La Ragazza e Il Principe d'Egitto

di Scarlett Carson
(/viewuser.php?uid=221494)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 01 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 02 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 03 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 04 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 05 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 06 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 07 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 08 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 09 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

La ragazza Immortale


01.La ragazza e il principe d'Egitto.

 

Prologo. Nel bosco da qualche parte, Oggi.



Un uomo dall'aspetto anziano stava seduto comodamente in veranda nella sua casetta nel bosco, nascosta al mondo. La sua lunga barba bianca arrivava all'altezza del petto e i capelli, anch'essi bianchi come la neve, corti quasi rasati, nascosti da un cappuccio grigio, come il resto del suo abbigliamento. Sul suo dondolo, stava leggendo un vecchio volume e scriveva appunto in una lingua ormai sconosciuta piena di segni, numeri, disegni e così via.

Accanto a lui c'era un animaletto, un gufo, era sempre con lui ovunque andasse e, gli unici posti che visitava erano: il paese li vicino, i boschi e casa sua.

L'uomo si dondolava sulla sua sedia a dondolo, col tomo antico in mano e sorrideva. Sembrasse avesse trovato qualcosa di interessante tra quelle pagine.

Sai, Socrate credo di aver trovato la matassa del filo che tanto cercavo, finalmente so che fare e so anche dove andare a cercare.”

Ne è certo padrone, vuole uscire allo scoperto?” rispose il gufetto che si era appoggiato sul bracciolo della sedia.

Ma si perché no, in fondo so ancora come si fa a relazionare e poi mi aiuterà col mio piano. ” disse l'uomo alzandosi.

Si diresse verso l'interno dell'abitazione e il gufetto lo seguì all'interno volando a fianco della sua spalla destra.

La casa era tutta in legno, tavoli, sedie, mobilio e c'era al centro di quella che sembrava un salotto, un camino di mattoni, il tutto aveva n aspetto vecchio e parecchio trascurato, c'era polvere e ragnatele ovunque.

L'uomo si diresse verso una libreria di legno che conteneva un sacco di volumi dall'aspetto molto vecchio e impolverato.

Trovò un tomo molto spesso rilegato in pelle nera e consumata. Lo aprì a una pagina a caso e lo sfogliò finché non trovò quello che finalmente cercava.

Ecco guarda qui c'è la soluzione al mio dilemma. Finalmente saprò quello che è successo perchè non lo ricordo più, so solo che sono molto arrabbiato ma ti assicuro che la mia rabbia avrà lo sfogo che desidera da innumerevoli anni.” disse l'anziano mostrando al gufetto quello che aveva trovato.

Si padrone, e io la assisterò in tutto questo può contare su di me, non la tradirò mai. Non sarà un compito difficile però?” chiese titubante.

Dipende, Socrate, amico mio e fedele gufo-assistente. Tutto verrà svelato a suo tempo.” disse l'uomo tranquillo e sicuro di se.

E si diresse verso un'altra postazione, piena di boccette di vetro e fialette che contenevano strani liquidi colorati, da alcuni usciva uno strano vapore mentre altri erano tenuti al fresco. C'erano vasi e anfore che contenevano chissà cosa e l'uomo si mise ad armeggiare con tutto questo con mano sicura ed esperta.

Sapeva che fare e avrebbe agito nel migliore dei modi questo era certo.

 

***

Da qualche parte invece, lontano dalla casetta nel bosco, in una grande città dall'altra parte dell'emisfero, una ragazza fissava il cielo notturno e pensava a tutto il suo passato, perché chi l'avrebbe vista non poteva immaginare di certo che una ragazza così potesse avere un passato molto lungo e pieno di stranezze. Al solo pensiero sorrise ricordando i primi periodi e le conseguenze che l'avevano portata ad essere quello che era diventata, tenendo tra le mani tre oggetti molto particolari e differenti tra loro.



Ciao ;) a tutti! come potete notare, sono tornata ;) con la storia che, tempo fa, vi avevo promesso.
Ora, non so ogni quanto aggiornerò, ma spero di farlo al più presto, anche se ho molto ancora da scrivere ;)
Spero vi sia piaciuto questo piccolo prologo ;) fatemi sapere in tanti, recensite mi raccomando ;) 
Alla prossima, 
Kiss Kiss
Shana ;) 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 01 ***


Capitolo 01. 3000 A.C. Antica Roma.

Una ragazza come tante, in un giorno qualunque.

 

Correvo. Correvo verso casa mia dai miei genitori. Adoro correre nel bosco. Il sole era alto ormai ed era ora di mangiare lo sapevo. Ero uscita per trovare del cibo; ero riuscita a trovare un sacco di frutta che tenevo nella mia gonna lunga che usavo come sacco. Una farfalla, con dei meravigliosi colori, stava svolazzando intorno a me, quasi volesse guidarmi verso la strada di casa.

Finalmente scorsi la mia piccola casetta: una grotta nel bel mezzo della boscaglia. Era situata in punto perfetto per trovare facilmente selvaggina e frutta e il terreno era ottimo per coltivare.

Scorsi mia mamma all'entrata, stava accendendo il fuoco con l'aiuto di papà per mettere su il cinghiale che aveva trovato questa mattina.

Oh tesoro sei tornata meno male, cosa hai trovato?” mi chiese mia madre gentile,ma nascondeva anche un tono preoccupato, considerato che ero da via da ore.

Mia madre non solo era gentile coi vari viaggiatori che ogni tanto vedevamo in giro, ma era anche di una bellezza innaturale. Lunghissimi capelli rossi che le arrivavano ai piedi, mossi e leggermente chiari sulla nuca quasi biondi per via del sole che batteva.

Splendidi occhi viola e un sorriso da far cadere ai suoi piedi perfino l'animale più selvatico.

Io alcuni fattori estetici li ho presi da lei, viso, occhi, colore di capelli anche se non sono ancora arrivata alla sua lunghezza, ma sono a buon punto.

Mio padre anche era molto bello, non c'era una sola imperfezione: capelli neri di media lunghezza, occhi neri magnetici, alto, snello, insomma un uomo che conquista subito le donne, e tra tutte, ha scelto la mamma; e la mamma, che poteva scegliere chi voleva, ha scelto papà. Io li amo molto, non potevo avere due persone più meravigliose di così come genitori.

Ho trovato molta frutta, ecco qui!” risposi alla mamma e rovesciai il contenuto della mia gonna per terra.

Brava la nostra bambina” mi disse papà dandomi un bacio in fronte.

Papà non sono più una bambina ormai ho quasi 19 anni.” dissi io. Per loro non avrei mai smesso di essere una bambina.

Forza voi due, si mangia!” disse la mamma, distribuendo il cibo in modo equo.

Mangiammo insieme e, dopo aver finito, i miei genitori fecero un giro nel bosco per cercare altra selvaggina, io rimasi nella caverna a disegnare sulle pareti. Disegnavo la mia famiglia a quanto eravamo felici insieme tutti i giorni della nostra esistenza.

 

***

Era quasi il tramonto ormai e i miei genitori ancora non erano tornati, così decisi di andare a vedere dove erano, conoscevo bene il bosco e quindi sapevo che li avrei trovati, così mi addentrai.

Dovevo fare in fretta finché c'era luce altrimenti rischiavo di non vedere dove andavo e rimanere nel bosco fino all'alba, per fortuna mancavano un buona ora prima che il sole sparisse del tutto.

Non so quanto stavo camminando ma iniziavo a non sentirmi affatto tranquilla. Mio padre era bravo a trovare il cibo e a cacciarlo e mamma lo assisteva sempre, non ci avevano mai messo così tanto e non si erano mai inoltrati troppo oltre. Stavo già immaginando una serie di fatti tragici che potrebbero essere successi. Avevo superato già il tratto che in genere frequentavamo di solito per cercare cibo e mi sentii spaesata per la prima volta, non sapevo che fare, dove andare, dove cercare.

Finché non udì degli strani rumori. Provenivano ancora più avanti rispetto a dove mi trovavo, e dovevo fare in fretta il tempo a mia disposizione stava per scadere.

Iniziai allora a correre più veloce che potei verso quel rumore che avevo udito poco prima e che si stava facendo sempre più forte man mano che mi avvicinavo.

Scorsi delle figure, pregai che fossero i miei genitori ma se lo erano davvero, a quanto pare, avevano trovato qualcuno. Continuai a correre per mettere a fuoco chi erano quelle figure e tirai un sospiro di sollievo: erano mamma e papà. Rallentai la corsa, ormai mi sentivo meglio a sapere che stavano bene, continuai ad avvicinarmi con calma e notai solo allora che stavano parlando con qualcuno seduti a terra.

Mi avvicinai con cautela senza fare rumore e iniziai a sentire il loro discorso.

Dunque lei viene da una terra lontana” sentii dire dalla mamma.

Si esatto, fate attenzione loro sono qui e cercano persone giovani da far lavorare come schiavi. Io sono scappato, ma purtroppo la mia famiglia è stata presa. Per favore, scappate da qui finché siete in tempo cercate un altro posto dove vivere.” non capii a cosa si riferisse quell'uomo ma era chiaro che ce ne saremmo andati via da li, peccato mi piaceva la nostra casa, era piena di nostri ricordi, non me la sentivo di andarmene, ma se era necessario sapevo che mamma e papà avrebbero preso la decisione più giusta.

Oh, Athem che dovremmo fare?” disse mia madre rivolta a papà.

Non lo so, Selenia forse sarebbe giusto seguire il suo consiglio” disse papà.

Si forse sarebbe la decisione più giusta anche per Ottavia.” quando sentii dire da mia madre il mio nome capii che la situazione era abbastanza grave, raro che i miei mi tirassero in ballo in discorsi se non erano davvero seri.

Allora faremo così è deciso ci dirigeremo a sud” disse mio padre.

Buona fortuna allora, è meglio se tornate da vostra figlia, sarà in pensiero” disse l'uomo, caspita sapeva già che ero loro figlia, i miei non gli avevano detto che ero figlia loro o mi ero persa qualcosa o quel tipo aveva qualcosa di strano.

Decisi di tornare di corsa indietro così non avrebbero sospettato nulla e avrei sentito meglio dalle loro bocche cosa accidenti stava succedendo.

Corsi più in fretta che potei, e finalmente arrivai a casa e attesi il loro arrivo sperando che non mi avessero scoperta.



Ciao a tutti ;) 
Eccomi col secondo capitolo di questa nuova storia ;)
Come avrete capito, è narrata in prima persona dalla protagonista ;) 
Allora, fin ora non è successo nulla di che, ma abbiate pazienza, presto accadràqualcosa di, credo, impensabile.
Anyway, come lo avete trovato questo primo vero capito?? 
Troppo banale, stupido?? La data vi ha sorpreso?? Spero di essere abbastanza realista, visto che è un tempo davvero partoclare, e di scrivere le cose giuste, se trovate errori, linciatemi pure ;)
But, ribadisco, questa è un opera di fantasia, tutti i personaggi, sono da me inventati e se trovate delle cose che non c'entrano con le date, don't worry, e tutto casuale XD
Be la smetto con questo stupido commentino e vi lascio alla prossima, 
I don't know quando aggiornerò, but spero al più presto ;) 
Alla prossima, 
Kiss Kiss
Shana
Grazie a chi ha recensito il prologo ;) Thank you so much, spero refcensirete in tanti, fatemi sapere cosa ne pensate ;) 
Bye ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 02 ***


 

Capitolo 02. La svolta della vita.

 

Arrivarono poco dopo di me, appena in tempo perché il sole era quasi del tutto tramontato.

Io feci finta di non sapere nulla per vedere cosa mi avrebbero detto.

Finalmente era ora come mai ci avete messo tanto?” chiesi appena li vidi.

Avevano cacciato questo si, ma avevano un'espressione molto combattuta in volto, colpa dell'uomo di prima? Probabile.

Scusaci tesoro, ma abbiamo incontrato un viaggiatore ferito e ci siamo addentrati troppo nel bosco.” di giustificò mia madre.

Già e cui ha raccontato che degli uomini provenienti da molto lontano sono sbarcati dal mare su queste terre e a quanto pare cacciano esseri umani e non animali per farli lavorare ” disse mio padre.

Probabilmente dovremmo andare via da qui tesoro, partiremo all'alba tienti pronta. Sono molto vicini ci ha raccontato e possiedono cose che noi non abbiamo mai visto, sono molto intelligenti dicono.”

Capisco quindi dobbiamo andare via da qui, e torneremo?” chiesi, non volevo proprio abbandonare quei boschi.

Forse potremmo tornare molto presto, dobbiamo solo aspettare che queste persone vadano via dalle nostre terre e tornino da dove sono venuti” mi rispose mio padre.

Almeno mi ero tolta il pensiero e avevano risposto alle mie domande, tuttavia mi sembrava strano. Come faceva quell'uomo a sapere che ero loro figlia? Quest'interrogativo mi tormentava da quando lo aveva detto, avrei voluto chiedergli se gli avevano parlato di me ma mi trattenni sapevo che mi avrebbero scoperta e mi avrebbero certamente sgridata e non volevo vederli arrabbiati non se la situazione era davvero grave come dicevano, ma comunque sapevo che non mi avevano detto tutto. Ma lasciai perdere e andai a dormire, mi sarei dovuta svegliare appena il sole avrebbe iniziato a salire dalle montagne e avremmo dovuto camminare parecchio.

 

***

Fui risvegliata brutalmente.

Ma che succede è già l'alba??” chiesi. Stropicciai gli occhi e notai che era ancora buio pesto.

Ma insomma che...” fui interrotta da qualcuno che mi mise una mano davanti alla bocca: era papà.

Parla a bassa voce, tesoro o ci scopriranno. Sono già qui a quanto pare viaggiano anche di notte” disse papà quasi sussurrando. E mi tolse la mano dalla bocca.

Ma che succede?” richiesi stavolta con tono molto più basso.

Ascolta gli uomini di cui ci aveva parlato quell'uomo che ti abbiamo detto, sono già qui, a quanto pare viaggiano di notte. Non capisco cosa cercano con tanta insistenza.” disse mia madre mentre papà sorvegliava l'esterno della nostra caverna.

Forse non ci faranno del male” disse mia madre.

Ottavia, resta qui, noi vediamo che vogliono. Qualsiasi cosa accada non ti muovere da qui va bene?” disse mio padre.

Va bene” dissi io, ma non mi sentivo per nulla tranquilla. Avevo un brutto presentimento.

I miei genitori uscirono allo scoperto e, quando quegli uomini li videro li circondarono. Avevano dei bastoni con le punte, simili a quelli che usavamo noi per cacciare.

Io mi nascosi meglio nell'angolo più buio della caverna.

Voi chi siete?”domandò un uomo in groppa ad un animale che non avevo ancora mai visto.

Noi viviamo qui nei boschi, siamo due persone che vogliono vivere in pace e tranquillità.”disse mio padre.

Capisco, avete per caso incontrato qualcuno da queste parti ultimamente?” chiese l'uomo.

Si qui passano molti viaggiatori, uno proprio ieri prima che il sole tramontasse” disse mia madre.

Forse è l'uomo che stiamo cercando. Da che parte è andato?”

Non lo sappiamo lo abbiamo lasciato nel bosco. Ma come mai lo cercate?” disse mio padre.

Ha tentato di uccidere molti delle persone che vivevano nella nostra città. Ha tentato di farvi del male, signori?” disse l'uomo.

No abbiamo solo parlato, ci ha detto che c'erano degli uomini sbarcati da chissà dove, per catturare persone per farle diventare schiavi.” disse mia madre.

Allora deve avere dei complici, per sicurezza è meglio che veniate con noi, sarete più al sicuro, qui è troppo pericoloso. Ditemi c'è qualcun altro qui oltre a voi?” disse.

Si c'è nostra figlia, Ottavia. Aspetti andiamo a prenderla e verremo con voi”disse mia madre.

Molto bene, uomini scortate queste persone per il viaggio siamo intesi?” disse agli altri che, fino a quel momento, erano rimasti nelle loro posizioni.

Ero risollevata, in fondo era brava gente, ma allora questo significava che l'uomo con la quale avevano parlato era il cattivo? Incredibile mi sembrava una persona strana ma non avrei mai pensato che fosse quella la sua vera natura. Intanto che pensavo a tutto questo, noto mio padre e mia madre venire verso di me, ma poi si bloccano e sui loro volti si disegna un'espressione di paura.

Ero talmente assorta ani miei pensieri che non mi ero accorta che c'era qualcuno dietro di me e avvenne tutto in pochi secondi. Il giorno peggiore della mia vita.

Non feci in tempo a voltarmi o anche solo a scappare che mi sento afferrare con violenza da due enormi braccia, che mi tenevano ferma le braccia. Io tentai di dimenarmi più che potevo “lasciami andare!” urlai, ma era inutile, per me era troppo forte.

Intanto comparve un uomo, lo stesso che avevo visto parlare coi miei genitori qualche ora prima.

L'espressione dei miei genitori e degli uomini esprimevano alla perfezione il loro terrore.

Il primo a parlare fu papà.

lascia subito andare nostra figlia” disse.

neanche per idea, una così bella fanciulla sai che affari mi farà fare” disse lui e scoppiò in una fragorosa risata.

lasciala subito andare altrimenti...” iniziò l'uomo ma fu interrotto dalla risata dei due uomini che mi tenevano come ostaggio.

altrimenti cosa? Ci uccidi? Io non credo proprio, rischiereste di uccidere quella bella fanciulla” disse avvicinandosi a me e prendendomi il viso tra le sue sudicie e violente mani e, subito dopo, si mise dietro di me, di modo che nessuno potesse attaccarlo senza prima ferire la sottoscritta. In che situazione che ero capitata. Ero terrorizzata, pregai che non mi uccidessero o che mi separassero dai miei genitori, le uniche persone che conoscevo, le uniche che avessi mai amato. Ma sembrò inevitabile. Gli uomini avevano parlato di affari e quindi mi dovetti rassegnare, ci sarebbe voluto non so quale miracolo per salvarmi.

Intanto gli uomini che mi avevano catturata si diressero verso i miei genitori, che avevano in mente proprio non lo capivo.

Anche tu sei una bella donna, Selenia se non ricordo male” disse lui.

non ti avvicinare a lei” disse mio padre mettendosi tra i due.

Senno che fai? Ti ricordo che ho tua figlia come ostaggio e se decidi di attaccarmi la userò contro di te! Sai La tua compagna e tua figlia si assomigliano molto. Si sono sicuro che farò affari con lei.” disse, parlava solo di affari quest'uomo ma di che affari non si era capito molto.

Insomma che vuoi farne di lei?” chiese mia madre.

semplice la porterò in una terra lontana e ricca, chiamato Egitto, li la venderò al migliore offerente come schiava tra i ricchi e farò un sacco di soldi.” disse lui tra le risate.

sei un mostro!” gli disse mia madre.

oh grazie per il complimento! Ma ora devo andare sapete l'Egitto mi aspetta!” disse e fece per allontanarsi con me e il suo compare. Ma mio padre cercò di fermarlo e iniziarono a combattere come finì non lo avrei mai creduto. So solo che mi sentii nauseata alla vista di tutto quel sangue. Era successo subito dopo che papà aveva provato a salvarmi. Lui gli si era piombato addosso, l'uomo si era girato, e poi mio padre fu colto da spasmi di dolore, mia madre corse da lui, piangendo. Solo allora capii che era stato ferito in modo grave.

Delle gocce d'acqua iniziarono a scendere dai miei occhi. Non potevo crederci, quell'uomo aveva ucciso mio padre, il mio adorato papà e ripensai a lui quando, fino al giorno prima, era con noi, con me e la mamma, a come eravamo felici, fino a qualche ora prima.

Athem, Athem ti prego rispondi! Non lasciarmi sola, ti prego Athem, amore mio!” disse mia mamma tra le lacrime che le cadevano come le acque di un fiume.

Maledetto!!!” urlò mia madre all'uomo fiondandosi contro di lui, che prontamente puntò l'arma verso di lei che la trapassò in pieno petto. La vista, per me, non solo fu orribile, ma non riuscii a vedere altro. Sentii solo mia madre che si trascinava e che disse a papà: “Sto arrivando amore mio, adesso ti raggiungo aspettami. Dovunque tu stia andando, aspettavi, voglio venire con te, voglio stare con te, anche dopo la morte se c'è un'altra esistenza. Ottavia, tesoro guardami ti prego.” mi disse e a malincuore mi voltai verso di lei, ormai le mie lacrime non mi permettevano di vedere bene, ma capii che mamma era accanto a papà ed era felice. Sorrideva tra le lacrime e poi si accasciò al suolo le sue ultime parole per me furono queste: “Ti prego cerca di vivere il più a lungo possibile, fallo per noi, trova un uomo che ti ami con tutto se stesso. Promettimelo tesoro ti prego vivi la tua vita anche per noi. È quello che avremmo sempre voluto per te.”

Si mamma te lo prometto” dissi e scoppiai in lacrime.

bene se non volete che altri vengano uccisi, datemi un cavallo e lasciateci andare via.” disse l'uomo che per me divenne solo l'assassino dei miei genitori.

Gli uomini non poterono fare altro che accontentarlo e così andammo via sui quegli strani animali chiamati cavalli, mi caricarono come se fossi un carico da portare, e uno dei due uomini salì sulla schiena dell'animale e l'altro su un altro cavallo che si misero a correre per tutto il resto della notte e io, in preda al dolore, mi addormentai.



Ciao a tutti ;)
Eccomi, vi sono mancata??? mi sa di no, -.-"
Comunque, come avrete notato, la storia è raccontata in prima persona, anche perchè così durante la storia, non faccio autospoiler xD
Scherzo, ;) comunque, siete riusciti, più o meno, a capire cosa accade alla ragazza?? (perchè magari non l'ho descritto bene per questo chiedo xD);
Chi di voi sa cosa le accadrà adesso? chi lo indovina ;) ?? 
Ecco a voi, un indizio nonchè un anticipazione del prossimo capitolo ;) 
"
Non saprei mai dire quanto avessi dormito, ma quando mi risvegliai mi ritrovai in un posto diverso. La prima cosa che percepii e che faceva caldo, un caldo tepore, infatti, mi aveva destato dal mio sonno. Il luogo intorno a me era tutto di un unico colore e non c'era nulla, solo sabbia e vento caldo."
Allora?? ;) vi ho incuriosito?? spero di pubblicare il terzo capitolo al più presto ;)
Ma veniamo ai ringraziamenti  e alle impressioni sul capitolo e sulla storia ;)
Allora, fin ora vi è piaciuta la storia ;) ?? troppo banale, stupida strana?? che ne dite?? su su commentate in tanti ;) 
Grazie a chi lo ha già fatto per i due capitoli precedenti e chi l'ha messa addirittura nelle seguite, Thank you so Much!!!
E grazie anche a Kilamya, per avermi messo tra gli Autori Preferiti *.* grazie mille, sono senza parole, sei la prima che mi mette in questa lista quindi ci andava un ringraziamento speciale u.u
che dire, alla prossima, 
spero mi seguite ancora dopo questo pazzo corner ;) ;)
Kiss Kiss 
Shana ;) 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 03 ***


 

Capitolo 03. Antico Egitto. Ottavia: l'incontro con il principe.

 

Non saprei mai dire quanto avessi dormito, ma quando mi risvegliai mi ritrovai in un posto diverso. La prima cosa che percepii e che faceva caldo, un caldo tepore, infatti, mi aveva destato dal mio sonno. Il luogo intorno a me era tutto di un unico colore e non c'era nulla, solo sabbia e vento caldo. Una volta ripresa del tutto, mi accorsi anche che non ero sola: ero trainata, insieme a una dozzina di ragazze su animali con due gobbe. Non sapevo come si chiamassero ma avevano un odore sgradevole. Le ragazze, che si accorsero che mi ero risvegliata, mi guardarono con sguardi tristi e subito ne chiesi il motivo.

Non sappiamo cosa ci capiti qui, tutto quello che sappiamo e che ci vogliono consegnare ad altre persone, l'hanno chiamata vendita, credo.” mi disse a bassa voce perché non ci sentissero, una ragazza con capelli biondi e corti.

Ma dove siamo?” domando con lo stesso tono di voce.

Vi rispondo io se volete” disse uno degli uomini che, dopo che ci aveva scoperto a parlare, voleva graziarci almeno di sapere dove eravamo finite e pensai anche che, molto probabilmente, ci avevano catturate tutte con lo stesso metodo.

Vi presento l'Egitto. Qui non solo sono ricchi i suoi abitanti ma sono molto intelligenti e hanno inventato cose incredibili, che imparerete a conoscere, visto che passerete qui il resto della vostra esistenza.” disse concludendo con una sonora risata.

Dopo che ebbe presentato il luogo in cui eravamo capitate: era immenso, c'erano immense costruzioni che dalle nostre parti non si vedevano spesso, per vederle dovevi recanti in luoghi dove abitavano persone in massa. E anche li ce n'erano. Le loro case, rispetto alla mia, erano molto più piccole, ma parevano più ariose, c'erano anche delle persone in giro, ed erano tutti vestiti allo stesso modo: con una tunica bianca, alcuni portavano degli oggetti alle braccia e al collo e anche alle caviglie, non avrei saputo dire cosa fossero però.

Solo in quel momento, sullo sfondo di quel paesaggio di un unico colore, vidi, in lontananza, delle enormi costruzioni.

Cosa sono quelle costruzioni li dietro?” chiesi senza pensarci troppo.

Quelle si chiamano piramidi e le costruzioni che le stanno davanti si chiamano sfingi, sono i ritratti, a grosso modo, dei signori di queste ricche terre.” mi rispose l'uomo che ci aveva scoperte poco prima, che solo allora mi ricordai bene di lui: era presente la sera che avevano ucciso i miei genitori: lui era quello che mi teneva immobile.

Ci stavamo dirigendo verso il mucchio di persone, ancora non mi era chiaro cosa volessero fare di noi, ma tanto valeva aspettare, tanto ormai non avevo più un posto dove tornare, tanto valeva rassegnarmi e seguire l'ultima volontà dei miei genitori: vivere, quindi, avevo deciso, mi sarei rifatta una vita in quel nuovo posto.

Arrivammo al centro di quella piccola cittadina e, dopo averci fatto scendere da quelle bestie dall'odore sgradevole, e io ne fui immensamente contenta. Ci misero una vicino all'altra di modo da formare una specie di fila, incatenate sempre, l'una con l'altra per i polsi e le caviglie, per evitarci ogni via di fuga. Solo allora mi accorsi che indossavamo tutte la stessa tunica bianca e sgualcita, ma si vede che, per loro, andava fin troppo bene. Dopo averci sistemate, l'uomo, che avrei riconosciuto tra mille come l'assassino dei miei genitori, si mise di fronte a noi, con sorriso soddisfatto, si voltò verso la gente, che era accorsa incuriosita.

Signore e signori, accorrete presto, per voi che non volete sporcarvi le mani per i lavori più sporchi e umili, noi abbiamo trovato il modo per risolvere il vostro problema: eccole! ” disse indicandoci, facendosi leggermente da parte di modo che ci vedessero meglio senza distogliere l'attenzione su di lui.

Queste ragazze, raccolte per voi da ogni parte del mondo conosciuto, sono qui in vendita a un prezzo davvero conveniente, per aiutarvi in tutto quello che voi desiderate: pulizie, aiutarvi coi raccolti, tutto quello che riterrete più opportuno. Avanti, affrettatevi, saremo qui solo oggi per poter vendere queste rare bellezze, giovani e in piena forma fisica e salute. Accorrete in tanti, l'offerta per ognuna è di dieci monete d'oro!” disse concludendo la presentazione. Ero rimasta shoccata, non potevo credere che si comprassero persone per motivi tanto stupidi, sarei dovuta diventare una schiava di una di queste persone, all'apparenza gentili e buone, ma ho imparato a mie spese che l'apparenza, spesso e volentieri, inganna.

Subito nessuno si fece avanti, e mi ero quasi illusa di farla franca con tutte le altre ragazze, ma mi sbagliavo di grosso. Un signore, che portava una specie di gonnellino fino al ginocchio, piuttosto corpulento, scuro di carnagione, come molti in questo posto, e a torso nudo, si avvicinò.

Mi dica signore, è forse interessato ad acquistarne una?” disse quell'assassino con finta gentilezza. L'umo si limitò a fissarlo, allora notai tutti quegli oggetti al collo, braccia, caviglie tutti gialli e brillavano alla luce del sole di luce propria in certi punti.

Ad essere sincero si, me ne servirebbe proprio una. Vorrei la ragazza con i capelli color oro al centro. Mi sembra perfetta per le mie esigenze.” disse, senza fissarlo ma con gli occhi puntati sulla ragazza che aveva appena adocchiato.

Ma certo signore, sarà subito servito.” e, detto questo, si diresse verso la ragazza, la stessa che mi aveva parlato poco prima di arrivare in quel posto. Ero terrorizzata per lei, non sapeva cosa le sarebbe capitato nelle mani di quell'uomo che non aveva nulla per cui stare tranquilli.

L'uomo, che intanto aveva liberato la ragazza dalle catene, tenendola per i polsi di modo che non scappasse, la portò dritta tra le grinfie di quell'uomo, che gli porse in cambio della ragazza, un sacchettino, che aprì e rovesciò il contenuto tra le mani. C'erano dei pezzi gialli rotondi e piccoli, credo fossero le famose monete d'oro di cui aveva accennato prima. Le contò e disse: “Perfetto, signore. Buona fortuna con la ragazza e grazie per l'acquisto, non se ne pentirà.” disse, e l'uomo prese la ragazza, con molta più dolcezza ma manteneva salda la presa, salì su una animale che avevo già visto, era un cavallo. Mi piaceva molto quell'animale: la fece sedere davanti a lui e se ne andò.

 

***

La giornata andò avanti tutta così: ogni tanto si avvicinava un signore nobile, come lo definivano loro, e acquistava una di noi, a scelta. Eravamo più di una ventina in tutto e, man mano che passava il tempo, ci ritrovavamo con una in meno. Erano, la maggior parte, signori soli a comprare, solo poche famiglie con tanto di bambini ne aveano acquistate ma solo un paio, magari per avere un aiuto in più in casa per i bambini, almeno così volevo credere.

Man mano che ci vendevano, provvedevano a incatenarci le une con le altre affinché nessuna rimanesse libera di muoversi, seppur incatenata per i polsi e per le caviglie. Io ero quella che chiudeva la fila verso destra e da li, vedevo tutte le ragazze che, terrorizzate, andavano via perché erano state scelte da qualcuno. Speravo solo che se la cavassero e che, prima o poi, sarebbero riuscite a scappare e rifarsi una vera vita, libere da qualsiasi catena.

A quel punto mi chiesi, e io? Io che fine avrei fatto? Non avrei mai saputo dirlo.

Era quasi ora che il sole tramontasse, e mi sembrava che quella giornata fosse durata più del normale, io ero l'ultima rimasta da vendere.

E così sei rimasta solo tu.” disse l'assassino avvicinandosi a me, inginocchiandosi, perché mi ero accovacciata per terra per la stanchezza di essere rimasta in piedi tutto il giorno.

Non sei riuscito a venderci tutte alla fine” risposi, con tutto il disprezzo che avevo in corpo per lui.

Non essere arrabbiata per questo, vedrai che riuscirò a vendere anche te, anzi e visto che sei l'ultima per te, raddoppierò il prezzo, ti piace come idea?” disse, sogghignando.

No per niente.” risposi, anzi lo trovavo disgustoso, pensava solo a far denaro, non era un uomo ma un mostro venuto da chissà dove privi di qualsiasi sentimento umano.

Pazienza, la metterò in atto lo stesso, aspetto solo il mio ultimo cliente e poi qui ho finito, e posso di nuovo partire per cercare altre bellezze da vendere.” disse, alzandosi e andando via, lasciandomi li sola, in preda ai sensi di colpa perché non avrei mai potuto fermarlo per evitare che altre ragazze soffrissero allo stesso modo, ma allo stesso tempo pensai, quante altre prima di noi, avevano sofferto così? Non avrei mai potuto immaginarlo, ma pensai molte. Venni riportata alla realtà dalla sua voce e con una frase che mi piacque ben poco.

Oh, vostra altezza reale, quale onore vederla qui alla mia bancarella, come posso rendermi utile?” disse l'uomo inchinandosi, e interrompendo il flusso dei miei pensieri che mi stavano lentamente distruggendo.

Cercai di guardare a chi si fosse riferito a quel modo, e li notai: erano due individui, un uomo piuttosto anziano e un ragazzo giovane, avrà avuto forse la mia stessa età. Il ragazzo era seduto su un cavallo da un colore molto scuro e il muso macchiato di bianco, l'uomo era seduto una specie di sedia, tenuta in spalla da quattro uomini, che lo misero a terra dopo un suo segnale, di modo che si riposassero le spalle, ma lui rimase seduto, impassibile.

Ho sentito di un uomo che vendeva ragazze come aiuto per qualsiasi cosa e sono venuto qui con mio figlio, il principe, nonché erede al trono d'Egitto, Yami. Io sono il faraone Den. Vedo che siamo arrivati tardi non te ne è rimasta nessuna?” disse in tono seccato, ma come non mi aveva vista? Forse ero troppo bassa perché mi notasse? Signore di queste terre o no, ero piuttosto arrabbiata col fatto che non mi avesse proprio vista: ero praticamente al centro della bancarella, incatenata e... inginocchiata proprio dietro all'uomo, per questo non mi aveva visto, io lo avevo notato solo dal buco tra le sue gambe.

Così mi rassegnai.

No, me ne è rimasta una, mi dispiace di non avere più l'imbarazzo della scelta per voi, sua altezza.” disse spostandosi di modo che mi notassero. Avevo lo sguardo dritto verso di loro, e l'uomo mi corresse, chinandomi la testa, inginocchiandomi ancora più di quanto già non fossi.

Be figliolo, la scelta spetta a te. Sa oggi è il compleanno di mio figlio e volevo fargli questo regalo, una ragazza che gli facesse compagnia. Giudica pure, figlio mio, penserò io al pagamento, quanto vuole per la ragazza?”

La vendo a 20 monete d'oro!” disse entusiasta di averlo come cliente. Non aveva scherzato allora quando parlava di raddoppiare il prezzo!

Uhm.. dimmi tu, Yami, che ne pensi?” gli disse come solo un padre si rivolge al proprio figlio.

Chiedo di poterla vedere più da vicino se è possibile, voglio giudicare bene” disse con voce calda e rassicurante, che subito mi fece sentire meglio.

Ma certamente, tutto quello che desiderate.” disse scostandosi da me, ma non troppo.

Il principe notai, dalla posizione in cui ero, che era sceso da cavallo, lo capì perché vedevo i suoi piedi avvicinarsi a me, fino a fermarsi a pochi centimetri da me e doveva avere la pelle molto scura.

Lo vidi inginocchiarsi a sua volta, lo sentì avvicinarsi a me, e io continuai a tenere lo sguardo basso perché temevo di guardarlo in volto. Lo sentì afferrarmi delicatamente per le spalle, sussurrandomi: “Alzati, sta tranquilla, non voglio farti del male, voglio solo guardarti meglio.” e con dolcezza, mi aiutò ad alzarmi, e io continuai a tenere lo sguardo basso, così notai che aveva qualcosa ai piedi che glieli avvolgevano e sotto formavano una specie si scudo tra la pianta del suo piede e il suolo; aveva tanti gingilli alle caviglie di quel giallo che capì, doveva essere oro, perché era lo stesso colore delle monete e brillava allo stesso modo.

Vidi che iniziò a camminare intorno a me, con lo sguardo, sempre basso, seguivo i movimento dei suoi piedi.

Sentii anche una mano che afferrava i miei capelli sciolti, e li lasciava ricadere, dicendo:

Non ho mai vista una ragazza con capelli più lunghi e di questo colore, così simile al sangue.”

Già viene da una terra non molto lontana da qui. Spero che non troviate i suoi capelli come un problema per la sua mansione.” disse l'uomo.

No anzi mi piacciono molto i suoi capelli.” disse semplicemente e riuscì anche ad ammutolirlo per una buona volta.

Si rimise di nuovo di fronte a me, mi afferrò per il mento e mi sussurrò di nuovo: “Alza la testa, non temere. Fammi vedere il tuo volto ed i tuoi occhi.” disse, alzandomi pian piano la testa, facendomi notare i particolari del resto del corpo: anche lui, come tutti qui, portava in gonnellino bianco fino alle ginocchia, solo più decorato, alle braccia e ai polsi, aveva gingilli d'oro e anche al collo, aveva il torace di fuori e un fisico asciutto e muscoloso. Ma per continuare a vederlo dovevo ancora alzare lo sguardo, era altissimo per me. Si d'accordo io ero anche bassina e tutti erano alti più di me, ma lui lo era ancora di più!

Dovetti fare uno sforzo in più per vederlo in volto: aveva labbra rosee e carnose, e due occhi neri come la notte priva di luna e stelle lo stesso colore dei suoi capelli. In fronte aveva un altro gingillo e le spalle erano coperte da un lungo pezzo di tessuto, dello stesso colore dei miei occhi lungo fino alle caviglie, anche le orecchie erano ornare da gingilli.

Mi guardava negli occhi con una certa intensità, poi si trasformò come se stesse cercando di scavare dentro di me, poi vidi un'espressione di sorpresa dipingergli il volto e un sorriso, bellissimo.

Si voltò verso suo padre: “Padre, ha gli stessi occhi della ragazza descritta ci della predizione!” disse entusiasta. Predizione? Che predizione? E, soprattutto, che cosa è un a predizione? Mille domande a cui ero curiosa di avere risposta ma non mi osai porle.

Bene, allora l'hai trovata. Vuoi che te la prenda?” disse con fare dolce.

Si” disse convinto, tornando a guardarmi negli occhi, e io ricambiai il suo sguardo con uno interrogativo.

Bene, ecco a lei le sue 20 monete d'oro, credo che le valga tutte.” disse, porgendogli un sacchettino pieno di monete.

Non so di cosa stiate parlando, ma sono felice che abbiate trovato quello che cercavate. Grazie per il vostro acquisto è stato un onore per me servirvi, vostre altezze. Arrivederci.”

disse, e mi sciolse da quelle catene che ormai erano diventate insopportabili, ma adesso a cosa stavo andando incontro non lo sapevo, ma forse non mi avrebbero trattata poi così male, almeno così mi era parso. Il principe Yami, mi prese per mano e mi condusse fino al suo cavallo, che aveva fatto avvicinare alla bancarella, lui si mise subito in groppa e poi aiutò me a salirci sopra, mettendomi davanti a lui. Gli uomini, che si erano riposati fino ad allora, ripresero la sedia su cui era seduto il sovrano e, di paro passo col cavallo del figlio, ci allontanammo da quell'uomo che mi aveva portato via la mia famiglia e portata qui, da gente che non sapevo nemmeno che ci fossero. Mi dispiaceva solo di non avergliela fatta pagare per quello che aveva fatto ai miei, come si sarebbe meritato.ù


Ciao a tutti ;) 
sono tornata col capitolo 3!! allora, molti di voi avranno certamente capito a cosa mi riferissi col capitolo precedente!
Ebbene si, siamo in Egitto ;) in quest'epoca c'era già il Faraone che regnava ed avevano inventato da poco i geroglifici e c'erano già gli schiavi che lavoravano!
Ora, so che una cosa del genere non sarà mai successa, ma come potete notare, il faraone ha "comprato" la nostra protagonista per il compleanno di suo figlio, come "dama di compagnia" anche se questo termine è sbagliato, ma per rendere giusto l'idea ;)
Allora come vi è sembrato?? piaciuto? banale??
la storia non regge??
Comunque, secondo voi cosa toccherà adesso alla povera Ottavia??
;) 
Io intanto vi saluto e spero che leggerete e recensirete in tanti ;) e ringrazio quelli che lo hanno fatto già e chi ha messo la storia tra le seguite
Thank You so much!!!
;)
Alla prossima, spero di pubblicare al più presto ;)
Kiss Kis
Shana

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 04 ***


 

Capitolo 04. Una nuova casa e nuove abitudini.

 

Stavamo cavalcando da un po', e io rimasi tutto il tempo in silenzio a testa china, non so perché ma mi metteva un po' a disagio guardare quelle due persone che mi avevano comprata, strappandomi così da un uomo che avrei volentieri ucciso con le mie stesse mani appena avuta la prima occasione. Alzavo solo testa per guardare dritto davanti a me per guardarmi intorno: non avevo mai visto così tanta gente in tutta la mia vita, tutte insieme.

Era fantastico, tutti collaboravano, si aiutavano e sembravano tutti felici.

Al nostro passaggio, o meglio, al passaggio dei due sovrani, tutti si inchinavano e salutavano rispettosi, si vedeva che amavano i loro sovrani e di questo ero molto contenta, non potevo lamentarmi, ero stata fortunata.

Ma mi domandavo cosa avrei dovuto fare per loro, e soprattutto, cosa c'entrava la storia della predizione.

Non avevo fatto in tempo a pensare a una risposta logica per quelle mie domande che il cavallo si era fermato.

Guardai dritta davanti a me e dovetti alzare lo sguardo per riuscire a vedere bene quello che mi si pareva davanti: il palazzo era enorme e, dietro ad esso, c'erano le due costruzioni che avevo vista appena eravamo arrivati li solo quella mattina. Il sole stava calando lentamente e potei ancora godere di quella vista meravigliosa.

Ti piace?” mi disse il principe, era la prima volta che mi rivolgeva la parola.

Si molto.” riuscì solo a dire. Ero davvero intimorita da lui, ma capii che non ne ero spaventata, no sapevo che non mi avrebbe fatto del male, o almeno così credevo.

Sono contento perché questa sarà la tua nuova casa!” mi disse allargando le braccia per abbracciare tutto il panorama che si stagliava di fronte a noi.

Figlio mio, perché non le fai vedere i suoi alloggi e non le permetti di darsi una rinfrescata, sarà esausta.” disse il faraone.

Si avete ragione, padre e che sono molto estasiato. Vieni ti faccio strada” mi disse in tono dolce.

I miei alloggi? Cosa voleva dire, non lo sapevo proprio ma mi piaceva come suonava.

Intanto, entrammo nel palazzo ed era favoloso l'interno quasi quanto l'esterno, era pieno di disegni strani sui muri ma erano molto belli. Quell'uomo aveva ragione, qui sono davvero una popolazione intelligente e molto avanti, anche se ignoravo ancora cosa volesse dire quell'ultima parola, ma credo che, col tempo, lo avrei scoperto.

Il tetto era altissimo e le colonne che reggevano il suo peso, anch'esse decorate, erano spesse e maestose. C'erano diverse stanze me le fece vedere tutte quelle che stavamo passando:

Qui ci sono i servitori di mio padre, molti di loro vivono a palazzo: specialmente chi fa da mangiare, chi lo lava, chi cuce i suoi abiti, coloro che lavorano ai suoi gioielli per ogni occasione e chi sta costruendo il suo sarcofago, scrivani, e abbiamo anche un veggente, è lui che ti ha vista arrivare qui.” mi disse sorridendo. No, un momento, fatemi capire, lui mi avrebbe vista arrivare? E come avrebbe fatto? Ero più confusa di prima, ma gran parte di quello che ha detto, lo avevo capito.

Doveva essersene accorto che non avevo capito molto, perché mi disse:

Tranquilla, presto capirai tutto e imparerai a vivere qui come se ci fossi nata. Ma vorrei solo dirti che tu non servirai mio padre se è questo che ti stai chiedendo” disse, e mi aveva letto nella mente, era incredibile! “ma servirai me. E la tua stanza non è altri che la stanza accanto alla mia, quindi, si può dire che saremo sempre insieme a tutte le ore del giorno, o quasi. È per questo che mio padre ti ha comprata per me. Oggi compio 21 anni, e crede che sia ora che inizi a impormi sulla servitù. Ma ti posso dire che tu avrai un trattamento diverso.” Eh? Scherzava vero? Io avrei dovuto passare con lui tutto il giorno per ogni giorno della mia vita? E perché la mia stanza doveva essere accanto alla sua? Iniziavo ad essere spaventata per quella che sarebbe poi stata la mia nuova vita e quello che avrei dovuto fare qui. Lui diceva che mi sarei abituata, e io volevo abituarmici al più presto, anche perché comunque sia, quel luogo mi piaceva molto e il principe, dopotutto, era stato molto gentile nei miei confronti, come suo padre.

Mi portò a quelli che sarebbero stati i miei alloggi. Erano immensi, avevo praticamente un'intera casa tutta per me! Ecco il significato de “i tuoi alloggi”! Avevo un enorme letto che potevano comodamente starci quattro persone, sedie tavoli su cui appoggiarmi, spazio tutto per me.

Qui è tutto per me?” riuscii a dire, estasiata.

Si qui è tutto per te, e qui accanto ci sono i miei alloggi, vieni ti faccio vedere” disse, portandomi verso la sua stanza, letteralmente appiccicata alla mia e, non c'era che dire, era maestosa, molto più grande, ariosa, luminosa, il letto era addirittura il doppio del mio.

Anche tu, ogni tanto starai qui con me, perché dovrai stare molto tempo con me e questo ti porta anche a conoscere me e il mio stile di vita.” mi disse.

Ma cosa vuol dire esattamente che passeremo molto tempo insieme?” gli chiesi, perché ancora non avevo ben chiara la situazione.

Be, vedilo come un rapporto tra amici, perché vorrei che fossimo questo. E vuol dire che tu ti prenderei cura di me come io farò con te. Ad esempio, sai scrivere?” mi chiese, dove voleva andare a parare? Comunque, feci cenno di no con la testa.

Bene, io posso insegnarti a leggere, scrivere, e tutto quello che riguarda il mio mondo e tu, ti occuperai di me, facendomi compagnia, sempre. È più chiaro adesso?”. Be più di prima lo era, almeno so per certo cosa avrei fatto li, e quindi, feci cenno di si con la testa molto più rilassata.

Bene, è quasi ora di cenare, quindi adesso ti porterò dove potrai farti un bagno con le altre signore che vivono qui a palazzo. Io farò lo stesso, ma con mio padre e gli altri uomini, intanto ti faccio strada. Seguimi.” mi disse e io obbedii.

Durante il tragitto, mi spiegò cosa mi attendeva, per così dire, ai bagni: “I bagni non sono altro che stanze costruite in riva al nostro fiume, il Nilo, la sua acqua ci purifica dalla fatica della giornata e lo dobbiamo fare ogni giorno. Imparerai anche quest'importante abitudine. La facciamo sempre prima di cena. Ceniamo tutti insieme, io mio padre, mia madre, che presto conoscerai, e anche tutta la servitù.”.

Ero talmente impegnata ad ascoltare quello che mi diceva che non mi accorsi che eravamo arrivati e, sulla soglia che avrei dovuto oltrepassare, c'era una donna bellissima, coi capelli e occhi neri, con una lunga tunica bianca e sembrava ci stesse aspettando.

Yami, tuo padre il faraone, mi ha parlato di una nuova fanciulla, non mi aveva detto che era così graziosa. Io sono Nefer, la moglie del faraone. È un piacere conoscerti.”.

A quella frase, arrossii leggermente e chinai il capo d'istinto.

Grazie, il piacere è mio. Io sono Ottavia.”.

Ottavia. Che nome particolare, non trovi Yami?”

Si molto.” si limitò a dire.

Seguimi Ottavia, è ora del bagno. Ti daremo una bella sistemata.” disse e mi condusse con se all'interno della stanza.

 

***

Senza che dissi nulla, delle donne iniziarono a togliermi il vestito che avevo addosso, se così si poteva definire.

Mi immersero nell'acqua fino alle spalle – cavoli se era gelida! - e mi iniziarono a strofinare il corpo con degli stracci che, sfregati sul mio corpo, facevano fuoriuscire una specie di nuvoletta piena di bollicine che, al contatto col la mia pelle, scoppiavano, e quelle che riuscivano a salvarsi, volavano in alto, e io mi divertii a osservarle.

Questo processo fu lungo, ma piacevole. Dopodiché, passarono a vestirmi: mi porsero una tunica bianca da mettere, molto simile a quella che indossavano anche loro, solo che la mia, invece di arrivare fino alle caviglie, mi arrivava fino alle ginocchia; era stretto, ma allo stesso tempo morbido e scivolava sul mio corpo come se fosse acqua sulla mia pelle. Era fresco e pulito. Poi passarono al groviglio che erano diventati i miei capelli. Decisero di raccoglierli, di modo che, non mi dessero fastidio, scivolando in avanti, lasciandomi qualche ciuffo qui e li, per abbellire. Loro, a differenza di me, avevano tutte la stessa capigliatura: capelli neri, lucidi e piatti fino alle spalle, tranne la moglie del faraone che li aveva lunghi fino ai fianchi e a onde. Mi misero ai piedi le stesse scarpe – così aveva detto che si chiamavano - che avevano loro e lasciavano il piede libero ma protetto dal suolo, che rischiava di rovinarli.

Il tuo abito lo abbiamo buttato via, era poco più di uno straccio vecchio e rovinato. Non preoccuparti, qui ti daremo tutto quello di cui hai bisogno.” mi disse Nefer.

Io mi limitai ad annuire con la testa.

Ci decidemmo ad uscire e, con loro, mi diressi alla sala da pranzo.

La strada era ancora più lunga di quanti immaginassi, quel posto era immenso! Non mi sarei mai abituata, pensai d'istinto.

Ma non mi persi nemmeno un particolare: le statue dei loro dei, le colonne tutte decorate, le pareti scritte e disegnate. Un giorno avrei capito cosa avrebbero voluto dire tutte quelle scritte, col tempo, mi dissi, avrei imparato tutto e avrei vissuto la mia nuova vita.

 

***

Arrivammo all'immensa sala, e c'era una lunga tavola, dove gli uomini erano già seduti, aspettavano solo noi per iniziare.

Mi sentii immensamente insignificante in mezzo a tutte quelle persone, non ne avevo mai viste tante insieme prima d'ora.

Nefer mi condusse con lei fino ad arrivare quasi in fondo al tavolo dove c'erano il faraone e il figlio Yami, che si alzò in piedi: “Vieni, siediti qui accanto a me.”

D'accordo” dissi piano per non farmi sentire da troppe persone, e mi sedetti tra il principe Yami e una ragazza che non avevo visto ai bagni, o perchè non c'era o perchè non avevo prestato abbastanza attenzione.

Guardai sotto di me dove c'era il piatto e, con immenso stupore mi accorsi, che molti degli oggetti che c'erano io non sapevo che fossero e come andavano utilizzati. Li stavo ormai fissando con terrore quando la voce di Yami mi disse: “tranquilla, ti insegnerò anche questo” mi disse e, dalla voce, mi resi conto che sorrideva, per la mia faccia dopo aver visto il mio posto.

Capii solo allora che voleva che mi sedessi accanto a lui per correggere tutti gli errori che avrei fatto visto che non conoscevo nulla di loro, delle loro abitudini di fare e tutto il resto.

Quindi mi concedetti un sospiro di sollievo.


Ciao a tutti! ;)
eccomi tornata ;) 
scusate ci ho messo un po'n perchè volevo un minimo andare avanti a scrivere. Adesso sono al sesto capitolo da scrivere ;)
spero di andare avanti a scrivere durante questa pausa di Natale ;)
Allora, che ne diten di questo capitolo? é comprensibile? vi paice? troppo noioso? su su ditemi la vostra, ci tengo ai pareri du tutti,sia positivi che negativi ;)
Allora qui siamo a casa del Faraone e del principe, secondo voi cosa accadrà adesso?? ;)
vi dico solo una cosa: il titolo del prossimo capitolo è "Le prime difficoltà" e non dico altro ;) 
spero di aggiornare al più presto e di andare avanti a scrivere ;)
Alla prossima
Kiss Kiss
Shana

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 05 ***


 

Capitolo 05. Le prime difficoltà.

 

Prima di iniziare a mangiare tutto questo cibo prezioso, donatoci dagli Dei, ” disse il faraone, alzandosi in piedi, “vorrei presentarvi un nuovo acquisto, l'ho comprata stamani per il compleanno di mio figlio Yami, che compie 21 anni. Auguri figliolo!” disse e tutti applaudirono, me compresa, e lui ringraziò tutti i presenti.

Dicevo, siccome oggi è il suo compleanno – motivo di questo banchetto così generoso – ho comprato a mio figlio, una ragazza di modo che gli facesse compagnia. Alzati pure.” mi disse, e io mi alzai e, sentendomi gli occhi di tutti addosso, compreso quello maligno della mia vicina di posto, arrossii violentemente e mi feci vedere da tutti. Solo allora mi resi conto che quella tavola non finiva mai.

Questa ragazza è Ottavia, ha origini straniere quindi siate pazienti con lei, visto che vivrà qui con noi molto a lungo, se gli dei permettono.” disse, alzando lo sguardo al cielo e poi posandoli sul figlio, io non avrei mai saputo interpretare quell'ultima sua affermazione.

Tutti mi salutarono con un cenno della mano e mi dissero un caloroso “Benvenuta”, tutti tranne la mia vicina di posto, non capivo come mai non gli andassi a genio, neanche mi conosceva. Decisi, dunque di ignorarla. E mi sedetti di nuovo al mio posto.

Bene, potete iniziare a mangiare. Spero che sia tutto di vostro gradimento” disse e tutti iniziarono a mangiare, con molta eleganza devo dire. Osservai per un po' quello che facevano gli altri.

Guarda me” mi disse Yami e, istintivamente, mi voltai verso di lui. “Fa tutto quello che faccio io.” disse e prese un arnese con quattro punte.

Questa si chiama forchetta, la usiamo per mangiare e si usa in questo modo.” mi disse e mi mostrò come dovevo tenerla e come la dovevo usare e, subito dopo, lo imitai. Con scarso successo all'inizio. Ero come una bambina alla quale insegni per la prima volta l'educazione.

Non preoccuparti è sempre così la prima volta” mi sussurrò Nefer, che era seduta di fronte a me.

Con un sorriso gli feci capire che avevo molto gradito la sua osservazione. Intanto intorno a me, tutti continuavano con la loro normale vita: mangiavano e chiacchieravano tra loro di cose che solo loro sapevano. Io mi feci allegramente i fatti miei, decisi che così non rischiavo di farmi ulteriori nemici, come la ragazza accanto a me che, ogni tanto, mi sentivo addosso il suo sguardo che, se lo avessi incrociato, mi avrebbe fulminato d'odio.

Speravo solo che, qualsiasi cosa l'avesse fatta arrabbiare così a prima vista, sperai che non sarebbe peggiorata e che saremmo potute diventare amiche. Perché li, a parte Yami che i diceva come comportarmi e come fare, nessuno mi rivolgeva la parola e io non sapeva se fosse una cosa positiva o negativa. Ma pensai che fosse normale al primo giorno, in una terra straniera, dove non conosci nulla e nessuno conosce te, ma mi faceva comunque sentire isolata dal mondo.

Ripensai ai miei genitori che avevo perso solo pochi giorni fa e, solo pochi giorni fa, io stavo mangiando felice con loro. Per poco, non scoppiai a piangere di fronte a tutti, riuscii anzi a trattenere le lacrime molto meglio di quanto mi sarei aspettata.

 

***

 

Dopo un tempo che mi parve eterno, la cena finì e la notte era calata ormai da un pezzo.

Ero fuori, da dove ero entrata qualche ora prima, a osservare le stelle e il panorama che si stagliava dritto davanti a me.

Era immensamente meraviglioso. Mi sedetti sulle gradinate per stare più tranquilla, e per riscaldarmi un po': la notte li era davvero fresca, come facevano a resistere solo vestiti a quel modo, mi chiesi.

D'istinto mi rannicchiai su me stessa per scaldarmi un po'. Finché non sentii che un tessuto scivolò lungo le mie spalle fino a coprirmi completamente, scaldandomi almeno un pochino.

Mi voltai per vedere di chi fosse e vidi che era altri che Nefer, la madre di Yami.

é meravigliosa la vista, non trovi?” mi disse in tono dolce e basso, come se non volesse rovinare l'atmosfera di quel panorama.

Si molto” mi limitai a rispondere, non sapeva ancora bene come dovevo rivolgermi a queste persone, sapeva che dovevo essere rispettosa e riconoscente per avermi “adottato”.

Non devi essere tesa,” disse capendo come mi dovevo sentire in quel momento e come mi era sentita durante la cena, poco prima “è normale, vedrai che ti abituerai. È solo l'inizio. Yami, io e il faraone ti staremo sempre accanto.” mi disse.

Non fare caso alle altre persone, vedrai che anche loro, pian piano, si abitueranno a te, e inizieranno a parlare con te.” continuò, confortandomi.

Grazie per avermi detto questo, adesso mi sento meglio” dissi, ed era vero, almeno in parte.

Su ora va a dormire, potrai metterti qui a vedere le stelle ogni volta che vorrai, adesso questa è casa tua, puoi andare dove vuoi.” mi disse.

Grazie adesso credo che andrò a dormire.” le dissi, seguendo il suo consiglio.

Mi sfilai la mantella che mi aveva dato e gliela porsi: “grazie mille per questa”.

Oh figurati, puoi tenerla. Su andiamo ti accompagno, tanto vado nella stessa direzione.” mi disse, sorridendo.

E io mi limitai a sorriderle.

Mi accompagno fino alla soglia della mia camera, e la salutai cordialmente, come si può fare solo con un sovrano, e le augurai la buonanotte.

Appena che se ne andò, lasciandomi sola, mi buttai sul letto con tutti i vestiti, mi coprii con la sua mantella e mi addormentai.

 

***

Il mattino seguente fui risvegliata da una calda voce che mi intimava di alzarmi.

Ancora un pochino, mamma.” risposi ancora mezza addormentata.

Mi dispiace dover interrompere il tuo bel sogno, ma non sono tua mamma, anzi non sono nemmeno una donna.”. Subito spalancai gli occhi dalla sorpresa e mi girai verso chi aveva parlato: Yami, il principe.

Mi dispiace, io non intendevo... non sapevo che eri tu, chiedo ancora scusa.” dissi, dopo un po' di tempo passato a balbettare una scusa plausibile, che alla fine non trovai. Ma che ci faceva nella mia stanza?

Tranquilla, non intendevo spaventarti! Sono venuto ad avvertirti che questo primo giorno insieme è iniziato. Sarà una lunga e pesante giornata, spero sopravvivrai.” disse con quello che doveva essere come tono ironico, che non mi piacque affatto, immaginai una serie di scenari inquietanti sulla base di quella affermazione.

Su adesso alzati, dobbiamo andare a salutare mio padre, prima si tutto.” mi disse e poi mi guardò, “ma hai dormito così tutta la notte?” mi chiese dopo un attimo.

Istintivamente, mi guardai e risposi: “si ero stanca e mi sono addormentata così.”

Non mi riferivo all'abbigliamento, ma a come eri coperta, solo con un mantello? Qui la notte fa freddo, dovresti metterti sotto le lenzuola. Ma dove hai presto questo mantello? Non è quello di mia madre?”disse.

Mi sentii rimpicciolire perché avevo la netta sensazione che mi stesse rimproverando e io avevo promesso a me stessa, che avrei fatto tutto quello che mi avessero ordinato di fare, visto che, fino ad ora, erano stati tanto gentili con me: “Be si, ieri sera l'ho incontrata e abbiamo parlato un po', siccome faceva freddo me l'ha imprestata e me la lasciata tenere.” dissi, senza cercare di giustificarmi, non avevo fatto nulla di male, no?

Capisco, su andiamo” mi disse, aiutandomi ad alzarmi. E ci dirigemmo verso la stanza in cui suo padre lo attendeva, o meglio, ci attendeva.

Arrivammo ad una grande sala piena di statue e gente tutt'attorno al posto in sui sedevano Nefer e il faraone.

Vedi devi sapere che appena mio padre si sveglia, si precipitano tutti gli inservienti per rendere il suo aspetto migliore, sai mio padre ci tiene molto al suo aspetto esteriore e, in questo momento, tutti quelli con un'alta carica qui, vengono a rendergli omaggio, per questo siamo qui.” mi disse, come se a volesse rispondere alla domanda che si era formata nella mia mente.

Devi sapere che il suo tempo è diviso tra le udienze e i giudizi, la caccia e la guerra, le passeggiate e i divertimenti.” continuò lui, “un giorno anche le mie giornate saranno così sai? Appena lui non ci sarà più, io dovrò prendere nelle mani tutto il suo lavoro e mandare aventi questo regno, insieme ad una compagna.” mi disse sorridendo a quelle ultime parole, io lo guardai un po meno confusa di prima.

Vieni andiamo a dargli il buongiorno.” disse. Mi chiesi perchè doveva essere così formale nonostante fosse suo figlio, ma non gli chiesi il perchè di questo.

Buongiorno padre.” disse, accennando un inchino e io mi limitai ad imitarlo.

Buongiorno figliolo, che magnifica giornata non trovi? Buongiorno anche a te...” disse bloccandosi e io mi resi conto che non si ricordava il mio nome. Yami mi fissò e mi sussurrò quello che avrei dovuto dire: “Ottavia... Buongiorno vostra altezza!” dissi.

Ah Ottavia, che nome particolare. Benvenuta nel regno, sarai trattata come una seconda figlia, per me e per Nefer. Non è vero?”

Certo, vostra altezza.” disse lei, mettendosi vicino al faraone e sorridendomi, e io mi sentii subito meglio.

Ascolta, oggi sei libero passa la giornata con lei e falle vedere tutto quello che c'è da vedere.” disse lui.

Certamente, padre!” disse e mi sussurrò: “Andiamo.” e in un attimo fummo fuori dal palazzo.


Salve a tutti!!
eccomi tornata nell'anno nuovo, con un nuovo capitolo di questa storia. Spero non me ne vorrete visto che ci ho messo così tanto a pubblicare, ma per un attimo avevo il
blocco dello scrittore XD
Allora, che ve ne pare di questo capitolo? parliamone un po': dunque, Ottavia incontra le prime difficoltà e adesso che le accadrà? cosa farà?
Dove la porterà il principe?? 
Su su ditevi cosa vi passa per la mente XD accetto, come sempre, critiche sia positive che negative. ;)
Intanto vorrei ringraziare chi, in questo periodo di mia assenza, chi mi ha aggiunto tra gli autori preferiti ;) Grazie mille ;)
Chi ha aggiuto la storia tra le seguite e i nuovi lettori che si sono aggiuti ;) Garzie mille, anche a chi legge soltanto, vorrei sentire anche i vostri pareri ;)
MI farebbe davvero piacere ;)
be ci vediamo alla prossima, adesso sono alla stesura del capitolo 7 ;) 
mi sa che sta venendo un pasticcio ma mi direte quandi ci arriveremo ;) ;) 
Alla prossima
Kiss Kiss
Shana
P.S. Happy New Year! ;9 anche se con u po di ritardo ;) ;) 
Ciauuu ;) 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 06 ***


Capitolo 06. Isis, la ragazza innamorata del principe.

 

Poco dopo fummo fuori all'aria aperta. Davanti a me vidi molte persone a lavoro al servizio del faraone, intenti a costruire e lavorare, al suo tempio alla sua piramide e innalzavano strane figure.

Quelle che vedi, sono statue, le statue principali dei nostri dei e protettori: Ra, il dio supremo; Anubi, il dio preposto ai segreti; Hapi, il dio del Nilo, il nostro fiume; Horus, il dio della luce e della bontà; Nut, dea del cielo; Seth dio della siccità e del cattivo tempo,potenza distruttrice,simbolo del male. Ce ne sono molti altri, per il momento, ti basti sapere che questi sono tra i più importanti.”. Adesso mi era tutto molto più chiaro. Almeno in parte; insomma, avevo capito che loro veneravano questi dei e ognuno di loro era il dio di qualcosa. Tra quelli che mi aveva detto ce n'era uno che mi lasciava perplessa, perchè venerare un dio del male? Magari col tempo avrei capito anche quello.

Intanto, ci dirigemmo verso un altro palazzo in costruzione, finchè un volto che avevo già visto non fece la sua comparsa e si mise a chiacchierare allegramente col principe. La ragazza aveva i capelli lunghi fino alle spalle e neri come la notte, proprio come i suoi occhi. La pelle era scura, quasi quanto quella di Yami ma leggermente più chiara, era una ragazza snella e slanciata, se io arrivavo nemmeno al petto del principe lei gli arrivava quasi alla gola!

Mio principe, che felicità poterla vedere qui di primo mattino, in genere è così raro.” disse lei.

Isis, anche per me è un piacere incontrarti. Si mio padre mi ha lasciato la giornata libera da passare con Ottavia” disse lui, guardando verso di me sorridendomi, e io, non potei far a meno di arrossire.

Oh certo, una visita nel regno?” disse senza nascondere un tono di disprezzo nei miei confronti.

Si credo che debba conoscere tutte le nostre abitudini. Io oggi sarò la sua guida.”

Be mi pare giusto visto che lei sarà la tua schiavetta personale. Be spero di vederti da solo una volta, dovremmo parlare di una cosa noi due”.

Credevo che l'argomento fosse chiuso, Isis. Non ho intenzione di ripetertelo.” disse all'improvviso, con tono autoritario, quasi mi fece paura, ma mi ricordò il suo vero ruolo o quello che sarebbe stato in futuro. Doveva essersene accorta anche lei, infatti, quasi con le lacrime agli occhi, si girò di scattò, mi guardò con uno sguardo molto più che arrabbiato e andò via.

Quasi mi dispiacque per lei, e non avevo diritto alcuno per intromettermi tra loro, ma ero curiosa di sapere come mai quella reazione improvvisa da parte di entrambi.

Mi dispiace per questo piccolo contrattempo e per il comportamento di Isis nei tuoi confronti, ma vedi non vede di buon occhi che altre ragazze siano così vicini a me, a parte mia madre.” mi disse con gentilezza.

Oh, però mi dispiace che abbiate avuto quella piccola discussione, se me lo avessi detto, mi sarei fatta da parte. Mi sento un tale peso.” dissi avvolta da un alone di tristezza. Mi sentivo davvero così, ero nuova ma sentivo chiaramente chi mi disprezzava e chi si comportava con gentilezza con me era solo perchè ero la schiavetta, come aveva detto Isis, del principe.

All'improvviso, mi sentii afferrare da due braccia forti e solide, che mi attiravano verso il petto scuro e marmoreo del principe. Mi strinse a se con una forza a cui non ero in grado di resistere e non sapevo nemmeno se volevo resistergli. Così, inerme tra le sue braccia, accoccolata al suo petto caldo, sentii il battito del suo cuore e mi lasciai cullare da quel suono meraviglioso.

Non dire mai più una cosa simile, hai capito? Non sei affatto un peso, anzi, sapessi per quanto tempo ti ho aspettata. Quindi ti chiedo per favore, non ti allontanare mai da me, non andartene mai via, promettimelo.” disse.

Te lo prometto.” dissi solo e rimanemmo così, abbracciati, per un tempo che mi parve lunghissimo.

***

 

Dopo che ci fummo staccati dall'abbraccio, non ebbi il coraggio di guardarlo in viso, senza arrossire violentemente.

Stavamo ancora camminando per il villaggio e tra le persone che lavoravano per creare statue, piramidi e palazzi.

Erano costruzioni davvero enormi.

Da quanto tempo lavorano a queste costruzioni?” chiesi.

Da quando ero piccolo. Quindi sono quasi 20 anni che costruiscono.” disse come se nulla fosse.

Che cosa?” dissi con faccia sconvolta. Ok va bene, sapevo che non ci voleva un attimo ma nemmeno così tanto!

Dai non devi stupirti, in fondo è curato tutto in ogni minimo dettaglio. Quindi è normalissimo che ci mettano così tanto. Devi sapere che noi siamo maniaci della perfezione”.

Si lo avevo capito, dissi a me stessa.

Ad un certo punto, ci fermammo davanti a dei cavalli attaccati a qualcosa. Guardai la strana cosa davanti a me e poi rivolsi il mio sguardo interrogativo al principe che, sorridendomi, con incredibile calma, mi illustrò cosa ci parasse davanti.

Questo è un mezzo di trasporto che mi piace usare molto spesso per quando vado in giro da solo per il deserto circostante. Si chiama carrozza e, come vedi, è trainata da cavalli, possono essere due, come in questo caso, o anche uno solo, dipende dalle persone che deve portare.” disse. Mi piaceva come mi spiegava tutto quello che non conoscevo o non comprendevo, lo faceva con una tale semplicità da non farmi sentire troppo stupida.

E come mai ne abbiamo una davanti?” chiesi.

Perchè adesso io e te faremo un bel giretto nel deserto.” disse entusiasta.

Io ero semplicemente terrorizzata. Come sarei sopravvissuta a quella carrozza? Poteva sembrare innocua ma il posto per i passeggeri era stretto e dietro era aperto, non c'era niente che avesse bloccato un eventuale caduta da qual coso. Quindi non ero molto tranquilla.

Ma non sarà pericoloso?” dissi continuando ad guardare in modo torvo quella carrozza.

No, tu stai tranquilla e tieniti forte a me. Vedrai che non ti accadrà nulla.” disse con un sorriso enorme stampato in faccia.

Detto questo, salì sulla carrozza e aiutò la sottoscritta a fare lo stesso. Nonostante le sue parole di incoraggiamento, non riuscivo proprio a fidarmi di quell'affare, ma feci come lui mi aveva detto: mi aggrappai a lui con tutta la forza che avevo in corpo. Avevo troppa paura di cadere.

Lui diede l'ordine ai cavalli di partire, mi piacevano molto quegli animali, ma comunque quel mezzo non mi piaceva molto, e partimmo all'inizio con molta calma, ma una volta addentrati nel deserto, aumentò il passo, quasi volesse farli correre, e io immaginai che fosse per l'incontro con quella ragazza, Isis, lo capivo dalla sua espressione, nonostante lo conoscessi poco. Anche perchè da quando avevano, diciamo, litigato, non era più come prima, almeno così mi sembrava.

Non ebbi il coraggio di chiedergli se era per quella ragazza oppure no, mi sembrava troppo invadente da parte mia. Così decisi che era meglio tacere, se avesse voluto, me lo avrebbe detto lui.

Passa qui davanti a me” mi disse all'improvviso.

Feci come mi aveva detto, non me la sentivo di contraddirlo, dopo la scenata fatta ad Isis solo qualche istante prima. Mi aveva fatto davvero una gran paura. Così mi ritrovai davanti a lui a guardare dove stavamo andando, e la vista era magnifica, nonostante la velocità a cui stavamo andando, iniziava a piacermi quella sensazione, poi io che adoravo correre, quella velocità era magnifica.

C'è qualcosa che vorresti chiedermi, Ottavia?” era la prima volta che mi chiamava così col mio nome, il tono talmente serio, mi suonava come rimprovero, che se sia accorto di quello che penso? Mi ritrovai a pensare. Sentivo chiaramente dal tono della sua voce, che non stava affatto sorridendo, anzi era più che serio. Non sapevo che rispondere, un senso di colpa si impadronì del mio corpo, rimasi in silenzio per un po, senza sapere, anzi più correttamente, senza avere il coraggio di esternare quello che mi ero ritrovata a pensare poco fa.

Guardami e dimmi a cosa stai pensando. Anche se sospetto di saperlo.” mi disse di nuovo con lo stesso tono di prima.

Mi girai verso di lui e, con fatica, mi decisi a fissarlo negli occhi neri e profondi, che mi guardavano con serietà.

Perchè vuoi sapere a cosa penso?” mi volevo mordere la lingua per la domanda che gli avevo fatto, ma ormai avevo dato fiato alla bocca e mi sarei presa tutte le conseguenze.

Lui, senza preavviso, fermò la carrozza in mezzo al deserto, scese e, afferrandomi per un polso, mi trascinò a terra con lui, senza farmi troppo male.

Perchè? Perchè, per me, è frustante non sapere a che pensi! Io lo devo sapere. Ora dimmelo.” disse con una punta di rabbia e io, per non farlo arrabbiare ancora di più, decisi che era meglio che parlassi.

Be ecco, io...” iniziai, farfugliando “mi chiedevo come mai con quella ragazza, Isis, be.. si ecco... insomma.. avete litigato?”

Ah, Isis.” disse ma il suo modo di dirlo fu... strano. Sembrava pensoso ma mi resi conto che non lo era, ero solo... infastidito, forse, non lo saprei mai dire con esattezza.

Be si... ecco era quello a cui pensavo, perchè da allora non sembrate di buon umore.” decisi di rivolgermi a lui dandogli del lei perchè in quel momento, mi sentivo immensamente piccola.

Ok. Primo: non rivolgerti a me come un suddito perchè non solo non lo sei, ma non mi piace che ti rivolga a me a quel modo. Secondo: be ecco, con Isis è una lunga storia e complicata, tra l'altro. Perchè? Non dirmi che la vuoi sentire?” mi disse.

Be ecco, mi piacerebbe sapere qualcosa su di voi... su di te, scusa. Anche se è lunga non importa, tanto ho tutto il tempo da trascorrere con te, giusto? Il tempo non ci manca.” dissi, in fretta, ed era vero, non so perchè ma volevo disperatamente conoscerlo meglio.

E va bene, ma non dire che non ti avevo avvertito.” disse lui.

Detto questo, ci sedemmo vicino alla carrozza, sulla sabbia finissima; davanti a noi il nulla, solo dune e dune di sabbia.

Be la storia inizia da quando ero piccolo. Avrò avuto si e no 5 anni. Essendo piccolo, i miei mi facevano uscire di rado dalle mura del palazzo. Io potevo vedere il paese e tutto il nostro regno, solo dal palazzo in cui ero rinchiuso. Il massimo che mi era concesso era di uscire nel giardino reale. Tutta la mia giornata era devota allo studio dalla scrittura alla lettura, a tutti i compiti che avrei dovuto ricoprire quando sarei diventato adulto al posto di mio padre. Ero sempre con insegnati e inservienti non conoscevo la vita fuori di lì. Finchè, all'età di 10 anni, decisi di fuggire, per un pomeriggio, da quella prigionia soffocante.”

Fu allora che conoscesti Isis, giusto?” lo interruppi, impaziente.

Un attimo, fammici arrivare” disse soffocando una risata. Facevo tanto ridere? Evidentemente, ma ero felice perchè almeno il buon umore gli era tornato.

Dunque, ero fuggito da palazzo. Per poche ero, pensai, non se ne sarebbe accorto nessuno. Infatti andò così per certi versi, e io conobbi come era il mondo fuori da palazzo. E quello che vidi, mi piacque talmente tanto che mi dissi: non vedo l'ora che mio padre mi dia il permesso di uscire per vedere tutto il resto. Permesso che, tra l'altro arrivò solo dopo 5 anni. Andai nel primo paesino che era ai piedi del palazzo, tanto per non allontanarmi troppo. Ovviamente, non dissi a nessuno di coloro che mi incontrarono chi fossi. Sapevano che il Faraone aveva un figlio di nome Yami, ma non sapevano che aspetto avesse. E questo per me era un gran vantaggio. Conobbi un sacco di coetanei, con cui giocai per molto, molto tempo, tra cui Isis. Ai miei occhi era, non solo la prima ragazza che avevo mai visto oltre a mia madre, ma anche la più bella che avessi mai visto e capii che iniziavo a sentire qualcosa per lei. Un sentimento che adesso si è affievolito, il suo comportamento ultimamente mi ha lasciato perplesso. Sta di fatto che trascorsi molto tempo con lei, perchè in realtà da palazzo, fuggii molte altre volte solo per incontrarla. Andammo avanti così per 5 anni, finchè mio padre, con il permesso di girare da palazzo, non mi presentò ufficialmente al popolo come suo figlio. C'era anche Isis presente, e mi vide, e io vidi lei e le feci gesto che dovevamo parlare. All'inizio, ovviamente, era molto arrabbiata perchè non glielo avevo detto. Litigammo per un po finchè non mi disse quello che io, fino ad allora non avevo avuto il coraggio di dire per primo.”

Cioè che cosa?” mi intromisi, la storia era davvero complicata per me.

Mi disse che mi amava. E credo che mi ami ancora adesso. Ma io non so se provo ancora gli stessi sentimenti di allora, no sono cambiate troppe cose, per questo non glielo dissi mai. Purtroppo lei mi fece promette che un giorno ci saremmo sposati, ma da allora non so della veridicità dei suoi sentimenti, insomma se mi sposa lei diventa sovrana e moglie del Faraone. Per questo non le credetti, ma gli dissi ugualmente si perchè allora sapevo che una cosa dei genere non sarebbe mai successa.”

Perchè credi che non possa succedere?”

Perchè io non la amo. Non voglio sposarmi con una donna che non amo, come ha fatto mio padre, ma lo dovrò fare per avere almeno un erede maschio. Purtroppo sono obbligato, anche ad avere più donne ma lo devo fare.”

Quindi nemmeno nella vita di tuo padre c'è solo Nefer, giusto?” forse iniziavo a capire come funzionavano queste cose li. Non ero stupida, i miei mi avevano fatto un mucchio di discorsetti su questo argomento da quando avevo compiuto 15 anni. Quindi sapevo perfettamente di che parlava, almeno quello, anche se come argomento, non mi piaceva granché.

No ancora adesso cerca di avere altri eredi con altre donne, anche se non so perchè, come se io solo non gli bastassi. Comunque, io e Isis ultimamente ne abbiamo riparlato, come avrai capito dal discorso di prima, e gli ho detto chiaro e tondo che non voglio più avere niente a che fare con lei, e che non di deve intromettere nella mia vita. So di essere stato rude, ma non avevo scelta, non potevo dirle cose che non provo più da anni.”

E adesso lei mi odia perchè starò con te gran parte delle tue giornate.” la mia non era una domanda. Lo sapevo, punto.

Si, non te lo nego. Ma se prova a farti qualcosa, qualsiasi cosa sia, non la passerà liscia. Quindi tu dimmi tutto quello che ti accade quando, capiterà, non sei con me, chiaro. Anche se non si tratta di lei, ma di qualsiasi altra persona. Sei stata presentata ufficialmente ieri sera e non ti nego che molti cercheranno di toglierti a me.”

Si va bene.” davvero li le cose erano tanto terribili?

A quel punto, trovai il coraggio per chiedergli una cosa che, da quando lo conoscevo, nessuno mi aveva ancora dato una risposta. Ma prima di farlo, mi ritrovai sdraiata a terra, con la sabbia che mi sfiorava la pelle, facendomi il solletico e si infilava tra i miei capelli, e lui, con le braccia mi bloccava ogni possibilità di fuga, sopra di me, iniziai a sentirmi a disagio per la posizione assunta e per la terribile vicinanza dei nostri visi.

Non voglio perderti, non adesso che ti ho finalmente trovata. Non permetterò a nessuno di portarti via da me. Sai il nostro alchemico di corte ti ha vista arrivare, leggendo nel mio futuro.”

Forse ci stavamo arrivando lo stesso al discorso che volevo tanto fare ma farlo in quella posizione non mi avrebbe aiutata né a capire il discorso né a parlarne seriamente senza balbettare per l'imbarazzo.

Sarebbe la predizione che mi hai sentito nominare al nostro primo incontro.” disse avvicinandosi sempre più a me, al mio viso, più che altro perchè il suo corpo stava già aderendo al mio.

davvero? Mi dici della predizione?” riuscì solo a dire in quel momento pur di salvarmi da quella situazione tanto imbarazzante, almeno per me.

Si davvero, ma non te lo dico ancora, lascerò che sia qualcun altro a farlo. Tu sei troppo curiosa.” mi disse, senza mai smettere di avvicinarsi.

Si me lo dicono in tanti.” dissi ormai stavo perdendo il lume della ragione. Non avrei resistito a lungo con lui così.

Era sempre più vicino, finchè solo un sottile filo d'aria divideva i nostri visi, ci fissammo per un breve momento negli occhi, io ero terrorizzata da quello che poteva succedere, ma alla fine decisi di arrendermi, chiudendo i miei occhi. Non so se lui fece lo stesso ma avevo sentito, per un brevissimo istante, le sue labbra calde e morbide sulle mie. Ma si era staccato subito e io potei riaprire gli occhi e notai, con mia grande sorpresa, che mi aveva liberata dalla sua morsa e fissava l'orizzonte e, sorridendo, si voltò verso di me e mi disse:

Dobbiamo tornare è ora di pranzo.” mi porse la mano per aiutarmi a rialzarmi, mi scotolò la sabbia dai capelli e dal vestito, e io continuai in altri punti che non volevo che venissero toccati. Lui capì il mio disagio e mi aiutò a salire sulla carrozza di nuovo, mi rimise davanti a lui, di nuovo in trappola tra lui e il bordo dorato della carrozza, e ci avviammo verso casa.

Se quello era solo il primo giorno con lui, non osai immaginare gli altri in sua compagnia. Sarebbero finiti meglio o peggio, rispetto a qualche istante prima? Tra l'altro, non ero sicura, poi, di voler sapere la risposta.

***
Ciao a tutti ;)
eccomi con un altro capitolo, scusate se pubblico una volta ogni non so quanti giorni, ma ho rischiato, per l'ennesima volta, il blocco dello scrittore ;) 
ma anche perchè sto preparando altre storie, di cui non dico nulla ;)
Ma passiamo al capitolo... Come vi è sembrato? bello? noioso? carino? demenziale? su su ditemi, sono curiosa di sapere le vostre osservazioni ;)
Cosa ne pensate di Isis? e dell'ultima parte della storia?? ;) spero che la storia di Yami e Isis si sia capita almeno in parte ;)
Grazie a quelle poche - ma buone ;) - anime che commentano, che hanno messo la storia tra le seguite e chi legge solo, mi piacerebce che commentaste anche voi ;)
grazie a chi mi ha messo tra gli autori preferiti *.* grazie, che onore ;) !!
Eh, niente, ;) torno a scrivere che è meglio xD mi sa che non mi sopportate più XD
Vabbè, alla prossima, 
non so, come sempre quando posterò ;)
Kiss Kiss
Shana

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 07 ***


Capitolo 07. Il giardino reale.

 

Tornati indietro, erano già quasi tutti attorno alla grande tavola, dove fino al giorno prima avevo visto moltissime persone, ora c'erano solo Nefer, il Faraone, Yami ed io.

Per un po' nessuno proferì parola, finchè il faraone non decise di parlare con suo figlio.

Allora, figlio mio, come è andata la vostra mattinata? Le hai fatto vedere il villaggio? Vi siete divertiti?” chiese.

Si molto, padre. Le ho fatto vedere le statue dei nostri dei in costruzione, le ho fatto vedere i più importanti; le ho mostrato la nostra gente e poi abbiamo fatto un giro per il deserto circostante, per mostrarle tutto il nostro regno.” disse in tutta risposta.

Molto bene. Purtroppo figliolo non potrete stare insieme oggi pomeriggio. Dovresti venire con me per sbrigare alcune faccende che riguardano il regno. Devi iniziare a prenderti le tue responsabilità.”.

Va bene, padre.” si voltò verso di me, con espressione tra il serio e il preoccupato e io non potei fare altro che ripensare a quello che mi aveva detto nel deserto.

Ma chi starà con lei?” chiese infine.

Non ti preoccupare, starò io un po' con lei.” disse Nefer, con dolcezza.

Grazie, madre.” disse lui, più sollevato da quella notizia. E anche io lo ero.

Stare con Nefer mi piaceva molto. Era una donna, oltre che bellissima, gentile e disponibile, mi dispiaceva solo il fatto che lei non era l'unica donna per il faraone e questa cosa mi rattristava molto, specialmente perchè, inconsciamente, mi ritrovai a pensare ai miei genitori.

Immediatamente scacciai le ultime immagini dalla mia mente dei miei genitori, che avevo, e ritornai attenta a quello che stava accadendo attorno a me.

Cambiarono argomento e padre e figlio iniziarono a parlare di faccende che dovevano sbrigare per il regno, cose molto importanti come, finire le costruzioni della piramide del faraone per tempo, la sfinge, le statue degli dei da mettere ai piedi del palazzo e iniziare a preparare il sarcofago del faraone che doveva richiedere i migliori lavoratori dell'oro e delle pietre preziose, non saprei mai dire cosa fosse questa cosa ma sperai che qualcuno me lo spiegasse. Si trattava bene alle spalle della popolazione, ma li nessuno glielo avrebbe mai rinfacciato, gli importava del suo popolo, e che fosse felice e prospero.

Ma, da quello che avevo capito, quando era ora, si dava un mucchio di arie, e si vantava delle sue conquiste di nuove terre e villaggi. La guerra e la caccia erano, come mi aveva detto Yami, le cose che più adorava di più. Anche le donne. Ma più di tutto, amava se stesso e questo lo sapevo senza che nessuno me lo dicesse; ma non era una cattiva persona, almeno per quel poco che lo avevo visto e conosciuto mi sembrava così.

Il pasto terminò e, prima che me ne potessi accorgere, si volatizzarono tutti.

Yami mi salutò prima di andar via, con fare affettuoso; mi venne in mente quello che era successo qualche momento prima nel deserto e non potei fare a meno di sentirmi nervosa, specialmente, quando mi baciò sulla fronte, dicendomi “ci vediamo più tardi”.

Vieni con me, facciamo un giro. Ti mostro il resto del palazzo e dintorni, vuoi?” mi disse Nefer.

Si, certo” dissi, annuendo e lei mi condusse per il palazzo, mostrandomi le pareti dipinte, le varie scritture cose dicevano, le varie stanze e da chi venivano usate e lo scopo che avevano; dovevo ammettere che li era tutto enorme, specialmente il soffitto, non saprei mai dire quanto fosse alto.

Ho evitato la sala conferenze perchè adesso è li che si trovano Yami e il faraone, sono stati chiamati per rivolvere alcune questioni importanti, riguardanti il popolo. Sai, Yami è giovane e sta imparando tutto quello che può da suo padre, per essere un buon sovrano. Molti, inutile dirlo, già lo adorano, specialmente le ragazze.” mi disse e io mi ritrovai ad immaginarlo accerchiato da belle ragazze, tutte come Isis, e lui felice e sorridente ad accontentarle tutte... ok ok, direi che la mia fantasia si ferma qui, mi imposi.

Si immagino, deve essere un esempio per tutta la popolazione, e scommetto che molte di quelle ragazze vorrebbero che diventasse loro marito, in fondo, credo.” disse, e in particolare mi riferivo proprio ad Isis. Non sapevo perchè ma mi intristiva sapere una cosa simile.

Si è vero, e ti dorò che, come suo padre, è potrebbe anche sceglierle tutte” disse prima con un sorriso che voi vidi mutare in una triste espressione.

E, non potendo capire ciò che provava perchè sarebbe stato come dire che so cosa significa essere madre e moglie, cosa che non sono, potei solo immaginare come ci si poteva sentire, ma neanche quella mia immaginazione sarebbe mai potuta arrivare a capire a pieno quello che stava passando Nefer. La sua unica soddisfazione, lo avevo capito in un giorno e mezzo di conoscenza, era suo figlio Yami.

Dopo che mi disse che il giro del palazzo era terminato, mi portò a visitare i giardini del palazzo.

La vista che mi si aprì davanti era immensa, assolutamente magnifica.

Il giardini erano immensi e pieni di piante e alberi e alcuni producevano anche dei frutti buonissimi. Lo sapevo perchè dove ero prima ce n'erano un sacco di quei tipi di alberi, altri invece non li conoscevo bene. Al centro, c'era una vasca piena d'acqua cristallina che aspettava solo che qualcuno di immergesse al suo interno. Ma non io di certo; avevo il terrore dell'acqua, non mi piaceva molto l'acqua alta.

C'erano anche sparsi tavolini di legno, tende e gazebo, dove poter stare all'ombra riparati dai raggi del sole.

Tutto questo è magnifico!” riuscì solo a dire.

Ti piace? Be d'ora in poi puoi venire qui quando ti senti sola, quando Yami non può star con te. O anche io. Purtroppo cara, nemmeno io potrò star sempre con te, capiterà che dovrò aiutare il faraone con le sue faccende.”. Mi disse con affetto e tristezza allo stesso tempo.

Capisco, non importa, so badare a me stessa l'ho sempre fatto.” mi limitai a dire. Non avevo voglia di dire nulla riguardante alla mia famiglia, e sperai che Nefer non mi obbligasse a farlo, né lei, né Yami né nessun altro.

Era passato ancora troppo poco tempo e la ferita era ancora molto fresca.

Ho capito sai che nascondi qualcosa” mi disse e io mi voltai verso di lei con l'aria di chi non ha capito bene cosa l'altro volesse dire. “So che dentro di te soffri, lo si capisce da come ti comporti, spero che un giorno me lo dirai, so aspettare. Non tenerti dentro troppo dolore, o rischi di non poterne più, di non saperlo più contenere e allora avrai il disperato bisogno di qualcuno a cui aggrapparti. Sappi solo che noi ci siamo, considerati pure parte di questa famiglia. Non temerci, noi ti aiuteremo qualsiasi cosa tu abbia bisogno, noi saremo sempre qui al tuo fianco, di più Yami che di chiunque altro qui. Ti è molto affezionato. Farà qualsiasi cosa per te, e io che sono sua madre, credo anche di aver capito il motivo ma non ti dirò nulla.” disse con un leggero sorriso. Aveva ragione prima o poi avrei detto quello che mi era capitato e del perchè ero li, non so quanto avrei retto così però. Speravo il più a lungo possibile.

Quando pronunciò l'ultima frase, riferita a suo figlio, mi venne in mente quello che era accaduto solo quella mattina, o meglio, cosa stava per accadere che invece non era accaduto e mi ritrovai ad avere inspiegabilmente caldo.

Mia signora.” disse tutta di corsa una che doveva essere al servizio del faraone e famiglia. “Il faraone e suo figlio chiedono di lei, per una questione urgente che riguarda il regno. Deve venire subito, mi dispiace di aver interrotto la sua quiete.”.

Si arrivo subito” disse con tono autoritario. “Mi dispiace cara,” mi disse rivolgendosi a me, “Stai pure qui quanto vuoi. Io devo andare.”.

Si stia tranquilla, mia signora.” dissi per non mancarle di rispetto. Fece un leggero cenno del capo e poi andò via.

Così, mi ritrovai sola in quell'immenso giardino e decisi di avvicinarmi alla vasca dove c'era l'acqua e guardare un po' intorno.

L'acqua non era molto profonda, almeno così mi sembrava, comunque non ci sarei mai entrata. Questo era certo.

Mi avviai verso il confine del giardino, per vedere cosa c'era oltre e quello che vidi, mi lasciò senza parole.

Eravamo sempre dentro al palazzo e, il giardino, era sopraelevato rispetto al villaggio che stava di sotto. Si vedeva tutto, perfino le ultime casette al fondo si vedendo bene, fino all'inizio del deserto.

Ero talmente assorta nei miei pensieri che non mi accorsi che non sentì un'altra persona arrivare, ma quello che udì fu solo: “Bella la vista, vero?”.

Mi voltai di scatto per vedere chi fosse, e mi fece tremare la persona che aveva pronunciato quella frase. Ricordandomi ciò che mi aveva detto Yami, cercai di essere il più calma possibile, ma con lei c'era ben poca speranza di riuscita.



Ciao a tutti!! ;)
Dopo, non so quanto, aggiorno! Contenti?? -.-" lo so domanda idiota ;)
Comunque, passiamo al capitolo che è meglio... credo..
Dunque, dopo il capitolo scorso, qui il principe non sarà con Ottavia, ma al suo posto, avete visto, ha visitato i giardini reali, come vi sono sembrati??
e le parti descrittive? lo so che ci sono pochi discorsi, ma era per non essere troppo discorsiva! e.. finale, avete capito chi incorntra alla fine Ottavia?? se si, cosa accadrà adesso secondo voi??
Commentate in tanti, fatemi sapere cosa ne pensate! Grazie, intanto, a tutti quelli che lo fanno già, a chi ha messo la storia tra le ricordate e chi tra le preferite! Grazie mille ;)
Spero di non essere troppo noiosa con questa storia, spetro abbiate pazienza, la parte migliore deve ancora arrivare ;)
quando non lo so nemmeno io, ma arriverà il punto dove si capitrà finalmente qualcosa ;) vi chiedo solo di essere pazienti con me ;)
Alla prossima grazie ancora ;)
Kiss Kiss
Shana

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 08 ***


Capitolo 08. Uno strano avvenimento.

 

Isis, si era materializzata davanti a me, e io non mi ero nemmeno accorta che fosse entrata qui, ma che ci fa lei qui? Mi chiesi, perchè, dopo il racconto di Yami, non capivo come mai, anche la sera precedente, era a palazzo.

Allora mi rispondi si o no? Ti ho fatto una domanda.” mi sollecitò.

Si è una bella vista” dissi, titubante, non capisco, dove vuole andare a parare? Mi chiesi, troppe domande mi facevo ormai. Ma Isis era una ragazza capace di mettermi terrore solo fissandomi coi i suoi occhi neri, che mandavano fulmini e saette nella mia direzione, adesso però sapevo il perchè della sua ostilità nei miei confronti.

Meno male che non ha visto la scena nel deserto, mi dissi.

Bene, spero te la godrai finchè rimarrai qui, perchè non credo rimarrai qui a lungo. Ti do tempo un anno e vedrai che il principe ti manderà via, fa così con tutte.”. Disse; Davvero con tutte o solo con te? Mi ritrovai a pensare, ma trattenni la lingua, non volevo farmi nemici già il primo giorno.

Cosa vuoi dire?” chiesi invece, con ingenuità.

Dico solo che non sei la prima, e non sarai certamente l'ultima. Non ti illudere, tutto quello che ti dirà non lo dice solo a te, essendo il futuro faraone, tratta così più di una donna.” disse e divenne triste, lo capì perchè abbassò il capo e i capelli corvini, caddero sul suo viso, coprendolo.

Si avvicinò a me e rivolse la sua attenzione, lontano, verso il deserto.

Ad un tratto non sembrava più arrabbiata, ma persa nei suoi pensieri.

Il cambiamento d'umore delle persone mi lasciava sempre esterrefatta e con un sacco si punti interrogativi.

Credo che Yami ti abbia già detto tutto di me, vero?” mi disse tranquillamente, senza, tuttavia, voltarsi verso di me.

Si, mi ha raccontato come vi siete conosciuti.” mi limitai a dire, non volevo dirle tutto quello che sapevo. Non adesso che sembrava essersi calmata.

Già, immagina la mia sorpresa sapere chi fosse. Sapere che un giorno lui sarà il mio Faraone, mi aveva lasciato senza parole. Da amico si era trasformato in questo per me. Anzi io non l'ho mai visto come amico, e credo, che tu lo abbia capito, in fondo sei una ragazza.” disse, e a quel punto si voltò, le sue labbra sorridevano, i suoi occhi no.

Si sapevo cosa provava per lui perchè era palese. Solo per quello lo avevo capito.

Si era creata una sorta di confidenza adesso, non capivo ancora cosa avesse voluto dirmi prima, e nemmeno adesso lo capivo. O forse voleva solo espormi il suo dolore per farmi capire che per lei, Yami era molto importante su tutti i punti di vista.

Si credo si saperlo” dissi solo, ancora non sapevo bene come comportarmi con lei, quindi decisi di rimanere il più neutrale possibile.

Perdona il mio comportamento di prima e che sono molto possessiva e gelosa.” disse sorridendo di più. Si lo avevo capito. “Diventiamo amiche? Ti va? Io sono Isis.” mi disse e io decisi che aveva avuto un ottima idea.

Certo, io sono Ottavia.” dissi presentandomi come se fosse la prima volta che ci incontravamo.

Benvenuta in Egitto.” disse allargando un braccio verso il deserto e mettendo l'altro braccio sulla mia spalla.

Grazie.” dissi sorridendo. Ero contenta di quella nuova amicizia, ma speravo comunque, che non venisse mai a sapere cosa aveva tentato di fare Yami nel deserto quella mattina, perchè era come se avessi tradito, non solo i suoi sentimenti, ma anche questa amicizia appena nata, e non mi andava.

Quindi, per interesse di entrambe, decisi di non dire nulla.

Contemplammo insieme il panorama finchè non sentì un rumore strano. Mi voltai più volte, ma non vidi nulla di strano. Decisi quindi che, probabilmente, me lo ero sognato.

Ma no fu così: lo sentì diverse volte, e iniziavo a preoccuparmi.

Era un rumore di qualcosa che grattava sopra una superficie grezza, qualcosa che si spostava trascinandosi di peso. Nel giardino c'erano diverse statue anche, immaginai che fossero degli Dei che veneravano. Ma non vidi, di nuovo, nulla di particolare.

Ma ero comunque allerta. Isis se ne accorse.

Che succede?” mi chiese con una certa preoccupazione.

Non lo so, ho una strana sensazione.”. Un altro rumore, stavolta lo sentì più chiaramente, era sopra le nostre teste. Alzai la testa di scatto e la stessa cosa fece Isis, con occhi di terrore.

Sopra di noi, c'era una statua e sembrava sul punto di cadere dato quanto era in bilico. E, come se qualcuno mi avesse voluto dar ragione, la statua cadde.

Fu un breve momento. Isis era paralizzata dalla paura e stava per urlare, anche io ero paralizzata ma riuscì a buttarmi ed afferrare Isis per la vita e a scaraventarci il più lontano possibile, nello stesso momento in cui la statua stava per caderci addosso. Si frantumò al suolo, per fortuna, nessuna di noi due era ferita solo spaventata da quello che era successo.

Entrambe a terra col fiatone, fissammo la statua schiantata al suolo.

Cosa è successo?” chiese Isis.

Non lo so, ma dubito che sia caduta da sola.” dissi solo. “Il punto è: a chi era indirizzata?”.

Nessuna di noi due ebbe il coraggio di rispondere. Ci fissammo solo, dopo di che mi alzai per prima e aiutai Isis a fare lo stesso.

Grazie mille per avermi salvata.” mi disse.

Figurati, sennò a che servono gli amici.” dissi io.

Prometto che un giorno mi sdebiterò!” mi disse, anche se non avevo capito molto cosa volesse dirmi.

***

Dopo qualche minuto ci riprendemmo del tutto e decidemmo di tornare al sicuro dentro al palazzo.

Ancora non capisco, chi avrebbe mai potuto fare una cosa simile?” mi chiese la ragazza che camminava di fianco a me.

Non lo so, non conosco molte persone qui.” dissi solo.

Spero che tu conosca solo le più importanti qui, e le migliori.” mi disse.

In quel momento, davanti a noi, comparvero tre figure che tutte e due, riconoscemmo subito senza alcuna difficoltà: il Faraone, Nefer e Yami. Avevo tutti e tre un espressione seria, pensai fosse per il lavoro che avevano fatto insieme tutte e tre, era una famiglia impegnata dopo tutto.

Yami, appena ci vide, gettò un'occhiata prima a me e poi a Isis, una volta che si fu avvicinato con i suoi genitori a sufficienza, disse: “Che ci fai qui, Isis? Perchè sei con lei? Che ci fare insieme voi due?” disse, sorpreso dal fatto che eravamo insieme, tranquillamente.

Ok, io forse ero tranquilla, avevo riacquistato lucidità, ma percepivo che Isis era ancora scossa da prima.

Infatti, Isis scoppiò a piangere, nascondendosi dietro la mia spalla e per farlo dovette abbassarsi un po'.

è stato terribile, mio principe! Qualcuno ha tentato di ucciderci! Eravamo tranquille nei giardini e ci è crollata addosso una statua, ma Ottavia ha salvato entrambe, ma ci siamo spaventate parecchio.” disse tutto d'un fiato prima di mettersi a singhiozzare.

Cosa? Dici sul serio?” disse Yami non poco preoccupato.

Si ma adesso stiamo bene” dissi con calma.

I suoi genitori che avevano assistito a tutto, dissero:

Ma è terribile, meno male che non vi siete fatte nulla. Ma come ha fatto a cadere la statua?” chiese Nefer.

Io e Ottavia, sospettiamo che qualcuno l'abbia fatta cadere.” rispose Isis ancora con gli occhi velati di lacrime.

Bisogna assolutamente scoprire chi è stato. Chiunque di voi due avesse preso di mira, è essenziale fermarlo, potrebbe riprovarci.” disse il Faraone.

Adesso, andrò personalmente a vedere cosa è successo, per poter poi dare un giudizio.” continuò.

Vengo con te, padre. Voglio anche io sapere cosa è successo” disse Yami.

D'accordo, figliolo. Vieni con me. Nefer, conduci intanto le ragazze ai bagni. Fa in modo che si rilassino.” disse e andarono via.

Certo mio Faraone.” disse Nefer, osservando i due andare via, con una certa fretta.

Su venite andiamo e raccontatemi bene che è successo.” disse e la seguimmo ai bagni.


Ciao a tutti!! ;)
Come va?? scusate se aggiorno ora, ma causa scuola, non riesco ad essere puntuale anche perchèsto iniziando a scrivere un punto cruciale ;)
I'm sorry!! :)
Comunque, da qui, iniziano le cose strane, diciamo, iniziano i primi misteri (?), vabbè lasciamo stare sono negata per questi corner! -.-"
Passiamo al capitolo:
Come lo avete trovato?? Vi è piaciuto? di chi sospettate?? Sono curiosa di sapere cosa avete pensato xD
Non vi do inizi, mi spiace, senno farei troppi spoiler xD
Meglio che sto zitta ;)
Ringrazio intanto tutti quelli che mi seguono, chi ha messo la storia tra i preferiti e chi tra le ricordate ;) grazie mille ;) Anche a chi legge solo, grazie mille anche a voi!
Spero recensitete in molti ;) Thank you so much for all, to everyone!! ;)
See you next time! XD
Kiss Kiss
Shana ;)
P.s.: spero di aggiornare al più presto, abbiate pazienza per favore ;) ;) 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 09 ***


 

Capitolo 09. Sospetti a corte.

 

Nefer camminò con una certa fretta, ed io ed Isis, facevamo quasi fatica a starle dietro, ma Isis aveva ancora paura, glielo leggevo negli occhi e da come si guardava continuamente in giro.

Finalmente arrivammo ai bagni, mi sembrava di essere tornata a ieri, quando ero arrivata. Non mi ricordavo ancora la strada per arrivare fin li, e non credo che ci sarebbe stato sempre qualcuno ad accompagnarmici.

Presto entrate” ci disse Nefer a bassa voce, quasi non volesse che nessun altro ci sentisse o che ci vedesse.

Rapidamente, ci fece spogliare e immergere nell'acqua calda della vasca in cui c'erano altre donne che si lavavano, probabilmente le altre donne del faraone, ma tenni per me quel pensiero.

Allora raccontatemi per filo e per segno quello che vi è successo.” ci disse Nefer, una volta che ci fummo allontanate da orecchi indiscreti.

Be ecco, stavamo guardando il panorama dai giardini, dove mi hai lasciata e, dopo che eravamo li, ho sentito diversi rumori.” dissi, tralasciando la discussione che aveva portato fin li Isis.

Ad un certo punto,” proseguì l'altra “vediamo la statua del Dio Seth, piombarci addosso, ho riconosciuto che era lui per via della sua testa di sciacallo. Spaventosa! Ma Ottavia, appena in tempo che ci cadesse addosso, è riuscita a salvare entrambe e poi siamo tornate subito dentro, a palazzo.” concluse. Bé è stata molto più precisa e dettagliata di me. Non conoscendo ancora bene l'aspetto di tutti gli dei, non sapevo che quello che ci stesse per piombare addosso fosse Seth. Quello cattivo, mi ricordai ma che coincidenza. Pensai tra me e me. Non sapevo perchè, ma qualcosa mi diceva che la scelta di quella statua non era affatto casuale, ma perchè? Chi può avercela tanto con me o con Isis?

Qualcosa non tornava, e speravo prima o poi di scoprire cosa fosse successo davvero un attimo prima, nei giardini.

Sta di fatto, che adesso entrambe siete in pericolo, chiunque sia stato chiunque di voi due avesse preso di mira.” concluse Nefer. Per il resto del bagno, nessuna delle tre fiatò, eravamo tutte preoccupate per quello che fosse successo.

***

Ci preparammo per la cena in assoluto silenzio: ci aiutarono a vestirci, a sistemarci i capelli – su di me ci misero un bel po' – ci ingioiellarono da capo a piedi e, una volta pronte, uscimmo con molta cautela.

Dopo qualche minuto, eravamo arrivati alla sala da pranzo, con già la tavola imbandita e tutti presenti, aspettavano solo noi donne.

Il Faraone fece il suo discorso: rese grazie agli Dei per il cibo donatogli e invitò tutti a sedersi a tavola per mangiare.

Io mi sedetti accanto al principe, come la sera precedente, Isis subito accanto a me.

Mentre tutti parlavano tra loro del più e del meno, insieme, Isis e Yami mi aiutarono a stare seduta composta, mangiare con le posate in modo elegante, come una persona importante, e io facevo difficoltà a ricordarmi tutto, non ci sarei mai riuscita!

Finita la cena, salutai Isis che andò a casa con i suoi genitori, anche loro presenti alla cena.

Dopo che salutammo tutti e che se ne furono tutti andati, Yami, per sicurezza – così disse – mi accompagnò alla mia stanza.

Sicura di stare bene?” mi chiese una volta arrivati.

Si sto bene, voi avete trovato qualcosa nei giardini?” gli chiesi, non ne avevano parlato con gli altri presenti a tavola, non volevano turbare tutti con quello che era successo.

No, solo la statua a pezzi al suolo, abbiamo controllato anche da dove fosse caduta e... è difficile che sia caduta da sola. Quindi posso confermarvi che fosse fatto apposta. Indirizzato a chi non lo so, non saprei proprio.” disse.

Sai se per caso qualcuno può avercela con Isis?” chiesi.

Non che io sappia. È tipo che si potrebbe fare dei nemici certo, ma dubito che ne abbia qui.” disse.

Come mai?”

Ha un caratterino! Ma alla fine è sempre gentile e disponibile con tutti. Quando vi ho viste insieme mi sono subito detto: cosa starà tramando? Ma poi mi è sembrato che foste già diventate ottime amiche.” mi disse.

Già me lo ero chiesto anche io cosa le stesse prendendo, ma poi ho rinunciato a pensarci, pensando che fosse sincera.

Comunque, sicura che posso dormire tranquillo? Non vorrei che il vero obiettivo fossi tu. Se vuoi rimango con te, nella tua stanza.” mi disse, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Non credo che farti rimanere nella stanza con me sia una buona idea. Pensai tra me, dopo quello che era successo, insomma, avevo i miei dubbi che avrei dormito io tranquilla.

No tranquillo, non mi succederà nulla.” dissi, sperando che non insistesse.

D'accordo, ma se succede qualcosa, corri nella mia stanza e avvertimi. Capito?”

Si, ma non accadrà” lo rassicurai.

D'accordo allora ti auguro buonanotte.” mi disse, in quello stesso momento però, si avvicinò a me e mi diede un leggero bacio sulla fronte. Rimasi immobile anche dopo che si fu staccato, e riuscì solo a dire: “Buonanotte anche a te” e fu già tanto che non avessi balbettato.

Se ne andò, sparendo dalla mia visuale in poco tempo, e rimasi li immobile ancora un po', poi mi ripresi e andai dritta a letto, ripensando alle parole di Yami.

Non avevo pensato che l'obiettivo sarei potuta essere io, ero li da poco insomma, chi mi avrebbe voluta morta dopo soli due giorni?

E con mille pensieri per la testa, mi addormentai.

 

***

Fui risvegliata bruscamente da un rumore. Ero certa che provenisse dalla mia stanza per l'intensità del suono. Nel buio, cercai di vedere se c'era qualcosa di strano, e poi di nuovo. Un altro rumore. Stavolta più lontano, il primo era stato è più vicino per quello mi ero svegliata, senno sarebbe stato impossibile.

Mi girai di scatto dalla parte del rumore, e fu allora che lo vidi. Un ombra nera vicino finestra, stava per scappare. Fece una sonora risata e poi sparì nel buio della notte. Non capì all'inizio cosa avesse fatto nella mia stanza, ne di fosse, ma non aveva attentato alla mia vita, credo. Ero ancora viva, se fosse venuto per uccidermi lo avrebbe già fatto. Ancora più domande senza risposta invadevano la mia testa. Non volevo svegliare Yami per quello, così tornai a dormire.

 

Il mattino mi risvegliai, molto presto rispetto alla mattina precedente, ancora scossa per ciò che era successo quella notte. Così ho finito col dormire poco, se non niente.

Mi alzai lentamente dal letto e, appena mi risvegliai del tutto, scoprì finalmente cosa era successo quella notte, grazie anche alla luce del giorno: la mia camera era tutta a soqquadro! Ma che accidenti cercava quello la? Non ho nulla con me, non ho mai posseduto nulla di veramente mio, se parliamo di oggetti, specialmente di valore. All'inizio lo avevo collegato al fatto avvenuto il giorno prima, ma scartai quell'idea, magari era solo un ladro capitato qui per caso credendo fossi chissà chi solo perchè abito qui, adesso, pensai tra me.

Così, come se nulla fosse, cercai di rimettere tutto a posto, non c'era molto in quella stanza, ma col disordine che c'era sembrava ci fossero anche fin troppe cose!

Cercai di darmi una mossa visto che tutto il palazzo, a breve, si sarebbe svegliato a portare gli omaggi al faraone e il buongiorno.

Mi domandai anche se fosse il caso di dire a Yami cosa fosse successo, ma non volevo che si preoccupasse ulteriormente, quindi lasciai perdere, pensando fosse solo un caso.

Finì appena in tempo di sistemare e di darmi una sistemata io, che Yami irruppe nella mia stanza.

Buongiorno, Ottavia! Dormito bene? È successo qualcosa?” la domanda che più temevo e pregai tra me, che riuscì ad essere abbastanza convincente, non ero molto brava a mentire.

Buongiorno, principe Yami. Si e voi? No non è successo nulla. Visto, come le avevo detto ieri sera.” ti prego, dimmi che sono stata convincente!

Ah bene, meno male. Purtroppo non ho dormito molto bene, continuavo a pensare a quello che vi era successo ieri. Presto andiamo a porre i nostri omaggi a mio padre.” disse e, prendendomi per mano, mi condusse fino alla stanza dove suo padre, il faraone si stava preparando per ricevere tutti.

Sai comunque ci ho pensato molto stanotte e credo di essere arrivato ad una conclusione” disse strada facendo.

Sarebbe?” chiesi.

Credo che chi vi abbia aggredite, sia qualcuno all'interno del palazzo.”

Eh?” che stava dicendo? Quante persone vivevano qui?

Si insomma per accedere ai giardini reali o sei invitato da noi della famiglia reale o vivi qui a palazzo. Non può entrare chiunque.”

Stai dicendo che qualcuno all'interno del palazzo, a tentato di uccidere me ed Isis? E comunque, io non conosco nessuno qui, non potrei mai essere io l'obiettivo, quindi credo che volesse uccidere Isis, chiunque fosse.”

No, qui a palazzo nessuno conosce Isis, così bene a parte me e la mia famiglia, ma tutti qui a palazzo sanno del tuo arrivo. Ti ricordi quando sei stata presentata ufficialmente?” ovvio che lo ricordavo, erano passati solo due giorni! Due giorni, che mi sembravano lunghissimi.

Feci cenno di si con la testa.

Bene, ti ricordi tutta quella gente?” Eccome se li ricordavo! Erano tantissimi! “Li erano presenti tutti quelli che vivono qui a palazzo, a parte Isis e i suoi genitori,che lavorano per i miei genitori. ”

Quindi sospetti di tutti loro?” dissi.

Si e voglio scoprire chi è stato a dare una cosa simile, e ti assicuro che non passerà momenti piacevoli quando lo troveremo.” disse e la sua espressione si fece cupa, e decisi che era meglio se non ne parlavamo più per un po'.

Intanto arrivammo nella sala dove i suoi genitori ci aspettavano; facemmo i nostri omaggi e il faraone disse, rivolto a Yami:

Ascolta, dopo gli avvenimenti di ieri, preferirei che ti portassi dietro Ottavia sempre, o che sia quanto meno, affidata a qualcuno di cui ti fidi; per quanto riguarda Isis, se passate del tempo tutti assieme, avranno più speranze di non essere aggredite una seconda volta.” disse e poi si rivolse a me.

Mi dispiace molto per quello che è successo, sei qui da poco e già essere in una situazione simile non deve essere bello, ma ti chiedo di pazientare finché non avremmo scoperto di più. Stai sempre con Yami e non ti accadrà nulla.”

Si mio faraone, farò così. Grazie per la sua premura e per badare a me.” dissi, mi sentivo davvero in debito con loro da quando mi avevano.. bè... acquistata.

Bene, andate figlio mio. E fate attenzione per strada. Oggi ti chiedo di guardare come procedono i lavori.”

Certo padre, sarà fatto.” disse e andammo via.



Ciao a tutti!! ;) 
Innanzi tutto, vi chiedo perdono per l'immenso ritardo, causa studio e blocco dello scrittore XD
i'm sorry!! Dunque, come state?? spero bene ;) 
Come lo trovate questo capitolo?? Noioso?? Vi è piaciuto? Vi ha deluso?? Commentate in tanti, io leggerò tutti i commenti! Belli o brutti che siano ;)
Dunque, qui si capisce (almeno lo spero XD) quello che è successo nello scorso capitolo, e nascono i primi sospetti...
e a voi? sono nati i primi dubbi?? ;) 
Intanto, vorrei ringraziare chi ha aggiuto recentemente, la storia tra i preferiti, seguite e  ricordate ;) 
Grazie mille ;) Thank you so much ;) 
Non so il prossimo aggiornamento quando sarà, spero al più presto, quando si calmeranno le acque e continuerò a scrivere ;) 
Alla prossima, see you everybody next time ;) 
Kiss Kiss
Shana

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10. ***


 

Capitolo 10. Sensazioni oscure.

 

Uscimmo da palazzo come facemmo il giorno precedente, solo che oggi mi sembrava diverso, era come se Yami si guardasse costantemente attorno, come se sospettasse di ogni passante che vedeva.

Mi sentivo sempre più in colpa: stavo lottando con me stessa, se dirgli o no quello che mi era successo stanotte, nella mia stanza. Farlo sarebbe significato due cose: farlo arrabbiare maggiormente contro l'aggressore o farlo preoccupare facendogli credere che l'obiettivo ero io. Ma non dirlo avrebbe scaturito entrambe le reazioni, se fosse venuto a saperlo prima o poi.

Intanto stavamo camminando per le costruzioni, le stesse che avevo intravisto ieri di cui Yami mi aveva già parlato. Era silenzioso, chissà a che pensava.

Ma i miei pensieri cambiarono direzione, soffermandosi sulla ragazza che si stava avvicinando a noi: Isis.

Stava arrivando di corsa, e mi chiesi se fosse dovuto al fatto che le fosse successo qualcosa di simile a me, quella notte. Mi augurai di no, perchè avrebbe significato che eravamo entrambe in pericolo.

Finalmente, ci raggiunse, e secondo me, sarebbe volentieri saltata addosso al principe, dato lo slancio con cui gli afferrò entrambe le mani.

In quel preciso momento, non seppi dire cose mi successe, ma avevo una sensazione orrenda, la stessa che hai quando ti senti osservato ma non in modo normale avvertivo una presenza davvero sconcertante e mi fece rabbrividire, ringraziai solo che ne Isis ne Yami mi videro e mi concentrai su loro, invece che sugli occhi che in quel momento ci fissavano in modo scrupoloso.

Ehi Ottavia, allora come hai passato questa notte? Spero tutto tranquillo, a me non è successo nulla di particolare.” disse Isis e mi sembrava sincera.

Si tutto bene, non è successo nulla” mentì, ovviamente, ma che altro potevo fare?

Non ero riuscita a proteggere la mia famiglia da quell'uomo, chissà adesso dove era, ma almeno volevo provare a proteggere loro; se ero io l'obiettivo principale, ancora non mi era ben chiaro ma se nessuno era entrato nella stanza da letto di Isis stanotte, come era capitato a me, allora potevo sospettare fosse così, non volevo che loro fossero coinvolti, almeno fino a che non sapevo con esattezza perchè mi volevo morta e chi soprattutto.

Bene, visto che stanotte non è successo nulla a nessuna delle due, direi che possiamo star tranquilli, almeno per adesso. Oggi devo stare qui in cantiere, non credo sia un luogo adatto a delle signore ma non avete scelta, dovete stare col sottoscritto.” disse Yami.

Oh non essere sciocco Yami, va bene lo stesso, tanto siamo tutti insieme, non importa che siamo in un cantiere, giusto Ottavia?” mi chiese Isis, che più di tutti aspettava quella frase da lui, anche se l'invito era esteso anche a me, sapevo bene che avrebbe preferito che fossero solo loro due, ma decisi non pensarci più di tanto e di acconsentire con la testa.

Su, non devi sentirti timida di parlare con noi, sii più sciolta ok? Vedrai che ti abituerai pian piano.” disse lei.

Non ne ero molto convinta e risposi solo: “Certo” per farla contenta.

Non insegnarle o dirle cose strane, Isis. Alla sua educazione ci devo pensare io!” disse Yami, in effetti non era del tutto falso quello che disse, perchè mi aveva fatto una promessa simile dolo due giorni fa.

La sua educazione?” chiese lei scettica.

Si, le ho promesso che le avrei insegnato tutto della nostra vita e cultura. Perchè lo trovi tanto strano?” chiese lui, guardandola di sottecchi; e solo dopo mi resi conto che ero in mezzo a loro due. Mi sentivo così in imbarazzo e così di troppo.

Non ne ero sicura, ma dopo aver ascoltato la versione di entrambi, quei due, anche se in modi completamente diversi, si amavano, solo che Isis ne era consapevole, ma Yami credo di no.

Magari potevo farglielo presente, o forse era meglio che mi facessi i fatti miei e che facessi in modo che i loro sentimenti facessero il loro corso nel tempo.

Per il momento dovevo solo concentrarmi sulla strana presenza che ci osservava e ci seguiva; ormai ne ero più che certa, aspettava qualcosa, ma cosa esattamente non lo potevo sapere.

La costruzione della piramide va benissimo” era Yami che parlava con uno degli uomini a cui era stata affidata la costruzione della piramide che, da quanto avevo capito, sarebbe stata il luogo dell'eterno riposo del Faraone.

Grazie mio principe, dovremmo finire per tempo” disse l'uomo inchinandosi dinnanzi a lui.

Bene, prima delle grandi piogge del deserto, qui deve essere tutto terminato” disse, l'uomo di inchinò in segno di consenso e proseguimmo.

La tappa dopo era la sfinge che raffigurava una specie di animale accovacciato a quattro zampe – Yami mi spiegò essere un gatto, ne avevo visti parecchi nel villaggio, qui erano sacri – con la testa del Faraone. Anche quella sembrava proseguire bene e Yami lo fece notare ai suoi costruttori come aveva fatto per la piramide.

Perfetta, mancano solo gli ultimi dettagli e sarà ultimata” disse Yami.

Si mio principe, finiremo prima della stagione delle piogge, questo è certo” disse l'uomo con profonda reverenza.

 

***

Più o meno, andò così tutta la mattinata: Yami che procedeva di costruzione in costruzione a ripetere come andavano i lavori ed entro quando andavano finiti, Isis attaccata a lui come sempre ed io leggermente indietro, troppo impegnata a pensare all'ombra che da ore ormai, ci perseguitava.

Nessuno dei due sembrava averlo notato, ma meglio così, almeno non avevano di che preoccuparsi.

Quando il sole si trovò nel punto più in alto e al centro del cielo, capì che era ora di tornare indietro per pranzare.

Infatti, Yami congedò Isis:

Bene, noi andiamo Isis, visto che nessuno ha attentato alla tua vita, direi che sei fuori pericolo. Oggi goditi la giornata, ho da fare e quindi non potrò stare con voi.” disse, con un sorriso strano sul volto, e dopo averla salutata anche io, andammo via e Isis non era certamente felice della notizia appena data.

La sensazione di essere seguita, sparì appena varcammo la soglia del palazzo, entrando.

 

Dopo esserci accomodati a tavola, iniziammo a mangiare con Nefer e il Faraone.

Il discorso che iniziarono però mi lasciò interdetta, fu Yami ad iniziare.

Padre, vorrei avere il permesso di insegnare ad Ottavia a sapersi difendere se un giorno dovesse ripetersi il fatto di ieri.”

Ma certo la trovo un'ottima idea. Quando vorresti iniziare, figliolo? E che arte vorresti farle apprendere?” chiese il faraone.

Oggi pomeriggio o domani. Isis non ha avuto complicanze durante la notte, e nemmeno Ottavia ma vorrei stare tranquillo, almeno per Ottavia che qui è nuova e non saprebbe come difendersi.”

E chi te l'ha detto che non so difendermi?” pensai.

Vorrei insegnarle le arti assassine, mi sembrano le più adatte.” disse Yami.

La trovo un'ottima cosa, e condivido con te la scelta della pratica da insegnarle. Sarai tu stesso a insegnarle, giusto?”

Si padre, le insegnerò tutto quello che so, compreso usare le armi se sarà necessario” disse, serio.

Se faceva sul serio, mi chiesi se non avesse capito che quella in pericolo, forse, ero io.

E Isis? È sicuro che sia fuori pericolo?” chiese Nefer, sempre preoccupata per tutti.

Si a quanto pare nessuno ha cercato di farle del male finora. Quindi direi che è decisamente fuori pericolo.” disse Yami, sicuro di quello che diceva; non capivo dove prendesse tutta quella sicurezza.

Capisco, quindi se nessuno l'ha attaccata finora non lo faranno più? Come fai a dire che sia fuori pericolo? Che ragionamento hai seguito, figliolo?” chiese il faraone, curioso quanto me.

Semplice, adesso ti spiego tutto, padre. Dunque: per entrare nei giardini reali, bisogna per forza passare da palazzo, e per entrare bisogna ottenere il nostro consenso, padre. Quindi, sospetto che sia qualcuno all'interno del palazzo che abbia voluto fare lei del male. Anche perchè gli unici che dall'esterno entrano qui senza problemi sono Isis e i suoi genitori, che lavorano per te, e Isis era con lei in quel momento, e poi se avessero voluto uccidere Isis lo avrebbero fatto molto tempo prima. Finora non ha mai rischiato nulla. Ma questi avvenimenti sono iniziati quando Ottavia l'abbiamo portata qui, cioè da due giorni con oggi, quindi credo che la statua fosse diretta a lei, che ci fosse Isis, a quanto pare, non era calcolato. Ma stanotte, come lei mi ha detto, non le è successo nulla di strano, e quindi per il momento non si farà vivo l'aggressore, a meno che lei non sia sola. Per questo chiedo che rimanga sempre con me anche. Salvo casi riguardanti il regno certo. Ma almeno che stia con qualcuno di cui mi fidi. Come mia madre. E vorrei insegnarle tutto di persona: le nostre abitudini, leggere e scrivere, combattere. Tutto quello che posso. Ti chiedo questo padre.” disse tutto d'un fiato.

Dovevo ammettere che il suo ragionamento non faceva una piega, solo una cosa non sapeva: quella notte una visitina l'avevo ricevuta, ma non avendomi fatto nulla, non mi sembrava il caso di dirlo. Adesso mi chiedevo se fosse il caso.

Uhm.. In effetti, hai ragione figlio mio, bravo. Allora credo che sia meglio che nemmeno di notte sia lasciata sola. Va bene che la sua stanza è a fianco la tua, ma per maggiore sicurezza, meglio che dormiate nella stessa stanza, in letti separati ovviamente” disse il faraone, forse dopo aver visto la mia espressione quando ha detto le parole Meglio che dormiate nella stessa stanza ero diventata oltre che rossa, ma imbarazzata. E doveva essersene accorto. Forse era il caso di dirlo davvero.

Devo dirvi una cosa, mio faraone e anche a te Yami” dissi con non poco imbarazzo.

Cosa c'è Ottavia? Tutto bene?” mi chiese Yami di fianco a me.

Effettivamente qualcosa è successo stanotte” iniziai.

Cosa? Ottavia parla! Perchè non lo hai detto subito?” mi chiese Yami iniziando ad alzare la voce.

Perdonami, ma credevo fosse un ladro che si era intrufolato.” dissi, iniziando a vergognarmi.

Non ti ha fatto nulla spero” continuò lui. Adesso anche Nefer e il faraone avevano un espressione preoccupata dopo quella domanda.

No non mi ha toccata, ho sentito che faceva baccano in stanza e mi sono svegliata per sapere cosa fosse e ho visto un'ombra sulla finestra che mi guardava, anche se non l'ho visto in faccia. Ma ne ero sicura che mi fissava. Poi è scoppiato a ridere ed è andato via dalla finestra. Tutto qui.” dissi.

Adesso capisco come mai lo hai scambiato per un ladro. Ma fortunatamente non ti ha fatto nulla, comunque, meglio prendere le dovute precauzioni e, figliolo, assicurati che impari bene ed in fretta a difendersi. Questa storia non mi piace. Consulterò l'alchemico di corte per vedere cosa ti riserva il futuro. Poi vi farò sapere.” disse il faraone.

Si padre. La trovo un'ottima idea.” disse Yami.

Madre.” aggiunse.

Dimmi figliolo” disse con tono tranquillo la donna.

Ti prego prenditi cura di lei quando io o nessun altro può.”

Certo Yami, sta tranquillo.”.

Mi ritrovai di nuovo a pensare a quella notte, e mi accorsi con orrore che la sensazione di oggi e quella dallo sguardo di quell'uomo stanotte erano identiche, quindi non avevo dubbi: era la stessa persona che mi perseguitava.

Adesso si lo sapevo: il bersaglio ero proprio io. Ma perchè? Che ho fatto se sono qui da pochissimo?

Chi mi vuole morta? Soppesai anche l'idea di dire loro della mia sensazione di oggi, ma preferì parlarne solo con Yami. Non volevo facesse una scenata, come stava per fare prima.

Ho giurato ai miei genitori, prima che morissero davanti a me, che avrei vissuto il più a lungo possibile. E avrei mantenuto quella promessa a tutti i costi. Ero decisa a farlo e forse un giorno avrei anche ritrovato il loro assassino e colui che mi aveva venduta per venti monete d'oro al faraone, non sapendo di avermi regalato una nuova famiglia. Una nuova speranza di vivere una vita serena, ma con delle complicanze che avrei certamente risolto, non era certo quello che mi avrebbe spaventata e tirata indietro dal mio obiettivo.

Non sprecherò una seconda occasione. Non lo farò, lotterò con tutte le mie forze, imparerò tutto quello che c'è di nuovo da imparare, tutto quello che Yami ha da insegnarmi. E ne farò tesoro, per un futuro in cui, compirò la mia promessa.

Quindi adesso dico a me stessa: giuro che proteggerò me stessa e tutti da chi mi vuole morta e che troverò colui che, senza saperlo, mi ha regalato una seconda vita e lo ucciderò con le mie stesse mani.

 

Finito di pranzare, Yami mi condusse in una parte del palazzo che non avevo ancora avuto l'opportunità di vedere: era una grande sala, piena di persone che si esercitavano nella lotta, piena di armi di tutti i tipi che io non avevo mai visto. L'unica arma che i miei mi lasciavano brandire era il coltello per mangiare, quindi non so come me la sarei cavata in questa nuova impresa.

Ma col tempo, avrei imparato anche quello, ero brava nell'apprendere cose nuove questo me lo dovevo riconoscere.

Oggi” iniziò Yami “anzi, da oggi, ti insegnerò una pratica di lotta nostra tipica, che potrebbe sempre servirti. È una tecnica che ti si addice, sai? Elegante, ma letale e potente allo stesso tempo. Sei pronta? Sarò il tuo maestro oltre che il tuo principe, sono molto bravo in questa tecnica. Ma bada, solo perchè sei una ragazza, non sarò clemente.”

Iniziai ad avere paura di Yami, non sapevo davvero di cosa era capace, nemmeno lo avevo mai immaginato.

Che pratica è? Quella che hai detto oggi a pranzo?” dissi.

Si, da oggi ti insegnerò: le arti marziale assassine egizie.” disse con una tona di trionfo.




Ciao a tutti!
Perdonate l'attesa, ma ho lasciato in sospeso questa per l'altra, perchè mi ero bloccata.
Adesso sono riuscita a scrivere un altro pò e ho potuto postare il capitolo 10.
Che ne pensate? Troppo noisoso? ripetitivo? Vi è piaviuto?
Fatemi sapere in tanti, intanto cercherò di finire al più presto l'altra per continuare questa ;)
Grazie, intanto a chi ha aggiunto la storia tra le preferite e chi tra le seguite e chi tra le ricordate ;)
Grazie mille, e ringrazio quelli che mi hanno seguita finora e chi ha commentato ogni capitolo ;) 
Grazie mille ;) 
Alla prossima
Kiss Kiss
Shana ;) 
Non so quando riaggiornerò è un periodo pieno a scuola! ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


 

Capitolo 11. Arti marziali assassine egizie.

 

Le arti marziali assassine egizie, mi spiegò, erano una tecnica di combattimento molto usata da loro, specialmente da soldati, reali come lui e anche molte donne.

Come aveva detto, i movimenti erano fluidi ed eleganti ma anche molto letali se usati con la giusta forza.

Io non sapevo ancora come sarebbe stato questo allenamento, come lo aveva definito lui, ma a giudicare da quel poco che mi aveva detto, non sarebbe stato una passeggiata, in tutti i sensi.

Ma prima di iniziare,” disse, “vorrei capire come te la cavi in generale con la difesa. Giusto per farmi un'idea. Quindi preparati a difenderti, perchè come ti ho detto, non sarò clemente.” vidi una luce strana nei suoi occhi alla pronuncia di quell'ultima parola, quasi come se avesse acceso una sua passione.

Si mise in posizione di attacco, lo sapevo perchè papà lo faceva sempre quando cacciava un animale feroce, io a stento riuscivo a difendermi da papà quando giocavamo figuriamo con lui!

Io, per quanto ridicola possa essere sembrata, mi misi a mia volta in posizione di attacco, anche se, sapevo già, non sarei mai arrivata a tanto.

Si lanciò all'attacco senza alcun preavviso, era velocissimo. Mi scagliava pugni e calci cono rapidità, ogni affondo era difficile da evitare, tant'è che mi buttavo spesso a terra rotolando per sfuggirgli. Dopo pochi minuti avevo già il fiatone, ma lui sembrava non stancarsi mai, continuava sempre più veloce; mi sembrava che ad ogni attacco sembrava rafforzarsi. Si vedeva che amava combattere e molto perchè quella luce negli occhi che avevo intravisto all'inizio sembrava ora forte e luminosa, i suoi occhi scuri quasi brillavano di luce propria.

Si fermò un momento, quasi per riprendere fiato, ma non lo faceva per lui, lo faceva per me, credo. Avevo capito che ero ormai al limite. Allora mi accorsi che tutti i presenti si erano fermati a vedere l'immensa figuraccia che avevo fatto, bisbigliavano tutti tra loro, e non ci tenevo a sapere cosa si stessero dicendo tutti, sapevo che era riferito a me, ma non andai oltre col pensiero.

Be non te la cavi male devo ammetterlo. Hai schivato tutti i miei colpi” disse il principe.

Sta scherzando, vero? È stato difficilissimo schivare tutti i suoi colpi! A stento li avevo visti, quanto erano stati veloci; era agilissimo, se non si fosse fermato, non so quanto avrei resistito ancora.

Dovevo ringraziale la mia buona stella e il fatto che mio padre mi avesse un minimo insegnato a schivare gli attacchi di bestie feroci.

Ma” proseguì lui “non basta. Devi migliorare se vuoi difenderti come il sottoscritto. Quindi per oggi, continuiamo ancora un po', ma non iniziamo la lezione vera e propria, quella la rimando a domani a questo punto. Per adesso voglio divertirmi un po', era da tanto che qualcuno mi dava del filo da torcere.” sgranai gli occhi, non seppi se per il terrore o per il fatto che avremmo continuato. Forse entrambi i motivi.

Intanto lui, con tutta tranquillità, si stava sfilando il suo bellissimo mantello viola facendolo cadere dolcemente a terra. Si rimise in posizione d'attacco e, dalla posizione, sembrava intenzionato a fare sul serio.

Se prima mi era andata di fortuna, adesso non so quanto mi ci sarebbe voluto prima di essere colpita. Mi rimisi anche io in posizione e, appena in tempo, lo notai lanciarsi verso di me.

Lo vidi che, appena fu abbastanza vicino a me. Tese il braccio destro per sferrarmi un pugno, istintivamente mi abbassai e cercai di alzarmi alla sua sinistra. Non feci in tempo a rialzarmi che già era pronta a sferrarmi un nuovo pugno col braccio sinistro; vedendolo arrivare, mi scagliai ancora di più alla sua sinistra, trovandomi alle sue spalle. Quasi subito dopo aver fallito l'affondo, lui si voltò nella mia direzione e si abbassò velocemente, intuì solo dopo che intendeva farmi lo sgambetto e, vedendolo arrivare, saltai appena in tempo; ma lui si rialzò subito dopo e tentò di colpirmi con un calcio che, non sapendo che fare, lo schivai rotolando per terra, allontanandomi il più possibile da lui.

Sei brava, ma a me sembra che tu stia scappando, non ti stai difendendo per niente. È come se stessi scappando dal tuo cacciatore.” disse con tono molto serio, a stento lo riconoscevo.

Ero troppo stanca per controbattere, preferivo conservare il poco fiato che mi rimaneva per continuare a schivare i suoi attacchi, che si facevano man mano sempre più veloci e pericolosi.

Potete tornare ai vostri allenamenti voi altri, non c'è niente da vedere qui.” disse lui, rivolto alle altre persone che si erano fermate a guardare il mio disperato modo di schivare i colpi del principe. E così fece, in un batter d'occhio tornarono ai loro allenamenti.

Tornò su di me, tornando di nuovo all'attacco, ma stavolta fu meno prevedibile rispetto a prima: invece di tendermi il solito destro, si fermò un momento prima di colpirmi e, con un movimento fluido e veloce, dal basso verso l'alto, mi tirò un calcio, che evitai, per fortuna ancora non seppi come, scostandomi leggermente all'indietro.

Ma subito continuò l'attacco che non vidi altra soluzione se non parare il suo calcio, sferrato con la stessa gamba che aveva usato un attimo prima, con gli avambracci. Resistetti ben poco, e mi accorsi di quanto fossero forti i suoi colpi, se li avessi presi tutti, probabilmente, mi avrebbe uccisa; venni scaraventata, dalla forza del suo calcio, all'indietro, riuscendo a rialzarmi subito. Peccato che lui fosse già a pochi centimetri dal mio viso e, con un movimento veloce, come solo lui poteva fare, mi ritrovai nella stessa posizione imbarazzante di qualche giorno prima.

Con la differenza che le mie braccia erano bloccate insieme stretta dalle sue mani, sopra la mia testa e le gambe bloccate dai suoi piedi che mi tenevano ferma.

La corsa è finita. Non puoi più scappare.” disse.

Tentai di liberarmi ma invano, la sua presa era troppo forte per me.

Si così, avanti. Prova a liberarti. Tanto non ci riuscirai” a quanto pare si era accorto del mio scarso quanto inutile tentativo di scrollarmelo di dosso.

Non avresti dovuto farmi arrabbiare così! Dovevi dirmi subito quello che ti era successo!” sbottò all'improvviso.

Allora, adirata anche io, trovai la forza e mi trovai sopra di lui, capovolgendo la situazione.

Non mi è successo nulla di grave!” sbottai anche io. Mi suonava come una lite.

Non lo trattenni molto a lungo infatti, non gli ci volle molta fatica per tornare al punto di prima.

Avrebbe potuto ucciderti nel sonno e nemmeno tu ne io, che ero a pochi passi da te, ce ne saremmo accorti!”

Di nuovo, mi ritrai sopra di lui.

Ma non è successo!” dissi; si mi sa che stavamo proprio litigando.

Ancora più adirato, glielo lessi negli occhi, capovolgette la situazione a suo vantaggio.

Hai idea di come ci sia rimasto quando lo hai detto? Hai idea di quanto mi abbia fatto preoccupare?” disse urlando. Sentì l'eco della sua voce per tutta la stanza, non c'era più nessuno li, solo noi due, a litigare. Come eravamo arrivati a questo?

Mi calmai a quelle parole dette più per disperazione che per rabbia. I suoi capelli neri ricoprivano il suo sguardo, non saprei mai dire come mi stesse guardando in quel momento: con rabbia? Con severità? Con disperazione? Con preoccupazione?

Si lasciò andare finendomi addosso, la sua testa nell'incavo del mio collo, la presa iniziava ad ammorbidirsi.

Scusami” dissi sottovoce, di modo che solo lui fosse testimone delle mie parole “non ti nasconderò più una cosa del genere”.

Mi avevi promesso che mi avresti sempre detto quello che ti sarebbe successo, d'ora in poi mantieni quella promessa.”.

Si.” dissi solo.

Da stasera dormirai nella mia stessa stanza, quindi mi assicurerò di persona che non ti accada più una cosa simile.”.

A quelle parole il mio stomaco fece una capriola, e sentivo le guance colorarsi di un rosso più intenso dei miei capelli.

Senza accorgermene, eravamo l'uno di fronte all'altra adesso. I nostri visi molto vicini, quasi si toccavano; potevo sentire il suo respiro caldo su di me.

Lo vedevo avvicinarsi lentamente, la sua fronte contro la mia. Chiusi gli occhi perchè mi sentivo troppo in imbarazzo: era la stessa situazione di qualche giorno prima.

Sta per succedere di nuovo? Adesso che faccio?” pensai tra me, sempre più agitata.

Ma non successe nulla, lo sentì allontanarsi, e aprì gli occhi.

Lo vidi sorridermi, mi tese la mano, la afferrai e mi aiutò ad alzarmi.

Continuando a tenermi per mano, andammo verso l'uscita della stanza, strada facendo lui raccolse da terra il suo mantello, e senza perdere il contatto con la mia mano, se lo rimise sulle spalle e uscimmo, senza dirci più una parola.

 

Era ora di cena e ci ritrovammo, come sempre, tutti riuniti a tavola.

Ormai stavo imparando a mangiare da sola con quelle posate che servivano per prendere il cibo, stavo migliorando, dovevo ammetterlo.

Allora figlio, come sono andati gli allenamenti con la nostra Ottavia?” disse il Faraone.

Allenamenti?” disse Isis ad un tratto.

Ma Yami, mi avevi detto che avevi da fare? Intendevi questo?” chiese lei.

Essendo seduta tra loro due, mi feci piccola piccola di modo che passassi inosservata e loro potessero parlare senza avere la mia testa in mezzo a loro e, soprattutto, non essere notata.

Si esatto, era proprio questo. Ho saputo che lei ha avuto uno spiacevole incontro e quindi la aiuto per difendersi in un futuro.” disse lui raggiante.

Non capivo come facesse a cambiare umore tanto facilmente, ormai i suoi cambiamenti improvvisi d'umore, mi stavano facendo venire il mal di testa.

Perchè non lo hai detto? Potevo assistere anche io, visto che anche io con lei ho avuto una spiacevole sorpresa.” disse lei.

Ma tu ti sai già difendere; tempo fa se la memoria non mi inganna, ti ho insegnato ad usare una spada!”.

Aveva insegnato anche ad Isis a difendersi? Con una spada? Non saprei dire per quale oscuro motivo, mi sentì il cuore sobbalzare, come se gli fosse stato fatto un torto.

Lei non rispose, continuò, invece, il suo pasto, lo stesso feci anche io.

Allora, come sono andati?” disse per riprendere il discorso, Nefer.

Oh, molto bene, non credevo fosse così brava. Credo che imparerà molto in fretta.” disse soddisfatto.

Bene, sono contento.” disse il faraone. “Dimmi, Ottavia, hai mai ricevuto insegnamenti di arti marziali, come ha iniziato a fare oggi Yami?” mi chiese.

Be ecco, ” iniziai imbarazzata, era strano parlare con lui, mi sentivo sempre in soggezione.

Diciamo più o meno, a volte accompagnavo mio padre a cacciare la selvaggina. Lui mi ha insegnato come fare contro un animale selvatico, non contro un'altra persona.” dissi solo.

Mi venne in mente io e mio padre che giocavamo a fare la lotta, lui faceva l'orso cattivo, io la povera ragazza indifesa che cercava di sfuggirgli, inutilmente, perchè mi catturava sempre.

Un profondo alone di malinconia mi pervase, mentre ascoltavo distrattamente i discorsi altrui.

Bè allora, Yami ti tocca metà del lavoro” disse il faraone.

C'è ancora tanto lavoro” disse lui.

Ehi, voglio assistere anche io!” si lamentò Isis “Cosa gli insegni? La spada? Posso aiutarla anche io!”

No le insegno le arti marziali assassine” disse Yami, seccato.

Cosa? A me non le hai mai volute insegnare! Perchè a lei si? Anche io le voglio imparare!”.

Ci va coordinazione, una cosa che non hai. Basta vederti maneggiare la spada per capirlo. A stento hai imparato quella.”

Cosa? Non puoi dirmi una cosa simile, Yami. Sei un gran maleducato!”.

Non sono maleducato, solo sincero.”.

Sei spregevole!”.

Non stavo più seguendo ormai, ero persa nei miei pensieri. Ripensavo alla mia vita come era fino a qualche giorno fa, e di come fosse cambiata in pochissimi giorni.

Sentivo le loro voci parlare a pochi centimetri da me, ma senza sapere cosa dicessero. Ero come incantata, era come se non fossi più li.

Ero persa nel flusso inarrestabile dei miei pensieri, che si facevano sempre più vorticosi ma sempre più nitidi.

Rividi tutto quello che era successo in quest'ultimo periodo, prima di scoprire di essermi trovata in Egitto, venduta al figlio del faraone per 20 monete d'oro.

Ottavia, tutto bene?” mi chiese all'improvviso Nefer, sfiorandomi il braccio. Quel leggero contatto mi aveva portato alla realtà, allontanandomi dal mio passato.

Sentii di nuovo chiare le voci di Yami e Isis litigare sul fatto che mi stava allenando e aveva disdetto per oggi pomeriggio, e che voleva essere anche lei presente. Per fortuna che non lo era stato oggi! Senno chi le avrebbe spiegato quello che era successo? Ma se ci fosse stata non sarebbe successo nulla, ed io non sapevo che era un bene oppure no.

Si tutto bene” risposi a bassa voce a Nefer, che subito mi rivolse un sorriso incantevole.

La smettete voi due?” disse Nefer, seria.

State urlando nelle orecchie di questa povera ragazza!” disse indicandomi.

E io non potei fare a meno di rivolgere un sorriso ad entrambi.

E, loro due, dopo essere arrossiti per quello che era successo, dissero “Scusa!” all'unisono.

 

Era di nuovo ora di andare a dormire, e invece di andare nella mia stanza, Yami mi fece svoltare per la sua, molto più lussuosa e grande. L'avevo vista il primo giorno che ero arrivata.

Ti avevo detto che questa sarebbe stata la tua nuova stanza!”

Ed io che speravo invano che lo scordassi!”.

Ripensai dunque, che non era un bene che noi due fossimo soli nella sua camera, dopo gli ultimi avvenimenti! “Povera me! Che succederà adesso?” mi chiesi.

Mi voltai verso di lui che, in tutta risposta, mi rivolse un sorriso smagliante, che per me, non solo era bellissimo, ma non sapevo cosa mi volesse dire ogni volta che me lo rivolgeva.




Ciao a tutti ;)
Finalmente sembra che mi sia sboccata su questa storia ;)
Allora che ne dite di questo capitolo? ;) Come lo avete trovato? su su, voglio sapere tutte le vostre impressioni ;)
e su cosa pensate accadrà dopo xD (si lo so, sono molto monotona XD) 
Spero di postare il prossimo al più presto, per ora mi limito ad andare avanti a scriverlo ;) 
Grazie a chi ha agggiunto la storia tra i preferiti e chi tra le ricordare/seguite ;) 
Thank you so much!! XD
Grazie anche a chi ha recensito tutti i capitoli fino ad adesso ;) ;) 
Spero possiate continuare a farlo ;) 
Alla prossima
Kiss Kiss
Shana

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


 

Capitolo 12. Un piccolo dono da Yami

 

Passò qualche giorno dal primo allenamento, e Yami iniziava già a farmi provare qualche mossa sia di difesa che di attacco; me la cavavo si, ma ero ancora molto scoordinata, non c'erano dubbi!

Ogni tanto, Isis passava ad assistere e si allenava con la spada, io la trovavo molto in gamba rispetto a quello che le aveva detto Yami qualche giorno prima.

Qualche volta io, lei e Yami abbiamo provato anche con le armi: lui e Isis mi mostravano la tecnica e io poi mi scontravo con entrambi per provare se avevo capito oppure no. Con Isis, a volte era semplice, a volte no, dipendeva molto da che umore era; con Yami era completamente diverso, era impossibile riuscire a penetrare le sue difese sia con la spada sia con le arti marziali. Una volta, Isis ha voluto provare ad attaccarlo insieme, ma nulla, non gli facevamo nemmeno un graffietto, nemmeno riuscivamo a fargli perdere l'equilibrio.

Iniziai a pensare che fosse imbattibile, ma poi pensai semplicemente che, allenandosi da tutta la vita, era normale che fosse bravissimo in questo. In fondo, era un dei compiti del faraone essere un bravo condottiero, giusto? Quindi decisi che non dovevo essere tanto stupita, magari con un maestro così anche io sarei potuta migliorare a livelli alti, lo speravo davvero, perchè al momento, faccio pena! Ma una cosa positiva c'è: non ho riportato ferite, mi pare già un enorme passo avanti!

Finiti gli allenamenti, che di solito occupano gran parte della giornata, ogni tanto facciamo una sosta tutti insieme per le vie del paese così Yami ne approfittava sempre per vedere a che punto erano i lavori.

Quella volta, io e Isis eravamo rimaste sole a darci una rinfrescata veloce, appena uscite però, non trovammo Yami da nessuna parte.

Dove può essere andato?” chiese Isis.

Non ne ho la minima idea. Magari è andato da suo padre.” provai a risponderle.

Sarà meglio cercarlo.” disse, alla fine. “Dividiamoci, io lo cerco su questo lato del palazzo” disse, indicandomi la destra “tu lo cerchi da quella parte” e indicandomi, invece, la sinistra.

Feci un cenno con la testa e ci incamminammo per cercarlo.

Nel lato del palazzo che mi aveva assegnato, c'erano la camera mia e di Yami e, ovviamente, anche la mia vecchia stanza, anche se ci ero rimasta per poco, entrai solo per un secondo, mi piaceva molto quella stanza, avevo la mia intimità, quando ero sola, adesso, essendo nella stessa stanza del principe, non ne avevo più molta.

Ma quando oltrepassai la soglia, vidi che era di nuovo in disordine: qualcuno era entrato dopo che l'avevo lasciata. Entrai per vedere se, mancasse qualcosa, non avevo effetti personali, a parte i vestiti che mi avevano dato, ma era giusto per non illudermi, magari era solo un ladro!

Fortunatamente non c'era molto da sistemare, ma stavolta qualcosa mancava, e se fosse entrato un ladro non avrebbe certo preso una cosa sola: una collana che mi aveva dato Nefer il giorno prima che mi trasferissi da Yami, era una catenina fine e, per non perderla, l'avevo lasciata in un cassetto. Dannazione! E adesso che faccio? Mi piaceva quella catenina, appesa c'era anche l'occhio di Ra, anche uno degli anelli che portava Yami rappresentava quella figura di occhio con due linee che andavano verso il basso una dritta e una curva che terminava con un riccio, mi aveva detto che portava fortuna! Non avevo nemmeno avuto occasione di metterla! Che sfortuna! Mi rassegnai.

Appena avrei trovato Yami, decisi che gliene avrei subito parlato, non volevo subirmelo di nuovo agli allenamenti arrabbiato con me. Non era stata una bella esperienza devo dire.

Decisi di continuare le mie ricerche, e, senza un motivo apparente, mi ritrovai nei giardini reali, dove c'ero stata una volta sola con Nefer ed Isis, il giorno in cui le cose strane erano appena iniziate.

Da allora, non ci ero più tornata, anche perchè Yami mi impediva di andarci da sola, ma, in compenso, trovai lui, seduto sul muretto dove io ed Isis, per poco, non fummo schiacciate dalla statua di Seth; era con lo sguardo a terra, il suo mantello viola ondeggiava, per leggera brezza, alle sue spalle, fissava con sguardo pensieroso i frammenti della statua che era caduta quel giorno, grazie ad una spinta di chi non si sa.

Mi avvicinai, anche se la vicinanza del principe, a volte – e non so perchè – mi faceva sempre sentire in imbarazzo, forse per quello che era successo diverse volte, non lo sapevo ma quasi ogni volta, il mio cuore sembrava fare le capriole quando era nei paraggi.

Lui sembrò accorgersi della mia presenza e alzò il volto, guardandomi dritta negli occhi, uno sguardo perso nei suoi pensieri.

Non riesco ancora a credere che sia successa una cosa simile, nella mia casa oltretutto! E pensare che la reputavo il posto più sicuro di tutto il regno. Forse mi sbagliavo.” disse.

Fantastico, si era di nuovo arrabbiato! “Ti prego, fa che non sfoghi la sua rabbia su di me agli allenamenti, specialmente appena gli dirò della collana!” pensai tra me, preoccupata delle sue possibili, e imprevedibili, reazioni.

Non è colpa tua” provai a dire “anzi, deve essere mia la colpa. Se non fossi arrivata qui tutto questo non sarebbe successo.”.

No, per carità non dire così! Non so chi potrebbe avercela con te, ma sono certo ormai al cento per cento, che è qualcuno dei nostri servitori, e scoprirò chi è e lo punirò. Ma l'unica cosa che mi chiedo è perchè? Perchè tu? Che cosa rappresenti per questa persona?”

Non lo so, ma di certo non ha gradito il mio ingresso qui.” accidenti, se solo mi ricordassi i volti che avevo visto il primo giorno qui alla prima cena con tutti loro, forse saprei capire chi mi gettava sguardi di rancore o peggio, di rabbia. Ma, a parte Isis, che non credo sia stata lei, non mi veniva in mente nessuno.

Già. Ma sembra che da quando sei con me in stanza, non sia più successo nulla, o sbaglio?” lo disse, come se sapesse che gli stavo per dire qualcosa di spiacevole, a volte le sue capacità intuitive mi spaventavano!

Così, senza troppi giri di parole, gli dissi quello che avevo visto nella mia vecchia camera quando, io ed Isis, ci siamo divise per cercarlo.

Cosa? Un'altra volta? E mancava qualcosa stavolta?” chiese.

Manca la collana che mi ha donato tua madre, Nefer. Mi dispiace averla persa” dissi con tono di scuse.

Non fa nulla, ma mi chiedo perchè rubarla.” disse lui, anche se mi aspettavo un'altra reazione e non certo una tanto tranquilla. Lentamente si avvicinò a me mentre si sfilò uno dei suoi anelli dalla mano.

Quando fu di fronte a me, afferrò la mia mano destra e, all'anulare, mi infilò uno dei suoi anelli che raffigurava l'occhio di Ra.

Ecco, un po' di fortuna ci vuole di questi tempi; non perderlo!” mi disse sorridendo.

Grazie” dissi un po' sorpresa da quello che era appena successo, non mi aspettavo fosse tanto tranquillo, era successo qualcosa di bello, per caso? Credo, che non lo saprò mai.

Forza andiamo” disse e ci incamminammo verso l'interno del palazzo.

Più lo guardavo più mi sembrava strano quel suo comportamento.

 

Da lontano vedemmo una ragazza con corti capelli neri correre verso di noi, con una certa apprensione.

Finalmente Yami, dove eri finito? Io e Ottavia ti stavamo cercando ovunque!” disse Isis, preoccupatissima per Yami ovviamente.

Ero nel giardino a prendere una boccata d'aria, Isis. Non sono sparito, avevo solo bisogno di riflettere” disse sorridendo, il che era strano: da quando ero li, non mi ricordo di una sola volta in cui abbia rivolto uno dei suoi sorrisi più belli ad Isis, che la fecero immediatamente arrossire.

In quel momento, una fitta allo stomaco sentì, il che era strano, non ne vedevo il motivo, non capivo perchè quella scena mi faceva tanto male. Forse perchè ero abituata alle loro continue discussioni, eppure ero io quella che sosteneva che si amassero e nessuno dei due aveva ancora trovato il coraggio per confessarlo. Istintivamente, portai la mano sinistra sulla destra, esattamente sul dito dove Yami, un istante prima, mi aveva messo l'anello.

Decisi di ignorare quei strani sentimenti che avevo dentro, interrompendo in tempo quel flusso di pensieri. Nel momento in cui Isis, raggiante, parlò.

Ehi, per oggi basta allenamenti, ok? Perchè non ci facciamo un giretto?” disse.

D'accordo. Ma Ottavia non può saltare gli allenamenti troppo spesso, oggi si può fare un'eccezione. Allora che volete fare?” rispose Yami.

Io propongo di portare Ottavia in giro per il paese, finora non è quasi mai uscita da queste mura, portarla fuori le farà bene.”

Sono d'accordo.” disse Yami, ma non con troppa convinzione.

Io non lo ero molto. Onestamente avrei preferito allenarmi, anche da sola. Non avevo voglia di uscire, non sapevo come mai. Ogni giorno immaginavo uscire di li senza dover per forza allenarmi, mentre oggi invece...

 

Pochi minuti dopo, eravamo per le vie del paese a passeggiare, c'era molta gente, e io mi ritrovai a camminare tra Yami e Isis.

Camminammo per un pezzo, fino ad arrivare a quello che chiamavano mercato cittadino.

C'era davvero di tutto: abiti, scarpe, oggetti vari, di tutto, da lontano scorsi anche una bancarella a me famigliare.

Era vuota, sembrava un specie di altare visto dal basso, come uno di quelli che trovavo per il palazzo, mi venne in mente il mio primo giorno in Egitto, e perchè fossi finita li, motivo che da giorni avevo rischiato di dimenticare.

Ehi Ottavia, qualcosa non va?” mi chiese Isis. “Come mai fissi quella bancarella vuota?”

Quella è la bancarella dove l'ho presa”disse Yami al posto mio.

Sul serio?” disse lei, fissando la zona vuota.

Si è vero” diedi conferma io.

Ma come mai ti sei trovata qui?” mi chiese lei, proprio la domanda a cui non volevo rispondere per nessun motivo in particolare, se non quello di mostrarmi davvero come una persona debole.

Non ne voglio parlare” dissi solo, e riuscì a liquidare il discorso.

Isis si allontanò con Yami per mostrargli altro, io rimasi ancora li a fissare il luogo che mi aveva cambiato la vita.

Ripensai a quell'uomo, che me l'aveva rovinata. Ero più determinata di prima a scoprire chi mi volesse fare del male e trovare l'assassino dei miei genitori, niente mi avrebbe fermato, nemmeno le farfalle che svolazzavano da qualche tempo nel mio stomaco.

 

Tornammo dal mercato, Isis aveva fatto grandi acquisti e nemmeno me ne ero accorta, e Yami che la aiutava a portare il tutto.

Sembravano quasi due ragazzi normali visti da così, con la differenza che lei era di famiglia nobile e lui sarebbe stato il suo futuro sovrano.

Dopo cena, prese le sue cose e se ne andò via, noi la accompagnammo fino all'entrata e la salutammo.

Una volta rimasti soli, Yami ed io, tornammo in camera, durante il tragitto, Yami spezzò quel silenzio imbarazzante che si era creato tra noi, per quasi tutto il giorno.

Ascolta, dopo quello che ti ha chiesto oggi Isis al mercato... vedi anche io sarei curioso di sapere come mai sei finita qui in Egitto. A me puoi dirlo lo sai, ti puoi confidare.” mi disse.

Si lo so, ma come ho detto a lei, lo dico anche a te, per il momento, non ne voglio parlare, te lo dirò quando sarò pronta per farlo.” gli dissi, col tono più tranquillo che avessi.

Va bene, spero solo che non sia nulla di brutto o di grave.” io non risposi, mi limitai solo a pensare: “No Yami, purtroppo è qualcosa di molto peggio.”


Eccomi tornata dopo un secolo! ;)
Con Un capitolo di passaggio, oltretutto. Scusate ma mi sto dedicando ad altri due progetti che spero, prima o poi, di pubblicare ;) 
Allora come va? Vi mancava il continuo di questa squallida storia ;) ;) 
Che dite? Che succederà adesso? La solita domanda idiota! ;) 
Scusate se ho fretta, ma vi devo proprio lasciare, da quando sono in vacanza, hopotuto lavorare un pò sugli altri progetti ma non su questa storia!
I'm so sorry! -.-" Don't kill me, please! 
Anyway, alla prossima
i hope as soon as possible! -.-"
Kiss Kiss 
Shana
Ps: indizio titolo next capitolo: Isis e Yami... insieme?

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


 

Capitolo 13. Ancora misteri

 

Nei giorni a seguire, per mia fortuna, ne Yami ne io, parlammo più del mio passato che per lui e Isis rimaneva un mistero, per così dire.

Mi ero ripromessa che prima o poi glielo avrei detto, anche se speravo, allo stesso tempo, di dirglielo il più tardi possibile.

Comunque, dal furto della mia collana, non era più successo nulla di strano ed erano passati altri sette giorni, in cui, i miei allenamenti continuavano e anche gli studi.

Sia Yami che Isis mi stavano mettendo in riga, mi stavano insegnando non solo il loro stile di vita, come comportarmi, imparare e conoscere tutto il regno, ma anche a leggere e scrivere.

La trovavo davvero molto bella come cosa, finalmente anche io sarei riuscita a leggere e scrivere qualcosa, senza il loro aiuto o quello di qualsiasi persona. Anche se, a parte loro due e i genitori di Yami e la servitù, non avevo relazioni sociali.

Yami mi aveva detto che era meglio di no, perchè chiunque avrebbe potuto essere il potenziale ladro e aggressore, ed io non mi ero opposta al suo volere, era troppo pericoloso per me. Anche se avere amici mi sarebbe piaciuto.

Tuttavia, dopo quello che era successo dal mio arrivo, capì che la decisione di Yami era la più saggia: in fondo non sapevo nemmeno io se mi sarei potuta fidare di altre persone o meno.

Negli ultimi giorni, però avevo notato un distaccamento, nei miei confronti, da parte di Yami e non capivo a pieno il perchè. Lo vedevo assente, pensieroso, ma non chiesi mai nulla, non sapendo la sua reazione, o che stava succedendo. Ipotizzai che potesse riguardare il regno e, nemmeno io, mi feci più domande a proposito.

Allo stesso tempo, Isis mi sembrava più allegra, soddisfatta; era sempre più presente nella mia quotidianità. Anche se sapevo non era per me: infatti, notai anche più affiatamento tra il principe e Isis, mi venne qualche dubbio a proposito, ma non osai ficcare il naso più di tanto, anche perchè non erano fatti miei.

Durante gli allenamenti di arti marziali, Yami era sempre più severo e sempre più pretenzioso oltre che violento. A volte arrivava a pochissimo dallo spezzarmi qualcosa, ma se ne accorgeva in tempo, lasciava la presa e se ne andava via dicendo che gli allenamenti, per quel giorno, erano terminati.

Nel frattempo che ripensavo a tutto questo, sulla gradinata del palazzo, fissando le stelle in cielo, qualcuno si sedette accanto a me.

Era Nefer, la moglie del Faraone e la madre di Yami.

Ottavia, cosa ti turba in questi giorni? Ti vedo, triste.” disse, fissando come me le stelle sopra di noi.

Mi piaceva parlare con lei, mi faceva sentire in gradi di poterle dire tutto, mi trasmetteva una tale serenità che mi era impossibile mentire.

Non lo so nemmeno io. Yami è strano ultimamente.” dissi, sperando che lei potesse darmi qualche buon motivo per non preoccuparmi più di quanto avrei dovuto.

E sai il perchè Yami ti sembra così strano?”.

No, credevo fosse per il regno ma ora non ne sono più tanto sicura.”.

Anche io, sai, ho notato un cambiamento in lui. Come se si fosse chiuso in se stesso per trovare delle risposte. Alla fine credo che stia cercando in tutti i modi, il tuo aggressore.” mi disse col sorriso.

Uhm, non so. Non so se dia davvero così.” dissi esprimendo tutti i miei dubbi.

Allora, per te, cosa potrebbe essere?” mi stava chiedendo un parere personale.

Credo sia per Isis, ecco. Da qualche tempo quando li vedo insieme li vedo... felici. E, invece di essere contenta per loro, mi sento vuota.”

Ah credo di aver capito, allora, cosa ti turba davvero.” disse. Possibile che mi avesse capito subito qualcosa, che nemmeno io comprendevo, dopo quella mia frase?

Si e ti assicuro che quando lo capirai, sarai felice anche tu.” mi disse.

Io la guardai con aria interrogativa, facendole capire, che ero sempre più confusa.

Allora mi abbracciò, un semplice abbraccio materno che infondeva in me, tutto il suo affetto e serenità. “Si, te lo garantisco. Sono così felice, sai, che Yami ti abbia trovata.”.

Io mi immersi nel suo abbraccio per sopprimere tutti i sentimenti negativi che avevo in me.

Dopo qualche minuto, Nefer mi riaccompagnò nella mia camera, che era anche quella di Yami, ma lui non c'era ancora. “Meglio per me”, mi dissi.

Ti auguro buonanotte, fai sogni d'oro.” mi disse, baciandomi sulla fronte, proprio come un tempo, non molto lontano, faceva anche Yami, per augurarmi la buonanotte e il buongiorno.

Annuì con la testa e le augurai buonanotte anche io.

Aspetta” la fermai di colpo.

Dimmi”.

Ecco, volevo sapere se sapevi della predizione, Yami me ne ha accennato ma non mi ha mai voluto dir nulla.”.

So della predizione si, ma nessuno mi ha mai detto cosa contenesse. Se lo sapessi te lo direi, credimi, ma purtroppo non posso aiutarti. Ti chiedo perdono, Ottavia.” mi disse, e mi sembrava sincera.

 

Il mattino seguente, mi risvegliai con la sensazione di stare per essere soffocata. La mia sensazione, quando misi a fuoco per bene, erano metà fondati: le braccia di Yami mi stringevano il collo e le sue gambe che avevano intrappolato le mie, non mi lasciavano via di fuga.

Mi ero addormentata che lui non c'era, quindi da dove accidenti era spuntato? E come ho fatto a non sentirlo nemmeno mentre mi stritolava?

Iniziai a pensare di avere il sonno molto più profondo di quanto osassi immaginare.

Provai a liberarmi da quella stretta, ma era troppo forte. Era possibile che non riuscivo mai ad uscire da quelle situazioni imbarazzanti nemmeno quando dovrebbe essere tranquillo, privo di forze?

La risposta mi arrivò subito.

Cosa stai cercando di fare?” disse alle mie spalle. Mi voltai di scatto.

Cosa?” dissi ad alta voce “Dunque era sveglio? Ma da quanto?”.

Non ti libererai facilmente di me.” disse, aprendo gli occhi del tutto, incatenando i miei con uno sguardo molto diverso dal solito che ero abituata a vedere.

Ma che succede?” chiesi, ormai stavo arrivando al limite.

Chissà se potresti capirlo da sola quello che succede.” mi rispose solamente.

Detestavo quando facevano così. Detestavo quando mi rispondevano ma allo stesso tempo, non rispondevano alle mie domande in modo preciso, come se nessuno volesse mai dirmi la verità. Era frustrante. Ed ero anche sull'orlo di una crisi di pianto.

Per non fargli vedere il mio volto, dal quale stavano spuntando le prime lacrime, gli girai le spalle.

Subito pensai che si arrabbiasse per quel gesto, per quel comportamento, invece, sentì che mi liberò e si alzò dal letto. L'ultima cosa che vidi, prima che le lacrime oscurassero la mia vista, fu il suo mantello ondeggiare verso l'uscita.

 

Dopo che mi fui calmata, un momento che mi parve eterno, mi alzai dal letto e mi diressi verso la sala dove tutti si riunivano per rendere omaggio al nuovo giorno e al Faraone.

Onestamente, non avevo nessuna voglia di alzarmi, ne di affrontare la giornata, ne Yami durante gli allenamenti di quel giorno, così come qualsiasi altra lezione che richiedeva la sua presenza.

Mentre stavo camminando per raggiungere la stanza, un brivido freddo, mi percosse dal flusso dei miei pensieri. Mi voltai per vedere se c'era qualcuno, ma nulla, non c'era nessuno in quel corridoio, solo io.

Mi rigirai per tornare sui miei passi, ma rimanendo concentrata su quello che mi accadeva intorno. Non ero per niente tranquilla; in genere, c'era sempre Yami con me, in genere. Questa volta no, ero sola.

Stavo per farmi sopraffare dal panico ma riuscì a rilassarmi in tempo.

Un'ombra mi tagliò la strada. Mi girai nella direzione dove l'avevo vista andare e mi ritrovai davanti ad un uomo, piuttosto malconcio.

Non sapevo chi potesse essere, ma di certo, non era li per omaggiare il Faraone.

I suoi occhi incontrarono i miei spaventati, i suoi invece, avevano una luce strana quasi maligna, e sorridevano, ma non per la felicità.

Si diresse verso di me e capì che non aveva in mente nulla di buono. Allora feci mente locale e mi focalizzai sul mio avversario per mettere in pratica quello che Yami mi stava insegnando. Gli avrei fatto vedere che adesso ero forte e che me la sapevo cavare, quindi quegli allenamenti si potevano interrompere, non perchè io fossi più forte, ma perchè io temevo Yami, temevo la sua forza e violenza che, ogni giorno, sembrava crescere sempre più.

Si lanciò all'attacco con tutto il suo peso, senza dire nulla, ne perchè lo faceva ne altro.

Quindi mi difesi: per mia fortuna non sembrava molto pratico, quindi schivai i suoi colpi con facilità e poi mi decisi ad attaccare, gli sferrai un calcio che lo stese subito. Lo battei con tale facilità che mi venne il dubbio se non ci fosse qualche altra sorpresa. Infatti, in poco tempo, mi ritrovai circondata da una decina di altri uomini, con la stessa espressione dell'altro che... era sparito. Lo cercai, ma non lo trovai più, sembrava essersi dileguato nel nulla. Iniziai a spaventarmi sul serio, ma cercai di mantenere la calma per il combattimento che, di li a poco, mi avrebbe occupata, ed ero sola. Tutta colpa di Yami, perchè mi aveva abbandonata proprio quando avevo bisogno di lui, lo stesso Yami che mi aveva promesso che mi avrebbe sempre difesa in caso di pericolo. Adesso non c'era e non poteva sentirmi e non poteva nemmeno sapere in che guaio mi fossi cacciata ne perchè.


Ehilà! Sì sì lo so, vi aspettavate un altro titolo ed io vi chiedo immensamente scusa. Non so perchè avevo cancellato tutti i titoli dei vari capitoli e quindi non mi ricordo più i titoli che avevo messo. Abbiate pazienza. -.-" Questo è quello che precede il capitolo che vi avevo annunciato nello scorso capitolo.
Confuzione mia! xD
Spero vi piaccia anche questo, breve capitolo. Pubblicherò tutti i capitoli che ho scritto finora, sperando di continuare ed andare avanti con gli altri. Siamo quasi a metà storia, quindi non preoccupatevi, se tutto va bene, la tortura sta per finire. XD
Intanto, andavo avanti anche con altre storie che, prima o poi, spero di pubblicare xD (mi sa più poi che prima xD).
Grazie per chi ha commentato tutti i capitoli precedenti e chi ha aspettato che continuassi! Thank you! xD xD
Spero che continuerete a seguirmi. ;) 
Dopo questo lungo corner, vi saluto e... alla prossima ;) 
Kiss Kiss
Shana

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


 

Capitolo 14. Yami ed Isis... insieme?

 

Continuavo a ripetermi di stare calma, che sarebbe andata bene e invece non potei non ascoltare l'altra parte di me che diceva “Scappa, salvati corri da Yami”; ma la cacciai via, non volevo farmi aiutare, sarebbe stato troppo facile fare sempre e solo affidamento su di lui, almeno non in un momento come quello, non dopo quello che era successo.

Il terrore lentamente svanì per fare spazio ad una nuova emozione provocata dal comportamento del principe in quei giorni nei miei confronti: rabbia.

La stessa che avevo provato quando mi avevano sottratta con la forza dai miei genitori.

Quest'emozione infuse in me anche sicurezza e forza, per affrontare il pericolo erano necessarie.

Quindi fu il momento dell'azione vera e propria, mi avventai sui miei nemici, atterrandoli, e schivai ogni loro tentativo di attacco. Ma peccato che più ne atterravo più ne saltavano fuori, mi chiesi se si stavamo moltiplicando ad ogni attacco, ma mi dissi che non era possibile, mi dissi solo che non mi sembravano così tanti all'inizio. Non finivamo mai ed io stavo esaurendo le forze e furia di calci, pugni e schivate varie. Ero ancora molto goffa, ma questo perchè Yami non mi aveva ancora insegnato le arti marziali vere e proprie, avrebbe iniziato, aveva detto, quanto gli fossi sembrata davvero pronta. A questo punto mi chiesi se stesse bluffando oppure no.

Ma al momento meglio che mi concentrassi sulla battaglia che a lui. Ultimamente era spesso nei miei pensieri anche involontariamente, appariva la sua immagine nella mia testa quando meno me lo aspettavo.

Ma dovevo trovare la forza di cacciarlo e combattere contro quegli uomini che non sapevo se considerare tali.

Ma mi accorsi che ero alle strette, così per prendere tempo decisi di indagare sulla loro aggressione nei miei confronti.

Si può sapere che volete da me?” dissi alzando la voce il più possibile, sperando che qualcuno mi sentisse da lontano.

Loro, in tutta risposta, risero solo fissandomi. Uno di loro, rispose alla mia domanda con solo: “Vogliamo te, sei la chiave per una scoperta che cambierà lo stile di vita del nostro padrone.”. Una risposta che mai mi sarei aspettata e mi chiesi se potesse essere lo stesso che mi aveva aggredita, la prima volta con Isis nei giardini reali.

Ma il pensiero mi costò caro, mi ero ritrovata con le spalle al muro. Negli allenamenti Yami me lo aveva sempre detto: “evita di farti circondare specialmente se ti bloccano tra loro ed un muro”.

Io avevo appena fatto un grosso errore. “Yami, ti prego aiutami!” implorai silenziosamente il suo aiuto sapendo che non lo avrebbe mai sentito. Fu stata anche una richiesta di aiuto involontaria.

Yami...”.

YAMI!urlai con tutto il fiato che avevo in gola.

Ad un tratto, due figure si materializzarono dietro la folla di aggressori davanti a me.

Una vidi che era armata di spada, l'altra con solo i pugni stretti e un lungo mantello a coprire la sua figura.

Il cuore mi si riempì di gioia nel vedere che quella figura era Yami. Era davvero venuto ad aiutarmi, ma la gioia morì alla svelta quando vidi da chi era accompagnato: Isis.

Invece di essere grata per questo, mi chiesi cosa ci facessero insieme.

In un attimo, senza dirsi nulla, senza doversi guardare, attaccarono tutti gli avversari in poco tempo, Isis con la spada volteggiava nell'aria come se fosse la spada a guidarla e non il contrario; Yami, nonostante fosse a mani nude, riusciva ad infliggere colpi quasi letali battendoli con un solo colpo ben assestato.

In pochi minuti, avevano sbaragliato molti uomini. Erano stati straordinari e, per la prima volta, avevo visto la loro vera forza e bravura dopo tanti allenamenti con loro.

Ottavia! Tutto bene?” mi domanda Isis, venendo verso di me.

Si” riesco a rispondere.

Ma cosa volevano da te?” mi chiese.

Io... non lo so” mentì.

Non volevo dire loro quella cosa assurda che mi avevano detto. Voleva no? Ero la chiave per cosa esattamente? Che scoperta? Troppe domande alla quale volevo dare una risposta. E temevo di sapere dove avrei potuto trovarle. La predizione. Peccato che nessuno mi volesse dire nulla e non sapevo il perchè.

Decisi che dovevo parlarne col Faraone, forse sapeva più di tutti quello che diceva al predizione, se non lo sapeva lui!

Anche a Yami avrei potuto chiederlo, ma temevo che la sua non sarebbe stata una risposta del tutto completa e poi non volevo che si preoccupasse troppo solo per delle assurde teorie.

Si può sapere dove ti eri cacciata? È tutta la mattina che ti cerchiamo! Per fortuna, eravamo da queste parti!” mi disse Yami con un tono più alto del solito.

Ma sentilo! In genere era lui che mi alzava, potevo dirgli che era colpa sua che non mi aveva svegliata, che non mi aveva aspettato per andare insieme da suo padre, per fare colazione.

Ma alla fine, mi dissi che era colpa mia, la mia reazione era stata troppo esagerata.

Perchè te ne sei andato senza dire nulla?” chiesi invece, anche se non era quello che volevo chiedere.

Perchè non mi sembravi dell'umore giusto e, onestamente, non lo ero nemmeno io.” disse solo.

Ti aspetto più tardi per gli allenamenti, fino ad allora, starai con mia madre. Di modo che non succeda di nuovo questo.” disse indicando la stanza dove lui ed Isis si erano scontrati.

Andiamo, Isis. Io e te, invece, dobbiamo parlare.” disse e se ne andarono.

 

Raggiunsi la sala del Faraone e gli resi omaggio, come ogni mattina, mi diressi verso la sala, dove ormai tutti, avevano fatto colazione. Ero sola. Mi veniva da prendermi a schiaffi per quello che era successo. Da quella mattina ero intrattabile e non sapevo perchè. Forse era perchè mi stavo preoccupando troppo per quella dannata predizione e non avevo dato più peso a nulla di ciò che mi circondava. La prova? Non mi sono accorta da quando Isis e Yami era così in buoni rapporti; mi chiesi di cosa mai dovessero parlare, ma poi mi dissi che non erano affari miei. Un'altra prova? Quello che era successo tra me e Yami stamattina, non capivo cosa avesse voluto alludere con quella frase e, perchè non mi aveva dato una riposta chiara, me la ero presa un po' troppo, senza sapere a cosa si riferisse e come mai quel comportamento improvviso. Mi ero abituata a quel suo comportamento, ai suoi abbracci improvvisi, che mi davano calore, a quei pochi baci a fior di labbra che mi aveva dato, mi erano rimasti impressi e iniziai a chiedermi, quando mai sarebbe ricapitato. Desideravo che tornasse tutto come prima tra di noi, ma dovevo prima superare quell'ostacolo che era arrivato all'improvviso.

Stavo ancora ripensando a tutto quello che era successo da quando ero lì, quando una figura si materializzò davanti ai miei occhi: era Nefer, bellissima come sempre. Ancora non riuscivo a credere che il Faraone potesse amare qualcun'altra oltre che lei.

Mio figlio mi ha detto tutto” mi disse. Ecco lo sapevo. Cercai di trattenere le lacrime come meglio potevo, e sembrava ci stessi riuscendo.

Tutto quello che è successo poco fa?” chiesi.

Si, esatto. Mi ha detto di accompagnarti fino agli allenamenti”.

Annuì con la testa.

Cosa succede tra di voi?”

Non lo so nemmeno io.” dissi, iniziando a singhiozzare.

Sai, Yami nutre del profondo affetto verso di te. Non so ancora di cosa si tratti di preciso, ma tiene molto a te e credo lo dimostri ogni giorno di più. Non si arrabbierebbe così ogni volta se non fosse così, credimi. Io lo so bene, sono sua madre” mi consolò, con un sorriso.

Grazie” dissi, adesso mi sentivo meglio dopo quelle parole.

Ero contenta perchè mi aveva detto quello che volevo sapere di più: lui non mi odiava e per me quella era la cosa più importante al momento.

Adesso ero pronta ad affrontarlo; sapevo che agli allenamenti avrebbe dato il massimo, lo sapevo perchè ogni volta che era arrabbiato era così, ma stavolta non sarei scappata, ne ero certa. Sapevo che avremmo chiarito quella situazione e questo mi dava forza, volevo credere alle parole di Nefer, con tutta me stessa.

Poco dopo, mi ritrovai davanti alla sala dove si volgevano gli allenamenti, che fossero guardie, il Faraone o il figlio.

Nefer mi salutò con un sorriso raggiante, ogni volta che la guardavo mi ricordava la mamma e ogni giorno ripenso che sono stata felice, in fondo, di essere capitata lì.

Mi feci coraggio ed entrai. Tutti stavano combattendo tra di loro e, verso il fondo della stanza, vidi Yami ma non vidi Isis. Credetti fosse in un punto dove non la vedessi, decisi di non farmene un problema e andai verso Yami.

Finalmente, eccoti” disse smettendo di fare quello che stava facendo, dedicando la sua attenzione a me.

Allora, oggi scapperai da me come sempre?” mi chiese, una domanda che non mi sarei mai aspettata.

No, non scapperò da te.” risposi in automatico.

Lo prometti?” di cosa stavamo parlando esattamente?

Si” vidi un sorriso sul suo volto abbronzato. Uno di quelli che mi faceva stare bene e, d'istinto, sorrisi anche io.

Isis?” chiesi per curiosità.

L'ho mandata via. Abbiamo avuto un'accesa discussione. Ti basti sapere questo” mi disse. Lo trovavo strano. E di cosa esattamente avrebbero dovuto discutere? Spero non di me.

Iniziamo. Da oggi ti insegno le tecniche assassine vere e proprie, quindi preparati. Non sarà semplice.”

Si” finalmente il vero allenamento sarebbe cominciato. Non sapevo se era per quello che era successo stamattina, ma ne ero felice, mi sarei potuta difendere da sola e anche, perchè no, difendere le persone che erano divenute importanti per me.

Dunque, iniziamo dalla posizione iniziale. Mettiti così” mi disse e intanto mi sistemò nella posizione corretta: mi mise su un lato, mi mise il braccio sinistro in modo tale da coprirmi il seno e, il braccio destro, disteso con la mano rivolta verso il basso, come nella sinistra. La gamba destra era distesa, di modo da toccare il suolo con la punta delle dita dei piedi e l'altro messa subito dietro leggermente flessa ma appoggiando il piede al suolo completamente.

Questa posa ti permette di essere, non solo agile, ma anche per difenderti in modo efficiente. Senza però perdere colpi. Come puoi notare sei in una posa molto morbida, non sei tesa. Questo permette un discreto vantaggio. La mano sinistra va usata per protezione, quindi per difesa mentre la destra per attaccare.” mi spiegò.

Dopo di che, lui si mise di fronte a me, nella stessa posizione.

Adesso proverò ad attaccarti, non in modo violento ma giusto quello che serve per mostrarti come devi parare e come puoi attaccare.”

Quando devi parare un colpo diretto, poni il braccio sinistro in avanti, tirando indietro il destro, potrà sembrare innaturale, ma poi più avanti ti sembrerà giusto così. ” feci quello che mi aveva detto, e in effetti, innaturale lo era, ma aveva un vantaggio questa posa: mi permetteva, oltre allo schivare e parare colpi, di lanciarmi all'attaccò finché il mio avversario era flesso verso di me. Aveva ragione.

Facciamo una prova” disse.

Mi tirò un pugno, anzi più che pugno una specie di schiaffo col dorso della mano, e io , istintivamente, feci quello che mi disse, misi il braccio sinistro più avanti del destro e parai il suo colpo, con un altro schiaffo, per così dire.

Era stato semplice e mi sentì realizzata.

Avevo parato un suo colpo senza scappare.

Bravissima, esercitiamoci su questo per un po'; facciamo un passo per volta.”

Andammo avanti per tutto il tempo ed io, per una volta, finiti gli allenamenti, avrei tanto voluto continuare, solo per poter stare con lui.


Eccoci qui ;) 
sto pubbliando, come promesso, tutti i capitoli che ho scritto finora, e sto andando avanti anche, finalmente ;) 
Allora che ne dite di questo capitolo: è confuso, carino, decente, troppo corto? xD ditemi ditemi ;)
Grazie per chi mi segue sempre, scusate se ho fretta, ma devo scappare ;) 
Spero vi sia piaciuto almeno un pò, aspetto commenti vari ;) 
Secondo voi, che accadrà ne prossimo capitolo, il cui titolo è
Segreti e Sentimenti? :) 
domani dovrei postarlo, credo. 
Intanto vi saluto, 
Alla prossima
Kiss Kiss

Shana

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15. Segreti e Sentimenti

 

Dopo aver mangiato, io e Yami percorremmo del vie del regno, doveva fare il solito giro per conto di suo padre perchè bloccato in altri affari.

Isis non si era più fatta viva e iniziavo a credere che avessero litigato seriamente.

Cosa c'è Ottavia?” mi chiese lui.

Mi chiedevo come mai non avessi ancora visto Isis da stamattina.” risposi in tutta onestà.

Al momento Isis ha altri affari da sbrigare. Oggi ne abbiamo parlato e siamo d'accordo che per un po' non si farà più viva.”

Capisco. E per quanto?”

Ha promesso che non si sarebbe più fatta viva per molto tempo, ma non ha specificato per quanto. Inoltre non mi ha fornito una motivazione valida. Ma eravamo d'accordo da giorni, per questo era sempre con me. Capito?”

Oh si. Ma quale potrebbe essere il motivo che l'ha spinta a questo?” chiesi, la notizia suonava assurda e illogica quanto strana.

No è tutto troppo strano. Non si è mai comportata così, spero che quando torni mi sappia dare una spiegazione valida.”

Davvero non ha motivato questa sua scelta?”

No, ha detto solo un 'mi dispiace' poi è scoppiata in lacrime e poi è corsa via.”

Era strano, forse anche troppo: mi continuavo a chiedere cosa le fosse preso. Ma più ci pensavo più non vedevo una risposta al suo comportamento. Era così misteriosa.

Continuammo il giro e, nel frattempo, Yami vedeva che i lavori per il padre erano quasi del tutto terminati: stimarono che in meno di un anno avrebbero finito il tutto, sfinge, piramide e statue. Erano numerosi a lavorare, per di più schiavi ebrei, così mi aveva detto Yami, li avevano presi e messi ai lavori con tutti gli altri. Alcuni soldati erano a seguire i loro lavori da vicino. Se non eseguivano gli ordini o si fermavano venivano severamente puniti. Mi chiesi se, non mi avesse preso il Faraone sarebbe potuta essere quella la mia fine. Ma notai che, ai lavori forzati, erano solo uomini, le donne, mi spiegò Yami, erano tutte a svolgere lavori di sartoria o, comunque, lavori all'interno del palazzo: cucina, bagni, e così via.

Gli schiavi, tra l'altro, vivevano alla periferia, lontano dalla gente comune. C'era molta crudeltà in questo, ma non poteva farci nulla; erano le loro abitudini, non potevano essere modificate. Forse qualcuno di loro, prima o poi, si sarebbe ribellato, e allora cosa sarebbe successo? Era una remota possibilità, ma pur sempre qualcosa da non sottovalutare, glielo feci presente a Yami e lui mi rispose: “Anche se fosse, non potrebbero fuggire, hanno scelto questo altrimenti sanno che morranno, non hanno niente. Gli abbiamo dato quest'opportunità e devono esserne grati.” tutto qui fu quello che mi disse ed io non insistetti oltre sull'argomento.

Dopo il giro, Yami mi portò in riva al loro fiume: il Nilo.

Credo di averti già detto del nostro fiume. Per noi è molto importante: costituisce la fonte della nostra vita. Grazie ad esso, noi irrighiamo campi per le coltivazioni, lo possiamo navigare e pescare quello che ci offre come cibo. Per noi equivale ad un Dio. Ogni giorno ringraziamo per questo dono immenso.”

Cosa c'è più avanti?” chiesi.

Oltre c'è ancora una parte del nostro regno e poi il deserto, ma laggiù mio padre vorrebbe far costruire un qualcosa per i Re d'Egitto, come lui, come lo sarò io in futuro e come lo saranno altri dopo di me.”

Sorrisi, era un bel progetto e speravo di vederlo compiuto.

E come lo chiamerete? Visto che ogni posto ha un nome qui.” chiesi.

Pensavo a La Valle dei Re, che ne dici?”

Suona bene” dissi.

Già intendo chiedere a mio padre di iniziare al più presto la costruzione, ma non vorrei nulla di appariscente, solo costruzioni che ci fornisce il paesaggio. Ma mi serviranno numerosi schiavi e architetti per questo progetto.”

Sono sicura che non avrete problemi in questo” dissi sopo aver visto la loro moltitudine di schiavi.

Mi hai convinto: oggi lo proporrò a mio padre.” disse eccitato all'idea ed io speravo solo che questo suo sogno si realizzasse anche se non sapevo a cosa sarebbe poi servita.

 

Ero contenta di averlo potuto aiutare, per una volta. Ero riuscita in qualcosa, qualcosa per lui.

Arrivati a palazzo, lui si diresse in fretta e furia verso le stanze del padre ed io andai verso i bagni per il consueto rituale prima di mangiare.

Incontrai Nefer per strada e andammo insieme.

Allora come è andata oggi? Si è conclusa bene, immagino.”

Si esatto, adesso va molto meglio. Ma è tutto merito delle tue parole, senza di esse non ci sarei mai riuscita.” dissi.

Non ho nessun merito, ma è tutto tuo: dovevi solo trovare la risposta dentro di te, io ti ho solo dato un piccolo consiglio per trovarla.” disse raggiante.

I suoi sorrisi mi ricordavano molto quello di Yami, adesso sapevo da chi aveva preso quel suo carattere sorridente e raggiante e quei suoi sorrisi incantevoli.

Rivedevo in Nefer tutti quei dettagli che apprezzavo in Yami. Erano così simili.

Entrammo nel bagno mentre tutte le altre donne si stavano già preparando per immergersi nell'acqua piena di schiuma.

Io e Nefer ci spogliammo dei nostri abiti, semplici e di colore bianco, vennero poi presi e portati a lavare e sostituiti con degli altri puliti ma uguali ai precedenti.

Ci immergemmo nell'acqua, lontano dalle altre donne che non facevano altro che ridere e parlottare tra loro di cosa non si sa. E comunque non ci tenevo a saperlo.

Allora, Ottavia. Oggi è andata bene, immagino.”

Si esatto, oggi ha iniziato a insegnarmi le arti assassine vere e proprie e abbiamo fatto il giro del regno per conto del Faraone.”

Capisco, oggi era molto impegnato con alcuni dei suoi servitori più fedeli, ed è stato con loro tutto il pomeriggio. Poi ho visto Yami correre verso di lui dicendoli che doveva parargli di affari. Ne sai qualcosa?”

Oh si, vorrebbe iniziare il progetto della Valle dei Re, ne aveva già parlato con suo padre, mi sembra e voleva iniziare subito la costruzione.”

Capisco, vuole iniziare a prendersi le sue responsabilità; credo che il Faraone accetterà di buon grado, se sarà Yami a prenderne le redini.”

A proposito, non vedo più Isis da oggi, come mai?” chiese Nefer curiosa. Non credo sapesse la storia, quindi decisi di dirle quello che mi aveva detto Yami quel pomeriggio.

Capisco, si in effetti è molto strano il suo comportamento, non si è mai comportata così, e come se stesse cercando di redimersi da un peccato commesso.”

Eh?” in tutta onestà, non avevo capito bene quello che avesse detto, ma non ci feci caso e nemmeno lei, la quale mi rispose con un sorriso.

Tranquilla, credo che la rivedremo molto presto.” disse fiduciosa.

Amavo il suo modo di fare, era una donna fantastica, aveva piena fiducia in tutti cosa che nessuno faceva. Non parlava mai a sproposito e aveva sempre buone parole per tutti quanti: era una splendida consorte per il Faraone, mi chiedi se l'avesse scelta, insieme ad altre, per queste sue qualità. Le aveva donato anche un figlio maschio ed erede, che mi avevano detto, era quello che cercava un Faraone in una moglie: l'assicurazione che gli desse un erede, maschio che potesse prendere poi il suo posto.

Dopo che la maggior parte delle donne fu uscita dal bagno, anche io e Nefer decidemmo che forse era meglio iniziare a prepararsi.

Ci infilammo i vestiti precedentemente preparati per noi, Nefer fu aiutata a mettere tutti i gioielli per l'occasione, essere moglie del Faraone comportava un certo atteggiamento e anche essere sempre perfetti ed eleganti credo che fosse importante: Nefer era impeccabile.

Era gentile persino con le sue serve che aveva sempre con sé, come Yami con me, forse questo comportamento glielo aveva trasmesso lei. Nessuna, comunque, si è mai lamentata di lei, anzi.

Pronta?” mi chiese, interrompendo il flusso dei miei pensieri e delle moltitudini di aggettivi che le stavo affiancando.

Sì” ed insieme andammo verso la sala da pranzo, dove sarebbe stato servito l'ultimo pasto della giornata.

Mentre camminavano verso la sala, Nefer mi fece una strana domanda.

Ottavia”

Sì?”

Hai capito cosa provi per Yami?”

Eh?”


Ciao ;), come promesso, ecco il capitolo 15 ;) 
Allora, come vi è sembrato? Lo so,  è un pò cortino, ma vi prometto che quello dopo sarà più lunghetto ;) 
Allora, impressioni? Vi aspettavate un comportamenti simile da parte di Isis e Yami?
Nel prossimo capitolo, secondo voi? Cosa accadrà? Ottavia troverà risposta a quella domanda di Nefer? e quale potrebbe essere?
Intanto vi svelo il titolo:
Segui Il Cuore, Lascialo Decidere. ;) 
Che ve ne pare?
Io vi saluto, sono arrivata a pubblicare tutti i capitoli già scritti con quello di domani, quindi, non so quando pubblicherò il 17esimo, che sto scrivendo.
Spero al più presto ;) 
Come lo finisco, lo pubblico, I promise! ;)
Alla prossima
Kiss Kiss 
Shana

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


 

Capitolo 16. Segui il cuore, lascialo decidere

 

Non ero sicura di aver capito a pieno la domanda di Nefer. La guardai per un momento con aria interrogativa, mi ero anche fermata mentre lei era avanzata ancora di un paio di passi.

Ah, fa finta che non te lo abbia chiesto, ok?” mi disse, sorridendo e proseguimmo.

Peccato che non potevo fare finta di nulla, almeno non del tutto.

La sua domanda era nella mia testa per tutta la durata della cena.

Tutti chiacchieravano allegramente, io, invece, accanto a Yami, come sempre, me ne stavo in disparte. Lo guardai senza farmi notare, cercando di concentrarmi su di lui, isolando tutto il resto, chiacchiere, posate che sbattevano sui piatti e sul tavolo, bocche che masticavano il cibo, risate rumorose, sedie che si muovevano ad ogni movimento della persona seduta sopra, tutto.

Mi concentrai sul mio cuore, se i battiti, in sua presenza aumentavano oppure no.

La mamma una volta mi aveva spiegato che, se vedevo una persona che mi faceva battere troppo forte il cuore, potevano esserci poche scelte: o perchè avevo paura di lui, o perchè ero in pericolo con quella persona, oppure, semplicemente, la amavo, più di qualsiasi altra persona al mondo.

La voce della mamma mi raggiunse e, nella mia testa, arrivarono le sue parole: “Segui sempre il tuo cuore, Ottavia. Lui sa sempre quello che vuole, lui sa sempre decidere al posto tuo. Quando ti parla, ascoltalo. Sa sempre quale sia la cosa giusta da fare. Spero che tu, un giorno, non molto lontano, possa trovare una persona la cui sola presenza basti per alleviare ogni tuo dolore; solo così capirai che, quella, è la persona giusta.”

Sapevo che aveva ragione, era così che aveva capito che papà era la persona che più amava. Stavo cercando anche io la stessa risposta con Yami, perchè, anche se solo indirettamente, Nefer mi aveva fatto capire che mi stavo facendo anche io la stessa domanda: cosa provo davvero per lui? Gratitudine, amicizia profonda, grande rispetto o, forse, poteva essere, amore?

Avevo sempre una gran confusione quando si trattava di lui, la sua presenza mi faceva sentire a mio agio, sì, questo era vero, ma non me ne sapevo spiegare il motivo reale. E, avevo deciso, che era il momento di capirci qualcosa.

Il solo pensare a lui, mi faceva battere il cuore, sapevo che volevo stare sempre dove era lui, quando lui non era vicino a me, mi sentivo persa, senza speranze.

Si, forse avevo capito, avevo trovato la risposta. La mamma mi aveva insegnato come riconoscere i vari sentimenti, stavo sfruttando tutto quello che mi aveva insegnato, e, grazie ad esso, avevo capito.

Solo allora, mi resi conto che avevo chiuso gli occhi, davanti a me, quando li riaprì, c'era il volto sorridente di Nefer: sì, lei sapeva che avevo capito. E le sorrisi a mia volta, per rispondere a quella domanda.

Ritornai a guardare Yami, che mi guardava con aria interrogativa; per dirgli che era tutto a posto, non scelsi le parole, no, ora che ero conscia dei miei sentimenti, mi sembrava imbarazzante anche solo guardarlo in volto; scelsi un sorriso, timido ma era pur sempre una prova che non mi ero addormentata sul piatto!

Ora che lo sapevo, avrei voluto dirglielo, avrei voluto comunicargli questa mia scoperta, ma era troppo recente il fatto che me ne fossi resa conto solo allora. Decisi di non dirgli nulla, stargli accanto mi bastava. E poi ero proprio io che appoggiavo luna sua riappacificazione con Isis.

Oddio che confusione!

Continuai a mangiare, lentamente per rifare mente locale. Yami aveva ripreso a parlare con suo padre di questioni che solo loro sapevano. Non aveva più accennato ad Isis, non sapevo se lui sapesse molto più di quanto mi avesse detto, oppure quello che mi aveva detto era tutto quello che sapeva della sua temporanea sparizione.

Non sapevo nemmeno se altri lo sapevano. Mi chiesi se avesse anche solo una minima idea di dove potesse essere, se avesse voluto rincorrerla per chiederle maggiori informazioni sul suo comportamento o per dirle quello che provava per lei.

Finito la cena, Yami mi fermò per avvertirmi di un contrattempo:

Perdonami, ma inizia ad andare tu per prima in camera, ti raggiungo. Devo parlare con mio padre ed altre persone di una questione importante sul regno. Faccio presto, lo giuro. Tu vai e fai attenzione.” mi disse e corse verso su padre ed un altro gruppo di persone.

Un grande senso di vuoto mi pervase. Succedeva ogni volte che si allontanava da me.

Ecco un'altra prova, mi dissi.

Invece di dirigermi verso la camera che condividevo con Yami, andai fuori a vedere le stelle. Mi piaceva andare li, mi aiutava a pensare meglio e mi riappacificava il cuore.

Come vidi il cielo pieno di stelle, mi sentì subito meglio. Mi sedetti sulla gradinata, come avevo già fatto una volta, e osservai il cielo sereno.

Mi chiedevo se, da lassù, i miei genitori mi potessero vedere, sostenere; se la loro anima era con me, sempre.

Sarebbe stato gratificante sapere che, dopotutto, loro erano sempre con me, e che non mi avevano lasciata completamente.

Dopo che mi sentì meglio, andai in camera e non mi sorpresi di trovarla vuota. Si vede che avevano molto di cui discutere.

Mi coricai per prima, sfiorando l'anello che mi aveva donato solo il giorno precedente. Era bellissimo e l'avrei custodito molto gelosamente, infatti, quando mi addormentai era sempre al mio dito, con l'altra mano che lo accarezzava.

 

Il mattino seguente, quando mi risvegliai, mi sentivo accaldata. Sì, faceva caldo fuori, ma io avevo davvero troppo caldo. Lentamente aprì gli occhi e, allora, conobbi la causa del mio sbalzo di temperatura: Yami era sdraiato accanto a me, con un braccio attorno alla mia vita. Dormiva ancora, stavolta ne ero certa: la sua espressione era rilassata, chissà cosa sognava. Si vedeva che, come era arrivato, si era coricato e si era addormentato subito, il fatto che indossasse ancora i vestiti della sera precedente ne era una prova; aveva anche il mantello che aveva disegnato su di lui e, in parte anche su di me, una perfetta coperta.

Si vede che avranno fatto tardi. Chissà cosa avrà detto del suo progetto de La Valle dei Re? Sperai davvero che fosse andata bene, avrebbe fatto qualcosa che lo avrebbe reso fiero, ne ero certa.

Rimasi a guardarlo mentre dormiva, era la prima volta che mi capitava. I suoi capelli neri ondeggiavano alla leggera brezza del vento mattutino e il sole li faceva splendere, le sue labbra rosee erano in evidenza sul suo incarnato scuro. Aveva la bocca leggermente socchiusa e si potevano vedere i denti bianchi.

Non mi resi conto che si stava per svegliare, non mi accorsi subito dei minimi movimenti che faceva con le mani e con le dita. Non aveva cambiato espressione.

Lo stavo lodando come un Dio e lo sapevo bene, ma mi sembrava stupido non farlo: dopo mio padre, era il ragazzo più bello che abbia mai visto, e forse anche l'unico.

Se si fosse svegliato in quel momento, sarei morta per l'imbarazzo. Non avrei retto le sue battute e il suo sguardo allo stesso tempo.

Non scappi stavolta?” gli sentì dire, e io per poco, non sobbalzai per lo spavento e la sorpresa: mi aveva giocata ancora.

No” riposi, spostando però il mio sguardo verso il basso, verso il suo torace, per nascondere il mio imbarazzo.

Bene, ci alziamo? Oggi sono contento, quindi ci alleniamo di prima mattina” disse.

Eh?” No, di prima mattina combattere no!

 

Dopo tutti i rituali mattutini, ci dirigemmo verso la palestra. Ancora non mi aveva detto nulla su cosa si fossero detti lui e suo padre ieri sera, e, soprattutto come aveva trovato il suo progetto.

Quando arrivammo, per prima cosa, si tolse il mantello: l'ultima volta che lo aveva fatto, non era stato un allenamento leggero.

L'ultima volta abbiamo visto l'arte marziale assassina vera e propria, e per la precisione, la difesa. Oggi, invece, mi attaccherai.”

Era uno scherzo, vero? Non lo avevo mai attaccato prima, e poi non sapevo nemmeno come fare per attaccare. Mi voleva proprio a pezzi!

Avanti, in posizione. Attaccami con tutta la tua forza, non mi farai del male.” continuò.

Certo che non gli farò del male, la mia forza è quasi del tutto inesistente.

Avanti, fammi vedere come ti sei difesa l'altro giorno. O sei scappata anche da loro?” mi stava provocando; lo faceva per farmi innervosire e per indurmi all'attacco.

E io ci cascai, perchè mi aveva fatta innervosire davvero; non tanto per la frase ma per il tono con cui me lo aveva detto e di come, mi volesse dire, “siamo dovuti intervenire io ed Isis”, no questo non lo accettavo.

Decisi di attaccarlo, come avevo fatto con le persone che mi avevano aggredita solo due giorni prima.

Mi scagliai contro di lui con tutta la mia forza, utilizzando i consigli che mi aveva dato il giorno prima: cercai di stare il meno tesa possibile, per evitare di perdere l'equilibrio appena mi avrebbe contrattaccato, schivando così i suoi colpi più in fretta.

Facevo molta fatica, dovevo ammetterlo: ogni calcio, pugno che fosse, lo mancavo sempre. Schivava ogni mio tentativo, non capivo mai come facesse. O forse ero io quella negata per questo genere di cose. Mi chiesi se, un giorno, sarei diventata brava come lui. Ci speravo sempre; anche solo colpirlo una volta, sarebbe stata una grande soddisfazione.

Andiamo, non credo che tu ti stia impegnando.” mi disse, dopo qualche minuto che provavo a colpirlo. “Te la sei cavata alla grande prima che intervenissimo, come mai con me non ci metti lo stesso impegno? Su, sono un avversario qualunque, in fondo.”

Non esattamente, sarà perchè tu, forse, per me, sei molto speciale e questo mi blocca.

Ed era vero. Non riuscivo a combattere bene contro di lui perchè semplicemente non lo consideravo come un pericolo.

Nonostante tutto quello che fosse che accaduto tra di noi, non riuscivo ad esserne spaventata, come credevo di esserlo all'inizio. Persino quando le sue labbra avevano incontrato le mie, quelle poche volte, non mi aveva dato fastidio, anzi, mi aveva fatto sempre piacere, in un modo o nell'altro.

Quanto avrei voluto che lo rifacesse, anche se forse si prendeva gioco di me nel farlo, io, mi ero resa conto, di averne un disperato bisogno: di sentire ancora il suo calore su di me.

Certo, scusa.” dissi solamente, e riprendemmo gli allenamenti, come ogni giorno.

 

Il resto della giornata passò, come tutte le altre, tra allenamenti, doveri del giovane principe e i momenti rilassanti con Nefer nei giardini reali, scortate dalle guardie, in caso ci fossero stati problemi.

Nefer era sempre molto comprensiva con me, sentivo che con lei, avrei potuto dire tutto quello che mi turbava, che mi rendeva felice lo triste, perchè sapevo che lei avrebbe capito e mi avrebbe saputo consigliare. Lei era come la mia seconda mamma, per me.

Infatti, quel pomeriggio, quando mi chiese chi fossi e da dove venissi e come avevo fatto a trovarmi con un commerciante di schiavi, gli dissi tutto quello che mi ero tenuta dentro, fino a quel momento, persino le lacrime che avevo cercato di trattenere, scesero. Credevo di aver pianto tutte le mie lacrime, ma mi resi conto, che ne avevo ancora molte da versare.

Lei mi abbracciò e il suo dolce profumo mi invase. La sua veste candida si macchiò delle mie lacrime, ma sembrò non importarle e non credevo perchè tra qualche istante si sarebbe cambiata. Lei era semplicemente così e non c'era altro da aggiungere.

Sperai davvero di poter stare al loro fianco per sempre, lo speravo davvero tanto.

Per favore,” la supplicai “non dire nulla di questo a Yami, a nessuno”

Ma certo, puoi stare tranquilla. Il tuo segreto con me è al sicuro. Sfogati pure quanto vuoi, sembra strano, ma piangere e parlare con qualcuno allevia il tuo dolore. Non sparirà, non dimenticherai mai quello che è accaduto, ma ti aiuterà ad essere più forte, per loro. Ti hanno chiesto di vivere e lo stai facendo, non pensare mai che stai sbagliando. Fallo, è quello che vorrebbero. Avrei voluto conoscerli, sai, per ringraziarli di averti messo al mondo e per averci fatto incontrare.”

Anche io sono felice di essere qui con tutti voi.”

Allora, ieri sera mi pare che tu abbia trovato una risposta a quella domanda. Glielo dirai?” mi chiese, come immaginavo, lei mi leggeva la mente e non sapevo come facesse. Forse era per il fatto che era una madre, anche la mia sapeva quando ero triste e quando ero felice per qualcosa.

Non lo so, ho paura di come potrebbe rispondere o reagire.”

Se non provi non lo potrai mai sapere. Cosa vorresti che dicesse?”

Vorrei solo che non mi odiasse e che mi permettesse di continuare a stare qui, con tutti voi.”

Allora diglielo, tranquilla, non te ne pentirai e la risposta non ti spaventerà.”

Va bene” Grazie, Nefer, non dimenticherò mai le tue parole. Mi danno sempre la forza di fare quello che, normalmente non avrei mai il coraggio di fare.

Non sapevo perchè, improvvisamente, avevo pensato ad una frase simile, come sarebbe potuta sparire da un momento all'altro.

Non sapevo se, a formulare quella frase, era stata la mia mente o il mio cuore.

 

Finito di cenare, Yami mi colse alla sprovvista.

Non sapevo come mai, ma sembrava che mi avesse letto nel pensiero: volevo dirgli sei miei sentimenti, quelli che provavo quando ero con lui, e lui, anticipandomi, mi disse: “Che ne dici di una passeggiata qui nei dintorni?”

Va bene” mi voltai, istintivamente verso Nefer che mi sorrise e scosse il capo in senso di consenso: che fosse opera sua? In fondo, l'avevo vista parlare con Yami prima di cena.

Credo che non lo avrei mai saputo: sia madre che figlio, erano bravi a fare i misteriosi e mantenere segreti.

Uscimmo insieme da palazzo, andammo verso il deserto, prendendo un cammello con noi, mi aveva detto che erano bravi a ritrovare la strada di casa. Sicuramente, non ci saremmo persi.

Poco più avanti c'è una piccola oasi, non ci allontaneremo molto, torneremo prima di mattina a palazzo”, continuavo a non capirne il senso. Non mi diceva molto con quella frase.

Che cosa ha in mente?, mi chiesi: con lui era tutta una sorpresa.

Era ormai notte inoltrata, ma si vedeva ancora abbastanza, grazie al chiarore della luna. In sé, non faceva molta luce, ma Yami aveva pensato di portare una torcia per illuminare meglio il cammino.

Fu di parola, non andammo molto lontani, lo dimostrava il fatto che avevamo camminato per poco tempo. L'oasi era piccola, ma molto confortevole: c'era un albero di palma e un piccolo stagno di acqua purissima. Yami legò il cammello alla palma e lui si accucciò, sonnecchiando. Lo aveva messo vicino alla pozza di modo che potesse bere senza doversi spostare molto.

Io mi sedetti dall'altra parte, di modo da rimanere di fronte al cammello.

Yami mi raggiunse, sedendosi alla mia destra.

Iniziavo a sentirmi davvero nervosa per la situazione che si stava per creare: noi due soli, in un'oasi lontana da occhi indiscreti; cosa sarebbe successo? Come mai mi aveva portata lì? Decisi di togliermi il pensiero e arrivare dritta al sodo.

Come mai siamo qui?”

Perchè è ora che io e te parliamo.” disse, senza voltarsi verso di me, con lo sguardo ancora rivolto verso il cammello.

Di cosa?” non capivo, di cosa voleva discutere?

Di me, di te. Su quello che sta accadendo, insomma, tra noi. Non puoi negare che non ci sia nulla.” disse, stavolta guardandomi dritta negli occhi; uno sguardo che non fui capace di sopportare; mi voltai verso il cammello. Avrei potuto confermare tutto, dirgli di quello che provavo, ma la paura mi assalì.

Cercai allora di farmi coraggio, decisi di affrontarlo, il suo sguardo, quando mi voltai, era ancora sui di me. Aspettava che gli rispondessi, sperai solo che non se ne sarebbe pentito una volta saputa la verità.



eccomi qui, finalmente ;) 
scusate l'attesa, ma eccovi qui il sedicesimo capitolo e sto già lavorando al successivo.
All'inizio mi sembrava troppo lungo per questo l'ho spezzato qui, scusate ;) 
Ma sento di aver fatto bene a farvi penare ancora un pò! ;) 
Allora, vi è piaciuto? cosa pensate accadrà adesso? di cosa devono parlare? cosa si diranno? ;) 
Su ho voglia di sentire le vostre ipotesi prima di pubblicare il prossimo capitolo, che si intitolerà:
Una Nuova Conoscenza. 
Di chi si tratterà secondo voi? Perchè salterà fuori, questo personaggio solo adesso? cosa vorrà? Basta basta, sto dicendo troppo!
Basta spoiler, Shana xD
Be al prossimo capitolo ;) 
Grazie chi ha recensito e letto i precedenti capitoli  ;) 
Kiss Kiss 
Shana

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17. Una nuova conoscenza

 

Hai ragione, infatti non lo nego.” riposi. Mi ci volle molto per pronunciare quelle poche parole.

Bene, e sai il perchè? Cosa potrebbe essere? Quando si tratta di te, non riesco più ad essere razionale e prendo decisioni avventate seguendo solo il mio istinto.” mi disse.

Sembrava che, come me, ci avesse pensato molto a quella faccenda; pensavo di essere solo io quella a doverci pensare sul serio.

Poi ci sono arrivato. È stato quando ti ho vista la prima volta negli occhi che qualcosa, dentro me, è scattato. Furono i tuoi occhi a convivermene. Da quel momento, non vedevo l'ora di trascorrere ogni giornata con te. Speravo che saresti rimasta al mio fianco per sempre. Quello che è successo, e che continua a succedere di tanto in tanto, è solo una conseguenza. Ho cercato di trattenermi, ma è stato inutile: più mi trattenevo, più ti volevo.”

Non credevo a quello che sentivo: forse, avrebbe accettato i miei sentimenti, ma...

E con Isis?” dissi, ma mi tappai la bocca subito dopo, come mi era venuta una domanda simile?

Lei è stata solo una cotta della mia adolescenza, non ho mai avuto il desiderio di toccarla, si stare sempre con lei, come quando sono con te. Anche adesso che siamo qui, faccio fatica a trattenermi. Per questo, non riesco a guardarti egli occhi come dovrei” disse, ma a me sembrava il contrario. Ero io quella in imbarazzo, infatti.

Ma mi hai dato ragione, poco fa, quindi anche per te è così?” mi chiese, come se coltivasse qualche speranza che rispondessi come lui si aspettava.

Bé, ecco, all'inizio non ne ero sicura, ma non capivo perchè mi sentissi persa ogni volta che non c'eri, e perchè, agli allenamenti, non riesco mai ad attaccarti sul serio. Perchè se non sono accanto a te, non mi sento a mio agio, perchè sto così bene con te.” dissi, senza però guardarlo troppo: non sarei mai riuscita a dirglielo sennò.

Cosa stai cercando di dirmi?” disse, nella speranza di spronarmi a dire la frase più difficile, che avessi mai dovuto pronunciare ad una persona, nella mia vita.

Sto cercando di dirti che... io... insomma, la tua sola presenza mi fa sentire bene, allevia tutti i miei dolori, scaccia via la mia tristezza. Credo di, ecco, essermi innamorata di te.” dissi, voltandomi di scatto di modo che non vedesse il mio viso, pronto per chissà quale reazione.

Rimase muto per un pezzo, ed io stavo letteralmente impazzendo. Non sopportando più la situazione, stavo per alzarmi per andare via, avevo capito che la mia confessione non era stata gradita.

Feci per alzarmi, ma lui mi afferrò per un braccio, mi tirò indietro, verso di lui, ed io mi ritrovai seduta sulle sue gambe, a guardarlo dritta in faccia.

Non sapevo se era colpa della torcia o per il fatto che lui mi stava abbracciando in quell'assurda posizione, ma mi sentivo andare letteralmente in fiamme.

Allora siamo in due” mi disse e, dalla voce, sentivo chiaramente che stava sorridendo.

Non credetti alla frase che aveva appena pronunciato! Lui, davvero, provava quello che provavo io? Era un sogno, mi sentì sollevata, mi sentivo leggera. Mi lasciai cullare dalle sue braccia ancora per un po', a sentire il suo profumo che mi ricordava il deserto che ci circondava; dune e dune di sabbia erano gli unici testimoni di quello che ci eravamo appena detti.

Finchè non sentì che le sue labbra iniziarono a sfiorare il mio collo, lasciandomi scie di baci lungo tutto il collo; iniziavo a vibrare, strane sensazioni si insinuarono in me, qualcosa che non avevo mai provato prima stava chiudendo ogni porta che conduceva alla mente che diceva che era tutto sbagliato, di fermarsi; chiusi quelle porte e mi lasciai portare da lui, dal mio cuore e da quelle nuove sensazioni che mi facevano vibrare di piacere, tutto pur di non staccarmi da lui, dal mio principe.

Le sue braccia mi avvolsero completamente, in una stretta molto più forte di quella precedente, quasi possessiva, come se non volesse che scappassi.

La sua bocca raggiunse il mio orecchio, dove si appoggiò con le labbra e mi sussurrò:

Io ti amo, voglio che rimani con me per sempre. Non lasciarmi, non tradirmi. Resta al mio fianco per sempre. Sposami, diventa mia, diventa mia moglie.”

Mi stupirono talmente tanto quelle parole che mi voltai verso di lui; aveva una strana luce negli occhi e il suo sguardo si spostava dai miei occhi alla mia bocca.

Dischiuse le labbra, avvicinò con delicatezza la mia testa verso di lui, socchiuse gli occhi e io, invece, li chiusi. Era da tanto che volevo che ricapitasse una cosa simile, ma non sapevo che aspettarmi. Ma mi fidavo di lui, ciecamente. Mi lascia portare da lui. Dipendevo da lui, il mio corpo seguiva il suo.

Portai le mie mani sulle sue possenti spalle, lui spostò la sua mano dalla mia testa alla base del mio collo. Con l'altra, mi sfiorava la pelle nuda delle braccia, fino ad arrivare alle gambe, salendo verso la coscia, andando oltre, passando la mano sotto il tessuto sottile della mia veste.

Iniziai a tremare, e la sua mano, che era sul mio collo, si spostò sui miei fianchi mentre l'altra, si staccava dalla mia gamba. Sentì un rumore metallico e, subito dopo, un fruscio di un tessuto leggero che cadeva sulla sabbia finissima.

Non staccò nemmeno per un secondo le sue labbra dalle mie, ed il bacio, si faceva sempre più passionale; afferrò le mie gambe e mi coricò per terra, con un gesto veloce ma appoggiandomi con delicatezza a terra. Sentì qualcosa di morbido sotto si me: solo toccandolo con la pelle mi resi conto che era il suo mantello.

Il cuore iniziava a battere sempre più forte, lo sentivo martellare in ogni singola parte del mio corpo.

La sua bocca si spostò di nuovo dalla mia alla gola, fino a scendere verso la scollatura del vestito, che abbassò con la mano destra man mano che scendeva con le labbra, fino a scoprire gran parte del seno.

Tornò alle spalle, dove abbassò le maniche del vestito, e si coricò completamente su di me.

A-aspetta” dissi “cosa stiamo facendo?” chiesi, avevo paura di quello che poteva accadere dopo. E se qualcuno ci avesse visto?

Non stiamo facendo nulla di male, ci stiamo solo amando.” mi rispose.

E se ci vede qualcuno?”

Non ci può vedere nessuno. Il villaggio dita da qui, anche se non di molto, e i viaggianti fino a giorno non riprendono il cammino. Non c'è nulla di cui aver paura.”

Le sue parole furono come immergersi nell'acqua calda. E decisi di lasciarmi andare completamente.

All'inizio era doloroso, mi trattenni dall'urlare. Anche per lui era lo stesso, lo capivo dalla sua espressione, ma le sue braccia mi stringevano sempre più forte.

Il dolore passò, lasciando solo piacere. Appresi il significato di amare completamente una persona e, mi resi conto, di quanto desiderassi quel momento.

All'improvviso non eravamo più nel deserto, eravamo noi due nel cielo, sollevati dal vento notturno, ci sentivamo così leggeri.

In lontananza potevo sentire il rumore che facevano le palme cullate dal vento. Non c'era altro, se non noi due nella notte.

Sapevo che non sarebbe mai dovuto succedere, ma non potevamo ignorare ancora per molto quei sentimenti.

Mi chiesi come sarebbe stato poi: se sarebbe tutto cambiato, se avessimo fatto finta di nulla nei giorni a seguire o se avessimo continuato ad amarci, di nascosto.

Ci amammo molto quella notte, non so per quanto, so solo che poco dopo, mi addormentai accoccolata a lui, sul suo petto solido ed abbronzato. Sognando di rimanere così per molto tempo, e un giorno, chissà, passare davvero la vita insieme.

***

 

Il mattino seguente, mi ridestai. Non mi accorsi di aver dormito così tanto.

La cosa più strana era che mi trovavo nella camera di Yami. Mi tirai a sedere, accanto a me sul letto non c'era nessuno.

Buongiorno, finalmente ti sei svegliata.” mi disse, era sulla soglia, già pronto, che mi aspettava per andare da suo padre. Ancora non mi aveva detto nulla su quello che riguardava il suo progetto.

Buongiorno. Ma come siamo tornati indietro?” chiesi.

Ti ho portata io, con l'aiuto del mio cammello. Senza farci sentire, né notare, siamo tornati in camera. E abbiamo dormito profondamente, almeno tu di sicuro. Non ne volevi proprio saperne di svegliarti!” disse, beffandosi di me.

Si avvicinò a me, con entrambe le mani, afferrò il mio viso, lo avvicinò al suo, fino a che le nostre fronti non si toccarono. Rimanemmo così per un tempo che mi sembrava eterno, poi si staccò.

Mi afferrò per un braccio e mi disse: “Forza, dobbiamo andare!”

Aspetta, non correre, mi fai cadere!” dissi io, mentre mi trascinava via facendomi quasi cadere dal letto, tirandomi per il braccio.

Dopo aver reso omaggio, come ogni mattino a suo padre, ci dirigemmo verso la sala da pranzo, dove tutti stavano facendo colazione. Eravamo piuttosto in ritardo quella mattina, quindi vidi molti volti meno noti.

Stavamo uscendo dalla sala, quando un uomo con una lunga tunica, appoggiato ad un bastone di poco più alto di lui, si avvicinò a noi.

Ah, buongiorno Alastor. È molto che non ci incontriamo.” lo salutò Yami.

Buongiorno mio principe, sono felice di avervi potuto rincontrare. Sono stato molto occupato con vostro padre, il Faraone, di questo periodo. Questa bella signorina è la vostra...”

Compagna. L'ho acquistata poco più di due mesi fa. L'hai incontrata una volta, alla sua prima cena con noi. Lei è Ottavia.”

Piacere di conoscerla.” dissi, timida. A dire il vero non mi ispirava chissà aule fiducia ma se era uno che lavorava per il Faraone, doveva essere una persona affidabile.

Il piacere è mio. Io sono Alastor, l'alchimista del regno. Io predico il futuro al Faraone e a tutte le persone che egli desidera conoscerne il futuro. Sono una specie di... stregone ecco. Mi dispiace non averla potuta salutare prima.”

Oh, ma si figuri.” dissi per gentilezza, ma la sua presenza mi metteva inquietudine lo stesso.

Era uno stregone, quindi, era possibile che sapesse della predizione che nessuno voleva farmi sapere? Ero tentata dal chiedere, ma avrei preferito farlo in assenza si Yami. Era una questione personale.

Sa mi piacerebbe lavorare su di lei per predirle il futuro. Me lo lascerebbe fare?” mi disse, ed ero molto tentata. Avrei avuto un occasione per sapere anche della predizione.

Oh, va bene” dissi.

Sicura? Io preferisco, come sempre, non sapere nulla” disse Yami.

Lo so, principe Yami che è molto scettico sulla cosa, ma le garantisco che le mie visioni si avverando sempre. Avevo predetto la sua nascita, più di vent'anni fa.”

So del tuo talento. Non sono scettico, ma preferisco vivere giorno per giorno senza sapere nulla.”

Capisco, ma torniamo a noi, Ottavia, giusto? Mi servirebbe solo una goccia del tuo sangue. Sa devo fare tutto nel mio laboratorio, appena so qualcosa glielo vengo a comunicare.” disse.

Ero molto titubante sul suo modo di operare, ma in fondo, era solo per soddisfare una curiosità. Cosa c'era di male?

E va bene” disse Yami, che lo stavo guardando come per cercare un segno di consenso. Lui estrasse un pugnale che si portava sempre alla gamba destra. Mi afferrò la mano sinistra e mi fece un taglio. Aveva bruciato un po' il contatto della lama sulla mia carne. Ma era durato poco, per fortuna.

Perfetto” disse Alastor. Prese un pezzo di stoffa, una delle tante cose strane appese alla sua cintura e premette contro la mia ferita, il quale mi diede un sollievo quasi istantaneo.

Non preoccuparti, guarirai in fretta” mi disse, e subito non sentì più nessun bruciore. Nemmeno il sangue, denso ed appiccicoso, lo sentivo più sul mio palmo.

Infatti, quando tolse il pezzo di stoffa, la ferita era guarita.

Incredibile” dissi per lo stupore. Era davvero uno stregone!

Visto? Non c'è motivo per essere dubbiosi delle mie capacità. Fidati di me.” mi disse, quasi sussurrandolo, come se volesse convincermi di questo a tutti i costi.

Io ora vado, spero di lavorarci al più presto, ma viene il Faraone prima di tutti.

Ancora una cosa: hai dei bellissimi occhi, sai? Ti consiglio di starci attenta. Da questi occhi, leggo, che ne derivano grandi pericoli.” mi disse, ed andò via.

Cosa voleva dire?” chiesi.

Ah, non lo so. Parla sempre in modo enigmatico, non lo capisco mai. Comunque, non farti abbindolare troppo dalle sue parole. Sarà anche uno stregone capace e mantiene sempre le sue promesse. Infatti, ho sempre paura delle conseguenze che hanno le sue predizioni” disse; aveva detto quella parola che mi ronzava in testa da mesi, ormai.

D'accordo” gli risposi. Scusa Yami, ma credo che lo vedrò ancora. Voglio scoprire di più su quella dannata predizione.

Ormai ero sicura su chi aveva fatto la predizione su di me, e lo volevo sapere a tutti i costi. Anche se avesse voluto dire mentire a Yami.

E poi, volevo anche scoprire, dove si nascondeva il tizio che aveva ucciso i miei e portata qui, per vendicarmi e ringraziarlo per la nuova vita che mi aveva dato e per avermi fatto incontrare Yami, e tutte queste fantastiche persone che mi hanno resa più forte.


Eccomi, come promesso ;) 
Allora, ve lo aspettavate? :) Che ne dite di questo capitolo, "passionale"?
Ditemi, voglio sapere cosa pensavate fosse successo xD forse il titolo, in parte, non era molto azzeccato xD
Che ne dite del nuovo personaggio? Come mai tutto questo interesse per Ottavia?
Cosa credete accadrà nel prossimo capitolo, dal titolo:
Il tempo passa?
Aspetto vostre notizie relative al capitolo ;) 
Intanto, grazie a chi commenta sempre e legge solamente ;) Grazie mille, ;) 
Ora vado a scrivere il capitolo successivo, spero di pubblicarlo al più presto ;)
In fondo, vi ho promesso che, come termino un capitolo, di pubblicarlo ;) 
Alla prossima
Kiss Kiss
Shana

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


 

Capitolo 18. Il tempo passa

 

Passarono quasi sei mesi da allora. Io stavo diventando sempre più forte e, ormai, riuscivo a mettere al tappeto anche il principe. Ero più sicura di me. Adesso sapevo quanto ero diventata forte, grazie ai suoi insegnamenti.

I miei capelli, sempre rigorosamente raccolti, erano della lunghezza che tanto aspiravo; erano arrivati oltre al sedere ed io ero contenta. Erano diventati come quelli di mamma.

Yami mi aveva anche iniziata all'arte delle armi: spada, lancia, arco, bastoni e tutto quello che si poteva utilizzare come tale.

Ci allenavano ogni mattina e, ormai, mi scontravo anche con le sue guardie, battendoli fantasticamente. Anche loro non mi guardavano più come la povera disperata che tentava, invano, di battere il principe. Ormai mi sapevo difendere da sola. E tutti lo sapevano. Col tempo, conobbi anche scrivani, architetti che lavoravano con il principe ed il Faraone.

Suo padre, cinque mesi fa, gli diede il permesso di iniziare la costruzione della Valle dei Re, e la prima cosa su cui stavano lavorando, era la futura dimora di Yami, dove la sua anima avrebbe riposato in pace dopo la morte, e avrebbe lasciato le sue spoglie mortali.

I pomeriggi li passavamo alla cava, dove stavano costruendo la sua tomba e statue varie per rendere la Valle dei Re degna di questo nome.

Essendo cominciati da poco i lavori, si potevano vedere solo come avevano scavato nella roccia e nelle dune di sabbia a fianco, per dare la forma che desideravano.

Yami e l'architetto, avevano discusso molto sull'aspetto finale della vallata, e l'architettò insisté per mettere anche un tempio per la preghiera contornato dalle statue dei vari Dei.

Yami, all'inizio dubbioso, si scoprì poi d'accordo con lui. La pianta del posto sarebbe sembrata come un prolungamento del regno. Con un lungo viottolo che la percorreva tutta.

Al fondo di essa, ci sarebbe stata la futura tomba di Yami, nascosta dalle dune di sabbia, affinché i cacciatori di tesori, non l'avrebbero mai trovata.

Era anche molto vicina al fiume Nilo; ciò gli dava un aspetto ancora più sacro di quanto già non lo fosse, per la presenza di una montagna con l'aspetto molto simile a quello della piramide di suo padre. Venne chiamata Meret-Seger, ovvero Colei che ama il silenzio.

L'intera costruzione era interamente dedicata alle tombe dei Faraoni futuri, Yami incluso. Quindi il progetto sarebbe durato per molto, molto, molto tempo.

Le varie tombe poi sarebbero state abbellite dagli scrivani, con testi sacri dipinti sui muri, come nel palazzo.

I viottolo, in superficie, conduceva a varie cripte sotterranee che sarebbero risultate poi, le varie tombe. E, tra una e l'altra, ci sarebbero state statue, e anche un tempio, in superficie.

Yami non sapeva quanto sarebbe stato grande quel posto, ma sapeva che, con gli anni, si sarebbe espanso sempre di più. Per il momento, dopo aver fatto la struttura di base, si sarebbero dedicati, la maggior parte degli schiavi, alla costruzione della tomba di Yami.

Lui, fino a che non sarebbe stata terminata per la maggior parte, non la voleva vedere.

Quella di suo padre, invece, fu terminata un paio di mesi fa, e aveva anche fatto la sua visita all'interno e come sarebbe stato il suo sarcofago interamente fatto d'oro con gemme preziose incastonate.

Anche io, Yami e Nefer l'avevamo vista, ed era favolosa, la degna dimora di un re.

Da qualche tempo, non si sentiva bene, il Faraone, e tutti credevano che fosse alla fine del viaggio, per questo si erano dati tanto da fare per finirla, ma sia Nefer che Yami, avevano assicurato che avrebbe vissuto per molto ancora.

Lo amavano troppo per lasciarlo andare, e io lo capivo bene.

Non avevo ancora confessato il mio piccolo segreto a Yami e, onestamente, non lo volevo proprio fare.

Non me la sarei mai sentita di confessarglielo, soprattutto quello che poi avevo in mente di fare. Non credo che sarebbe stato d'accordo nel sapere come avrei potuto sfruttare i suoi insegnamenti.

Nefer era l'unica con cui mi confidassi davvero, ma non le avevo certo detto del mio piano di vendetta. Mi avrebbe certamente convinta a lasciar perdere la questione, ma non avrei mai potuto onestamente.

Non era il tipo di persona da desiderare una cosa simile, quindi quella parte gliela risparmiai, tenendola per me.

Isis, invece, nessuno la vide più. Non si sapeva dove fosse sparita. Nefer aveva chiesto anche ai suoi genitori ma, a quanto pareva, nemmeno loro la vedevano più da mesi ed erano molto preoccupati.

In effetti, la cosa era molto strana, da quel giorno, non l'avevo mai più vista. Yami nemmeno si spiegava questa stranezza. Aveva chiesto ad un piccolo gruppo di guardie di cercarla oltre i cancelli del regno, ma dopo giorni di ricerche, tornarono a casa a mani vuote. Non avevano nemmeno trovato nulla che potesse essere riconducibile a lei. Quindi, a malincuore, Yami interruppe le ricerche, chiedendo perdono alla famiglia di Isis.

Mi chiesi dove potesse essere andata, pregando che non le fosse successo nulla di grave e che stesse bene, ovunque lei fosse.

Ogni tanto, sognavo che tornava e che si sposava con Yami e la cosa mi rattristiva parecchio, perchè sapevo che, se sarebbe tornata, sarebbe successo esattamente questo. Sapevo che lei era completamente innamorata di lui, come lo ero anche io.

Ma sapevo che, lui avrebbe scelto lei, non sapevo spiegarmi il perchè. Mi aveva assicurato diverse volte, che tra di loro, non c'era è più nulla, ma nella sua voce c'era sempre qualcosa che contraddiceva quell'affermazione.

Ma, ogni volta, cercavo di zittire quella vocina dentro me che diceva: non credere che l'abbia dimenticata così, è ovvio che prova ancora qualcosa per Isis.

Intanto, la nostra relazione segreta, era rimasta tale, mi stupì anche del fatto, che fosse continuato tutto.

Infatti, quella prima volta, in quell'oasi, non fu la prima: ci recammo altre volte lì, sempre di notte. Altre volte, eravamo rimasti nella sua camera.

Mi sembrava incredibile che, ancora nessuno, lo fosse venuto a sapere.

A volte, mi sembrava, dimostrassi i miei sentimenti troppo palesemente mentre Yami, a volte, sembrava non importargli: a volte mi teneva la mano in pubblico, a volte, invece, mi ignorava, dipendeva con chi fosse. Non capivo mai cosa gli passasse per la testa; ma, d'altronde, non lo avevo mai capito quindi, pensai fosse normale.

Ma, sapevo, quando eravamo soli, era molto passionale, se così si poteva dire: i suoi baci erano sempre più avidi, e lui, via via, si faceva sempre più possessivo.

Non erano mancate le scenate di gelosia: quantiche volta, capitava parlassi con altre persone, che avevo conosciuto grazie a lui, ma lui mi portava via quando vedeva che, secondo, lui, si avvicinavano troppo, cosa che io non capivo.

Da soli, poi, mi rimproverava di aver troppo avvicinato un uomo e che gli avessi lasciato intendere chissà cosa, e quando si arrabbiava, in genere, sfogava la rabbia in palestra contro la sottoscritta. Infatti, erano quelle le volte, in cui, ancora perdevo miseramente e in pochissimo tempo.

Per quanto riguardava Alastor, la nuova conoscenza di pochi mesi prima, non lo avevo più incontrato per la faccenda della predizione. Era sempre molto, troppo, impegnato a predire quanto ancora, il Faraone, avrebbe vissuto.

Dicevano che, ultimamente, era spesso rinchiuso nei suoi alloggi, che si trovavano nei sotterranei del palazzo, un piano sopra rispetto alle prigioni, dove venivano messi, criminali come disertori o traditori del regno o, nel peggiore dei casi, veri e propri nemici.

Era ancora un personaggio che, per me, rimaneva avvolto nel mistero. Non ero mai riuscita a cercarlo per chiedergli della predizione, che mi aveva promesso tempo addietro, anche perchè ero sempre, in qualche modo, incatenata a Yami.

Non c'erano stati più avvenimenti strani o pericolosi che mi riguardavano. Nessun attacco a sorpresa. Mi aveva risollevata, ma Yami era sempre in posizione di difesa, ovunque andassimo.

Ormai, dopo tutto il tempo che era trascorso dall'ultima volta, pensai che il pericolo fosse ormai un ricordo.

 

Quella mattina eravamo entrambi presi bene, tant'è che, agli allenamenti, combattemmo spalla a spalla contro i suoi soldati. Fu così emozionante! Col tempo, iniziai a prediligere l'arte del combattimento, come mai avevo creduto prima.

Insomma, come siete potuti peggiorare così?” disse Yami, con il suo solito tono ironico e spavaldo, ai suoi soldati che giacevano tutti stesi a terra.

Hai visto, non potevi che migliorare con un maestro come me!” mi disse Yami.

Oh certo, quindi sarebbe tutto merito tuo?” dissi, cercando di reggergli il gioco, ma sapevo come sarebbe finita.

Ovviamente, cosa pensavi fosse? La tua bravura è tutto merito mio.”

E solo mio non può essere?”

Bé se lo vuoi credere, libera di farlo!”

Ah, è sempre così principe” disse una guardia, che si era ripresa da poco, “avanti, Ottavia, fagli vedere chi sei. Anche per noi!” ecco, lo sapevo, finiva sempre così. Era tutto un gioco per tutti. Alla fine, cedevo sempre alla loro richiesta d'aiuto e lo sconfiggevo più per loro che per me.

D'accordo, lo faccio per voi!” dissi, continuando il nostro gioco.

Bene, quindi io sarei il cattivo. D'accordo, attaccami pure, tanto vincerò io!” quando diceva così, ormai, perdeva sempre, suscitando in me, soddisfazione.

Mi attaccò lui per primo, io lo evitai, semplicemente, abbassandomi. In quei sei mesi, avevo imparato a muovermi in modo fluido ed elegante, quasi come lui; ogni movimento era sempre eseguito con la massima attenzione, per non fare troppo male, ma mettendoci comunque, la giusta dose di forza.

Dalla mia attuale posizione, potevo, con una torsione della gamba, sferrargli un calcio, senza abbandonare del tutto la mia posizione. Lo feci: ma lui lo parò, quindi usai anche l'altra gamba, sfruttando il suo abbandono momentaneo, della posa di difesa. Stavolta lo colpì in pieno.

Mi rialzai ma lui era già partito all'attacco, con pugni a palmo aperto; in effetti, erano più schiaffi. Alcuni li parai, altri mi colpirono sulla spalla, sullo stomaco e sui fianchi.

Mi allontanai da lui per riprendere la posizione di combattimento, stavolta tenendo la gamba destra sollevata e piegata su stessa, tenendo il piede di fronte alla gamba sinistra e le braccia incrociate davanti al mio petto, per permettermi di stare in equilibrio.

Così, quando lui partì all'attacco, io ero già pronta per sferrargli due calci fila, con la gamba che tenevo piegata e ritornare alla normale posizione di attacco.

Lui, per terra, accasciato davanti a me, con la gamba, mi tirò un calcio dal basso e mi colpì allontanandomi.

Non abbi tempo di rialzarmi, che era già davanti a me, pronto e mi sferrò un'altra serie di colpi che, a stento evitai.

Stavolta, ero davvero nera di rabbia, e quindi lo ripagai con la stessa serie di attacchi che aveva usato contro di me, pochi istanti prima.

Prima che lo potessi riattaccare, lui era già in piedi e correva verso di me, con la gamba mi intrappolò il busto, la piegò di modo che la sua gamba mi stritolasse e poi, mi lasciò andare come una palla calciata via.

Mi lanciai addosso a lui, saltai e incrociai le mie gambe attorno alla sua gola, senza stringere troppo, mi inclinai all'indietro, facendoci cadere.

Io atterrai sui palmi delle mani, lui atterrò di schiena.

Mi alzai, ma subito mi ritrovai di nuovo a terra: mi aveva fatto lo sgambetto.

Mi fece alzare e poi mi riempì di ginocchiate sull'addome.

Caddi non troppo lontano da lui, il che mi permise, di attaccarlo, bloccandolo, gli sferrai una ginocchiata dietro la schiena, facendolo contorcere all'indietro per il dolore; approfittando di ciò, tenendolo sollevato con la gambe con cui lo avevo colpito, gli diedi una gomitata sull'addome e poi lo scaraventai via aiutandomi sia con la gamba sotto di lui, sia con il braccio.

Arrivai, di corsa, dove era lui steso per terra e gli misi un piede davanti al viso, come per dire: “Ti arrendi?” lui capì e si alzò con le mani alzate in segno di resa.

Va bene, per questa volta, finisce così!” disse, ammettendo la sconfitta.

I soldati esultarono per la mia vittoria. Me la sudavo ancora, cosa che Yami faceva di rado, ma il mio era stato un grande passo avanti.

Si rimise il mantello ed uscimmo dalla palestra, salutando tutti.

I soldati, ormai, mi adoravano. Ero diventata l'allieva di tutti. Yami faceva il grande maestro e noi gli allievi. Io ero la principiante che lo stava per superare.

In tutta la loro carriera non avevano mai visto nessuno stenderlo così, quindi pensai, di essermi guadagnata il loro rispetto.

La prima volta che ero riuscita a batterlo, era stato circa quattro mesi prima, dopo una strigliata che mi aveva fatta innervosire: mi accusava che attorno a me, per colpa mia naturalmente, ronzavano troppi uomini. Io gli avevo detto che non era così ma lui non volle sentire ragioni, e, agli allenamenti, fu molto cattivo. Ma, non so con quale forza, lo battei, dimostrando che la colpa non era mia, e che non era vero che tutti quegli uomini, come credeva lui, mi facessero la corte.

Da allora, mi allenò sempre più intensamente. Mi diceva che, per una come me, la miglior tecnica era usare le gambe e rimanere sempre bassa, così l'avversario avrebbe trovato difficile colpirmi e per me sarebbe stato più facile contrattaccare.

Ero molto soddisfatta di tutti i progressi fatti e che, gli sforzi di Yami, erano stati ripagati.

Andammo verso la sala da pranzo quando, vedemmo Nefer appoggiata ad una colonna e, con una mano, coprirsi il viso.

Corremmo verso di lei, pensando che si stava sentendo male.

Madre, che succede? Come mai siete così abbattuta?” chiese Yami.

Oh, figlio mio. Mi dispiace.” disse, tra le lacrime. Era la prima volta che la vedevo così disperata.

Non capisco, che succede?”

Tuo padre, il Faraone, è mancato poco fa, sul suo trono”.

No, non poteva essere vero.

In quel momento, negli occhi di Yami, vidi sentimenti che non avevo mai visto prima: la disperazione e il dolore. 


Eccomi qui! Buon inizio settimana a tutti :) 
Dopo avervi lasciato trascorrere il fine settimana, torno a tormentarvi con la mia storia ;) 
Allora, che ne dite di questo capitolo di transizione? e del finale che mi dite? siete rimasti sorpresi? o lo sospettavate una cosa simile?
E adesso? che succederà? il prossimo capitolo si intitolerà:
La Misteriosa Morte del Faraone! ;) 
Grazie, intanto, a chi mi segue a chi commenta e a chi legge solo! e anche a chi, di recente, mi ha aggiunto tra gli autori preferiti! ;) Thank You so Much!!! ;) ;) 
Spero di pubblicare un altro capitolo prima della fine della settimana ;) ci sto già lavorando ;) 
Alla prossima
Kiss Kiss
Shana

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


 

Capitolo 19. La misteriosa morte del Faraone

 

Come è possibile una cosa simile? Se ne sarebbe andato così?” disse, Yami, scettico.

Lo so, ma è come se lo avessero chiamato gli Dei all'improvviso.” disse Nefer, credendo che adesso fosse con loro.

Madre, che succederà adesso?” chiese, quasi sussurrandolo.

Verrà eseguita la cerimonia funebre e poi tu verrai eletto Faraone.” disse, guardando il figlio, speranzosa.

Sarò pronto?” chiese, più a se stesso che a noi presenti.

Ma certo che lo sei” gli rispose, ugualmente la madre e io non potevo essere più d'accordo.

Andammo verso il luogo in cui il Faraone era spirato. Lo vedemmo, per Yami fu troppo, così come per Nefer. Io ebbi il coraggio di vedere come lui era rimasto seduto composto sul suo trono, con le braccia appoggiate ai braccioli con il dorso della mano rivolto verso di noi.

La sua schiena era dritta sullo schienale e la testa leggermente rivolta verso destra, con gli occhi chiusi e la bocca incurvata in un mezzo sorriso di beatitudine.

Tutti i servi, di cui alcuni riconoscevo i volti per i numerosi pasti condivisi, erano al suo cospetto, chini e addolorati per la scomparsa prematura del loro sovrano.

Io, oltre che all'essere addolorata per quello che era successo, non riuscivo a capire come fosse potuto succedere così all'improvviso.

Era tanto sconvolgente quanto misteriosa. Mi guardai intorno, per vedere se trovavo qualcosa che avrebbe potuto dissolvere quel mio dubbio. Non volevo dubitare della loro religione, ma semplicemente, non mi sembrava possibile una morte del genere, così improvvisa.

E lo vidi. L'alchimista, Alastor, vicino al suo trono inchinato al suo cospetto, come se non accettasse la sua scomparsa. Con entrambe le mani appoggiate sul braccio destro del Faraone, con il capo chino al suolo, peccato che non riuscì a vedergli il volto. Era coperto dal suo cappuccio. Perchè lo indossa? Non mi sembra normale. Perchè nessuno vuole che lo veda in volto? Mi chiesi. Era sospetto, ma credo che me lo sarei tenuta per me, i miei sospetti. Non mi sembrava il momento più opportuno per parlarne, soprattutto con Yami e Nefer, nella loro delicata situazione.

 

Nel pomeriggio, il palazzo era come deserto. Nessuno si vedeva per i corridoi, nessuno nel regno parlava. Erano tutti impegnati a preparare il rito funebre.

Yami, una volta, mi aveva spiegato questo lungo processo, che, da quanto avevo capito, poteva durare giorni.

Siccome credevano molto nella vita dopo la morte, avevano sviluppato qualcosa che glielo potesse garantire, in qualche modo.

Per vivere nell'Aldilà, credevano di dover conservare il corpo del defunto, affinché la sua anima potesse vivere al suo interno. Dopodiché, veniva fornito loro, tutto il necessario per passare il giudizio degli Dei e permettergli la vita eterna.

In genere parte di questi rituale, era lasciato nelle mani dei sacerdoti che, dopo aver aperto il corpo del morto, rimuovevano tutti gli organi, tranne il cuore, in modo particolare, per poi essere sistemati in particolari vasi canopi; intestino, stomaco, polmoni e fegato venivano sistemati in vasi a parte, separati e sistemati a fianco della bara, all'interno della tomba.

Per conservare il corpo, veniva seccato e avvolto in bende di lino.

Sul capo del defunto, veniva poi messa una specie di maschera, così, il defunto, si sarebbe potuto identificare nell'altra vita.

La mummia, dopo il processo di conservazione prendeva questo nome, veniva poi seppellita con alcuni oggetti che possedeva nella vita terrena: ricchezze, amuleti, figure rituali e il modellino di una barca per permettere il transito, da questo, al mondo dei morti.

Durante la cerimonia, i parenti del defunto, gli offrivano cibo e i sacerdoti eseguivano particolare rituali per facilitare la corpo il passaggio nell'Aldilà e proteggendolo durante il suo viaggio.

Per maggiore sostegno, sul sarcofago, venivano incise scritte e figure rituali, anche per decorare la bara.

Poco prima di chiudere la bara, per depositarla nella sua tomba, gli veniva aperta la bocca; diceva che serviva al defunto per riacquistare i sensi e per poter continuare a vivere nell'oltretomba.

La "pesatura dei cuore" era la tappa finale nel viaggio per l'aldilà. Le divinità presiedevano alla cerimonia per decidere se il morto meritata la vita eterna. Il dio Anubis pesava il suo cuore con la piuma della verità. Se il cuore era troppo pesante, veniva dato al mostro Ammut, che lo divorava. Solo in caso di equilibrio il morto aveva il diritto alla vita eterna.

Era un processo, oltre che delicato, estremamente lungo e definito. Erano un popolo che non lasciava nulla al caso, ed erano precisi in tutto quello che faceva.

Nessuno, ovviamente, poteva assistere all'estrazione degli organi del defunto, a parte i sacerdoti che ci lavoravano. Si poteva solo aspettare il giorno della cerimonia.

Mi disse Yami che, quel giorno, il corpo di suo padre, sarebbe poi stato trasportato fino alla sua tomba, lui e Nefer sarebbero entrati per dare un ultimo saluto al Faraone.

Nel frattempo, sarebbero stati impegnati, all'interno della piramide per lui costruita, a scegliere le giuste iscrizioni e figure per meglio rappresentarlo e, depositare al suo interno, oggetti personali a cui teneva in vita, oltre che alle sue ricchezze.

Visto che io non potevo partecipare a queste loro abitudini, venivo spesso lasciata sola, o coi soldati in palestra ad allenarmi.

Una volta, riuscì ad incontrare Alastor. Finalmente, un'occasione per parlare con lui, anche se la situazione, non era delle migliori.

Oh, sei Ottavia, giusto?” mi chiese, appena mi vide.

Sì esatto, lei è l'alchimista Alastor!” dissi, come segno che mi ricordavo di lui.

Mi dispiace molto per quello che è successo oggi al Faraone, così all'improvviso.” dissi, per vedere se sapeva qualcosa di più.

Sì, è stata una grave perdita per tutti; speriamo che il principe sia all'altezza delle aspettative del Faraone. Sai era molto orgoglioso di suo figlio, ultimamente.”

Mi chiedo come sia potuto accadere?”

Dicono che sia stato un malanno improvviso. Purtroppo non ero li, mi ero assentato per poco tempo. Gli mancava il respiro e, alla fine, il cuore ha smesso di battere.”

Capisco, ma dicevano che avrebbe vissuto ancora a lungo”

Già, ma qualche mese fa, gli predissi il futuro: vidi che non gli rimaneva molto tempo, ma non seppi determinare all'epoca, quando sarebbe successo e come. Le informazioni, a volte, non sono precise.”

Capisco, e a volte capita che lo siano? Precise, intendo” ci eravamo quasi.

Sì, a volte capita, dipende se a quella persona, da tempo immemore, gli è stata già scritto il futuro e nulla lo può cambiare. Proprio come il tuo, Ottavia. Sono riuscito a vedere il tuo futuro molto chiaramente.”

Sul serio?” era fatta, ormai.

Sì, a quanto pare il tuo destino è stato scritto molto prima che tu arrivassi qui. Senza contare che, ti avevo già vista nel futuro del principe” e quest'ultima parola fu detta come se fosse un rimprovero.

E cosa dice?” chiesi, la parte che più i interessava.

Adesso non posso proprio dirtelo, mi aspettano i sacerdoti per gli ultimi rituali da fare alla salma del Faraone, prima di procedere all'essiccazione. Scusami, facciamo dopo che la cerimonia sarà finita, d'accordo?”

Bé, avevo aspettato tanto, tanto valeva aspettare ancora un paio di giorni, no?

Ma certo, naturale.” risposi, cercando di non dimostrare la mia curiosità.

Allora, ci rivediamo. Non preoccuparti, sarà una conversazione interessante.” mi disse e poi andò via.

Non vedevo come c'entrasse lui, che era più uno stregone che un alchimista, coi rituali funebri del Faraone. Più me lo chiedevo, più il mio istinto diceva di fare attenzione: nascondeva qualcosa, o forse era solo una mia impressione. Magari, tutti gli alchimisti erano fatti così, peccato che non ne conoscevo altri per fare un confronto.

 

Dopo tre giorni, era tutto pronto per la cerimonia funebre.

In quei giorni, né Yami né Nefer erano i soliti di sempre. Quel giorno, specialmente.

Nefer era rimasta nella camera che condivideva col Faraone da anni, per non uscirne mai. Durante i pasti, a stento mangiava, si limitava ad osservare il posto che occupava il suo consorte a tavola. Vagava per i corridoi, senza sapere dove andare e, ai bagni, si immergeva nell'acqua e ci rimaneva finché le vasche non erano deserte.

Mi chiesi come passava le sue notti se immersa nei ricordi e le guance rigate dalle lacrime che lasciava uscire una volta sola, nascosta dall'oscurità della notte.

O come Yami, sveglio, a guardare dalla finestra, la piramide in cui sarebbe andato a riposare l'anima stanca di suo padre.

Durante il giorno, si doveva occupare di tutte le faccende che il padre aveva lasciato in sospeso, e si organizzava per mandare avanti i lavori nella Valle dei Re. Cercava di essere il più impegnato possibile ed io rimanevo sola.

Mi chiesi se sarebbe sempre stato così d'ora in avanti. Sperai che potessero, entrambi, tornare a sorridere, come facevano fino a prima che accadesse questa tragedia.

Ogni tanto, mi recavo ai giardini reali, per ricordare tutto quello che era successo lì: quando Nefer mi ci portò la prima volta, quando conobbi Isis, quando una statua tentò di travolgerci.

Da lì, potevo vedere come il popolo, nonostante tutto, aspettasse che Yami prendesse le redini del regno e come tutti andassero avanti ugualmente.

Io potevo capire il dolore che entrambi provavano, perchè lo avevo vissuto anche io sulla mia pelle, anche se in modo diverso.

Speravo solo che, un giorno, tornassero a sorridere, ricordando sempre il Faraone come tutti lo vedevano: un sovrano saggio, con buonsenso e forte. Non bisognava mai dubitare di questo. Mai.

Era grazie a lui se io ho avuto quest'altra possibilità di vivere.

 

Trascorsi i due giorni precedenti alla cerimonia perennemente nella palestra ad allenarmi sempre di più con i soldati. Loro erano le uniche voci che sentivo in tutto il palazzo urlare, parlare, sorridere ancora; io cercai di divertirmi con loro, senza dimenticare quello che stava succedendo e nemmeno loro lo stavano facendo.

Loro avrebbero, oltretutto, trasportato il sarcofago dal tempio, dove si sarebbe svolta la cerimonia, alla tomba del Faraone.

Ehi, Ottavia” mi chiamò uno di loro “il principe non si allena più con te e con noi?” mi chiese.

Credo che per il momento, preferisca stare accanto a sua madre, Nefer.” dissi.

Oh sì, certo. Sì, ovvio, si capisce” rispose.

Allora ci sei solo tu da sola?”

Sì, preferisco allenarmi che non rendermi utile per niente” confessai.

Non temere, presto il principe tornerà quello di sempre” disse, con sicurezza. Loro lo conoscevano meglio di me, magari aveva ragione lui.

Così, per tutti e due i giorni, passai tutto il tempo con loro, ad allenarmi, per diventare ancora più brava di modo che, Yami, avesse potuto vedere che non perdevo tempo e che quello che mi stava insegnando, per me era importante.

 

Il giorno della cerimonia, dopo un tempo infinito, arrivò. Tutto il paese era venuto a celebrare questo evento, segno che il Faraone era venerato ed amato come un Dio.

La cerimonia si svolse come mi era stato raccontato: Yami e Nefer offrirono, al defunto, il cibo che gli sarebbe servito per il viaggio verso l'Aldilà, e i sacerdoti impegnati a recitare rituali, di cui non capì nemmeno una parola.

Non seppi per quanto tempo durò tutto questo ma sapevo che era stato tutto molto più lungo di quando credessi.

Finita quella parte della cerimonia, i soldati presero la bara e la trasportarono sopra una tavola di legno, ornata di pietre preziose e decori d'oro, caricandola a spalla con dei braccioli, quattro in tutto: due davanti e due dietro. I soldati erano tutti alti uguali così da garantire la stabilità del sarcofago.

Il luogo dove era stata costruita la piramide, si trovava a poche miglia da lì, il che significava, che avrebbero dovuto reggere sulle loro spalle, il peso della bara del Faraone per un bel po' di minuti. Pregai affinché riuscissero a resistere il più possibile.

Io non mi ero messa a fianco della famiglia reale ma, bensì, dietro di loro con i loro servi più devoti, tra cui, Alastor. Ero proprio di fianco a lui, il che mi metteva in soggezione più di quanto immaginassi.

Tuttavia, la funzione lo prendeva molto e quindi, riuscì a ignorarlo. Sperai solo che dopo la cerimonia mi dicesse qualcosa di interessante e cosa volesse dire con la frase che il mio destino era stato scritto molto tempo fa.

A passo lento, ci dirigemmo verso il luogo dell'eterno riposo del Faraone, tutti in fila: servi, nobili e anche la popolazione. Quando arrivammo, la carovana si fermò ed anche la folla. Solo in pochi poterono entrare nel luogo sacro, ed io non ero tra quelli, per il momento.

Prima di entrare, ci fermammo affinché i sacerdoti potessero aiutare il Faraone nel suo viaggio ancora prima di intraprenderlo. Per loro, entrare nella tomba, significava fargli iniziare quel viaggio in solitaria. Da momento in cui sarebbero entrati, spettava a lui farsi strada nell'oscurità per raggiungere la luce e guadagnarsi la vita eterna.

A quel punto, più nessuno poteva aiutarlo con nessun rituale o magia che concessero, nessuno avrebbe più potuto sapere cosa sarebbe successo.

Ma io sapevo che ci sarebbe riuscito: il suo cuore sarebbe stato all'altezza di quella della piuma della verità di Anubis e avrebbe potuto vivere in eterno e vegliare su tutti noi.

Sperai che anche Yami e Nefer credettero in questo, che credettero in lui, dopotutto lo avevano sempre fatto quando era in vita, non avrebbe avuto senso non farlo adesso. Adesso che, più di tutti, avrebbero dovuto credere in qualcosa.


Eccomi qui, ;) sono riuscita a finirlo. 
Allora, che ne dite? piaciuto il capitolo ? un momento di tristezza per tutti ci voleva, no? xD
Comunque, la trovate misteriosa, come dice il titolo, la sua morte? vediamo le vostre abilità di detective- ;)
Cosa faranno adesso i nostri eroi? xD
Intanto, vi rivelo il titolo del prossimo capitolo:
il Rapimento.
Ci siamo ragazzi, vi dico solo questo, siamo quasi al clou della storia, ;)
Ringrazio anche a chi segue sempre, anche solo leggendo e chi commenta capitolo per capitolo ;) grazie di cuore ;) 
Vado di fretta ad iniziare il capitolo successivo che spero di finire il tempo ;) 
Alla prossima
Kiss Kiss
Shana

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


 

Capitolo 20. Il rapimento

 

Dopo aver terminato il rituale, Nefer e Yami, si fermarono ancora all'interno della tomba. L'istinto mi disse di raggiungerli, anche se probabilmente, non sarei stata la benvenuta.

Era anche una scusa per visitare la piramide, non ci ero mai entrata, così come quasi nessuno del regno.

Entrai e, all'improvviso, mi ritrovai in un luogo coperto, quasi interamente, dall'oscurità. Un lungo e stretto corridoio si trovava di fronte a me, e delle torce ancora accese, mi illuminavano quel poco di strada. Dopo pochi metri, mi accorsi che la strada si divideva in tanti corridoi.

E adesso? Da che parte? Mi dissi, e decisi di seguire il mio istinto.

Sentì il fetore che emanava ogni corridoio, e mi chiesi perchè farne così tanti se poi la strada era una sola?

Decisi di seguire quella dove il puzzo di si sentiva di meno e, notai che, il corridoio, si faceva via via più largo. Come lo avranno portato fin qui?

Notai che sui muri iniziavano a comparire le prime figure e scritte, come quelle a palazzo. Purtroppo non sapevo ancora leggere bene i geroglifici, così chiamavano la loro scrittura, ma potevo capire che tutte quelle scritte erano riferite al viaggio che stava compiendo il Faraone nell'altra sua vita.

C'erano anche rappresentazioni degli Dei alte come tutto il muro, potevo riconoscere Amon-Ra, il dio guerriero, Akher, l'impersonificazione della terra e dell'oltretomba, Duamutef, il dio della celebrazione funebre, il grande Horus, il dio del cielo e della luce anche della bontà, Iside, la dea madre e regina, il cui nome significa trono, la dea Maat simbolo della giustizia e della verità, Osiride, dio giudice dell'aldilà, ed infine, Anubis, colui che pesava il cuore dei morti.

Sì, ormai ero vicina. Percorsi così ancora qualche corridoio, che continuavano a sdoppiarsi, come avevano fatto a non perdersi non lo avrei mai capito.

Mi fermai, dopo essere entrata in una grande stanza, con molte figure e scritte, ma non dovevo esserci ancora: non c'era la tomba e non vidi né Nefer né Yami. Al fondo della piccola stanza, c'era un altro passaggio, decisi di proseguire.

Entrai in una sala molto più grande ed alta, con al centro la tomba del Faraone, ancora aperta e, al suo cospetto, c'erano le persone che cercavo. Rimasi dov'ero per un po', per vedere cosa facevano. Intanto, ammirai la stanza. Era altissima e decoratissima. Piena di tutti gli oggetti personali del Faraone: statue, gioielli, la sua spada, tutta decorata, il suo stesso trono.

Sui muri, erano raffigurate le varie fasi del suo viaggio, fino alla pesatura del cuore.

Yami, voltandosi, mi vide. Per un momento, non seppi cosa fare. Non sapevo come giustificare la mia presenza lì, in quel luogo a cui non avevo alcun diritto per accedervi. Lui venne, poi, verso di me e mi abbracciò forte. Non sapendo che fare, ricambiai l'abbraccio: mi sembrava l'unica cosa giusta da fare, in quel momento.

Non sono ancora pronto, Ottavia.” disse, sentendo nella sua voce i singhiozzi di un pianto che aveva represso per troppo tempo, “non riesco ancora a lasciarlo andare, non sono ancora pronto per prendere il suo posto. Non sono all'altezza.”

Da dietro le sue spalle, vidi il volto di Nefer, sconfortato da quelle parole, mentre guardava ancora una volta, la tomba del suo amato.

Sì che lo sei. Ne sono sicura” gli dissi, per provare a farlo sentire meglio. “È vero, non puoi essere come lui, ma sono sicura che sarai un grande Faraone.”

Rimase in silenzio, e poi, sciolse dolcemente quell'abbraccio disperato, mi prese per mano, mentre Nefer stava uscendo, e mi condusse al cospetto del padre.

Anche la bara era adornata da scritte. Provai a leggerle, pensando che erano proprio le parole, seppur poche, giuste per descriverlo.

Den, Faraone della prima dinastia, grande guerriero e venerabile guida. Amato e rispettato da tutti. Amato padre e consorte. Possa riposare in pace nella sua nuova dimora. Il suo ricordo sarà sempre vivo nei cuori chi lo ha amato.”

Già,” disse poi Yami, come se si fosse risvegliato. “Hai ragione, posso farcela. Non pretendo di prendere il suo posto, come sovrano migliore. Voglio solo essere una buona guida per il mio popolo, come lo è stato lui tutti questi anni.”

Sfiorò con la punta delle dita, le scritte incise sulla bara, poi mi prese per mano ed uscimmo di lì.

Come mai ci sono tutti questi corridoi?” chiesi per strada.

Bè per evitare che gente saccheggi la tomba per prendere quello che c'è dentro.” disse, fermandosi ogni tanto, a tastare il muro e spingendo dei mattoni.

Quindi, molti cunicoli, sono trappole, per portarli fuori pista. Se ti fossi persa non ti sarebbe successo nulla, ma adesso, sto attivando le varie trappole ed inganni così nessuno potrà disturbare il sonno eterno di mio padre.”

Capisco, e che tipo di trappole sono?”

Frecce velenose, finti saccheggi, passaggi che possono trarre in inganno chiunque, camere vuote, finte camere mortuarie, finte stanze del tesoro, lance acuminate, e così via.”

Oh” mi uscì solo dalla bocca. Ero davvero... stupefatta. E le aveva elencate col sorriso sulle labbra! Avevo ragione a dire che, qualche volta, amava far soffrire le persone, soprattutto se erano contro la sua famiglia.

 

Non appena uscimmo di lì, Yami chiuse il passaggio, togliendo, da una piccola fessura, in alto sulla porta, un oggetto a forma di moneta, di colore grigio, tutto disegnato, molto sottile e di una forma rotonda non molto regolare. Togliendo quel piccolo oggetto, con un suono assordante, una pila di pietra scese fino a toccare terra, e la tomba si chiuse davanti a noi.

Dove aveva tolto la monetina, c'era una scritta, la quale diceva: “Qui riposa in eterno, il Faraone Den, della prima dinastia. Chiunque disturbi il suo sonno eterno, la morte farà egli visita.”

Era una prospettiva agghiacciante, magari sarebbe servito solo quello a tenere lontani i malviventi; io, personalmente, gli avrei dato retta.

Ero presa dall'iscrizione sulla porta che, non mi accorsi subito, Yami mi aveva afferrato entrambe le mani, portandosele sulla sua guancia, e mi disse: “Non lasciarmi mai, promettilo.”

Davvero potevo promettergli una cosa simile?

Sì, te lo prometto” dissi, alla fine, non essendo del tutto sicura se avrei potuto mantenere quella promessa.

 

***

 

Non passò molto tempo che Yami mi disse che aveva una cosa importante da dirmi.

Allora, di che si tratta?” chiesi.

Domani verrò incoronato Faraone” disse, senza esitazione.

Per un breve momento, rimasi a bocca aperta, non credevo che, dopo così poco tempo, avrebbe preso il posto di suo padre.

Sul serio?” dissi, ancora sbalordita.

Sì. Dopo la morte di mio padre, stavano già preparando il mio trono e la corona.” mi disse. Poi mi dissi che era tutto molto logico, insomma, il popolo aveva bisogno di una giuda, adesso più che mai.

Ascolta, dopo che verrò incoronato, ho intenzione di fare di te, la mia compagna, come lo è stato mio padre con mia madre, per tutti questi anni. Sì, ha avuto altre donne, ma solo per cercare di fare altri eredi. Ma non ha mai amato nessuna come mia madre. Ti prego, accettami come tuo compagno, ti renderò felice, per sempre, insieme.” mi disse, prendendomi le mani.

Eravamo nella sua stanza, che condividevamo da mesi ormai, era da poco finita la cena, come sempre. Ma quella volta era diverso: nessuno dei due aveva sonno, ed io, immaginavo già cosa sarebbe successo dopo.

D'accordo, ma come la prenderanno tutti?” chiesi, un po' intimorita dal giudizio altrui.

Ma che importa? Si abitueranno, e poi ti conoscono. Credo che molti, come mia madre, lo abbiano già compreso.” disse.

Gli feci un sorriso e mi persi tra le sue braccia: era molto che non accadeva più, e non potevo essere più felice. Domani cambierà tutto, mi dissi, e sapevo, dentro di me, che era certamente così, qualcosa sarebbe cambiato, ma avevo uno strano presentimento.

 

Il mattino dopo, mi alzai ancora intontita. Aprì gli occhi e, guardandomi in giro, mi resi conto di essere sola. O forse no. Sulla soglia c'era una persona, ma non era Yami, era Nefer, vestita elegante, pronta per la cerimonia di quel mattino. Raggiante, come da tempo non la si vedeva.

Sbrigati, è ora di alzarsi. Ci aspetta una grande celebrazione, ma certamente Yami te lo avrà detto.” disse, e io mi alzai in fretta e la seguì nel bagni.

Mi disse, per strada, che per prepararsi gli ci sarebbero volute alcune ore, e quindi, si era alzato presto, era passato da lei dicendole di svegliarmi e aiutarmi a prepararmi.

Nefer scelse i vestiti giusti per l'occasione e i vari gingilli. Aveva scelto, per l'occasione, una tunica lunga e bianca, come la sua, ma drappeggiata, di modo che fossi comoda.

I sandali erano chiusi in prossimità delle dita, e circondavano tutto il piede per impedire che mi scappassero via.

Mi misero gingilli quasi ovunque: sulle braccia, ai polsi, alle dita, al collo, alle orecchie, alla vita e persino alle caviglie. Iniziavo a sentirmi pesante con tutte quelle cose addosso.

Mi pettinarono i capelli, ormai molto più lunghi rispetto alla prima volta che lo avevano fatto, e li lasciarono sciolti, per una volta, mettendomi qualche fermaglio qua e là.

Andammo nella sala del trono, dove un trono era già stato messo e aspettava solo la persona che vi si sarebbe seduto sopra.

Era un trono molto semplice, quasi tutto rivestito d'oro, lo schienale alto, iniziava fine e si allargava all'altezza delle spalle, più o meno, considerando quanto Yami fosse alto, stimai dove arrivassero le sue spalle, e lo schienale proseguiva ancora per più di un metro in altezza stringendosi di nuovo, fino a finire a punta. I bordi erano neri, il resto tutto in oro, non vedevo nessuna pietra preziosa a decorarlo, forse era il volere del futuro Faraone.

I braccioli erano molto ampi, iniziavano dove iniziava lo schienale e, come quest'ultimo, si allargava sempre più.

Lì vicino, c'erano i servi del precedente Faraone, che avrebbero servito anche il nuovo e, uno di essi, immaginai il Gran Sacerdote, teneva tra le mani, un cuscino con due oggetti sopra. Immaginai fossero il flagello e il bastone pastorale.

I significati erano pressapoco questi: il bastone pastorale rappresentava la guida che era per il suo popolo ed il flagello, la cosa con cui lo avrebbe protetto sempre.

Nefer mi disse che, il rituale era comporto da quattro fasi: la prima era la purificazione del Principe con l’unzione di nobili unguenti magici e profumati; la seconda, era la fase dell'allattamento, non comprendevo molto questa fase, capivo solo che era da parte di una divinità femminile che ne garantiva la discendenza divina; la terza fase era l'abbigliamento e la corona, in questo momento, mi diceva Nefer, dovevano già essere alla terza. Yami non me lo aveva detto ma, aveva iniziato un paio di giorni prima questo rituale. La quarta, ed ultima, era l’attribuzione al Faraone dei cinque nomi quali sarebbe poi stato chiamato nelle diverse circostanze durante tutto il suo regno. Quello sarebbe stato fatto il giorno dopo, con il Gran Sacerdote.

Finalmente, dopo molte attese, il nuovo Re si fece vedere dal suo popolo, rimasi shoccata nel vederlo.

I vestiti reali erano solo un gonnellino con una cintura d'oro che la reggeva, con un pezzo di stoffa blu messa davanti. Aveva bracciali, orecchini, cavigliere, sandali chiusi quasi come i miei, collane e il suo immancabile mantello viola, ma quello non credetti fosse incluso.

Il suo sguardo era serio e, per la prima volta, non vide solo persone che conosceva bene, ma anche il popolo che avrebbe servito.

Venne fatto sedere sul suo trono, si mise composto, con la schiena dritta, e la testa alta.

Il Gran Sacerdote gli si avvicino, depose il cuscino a terra davanti al sovrano, e si fece portare la corona del Re.

Era rossa, semplice, e con decori dorati, e il l'uomo, gliela depose sulla testa, Yami non batté ciglio.

Poi prese gli oggetti dal cuscino e glieli porse, mettendoli incrociati davanti al petto.

Tutto tacque in sala, finché il Gran sacerdote non disse:

Parla figlio di Den, il popolo ti ascolta. Ora che l'equilibrio è stato ristabilito.”

Io sono colui che gli Dei hanno designato per guidare questo popolo”, iniziò a dire “Farò crescere questo paese nuova gloria e nuovo lustro porterò col favore di Ra e Horus che da sempre benedicono la terra d’Egitto. scacceremo lontani dai nostri confini i nemici, ma saprò anche guardare con benevolenza al popolo, perché solo chi governa col favore del popolo, ha il favore degli dei”.

Dopo che egli terminò il suo discorso, molti portarono doni al nuovo Faraone: gioielli, ricchezze varie.

Finita la cerimonia per quella giornata, Nefer ed io andammo verso il Faraone.

Sono tanto fiera di te, figlio mio, anche tuo padre lo è di sicuro. Ti starà guardando con gli Dei al suo fianco.” gli disse.

Grazie madre” e si abbracciarono.

Starò al tuo fianco, finché avrai bisogno di me, e quando la troverai la tua regina, cederò volentieri il posto a lei.” disse, sorridendo, e Yami rivolse il suo sguardo verso di me.

Madre, credo di averla già trovata, e sai chi è” disse solo.

Certo, lo so bene” disse, voltandosi anch'ella verso di me, e poi andò via, lasciandoci soli.

Ancora non ci credo che sono Faraone” mi disse, tutto eccitato.

Eh sì, Yami, all'età di 21 anni, 22 tra qualche mese, era diventato la guida ed il Re del suo popolo.

Ero fiera di lui, di tutto quello che aveva fatto fino a quel momento. Ora sapevo che nulla lo avrebbe fermato e avrebbe continuato tutti i progetti lasciatogli dal padre. Avrebbe onorato così la sua memoria.

I festeggiamenti, continuarono ed io, esausta, andai a letto senza aspettare che arrivasse Yami.

La prima cosa che feci fu buttarmi sul letto, lasciandomi andare letteralmente sui morbidi cuscini.

Stavo per chiudere gli occhi quando sentì che il letto stava cedendo ad un altro peso, immaginai chi fosse, ma non mi voltai. Ero troppo stanca.

Dovrei essere io quello ridotto a pezzi, come mai sono così pieno di energie?” disse Yami.

Probabilmente è l'eccitazione del momento” risposi.

Sì hai ragione. Ma non è solo per quello” disse, sentendo il suo corpo scendere sul mio, appoggiando le sue labbra sul mio collo, scendendo sulla mia spalla, calando le spalline del mio vestito.

Che cosa fai? Siamo nella tua stanza potrebbero vederci” dissi, allarmata, senza nascondere il fatto che, quello che faceva, non mi dispiaceva affatto.

Nessuno oserebbe mai disturbare il Faraone” disse.

Mi resi conto della posizione che aveva assunto quel giorno solo in quel momento: non aveva più paura di essere scoperto, non doveva più fare i conti con nessuno, non doveva più giustificarsi con nessuno, visto che il Faraone adesso era lui.

Se all'inizio ero timorosa, ora mi sentivo più rilassata e riuscì a lasciarmi andare, facendomi trasportare da lui, come avevo sempre fatto.

Le sue mani calde scivolavano esperte sulla mia pelle. Il mio viso, nascosto dai cuscini, fu messo allo scoperto da lui, che mi obbligò a voltarmi per guardarlo.

Cosa avete intenzione di fare, vostra altezza?” dissi, ma sapendo già la risposta, mi divertì a giocare.

Farla mia signorina. Sono il Faraone, dopo tutto, non si può ribellare a me” disse, facendo il solito spavaldo.

Non ho mai detto questo, sua altezza” dissi, detto questo, mi baciò con molta più forza di quanto avesse mai dimostrato, fino ad allora, come se non volesse più tenersi a freno. E, infatti, non lo fece.

Andammo avanti così, finché non ci addormentammo entrambi.

 

Il mattino dopo, mi risvegliai di nuovo sola, ma sapevo il perché: il rituale per diventare Faraone, non era ancora concluso.

Così, feci con molta calma rispetto al giorno prima, mi diedi una sistemata e poi scesi a fare colazione. Quel rituale era considerato sacro, quindi, solo chi ne aveva il potere poteva parteciparvi. Io, naturalmente, ne ero esclusa, così, come molte delle persone presenti il giorno precedente.

Accanto a me, ad un tratto, si materializzò, Alastor.

Buongiorno, signorina” mi disse, molto garbato.

Buongiorno a voi, Alastor” dissi, cercando di essere altrettanto gentile.

Allora, come le è sembrata la cerimonia di ieri?”

Molto suggestiva” dissi, non sapendo che altro dire.

Gradisce fare una passeggiata in mia compagnia?” disse, all'improvviso.

Ma certo” dissi. Detto questo, ci alzammo entrambi da tavola e facemmo un giro all'interno del palazzo.

Mi scuso se le sto rubando del tempo prezioso, magari aveva altri programmi.”

Ma no, si figuri, non sapevo che fare, al contrario”

Ah, tanto meglio così. Vorrei parlare con te di alcune cose” disse, prendendosi più confidenza.

Certo, di che si tratta?”

Riguarda la predizione, ne avrà certamente sentito parlare” disse, facendosi più serio.

Sì, cosa dice? Lei certamente lo saprà, vero?” dissi, speranzosa. Forse la verità si stava avvicinando.

Sì, sono stato io a rivelarla alla famiglia reale.” disse

Sul serio?”

Sì e... le domando scusa”

Perchè?” chiesi, allarmata.

Per questo” dicendo, guardando dietro le mie spalle e facendo un cenno del capo.

Non feci in tempo per voltarmi, per vedere chi o cosa c'era dietro di me.

Sentì solo un tremendo dolore alla testa e poi la vista iniziò ad annebbiarsi.

Accanto ad Alastor un'altra figura si era materializzata, ma non la riconobbi in tempo.

Caddi a terra con un tonfo sordo e gli occhi mi si chiusero completamente, lasciando spazio solo al buio e nient altro.


Salve a tutti!
Come va? scusate per il terribile ritardo, ma tra ferie e lavoro, alla fine, non sono andata avanti come speravo. Difatti, per il prossimo capitolo, dovrete attendere! ;)
Intanto: come vi pare questo capitolo? Secondo voi, perchè rapirla? e chi sarà mai l'aiutante di Alastor?
Fatemi sapere tutto, mi raccomando ;) sono curiosa e ansiosa di ricevere vostre critiche, sia belle che brutte! ;)
Ringrazio chi mi segue sempre, chi recensisce e chi legge solo. Grazie anche a chi mi ha aggiunto, di recente, tra gli autori preferiti e chi ha messo questa storia tra le preferite! Grazie mille ;) ;) ;) 
Vi aspetto alla prossima, che si intitola:
i misteri si svelano. Che potrebbe accadere?
Fate pure le vostre teorie, che appena lo termino, lo posto ;) ;) 
Alla prossima, 
Kiss Kiss
Shana

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21. I misteri si svelano

 

Non seppi dire per quanto tempo fossi rimasta nel buio, nemmeno perchè Alastor avrebbe fatto una cosa simile, sapevo solo che mi svegliai molto lentamente.

La botta in testa aveva lasciato il segno, la mia vista, per un po' rimase offuscata, non capivo se mi fossi davvero svegliata oppure no, era buio pesto anche nel luogo in cui ero stata portata.

Ad un tratto, sentì un brivido lungo la schiena, che si estendeva anche sulle gambe e sulle braccia.

La testa girava ancora vorticosamente, provai a tirarmi a sedere, ma qualcosa me lo impediva: catene.

Mi arresi, quindi, ad una possibile via di fuga; l'unica sembrava essere vedere come mai Alastor, e chiunque altro fosse stato a catturarmi, come mai lo avesse fatto.

Cercai, nel frattempo, di sforzare la vista per vedere se, abituandosi al buio, sarei riuscita a vedere qualcosa che mi avrebbe aiutata a capire dove mi trovassi.

Mi ci volle molto tempo prima che riuscissi a vedere qualcosa.

Era un luogo tetro, i muri erano dello stesso colore di quelli del palazzo reale e di come qualsiasi altra casa del villaggio. Io mi trovavo al centro di quella lugubre stanza; era impestata di un odore nauseante, non capivo cosa fosse, ma era molto più forte e acre di quello che poteva esserci in una tomba. Guardai in alto e notai di come il soffitto fosse basso: se mi fossi alzata in piedi su quella lastra di pietra a cui ero stata incatenata, forse avrei potuto toccare il soffitto.

Voltai la testa alla mia destra e notai uno scaffale colmo di grossi volumi, papiri, e fogli su cui sembrava esserci scarabocchiato qualcosa. Non c'erano oggetti che mi aiutassero a capire in che posto ero finita, non c'era nulla di personale lì.

Mi voltai alla mia sinistra stavolta, per notare altri volumi e boccette con qualche liquido dentro, sacchetti di cuoio pieni di chissà quale cosa, tutto posto su un tavolino che sembrava essere lì, abbandonato con tutto il peso che sosteneva, da chissà quanto tempo.

Provai a mettermi a sedere, molto lentamente per via della testa che ancora girava, e vidi, un altro tavolo su cui era posto la mia collana, quella che Nefer mi aveva regalato. Compresi, quindi, che potevo trovarmi nel luogo della persona che aveva tentato di aggredirmi per molte volte. Ma sul serio era Alastor, il fedele alchimista della famiglia reale? O c'era un'altra mente sotto?

Non lo avrei scoperto finchè non avessi chiarito con lui quella faccenda. Mi chiesi se mai Yami mi avesse trovata lì, oppure, se si fosse accorto della mia scomparsa. Non sapevo nemmeno per quanto ero rimasta svenuta, quindi non avrei mai potuto capire se fossero passati pochi minuti, o qualche ora o addirittura giorni interi.

I miei occhi, nel frattempo, si stavano abituando al buio e, potei notare, delle torce attaccate alle pareti nei quattro angoli della stanza; dietro di me, avevo notato c'era solo un muro spoglio, abbellito, per così dire, da sole ragnatele.

Ero sola in quella stanza, e mi chiesi se mai qualcuno sarebbe mai venuto.

 

Mi ero di nuovo addormentata, e, al mio risveglio, notai che le torce erano accese, e, alla mia sinistra, potevo sentire qualcuno che trafficava tra le boccette di vetro.

Mi voltai e vidi la figura magra ed esile di un uomo che si sosteneva con un bastone, era molto più anziano di quanto ricordassi.

Feci rumore con le catene, e lui, sentendomi si voltò. Alastor reggeva il pendente che mi era stato rubato mesi fa, il primo regalo che avevo ricevuto da Nefer, la collana con l'occhio di Ra come pendente. Solo che era diverso da come lo ricordavo. C'era qualcosa di diverso, ma era troppo lontano perchè potessi notare tutto nei minimi dettagli.

“Ti sei ridestata, finalmente” disse con tono stanco ma deciso. Privo di emozioni.

“Quando sono rimasta incosciente?” chiesi, era la stessa domanda che mi ero fatto appena svegliata poco prima, ma lui non poteva certo saperlo.

“Quasi mezzo dì” disse, mezza giornata, allora forse avevo qualche speranza che Yami mi stesse cercando.

Intanto, non dovevo fare altro che prendere tempo.

“Come mai mi trovo qui?” chiesi.

“Sono contento che tu me lo chieda, perchè ho molto da dire a riguardo” ed io ho tutto il tempo per ascoltarlo, dissi tra me.

Sperai solo che Yami facesse in fretta, ovunque io fossi, mi trovava sempre, avrebbe funzionato anche adesso?

“Allora, inizia col dirmi il motivo del mio rapimento.” chiesi, senza far trasparire nulla dal tono della mia voce.

“Perchè devi adempiere al tuo destino. Tu sei l'unica che può sopportare un cambiamento che potrebbe essere una scoperta rivoluzionaria.” disse, e, ripensandoci, erano quasi le stesse parole che mi aveva detto uno dei miei aggressori, sei mesi prima.

“Ma di che stai parlando?” adesso non mi importava più di tanto prendere tempo, volevo sapere la verità a tutti i costi.

“Semplice, preparati perché oggi la tua vita cambierà per sempre”.

Proprio non capivo dove volesse arrivare; continuava a fare il misterioso e a guardarmi con un sorriso sule labbra, come se fosse già soddisfatto così.

Ad un tratto, il portone dietro di me, si aprì piano, provocando un cigolio che diventava sempre più acuto man mano che la porta si apriva.

Un'ombra si materializzo dietro ad essa, ma era troppo buio perché riuscissi a vederla; la luce delle torce non illuminavano fino a lì.

Dalla figura esile, mi sembrava di donna, anzi una ragazza perchè non dimostrava ancora la dolci curve sinuose di una donna, come poteva essere Nefer.

No, era leggermente più alta di me, un corpo molto snello, capelli corti fino alla base del collo. Non poteva essere vero. Più di avvicinava sotto la luce, più non volevo credere che fosse davvero lei, poteva essere tutto questo opera sua? No, non mi sembrava possibile che potesse essere la mente, eppure era lì. Forse era solo il braccio destro di Alastor, in cuor mio, pregai che fosse così.

Isis si fece avanti, la sua espressione non era rigida, come quella dell'alchimista, ma era piena di compassione e dispiacere.

Forse era stata obbligata a farlo, ma per quale motivo avrebbe dovuto?

Nella mia testa, si svilupparono diverse ipotesi, tra cui quella che Alastor gli avesse offerto chissà quale intruglio da bere a Yami per far in modo che si innamorasse di nuovo di lei.

“Allora, mia cara Isis, cosa dicono dall'alto?” chiese Alastor, in tutta confidenza, come se io non fossi tra loro due.

“Si sono accorti della mancanza di Ottavia. Yami la sta facendo cercare per tutto il regno” disse, in tono basso e come se si sentisse in colpa per tutto.

Yami mi stava facendo cercare? Bene, magari mi avrebbero trovato in fretta, ma prima, avevo una faccenda importante da risolvere con Alastor ed Isis, a quanto pareva.

“Bene, a sua altezza il Faraone, non passerà mai l'idea che lei possa essere qui” disse, soddisfatto di sé.

“Ma dove siamo? Perchè sei qui Isis?” chiesi, ma in tutta risposta ottenni solo un capo chino da parte della ragazza. Come se non mi volesse più guardare in faccia perchè sapeva che mi aveva tradita e consegnata, ci aveva traditi tutti, ma soprattutto, se Yami lo avesse scoperto, si sarebbe sentito profondamente offeso dal suo comportamento.

“Siamo nelle mie segrete sotto il palazzo, praticamente, sei nei miei alloggi.” mi rispose Alastor.

“Ed Isis è qui, perchè ha scelto la mia causa e gli ho fatto una buona offerta, senza contare che fa compagnia al suo vecchio”.

“Cosa? Che vuol dire?”

“Vuol dire...” iniziò Isis, alzando il capo e guardandomi finalmente negli occhi, mi disse “vuol dire che Alastor è il mio vero padre.”

“Scherzi, vero?” chiesi, sotto shock da quella confessione, fatta con un tono molto freddo.

“Cosa le hai fatto?” dissi, rivolgendomi con tono accusatorio, misto alla rabbia che iniziavo a provare, ad Alastor. Ormai non avevo dubbi: era Alastor la mente di tutto.

“Io nulla, ha scelto da sola da che parte stare. Io le ho solo offerto un'occasione, lei l'ha colta.”

“E quale sarebbe stata la tua offerta?”

“Lui mi ha offerto il mio amato principe, adesso divenuto Faraone” disse Isis.

Allora la mia ipotesi era corretta, mi dissi.

“E visto che lei, ce l'aveva con te per averglielo portato via, ha accettato la mia causa. E anche io ho colto l'occasione.” disse Alastor.

“E quando è iniziato il tutto?” chiesi, era giusto che lo sapessi, no?

“È iniziato tutto un anno fa, poco prima del tuo arrivo. Lei compì 18 anni. Sapeva di me già da quando era più piccola, per questo entrava spesso a palazzo. Per venire a trovare me. Ma un giorno, per lei orrendo, predissi il tuo arrivo al principe Yami, e lei era con lui quando lo feci. Voleva vedere come prevedevo il futuro. Solo che rimase sconvolta quando lesse, come me, che il tuo arrivo avrebbe causato la perdita del suo amato. Così, quando fui con lei, rifeci la predizione ed allora vidi, che, grazie a te, avrei portato i miei poteri ad un livello superiore e tu, saresti stata una scoperta magnifica.” mi raccontò.

“A lui” disse Isis, “gli servivi per il suo scopo, e a me avrebbe permesso di restare di nuovo con il mio amato Re. Anche perchè la predizione che ti riguarda è molto più di questo. In realtà, è una profezia che nasce dalla notte dei tempi. Quando gli Dei crearono questo posto. Io ho imparato da lui, fin da piccola, l'arte della predizione e sarò il suo successore e passare il resto dei miei giorni con Yami”.

Era la prima volta che gli sentivo pronunciare il suo nome, e lo aveva detto con una nota di pura approvazione e capì che lo amava molto più di quanto avevo fatto io in quest'ultimo periodo.

Adesso, però capivo tutto. La prima volta che fui aggredita, lei era con me, quindi tutti i sospetti erano stati sviati e chi aveva lanciato la statua era stato o Alastor o uno dei suoi tirapiedi che poi mi aveva mandato.

E la sua fuga, era servita per organizzare meglio questo giorno, supposi, a quello che sarebbe successo a me.

Ma cosa era adesso questa profezia? Perchè gli sembravo tanto importante per questo? Continuavo ad essere sempre più confusa.

“Il patto tra me e mia figlia era semplicemente questo: lei si sarebbe avvicinata a te, per non destare sospetti, così mi avrebbe potuto informare dei tuoi progressi qui, di quello che facevi con chi eri più spesso. Insomma ti doveva solo tenere d'occhio senza che nessuno se ne accorgesse.”

“Dopo di che, mio padre avrebbe dovuto prendere qualcosa di tuo, perchè è necessario per l'adempimento della profezia ed allora, quando ho visto Nefer donarti quella collana ho pensato che sarebbe andato bene, infatti così è stato.”

Dover voltarmi ogni volta per sentire copsa mi dicevano quei due che erano ai lati opposti della stanza, mi stava facendo sentire non solo nervosa, ma anche terrorizzata.

Sapevo che ero in trappola e che non avrei mai potuto evitare quello che avrebbe voluto fare Alastor. Per quanto mi riguardava, avrebbe potuto benissimo uccidermi per uno scopo superiore che solo lui ed Isis, sembravano conoscere.

Dopo tutto, perchè mandarmi qualcuno da cui a malapena ero riuscita a difendermi, perchè tentare di uccidermi?

Non avrei nemmeno saputo il perchè della mia morte. A cosa sarebbe potuto servire davvero. Sapevo che sarebbe potuto sembrare impossibile, ma iniziai seriamente a cercare una via di fuga da quella situazione. Ma non ero abbastanza forte per spezzare quelle catene con le mie mani.

“Non puoi liberarti” mi disse Alastor, “è inutile ci provi” vedendo il mio tentativo ridicolo per cercare di liberarmi, per cercare un anello debole di quella catena, ma sembrava non esserci.

A quel punto, potevo solo sperare che davvero qualcuno mi trovasse. Non potevo nemmeno urlare, quelle mura sembravano spesse e, anche se mi trovavo nel palazzo, non sapevo quanto in profondità erano le stanze di Alastor e Isis.

“Ma ditemi, il Faraone sa della vostra parentela?” non so perchè mi venne in mente una cosa simile, in un momento simile, ma dopotutto, sarei stata lì, tanto vale cercare di strappare più informazioni possibili.

“Sì, il Faraone Den era l'unico che lo sapeva” disse Alastor.

“Quindi, il Faraone Yami, non lo sa ancora” dissi io.

“Ma lo saprà, glielo dirò quanto tutto sarà finito.” disse Isis.

Oh ma certo, troppo comodo così, dissi ironicamente a me stessa.

“Ma come può essere che siete parenti?”

“Mia madre, è stata con il mio vero padre, durante la sua relazione con l'attuale marito, il quale, ovviamente, non sa nulla. La mamma sì, infatti sa che sono qui, e anche lei presto verrà a vivere qui. Ma senza quell'uomo che non è mio padre.”

“Intendi che lo farete fuori o gli direte semplicemente la verità?” chiesi, temendo per la risposta: forse non conoscevo Isis così bene, forse la sua recita mi aveva ingannata fino ad oggi.

“Tu che dici?” mi disse Alastor, mi stava sfidando a capire cosa ne avrebbero fatto di quell'uomo o a come lo avrebbero fatto fuori senza destare sospetti? Cosa avrebbero scelto?

Non seppi, poi, per quale motivo, ma mi apparve nella mente, il volto del Faraone Den. Un momento, forse...

“Il Faraone Den, non è morto per caso, vero?” chiesi, sempre più allibita.

“Esatto, ma che intuito.” disse Isis, con tono sprezzante.

“Una bella idea, visto che sarebbe potuto essere un impiccio ai miei piani” concluse Alastor.

“Come avete potuto?” dissi, non mi sentivo più i muscoli delle braccia e delle gambe. Ero come paralizzata, tutte quelle rivelazioni mi avevano fatto venire la nausea; sentivo il sapore della bile amara salire su, fino alla gola, ma riuscì a cacciarla giù deglutendo. Non volevo mostrarmi ancora più debole di quanto lo fossi davanti a loro.

“Iniziava a sospettare di me e di Isis, non era poi così stupido, la vecchiaia non aveva fatto altro che renderlo più saggio.”

“Così, abbiamo pensato” riprese Isis “che fuori dai piedi avrebbe di nuovo allontanato i sospetti su di noi.”

Quei due continuavano a finire l'uno la frase dell'altra, era insopportabile e mi rendeva sempre più nervosa ed ansiosa.

“Quindi, ho messo un potente veleno nel suo calice e, dopo pochi secondi, ha fatto effetto. Avevo già dato la notizia a chi si dedicava alla realizzazione della sua tomba che avevo predetto che sarebbe morto presto e quindi sono riusciti a finire in tempo. Dopotutto, doveva avere la sua degna sepoltura.” finì Alastor, dopo avermi dato il pezzo mancante che mi serviva per capire la morte del Faraone che già trovavo strana.

Non credevo che avessero fatto tutto questo, solo per arrivare a questo giorno, per colpa mia sono morte persone. Sperai solo che, finito tutto, non continuasse la strage.

“E una volta finito con me, che accadrà?”

“Tu, come ho detto, sarai quello che mi farà diventare il più potente alchimista mai esistito. Tutti verranno da me a chiedere aiuto. E quello che sto per fare a te, tu dovrai farlo a me” disse, avvicinandosi a me.

Per quanto erano rimasti tutti e due immobili attorno a me? Non me ne ero nemmeno accorta.

Ma, dopo quello che mi disse, forse non aveva intenzione di uccidermi. Ma allora cosa aveva in mente?

Mi stavo facendo troppi quesiti a cui nemmeno sapevo se avrei trovato risposta. La mia testa stava scoppiano per tutto quello che stava accadendo. Sperai che la mia ragione regga a qualsiasi cosa possa accadere; così forse, se mai arriverò a raccontarlo, la gente forse mi crederà, Yami forse mi crederà.

“Quindi, non è la mia morte il vostro obiettivo?”

“No, ma qualcosa di molto più divino ti aspetta. Sarà doloroso, non nego che penserai di morire, certo, ma dopo, non te ne pentirai di avermi permesso di fare di te, un essere speciale.”

Che cosa voleva farmi? Iniziai a tremare ed a raggomitolarmi su me stessa, come per mettere qualcosa tra me e lui, ma sapevo che non sarebbe bastato.

“Non avere paura, Ottavia” disse Isis e pronunciò il mio nome con tale odio che pensai che non era mai stata la persona che credevo, non era mai stata davvero mia amica. Ero stata ingannata. Mi diedi della stupida per averci creduto e per aver cercato di essere sua amica, sapevo che non sarebbe mai potuto essere così, sapendo cosa provavamo entrambe per Yami, eppure ci volevo provare, sperando che, un giorno, avremmo riso di quando cercavamo di prenderci Yami.

Ma sapeva come sarebbe andata a finire, e immaginai quanto avesse sofferto, e aveva portato quella sua sofferenza in odio nei miei confronti.

Ormai era tardi per chiedere perdono, non avrebbe mai accettato.

Pregai affinché, un giorno, Yami possa vedere la persona che è davvero, non per odiarla, ma per sapere se l'avrebbe amata lo stesso.

Per un crudele scherzo del destino, mi ero ritrovata lì, ed ora, per aver commesso il fatale errore di essermi innamorata per la prima volta, avere scoperto la bellezza di amare una persona ed essere corrisposta. Provare un sentimento così grande e scoprire che hai commesso un terribile sbaglio, perchè amandola, hai distrutto una persona.

Allora ti assale un senso di colpa talmente grande che non puoi gestirlo e ti puoi solo ripetere che non avresti dovuto farlo, che non ti saresti mai dovuta lasciar coinvolgere.

Era stato bello crederci fino in fondo, alla nostra storia, al fatto che avremmo potuto vivere per sempre insieme, ma a quanto pare, le cose, per me, non vanno mai per il verso giusto. E lo devo accettare.

Accettai quello che il destino, come diceva Alastor, aveva in serbo per me, e dopo, avrei potuto pensare a come fuggire di lì, lasciando che qualcuno che amasse più di me Yami, prendesse il mio posto, come sarebbe dovuto essere sempre stato.

Mi venne da chiedermi se, anche Yami aveva solo recitato con me, ma scacciai subito quel pensiero assurdo: non avrebbe mai fatto tutto quello che aveva fatto per me, non avrebbe mai rischiato tanto per me. Non avrebbe insistito tanto per comprarmi a mercato dall'assassino dei miei genitori.

Forse, ripensandoci bene, questa svolta divina,come la chiamava Alastor, mi avrebbe permesso di realizzare la mia piccola vendetta.

Adesso, era ora di lasciarmi tutto alle spalle; forse, tra me e Yami, non sarebbe mai andata bene comunque.

Sentendo tutto questo, avevo meno paura ad accettare quello che mi stavano per fare.

“Nessuno ti troverà, nessuno sa che sei qui, nessuno mi impedirà di realizzare il mio ed il tuo destino.” mi disse Alastor, come se credessi che volessi che qualcuno spalancasse quella porta e mi salvasse. Ma non era così.

Io avevo scelto.

Avevo scelto di andare incontro al mio destino, ma prima...

“Voglio sapere cosa dice esattamente la profezia, una volta per tutte. E non temere, non voglio più scappare dal mio destino”.

“Bene, mi piace quello che hai appena detto, quindi, ti dirò tutto.”

Prese la sedia dietro di lui, vecchia e polverosa anch'essa come il resto del mobilio, si sedette di fronte a me, intimando Isis di fare lo stesso.

Anche io mi misi comoda per ascoltare quello che da mesi aspettavo di poter udire.


***
Ciao a tutti ;) 
Eccomi, sono riuscita a terminarlo ;) 
Allora, che ne dite? Ve lo aspettavate una cosa simile? Avevate già previsto tutto? (rimanendo in tema di predizioni xD)
Allora, qui ancora della profezia non se ne parla, ma lo farò nel prossimo capitolo, intitolata, appunto,
La profezia degli Dei.
Secondo voi, che avvadrà nel prossimo capitolo? quale potrebbe essere, secondo voi, la fantomatica profezia?
Vediamo se riuscite a capirlo, prima che posti il prossimo capitolo. ;)
Grazie a chi ha recensito, a chi legge solo e chi mi segue sempre ;) 
Grazie come sempre a tutti. Aspetto di sapere che ne pensate del capitolo 
Alla prossima
Kiss Kiss
Shana

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


 

Capitolo 22. La profezia degli Dei

 

“Come ti ho accennato prima” iniziò Alastor. Isis, sua figlia, si era seduta accanto a lui su di uno sgabello che aveva trovato vicino ad una delle tante librerie.

“Quello che ti riguarda è una profezia, risale a quando gli Dei crearono questo posto e noi.”

“Forse, nessuno ti ha mai accennato” disse Isis, intromettendosi, “Al Dio Phat e al Dio Shai”.

Feci cenno di no con il capo.

In effetti, non sapevo chi fossero. Forse non erano molto importanti se non li avevo mai sentiti, no? O forse, era proprio per la loro importanza che venivano citati poco: forse la gente temeva la loro ira.

“Quando predetti il tuo arrivo, prima al principe Yami, poi al Faraone Den, ebbi anche un'altra rivelazione mentre dormivo. Vidi una scena incredibile: vidi i tuoi genitori metterti al mondo. In quel momento, vedevo uno strano alone attorno a te, ed allora mi accorsi chi altro stava assistendo alla tua nascita: il Dio Phat, padre di tutti gli Dei, creatore della Terra, e il Dio Shai, il responsabile del destino.”

“Non vi seguo” dissi confusa, cosa c'entrava adesso tutto questo? Forse avrei dovuto pazientare.

“Pazienta, tra poco ci arriviamo” disse Isis, impaziente quanto me, di chiudere tutta questa storia, ovviamente.

“Ora mi spiego meglio: se gli Dei assistono alla nascita di qualcuno, avrà il dono di quel Dio. Nel tuo caso, gli Dei presenti erano due, e non erano Dei qualunque. Loro, difatti, assistono di raro ad una nascita e, se lo fanno, è perchè hanno un progetto divino per loro. Come te.”

Continuavo a non capire cosa volesse dirmi: non ero ancora a conoscenza di tutte le loro credenze e abitudini, in fondo ero con loro da nemmeno un anno.

Il mio sguardo interrogativo sembrò spronare Alastor a proseguire con il racconto che mi avrebbe rivelato il mio destino.

Ero impaziente di sapere ma ero anche molto spaventata: cosa sarebbe successo dopo? Quanto la mia vita sarebbe cambiata? E Yami? Lo avrei più rivisto?

Tutte domande in cui speravo di trovare risposta nelle parole che Alastor stava per dirmi.

“Dopo quel mio sogno, feci delle ricerche e, così, scoprì che la presenza degli Dei ti aveva infuso un dono particolare: quello di essere detentrice di un dono che nessun altro può avere. Quel dono lo hai già dentro te, e spiega così la tua sensibilità a tutto ciò che ti accade, rende ogni tuo dubbio o preoccupazione un fatto reale che potrebbe accadere.”

“Insomma, come se avessi dei poteri, giusto?”, a questa cosa, onestamente, non credevo più di tanto, ma avrei anche potuto sforzarmi di farlo.

Da quando ero con il popolo egiziano, avevo capito che per loro nulla era irrilevante, per loro contava anche il più piccolo particolare e, questo, valeva per ogni cosa: edifici, credenze popolare, anche lo stile di vita che conducevano non era del tutto casuale. Era un popolo calcolatore, sempre alla ricerca di qualcosa per stupire, qualcosa che non possono trovare in mezzo alla comune gente. Loro studiavano il mondo che li circondava, per capirlo meglio e sfruttarlo per i loro benefici personali, perchè loro lo sapevano bene e me lo aveva anche detto Yami una volta: gli Dei ci hanno donato tutto quello che ci serve per poter sopravvivere, ma tocca a noi renderlo migliore per vivere con i nostri simili e tutte le creature presenti con il mondo che ci circonda.

Potevo credere in qualcosa di sovrannaturale perchè tutto quello che vedevamo, era presente già da prima di noi e veniva spontaneo chiedersi: se non è opera nostra, allora di chi è?

Gli egizi avevano un riferimento divino per ogni cosa: raccolto, maternità, morti, vivi, bambini, aldilà perfino, sole, luna e tutto quello che abbiamo attorno.

“Nelle mie ricerche, ho scoperto anche un'antica profezia di un mio antenato ed un rito da eseguire, in caso in cui incontrassi qualcuno, alla cui nascita, questi due Dei avevano assistito. Soltanto chi viene assistito da loro ha il diritto di avere un dono e poterlo usare a pieno, ma per farlo, bisogna portare alla luce la vera essenza che ti hanno lasciato. Non posso sapere con esattezza cosa sia, ma quando ti ho letto il futuro tramite il sangue che hai accettato di donarmi, ho visto questo giorno e ho deciso di non tardare e di eseguire il rito il prima possibile.”

“E per farlo dovevi uccidere il Faraone Den? Aveva fiducia in te” gli dissi, tanto per chiarire questo momento.

“Non c'era scelta” disse Isis “avrebbe ostacolato questo prezioso momento”.

Non capivo se era sotto l'influsso della magia dell'alchimista oppure se era sempre stata così, e se lo era, mi reputavo davvero una stupida per aver creduto a tutto ciò che aveva detto, non solo a me, ma a questo punto, aveva mentito anche a Yami ed io volevo sapere cosa l'ha portata a gare quella sceneggiata che il nuovo Re d'Egitto aveva dovuto subire. Sperai davvero di poterlo sapere prima che tutto finisse.

“Già e poi non sarebbe davvero più vissuto a lungo, lui lo nascondeva, ma un male oscuro dentro di lui, lo stava uccidendo già da molto tempo.” disse Alastor “ho solo alleviato la sua pena, per quanto ancora sarebbe durata. E poi, Yami era pronto per prendere il suo posto sul trono. Confido davvero molto in lui, avrà il potere di cambiare molte cose.”

“Anche lui è assistito dagli Dei?” mi venne da chiedere.

“Sì, perchè adesso, lui stesso è un Dio sulla Terra.”

Non aveva risposto del tutto alla mia domanda, ma me la feci bastare come risposta.

Ora quello che più volevo sapere, da mesi ormai, era tutt'altro.

“Continua a dirmi cosa ci faccio io qui, incatenata a questa pietra fredda.” dissi, secca. Anche se il mio sedere era coperto dal sottile strato di tessuto della mia veste, stava pian piano diventando sempre più freddo ed i brividi per tutto il corpo, diventavano sempre più eloquenti.

I miei rapitori non sembravano preoccuparsi dello stato di salute del loro ostaggio.

“Sì. Dunque, veniamo al dunque. La profezia dice, chiaramente, che chi abbia il divino appoggio degli Dei Phat e Shai, avrebbe avuto un dono immenso che doveva rivelato non solo alla persona che lo ospitava, ma anche all'umanità perchè l'avrebbe cambiata. Ed io confido molto il questo.”

“E come ha fatto a capire che ero io? Insomma, ha visto il mio aspetto futuro?”

“Diciamo di sì. Vedi per il suo ventesimo compleanno, cioè più di un anno fa, il Faraone Den mi chiese di predire il futuro a Yami per la prima volta. la domanda era se sarebbe stato in grado di sostenere il suo ruolo e, sotto richiesta della moglie Nefer, chi avrebbe rubato il cuore a suo figlio.”

“Eh? Non capisco cosa possa c'entrare.”

“È presto detto: in quella visione vidi una ragazza con i capelli lunghi e rossi e gli occhi viola a cui venivano uccisi i genitori e portata qui. In seguito vidi il principe innamorarsene a prima vista e, successivamente, vidi il rito essere compiuto. Avrai capito di chi sto parlando, no?”

Vidi il volto di Isis contrarsi per la rabbia per ciò che era stato detto: a quanto pare, non ne sapeva nulla di quella parte, almeno così pareva.

Ma non era affar mio se a lei dava fastidio quella parte della profezia.

“Quindi la profezia sarebbe?” chiesi. Stavo iniziando, non solo a perdere la pazienza, ma anche a sentire il freddo della pietra e delle catene pervadere il mio corpo.

“La profezia sarebbe questa: la persona a cui gli Dei donarono i loro poteri alla nascita, sarà destinata a cambiare il corso del tempo. Sarà una svolta per la razza umana e fermerà lo scorrere della sua stessa esistenza. In pratica, tu mia cara, hai un dono che potrebbe migliorare le condizioni di vita di una persona. Purtroppo, i nostri antenati non sono stati più chiari di così. Possiamo solo eseguire il rito e vedere cosa succede”

“Quindi nemmeno tu sai cosa potrebbe succedermi?” chiesi, ormai esasperata. Non sapere che cosa mi sarebbe accaduto mi stava letteralmente facendo uscire di senno.

“No, ma i dettagli per il rito erano molto chiari. Ho preso in prestito la collana che ti è stata donata dalla regina, per avere un oggetto prezioso che fosse tuo. Quando sei arrivata, avevano gettato i tuoi vestiti: io li ho presi perchè sono necessari, anche se li dovrò bruciare. Ma c'è una cosa che mi serve più di tutte.”

“E sarebbe?” la mia pazienza stava arrivando al suo limite.

“Il tuo consenso. Devi essere conscia e consenziente per eseguire al meglio questo rito. Ma devi volerlo sul serio, non basterà dirmi che per te va bene. Ne va della tua vita”.

Mi sentivo già abbastanza sul punto di morte così, in quella situazione, ma dopotutto, avevo già deciso dentro di me. La mia curiosità nel sapere cosa mi sarebbe successo aveva preso la meglio e quindi sia il mio spirito che il mio corpo, erano pronti per quello che mi aspettava da molto tempo, a quanto pare.

“Che cosa dovrei fare io esattamente?” chiesi, sperando che iniziasse il prima possibile e che finisse il prima possibile. Speravo solo che davvero sarebbe servito a qualcosa.

“Bè, in teoria, sei già nel luogo giusto, devi solo stare sdraiata e chiudere gli occhi. Io ed Isis pensiamo ai preparativi. Non abbiamo molto tempo, lui sta per capire dove ti trovi”.


Ciao a tutti! :)
scusate il tremendo ritardo ma tra scuola e lavoro, non ho avuto molto tempo per scrivere ;)
Comunque, finalmente sono tornata. Spero che il capitolo si capisca e non risulti troppo confusionario (avendolo ripreso dopo molto tempo!)
Allora che ne dite? vi piace in sostanza? cosa vi aspettavate? cosa vi aspettate nel prossimo capitolo? ;)
Al momento sono riuscita a cominciarlo e mi posso comunicare che il titolo è:
Il Rito degli Dei ;)
Grazie, nel frattempo, chi ha aggiunto la storia tra i preferiti seguite e ricordate; chi mi ha aggiunto tra gli autori preferiti e chi mi segue in silenzio e chi commenta sempre! Spero continuiate così ;)
Alla prossima, 
Kiss Kiss
Shana

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


 

Capitolo 23. Il Rito degli Dei

 

Lui? Non si riferiva mica a Yami! Come può aver capito dove mi trovavo? Che sapesse molto più di quanto pensassimo tutti? O era stata Isis a confessargli qualcosa?

Non sapevo che pensare, ma speravo davvero che non arrivasse ad interrompere quello che stavo aspettando. Era in gioco la mia vita, questo era indiscutibile, ma volevo davvero pensare che avrei potuto fare qualcosa di positivo e mantenere la promessa fatta ai miei genitori, prima che morissero.

Devo assolutamente farcela, io devo sopravvivere!

E di questo ne ero più che convinta.

Vidi che, per paura di essere interrotti, si precipitarono su e giù per la stanza per cercare quello che serviva al rituale.

Notai che consultavano un vecchio tomo posto su un tavolo lì vicino, per capire cosa serviva e come posizionarlo.

Nella posizione in cui ero, ancora seduta ad osservare quello che loro facevano, iniziavo a congelare seduta su quella pietra, tanto che per istinto, mi strinsi alle gambe, accovacciandomi e coprendomi anche con i capelli, dove sentivo più freddo.

Iniziarono a mettermi intorno degli strani oggetti che sembravano molto vecchi, ma anche molto comuni: vasi vecchi, gioielli, pietre preziose. Fino alle cose più strane, come calici d'oro pieni di un liquido rosso scuro che lo stregone, come lo avevo ormai soprannominato, versò sulla pietra.

Solo allora notai che era incisa, non saprei mai dire cosa c'era scritto, però, era un grafia molto diversa dai geroglifici. Sapevo solo che la pietra ne era piena di incisioni sia sopra, dove ero seduta io, e sui bordi strani disegni, difficili da interpretare per me.

Avevo passato troppo poco tempo li per imparare tutto come si deve.

Gli oggetti che avevo attorno erano pochi forse nemmeno una decina, non feci in tempo a guardarli bene che Alastor mi disse:

“Adesso sdraiati” ed io obbedì.

Una volta stesa, mi mise al collo la collana che aveva prima in mano, quella che mi aveva rubato. Con le mani, arrivai a toccarla, e mi accorsi che il ciondolo era stato sostituito con uno molto più piccolo e di un materiale più leggero. Al centro, dove ci sarebbe dovuto essere l'occhio, c'era qualcosa di freddo e sagomato. Non riuscivo a vederla bene.

“Tieni le mani così” continuò a dirmi. “Adesso, chiudi gli occhi e cerca di rilassarti” e lo feci nell'esatto momento in cui lo disse.

“Spero che tu possa sopravvivere” mi disse vicino all'orecchio. Sapevo che era lì vicino a me perchè il suo respiro era praticamente attaccato al mio collo.

“Forza Isis, iniziamo, prima che arrivino. Dobbiamo ancora finire di sistemare. Ottavia, tu resta lì e non aprire gli occhi per nessun motivo.” mi disse, ed io feci un leggero cenno di consenso col capo.

Sentivo che continuavano a muoversi, a cercare oggetti tra le varie scartoffie, li sentivo bisbigliare tra di loro. Non sentivo cosa si stessero dicendo, ma sapevo che era tutto riferito a quel momento, tanto atteso ed ambito da entrambe le parti.

Dopo un po' sentì che qualcuno mi stava toccando; mani esperte mi pettinarono i capelli e, con delicatezza me li poggiarono sulla pietra. Non capì lo scopo di quel passaggio ma capì chi, con molta probabilità, lo stava eseguendo. Isis.

Lo sapevo perchè solo una ragazza sapeva toccare con mani esperte e senza timore, un'altra ragazza.

Persino quando lo faceva Yami potevo percepire un leggero timore, quasi per paura di toccare qualcosa che non si può toccare.

Dopo di che, sentì uno straccio umido di qualcosa, toccare tutta la superficie della mia pelle che non era ricoperta da vestiti, viso incluso, come per purificarmi da qualcosa, come era avvenuto per il rituale per il funerale del Faraone Den e l'incoronazione di Yami.

Nel frattempo, avevano avvicinato di più, gli oggetti vicino al mio corpo, di modo che disegnasse la figura del mio contorno sulla pietra.

“Devo farti bere una cosa” disse, di nuovo Alastor, seguendo alla lettera quelle istruzioni che possedeva, lo disse come se lo stesse leggendo in quel momento.

“Continua a tenere gli occhi chiusi, io ti solleverò leggermente la testa e ti farò bere. Socchiudi le labbra, intanto” ed io feci quello che mi chiedeva.

Appoggiò il boccale di un calice, forse quello che aveva usato prima, e un liquido denso, salato ed amaro scese lungo la mia gola, lasciando dietro di sé solo disgusto.

Che accidenti mi avrà fatto bere?

Il sapore di quella cosa era rimasta dentro la mia bocca e sentì scivolarne una goccia lungo il mento; probabilmente ne era fuoriuscita un po'. La sensazione che mi lasciava quel liquido sulla pelle era che poteva essere qualcosa di appiccicaticcio.

Non potevo né chiedere cosa fosse né tanto meno muovermi per togliere quella goccia che era rimasta sul lato della mia bocca ed era scesa sul lato del mento.

“Se vuoi fare domande, devi attendere la fine del rituale” disse, con tono aspro, Isis.

Quanto mi seccava quel suo atteggiamento, avrei voluto zittirla, ma solo dopo mi accorsi che mi aveva afferrato per un polso, e in quel modo, mi trasmise tutta la sua insicurezza e paura.

Isis, ma da che parte stai? A che gioco stai giocando?

Che la sua fosse tutta una recita per non far sospettare nulla al padre? Che il suo vero intento fosse un altro?

Non avevo scelta: non solo dovevo sopravvivere ma dovevo anche capire che cosa voleva dirmi con quel gesto Isis.

Che la vera mente fosse Alastor, già lo immaginavo, ma che fosse molto più malvagio di quanto desse a vedere poteva essere?

Non sapevo quale dei due fosse più pericoloso o no, quali erano i loro piani, se coincidevano oppure no.

Più continuavano i preparativi, più continuavo ad essere impaziente di sapere a che cosa stavo andando incontro, che destino stavo accettando.

Intanto, dei rumori di passi sopra le nostre teste iniziava a farsi sentire.

“Che stiano già arrivando?” disse Alastor sorpreso di quanto poco tempo ci avessero messo a capire dove eravamo.

Isis mantenne il silenzio e la presa sul mio polso aumentava.

Allora capì: aveva chiamato lei Yami per dirgli dove eravamo, ma quando lo aveva fatto? E come senza farsi scoprire da suo padre?

Non era una certezza, ma dalla stretta ipotizzai potesse essere andata così.

“Che facciamo?” disse poco dopo, forse per non destare sospetti.

“Non possiamo velocizzarci, dobbiamo aspettare il tramonto, che avverrà tra meno di un'ora. Possiamo solo impedire che si intromettano, specialmente il nuovo Faraone.”

“Probabilmente avrà mobilitato anche i suoi soldati” disse Isis.

“Sì, sicuramente lo ha fatto” disse Alastor con un tono che iniziava ad essere misto tra l'ansietà ed il nervoso.

“Allora, che consigli di fare?”

“Aspettiamo e speriamo che non ci trovino; in caso contrario, temporeggeremo”.

“Assicuriamo che lei stia perfettamente immobile e in silenzio in quella posizione per un'altra ora almeno” continuò l'alchimista.

Per me sarebbe stato abbastanza rilassante come proposta, speravo solo di non addormentarmi, altrimenti avrei rovinato i loro piani.

Cercai, per evitarlo, di restare concentrata sui rumori che sentivo attorno a me: sembrava di essere tornata a vivere nella foresta, coi miei genitori; solo che quelli che sentivo correre non erano animali, ma persone che mi cercavano. Tra i loro passi, non avrei mai saputo dire se c'era anche Yami, ma sperai che fosse molto indietro rispetto a loro, perchè i passi erano sempre più vicini.

Per quanto avrebbe potuto temporeggiare, Yami non era una persona molto paziente e avrebbe cercato di attaccare, come solo lui sapeva fare, sorprendendo il nemico.

Non avevo nemmeno la cognizione del tempo, non sapevo nemmeno se fuori il tramonto si decideva a cominciare oppure no.

Ero come isolata da tutto: non potevo vedere perchè non potevo aprire gli occhi, non potevo parlare perchè dovevo rimanere in silenzio; mi era permesso solo ascoltare e respirare in modo lieve e silenziosamente.

Il freddo in quel luogo si faceva sempre più sentire, attraverso le pareti di pietra che ci circondavano.

Mi chiedevo se mai saremmo arrivati al termine di questa storia. Non riuscivo più a contenere la mia curiosità riguardo a quello che sarebbe potuto accadere, ma avevo come il sentore che, quello sarebbe stato tutto fuorché piacevole, per tutti i presenti.

Nel frattempo le voci dei soldati che mi cercavano, delle volte, si facevano sempre più nitide e, altre volte, sempre più distanti. Credevo di non riuscire più a distinguere i suoni come facevo un tempo, pensai fosse dovuta all'eccitazione del momento.

Tante cose erano cambiate da quando ero lì e, adesso, stava per cambiare ancora.

Ero stata bene tra loro, con tutti i lati positivi e negativi, ma sapevo bene, senza una profezia che me lo dicesse, adesso era tutto finito. Quest'anno con Yami ed Isis e tutte le persone che avevo conosciuto qui, mi ero fortificata: non ero più una ragazzina che aveva paura senza in suoi genitori e che si sentiva sola e spaesata.

Sì, adesso lo potevo tranquillamente ammettere anche a me stessa, ero pronta a tutto per raggiungere tutti gli scopi che la vita mi avrebbe messo davanti, nulla più mi avrebbe spaventata. Mai.

“Ci siamo quasi” disse Alastor, e sperai che si riferisse al tramonto perchè quell'attesa, oltretutto, era davvero snervante.

“Allora, possiamo iniziare?” chiese Isis, con voce sottile, come se non volesse che nessuno ci sentisse al di fuori di questa stanza.

“Sì. Prendimi il libro figliola. Possiamo finalmente scoprire che dono, gli Dei, hanno riservato per questa ragazza”.

“Va bene, padre”.

La sentì lasciare, finalmente, la presa su di me e allontanarsi.

La sua stretta salda mi aveva convinto di non avere più la mano. Non potevo muovermi per massaggiarmela, anche per testare se la mano c'era ancora davvero. Pazienza, lo avrei fatto dopo.

La corsa dei soldati credetti, per un attimo di averla persa ma, mi resi conto solo poco dopo, che si erano allontanati troppo da dove ci trovavamo. Dopo un attimo, lì udì di nuovo distintamente.

“Possiamo iniziare Ottavia. Ho bisogno che ascolti bene quello che sto per dire. Respira una volta profondamente per farmi capire che hai capito” disse, e feci quello che mi chiese: inspirai ed espirai profondamente.

“Bene, Isis vieni qui accanto a me” disse “ed osserva bene”.

Che gli Dei mi assistano in quest'impresa. Dio Phat, Dio Shai io chiedo la vostra benedizione sulla ragazza alla cui nascita eravate presenti. L'ho trovata e adesso la pongo al vostro cospetto perchè il suo destino si compia e se è meritevole del vostro dono datole alla nascita. Se così è, mostratecelo e datele modo di usarlo per se stessa e anche per chi ha bisogno. La sua vita è nelle vostre mani, questa comune mortale accetta il vostro giudizio e le vostre condizioni. Lei è finalmente pronta per affrontare il suo destino.”

Non appena disse quelle parole, sentì solo la porta essere sfondata e poi un dolore più forte di mille pugnalate, come se mi stessero dando fuoco. Dei gemiti di sofferenza uscirono dalla mia bocca, ma quando mi sentì avvampare urlai con tutto il fiato che avevo.

In lontana, una voce mi chiamava urlando il mio nome, disperato.

Era Yami, ma la mia voce non poteva emettere altri suoni che fossero differenti alle urla di dolore.




Ehilà. xD
(Mi nascondo dietro ad una colonna di pietra per non essere colpita da eventuali oggetti pesanti O.o)
Scusate il terribile ritardo, ma per complicanze, non sono riuscita a finire il capitolo prima.
chiedo scusa anche per eventuali errori e per la cortezza del capitolo.
spero vi sia piaciuto lo stesso ;) 
A parte ciò, vi sono mancata? (domanda idiota, ovvio che no -.-")
Il capitolo vi è piaciuto? è valsa la pena aspettare? o siete delusi al massimo?
Cosa credete accadrà adesso? Ottavia che fine farà?
Vediamo le vostre ipotesi XD nel frattempo spero di iniziare e finire, soprattutto, il prossimo capitolo,
il cui titolo sarà: La Trasformazione.
Alla prossima, non saprei dirvi quando XD
Kiss Kiss 
Shana

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


 

Capitolo 24. La trasformazione

 

Non avrei mai immaginato che potesse essere tanto doloroso. Credetti davvero di morire, non seppi nemmeno dire per quanto sopportai quell'agonia.
Mi sentivo le ossa che si comprimevano dentro di me, mi impedivano ogni movimento. Il sangue lo sentivo scorrere come se fosse sulla mia pelle, talmente veloce che credetti stesse cercando di riparare al danno che avevo fatto.
I muscoli, sotto la mia pelle, si contraevano a velocità impressionante. La sensazione mi sembrava quella di qualcuno che tentasse di schiacciarmi contro quella pietra su cui ero sdraiata, o forse non lo ero più. Non lo sapevo, il freddo sotto di me, stava svanendo. Non sentivo più nulla, perfino l'aria mi stava abbandonando. Il mio corpo stava rigettando la mia decisione o la stava affrontando?
Potevano sentire tutti le mie urla o le potevo udire solo io? C'era qualcuno attorno a me o ero sola?
La mia vista era troppo annebbiata per capire cosa mi stesse circondando, la visuale era mista, una sfumatura tra il nero e il rosso.
Non sapevo distinguere nemmeno me stessa in mezzo a quella visuale.
Come se fossi in un limbo, dove quella sofferenza era l'unica cosa reale.
All'improvviso, una sensazione simile al calore del sole che scaldava la sabbia del deserto, mi pervase. Una sensazione che si estendeva dalle gambe e saliva su, verso il petto, per poi arrivare alla mia testa.
D'istinto, portai entrambe le mani alla sommità della testa, come se volessi provare ad alleviare quel bruciore che si instaurava sempre più in me.
Il calore aumentò a dismisura fino a che credetti che il mio corpo andasse a fuoco.
Cacciai un urlo ancora più forte per esprimere quel dolore, e poi si placò così come era venuto.
I miei occhi furono sorpresi da un'improvvisa pesantezza. I suoni iniziavano ad avere un senso. In lontananza, le voci preoccupate di chi stava assistendo alla mia agonia, tra cui il responsabile di tutto ciò.
Sembravano allarmati, le parole erano molto confuse, così come le immagini.
E poi, chiusi gli occhi e iniziai a sognare.

Forse ero davvero morta, a questo punto.
Avevo sofferto molto senza sapere né il perchè né per cosa.
Sapevo solo che ero tornata in un luogo famigliare. Ero in una foresta, un sole splendente in cielo, ma non potevo sentire il suo calore, nonostante i suoi raggi mi attraversavano.
L'erba sotto ai miei piedi era soffice, ma se non l'avessi vista, non mi sarei accorta della rugiada depositata sulla superficie di ogni foglia.
Così, senza sapere nulla, seguì l'istinto che mi diceva di esplorare quel posto, perchè avrei potuto trovare la risposta alla mia domanda: ero morta oppure era tutto un sogno?
Mentre vagavo per quel luogo, così pieno di luce, calore e pace, mi sentivo leggera. Mi guardai i piedi per accertarmi che stessero toccando il terreno. Dopo che ebbi la conferma che ero coi piedi per terra, inginocchiai per tastare il terreno per capire se era tutto un'illusione della mia mente. La strappai perfino dal terreno e la potevo percepire meglio.
Ma non avevo la certezza, ancora, né il perchè fossi finita in quel luogo così all'improvviso.
Decisi di alzarmi e cercare qualcuno che potesse dirmi che luogo era quello.
Camminai a lungo, ma non scorsi nessuno. Ero finita lì da sola?
Un senso di angoscia ed inquietudine si faceva strada, lentamente, dentro di me.
Aumentai il passo, perchè il sole stava ormai calando e non trovavo tracce di altri esseri viventi, nemmeno di animali. Mi ritrovai a correre, con le lacrime agli occhi.
Corsi tra gli alberi che non mi accorsi che, tutto attorno a me, passasse come se il tempo fosse eterno, eppure mi sembrava di correre veloce.
Dopo di che, le tenebre ingoiarono quella luce e tutte le meraviglie attorno, facendomi cadere nel buio più totale.
Mi accasciai al suolo, ma che succede qui? Dove sono finita?
Mi dissi, in preda al panico.
Un'intensa luce bianca comparve di fronte a me, e fissandola attentamente, notai delle immagini famigliari al suo interno.
Erano di una coppia all'interno di una grotta. Fuori una pioggia incessante gli impediva di uscire, ma non sembrava nei loro piani.
Un falò riscaldava ed illuminava l'ambiente circostante, facendomi notare che la donna era a terra sofferente e l'uomo stava cercando un rimedio per farla sentire meglio.
Le urla della donna non potevano arrivare fino a me, a dire il vero, nessuno di quei suoni sembrava potessi udirli. Potevo solo vedere la scena da lontano, senza capirne il senso, senza vedere quelle due persone in volto.
Dopo quelle che sembravano ore di agonia, distinguetti altre due figure, avvolte da una luce radiosa, ma nessuno di quei due sembrava averlo notato. Da lontano, era difficile anche per me distinguere cosa c'era all'interno di quelle due luci, a parte i contorni delle due figure, il resto era totalmente indistinguibile.
Alla fine, le agonie della donna erano terminate e, vidi che l'uomo stringeva qualcosa tra le sue braccia, tutto infagottato in un panno sporco di quello che sembrava essere sangue. Lo cullava, gli sorrideva, lo mostrò alla donna, che lo prese in braccio a sua volta, sorridendo. L'uomo l'abbracciò felice e capì,finalmente, il perchè: gli aveva donato un figlio.
Le due figure, toccarono il nascituro e poi scomparvero, così come tutta l'immagine.
Quella scena, aveva lasciato in me, un senso di affetto e tristezza che non seppi spiegarmi, e le lacrime scendevano senza controllo. Mi voltai verso il globo luminoso che sembrava volesse mostrarmi altro.
Come prima, uno scenario privo di suoni, sì aprì con una giornata di sole, come quella in cui ero capitata prima, la stessa coppia, nella stessa grotta presentò quel mondo incredibile di luce, natura e bellezza al bambino tra le loro braccia.
Un sorriso amaro mi venne spontaneo, e pensai a quanto era fortunato quel bambino, a quell'uomo che aveva una donna che gli aveva donato quel miracolo e alla stessa donna, diventata madre con l'uomo che amava e venerava.
Ma, come potevo sapere come stavano le cose tra loro? Non potevo conoscerli, o sì?
Mi avvicinai a quella sfera luminosa sempre più fino a toccarla, ma nel farlo mi bruciai, lo sentì distintamente, mi guardai la mano, ma non c'erano segni di bruciatura.
Riprovai, sempre quel calore mi colse di sorpresa ma provai a resistere, dovevo assolutamente sapere perchè vedevo quelle persone e perchè mi era tutto troppo famigliare.
Una voce maschile mi parlò e proveniva proprio dal globo luminoso che, con forza, mi obbligò a staccare la presa facendomi cadere all'indietro per un paio di metri.
Non sai chi sono? Dovrei saperlo molto bene, invece” disse la voce.
“Come potrei averli riconosciuti con una prospettiva così lontana?” risposi.
Nonostante la lontananza, avrei dovuto riconoscere la scena, i sentimenti che ti hanno pervaso.”
Feci mente locale, per capire quello che la voce cercava di dirmi, e alla fine,tardamente, arrivai alla conclusione più semplice e ovvio, cos'altro avrei potuto vedere, dopotutto?
“Quelli erano i miei genitori quando hanno avuto me?” dissi a bassa voce, come se non volessi crederci nemmeno io.
Esatto, da allora il tuo destino, in qualunque modo si fosse evoluto, ti avrebbe portata qui”
“Perchè mi dici questo?”
Ti abbiamo fatto un dono, un dono a cui nessuno abbiamo avuto il coraggio di dare, per paura che lo usassero in malo modo. I battiti del tuo cuore all'interno di tua madre, ci hanno convinto. Solamente andando in Egitto, avresti potuto scoprirlo ed accettarlo. Non c'era altro modo.”
“Voi avete fatto in modo che i miei morissero? Solo per farmi arrivare fin qui? E non sapere nemmeno dove mi trovo e se sono morta? Tutto questo solo per arrivare qui?” dissi, con un tono tra la disperazione e la rabbia, che stava bollendo dentro di me.
Sì, ci dispiace ma era necessario. I tuoi genitori lo hanno accettato per far sì' che il tuo destino si compisse. Ricordati la promessa che hai fatto loro. Non scordarla mai, soprattutto adesso” continuò la voce.
Era incredibile come potesse sapere tutto questo, ma avevo capito di chi si trattasse. Era un Dio di sicuro, ma con tutti quelli che Yami mi aveva fatto conoscere, non avrei mai saputo quale potesse essere.
“E quale sarebbe questo mio dono?” dissi, sprezzante.
Non disprezzarlo, imparerai a suo tempo tutti i suoi segreti. E in esso, troverai una persona molto importante, prendendo così una decisione a tua volta, intromettendoti nel corso della sua vita.”
“Cosa? Che vuol dire?”
Lo scoprirai a tuo tempo, sappi che manterrai sempre quella promessa. Sappi solo che vivrai in eterno, giovane e nulla potrà mai scalfirti. Avrai problemi nel corso della tua lunga esistenza, ma nulla di ingestibile se saprai conoscerti bene.”
Più parlava più avrei preferito che stesse zitto. Non capivo a cosa volesse alludere con tutte quelle frasi. Perchè continuare a fare il misterioso se ormai la profezia è compiuta? Che altro c'è che dovrei sapere? Forse, come diceva lui, avrei fatto bene ad aspettare, in fondo mi aveva assicurato, o almeno così pareva, che ero ancora viva.
Il tempo per le chiacchiere è scaduto. È, ormai, giunto il tempo, che tu ti svegli. Buona fortuna per tutto, ragazza immortale.”
Ragazza immortale? Non ebbi tempo di assimilare quella nuova informazione che tutto tornò buio, ed i miei occhi, tornarono pesanti fino a che non caddi al suolo.

Il dolore fisico era sparito, sentivo il corpo indolenzito ma molto leggero allo stesso tempo. Lentamente riaprì gli occhi, e quello che vidi mi sconvolse. Prima non potevo vedere ad un palmo dalla mia mano in quella camera buia, adesso vedevo fino alla più piccola crepa del muro in pietra.
La seconda cosa che mi colpì era che non respiravo. Non sembrava necessario, lo feci per prova, per vedere se effettivamente ero viva ma, sostanzialmente, non era cambiato nulla.
“Ottavia?” sentì pronunciare il mio nome come se lo avessero detto ad alta voce e, di scatto, mi voltai verso la fonte del suono: la voce era quella di Yami. Mi guardava come se vedesse un altra persona al mio posto. Come se non mi riconoscesse più. Come se fosse quasi spaventato da me. La cosa mi rendeva triste e mi riportò al problema che mi ero posta in sogno: che cosa era successo?
Era davvero quella, poi, la realtà? Cosa era cambiato in me?
Mi misi a sedere e, nel farlo, guardai, istintivamente, verso il basso, verso le mie gambe: erano perfette e bianche. Mi toccai, non avevo una temperatura calda, anzi non distinguevo più il caldo dal freddo. Nemmeno il freddo della pietra, come mi era sembrato fino a poco prima, era ormai inesistente. Mi guardai le mani e notai come non ci fossero più tutti quei segni che tutti hanno, erano perfettamente lisce anche quelle.
Dalla mia prospettiva, potevo anche vedere tutti i segni del tempo su ogni singolo oggetto che mi circondava ed immaginai fossero quelli utilizzati per il rituale, ed al collo, avevo la mia collana. La guardai e vidi come l'avesse cambiata. Al suo interno c'era una pietra bianca, con la forma di un occhio. Il resto della collana non c'era più.
Quello era tutto ciò che vi era rimasto.
“Che mi avete fatto?” la mia stessa voce alle mie orecchie pareva quasi un sussurro, non ero nemmeno sicura che mi avessero sentito.


Ehilà! ;)
Sono riuscita a non metterci un mese per termianre un capitolo. :)
L'ho finito giusta ora xD adesso mi attende il 25esimo, che ho appena iniziato ;)
Allora, che ne dite? come vi è sembrato? secondo voi, chi era quella "voce"?
Cosa accadrà al suo risveglio?  cosa sarà successo?
Il titolo del prossimo capitolo è: Il dono dell'essere immortale. E qui, praticamente, dice tutto, o quasi ;)
Spero di aggiornare presto ;) Spero che il capitolo vi sia piaciuto e alla prossima ;)
Kiss Kiss
Shana ;)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25. Il dono dell'essere immortale

 

“Che mi avete fatto?” dissi, allora, con voce più alta.

“Ho compiuto il destino degli Dei. Ed il risultato è incredibile” disse, ed il suo viso assunse un'espressione di puro stupore. Potevo vedere ogni suo singolo lineamento, tutte i segni sul suo viso, sulle mani, i segni della vecchiaia che incombevano su di lui, la stanchezza espressa dal suo viso era, per me, visibile di prima.

“Cosa mi è successo? Per quanto sono rimasta qui prima che mi ridestassi?” chiesi, ancora.

“All'incirca un paio d'ore se non di più, fuori ormai è notte fonda” disse Isis, anche lei spiazzata dal mio aspetto.

“Hai urlato e ti contorcevi dal dolore, come se ti stessero torturando, poi, solo un'ora fa, hai smesso e ti sei come addormentata” mi disse alla fine Yami.

Il suo aspetto, anch'esso colto da stupore, era l'unico che non mi sembrava tanto diverso, ma davvero mi ero innamorata di lui? Mi sembrava impossibile perchè adesso non provavo più alcun sentimento per lui e non capivo se era per la mia nuova condizione o per altro.

Forse quello era un chiaro segnale da parte di quel “nuovo corpo” che i nostri sentimenti, per quanto fossero sinceri, non ci avevano legato abbastanza e che forse, era già scritto nel destino di entrambi, che non eravamo fatto per stare insieme per sempre, come avremmo voluto.

Dovevo assolutamente farglielo capire. Adesso sapevo quello che andava fatto, avevi solo paura di dover di nuovo rifare tutto daccapo.

“Allora, come ti senti?” chiese Alastor, iniziando ad avanzare verso di me.

“Strana, devo ancora capire cosa mi è successo” dissi, ed il tono che usai era sprezzante, avevo un pessimo presentimento sulla motivazione che aveva spinto Alastor a compiere tutto questo.

“Capisco, non noti delle differenze rispetto a prima? Noi possiamo vedere il tuo aspetto che è cambiato parecchio, ma tu cosa senti diverso?” chiesi, girandomi attorno.

“Mi sento diversa ma in meglio. Posso vedere cose che prima non notavo, persino le più piccole ed insignificanti. E, per quello che ho visto del mio corpo, lo trovo diverso, ma non saprei dire come” dissi, onesta.

“Capisco. Bè, mentre eri incosciente, ho fatto una ricerca sui libri con Isis ed il Faraone ed ho scoperto una cosa interessante” disse.

“E sarebbe?” nell'esatto momento che lo dissi, uno strano senso mi prese alla gola ed un suono che non avevo mai udito prima, iniziò a rimbombare nelle mie orecchie.

Mi portai una mano alla gola: era la prima vera sensazione che provai da quando mi ero risvegliata.

“Che l'unico dono che possono fare il Dio Phat ed il Dio Shai era quello dell'immortalità. Un dono molto raro e molto particolare. Questo dono ti permette di vivere in eterno, senza sofferenze terrene, senza mai invecchiare. Eccezionale, non trovi?” disse, sempre più entusiasta.

I miei dubbi stavano sempre più diventare certezze.

“E la cosa più bella è che puoi tramandare il dono. Basta bere il tuo sangue, come lo è adesso.” ecco dove voleva arrivare!

Adesso sì che era tutto più chiaro: voleva trovarmi per trasformarmi e convincermi a fare chissà che altro rito per ottenere questo mio dono.

Dovevo assolutamente impedirlo, se le cose stavano davvero così come aveva detto e se, tra l'altro, bastava così poco per passare il mio dono, chissà cosa farebbe con un dono simile, persino io non lo sapevo ancora!

“Cosa vorresti dire con tutto questo? Perchè lo hai fatto, allora?” dissi, e la mia voce tuonò per tutta la stanza.

“Attenta, Ottavia, vuole prendere il tuo dono con la forza. Lui sapeva cosa saresti diventata. Era tutto programmato fin dal tuo arrivo!” disse, Isis e, dal movimento che fecero le sue labbra capì che le dispiaceva e che si sentiva in colpa.

La vidi nascondersi tra le braccia di Yami e le lacrime iniziarono a scendere.

Era incredibile quanto riuscissi a vedere bene con tutto quel buio e da così lontano.

Mi chiedevo quanto ero cambiata e cosa ero in grado di fare davvero, adesso che il rito è stato compiuto.

C'era un'altra questione, però, che dovevo risolvere: mi dovevo assicurare che nessuno, per colpa mia, di quello che ero adesso, si facesse del male.

Sapevo anche quale era il problema principale da eliminare.

Ma la sensazione che mi attanagliava la gola si faceva sempre più forte quando Alastor si avvicinava a me. Non sapevo perchè ma d'istinto, gli sarei voluta saltare alla gola e morderlo, all'altezza della vena che riuscivo a scorgere molto bene sotto la pelle flaccida del vecchio. Potevo persino sentire il sangue scorrerci all'interno.

Non potevo ucciderlo davanti a sua figlia, visto che il mio intento mi avrebbe portato a quello. Nonostante tutto, erano legati.

“Come hai potuto tradirmi, Isis? Perchè?” disse Alastor.

“Isis, mi avevi detto che eri nei guai ma non capisco tutto questo? Che succede qui? Perchè prima rapisci Ottavia, le fai questo e poi la aiuti?” disse, il Faraone, anche lui come me, intento a capire che stava combinando quella ragazza.

“Perdonatemi, Yami, Ottavia, ma non potevo dire di no, è mio padre dopo tutto.” disse tra le lacrime, Yami la sorreggeva ancora. Sapevo che non l'avrebbe mai sgridata e che avrebbe trovato un motivo a questo suo comportamento.

“Alastor è tuo padre?” disse il giovane Faraone del tutto sorpreso.

“Da quanto lo sai?” chiese ancora.

“Da quando è arrivata Ottavia qui. Si è fatto avanti lui, confessandomi che aveva avuto una relazione con mia madre e che, da quella relazione, ero nata io. Mia madre ha coperto la mia nascita, sposandosi con il suo attuale marito.”

“A quale guaio ti riferivi allora quando mi parlasti prima di sparire? Sei sempre stata qui nascosta?” continuò Yami. Era come se fosse diventato un discorso solo tra loro due.

“A questo. Ho provato, volevo dirti tutto, ma lui mi ha fatto una specie di incantesimo che mi impediva di dirti tutta la verità. Sì mi ha sempre tenuta qui, nascosta. Mandava dei ladri a fare del male a Ottavia, sin dal principio era sempre e solo stato lui.”

Ora sapevo del perchè si contraddiceva sempre, era per via del padre. Era incredibile quanto era stato ingannevole fin da subito con me e perchè aveva deciso di presentarsi solo qualche giorno prima, stuzzicando la mia curiosità per quanto riguardava la profezia che mi riguardava.

“Mi dispiace tanto” disse, e Yami non poté fare altro che cullarla tra le sue braccia, sussurrandole che andava tutto bene.

Mi dispiaceva molto per lei, sapevo che non era il tipo di persona che avrebbe fatto del male solo per stare con la persona che amava.

Il suo era un sentimento sincero, che avrei saputo proteggere da quel mostro di suo padre, questo era certo. Gli avrei impedito di fare ancora del male, non solo alla sua stessa figlia ma anche a tutto quelli che amava.

“A me non dispiace affatto, a me interessava solo il dono che era stato affidato a quella ragazza” disse, sprezzante, indicandomi con il dito. Ero ancora seduta ed incatenata alla roccia, ma avrei trovato un modo per liberarmi, dovevo solo farmi dire che altri poteri nascosti avevo.

Avevo già notato la mia vista da aquila e il mio udito, non provavo sensazioni come il caldo ed il freddo e poi... non sapevo altro. Dovevo ascoltarmi meglio.

Mentre loro discutevano, decisi di concentrarmi su me stessa per capire cos'altro era cambiato di cui non mi ero accorta.

Tirai un profondo respiro, e già da qui, mi dissi che non avevo bisogno di respirare per incanalare ossigeno nei miei polmoni, ma gli odori erano molto chiari: l'odore di muffa ed umidità dentro quella stanza era padrona.

Un altro dubbio mi era venuto nel frattempo: misi una mano sul petto, dove dovrebbe esserci il cuore e mi accorsi che non lo sentivo più battere.

Rimasi di sasso a quella scoperta, ma riflettendoci era logico se non respiravo il mio cuore non batteva, ma non ero morta. Lui e la voce udita nel mio sogno mi avevano definita immortale ed era così, forse, che avrei definito la mia condizione. Non credevo che comprendesse tutto questo. Mi sarei voluta vedere riflessa in uno specchio solo per capire cosa era cambiato anche nell'aspetto, sapevo che non erano solo quelle le differenze.

“Adesso basta!” sentì dire, ad un certo punto, da Alastor. Quella sua esclamazione mi distrasse dal mio intento.

Aveva estratto il suo spadino, che si portava alla vita, della quale avevo ignorato del tutto l'esistenza, e lo puntava verso Yami ed Isis.

Yami, di riflesso, estrasse la sua spada, molto più lunga ed affilata rispetto a quella del suo avversario.

“Che hai intenzione di fare, Alastor? Mio padre si fidava di te, noi tutti ci fidavamo di te?” disse Yami, sempre più furioso.

“Quello che avrei sempre dovuto fare: uccidervi tutti! Nessuno di voi può capire, cosa è successo davvero qui, di quale straordinario potere stiamo parlando” disse Alastor, sempre più fuori di sé.

Era talmente accecato da questa storia che, ormai, tutto il resto per lui non contava più, nemmeno la sua stessa figlia, le persone che gli avevano dato amore e una dimora. Aveva infangato il buon nome della casata del Faraone e questo non lo si poteva proprio perdonare.

Il rumore assordante che sentivo da un pezzo nella mia testa, avevo alla fine realizzato, essere il cuore di Alastor. Ero riuscita ad individuare il suo cuore che batteva per l'eccitazione del momento, rispetto a quello di Yami e Isis che batteva per la paura.

Quello che successe dopo, fu una vera e propria battaglia tra il Faraone ed il suo alchimista. Vedevo negli occhi di entrambi la soddisfazione di poter uccidere il suo avversario con un colpo di spada ben assestato. Entrambi miravano al petto per colpire l'altro. Erano entrambi molto bravi in quell'arte, ma mi chiedevo come mai Yami non ci mettesse tutto il suo impegno.

Forse era per il fatto che stesse affrontando qualcuno che, fino a poco fa, definiva amico ed invece aveva usato tutti noi solo per il suo interesse personale.

Soprattutto me. Ero stata trascinata lì, solo per arrivare a questo? No, non ci credevo, non poteva andare davvero così.

Mi stavo davvero arrabbiando quanto udì un leggero sussulto da parte di Isis, che mi fece capire che stava accadendo qualcosa di brutto.

Infatti, Alastor si era liberato dalla morsa del Faraone per andare verso Isis.

“Inizierò da te, che mi hai tradito, con tanta sfacciataggine” disse, scagliandosi con molta più abilità di quanto immaginassi, verso la ragazza.

Quasi di istinto, mi sollevai dalla pietra dove ero rimasta immobilizzata fino a quel momento, Yami era troppo lontano per poter arrivare in tempo, per quanto cercasse di raggiungerlo.

Nel momento in pensavo di dover fare uno sforzo sovrumano per spezzare le catene, mi accorsi che, nell'atto di alzarmi, lo avevo già fatto: le catene penzolavano a terra, ancora attaccate ai miei polsi ed alle mie caviglie.

Se avevo anche tale forza, pensai, che avrei potuto salvarli entrambi e mi precipitai verso di lei per evitare che Alastor la uccidesse. Sapevo che Isis si sapevo difendere da sola ma in quel momento, non credevo ne potesse essere in grado. Almeno non dopo tutto quello che era successo in una sola giornata.

In un lampo ero già lì, davanti ad Isis, pronta a parare il colpo che il vecchio alchimista stava per sferrare.

Fu come se il tempo si fosse fermato: in poco tempo vidi Isis, ignara che ero già lì davanti a lei, accovacciarsi su se stessa per proteggere le parti del corpo più fragili se colpite; Yami, che urlava il nome di Isis e la spronava a scappare mentre lui cercava di raggiungerli, sapendo che non avrebbe mai fatto in tempo; Alastor, che in preda ad una furia cieca, si preparava ad affondare la spada nel petto di Isis, colpo che presi io al suo posto.

 

Non sentì dolore, solo un fastidio all'altezza del seno. La spada mi aveva passata da parte a parte eppure ero più che lucida ed ero in piedi che fissavo Alastor con disprezzo.

Dalla spada non colava sangue, come mi sarei aspettata, c'era solo un buco dove la lama della spada era rimasta incastrata.

Tutti guardavano la spada ed il buco che aveva lasciato, mentre io estraevo la spada dal mio corpo senza particolari problemi. Non c'era nessuna ferita, come se non fosse successo e, sulla lama, nemmeno una goccia di sangue. Mi chiesi se ne avessi allora e cosa fosse diventato il mio corpo. Ormai non era più fatto di carne, lo sapevo bene. Era come un contenitore, indistruttibile. Puntai la spada verso Alastor che indietreggiò anche lui esterrefatto da quello che era successo: a quanto pare, questo non lo aveva previsto.

“Alastor, hai passato il limite. Ed anche io” dissi e affondai la spada dritta nel suo petto.

Il suo sangue macchiò la sua stessa spada. Spinta da uno strano istinto lo assaggiai, e capì che era quello che il mio corpo voleva in quel momento: sapeva di vecchio, era amaro ma mi dovevo accontentare, per il momento.

Mi voltai verso Isis, che nel frattempo, era stata raggiunta da Yami, che cercava di consolarla e calmarla.

Non mi sembrava amareggiata per la morte del padre, ma più per lo spavento.

“Adesso che succederà?” chiese Yami ad entrambe, fissando il corpo inerme del vecchio.

Dentro di me, sapevo già da un pezzo cosa andava fatto, adesso.

“Adesso succede che, voi due potete stare tranquilli ed io devo andare” dissi, amareggiata, ma era la cosa più giusta.

“Ti ringrazio per quello che hai fatto Ottavia, davvero, ma non c'è motivo per la quale tu debba andare via” dissi Isis.

“Ti ringrazio, ma credimi è necessario. Sono stata bene qui con voi, nonostante tutto quello che è successo.”

“Sei davvero sicura di questo?” mi disse Yami.

“Sì, devo scoprire meglio cosa sono adesso e cosa posso fare. In più, ho un piccolo conto in sospeso con delle persone” dissi.

“Promettici che tornerai a trovarci” disse Isis.

“Ma certo, non so quando ma lo farò. Spero di vedervi ancora insieme, dopotutto” dissi, guardandoli. Entrambi arrossirono si guardarono e giunsero alla stessa mia conclusione, dopo che si scambiarono un sorriso: si erano sempre amati, ma le ultime circostanze li avevano allontanati, adesso, sapevo, che sarebbero stati più uniti di prima.

“Buona fortuna, per tutto. Mi dispiace per quello che è successo tra noi” disse Yami, imbarazzato.

“Grazie, la auguro anche a voi per la vostra vita futura. Non ti preoccupare, ne riserverò sempre un bel ricordo. Ti ringrazio di avermi fatto conoscere tali sentimenti”

“Trovai certamente chi ti amerà più di quanto lo abbia fatto io”

“Lo troverà di sicuro!” si intromise Isis, con la sua solita gelosia. “Insomma, guardala è praticamente meravigliosa adesso” disse e si allontanò finché non trovò quello che stava cercando con tanta foga: uno specchio.

Me lo porse con eccitazione ed io, dopo tanta curiosità, mi guardai.

Era uno specchio bellissimo, tutto d'oro. Sul manico c'erano disegnati molti simboli particolari, immaginai fossero geroglifici. Anche sul retro era pieno di incisioni e figure varie.

Lo girai verso di me, con mano tremante, perchè non sapevo cosa aspettarmi. Il primo riflesso che vidi furono i miei capelli, lunghi come prima, ma più lucidi erano più rossi di prima e più ordinati quasi. Con esitazione, arrivai al collo chiaro e perfetto. Potevo vedere anche la spalla e la clavicola; misi una mano sulla zona per assicurarmi che quella riflessa fossi davvero io e non un'illusione.

La collana che avevo attorno al collo era la stessa che era stata usata nel rito lo sapevo, e spostandomi sempre di più, mi accorsi si essere macchiata di rosso sotto al mento. Lo toccai e lo tastai: era sangue ma non di Alastor, era il mio. Capì che era quello che mi aveva fatto bere durante il rito, anche se ne ignoravo completamente il motivo.

Salì con lo specchio verso il mio viso: le mie labbra, macchiate di sangue erano rosate ma non come lo erano prima, parevano quasi rosse. Sul mio viso non c'erano più quelle imperfezioni che vedevo sempre nel mio riflesso. Ormai non ero più umana e questa ne era una prova; prima trovavo mille difetti in me, adesso non ne vedevo nemmeno uno.

Quello che più mi inquietò, fu il colore dei miei occhi, screziati di viola ma con un riflesso rosso. Rimasi stupita e spaventata allo stesso tempo, portandomi una mano vicino ad essi.

“Al tuo risveglio erano molto più rossi, quasi come i tuoi capelli adesso” mi disse Isis. Ecco cosa li aveva spaventati di più.

“Nel tomo di mio padre” proseguì con il tomo in questione in mano “c'è scritto che torneranno dello stesso colore di prima se ti alimenterai con il sangue. A quanto pare sarà questa la tua dieta d'ora in poi, ma, c'è scritto, che nulla ti vieta di mangiare cibo umano” disse quasi come se volesse tranquillizzarmi con quella notizia.

Restituì lo specchio alla legittima proprietaria. Sapevo che era il suo perchè notai che sapeva esattamente dove cercarlo.

“Vi ricorderò per sempre” dissi.

“Lo faremo anche noi, sia come sei adesso che come eri prima” disse Yami sorridendo.

Presi un mantello lì vicino, non mi serviva altro avevo tutto quello che mi occorreva per partire subito. Avevo tutti i miei ricordi e quello mi bastava. Volevo solo qualcosa per viaggiare inosservata.

“Tieni, credo che queste pagine servino più a te che a me” disse Isis, strappando le pagine del tomo riguardanti il mio rito e la mia nuova condizione. Per fortuna avevo imparato a leggere!

Era tutto scritto in geroglifico ma nulla di complicato per fortuna. Dove sarei andata non lo sapevo, ma avevo tutto il tempo per capire quelle pagine. Ne ero certa.

“Grazie, per tutto” dissi.

E me ne andai lasciandoli alle mie spalle, cercando l'uscita di quel labirinto e andando via lungo il deserto. Sperando di trovare tutte le risposte che cercavo. Mi voltai una sola volta per vedere la casa di Yami e scorgere lui e Isis sulla soglia guardare verso l'orizzonte.

Loro non potevano più vedermi da li, ma io sì. Vidi che si guardavano e poi si diedero un tenero bacio sotto un sole che stava per fare capolino tra le dune del deserto. Io mi dirigevo dalla parte opposta ed iniziai a correre, più veloce di quanto avessi mai immaginato. Verso una nuova vita e alla ricerca di qualcosa, anche se non sapevo cosa cercare, sapevo che lo avrei trovato. Quella mia nuova condizione mi avrebbe permesso di fare tutto quello che avevo sempre sperato di fare. Persino compiere la mia vendetta. Certamente li avrei trovati anche perchè, più o meno, sapevo dove andare a cercare.



Ehilà! eccomi qui, sono riuscita a finirlo molto prima di quanto sperassi ;)
Ci siamo non temete, questa lunga agonia è quasi al suo termine. ;)
Allora che ne pensate di questo capitolo? ;) cosa credete debba ancora accadere xD ??
domande stupide ma che mi piace fare ;) 
Il prossimo titolo... stavolta non ve lo svelo. xD scherzo si intitola : Foresta della Norvegia 1000 A.C. 2000 anni dopo...
cosa credete sia accaduto dopo tutto questo tempo?
Intanto, Ringrazio chi mi segue sempre, chi commenta ed ai nuovi lettori che vedo che si aggiungono e che mi scrivono ;) grazie mille per il vostro sostegno ;)
Grazie a chi ha aggiunto la storia tra i Preferiti/seguite e ricordate ;)
e a chi mi aggiunge tra gli autori preferiti Grazie mille ;) A TUTTI!!
Alla prossima, spero di non tardare ;)
Kiss Kiss
Shana ;) 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


Capitolo 26. 2000 anni dopo...

Foresta della Norvegia 1000 A.C.

 

L'ultima volta che li vidi, fu 2000 anni fa. Ancora stento a credere che io sia vissuta tanto a lungo!

Alastor aveva compiuto davvero la volontà degli Dei. A quanto pare, loro mi avevano donato la vita e la giovinezza eterna.

Da allora, per conoscere meglio la nuova me, mi sono trasferita in una foresta in un continente del tutto diverso.

Ero felice di quella scelta, vicino abitavano persone, ma preferivo non avere più nulla a che fare con la gente.

Sono tornata una sola volta in Egitto. Quando tornai, assistetti al funerale del Faraone e della sua regina: Yami ed Isis.

Fu facile, poco dopo, introdurmi nella loro tomba. Gli raccontai quello che avevo fatto nei 50 anni successivi alla mia partenza. Non immaginavo così però la mia visita dopo soli 50 anni che, per me, erano volati.

Sono sicura che sono felici adesso: la Valle dei Re fu terminata e la loro tomba fu la prima ad essere occupata; era la più distante da tutte e la più isolata.

Sono sicura che saranno rimasti sorpresi quanto me di vedermi ancora con l'aspetto di una diciannovenne!

Mi informai per il paese della vita che conducevano sotto il regno del Faraone Yami e scoprì che il suo era stato un regno prospero e felice. Non erano mancati gli attacchi dei loro numerosi nemici, ma il loro sovrano sapeva sempre cosa era necessario fare.

La sua regina era molto amata, raccontavano che, in pubblico, sembravano ancora come due adolescenti che scoprivano pian piano l'amore.

In realtà, lo avevano scoperto dopo la mia partenza, ebbero due figli, un maschio che, dopo la morte di Yami, fu incoronato Faraone a sua volta, e una bellissima femmina uguale alla madre.

Di più non volli sapere, mi bastava sapere che avevo scoperto i reciproci sentimenti e che il loro regno era stato felice.

Dopo un anno circa dalla mia trasformazione, ero tornata alla grotta dove vivevo con i miei genitori.

Girovagando per la foresta, trovai chi mi aveva condotto in Egitto e che aveva ucciso i miei genitori.

Decidetti di attuare il mio piano di vendetta, ma non immediatamente. Avevo tutto il tempo del mondo, dopotutto. Attesi che trovasse le sue prossime prende: un'altra famiglia come era successo a me. La trovò dopo circa due settimane che girovagava, con i suoi uomini, per la foresta. Li adescò esattamente come fece con i miei. Li pedinai, senza mai essere scoperta, per tutto il tempo, anche perchè, scoprì che lo potevo fare anche da molto lontano. Potevo sentire persino i loro discorsi ed il loro corpo.

Gli avrei impedito di fare un altro scempio come quello.

Sapevo che avrebbe attaccato prima dell'alba, mentre dormivano. Non aveva cambiato il suo modo di fare.

Potevo sentire il suo odore che sapeva di morte e depravazione a molti metri di distanza, era disgustoso.

Decisi si attuare il mio piano, prima ancora che arrivasse a loro. Di modo che, non avrebbero visto nulla e, soprattutto sentito.

“Ci siamo quasi capo, quando attacchiamo?” chiese uno dei suoi uomini. Ormai ero molto vicina, sia a loro che al mio intento.

“Direi che ci siamo quasi. Abbiamo bisogno di questa ragazzina, ci frutterà bene come le altre l'anno passato. Ultimamente gli affari non sono andati bene” disse, e tirai un sospiro di sollievo a quell'ultima affermazione.

“Allora procediamo?” disse un altro uomo.

“Sì andiamo. Facciamo un po' di soldi!” disse, spronando così i suoi uomini verso un vero e proprio sterminio. Questa volta erano tre le figlie da rapire quindi ci sarebbe stata una maggiore sofferenza. Specialmente perchè sapevo che sarebbero state vendute separatamente. Era incredibile cosa era disposta a fare la gente per denaro.

Era il momento di agire. Mi dovevo sbrigare.

Come prima cosa, mi occupai degli uomini che lo avrebbero aiutato che stavano poco più indietro, avrebbero colto di sorpresa la famiglia, senza lasciare loro via di fuga.

Nessuno si accorse di nulla, a parte quei tre uomini a cui avevo rotto l'osso del collo. Non mi interessava il loro sangue, ne volevo solo uno.

Erano una decina in tutto, non ci avrei messo molto prima di arrivare a chi mi interessava davvero.

Da quanto avevo capito, l'uomo in questione, di chiamava Marcus, ed il suo aiutante Gino.

Non bevendo sangue da molto tempo, avevo riscontrato che i miei occhi ne assumevano il colore. In quel momento erano di un rosso vivo, visibile anche di notte. Ma non importava, potevo stare senza cibo per un intero mese, che fosse umano o no. Per quell'occasione, avevo deciso di essere il più terrificante possibile. Volevo vedere il terrore nei loro occhi, mentre gli portavo via la loro vita. Esattamente come avevano fatto con me, poco più di un anno prima.

Avevo notato anche che il mio corpo non dava segni di cambiamento e avevo imparato che potevo benissimo ricorrere al sangue animale senza uccidere così persone, al cui pensiero non ero particolarmente entusiasta, ma in quel caso era differente.

Una volta uccisi tutti i complici, era arrivato il loro turno. Mi ero fatta trovare alla fine della strada che stavano percorrendo: essendo più veloce, era stato semplice superarli!

“Ehi chi c'è laggiù?” disse, il più grosso, Gino.

“Scopriamolo” disse Marcus. “Vieni fuori, non ti faremo del male” disse l'uomo, soffocando una risata come fece anche il suo complice. E dentro di me ridevo anche, perchè non sapevano che fine li attendeva. Ero molto sicura di me, adesso, essendo l'unica, credo immortale non c'era motivo di temere un umano.

Un passo alla volta, uscì dal mio nascondiglio, avvolto nelle tenebre e ponendomi, apposta, sotto la luce fievole della luna e delle torce che loro si portavano appresso. Non sapevano nemmeno di essere i soli rimasti.

Sentì il cuore di Marcus perdere un battito alla mia vista, sapevo che non se lo aspettava.

“Tu? Non ti avevo venduta al Faraone parecchio tempo fa? Come mai sei qui? Sei riuscita a scappare?” disse, per mantenere il controllo della situazione.

“Sono successe molte cose da allora, Marcus” dissi, enfatizzando il nome e mostrandomi pienamente alla luce.

“Mio Dio, ma chi sei adesso? Che sortilegio è mai questo?” disse Gino.

“Sarà certamente diventata una strega. Là, in Egitto, sono bravi nelle arti magiche.” disse Marcus, dando una spiegazione al colore dei miei occhi.

“Non farai a loro quello che hai fatto a me” dissi, indicando con il dito, la dimora della famiglia ignara.

“E come lo impedirai? Non sei riuscita in quest'intento quando lo abbiamo fatto a te” disse.

Peccato che ero già alle loro spalle.

“Come ti ho detto” dissi da dietro, sussurrando nel loro orecchio e, per la sorpresa, si voltarono verso di me, guardandosi in viso, “sono cambiate parecchie cose da allora”

fecero entrambi per colpirmi coi loro coltelli ma io fui più veloce e si ferirono da soli, in viso. Marcus a Gino gli cavò un occhio.

“Maledetta, che mi hai fatto fare?” mentre il compagno si straziava e si contorceva dal dolore. Dolore che mi preoccupai di far sparire spaccandogli la cassa toracica un un calcio, sentendo il rumore delle sue ossa rompersi sotto il mio piede. E, lentamente, la vita lasciò il suo corpo.

“Me la pagherai, non puoi sfuggirmi” disse, in preda alla rabbia lanciandosi verso di me. Non aspettavo altro. Un rivolo di sangue, provocato dalla ferita del suo compare, gli scendeva dalla guancia. Sapevo che sapore avrebbe avuto e sapevo che sarebbe stato peggiore di quello di Alastor, ma non importava.

Ero determinata a tutto pur di metterlo, per sempre, a tacere.

Era ad un passo da me, non volli scansarlo, ma gli afferrai il polso per dimostrargli che non ero più così tanto innocua.

Ormai potevo leggere nei suoi occhi la paura.

“Cosa vuoi fare?” disse, con un tono di paura nella voce. La più grande soddisfazione, per me.

“Non lo indovini?” dissi, “quello che tu hai fatto a me, e a chissà a quanta altra gente”.

Gli presi il pugnale dalle mani e glielo feci passare da parte a parte, all'altezza della vena del collo. Dopo di che, come facevo con gli animali, dalla ferita inferta, bevvi tutto il sangue presente nel suo corpo.

Quando ebbi finito, mi sentì come se un peso che attanagliava il mio cuore, si fosse dissolto, e un senso di forza si insinuò in me. Effettivamente, il sangue mi rimetteva in sesto, ma il sangue umano molto di più.

Il corpo di Marcus, ormai di un colore più bianco del mio, e le labbra viola e gli occhi ancora spalancati per il terrore, giaceva inerme. Non avrebbe più fatto del male a nessuno. Lo lasciai lì a marcire e a tornare ad essere una cosa sola col suolo. Ora potevo ritenermi soddisfatta, ma ora, non sapevo più cosa fare nella mia vita. Fu allora che decisi di partire per nuovi mondi e scoprire me stessa ancora di più, perchè ancora adesso mi stupivo di quello che potevo fare. Con il sole che illuminava il cammino, presi verso nord, verso il mare, e nuotai, fino alla terra ferma.

Viaggiai molto a lungo prima di trovare un posto fisso, in una foresta.

Ben nascosta da occhi indiscreti, mi costruì una casetta ai piedi dell'albero. Ne avevo viste parecchie e sapevo, più o meno, come fare per farmene una con lo stretto indispensabile.

Ci lavorai per parecchi anni. Dopo che tornai dalla mia visita in Egitto, finì la casa e mi dedicai ad una vita abbastanza normale. Una volta al mese andavo a caccia di animali, molto grandi per saziare la fame per tutto il mese. Ogni tanto andavo nel villaggio, per vedere cosa succedeva nel mondo, ero molto curiosa non ero cambiata.

Tendevo a mimetizzarmi, indossavo un mantello marrone, con un cappuccio per coprire meglio il mio viso. Non parlavo con nessuno, non mi andava, non volevo che la gente vedesse qualcosa di diverso in me, e quindi tendevo ad evitare qualsiasi persona che mi si avvicinava. Anche per mantenere il mio piccolo segreto.

Da allora, trascorse un tempo che mi parve infinito. Non avendo rapporti con le persone, iniziavo a sentire la solitudine e la necessità di stare e parlare con qualcuno.

Al villaggio c'erano parecchie feste all'anno ed ogni tanto, mi ci imbucavo. Era un'ottima scusa per socializzare per me, ma sapevo che non sarei potuta andare avanti a lungo così. Decisi, quindi, per un po' di anni, di non far ritorno al villaggio.

Passarono così 2000 anni, quanto qualcosa cambiò la mia vita. Una cosa che non avrei mai saputo prevedere, qualcosa che scaldò il mio cuore che pareva congelato, qualcosa che, dopo anni, aveva fatto fare un singolo battito al mio cuore. Accadde tutto in una giornata, dove la neve ricopriva ogni forma di vita e continuava a cadere dal cielo, incessante. Mi piaceva quell'evento dell'anno, non sapevo il perchè. La neve era quasi dello stesso colore della mia pelle. La toccavo ma non sentivo nulla. Solo qualcosa che si appoggiava su ogni singola parte del mio corpo. Avevo una bella sensazione, quel giorno, ma non sapevo come si sarebbe evoluta solo pochi attimi dopo.




Ehilà xD
Mi sento soddisfatta di me, non per il capitolo ma per il fatto che ho finito questa storia xD
Ancora un capitolo da pubblicare e sono a posto ;)
Ho iniziato la stesura del secondo libro (sento che la cosa non piace o.O), e vi anticipo che il punto di vista non è lo stesso ;) ma non dico altro senno rovino tutto ;)
Ho iniziato solo il primo capitolo xD 
Ma passiamo a questo: che ne dite, come finale? vi piace? siete delusi? ditemi tutto quello che pensate, bello o brutto che sia ;) 
Ringrazio, intanto, tutti quelli che mi hanno seguita fino a qui ;) Grazie di tutto ;) e per avermi aggiunta tra autori preferiti; aver aggiunto la storia tra  preferite/seguite/ricordate ;)
Thank you sooooo Much!!!!!
Alla prossima ;) 
Kiss Kiss
Shana ;) 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Epilogo ***


 

Epilogo.

Oggi, in una piccola città...

 

Era già mattino quando la ragazza si accorse che era rimasta sul tetto tutta la notte a pensare al suo passato.

Ne erano successe di cose. E non aveva ancora terminato di esaminarle tutte, pazienza, lo avrebbe fatto più tardi.

Era in ritardo per il lavoro. Si trovava in una bella cittadina del Canada, con pochi abitanti ma tutti molto pacifici. Se ne sentivano poche di cronache nere da quelle parti, e a lei questo piaceva.

Abitava al margine di questo paese, dove si estendeva una foresta molto fitta e buia, molti avevano paura solo ad avvicinarsene e questo favoriva la pace e la tranquillità del posto dove aveva scelto di stare.

Da dove si trovava al luogo di lavoro ci avrebbe messo mezz'oretta di cammino, ma non le pesavano per nulla. Avrebbe potuto correre ma l'avrebbero vista in troppi, era meglio non rischiare.

Attorno a sé vedeva la solita gente fare jogging di prima mattina prima di andare a lavoro, portare a spasso il cane mentre altri si stavano a malapena svegliando.

Ogni giorno, vedendo quello scenario, non riusciva a capacitarsi di quanto il mondo fosse cambiato. Di come le persone avevano aperto la propria mente a progetti sempre più complicati ed imponenti. Mentre, di come altre, non avevano cambiato per nulla i propri vizi e pensieri. Sapeva che erano tutti così in ogni parte del mondo che avesse visitato o che avrebbe visitato, c'erano sempre gli opposti.

Anche lei ne aveva conosciuti parecchi. Più era andata avanti, più le relazioni sociali erano diverse e varie come le persone che la circondavano.

Una, in particolare, le era rimasta nel cuore. Era il suo esatto opposto, per certi versi, ma era l'unica persona di cui si fidasse ciecamente. Gli avrebbe dato la sua stessa vita, ma erano passati anni dall'ultima volta che lo aveva incontrato. Si chiedeva spesso dov'era, cosa faceva, dove si trovava.

Sapeva, però, che ovunque fosse, sapeva cavarsela bene, quasi quanto lei, sperava solo che non si cacciasse in guai seri.

La cosa che più la stupiva, era che si rincontravano sempre, non sapeva come fosse possibile, ma accadeva, come se il destino, ogni volta, li facesse incontrare sempre per puro caso, nelle situazioni più comuni a quelle più stravaganti.

Gli mancava molto, ormai era diventata l'unica ragione per la quale le importasse vivere, solo per vedere sempre il suo volto sorridente e strafottente.

Ed i suoi occhi, che la facevano sempre sentire in imbarazzo. Non ne aveva mai visti di più belli.

Erano ormai quasi le otto e lei era arrivata al suo posto di lavoro.

Era un Maid caffè, una specie di caffetteria dove le cameriere avevano il classico abito da maid, ma non era volgare di per sé, ma invogliava la clientela a provare un posto diverso ed originale.

Erano ormai due anni che lavorava lì, ma le piaceva quel lavoro, stava in mezzo alle persone e si divertiva con le colleghe. Non poteva chiedere nulla di meglio.

“Buongiorno, Magda” disse serenamente.

“Buongiorno! Sei in anticipo. Come mai così presto?” disse Magda che non era altri che la titolare del locale.

Lei la definiva sognatrice e con la mente ancora di un'adolescente, ma era una persona molto dolce e appassionata dal suo lavoro. E questo era importante.

“Mi sono alzata presto e ho fatto che venire direttamente qui” disse solo, non poteva dire cosa aveva fatto davvero, chi le avrebbe creduto poi?

Per fortuna che, sotto questo aspetto, la gente a certe cose, non ci credeva più e questo era tutto a suo favore.

“Oh, allora hai voglia di cambiarti subito ed aiutarmi a sistemare per l'apertura?” disse.

“Ma certo, sono qui per questo, dopotutto” disse lei, con un sorriso ed andò verso gli spogliatoi ad indossare la sua divisa.

Dopo un paio d'ore erano pronte per l'apertura ed arrivarono le altre sei maid che l'avrebbero aiutata coi clienti.

Lei, prima che la gente arrivasse, si legò i suoi lunghi capelli rossi in una coda alta e, con quella, si sentiva pronta ad affrontare la giornata che la attendeva.

Passò così, un'altra lunga giornata. Quel giorno le toccava stare li tutto il giorno per sostituire una collega che non era potuta venire per malattia, ma per lei non era un peso, anzi era contenta di fare qualcosa di produttivo in giornata, altrimenti non avrebbe saputo cosa fare.

Fu alla fine di quella giornata che, qualcosa che non avrebbe mai saputo predire, stava per accadere.

Mentre lei era in cucina per degli ordini, un ragazzo aveva fatto irruzione nel locale. Le altre cameriere fecero la lotta per dargli il benvenuto e farlo accomodare al tavolino.

Dopo che gli venne consegnato il menù per scegliere, le altre si diressero in cucina mentre lei finiva di dettare alla cuoca cosa doveva preparare.

Entrarono e chiusero la porta alle spalle, come per bloccarla.

“Tu non sai cosa è successo di là?” disse la più grande tra tutte, Maggie.

“Avete visto un bel ragazzo?” azzardò lei.

“Oh sì, e che ragazzo” disse un'altra, la studentessa universitaria, Lucy.

“Ci siamo quasi picchiate per servirlo” disse la cacciatrice di uomini, come la chiamava lei, Layla.

“Non ho dubbi” disse, lei sopprimendo una risata.

“Siamo venute qui per chiederti aiuto” disse un'altra ragazza, Sara.

“Devi servirlo tu, noi non possiamo farcela!” disse Lucy.

“D'accorda vado io. Cosa devo portargli?” chiese.

“Non lo sappiamo, deve ancora ordinare” disse Sara.

“Ecco, lo sapevo che lasciavate tutto a me” disse, facendo finta di essere scocciata.

Ogni volta era sempre la stessa storia.

Facevano servire a lei i ragazzi più belli perchè per loro era nota come la ragazza priva di sentimenti e per lei non era mai un problema servirli perchè non la colpivano mai.

Lei si diresse con aria tranquilla verso il tavolino indicatole; non riusciva a vederlo in viso perchè era sotterrato dal menù che stava consultando.

Le altre la intimarono ad andare, mentre si occupavano degli altri tavoli e, allo stesso tempo, spiavano lei che andava a servirlo, più che altro per vedere il viso di lui ancora una volta.

“Buongiorno, cosa le posso portare?” disse lei, gentile, ma si paralizzo anche lei, non tanto per la sua bellezza ma per chi fosse. Stava giusto pensando a lui quella stessa mattina.

“Ciao Ottavia. Finalmente ti ho ritrovata. Ne è passato di tempo dall'ultima volta” disse con voce bassa e calma, sfoggiando un bel sorriso che ammaliò le altre ragazze presenti nel locale.

“Cam...” disse Ottavia, non sapendo che altro dire.

 

 

 

 

 

Fine Primo Libro

 

Eccoci alla fine di questo primo libro della mia saga xD 
Finalmente dopo tanto tempo, riesco a terminarlo ;)
Evvai!! XD allora che ne pensate come finale e come libro di per se ;) ??
Spero che vi sia piaciuto e che non vi abbia deluso. 
Per il periodo natalizio dovrei, se tutto va bene, iniziare la pubblicazione della seconda parte ;) che ho già iniziato ad impostare ;)
Contenti? xD
Grazie a chi ha recensito o anche solo seguito tutta la storia, fino ad ora, e chi l'ha messa nelle tre categorie ;) 
grazie anche per chi mi ha inserito tra gli autori preferiti ;) 
Grazie mille,
A presto ;) 
Kiss Kiss

Shana ;) ;) 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1437460