Coinquilino

di Iris_R_Chaucer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Seattle- ***
Capitolo 2: *** -L'inizio della Fine- ***



Capitolo 1
*** -Seattle- ***


Dean Winchester, 27 anni, meccanico.
Il 25 Marzo decise di trasferirsi, di andare a vivere a Seattle.
Il 25 Marzo conobbe il suo coinquilino.
Il 25 Marzo cambiò completamente la sua vita.

Due ore, ci aveva messo ben due ore per riuscire a trovare quel maledettissimo palazzo nel bel mezzo di quella caotica e fin troppo affollata città.
Le strade erano tutte tremendamente uguali, gli ingorghi erano presenti ad ogni svincolo, per non parlare dei cartelli stradali che sembravano fossero stati posizionati da una scimmia cieca e senza un braccio. Insomma, la sua nuova vita non era iniziata affatto nel modo in cui sperava.
Finalmente, dopo aver trovato parcheggio per la sua adorata Chevy Impala, recuperò gli scatoloni dal bagagliaio e si diresse verso il suo nuovo appartamento.
Era stata una decisione piuttosto improvvisa quella di trasferirsi, eppure aveva avuto la fortuna di trovare un alloggio nel centro di Seattle relativamente a poco, era spazioso e accogliente, insomma perfetto, ma -perchè si, c'è sempre un ma- avrebbe dovuto dividerlo con un altro ragazzo.
Non aveva avuto ancora l'onore di incontrarlo di persona, ci aveva parlato si e no due volte al telefono giusto quel poco che serviva per mettersi d'accordo sul giorno del trasloco e sulla cifra effettiva dell'affitto.
Quello sarebbe stato il momento in cui avrebbe finalmente scoperto se il suo coinquilino era un pazzo, maniaco e assassino oppure, se gli era andata bene, solo una delle tre cose elencate.
L'appartamento era situato al settimo, e ultimo piano di un antico palazzo lasciato in piedi per una qualche strana ragione che Dean ancora non riusciva a concepire.
Che senso aveva lasciare edifici così vecchi accanto a grattacieli che rasentavano il pacchiano da quanto erano moderni ed innovativi?
Fortunatamente i proprietari di quel luogo avevano deciso di mettere l'ascensore, e Dean fù molto grato per quella scelta.

Finalmente giunse davanti alla porta dell'appartamento. Rimase qualche istante a fissare l'uscio scuro, cercando in qualche modo di allontanare quello strano senso di fastidio che aveva alla bocca dello stomaco, poi alzò una mano e premette il campanello.
Dall'interno dell'abitazione si sentì un forte rumore accompagnato a ruota da un “Arrivo”.
Oh Dio, se per caso esisti, ti prego fa che non sia uno squilibrato.
La porta si spalancò all'improvviso mostrando a Dean il volto del suo coinquilino.
«Ehi, ciao. Tu devi essere Dean, giusto?» Un piccolo sorriso si dipinse sulle labbra dalle quali quelle parole erano appena uscite, mentre due profondi occhi azzurri lo squadravano dall'alto in basso.
Dean rimase qualche attimo a fissare il ragazzo che gli stava di fronte.
Va bene, non se l'era immaginato assolutamente così, no affatto.
«Si, sono Dean...Castiel?» rispose dopo qualche attimo di silenzio.
Il sorriso dell'altro si allargò maggiormente, mentre accennava un si con la testa «Sono felice che ti sia ricordato il mio nome. Dai su, vieni dentro» si scansò dalla porta lasciando così all'altro lo spazio necessario per entrare.
Dean strinse maggiormente gli scatoloni che teneva tra le mani poi mosse qualche passo all'interno dell'appartamento.
Se poco prima aveva pensato che quel ragazzo sembrava una persona a posto, si era dovuto ricredere non appena quella tendina di perline colorate che separava il salotto dalla cucina aveva incontrato il suo sguardo.
Per non parlare di quel tappeto a quadri colorati posto davanti al divano, e quell'altarino pieno di statuine di Buddha allegramente illuminato da una marea di candele sistemate su alti piedistalli.
E l'unica cosa che riuscì a pensare in quel momento fu “Oh Dio, dove diamine sono finito”?



Allora, cominciamo pure dicendo che questa è la prima AU di Supernatural che tento di scrivere X°
Per ora il rating della fanfi lo lascio sull'arancione, è molto probabile che durante il corso della storia si trasformi in rosso, ma ancora non ne sono pienamente sicura ç7ç
Anche quest'idea è nata grazie alla mia cara compare Mozzarella/Morgan che anche se non lo sa è la mia musa ispiratrice xD <3
Un enorme grazie va anche alla mia cara sociaBeta AlisLavoisier che continua imperterrita a sopportarmi C: <3
Un grazie anche a tutti quelli che spenderanno qualche minuto nel leggere questa storia ~
Un Bacio
Ame~

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Capitolo 2
*** -L'inizio della Fine- ***


Continuò a guardarsi intorno per qualche istante fino a quando il forte rumore della porta chiusa alle sue spalle lo fece sobbalzare. Si voltò di scatto ritrovandosi Castiel a pochi centimetri di distanza sempre con un enorme sorriso stampato sul viso. 
Spazio personale, allarme invasione spazio personale!
Indietreggiò di qualche passo, quasi inciampandosi su quel tappeto osceno presente nel salotto, tentando a sua volta un sorriso che, a giudicare dall’espressione nata sul volto dell’altro, doveva essere uscito fin troppo bene dato che sembrava sprizzar gioia da tutti i pori «Non è una casa troppo grande ma la trovo molto accogliente» affermò Castiel riprendendo a camminare e superandolo fino a raggiungere una porta posta esattamente dietro il divano «Questa è camera tua» disse abbassando la maniglia e mostrandogli la camera da letto. 
Dean si avvicinò, varcando la soglia e rimanendo stupito per le dimensioni della stanza, non pensava assolutamente potesse essere così spaziosa. 
Era già arredata. Un grosso letto a due piazze troneggiava nel centro della camera, un armadio nero percorreva interamente la parete a sinistra, mentre alla destra vi era una finestra con lunghe tende blu. Nell’angolo di fronte al letto vi era una scrivania di legno nera e qualche mensola sopra di essa. 
Non male, doveva ammetterlo. 
«Wow, e dire che dal il prezzo mi aspettavo uno sgabuzzino largo 3x2» ironizzò il ragazzo, andando a posare le proprie scatole sulla scrivania. 
«Sono una persona generosa, che ci posso fare?» scherzò l’altro. «Ti lascio un po’ di tempo per sistemarti. Quando hai finito ti aspetto di là. Vorrei conoscerti un po’ meglio dato che da oggi dovremo vivere insieme, caro coinquilino» sorrise, gli fece l’occhiolino e poi lasciò la stanza tirandosi dietro la porta, chiudendola, diversamente dalla porta d’ingresso, in modo decisamente più gentile. 
Non appena rimase solo, Dean si fece cadere sul letto portandosi una mano alla fronte e massaggiandola. 
Era finito a vivere con un hippie, o qualcosa di molto simile. 
Fece un profondo respiro prima di alzarsi ed iniziare ad aprire gli scatoloni, tirando fuori quelle poche cose che si era portato dietro. 
I minuti passarono veloci, e nel giro di mezz’ora aveva già riordinato tutto. 
Decise quindi di uscire e di affrontare l’uomo che stava seduto in salotto. 
Aprì la porta, e si diede una veloce occhiata in giro cercando l’altro. 
No, non era nel piccolo salottino. 
Mosse qualche passo avvicinandosi al divano e capì di essersi sbagliato. 
Il suo nuovo coinquilino era poco più in là, seduto su un tappetino color cachi, con le gambe incrociate e gli occhi chiusi, intento a meditare. 
Dean rimase a fissarlo con gli occhi spalancati, incapace di dire o fare qualsiasi cosa. 
Non solo era un hippie fallito che, a giudicare dall’odore che aleggiava in quella stanza, collezionava incenso, era anche una sottospecie di santone che passava probabilmente le sue giornate a sparare cazzate sull’essere, sull’anima e su qualche strana divinità dalle molteplici braccia o dalle mille teste. 
Forse era meglio l’assassino. 
Si schiarì la voce con un colpo di tosse, tanto per attirare l’attenzione dell’altro, cosa che riuscì alla perfezione poiché Castiel aprì gli occhi e si voltò verso di lui, sorridendo «Hai fatto presto» affermò, alzandosi e stiracchiandosi facendo scrocchiare le ossa. 
«Si, non ho portato molta roba» rispose Dean leggermente a disagio.
E ora? Come doveva comportarsi? Cosa doveva dire e cosa doveva non dire? In quel momento avrebbe venduto l’anima per una bella birra ghiacciata.
Castiel sembrò leggergli nella mente poiché schizzò verso la cucina e ne uscì qualche secondo dopo con due birre fresche fresche di frigo. 
Oltre ad essere un hippie santone ora sapeva anche leggere la mente? 
Tornò accanto a lui e gliene porse una andandosi poi a sedere sul divano. 
«Allora, Dean, raccontami qualcosa di te».
Dean lo imitò, sedendosi accanto a lui e prendendo un lungo sorso di bevanda fredda «Qualcosa del tipo?» Perché doveva cominciare lui a parlare? Raccontare di se non era tra le cose che preferiva in assoluto. 
Castiel rimase qualche secondo in silenzio a pensare, una mano sotto il mento e gli occhi alzati verso il soffitto «Ad esempio quanti anni hai? Che lavoro fai? Perché hai deciso di trasferirti proprio qui a Seattle? Sei fidanzato, sposato, divorziato, vedovo?» domandò infine puntando quelle pozze azzurre e profonde verso l’interpellato. 
Di rimando Dean prese un altro sorso di birra prima di rispondere «Ho 27 anni, faccio il meccanico, sono affari miei e non sono fidanzato, sposato, divorziato o vedovo» fece per porre le stesse domande all’altro quando incrociò quegli occhi che parevano decisamente stupiti per delle risposte tanto coincise e semplici «Che c’è?» domandò quindi. 
Castiel lo fissò per qualche altro secondo con la bocca leggermente aperta e gli occhi spalancati, poi diede vita ai suoi pensieri «Fai il meccanico? E sei venuto a Seattle? Vuoi forse dirmi che ci sono meccanici a Seattle?»
Questa volta quello stupito tra i due fu Dean. Aveva capito bene? Gliel’aveva veramente chiesto oppure si era immaginato tutto? 
«Stavi scherzando vero?» domandò l’altro ridacchiando.
E con questo Dean capì che quel ragazzo, oltre all’erba, si era fumato anche il cervello. 
«No, non stavo scherzando. Faccio il meccanico e si, a Seattle ci sono i meccanici» prese un altro sorso di birra sperando di trovare la forza per poter continuare quella conversazione. 
«Ma dai, si scoprono cose nuove ogni giorno. Comunque, io faccio il massaggiatore, sono felicemente single e vivo qui ormai da due anni» tornò a fissare davanti a se, sempre con quell’espressione enigmatica dipinta sul volto, sembrava sorridere ma non era proprio un sorriso, non trasmetteva felicità, anzi, tutt’altro. 
«Due anni? Non è poco. Come mai hai deciso di cercarti un coinquilino proprio adesso?» chiese Dean non riuscendo a trattenere la propria curiosità. 
«In verità un coinquilino lo cerco da quando mi sono trasferito qui, tu sei stato il primo che ha risposto al mio annuncio e ha accettato senza nemmeno voler vedere l’appartamento» rispose in tutta sincerità. 
Strano, un appartamento con un affitto così basso nel bel mezzo della città e nessuno che abbia accettato l’offerta? Dove stava la truffa? 
Una leggera risata lo riportò sulla terra, facendogli portare nuovamente l’attenzione su Castiel «Non c’è nessuna truffa, stai tranquillo. Sai, penso che la colpa sia principalmente mia. Non sono proprio una persona che gli altri definirebbero normale, come avrai potuto constatare tu stesso».
Dean si stupì nuovamente. Va bene, o aveva parlato ad alta voce e non se n’era accorto, oppure quel ragazzo sapeva veramente leggergli la mente, il che sarebbe stato parecchio imbarazzante. 
Non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che Castiel poggiò la birra, ancora mezza piena, sul tavolino di fronte, si alzò e si voltò verso di lui tendendogli la mano «Sembri una persona interessante Dean Winchester. Sarà un piacere vivere con te». 
Dean si alzò a sua volta, stringendo la mano che l’altro gli porgeva e sfoggiando uno dei suoi miglior sorrisi «Tu invece sei una persona decisamente strana Castiel Novak, ma credo mi divertirò a stare qui». 
E fu così che quella lunga convivenza ebbe inizio.



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