Ciao a tutti, il mio nome è Gioia e questa è la mia vita.

di Betweenacupofteaandabook
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Buongiorno mondo! ***
Capitolo 3: *** Quando la fortuna ti sorride.. ***
Capitolo 4: *** Lieto fine? ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Ciao a tutti il mio nome è Gioia, ho quattordici anni, quasi quindici a dir la verità, e odio la mia vita. Vivo in un paesino sperduto della Sardegna, e lo odio con tutta me stessa! Vorrei tanto potermene andare, ma non ho ancora completato gli studi, e quindi mi è impossibile scappare da questa prigione. Ho una sorella e un fratello più piccoli, due vere pesti, che mi fanno saltare letteralmente i nervi, con mia sorella Miriam ho tre anni di differenza, mentre con mio fratello Lorenzo, ho tredici anni di differenza. I miei genitori sono opprimenti e asfissianti quasi quanto il paesino insulso in cui vivo. Con mamma, non esiste un giorno in cui io faccia qualcosa che le vada bene, dice che non aiuto in casa, che vado male a scuola, certo la mia media scolastica, non è delle migliori ma non è così bassa.. Comunque si lamenta del fatto che voglio troppo, che non mi sta mai bene nulla, e un sacco di altre cose, che non ascolto, anche perché sono sempre le stesse, e mi urta il sistema nervoso quando mi fa la predica, perché sembra non finire mai. Ho una casa grande, ma non serve ad un emerito cazzo, visto che non posso organizzarci nulla, ultimamente la frase preferita dei miei genitori è: - No, Gioia, non c'è lavoro, per la crisi, quindi non si puó fare -, si la crisi, la crisi, si, okay, c'è una cazzo di crisi, perché l'uomo è stupido, ma questa non è una novità. Sono atea (altra cosa che non piace a mia madre, ve l'ho detto la lista è lunga), non credo in un dio, che dice un sacco di stronzate,  ma che poi non vengono messe in pratica. Il mio carattere non ha niente a che vedere con il mio nome, sono una ragazza acida, molto chiusa in sé stessa, che sorride poco, sono pessimista all'inverosimile e sono perennemente di malumore, fisicamente sono bassa, ho la carnagione olivastra, sono una ragazza decisamente anonima in tutto, ho gli occhi castano scuro, tendenti al nero, ho i capelli lunghi e castani, le sopracciglia folte, ho i peli scuri, che si vedono molto, insomma faccio cagare. Sono in seconda liceo, frequento il Linguistico, quasi tutte le persone che chiamavo "amici" sono scomparse, quando sono entrata alle superiori, non esco quasi più di casa perché qui non c'è un cazzo da fare e gli abitanti di questa landa desolata, sono una massa di convinti. Sono sempre nel mio mondo, perché la mia realtà fa schifo, ultimamente non riesco a distinguere la realtà dalla fantasia. Il mio nome è Gioia, e questo schifo è la mia vita.





Angolo autrice.
Okay, questo è l'introduzione alla mia storia, lo so è un po' melodrammatico, quasi patetico, ma sono i pensieri di un'adolescente.. Beh spero abbiate gradito.. Un bacio, alla prossima.  
-Cris.

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Capitolo 2
*** Buongiorno mondo! ***


Buongiorno a tutti, oggi è  2 Novembre 2010, e sono due settimane che sono rinchiusa in questa cazzo di clinica, perché il 19 Ottobre, ho tentato il suicidio, tagliandomi i polsi con un paio di forbici, è stato mio padre a trovarmi stesa sul pavimento del bagno, circondata da una pozza di sangue, inutile dire che se non si fossero accorti di me, sarei morta dissanguata.  Da quando sono chiusa in questo manicomio, tutti a scuola parlano di me, ma sai quanto me ne può fregare, la mia famiglia viene a trovarmi ogni fine settimana, e molte volte con loro c'è la mia migliore amica: Diana, una delle poche persone VERE che rimangono a questo mondo. Non mi è permesso restare da sola in una stanza, e l'unica posata che posso usare è il cucchiaio, non sia mai che mi venga in mente di infilzarmi la gola con la forchetta!  Qui, i giorni passano lenti e monotoni, è tutto bianco, il mobilio, le pareti, persino le porte e le finestre, e poi c'è puzza di ospedale, l'altro giorno il mio compagno di stanza: Marco, è stato chiuso in isolamento perché ha tentato di strangolarsi con le lenzuola, mi sembra di essere in una gabbia di pazzi! Per fortuna, domani, torno a casa, perché secondo  i medici, siccome non ho riprovato a togliermi la vita, sono "guarita", beh tanto meglio per me, non ne potevo più stare in quel posto orribile!  A casa, tutti gli oggetti appuntiti o le cose con cui potrei farmi del "male", sono sparite assieme alle chiavi di tutte le stanze. Il lunedì seguente, ho ricominciato a frequentare la scuola, e da quando sono tornata tutti mi guardano con un misto di compassione e preoccupazione (stupidi falsi e ipocriti!), come se potessi ritentare il suicidio da un momento all'altro, tsk! Ridicoli!
Qui tutto "regolare" , vengo controllata a vista da tutti, quando chiedo di andare in bagno, vengo perquisita e poi accompagnata da qualche ipocrita presente nella mia classe, che pazienza! Ogni giorno, mi alzo pensando che manca un giorno in meno alla mia partenza, oggi è il 28 Febbraio, un mese fa, ho compiuto 15 anni, quanto vorrei averne fatti 18, ma, come al solito mi tocca aspettare, anche se io detesto aspettare, fin da quando ero piccola.
Qui è sempre la stessa storia, sveglia, scuola, casa, a ripetizione, la mia giornata è lunga e monotona, e a volte sembra non finire mai. Ho tentato più volte di scappare, ma senza risultati, mi hanno sempre rintracciata e riportata a casa. Io rischio sinceramente di impazzire, qua dentro, ma penso di essere già un po' ammattita, siamo a metà Marzo, è da poco iniziata la primavera, ma a me, sembra di soffocare, come se fossi nel deserto del Sahara, non ne posso veramente più! , tra un po’ scatterà la mezzanotte e sarà un altro giorno, non troppo diverso dagli altri… No! Adesso basta! Scappo! Apro la persiana del mio terrazzino, l’aria fresca, mi schiaffeggia il viso, ma è una sensazione piacevole,  - Questa volta, o mai più! – sussurro, mi lancio sulle tegole, forse un po’ troppo bruscamente, perché scivolo e sbatto il ginocchio e il braccio sulle tegole, sanguino, ma non m’importa, mi rialzo senza pensarci due volte, dopo aver attraversato il tetto del garage, mi ritrovo sul muretto di confine che divide la mia casa da quella del mio vicino, lo percorro in tutta la sua lunghezza, stando attenta a non scivolare una seconda volta, dopo qualche minuto mi ritrovo sulla strada.. “ Eh si, avevo proprio ragione la libertà ha un così dolce profumo..” penso mentre mi incammino verso un’indefinita meta.. Mi faccio guidare solo dal mio istinto, infatti sembra che i miei piedi sappiano già che direzione prendere..

Angolo autrice

Rieccomi, come promesso, innanzitutto voglio ringraziare le due persone che hanno recensito :  nausicaa black & dgcourt, un ringraziamento speciale va anche ai miei 22 lettori, come inizio non è per niente male(: Spero che questo nuovo capitolo non vi abbia deluso, un bacio, alla prossima. -Cris.

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Capitolo 3
*** Quando la fortuna ti sorride.. ***


‘ “ Eh si, avevo proprio ragione la libertà ha un così dolce profumo..” penso mentre mi incammino verso un’indefinita meta.. Mi faccio guidare solo dal mio istinto, infatti sembra che i miei piedi sappiano già che direzione prendere..

Dopo una trentina di minuti mi ritrovo nel porto del mio paese, l’ultima nave sta imbarcando, ma ci sono troppe guardie, che mi conoscono per giunta, però la sorte sembra essere dalla mia parte perché individuo una famiglia numerosa, mi confondo tra loro, nessuno si accorge della mia presenza, poco dopo sono sulla nave, sta partendo..”Addio schifo di vita, io ricomincio da zero” penso felice. Non ho idea di dove mi stia portando questa nave, ma non è importante in questo momento, ero finalmente libera, l’aria quella sera è un po’ frizzante, per fortuna mi sono portata uno zainetto, con una coperta, dell’acqua, e i soldi che stavo mettendo da parte, sono 900€, era da un po’ che progettavo la mia fuga, solo che non avevo mai avuto l’occasione di mettere in pratica i miei piani.. Sto passeggiando sul ponte, quando un uomo, mi si avvicina, lo riconosco subito, era nel gruppo in cui mi ero infiltrata per salire clandestinamente sulla nave, - Ehi, ragazzina -, esclama lui, lo guardo male, ma non gli rivolgo la parola, e continuo a percorrere tranquillamente il ponte, come se nulla fosse, però l’uomo non si arrende, mi raggiunge e mi ferma, - Cosa vuole?! -, sbotto infastidita, - So che sei qui senza il biglietto, ti ho vista salire con noi.. Tranquilla non intendo denunciarti, Stai scappando vero? –, comincia lui – Da cosa lo ha capito? – rispondo con tono ironico, lui fa finta di non aver sentito e continua: - Non voglio sapere il motivo della tua fuga, ma voglio aiutarti, io e la mia famiglia stiamo tornando a New York, ma prima andremo a Londra per una settimana, a trovare mia sorella.. ti va di venire con noi? -, non ci credo, non è possibile, sto sognando? No, ci deve essere qualcosa sotto, alzo il sopracciglio e chiedo, sospettosa: - Perché? Lei cosa ci guadagna? -, ma anche questa volta ignora la mia domanda continua: - Lavorerai per me, come tata, ho due gemelli: Licia e Xander -, sbuffo spazientita, e richiedo imperterrita: - Ancora non capisco, cosa ci guadagna lei ad aiutarmi? Non mi conosce nemmeno! -, - Perché sei sola e ti serve aiuto, no? Allora, ci stai? – risponde lui in tono tranquillo, aveva ragione, non avrei resistito neanche un secondo, da sola, nel mondo reale, e poi quando mi sarebbe ricapitata un’occasione così? – Va bene! – risposi decisa, lui mi sorrise e mi accompagnò nella sua cabina, dove c’erano: una donna che supposi fosse sua moglie, due ragazze, i gemelli e un altro ragazzo. I gemelli sono sul pavimento, che si litigano un giocattolo, ad un certo punto, il gioco, sfugge dalle mani dei bambini e va a sbattere contro il mio ginocchio, impreco in silenzio, mentre i due bimbi ridono del mio malessere, sbuffo, tanto che ci posso fare? Son bambini! L’indomani mattina arrivammo a Genova, poi prendemmo il treno per Milano e da Milano l’aereo per Londra.

Londra era magnifica, passai una settimana in paradiso, è domenica e tra un’ora prenderemo l’aereo per New York, la sorella del mio capo, si chiama : Joanne Green, ha perso il marito quando era molto giovane e non può avere figli, mi trovo molto bene con lei, è simpatica ed è anche molto gentile, non che i miei genitori non lo fossero, solo che con lei è diverso, io e lei siamo in sintonia, ci capiamo al volo, capisce ogni mio stato d’animo e ogni mio sorriso, una volta mi ha detto che io ho diversi sorrisi: uno quando sono imbarazzata, uno quando sono nervosa o infastidita, uno che uno per cortesia, uno che uso per nascondere le lacrime, uno forzato e l’ultimo che a suo parere è il più bello: quello sincero, quando sto davvero bene e sono felice. Siamo tutti pronti per partire, ma Joanne mi si avvicina e dice: - Gioia, ti va di rimanere con me? Vivere qui a Londra? Studiare qui? Vivere con me come se fossi mia figlia? – Oh, miseriaccia, ora sono davvero indecisa..  

Angolo Autrice:

Ciao a tutti, spero che questo capitolo non vi abbia delusi .. vedo che i miei lettori salgono, grazie mille (:  un ringraziamento speciale va a : Nyala_ e a Mydream, grazie mille per aver recensito la mia storia <3 Beh alla prossima, un bacio. -Cris.

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Capitolo 4
*** Lieto fine? ***


“Siamo tutti pronti per partire, ma Joanne mi si avvicina e dice: - Gioia, ti va di rimanere con me? Vivere qui a Londra? Studiare qui? Vivere con me come se fossi mia figlia? – Oh, miseriaccia, ora sono davvero indecisa..

Sono indecisa, ma rispondo di si senza indugio, qui a Londra starò bene, ne sono certa. Qui si sta divinamente, ho cambiato nome, ora mi chiamo Elizabeth Green, ho tinto i capelli di nero e ho fatto il laser in tutto il corpo, non ho più un pelo.. Joanne è fantastica, le voglio molto bene, una a volta a settimana andiamo in una libreria caffè, dove possiamo leggere e comprare libri e ordinare qualcosa di caldo o freddo a seconda della giornata , in tutta tranquillità, Londra è magnifica, non delude mai, ma non ho mai avuto dubbi su questo.

Sono passati quattro anni, ora ho diciannove anni, e sto finalmente bene, è tutto come doveva essere fin dall’inizio, ho una “madre” che mi capisce, vivo in un paese stupendo, è tutto perfetto.. la mia vecchia famiglia? Non so più niente di loro, so che non mi hanno dimenticata, come io non ho dimenticato loro, so che continuano a cercarmi, ma so anche che io non tornerò indietro. Sto attraversando la strada, Buckingham Palace è sempre uno spettacolo, mi perdo a guardare Londra, con occhi sognanti, sono in mezzo alla strada e un pirata della strada, viene verso di me, quando me ne rendo conto è troppo tardi.. la macchina mi prende in pieno; faccio un volo di qualche metro, sbatto la testa a quel che sembra il marciapiede, vedo tutto il mio sangue, uscire copiosamente e abbandonare il mio corpo, il mio cuore sta battendo molto velocemente, ad un certo punto smette di battere, e so che è finita, anche se ho ancora sette minuti, prima che il mio cervello si spenga definitivamente, provo ad aprire gli occhi anche se sento la testa come se fosse sul punto di scoppiare, mi costringo ad aprirli, guardo il cielo grigio che copre perennemente, quasi prepotentemente, questa città, fin da quando l’uomo ha memoria, credo.. Sorrido, il tempo sta per scadere, quanto è passato? Cinque o sei minuti, credo, ma non ne sono sicura.. sento le sirene dell’ambulanza rimbombarmi nelle orecchie e farsi sempre più vicine, ma ormai è tardi, chiudo gli occhi, ma continuo a sorridere, per quanto i miei muscoli mi stiano implorando pietà.. il tempo a mia disposizione è finito, in fondo ho sempre saputo, in un certo senso, che questo mondo non era fatto per me, o forse, più semplicemente, ero io a non essere fatta per lui..

Grazie Joanne,grazie di tutto.

Angolo autrice:

Beh, questo è il mio ultimo capitolo, grazie per chi ha letto la mia storia, e per chi la leggerà.. spero che la mia storia non faccia così schifo.. beh un bacio. A presto. –Cris.

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