Alone

di MaleficaGgggi
(/viewuser.php?uid=27325)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** uno. ***
Capitolo 2: *** due - l'originalità disumana di Gggì ***
Capitolo 3: *** tre - tutta questa originalità potrebbe uccidermi ***
Capitolo 4: *** quattro - se pensavate che era solo originale il tre... =_='' ***
Capitolo 5: *** cinque- la fantasia mi dilania ***
Capitolo 6: *** sei - scusate il ritardo. ***
Capitolo 7: *** sette- dio mio che fantasia... va a finire che al numero 8 scriverò otto... ***
Capitolo 8: *** otto - che vi avevo detto? ***
Capitolo 9: *** nove - abbiamo fatto otto facciamo nove! ***
Capitolo 10: *** dieci - strano eh? eccolo qui il penultimo capitolo. ***
Capitolo 11: *** epilogo ***
Capitolo 12: *** Alternative ending ***



Capitolo 1
*** uno. ***


Come sempre pioveva, Bella era seduta al tavolo con Mike e la sua compagnia. Erano ormai tre settimane che pranzava con loro, s'era quindi abituata a quelle futili discussioni che occupavano la pausa per il pranzo. Le voci dei presenti si ammassavano col borbottio di tutti gli altri studenti e questo non aiutava a pensare.
Come ogni volta, a pranzo, Bella fissava il tavolo dei Cullen e, Alice, Jasper, Rosalie ed Emmett ricambiavano il suo sguardo, squadrandola. La stessa Rosalie, che mai l'aveva vista di buon occhio, la guardava con un'espressione strana, differente, non c'era la solita aria sufficiente sul suo volto ma con una certa sofferenza.
Rinsavita dallo sguardo ammaliante di Rosalie, Bella si diresse verso l'aula di biologia, da sola in quel groviglio di folla che andava ad annidiarsi per i corridoi. Come sempre il professor Banner le chiese dove fosse il suo collega e, come ogni volta da quattro settimane, lei aveva risposto, ostentando -per altro vanamente- una certa freddezza, di chiedere ai fratelli.
Come sempre si trovò a vagare tra gli antri bui della sua mente, bui da quattro settimane.
"Matrimonio" quella parola riecheggiava nelle sue orecchie, le sue sinapsi implodevano al solo ricordo di quel 22 di marzo quando Edward le aveva chiesto di sposarlo. Socchiuse gli occhi. Risentiva la voce di Edward, udiva ancora la sua promessa "Non ti lascerò, mai più", aveva detto... eppure ora era sola ad analizzare al microscopio alcune cellule epiteliali di un qualche suo compagno.
Subito dopo ginnastica raggiunse, con la sua ormai celeberrima sbadataggine, il suo pick-up e mise in moto, fece retromarcia e il veicolo schizzò via nella sua impressionante lentezza.
Posteggiò nel vialetto e s'andò a sedere sotto il portico di casa sua. Charlie sarebbe andato a cena con i suoi colleghi, sarebbe stata sola, un vero e proprio toccasana per quella sindrome depressiva che iniziava ad esploderle nel suo cuore.
Socchiuse gli occhi per qualche istante. Udì il rombo di un'auto. Non era quel rumore che ormai conosceva bene della Volvo di Edward così non gli dette troppo peso e continuò a starsene con gli occhi chiusi massaggiandosi le tempie.
-Bella- la chiamò.
La ragazza aprì velocemente gli occhi e mise a fuoco chi si trovava di fronte. ROSALIE.
-Ciao Rosalie- salutò ostentando un mezzo sorriso.
-Dovremmo parlare- scandì.
-D'accordo, accomodati- invitò facendo strada verso il salotto - Parleremo senza un mediatore?- domandò Bella sedendosi.
-Ho perso tirando a sorte- ammise scuotendo la testa - Alice non voleva parlarti, Emmett s'è tirato indietro e ovviamente Jasper avrà barato... così tocca a me parlarti.
-Bene, t'ascolto- assentì.
-Tre settimane fa, quando t'ho chiesto di tornare al tavolo con i tuoi amici,- "mica tanto gentilmente" pensò l'altra -t'abbiamo detto che non sapevamo dove fosse Edward... ebbene...- esitò - abbiamo mentito- disse con una certa leggerezza.
-Avete notizie di Edward?- domandò accorata.
-Da tre settimane, no- rispose brevemente.
-Dov'è come sta?- continuò a chiedere quasi senza dar peso alla risposta negativa ricevuta.
-Quattro settimane fa era con Jasper a cacciare animali di grosso taglio in Canada, è stato lì per una settimana ma ora non sappiamo dove sia...- aggiunse balzando in piedi.
-In Canada?- ripeté con una certa espressione ebete sul volto.
-Te l'aveva detto- le rammentò.
-Mi pare ma credo d'averlo rimosso- annuì accompagnandola alla porta.
-Alice dice che non devi preoccuparti, presto sarà nuovamente qui- tentò di rassicurarla.
-L'ha visto?- chiese accorata.
-No, lo spera- ribatté raggiungendo la sua BMW fiammante.

La notte passò agitata, e la mattina di sabato giunse lenta, quasi quanto la velocità irrisoria del pick-up. Jacob Black apparve sotto il portico di casa Swan alle dieci meno venti.
-Ciao Jake- lo salutò Charlie passandogli davanti per andare al lavoro.
-Bella- proferì quello entrando.
-Jake- ricambiò.
-Devo informarti che alcuni dei miei "fratelli" del nord hanno detto d'aver attaccato un...- esitò un istante.
-Un?- ripeté l'altra sfoderando la sua preoccupazione.
-Un freddo- sillabò scuro in volto.
-Sai di chi si tratta?- domandò affranta.
-L'hanno attaccato in molti, più di venti... è scappato ma...- esitò ancora, eludendo al meglio la domanda.
-Ma?- ripeté irritata.
-Sai che noi siamo tra i pochi a poter scalfire i freddi...- continuò a dire guardando altrove.
-Di chi si tratta?- scandì con un lieve accenno d'ira negli occhi.
-Sono qui per dirti che vado a cercar notizie- chiarì. -Grazie Jake- rispose. Quello annuì e senza dir nulla se ne tornò alla sua moto.
Non appena fu abbastanza lontano, Bella, deglutendo a fatica le lacrime, mise in moto il pick-up che sfrecciò via nella sua ormai celeberrima non velocità.


Il rombo scoppiettante del pick-up fece trasalire i Cullen, che sedevano nella sala da pranzo.
Bella posteggiò nel vialetto e, con una sbadataggine non paragonabile alla solita, raggiunse quasi inciampando ad ogni passo la porta. Forse era la troppa ira verso quei lupi o forse era la troppa preoccupazione per la persona amata a renderla così imbrananta, quel giorno.
Esme l'attendeva sulla porta con l'amplissimo sorriso cordiale che sfoderava ogni volta che Bella andava a casa sua.
Le fece strada fino alla zona giorno della casa e la fece accomodare tra lei e Carlisle davanti al resto dei Cullen.

-Questo è quanto- riferì singhiozzando.
-Quei...- borbottò Emmett.
-Non sappiamo si tratti di nostro fratello- lo zittì Jasper proprio sul nascere delle imprecazioni che quello avrebbe potuto spendere per descrivere la comunità dei Black.
-Jazz ha ragione- concordò Alice.
-Comunque,- continuò a dire Bella facendosi forza -Jake ha detto che si sarebbe informato-.
-E tu credi che, se si trattasse di Edward, quello ci aiuterebbe?- domandò nuovamente iracondo Emmett.
-Mi fido di lui- annuì innocenetemente Bella.
-E fai male- bofonchiò impercettibilmente Alice.
-Che intendi?- domandò la ragazza.
-Niente... ovviamente... però... sai... trattandosi di lupi... non si sa mai- rispose vagamente. Jasper le prese la mano e scosse la testa.
-Hai visto qualcosa?- continuò a chiedere.
-No,- rispose acidamente Jasper- non ha visto nulla.
-Non ti mentiremmo mai, Bella,- convenne Esme- tu fai parte della famiglia.
A quelle parole il cuore di Bella iniziò a battere con più calma. Aveva trovato il suo cosmo, si sentiva a casa con i Cullen, loro sarebbero potuti veramente diventare la sua famiglia. Ora ne era certa.
-Rose, Alice, accompagnate Bella a casa- ordinò con la sua solita cordialità Carlisle.
-Sono in grado di guidare- ribatté.
-Non lo sei... e poi Edward non ci perdonerebbe mai se ti succedesse qualcosa, quindi meglio prevenire che venirti a trovare in ospedale, non trovi?- controbatté Jasper con una certa spigliatezza che non gli si addiceva molto.
-Bene,- continuò a dire il dottore senza neppure aspettare che Bella potesse rispondere -Rose prenderà il tuo pick-up, mentre Alice ti accompagnerà con la Volvo.
"La Volvo di Edward?" si continuò a chiedere mentre seguiva Alice verso il garage.
La ragazza-elfo [ndr: che orrenda nomea per alice...] mise in moto.
-Io so dov'è- farfugliò assicurandosia la sedile con la cintura di sicurezza.
-Lo sai?- domandò l'altra esterrefatta "perchè non me l'hai detto?" avrebbe voluto aggiungere a tale quesito ma evitò di stuzzicare la ben nota suscettibilità dei vampiri.
-Per quel che ne so è in Canada, ma voleva parlare con Aro e Volturi... quindi potrebbe anche essere su un volo per l'Italia- rispose vaga.
-Allora sta bene- dedusse. Poteva ancora sentire il profumo di Edward aleggiare nell'abitacolo. -Non saprei... non lo sento da due settimane, però ha detto che mi avrebbe avvertito se si fosse mosso...- aggiunse "sono preoccupata per lui" pensò sospirando, ma, fortunatamente si tenne per sè quel pensiero.
-Quindi...- borbottò.
-Cosa?- domandò fermando la macchina.
-Niente... me lo diresti se avessi una visione?- chiese quasi implorando.
-Ovviamente- annuì.
Bella scese dall'auto, Rosalie prese il suo posto. La Volvo sfrecciò via.

La notte passò agitata, ma, almeno la Domenica passò in fretta e, come il tuono segue sempre il lampo, arrivò Lunedì.

Il sole, che verso le sei aveva vinto la fiacca e superato con dei deboli raggi la fitta coltre di nubi, ora splendeva nel cielo. Come previsto, i Cullen non c'erano. Mike, [ndr. lo chiameremo "il Piovra" che ne pensate?] giacché il pomeriggio era il più soleggiato degli ultimi mesi, o forse degli ultimi due secoli a Forks, aveva organizzato una sorta di pomeriggio studio al parco ma Bella aveva declinato l'invito usando come scusa il solito Jake Black. Ovviamente non appena riuscì a divincolarsi dal ben più che insistente Mike, dopo l'ora di ginnastica, corse -se così si può dire- col pick-up a casa Cullen.

Silenzio, un qualcosa di impercettibile e pesante piombò attorno alla casa, vuota. Il sole era stato battuto dall'insolenza di una fitta coltre di nubi che, spaurite, avevano preso fiducia in sé stesse e s'eran fatte avanti e avevano soggiogato l'astro un po' troppo ingenuo.
Per lo meno, il pomeriggio studio a cui aveva rinunciato era andato in fumo come un suffleè uscito male dal forno.[ndr: che razza di metafore vengono durante geografia...]
Chissà da dove saltò fuori Emmett.
-C'è il sole oggi eh- commentò apparendole alle spalle.
-Eh sì- annuì salutandolo.
-Se cerchi Alice, è con Rose ed Esme a Olympia per la pulizia del Watershed Trail Park- l'informò facendole strada nel salotto.
-Non sapevo di questa loro passione per la natura- farfugliò ingenuamente, sedendosi.
-Infatti non credo interessi a qualcuno di noi, pulire il parco, ma tocca a loro cacciare questa settimana e, quindi, potrebbero prendere qualche preda- ribatté.
-Gli altri?- domandò.
-Carl è in ospedale, Jasper è andato a fare un giro- chiarì.
-Bene allora torno a casa- decise girando i tacchi.
Il rombo scoppiettante del pick-up fece levare in volo uno stormo di capinere. Con una nonvelocità impressionante il pick-up sparì dietro una curva.
-Le tue scuse fanno pena- commentò qualcuno sbucando da dietro una porta.
-Che dovevo dirle?- domandò quello leggermente irritato.
-Bah, non saprei- rispose l'altro restando nell'ombra.
-Credi che sia necessario farla soffrire in questo modo, Ed?- continuò a chiedere - capisco che non ha risposto come volevi alla tua proposta, ma... a tutto c'è un limite...
-Non è per questo e, lo sai- aggiunse Alice sedendosi sul divano. Erano, ovviamente, rimasti lì, tutti.
-Sì, ma mi pare comunque eccessivo- ribadì.
-Verrà il momento in cui non potrò più proteggerla, Alice l'ha visto- borbottò.
-Per questo abbiamo votato- controbatté Jasper.
-Sì ma non è giusto che lei rinunci a tutto per me- continuò a dire (quasi) affranto.
-Ma così potremmo eludere qualunque pericolo- convenne Rosalie.
-E' per questo che ho deciso di prendere l'altra strada- mormorò.
-La più dolorosa- aggiunse Esme scuotendo la testa.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** due - l'originalità disumana di Gggì ***


In primis ringrazio tutti per questo appoggio insperato - a partire da una delle mie muse! la sorella Fede! e poi anche voi lettrici di cui credo di ignorare il nome (una dovrebbe essere Deidre? sììì ciao vocine...) okay... torniamo a noi... mmmh già ora meglio passare al famoso capitolo due... -Sì, ma, per lo meno, non dovrà rinunciare a tutto per me- ribatté Edward.
-Sarà doloroso per lei...- farfugliò Esme.
-Lo sarà anche per me, ma...- tentò di controbattere, ma venne zittito.
-Noi non dovremmo avere l'anima, quindi, tecnicamente, il dolore non dovrebbe colpirci, è solo un tuo capriccio... se lei diventasse come noi, non dovremmo più preoccuparci di proteggerla e di evitarla- tuonò Jasper.
-Ma non voglio cambiarla- ribatté a tono.
-Così metti in pericolo tutti noi- continuò a dire l'altro. -E' per questo che ho scelto quella via- aggiunse.
-Ti sei fatto attaccare da un branco di lupi solo per allontanarti da lei... non sarà che nutri del risentitmento verso quella famosa risposta?- lo stuzzicò Rosalie.
-Ho deciso e non torno indietro- ripeté con fermezza.
-L'hai già fatto una volta- gli fece notare Carlisle.
-Ma questa volta è diverso... io...- non concluse la frase.
-Risentimento...- ridacchiò Emmett.
-Quando pensi di mettere in atto il tuo piano?- s'informò Alice.
-Io lo farei subito- borbottò quasi tra sé Jasper.
-Tra qualche giorno...- rispose.
-Fa come meglio credi- convenne il dottore con fare solenne.


Bella arrivò a casa col morale sotto i piedi. Magari, se avesse trovato Alice, avrebbe potuto parlarle, sfogarsi, o, almeno, calmarsi un po', peccato che, a quanto pareva, quella fosse ad Olympia. Non le passò neppure per la mente che Emmett potesse aver inventato tutto, d'altronde, come le aveva detto Esme, lei ora faceva parte della famiglia, sarebbe stato piuttosto cinico pensare che qualcuno potesse mentirle.
I giorni passarono con una velocità non troppo rapportabile a quella del pick-up, potevano meglio essere ricondotti a qualche auto da corsa. Così venne Sabato. Un'altra settimana era fuggita via, effimera, e di Edward Cullen neppure l'ombra lontana.
Quel sabato era il giorno libero di Charlie e quindi era andato a pesca con il signor Black e alcuni amici della riserva. Lei, invece, sarebbe dovuta andare a fare shopping con Lauren e Jessica, questa era una di quelle cose che le mettevano i brividi, molto più dei Volturi o di James, stare nella stessa auto di Jessica non l'avrebbe molto intimorita, ma la presenza di Lauren, non l'avrebbe certo fatta rilassare. Doveva trovare una scusa, una scusa plausibile.
Come spesso il destino articola le sue anguste trame nei momenti più opportuni, questa volta fu un intervento sensato del fato a darle l'opportunità di evitare quella deprimente uscita con quelle che dicevano d'essere le sue amiche. Bussarono alla porta. Senza neppure pensarci andò ad aprire.
-Bella- la salutò.
-Jake- proferì con una certa nota di meraviglia.
-Non mi hanno saputo dire di chi si trattasse...- l'informò. -Ah...- mormorò affranta.
-Mi dispiace Bella- aggiunse tornando alla sua moto.
Quello partì.
Bella concluse una ricerca per la lezione di Banner del Lunedì, un lungo e noiosissimo trattato sulla teoria della scissione delle specie di Linneo. Poi chiamò Jessica per declinare l'invito.
-Allora vieni?- domandò senza neppure salutare.
-No... emh... devo aiutare Jake sull'Estetismo...- mentì spudoratamente.
-Eh sì il luminare della letteratura inglese- commentò quella.
-Non prendertela, ma... sai...- lasciò intendere.
-Tieni a quel ragazzo... non preoccuparti... chiamami se cambi idea- disse.
-Ciao- attaccò.
Iniziò a mettere un po' d'ordine in casa. Dopo pranzo finì di studiare e poi andò a farsi una passeggiata.
Per qualche oscuro motivo [ndr: mica tanto oscuro] nel suo vagare si trovò nel vialetto dei Cullen. Scese dal pick-up e si avviò verso la porta di casa.
Bussò.
-Che ci fai qui?- domandò Esme aprendo.
-Sono venuta per dirvi che Jake non ha saputo molto, posso entrare?- chiese tentando di sporgersi dietro la padrona di casa.
-Staremmo pranzando, non è uno spettacolo molto allettante... direi piuttosto stomachevole, non ti farei entrare sapendo che non sopporti la vista del sangue...- rispose.
-D'accordo, allora buon pranzo- replicò girando i tacchi e tornando a quella trappola che era il suo pick-up.
Non appena il rumore del pick-up non poté più essere udito, da orecchio umano, Esme riferì quanto le aveva detto la ragazza.
-Che conti di fare adesso?- domandò Carlisle.
-E' tempo, mi muoverò oggi stesso- decise Edward prendendo le chiavi della Volvo.
-Fa attenzione- si raccomandò Alice salutandolo.
-Non preoccuparti- la rassicurò uscendo.
Jasper salì in auto con Edward.
La Volvo sfrecciò via con una velocità non prettamente contemplata dai limiti di velocità dello stato di Washington e non solo.

Bella, giunta a casa, iniziò a preparare la cena.
Chissà per quale strana congiunzione astrale finì col guardar fuori dalla finestra: nel crepuscolo quattro figure indistinte stavano calpestando l'erbetta del praticello davanti casa Swan.
Col cuore in gola Bella lasciò il coltello con cui stava martoriando un povero malcapitato pomodoro e raggiunse la porta. Qualcuno bussò. Non rispose, si trattenne dall'aprire, anche se, com'è ben noto, la curiosità è donna. Bussarono ancora con più insistenza. Ancora e ancora. Non aprì.
-Sappiamo che sei lì dentro, Bella- proferì qualcuno.
"la luce" comprese rendendosi conto che aveva lasciato accesa la luce della cucina. [ndr: non prendetevela se dico che è un po' imbranata, ma è così che ci piace!!]
-Forza apri- intimò una voce femminile.
-Sappiamo dov'è Edward- borbottò una terza voce.
A quel punto Bella non oppose più resistenza. Aprì la porta. Uno dei quattro si catapultò su di lei e la prese contro la sua volontà tra le braccia la caricarono su una specie di furgone che era parcheggiato dall'altro lato della strada. La bambina scrisse un biglietto "Sono andata a Tacoma, pernotterò lì per qualche giorno per una ricerca scolastica".
Il veicolo partì.
-Chi siete?- domandò tentando di distinguere i suoi compagni di viaggio.
-Caspita sono passati solo pochi mesi e già ti sei dimenticata di noi?- bofonchiò una quarta voce.
-Chi siete e dov'è Edward?- chiese con insistenza.
L'uomo che era alla guida accese la luce per illuminare i presenti. Alla guida c'era Demetri, poi Caius la teneva ferma mentre seduto davanti a lei con la sua solita cordiale aria da vile essere infausto c'era Aro. Jane era al posto del passeggero.
-Noi sappiamo delle sue intenzioni, è giusto che tu le sappia, infondo sete una coppia- rispose con la sua solita calma Aro.
-Di che si tratta?- s'informò piuttosto interessata.
-Vedi gli abbiamo posto una scelta: se affidarti a noi o...- venne interrotto.
-Ha deciso che sarete voi a cambiarmi- dedusse avventatamente.
-Veramente ha optato per l'altra- ribatté Caius.
-Che sarebbe?- continuò a chiedere.
-Venire con noi- chiarì Aro.
Poco fuori Forks, il veicolo si fermò d'un tratto. Un gruppo di persone sbarrava la strada.
-Maledetti- si lasciò sfuggire Demetri, aprendo la portiera.
-Lasciate andare la ragazza- esortò un uomo sulla sedia a rotelle.
-Altrimenti?- domandò Jane.
-Ve la vedrete con i lupi!- tuonò un giovane nella terza fila.
-Non è proprio giustissimo noi siamo in quattro voi venti- borbottò Caius raggiungendo gli altri.
-E' vero, mio buon Caius, non c'è più la giustizia di una volta...- aggiunse Aro.
Un paio di lupi scattarono in avanti e tennero occupati i quattro Volturi, mentre il giovane della terza fila corse, senza esser visto dagli altri, a prendere Bella nel retro del furgone. La prese di peso e corse via, una velocità prettamente riconducibile a quella del pick-up.

Intanto Jasper era tornato a casa Cullen con la Volvo.
-E' partito?- domandò Rosalie senza neppure aspettare che quello entrasse.
-Sì, ma non arriverà prima di domattina...- rispose.
-Alice ha visto che loro sono... emh...- iniziò a dire quella.
-Loro sono?- ripeté.
-Carlisle ed Esme non sanno ancora nulla- aggiunse Emmett.
-Ma cosa?- continuò a non capire.
-I Volturi... sono a Forks, e hanno preso Bella- informò quello.
-E io cosa dovrei fare?- domandò iniziando ad irritarsi.
-Devi prendere il prossimo volo per Firenze e raggiungere Edward a Volterra, devi tenerlo il più lontano possibile dai Volturi- decise Rosalie.
-Cosa vi inventerete con Carl ed Esme, le scuse di Emmett sono le peggiori al mondo, almeno pensaci tu, Rose- proferì con un ampio sorriso.
-Loro lo sanno, d'altronde il lupastro è a poche miglia da qui, ha Bella con sé...- chiarì Alice raggiungendoli.
-Noi dovremmo, quindi, inventarci una balla per Bella... - dedusse Jasper.
-Orrendo gioco di parole, fratello- ridacchiò Emmett.
-C'è poco da ridere Emmett- lo zittì Carlisle mantenendosi sempre calmo.
-Potremmo entrare e parlarne civilmente in salotto, che dite?- intimò Esme.
-Che le diremo?- domandò Alice (piuttosto) affranta.
-Non possiamo dirle la verità, troppo dolorosa- farfugliò Rosalie.
-E poi Edward ci ammazzerebbe senza troppi complimenti se le dicessimo della sua scelta...- aggiunse Emmett.
-Come per dire che quel povero ragazzo sia così sadico- borbottò Esme.
-Siamo tutti sadici...- ribatté quello.
-D'accordo, accantoniamo il nostro sadismo per alcuni minuti, e torniamo a come le mentiremo...- fece cadere il discorso Jasper sedendosi accanto ad Alice e prendendole amorevolmente la mano.
-Non lo so, ma io opterei per la verità...- continuò a dire Carlisle.
-Non ha senso, soffrirebbe troppo- replicò Alice stringendosi a Jasper.
-Sono qui, il lupo sta salendo le scale- informò Emmett annusando l'aria.
Esme andò ad aprire. Il lupo mise a terra Bella e tornò indietro dai suoi compagni.
-Jacob Black?-domandò Esme facendole strada.
-Sì... A--Aro mi ha detto di Edward... voi lo sapevate?- chiese tentando di trattenere le lacrime.
-Noi?...Emh... noi... Hai detto che i Volturi sono qui?- bofonchiò Emmett deviando la conversazione.
-Sì, ma ci sono i compagni di Jake a tenerli occupati- riferì.
-Non ci voleva- si lasciò sfuggire Alice a voce bassa.
-In che senso?- chiese.
-Dobbiamo dirle tutto...- chiarì Jasper.
-Tutto cosa? Che Edward vuole andare con i Volturi per proteggere me?- domandò quella singhiozzando.
-Allora lo sa...- dedusse Rosalie.
-Perché non me l'avete detto?- chiese.
-Ce l'ha chiesto lui- rispose con una certa leggerezza Emmett.
-Dov'è adesso?- s'informò.
-In Kansas- rispose Alice.
-Kansas?- continuò a chiedere.
-Sì in Kansas...- annuì Jasper.
-Dove?
-Non saprei... non ce l'ha detto- rispose Rosalie.
-T'accompagno a casa, Bella, hai bisogno di riposo...- decise Carlisle.
Non appena la Mercedes di Carlisle fu abbastanza lontana, i presenti ricominciarono a parlare.
-Si può sapere perché abbiamo ancora mentito?- domandò Emmett.
-Non deve soffrire troppo- rispose Alice stringendosi a Jasper.
-Ma così peggioriamo la situazione, e se volesse andare nel Kansas a cercarlo?- prospettò Emmett balzando in piedi.
-Dovremo tenerla d'occhio e ci allontaneremo gradualmente da lei, così potrà dimenticarsi di noi...- replicò.
-Non ha senso!- tuonò l'altro.
-Credo che Emmett non abbia tutti i torti, Alice...- concordò Jasper.
-Inoltre, se Edward sapesse che lei sa, ci ucciderebbe senza troppi ripensamenti- convenne Rosalie.
-Almeno così Bella non sarà in pericolo...- concluse Alice.
-Perchè nostro fratello si va a sacrificare per lei! Se l'avesse resa come noi a tempo debito non saremmo in queste condizioni- ribatté Emmett.
beh per oggi mi fermo qui... spero vi basti ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** tre - tutta questa originalità potrebbe uccidermi ***


Bene grazie a tutti per la recensone, passiamo al capitolo tre - in realtà sono sempre tre post amalgamati in un solo capitolo... - si scoprono gli altarini... beh buona lettura... -Io sono d'accordo con lui- informò Rosalie.
-Credi veramente che anche io volessi diventare un vampiro?- chiese un po' irritata Alice.
-Diciamoci la verità, a nessuno di noi va a genio l'idea di non poter sdraiarci sulla spiaggia a prendere il sole, ma ormai siamo così. E se lei può scegliere, ben venga... e poi la superforza serve a qualcosa ed è divertente- ribatté Emmett.
-Inoltre non rischieremmo più nulla- aggiunse Jasper.
-Secondo me, lei non deve diventare come noi... Edward ha ragione- replicò Rosalie.
-E' vero, ma se è questo che Bella desidera...- lasciò intendere Esme.
-D'altronde tutti siamo divenuti dei vampiri contro la nostra volontà se lei può decidere tanto meglio- ripeté Emmett.
-Intendi dire che non ti va bene che io abbia chiesto a Carlisle di salvarti?- domandò piuttosto inalberata Rosalie.
-Non dico questo... io ero ridotto molto male, meglio essere ancora tra i "vivi" piuttosto che essere divorato da un orso, ma per esempio Alice non era in fin di vita- chiarì.
-Io non volevo divenire un vampiro, eppure, ora lo sono...- soggiunse Rosalie (quasi) rosea in volto. [ndr: rosa sta a vampiro come paonazzo sta a umano]
-Che vuol dire?!- sbottò Jasper -Esme si stava suicidando e Carlisle l'ha salvata!
-Ancora peggio, Carlisle avrebbe dovuto rispettare la sua decisione!- ripeté Rosalie.
-Ma lui sapeva d'amarla- continuò a dire Jasper.
-Anche quella che t'ha reso un vampiro t'amava, Jasper, era un amore platonico, ma era comunque amore- bofonchiò.
-Ma c'è l'eccezione che conferma la regola...- lasciò intendere Esme.
-Chiudiamo questa parentesi?- propose Alice.
-Meglio- annuirono.
Intanto Carlisle era tornato a casa.
-Allora? Come l'ha presa?- si preoccupò di sapere Esme.
-Beh...- belò.
-Male?- dedusse la consorte interpretando la faccia del dottore.
-Sì, diciamo poco diplomaticamente- annuì.
-Non ha tutti i torti- convenne Alice.
-Jasper devi andare a Volterra e avvertire Edward che hanno già violato il patto di lasciare Bella in pace se lui...- si zittì d'un tratto.
-Cosa c'è?- domandò Emmett.
-Non ho calcolato il fatto che loro potrebbero tornare da Bella...- chiarì fissando lo sguardo nel vuoto.
-Alice, Emmett e Rose andranno a controllarla- decretò Esme.
-Jasper, ti accompagno all'aeroporto- decise Carlisle uscendo velocemente.
Alice si strinse a Jasper che la salutò con un bacio leggero, delicato, ma allo stesso tempo appassionato.


Bella aveva fatto sparire le prove della presenza dei Volturi a casa sua, aveva gettato via il biglietto che Jane aveva scritto e aveva rimesso a posto quanto aveva lasciato in disordine, Charlie tornò pochi minuti dopo il suo arrivo a casa, ma il tempo le era bastato per farsi anche un bel pianterello e finire di preparare la cena.
Cenò in fretta e si catapultò sul letto, entrambe cose che non giovano molto alla digestione. Affondò la faccia nel cuscino e pianse per ore. "Possibile che lui faccia tutto questo per me?" continuava a domandarsi tra sé, e la sua mente le rispondeva sempre con un netto "Sì". Fortuna che Charlie era talmente fomentato dalla partita Angels vs Bulls che non s'era neppure accorto che la figlia, a cena, stesse lottando con una certa tenacia e una tale ostinazione (che non erano proprio da lei)per evitare di esplodere in una fontana di lacrimoni, tant'è che dopo la partita si scordò di andare a controllare che facesse, se nel sonno s'era scoperta o se avesse sete.


Arrivò Lunedì. Bella sedeva come sempre, da quasi due mesi, al tavolo di Mike -il piovra- e la sua bella e allegra combriccola per il pranzo. Notò che il tavolo dei Cullen era insolitamente strano, mancava qualcuno ma non aveva neppure il senno di scoprire chi, d'altrdonde di chi, oltre ad Edward, poteva interessarle?! Notò che Alice la stava fissando con uno sguardo totalmente differente dal solito, era, stranamente, irata per qualcosa o per qualcuno, i suoi occhi erano scuri come quelli di Edward i primi tempi e la fissava con un certo odio, poteva sentire una certa vena di odio che le penetrava dentro con quello sguardo. Strano, non aveva fatto niente di particolare da intaccare la sua suscettibilità, eppure la guardava con uno sguardo bieco, sinistro, torvo, non proprio da Alice.
Quando si stava alzando si rese conto di chi mancasse all'appello: JASPER. "Perché mai? Perché non c'è? E',magari, per questo che mi fissa in quel modo?" le domande ebbero solo l'effetto di rimbecillirla più del minimo sindacale e quindi, con un'aria più assente del previsto, raggiunse l'aula di biologia.
I minuti delle lezioni successive passarono con una lentezza impressionante, ma, infine, dopo l'ennesima schiacciata storta sulla testa di Lauren che l'aveva agghiacciata con una delle sue fameliche occhiatacce se ne andò a casa col suo pick-up.
Preparò la cena ripensando a quanto le avessero detto i Volturi e a quello sguardo di Alice, tanto strano da riuscire a mozzarle il fiato al solo pensiero. Cenò in fretta, accampò una scusa idiota a Charlie, che se la bevve alla grande, e andò a fare un giro col pick-up. Nel suo ormai solito vagare raggiunse, non si sa in che modo, la dimora dei vampiri. Esme, come sempre, la aspettava sulla porta.
-Sera, Bella- salutò sfoderando il suo cordialissimo sorriso.
-Ciao.
-Vuoi parlare con Alice?
-Beh...sì-belò con una certa aria ebete.
-Non c'è... è con Jasper al Dallas...
-In Texas?- domandò sgomenta.
-Dallas è il nome di un locale qui vicino- rispose.
-Ah, come mai Jasper non c'era oggi a scuola?
-Ha deciso di prendersi un po' di tempo per lui... resterà lontano dalla scuola per un po'... qualche settimana.
-Ah sì?
-Sì, vuoi entrare? Ci sono Rose ed Emmett che stanno organizzando un'altra delle loro cerimonie...- informò.
-No, ho detto a Charlie che sarei tornata presto- altra scusa.
-Beh, allora buona notte- la salutò sempre col solito sorriso.
-Buona notte- rispose senza pensarci. "Buona notte?! Ma come diavolo mi viene in mente di dire buona notte a dei vampiri?! Mica dormono?!" pensò scuotendo la testa mentre tornava al suo bel trabiccolo.

Bella s'addormentò verso le due del mattino, dormì male quelle poche ore e poi sognò delle cose inspiegabili e un po' troppo intricate anche per le menti più elette, tant'è che si svegliò col mal di testa.
Le ore passarono più velocemente quella giornata, o meglio, le ore precedenti al pranzo passarono più velocemente, poi venne il momento di sedersi al tavolo con Mike e compari. Alice, Emmett e Rosalie la fissavano come sempre, Emmett ridacchiava atono, impercettibile come sempre, a qualche battuta che aveva suscitato la risata anche nella sua compagna. Alice invece era ancora bieca con lo sguardo perso negli occhi di Bella. Alché la ragazza si alzò in piedi e raggiunse il tavolo dei Cullen, irata con un'andatura che non era la sua.
-Cosa c'è?- domandò sbattendo il vassoio sul tavolo.
-Niente- rispose Emmett continuando a ridere.
-Non credo ce l'avesse con te- gli fece notare Rose.
-Cosa intendi, Bella?- chiese Alice con ancora quell'espressione torva sul volto.
-Perché hai quell'espressione? Perché mi guardi così? -Così come?- s'informò Rosalie.
-Mi squadra con uno sguardo strano, un po' austero.
-Ah... emh... non mi pare- proferì Emmett.
-A me sì invece.
-Si vede che ti sembra male- ribatté.
-Allora, che dici?
-Niente, è solo che non va molto bene con Jazz...
-Ah... credevo fosse colpa mia.
-No, è che...-iniziò a dire Emmett ma venne zittito da un'occhiataccia di Rose.
-Che?
-Niente- rispose Emmett.
-Che stavi dicendo?
-Non possiamo dirtelo Bella- replicò Alice alzandosi.
Bella rimase alcuni minuti immobile a guardare il nulla. Poi, fattasi coraggio, raggiunse arrancando l'aula di biologia.
Per fortuna ginnastica passò in una velocità difficilmente riconducibile alla velocità del pick-up.
Tornò a casa, preparò la cena e concluse i suoi compiti. Mangiò in fretta come sempre e andò a dormire presto. Dormì peggio della notte precedente, ma, almeno, il mal di testa le era passato.
Mercoledì, Giovedì e Venerdì i Cullen non erano a scuola, nessuno, eppure pioveva. Venerdì sera, Bella, preoccupata, raggiunse, sempre in un modo a noi ignoto, la dimora dei vampri.
Esme era, come sempre, sulla porta ad attenderla.
-Dove sono gli altri?- domandò senza salutare.
-Quali altri?
-Alice, Emmett... gli altri- rispose.
-Ah... emh... entra, prego, non vorrai stare sotto la pioggia...- invitò.
Bella entrò e si sedette sul divano davanti alla poltrona dove era seduto Carlisle, Esme rimase in piedi accanto al consorte.
-Allora dove sono?- continuò a chiedere insistentemente.
-Come potrei dire?- esitò Esme.
-Sono a Volterra- rispose Carlisle.
-V-Volterra?
-Sì...
-Credo che l'avresti dovuto dire con meno freddezza.
-Forse hai ragione...
-Come a Volterra? Perché a Volterra?
-E' una bella città, piena di... arte?- Esme tentò di sorridere, senza riuscirci.
-Volturi- scandì Carlisle freddamente.
-E' successo qualcosa?
-Non preoccuparti è solo per una routine...
-Ma Edward? Avete notizie di lui?
-No
-E' a Volterra?
-No- mentì.
-E perché loro son lì?
-Perché è una città molto bella.
-Esme, non ci crede nessuno... [ndr: indubbia la bellezza di Volterra]
-Carl, dovresti mentirle per non farla soffrire, questi erano gli accordi...- gli fece notare la moglie.
-Di che diavolo parlate?- sbottò condendo il tutto con una serie di imprecazioni irripetibili.
-Edward ci ha chiesto di tenerti fuori e lo faremo- rispose Esme.
-E' sbagliato- replicò categorico.
-Ma ce l'ha chiesto.
-Di che si tratta?- continuò a chiedere Bella in preda al timore che qualcosa di pericoloso stesse per avvenire.
-Di che si tratta?- ripeté Bella alzando la voce.
-Vedi... loro sono a Volterra... per... per...
-Devi stare lontana da noi, Bella. Questo è quanto- rispose Carlisle ostentando una certa freddezza.
-In che senso?
-Ci metterai in difficoltà, e tu resterai in pericolo, meglio evitare che... sia vano...- esitò un attimo il dottore.
-Cosa è vano?
-Niente, vero Carl? Niente- rispose Esme dando una leggera gomitata nel fianco al marito.
-Esme dobbiamo dirle tutto.
-Infondo io faccio parte di questa famiglia- aggiunse Bella.
-Tu non fai parte di questa famiglia, perché questa famiglia non esiste più. Ora siamo solo io ed Esme i Cullen, per gli altri comincia una nuova vita- proferì il dottore con fare solenne.
-In che senso?
-Noi stiamo partendo, Bella- informò Esme facendola accorgere dei bagagli pronti nell'ingresso.
-Dove andate?
-Anche per noi comincia una nuova vita, una vita più vuota del previsto
-Raggiungeremo delle comunità di vampiri a nord, ci stabiliremo lì- chiarì Carlisle.
-Vengo con voi- decise Bella avventatamente.
-Non abbiamo nulla da spartire con te- dissentì il dottore.
-Se Edward tornasse, avremmo qualcosa in comune- ripeté.
-Edward non tornerà, mai- replicò Carlisle freddamente


Buio.
Possibile che tutto quello fosse stato solo un sogno? Possibile che quel "mai" che le riecheggiava nelle orecchie non fosse stato mai pronunciato? Bella si alzò da dove era sdraiata. Come aveva fatto ad arrivare nella sua stanza? Era stordita, tormentata da qualcosa che l'affliggeva da tempo, troppo tempo. Quel lurido tempo ingannatore che le giocava brutti scherzi, sempre. Sempre quel tempo che l'aveva indotta ad aspettare Edward per tutte quelle settimane.
Ora doveva prendere in mano la sua vita, eliminare quelle barriere che li dividevano. C'era un vago alone di speranza oppure era solo quella nebbiolina che le appannava il vetro della finestra ogni mattina.
Lasciò un messaggio a Charlie: "Vado con i Cullen in Europa, a Strasburgo, una settimana non preoccuparti". Che scusa patetica! Chi mai le avrebbe creduto? Nessuna persona coerente, nessun immortale coerente, nessuno, oltre a Charlie, non perchè fosse un povero idiota, ma perché la reputava una persona minimamente matura. Eppure, Bella, tanto matura non era.


Raggiunse l'aeroporto e comprò un biglietto aereo lastminute per Firenze. Il volo sarebbe partito un paio d'ore dopo e sarebbe arrivato a destinazione solo otto ore dopo.
E già un giorno sarebbe volato via come quel dannato aereo su cui s'accingeva a salire.


Come previsto arrivò a Firenze che erano le prime luci dell'alba. [ndr: fuso orario di più d'otto ore, se non vado errato]
Era stordita, non aveva fatto altro che pensare a dove potesse trovare il covo dei Volturi, d'altronde non aveva una guida e praticamente s'andava a scaraventare nelle fauci di leoni affamati, assetati e ingordi del suo sangue.

Prese un treno "espresso" per Volterra. Raggiunse la cittadina alle sette del mattino.
Iniziò a vagare per le viottole e i vicoli tra le mura con la roccia viva che si innalzavano verso il cielo, ben più suggestiva di Phoenix e di tutte le città che aveva visitato.
Non ricordava come fosse arrivata al covo di quelle bestie feroci, quali erano i Volturi, ma sta di fatto che svoltò a sinistra e si trovò di fronte, in un viottolo buio, un qualcuno che conosceva.
Perfetto. Spero vi basti ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** quattro - se pensavate che era solo originale il tre... =_='' ***


Grazie a tutti per il commento ^^ e nel rigraziarvi posto un altro pezzino... se vi siete arrabbiati con questo "giuochino" - che, per altro, mi diverte molto- immaginate quando arriveremo al famoso capitolo "cinque"...

-Bella?- esordì la voce familiare -che diavolo ci fai qui?
-Edward?- sperò.
-No, Emmett. Che diavolo ci fai qui?- ripeté.
"Come ho fatto a confondere la voce di Emmett con quella di Edward?"si chiese sul momento.
-Bella, cosa ci fai qui?- continuò a chiedere.
-Sono venuta a cercarvi
-Carlisle non te l'ha detto?
-Cosa?
-Noi non torneremo mai più a Forks, soprattutto Edward- chiarì.
-Cosa?!- sbottò.
-Non sono stato abbastanza chiaro?
-Perché?
-Devi vivere la tua vita da mortale... non è giusto che rinunci a tutto per lui- rispose indietreggiando di qualche passo.
-In che senso?- continuò a non capire scoppiando in singhiozzi.
-E' così e basta, dice che è per il tuo bene...- s'interruppe di colpo e sparì dietro una di quelle curve che immettevano in una stradina ancor più buia.
-Emmett?- chiamò ancora e ancora, nessuna risposta le pervenne.

Tornò indietro sconfitta, raggiunse una di quelle che vengon chiamate locande e prese una stanza.
Si sistemò e uscì di nuovo.
Ripercorse la stradina che l'aveva portata a incontrare Emmett e cercò in ogni traversa una traccia familiare. Niente, niente trovò.
Il flebile rumore del campanile la riportò alla realtà, erano quasi le otto, il tramonto stava, ormai, virando al crepuscolo e si ricordò di qualcosa a cui non aveva dato peso, non troppo almeno: Carlisle aveva detto che qualcosa sarebbe stato vano se lei si fosse avvicinata troppo ai Cullen. Cosa? cosa sarebbe stato vano? Aveva ricevuto solo delle risposte evasive dal dottore, e quindi eccola a vagar per Volterra.

Tornò alla locanda. Ordinò una di quelle celebri zuppe toscane ma non la gradì molto. Il sapore d'ogni cosa era amara come quella che reputava una sconfitta.
Salì nella sua stanza e si distese sul letto.
-Bella?- esordì un'altra voce familiare.
-Chi è?- chiese con gli occhi chiusi.
-Che cosa diamine ci fai qui?- qualcuno condì con una serie di imprecazioni quella domanda.
-Chi sei?
-Alice, non ti ricordi?
-Che bello vederti- balzò in piedi e l'abbracciò.
-Non devi stare qui, io e gli altri torneremo a Forks presto, ma tu torna, tra poco c'è il diploma- rispose freddamente.
-Non capisco... Emmett mi ha detto che non sareste mai tornati a Forks.
-Emmett non sa ciò che so io, ora tu devi andare, torna a Forks.
-No, voglio parlare con Edward- disse decisa.
-Edward non vuole parlare con te.
-Tornerà a Forks?- chiese speranzosa.
-No, non tornerà, tutto questo... lasciamo stare- esitò.
-Cosa?
-Niente, Edward non tornerà e non tornerà mai- la voce iniziò a tremarle.
-Perché?
-Perché così ha deciso, ecco perché.
-Che intendi?- continuò a chiedere trattenendo le lacrime a stento.
-Bella, lo fa per te, non vuole che ti facciano del male é per questo che si...
-Si?- incitò quella.
-Si sacrificherà- sospirò.
-C-Come?!
-Devo proprio ripeterlo?
-Perché??
-Torna a Forks, Bella, noi non abbiamo più nulla da spartire con te- rispose Alice andandosene. Avrebbe voluto dire anche un "mi spiace" ma non uscì dalla sua bocca, morì nella gola come la neve si scioglie alle prime luci di quel debole sole primaverile.


Bella non dormì. Le parole di Alice le riecheggiavano nella testa. Edward sarebbe morto per lei? Che idea idiota, infondo era già morto! Infondo, l'aveva lasciata, non era così importante come sembrava, o forse era solo colpa di Bella? Per quel celeberrimo "no" a quella famosissima proposta? "Bah", ora l'unica risposta alle sue domande era un secco "Bah", che voleva dire spesso "no" ma spesso si tramutava in un "ni" poi in un "sì" e quindi il pianto.


Era ancora notte quando uscì dalla sua camera per poi raggiungere la strada. Vagò nuovamente per le vie di Volterra, ammirò la maestosa facciata del duomo illuminato dalle luci giallastre dei lampioni che emergevano in mezzo agli alberi che ornavano il viale. Forse era passata da lì quella volta quando era andata a Volterra, a marzo?

Svoltò a sinistra.
Camminò per un centinaio di metri e girò a destra. Era arrivata? Possibile? Sentiva l'odore di Edward. [ndr: caspita che olfatto sviluppato!!!]
Entrò nell'ampio portone e raggiunse, dopo aver vagato in centinaia di stanze differenti, la sala in cui aveva visto per la prima volta Aro. Rabbrividì.
Un crocchio di vampiri era in continuo aumento davanti a una figura familiare. Aro, in tutto il suo agghiacciante splendore, presiedeva su una specie di piano rialzato, accoglieva i suoi ospiti con un ampio e cordialmente bastardo sorriso.

Rabbrividì nuovamente.
-Buona sera miei carissimi- esordì quando ormai i suoi "fedeli" avevano preso posto nella sala -Siamo qui riuniti, per la scelta di un nostro simile.
"Che si tratti di lui?" chiese tra sé mescolandosi alla folla.
-Il nostro futuro compagno ci ha chiesto di far parte della nostra comunità per salvare una persona a lui cara.
"Si tratta di lui" il cuore le iniziò a singhiozzare.
-Così ho convocato voi, miei esimi fedelissimi compagni, perchè questa è una decisione che dobbiamo prender tutti- continuò a dire.
-Questo vampiro sarà un peso per tutti noi- disse Caius.
-Noi vogliamo il sangue della ragazza, profuma e, secondo molti è molto nutriente- convenne Jane.
-Inoltre la ragazza è immune ai nostri poteri- aggiunse Aro.
-Ma dobbiamo ricordarci che i "parenti" di quel nostro futuro compagno la proteggono...- proferì Demetri.
-Non dobbiamo preoccuparci di loro, li toglieremo di mezzo, senza troppi problemi...- disse qualcuno dalla platea, suscitando l'inizio di un brusio sommesso.
-E' vero Bertus ma secondo te il nostro collega, chiamiamolo così, non s'opporrà? E' per questo che siamo qui, per decidere che farne con Edward Anthony Masen, Emmett McCarty, Rosalie Lillian Hale, Esme Anne Platt, Jasper Whitlock e Mary Alice Brandon- le parole di Aro zittirono tutti i presenti.
"Chi diavolo sono questi? I nomi somigliano molto a quelli dei Cullen ma... i cognomi..." i pensieri di Bella correvano indisturbati nella speranza che quella fosse solo una riunione per una nuova caccia.
-Quelli che vengono chiamati i Cullen, uno di quei claan simili al nostro- precisò Caius.
-Perché Carlisle Cullen non fa parte di quest'elenco?- domandò qualcun'altro tra le file.
-E' sottinteso! Carlisle ci ha traditi, utilizzeremo Jane per eliminarlo- tuonò Demetri.
-Bene, allora mettiamoci d'accordo per quello che vogliamo fare contro tutti loro.
-Io li metterei uno contro l'altro- ipotizzò qualcuno.
-Credono troppo nel loro legame- dissentì Aro.
-Allora perchè non prendiamo la ragazza? Infondo è a Volterra... la potremmo usare come ostaggio e quindi li costringeremo a lottare l'uno contro l'altro, o, meglio, a entrare a far parte del nostro gruppo- ideò Jane.
-Sarebbero solo un peso per noi, loro bevono sangue animale.
-Sangue animale?- bofonchiò qualcuno.
-Sì, solo Jasper Whitlock berrebbe sangue umano- precisò Caius.
"Fortuna che c'è Alice a regolare la sua dieta..." Bella s'abbandonò a quel pensiero, tentando di divagare da quella tensione.
-Allora cosa proponete? Dovremmo metterci a cercare la ragazza per tutta Volterra? E se loro la proteggessero?- domandò qualcuno.
-La ragazza è qui tra noi, in questa sala- informò Demetri annusando l'aria.
-Mettiamo in atto la proposta di Jane- decretò il "vampiro alfa".
Bella impietrì, erano venti o forse quaranta vampiri ad accerchiarla.
La presero.


Alice ebbe una visione di quanto stava succedendo, ne informò i Cullen. Edward non era con loro, eremita in qualche cittadina vicina a Volterra. Jasper venne inviato a comunicargli quanto aveva visto Alice.
-Che diavolo ci fa lei qui?- gli gridò contro.
-Carlisle, le ha detto la verità...- informò l'altro.
-Dobbiamo aiutarla.
-Quale parte di ci vogliono ammazzare e la usano solo per fare da esca non hai capito?- chiese Jasper.
-Io non la lascio, comprendi?
-Sì, ma...- Jasper socchiuse gli occhi.
-Se provi ad utilizzare il tuo potere su di me, ti ammazzo- minacciò.
-Non capisci che vogliono noi? Si può sapere come mai quella... è qui?- domandò.
-Quella ha un nome, un bellissimo nome... [ndr: si chiama Bella, vedi un po'...] E comunque se le avessero mentito saremmo tutti più tranquilli ora- farfugliò Edward fissando il suo interlocutore.
-Se tu l'avessi resa una nostra simile non saremmo in questa situazione, è solo colpa tua, ti dovevi proprio innamorare di una che profuma ed è immune ai poteri dei vampiri?!- lo rimproverò.
-Io andrò, anche da solo se è necessario.
-Credi che noi ti lasceremo solo? Almeno io ed Alice verremo con te!- lo rassicurò.
-Grazie, fratello.
-E poi credi che Emmett e Rose ti lascino eliminare i Volturi senza interpellarli?
-E' vero, però dovremmo organizzarci- annuì sfoderando un mezzo sorriso sghembo.


-Mi occuperò di tutto io, basta che voi prendiate Bella...- aggiunse Edward concludendo il piano che aveva preparato con molta cura.
-Non ci pensare proprio!- rispose Rosalie.
-Scusami?
-Hai capito bene, Edward.
-Perché?- chiese con insistenza.
-Neppure io ti aiuterò, Ed...- concordò Emmett.
-Perché?
-Perché dovremmo?- chiese quello.
-Perché ve lo chiedo...
-Il mondo non sta ai tuoi piedi fratello- gli ricordò Rosalie.
-Ma io...
-Hey, basta che ci lasci Jane, Demetri e Caius e noi ti aiuteremo...- ridacchiò Emmett.
-Davvero?
-Ovviamente, credi veramente che noi ti lasceremmo solo in un momento simile? e soprattutto che ti lasceremmo uccidere tutti i Volturi da solo?- chiese Rosalie, ridendosela amaramente.
-Credevo che...- farfugliò.
-E' vero: noi non eravamo d'accordo sulla tua relazione con Bella, ma tu sei felice, questo è quello che conta.
-Veramente, Rose?
-Certo...- annuì.
-Non credo che potrete mai ucciderli...- bofonchiò Carlisle come rinsavendo dal discorso precedente.
-Come no?- domandò Emmett.
-Loro possono uccidere noi, ma non possono essere uccisi da noi, sono infinitamente più preparati di noi...- dava una certa enfasi alla parolina "noi".
-Ma...ma...- balbettò.
-Beh, dovremmo scendere a patti con loro- decretò Jasper.
-Sappiamo cosa vogliono, è un po' insensato salvarne una per poi sacrificare l'altro...- mormorò Esme rinfranta.
-Meglio salvare lei, lei ha l'anima...- sibilò Edward.
-E se proponessimo loro uno scambio? Che so, magari un gruppetto di animali da bere... cioè...- ipotizzò Emmett con il suo solito tatto poco sviluppato.
-Non è una pessima idea- annuì Edward.
-Beh non credo che vada bene... cioè vogliono bere...- prese la parola Alice, che s'interruppe subito, doveva utilizzare un minimo di tatto, quel tatto che mancava ad Emmett.
-Stavi per dire che vogliono bere del sangue di Bella... è vero, è inutile mentirici!- sbottò Edward.
-Cioè io non ho visto questo... o meglio non ho visto proprio niente su questa parte...
-E' impossibile- si lasciò sfuggire Carlisle quasi sovrappensiero.
-Saprò che vedo o cosa no?!
-Sì certo, ma...- continuò a dire il dottore fissando lo sguardo altrove.
-Questa situazione si fa insostenibile...- farfugliò Jasper.
-Dobbiamo agire e dobbiamo farlo subito- decretò Edward, riprendendo la calma tra le mani.

Intanto, nel covo dei Volturi, [ndr: sembra tanto uno di quei pessimi passaggi idioti di qualche cartone animato...] Aro galoppava in tutta la sua demoniaca [ndr: ci starebbe meglio vampiresca, ma demoniaca è più giusto per indicare la malvagità...] eleganza davanti ai suoi compagni più fedeli. Demetri e Jane tenevano Bella bloccata su una sedia, una che le teneva una mano sulla spalla destra l'altro d'altra parte [ndr: ma no!] Caius seguiva le mosse del suo capo con lo sguardo.

-Sono qui, sono arrivati- informò infine Demetri annusando l'aria.
-Bene, quasi quasi mi iniziavo a indispettire- ridacchiò il capo fermandosi davanti alla ragazza.
"Perché sono qui?" si ripeteva Bella tentando di trattenere le lacrime.
-Come perché sono qui, signorinella? Beh lui ti ama...- rise atono quello penetrando nella sua anima con quello sguardo inceneritore che amava sfoderare, forse era più devastante di quello di Jane.
Quattro dei sette Cullen piombarono nella stanza. Edward a capo di quella specie di brigatella, seguito da Emmett, Jasper ed Alice.
-Sera- sibilò Caius piazzandosi tra Aro e i quattro avventori.
-Lasciatela andare- intimò Edward ostentando una certa calma.
-E se non volessimo?- abbaiò Demetri.
-Beh, a quel punto dovremmo lottare... o scendere a compromessi...- aggiunse Jasper.
-Fino ad una prova contraria la vostra è una partita persa in partenza, infondo noi siamo molti di più di voi- sorrise maligno Caius.
-Non c'è tutta la famiglia al completo?- scandì Aro notando l'assenza di tre membri.
-Non volevano intervenire...- rispose Edward.
-Non mentire mocciosetto- inveì Aro apparendo fulmineo davanti a lui.
-Facciamo così,- sussurrò Edward nell'orecchio del suo avversario.


Bella non poté udire le sue parole ma sta di fatto che poco dopo Jane e Demetri la lasciarono andare. Edward la raggiunse la prese in braccio e l'affidò senza dir nulla a Carlisle e gli altri non appena furono fuori dalla sala. Poco dopo la ragazza perse i sensi.

bene... ora vi lascio congetturare... - ride sadicamente e si va a rintanar nel suo antro

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** cinque- la fantasia mi dilania ***


Allora... beh diciamo che abbiamo concluso la prima parte della storia, con questo fantomatico capitolo cinque... beh grazie per le recensioni. buona lettura

-Bella?- qualcuno la scosse, svegliandola.
-Sì?- quel suono uscì dalla sua bocca in un modo strano.
-Tutto bene?- domandò ancora.
Bella mise a fuoco chi l'aveva svegliata.
-Bella? Tutto bene?- continuò a chiedere preoccupato.
-Sì tutto bene- rispose leggermente irritata.
-Bene.
-Edward?- chiese quella realizzando di chi si trattasse.
-Sì?
-Sei tu? Cioè sei veramente tu?
-Sì.
-Dove ci troviamo?
-Forks.
-Ah sì?
-Sì...- l'imbarazzo cresceva come un fiume in piena.
-Non mi lascerai mai più?
-Mai. Però tu evita di fare idiozie... non credo che potremo scendere ancora a patti con i Volturi- si raccomandò sorridendo. I suoi denti scintillavano nel buio.
-Che è successo?
-Emh... non è necessario che tu lo sappia... cioè... siamo insieme adesso, quindi è inutile sapere quanto è successo ieri- rispose.
-D'accordo, l'importante è che stiamo insieme, di nuovo e per sempre- annuì buttandogli le braccia al collo.
-Charlie s'è svegliato, cioè Charlie sta venendo a controllarti, sarà entrato sei volte in questa stanza nelle ultime quattro ore- bisbigliò.
-Come abbiamo fatto a tornare così presto?- chiese stordita.
-Fuso orario, ora fingi di dormire- si nascose.
Charlie entrò controllò la situazione e uscì nuovamente in silenzio.
-Non vuoi proprio raccontarmi che è successo?- domandò con insistenza.
-Non ora, adesso io vado a prendere la macchina e poi andiamo a scuola- sparì.

Bella si preparò, mancava solo un mese al diploma, poi avrebbe passato ogni istante con Edward, ogni singolo momento con lui, e più si avvicinava quel momento più voleva che fosse già il suo domani.

Charlie uscì dopo aver fatto una delle sue allegre e fameliche paternali, la cui frase principale era: "Potevi darmi un minimo di preavviso, anche perchè tua madre mi ha rovinato l'esitenza in questi tre giorni!".
Edward era già sulla porta. Uscirono.
Le ore passarono velocissime. E venne il pranzo.
-Allora come va, Alice?- domandò Bella fissando la ragazza-elfo. [ndr: è veramente pessimo 'sto appellativo]
Non rispose, fissava qualcosa verso uno dei tavoli.
-Dove sono gli altri?
-Si sono presi una pausa, hanno deciso di studiare a Tacoma...- rispose Edward.
-Cos'ha Alice?
-Niente, è un po' sovrappensiero oggi, vero Alice?- domandò Edward facendola trasalire.
-Sì è vero, me ne vado a casa, salto le ultime ore...- decise avviandosi meno aggraziata di sempre verso l'uscita della mensa.
-Che è successo?
-Niente, te l'ho detto... niente di speciale...
-Mi diresti sempre la verità, vero?
-Ovviamente, in un rapporto di coppia la fiducia e la verità incondizionata sono alla base!- ridacchiò.

Raggiunsero l'aula di biologia. L'ultimo capitolo di un estenuante trilogia che verteva in primo luogo sulla suddivisione delle specie ad opera di Carlo Linneo, quella tortura che venne mascherata da lezione finì presto e, dopo la pericolosa ora di ginnastica, Bella fluttuò [ndr: è proprio il caso di dirlo] fino all'auto di Edward che la aspettava in macchina col motore acceso.
-Perché non mi hai aspettato fuori dalla palestra?
-Newton pensa a te quasi come quel lupastro... avrei potuto ucciderlo in preda a un leggero, mica tanto, attacco di gelosia...- informò ridendo.
-Ah sì?- si lasciò sfuggire con un vago alone di meraviglia negli occhi.
-Sì.
-Mi spieghi che sta succedendo ad Alice?- cambiò discorso.
-Niente, sta benissimo...
-Veramente?- insistette.
-Sì, certo.


L'indomani a scuola Bella sedeva al tavolo con Edward ed Alice. La vampira era molto meno loquace del solito, aveva lo sguardo assente come il giorno prima, era un'occhiataccia strana come quella che Jasper aveva sfoderato sentendo l'odore del sangue di Bella mentre sgorgava. Chissà perché aveva quello sguardo, perché, d'altronde Bella non s'era tagliata e, fino ad una prova contraria, Alice beveva da sempre sangue animale, e se non era da sempre era da così tanto tempo che nessuno si preoccupava di una sua reazione al sangue umano.
-Cosa c'è, Alice?
-Non ha niente, Bella... niente- rispose leggermente acido Edward.
-E tu, cos'hai?- domandò.
-Niente, è solo una reazione sconsiderata la mia, scusami.

Così passò martedì, poi mercoledì, poi tutta la settimana e quella dopo. Lo sguardo di Alice non cambiava, era sempre torvo, scuro, come un buco nero. La pupilla aveva inghiottito l'iride ed era ormai straripato per tutto l'occhio. Bella ogni giorno chiedeva il motivo di quella reazione e ogni volta Edward rispondeva che la sorella non aveva niente [ndr: due negazioni affermano...]. Perché doveva rispondere lui? Alice non rispondeva, stava zitta, immobile sulla sedia e poi appena suonava la campanella spariva.
Un martedì Bella decise di prendere in contropiede quella situazione.
-Allora cos'hai?- le sbottò di fronte a pranzo.
-Non ha niente, Bella- continuò a risponderle Edward con la sua tanto ostentata calma.
-Non l'ho chiesto a te!
-Non è necessario che tu lo sappia, Bella- farfugliò quello.
-Allora, Alice?- insistette.
-E' solo colpa tua- borbottò quasi tra sé.
-Scusa?
-E' solo colpa tua- ripeté con più voce.
-Che intendi?- continuò a non capire.
-Se tu non fossi venuta a Volterra, se tu non fossi venuta a Forks... noi saremmo ancora felici...- bofonchiò.
-Alice, basta, va' a casa- ordinò Edward.
-No, falla parlare, che intendi?- lo zittì Bella.
-E' solo colpa tua, tu dovevi diventare un vampiro, dovevi sposare Edward, dovevi evitare di farti conoscere dai Volturi, dovevi... dovevi...- si fermò di scatto.
-Dovevo?
Lo sguardo di Edward era cambiato, era diventato simile a quello di Alice, pieno d'odio, bieco.
-Alice, torna immediatamente a casa- tuonò suscitando stupore in tutti i commensali, che si voltarono verso il loro tavolo, il brusio cessò perché i presenti potessero udire quanto Edward stava dicendo alla sorella. Ma neppure Bella poté sentirlo, poté solo comprendere un sussurro del ragazzo un "Va' via" sibilato con ira. La vampira s'alzò e se ne andò, in tutta la sua grazia e in tutto il suo orgoglio neppure lontanamente intaccato dalle occhiate dei suoi compagni che intanto avevano ricominciato a ciarlare tra loro.
-Vuoi dirmi di che si tratta?- chiese.
-Niente, non preoccuparti- gli occhi di Edward era tornato dorato, di quel color miele che tanto lo rendevano affascinante.
-Come niente?!
-Bella, per favore, Alice è solo un po' di cattivo umore in questo periodo.
Dopo l'ennesima, idiota e tanto palese scusa, Bella decise di indagare più a fondo e la sera stessa raggiunse, sempre in un modo a noi ignoto, casa dei Cullen.
Non c'era Esme sulla porta ad attenderla, per suo grande stupore.
Bussò alla porta e le aprì Edward.
-Che ci fai qui?- domandò stupito.
-Vorrei parlarvi, a te, Alice, Esme... a tutti.
-Capiti male, non ci sono, cioè ci siamo solo io ed Alice...
-Come mai?
-Entra- sospirò.
La fece accomodare nell'ormai celeberrimo salotto. Alice era lì, con uno sguardo ancora più bieco del previsto.
-Ditemi tutto. Tutto quello che sta succedendo, e subito!- esordì senza neppur salutando la sua quasipseudocognata. [ndr: carino 'st'appellativo, no?! no...]
-E' colpa tua se Jazz... Rose, Emmett... Esme... Carl... se loro...- farfugliò la vampira.
-Se loro cosa?- l'interruppe.
-Se loro ora sono con loro...
-Cacofonia assurda...- si lasciò sfuggire.
-Basta, sai quello che volevi ora è meglio che tu vada- tentò di congedarla Edward, smanioso.
-No, ora voglio sapere tutto- si lamentò.
-I Volturi, loro sono dovuti rimanere con i Volturi, per salvare te, per salvare Edward... è colpa vostra- chiarì d'un fiato.

Bella tornò a casa. Non aveva voluto che Edward l'accompagnasse. Troppo adirata e troppo interdetta per le parole di Alice per poter pensare a lui. "Possibile che Jasper e gli altri abbiano fatto questo per me?" continuava a chiedersi. Andò in camera sua, si buttò sul letto e sprofondò con la testa nel cuscino. Edward era lì, ma lei non se ne accorse. Stette lì a parlottare a voce bassa incurante della "mesta" presenza che stava nella penombra della sua stanza.
Edward dal canto suo la guardava con un alone di disperazione. "Alice non ha torto... ma è stata lei a dirmi di rischiare tutto per Bella... forse però avrei dovuto renderla un vampiro subito, dal primo istante... nah, non avrei potuto... non avrei potuto farle questo... non deve perdere l'anima per me, per un amore passeggero quale sono io... certo, però, meglio io che quel lupastro da strapazzo" la sua mente vagava per i meandri scuri, raggiunse Volterra con la mente e tentò di contattare gli altri ma senza riuscirci. Così involontariamente fece scrocchiare le nocche della mano destra e Bella trasalì dai suoi pensieri.
- Che ci fai qui? Non hai capito che non voglio vederti? Io metto in pericolo tutti, da te ai tuoi fratelli! E' solo colpa mia- gli urlò contro.
- Charlie ancora non è tornato per nostra immensa fortuna, non puoi sbraitare così a tarda sera- la rimproverò.
- Perché mi hai mentito?- domandò.
- Non ti ho mentito.
- Sì invece- ribatté.
- Cosa vuoi farmi ora? L'ho fatto per il tuo bene, cioè loro si sono sacrificati per il nostro bene comune...
- E ti pare giusto?!- sbottò.
- Charlie è tornato, sta salendo le scale mettiti a letto- ordinò.

Charlie salì e controllò se la figlia fosse rincasata. Poi uscì e andò nella sua stanza.
- Perché non me l'hai detto?- non ottenne risposta -Edward? Edward? Edward?!- lo chiamò e richiamò.
Evidentemente sen'era andato.


L'indomani a scuola i due fratelli non c'erano e Bella andò a casa loro, dopo un'estenuante lezione di biologia riguardante la famiglia dei canidi, piuttosto interessante ma la lenta spiegazione di Banner fece assopire praticamente anche le particelle di iodio stabilizzato.
Entrò senza bussare.
Edward era seduto sul divano con lo sguardo assente.
- Non sei venuto oggi, perché?
- Lui era lì... oggi e sicuramente gli sarei saltato addosso per aver osato sfiorarti di nuovo, o per il solo pensiero che gli sia passato per la testa ultimamente- farfugliò scuro in volto.
- Di che parli?
- Quel lupastro... non lo sopporto più è sempre nei paraggi e ti ha seguito qui, perché?!
- Jake mi ha seguito?
- Non solo lui, c'è un suo compare, uno che t'ha tratto in salvo assieme a quel... ti ha toccato e t'ha strappato un capello, non te ne sei accorta? Quando i Volturi t'hanno presa...- ricordò.
- Veramente? Non me ne sono accorta, minimamente...- aggiunse.
- E' fuori da questa porta, non può entrare perché sa che io sono qui a proteggerti... gli istinti di quell'essere...- gli occhi erano già diventati color onice.
- Calma, non vorrà far altro che parlarmi... chi può dirlo...
- No vuole te, vuole... lasciamo perdere... perché sei qui?
- Emh... uno non eri a scuola due volevo chiarire quanto è successo a Volterra...
- Alice non c'è... abbiamo litigato ieri sera dopo che tu te ne sei andata... ma tornerà... ora ti riporto a casa- gli occhi tornarono color miele.
- Posso fare da sola...
- No, c'è quell'essere che ti segue, preferisco scortarti in ogni singola mossa, concedimelo.
"Che richiesta assurda, certo che te lo concedo!" fu questo il primo pensiero di Bella che però preferì limitarsi ad annuire e salire in macchina.

bene... spero sia di vostro gradimento ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** sei - scusate il ritardo. ***


Allora allora allora... mmmhhh beh la prima parte della nostra ff s'è conclusa con il post numero cinque. quindi... così comincia la nuova parte...

BUONA LETTURA -Mi spieghi perché non me l'avevi detto?- domandò Bella spezzando quel fragile silenzio che s'era andato a creare nell'abitacolo della Volvo.
-Cosa?- finse di non capire, o forse non capì affatto.
-Hai capito di che parlo.
-Veramente no, Bella- ribadì.
-Perché non mi hai detto di Jasper e gli altri?
-Ah, questo... me l'aveva chiesto Carlisle, poi con Alice in quello stato...- farfugliò.
-Mi spieghi perché l'hanno fatto?- insistette.
-Chi può dirlo- mentì.
-L'hanno fatto di loro sponte?
-Credo di sì, cioè... sì...- si corresse. "Che diavolo, non riesco ad accamparle delle scuse... come mai?!" si chiese.
-Beh...- belò.
-Bella, non devi sapere perché l'hanno fatto per vivere felice...
"Sei un egoista, Edward Anthony Masen Cullen, un lurdio egoista!" questo gli aveva detto Alice la sera prima, e queste parole gli ricordarono quella sera a Volterra, poche settimane addietro.

[ndr: sfumata e parte il flashback!]

Jasper aveva come sempre un piano, per fortuna, uno dei suoi soliti piani. Sarebbero andati nel covo dei Volturi, avrebbero attaccato in gruppo i loro avversari e poi avrebbero tratto in salvo Bella. Pessimo piano. Pessimo, pessimo piano quello, secondo Rosalie ed Emmett, loro avevano tutt'un'altr'idea [ndr:quanti apostrofi!], era più comodo andare divisi, magari loro due con Carlisle, Jasper ed Edward avrebbero incontrato i Volturi mentre Alice ed Esme avrebbero atteso di muoversi per prendere Bella. Per Carlisle era ancora più idiota quel piano: se i Volturi avessero voluto avrebbero tolto di mezzo Alice ed Esme in meno di sei secondi. A tali parole tutti i presenti rabbrividirono [ndr: trattandosi di vampiri è un po' paradossale, va ammesso]. Così poi il dottore formulò un suo piano. Jasper, Alice, Emmett ed Edward avrebbero proposto uno scambio ai Volturi mentre lui, Esme e Rosalie avrebbero atteso fuori.
A furor di popolo [ndr: diciamo così] il piano venne approvato, ora si doveva solo decidere la merce di scambio. Cosa poteva interessare ai Volturi più del sangue di un'immune? Magari alcuni umani da far fuori. Nah, aveva risposto Edward, infondo loro non s'erano macchiati di crimini contro l'umanità, loro erano i cosiddetti vampiri vegetariani. L'unico che aveva approvato quello scambio era stato Jasper, del resto, lui era stato l'unico a bere sangue umano, del resto, lui non aveva per poco fatto altro che attaccare Bella vedendone sgorgare il sangue, però per amore di Alice aveva ritratto la sua approvazione. Così si mosse una seconda ipotesi: potevano fornire ai Volturi le coordinate della riserva e farli vendicare per quanto era successo tempo addietro a Forks. Rosalie, promotrice di tal proposta, venne quasi idolatrata da Alice ed Emmett, ma Edward aveva come sempre dissentito: "Bella tiene troppo a quei cani pulciosi, non ce lo perdonerebbe", aveva detto. Allora, la mente di Carlisle Cullen partorì lo scambio. Ma per farlo accettare decise di far allontanare Edward da Jasper solo per qualche minuto, solo per far sì che i suoi "figli" accettassero la sua idea.
Così s'erano trovati divisi come da copione: Jasper, Alice, Emmett ed Edward che stavano per proporre lo scambio ai Volturi mentre Carlise, Esme e Rosalie che attendevano fuori.
Non appena la brigata fu dentro fu Jasper a parlare. S'avvicinò ad Aro, farfugliò con lui. Il patriarca dei Volturi sghignazzò atono per alcuni secondi e poi accettò. Jasper tornò indietro, salutò Edward, strinse forte a sé Alice, la baciò, fece cenno ad Emmett di prendere Bella e portarla dagli altri, fuori. Edward era rimasto all'oscuro di tutto. Quando raggiunse Bella e gli altri fuori e li dovette salutare, non si fece troppe domande e, egoisticamente, si preoccupò solo di una Bella svenuta e di un'Alice adirata con lui e la ragazza.
Non vide più né Carlisle né gli altri, ed Alice gli spiegò solo quando erano sull'aereo quanto era successo e che s'era deciso.
Carlisle quando l'aveva salutato, gl'aveva detto che doveva evitare di raccontare a Bella cos'avevano fatto a Volterra, e così lui aveva fatto fino a quel momento. Ma mentire alla persona amata, si sa, è come se qualcuno strappasse con le proprie mani il cuore e lo sterno senza troppi ripensamenti e con tanto dolore.

[ndr: con queste parole si torna al presente]

-Edward?- lo scosse -Edward?!- ripeté.
-Scusami?- trasalì.
-Non hai risposto alla mia domanda...- gli fece notare.
-Quale domanda?- chiese interdetto.
-Quando ti chiedevo perché non posso sapere, l'avrò ripetuta decine di volte ma tu non hai risposto... a che pensi?
-Niente, lasciamo stare... siamo arrivati- sospirò, scendendo. Le aprì la portiera.
-Perché non posso sapere?- ripeté.
-Bella, non è ancora tempo... meglio che tu non sappia... potresti odiarmi... più di quanto non faccia già Alice...- si lasciò sfuggire.
-Perché dovrebbe odiarti? Alice ti adora.
-Lascia stare, Bella- la zittì senza mezzi termini.
-Volevo solo...
-Basta, Bella- era adirato come mai l'aveva visto sin ad allora.
-Ma che ti succede?- insistette.
-Per favore, Bella... non complichiamo le cose...- la zittì nuovamente.
-D'accordo, va' via.
-Scusami, Bella, non dovrei aver segreti per te... ma questa situazione... non prendertela... okay?- abbassò la voce, che già era quasi un sussurro.
-Non capisco- ammise.
-Non c'è niente da capire, Alice ha ragione... sono un egoista... un lurido egoista, e... perdonami- girò i tacchi e tornò alla Volvo.
Bella voleva chiamarlo, fermarlo, ma per cosa? Per chi? E poi... perché Alice l'aveva descritto come un egoista? Infondo era stata una scelta di Jasper e gli altri, almeno a quanto pareva, almeno per quel che sapeva.

Cenò con Charlie e poi andò nella sua stanza.
Edward non era lì come al solito. E lei, sola, continuò a perplimersi quelle povere e sfiancate sinapsi finché il sonno la colse.

Edward intanto era tornato alla penombra di casa sua. Solo, a pensare, a ricordare, a rammentarsi per quale oscurissimo e dannato motivo non aveva dissentito dai piani di Carlisle, infondo aveva percepito che cosa la mente del dottore aveva partorito, perché non s'era opposto? L'unica risposta che era riuscito a trovare era che Alice aveva ragione, che lui era solo un egoista, infondo aveva permesso che tutti i suoi cari si sacrificassero per il suo unico bene e quello di Bella, ovviamente. Si ricordò che Esme aveva detto a Carlisle poco prima che doveva andare così e gli aveva anche strappato un sorriso fugace e labile.
E ora Alice dov'era? La sera prima in quello stesso salotto lei l'aveva a dir poco distrutto a parole e, si sa, le parole fan più male dei coltelli. Non s'era sol limitata a fargli presente che il suo egoismo aveva distrutto tutta la Famiglia ma gli aveva anche detto che, in un futuro non molto lontano qualcuno avrebbe fatto del male a Bella, la sua Bella, e, sghignazzando atona, forse per la troppa ira, l'aveva anche informato che sarebbe arrivato tardi per salvarla.
Grave, grave, gravissimo problema che adesso gli piombava addosso: aveva lasciato Bella da sola e, ora, quel profumo inebriante che accompagnava la ragazza era flautolento dall'odore di qualcosa che ancora non era riuscito a decifrare. L'ira divampò nei suoi occhi. Uscì velocemente e non prese l'auto.

Corse con le sue sole forze e raggiunse casa di Bella in pochi minuti.
Salì nella stanza, senza pensarci due volte. Lei non c'era.

allora... se vi lascia perplimere commentate e recensite... spero vi sia piaciuto.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** sette- dio mio che fantasia... va a finire che al numero 8 scriverò otto... ***


bene... grazie molte per i vostri commenti o meglio recensoni! Miiiriiiiii!!!! ciaoo!!! okay dopo questo sclero momentaneo passiamo al capitolo. Siamo a buon punto e per chi conosce già la conclusione ho una notizia interessante: CI SARA' UN'ALTERNATIVE ENDING.

Bella?! Bella?! BELLA?! La sua mente sapeva solo ripetere quel nome in quel momento. Le sue sinapsi non reagivano, gli occhi morti, fissi in un quel punto della stanza dove era solito abbracciarla a prima mattina.
Era come se qualcuno gli vesse strappato qualcosa da dentro senza troppo preavviso. Come se gli avessero strappato un braccio, o forse peggio.
Si sentì quasi mancare. Arrancò e andò a cercare l'odore di Bella ancora un'altra volta, una volta ancora.
La cercò in tutta casa solo nella vaga speranza, sin troppo lontana, di toccarla ancora una volta, sfiorarla un'ultima volta almeno, chiederle scusa di come s'era comportato.

Uscì di corsa. Tentò di trovare una traccia, un odore che lo potesse guidare, che gli potesse almeno far ritrovare Bella, per vederla anche solo un'ultima volta. Inutile annusare il circondario. Il profumo di Bella non c'era. Non riusciva a distinguere nessun odore. Come se i suoi poteri si fossero persi, come se fossero spariti con Bella.

"Alice?!" provò a contattarla "Alice?!".
"Edward? Dove sei? A casa non c'è nessuno..."
"Alice, non ho tempo... resta tu a casa... devo fare una cosa..." rispose.
"D'accordo"

Corse, corse per tutta Forks fino alla mattina ugiosa. Corse, corse alla riserva.
-Dov'é, bastardo? Dov'é?- urlò contro Jacob sbattendolo contro il tronco di un albero.
-Chi?
-Lei...- non riuscì a pronunciare il nome di Bella, gli morì in bocca come se fosse una di quelle tante parole troppo fredde per poter esser pronunciate da una lingua innamorata.
-Bella?!- chiese interdetto.
-Sì... non...- balbettò ansante.
-Non è qui... non so dove sia- rispose stringendosi nelle spalle.
-Quel tuo compare? Quello che la desidera, dov'é?- domandò prendendo fiato. Era come se qualcuno avesse messo due tonnellate di platino sul petto di un bambino, un disastro. Non riusciva a respirare, era strano, era un vampiro, non aveva bisogno di respirare, eppure non ci riusciva, qualcosa gl'aveva tolto il fiato.
-Chi? C'è qualcuno che la desidera? Cioè qualcuno oltre ai soliti noti?
-C'è uno che puzza come te... ma a dirla tutta...- venne interrotto da Billy Black che si stava avvicinando.
-Hai infranto le leggi, freddo- gli gridò.
-Sto cercando Bella e sono ancora fuori dal tuo perimetro... ora me ne vado- rispose sconsolato.
-Non sai dov'è?- quello annuì. Jake raccontò al padre dell'odore che Edward aveva sentito. -Bel problema... anche io ho sentito quell'odore ma... non è dei nostri... mi spiace. Ora va via- ordinò.
Edward si allontanò.

Corse, cercò a Port Angels.
Niente, neppure nelle bettole della città, non c'era quell'orrendo odore di lupo.
E se se lo fosse solo sognato? Questo pensiero lo colpì quando era ormai piegato in due, senza fiato.
"Alice?" chiamò col pensiero.
"Edward?"
"Alice... no, niente... scusami..." decise d'evitare di metterla in mezzo, d'altronde per colpa sua, del suo egoismo, Jasper e gli altri avevano dovuto sacrificarsi.
"Edward, torna a casa, devo parlarti... ci sono dei pericoli all'orizzonte..."
"Non posso, non posso devo cercarla..." ripeté ansante.
"Come? Chi devi cercare?!"
"Bella... l'ha presa... l'ha presa lui..." balbettò prendendo fiato.
"Bella è qui con me, era in pericolo e l'ho presa... cioè tu non eri da lei e lui era... sei un gandissimo idiota!"
"E' bello sentirtelo dire" sospirò.

S'interruppe la conversazione.
"Alice?!" la chiamò e richiamò per alcuni minuti.
"Edward?"
"Che è successo? Devo preoccuparmi?" domandò.
"Bella è qui..."
"Lo so, vengo subito" decise.
"No, far con calma alle volte non è una virtù..." "In che senso, Alice?!" chiese con un vago alone di sorpresa.
"Tutto e niente..."
"La tua reticenza a volte mi stupisce, Alice..." sogghignò.
"Edward, tu non capisci... vieni con molta, non molta calma"
"Alice, continuo a non capire..." ammise.
"Non tu, non devi venire... Edward doppia negazione afferma... fai un po' due più due..."
"Non capisco" continuò a ripetere.
"Datti una mossa Edward, vieni subito qui a casa!"
Corse subito via.
Corse per le viottole buie di Port Angels.
Corse fino a raggiungere la sua casa, era quasi quello che doveva essere il tramonto.
Le nuvole scure che s'inarcavano nel cielo plumbeo dovevano nasconder dietro di loro un sole violaceo sfavillante.
Entrò in casa. Si sentiva in pienissima forma, d'altronde stava per rivedere la sua Bella. [ndr: che nome ambivalente...]
-Alice? Bella?!- chiamò a gran voce entrando. Nessuna risposta. -Alice... sono arrivato... dove sei?- domandò.
"Smettila di gridare, idiota"
"Che c'è? Dove siete?" chiese.
"Bella non è qui... credevo avessi capito che c'è un altro problema..."
"Non è qui?" gli uscì un filo di voce.
"No, ma c'è stata... quell'essere ha lasciato una traccia... io... non so..." Alice apparve accanto a lui.
-Sai dirmi dov'è?- ansò.
-No... so solo che quell'essere si muove in gruppo con altri tre... ma non so chi siano... però so per certo che non si allontaneranno troppo da Forks...- informò.
-Come... cioè tu... oddio- balbettò. Si lasciò cadere sul divano, più pallido del previsto.
-E' viva... fino a poco fa erano qui... non ho potuto fermarli solo perché...- si fermò.
-Non li hai fermati? Cioè l'hanno portata qui?! Ma, Alice!- sbottò.
-Non ho potuto farlo, è come se m'avessero paralizzato. Tu mi hai contattato proprio quando lei era ancora qui... mi hanno tratto in inganno, quando l'ho presa per proteggerla... loro mi hanno atterrato... erano già qui... mi hanno sottratto Bella mentre ti stavo informando che lei era con me... per questo ho interrotto la conversazione...- chiarì d'un fiato. [ndr: se così si può dire]
-Ma...ma...- farfugliò attonito.
-Su ora, non preoccuparti... si risolverà tutto.
-Perché non mi hai detto subito che Bella non era qui?- domandò scuro in volto.
-Non me ne sono accorta, le avevo detto che doveva nascondersi... però ti ho anche detto che la calma alle volte non è virtù... non ricordi? Carlisle ha detto questo prima che di sacrificarsi per noi...- gli rammentò.
-No, non ricordo... ma... ma...- balbettò ancora.
-Edward, ho capito oggi che volesse dire con quelle parole...- iniziò a dire.

-Che? Cosa diavolo stai dicendo?!- chiese balzando in piedi.
-I Volturi hanno violato il patto... Carlisle voleva dirci questo... per tre settimane si sono organizzati con un gruppo di qui... sono...- scosse la testa attonita.
-Hanno... infranto il patto! Potranno tornare qui...- farfugliò.
-Beh sì... però...-lasciò intendere.
-Loro non vogliono altri che me, per il bene comune della nostra famiglia...
-Tu non capisci, i Volturi vogliono te... e Bella... ma faranno in modo di averci tutti...- scosse la testa di nuovo e abbassò lo sguardo.
-Alice, è solo colpa mia... avevate ragione...- mormorò scuro in volto.
-Finalmente opti per darmi ragione!- ridacchiò qualcuno alle loro spalle.
-Ci voleva molto eh, Edward?!- rise qualcun altro. -Ma chi?!- domandò scrutando nella penombra.
-Dio mio, Edward, ti lasciamo per qualche giorno e già non ti ricordi più di noi...- proferì una terza voce.
-E dire che, solitamente, noi abbiamo nomea d'esseri dalla grande memoria...- una quarta voce s'aggiunse ridendo.
-Su, su basta... accendi la luce, Alice- ordinò la quinta.

Alice corse ad accendere la luce. Tutt'intorno fu come se il sole fosse nuovamente alto nel cielo.
-Come vuoi muoverti, fratello?- domandò Emmett in piedi tra Rosalie e Carlisle.
-Che ci fate qui?
-Aro, ha deciso di lasciarci andare, Jane e Demetri... loro hanno ordito un complotto contro te e Bella e Aro beh... lui non era d'accordo... o almeno così aveva detto- chiarì Carlisle.
-Beh... sappiamo almeno di chi si tratta?- chiese Rosalie.
-No...
-Cioè sappiamo che sono dalla parte dei Volturi, almeno questo è già un punto di partenza- Jasper aveva raggiunto Alice e l'aveva stretta a sé.
-So che solitamente si muovono in gruppetti da tre massimo cinque persone... ma i gruppi sono più di due...- informò la ragazza elfo [ndr: 'alla co' 'sto nomignolo del *****].
-Siamo ovviamente svantaggiati...- convenne Esme.
-Per prima cosa dobbiamo riprendere Bella- decretò Carlisle.
-Carl,- esordì Rosalie - non possiamo andarla a salvare senza... andremo divisi, come sempre... dobbiamo... capito no?!- balbettò imbarazzata.
-Sì, certo...- assentì Carlisle fissandola.
-Come dovremmo muoverci?- chiese Jasper stringendosi di più ad Alice.
-Edward, tu verrai con me ed Esme, Rose con Emmett, Jasper con Alice- decretò.
-Scusate, ma almeno sappiamo dove l'han portata?!- domandò Emmett.
-Francamente... non so...- ammise Esme.
-Sono in una zona verso la quinta... non so dove... ma... sono lì...- Jasper annusò l'aria.
-Sono in una casa cantoniera abbandonata a dieci o dodici miglia dalla strada principale, persa nella foresta... dovremmo muoverci... ora- decise Carlisle prendendo le chiavi della Mercedes.
Emmett prese il suo Hammer e Jasper dovette accontentarsi della Volvo.

Jasper era alla guida della Volvo. Lo sguardo di Alice fisso su di lui, lo sentiva bene, gl'era così tanto mancato quello sguardo, così come gl'era mancata la sua voce. A Volterra era rimasto come pietrificato, credeva di riuscire a starle lontano, credeva, o forse ne era a dir poco convinto, poteva riuscire a vivere, se la sua poteva essere definita vita, senza di lei. Non riusciva a concepire l'ossessione che Edward aveva per Bella, né quella che Emmett aveva per Rosalie o quella di Carlisle per Esme, per lui erano malati, persi negli occhi, nell'essenza, nel profumo della loro metà, perché questo erano l'uno per l'altro, erano complementari, erano le metà della stessa luna. Lui credeva d'esser diverso, credeva di vivere bene con o senza Alice, s'era illuso. Aveva come perso la sua stessa e unica sorgente di vita, fonte di sopravvivenza. D'altronde, per lei, per la sua piccola Alice, lui aveva rinunciato a bere del sangue umano, aveva cambiato radicalmente la sua dieta.
Non avrebbe mai creduto, quando divenne un vampiro per opera di quella dannata e tanto osannata infermiera di quella bettola di ospedale militare in cui era stato portato dai suoi compagni di plotone, con quelle gravissime ferite, riversava in quello stato quasi vegetativo come quello con cui aveva affrontato la lontananza da Alice a Volterra.
L'aveva trasformato quell'infermiera che l'aveva preso a cuore, si chiamava? Marie? Noh improbabile, non ricordava più il nome di quella donna, d'altronde come poteva pensare a quella Marie quando aveva Alice, la sua piccola Alice? Ecco quel nome! Marie altro non era che il nome di battesimo di Alice! E' vero, lei faceva Marie Alice Brandon prima di essere presa sotto l'ala di Carlisle. L'aveva trovata lui, s'era trovato a passare caso per quel dannato e tanto amato manicomio in cui era stata rinchiusa e poi era stata trasformata da quel verme del compare James, perché era stato lui, lui lavorava come inserviente nel reparto in cui lei, la sua piccola Alice, era stata ricoverata con un falso pretesto dai genitori,l'amico James se n'era innamorato. Quanto gli bruciava ancora conoscere i sentimenti di quel lurido segugio. L'amico James se n'era innamorato e l'aveva resa un vampiro perché? Perché lei non lo voleva e lui colto dall'odore troppo inebriante di Alice l'aveva addentata e l'aveva resa, tra mille sofferenza della poveretta, una vampira.
Lui l'aveva trovata, come se fosse stato un cucciolo abbandonato, al buio, senza ricordi, lui la chiamò Alice, lui scelse il suo nome tra i tanti che lei portava.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** otto - che vi avevo detto? ***


Bene... allora sì si distanzia alquanto dal libro, ma secondo la mia mente contorta una fan fiction deve distanziarsi minimamente dal libro madre, comunque... vi annuncio che siamo già al penultimo capitolo prima dell'epilgo... il nove infatti chiuderà almeno parzialmente la storia che poi andrà a congedarci con il dieci - il vero e proprio finale che è già stato frutto di commenti da alcuni di voi- e l'undici l'alternative ending.

BUONA LETTURA.

avevamo lasciato Jasper ed Alice nell'auto.

Sorrise e inspirò profondamente l'odore nell'auto.
-Che c'è?- domandò quella chinando la testa verso di lui.
-Niente, sono felice- farfugliò voltando lo sguardo versa di lei ma continuando a star voltato verso la strada.
-Allora ti sono mancata?- chiese abbassando gli occhi.
-Non molto- mentì ma le sorrise.
-Davvero?- era sgomenta e frastornata.
-Sto mentendo, Alice, credevo potessi stare senza di te, ma...- momorò.
-Ah sì?
-Sì... tu piuttosto? Sei riuscita a vivere senza di me, vedo...- rise atono, Alice s'era innamorata pria di quella non risata che di Jasper.
-Beh sono qui, o no?- ridacchiò.
-Ah, quindi tu che credevi di non poter vivere senza di me... hai... beh... su hai capito... dai...- tentò di dire imbarazzato.
-No, Jazz, non posso vivere senza di te... ho sbottato a Bella ed Edward e ho litigato con nostro fratello parecchie volte in questo periodo... mi sei mancato... molto...- ammise.
-Anche tu, non potrei mai più lasciarti... capisco solo ora cosa prova Edward...- sorrise e, finalmente, distolse lo sguardo dalla strada.
-Ah sì? Non lo capivi prima?- domandò sorpresa da tal affermazione.
-Francamente, no, per me inizialmente era inconcepibile che una persona potesse dannarsi per... per la propria metà... ma io non t'ero stato lontano mai, da quando ci siamo conosciuti... a Volterra... mi senitivo... a Volterra ero... Alice non posso stare senza di te, non potrei mai riuscire a starti lontano... non più ora, ora che ho capito quanto veramente io sono inutile... quanto io non possa vivere senza di te... quanto tu sei il senso di ogni mio momento- ammise abbassando la testa.
-Tu sei tutto per me, il mio mondo gira attorno a te- annuì l'altra appoggiando la mano accanto a quella di Jasper, sul volante.

Le tre auto correvan in tre direzioni differenti. Il piano prevedeva che Carlisle, Esme ed Edward irrompessero nella casa cantoniera dalla porta principale, Jasper ed Alice sarebbero rimasti in auto, attendendo un eventuale cambio di meta, Rose ed Emmett fuori a piantonare la zona.

Le tre auto corsero per la Quinta. Quella lunga strada che congiungeva le varie città dello stato di Washington e che andava poi a perdersi nella Sedicesima che proseguiva verso Vancouver a nord.
Come Alice aveva predetto, a dodici miglia dalla strada principale, persa nel bosco, trovarono la casa. Era una costruzione con gli infissi chiusi da travoni di legno, il comignolo in pietra distrutto da chissà cosa e alcuni alberi coperti di muschio abbattuti davanti, da poco. L'odore era fortissimo. No, non era sangue, era un acerrimo odore, o meglio dire fetore, di una qualche strana bestia.
Edward scese dall'auto con passo felino. Jasper aveva spento il motore. Emmett aveva già preso a piantonare la zona con Rosalie. Esme e Carlisle entrarono per primi seguiti da Edward.

Silenzio.
C'era quello stramaledetto odore acre e incomprensbilmente familiare. Lupi? I Volturi trattano con i lupi? Da Jane e Demetri tutto ci si poteva aspettare, in fondo.
-Ben arrivati- proferì qualcuno nell'ombra.
-Chi sei?- domandò Carlisle col suo tono diplomaticamente calmissimo.
-Io sono io, e voi siete i Cullen- rispose quella voce pungente.
-Beh una risposta interessante, non le farebbe piacere presentarsi?- chiese Esme accennando un sorriso.
-No, sappiamo abbastanza di voi- informò una seconda voce.
-E' scortese non mostrarsi quando si parla, non trovate?- continuò a chiedere il dottore tenendo Edward per il braccio, nel vano tentativo di calmarlo.
-D'accordo- accese la luce. Un uomo con la barba lunga e i capelli brizzolati, le orecchie sporgenti e il naso grosso era il primo a parlare, l'altra voce.... beh l'altra era Victoria.
-Contenti?- domandò quella.
-Dov'é?- chiese Edward balzando in avanti - Dove l'hai portata?- ripeté in preda all'ira. S'avventò direttamente contro Victoria e la teneva stretta per il collo.
-Ma chi, Bella?- domandò l'uomo.
-Sì B... dov'è?- non riusciva a pronunciare quel nome.
-Non è qui- rispose quello ridacchiando.
-Bastardo, dove l'hai messa?!- si avventò contro l'uomo.
-Hey, mocciosetto, datti una calmata- rispose quello buttandolo a terra.
Edward balzò nuovamente contro l'uomo.
-Edward, basta, lei non è qui, è vero- Carlisle tentò di calmarlo.
-E' stato lui!- rispose.
-Fermati, Edward- ripeté Esme -quello non è un vampiro... quello è un...- esitò.
-Io sono un licantropo, mi dispiace ragazzino, ti conviene starmi lontano se non vuoi che... beh non rivedere la tua bella... ops si chiama anche Bella- rise.
-Sai dov'è?- domandò Edward ansimando.
-L'hanno presa, non so dove l'abbiano portata, ma sono loro e sono in tanti- rispose Victoria.

Jasper venne avvertito da Carlisle. Lui ed Alice non sarebbero potuti stare soli ancora, loro avrebbero dovuto scarrozzarsi dietro anche Edward e i suoi problemi esistenziali, perché loro, quella, la reputavano esistenza. Non disse nulla ad Alice, non voleva rovinare quel momento tanto anelato, loro due, vicini dopo tanto tempo, troppo, veramente troppo erano stati lontani, e poi per cosa?
Perché Bella potesse farsi prendere da qualche sadico vampiro, qualcuno ancor più sadico di Edward e di tutti i Cullen messi insieme.
Aveva l'ira che gli cresceva dentro, Jasper, come una bomba atomica, come l'esplosione di una qualche centrale elettrica, come un uragano, l'ira gli aveva distrutto ogni certezza, non era affatto calmo, ma come? S'era sacrificato per accontentare suo fratello, assieme agli altri, aveva dovuto rinunciare ad Alice e poi lui, Edward, litigava ogni volta con Bella e infine non l'aveva protetta?! Ma come?! Ne era quasi certo: l'amore logora l'anima, o chi per lei, e poi rovina ogni cosa! Ma era ancor più certo che l'amore era l'unica cosa che potesse renderlo quasi simile agli umani, lo rendeva vivo, anzi, non tanto l'amore, quanto lei, Alice, la sua piccola Alice.
Rimase in silenzio a contemplarla. A godersi quei minuti che voleva non terminassero mai, a sogghignarle con quel risolino atono facendo scintillare i canini nel buio.

Edward salì in macchina, ringhiando. E di tutta risposta Jasper ricambiò il ringhio.
Edward sentiva quanto il fratello fosse irritato, ma d'altronde, non poteva certo pensare anche ai problemi sentimentali di Jasper, lui doveva pensare a Bella, a dove Victoria o chi per lei l'avesse nascosta.
Jasper ingranò le marce.
-Dove staremmo andando?- osò domandare.
-A cercare...- ancora non riusciva a pronunciare il nome di Bella, come mai?
-Sì, d'accordo, ma non posso scarrozzarti dappertutto, dovremmo almeno avere un minimo di meta...- ribatté acidamente.
-Lei è da qualche parte, qui intorno... io... capisci... io...- balbettò.
-No, non capisco, mi spieghi come diavolo pretendi che io ti dia ascolto? Infondo tu non hai dato molto peso alle visioni di Alice- alzò ancora di più la voce.
-Tu non capisci! Sei solo un egoista, Jasper!- replicò a tono.
-Jazz, lascia perdere, è frustrato, e poi, è sconvolto, lascia perdere, guida e basta- lo fermò Alice.
Guidò in silenzio, lo sguardo fisso sulla strada.
Alice lo fissava, ma, con la coda nell'occhio, controllava, spesso, Edward, sul sedile posteriore, che fissava quel mondo veloce correre fuori dal finestrino.

L'auto vaggiò ancora altre miglia. Senza meta.
C'erano dei grossi nuvoloni in cielo. Non sembrava ancora mattina, eppure, eppure era quasi mezzogiorno, stavano vagando da più di dodici ore senza meta. E quei nuvoloni neri carichi di pioggia, che davano l'idea che fosse ancora notte, non promettevano nulla di buono. La pioggia infatti avrebbe lavato via anche quella traccia appena percettibile del profumo di Bella e a quel punto non l'avrebbero più trovata.

La Volvo corse ancora, corse quasi più veloce di quanto l'indicatore potesse segnare. Corse più veloce del suono solo per far sì che il loro percorso non fosse intaccato dalla pioggia.
Vano fu quel tentativo. La pioggia iniziò a cadere con una forza impetuosa più di un fiume in piena, più di una cascata, più del Niagara o del Nilo quando straripava.
Distruttrice d'ogni certezza, distruttrice d'ogni traccia, distruttrice d'ogni odore.

E già, in quell'abitacolo troppo stretto per tre vampiri adirati, Edward aveva cominciato a bestemmiare, condendo il tutto con dei grugnii angosciati. Alice fissava, intanto, Jasper che scuoteva la testa nel vano tentativo di non sbottare al fratello.

Una traccia appena percettibile di quel profumo che tanto l’aveva fatto innamorare di Bella, riuscì a percepirlo dopo quel nubifragio.
Abbassò il finestrino per averne certezza. Sì era il profumo di Bella, stavano andando nella direzione giusta.
Non parlarono per il tragitto, ma quando il profumo di Bella fu più intenso, più percettibile, allora, fermarono l’auto.
Erano arrivati.
Era nuovamente buio. Un buio solare, non solo per i nuvoloni, era notte una notte scurissima, nera più del nulla, piena di insidie per una persona indifesa, per una ragazza indifesa quale era Bella.

Edward s’avviò senza pensare o attendere i pareri dei suoi accompagnatori verso una viottola buia. Camminò in silenzio annusando l'aria. Sì, quella era la strada giusta.

Raggiunse un capannone. Entrò. C'era qualcuno di familiare in piedi sul corpo di qualcun altro. Edward aguzzò meglio la vista. Un vampiro, sicuramente quello a terra, Jacob Black in piedi con la scarpa destra sul torace del suo avversario.
Bella poco lontano.
Edward rimase immobile.
Vide chiaramente Jacob colpire nuovamente il vampiro, a terra. Allora mosse qualche passo verso Bella.
La liberò da quelle che dovevano essere delle funi. Le fece cenno di tacere e la prese tra le braccia per sparire da un'uscita secondaria del capannone. La rimise a terra e rientrò a portar aiuto a Jacob Black.
Dopo pochi minuti furono nuovamente fuori, entrambi.
Bella ringraziò con un bacio Jacob e poi s'avviò con Edward alla Volvo. In silenzio.

-Così ti sei fatto precedere da quel lupo- esordì Jasper risalendo in macchina.
-Gentilmente, potremmo evitare questo discorso?- domandò ben più calmo delle ore prima.
-D'accordo fratello, dove ti portiamo, Bella?- chiese allora l'autista.
-A casa- sillabò.
Per il resto del viaggio Bella, forse troppo sconvolta, non aprì bocca.
Edward la riaccompagnò fino alla porta di casa sua.
-Non salire stasera- gli disse acidamente.
-D'accordo- annuì a malincuore. La vide salire le scalette del portico, aprire la porta e richiuderla.
Anche se non voleva, doveva accettare quanto gl'aveva chiesto, così, s'era dovuto riavviare all'auto, era salito e si era preparato psicologicamente per una di quelle benamate battutacce di Jasper che poi l'avrebbe preso per i fondelli davanti a tutti gli altri.
Non l'aveva neppure baciato, aveva ritratto il suo volto, come una tartaruga che si rintana nel suo guscio, questo gli bruciava dentro come poche cose al mondo, come quando divenne un vampiro.
Stavolta, chissà come mai, Jasper aveva ben evitato quelle tanto care Battutacce che gli venivan così bene, anzi, gli aveva consigliato di portarla, l'indomani, a quel ristorante famoso di Port Angels, dove le aveva posto le prime domande. Era una delle sue idee, per altro, piuttosto stranamente, intelligenti.


Bene... ora ringrazio tutti coloro che hanno commentato, grazie

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** nove - abbiamo fatto otto facciamo nove! ***


Allora! Credevo che finisse all'undicesimo invece slittiamo di un capitolo, debbo comunque ancora pensare all'alternative ending che sarà molto diversa dall'ending con cui si concluderebbe questa fanfiction... comunque... ecco qui il nono capitolo.

buona lettura.


Così aveva deciso, era passato a prendere Bella verso le cinque del pomeriggio, e aveva guidato fino a Port Angels. Grazie al suo fascino celeberrimo, era riuscito ad abbindolare una malcapitata cameriera a fargli dare quel tavolo in quella saletta, proprio quello appartato di quella famosa volta.
Fece accomodare Bella e lui le sedetta innanzi.
-Allora?- aggrottò le sopracciglia e sfoderò il suo sorriso sghembo. Era ammaliato dal rivedere Bella, lì alla luce di quei paralumi di carta.
-Allora cosa?- rispose seccamente.
-Hai pensato alla mia proposta?- cambiò radicalmente espressione si fece quasi serio ma sempre con un sorriso idiota stampato in faccia.
-Quella di marzo? Cioè quella in cui mi chiedevi di sposarti?! Sì- aggiunse stringendosi nelle spalle.
-Spero che allora mi degnerai d'una risposta.
-Sì- rispose schiettamente.
Arrivò la cameriera Edward ordinò le stesse cose che Bella aveva ordinato quella famosa sera dell'anno prima. -E quindi?- chiese impaziente dopo che la cameriera fu svanta dietro questo o quel tavolo.
-Quindi cosa?- ripeté acida.
-Quindi non mi rispondi? Quindi non mi dici ciò che hai pensato?- chiarì. La sua espressione era ancora più impaziente, se i suoi fratelli l'avessero visto in quello stato l'avrebbero deriso a vita, o forse sarebbe più consono dire, per l'eternità.
-Vedi ho pensato molto e, hai ragione...- esitò un istante. -Mi sposi, quindi?- dedusse avventatamente.
-No, è un passo troppo grande per me,- si fermò e riprese fiato- io, in primis, non credo nel matrimonio, vedi Charlie e mia madre, poi... beh non mi pare saggio rinunciare alla mia vita, alla mia mortalità per te...- rispose.
-Quindi non vuoi più diventare un vampiro...- sintetizzò.
-Sì- annuì.
La cameriera portò la loro ordinazione.

Bella assaporò in silenzio la sua pietanza mentre Edward si dannava l'anima che non aveva per comprendere cosa stesse pensando.
Finì il suo piatto, bevve la sua cola.
-Allora?- domandò nuovamente quello, impaziente e fremente come non mai.
-Allora, cosa?!- ripeté.
-Questo giochetto non mi piace affatto, Bella, mi spieghi cosa vuoi fare, adesso, dopo questa decisione drastica? Non mi vuoi?- ripeté come quella volta a marzo, dopo la sua dichiarazione, dopo che lui le aveva chiesto di sposarlo.
-No, ora l'ho capito, non ti voglio- rispose freddamente.
Le parole che Edward voleva proferire morirono in bocca, troppo fredde per essere pronunciate anche da un vampiro e troppo calde per essere pronunciate da un amante non corrisposto.
-Tu non sei venuto a salvarmi, tu non sei mai stato troppo aperto con me, non mi hai detto la verità in questi ultimi mesi, e poi... beh non mi hai ancora spiegato il perché di Volterra, perché sei andato dai Volturi, e...- esitò -e poi io credo di essermi innamorata di Jake, infondo lui è sempre stato sincero, fedele e m'ha sempre protetto, sempre... e mi ha salvato la vita l'altra sera...- enumerò brevemente.
-Ma...- non riusciva nuovamente a pronunciare il nome di Bella, non riusciva a capire il suo discorso, non riusciva a realizzare dove si trovasse in quel momento, sapeva solo, o almeno sperava, che quella non fosse la sua Bella.
-Ma cosa?! Tu sei solo uno sporco egoista! Non mi hai raccontato nulla di te, io mi sono aperta completamente e tu? Tu niente! Non so nulla della tua famiglia, non dei Cullen, ma dei tuoi veri parenti! Tu non mi hai mai raccontato nulla di te, nulla di veramente intimo, di recondito!- sbottò.
-Non capisco, B...- ecco di nuovo il nome che non usciva - Tu, tu non me l'hai chiesto...- rispose abbassando lo sguardo.
-Ma io ti ho raccontato le mie paure! I miei sogni, i miei incubi!- ribatté.
-Io non sogno e la mia paura più grande è perderti- replicò a voce bassa.
-E i tuoi genitori? Loro chi sono?- chiese divagando.
-Non lo so, B...- nuovamente quel nome gli morì in bocca - Non li ricordo, non ho ricordi di Chicago, né dei miei genitori, so solo che, quando Carlisle mi ha trovato, loro erano morti...- informò.
-I Volturi, loro, sanno molto di più di me sul tuo passato... non trovi sia strano?!- alzò ancora di più la voce.
-Usciamo, parliamone con calma, in macchina- intimò prendendole la mano.
Di tutta risposta Bella ritrasse a sé la mano e la mise in tasca dei suoi jeans.

Edward pagò e la condusse alla Volvo. Bella non si fece neppure aprire lo sportello. Salì e si mise la cintura di sicurezza.
-Ora possiamo parlarne civilmente anche qui- farfugliò ingranando le marce.
-Portami alla riserva, mi riaccompagna Jake a casa- mormorò.
-Non... B... ma come?!- balbettò.
-E' solo che ho bisogno di prendermi una "pausa"- rispose.
E lì il discorso morì.

Edward la lasciò al limite della strada, di quel viottolo che la conduceva a La Push. Jacob Black era lì, con la sua moto, e un casco in più. Il vampiro non disse nulla e lasciò che Bella scendesse. La vide avviarsi col licantropo.
Ingranò le marce con gli occhi gonfi d'ira e qualcos'altro, forse delle lacrime?

-Ha veramente detto che si vuol prendere una pausa?!- Jasper rideva di gusto, ed Emmett non era da meno.
-Per favore, non infierite ancora, voi due- li rimproverò Carlisle.
-Ma dai, Carl, è ridicolo! Tu non riesci a sentire proprio la puzza della sua paura?!- iniziò a smetter di ridere Jasper.
-No, ma... ora che me lo fai notare...- annuì.
-Che credete si possa fare?- domandò Edward preoccupato e scalpitante.
-Non volevi tenerla alla dovuta distanza?- gli fece notare Emmett.
-Sì, ma... con quel...- balbettò.
-In effetti, Emmett, non ha torto... tu non volevi renderla come noi, e prima noi ci siamo quasi dovuti sacrificare per lei, poi viene rapita da qualche vampiro e poi... e poi va col lupo, questo non dovrebbe farti pensare, fratello?- domandò Jasper quasi pungolandolo.
-Per favore, Jasper- lo zittì nuovamente Carlisle.
-Beh però non ha tutti i torti, Carl- convenne Esme.
-Ma tu non appoggiavi l'idea che Bella l'avrebbe cambiato, l'avrebbe fatto felice?- chiese il dottore.
-Sì, ovviamente io voglio solo la felicità di Edward, ma... cioè se Bella vuole andare con qualcun altro... non possiamo certo obbligarla... non trovate?- estese la questione a tutti i presenti.
-No- rispose categorica Rosalie col disibilio generale.
-Come?- anche lo stesso Edward era esterrefatto.
-No, cioè per me dovresti lottare per riaverla- chiarì.
-Beh ideona!- esordì Jasper.
-Ah sì? Quale?- domandò Carlisle aggrottando le sopracciglia.
-Alice potrebbe parlare con Bella, capire le sue ragioni...- spiegò.
-Bene, d'accordo Ed?- domandò Esme.
-No, non è giusto. Deve vivere la sua vita- replicò.
-Cinico, fratellino mio, molto cinico...- farfugliò Emmett.
-Se lei crede che quella sia la strada giusta...
-Ma che diavolo dici Edward?!- lo rimproverò Jasper.
-Basta, lei non vuol più vedermi, questo è quanto- concluse alzandosi dalla sua seduta. Prese la chiavi della Volvo e s'avviò verso una meta non ben specificata.

Alcuni giorni dopo Bella incrociò Jasper in uno dei mille corridoi a scuola.
-Ciao Jasper- lui evidentemente stava andando a raggiungere Alice.
-Oh, ciao Bella- ricambiò gentilissimo.
-Non ho visto Edward oggi, possibile?- domandò.
-Eh sì, non lo vediamo neppure noi da un po'- annuì allungando il passo.
-Che sia colpa mia?- chiese.
Jasper si fermò dopo pochi passi.
-E' colpa mia?- ripeté.
-Beh la sincerità non è proprio il tuo forte eh Bella?! Volevi solo farglela pagare? Dì la verità, lui non lo verrà a sapere- farfugliò.
-No, che dici?
-L'amore che strappa i capelli è perduto, tra voi? Devo credere questo?- la fissava forse per tentare di comprendere cosa stesse pensando.
-No, io l'amo come sempre è solo che... non lo so...- balbettò.
-Bella, tu gli hai detto che sei innamorata di Jacob- gli rammentò.
-Ah, è vero- trasalì.
-Non resta solo qualche svogliata carezza da parte tua?- domandò.
-No- rispose categorica.
-Qualche carezza e un po' di tenerezza e basta?!- aggiunse.
-No- ribadì.
-Allora che succede?- domandò camminandole a fianco.
-Niente, è solo che...
-Che lui non è stato del tutto sincero con te... questo è quello che tu hai recepito dal suo comportamento elusorio...- rispose.
-Praticamente... ma, vedi...- tentò di dire.
-Le tue domande non posson avere una risposta, perché lui stesso non sa cosa rispondere.
-E perché non è venuto a cercarmi?- domandò.
-Tu non c'eri tu non hai visto in che orrendo stato era... sicuramente nello stesso stato in cui è adesso... si sta distruggendo, tu lo stai dissipando- rispose con un certo tono di rimprovero.

Chiuse il discorso con Jasper, era inutile parlare con uno che non capisce la lingua del proprio interlocutore, forse anche perhé aveva un minimo di rimorso, forse perché in cuor suo sapeva d'esser la causa di mille o duemila disgrazie accadute ai Cullen in quegl'ultimi tempi. Anche se non poteva concepire comunque l'idea stessa che comunque loro, ciecamente, la reputassero ancora la cosa più bella capitata ad Edward , e alla loro famiglia.

Quella sera stessa, a casa Swan arrivò una telefonata.
-Pronto?- rispose Bella, Charlie era andato in giro per il turno di notte.
-Bella?- Billy Black dall'altro capo.
-Sera signor Black.
-Bella, dov'è il tuo amico, quel freddo?
-Non lo so, è un po' che non lo vedo... perché?
-Jake è in ospedale... in gravi condizioni- sillabò.
-Come?!- per poco non le cadde la cornetta.
-E' in ospedale... in gravi condizioni... qualcuno l'ha portato a quello di Forks, devo ancora parlare con i ragazzi della polizia... ma...- lasciò intendere.
-No, non può essere stato Edward- dissentì categorica soffocando a fatica le lacrime.
-Che ne puoi sapere?!
-Vengo lì, poi chiamerò il dottor Cullen e vedrò di sapere dov'è Edward, okay?- decise e riattaccò.

Salì sul suo trabiccolo e raggiunse l'ospedale di Forks. Camminò in accettazione e attese che una di quelle ben poco cordiali infermiere la portassero, o almeno le dicessero, dove si trovava Jacob.

Stanza 1.32. 1 per terapia intensiva, 32 per il numero della stanza.
Si sedette accanto a lui.
Era ridotto piuttosto male. Molto male. [ndr:eviterò di descriverlo, non tutti hanno lo stomaco di ferro...] "Che Billy Black abbia ragione? Forse è stato veramente Edward!" pensò. Dannazione, no!

Stette lì finché una delle tante infermiere non la fece uscire bruscamente.
La raggiunse, la mattina successiva, Alice con al seguito il solito Jasper e Carlisle Cullen.
-No, no, no, no, no e No! Non è possibile che lui possa aver fatto questo. E' sempre metodico, freddo in situazioni critiche!- dissentì Carlisle quasi perdendo le staffe tornando da un colloquio con Billy Black.
-Queste non sono situazioni critiche...- chiosò Alice a voce bassa.
-E' vero, questa è solo gelosia, non è vero, Bella?- la stuzzicò Jasper con un certo tono acido. -Non c'entro niente.
-Ah no? Non sono io che gl'ho detto che mi sono innamorato di Jake Black- continuò a dire.
-Allora è vero che l'hai detto! Non ci posso credere, Bella- scosse la testa Alice sconsolata.
-Ma che ho detto?!- per tutte quelle volte che aveva tentato di rimuovere quel pensiero, che alla fine ci fosse riuscita?!
-Dannazione, Bella- la riprese Emmett come apparendo dal nulla, alle sue spalle.
-Ma che ho fatto?!- continuò a chiedere.
-L'hai sconvolto- informò Rosalie, anche lei materializzatasi lì come il marito.
-Sì ma non capisco il modo!- rispose acidamente.
-Gli hai detto che tu eri innamorata di Jacob Black, e lui, probabilmente non c'ha visto più e quttro giorni fa l'ha attaccato- chiarì Esme, apparsa assieme a Rose ed Emmett.
-Non sappiamo se sia stato lui!- ricordò Jasper continuando a tenere stretta Alice, sconvolta.
-E poi sarebbe piuttosto contraddittorio il suo comportamento... non aveva detto che...- iniziò a dire Emmett ma venne zittito da un'occhiataccia da Rosalie.
-Che ha detto?- si informò Bella con una certa curiosità che iniziava ad annidarsi nel suo cuore.
-Niente, Emmett scherzava... non è vero?- Carlisle tentò vanamente di far sembrare quella frase un ricordo sbagliato.
-No, cos'ha detto?- chiese con insistenza.
-Che non ti costringerebbe mai a seguire una vita che non t'appartiene e che se tu non vuoi più vederlo, se ne farà una ragione- riferì Alice con un sibilo.
-Ma io voglio vederlo!- mormorò.
-Scusa, Bella, ma tu non sei innamorata di Jacob?- domandò leggermente spiazzato Carlisle.
-No! Era solo un momento di...di rabbia!- ricordò.
-E tu in un momento di rabbia dici quelle cose?!- sbottò Jasper.
-Beh...- belò.
-Non è stato Edward, non è stato nessuno... non so perché ma ho questa sensazione- informò Alice.
Poco dopo Jasper se la trascinò via, verso l'auto.

Gli altri se ne andarono dopo pochi minuti e Bella rimase lì, in ospedale, chissà a far cosa.

Diciamo che siamo a buon punto il capitolo dieci tirerà le redini dell'epilogo a cui ho pensato per giorni per poi farlo finire come volevo io, e anche dell'altro - quello che ho pensato di creare per darmi una possibilità di redimermi.

Voglio le vostre recensioni, le bramo, oppure niente capitolo - mi do alle minacce.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** dieci - strano eh? eccolo qui il penultimo capitolo. ***


Scusate il ritardo... premetto che oggi posterò due volte, il penultimo e l'ultimo capitolo perché domani sarò in viaggio e penserò all'alternative ending... eheh...

Beh... ora vi saluto.

buona lettura


Bella si decise, un par d'ore dopo a parlare con i Cullen, per vedere se sapessero qualcosa di Edward, è vero, forse avevano ragione, forse non si doveva comportare in quel modo, forse, forse l'aveva veramente distrutto, forse in quello stato di gelosia, impossibile da sostenere anche per lui, per uno stoico come lui, s'era catapultato contro Jacob e l'aveva ridotto in quello stato. Eppure Alice e Jasper erano a dir poco certissimi che non fosse stato lui. Che si sbagliassero? Anche perché gli altri non ne erano affatto sicuri, sebbene conoscessero Edward, non erano sicuri della sua innocenza.
Così col suo trabiccolo era arrivata, sempre inspiegabilmente, alla mason dei Cullen.
Vuota.
Che fossero andati a cercarlo?
Bussò ancora.
Apparve Esme che le aprì la porta.
-Bella- la salutò senza il suo cordiale sorriso.
-Potrei parlarvi?- domandò.
-No- rispose freddamente Emmett apparendo dietro Esme.
-Voi non capite- tentò di dire.
-No e non ci interessa, Bella- convenne Carlisle folgorandola con lo sguardo.
-Ma...ma...- balbettò.
-Vuoi accomodarti?- invitò Rosalie con una cordialità che non era da lei.
-G...grazie- rispose facendosi strada tra gli sguardi inceneritori degli altri.
Si sedette su una poltrona, di fronte Carlisle in piedi, Esme seduta a un capo del grosso divano, Emmett e Rosalie che ne occupavano il resto. Jasper ed Alice non c'erano.
-Vedete, io non credo sia stato Edward...- farfugliò.
-Non lo devi dire a noi- la zittì subito il dottore acidamente.
-Ma...
-Jasper ed Alice sono andati a cercarlo- riferì Esme.
-Beh, dove?- domandò.
-Non possiamo dirtelo, d'altronde sei tu la causa... la causa di tutto- continuò a dire il dottore con quella nota di amarezza nella voce e nelle sue parole, nei costrutti che usava, no, non si addicevano molto a quell'uomo cordiale e gentilissimo che spesso l'aveva ospitata e compresa.
-Ma...
-Niente ma, Bella, se è stato lui, noi non possiamo saperlo, non ha torto, non credo tu possa dire che non è colpa tua... d'altronde tu l'hai... l'hai...- Rosalie esitò.
-L'hai distrutto, l'hai illuso è veramente un vile comportamento il tuo, Bella- aggiunse Esme.
-Io non...- tentò di dire.
-Fuori da casa mia, Bella, subito, e non ti voglio vedere qui, solo se Edward, qualora tornasse, vorrà, tu potrai tornarci- tuonò Carlisle facendole strada verso la porta.
-Io non...- restò incollata alla sua seduta.
-Via, Bella, subito- ripeté scandendo bene le parole.
-Ma...- tentò di dire.
-Bella, debbo minacciarti? Debbo prenderti e portarti fuori di qui con la forza?- domandò lanciando un occhiata ad Emmett che intanto s'era alzato.
Bella s'alzò e corse fuori verso il suo macinino.

Guidò per un po' verso una non ben specificata meta, soffocando i gemiti del pianto, le lacrime non volevano saperne di smettere d'uscire.
Era nei pressi della riserva.
Notò un'auto familiare, una Volvo giù per un pendio scosceso lungo il bosco.
Scese dal pick-up.
C'era anche il grosso Mercedes di Carlisle.
Vuote entrambe.
Camminò per il bosco.
Udì delle urla.
Corse nella direzione da cui provenivano.
Alice era dietro Jasper. La vide chiaramente stringersi a lui, mentre una terza persona, molto più lontano da loro urlava e sbraitava.
Aguzzò la vista. Edward, con il volto in una smorfia di terrore e ira, fuse assieme, stava sbraitando contro i due.
"Non ho fatto niente" continuava a ripetere. E quelli continuavano ad urlare un bel "lo sappiamo, ma...".
-Edward!- urlò lei palesandosi accanto ad Alice.
-Bella?- mormorò quasi tra sé quello sentendosi mancare.

-Edward, che hai fatto a Jake?- domandò acidamente Bella.
-B...- ancora non riusciva a pronunziare quel nome -N...non ho fatto niente al tuo adorato Jacob.
-Ah no? Hanno descritto uno come te, uno come te l'ha portato in ospedale!- gridò.
-E se l'avessi portato in ospedale??- domandò.
-Tu l'hai attaccato!- urlò nuovamente.
-Non ho fatto niente, B...- ancora con quel nome.
-Parliamone, Edward!- gridò.
-No, non c'è più nulla da dire- disse qualcuno.
-Chi?- farfugliò Alice sorpresa.
-Circondateli, loro hanno attaccato Jacob- ordinò una voce familiare.
-Hey, hey, non generalizziamo solo quello coi capelli di bronzo ha attaccato tuo figlio, Billy- proferì qualcun'altro.
-Grazie, grazie molte, Bella, senza di te non saremmo mai arrivati a lui, o meglio, a loro- ringraziò Billy Black arrancando con la sua sedia a rotelle tra i ciuffi d'erba arruffati dal vento.
-Non ha fatto niente!- ringhiò Jasper tenendo stretta dietro di sé Alice, per proteggerla.
-Non posso certo fidarmi delle parole di un freddo.
-Bella, diglielo anche tu!- esortò Alice.
-Ma su, lei ci ha guidato qui fin da voi, allora, probabilmente, neppure lei crede alla vostra innocenza- fece presete.
-E'...è vero questo, Bella?- domandò Alice stupefatta.
-Beh... non sono proprio sicura dell'innocenza di Edward, ma...- farfugliò.
-E' stato sufficiente seguirti, per trovarli, grazie ancora, Bella- continuò a dire qualcun altro.
-E' la verità? Cioè tu li hai condotti da noi?- domandò Jasper iniziando a indietreggiare.
-Non travisare le sue parole Jasper!- rispose Bella irritata.
Quello prese in braccio Alice e si fece strada tra i lupi. Lanciò una rapida occhiata ad Edward e scosse la testa.
Svanirono poco dopo.
-Allontanati- ordinò Edward palesandosi accanto a lei, ancora non riusciva a pronuncire il suo nome.
-Che fai? Eh?? La vuoi allontanare per evitare che comprenda che sei stato tu in realtà ad attaccare Jacob?- domandò Billy.
-Io non ho fatto del male a suo figlio, signor Black. -Ah no? E allora perché anche la tua amata dubita di te? Lei ci ha portato qui da te, infondo.
Edward in quel momento la guardò con odio, un'occhiataccia profonda più dell'oceano, come se Bella iniziasse a sprofondare in un baratro, come se ogni suo peggior incubo si manifestasse dinanzi a lei, lui in quel momento la odiava, la odiava, si potrebbe dire, con tutta l'anima.
-Va' via- le gridò con lo sguardo bieco, più torvo di quello suo, classico, assetato di sangue.
-E...Edward...- balbettò.
-Via, subito, va' via- farfugliò in preda all'ira.
I lupi si fecero da parte, la lasciarono passare, la guardarono allontanarsi.

Bella guidò fino alla casa dei Cullen. Bussò. Non ottenne risposta. Bussò ancora.
-Che c'è, Bella?- le venne ad aprire una più che mai adirata Rosalie.
-Devo parlarvi- disse facendosi coraggio, certo lei non era d'aiuto, non era proprio la persona che si potesse sperare di trovare a suo favore per quanto stava per dire.
-Entra- sillabò facendole un cenno con la testa.
La consulta dei Cullen [ndr: chiamiamola come il grande Tolkien chiamò la consulta degli Ent: Entaconsulta, la nostra si chiamerà la "cullenconsulta", la mia demenza non ha limiti!] era riunita nel salotto. Carlisle dava l'idea d'esser un po' più calmo di qualche ora prima, così come tutti gli altri.
-Bella- la salutò Esme tentando di sfoderare il suo cordiale sorriso, le uscì male, e poi, era francamente ipocrita e falso.
-Buonasera- ricambiò.
-Allora è vero, Bella?- domandò Emmett senza farla neppure sedere.
-E' vero cosa?
-Tu hai lasciato una traccia per quei lupastri?!- chiarì.
-No, no e no!- ripeté.
-Bella? Sei sicura? Cioè, per carità... ma vedi... Edward pensa tutt'altro...- le fece presente con una calma esasperata Rosalie.
-C...c...come?!- sgranò gli occhi.
-Non ha torto, Bella... appena sei arrivata tu, loro sono apparsi... e ora... ora sta lottando contro di loro... non vuole che noi entriamo in gioco... non vuole più metterci in mezzo...- convenne Jasper.
-E' colpa mia, se lui non vuole che noi interveniamo... è solo colpa mia...- ammise Alice stringendosi di più al suo adorato Jazz.
-Lo so, ma non avevi tutti i torti, e se non vuole che noi l'aiutiamo...- lasciò intendere Carlisle.
-Che volevi dirci, Bella?- domandò Esme.
-N...non ricordo- scosse la testa.
-Torna a casa, Bella, dimenticati di tutto questo. Noi non siamo proprio le persone che vanno scritte nel diario che tieni sotto il cuscino o in un cassetto, è meglio che tagliamo ogni ponte, qui, adesso, subito... è meglio per te, è meglio per noi... è forse...- le parole morirono in bocca ad Alice.
-Che diavolo dici, Al?- chiese lei paonazza in volto, tratteneva le lacrime ed era adirata con tutti i Cullen, Edward compreso.
-Noi, anche se lui non vuole l'andremo ad aiutare, poi ce ne andremo da qui... non possiamo convivere con quei lupi, dopo che ne faremo strage...- chiarì Jasper.
-COSA??- scandì.
-Se loro ci attaccano e fanno del male a un nostro simile, abbiamo il sacrosanto diritto di rispondere, anche se questo volesse dire rischiare...- iniziò a dire Emmett.
-...rischiare per qualcuno...- continuò Esme.
-...per qualcuno d'importante...- aggiunse Carlisle.
-...qualcuno a cui teniamo...- farfugliò Rosalie.
-...qualcuno della famiglia...- mormorò Jasper.
-...per Edward...- sillabò Alice.


-Volete davvero farne strage?!- Bella impietrì.
-Se sarà necessario- Carlisle s'alzò dalla sua seduta.
-Andiamo?- domandò Esme.
-No, Alice e Jasper accompagneranno Bella a casa, noi ci troviamo fuori Forks, da lì raggiungeremo Edward- decretò.
-Sono in grado di guidare- mormorò.
-No, Alice, Jasper- esortò.

I due la strascinarono al pick-up. Alice prese la Mercedes di Carlisle, Jasper dovette scarrozzarsi Bella con quel trabiccolo.
-Jasper- tentò di dire nel vano tentativo di smorzare la tensione.
-Che vuoi?- chiese acidamente.
-Senti credi veramente che...- iniziò.
-Che tu ci abbia raggiunto sapendo di esser seguita dai lupi? No, non lo credo, ma Edward sì... lui ti ama, Bella, ma...- ricacciò in gola le parole.
-Ma cosa?!- sbottò.
-Niente.
-Jasper?- continuò a pungolarlo.
-No, Bella, era un ma liberatorio. Siamo arrivati- parcheggiò nel vialetto e scese. Salì in macchina con Alice, senza neppure salutare Bella, lì al ciglio della strada.

Salì in casa. Si sedette sul letto.

-Che c'è, Alice?- domandò acidamente.
-Riesci a percepire cosa sta provando Edward...
-Sì, purtroppo... che dannato potere che mi ritrovo...- profilò una serie di allegre imprecazioni.
-Jasper, vuoi parlarne?- gli accarezzò la mano.
-Alice stiamo andando a ucciderci, te ne rendi conto? Bella vuole venire con noi e tra poco prenderà quel dannato macinino per raggiungerci... questo l'hai visto o no?- s'abbandonò ancor di più al turpiloquio.
-Jazz... calmati, noi siamo immortali- gli passò la mano nei capelli.
-Alice non capisci, non voglio t'accada nulla, per favore, resta qui, non devono farti del male- continuò a dire.
-Jazz, calmati, non preoccuparti, siamo immortali, non potrei perdere te, non potrei sentirmi così inutile, e poi potrei aiutarvi, almeno ad atterrare quelli meno pericolosi- sorrise.
-Se lo desideri non posso oppormi, ma fa' attenzione, ti prego, Alice- impolorò fissandola.
Avevano raggiunto i Cullen.


Guidarono fino a dove avevano lasciato Edward.
Era ancora lì accerchiato dai lupi. Sporco di terra ed erba.
-Allora hai deciso di non contrattaccare?- domandò Billy Black.
-Perché dovrei attaccarvi?- chiese quello ansimando.
-Perché mio figlio ha baciato la tua ragazza, infondo poi, lei è innamorata di Jake.
-E' giusto che sia innamorata di lui- sospirò.
-Sai bene anche tu che non è questo quello che tu, lurido assassino, provi- ammiccò.
-I...io non ho ucciso nessuno... non ho fatto nulla a suo figlio!- ribadì.
-Attaccatelo- ordinò.
Emmett aveva il sangue che gli era riapparso nelle vene, stava ribbollendo.
Rosalie era già in posizione per scattare e attaccare. Alice in piedi calma così come Jasper, fissavano entrambi le mosse di quei lupastri.
Carlisle era poggiato con le spalle al tronco di un albero e aveva lo sguardo perso negli occhi di Edward che tentava di schivare gli attacchi di quei luridi cagnacci.
Esme scoteva la testa, attonita.
-Che facciamo?- Rosalie fremeva.
-Dobbiamo aspettare, lui non vuole attaccarli- mormorò rinfranto Carlisle.
-Ma...
-Andiamocene- borbottò.
-COSA?!- Rosalie sobbalzò e lo fissò con una rabbia impressinante.
-Dobbiamo accontentarlo. Se la caverà... vedrete- iniziò ad avviarsi verso l'Hummer di Emmett.
-No, non possiamo- dissentì Alice.
-Purtroppo dobbiamo farlo.
-No, Carlisle- convenne Emmett.
-Dobbiamo- ripeté.
-Intervenire? Sì subito!- Jasper era già pronto.
-Torniamo indietro, se la caverà.
-Non vedi com'è ridotto? E' da questo pomeriggio che sta lottando... siamo immortali... siamo forti... ma le nostre energie non...- bofonchiò Esme.
-Beh...
-Aiutiamolo- intimò Rosalie.
-No, non possiamo.
-Ma, Carlisle!- lo riprese Alice.
-Sta vacillando, non vedi?- indicò Jasper.
-Non possiamo- in cuor suo, o chi per lui, anche il freddo Carlisle stava dannandosi, vedendo un suo figlio lottare strenuamente, senza contrattaccare, contro tre o quattro dozzine di lupi. La maglia logora, strappata, distrutta, sporca di quel poco sangue che gli girava in corpo, della terra su cui spesso precipitava e anche di quei poveri e malcapitati ciuffi d'erba che si trovavano sotto di lui quando cadeva.

Era già la terza volta che si trovava a terra quando arrivò, col rombo di un aereo della prima guerra mondiale, il pick-up rosso di Bella.
Non c'era lei alla guida. Charlie Swan scese a sinistra. Bella dalla parte opposta.
-Billy, lasciate perdere quel ragazzo- ordinò autorevole.
-E' stato lui, amico mio, lui è il lurido verme che per poco non uccideva mio figlio- gli gridò.
-No, tuo figlio ha fatto un incidente con la moto e Edwin... Edward- si corresse subito- l'ha salvato, portandolo in ospedale.
-Non è vero!- urlò.
Non appena tutti i lupi ebbero abbassato la guardia, Jasper scattò e prese tra le braccia Edward. Lo caricò sulla Mercedes che sfrecciò via. L'Hummer dietro di loro.

-Alice?- chiamò stordito.
-Sì? Sono qui, Edward- lo rassicurò.
-Dove...?- domandò.
-Non preoccuparti, fratello, stiamo andando a casa, presto starai benissimo, devi solo bere del sangue... bevine tanto, non è proprio il caso di digiunare- Jasper tentò di sdrammatizzare quella situazione maledetta.
-Lei?- s'informò.
-Sh, lei sta bene... è arrivata in tuo soccorso- rispose Alice.
-L'avete trattata male...- lesse.
-Né io né Alice ci permetteremmo mai di trattarla male... è solo che...- iniziò a dire.
-Avete fatto bene... in...- farfugliò.
-Ti ama, fratello mio, ti ama e non può rinunciare a te...- rivelò Jasper con una semplicità impressionante.
-Non ti facevo così... Jasper...- bofonchiò.
-Beh, tutto grazie a voi...- rise.
-Voglio solo rivederla un'ultima volta...- sospirò.
-Che diavolo vai dicendo, Edward?!- sbottò Alice.
-Solo che...- sibilò.
-Non ha torto, Alice, se vuole vederla... la vedrà. Ora, Edward, devi solo stare tranquillo, Emmett è andato a prendere qualcosa di fresco da bere, solo per te... okay?- domandò Jasper.
-Okay- ansimò.

Arrivarono a casa. Jasper se lo portò in spalla fino al salotto. Alice ripulì l'auto dal poco sangue, dall'erba e dalla terra che s'era depositata sotto le loro scarpe. Poi li raggiunse.
Gli altri arrivarono poco dopo. Emmett aveva preso un grosso grizzly e l'aveva strascinato per tutto il giardino. Poi l'aveva lasciato lì, in attesa. Il grosso animale era ancora vivo, come in uno stato di coma, immobile, quasi paralizzato. Attendeva la sua fine.
Rosalie era corsa subito in salotto, da suo fratello. Esme invece era rimasta a pulire l'Hammer, sporco di quei grumi di pelo di quella povera bestia.
-Edward, sei un folle lo sai? Perché non hai contrattaccato?!- lo rimproverò Rosalie con un tono diverso, tristo, indefinibile.
-Non posso essere al pari... di quei...- borbottò.
-Ma, così hai rischiato parecchio!- ribadì quella.
-Ma sto bene... adesso- replicò facendo per alzarsi.
-Carlisle ha detto che quelli possono eliminarci grazie al loro potere speciale... una specie di veleno... possono distruggerci con meno violenza ma con più dolore di quanto non potrebbero fare i Volturi...- informò con ben poco tatto Emmett.
-Se solo Carlisle fosse venuto con noi!- sospirò sconsolata Esme.
-D...dov'è?- ansò Edward.
-Ora tu bevi il sangue di quell'orso, poi ne parliamo...- Jasper l'aiutò ad alzarsi.

-Che diavolo stai dicendo, Charlie?!- continuava a urlare Billy Black scalpitando, per quanto postesse su quella sedia a rotelle.
-Tuo figlio s'è svegliato... ha raccontato tutto al medico... si ricorda di esser caduto con la moto poco lontano da qui, uno dei miei ha trovato la moto, un guasto al motore l'ha fatto sbandare è finito fuori strada ed è precipitato per una scarpata, fortunatamente il figlio del dottore passava lì e l'ha aiutato... se non ci fosse stato Edwin... Edward Cullen, Jake sarebbe morto- chiarì.
-Non è vero!- disse qualcuno.
-Voi avete pestato un povero ragazzo che non ha fatto altro che aiutare Jacob!- li rimproverò tutti con fare autorevole.
-Mi fate schifo!- mormorò Bella affranta.
-Bella, calmati- tentò di calmarla Carlisle che le s'era fatto accanto.
-Come sta?- domandò.
-Non lo so è a casa mia, se vuoi, tra poco, possiamo andare a vedere di persona, che ne pensi?- non era affatto calmo come voleva apparire, anzi era sconvolto, a dir poco.

Carlisle e Bella raggiunsero la Volvo ancora parcheggiata sul pendio.
-Farete una corsa a vuoto...- informò Victoria apparendo alle loro spalle.
-C...Cosa?!- balbettò Bella finfranta.
-Sì, il tuo adorato sta morendo... se non ha ancora bevuto del sangue di quell'orso che suo fratello ha portato a casa...
-Stai scherzando, vero?- Carlisle impallidì ancora più di quanto non fosse.
-Che diavolo hai fatto a quell'orso?- chiese Bella paonazza in volto e per l'ira e per le lacrime che tentava di ricacciare dentro.
-Io? Nulla... cioè io son solo una delle tante parti che proveranno giovamenti dalla dipartita del tuo amato...- sghignazzò.
-Allora chi? Chi ha potuto far questo?- domandò Carlisle con un ringhio.
-Il signor Black... ha avvelenato una mezza dozzina di orsi... il loro sangue farà reazione col vostro organismo e... beh... come si dice in questi casi? Spirerete con un certo senno di dolore... che ne pensate?!- rise ancora.
-Non è possibile! Quel lupo è stato qui per tutto il tempo- ribadì il dottore.
-Ha ordinato a un suo simile di avvelenarli...- continuava a ridere.
-Tu... potevi fermarlo!- urlò.
-Calmati, Bella- tentò di dire quello - faremo in modo di fermare Edward... lo informerò telepaticamente, non preoccuparti...
-Beh se non vuoi perdere quella creatura che tanto ami e tu se non vuoi perdere un tuo figlio... beh vi converrebbe affrettarvi... il tempo sta per scadere- rise ancora, sadica come non mai.[ndr: presente - chi mi conosce o chi ha letto le altre ff che ho scritto? come rido sadica io? beh Victoria mi somiglia...]
-Sali, Bella- Carlisle mise in moto.
L'auto sfrecciò via con una velocità improbabile.

Carlisle tentò di contattare prima Edward, senza riuscirci così provò con gli altri.
"Jasper?" chiamò col pensiero.
"Carl"
"L'orso che Emmett ha cacciato... devi far in modo che Edward..."
"Sta già bevendo... non preoccuparti"
"...Come?!"
"Sta bevendo"
"Dannazione, Jasper, fermalo"
"Non hai detto che doveva bere del sangue di un grosso animale... il più possibile?"
"Sì, ma Billy Black ha fatto avvelenare gli orsi... in previsione di una lotta contro Edward... contro di noi..."
"Dannato essere immondo!"
"Sì, fermalo"
"Carl... noi non reagiamo al veleno... siamo immortali... o no?"
"Fermalo"
Silenzio. Jasper lo ricontattò poco dopo.
"L'ho fermato. Mi spieghi in che modo il veleno possa essere nocivo per noi?"
"I lupi sono famosi per il loro veleno... noi non ne siamo immuni... quel tipo di veleno nel corpo di un orso o di un animale qualunque non fa effetto ma in noi... beh... soffriremmo molto se..."
"Capisco... non preoccupati... è tutto a posto... dove sei piuttosto?"
"A una decina di miglia da Forks"
"Bene... allora a presto"

Bella piangeva.
-Bella tutto a posto, Edward non ha bevuto molto sangue avvelenato... smetti di piangere- sfoderò il suo sorriso cordiale.
-Bene...- sibilò.
-Tra poco saremo da lui... non devi preoccuparti d'accordo, Bella?
-Sì... grazie- abbozzò un sorriso tra le lacrime.

"Carl?"
"Alice"
"Senti c'è un problema..."
"Di che si tratta?"
"Edward"
-Dannazione- imprecò a voce alta.
"Hai visto qualcosa Alice?"
"E' a terra, adesso in questo momento, davanti a tutti noi..."
-COME??!- sbottò in auto.
Bella trasalì:- Che succede?- domandò accorata.
-Nulla, non preoccuparti.
"Lei è con te?"
"Sì... come sta?"
"Sei tu il medico... sbrigati... sta agonizzando"
"Accelero tra poco saremo da voi... digli di tener duro"
"Sbrigati, Carl..."
Carlisle Cullen scosse la testa affranto.
-Che succede?- chiese Bella.
-Nulla...- ripeté.
-Mi diresti se si trattasse di lui... vero?- domandò ancora.
-Certo, tu fai parte della famiglia...
-Allora?- esortò preoccupata.
-Allora presto dovremo andarcene, fattene una ragione, Bella...- divagò.
Bella restò in silenzio. La Volvo corse, corse ancora, corse ancora più veloce del solito.



Eheh ecco qui così si conclude il nostro penultimo capitolo... tra qualche ora ci sarà l'ultimo capitolo. E al mio ritorno l'alternative ending, spero e delle nuove FanFiction, nuove per chi non mi conosce.

Grazie a tutti per le vostre recensioni. Grazie.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** epilogo ***


Stavolta avete visto? eh eh eh?? ha un titolo differente!!! ecco qui il nostro epilogone... non so se vi piacerà =_= comunque spero qualcuno - come la cara Miriel, continui a seguirmi - poi ci sono ovviamente Deidre e Hiromi... e tutte le altre a cui rivolgo un grosso grazie... e grazie anche a voi "possibilipseudonuovelettrici/lettori"

buona lettura

Carlisle lasciò l'auto in mezzo al vialetto. Scese velocemente e, aggraziato come tutti i suoi "figli", raggiunse la porta. Bella arrancò inciampando ogni sei passi. Entrarono. Alice, sconvolta si stringeva a Jasper. Emmett tentava di placare gli spirti bollenti di Rosalie. [ndr: attenzione qui spirto equivale a animo, sentimento.] Esme corse incontro a Bella e Carlisle. Sfoderando il suo cordialissimo sorriso accolse la giovane e le prese le mani.
-E' qui, Edward- sibilò impercettibilmente Alice.
Esme si strascinò dietro Bella e la fece accomodare su una sedia, accanto a quello che le dava tanto l'idea d'esser un capezzale, il capezzale di Edward.
Gli altri abbandonarono il salotto.
-Bella- finalmente riuscì a dire quel nome. Il solo pronunziare il nome di quella splendida creatura che si trovava dinanzi si sentì inebriare di un sentimento strano, si sentì felice.
-Edward- lei gli buttò le braccia al collo.
-Su, su... cosa c'è, amore mio?- domandò con un filo di voce.
-Ho avuto paura- proferì a bassa voce con le lacrime che le rigavano il volto.
-Shhhh... piccola mia... non piangere... ci vedremo presto, lo sai? Ora tu devi andare a casa, ci vedremo domani... infondo presto ci sarà il diploma... e sono un po' indietro...- sorrise accarezzandola.
-Ma...ma tu sei in questo stato... non posso lasciarti così, solo...- gli prese la testa tra le mani.
-Non preoccuparti, non me ne andrò... mai più... sarò sempre con te... ti accompagnerà Emmett a casa- la baciò sulla fronte.
-D'accordo- annuì ingoiando le lacrime.
-Prometti di non piangere più?- mormorò sorridendole.
-Sì... certo, sempre...
-Sorriderai ogni giorno?- domandò.
-Sì- rispose accennando un mezzo sorriso.
-Bene... ne sono molto lieto- sorrise e socchiuse gli occhi.
-Mi vampirizzerai?- domandò.
-Domani, amore mio, domani...- ripeté.
-Ne sono lieta- gli fece il verso.
-Mi sposerai, domani, Bella Swan?- domandò.
-Sì, Edward Cullen- sorrise.
-Domani, Bella, domani...- ripeté sorridendo.
Lo baciò con ancora le lacrime che le rigavano il volto. Le asciugò le guance con un tocco leggero, delicato, caldo anche se la sua mano era più gelida del solito.
-Ti amo, Bella- le mormorò.


Emmett tornò nel salotto e si portò appresso Bella. La guidò fino a casa. Corse tutta pimpante fino alla sua stanza e vide dalla finestra l'enorme Hummer di Emmett, del suo futuro cognato, allontanarsi nel buio della notte.

-Non ditele nulla- si raccomandò Edward.
-Come un elefante ferito a morte, vuoi lasciarci per sparire in solitudine?- domandò sconsolata Rosalie.
-No, ma non voglio vedervi soffrire. Vi voglio bene, fratelli miei- era in piedi accanto alla porta.
-Veglia su di noi, Edward- Carlisle lo abbracciò.
-Ci occuperemo io ed Alice di Bella, come promesso, fratello- Jasper lo strinse a sé.
-Grazie, Jasper- sorrise.
-Dovevi proprio restare passivo contro quei lupi?- Rosalie lo rimproverò ma non riuscì a tenergli il broncio e scosse la testa. Lo abbracciò anche lei, sconsolata.
-Fa attenzione, non sappiamo che ci sia dall'altra parte- Emmett tentò di sorridere e lo abbracciò.
-Edward... è un vero peccato, potevi essere felice come noi- mormorò affranta Esme.
-No, non preoccuparti, lei è viva, voi siete felici... io sto benissimo, felice come mai lo sono stato sin ora... questo è stato il mio periodo più bello, grazie molte, mamma- bofonchiò abbracciandola.
Poi venne il turno di Alice. Lo abbracciò in silenzio. Non riuscì a dir nulla. Si limitò a stringerlo e singhiozzare - per quanto potesse. -Vi voglio bene, sarete sempre con me... e spero di star sempre con voi... vegliate su Bella... e ricordatevi di me- sorrise e sparì dietro la porta. Per sempre.


Non venne mai il "domani" che Bella tanto attendeva. Tutta gasata la notte non dormì. Mangiò il suo pasto preferito, l'ultimo, credeva. S'era diretta a casa dei Cullen e la trovò vuota solo una lettera in bella grafia, firmata da tutti i Cullen. La lesse velocemente e la strinse al suo petto, in lacrime.

Non ci è dato sapere cosa ci fosse scritto in quelle righe possiamo solo dire che Isabella Marie Swan non vide mai più nessuno dei Cullen, né il suo adorato Edward né alcuno dei suoi fratelli, ma, loro, sì, loro i fratelli del suo amato e sicuramente anche lui, ovunque fosse, la stavano osservando, e l'osservarono finché non venne il suo momento. Sappiamo solo che lei non pianse, lo ricordò ogni giorno e ricordò di avergli promesso di ridere, ridere sempre, e così fece. Sempre.

Ogni notte lo sognava, sognava di ricongiungersi a lui e ai suoi fratelli...

Chissà, forse si ricongiunsero un giorno, forse giunse anche il momento dei Cullen, forse...





Allora che ne pensate? Meritava la vostra attenzione?
Grazie anche a chi legge e resta in silenzio... e non recensisce... grazie a chi invece ha recensito, spero d'avervi allietato qualche ora... spero di aver meritato i commenti che avete speso per commentare. Grazie molte.
Spero di avervi fatto provare qualcosa che io non riesco a provare... tranne che con una fanfiction, scrivendola, restando nell'anonimato e restando sempre distante, calandomi solo nella trama per poi uscirne indenne, come sempre... spero che abbiate apprezzato questo vaneggiamento... e spero di non deludervi con l'alternative ending.

Grazie.

-G-

alcune delle mie prime lettrici quelle che per prime mi hanno "recensito" Alone - che più che recensire l'hanno commentata- mi chiamarono Ghiacciolina... per i commenti con cui aprivo il post... una risata sadica o qualcosa di simile... qui ho preferito evitare un'intoduzione del genere... comunque se volete continuerò ad essere Ghiacciolina7... basta che voi lo diciate e io sarò chi volete ch'io sia.

Grazie ancora per l'attenzione

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Alternative ending ***


Beh... avevo detto che me ne sarei uscita presto o tardi con un'alternative ending... ed eccola qui...
Vorrei ringraziare tutti:
Aurora, ho davvero apprezzato la tua recensione ma come dice TuSaiChi, questa era la mia prima, ovviamente non è poi una scusante, però era la mia prima ff su twilight e vera e propri ff io scrivo libri piuttosto che fanfiction, quindi preferisco tenere alcuni dati nascosti tra cui il perché di alcune cose e alcuni comportamenti... ma ovviamente questo non implica una mia scusante... Quindi grazie, tenterò di seguire il tuo consiglio al meglio
aras, gypsy_rose90, eddy, Lady Sphinx, Edward%Bella, gold_dragon, AshleyRiddle, eragon1001, Sybelle, grazie mille a tutte/i per i vostri commenti e recensioni, grazie davvero.
LaDamaLuthien, Hiromi, ...MiRiEl... amo definirvi fan e definirmi fan delle vostre ff, soprattutto perché siete un ottimo supporto, e per cui vi ringrazio dal profondo del cuore, di quella pietra lì che tenta di battere - risata sadica.
TuSaiChi...Io?No!... ehm se capissi chi sei mi farebbe piacere ringraziarti, suppongo sia il muso o chi altro del club di supporto, quindi grazie, e contrariamente a quanto tu abbia detto, io posterò quest'alternative ending. Bwaaah!


Ah! già, dimenticavo, dovete sapere che se vi andrà bene potrei mettermi a lavorare per un possibile seguito...

Oh beh, buona lettura


Carlisle lasciò l'auto in mezzo al vialetto. Scese velocemente e, aggraziato come tutti i suoi "figli", raggiunse la porta. Bella arrancò inciampando ogni sei passi. Entrarono. Alice, sconvolta si stringeva a Jasper. Emmett tentava di placare gli spirti bollenti di Rosalie. [ndr: attenzione qui spirto equivale a animo, sentimento.] Esme corse incontro a Bella e Carlisle. Sfoderando il suo cordialissimo sorriso accolse la giovane e le prese le mani.
-E' qui, Edward- sibilò impercettibilmente Alice.
-Bella?- ansimò.
-Edward, taci- ringhiò Carlisle.
Quella fu la prima volta che Bella si rese conto di quanto potessero essere vulnerabili alle volte i vampiri, bastava intaccare un po' il clan e tutto si sgretolava.
Guardò Alice, che era affondata tra le braccia di Jasper che la cullava amabilmente, entrambi con una smorfia assurda di terrore sul volto, poi Emmett che, anche lui stringendo a sé Rosalie, anche lui con un grugno di terrore stampato in faccia, le accarezzava i capelli e le baciava la fronte, poi Esme che le stringeva le mani, stritolandole quasi, e pure lei con quella smorfia sul volto, l'unico a non avere quel grugno spaventato e orribile era Carlisle che metodico e calmo sperimentava una sensata diagnosi.
-Bella?- la chiamò il dottore.
-Sì?- anche lei stava stranamente calma, s'accorse degli occhi di Jasper puntati sul suo viso, era lui, i suoi poteri a calmarla.
-Dovrai stargli accanto nelle prossime ore, sarà agonizzante, soffrirà molto... ma tu sei la sua cura... tu e un po' del mio veleno...- mormorò.
-Cosa devo fare?- chiese.
Carlisle intanto s'era chinato sul collo di Edward, spalancò le fauci e lo morse con un sonoro sprach.
Edward gemette appena e spalancò gli occhi.
-Ragazzi- si rivolse poi ai suoi figli -Per noi se comincia ad urlare è la fine, dobbiamo portarlo lontano, in un posto sicuro... parliamone di là- fece cenno con la testa di seguirlo nella mai usata cucina.
Bella s'andò a inginocchiare accanto al capezzale di Edward.
-Ciao- sorrise lei posando la testa accanto al suo orecchio.
-Bella- ripeté tossicchiando.
-Cosa c'è? Sta' calmo, sta' calmo, Edward, sta' calmo...- sussurrò.
-Bella- ribadì.
-Devi dirmi qualcosa? E' importante? Non puoi proprio farne a meno?- sorrise e gli baciò la fronte.
Lui rabbrividì irrigidendosi.
-Che... mi... succede?- ansimò.
-I licantropi... ti hanno avvelenato...- farfugliò.
-Tu? Stai... bene?- domandò.
-Certo, certo, certo... sto bene, tranquillo, sto bene- gli baciò di nuovo la fronte.
-Portami...via...- implorò.
-Dove? Dove vuoi che ti porto?- chiese lei accarezzandogli i capelli e le guance.
-Radura- sillabò.
-D'accordo, ti porto lì...- sorrise - Appena starai meglio ti porto a casa mia, non mi interessa se Charlie è contrario, non puoi stare con loro, attireresti l'attenzione dei vicini...- sorrise e balzò in piedi.
-Bella?- la chiamò di nuovo.
-Cosa c'é?- si inginocchiò di nuovo.
-Dove vai?- sussurrò con appena un filo di voce.
-Vado a chiedere se Emmett può caricarti in macchina, andiamo solo io e te, okay?- sorrise.
Lui annuì socchiudendo gli occhi.
-Edward, per l'amor di dio, resta sveglio- sussurrò.
Scoppiò a ridere, Edward, debolmente ma sensuale come al solito, aprì gli occhi e il color topazio spiazzò un istante Bella, poi lui le accarezzò la guancia con il dorso della mano.
-I... vampiri... non... dormono... Bells- sorrise.
-Posso lasciarti solo un istante?- sussurrò lei alzandosi di nuovo.
-Shì- sorrise ancora.
Bella raggiunse la cucina.
"Quindi si riprenderà?" era la voce di Jasper.
"Sì, quello era l'unico modo... starà bene, vedrete..." Carlisle era calmo.
"Carl..." la voce di Alice che emergeva evidentemente dalle braccia di Jasper.
"Dimmi" Bella pensò che stesse sorridendo e restò ad origliare.
"Non possiamo più bere nessun altro animale qui? Dobbiamo andarcene?" chiese Alice.
"Temo" ecco il sospiro di Carlisle.
Bella ghiacciò, se ne sarebbero andati? No! No! No e poi no!
Si decise ed entrò in cucina.
-Ha sentito tutto- informò Jasper.
-Lo sospettavo...- sospirò ancora Carlisle.
-Come potete andarvene via?- bofonchiò.
-Così come siamo venuti- ruggì Rosalie.
-Cos'altro desideravi dirci, Bella?- chiese Esme.
Bella abbassò lo sguardo e fissò le punte delle scarpe.
-Emmett, devi portare Edward in macchina, nella Volvo- ordinò Bella.
-D'accordo- assentì.
-Te ne occuperai tu?- chiese Alice.
-Sì, se voi volete andarvene, andatevene!- ringhiò -Resterò io con lui, io sarò la sua famiglia adesso.
-Per ora non ci muoviamo... prima si rimetterà e prima ne riparleremo- sorrise Carlisle.
Emmett intanto era sgattaiolato a prendere Edward.
-Dove lo porterai?- chiese Esme.
-Alla radura, lì per lui è un posto sicuro- mormorò.
-Non deve bere sangue, non ne avrà bisogno... i primi tempi avrà bisogno solo di te... se griderà, prova a calmarlo, anche se temo sia difficile...- Carlisle ed Esme la stavano accompagnado alla porta.
-Ci proverò- sospirò arrivando all'auto in mezzo al vialetto.
Edward, in macchina con la guancia destra poggiata sul finestrino e la bava che colava dalle sue labbra semidischiuse, certo non era proprio il simbolo della mascolinità quel suo essere così, ehm, ben poco sensuale in quel momento.
Bella salì in macchina reclinò il sedile di Edward e lo lasciò lì, sdraiato, stretto al sedile dalla cintura di sicurezza.
Sapeva dove doveva guidare l'auto, conosceva bene quella strada, quella per la radura, la sognava spesso, e poi, quella prima volta che v'era andata, aveva guardato attentamente la strada, oltre ad aver fissato Edward, ad aver annusato il suo profumo e ad aver tentato di far smettere le palpitazioni tachicardiche, aveva guardato attentamente la strada.
Fermò l'auto e andò a prendere Edward.
-Amore mio? Edward?- lo chiamò.
Lui sorrise e fece per scendere.
-Ce la fai?- domandò sorreggendolo.
-Sì... Bells... tranquilla- sorrise tossicchiando e appoggiandosi a Bella per camminare.
-Ti ricordi la strada? Ti ricordi, amore mio?- lo strinse a sé.
-Sì... certo... come... dimenticarlo...- ansimò.
Camminarono tra gli alberi, fermandosi spesso per farlo riposare.
Continuarono a camminare finché non raggiunsero il limite della foresta.
Edward tremava, balbettava quelle poche parole che riusciva ad articolare e ormai strascinava i piedi, il dolore doveva essere insostenibile.
Lo fece sdraiare al limitare degli alberi, con la testa rialzata sopra le sue gambe e le mani nelle sue.
-Ora puoi urlare, sfogarti, vita mia, ora puoi gridare e urlare ogni cosa tu desideri... ma devi restare accanto a me- mormorò accarezzandogli i capelli e le guance.
-Bella?- la chiamò con un filo di voce.
-Dimmi, sono qui, non me ne vado, te lo giuro, Edward- sussurrò.
-Non... ho... fatto... del... male... a... Jacob... non... avrei... potuto... so... quanto...- tossicchiò.
-Ti prego, sta' calmo, smettila... tranquillo, devi riposare- sussurrò.
-Tieni... molto... a... lui... io... non... avrei... potuto...- gemette.
-Shhh, amore, shhhh, non mi interessa cosa tu stia dicendo, l'importante è che tu stia calmo adesso, so che non avresti potuto fare del male a Jacob... lo so... tranquillo- gli baciò la fronte.
Bella restò lì, ad accarezzarlo, a baciargli la fronte finché la notte lasciava il posto al giorno appena nato e finché Edward non si calmò e smise di gridare straziato.
Lui aprì gli occhi e la fissò.
-Ciao- sorrise con la voce appena più forte.
-Ciao- sorrise anche lei e gli baciò la fronte.
Lui le sfiorò le guance con la punta delle dita.
-Come ti senti?- sussurrò.
-Meglio, davvero bene- sorrise.
Le accarezzò il ventre e i fianchi e fece una smorfia.
-Hai freddo, non sarai stata qui tutta la notte... senza essere coperta a dovere- scosse la testa.
-Tranquillo, ora ti porto a casa... a casa mia, starai da me finché non starai bene...- sussurrò.
-E Charlie?- domandò.
-Charlie capirà... non mi interessa avere altri che te... devo solo occuparmi di te, adesso- sorrise.
Edward balzò in piedi e le porse la mano.
Bella vacillò un istante. Le gambe intorpidite, il freddo, non giovavano affatto alla sua situazione.
-Hey- sorrise Edward mentre la stringeva al suo petto, Bella si squagliò tutta tremante - Amore mio? Luce della mia vita? Cos'hai?
-Andiamo... caasha...- sbadigliò.
-Oh, certo, ora ti porto a casa- sorrise e la prese in braccio.
Camminava lentamente, per non farla rabbrividire e perché non sapeva se sarebbe riuscito a correre.
Arrivarono alla Volvo e la caricò in auto.
Lei lo guardò spaesata e assonnata.
-Cosa c'è piccola?- sorrise sghembo.
-Ti amo- sussurrò.
-Anche io, tanto- sorrise e mise in moto la Volvo.
Accese il riscaldamento, e la radio.
-Edward?- lo chiamò.
-Dimmi- sorrise.
-Mi sposerai?- chiese.
-Sì, certo, assolutamente- sorrise.
-Non te ne andrai, vero?
-Mai più, ho fatto troppi errori andandomene... ti posso perdere se me ne vado... e non posso permettermelo- sussurrò.
-Mi vampirizzerai?- domandò ancora.
-Sì, certo, ora so che ti desidero per l'eternità...
-Resterai con me?
-Certo, certo che resto con te- sorrise.
-Resterai a vivere con me e Charlie...- sbadigliò.
-Sarò un peso... tranquilla... Carlisle e gli altri saranno ancora la mia famiglia...- sorrise.
-Ma loro vogliono andarsene...- sbadigliò ancora.
-Lo so, vorrà dire che sarai tu la mia famiglia...- le accarezzò i capelli.
-Io?- chiese.
-Tu- sorrise.
-Mi sposerai Edward Cullen?- sorrise.
-Domani, Bella, domani...- rispose.
-Mi vampirizzerai?- ripeté.
-Domani, vita mia, domani...
Continuò a guidare su quella strada, con lei accanto, che sonnecchiava ormai, era stanca e s'era stancata per star con lui, per stargli accanto, non aveva bisogno di bere, aveva solo bisogno di lei, adesso, e lei era nuovamente, incondizionatamente, e assolutamente dipendente da lui.



Spero vi abbia dato qualcosa e che non vi abbia fatto dilaniare come l'altro, poi vedremo, VOLETE IL SEGUITO???? no, nì, sì? decidete voi.

Grazie a tutti.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=144433