. Give Me Love .

di Hilarie Winfort
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Give me love . ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Give me love . ***


La mia fonte di ispirazione è stata la meravigliosa Give Me Love di Ed Sheeran


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Give me love, like her
Cos lately I’ve been waking up alone
The pain splatter tear drops on my shirt
I told you I’d let them go
And that I find my corner
Maybe tonight I’ll call you
After my blood, turns into alcohol
No, I just wanna hold you
Give a little time to me
We’ll burn this out
We’ll play hide and seek
To turn this around
And all I want is the taste
That your lips allow
My my my my give me love
My my my my give me love
My my my my give me love
My my my my give me love
Give me love like never before
Cos lately I’ve been craving more
And It’s been a while but I still feel the same
Maybe I should let you go
And you know I’ll find my corner
Maybe tonight I’ll call you
After my blood, is drowning in alcohol
I just wanna hold you
Give a little time to me
We’ll burn this out
We’ll play hide and seek
To turn this around
And all I want is the taste
That your lips allow
My my my my give me love
Give a little time to me
We’ll burn this out
We’ll play hide and seek
To turn this around
And all I want is the taste
That your lips allow
My my my my give me love
My my my my give me love
My my my my give me love
My my my my give me love

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Rimasi a fissare il paesaggio fuori dal finestrino.
Volevo solo allontanarmi.
Allontanarmi dalla mia vecchia vita.
Allontanarmi dal dolore.
Allontanarmi il più possibile.
Con un sospiro aprii la lettera che tenevo tra le mani.
Sperai con tutta me stessa che portasse a qualcosa di buono.
Forse per me sarebbe stata una nuova vita, una nuova opportunità.
Continuai a stringere la lettera tra le mani.
Come se da un momento all'altro sarebbe potuta scivolarmi dalle dita.
Accessi il display del telefonino, continuando a rimettere la stessa canzone.
La stessa dolce melodia.
Mi lasciai cullare dalle note:

Give me love, like her

Cos lately I’ve been waking up alone

The pain splatter tear drops on my shirt

I told you I’d let them go

And that I find my corner

Maybe tonight I’ll call you

After my blood, turns into alcohol

No, I just wanna hold you

 
Sussurrai le parole in sincrono con la canzone, lasciandomi sfuggire un singhiozzo.
Trattenni le lacrime con tutte le mie forze, non avrei più pianto.
Non avrei permesso al dolore di rovinarmi anche quel nuovo inizio.
Si, forse sarei riuscita a lasciarmi il passato alle spalle.
E' ora di scendere signorina",mi disse una voce distogliendomi dai miei pensieri.
Mi voltai verso l'uomo seduto accanto a me e accennai un sorriso.
Lo ringraziai e mi alzai dal sedile.
Presi la mia valigia con le note che continuavano a rimbombare nella mia testa.
Ero giunta a destinazione.
Londra.
Con un sorriso scesi dall'aereo.
Forse avrei trovato la Serenità.
Forse era davvero il posto giusto per ricominciare.
Alzai lo sguardo verso il cielo, lasciandomi cullare solo dal rumore del vento.
Trascinai la valigia verso la mia nuova vita.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


Cercai con lo sguardo mia zia Milly.
Non la ricordavo, l'ultima volta che era venuta a trovarci ero molto piccola.
Trasalii, già, a
trovarci. Lo stesso valeva per lo zio John.
"Annie!",esclamò ad un tratto una voce.
Mi voltai verso quel suono e incontrai gli occhi scuri di un uomo sulla cinquantina.
"Sono lo zio John",disse con un tono di voce molto dolce.
Mi avvicinai cauta a lui. Non me lo ricordavo per niente.
"Lo so, non puoi ricordarti di me. Avevi solo cinque anni quando siamo venuti l'ultima volta!"
Mi sorrise comprensivo.

Annuii con la testa, senza sapere cosa dire.
Mi prese la valigia dalle mani e mi scortò fuori dall'aeroporto.
Mi guardai intorno, era la prima volta che andavo a Londra.
E ci sarei dovuta rimanere per molto tempo.
"Andiamo, la zia non vede l'ora di rivederti"
Salimmo su una piccola auto grigia, che mi avrebbe condotta nella mia nuova vita.
Sporsi la testa fuori dal finestrino, con un sorriso mi resi conto che stava nevicando.
Era il 22 Settembre e già cominciava a nevicare, era piccolissima ma c'era la neve.

Londra mi sembrava meravigliosa, aveva qualcosa di magico.
"La casa ti piacerà, vedrai. E' modesta ma sono sicuro che la tua stanza la troverai incantevole"
Mi voltai verso di lui, sul sedile del guidatore, e gli sorrisi.
Un sorriso sincero, che non facevo da molto tempo.

"Spero tu abbia fame. Milly avrà cucinato tutto quello che c'è nel frigo"
Mi abbandonai ad una risata e dissi:"Fortunatamente ho molta fame"
Non parlammo più per il resto del viaggio.
Dopo una ventina di minuti ci fermammo.
Scesi dall'auto con cautela.
"E' quella",disse lo zio John indicando una casetta bianca che sembrava immersa in una fiaba.
Era quasi completamente coperta di neve.

Strinsi la maniglia della valigia, cercando di calmarmi. Non capii perché fossi agitata.
Presi un respiro profondo e mi avvicinai alla porta di ingresso.
Non feci in tempo a suonare il campanello che la porta si spalancò.

"Ciao tesoro",esclamò stringendomi in un abbraccio.
La zia Milly aveva un viso dolcissimo. Aveva i capelli di un biondo che tendeva a
un carota simile al colore dei miei capelli.
Due splendidi occhi verdi erano coperti dalle lenti di un paio di occhiali dello stesso colore degli occhi.

"Come sei cresciuta!"
Aveva le lacrime agli occhi e continuava a guardarmi.
"Spero tu abbia fatto buon viaggio"
"S-si",sussurrai in imbarazzo.
Mi prese dolcemente per mano e mi trascinò fuori dal salotto.
"Vieni, ti mostro la sua stanza"
Mi condusse al piano di sopra trascinandomi davanti ad una porta bianca come i muri.
La aprì e mi guardo con un sorriso incoraggiante.

Entrai e rimasi sbalordita. Sembrava fosse staccata da tutto il resto della casa.
L'arredamento essenziale presente nel resto della casa sembrava scomparso.
"E' bellissima",sussurrai sbalordita.
I muri erano dipinti di un celeste intenso, il soffitto era bianco
con un lampadario della stessa identica tonalità delle pareti.
Il letto era bianco con un baldacchino, le lenzuola azzurre, ed era cosparso di cuscini meravigliosi.

Osservai meravigliata la finestra che dava proprio sulla strada,
dove potevo intravedere i fiocchi di neve che scendevano lenti.

"Spero... spero che l'azzurro ti piaccia. L'ultima... l'ultima volta che ci siamo sentite al telefono
avevi accennato che era il tuo colore preferito e così..."

Avevo le lacrime agli occhi.
"Grazie zia! E' perfetta",le dissi stringendola in un abbraccio.
Mi sorrise, con gli occhi pieni di amore. Erano così simili a quelli di mia madre!
"Bene. Hai anche un piccolo bagnetto tutto per te, se hai voglia di farti una doccia.
Beh... sistemati e poi scendi, la cena è quasi pronta"

Sorrisi e mi voltai, c'era un bagno all'interno della mia camera.
Quando la zia fu uscita dalla stanza sorrisi lasciandomi sfuggire una lacrima.
La zia Milly era proprio come la mamma,
stessi occhi verdi, stesso sorriso dolce. Mia mamma mi mancava terribilmente,
da quando quell'incidente me l' aveva portata via.
Misi la valigia sul letto e iniziai a tirarne fuori il contenuto.

Era un nuovo
inizio.
L'inizio della mia
nuova vita. 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3


Aprii la lettera ripiegata. La stessa che stringevo sull'aereo.

Cara Hilary,
ormai sono sedici anni.
In questo giorno speciale voglio farti i miei più cari auguri.
Sembra ieri quando muovevi i tuoi primi passi e guardati ora:
Sei una donna ormai. Spero che il regalo ti piaccia.
Sono fiera di te, ti voglio tanto bene.
Mamma.

Dopo quel giorno, il giorno del mio compleanno, non la rividi mai più.
Morì la mattina dopo, mentre andava a lavorare.
Era un insegnante. Aveva conosciuto mio padre proprio in quella scuola,
la stessa in cui stava andando quel giorno, vent'anni più tardi.
Per quanto ne sapevo mio padre se l'era svignata quando avevo tre anni, e non l'avevo mai più rivisto.
C'eravamo sempre state solo io e mia madre, nessun'altro. E adesso lei non c'era più.
L'unica che fosse in grado di capirmi, se n'era andata. ll regalo in questione era una collana che aveva
come ciondolo una gemma a forma di cuore, azzurra. Era antica, era appartenuta a mia nonna,
poi a mia madre e adesso apparteneva a me.
Non la toglievo mai, per me era come avere un pezzo della mia famiglia sempre con me.
Mi alzai dal letto, dopo aver riposto la lettera nel cassetto del comodino.
Mi vestii in fretta e scesi al piano di sotto.
Lo zio John, come ogni mattina, era già a lavoro quando io mi svegliavo. Zia Milly invece andava a lavoro più tardi.
Era segretaria di uno dei più importanti avvocati della città. Lo zio John, invece era un veterinario.

"Buongiorno",mi disse la zia mentre puliva il pianale della cucina.
Ricambiai il saluto con un sorriso. "Il latte è già sul fuoco, e ci sono anche i cereali"
"Ti ringrazio, ma sono in ritardo. Berrò solo un po' di latte"
"Come vuoi" E così feci. Mi alzai dalla sedia appena ebbi finito.
"Mi dispiace di non poterti accompagnare almeno il primo giorno di scuola", disse accennando un sorriso.
"Tranquilla, andrò in metropolitana" La salutai e uscii di corsa di casa.
Non potevo arrivare in ritardo il primo giorno.
Avrei frequentato la terza superiore, quella che avevo già iniziato nella vecchia scuola.
Già sarebbe stato orribile essere la nuova arrivata. Quando arrivai avevo il fiato corto,
avevo corso per riuscire ad arrivare in orario. Tirai fuori dallo zaino il foglio con gli orari delle lezioni e
mi diressi verso l'aula della prima lezione.
Presi un respiro profondo e aprii la porta. Constatai che ero meravigliosamente in ritardo. Dannazione!
La professoressa, di cui ancora non conoscevo il nome, era già alla cattedra.
"Buongiorno",mormorai deglutendo. Fortunatamente non mi fece fare nessuna umiliante presentazione.
Non osai guardarmi intorno, sicura degli sguardi curiosi su di me. Corsi a sedermi all'unico banco vuoto rimasto.
Ma che accidenti avevano da fissare tutti?! Avrei voluto alzarmi da quella sedia e correre fuori.
Ma per andare dove? Io non avevo più una casa.
La professoressa mi porse un libro, e capii che la lezione in corso era quella di Scienze Naturali.
L'avevo già studiato nella vecchia scuola, quindi fu facile fare finta di prestare attenzione quando invece
mille pensieri mi vorticavano nella testa.

Give a little time to me

We’ll burn this out

We’ll play hide and seek

To turn this around

And all I want is the taste

That your lips allow

Cominciai a canticchiare nella mente quella canzone, ogni volta mi faceva venire i brividi.
Mi ritrovai ben presto con le lacrime agli occhi e avrei voluto urlare a squarciagola
tutto quello che mi sentivo dentro.
Tutto quello che quelle note mi facevano provare, tutto quello che mi faceva ricordare.
Le sensazioni che mi faceva sentire, che non avrei mai avuto il coraggio di dire ad alta voce.
Volevo solo
Urlare.
Urlare fino a non avere più fiato in gola.



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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 4

Dovevo smetterla. Dovevo farmene una ragione.
Dovevo rassegnarmi al fatto che avrei dovuto contare solo sulle mie forze.
Ringraziai gli zii, volevano starmi vicino, e lo apprezzavo molto.
Un'altro giorno di scuola mi aspettava, ed ero sicura che il secondo sarebbe stato ancora più terribile.
Come la mattina precedente uscii di casa troppo tardi per poter arrivare in orario.
Londra era una città caotica, mi sarei dovuta alzare dal letto prima il mattino seguente.
Dopo ore di estenuanti spiegazioni arrivò finalmente l'ora del pranzo. Uscii dall'aula diretta alla Sala Mensa.
Presi un vassoio e lo riempii di un sacco di roba, quel giorno avevo davvero fame.
Mi diressi verso uno dei pochi tavoli ancora vuoti, fermandomi all'improvviso.
Delle ragazze cominciarono a bisbigliare appena oltrepassai il loro tavolo.
Avevano delle minuscole borsette e mi chiesi cosa ci tenessero dentro. I libri no di sicuro.
"Sono nuova e non parlo con nessuno"
Stavano sicuramente parlando di me.
"Indosso sempre dei vestiti orrendi e una collana orrenda",disse un'altra imitando il tono dell'amica.
"Si, e ho i capelli color carota"
Perché si stavano prendendo gioco di me? Non mi conoscevano. Non mi conoscevano affatto.
Solo in quel momento mi accorsi che tutti i ragazzi presenti nella mensa stavano ridendo.
Stavano ridendo delle imitazioni di quelle ragazze. Stavano ridendo di me.
Uscii di fretta dalla mensa, appena in tempo per non mostrare i miei occhi lucidi.
Mi sedetti in giardino, dietro un albero, dove nessuno poteva vedermi.
Normalmente i commenti di quelle oche non mi avrebbero fatto alcun effetto, ma in quel momento...
In quel momento non potevo sopportarlo.
Presi il cellulare e inserii le cuffie, ricominciò la dolce melodia che mi accompagnava sempre,
e mi ritrovai a sussurrare:

Give me love like never before

Cos lately I’ve been craving more

And It’s been a while but I still feel the same

Maybe I should let you go

E mi lasciai cullare solo dal suono di quelle note e della mia voce che cantava in sincrono.
Solo il suono delle mie lacrime stonava, facendomi tornare rapidamente alla realtà.
Da cui sarei voluta tanto scappare.

"Fossi in te non ci baderei molto"
Una voce estranea irruppe nel mio piccolo angolo di paradiso.
Alzai gli occhi perplessa, incontrando due occhi blu che avrebbero potuto fare invidia all'oceano.
Cercai inutilmente di nascondere gli occhi arrossati. Non risposi.
"Io sono Robert"

Tolsi le cuffie dalle orecchie e mormorai:"Annie"
Prese posto accanto a me e mi rivolse un sorriso radioso.
"Sai, fanno così con tutti i nuovi arrivati. Non devi farci caso"
"O-oh... io... io non ci faccio caso",balbettai senza suonare convincente nemmeno a me stessa.
Chinai la testa dandomi dell'idiota.
"E se posso permettermi, i tuoi capelli sono bellissimi"
Gli sorrisi, quel ragazzo non mi conosceva ma stava facendo di tutto per tirarmi su di morale.
"Grazie",sussurrai arrossendo lievemente.
Ricambiò il sorriso, quel sorriso mi illuminò la giornata.

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