la maledizione dell'isola predatrice

di SmileGiveMeFive
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Approdo sull'isola ***
Capitolo 2: *** Corpo in prestito ***
Capitolo 3: *** Manca poco al primo atto ***
Capitolo 4: *** Forza di volontà ***



Capitolo 1
*** Approdo sull'isola ***


Come al solito Rufy se ne stava a sonnecchiare disteso sulla prua della Thousand Sunny e tutta la ciurma riposava, spossata dall’ultima avventura vissuta sull’isola di Thriller Bark. Solo Usopp era sveglio a sorvegliare dall’albero maestro. D’improvviso, con sorpresa di tutti, gridò:’’ C’è un’isola laggiù! Ehi, Nami! Avevi detto che non avremmo incontrato terra ancora per qualche giorno!’’
La navigatrice, leggermente irritata da quell’accusa velata, rispose:
’’ Deve esserci stato un errore, ma potrei scommettere che la colpa non è mia... Avanti, scommetto che qualcuno di voi tonti ha sballato la rotta!’’ Nessuno si sentì preso in causa da quell’accusa. Rufy, che ovviamente alla parola ‘isola’ si era svegliato, fremeva dalla voglia di dire quella frase che tutti i Mugiwara temevano di sentire. Non riuscì a trattenersi.
‘’Forza, ciurma! Approderemo su quell’isola!’’ Stavano tutti per protestare, ma l’enorme sorriso sul volto del loro capitano li fece cambiare idea e si scambiarono un sorriso d’intesa: se quell’isola non era nemmeno segnata sulle carte significava che era una terra priva di particolarità, positive o negative che fossero. Potevano tranquillamente considerarla una vacanza.

Il vento era a loro favore e in una manciata di minuti arrivarono alla costa sud  dell’isola. Nessuno aveva fretta né  curiosità  di esplorare il territorio. Ciò che si proponeva ai loro occhi non era per niente invitante: le uniche zone  libere da alberi  e apparentemente sicure  erano la costa su cui approdarono e il centro dell’isola, notevolmente più scarso di flora. La ciurma al completo scese dalla nave. Zoro si lamentava di aver sonno, Sanji, come suo solito, faceva la corte a Nami e Robin offrendo loro tutti i tipi di pietanze e il resto del gruppo si guardava attorno,  chi incuriosito chi spaventato (provate ad immaginare chi). Rufy non si preoccupava minimamente di contenere il suo entusiasmo e iniziò a correre gridando in preda all’eccitazione. D’un tratto si bloccò. Sorpresi da quell’atto insolito  i Mugiwara lo osservarono aspettandosi da un momento all’altro una sua reazione improvvisa.
Infatti qualche secondo dopo ritornò in sé e con tutto il fiato che aveva in corpo urlò:
’’ESPLORIAMO LA FOREEESTAAAAAAAAAA!!! Forza, chi viene con me?’’
Zoro accennò un sorriso e fece per avvicinarsi al capitano, ma prima che completasse il passo Chopper lo fermò rimproverandolo:’’ Non ti azzardare a fare sforzi! Te l’ho già detto cento volte che non ti sei ancora ripreso e devi riposare!’’ Lo spadaccino rispose contrariato:’’ Sì sì d’accordo... è solo una passeggiata...’’ Finalmente raggiunse Rufy e a sua volta si aggiunse Sanji.  Lo spadaccino e il cuoco si scambiarono uno sguardo fulminante che solo loro erano capaci di esprimere e cogliere.
’’ L’intesa tra quei due è davvero sorprendente’’ pensò Nami con un sorriso quasi di tenerezza. Il trio stava per inoltrarsi nella cupa foresta quando una voce assai rauca impose loro di fermarsi:
’’ Ehi, voi! Non azzardatevi ad entrare nella foresta, stolti!''
Zoro portò le mani alle spade  pronto per sguainarle in caso di necessità. Ma il suo capitano prese l’iniziativa e disse sbuffando:
’’E perchè non possiamo entrare? ‘’  La voce proveniva da un masso accanto alla Thousand Sunny. Alla domanda di Rufy un vecchietto piuttosto magro e barbuto, che probabilmente era rimasto nascosto fin dal loro arrivo, salì sopra quel masso.  
‘’Perché prima è meglio che conosciate ciò a cui state  andando incontro, giovani ingenui. Su quest’isola ogni 50 anni si abbatte una maledizion...’’ Rufy aveva già smesso di ascoltarlo, ma Sanji gli diede un calcio in testa e lo costrinse ad ascoltare quel bizzarro nonnetto.


‘’Stavo dicendo...’’ riprese il vecchio ‘’ah sì! La maledizione:tanti anni orsono c’era un villaggio su quest’isola e gli abitanti vivevano bene. Ovviamente c’erano le caste sociali e un uomo molto povero, che non mangiava da giorni, entrò in una locanda chiedendo umilmente  un pezzo di pane, poiché non aveva soldi con sé ma solo una spada da barattare.
Il locandiere era un uomo malvagio e avido e a quella richiesta rimase offeso e indignato. Allora, per ripicca, gli offrì il pezzo di pane e, fingendo un gesto altruista, gli mise davanti un piatto che sembrava contenere una zuppa, ma che in realtà era una brodaglia appiccicosa e avvelenata. L’uomo ringraziò infinitamente il locandiere, ma al primo boccone si sentì soffocare, poiché quella specie di gelatina gli si era fermata in gola bloccandogli il respiro. Nel giro di un minuto il veleno gli diede il colpo di grazia, uccidendolo lentamente.  Il suo assassino lanciò il cadavere fuori dalla locanda, tenendosi la spada. Un anno dopo, il sindaco del  villaggio, sparì ogni notte per tre giorni, pretendendo dal locandiere la spada del povero disgraziato.
All’alba del terzo giorno l’isola, pur mantenendo la sua forma originale, aveva cambiato consistenza: era diventata di gelatina molliccia che si rivelò anche velenosa. Gli abitanti del villaggio cercarono di scappare ma il terreno rese la loro corsa impacciata.
Tutti  quelli che si ferirono a causa dei rami  della fitta foresta morirono avvelenati e gli altri vennero risucchiati vivi nel terreno, come se l’isola avesse fame...di morte. Questo fatto si ripete ogni 200 anni e voi siete stati sfortunati, poiché  questa maledizione si abbatterà nuovamente sull’isola entro pochi giorni.’’

La ciurma era totalmente assorta nelle parole del  vecchio e nessuno ebbe coraggio a parlare per primo. A interrompere il silenzio fu un enorme rumore di acqua che si abbatte con forza su un muro. Tutti compresero cos’era successo e nei loro occhi si materializzò un’espressione di  incredulità mista a timore. La Thousand Sunny  perdeva pezzi ed era tappezzata di buchi. Com’era possibile che fosse successa una cosa del genere senza che nessuno  di loro avesse visto chi o che cosa ne era la causa? Se la maledizione non era solo una leggenda erano seriamente nei guai...




Abbiate pietà è la mia prima fanfiction! ^^ Non vedo l'ora di finirla :) Sono ben accette recensioni e critiche cosrtuttive ^^
Mi aiutereste molto a migliorare ! Ciao  spero vi sia piaciuta :)

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Capitolo 2
*** Corpo in prestito ***


La giornata passò molto in fretta e tutti si diedero da fare per riparare la Thousand Sunny il più velocemente possibile. Nessuno voleva ammetterlo direttamente ma tutti in cuor loro sentivano che la leggenda raccontata dal vecchio si sarebbe realizzata di lì a poco. Usopp lavorava come una scheggia sperando così di riuscire a finire i lavori entro sera. Ma quando il sole tramontò le sue speranze furono stroncate. Era rischioso stare fuori dalla nave di notte in un’isola sconosciuta e probabilmente maledetta.
L’unico problema fu Rufy: Zoro e Sanji dovettero bloccarlo con la forza perché si era impuntato all’idea di ispezionare l’isola. I due nakama però non riuscirono a trattenerlo a lungo e così dovette intervenire Nami che, tirandogli un pugno in testa, gli fece cambiare idea con un bernoccolo da record. Arrivata ora di cena  com’era prevedibile il capitano cominciò a lagnarsi:
’’Sanjiiiiiiiiiiiiii! Hooooooo fameeee!!!’’ Il cuoco lo avrebbe strozzato ogni volta che faceva così. Certo, cucinare era la sua passione però avrebbe gradito un ‘’per favore’’ ogni tanto. A peggiorare le cose ci si mise anche lo spadaccino:
’’Ohi, idiota! Tra quanto si mangia?!?’’ Stava per andare a prenderlo a calci quando entrò sensuale più che mai Nami. Sanji non pensò più a quella stupida testa d’alga e si sciolse dinanzi a cotanta meraviglia.
‘’Sanji, cortesemente potresti sbrigarti a preparare? Sai, oggi ho lavorato  tanto e mi sento così debole...’’ Il cuoco non se lo fece ripetere due volte. Corse ai fornelli e in quattro e quattr’otto  preparò una cena maestosa. Dopo che tutta la ciurma finì di mangiare e andò a riposarsi, Sanji  cominciò a lavare i piatti.


D’improvviso però sentì un urlo. Sicuramente apparteneva a qualche bellissima fanciulla in pericolo che si trovava nella foresta in balia di qualche mostro. L’avrebbe salvata diventando il suo principe azzurro.
Come al solito viaggiò troppo di fantasia e, cercando di non far rumore, scese dalla nave ed entrò nella foresta cercando di individuare la direzione da cui provenisse quell’urlo. Ad un certo punto fermò la sua corsa. Cosa stava facendo? E’ vero che il suo spirito cavalleresco aveva raggiunto una quota da capogiro, però non era neppure sicuro che quell’urlo appartenesse ad un ragazza. Anzi, a pensarci bene sembrava più che altro un grido di battaglia.
Beh, ormai era lì e sarebbe andato fino in fondo a questa storia. Anche perché sentiva una strana sensazione dentro, un qualcosa che lo spingeva e lo attraeva verso quella specie di richiamo. Si avviò in una camminata particolare, quasi andasse avanti per pura forza d’inerzia.
Arrivò al centro esatto dell’isola. Al suo sguardo si presentò un specie di altare in cemento su cui era riposta  una spada. Una spada... ma sì certo!
La leggenda parlava anche di una spada! Il cuoco senza pensarci due volte la raccolse. In quell’attimo si rese conto di aver fatto una stupidaggine.
Non era in lui. Qualcosa stava cercando di impadronirsi del suo corpo. Lottò con tutte le sue forze ma non riuscì a liberarsi da quella presa soffocante.
Oramai il vero Sanji era racchiuso in qualche parte della sua stessa mente. Un’entità superiore aveva preso possesso del suo corpo e cominciò a parlare:
’’UUff... erano anni che non dicevo più una parola. Finalmente sono libero di dire ciò che voglio. Il biondino si è fatto soggiogare come un allocco. Ora che sono nel suo corpo posso compiere la solita maledizione che faccio ogni 50 anni... Ehi, ma questa spada è arrugginita! Con cosa cavolo dovrei portare a termine il sacrificio tra tre notti? Sarà il caso di frugare nei ricordi del biondino...’’
Attimi di silenzio. Solo il vento aveva il coraggio di evocare suoni. Suoni spettrali che davano la sensazione stesse per cominciare uno spettacolo. Uno spettacolo raccapricciante. Sugli occhi di Sanji calò un velo d’oscurità. Dopo qualche attimo l’entità si risvegliò da quella specie di trans. Aveva un sorriso malvagio stampato in faccia che sfigurava completamente il volto del cuoco. Quell’essere aveva trovato ciò che gli serviva.
‘’Nella ciurma di questo cuoco c’è uno spadaccino di nome Zoro che ha una spada magnifica... perfetta per il mio progetto! E’ intrisa di un’energia potentissima! Ma a quanto pare è anche molto forte... Come farò ad attirarlo qui? Appena arriverà l’alba non avrò più alcun tipo di potere fino alla prossima notte...’’ 
Tutte queste cose che avrebbe potuto solo pensare le declamò e anche a gran voce perché l’azione del parlare gli mancava tantissimo, forse perché lo faceva sentire vivo...
‘’Direi che per cominciare potrei andare a mettere del sonnifero negli ingredienti che il biondino utilizzerà domani sera per preparare la cena ai suoi nakama. Di sicuro Zoro se ne accorgerà e quando vedrà che il suo compagno (cioè io) uscirà di notte nella foresta mi seguirà sicuramente fino a qui.’’


Non perse nemmeno un secondo. Corse verso la Thousand Sunny e frugò nella stanza di Chopper in cerca di un sonnifero leggero. Lo trovò anche se rischiando parecchie volte di far svegliare la ciurma. Stava per sorgere il sole. Aveva solo qualche minuto per compiere l’opera.
Diede un’altra sbirciata tra i pensieri del cuoco. La sera seguente avrebbe cucinato pesce al forno. Ottimo. Il gioco era fatto. Versò il sonnifero a fatica poiché svariate volte sentì delle fitte al cuore: stava per perdere il controllo del corpo. Si infilò nel letto di Sanji aspettando l’’alba.
Il biondino non avrebbe ricordato nulla di quella notte e anche se qualche stralcio di ricordo gli fosse balzato in testa avrebbe di sicuro pensato a un sogno. L’alba arrivò e Sanji tornò in sé. Quando si svegliò non immaginava neppure l’accaduto di quella notte.

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Capitolo 3
*** Manca poco al primo atto ***


P.s. d’autrice: Quando Sanji verrà posseduto per evitare confusione lo chiamerò ‘SanjiX’ o eventualmente ‘il malvagio’.

 

 

La giornata passò come quella precedente:  tutti lavorarono per riparare la Thousand Sunny nel minor tempo possibile. Arrivò ora di cena e Usopp si disperò nuovamente per non essere riuscito a riparare la nave. Nami, stanca delle sue lagne, lo fece tacere piazzandogli un calcio in piena faccia.
Nessuno si stupì: ormai era diventata quasi un’abitudine.
 Sanji stava preparando la cena quando si accorse che lo spadaccino lo osservava:’’
Ehi idiota, che hai da fissare?’’
Zoro non rispose all’offesa. Si limitò ad osservare attentamente ogni suo movimento.
Perché quella notte il cuoco era andato nella foresta senza avvertire nessuno della ciurma? Non aveva nessuna intenzione di chiederglielo, forse per pigrizia o forse per non dar l’idea che si preoccupasse per lui.

La cena era pronta in tavola: tutti iniziarono a mangiare in maniera ingorda e meccanica, quasi non fossero nemmeno svegli e consci delle loro azioni. Erano davvero distrutti da quella giornata  di lavoro. Zoro li osservò una manciata di secondi  esterrefatto, dopo si abituò a quello strano comportamento. Prese la forchetta in mano e si avvicinò il boccone di cibo alla bocca. Si bloccò.
C’era qualcosa di strano nell’odore. Non riusciva a credere che il biondino avesse munito le pietanze di sonnifero.
I suoi comportamenti erano sempre più sospetti. Per evitare di ingerire sonnifero passò il suo cibo nel piatto di Rufy. Nessuno lo notò. Apparentemente neppure Sanji.
Finito di cenare la ciurma al completo si ritirò nelle determinate ‘’camere’’.

 Il biondo stava per addormentarsi quando una fitta al petto lo svegliò. Nel giro di un minuto l’entità malvagia della scorsa notte riprese possesso del suo corpo, come se fosse rimasta  nascosta tutto il giorno per poi riprendere vita al momento opportuno.
SanjiX uscì  dalla stanza stando attento nel fare qualche piccolo rumore che potesse mettere in allerta lo spadaccino. Scese  dalla Sunny e corse nella foresta.
Era giunto all’altare quando una voce lo chiamò:
’’Ohi, cuoco! Che diavolo combini? Prima droghi le pietanze e dopo te ne scappi dalla nave senza dire nulla. Che diamine c’hai in testa?’’
Zoro, come aveva previsto, lo aveva seguito.
‘’Guarda guarda chi si vede...  Ciao Zoro. Se cerchi il tuo amico mi dispiace dirtelo, ma in questo momento lui non esiste.
’’ Lo spadaccino, stranamente, intuì cosa stava accadendo:
‘Non mi dire... il vecchio diceva la verità?’ disse con un pizzico di sarcasmo.  SanjiX  lo guardò con disprezzo e constatò:
’’Ucciderti sarà un vero e proprio piacere... ma prima devo creare la giusta atmosfera...’’
Il verde era quasi disgustato dall’idiozia di quella frase.
SanjiX prese  la spada arrugginita che riposava sull’altare. Con fare epico ne affondò la lama nel terreno. D’improvviso Il terreno divenne quasi molliccio e un po’ appiccicoso.
Zoro non si sentiva affatto tranquillo ma come al solito non lo diede a vedere.

SanjiX ora impugnava la spada sporca di ‘’gelatina’’ che, a quanto diceva la leggenda, era anche velenosa. Guardò negli occhi lo spadaccino e, probabilmente per semplice egocentrismo,iniziò a raccontare:
’’ Devi sapere che molti anni fa un uomo povero entrò in una locanda e ch’’ ‘’Basta’’ disse il verde ‘’ti prego, risparmiami tutta la tiritera, me l’ha già raccontata un vecchio. Certo che per essere malvagio sei proprio una lagna...’’ disse col suo solito ghigno beffardo, capace di far irritare chiunque.

Il cosiddetto ‘’malvagio’’ inevitabilmente si infuriò , senza contare che essendo nel corpo di Sanji la sua sopportazione verso quella testa d’alga era già al minimo. Dopo qualche respiro profondo per mantenere la calma esplose  in una risata malvagia.

Desiderava dannatamente fargli pagare quell’affronto.


P.s. scusate per il titolo orrendo... :( Spero vi piaccia la storia :)

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Capitolo 4
*** Forza di volontà ***


 SanjiX:’’So che tu e il biondino non andate molto d’accordo, ma posso percepire il forte legame d’amicizia che vi lega. Ne avete passate tante assieme. Soprattutto nell’ultima isola in cui siete stati... Thriller Bark se non sbaglio. L’ansia di sapere chi sarebbe morto e chi sopravvissuto  era così intensa che quasi si poteva toccare.’’
Disse con fare provocatorio. Zoro digrignò i denti. Come faceva a sapere quelle cose? Che riuscisse a leggere i pensieri e i ricordi di Sanji? Quel cuoco risultava sempre un problema.
Sanji X riprese a parlare:’’Immagino il tuo desiderio di salvare il tuo amico, ma purtroppo non ce la farai perché se dovessi anche solo sfiorare il suo corpo, quando riprenderà coscienza di sé le conseguenze sul suo fisico sarebbero micidiali.’’
Pausa occupata dalla risata malefica.
‘’Ma se tu dovessi essere colpito da questa spada intrisa di veleno... Beh... morirai entro due giorni. Appena ti avrò anche solo inflitto un minimo taglio perderai i sensi. Mi dispiace per te ma questa volta la tua forza di volontà non basterà.’’
Concluse in un ghigno.
Lo spadaccino replicò:’’ Allora se sei così convinto che morirò perché non mi spieghi  il motivo per cui hai scelto me come tua prima vittima? E come mai fai tutto questo?’’
SanjiX ci pensò su per un attimo e infine decise che non aveva nulla da perdere:
’’ Ok, ti accontenterò, basta che mi assicuri non ti addormenterai.’’
Zoro, anche se piuttosto irritato da quell’affermazione stile Sanji, lo promise. Allora ‘’il malvagio’’ iniziò a spiegare:
’’ Fortunatamente conosci già la leggenda e avrai capito che il povero disgraziato affamato sono io.’’
L’espressione sul volto di Zoro gli fece intendere che forse non era poi così sveglio, ma riprese lo stesso:
’’ Io voglio punire gli uomini uccidendoli attraverso questa sostanza che li rappresenta: l’uomo è viscido, velenoso e portatore di morte. Non faccio distinzione tra pirati e marines . L’umanità non merita di esistere!’’
Lo spadaccino sembrava impassibile di fronte al suo imponente discorso e questo gli diede molto fastidio. Zoro, che non sembrava soddisfatto da queste sue risposte, riformulò la domanda con una sorprendente pacatezza:
’’ Non me ne può fregar di meno dei tuoi problemi mentali. Ti ho chiesto solo perché mi vuoi eliminare per primo.’’
SanjiX gli rispose in maniera decisamente scialla, quasi fingesse:’’ Perché la spada che tengo in mano oramai ha perso tutta la sua energia. La forza  della disperazione che la alimentava si è consumata. E’ solo un’arma adesso ed io ho bisogno di qualcosa di più: uno scettro che renda quest’isola una trappola appiccicosa e letale per gli uomini e la terza notte, dopo aver immacolato il biondino, il resto dei tuoi compagni morirà risucchiato nel terreno e la trasformazione sarà completa!’’ 


A quelle parole l’impassibilità dello spadaccino venne messa a dura prova. Ma quell’entità pazzoide non aveva ancora finito:
’’Dopo averti avvelenato e fatto perdere i sensi, nonché ucciso ma quando succederà  forse non te ne renderai nemmeno conto , io ti prenderò la Wado Ichimonji.’’
A quella frase Zoro scattò in piedi. Quel maledetto non doveva neppure azzardarsi a nominare la sua spada.
‘’Non ti agitare. La voglio solo perché è carica di un’energia forte e speciale che non sono ancora riuscita a decifrare, ma poco importa... Tanto adesso morirai!’’ SanjiX si scagliò su Zoro. Stava per sferrargli un attacco con la spada avvelenata quando d’improvviso si fermò.
Era strano. Farfugliava. Come se stesse lottando per mantenere il controllo del corpo di Sanji.
Il suo volto  assunse un’espressione all’apparenza decisa, ma che in realtà nascondeva sofferenza:
‘’Uccidimi!’’ Lo spadaccino rimase attonito. ‘Idiota, muoviti! Devi uccidermi per il bene della ciurma!’’ 
‘’Mi spiace ma io non prendo ordini da te’’  affermò il verde con sorriso beffardo.
Per un attimo Sanji era riuscito a riacquisire volontà sufficiente ad esprimere delle frasi. Più che altro degli ordini. Ordini che Zoro non poteva eseguire.
Non avrebbe mai alzato un dito contro un suo compagno. Piuttosto la morte.Rimase immobile aspettando il fendente. 
Il ‘’malvagio’’ lo colpì. Non si limitò a ferirlo superficialmente, gli trapassò anche la  spalla destra e in seguito il fianco.
Un dolore atroce pervase lo spadaccino . Sentì le ferite ancora in guarigione di Thriller Bark riaprirsi. Le forze lo stavano abbandonando. Tentò in tutti i modi di restare sveglio, ma la vista cominciava ad offuscarsi. Il battito cardiaco sempre più irregolare non glielo permise. Si accasciò a terra nel giro di pochi secondi. Il sangue tinse i suoi vestiti di rosso.
Forse questa volta davvero non sarebbe bastata la sua forza di volontà.
 

Ciao a tutti ^^ Mi aspetto tante critiche!! Siete pregati di lasciare anke solo una piccola ‘’recensionina’’ e di farmi notare tutte le cose che secondo voi nn vanno bene  Grz mille ciaoooooo e alla prox ^^
 P.s. Scusate per i titoli orrendi ma nn ho grandi idee a riguardo :P

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