cose di nessuna importanza. ***
Capitolo 21: *** 21. Battaglia, parte prima. ***
Capitolo 22: *** 22. Battaglia, parte seconda. ***
Capitolo 23: *** 23. Morte. ***
Capitolo 24: *** 24. E adesso...? ***
Capitolo 25: *** 25. Il mandante dell'omicidio. ***
Capitolo 26: *** 26. FINE. ***
Capitolo 27: *** 27. Epilogo. ***



Capitolo 1
*** 1. Cold Open ***


La grotta era fredda ma si stava lentamente scaldando.
"plip plip plip"
Una goccia cadeva ritmicamente da una stalattite.
Quando raggiungeva le pietre, precedentemente arroventate, bolliva subito, aumentando l'umidità ed il calore dell'ambiente.
"fzzz"
L'oscuro signore era scosso da brividi di freddo ma sentiva che la temperatura stava aumentando.
"plip fzzz plip fzzz plip fzzz"
 
L'oscuro signore recitava il suo mantra lentamente, con un tono di voce possente e la mente sgombra da ogni pensiero: "Sono uno con l'universo. Sono uno con l'universo. Sono uno con l'universo."
Ma quelle parole gli sembravano false.
Nella grotta fredda gli pareva che, al di la della sua pelle, vi fosse il vuoto siderale.
Anche se, nel mondo libro, il vuoto non esisteva.
La tenebra fredda gli faceva pensare che il mondo fosse, in realtà, lontano mille miglia.
"plip fzzz plip fzzz plip fzzz"
La temperatura aumentava ancora.
La sua pelle, che fino ad un attimo prima gli era parsa una barriera insormontabile, l'unica cosa che lo proteggesse dal vuoto all'esterno di lui, adesso sembrava sottile come carta velina.
"Sono uno con l'universo. Sono uno con l'universo. Sono uno con l'universo."
 
Adesso l'aria era calda come un brodo.
Gli pareva di essere immerso in una vasca da bagno.
Gli pareva che il mondo lo avvolgesse in un affettuoso abbraccio.
"La pelle non è ciò che mi separa dal resto del mondo ma ciò che mi unisce adesso."Disse.
La grotta scomparve dalla sua vista, il mondo scomparve, l'universo scomparve.
Restò soltanto una pagina bianca.
 
L'oscuro signore era come morto, come se neppure lui esistesse più in alcun luogo.
In realtà non è vero che i morti smettono di esistere. Non nel mondo libro.
Nel mondo libro non c'è alcuna differenza tra la vita e la morte.
Le anime dei defunti sono uguali ai vivi, sono tangibili, parlano, camminano.
Solo che, quando un corpo muore, l'anima viene istantaneamente trasportata negli elisi, dove resta per sempre.
Restò in quello stato per quella che gli parve una eternità, anzi, due eternità.
Diciamo una eternità e mezzo e non se ne parli più.
 
"No. Così non va bene. Ho esagerato."Pensò.
Poi disse:"Io sono io."
L'oscuro signore si sentì cadere dal cielo ed acquistare sempre più velocità, senza alcun appiglio per rallentare la sua caduta.
Ed a mille miglia di distanza, al termine della sua traiettoria di caduta, c'era il suo corpo.
Era come se lo stesse risucchiando.
 
"Ho esagerato ancora. Io sono. E faccio parte dell'universo. L'universo fa parte di me."Disse.
Subito la sua caduta si fermo e l'oscuro signore si sentì galleggiare.
Fu solo per un attimo.
Quando anche quella sensazione si dissolse apparve di nuovo la caverna.
Egli era nella caverna, ma era anche la caverna.
Era la terra ed era il cielo.
Era ogni cosa e vedeva e sentiva ogni cosa.
Era ovunque.
"BAMBIIINIII,PIANGEEETEEE! Così mamma e papà vi comprano un bel giocattolo."Gridava un mercante di giocattoli nella città di Badelia.
Un centauro nel continente orientale stava cacciando un lupo.
Ecco che incoccava la freccia.
Ecco che la scagliava.
Stok.
Ma il lupo si era accorto del pericolo ed'era già scappato via.
"Ma quanto sei bello con quel vestito! Ti dona proprio."Disse un elfo ad un altro elfo, nei boschi silvani.
"Tu dici? Non sembro grasso?"Domandò l'altro.
"Tu grasso? Ma che dici, testa di pigna? Io sono grasso."
Andò avanti a cercare in ogni direzione ed in fine lo vide.
Dolf, il nano.
Si trovava nella città di Badelia.
Ogni poco accarezzava la propria borsa per accertarsi di averla ancora al fianco, ben nascosta sotto il mantello.
Era lui che l'oscuro signore stava cercando.
Era il nano partito, giorni prima, dalla grande capitale del regno dei nani.
Egli recava con se un oggetto misterioso.
Il collegio dei saggi nani anziani, che reggeva il regno, l'aveva affidato all'unico nano senza barba, certo che questa sua caratteristica lo avrebbe aiutato a nascondere la propria identità.
L'oscuro signore sapeva questo dalle sue spie.
"Il destinatario di quell’oggetto sono io. Lo percepisco chiaramente."Disse l'oscuro signore.
Sicuramente era un'arma, una potente e temibile arma, che i nani volevano impiegare contro di lui.
 
Con cautela, per non farsene accorgere dall'universo, l'oscuro signore cercò di vedere di che oggetto si trattasse.
Ma i suoi sentimenti lo tradirono.
L'universo si accorse che l'oscuro signore stava utilizzando la meditazione per scopi personali.
Era bastata una punta di ego per far sparire la trance.
Il mondo intero si dissolse ed egli si trovò nuovamente nella caverna.
 
Gocce di sudore lo ricoprivano.
La stanza era calda come un forno e l'aria densa come un burro.
Doveva uscire dalla sauna ed uscirne in fretta o sarebbe collassato.
Quando tornò a respirare aria fresca, maledisse se stesso per la sua stupidità.
Aveva rischiato un infarto e non aveva scoperto quale pericolosa arma portasse il nano.
Ma non tutto era perduto.
Sapeva dove si trovava Dolf e, se i suoi orchi si fossero mossi velocemente...
L'oscuro signore ghignò.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. C'era una volta… ***


2. C'era una volta…
 
C'era una volta, tanto tempo fa, nella famosa città di Badelia...
"Un re!" Diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta una ladra.
Una ragazza dall'agilità felina ed il corpo snello.
Questa ragazza si chiamava Viola.
Il suo nome, nella lingua di quel posto, è il nome del colore violetto, di uno strumento musicale simile al violino e di un fiore anche detto mammola.
 
Qualcuno potrebbe domandarsi perché le avessero dato quel nome.
Nel linguaggio dei fiori, quel particolare fiore simboleggia l'umiltà e la modestia.
Viola non era per niente umile, ma, anzi, orgogliosa come un leone.
Viola era però di condizione modesta, anzi, era povera in canna.
Viola non possedeva niente e quel poco che aveva lo aveva rubato ad altri.
 
Anche il legame con lo strumento musicale non era profetico perché, sebbene la ragazza avesse una voce melodiosa quando parlava, ella non sapeva affatto suonare ne cantare ed era anzi stonata come una campana.
Questo non le impediva di conoscere tutte le canzonacce da taverna più volgari e le piaceva molto cantarle a squarciagola, nelle osterie, quando era sbronza marcia.
 
Ma la vera ragione per cui le avevano dato quel nome era il colore dei suoi capelli che erano, proprio, violetti.
Una superstizione degli abitanti di Badelia dice che il colore viola porti sfortuna a chi lo indossa.
Questo forse si deve credere vero perché Viola era davvero sfortunata.
 
Viola non aveva mai conosciuto i suoi genitori.
Era, infatti, una trovatella.
Figlia, forse, di una prostituta,come tante ce n'erano nella città di Badelia.
Viola però amava pensare di essere la figlia di un amore contrastato di una nobile e di un plebeo(o di una plebea e di un nobile,dipendeva da come le girava al momento).
Viola era stata consegnata, appena nata, ad un orfanotrofio, come tanti ce n'erano nella città di Badelia
Lì aveva vissuto la sua vita fino a quando non era diventata grande.
A 13 anni, infatti, le istitutrici la cacciarono dicendo:"Ora che sei grande abbastanza, ciao ciao e tanti saluti. Scrivi."
Viola aveva cercato alloggio per un po'ed alla fine si era trasferita in un meraviglioso open space.
In pratica aveva traslocato sotto un ponte.
 
Senza arte ne parte come era, iniziò la sola carriera possibile per una ragazza nelle sue condizioni:il furto.
A 13 anni aveva rubato per la prima volta, a 15 la prima rapina, a 16 il primo scasso ed il primo furto con destrezza.
Dopo di che era entrata in una organizzazione più grande dove i soci più anziani le insegnarono a difendersi con il coltello e con la spada ed a taglieggiare i negozianti.
Ma quella vita non le piaceva poi tanto e così tornò, ben presto, al furto.
Non le piaceva molto neppure quello.
Molte sue compagne di orfanotrofio avevano trovato lavoro come prostitute ma Viola non era ne bella, ne formosa, ne sexy.
Viola era piatta come una tavola.
Il di lei viso era ben proporzionato ma troppo magro e con un naso adunco che lo sciupava.
Non che fosse brutta ma un uomo non avrebbe certo pagato per fare l'amore con lei.
Inoltre un orgoglio indomabile non le permetteva neppure di pensare a quella soluzione.
 
La vita di Viola faceva schifo se comparata a quella di molti altri nella città di Badelia.
Eppure la ragazza era una persona felice.
Per prima cosa non era tipa da abbattersi di fronte alle avversità ma anzi aveva una determinazione solida come una barra d'acciaio.
Secondariamente aveva molti amici tra le puttane e tra i colleghi ladri.
In fine Viola aveva sempre in viso un brillante sorriso perché come dice il saggio:"Quando tutto ti va male,sorridi...
così tutti penseranno che sei scemo."
Il detto comune è "Quando tutto ti va male, sorridi. Perché non sai chi può innamorarsi del tuo sorriso."
Ma mi piace di più la mia versione.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. Dolf il nano. ***


3. Dolf il nano.
 
Viola fece un lungo e rumoroso sbadiglio a bocca spalancata poi uscì dal vicolo e si diresse verso la taverna.
Si fece i conti in tasca e cambiò direzione.
Lo stomaco di Viola Brontolò.
Viola era affamata perché non era riuscita a rubare nulla di valore in tutta la giornata.
Aveva borseggiato e scassinato ma non aveva racimolato neppure i soldi per una bevuta.
In tempo di crisi le cose andavano così.
Avrebbe fatto un ultimo giro per scrupolo poi sarebbe andata a letto.
Ma proprio allora Viola ebbe una fortuna inaspettata, la prima della sua vita, e forse anche l'ultima.
Da un vicolo laterale sbucò un uomo con una andatura dondolante.
"Questo è ubriaco. Un lavoretto facile facile."Pensò Viola.
"Certo che è proprio bassetto. é talmente basso che, se piove, è l'ultimo a saperlo. Ma che bel mantello che ha! Deve essere un nobile. Quelli hanno un sacco di tare genetiche, è perché si sposano sempre tra consanguinei."
 
Viola gli si mise alle spalle non vista e poi intimò:"Fermo là. Non fare un altro passo."
L'ometto si fermò alzando lentamente le mani, poi, ancora più lentamente, si voltò verso la ragazza.
Il volto era serio ma non terrorizzato come Viola sperava, era solo accigliato ed imbronciato.
Nel vedere la ragazza armata e con il coltello in mano l'ometto si rilassò.
Era di poco più basso di Viola che già non era molto alta.
"Cosa può fare questo nano per lei, madamigella."
"Tu non sei un nano, non hai la barba.Tutti i nani hanno la barba, anche le femmine ed i mocciosi."
L'ometto che diceva di essere un nano si rabbuiò di nuovo."Invece sono proprio un nano ed ho un po'di fretta. Quindi se non le dispiace..."
"Oggi deve essere il mio giorno fortunato, i nani sono sempre carichi d'oro."
"Questo è un pregiudizio razzista."
"Mi spiace."
"Accetto le sue scuse"
"Adesso, però, dammi tutto ciò che hai, la borsa, gli stivali, quel bel mantello. è un po' piccolo per me ma sarà una buona coperta, molto meglio dell'altra."
Viola aveva un'altra coperta fatta con pezzi di vecchi vestiti cuciti assieme.
Era talmente sporca che a stento si sarebbe capito di che colore era.
Era talmente logora che le tarme a casa di Viola erano costrette ad una dieta vegana.
"Non capisco"disse il nano.
"Ma sei stupido? Questa è una rapina."
Un lampo di improvvisa comprensione si disegnò sul volto del nano."Non lo aveva detto."
"Era piuttosto ovvio."
"Non vengo spesso in città."
"Ah. Errore mio, scusa."
"Accetto le sue scuse."
"O la borsa o la vita."
Rimasero immobili per qualche istante.
"Allora?"
"Non so cosa devo fare."
"O mi dai tutto ciò che porti o io ti faccio a fettine"
"Allora la scelta è molto semplice..."
Viola fece un sospiro di sollievo.
C'era voluto un po'ma alla fine si erano capiti.
"...perché io non lei darò un bel niente."
Il nano si voltò e riprese a camminare.
Viola vrebbe dovuto ficcargli il coltello nella schiena e derubare il cadavere ma le sembrava un po'cruento.
Viola era una ladra, non una assassina a sangue freddo.
 
Si mise a correre, lo superò, poi gli sbarrò la strada.
"La prego di spostarsi. Ho molta fretta."
"Ci sono due modi di passare di quì: O paghi il pedaggio o ti batti con me."
Il nano sospirò poi estrasse un gladio dal mantello.
Viola non era preparata a quella eventualità.
Non poteva affrontare una spada corta con un coltello.
Avrebbe dovuto andarsene ma il suo orgoglio gridava dentro di lei più forte del buon senso.
 
"Ma cosa fai? Ti metti a combattere? Ma sei stupida?"Disse una vocina dentro la testa di Viola.
"Sei la voce della mia coscienza?"Si chiese Viola.
"No. Quella è scappata da un pezzo. Io sono il tuo buon senso."
"AAAAAAAAHHHHHHH. GRRRRRRRRR. LAAA PAAAGHEEERAAAIIII"
"Scusa ma non ti sento. C'è l'orgoglio che grida troppo forte. Ne riparliamo dopo."Disse Viola.
 
Il nano colpiva con affondi veloci e tutti uguali.
Viola come spadaccina era più abile ma, non potendo parare una spada con un coltello, era costretta a schivare ogni affondo.
La guardia del nano era inesistente.
Viola schivò un nuovo affondo e si spinse vicino all avversario.
Mirò il fianco sinistro, cercando di non colpire organi vitali, e spinse il pugnale con forza.
Un rumore d'una lama che si spezza.
Il coltello da quattro soldi di Viola aveva trovato qualcosa di più duro.
Il nano indossava una maglia di ferro o una corazza a piastre.
Il braccio sinistro del nano si strinse sul polso di viola in una presa dolorosa.
La mano si aprì lasciando cadere il moncone di coltello.
Viola fu avvolta in un abbraccio delicato finchè la ragazza stava immobile.
Ma quando la ragazza tentava di divincolarsi diveniva una lancinante morsa d'acciaio.
Gli occhi di viola erano sgranati.
Era disarmata ed immobile in balia di un avversario armato.
Il cuore le martellava nel petto ed il sangue le si era fatto gelido.
I polmoni cercavano di prosciugare tutta l'aria del mondo in un affanno isterico ma non erano capienti abbastanza.
"Mi ucciderà."Disse fra se la ragazza, senza rendersi conto che aveva parlato a voce alta.
"No!"Disse il nano."Io voglio solo andare per la mia strada."
Spinse via il coltello con un calcio, poi lasciò andare la ragazza.
E riprese a camminare.
 
Il muto panico lasciava lentamente il posto ad una rabbia orgogliosa.
Le vene le si scaldarono di un sangue bollente.
Il rossore le arrivò fino alla punta delle orecchie.
"Tu, nano. Come ti chiami?"
"Dolf"
"Tu mi hai battuta e mi hai risparmiato la vita. Non sono mai stata così insultata in vita mia."
"Mi spiace. Non era mia intenzione."
"Da oggi in poi la mia vita ti appartiene."
Disse le parole con rabbia, come se avesse pronunciato una maledizione o dichiarato il suo odio eterno.
"E ti apparterrà fino a quando non avrò modo di restituire il favore che mi hai fatto."
Il nano rimase per un istante a pensare.
Quale risposta era meglio dare per dissuaderla dal suo proposito?
Nessuna argomentazione sembrava adatta.
"Faccia un po'come le pare."
Quindi riprese a camminare e Viola lo seguì.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. Il bivacco nel bosco ed un pizzico di magia. ***


"E così tu saresti un mago?"Domandò Viola.
"Non esattamente. Io sono un maestro di rune nano."
Mentre diceva queste parole, Dolf si affannava a sfregare due legnetti fra loro, per accendere il fuoco da campo.
La sua corazza di mithril tintinnava leggermente contro la maglia di ferro.
"Che cosa significa?"
"Sa leggere o scrivere?"
"Ma certo. Per chi mi hai preso?"
Il tono della ragazza era un po'offeso.
In realtà Viola non era molto brava.
C'erano alcuni ideogrammi di cui non conosceva il significato ed alcune parole che non sapeva scrivere.
Inoltre faceva sempre molti errori di ortografia.
Ma questo, nella città di Badelia, era comunque molto: almeno rispetto alla stragrande maggioranza della popolazione completamente analfabeta.
"Mi faccia vedere qualcosa."Chiese Dolf, gentilmente
Viola si pentì delle parole che aveva usato poco prima.
Adesso temeva di fare qualche errore e di essere presa in giro da quello strano nano senza barba
Si armò di coraggio, prese un bastoncino e tracciò alcuni simboli sul terreno.
Scrisse:"Un nano sensa barba è come un giorno sensa sole."
Dolf guardò la scritta e si accigliò."Ha sbagliato a scrivere l'ideogramma per la parola senza."
Viola gonfiò le guance, mise il broncio e arrossò di rabbia in volto.
"Io sono una specie di scrivano. Io scrivo cose e queste, a volte, si avverano."Aggiunse Dolf continuando a sfregare i due legnetti.
"Ma è impossibile."
"è possibile se si conoscono le rune."
E così dicendo si mise a tracciare anche lui dei segni sulla terra con uno dei due bastoncini: prima una strana lettera appuntita con un trattino nel mezzo, 
poi un secondo simbolo accanto al primo. Una specie di 8 tagliato dall'alto verso il basso,
poi un terzo, una specie di semicerchio aperto,
poi un semicerchio chiuso da un tratto verticale,
poi uno strano simbolo con tre sbarrette orizzontali ed una verticale.
Quando il nano si fermò, sul terreno c'era questa scritta: A B C D E
"Che cosa significano questi segni?"
"Il primo si legge A, il secondo si legge B, il terzo si legge C..."
"Si ma cosa significano?"
"Non hanno un significato da soli. Ma se li si mette assieme possono comporre delle parole"
"Mi stai prendendo per il culo. Hai solo scritto dei segni a caso."
"Si sbaglia. Non sono segni a caso. Queste sono le rune. La scrittura che usa il Dio."
"Quale dio? Il dio dei nani?"
"Esiste un unico Dio"
A Viola la cosa sembrò ridicola ed avrebbe riso se un certo fanatismo, che traspariva dagli occhi di Dolf, non l'avesse convinta a trattenere la risata.
"Ascolta!"Disse il nano smettendo per la prima volta di darle del lei."Un tempo non esisteva nulla:ne il cielo ne il mondo libro.
Non gli alberi, ne i nani o gli uomini.
Poi Dio intinse la sua penna nel calamaio dei mondi possibili ed iniziò a scrivere una storia.
Egli scrisse - C'era una volta - ed il mondo libro apparve.
Egli scriveva del cielo e questo appariva.
Descriveva la terra ed il mare e questi apparivano.
Scriveva degli elfi e dei nani e questi apparivano.
Alla fine scrisse degli uomini ed anche questi vennero alla luce.
Il mondo è fatto di parole e le parole hanno potere sul mondo.
Le parole dette sono potenti.
Ma molto più potenti sono le parole scritte.
Gli Elfi conoscono la lingua che parla Dio.
Le loro parole possono creare delle illusioni.
Ma i Nani conoscono la scrittura che usa Dio ed il loro potere è molto più grande perchè possono creare la realtà"
Mentre parlava Dolf continuava a sfregare i due bastoncini.
Sempre più veloce.
Infervorandosi sempre di più.
I muscoli pulsavano sotto le vesti.
Gocce di sudore gli imperlavano la fronte.
"Come puoi dire che il mondo è fatto di parole? Io non vedo parole."Fece un gesto con la mano ad abbracciare la foresta attorno a loro."Io vedo alberi e sassi e montagne."
Il nano si fece prendere dalla furia per quel maledetto fuoco che non voleva saperne di accendersi.
Spezzò uno dei bastoncini, disse una parolaccia nella lingua dei nani e tirò un colpo di Karate ad un ciocco di legno tagliandolo in due.
Poi con l'altro bastoncino scrisse per terra le rune: ed il fuoco si accese.
"Gli occhi non vedono la verità. Tu vedi delle cose ma, in verità, il mondo è una pagina bianca con tanti segnetti neri scritti sopra."
Il nano iniziò a massaggiarsi le mani doloranti mentre Viola avvicinava le sue al focolare ardente per scaldarsele.
Viola era sorpresa dalla magia di Dolf ma per niente convinta dal racconto.
"Come hai fatto?"
"Secondo alcuni dei gran maestri nani, le rune interferiscono direttamente con la realtà. Secondo altri si tratta di un fraintendimento. Io ho scritto semplicemente le parole-ed il fuoco si accese-.
Nella storia scritta dal Dio è apparso qualcosa tipo -il nano scrisse per terra:ed il fuoco si accese.-
Che può significare che io ho scritto le parole -ED IL FUOCO SI ACCESE-. Ma può pure significare che prima io ho scritto e poi il fuoco si è acceso per davvero."
Adesso anche le mani di Dolf si stavano scaldando al fuoco ed erano così vicine a quelle di Viola che quasi le sfioravano.
"In realtà non lo so nemmeno io."Ridacchiò il nano.
Viola ci pensò un po'su.
"Che grossa sciocchezza: un mondo fatto di parole, un solo dio. Certo che voi nani ne inventate di storie..."
Lo sguardo del nano era stralunato e fisso sopra di lei.
"Di questo passo mi dirai che il mondo è fatto di pallini microscopici, detti atomi, che si muovono casualmente nel vuoto."
Il nano scoppiò in una fragorosa risata.
Viola si accodò alla risata"Non lo so neppure io da dove mi è venuta fuori questa."
"Un mondo a pallini..."
"Un mondo a pois...'"
Un mondo a pallini. Che sciocchezza!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5. Lord Voldimion, oscuro signore dell’impero del Nord. ***


5. Lord Voldimion,oscuro signore dell’impero del Nord.
 
Il gallo meccanico da comodino cantò"kikkirikì".
"Mamma, ancora cinque minuti e poi giuro che ci vado a scuola"Biascicò Lord Voldimion.
Ma il gallo non smetteva il suo insopportabile kikkirikì.
Sembra un po'krukko questo gallo!
Voldimion allora si sollevò a sedere sul letto.
Il cuscino gli rimase attaccato alla faccia per il sudore e la bava versata durante il sonno.
Scostò la tendina in velluto nero del letto a baldacchino.
Indossava un pigiamone di flanella nero con disegnati sopra dei pipistrelli di un colore nero più scuro.
Andò al bagno, rimosse chirurgicamente il guanciale dalla sua faccia, ché ormai era diventato una parte di lui.
Si fece una doccia, si lavò i denti, si passò il filo sui canini appuntiti, si asciugò, si vestì con la sua solita veste nera (di un nero più scuro del pigiama e del letto a baldacchino), si truccò con l'higliner ed il fondotinta.
Poi fece un paio di prove allo specchio per vedere quale espressione gli donava di più: scelse di aggrottare le sopracciglia e di sporgere un po'il labbro inferiore.
Uscì, si richiuse la porta alle spalle.
 
Il portiere del palazzo, uno scheletro molto affabile lo salutò:"Buon giorno, oscuro signore"
"Ciao Peppino. Hai pagato le tasse?"
"Ah.Un’altra volta? Me lo chiede tutti i giorni. Certo che ho pagato le tasse."
"Deformazione professionale. Ricorda che le tasse sono indispensabili per far funzionare i servizi. È importante che tutti..."
"Lo terrò a mente."Lo interruppe lo scheletro Peppino."Buona giornata."
 
Lord Voldimion prese il tram 29 barrato diretto verso il vulcano nero.
Scese una fermata prima di arrivare al vulcano e si fermò al caffè letterario Il Vulcano.
Gli piaceva il caffè letterario.
Quasi tutte le sere c'era un evento interessante: l'unodì una gara di poesia, il duedì la presentazione di un libro, il quattrodì c'era sempre un musicista, il cinquedì chiuso.
Questo la sera.
La mattina era un bar come tanti.
Avvicinandosi alla cassa per pagare si accorse che il barista si stava lamentando delle tasse.
"Il 70%. Ci crederesti? é un furt..."
Il barista guardò negli occhi Lord Voldimion ed impallidì.
Cosa non facile per un orco dalla pelle verde.
"Sangue tiepido, macchiato latte, e biscotti secchi. E fai presto, Olmo, ho fretta."
"Certo oscuro signore."Disse l'orco Olmo un po'rincuorato.
"Forse non mi ha sentito."Sperò il povero Olmo.
Invece disse:"è il sangue della Lola, il suo preferito."
"Come sta la Lola?"
"Molto bene, signore."
"Non sarà un lavoro un po' faticoso?"
"No, si figuri. Rispettiamo fedelmente le prescrizioni dei veterinari, noi."
Voldimion assaggiò.
"Fai male a lamentarti delle tasse. Le tasse pagano i tram, mantengono le strade, danno lo stipendio a tuo fratello. A proposito, come sta il capitano Krash?"
"é stato promosso a maggiore."
"Me ne congratulo."
Finita la colazione mise il denaro sul tavolo.
"Lasci perdere, offre la casa."Disse Olmo.
"No. Io pago ciò che è giusto per il servizio che ho ricevuto e così dovrebbero fare tutti."
"Per quello che ho detto prima..."
"Si?"
"Sarò punito?"
"Solo per quello? No. E poi tu conosci i miei gusti. Se tu fossi sostituito, dovrei trattare con un altro barista e la cosa sarebbe una perdita di tempo."
"Grazie signore."
"Adesso vorrei vedere la Lola."
 
Il grosso orco condusse l'uomo vestito di nero fino al recinto del pascolo retrostante.
"Muu"Lo salutò scodinzolando una mucca chianina.
"Mu a te, Lola."Poi strappò una manciata d'erba e la mise tra le sbarre.
La mucca divorò l'erba con bocconi voraci e per poco non gli staccò una mano.
"è così che deve funzionare il mondo, Olmo. é un dare ed un avere."
L'oscuro signore trovava quel momento bucolico molto rilassante e se lo concedeva tutte le mattine.
"Pagare un prezzo giusto per un servizio di cui si usufruisce."
Lo guardò negli occhi.
"Senza fare i furbi."
L'oscuro signore fece a piedi la strada fino al vulcano.
Ad un certo punto incontrò una vecchia mummia che non riusciva ad attraversare la strada.
La prese sotto braccio e la accompagnò dall'altra parte.
Poi riattraversò la strada perché la sua destinazione era sull'altro lato.
 
Entrò nel castello nero costruito nella viva roccia del vulcano stesso.
Salutò la gorgone che gli faceva da segretaria."Buongiorno Steno."
"Buongiorno mio lord."I serpenti che aveva in testa si voltarono verso di lui.
"Ho del lavoro da farti fare."Disse il Lord.
I serpenti annuirono mentre la ragazza prendeva carta e penna.
"Per prima cosa facciamo un accertamento fiscale al proprietario del caffè letterario."
"Olmo? Che cosa ha fatto?"
"Non mi aspetto di trovare nulla di irregolare. Chi si lamenta, di solito, lo fa perché le tasse le paga e chi invece non le paga, di solito, evita di attirare l'attenzione.
Ma mi sentirò meglio quando avremo visto che il buon vecchio Olmo è davvero innocente come credo."
"L'ultimatum è stato inviato al regno degli uomini, come da lei richiesto e le truppe sono in attesa presso il confine con il regno nemico."
"Meno male che me lo hai ricordato, Steno. Cosa farei se non ci fossi tu? Appena trascorso il tempo dell'ultimatum, se ancora non ci hanno consegnato il nano, mani e piedi legati, fai marciare le truppe sulla città di Badelia."
"Sarà fatto."

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6. Cammina cammina, si vede un lumicino ***


6. Cammina cammina si vede un lumicino
 
Dopo una lunga camminata i nostri eroi arrivarono ad una cittadina di campagna.
Era talmente piccola e rurale che non aveva neppure un nome.
Affittarono una camera alla locanda, poi andarono nella sala comune.
 
"Ma quello che è appena passato non è..."Disse Viola.
"Si è proprio lui."Disse Dolf un po' stupito.
"Lui lui? Quello famoso? Quello che ha fatto quelle cose..."
"Esatto"
"Ah, va bene. Chi se ne frega? Era solo per chiedere."
 
"Bè, io ho sete. Che si beve?"Disse Viola al compagno di viaggio.
"Non so. Prendi quello che vuoi."
"Em...c'è un problemuccio: io non ho soldi."
"Ma devo pagare io?"
"Ti faccio da guardia del corpo. Mi pare il minimo. E ringrazia che non ti chiedo lo stipendio."
"Va bene."Dolf, sospirò affabile."Andiamo alla fontana."
"A fare che?"
"Ti prendo un bicchiere d'acqua."
"Ci arrivi con quel braccino corto?"
"Allora cosa vorrebbe bere sua maestà?"
"Prendimi un cedrolemon energy drink, che devo reintegrare i sali minerali persi a farti tirare fuori il portamonete."
"BAARISTAAA,UN CEDROLEmnmnmn"La mano di viola gli si serrò sulla bocca.
"Ma che fai?"
"Ti ordino il cedrolemon"
"Ma sei stupido? Quella sbobba costa un occhio della testa e ha il sapore di zuppa di calzini sudati."
"Allora cosa vuoi?"
"Prendimi un boccale di birra."
"Nient'altro?"
"Prendi anche qualcosa per te."Disse viola con magnanimità.
E lo congedò con un gesto altezzoso della mano.
Il nano tornò al tavolo con un boccale di birra per la sua guardia del corpo ed un bicchiere di latte di capra per se stesso.
"Ci crederesti? Due monete di ferro un bicchiere di latte di capra. Ma i soldi mica crescono sugli alberi."
Alla birra di Viola ne seguì un'altra ed un'altra ancora finchè Dolf perse il conto.
Dolf si fece durare il bicchiere di latte per tutta la serata.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7. Alla taverna. ***


7. Alla taverna.
 
"...e la donzella disse al suo ragazzoooo."Cantava Viola a squarciagola.
"Se vuoi il mio amoooore, mostrami il tuo...il tuo...il tuo..."
Si rivolse a Dolf con una espressione triste."Una volta la sciapevo...hick...come è che fa? Mostrami il tuo..."
"Non so. Forse- Se vuoi il mio amore mostrami il tuo amor. - "Rispose il nano, un po'imbarazzato.
Tutto il locale esplose in una fragorosa risata alle parole di Dolf.
Poi Viola iniziò una nuova canzonaccia e tutti gli avventori cantarono in coro il ritornello.
Ma Dolf faceva poca attenzione.
 
Era più interessato a ciò che stavano dicendo un mercante ed una guardia, seduti al tavolo accanto.
"...e così hanno posto l'assedio alla città. Ma ci vorrà altro che un esercito di stupidi mostri per prendere Badelia. La nostra capitale è inespugnabile."Diceva il mercante.
"No. Non hai capito. L'hanno già espugnata. Il loro lord, quel vampiro checca, ha mandato l'armata degli orchi. Forse tu pensi che gli orchi siano una accozzaglia di bruti indisciplinati. Ma questo era prima che l'oscuro signore forgiasse l'impero del nord. Adesso gli orchi sono la punta di diamante di un esercito invincibile."Rispose la guardia
"Ma le mura di Badelia sono alte come montagne e larghe come latifondi."
"Quando, all'alba, gli uomini di Badelia si sono svegliati, si sono trovati circondati da un mare di orchi, spuntati dal nulla. Poco prima del tramonto, per far vedere che era immune anche alla luce del sole, il vampiro checca li ha raggiunti in volo, a dorso di drago. Era tutto vestito di nero.
Restando fuori dalla portata delle frecce, il drago si è fatto un volo panoramico sulla città e poi ha incendiato tutte e quattro le porte di accesso.
L'oscuro signore ha gridato dall'alto qualche minaccia.
Morale della favola: al crepuscolo la città si era bella che arresa.
Il re ha firmato la resa incondizionata. Non c'è stato nessun combattimento. Neppure un duello."
"Che vuoi fare contro mostri simili? Hanno saccheggiato la città?"
"Non è stata versata una sola goccia di sangue. La capitale gli ha aperto le porte come una sgualdrina apre le gambe.
E l'oscuro signore l'ha risparmiata.
Mentre entrava in città, ha pure aiutato a spegnere l'incendio provocato dal suo stesso drago.
"Si dice che abbia salvato una famiglia di gattini da una casa in fiamme."Intervenne un'altro tizio apparso dal nulla a quel tavolo.
"Ma allora non è poi così cattivo!"Disse una voce femminile.
Sollevò lo sguardo sopra la propria testa e si accorse che a parlare era stata Viola. Stava in ginocchio sulla panca e torreggiava su di lui, appoggiandosi con il petto alla sua testa.
"Scommetto che poi se li è mangiati."Disse la guardia.
Viola non era convinta.
"Se non è cattivo,come mai veste di nero?"Disse un'altro tizio ancora.
Il tavolo accanto a Dolf era, improvvisamente, diventato molto interessante.
Molti avventori  incuriositi vi si stavano radunando attorno.
"Di sicuro ha fatto colpo. Le puttane lanciavano fiori a quel vampiro checca.
Gli gridavano che, se voleva divertirsi con loro, offriva la casa."
"Ma perché questa invasione?"Domandò Dolf.
"Pare stesse cercando un nano..."
Dolf ringraziò Dio di non avere la barba e di essere seduto.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8. Coricarsi. Sincerità improvvise. ***


8. Coricarsi. Sincerità improvvise.
 
Finalmente gli uomini al tavolo a fianco se ne andarono.
Viola era svenuta riversa sul tavolo.
Dolf la prese in braccio e se la portò in camera.
Se pensate che un nano non possa portare in braccio una persona più alta di lui, e solo perché non lo avete mai visto piegare l'acciaio a mani nude o tagliare una sequoia con un solo colpo d'ascia o aprirsi un varco in una montagna con pochi colpi di piccone ben assestati.
 
La adagiò delicatamente sull'unica branda, la coprì con il proprio mantello e si sdraiò per terra, a fianco della branda.
"Grazie di avermi portata in camera."
"Ma tu non eri in coma etilico?"
"Sonnecchiavo. Mi sono svegliata quando mi hai presa in braccio. Potevi anche essere più delicato."
"Però mica mi hai avvertito che eri sveglia."
"Non fare la vittima."
"Vittima? Ti ho portato in braccio su per le scale."
"Volevo vedere se ce la facevi. Te la sei cavata bene. Se un ometto davvero forte."
"Grazie."
"é la terza volta che mi stupisco della tua forza. Nel bosco hai spaccato in due un ciocco di legno con un pugno."
"Non era un pugno. Era un'arte marziale della mia gente."
"In città mi hai stretto in una morsa d'acciaio. Sai, anche se non sembra, io sono piuttosto forte. Facevo risse e rompevo denti per difendere la mia virtù prima ancora di saper parlare.
Ma tu sei decisamente più forte. Però come spadaccino fai davvero schifo. Se, quando ci siamo incontrati, avessi avuto una spada, invece di un coltello, allora ti avrei ammazzato di certo."
"Lo so. Ma non ce l'avevi. Anche sapere quando è il momento di ritirarsi è importante per un guerriero."
"é questo che stai facendo? Ti stai ritirando?"
Il nano non rispose.
"Il nano che stanno cercando sei tu, vero?"
Dolf pensò di mentire ma...
"Si. Che cosa farai?"
"Ti seguirò e ti proteggerò. A costo della vita."
 
Dolf stava sprofondando nel sonno quando..."Vuoi dormire tu sul letto? Io sono abituata a dormire per terra."
"No, fa niente."
"Meglio. Perché, tanto, il mio posto non te lo avrei ceduto."Gli rispose Viola.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9. La missione e la barba. ***


9. La missione e la barba.
 
"Sorgi e splendi."
"è già mattina?"
"Sono le 2 pomeridiane passate..."Disse Dolf mentre spalancava le tapparelle.
In realtà, nel mondo libro, la giornata di 24 ore è divisa in multipli e sottomultipli decimali.
Dolf disse qualcosa tipo:"Sono quasi passati 6 decimi della giornata."
"Pensavo saremmo partiti all'alba."Disse Viola ficcando la testa sotto il cuscino. Il fascio di luce che proveniva dalla finestra colpiva direttamente sul suo letto.
"Ho pensato di farti dormire un po'di più. Ieri sera hai alzato parecchio il gomito."
"Oh quello...Quello non era nulla. Dovresti vedermi quando alzo il gomito. Di solito faccio uno spogliarello."
Dolf cercò di scacciare dalla sua mente l'immagine del corpo sinuoso di Viola che danzava facendo scivolare i vestiti.
Quando ci fu riuscito, Viola si era già alzata, lavata, vestita ed era già pronta a partire.
 
"Ho riflettuto molto, stanotte. Ed ho preso alcune decisioni. La prima è che se devi farmi da guardia del corpo è meglio per la tua..."si corresse"...per la nostra incolumità che tu sia armata. Per questo, stamattina, ti ho comprato una lorica di cuoio indurito."
Mise la lorica in bella mostra.
"Puoi usare anche la mia maglia di ferro. Ti starà un po'stretta sul petto, forse."
Guardò Viola attentamente."Forse no."Si corresse Dolf.
Viola arrossì per l'imbarazzo.
"E poi c'è la spada. Le spade di questo posto fanno schifo. Potrei spezzarle con uno sputo. Per questo ti do il mio gladio."
"Mi dispiace ma non posso accettare."
"Tu hai detto giusto,stanotte:io, come spadaccino, non valgo molto. Noi nani non combattiamo come voi. Noi combattiamo in ranghi serrati. Ogni nano protegge l'uomo alla sua sinistra con lo scudo. E ci limitiamo ad avanzare, colpire ed indietreggiare. Ma se combatto così in un duello morirò."
"Ma, se io avrò la tua spada, tu come ti difenderai?"
Dolf aprì il mantello rosso mostrando l'arsenale che portava con se. All'armatura erano legati, pronti all'uso e facili da sfilare: un'ascia bipenne, un ascia francesca, due martelli ed una daga.
Ogni arma era un capolavoro di artigianato militare.
Ma non erano niente in paragone alla corazza anatomica.
Quella era davvero splendida.
"Sono più bravo a fabbricare armi che ad usarle."Disse il nano come per scusarsi.
 
"La seconda cosa a cui ho pensato è che, se tu devi aiutarmi, devi sapere la verità. Non tutta. Ma almeno tutta quella che posso dirti."
Viola iniziò ad indossare le protezioni di cuoio.
"Io sono in missione segreta per conto del mio popolo. Devo portare una cosa fino nel cuore dell'impero del nord. Non posso dirti di cosa si tratta."
"Tutto qui?"
"Preferirei arrivarci vivo."
"Ma non mi dire!"Disse sarcasticamente la ragazza.
 
"Ma ho altre curiosità."Aggiunse Viola.
"Parla."
"Quanti anni hai?"
"20"
"Non sei un po'giovane per essere un mago?"
"Si, molto. Sono un fenomeno."
"È per questo che non hai la barba? Perché sei giovane?"
"No."
"Allora perché?"
Dolf non rispose.
"Hai detto che devo sapere la verità. Conoscere questo particolare potrebbe essere indispensabile un giorno."
In realtà, la ragazza era semplicemente divorata dalla curiosità.
Aveva l'acquolina in bocca nel sentire che un segreto stava per esserle svelato.
E gli occhi le brillavano di impazienza.
"Tutti i nani hanno la barba."Iniziò a spiegare Dolf."Anche le donne. Anche i bambini. Comincia a crescere appena nati. Io non ce l'ho mai avuta. Non ce l'avrò mai. Sono nato così. Capita. Di rado. Ma capita."
L'espressione era fredda. La sua faccia era pietra immobile.
Viola disse:"Non ti crucciare."
Poi gli stampò un bacio, con lo schiocco, sulla guancia.
"Mi piaci di più senza."

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10. Nei boschi silvani ***


10. Nei boschi silvani

 

Stavano cavalcando nei boschi silvani.

Viola cavalcava una giumenta di razza leggera da sella mentre Dolf montava un poni trotterellante.

"Magnifici animali. Sono curioso di sapere quanto ti sono costati."Disse Dolf un po'preoccupato dal prezzo.

"è stata una offerta specialissima. Sconto 5 dita."

"Li hai rubati?"

"- Rubati - è una parola così brutta. Io preferisco dire - Presi in prestito, a tempo indeterminato, senza chiedere e senza alcuna intenzione di restituirli - . Suona meglio. Non trovi?"

"Ma ti avevo dato un sacco di soldi."

"Soldo risparmiato, due volte guadagnato."

"Ma è abigeato."

"Bella rima."

"Voglio dire: furto di bestiame. C'è l'impiccagione. E poi è sbagliato."

"In un certo senso è stato un atto di giustizia. Il venditore mi ha chiamato ragazzina."

"Non ti seguo."

"Nessuno può chiamarmi ragazzina e passarla liscia."

 

Dolf non aveva voglia di discutere. Quel posto lo metteva a disagio.

Dolf era un nano, era abituato a vivere in luoghi bui e tetri come grotte, miniere e caverne.

Gli spazi aperti lo rendevano agorafobico.

Le giornate soleggiate, le praterie ed i boschi, i pettirossi che cantavano e gli scoiattoli che si rincorrevano, poi, gli incutevano una fifa blu.

Era pure allergico ai pollini.

Gli facevano venire l'urticaria tra le scapole, in un punto in cui i sui corti braccini non riuscivano a grattarsi.

Il peggio era che si trovavano nel regno degli Elfi.

I Nani odiano gli Elfi.

E gli Elfi odiano i Nani.

Questo accade più o meno in tutti i libri fantasy e questa storia non fa eccezione.

A Viola invece i boschi in fiore piacevano.

E così canticchiava allegramente con animo leggero.

Gli animali dei paraggi, sentendo quel canto dodecafonico, fuggirono nelle loro tane ed alcuni fiori appassirono.

 

Viola era già arrivata all'osteria numero 1000 quando, una freccia colpì il terreno, tra le zampe anteriori del suo cavallo.

"La prossima freccia non colpirà il terreno."Disse una voce dalla cima di un alto albero.

"Il mio consiglio, madamigiella, è di non fare alcun movimento."Disse un'altra voce da un secondo albero.

Una freccia spinse delicatamente dietro la schiena di Dolf."Tu, invece, Nano, fai qualcosa di stupido, ti prego. Così potrò trasformarti in un puntaspilli"

"Giù dai cavalli."Disse una voce sottile alla loro destra.

"E gettate le armi."Disse una voce profonda alla loro sinistra.

"Molto lentamente."Disse l'elfo che premeva la freccia contro la schiena di Dolf.

"Veniamo in pace."Disse Dolf.

"È quello che accerteremo."Disse l'elfo.

 

Dopo aver raccolto le armi dei propri nemici, l'elfo, si presentò davanti agli occhi di Viola.

Quello era il giovane più affascinante che Viola avesse mai visto in vita sua.

Fece un inchino, le baciò la mano.

"La prego di seguirmi."Disse l'elfo sorridendo.

I suoi denti erano così bianchi che abbagliavano e nell'aria si spanse un profumo di menta.

Viola cominciò a sbavare copiosamente.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11. La città degli elfi...ma anche no. ***


11. La città degli elfi...ma anche no.

 

Adesso dovrei descrivere la città degli elfi con le sue case costruite sugli alberi, gli abitanti gentili e dotati di un aura di autorità ecc.

Ma sono già all'undicesimo capitolo e non è ancora successo niente.

Questo dovrebbe essere un racconto breve e non un romanzo fantasy da 3000(tremila) pagine.

E poi un po'mi sta già passando la voglia di scriverlo.

Infondo, a me, che me ne frega della città degli elfi?

Io voglio sapere chi è questo elfo che i nostri eroi hanno incontrato.

Voglio sapere quale oggetto misterioso sta portando Dolf.

E poi, la domanda da un miglione di euri (e sottolineo MIGLIONE con la G):

Viola e Dolf tromberanno? O lei gli darà il due di picche?

In fine devo dire che sono terrorizzato dall'infodumping.

Si sa che al giorno d'oggi sono tutti ipercritici.

Anche Ciccio Formaggio.

Appena un disgraziato scrive una informazione di troppo viene tacciato di infodumping, spellato vivo e mangiato con tutte le scarpe.

Facciamo così, troviamo un compromesso...

 

Una sola scena attrasse l'attenzione dei nostri eroi.

"Guarda là!"Disse Dolf stupito.

"O mio Dio,ma è..."Gli fece eco Viola.

"Esatto!"Rispose l'elfo che li accompagnava.

"Ma cosa sta facendo?"

"Una cosa indescrivibile."

Ora ognuno si immaginerà quello che gli pare.

Chi odia gli infodumping è contento e così pure i maniaci del mostrato e non raccontato.

Sono tutti contenti ed io, scrittore, posso andare avanti nella storia.

 

 

"Dove stiamo andando?"Domandò Dolf all'elfo.

"Non sono fatti tuoi, mangia roccia."Gli rispose sgarbato, l'elfo.

"Come osi, cicisbeo silvano?"

"Anche io, però, sarei curiosa di sapere dove stiamo andando."Aggiunse Viola per calmare la disputa, che rischiava di degenerare.

"Ma certo splendida fanciulla. Ogni tuo desiderio è un ordine per il mio cuore."

Viola si era sciolta in un brodo di giuggiole.

"Stiamo andando dalla regina degli elfi. É potente e saggia e saprà comportarsi giustamente con voi."

A quel punto, l'elfo, si voltò verso Dolf e si passò un dito sulla gola, tirando fuori la lingua, per mostrargli quale era il modo giusto di comportarsi con un nano.

"Come, scusa? Non stavo ascoltando. Mi ero persa nel verde foglia dei tuoi occhi."Disse Viola in un sospiro.

Tutto quel miele stava dando il voltastomaco a Dolf che dava ai due piccioncini il più accigliato dei suoi bronci.

I Nani, poco abituati alla luce del sole, non hanno mai sviluppato molto interesse per le espressioni del volto.

Tutti i nani portano stampato in viso lo stesso broncio accigliato, in ogni occasione, ed avevano perso l'uso di ogni muscolo facciale.

Ora Dolf faceva uno sforzo così enorme, di trovare una espressione più adatta al suo livore, che una vena gli si gonfiò al lato della fronte ed i iniziò a pulsare.

Alla fine le sue sopracciglia si aggrottarono ancora di più, come lui aveva desiderato e lo sforzo cessò.

Se avesse cercato di sorridere, invece, gli sarebbe esplosa la testa.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 12. Vasilisa, la regina degli elfi. ***


12. Vasilisa, la regina degli elfi.

 

La regina degli elfi abitava in una casa albero, identica a tutte le altre sia all'interno che all'esterno.

La regina era bella di una bellezza affascinante.

Una bellezza affascinante come una cosa molto bella.

Più ancora che bella, era sexy.

Era prosperosa e vestiva abiti succinti ed un po'volgari.

Indossava una specie di kimono che lasciava le spalle scoperte e mostrava una vertiginosa scollatura.

Uno spacco sulla gamba metteva in evidenza una coscia ben tornita ed un polpaccio grande.

Era così sexy che persino Viola si eccitò un pochino.

Viola però sentiva che quella donna era anche tanto antica.

Le leggende dicevano che, quando gli uomini avevano messo piede su quel continente, 10000 anni prima, la regina degli elfi dominava già il boschi silvani.

Gli uomini la chiamavano regina degli elfi.

Gli elfi le davano il nome di Vasilisa che, nella lingua degli elfi, significa, udite udite, "Regina degli elfi".

I nani la chiamavano poco e con degli insulti.

Aveva la testa sprofondata dentro un libro come chi non legge tanto bene ma si perita di usare gli occhiali.

Sulla costola del libro, Dolf potè leggere il titolo in lettere runiche: Prima cronaca del mondo libro.

 

"Chi siete?"Domandò Vasilisa.

"Io sono Odissirix."Disse l'elfo.

"Mai sentito nominare."

"Ma sono venuto qui anche stamattina."

"Non mi risulta."

"Mi conosce da anni, fin da quando ero bambino. Mio padre è Agabiceo."

"Come puoi essere figlio di Agabiceo? Agabiceo è soltanto un bambino."

"Ha 1000 anni."

Un lampo di comprensione improvvisa si disegnò sul di lei volto."Ah. Ma certo, Odissirix. Perché non me lo hai detto subito? Come sta tua nonna Olenna?"

"É morta. Aveva 2000 anni"

"Ma certo. Lo so benissimo. Volevo vedere se te lo ricordavi anche tu. Non sono artereosclerotica, stavo solo facendo finta."

Dolf guardò Viola e si picchiettò la fronte con un dito come per dire che la loro ospite aveva poco sale in zucca.

"E cosa volete?"

"Questo nano e questa umana volevano introdursi di soppiatto nel nostro regno."

Dolf alzò la cresta:"Sai quanto me ne importa del vostro stupido regno..."Le parole gli morirono in gola quando sentì il ginocchio di Vasilisa sfiorargli la gamba.

Un movimento accidentale, senza premeditazione, forse.

"Lo vediamo subito, Edossorix."

"Odissirix!"

"Fa lo stesso."

 

Vasilisa si fece dire i nomi degli altri convenuti, poi rimise gli occhi sul suo libro. Ma a Dolf parve che, mentre riabbassava lo sguardo, gli avesse fatto un occhiolino.

La bionda regina degli elfi scorse le pagine con un pallido dito affusolato

"C'era una volta...ecc ecc"diceva con un filo di voce mentre leggeva.

"...traslocato sotto un ponte...Sotto un ponte? Povera cocca! Prendi questi dolcetti."E allungò a Viola una confezione di cioccolatini.

Viola era piuttosto affamata per il lungo viaggio e non se lo fece ripetere due volte.

Si avventò sui dolcetti, ficcandosene intere manciate in bocca.

Poi grufolò, come un cinghiale, nella confezione, per fare la festa agli ultimi rimasti.

La faccia le si sporcò di cioccolato squagliato.

La Regina continuava a leggere.

A volte sorrideva, a volte sghignazzava.

Ma ad un certo punto, arrivata alla fine, si rabbuiò in volto come se avesse veduto un oscuro presagio.

 

Le ci volle qualche istante per riacquistare il controllo di se.

Si rivolse all'elfo.

"Questi due hanno una missione importante. Tu li scorterai e metterai il tuo arco al loro servizio, fino a quando il nano non dirà che puoi andare."

"Io al servizio di un nano?"

"Lo so che ti stanno già simpatici. Falla finita di fare lo scontroso."

L'elfo sbuffò.

"Se li accompagnerai, vedo nel tuo futuro una bella cosa."

"Cosa?"

"Troverai l'amore."

Odissirix guardò alla sua sinistra, verso la ragazza con la faccia sporca di cioccolata.

Viola gli sorrise, mostrando una chiostra di denti anneriti dal dolciume appena mangiato.

Odissirix, schifato, ritrasse lo sguardo e si trovò a fissare il nano.

"Non ci pensare nemmeno, amico. Non c'è trippa per gatti."Disse Dolf, guardandolo in tralice.

"Non adesso, sciocco. Quando sarà finita questa avventura tu troverai l'amore. Così e scritto. Adesso va'."

L'elfo si inchinò ed uscì.

"Tu, piccola Viola."Disse l'elfa, con occhi teneri, verso la ragazzina dal volto sporco di cioccolato."Non sei nata sotto una buona stella, vero? Ti do una notizia. Presto la tua sfortuna finirà e dopo per te sarà solo felicità. Possa questo essere per te un buon presagio."

Viola imitò il comportamento dell'elfo.

 

"Ascolta bene, strega. Io non credo in questa tua ciarlataneria. Se pensi che io ti dica ciò che porto con me, con questa sola scusa..."Intervenne Dolf quando fu solo con la regina degli elfi.

"Io so già cosa porti nella tua borsa."La strega disse una parola.

Dolf Trasalì.

Lei lo sapeva davvero.

"E non me ne importa una castagna secca. Questo è solo uno scherzo crudele del destino."

"Io non credo nel destino. Il destino non esiste. E se anche esistesse, io saprei spezzarlo con le mie mani."

"Tu credi di poter cambiare ciò che il Dio ha scritto su di te. Che nano sciocco!"Sorrise"Ma questa tua testardaggine ti servirà. Questa tua stupidità sarà la sola speranza, quando ogni altra speranza si sarà spenta. Seguila e forse, dico forse, forgerai da solo il tuo destino."

 

L'elfa gli scoccò un sorriso lascivo.

"Mi piace il tuo modo di fare. Sono curiosa di sapere se mostri altrettanta fierezza sotto le coperte."Gli scoccò un altro sorriso ancora più lascivo (in questo sorriso ebbe una particina anche la lingua) e con il piede nudo gli sfiorò il ginocchio.

Istintivamente, Dolf si voltò a guardare verso la porta, da dove era uscita la sua compagna di viaggio.

Aveva uno sguardo un po'apprensivo.

Vasilisa fece un sospiro e distolse lo sguardo.

"Va pure pesciolino. Altra rete ti ha già catturato."Senza dare troppo peso al muto rifiuto di Dolf, Vasilisa ficcò nuovamente la testa tra le pagine del libro."Ma, se vuoi un mio consiglio, non affezionarti a quella ragazza o resterai con il cuore spezzato. Fai ciò che vuoi delle mie parole."

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 13. Filler. ***


13. Filler.

 

I nostri eroi stavano marciando di buona lena.

Il paesaggio che stavano attraversando era tipico della zona in cui si trovavano.

Ciò che vedevano alla loro destra ed alla loro sinistra erano cose che vi si trovavano perché, in un qualche momento della storia, erano finite lì o perché si erano proprio formate in quel punto.

 

"Ancora non capisco perché dobbiamo andare a piedi?"Bofonchiò Dolf.

"Qua vicino, c'è un branco di cavalli selvaggi. Ho mandato il destriero di madamigella Viola a parlare loro e a cercare una cavalcatura per me. Il tuo pony deve portare il bagaglio per un po'."disse Odissirix.

"Come mai sono l'unico a cui sembra assurdo che un cavallo vada a parlare con degli altri cavalli?"Ma le parole di Dolf furono smentite immediatamente.

Il destriero di Viola tornò, portando con se altri due compagni.

Odissirix saltò in groppa ad uno dei due, mentre l'altro veniva caricato con i bagagli.

"E poi non era necessario avere una terza cavalcatura. Tu potevi seguirci a corsa. Oppure potevamo forarti i calcagni, infilarci dentro una corda, con essa legarti al cavallo e trascinarti."Continuò Dolf.

"Sarà una mia impressione, ma, stamani, il tuo fidanzato mi sembra più malmostoso del solito."

"Ha mal di schiena. Si è lamentato tutta la notte che il suo giaciglio era troppo morbido."

"Perchè non ha dormito sul pavimento?"

"Infatti ha dormito sul pavimento. Ma era di legno. Lui preferisce un lastrone di pietra bella dura e bozzuta."

"E per quanto riguarda il...bèh...hai capito."

"Cosa? Oh, cielo. No! Non siamo fidanzati."Viola arrossì allo sguardo seduttore di Odissirix e sbattè le ciglia."Io sono libera."

Dolf brontolò più forte e continuò a brontolare per il resto della giornata.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 14. Filler n°2 ***


14. Filler n°2

 

L'oscuro signore attraversava le strade della città di Badelia.

Al fianco, due ufficiali orchi gli facevano la guardia.

Erano alti 3 metri e pesavano 300 kg, nessuno si sarebbe mai azzardato ad attaccarlo.

E se questo non fosse bastato, chiunque avesse nuociuto all'oscuro signore si sarebbe trovato a dover affrontare la furia di tutte le femmine di Badelia.

Per una ragione o per l'altra erano tutte innamorate del bel vampiro.

 

"...e come sta tuo fratello Olmo?"Disse ad un certo punto Lord Voldimion.

"Adesso bene ma ha avuto un po' da penare." Disse il capitano Krash dalla sua destra.

"Ma non mi dire!"Rispose l'oscuro signore.

"Una brutta storia di accertamenti fiscali, ma adesso è tutto risolto."

"Ne sono lieto."

Krash avrebbe dato ancora fiato alla bocca senza pensare.

Avrebbe detto qualcosa sugli spioni.

Avrebbe detto che facevano meglio ad informarsi prima di fare denunce anonime.

Per fortuna che, da un lato della strada, una bella giovane, dal vitino sottile e le forme in evidenza, gli fece un saluto con la mano.

Krash fece un rigido saluto militare, mettendo in mostra i muscoli temprati dalle dure esercitazioni, ma, sotto sotto, arrossì come un bambino emotivo.

Nessuno se ne accorse perché il rossore è difficile da vedere su una carnagione verde.

"E quella chi è?"Domandò l'oscuro signore a cui piaceva un rapporto informale con i suoi sottoposti.

"Niente, una amica."

"É la fidanzata di Krash."Si intromise il secondo orco.

"Krash, mi meraviglio di te! Fraternizzi con il nemico!"

Krash si ingobbì di vergogna.

"Sto scherzando. Ciò che fai in licenza non sono fatti miei."

"Grazie signore."

"Non capisco cosa ci trovi in quella scrocchiazeppi di ragazza. è esile come un fuscello. E la sua pelle è così rosa! É un colore innaturale. La fa sembrare malata."Disse il secondo orco.

"A me piace così!"Disse Krash senza accorgersi di aver parlato.

"Bravo ragazzo. Non farti mettere sotto. Ognuno ha i suoi gusti."Disse il vampiro.

"Non fa per me. Datemi una bella orchessa di 3 metri e 300 kg. Con un po'di carne attaccata alle ossa."

"Ho scritto un trattato in proposito."

 

L'orco di sinistra sospirò.

Adesso il Lord avrebbe fatto una lezione di un'ora con quel suo tono da maestrino.

Krash, invece, era molto interessato.

"Secondo me esistono 3 tipi di bellezza:

Il primo tipo di bellezza è quella canonica.

Fin dalla nascita ci viene propinato un certo canone di bellezza.

Ci viene insegnato che solo chi è conforme a quella particolare struttura fisica, solo chi ha quelle specifiche proporzioni è da considerarsi bello...o bella.

Li vediamo ovunque, sugli arazzi, nei dipinti, nei mosaici.

Tutti uguali, sempre identici.

Alla fine ci abituiamo.

Il nostro cervello finisce per identificare quella specifica somatica a ciò che è bello.

Ma se usciamo un po'dal nostro ambiente, dal nostro clan, dalla nostra città, dal nostro regno ci accorgiamo che in altri paesi vige un idea di bello completamente diversa da ciò che ci è stato insegnato.

 

Allora subentra il secondo tipo di bellezza.

Gli uomini del sud, per esempio, sono tutti mori e olivastri di carnato.

Le loro donne sono basse e chiatte con capelli neri ed occhi scuri.

Se una donna del nord, con la sua pelle slavata, i capelli biondicci e gli occhi azzurri si trovasse a passare per una città del sud, ecco che gli sguardi di tutti si volterebbero verso di lei.

Il suo essere differente, la sua alta statura ed il suo corpo snello, la rendono rara e quindi preziosa agli occhi adoranti degli uomini del sud.

Ma anche a lei, quegli uomini, con la pelle abbronzata e gli occhi scuri, sembreranno belli, proprio per la loro stranezza, in confronto agli uomini della sua terra.

 

Il terzo tipo di bellezza è quello che matura con il tempo.

Può capitare che due persone a prima vista non si piacciano, non si trovino per nulla attraenti.

L'uno non risponde all'idea di bello che ha l'altro.

Ma non è abbastanza diverso da essere trovato affascinante per contrasto.

Però, se passano molto tempo assieme, il viso dell'uno diventa familiare all'altro e, quindi, bello.

Oppure può capitare che, inconsciamente, si finisca per associare quel viso ai bei momenti passati assieme, alle risate che si è condiviso.

Forse è quello che fa sembrare quel viso attraente."

 

"Non mi è mai capitato di trovare una bellezza del terzo tipo."Disse Krash."Una persona o è bella a prima vista o è brutta."

"Questo perché sei un tipo superficiale. A me non è mai capitato di imbattermi in una bellezza del secondo tipo."

"Personalmente..."Disse l'oscuro signore."...non ho mai capito la bellezza del primo tipo. Non riesco a trovare una cosa bella, solo perché gli altri mi dicono che è bella.

Non crederei neppure che una cosa del genere possa esistere, se non vedessi che, per molti, quel genere di bellezza è reale. Io, però, ho altri gusti."E la sua voce si era fatta profonda e meditativa.

"Eccoci qua."Disse Lod Voldimion con tono, d'improvviso, allegro."Ridendo e scherzando siamo arrivati al palazzo reale. Aspettatemi qui. Vado a trattare la pace e torno."

Mentre percorreva gli interminabili corridoi di quell'imponente palazzo, con il suo incedere elegante ed il suo portamento fiero, l'oscuro signore fece svenire un paio di nobili dame ed un paio di servette gli scoccarono baci di lontano.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 15. La frontiera. ***


15. La frontiera.

 

"Siamo quasi arrivati al passo Saitan"Disse Odissirix.

"Quelle rocce a strapiombo, segnano la frontiera tra il regno degli elfi e l'impero del nord. La gola che potete osservare è l'unico modo di passare il confine."

"Curioso, non vedo sentinelle."Disse Dolf.

"Il passo è considerato terra di nessuno. Dall'altra parte della gola c'è un battaglione nemico."

"Ormai è già sera, accampiamoci qui per la notte."Suggerì Viola.

"Qualche metro più avanti c'è un torrente. Potremo bere acqua fresca."Odissirix arricciò il naso"E voi potrete farvi un bagno."

Viola e Dolf, dopo tanti giorni di viaggio, puzzavano di cavallo.

Non quell'odore tenue che pizzica il naso e può essere trovato attraente.

Era quell'odore che resuscita i morti dalle tombe.

E li fa scappare a gambe levate.

Invece Odissirix profumava.

Un aroma fresco di resina di pino e menta.

 

Dolf Fece il primo turno a tuffarsi nel fiume.

Immerse un piede nell'acqua bassa e perse un anno di vita.

Era gelido.

Tornò sulla riva e scrisse sul terreno le rune: il fiume aumentò velocemente la sua temperatura fino a diventare caldo come un brodo.

Quando Dolf si immerse nuovamente, il vapore si stava sprigionando dall'acqua ed avvolgeva il paesaggio circostante come una nebbia leggera.

 

Mentre Dolf si lavava, Viola accendeva il fuoco e Odissirix faceva da mangiare.

"Madamigella, ve lo ha mai detto nessuno che siete molto graziosa mentre sfregate l'esca?"Odissirix non aveva ancora finito di dire quelle parole che il fuoco era già avvampato.

"Ecco fatto, facile come bere un bicchiere d'acqua. Stavi dicendo?"

"Dicevo che voi siete molto graziosa, mentre sfregate l'esca."

"Sfregare l'esca? Cosa sarebbe una allusione sessuale?"

"Assolutamente nnn...cioè...forse..."Odissirix indossò la sua espressione da seduttore."...ora che il vostro spasimante non c'è..."

Viola lo interruppe mettendogli un dito sulle labbra.

"Ma tu non ti sei annoiato di questo gioco?"

"Io...io...Non capisco."

"Non mi fraintendere. É stato esaltante, all'inizio. Nessuno mi aveva mai trattato con tanta galanteria. E poi, la faccia di Dolf, era impagabile."

Sorrise

"Ma una ragazza se ne accorge quando un ragazzo è davvero attratto da lei."

 

Dolf Tornò.

"Già fatto?"Disse Viola."Volevo venirti a spiare più tardi." Odissirix annuì sovrappensiero, poi si accorse di ciò che stava facendo e smise di colpo.

"Si...be...hem...ecco..."Dolf non sapeva bene come rispondere a quella frase.

"Allora vado io. Non azzardatevi a spiarmi. Chi si avvicina è un cadavere che cammina."Disse Viola con lo sguardo più minaccioso che conosceva.

E Viola aveva imparato a fare sguardi minacciosi nei quartieri malfamati di Badelia.

Mentre Viola si allontanava, Odissirix disse una malignità sotto voce."Come se ci fosse molto da guardare. La curva più pronunciata che ha è quella del naso."

"Anche a te piace il suo naso?" Disse Dolf con espressione ingenua. "Io lo trovo molto sexy. Sarà che le femmine della mia razza hanno nasi enormi e a patata..."

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 16. Filler n°3 ***


16. Filler n°3

 

"Ma la città di Badelia è la capitale del mio regno. Non posso cederla."

"Spostatevi più a sud con la vostra corte. Fondate una nuova città nel centro esatto del vostro paese. Oppure una città portuale sul mare. In modo da poter commerciare con il continente orientale."Suggerì Lord Valdimion.

"Ma Badelia è la città più popolosa ed urbanizzata."Ribatté il re degli uomini.

"Volete dire che è sovrappopolata e cementificata. La gente vive accalcata in condizioni antigieniche. Il traffico va regolamentato con pugno di ferro."

"Ma il popolo...Loro mi amano."

"E fanno un grosso errore. La criminalità è alle stelle, una sostanziosa parte della popolazione vive al di sotto della soglia dell'indigenza. Mentre un altra muore per lusso e sregolatezza. E di tutto questo avete colpa voi."

"Io? Che c'entro io? Posso forse migliorare l'economia del mio paese? Io sono solo il re. Lo stato deve lasciare fare i suoi cittadini."

"Invece NO!"La voce dell'oscuro signore era dura come l'acciaio. "Uno stato deve essere invasivo ed entrare in ogni aspetto della vita dei cittadini. Un re ha il compito di guidare i cittadini verso il progresso. Ha il dovere di migliorare le loro condizioni. Niente migliorerà se lasciate le cose come stanno."

Il re degli uomini era sconvolto.

"Nell'impero del nord abbiamo carrozze motorizzate che viaggiano su strade di ferro. Li chiamiamo tram. Tutti possono disporne pubblicamente ed andare in ogni angolo della città. Sono più pulite dei cavalli. A nord, non solo ogni città, ma anche le campagne ed i villaggi hanno fognature. E lo stato mette le mani nelle tasche dei cittadini per moderare l'eccessiva ricchezza.

Con quel denaro mitighiamo l'eccessiva povertà. Non ci sono puttane o ladri nel nord."

Le parole dell'oscuro signore facevano breccia nel cuore del re.

Ma questi era ancora ritroso ed impaurito dalla novità.

"Ma questa città è la città dei miei avi. Mio padre l'ha ricevuta da mio nonno e mio nonno la ereditata da suo padre...e così nei secoli dei secoli. Fino al tempo in cui i primi uomini la strapparono a nani ed elfi, 10000 anni or sono."

"É una perdita dolorosa, lo capisco. Ma guardate la cosa con saggezza. La mia gente che tornerà a nord, racconterà ad amici e parenti delle statue e dei palazzi che i vostri avi hanno costruito. Ne parleranno con ammirazione. Molti verranno a vederla e benediranno il nome dei vostri padri, per aver costruito tanta bellezza."

L'oscuro signore si era infervorato e molti bianchi capelli gli erano ricaduti sugli occhi.

Con la bianca mano li tirò indietro.

"Niente strapperà mai il nome dei vostri antenati dalla storia della città. Ma voi dovete pensare al futuro. Una nuova città, nel sud. Più bella e spaziosa di questa. Una città con tramvie pulite, che commerci con l'oriente. Una città fondata da voi a cui potrete dare il vostro nome..."Il re storse la bocca.

"...o il nome di vostra madre, se preferite."Un largo sorriso si dipinse sul volto del re.

Era fatta.

"Che ne sarà della popolazione?"

"Continueranno ad abitare qui, se lo desiderano. O potranno andare via. A loro scelta."

"Bene. Avete la mia parola."

"è tradizione nel nord, che simili trattati siano scritti e firmati."

"Mettete in dubbio la mia parola?"

Adesso il lord doveva essere cauto.

Non poteva insultare l'onore del re degli uomini.

Tutti gli uomini vivevano di orgoglio e nell'orgoglio morivano.

Ma per orgoglio erano pronti ad uccidere.

"Come potete dire una cosa del genere? Voi mi insultate, chiamandomi diffidente. O sono forse uno stolto a non riconoscere un uomo d'onore, quando ne vedo uno?"

"No. Perdonatemi. Non volevo."Il re si ritrasse e si fece piccino piccino.

"Siete scusato. Ma che non si ripeta."Il volto dell'oscuro signore era di pietra, ma, dentro di se, sogghignava.

L'onore era un'arma a doppio taglio."Ma è una usanza del nord. Vengono fatte delle copie del trattato e vengono lette pubblicamente. Non è la stessa cosa se le promesse vengono scambiate a voce. É difficile diffondere la notizia."

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** 17. Conflitto ***


17. Conflitto

 

Dolf e Odissirix stavano di nuovo litigando.

Non avevano fatto altro dal momento in cui si erano incontrati.

Viola non ne poteva più.

Una vena le si era gonfiata al lato della fronte.

Se i due avessero conosciuto la ragazza da più lungo tempo, si sarebbero resi conto di quanto lei si stesse innervosendo.

Purtroppo la conoscevano poco e non sapevano che era una pessima idea farle perdere la pazienza.

 

Viola Indossò un sorriso di circostanza e fece un ultimo, debole, tentativo di cambiare argomento.

"E così, Odissirix, tu sei un mago."

"Come lo sai?" Odissirix pareva stupito.

"Siamo in un fantasy. Tre personaggi su 4 sono maghi e 4 su 4 sono guerrieri. Ho tirato ad indovinare, come faccio sempre." Avrebbe voluto rispondergli.

Invece improvvisò una motivazione lì per lì.

"Non conosco molte persone che sanno parlare con i cavalli. Scommetto che, anche la prima volta in cui ci siamo incontrati, hai usato la magia."

Adesso era Dolf ad essere stupito.

"Non ti ricordi..." Disse rivolta a lui in particolare. "...tutte quelle voci che ci dicevano di deporre le armi e di non fare gesti bruschi? Scommetto che in realtà c'era solo Odissirix."

"Sei parecchio sveglia."

"Siamo in un fantasy. Ogni più minuta baggianata è una conseguenza della magia. Ho tirato ad indovinare un'altra volta." Avrebbe dovuto dirgli.

Invece si limitò a dire."Te ne accorgi solo ora?"

"Ho usato la magia degli Elfi. La parola è potente, se si conosce la lingua del Dio."

Dolf scattò in tutto il suo fanatismo. "Non osare nominarlo in vano."

"Anche voi elfi credete in questo fantomatico Dio-scrittore?"

"Sono solo degli odiosi eretici."

"Tu sei un odioso eretico."

"Tu sei un odioso eretico."

"Tu"

"No, tu."

"Siamo tutti degli odiosi eretici." Cercò di fare da paciere Viola. "Se credete nello stesso Dio, perché vi odiate tanto?"

"Noi Nani, crediamo, giustamente, che il Dio abbia scritto il mondo libro intingendo una penna d'oca nel calamaio dei mondi possibili."

"E brucerete negli inferi per questa vostra menzogna. Noi Elfi crediamo che il Dio abbia scritto il libro con una macchina da scrivere."

"Cosa è una macchina da scrivere?"Domandò Viola.

"Uno strumento con dei tasti che scrive. É come un pianoforte ma su ogni tasto c'è una runa. Quando i tasti vengono premuti la runa viene impressa su un foglio."

"Le differenze tra le vostre religioni sono tutte qui?"

"E ti pare poco? Questa motivazione provocò una guerra di 1000 anni." Aggiunse Odissirix. "Ma non è la sola ragione."

 

"Questi schifosi eretici, credono che il mondo sia apparso nel momento in cui qualcuno ha letto il libro. Invece noi nani crediamo che il mondo sia apparso nel momento in cui è stato scritto."Precisò Dolf.

"Non vedo la differenza." Disse Viola, dubbiosa.

"Secondo quegli orridi mangiaroccia, nel momento esatto in cui le cose vengono scritte accadono. Mentre secondo noi le cose accadono adesso perché sono state scritte molto tempo fa."Puntualizzò Odissirix.

"Ancora non capisco."

"Eppure la differenza è enorme. Secondo noi, neppure il Dio sa cosa scriverà sul libro domani. Quindi ogni uomo è artefice del proprio destino. Tutto ciò che facciamo avviene per nostra volontà e, solo nel momento in cui lo facciamo, viene scritto nel grande libro."Spiegò Dolf con condiscendenza.

"Ho capito. Invece voi elfi credete che sia già tutto deciso."

"Non lo crediamo soltanto. Ne abbiamo le prove."

"Dimmene una soltanto."

"La regina degli elfi possiede il libro."

"Alludi a quel libro che stava leggendo quando l'abbiamo incontrata?"

"Si. Dentro c'è scritto tutto ciò che è o che sarà."

"Come fai a dire che c'è scritto anche il futuro?"

"A volte fa delle predizioni sul futuro. E le sue predizioni non sbagliano mai."

"Questo non dimostra niente. Magari è il dio stesso che le fa fare previsioni azzeccate." Cercò di riguadagnare terreno Dolf.

 

Adesso Viola si pentiva di aver dato inizio a quella discussione.

Quelle intricate dispute teologiche, sul libero arbitrio e la predestinazione, le davano il mal di testa.

"La tua zucca è dura come la roccia che spacchi."

é curioso come le offese abbiano effetti differenti sui diversi tipi di persone.

"Tu sei solo una testa di pigna"

Chi non conosce gli elfi non può sapere che questo allegro appellativo è per loro una terribile offesa.

Più di una faida è cominciata con un apparentemente innocuo "Testa di pigna."

"Microbo. Se tu fossi visibile ad occhio nudo, ti darei una lezione."

Questa offesa voleva essere molto cattiva ma fallì il bersaglio.

Viola si era già resa conto durante il viaggio che Dolf non aveva alcun complesso di inferiorità verso le persone più alte di lui.

Per un nano, cresciuto in mezzo ai nani, l'altezza giusta che dovrebbero avere tutti è quella di un nano.

Dolf compativa le persone alte come si compatisce un povero infelice.

"Voi elfi siete delle mammolette. Solo i Nani sono veri uomini."

"Tu...piccolo verme..."Odissirix stava perdendo lo scontro verbale. Non trovava niente da dire ed alla fine sbottò in un blando"...glabro."

Ahi.

 

Dolf era un nano.

Per i nani, tutto ciò che abita sotto terra è superiore a ciò che sta sopra di essa.

Essere chiamato verme non lo avrebbe scalfito.

Ma la parola glabro...

Dolf era sempre vissuto tra nani con barbe lunghe e corte, bianche e colorate.

Ma lui non aveva un solo pelo su tutta la faccia.

Nessuno, prima d'allora, lo aveva insultato chiamandolo glabro.

I nani non brillano per arguzia ma sono molto bravi nel maneggiare asce.

Insultare un nano è una cura sicura contro il mal di testa.

Per questa ragione nessuno offendeva mai un nano, neppure un altro nano.

E nessuno aveva mai preso in giro Dolf, per la sua faccia nuda...

...fino ad allora.

Ma nel suo cuore Dolf si era sempre sentito incompleto.

Aveva sempre saputo che gli mancava qualcosa: la barba.

Quando Odissirix lo chiamò glabro, il cuore di Dolf si spezzò.

Quella era la goccia che faceva traboccare il vaso.

Anni di tristezza repressa scoppiarono in lui tutti d'un colpo.

Chiamare Dolf "glabro" era come chiamare Viola "figlia di Puttana".

 

Calde lacrime gli annebbiarono la vista.

Dolf si voltò di scatto e se ne andò via.

"Io non credevo...Io non volevo..."Balbettò Odissirix, che a mala pena si rendeva conto di ciò che aveva fatto.

Viola gli si avvicinò lentamente dicendo:"Tranquillo, gli parlo io. Ma prima..."

E gli tirò un pugno così forte che gli fece fare un salto mortale all'indietro.

Odissirix perse i sensi.

Dopo essersi assicurata che l'elfo non fosse deceduto, Viola si mise sulle tracce di Dolf.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** 18. Filler n°4 ***


18. Filler n°4

Mentre percorreva a ritroso i corridoi del palazzo reale, grato al cielo che servette o dame non gli intralciassero il passaggio, Lord Voldimion si imbatté in un ragazzetto, di circa 10 anni, che fissava una parete, torcendosi le mani.
La scena non aveva niente di interessante ma l'oscuro signore era curioso di natura.
Si avvicinò di soppiatto al ragazzo.
Il ragazzo stava osservando qualcosa.
Una argentea ragnatela brillava sotto un raggio di sole.
Una farfalla vi si era invischiata e, benché si dibattesse, non faceva che peggiorare la situazione.
Non era una farfalla di quelle grandi e colorate che si posano sui fiori.
Era una brutta falena dalle ali grige.
Un ragno (non una grossa vedova nera pelosa, ma un ragnetto più piccolo del polpastrello di un pollice) si avvicinava lento, inesorabile e minaccioso alla sua preda.
Il giovanotto si torceva le mani incerto su cosa fare.
Sembrava disperato.
"È in pena per la farfalla." Pensava l'oscuro signore. "Vuole salvarla e non sa come fare."
Adesso pochi centimetri separavano il ragno dalla farfalla.
Lord Voldimion stese il braccio.

In un istante la ragnatela si ruppe.
La farfalla era libera e volò via.
Lord Voldimion era stato attento a non sfiorarne le ali.
Una leggenda degli orchi diceva che, se si sfiorano le ali di una farfalla, si rimuove la polvere fatata su di esse e l'animale non riesce più a volare.
Poi ritrasse il palmo chiuso, serrato.
Del ragnetto non c'era più traccia.

Il ragazzo guardò il vampiro con occhi grandi di stupore.
"Bèh, che cosa c'è? Perché fai quella faccia? Volevi salvare la farfalla. No?"
Il ragazzo lo guardava con occhi ancora più grandi.
Poi strinse le palpebre in una espressione di rabbia.
"No. Ti sbagli. Io volevo salvare tutti e due. Tu, il ragno, lo hai ucciso."
Adesso era il turno dell'oscuro signore di assumere una espressione stupita.
Quelle parole, non se le aspettava proprio.
"Ma, togliendo la farfalla al ragno, ne avresti lo stesso causato la morte per fame. Non ti rendi conto di volere l'impossibile?"
"Entrambi avevano il diritto di vivere."
"Certo, si può anche stare lì a pensare alla soluzione migliore. Nel frattempo, però, la povera farfalla sarà stata mangiata."
"NON È VERO NIENTE." Gridò il ragazzino. "Io volevo davvero provare a salvarli entrambi."
Adesso pareva sul punto di mettersi a piangere.
Anzi, piangeva davvero.
Caldi goccioloni gli scendevano dalle guance.
"Se avessi salvato il ragno..."Iniziò l'oscuro signore, mentre cercava di rimettere in ordine le proprie idee.
Il ragazzino sollevò gli occhi lacrimosi.
"...che ne avresti fatto? Un uomo che salva la vita ad un altro è responsabile della sua vita. Ti saresti preso cura di lui? Avresti fatto in modo che non muoia di fame?"
Il ragazzo annuì in silenzio.
"Allora è tuo!" L'oscuro signore stese la mano aperta.
Un piccolo ragnetto zampettava timidamente, domandandosi cosa fosse stato tutto il trambusto di poco prima.
"Non temere, non è di una specie velenosa."
Il ragazzino lo fece scivolare sulla propria mano.
"Da oggi te ne occuperai tu. Dovrai accudirlo e nutrirlo."
"Cosa gli darò da mangiare?"
"Carne, suppongo. Pezzetti del tuo cibo, forse? Sono certo che nella tua biblioteca ci sono tutte le informazioni di cui hai bisogno, vostra grazia."
"E se muore?"
"QUANDO muore, lo sotterrerai. Non vivrà a lungo."

Forse, se questo episodio si fosse svolto nel nostro mondo, le cose sarebbero davvero andate così.
Ma nel mondo libro le cose vanno in modo diverso.
Il ragno visse con il ragazzo per molti anni diventando sempre più grande.
Il ragno gigante del principe Adon di Badelia divenne una delle grandi attrazioni del regno degli uomini.
Dopo tutto, un ragno di 15 kg che segue come un cane il suo padrone, non è cosa che si veda tutti i giorni.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** 19. Sesso ***


19. Sesso

 

Viola trovò Dolf, sulla riva del fiume in ebollizione.

Stava piangendo.

"Finalmente ti ho trovato."

"Non guardarmi. Non sto piangendo."

"Ah no?"

"Mi è e...ntrata della ghia...aia negli occhi. È per questo che sta...anno lacrimando." Singhiozzò Dolf.

Viola gli si sedette a fianco.

 

È una cosa strana un nano che piange.

La faccia era inespressiva come al solito.

Le sopracciglia erano aggrottate, come al solito.

Lo sguardo era torvo, come al solito.

Non sembrava triste o disperato.

La sua era la tipica espressione di disappunto che hanno tutti i nani, in ogni occasione della loro vita.

L'espressione del volto era in stridente contrasto con le lacrime che gli scendevano dagli occhi e con i singhiozzi che gli scuotevano il petto.

Era una immagine enigmatica come il sorriso della Gioconda.

Anche quando Dolf rideva, l'espressione del suo volto era sempre la stessa.

Quando Dolf rideva, sollevava il volto verso l'alto e ciò era sufficiente per impedire che qualcuno vedesse la sua espressione.

E questa era una fortuna per Viola e per Odissirix e per chiunque abbia visto Dolf ridere.

L'espressione imbronciata di un nano che scoppia in fragorose risate è la cosa più strana di tutto il mondo libro.

La prima volta che uno la vedeva rischiava seriamente di diventare pazzo.

 

Viola gli prese il mento tra il pollice e l'indice e, con delicatezza, gli girò la testa per incontrare il suo sguardo.

"Non guardarmi. Sono un mostro." Piagnucolò Dolf.

"Perchè?"

"Perchè non ho la barba."

"Adesso ti dirò una cosa e dovrò essere brutalmente sincera."

Viola sorrise teneramente.

"A nessuno glie ne importa una scorreggia di te e della tua barba. Hai il naso a patata. Le tue sopracciglia sono cespugliose e spettinate. Sei alto come un cazzetto in barattolo. Ma alla tua barba non ci fa caso nessuno."

"Lo dici solo per farmi sentire meglio."

Dolf aveva un aspetto molto particolare per essere un nano.

La sua giovane età, il suo viso glabro, e la bassa statura lo facevano sembrare più un preadolescente o un bambino che un nano.

Un bambino con due sopracciglia enormi e arruffate ed un bozzuto, enorme, orribile, naso a patata.

 

Viola si leccò un polpastrello e si mise a lisciargli le sopracciglia.

Quel gesto calmò un pochino Dolf che adesso aveva smesso di piangere.

"Agli elfi non cresce la barba. Alle donne non cresce la barba. E anche molti uomini scelgono di radersi, per essere più attraenti. Questo ti fa sentire meglio?"

"Un pochino." Mogolò timidamente Dolf.

Aveva enormi occhi da cucciolo bastonato.

"Se tu fossi un mostro, potrei mai fare questo?" Le labbra di Viola aderirono a quelle di Dolf.

 

"Però! Bacia bene, il piccoletto."Pensava Viola.

Poi si lasciò prendere dalla situazione e smise di pensare.

Il bacio si fece sempre più spinto.

I due giovani iniziarono a rotolarsi nell'erba...

...vestiti.

 

Avvinghiati come erano, non ci volle molto che la virilità di Dolf si svegliò.

"Aspetta"Disse lui. "Io non so bene come...bèh, si, insomma, cioè, come devo comportarmi. é la prima volta che io...che io...bèh, si, insomma, cioè, è la prima volta."

"Tranquillo. Lo so io."

"Anche per te è la prima volta?"

"AHAHAHAHAHAH"Pensò viola.

"No."Disse invece la ragazza..

"Meno male. Se fossimo entrambi inesperti..."Disse Dolf. "...dubito che ne usciremmo vivi."

Adesso però fu la volta di Viola di essere preoccupata.

"Aspetta. Ma è vero quello che si dice di voi nani? Perchè se è così, io non sono pronta mentalmente."

"Se è un altro commento razzista su quanto ci piace l'oro, te lo puoi risparmiare."

"No, è a proposito di quello che tenete dentro le brache."

Dolf rispose con una vocina stridula: "Io non tengo l'oro nelle brache. Nessun nano lo fa. Oh mio Dio! è questo che dite di noi?" Era sul punto di rimettersi a singhiozzare.

Viola sghignazzò un po'.

Poi tornò a premere le sue labbra contro quelle di Dolf.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** 20. Mal di gola, frittelle e altre cose di nessuna importanza. ***


20. Mal di gola, frittelle e altre cose di nessuna importanza.

 

Dolf si svegliò alle prime luci dell'alba,come ogni mattina.

Dolf era un nano ed i nani sono abituati alla totale oscurità delle caverne e delle montagne.

Persino la luce delle stelle gli rendeva difficile dormire, la notte.

Si girò su un fianco, stese il braccio, abbracciò il vuoto.

La sensazione gli parve strana ma non sapeva perché.

Quando se lo ricordò aprì gli occhi.

Era nudo.

Coperto solo dal suo ampio, enorme mantello rosso.

Riconobbe, accanto a se, il posto in cui aveva dormito Viola.

Ma della ragazza non c'era più traccia.

Si scosse e si guardò attorno.

Anche il fiume era sparito.

Tutta l'acqua era evaporata per causa dell'incantesimo che aveva fatto la sera prima.

Il vapore acqueo aleggiava nell'aria in un denso banco di nebbia, che ricopriva tutta quanta la valle.

 

Si rivestì in fretta.

Ritrovare la strada dell'accampamento non fu facile, con tutta quella nebbia, ma ci riuscì.

Odissirix gli offrì delle frittelle come offerta di pace.

Dolf le accettò.

Dolf avrebbe voluto tenergli il muso, per l'insulto della sera prima, ma si scoprì troppo di buon umore (e anche affamato) per riuscirci.

"Sono buone!"Disse Dolf.

"Grazie. La cucina è una mia passione."

Dolf lo fissava incuriosito.

"Cosa hai fatto all'occhio?"

"Bèh, ecco..." Odissirix aveva un gigantesco ematoma nero attorno ad un occhio gonfio. "Sono caduto...ecco...si...proprio così...sono caduto." Disse nervosamente, guardando qualcosa dietro le spalle di Dolf.

"è caduto sul mio pugno." Disse una voce rauca proveniente da dietro la schiena di Dolf.

Era Viola. "E se ti offende un'altra volta cadrà sul mio ginocchio."

Dolf sorrise (se non con la faccia, almeno con il pensiero).

 

Quando tornò ad affondare la forchetta nelle frittelle, erano misteriosamente sparite.

"Buone" Disse Viola. "Fono col miele." Parlava con la bocca piena. "Proprio quello che ci vuole con quefto mio mal di gola. è colpa di quefta umidità."

Dolf si servì delle altre frittelle. "Come mai tu sei l'unica che si è presa il mal di gola?"

"Sfortuna." Viola portò via un altro paio di frittelle dal piatto di Dolf.

"Il sesso mi mette fame." Si scusò lei.

"Poi mi devi raccontare tutti i particolari." Bisbigliò Odissirix all'amica.

"Ma certo, certo. Ti dirò tutto, amico mio." Viola parlava con un tono malizioso ed una espressione civettuola in faccia. "I più sporchi dettagli. Non lascerò niente all'immaginazione."

Dolf stava arrossendo come un peperone.

 

"Parlando di cose serie. Avete pensato a come attraversare il confine?" Disse Dolf, tanto per cambiare discorso.

"Mandiamo uno di noi in esplorazione, in territorio nemico."

"Già fatto." Disse Viola.

Così dicendo, tirò fuori diverse pergamene, carte geografiche, elenchi, ordini e quant'altro.

Li tirò fuori dal reggipetto.

Era ora che il reggipetto di Viola contenesse qualcosa!

"Tu sei entrata nell'accampamento nemico?" Chiese Dolf.

"Era più una caserma che altro."

"Hai spiato il nemico?" Domandò Odissirix con due occhi sgranati dallo stupore.

"Giuro che io non volevo. Il mio scopo era assai più nobile. Volevo solo svaligiare tutto quello che potevo trovare. Non sono una spia, io. Sono una ladra. Ma visto che ero lì ho contato i fanti, i cavalli, mi sono segnata che armi utilizzano ecc."

"Ma quando?"

"Stanotte. Mentre tu dormivi. Non riuscivo a prendere sonno. Tu sei troppo rumoroso."

"Non sono io quello che russa come una sega da falegname."

"Però fischi durante il sonno."

"Che sciocchezza!" Disse Dolf sdegnato.

"Posso confermare. Ti sentivo da qui." Aggiunse Odissirix per dare man forte all'amica.

"Ma mentre respiro?"

"No, fischietti intere canzoncine. Opere liriche. Musicals." Proseguì Odissirix

"Volevo mettermi a ballare."Disse Viola.

 

Dolf osservava le carte: "200 cavalieri pesanti Orchi? 300 fanti armati di moschetti? Sentinelle? Come facciamo ad attraversare un reggimento nemico?"

"Io un piano ce l'avrei."Disse Viola.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** 21. Battaglia, parte prima. ***


21. Battaglia, parte prima.

 

Era notte.

Il reggimento incaricato di sorvegliare il passo Saitan aveva visto la nebbia riversarsi dalla gola per tutto il giorno.

Era come un fiume di vapore bianco che scorreva instancabile dal regno degli elfi all'impero del nord.

Poteva essere nebbia o una nuvola bassa.

 

L'assordante sibilo del silenzio ininterrotto è una cosa che può fare impazzire una persona.

Quando un rumore improvviso ruppe il silenzio, le sentinelle di turno ne furono grate agli dei.

Ma, mano a mano, il rumore cresceva e diventava un rombo sempre più potente.

Fu dato l'allarme.

 

I soldati accorsero.

Il reggimento era composto da 200 cavalieri orchi: l'elite della cavalleria pesante dell'impero.

Vi erano anche 300 fanti ausiliari.

Mentre gli Orchi erano militari di professione, ben addestrati e con il morale alle stelle, i trecento fanti erano truppe raccogliticce di tutte le razze dell'impero del nord.

Erano comuni cittadini in servizio di leva.

Nella vita di tutti i giorni facevano gli insegnanti, i tessitori, gli artigiani.

A differenza della cavalleria pesante, non portavano armature ma solo delle divise di stoffa.

Erano armati di moschetto con, attaccata in cima, una baionetta.

Al comando delle truppe c'era il colonnello Otto, un veterano di molte battaglie.

 

Il rumore di sottofondo si amplificò fino a diventare un rombo.

All'udito esperto del colonnello Otto, fu evidente fin dall'inizio di cosa si trattava e questo, come vedremo, fu la ragione della sua ignominiosa sconfitta.

Pur nella nebbia e nell'oscurità più totale, Otto era in grado di distinguere, con il solo esperto udito, che quel rombo, altro non era, che 100 cavalli alla carica.

Il passo dei cavalli era leggero.

Otto ne dedusse, giustamente, che essi non portavano in groppa cavalieri in armatura.

Ne trasse la conclusione più ovvia ed errata possibile.

Pensava si trattasse di cavalieri elfi.

Cavalleria leggera: probabilmente arcieri a cavallo.

Erano in numero troppo piccolo per una vera battaglia.

"Il loro scopo è una veloce sortita. Semineranno più morte possibile, con i loro micidiali archi lunghi a doppia curvatura, e poi si ritireranno come i vigliacchi che sono." Pensava il colonnello."La sorpresa, l'oscurità e la nebbia sono le loro armi migliori."

"Ma non hanno fatto i conti con l'udito del colonnello Otto"Pensava il colonnello Otto.

"Se carico con la cavalleria pesante in questa gola stretta, ho vinto."

Le lance e le spade degli orchi sarebbero passate attraverso i corpi privi di protezione degli Elfi, come un coltello nel burro.

Così radunò gli orchi e partì alla carica.

 

I cavalli avevano una leggerezza ed una manovrabilità incredibile.

Non portavano in groppa alcun fantino.

Fecero una inversione a U e scapparono fuori dalla gola, tirandosi dietro la cavalleria avversaria.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** 22. Battaglia, parte seconda. ***


Note di inizio capitolo.

 

Fino a questo punto, la storia è stata allegra e un po'nonsense.

Fino a questo punto, nessuno si è fatto male e tutti hanno vissuto felici e contenti.

Da questo punto in avanti la storia diventa più triste e cupa.

L'atmosfera cambia.

Ai lettori dal cuore tenero consiglio di smettere qui la lettura.









 











22. Battaglia, parte seconda.

 

La fanteria rimase immobile puntando i moschetti nel buio.

I fanti aspettavano notizie dello scontro tra le cavallerie.

Tali notizie non arrivarono.

Le due cavallerie erano scomparse.

Inghiottite dall'oscurità e la nebbia.

La fanteria restò immobile a sbarrare il passaggio e a macerarsi in una crescente paura.

 

Viola parlò ad Odissirix:"è ora. Mi serve un po'di quella tua magia."

Canti e voci emersero dal buio.

Le voci di mille, duemila, tremila, uomini rimbalzavano tra le due pareti rocciose.

Rumore di passi.

Un esercito in avanzata.

"Dolf, mi serve una piccola scossa sismica."

Il nano scrisse le rune: la terra cominciò a tremare.

Ma per i fanti a guardia del passaggio, senza più alti ufficiali a guidarli, l'invisibile esercito nemico in avvicinamento era così poderoso da far tremare la terra.

 

Dal buio e la nebbia, emersero tre figure umane.

"ARMATAAAA, AAAALT."Gridò la figura nel mezzo.

Il rumore, le voci, la terra che tremava, si fermarono immediatamente a quell'ordine.

 

Una delle figure era riconoscibile come un nano.

Non era tanto la bassa statura ad indicarlo come tale, ma l'armatura.

Anche a grande distanza, essa brillava quasi di luce propria.

Se una falange di nani aveva seguito quello in prima fila, per chiunque si fosse trovato a contrastarli, era morte certa.

Le falangi di nani sono invincibili, in uno scontro frontale.

I nani combattono uno di fianco all'altro, in ranghi serrati.

Avanzano e colpiscono con le loro implacabili asce.

Le magiche armature dei nani avevano una resistenza soprannaturale ai colpi nemici.

 

"Arcieri. Incoccare."Gridò la figura centrale.

La figura sulla sinistra si rivelò essere un arciere elfo.

L'arco lungo elfico a doppia curvatura era chiaramente visibile, mentre la freccia veniva incoccata.

Gli archi lunghi elfici erano armi temibili.

I colpi che partivano da essi avevano la precisione e la potenza di una balestra: potevano passare da parte a parte una corazza a piastre e disarcionare un cavaliere.

A differenza delle balestre, però, scagliavano colpi a ripetizione.

Solo gli Elfi, per fortuna, avevano la forza di tendere quegli archi durissimi e solo gli elfi avevano la vista superumana per mirare a quelle distanze.

 

"Mirare."

Alcuni soldati dell'impero del nord trovarono la presenza di spirito di caricare il moschetto.

Altri indietreggiarono o si nascosero dietro i compagni.

Altri se la fecero addosso.

 

"Scagliare."

Una sola freccia fu scagliata.

Superò le prime file e si conficcò in uno dei moschetti.

 

"Compagnia. Incoccare."

Viola parlava al vento.

Nessuno la ascoltava più.

L'esercito nemico era scappato via.

"Abbiamo vinto." Esultarono Dolf e Odissirix abbracciandosi.

Tre persone, da sole, avevano messo in rotta il temibile esercito del nord.

Con un semplice trucco di illusionismo.

 

I soldati del nord se la stavano dando a gambe e, per non essere intralciati nella loro fuga, gettavano via il moschetto.

Alcuni moschetti erano carichi.

Uno esplose accidentalmente un colpo.

Il colpo poteva colpire ovunque, una roccia, l'armatura invulnerabile di Dolf, ovunque.

Ed invece...

"Se abbiamo vinto è solo merito tuo."Dissero in coro i due amici voltandosi verso la loro eroina.

Viola era per terra.

Il colpo l'aveva attraversata da parte a parte.

Una chiazza scura si stava allargando sotto di lei.

"Che fortuna!" Disse, con voce rotta, la ragazza.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** 23. Morte. ***


23. Morte.

Odissirix premeva con forza la ferita, per evitare che Viola si dissanguasse.
Dolf stava scrivendo per terra un gran numero di rune magiche.
Scrisse che la ragazza si sarebbe salvata, scrisse che la ferita era superficiale, scrisse che l'emorragia si sarebbe arrestata.
Ma niente sembrava funzionare.
La magia richiesta era al di la delle possibilità di Dolf

"Abbiamo vinto? Vero? cof cof." Disse Viola tossendo sangue.
"Si. Abbiamo vinto grazie a te."Disse Odissirix.
"Adesso potete completare la missione senza di me."
"Non dire stupidaggini. Hai solo un graffio. Domani sarai già guarita. E partiremo assieme." Diceva Odissirix.
Le lacrime gli scendevano dalle guance.
"Ma certo, ne ho viste di peggio." Confermò Viola, guardandolo con occhi vaqui.
"Brava. Dolf, vieni qui. Per favore."

Dolf continuava a scrivere simboli sul terreno senza nessun risultato.
Poi afferrò la daga ed iniziò a colpire la viva roccia.
Colpiva con tale foga che in pochi istanti aveva scolpito un lungo tratto di scritte.
Ma Viola continuava a perdere sangue.

"Ho solo bisogno di un po'di riposo." Disse Viola socchiudendo le palpebre.
"No, non devi dormire. DOLF. CAZZO. VIENI QUÌ AD AIUTARMI."
Dolf si trascinò come uno zombi.
Viola lo guardò.
Per un attimo gli occhi di Viola sembrarono avere una nuova luce di vita.
"Ciao."Disse la ragazza.

"Ciao."Gli rispose Dolf con voce strascicata.
"Adesso riposo un pochino gli occhi. Svegliami domani mattina. Va bene?"
"No, non andartene. Come farò senza di te?" Piangeva Dolf. "Ti prego, Viola, resta con me. Come vivrò se non potrò più vedere il tuo naso. Il tuo bellissimo naso adunco."
La mano di Viola si sollevò ad accarezzare la glabra guancia di Dolf.
La mano della ragazza era morbida e delicata e bianca...
...e fredda come il marmo.
"Questa è la cosa più carina che mi abbiano mai detto." Viola sorrise.
Poi la mano le ricadde inerte.
La ragazza morì.

La sfortuna di Viola finì per sempre.
Come aveva detto la regina degli elfi.
"No. Dio. No. NOOOO. MI SENTI"Gridava Dolf."SCRITTORE DEI MIEI STIVALI? RIPORTALA IN VITA. NON TI HO MAI CHIESTO NIENTE. E NON TI CHIEDERÒ MAI PIÙ NIENTE. MA RIPORTAMELA. SOLO QUESTA VOLTA. RIPORTAMELAAAA. RISPONDIMI. RISPONDIMI, MALEDETTO BASTARDO."




Ma io non gli ho risposto.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** 24. E adesso...? ***


24. E adesso...?

 

Ci sono molti modi di reagire al dolore.

Ogni persona reagisce a modo proprio.

Alcuni piangono, gridano, si stracciano le vesti.

Altri lo seppelliscono in fondo al loro cuore e vanno avanti, facendo finta che la loro stessa anima non sanguini.

Alcuni si gettano nella fede, pregano, sperano.

Altri rinnegano tutte le loro convinzioni.

Alcuni smettono di dormire.

Dolf...

Dolf invece...

Dolf non fece niente.

 

Un momento...

Come sarebbe a dire che non fece niente?

Semplicemente smise di muoversi, parlare, mangiare.

Non fece più niente.

Era in stato di shock?

Era catatonico?

No.

Aveva un piano preciso.

Ma non può non fare niente.

La storia deve andare avanti.

Se Viola è morta, bisogna che sia Dolf il protagonista, da adesso in avanti.

Invece Dolf non faceva niente.

Ma "The show must go on".

Se Dolf non fa nulla, io che scrivo?

 

Ecco, ho un'idea, scriverò quello che fanno i comprimari in questa situazione.

Per esempio adesso parlerò un po'di Odissirix.

Odissirix elaborò il lutto a modo suo.

Scavò la tomba a Viola, poi si occupò di Dolf.

Lo trascinò nella caserma, gli preparò il letto, poi preparò da mangiare, lo imboccò.

Ma Dolf non mangiò neppure un boccone.

Allora Odissirix portò i cavalli nella stalla della caserma, li sbrigliò, li spazzolò, li foraggiò, si mise a fare le pulizie.

Ogni tanto cercava di far riprendere Dolf.

"Il nemico non starà fermo ad aspettare te. Dobbiamo muoverci o quando torneranno..."

Ma Dolf non lo ascoltava...

 

No!

Così non funziona.

Non posso semplicemente parlare di Odissirix.

L'intera storia è centrata sul misterioso oggetto che Dolf porta con se.

Dolf deve portarlo nel cuore del regno dell'oscuro signore, senza farsi beccare dal nemico.

Se Dolf non si mette in moto la storia non può andare avanti.

Potrei mandare a fuoco la caserma?

No.

I nani sono dei testardi.

Dolf sarebbe capace di farsi bruciare.

Se ha deciso che non si vuole muovere, non si muoverà.

Io non posso costringerlo in alcun modo.

Datemi un minuto per pensarci su e vedrete che un'idea la trovo...aspettate...aspettate.

 

Trovata!

Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto.

Se Dolf non si vuole muovere.

Sarà l'oscuro signore ad andare da lui.

Ecco...

si...

Sono un genio!

 

TOK TOK.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** 25. Il mandante dell'omicidio. ***


25. Il mandante dell'omicidio.

 

Tok Tok.

"Bussano alla porta? Chi sarà mai?"Pensava Odissirix.

Mentre invece Dolf non pensava a niente.

"Chi è?"Domandò Odissirix.

"Sono lord Voldimion. è in casa il nano Dolf."

Odissirix aprì la porta.

 

Neppure Odissirix sapeva perché aveva aperto la porta al capo dei nemici.

Evidentemente lo shock della morte di Viola era stato pesante anche per lui.

"Grazie per avermi fatto entrare. Lei è l'elfo?"

"Si sono Odissirix."

"C'è qualche problema? A quest'ora non dovreste essere nel quore del mio impero? Al mio palazzo nella città nera o al vulcano?"

"Abbiamo perduto uno dei nostri compagni."

"Se è disperso posso aiutarvi a cercarlo."

"No. è morto."

 

L'oscuro signore ne fu un po' scosso.

"Le mie condoglianze. Immagino che il viaggio sia stato periglioso. Come è successo? Se raccontare non la turba."

"Un colpo di moschetto. Dritto nel petto."

"Un moschetto? Uno dei nostri?"

"Uno dei suoi soldati ha gettato via il fucile carico e..."Odissirix si mise a piangere.

Lo sconforto, represso per giorni, esplose in un singhiozzare convulso.

Odissirix era distrutto nello spirito e lo straniero sembrava tanto gentile che finì a piangere sulla sua spalla.

"Su, Su. Sia forte." Diceva l'oscuro signore, dandogli pacche leggere sulla spalla.

 

Dopo un po', Odissirix si calmò e la conversazione proseguì.

"Quando vi sarete ripresi e vi sarete messi in marcia..."

"Non credo che ci metteremo in marcia. Dolf non vuole muoversi. Non mangia, non parla. L'ultima parola che ha detto è stata sciopero. Io non so neppure cosa significhi."

"Ma voi dovete continuare la vostra missione. Dolf reca con se qualcosa di molto importante. Non so bene di cosa si tratti ma penso: un'arma da rivolgere contro di me."

"Non dipende da me."

"Posso parlargli? è molto importante."

"Se vuole la accompagno da lui. Ma credo che non caverà un ragno dal buco."

 

Dolf giaceva sul letto.

Era ranicchiato in posizione fetale, aveva gli occhi aperti ma non guardava niente in particolare.

"Dolf. Dolf, mi senti?" Dolf non fece alcun cenno di assenso. "Sono tre giorni che è immobile."

"Lasci provare me. Signor Dolf. Signor Dolf. Sono io. Lord Voldimion dell'impero del nord. Il suo nemico." Dolf parve aver capito.

Gli occhi si appuntarono sull'oscuro signore, con sguardo omicida.

"Signor Dolf. Lei non può starsene immobile. Lei è l'eroe di questa storia. Il suo compito è sconfiggere l'antagonista. Cioè me." Iniziò a dire il Lord.

"Non so come dovrebbe andare la storia ma, forse, ci sarà uno scontro armato. Io vi sconfiggerò e vi farò prigionieri. Poi, mentre siete in mio potere, farò un monologo: Di quelli che fanno sempre i cattivi...Ha presente?...quando hanno in pugno l'eroe. Nel monologo si capiranno le mie motivazioni, si capirà che non sono poi così cattivo. Si scoprirà perché sono diventato oscuro signore. Mentre spiego i mie piani per il futuro, voi approfitterete della mia disattenzione e mi sconfiggerete. Penso che andrà così."

 

Dolf aveva perso interesse ed il suo sguardo era tornato vaquo.

"Io non volevo." Disse l'oscuro signore.

Gli occhi di dolf tornarono ad appuntarsi su di lui.

"Io non volevo che qualcuno morisse. L'esercito del nord non uccide un nemico da 150 anni." La voce rauca di un uomo che metteva in discussione tutto ciò in cui aveva creduto.

"Lo ammetto: sono un dittatore. Da 150 anni tengo l'impero del Nord con pugno di ferro. Ma l'ho fatto per la pace e per il bene di tutti. Non ho mai ucciso nessuno nei miei 200 anni di vita...fino ad oggi. Io non ce la faccio. Come posso tornare a casa come se niente fosse? Ho ucciso una persona. Non con le mie mani. Ma sono il mandante. Tutto questo l'ho messo in moto io. è come se quel grilletto lo avessi schiacciato io."

 

"Non era mia intenzione fare male a nessuno. Lei aveva quella cosa nella borsa. Io non sapevo cosa fosse. Poteva essere un'arma. Ho dovuto..."

"Allude alla lettera?"Disse Dolf

 

"Che lettera?"

Dolf si alzò dal letto.

Andò verso la borsa.

Ne estrasse una pergamena.

La porse all'oscuro signore.

Poi si sdraiò di nuovo sul letto.

"Il consiglio dei saggi nani anziani ecc...ecc...che regge il regno dei nani...ecc...ecc...desidera innovare le relazioni diplomatiche con l'illustre impero del Nord...ecc..ecc..." Leggeva l'oscuro signore.

"...una ambasciata? Volevate aprire una ambasciata qui da noi? è tutto qui quello che stavate portando? Nessuna arma?"

"Già."

"Ma la ragazza...allora..."

"é morta per niente. Come ha detto Vasilisa: è stato solo uno scherzo crudele del destino." Dolf Sospirò. "Io non ce l'ho con lei, signor Valdimion. Non è colpa sua se Viola è morta. E non ce l'ho con Vasilisa. Esiste un solo vero mandante dell'omicidio di Viola."

 

 

 

"Lo scrittore!"

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** 26. FINE. ***


26. FINE.

 

"Esiste un solo vero mandante dell'omicidio di Viola: lo scrittore!"

Dolf aveva parlato con voce profonda e ferma, così diversa da quella che usava di solito.

"Lo scrittore vuole un finale per la sua storia? Che si fotta."

Adesso il silenzio aveva inghiottito le sue parole.

L'atmosfera nella camera da letto, anzi, nell'intera caserma, sembrava congelata nel tempo, pietrificata.

 

Fu ancora Dolf a rompere il silenzio. "Lo sciopero è una forma di protesta tradizionale della mia gente: quando i Nani pensano che la paga per il loro lavoro sia insufficiente, incrociano le braccia e smettono di lavorare. Così farò anche io."

Oh cavolo! E adesso come faccio?

"Ma se non mangi morirai." Disse Odissirix, preoccupato.

Odissirix era convinto che Dolf fosse completamente impazzito.

Chi ha mai sentito di un personaggio che minaccia il suo scrittore?

"Non è un mio problema. è un problema dello scrittore. Se io muoio questa è solo una storia monca, senza capo ne coda, dove il buono perde. Se vuole il suo finale deve restituirmi Viola."

Va bene, va bene, hai vinto.

Maledetto mangia-ghiaia.

Ma come faccio?

Ho bisogno di un escamotage.

Odissirix cercò di nuovo di far ragionare Dolf."Ma viola è morta, non tornerà più dal regno dei morti."

Ho trovato...

"Non è detto. Forse un modo esiste."Disse Lord Valdimion.

 

Meno male.

Mi sono salvato per un pelo.

Adesso mi devo inventare un sequel.

Con un lieto fine, per giunta.

Con sto nano non si scherza.

Uffa!

Per il momento FINE.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** 27. Epilogo. ***


27. Epilogo.

 

Lord Valdimion, oscuro signore dell'impero del nord.

 

"Ma è possibile che tutti gli animali del mondo libro debbano venire tra i maroni a me?

Passi la mucca ed i gattini...ma pure il ragno?

E poi in tutto il libro...scusate c'è un gattino su un albero.

Devo andare a salvarlo.

Speriamo non graffi."

 

 

Odissirix, figlio di Agabiceo

 

"L'autore ha dato troppa attenzione a personaggi marginali come quel nano.

Come si chiama? Ford?

E la ragazza cleptomane...ne vogliamo parlare?

Diamo alle lettrici femminili quello che le lettrici femminili vogliono: Me!"

 

 

Dolf

 

"Questo libro è orribile e farcito di stereotipi razzisti.

Non bastavano gli elfi ed i vampiri gay?

Cosa è questa storia dei nani tirchi e con il feticismo per l'oro?

Io una volta ho anche pensato di fare l'elemosina ad un poveretto.

Poi, non mi ricordo perché, non la feci.

Ma basta il pensiero. No?"

 

Viola da Badelia

 

"Non posso credere di essere morta.

è successo tutto così in fretta.

Ero viva e vegeta un quarto d'ora prima di essere morta."

 

 

Autore

 

Ho molto riflettuto se fare o meno un seguito di questa storia.

E alla fine ho deciso che ci sarà un sequel.

Credo di essere diventato più buono...

...dopo il secondo ginocchio fracassato.

Per questo, adesso, per favore Viola, puoi rilasciare la mia famiglia?

E quindi.

Si.

Lo ripeto.

Scriverò un seguito in cui Viola tornerà in vita.

 

 

Di nuovo Viola da Badelia

 

"E ci mancherebbe altro.

Ci mancherebbe solo che non lo scrivessi.

Ti conviene mantenere la tua promessa, o ti darò tanti di quei calci in culo che nessuno più sarà in grado di capire dove finisce il tuo sedere e dove inizia il mio piede."

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1434983