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di Jecchan92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La malattia ***
Capitolo 2: *** Carnefice, o vittima ***
Capitolo 3: *** Bisogno di un abbraccio ***
Capitolo 4: *** E chi capisce me?! ***
Capitolo 5: *** Momenti di debolezza ***
Capitolo 6: *** Trovare la pace ***
Capitolo 7: *** L'esperimento ***
Capitolo 8: *** Una strana scarica ***
Capitolo 9: *** Voci di corridoio ***
Capitolo 10: *** Buone vacanze ***
Capitolo 11: *** Il giorno di Natale ***
Capitolo 12: *** La ronda ***
Capitolo 13: *** Resta con me ***
Capitolo 14: *** Lo sai ***
Capitolo 15: *** Non smettere ***
Capitolo 16: *** Il pettegolezzo ***
Capitolo 17: *** In vodka veritas? ***
Capitolo 18: *** La sera leoni... ***
Capitolo 19: *** Serpeverde innamorato ***
Capitolo 20: *** Desiderabile ***
Capitolo 21: *** Tutto ciò di cui ho bisogno ***
Capitolo 22: *** Discorsi che confondono ***
Capitolo 23: *** Pause e tentativi ***
Capitolo 24: *** La lettera ***
Capitolo 25: *** La gelosia ***
Capitolo 26: *** Mezzosangue ***
Capitolo 27: *** I due Cupidi ***
Capitolo 28: *** Tutto per il verso giusto ***
Capitolo 29: *** Notte prima degli esami I ***
Capitolo 30: *** Notte prima degli esami II ***
Capitolo 31: *** Mattinata travagliata ***
Capitolo 32: *** Chiarimenti ***
Capitolo 33: *** Felice ***
Capitolo 34: *** Non lasciarmi sola ***
Capitolo 35: *** Vita vera ***



Capitolo 1
*** La malattia ***


Image and video hosting by TinyPic I personaggi di J.K.Rowling non mi appartengono, ahimé. Sono tutti il frutto della sua straordinaria immaginazione e ne detiene tutti i diritti.
Buona lettura! ^^

Draco Malfoy non aveva la minima intenzione di tornare a scuola dopo a fine della Guerra: non avrebbe sopportato le frecciatine e gli insulti, senza parlare del rischio di finire in qualche rissa o, peggio ancora, in qualche Duello.
Ma sua madre era stata categorica.
“Finirai la scuola, Draco. Non accetto nessun tipo di no da parte tua. L’istruzione è importante, vorrei che tu trovassi un’occupazione degna di questo nome”.
Alla proposta di Draco di finire i suoi studi a Durmstrang, suo padre è intervenuto.
“Ho fatto tanti sbagli, Draco. Ma ora la tua sicurezza viene prima di ogni cosa. Quella scuola è intrisa di Magia Oscura, e non voglio che tu faccia amicizie sbagliate”.
Ma senti da che pulpito viene la predica, pensò il piccolo Malfoy.
Proprio suo padre gli fa la paternale su chi deve o non deve frequentare. Proprio lui, che ha quasi fatto ammazzare la sua famiglia per “le amicizie sbagliate”.
Draco aveva tentato di tutto, dalle minacce, alle lusinghe, era arrivato addirittura a fingere un pianto isterico. Ma i suoi genitori erano dei gran testoni.
Così, il primo settembre, tutti e tre si presentarono, puntuali, al binario nove e tre quarti.
Come Draco sospettava, non mancarono gli sguardi severi e le occhiate cattive.
Draco sentì perfino dei primini sussurrare “Che coraggio, presentarsi ancora qui”.
Sarebbe stato un anno difficile, senza dubbio.
 
Il tavolo Serpeverde era praticamente vuoto, poiché molti studenti erano figli, nonché attivi sostenitori delle loro idee, dei Mangiamorte tra i più vicini al Signore Oscuro.
Era la decisione giusta, pensò Draco. I Serpeverde sapevano battere in ritirata quando annusavano il pericolo. Lo facevano per salvare la pelle.
A quanto pare i suoi genitori l’avevano scambiato per un Grifondoro, concluse la Serpe.
-Ehi Draco, non vorrei metterti in soggezione, ma mezza Sala Grande sta guardando dalla tua parte, e a giudicare dai loro sguardi, vorrebbero vederti schiattare all’istante-
Blaise Zabini godeva un mondo nel constatare che a lui non sarebbero mai state rivolte quelle occhiate.
Sua madre è sempre stata troppo impegnata a trovare un nuovo pollo da spennare per avvicinarsi ai Mangiamorte, e suo padre non sapeva nemmeno chi fosse, ma lo ringraziava mentalmente ogni giorno per l’ingente patrimonio che ha lasciato a lui ed a sua madre.
Era un sollievo non far parte dei “traditori del mondo magico”.
-Grazie Blaise, giuro che non l’avevo notato-
Zabini poteva considerarsi ciò che più si avvicinava alla descrizione di “migliore amico”, ma in quel momento Draco lo odiò profondamente.
-Come hai fatto a non notarlo? Non sentivi gli insulti sussurrati a mezza voce mentre entravamo nel castello?- proseguì crudelmente Zabini.
-A dire la verità li ho sentiti nel momento in cui ho messo piede alla stazione. Fammi un favore Blaise, non scocciarmi, e quest’anno andremo d’accordo, va bene?-
Il moro sorrise sornione, ma decise che per quella sera aveva torturato abbastanza il suo amico.
Lo sguardo di Malfoy si posò sul tavolo Grifondoro, dove il Magico Trio consumava silenziosamente il proprio pasto. Erano apparentemente incuranti degli sguardi di adorazione e dei sospiri di ammirazione del resto della scuola.
Proprio in quel momento, ad Harry Potter cadde di mano una forchetta.
L’oggetto in questione non toccò nemmeno il suolo, poiché almeno cinque ragazze si scontrarono per raccoglierla in tempo.
La vincitrice era una ragazzina del terzo anno, che lo riconsegnò tremante al moro.
-Bè, grazie- disse lui sorridendo timidamente.
Per poco la ragazza non svenne dalla gioia, e tornò saltellando al suo posto, acclamata dalle sue amiche come un’eroina.
Draco notò gli sguardi rassegnati che i tre salvatori si scambiavano.
Anche per loro sarà un anno molto duro, tutto sommato.
 
Quella mattina, a colazione, la nuova preside Minerva McGranitt passò in mezzo alle quattro tavolate per consegnare gli orari delle lezioni.
-Buongiorno, Draco- sbadiglio Zabini sedendosi affianco a lui.
-‘Giorno- rispose il biondo senza particolare interesse.
Era in Sala Grande da pochi minuti, eppure aveva già dovuto ignorare parecchi sussurri verso la sua persona.
Inevitabilmente, il suo sguardo si posò di nuovo al tavolo dei Grifoni.
Quella mattina c’era solo la Granger, che forse sperava di diventare invisibile, a giudicare dallo sguardo fisso sui suoi cereali e le spalle chiuse.
Inutile, pensò Malfoy. Era la salvatrice del mondo magico, nessuno l’avrebbe lasciata in pace per un bel po’.
Tentava di ignorare le occhiate avide che i ragazzi le lanciavano, e si concentrava esageratamente sul suo nuovo orario, sorseggiando la sua spremuta.
All’improvviso, un grosso ragazzo di Tassorosso si alzò dal suo tavolo, con sguardo fiero. I suoi compagni lo fissavano ammirati e spaventati.
Lui percorse quei pochi metri che lo separavano dal tavolo dove sedeva Hermione, e si sedette accanto a lei.
Draco osservò la scena, sicuramente quella sarebbe stata la cosa più interessante dell’anno, vedere la Granger rifiutare uno dopo l’altro i suoi pretendenti.
La riccia alzò lo sguardo dalla pergamena con gli orari e lo fissò stupita.
-Ciao, Hermione-
-Scusa, ci conosciamo?- chiese lei sinceramente perplessa.
Draco riuscì a far passare la risata per un colpo di tosse. Molti occhi lo fissavano, probabilmente sperando che morisse soffocato nella sua saliva.
-No, ecco, io e te non ci siamo mai presentati ufficialmente- proseguì il ragazzone di Tassorosso, ora un po’ meno coraggioso.
-Mi chiamo Michael Hopkins, figlio di Mafalda e Tom Hopkins-
Precisò quel dettaglio sperando di fare colpo, ma l’unica reazione che ottenne fu una leggera alzata di sopracciglia di Hermione. Nulla che si avvicinasse alla sorpresa, comunque.
-Oh, bene. Io sono Hermione Granger, figlia di due dentisti- rispose sorridendo.
A questo punto, Draco dovette affondare il viso nel mantello che indossava per non scoppiare a ridere.
-Non c’è bisogno che giustifichi le tue origini, ovviamente. E non c’è bisogno che ti presenti. Tutti ti conoscono- riprese Michael, che non si era accorto del tono sarcastico della sua interlocutrice.
-A nome di molte persone, vorremo ringraziarti, insieme ad Harry e Ron, di quello che avete fatto per noi. Nessuno sarebbe ancora vivo, senza di voi-
Le guance della Grifondoro si tinsero di un delizioso rosa, ma nulla di volgare.
-Non ho fatto nulla, in realtà. Noi non abbiamo fatto nulla. Ma grazie lo stesso-
-A questo proposito- ricominciò lui, incurante del fatto che la Granger cercava un modo carino per concludere la conversazione.
-Volevo chiederti.. Ecco- si mise la mano tra i capelli, imbarazzato – Tra due settimane ci sarà la gita a Hogsmeade, volevo sapere se ti andrebbe di bere una Burrobirra insieme, una volta lì-
Forse Draco era paranoico, ma aveva la sensazione che tutta la Sala Grande stesse osservando la Granger e questo Michael Hopkins.
-Ecco, vedi Michael, ti ringrazio molto, sono lusingata, ma al momento l’unica cosa che vorrei fare a Hogsmeade è rinchiudermi con i miei due amici alla Testa di Porco e bere del Firewhisky- concluse.
Ormai Malfoy aveva le lacrime agli occhi nel tentativo di non ridere. Si asciugò velocente il viso con un tovagliolo, deciso a non perdere un istante.
La Grifondoro tentava di allontanarlo in qualunque modo, perfino farsi passare per un’alcolizzata, ma Michael era un osso duro.
-Fantastico, allora vi potrei raggiungere nel pomeriggio! Offrirei io, chiaramente-
Michael Hopkins non poteva credere alla sua fortuna: non solo sarebbe uscita con la Granger, avrebbe addirittura conosciuto Harry Potter e Ronald Weasley!
Hermione sospirò: non era nella sua natura essere dura, ma d’altronde non aveva mai avuto molti appuntamenti, e decisamente non ne aveva mai rifiutato uno.
-Scusa la brutalità, Michael. Non voglio uscire con te, non vorrò mai uscire con te. Non prenderla sul personale, ma non mi piaci-
Michael accusò il colpo. Era praticamente convinto di esserci riuscito.
-Hermione, che ti costa darmi una possibilità? Se noi..-
Ma non era riuscito a dire altro: mentre parlava, lui l’aveva presa per i polsi, e lei aveva urlato e si era allontanata.
A Draco Malfoy vennero i brividi: non aveva mai visto Hermione Granger in quello stato. Si toccava le braccia e tremava, gesto che non era sfuggito a nessun paio d’occhi della Sala Grande, nemmeno a quelli dei professori, che si stavano avvicinando.
-Tu.. Non m devi toccare.. Mai più..- urlava, ormai fuori di sé.
In quel momento, Potter e Weasley erano entrati tutti trafelati.
Erano in ritardo, non erano riusciti a svegliarsi, ma quando, a metà scalinata, sentirono un urlo disumano, caracollarono verso la Sala Grande.
Trovarono la loro amica bianca e tremante, che continuava a strofinarsi le braccia e fissava un tizio con gli occhi fuori dalle orbite.
-Hermione, tutto bene?-
Al suono della voce di Harry, Hermione seppe di essere al sicuro. Non capiva quando si era resa conto quanto la presenza di Harry e Ron, la presenza fisica, accanto a lei fosse diventata una dipendenza.
Si buttò subito tra le loro braccia, tremando.
-Forse è il caso di portarla in Infermeria- suggerì la McGranitt preoccupata.
-E’ tutto a posto, professoressa, vero Herm?- disse Ron, accarezzandole i capelli per tranquillizzarla.
Lei si calmò un po’, annuendo energicamente sulla spalla del suo amico rosso.
-Allora la affido a voi. Hopkins, tra un’ora nel mio ufficio- ululò al poverino, che aveva addirittura smesso di respirare dalla sorpresa.
Quando si sedette al suo tavolo, alzò teatralmente la mano, per intimare i suoi amici a tacere.
-Quella è matta, ve lo dico io. La Guerra l’ha ammattita. Giuro che l’ho solo sfiorata..-
Ma ormai Draco non ascoltava più quello stupido Tassorosso.
Perché quella reazione? Non gli sembrava che Hopkins l’avesse presa con la forza, eppure è saltata come un molla dalla panca, urlandogli contro e strofinandosi le braccia.
La Guerra l’aveva devastata, anche mentalmente? Aveva davvero perso il lume della ragione?
-Hai visto come si stringeva le braccia? Da come ha reagito, sembrava che Hopkins avesse le mani bollenti- sussurrò Blaise all’orecchio di Malfoy.
Improvvisamente, tutto ebbe un senso, e Draco si sentì stranamente in colpa.
Lui c’era, aveva visto tutto senza fare nulla. A volte, tra i suoi incubi ricorrenti, facevano capolino anche le urla profonde di dolore della Granger, schiacciata dal peso di Bellatrix che la torturava.
Ai suoi occhi spesso sale l’immagine di una scritta, di un rosso intenso, che colava su una pelle bianca e delicata.
Mudblood.
Sua zia aveva lasciato nella Grifona ben più di uno spiacevole ricordo.
L’aveva ammalata.
Non sopportava che nessuno, al di fuori dei suoi due amici, la toccasse, anche solo la sfiorasse.
Hopkins le aveva appena toccato i polsi, non le braccia, eppure era scattata, disgustata.
Scusa Granger, pensò Draco, avrei potuto fare qualcosa.
Poi si confutò da solo. Non avrebbe potuto fare nulla, era già un miracolo che fosse ancora vivo, allora.

NdA Buon pomeriggio!
Questa è un altro inizio di storia nata dalla mia mente bacata.
La cosa strana per me è che per la prima volta scrivo in terza persona! Vediamo se funziona il narratore onnisciente.
Fatemi sapere! ^^
Jecchan

 

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Capitolo 2
*** Carnefice, o vittima ***


Con mio grande rammarico, i personaggi di non mi appartengono, sono frutto della meravigliosa testa di J.K.Rowling, che ne detiene tutti i diritti.
Solo Michael Hopkins (Capitolo 1) e Morrisen (Capitolo 2) sono stati inventati da moi.
Buona lettura! ^^



Nei giorni successivi, Hermione Granger si rese conto che lo spettacolo a cui aveva assistito la scuola il primo giorno non aveva scoraggiato il resto dei pretendenti.
Almeno avevano imparato a non avvicinarsi troppo, ma si offrivano volontari per portarle i libri, la aiutavano durante le lezioni (Come se ne avesse bisogno, lo considerava un insulto alla sua intelligenza), le portavano al tavolo un dolciume, un succo di zucca, che Hermione senza farsi vedere faceva evanescere.
Sospettava che tutto il cibo che le portavano a tavola fosse imbevuto della Pozione d’Amore dei Tiri Vispi Weasley, o peggio, di Amortensia.
Comunque la guerra le aveva insegnato a fidarsi solo del suo istinto e delle sue conoscenze.
Anche ad Harry e Ron non andava meglio: le ragazze erano ben più appiccicose dei ragazzi.
Erano sempre pronte a ridere a qualunque cosa i due ragazzi dicessero, si mettevano a gruppetti nei corridoi e sospiravano quando passavano di lì.
In particolare, un gruppetto di Grifondoro sembrava avesse imparato a memoria l’orario delle lezioni di Harry e Ron, erano sempre fuori dall’aula della lezione corrispondente alla fine dell’ora.
Ron, che non era abituato a tutta quell’attenzione, era imbarazzato ed impacciato.
Spesso faceva un sorriso lungo un secondo di troppo a qualche ragazzina, e lei per poco non sveniva dalla felicità, e andava in giro a raccontare a tutti che Ronald Weasley le faceva il filo.
-Harry, insegnami come si fa!- chiese il rosso stremato, un giorno.
Erano tutti e tre seduti davanti al Lago Nero, a godersi ancora il sole che minacciava di scomparire in poche settimane.
-Non è difficile. Non sorridere più di mezzo millisecondo, non guardarle se non ti rivolgono la parola, se fanno qualcosa per te ringrazia. Hai tempo un secondo, poi devi tornare a fare quello che stavi facendo. Tutto chiaro?-
Ad Hermione sfuggì una risatina.
-L’avreste mai detto, che un giorno vi sareste scambiati consigli su come evitare quelle invasate, invece che consigliarvi sulle ragazze?-
Scoppiarono a ridere, scatenando i gridolini eccitati delle ragazzine che si erano appostate ad una ventina di metri da loro.
-Harry non ne ha bisogno. Prima di tutto, è il salvatore del mondo, ed inoltre ha già la ragazza- lo prese in giro Ron.
Potter divenne rosso fino alle orecchie, in una quasi accettabile imitazione del colore dei capelli del suo amico. Ad Harry non piaceva parlare di ragazze, Hermione lo sapeva bene.
L’oggetto della discussione si presentò proprio due secondi dopo, ignorando deliberatamente gli sguardi omicidi delle ragazzine mentre si sedeva fra le gambe dell’ex Prescelto.
-E’ una tortura essere la tua ragazza, lo sai? Ho dovuto mandare a quel paese mezza fauna femminile di Hogwarts!- si lamentò la rossa, coccolata dal suo ragazzo.
-Ultimamente è una tortura essere noi- disse Hermione.
Gli altri annuirono vigorosamente.
 
Non era molto che lui ed Hermione stavano insieme, ma nonostante tutto i pretendenti, e le pretendenti, non accennavano ad abbandonare il campo.
Si limitavano a lanciare sguardi di fuoco alla coppia che si teneva timidamente mano nella mano, che si scambiava un veloce bacio a fior di labbra quando si dovevano separare.
Ma non erano mai andati oltre, pensò Ron, osservando la slanciata figura della sua ragazza che si stendeva sul prato.
Ogni volta che ci provavano, lei tremava ed iniziava a piangere, scusandosi mille volte.
Lui la coccolava e le sussurrava che non c’era problema, finché stremata dalle lacrime, non si addormentava tra le sue braccia.
Era meglio di nulla,almeno lui poteva toccarla senza rischiare di scatenare un attacco isterico, concluse il rosso, sorridendo di rimando ad Hermione, che si era voltata verso di lui.
 
Draco Malfoy non aveva vita facile ad Hogwarts. Lo sapeva, aveva avvertito i suoi genitori che lo avrebbero ammazzato.
A dare il via alle danze era stato Dennis Canon, un ragazzo del quinto anno di Grifondoro che, a quanto pare, aveva perso il fratello durante la guerra.
-Malfoy, con che coraggio presenti la tua faccia in questa scuola?-
Il biondo era di spalle, e quando gli vennero rivolte quelle parole, sospirò.
Gli sembrava strano che qualcuno non lo avesse ancora affrontato apertamente.
Si girò aspettandosi qualcuno con cui aveva dei conti in sospeso, ma vedendo il suo avversario, si dimostrò sinceramente perplesso.
-Ti conosco?-
-Io conosco te, e questo basta. Tu ed i tuoi amici Mangiamorte avete ucciso mio fratello!- urlò, mentre gli occhi gli si appannavano di lacrime.
-I Mangiamorte non sono miei amici, e non ho la più pallida idea di chi fosse tuo fratello- disse stupidamente Draco.
A quanto pare questa risposta bastò a Dennis per avventarsi su di lui.
Madama Chips per poco non sveniva quando l’ha visto arrivare in Infermeria conciato male.
Era stupita che, nonostante fossero in una scuola di magia, gli studenti preferissero fare a pugni piuttosto che affrontarsi nella nobile arte del duello.
Meglio così, alla fine era molto più facile curare un naso rotto che una Maledizione lanciata senza pensarci.
Da quel giorno, Malfoy si presentava regolarmente in Infermeria con qualcosa di rotto.
La scazzottata con Dennis Canon aveva incoraggiato altre persone ad affrontare Draco, e lui non si era mai tirato indietro.
Ingenuamente pensava che una rissa l’avrebbe alleggerito dalle sue colpe.
Spesso si lasciava picchiare senza rispondere, ma stranamente, oltre al dolore fisico non sentiva nulla.
Aveva ancora gli incubi, si sentiva ancora il cuore pesante. Cosa le prendeva a fare, se tanto la situazione non cambiava?
 
Aveva appena spento il cervello, mentre veniva sottomesso dai pugni di un tizio.
Chi era? Gliel’aveva detto? Draco non se lo ricordava.
Forse era un ragazzo a cui i Mangiamorte avevano ucciso la madre, il padre, la sorella, ..
E lui le stava prendendo come capro espiatorio di tutti.
Improvvisamente, si sentì leggero, fisicamente leggero.
Il sangue scendeva a fiotti dalla bocca, ma il suo avversario non era più sopra di lui.
-Venti punti in meno a Corvonero, Morreson. Avviserò il professor Vitious per questo -
Era lei. Era la prima volta che la vedeva così da vicino.
I ricci erano sempre crespi e ribelli, gli occhi stanchi mandavano lampi di furore.
Puntava la bacchetta contro il ragazzo, steso a terra.
-Ma Hermione.. Mia sorella..-
-Conoscevo tua sorella e mi dispiace. Ma non è stato lui ad ucciderla. E’ stata Bellatrix Lestrange, ed a lei ci ha già pensato Molly Weasley. Non hai lezione?-
Morreson si rialzò a fatica, togliendosi la polvere dai vestiti, e dopo aver lanciato un ultimo sguardo di fuoco a Malfoy, ancora a terra, se ne andò, seguito dai suoi amici.
-Malfoy, mi senti?-
Era troppo vicina, sentiva il suo profumo.
Non lo toccava, ma lo fissava preoccupata.
-Ti ha conciato per le feste. Andiamo in Infermeria, devo fare rapporto a Madama Chips-
Non lo aiutò a rialzarsi, ma lui nemmeno lo chiese.
-Tamponati la bocca con questo, stai inondando tutto il castello col tuo prezioso sangue-
Lui provò a controbattere ma non ci riuscì, sia perché aveva la bocca piena di quel liquido rossastro, sia perché la Granger gli mise in mano un fazzoletto di seta.
-A occhio e croce, avrai perso due denti- commentò la riccia, cercando di riempire i silenzi imbarazzanti che riempivano quel breve tragitto.
Sapeva che lui non poteva parlare, ma lei non aveva voglia di chiacchierare amabilmente con Malfoy.
-Perché continui a farti picchiare? Non è la prima volta che ti vedo prenderle-
Draco la fissò stupito. Lei la vedeva? E allora perché non è mai intervenuta?
Come se l’avesse letta nel pensiero, arrossì impercettibilmente.
-Volevo intervenire, ma sai, ad Harry e Ron era sembrato.. Un bello spettacolo-
Mentalmente, Draco annotò tra le cose da fare anche la tortura a Potter e Weasley.
-E comunque, prima che potessi fare qualcosa, loro avevano finito e tu ti trascinavi in Infermeria senza dire una parola-
Malfoy cercava di non pensare a quante volte avrebbe potuto tenersi il labbro sano per un giorno intero se la Granger si fosse decisa subito ad intervenire.
Ma poi si diede dell’idiota: sei davvero una femminuccia se speravi che la Granger ti difendesse.
-Malfoy, sarai anche un deficiente, ma non hai nessuna colpa-
Il biondo girò la testa talmente di scatto che gli si accavallò un nervo.
Aveva sentito bene?
-Non devi sentirti responsabile della morte di tutte quelle persone. Tanto per cominciare, sono morti con onore, hanno scelto di combattere per la pace, ma ad alcuni parenti proprio non entra in testa. Ed inoltre, non li hai messi in fila per ucciderli uno per uno-
A Draco Malfoy stavano cadendo i bulbi oculari. Aveva persino smesso di camminare, il sangue non trattenuto dal fazzoletto cominciava a macchiargli la camicia.
Hermion, rendendosi conto che non aveva più nessuno al suo fianco, si girò a guardarlo.
Per un attimo le fece una gran pena: non avrebbe mai voluto essere al suo posto. Lui era vivo, ma aveva visto tanti morire davanti ai suoi occhi.
Anche tu hai visto tanta morte e distruzione, le sussurrò una vocina interiore.
Sì, rispose Hermione, ma almeno io non ho dovuto fare finta che mi piacesse.
Scosse i capelli per porre fine al dialogo con sé stessa, e inconsciamente sorrise a Malfoy.
-Ribadisco, sei un deficiente. Ma sei anche una vittima della Guerra, come tutti noi. Non pensare che farsi dare due cazzotti al giorno sia il pedaggio da pagare per i tuoi stupidi sensi di colpa-
Senza rendersene conto, erano fermi proprio davanti all’Infermeria.
-Oh, eccovi qua. Malfoy? Ancora?- chiese Madama Chips
Nessun tono stupito, anzi, piuttosto rassegnato.
-Un ragazzo del settimo anno di Corvonero. L’ho già denunciato, ora Malfoy è nelle sue mani-
Salutò brevemente con la mano sia Madama Chips che il biondo, poi si richiuse la porta alle spalle.
Mentre si dirigeva verso la Biblioteca, non poté fare a meno di pensare alla conversazione, anzi, al monologo, che aveva avuto prima con Malfoy.
Stranamente, tutto quello che gli aveva detto era la pura verità: non lo considerava un carnefice, ma una vittima.
Lui non avrà perso la sua famiglia, ma ha visto morire molte persone, ha dovuto accogliere il Signore Oscuro in casa propria come se se fosse un onore.
E ha perso il rispetto della gente.
Non che prima fosse particolarmente amato, ma temuto e rispettato, quello sì. E l’aveva perso.
Come un flash, salì alla mente il ricordo che occupa i suoi incubi da mesi: Bellatrix Lestrange sopra di lei, con la sua vocetta infantile e cattiva, mentre se la godeva un mondo a scriverle lentamente sul braccio “Mudblood”, facendola urlare dal dolore.
Ma per la prima volta, nel ricordo appare chiaro il ricordo del viso disgustato di Draco Malfoy, pietrificato dal terrore, che ad un certo punto girò il viso da un’altra parte.
Allora stava guardando quando Bellatrix mi torturava.
Il fatto di non ricordare nessuna espressione trionfante o gioiosa sul viso del biondo rese ancora più veritiere le sue parole di prima.
Contenta di aver scoperto qualcosa di buono, si chiuse la porta della biblioteca alle spalle, lasciando il quarto piano nel silenzio totale.

NdA Buonasera!
Wow, due capitoli in una sola giornata. Non abituatevi, non sarà sempre così U_U
Una ragazza mi ha chiesto se le cose sono rimaste come le aveva lasciate zia Jo.
Sì, sono rimaste tali e quali: Fred, Tonks e Lupin, Colin Canon, Dobby (Potrei andare avanti all'infinito), tutti sono morti.
Hermione e Ron stanno insieme (Ovviamente per ora ^^), Ginny ed Harry pure.
Ho provato a ricostruire la storia immaginando un Draco Malfoy pieno di sensi di colpa ed una Hermione Granger che, dopo la sua "chiacchierata da donna a donna" con Bellatrix, non è stata più la stessa.
Spero recensiate per farmi capire cosa ne pensate! Grazie ai nove che la seguono, alle tre meravigliose recensioni ed a AliceKatnipMalfoy che l'ha messa tra le sue preferite! ^^
Jecchan

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Capitolo 3
*** Bisogno di un abbraccio ***


J.K.Rowling detiene tutti i diritti di questo fantastico mondo. Il mio unico obiettivo è allietarvi la giornata, non ho fini di lucro.
Buona lettura! ^^


L’autunno cominciò a colorare le foglie e ad ingiallire i prati verdi, e nulla era apparentemente cambiato nella scuola di magia.
Nulla, tranne gli animi di chi ne faceva parte: la Guerra aveva cambiato tutti, e dietro un sorriso o una risata c’era il dolore di una perdita, la consapevolezza di essere stati ad un passo dalla distruzione.
 
Minerva McGranitt non aveva mai visto i suoi studenti così calmi.
Si commosse quando pensò “i suoi studenti”, ma poi si corresse sulla parola “calmi”.
Per lei era un fatto nuovo non sentire le risate, non dover punire qualcuno per qualche scherzo stupido, non dover sequestrare qualche manufatto dei Weasley (Per lei continuano ad essere in due, non importa quello che era accaduto, loro saranno sempre una cosa sola).
Questo intendeva con “calmi”, ma aveva dovuto punire almeno dieci studenti per risse, ne aveva sorpresi altrettanti a Duellare tra loro, ed un paio era stata costretta a rimandarli a casa.
Ciò che Silente sperava succedesse si è disintegrato prima ancora di comporsi: le Case non collaboreranno mai, non ci sarà mai cooperazione.
La professoressa sembrava quasi intuire, dietro questi atteggiamenti, la risposta.
Il Cappello Parlante parlò di cooperazione tra le Case, ma in tempo di guerra. Ora che la pace regna sovrana, nulla impedisce ai ragazzi di regolare conti in sospeso, o di vendicare una persona perduta in guerra.
La McGranitt diede una conclusione a questi pensieri: doveva tenere gli occhi assolutamente aperti.
Come diceva il vecchio Moody, “vigilanza costante”.
 
Pozioni con Lumacorno era una tortura.
A Draco dava l’impressione che quel professore fosse l’imitazione corporea del professor Ruf.
All’inizio ti coinvolgeva, ti lodava, ti consigliava. Era piacevole fare lezione.
Non era come quando c’era Piton, ovviamente. Frequentava Pozioni solo perché il suo professore preferito passava più della metà del tempo a torturare Potter e tutti i Grifondoro.
Ma comunque i primi tempi in qualche modo riusciva a rendere la lezione interessante.
Quest’anno era cambiato tutto.
“Il mio compito è portarvi preparati ai MAGO con le Pozioni che sono state approvate dal Ministero della Magia, signor Malfoy. Non voglio che qualcuno di voi si interessi a qualcosa che devi dalla retta via”.
Così aveva risposto Lumacorno quando Malfoy gli aveva chiesto se ci fossero state pozioni più interessanti della Restringente.
Il caro Horace aveva sempre avuto paura della magia oscura, e se n’era sempre tenuto a debita distanza.
Ma dopo i danni che ha combinato, li ha assolutamente eliminati anche dalle lezioni.
Sapeva che gli studenti si sarebbero annoiati, ma meglio annoiati che assassini o, peggio, morti.
-Oggi vi dividerete in coppie, ognuna di queste alla fine delle due ore mi consegnerà in fialetta la Pozione Restringente. Buon lavoro-
I primi minuti furono caotici.
-Posso stare in coppia con te?-
-Oh, scusami, ti ho fatto male?-
-Levati dai piedi, Malfoy!-
Ma Draco rimaneva immobile al suo banco, mentre tutta la classe cercava di accaparrarsi uno del Magico Trio.
-Harry, staresti con me?-
-No, lui doveva far coppia con me!-
-Ma chi ti credi di essere per avere un diritto del genere su di lui?-
-Ragazze, è inutile che litigate, tanto io sono in coppia con Ron-
Harry Potter, per far tacere quelle due oche di Serpeverde, aveva detto la prima cosa che gli era venuta in mente, ma capì troppo tardi dell’errore.
Ora Hermione era scoperta, non era in coppia con nessuno, poteva capitare con chiunque che, con una scusa o con l’altra, l’avrebbe toccata.
-Grazie Harry- sibilò infatti lei.
-Non c’è problema, non c’è problema- tentò di riportare la calma Lumacorno.
-Se non è un problema per lei, signorina Granger, potrebbe stare in coppia con il signor Malfoy. Vede, anche lui è solo- aggiunse quasi per giustificarsi.
Non chiese a Draco cosa ne pensasse di questa coppia, se voleva o meno. Lui doveva tacere e accettare.
Ma stranamente, l’idea di fare la coppia con la Granger non gli dispiaceva.
Se non altro, non avrebbe dovuto fare nulla.
Quando lei si sedette accanto a lui, il biondo sentì di nuovo una folata di profumo che proveniva dai suoi capelli, che lo riportò con la mente a quello strano giorno.
Dopo che la Granger lo aveva portato in Infermeria e se n’era andata, Madama Chips l’aveva curato velocemente: ormai sapeva cosa fare con lui.
Ma l’evento memorabile di quel giorno è stato il momento in cui Draco chiuse gli occhi per addormentarsi e si risvegliò il mattino dopo, riposato.
Niente incubi, niente singhiozzi di paura, niente.
Non si era svegliato di soprassalto sudato e spaventato.
La mattina dopo era una parvenza di allegria, anche Zabini si era accorto che aveva dormito.
Questa sua allegria di prima mattina, comunque, non era durata a lungo: a qualcuno, quel viso tranquillo e senza lividi non era piaciuto.
-Malfoy, mi ascolti?-
Il biondo si riscosse dai propri pensieri, ricordandosi di essere nel bel mezzo della preparazione di una Pozioni.
-Chiaramente no, altrimenti ti avrei risposto. Cosa stavi dicendo?-
Lei lo fissava severa.
-Se pensi di fare un pisolino mentre io faccio tutto il lavoro, e magari dividere la gloria a metà, scordatelo-
Incredibile quanto quella ragazza lo conoscesse nei suoi lati peggiori.
Draco aveva paura di quello che avrebbe potuto scoprire di lui se si fosse presa la briga di conoscerlo più a fondo.
-Beccato, Granger. Allora, che cosa devo fare per guadagnarmi metà della gloria?-
-Comincia a triturare questi- gli passò delle radici – E poi mettili nel mortaio insieme a questi. Devi ovviamente schiacciarli- concluse passandogli una ciotola contente qualche fagiolo saltellante.
-La metà della tua gloria consiste nel dare ordini?- la prese in giro, ma intanto si stava già dando da fare con le radici.
-Sei bravo in Pozioni, sai meglio di me quali e quanti ingredienti servono per questa Pozione. Fai il tuo lavoro ed io faccio il mio-
Per una mezz’ora buona nessuno dei due parlò.
Schiacciare i fagioli si era rivelato più difficile del previsto, dato che saltavano da una parte all’altra del bancone. Chiaramente non volevano essere schiacciati.
-Malfoy, riesci a tenere a bada due fagioli o hai bisogno di aiuto?- chiese la riccia divertita.
Ovviamente lo stava aspettando da molti minuti, la sua parte di lavoro l’aveva già fatta, stava solo aspettando Draco per unire le due parti.
-Non ho bisogno di nessun aiuto!- esclamò lui punto sul vivo.
-A me sembra di sì. Ma non preoccuparti, in fondo manca solo un’ora, e dobbiamo lasciar sobbollire per mezz’ora esatta-
Hermione si stava divertendo a prenderlo in giro.
Era la prima volta che si trovava così vicino ad un ragazzo che non fosse Ron o Harry e non provasse ad allontanarsi. Era strano per lei, che non si faceva nemmeno abbracciare da Ginny.
-Non starmi col fiato sul collo, Granger. Ci sto quasi riuscendo-
L’ultimo, maledetto fagiolo schizzò verso Hermione.
Tutto accadde velocemente: sia lei che Draco misero la mano sul fagiolo per fermarlo, la riccia lo fissò terrorizzata, il biondo divenne di un pallido color carta.
Subito lui tolse la mano, riprendendo in mano il coltello e cercando di schiacciare il fagiolo traditore.
L’aveva toccata. Certo, per caso, ma l’aveva fatto. Come avrebbe reagito ora? Si chiese Draco.
Sicuramente nel giro di pochi secondi gli avrebbe vomitato addosso insulti, gli avrebbe urlato contro.
Decise di batterla sul tempo, sperando che bastasse: si girò a fissarla.
Si teneva la mano toccata e tremava. Tremava sul serio.
Draco pensò stupidamente che forse un abbraccio l’avrebbe fatta stare meglio.
Poi, come faceva spesso nell’ultimo periodo, si diede mentalmente dell’idiota.
Ma quella ragazza aveva bisogno di un abbraccio.
Draco non era un grande esperto di coccole, sua madre non è mai andata oltre del bacio della buonanotte e qualche abbraccio nei momenti difficili.
Questo fino alla fine della Guerra. Ora sua madre era la quintessenza delle coccole, e Draco ne riceveva fin troppe.
Per questo capiva quanto Hermione avesse bisogno di una coccola.
Non riuscendo più a guardarla, fissò intensamente il fagiolo, ormai arrendevole sotto le sue mani.
-Scusa Granger. So che non ti piace essere toccata, non l’ho fatto apposta. Perdonami-
Per poco Hermione non cadde dalla sedia dalla sorpresa: le aveva chiesto scusa? Aveva chiesto perdono?
Lo fissò stupita, ma lui fissava imperterrito il fagiolo.
Si accorse che non tremava più, e se ne stupì: di solito ci volevano le braccia calde e accoglienti di Ron ed Harry per calmarsi.
Senza che se ne rendesse conto, gli angoli della bocca si tirarono su.
Hermione non sorrideva tanto, ma quel fantasma di un sorriso l’aveva sorpresa e spaventata.
-Non è nulla Malfoy. Hai finito di torturare quel fagiolo?-
Ora era il turno di Draco cadere quasi dalla sedia.
Non gli aveva gridato contro? Non era corsa tra le braccia dei suoi amici?
Era bastato scusarsi sinceramente per farla calmare, senza toccarla?
Mentre univano le due parti di lavoro nel pentolone, Draco rimaneva dell’idea che Hermione Granger avesse bisogno di un abbraccio, di una coccola, di qualcosa che la facesse sentire viva, amata.
Ma, concluse poi, non era il suo ruolo. Avrebbe sicuramente pensato Ron Weasley a queste cose.
Comunque sia, non l’avrebbe più toccata.
Se l’era cavata quella volta, ma non doveva succedere mai più.

NdA Buonasera!
Ok, non ci crederete, ma giuro che non metterò ma più tre capitoli in una giornata sola!
Ma sapete, l'ispirazione arriva quando meno te lo aspetti xD
Qualcosa comincia a muoversi nelle menti di Hermione e Draco.
Cosa succederà? Lo scoprirò insieme a voi, dato che per stasera ho concluso le idee T_T
Ma prometto che prestissimo pubblicherò altri capitoli!
Grazie alle quattro recensioni, ad  AliceKatnipMalfoy che l'ha messa tra le preferite, a  giusymbarelaudato che l'ha ricordata ed ai 23 che la seguono! ^^
Fatemi sapere che ne pensate, consigli e critiche sono sempre ben accette!
Jecchan

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Capitolo 4
*** E chi capisce me?! ***


J.K.Rowling è la mamma di questo mondo. Il mio scopo è farvi divertire, non ho fini di lucro.
Buona lettura! ^^

Hermione avrebbe potuto compiere un omicidio e gioirne.
I suoi pretendenti non la lasciavano in pace un attimo, era stata costretta e chiedere in prestito ad Harry il Mantello dell’Invisibilità per studiare in pace qualche ora.
L’ultimo idiota che le si è avvicinato più del dovuto è stato portato in Infermeria per una fattura Gambemolli.
Ma ciò non ha scoraggiato tutto gli altri.
Persino quel ragazzo, Hopkins, non si è demoralizzato.
“Splendida giornata, eh Hermione?”
“Ehi, Hermione, ti va di venirmi a vedere all’allenamento di Quidditch?”
Hermione, Hermione. Cominciava ad odiare il suo nome.
“Signorina Granger, è tutto a posto?”
“Sa che può contare su di me per qualunque cosa, signorina Granger”
Anche i professori non la lasciavano in pace un attimo, e stava odiando anche il suo cognome.
 
Ron ed Hermione erano in cerca di un po’ di intimità. O meglio, Ron sperava di trovare un po’ di intimità con la sua ragazza, Hermione voleva solo stare con Ron da sola.
E quale posto migliore della Stanza delle Necessità, conosciuta da pochissime persone.
Un enorme letto a baldacchino faceva bella mostra di sé nella stanza, a fianco ad un camino acceso.
I due ragazzi si erano sdraiati abbracciati, si davano sfuggevoli baci sulle labbra.
Ron accarezzava i capelli ribelli di Hermione, lei affondava le dita in quelli setosi e rossi di lui.
Parlavano tanto, chiacchieravano anche per ore, interrotti ogni tanto da qualche bacio più passionale degli altri.
Hermione si stava gustando un bacio dolce e passionale di Ron, spegnendo il cervello.
Non seppe quando se ne accorse, ma all’improvviso sentì la mano grande del rosso su un suo gluteo.
Tutte le lampadine di allarme che aveva si accesero in contemporanea, e poggiando le mani sul petto del suo ragazzo lo allontanò.
-Scusa Herm, ma sai.. averti qui, e limitarmi a baciarti..-
-Perdonami, ma non mi sento pronta per fare un passo del genere-
Il suo tono era più freddo di quanto avesse voluto, ma era un po’ arrabbiata con lui: di solito ne parlavano prima, lui non doveva mai prendere iniziative, lo sapeva.
-Come facciamo a risolvere questa cosa se rifiuti di farti toccare?- sbottò il rosso.
Si mise seduto al bordo e si prese la testa tra le mani.
-E’ frustrante, sai?- ammise.
Hermione non poteva credere alle proprie orecchie: conosceva il suo problema, eppure si preoccupava solo del suo desiderio sessuale.
-Pensi che mi diverta? Pensi che non mi senta in colpa quando ci proviamo ed io mi blocco?! Ci provo davvero! Ma tu non puoi starmi col fiato sul collo per un po’ di sesso!-
L’aveva detto: nell’ultimo periodo aveva queste parole bloccate in gola. Ultimamente allungava le mani senza permesso un po’ troppo.
-Pensi che sia del sesso che mi preoccupo? Certo, è un aspetto importante del rapporto, ma non è solo questo..-
Sì alzò, cominciando a camminare dal letto alla porta.
-Io non sento di far parte di una coppia. Sì, ci teniamo per mano, ci baciamo sulle labbra, ma poi? E’ come se fossimo degli amici più intimi del normale!-
Anche Hermione si alzò, rossa in viso, ma dalla rabbia.
-Allora vedi che stavi parlando di sesso, e le attività ad esso connesse? Hai pure il coraggio di negarlo? Non mi faccio toccare, e la cosa ti turba, ammettilo!- urlò.
Ron divenne rosso come i suoi capelli, ma non negò.
-Fatto sta che abbiamo un problema, io vorrei avere una vita normale. Dopo la Guerra non è stato più lo stesso: Fred è morto, io sono improvvisamente diventato uno celebrità, e tu, anche se dici che stiamo insieme, non ti fai toccare, e non fai nulla per risolvere questo problema!-
Chissà da quanto tempo covava questo sentimenti, pensò la riccia.
Ma ciò non le impedì di arrabbiarsi ancora di più.
-IL MIO NON E’ UN CAPRICCIO!- gridò isterica. Era la prima volta che tremava dalla rabbia.
-NON LO FACCIO PER FARTI UN DISPETTO! VORREI CHE TU MI CAPISSI, ANCHE SOLO PER UN MINUTO, PER CAPIRE COSA LA GUERRA HA LASCIATO IN ME!-
-E CHI CAPISCE ME?!- ruggì lui.
Finalmente si stava liberando. Era una situazione frustrante per lui, non sempre aveva giornate facili, ma sarebbe bastato stare con Hermione per dimenticare tutto.
All’inizio la capiva, ma erano passati mesi, dannazione, mesi ,e la situazione non era migliorata di un grammo.
Ed ora si era stufato.
Un silenzio rancoroso cadde tra i due, ai due lati opposti della stanza.
Seguendo i loro desideri, la stanza fece sparire il letto, laciandoli in una triste stanza spoglia.
-Senti, ho capito. Tu non mi capisci ed io non capisco te. Cosa vuoi fare?- chiese lei.
-Non lo so. Stare insieme a te è più difficile che esserti amico. Ho bisogno di stare solo per pensare-
Hermione era preparata a quelle parole, ma comunque le aprirono un varco nel cuore.
Non diede mai a Ron la soddisfazione di vederla piangere, vederla strisciare.
Lo fissò, e la sua voce non tremò neanche per un attimo.
-Bene, Ron. Prendiamoci una pausa, per riflettere. Alla peggio tornerà tutto come prima- disse lei.
Il rosso si mise le mani tra i capelli, stremato dalla litigata.
-Forse è meglio così- sussurrò più a sé stesso che ad Hermione.
-Bene, e pausa sia- concluse lei.
Raccolse la sua borsa e si chiuse la porta della stanza alle spalle.
Sapeva che non l’avrebbe seguita, ma non volle rischiare: corse al secondo piano, e come sempre ignorò il cartello “guasto” del bagno di Mirtilla Malcontenta.
Ma appena chiuse la porta, il dolore la travolse come un’onda: si accasciò a terra, battendo i pugni sul pavimento e piangendo sonoramente.
Persino il fantasma del bagno non ebbe il coraggio di ridere di tutto quel dolore, si tappò le orecchie e sperò che quella ragazza distrutta uscisse da lì.
 
La notizia che Ron Weasley ed Hermione Granger fossero ai ferri corti si sparse a macchia d’olio nella scuola, e ciò rese più intraprendenti le ammiratrici del Portiere, che cominciava ad apprezzare le attenzioni.
Ginny era ad un passo dal correre dal fratello e fargli una fattura Orcovolante coi fiocchi, ma solo gli occhi imploranti della sua amica la fermarono.
-E’ un idiota, Hermione, e te lo dico io che sono sua sorella. Non dargli la soddisfazione di tenerti sulla corda, mollalo tu prima che lo faccia lui!-
Ma lei non aveva il coraggio di compiere un passo del genere: e se poi si fosse pentita? E se poi si fosse trovata sola, a combattere con i suoi incubi?
Non sapeva realmente se fosse innamorata di Ron, ma l’idea di perderlo la faceva stare male.
Il bagno di Mirtilla Malcontenta era diventato il suo muro del pianto.
Piangeva un po’ per tutto: per Ron, che non la capiva, per i Weasley, che stavano combattendo contro il dolore della perdita, per Ted Tonks, senza genitori fin dalla nascita.
Piangeva per Draco Malfoy, per la sua triste sorte, e piangeva per lei, che si sentiva così debole e vulnerabile.
Passava le ore a piangere, saltando il pranzo e le ore libere del pomeriggio.
Poi si asciugava il viso e andava in camera a studiare.
In quel periodo l’idea di farla finita con tutto questo dolore passò per la mente di Hermione Granger.

NdA Buon pomeriggio!
Sì, so di avervi detto che non posto così velocemente, ma oggi ho avuto l'illuminazione sulla storia di Ron ed Hermione!
Sicuramente è una situazione difficile per la nostra eroina, ma anche Ron deve soffrire! Quindi capiamolo.
Mi sembrava un modo abbastanza coerente per far finire la loro storia (anche se per adesso sono "in pausa").
Grazie alle 7 meravigliose recensioni, ai 2 che la preferiscono, a giusymbarelaudato che la ricorda ed ai 32 che la seguono (Wow, quanti siete! =D)
A prestissimo ^^
Jecchan

 

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Capitolo 5
*** Momenti di debolezza ***


Questi personaggi non mi appartengono, appartengono esclusivamente alla magnifica J.K.Rowling. Non ho fini di lucro, il mio scopo è allietare le vostre serate (magari davanti ad una bella cioccolata calda xD).
Buona lettura! ^^


Hermione si era isolata, Harry l’aveva capito. Provava a convincersi che forse aveva bisogno di un periodo lontana da loro, per pensare al suo rapporto con Ron.
Li evitava accuratamente da giorni, ormai. Quando loro scendevano in Sala Grande per fare colazione, lei era già schizzata via, nelle lezioni in comune arrivava appena dieci secondi prima per non doversi sedere con loro, e correva nei banchi in prima fila, evitati come la peste dagli studenti.
La sera, in Sala Comune, lei non c’era mai, rimaneva chiusa in camera.
E la storia si ripeteva tutti i giorni.
Harry pensava ingenuamente che quella era solo una normale crisi tra fidanzati, e che presto sarebbero tornati insieme.
Non se ne intendeva molto di fidanzati e crisi, in realtà: il suo rapporto con Ginny è stata un’estensione naturale di quello che erano prima. Non c’è stata la classica domanda “ti vuoi mettere con me?”, non si festeggiava nessun “mesiversario”, dopo che lui era tornato dalla ricerca degli Horcrux avevano ripreso da dove si erano interrotti.
Per questo Harry Potter pensava che tutto si sarebbe risolto presto.
 
Quella ragazza sta piangendo ancora, pensò Mirtilla.
Per stremare una come lei, che si lamentava tutto il giorno e tutta le notte, ce ne voleva.
Si era stufata, solo lei poteva piangere con questa continuità.
-Scusa carina, se vuoi piangere in libertà, ammazzati e cercati un bagno guasto dove sfogarti, come me!-
Hermione sussultò, sentendo la voce del fantasma.
-Hai ragione Mirtilla, mi ero dimenticata che fosse il tuo bagno-
-Eh certo, chi vuoi che si ricordi della frignona Mirtilla Malcontenta!- attaccò lei, già pronta ad iniziare il suo teatrino.
Ma prima che potesse iniziare a lamentarsi, Hermione riprese a piangere, facendole morire il lamento in gola.
-Basta, sei troppo piagnucolona anche per me! Andrò a farmi un giro nello scarico-
E con un sonoro Plop sparì in un water.
Hermione si godette quell’attimo di pace senza Mirtilla, anche se l’eccessivo silenzio le faceva pressione alle orecchie.
Lo scricchiolio della porta la avvisò che qualcuno stava entrando.
Immediatamente si alzò e si avviò al lavandino per sciacquarsi il viso, ma aveva pianto molto quel giorno.
Attraverso lo specchio, vide la figura magra e slanciata di Draco Malfoy.
-Oh, non sapevo che questo bagno fosse già occupato-
Ma non se ne andò, anzi si sedette per terra e tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di sigarette.
-E’ vietato fumare, Malfoy- disse Hermione severa, riprendendo per un attimo il suo ruolo di Caposcuola.
Lui alzò il viso verso di lei, ghignando.
-Sai, non sei molto credibile con quegli occhi gonfi. Sembrano dei Bolidi-
La riccia arrossì, imbarazzata per essere stata scoperta.
Senza rendersene conto, si sedette per terra accanto a Draco.
-Ne vuoi una?- chiese lui porgendogli il pacchetto.
-No grazie, ci tengo alla salute- ribatté lei stizzita.
-Non mi pare, visto che te la fai rovinare da un certo Portiere-
E lui come diavolo faceva a saperlo? Si chiese Hermione.
Poi si calmò: certo, lo sapeva tutta la scuola.
-Non ricordo di averti mai detto che fossero fatti tuoi, mi pare-
-Non me l’hai mai detto, ed io non ci voglio entrare. Ti stavo solo dando un consiglio spassionato-
Si accese la sigaretta e tirò la prima boccata. Notò immediatamente i tratti del biondo distendersi, mentre chiudeva gli occhi.
-Mi commuove che io ti stia tanto a cuore- lo prese in giro.
-Ripeto: consiglio spassionato- ribatté lui.
Per qualche minuto stettero in silenzio, ma non era il silenzio di prima, constatò Hermione: era rilassato, tranquillo. Le sembrava un silenzio necessario.
Eppure, fu lei a romperlo per prima.
-Visto che hai voglia di darmi consigli spassionati, allora spiegami perché sono ancora viva-
A Draco cadde la sigaretta dalle labbra dalla sorpresa: leggendo tra le righe, non gli starà mica dicendo che vuole..!
-Cosa significano questi discorsi, Granger?-
Lei fissava il vuoto, con un sorriso triste.
-Sì, perché sono viva? Pensavo che dopo la Guerra, sarebbe tornata la pace. Per me. Invece la sofferenza ha solo generato altra sofferenza. Non sono felice, e forse hai ragione, mi faccio rovinare la salute da una persona che non mi vuole. Che senso ha vivere?- domandò lei.
Draco non sapeva proprio come rispondere. Cosa si può dire a qualcuno che sta accarezzando l’idea di farla finita?
Lui non l’ha mai pensato, neanche nei suoi momenti peggiori.
-Che senso ha? Ma Granger.. Senti- iniziò, spostandosi sulle ginocchia e fissando intensamente la sua interlocutrice.
-Io non conosco la sofferenza che conosci tu, è appurato. Ma penso che per niente e nessuno valga la pena pensare di morire. Tutti hanno momenti oscuri, momenti di debolezza. Dannazione, hai avuto l’esperienza della Guerra, tutti i piccoli dolori della vita dovrebbero sembrarti delle cavolate!- esclamò lui.
Hermione lo fissava con tanto d’occhi: non si era aspettata che Draco le rispondesse, era solo una domanda retorica.
-Arriverà anche per te la pace. Comincia con chiudere con Lenticchia, per esempio. Se guardi oltre le sue spalle, troverai una persona che ti aiuterà, che ti vorrà stare vicino, sul serio- concluse lui, rimettendosi seduto composto e accendendosi un’altra sigaretta.
La riccia continuava a guardarlo.
-Ed inoltre- aggiunse lui – Hai una gran testa. Il mondo non vedeva una secchiona come te da secoli. Senza contare che l’idea di vedere la McGranitt crogiolarsi dal dolore sul tuo corpo non è proprio un bello spettacolo-
-Lo pensi sul serio? Tutto quello che hai detto, intendo-
Il biondo girò la testa impercettibilmente, per fissarla.
-Io non parlo per far prendere aria alla bocca, dovresti saperlo ormai. Tutto ciò che dico è ciò che penso-
Hermione si sentì il petto magicamente caldo, come non sentiva ormai da mesi.
Le parole di quella Serpe le avevano scaldato il cuore, grazie a lui sapeva quello che doveva fare.
Il suo scopo era trovare un po’ di pace.
Gli sfuggì una risatina, e Draco se ne accorse. Di rimando, per un secondo, anche lui sorrise, ma durò un attimo.
Poi fece finta di non aver sentito quella risatina che lo aveva smosso.
Allora anche lui era capace di aiutare qualcuno, si disse.
Se era capace di far ridacchiare la Granger, nonostante i suoi propositi di suicidio, poteva fare tutto, anche liberarsi dei sensi di colpa.
-Me ne vado a letto- annunciò lui, facendo leva con le mani sulle ginocchia per alzarsi.
-Adesso? Tra venti minuti hai lezione!- esclamò lei sconvolta.
-Non mi importa, la salto. Tanto, pensi che si accorgerebbero della mia assenza? Ammettiamolo, saranno tutti più contenti- disse.
-Io non sarei contenta-
Prima di poter dare un freno ai pensieri, Hermione li liberò.
Si mise una mano davanti alla bocca, bordeaux per l’imbarazzo.
Draco non poté fare a meno di sorridere davanti al rossore della Granger.
-Allora è tutta un’altra cosa- disse prima di darle le spalle.
Sperava di essere suonato sarcastico, ma in realtà l’idea che la riccia non lo disprezzasse lo aveva scosso in modo positivo.
Come se avessero vita propria, le sue labbra si stesero in un sorriso, che tenne fin davanti ai sotterranei.
Quando entrò in Sala Comune, tornarono come prima.

NdA Buonasera!
Ho provato a resistere, ma è più forte di me, avevo scritto il quinto capitolo e volevo subito postarlo! Non prendetemi per computer-dipendente eh! xD
Qualcosa si sta muovendo nel cuore di Hermione, ma prima che a trovare l'amore, deve salvarsi da sé stessa.
E chi meglio di uno che cerca di alleggerirsi la coscienza? =)
Grazie alle 9 recensioni (Vi amo follemente! =D), ai 2 che la preferiscono, a giusymbarelaudato che la ricorda ed ai 38 che la seguono (Sono quasi commossa =D).
A prestissimissimo, forse a stasera, chissà! ^^
Jecchan

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Capitolo 6
*** Trovare la pace ***


Questa storia non ha scopi di lucro, non mi pagano per farlo.
J.K.Rowling è la mamma di tutti i personaggi presenti in questa storia, detiene lei tutti i diritti.
Buona lettura! ^^


Ci aveva ragionato su tutta la notte, ed alla fine aveva deciso.
Mentre novembre avanzava, portando con sé i primi venti gelidi, Hermione Granger decise di farla finita.
No, non farla finita con la sua vita.
Farla finita col passato, a cominciare da Ronald Weasley.
Quella mattina lo aspettò davanti alla Sala Grande.
Il coraggio le mancò un attimo quando lo vide scendere le scale insieme ad Harry, ma il suo spirito Grifondoro non l’abbandonò.
Ad Harry parve un miracolo vedere la sua amica ad aspettarli, non la vedeva da settimane. Non sapeva come, ma riusciva ad evitare anche Ginny.
-Hermione! Che gioia! Mi sembrano passati secoli dall’ultima volta che ti ho visto!- esclamò il moro, abbracciandola.
Lei si lasciò abbracciare, ma non contraccambiò.
-Harry, ti dispiacerebbe lasciarmi sola con Ron?-
Il suo tono era freddo e distaccato, ma a parte questo non sembrava pronta a fare una strage.
-Ci vediamo a lezione allora- disse ad entrambi.
Ronald Weasley sembrava pronto a collassare dalla paura, era pallido e sudava copiosamente, nonostante il mattino freddo.
-Usciamo in giardino? So che non vedevi l’ora di fare colazione, giuro che sarà questione di pochi minuti-
Poi gli voltò le spalle e uscì.
Il rosso la seguì, come se stesse andando al patibolo.
In Sala Grande girò voce che Ron ed Hermione stavano discutendo fuori dal castello.
Si sa che in una scuola le notizie sono al cinquanta per cento storpiate da chi le mette in giro.
In questo caso era una primina di Grifondoro, che li aveva visti uscire, ed era pronta a giurare che Ron Weasley avesse una faccia funerea.
Queste voci arrivarono anche al tavolo Serpeverde.
-Hai sentito, Draco? Pare che i due fidanzatini Grifondoro stiano per darsele di santa ragione!- gli sussurrò all’orecchio Blaise Zabini.
-Addirittura?- chiese Draco sarcastico.
-Così dicono, ma nessuno ha il coraggio di uscire a spiare, pare che la Granger sia una tipa tosta-
E’ proprio così, pensò Malfoy, lei è tosta.
Sapeva per certo che non avrebbe fatto o detto cose per le quali un giorno si sarebbe potuta pentire.
Eppure, nonostante ostentasse tranquillità anche con sé stesso, qualcosa al livello della pancia si muoveva impercettibilmente.
“Non avrà mica intenzione di tornarci insieme?” si chiese.
Sei geloso? Sussurrò una vocina interiore, quella cattiva e maliziosa che c’era in lui.
Assolutamente no, non è affare che mi riguarda, gli rispose mentalmente il biondo.
Dici? Eppure mi sembravi particolarmente interessato a quello che avrebbe fatto la Granger della sua storia col rosso, continuò crudelmente.
-Ora basta- disse ad alta voce.
Zabini lo fissò sorpreso, masticando un biscotto.
-Cosa c’è, ora mastico troppo forte per te?- lo provocò.
Draco alzò la mano per farlo tacere.
-Non stavo parlando con te- gli rispose, mentre si alzava.
-Vado in camera, ho dimenticato dei libri. Ci vediamo a lezione-
Pur di non litigare con sé stesso, e soprattutto con Blaise, Draco era disposto ad allontanarsi dal pettegolezzo della mattina.
Anche se moriva dalla curiosità di sapere come sarebbe finita tra quei due.
 
L’aria frizzante di inizio novembre scompigliava i capelli di Hermione, che dava le spalle a Ron da cinque buoni minuti.
Lui era rimasto fermo, in paziente attesa, pronto a vedere scoppiare la bomba.
Immaginava che sarebbe accaduto, non era scoppiata nella Stanza delle Necessità.
Ogni volta che li evitava, non poteva fare a meno di tirare un sospiro di sollievo.
Ma era consapevole che Hermione fosse una bomba ad orologeria, si stava solo caricando.
Quando lei si girò, lui le fissò le scarpe. Non sopportava di doverla guardare negli occhi.
-Voglio farla finita con te, Ronald. Questo “rapporto” non ci fa bene, ed entrambi abbiamo bisogno di tranquillità e pace, soprattutto pace-
Per poco le gambe del rosso non cedettero sotto il peso della tensione improvvisamente sparita: non è scoppiata? Non l’ha aggredito?
Gli ha proposto la rottura definitiva?
Ma lui ancora non ci aveva pensato, non sapeva se voleva lasciarla sul serio.
Ma amava la libertà, amava poter avere dei rapporti fisici.
Sì, perché in quel mese di pausa, Ronald Weasley aveva imparato cosa fosse il sesso.
Hermione le piaceva, avrebbe voluto fare l’amore con lei, non sesso, ma lei non si lasciava toccare.
-Deduco dal tuo silenzio che sei d’accordo-
Quel suo tono indifferente non era da lei.
-No, aspetta. Io.. Ancora non ho pensato bene.. Avrei bisogno di più tempo-
Lei alzò la mano per farlo smettere di blaterare assurdità.
-Non ci prendiamo in giro. Io non ti piaccio. Forse mi vuoi bene come amica, ma non mi ami. Io voglio qualcuno che mi ami, che mi capisca, e quella persona non sei tu-
Più andava avanti, più Hermione si accorgeva di quanto fosse facile dire quelle parole.
Era facile perché era la verità.
-Ed inoltre, hai avuto tempo a sufficienza per pensare, invece correvi dietro le sottane delle ragazze del  castello. Lo sapevano tutti- diceva, ma sorrideva.
Sì, una piccola fitta l’aveva sentita al cuore, ma aveva passato ben un mese intero a piangere. Quelle lacrime avevano spurgato ogni residuo di sentimento che rimaneva per il suo amico rosso.
Il rossore intenso sulle guance di Ron non facevano altro che confermare le voci che giravano.
-Voglio trovare la pace, Ron, e se continuiamo a stare insieme, troverò solo dolore-
-Ma.. Siamo ancora amici?-
-Dammi il tempo di metabolizzare la cosa- concluse.
Per la seconda volta, gli voltò le spalle e se ne andò, lasciandolo basito.
Non capiva: lo lasciava lei ma doveva metabolizzare la cosa?
Scosse la testa, rassegnato.
“Io non capirò mai le donne” pensò.
E rientrò nel castello.
 
Il cuore le batteva furiosamente, mentre si sedeva al tavolo Grifondoro, lontano da un sorpreso Harry e da una Ginny offesa.
Un’altra cosa da fare per trovare un po’ di tranquillità era ridurre al minimo la dipendenza dai suoi amici.
Non avrebbe mai superato il suo problema continuando a correre da loro alla minima difficoltà.
-Herm, si può sapere perché non sei venuta a sederti con noi? E di cosa avete parlato tu e Ron?-
Harry la guardava ferito e triste, ma Hermione era irremovibile. Avrebbe fatto ciò che era nei suoi piani.
-Harry, ti aspetto davanti alla biblioteca alla fine della seconda ora. Ho bisogno di parlarti-
Siccome il moro continuava a non rispondere, ma si limitava a fissarla, lei si alzò, afferrando un paio di toast.
-Non mancare Harry, è importante- concluse lei.
Mentre attraversava la sala, passo affianco a Ron, che abbassò lo sguardo.
La seconda persona che incrociò fu Draco Malfoy che rientrava con un paio di libri tra le braccia.
Fu a lui che regalò il suo primo, timido, vero sorriso dopo mesi.
Ed a Draco il petto sembrò scoppiare.


NdA Buonasera!
Questo è l'ultimo capitolo per oggi. Ve l'avevo promesso ed eccolo qui!
Come avrete capito, Hermione ha un piano ben preciso per trovare la tranquillità nella sua vita,e deve ringraziare Malfoy per questo.
Se riesco, aggiornerò anche domani: prima devo preparare un esame =)
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo, o della storia in generale!
Grazie alle 11 recensioni, ai 2 che l'hanno preferita, ai 2 che l'hanno ricordata ed ai 39 che la seguono! 
A prestissimo! ^^
Jecchan

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Capitolo 7
*** L'esperimento ***


Questi personaggi non mi appartengono. Sono i figli della splendida mamma J.K.Rowling.
Non ho fini di lucro, il mio obiettivo è alletare le vostre giornate.
Buona lettura! ^^


Mentre usciva dall’aula di Divinazione, Harry Potter era un fascio di nervi.
Neppure Ron riuscì a raccontargli nulla della discussione con Hermione, poiché alla prima parola lo fissava nervoso e gli diceva “Ron, non ora ok?”
A metà strada salutò il suo amico rosso, e si avviò verso la biblioteca.
Quando arrivò la vide. Puntuale come sempre, si stringeva i libri al petto. Allora non era l’unico ad essere nervoso, pensò Harry.
-Ciao Herm-
La ragazza sobbalzò.
-Oh Harry, mi hai fatto prendere un colpo! Bene, sei puntualissimo- disse guardando l’orologio.
Lo prese per mano e lo portò in un corridoio silenzioso: a quell’ora al secondo piano non avrebbe dovuto esserci nessuno, ma Hermione non voleva rischiare.
-Sai Harry, tu sei sempre stato l’amico che più mi capiva tra i due. Sapevi ciò che pensavo anche se non emettevo verso. Sapevi quando abbracciarmi e come farlo. Dopo la mia...- deglutì – Esperienza a Malfoy Manor, ti sei subito dato da fare per aiutarmi, e ti ringrazio di questo-
Harry provò a parlare, ma lei glielo impedì.
-No per favore, fammi finire. Dove ero rimasta? Ah sì. Proprio questa empatia tra noi mi ha portato a sviluppare una fortissima dipendenza dalla tua amicizia. Non sono felice, Harry-
Prese pausa un secondo per riprendere fiato, e lui ne approfittò.
-Dove vuoi arrivare, Hermione? Perché mi dici tutte queste cose?-
Lei gli sorrise triste.
-Dico queste cose perché voglio che tu capisca. Ho bisogno di stare sola. Per qualche mese vorrei ritrovare me stessa, vorrei trovare la pace. Anche se conosco le tue buone intenzioni, ho capito che non servono a nulla-
A differenza della discussione con Ron, quella con Harry risultava più difficile. Era dura doversi allontanare dal suo amico, segno di quanto forte fosse ormai la sua dipendenza da lui.
-Ma Herm.. Io vorrei aiutarti..-
-E lo faresti se mi lasciassi sola per qualche mese. Mi sono persa in quella villa, ho bisogno di ritrovarmi. Ti prego, capiscimi, almeno tu-
-Almeno tu? E’ di questo che hai parlato con Ron?-
Le guance le si imporporarono appena.
-No, io e Ron.. Ci siamo lasciati-
Sicuramente Harry Potter non avrebbe sentito notizia più scandalosa di quella: a lui le voci non arrivavano, se ne teneva a debita distanza, quindi non era preparato.
-Tu e.. Hermione, ma sei sicura?-
-Certo che sono sicura, come sono sicura di quello che ho chiesto a te-
Gli diede un veloce e dolce abbraccio, poi si staccò e gli sorrise.
-Ci si vede in giro, Harry. Per favore, racconta a Ginny ciò che ho detto a te, sono sicura che capirà-
E gli voltò le spalle per andare chissà dove.
Harry era sconvolto, non capiva perché la sua amica avesse preso questa decisione definitiva.
Provava a comprenderla, come aveva sempre fatto, ma questa volta proprio non trovava via d’uscita.
“Non mi resta altro da fare che aspettare e sperare che guarisca, anche se da sola non so come farà” concluse il moro.
Alzò le spalle rassegnato e si avviò nei Sotterranei, a Pozioni.
 
A pranzo il fatto che Hermione Granger si fosse seduta da tutt’altra parte rispetto ai suoi due amici non passò inosservata.
I sussurri ed i bisbigli fecero da sottofondo al pasto della riccia, che cominciava a non poterne più.
-Hai sentito la voce che gira, Draco?-
Zabini è peggio di una Magiportinaia, pensò Draco, deciso a non dargli altri motivi per continuare.
-No, e nemmeno mi interessa, quindi taci-
-Pare- proseguì il moro, ignorando deliberatamente la velata minaccia del suo amico – Che Ron Weasley ed Hermione Granger si siano lasciati dopo una violenta discussione. Se le voci sono vere, sono partiti anche due o tre incantesimi-
A Draco per poco non venne da ridere: non conosceva la riccia, ma era sicuro che da dopo la guerra non avesse più lanciato un incantesimo di attacco.
-Ma c’è di più!- esclamò Zabini estasiato.
Il fatto di conoscere una storia e raccontarla era il momento topico della giornata.
-Pare abbia rotto anche con Harry Potter!-
Per poco Draco non si strozzò con i cereali, creando altri sguardi speranzosi di chi pregava perché succedesse sul serio.
-Stai scherzando spero!- esclamò.
-Giuro sui mariti di mia madre. Deve averle fatto un torto tremendo, tipo mettersi dalla parte del suo amico rosso, per portarla a rompere anche con lui!-
Ma Draco non lo ascoltava più.
La Granger aveva seguito i suoi consigli, sul serio?
Lui li aveva buttati lì per consolarla e per non portarla a commettere qualche sciocchezza, mai avrebbe pensato che l’avrebbe fatto davvero!
Una sensazione ormai familiare in quel periodo a livello dello stomaco si contorse dal piacere.
Aveva aiutato la Granger. L’aveva aiutata.
Un sorriso involontario comparve sul volto di Malfoy, ed a Blaise non sfuggì.
-E’ stata la mia stessa espressione quando l’ho saputo. Addio al Trio dei Miracoli!- esclamò il moro, fraintendendo decisamente il sorriso del biondo.
 
Sapeva che l’avrebbe trovata lì.
Ma, a differenza dell’altra volta, non piangeva.
Aveva aperto la finestra, facendo entrare l’aria fredda di novembre, che le penetrava la pelle, arrossandole le guance.
Con i gomiti appoggiati al davanzale e gli occhi chiusi, i capelli impercettibilmente mossi dal vento, a Dracò sembrò bellissima.
Idiota, si sgridò Draco, come ormai faceva più volte al giorno.
Scosse la testa, come a far scivolare via quel pensiero molesto, e si appoggiò allo stipite della porta.
-E così, hai dato un taglio al passato, eh?-
Lei sussultò dalla sorpresa.
Era convinta che un giorno di quelli l’avrebbe raggiunta, ma non si aspettava proprio quel giorno.
-Ho seguito i tuoi consigli, dovresti ballare la samba dalla gioia!- lo prese in giro, chiudendo la finestra a appoggiandosi al bordo del lavandino.
-E’ stata una decisione ponderata, vero Granger? Non l’hai fatto seguita dalle mie parole? Ok, sono un ottimo oratore ma..-
-Frena, frena! Sei proprio un ragazzo modesto ma no, non sono stata trascinata dalle tue bellissime parole. Tu sei stato solo l’input, ci ho riflettuto per bene. Dovresti conoscermi, non mi faccio trascinare dall’istinto. Non più, almeno-
Mentre parlava non interruppe mai il contatto visivo da quello del biondo.
-Perché sei qui? Non starai ancora piangendo!- esclamò lui ironico.
In realtà era davvero preoccupato per quello che avrebbe potuto fare se lasciata da sola.
-No Malfoy, ho esaurito il serbatoio delle lacrime- rispose facendogli la linguaccia.
-Ero qui per un po’ d tranquillità. La fine della storia tra me e Ron e la rottura con Harry hanno solo contribuito ancora di più a mettermi al centro dell’attenzione. Non posso neanche starnutire che nel giro di tre secondi lo sa tutta la scuola!- sbuffa.
-Quindi hai chiuso anche con Potter?-
Arrossì lievemente. Ultimamente aveva la tendenza ad arrossire, cosa che di solito capitava raramente.
-Sì. Ho bisogno di ridurre al minimo la dipendenza che ho per lui e la nostra amicizia. Devo imparare a cavarmela da sola, non ci sarà sempre Harry a proteggermi-
-Brava Granger. Ora, cosa hai intenzione di fare per il tuo problema?-
Subito si rese conto di aver parlato a sproposito: subito Hermione si irrigidì, fissandolo terrorizzata e offesa insieme.
Erano riusciti a costruire un delicatissimo equilibrio tra loro, sopra anni di insulti e di odio reciproco, usando come basi le esperienze e i dolori comuni. Draco si stupì nel non volere che questo equilibrio si frantumasse per colpa di una frase sbagliata.
-Direi che non sono affari tuoi, Malfoy- ribatté, con tono acido.
-L’ultima volta che l’hai detto, ti ho risolto una buona fetta della tua vita- rispose lui di rimando, ghignando.
No, così non andava. Non voleva rinfacciare il fatto che l’avesse aiutata. Ma era nella sua natura, ci sono cose che nemmeno la Guerra può cambiare.
Ma Hermione non aveva risposto, fissava il vuoto al di là della finestra.
Dopo cinque minuti, lei lo fissò intensamente, talmente intensamente che Draco sentì per un attimo il cuore scendere nel diaframma dalla tensione.
-Sentiamo, Malfoy. Cosa avevi in mente?-
Il suo cervello era diviso in due metà: una aveva già attaccato i festoni ed i palloncini e faceva festa, l’altra continuava a urlare “E’ una trappola! Non ti fidare!”.
E lui non sapeva proprio a quale delle due metà dare retta.
-Tu vuoi darmi retta?- chiese stupidamente il biondo.
-E’ quello che ho appena detto, mi pare. Sei diventato ritardato, per caso?- rispose lei, fredda.
Lui aveva capito quanto sforzo doveva fare la riccia per chiedergli consiglio, e non aveva decisamente voglia di ripeterlo.
-Bè..- iniziò lui.
Ormai camminava avanti e indietro, dalla porta al lavandino.
Si era reso disponibile, ma ora non aveva la più vaga idea di cosa fare: come si guarisce una persona che non si vuole far toccare senza toccarla?
-Il tuo problema è che salti come una molla non appena ti sfiorano, corretto?-
-Malfoy, se devi prendermi in giro lasciamo perdere, per favore- scattò subito lei, sulla difensiva.
-Che tu ci creda o no, non era mia intenzione. Stavo solo facendo il punto della situazione-
Dopo qualche minuto di silenzio, a lui venne un’idea: era folle, e lei sicuramente non avrebbe accettato, ma non vedeva via d’uscita.
-Mi è venuta un’idea- cominciò.
Lei subito si illuminò.
-Sul serio? E’ già un inizio! Esponi, così decidiamo insieme cosa fare!-
Draco decise di ignorare la fitta alla pancia provocata da quella frase tutta alla prima persona plurale, proseguì.
-Dovresti farti toccare-
Il sorriso morì sulle labbra di Hermione.
-Allora non hai capito. Io..-
-Ho capito, invece. Ma non trovo altra soluzione. Dovresti andare per gradi, che ne so, una carezza sulla mano, per cominciare. E quando capirai di non voler urlare né scappare, salirai al livello successivo-
Malfoy era un fiume di parole: più parlava, più la sua idea prendeva forma. Chi se lo immaginava, pensò lui, forse una volta fuori da Hogwarts avrebbe potuto fare il Medipsicologo.
-Non funzionerà- lo scoraggiò lui.
-Certo che non funzionerà, con quell’atteggiamento. Vuoi guarire sì o no?-
Lei annuì terrorizzata.
-Allora devi volerlo davvero. Se hai altre proposte meno invasive, esponile pure-
Ma lei stava in silenzio. Effettivamente, ci aveva già pensato, ma solo l’idea di provarci le faceva mancare l’aria.
-C’è un problema, mister Risolvotuttoio: ho chiuso sia con Harry che con Ron che con Ginny. Non ho più nessuno con cui testare questa tua strana teoria, e te lo puoi scordare che io scelga qualche estraneo o estranea della scuola-
-A volte mi sembri proprio tonta- disse lui un po’ offeso – Lo farò io, naturalmente. Mia l’idea, miei gli esperimenti-
Ad Hermione mancò davvero l’aria: corse alla finestra e l’aprì di scatto, accogliendo con gioia l’aria ora gelida che le inondò i polmoni.
-Sono sollevato all’idea che approvi, Granger-  ribatté lui sarcastico.
-Proprio tu?! Tu hai..-
Ma non ebbe il coraggio di finire la frase quando lo guardò.
-Sì, ho per un quarto il sangue della stessa persona che ti ha torturato. Meglio no? Se riuscirai a farti toccare da me, potrai tornare ad avere una vita normale con chiunque!-
Ormai l’idea l’aveva convinta, ma rimaneva dubbiosa sul suo compagno di teoria.
-Però sia chiaro, Malfoy: mai, per nessuna ragione al mondo, per nessun motivo universale, dovrai toccarmi senza il mio permesso, o andare oltre. Sono stata chiara?-
-Ti dirò di più: tu sei libera di interrompere l’esperimento in qualunque momento- aggiunse lui solenne.
Non si fidava appieno di lui, ma era l’unica persona che le fosse rimasta, e non aveva assolutamente intenzione di tornare indietro.
-Accetto Malfoy-
Ma in un attimo si attaccò al muro dal terrore: Draco era avanzato verso di lei, con la mano tesa.
-Devi suggellare il patto con una stretta di mano- sussurrò lui, seriamente.
L’esperimento era già cominciato?

NdA Buongiorno!
Questo è un capitolo fresco fresco, l'ho appena finito.
Come avete visto, questo è il punto di svolta della storia: come farà la nostra Hermione a sopportare il tocco di Malfoy, se anche solo per una stretta di mano impazzisce?
Fatemi sapere se vi piace come si sta sviluppando la storia!
Grazie alle meravigliose 12 recensioni, ai 4 che la preferiscono, ai tre che la ricordano ed ai 48 che la seguono (Vi amo ogni giorno di più =D)
A prestissimo, come al solito forse anche oggi stesso! ^^
Jecchan

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Capitolo 8
*** Una strana scarica ***


I personaggi non mi appartengono. Sono frutto della fantasia di J.K.Rowling.
Nessun scopo di lucro.
Buona lettura! ^^


Sapeva di averla sconvolta tendendole la mano.
Ma d’altronde, da qualche parte dovevano pur cominciare.
-Quando vuoi, Granger, non avere fretta- la rassicurò.
La riccia tentò di calmarsi, e di concentrarsi sul suo cuore che sembrava stesse percorrendo la maratona di New York.
Chiuse gli occhi e fece dei respiri profondi.
Si avvicinò lentamente al biondo, che non si mosse di un millimetro.
La sua mano tremava, mentre la avvicinava a quella di Draco.
Ma come sentì le dita del ragazzo sfiorarle il palmo, come un flash vide il viso folle di Bellatrix, che la faceva ululare dal dolore.
Come se avesse preso la scossa, tirò indietro la mano.
Draco si sentì ancora in colpa, e il suo sguardo colpevole lo smascherò.
-Capisco. Forse è ancora presto, lo faremo quando ti sentirai pronta-
-No-
Lo sguardo di Hermione era ancora terrorizzato, ma un lampo di orgoglio attraverso i suoi occhi.
Non voleva lasciar perdere, era arrivata fino a lì, tirarsi indietro sarebbe stato un insulto a Godric Grifondoro.
Ci riprovò, questa volta si accorse di tremare di meno.
Draco torno a tendere la mano, ma questa volta con il palmo rivolto verso l’alto.
Hermione comprese che lui le stava dando pieno potere.
Quando i due palmi si unirono, lei cercò di concentrarsi sul viso del biondo, che la fissava intensamente e in attesa.
Chiuse gli occhi di nuovo, come se fosse in preda ad un atroce dolore, ma non spostò la mano.
Si concentro sul palmo caldo e grande di Malfoy, attendendo che il dolore al cuore sparisse in fretta.
-Per oggi può bastare- annunciò lui, togliendo la mano.
Le regalò un veloce sorrisetto soddisfatto.
-Visto che non era così difficile, Granger?- le disse, anche se aveva visto perfettamente il suo viso devastato.
-Ora vedrai che sarà tutto in discesa- la incoraggiò.
-Dici sul serio?- gli chiese. Sembrava una bambina bisognosa di rassicurazioni.
-Ne sono sicuro. Sei una tipa tosta- disse, mentre il suo viso si aprì in un vero sorriso.
Il volto di Hermione si illuminò. Era bravo ad incoraggiare, sapeva che non era andata benissimo, ma comunque meglio di niente!
E poi era davvero carino quando sorrideva.
Hermione, sei confusa dalla prova appena superata, si sgridò mentalmente, ma cosa vai pensando.
-Io ti saluto. Quando vorrai proseguire, fammi sapere- la salutò.
Hermione si riappoggiò al bordo del lavandino.
Che strano, si disse. La prova era finita, eppure il suo cuore continuava a battere furiosamente.
Si mise una mano sul seno sinistro, cercando di calmare i battiti.
Concluse che fosse l’adrenalina nel suo corpo che la faceva sentire ancora agitata.
Raccolse la sua borsa e andò alla prima lezione del pomeriggio.
 
Anche novembre stava per giungere alla fine, e non ci furono più incontri tra Hermione e Draco.
Ormai facevano coppia fissa durante Pozioni, sotto l’occhio vigile di Lumacorno, ma non parlavano mai del loro piano per guarire la ragazza.
Si limitavano a frasi di carattere prettamente scolastico.
Ogni tanto capitava che, per passarsi qualche radice, le dita si sfiorassero per caso, e Draco la fissava curioso di vedere la sua reazione.
Notò con piacere che tremava sempre meno ogni volta, così cominciò a sfiorarla “per caso”, ovviamente con studiata nonchalance.
Lei non si accorse di nulla, e quando arrivò dicembre, per lei il fatto di doversi sfiorare per passarsi gli ingredienti per una Pozione era diventato naturale.
Draco notò con gioia che non tremava, né impallidiva, né lo scansava.
 
Draco scappava dal suo ennesimo avversario.
Non sapeva come, ma aveva deciso che ci teneva alla pelle, e non era mai stato un grande combattente, così ha fatto quello che ogni Serpeverde che si rispetti fa nelle situazioni di pericolo imminente: scappare.
Sentiva le urla del ragazzo sicuramente più grosso che avesse mai visto. Quello gli avrebbe fatto male sul serio se l’avesse preso.
Decise di nascondersi in biblioteca: lì non solo non l’avrebbe potuto picchiare, ma non avrebbe potuto metterci piede se continuava ad urlare così. Madama Pince l’avrebbe scannato vivo.
Congratulandosi con sé stesso per l’idea, chiuse velocemente la porta della biblioteca e rimase in ascolto.
-Dove è andato quel bastardo-
-Non so, John, sarà salito ancora! Si è nascosto, il vigliacco!-
-Lo prenderemo, e quel suo bel visino farà una brutta fine-
Quando sentì i passi allontanarsi, tirò un sospiro di sollievo.
Ma non si fidava ad uscire subito, così decise che tanto valeva dare uno sguardo a quel posto a lui sconosciuto.
“Ma come fa la Granger a starci dentro per delle ore?” si chiese, osservando gli scaffali polverosi.
Quando girò l’angolo, vide l’oggetto dei suoi pensieri.
Era seduta ad uno dei tavoli adibiti per lo studio solitario, con il naso infilato in uno dei libri più grandi che Draco avesse mai visto.
Tanto valeva farle compagnia.
Si sedette accanto a lei, ma non se ne accorse.
-Ciao Granger-
-Oh cielo, Malfoy, puoi evitare di strisciare affianco alla gente e farle prendere un colpo?-
-Che leggi?-
Lei chiuse il libro per fargli leggere la copertina: “La storia della Seconda Guerra: dagli Horcrux alla (non) fine del Prescelto”.
-Accidenti, l’hanno già pubblicato?- chiese lui sorpreso.
-Sì. Dovresti leggerlo, racconta solo un mucchio di sciocchezze. La prima cosa che farò, uscita da qui, è bandire questo libro da tutte le biblioteche magiche. Piuttosto lo scrivo io- commentò lei indignata.
-Preferisco non leggerlo, allora. Leggere di per sé è solo uno spreco di tempo- disse lui allungando le gambe sotto il tavolo e appoggiando la schiena sullo schienale.
-Non diresti così se cominciassi a leggere. Dipende anche cosa leggi. Se leggi idiozie come queste- disse disgustata rimettendo il tomo nel suo scaffale – Ovvio che non ti piace la lettura. Ma se leggi cose come queste..- proseguì mentre rovistava nella propria borsa.
Il biondo la osservò curioso: incredibile come si infiammasse per le cose che considerava importanti.
-Ecco- disse mentre gli metteva in mano un libro di dimensioni decisamente più ragionevoli.
Anche in questo caso le loro mani si sfiorarono, eppure per lei era diventata una cosa naturale.
Draco decise di concentrarsi sul libro.
Le immagini non si muovevano, l’autore del libro non gli diceva nulla, non l’aveva mai sentito.
-Che cos’è questa robaccia? E’ Babbana, immagino!- esclamò.
-Questa robaccia è uno dei capolavori della letteratura inglese, “ Il ritratto di Dorian Gray” . Leggilo, poi fammi sapere cosa ne pensi- gli consigliò.
Ovviamente non aveva la minima intenzione di farlo, ma vedendo il suo viso luminoso e pieno di speranza, non ebbe il coraggio di dirle di no.
Senza dire nulla, lo mise in borsa.
-Parlando di cose serie, ti sei accorta che nell’ultimo mese ci siamo sfiorati le mani parecchie volte, e adesso neanche ci fai più caso?- le fece notare il biondo.
All’inizio lei lo guardò perplessa, poi si mise la mano davanti alla bocca: aveva ragione.
Ora che ci pensava, gli aveva spesso passato ingredienti, e anche ora, mentre gli metteva il libro tra le mani, l’aveva toccato.
Era diventata un’abitudine, per lei.
-Oh mio Dio- sussurrò estasiata.
Subito prese le mani del biondo tra le sue, accarezzando i palmi con i pollici.
Non tremava. Non aveva paura o disgusto. Continuava a fissare quelle grandi mani che timidamente avevano iniziato a rispondere al tocco.
Draco non poteva essere più beato in quel momento: lei aveva lo sguardo fisso sulle loro mani unite, ma il viso era luminoso. Era un grande traguardo per lei.
Rimasero mani nelle mani per molto tempo, finché lei non si decise ad alzare lo sguardo.
In quel momento, Hermione Granger desiderò di essere da un’altra parte, e soprattutto, lontano dalle mani di Malfoy.
Una scarica attraversò il suo corpo, non aveva idea di cosa fosse, e si spaventò.
Tolse subito le mani.
-Tutto ok? C’è stato qualche problema?- chiese lui premuroso.
Lei si alzò e prese la borsa.
-Tutto bene. Scusa ma devo andare nella mia Sala Comune. Ci si vede in giro-
Quando Hermione se ne fu andata, Draco cercò di controllare il battito del cuore.
Non provava un qualsiasi tipo di emozione da.. Bè, forse non aveva mai provato un qualsiasi tipo di emozione.
Possibile che quella ragazza, in così poco tempo, fosse diventata così importante?
Ma poi scosse la testa: no, in realtà era solo contento che lei stesse guarendo, e soprattutto grazie a lui.
Si era affezionato a lei, non poteva negarlo, e la voleva vedere felice.
Sì, era questa la conclusione.

NdA Buon pomeriggio!
Allora, mi sono fatta perdonare per l'orrendo capitolo prima di questo?
Nessuno ha commentato, presumo non vi sia piaciuto granché T_T
Finalmente Draco inizia a capire qualcosa sui suoi sentimenti ma, siccome non ha mai amato né è mai stato amato, non capisce nulla di quello che gli sta accadendo.
Fatemi sapere che ne pensate, se devo ritirarmi sulle vette dell'Everest e non mostrare più la mia faccia perché faccio schifo! xD
Grazie alle 15 recensioni stupende, ai 5 che la preferiscono, ai 4 che la ricordano ed ai 52 che la seguono!
A presto! ^^
Jecchan

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Capitolo 9
*** Voci di corridoio ***


J.K.Rowling detiene tutti i diritti di questi personaggi.
Mi sono presa la libertà di prenderli in prestito per una storia senza scopi di lucro.
Buona lettura! ^^


Ormai dicembre si era inserito in ogni spiffero che entrava nel castello di Hogwarts.
Nessuno aveva voglia di uscire, se non obbligati dalle lezioni di Erbologia.
Anche le gite a Hogsmeade non venivano accolte con la solita gioia, proprio a causa del tempaccio che rovinava tutte le giornate.
Ma nei corridoi, anche vicino alle finestre congelate, gruppi di ragazzi spettegolavano sulla notizia più scandalosa che fosse mai stata presente ad Hogwarts.
Si diceva che Hermione Granger negli ultimi tempi fosse stata vista spesso in compagnia nientedimeno che di Draco Malfoy.
Li avevano sorpresi mentre uscivano da un bagno guasto del secondo piano, e non ci voleva chissà quali doti telepatiche per capire cosa ci facessero lì dentro.
Qualcuno giurò addirittura di averli visti in biblioteca insieme, studiavano stando molto vicini.
Nessuno sapeva, ovviamente, quanto ci fosse di vero in queste voci, ma per sicurezza, nessuno toccò più il biondo, limitandosi a fissarlo in cagnesco.
Dal canto suo, Harry Potter non credeva ad una sola parola.
Conosceva la sua amica, non era una ragazza slavata che correva tra le braccia del primo fusto che incrociava.
Se poi quel fusto era un Malfoy, era ancora più sicuro delle sue convinzioni.
Hermione aveva un problema, e stava cercando di risolverlo.
Senza di voi, insinuò la sua vocina interiore.
Ha bisogno di stare sola, ed io lo accetto, si difese debolmente il moro.
Mangiava la sua zuppa senza gustarla, cercando di ignorare lo sguardo penetrante della sua ragazza a pochi centimetri da lei.
-Stai pensando alle voci che girano su Hermione, vero?- chiese sicura.
Il silenzio di Harry fu una risposta sufficiente.
-E’ che non riesco a crederci- iniziò lui – Anche se fosse vero, non riesco proprio ad immaginarmi una cosa del genere-
-Dovresti parlarle. So che vuole stare sola, e sinceramente ora capisco anche perché- insinuò lei lanciando un’occhiata al tavolo Serpeverde.
-Ginny!- esclamò lui sconvolto.
-Dai Harry, non ti sembrano troppe coincidenze? Lei lascia mio fratello, e nel frattempo rompe anche con te. Non si fa più né vedere né sentire, e adesso girano queste strane voci su lei e Malfoy. Non ti sembra strano?-
Ginny gli mise la pulce nell’orecchio: sapeva che la sua ragazza voleva bene ad Hermione, ma un suo difetto era quello di credere un po’ troppo a questo tipo di voci.
-Io non crederò a nulla, se non quello che mi racconterà Hermione. Se vorrà confessarmi la sua storia con Malfoy, allora ci crederò- ribatté lui risoluto.
La rossa decise di lasciar perdere: il suo ragazzo si dimostrava molto ottuso quando si parlava di Hermione.
 
A Pozioni, però, Harry si sorprese a fissarli più spesso, come a voler cogliere uno sguardo, un sorriso in più.
Ma non notò nulla di diverso, se non che adesso non si scannavano vivi come un tempo.
Passami questo, metti nel pentolone quello, cose del genere.
Fine dei loro discorsi.
Apparentemente non c’era nulla di strano, eppure Harry non poteva non rabbrividire quando li vedeva sfiorarsi per passarsi gli ingredienti.
Ma lei non era quella che odiava farsi sfiorare da qualunque essere umano che non fosse Harry o Ron?
Il moro confessò a sé stesso di essere un po’ geloso. Non era più l’eroe di Hermione, non dipendeva più da lui.
 
-Ehi Draco- sussurrò Zabini, che chiaramente era pronto per suicidarsi, se si metteva a chiacchierare durante una lezione della McGranitt.
-Tu sei matto, Blaise. Parliamo dopo- sussurrò di rimando il biondo, a voce più bassa.
-E’ vero che ti frequenti con la Granger?-
-COSA?!- urlò lui.
Ovviamente la McGranitt scatenò tutta la sua ira su di lui, togliendo dieci punti a Serpeverde e sbattendolo fuori.
-Se la lezione non è di suo gradimento, signor Malfoy, la pregherei di uscire da quest’aula!- ululò tenendogli aperta la porta.
Il biondo lanciò uno sguardo inceneritore al suo ex migliore amico, raccolse le sue cose ed uscì.
Ovviamente andò subito nel bagno del secondo piano.
Si accese la sigaretta ed immediatamente la nicotina lo calmò.
Lui frequentare la Granger?
Bé, in certo senso era vero, ma non ne modo che intendeva Zabini, visto il tono malizioso con cui gli ha rivolto la domanda.
-Sai, non vorrei morire intossicata dal tuo fumo, ci tengo ai polmoni-
Si girò sorpreso, e per poco non scoppiò a ridere quando capì che il mittente della domanda era Mirtilla Malcontenta.
-Ma se sei già morta!- le fece notare.
Ovviamente il fantasma si offese profondamente.
-E con questo? Una persona non può soffrire solo perché è morta?-
-Tecnicamente no, ripeto: sei già morta-
Con un urlo agghiacciante, Mirtilla si tuffò nel water.
-Un applauso per il tuo tatto Malfoy-
Quando si girò di nuovo verso la porta, trovò una persona sicuramente più gradita del fantasma: Hermione Granger.
-Quella ragazza è insopportabile, non puoi dire niente che subito ti scarica addosso la sua frustrazione!- si lamentò, spegnendo il mozzicone della sigaretta sotto il rubinetto aperto e gettandolo fuori dalla finestra.
-La salute è la tua, ma almeno non deturpare la natura gettando quello schifo. Sei un mago, accidenti, esiste un incantesimo semplicissimo per farlo sparire-
-Vuoi continuare ancora per molto o la finiamo qui?-
Hermione sospirò alzando le spalle, poi si sedette per terra, rabbrividendo al contatto con il pavimento freddo, e tirò fuori dalla borsa un libro.
-Tu piuttosto- iniziò lui, sedendosi affianco a lei – Non dovresti avere Rune Antiche? O qualcosa del genere- aggiunse poi.
Non voleva che lo credesse così informato sui suoi orari scolastici.
-Sì, ma la professoressa ha dovuto annullare la lezione. Più della metà della classe si è presa l’influenza. Fai un rapido conto, siamo in dieci in quella classe-
Draco soffocò la risata che gli stava uscendo prepotente.
-Meglio così, devo studiare, al pomeriggio abbiamo Pozioni. Sicuramente ci farà preparare la Dilatante, e visto che sei qui.. A proposito, perché sei qui?- gli chiese curiosa.
-La McGranitt mi ha sbattuto fuori. Mi ha sentito parlare, anzi urlare, e mi ha accompagnato alla porta-
La riccia lo fissò col suo miglior cipiglio severo.
-Ha fatto bene, non dovresti disturbare una lezione, con i MAGO così imminenti-
-Zabini mi ha chiesto se è vero che io e te ci frequentiamo-
-COSA?- urlo lei.
-Esatto, quello che hai appena detto è il motivo per cui sono stato sbattuto fuori- spiegò lui.
-Oddio, girano queste voci? Incredibile, la gente ormai non sa più cosa inventarsi!- esclamò, le guance in fiamme, che non sfuggirono al biondo, che ghignò.
-Ma che bel colorito rosso fuoco che abbiamo preso, Granger- la stuzzicò.
-Perché è una cosa inaudita che girino queste assurdità! Come può essere nato?-
-Probabilmente ci hanno visti studiare in biblioteca insieme-
-E allora?- sbottò lei indignata – Molti studenti di sesso opposto studiano insieme, ma non nascono pettegolezzi su di loro ogni cinque secondi!-
-Dimentichi chi sono, in questo caso, i due studenti di sesso opposto- la fece ragionare, indicando prima lui e poi lei.
Il silenzio che seguì fece capire al biondo che la ragazza stava pensando, e sicuramente gli stava dando mentalmente ragione.
Si raccolse i capelli con una matita, ed aprì il libro.
-Perché ti sei raccolta i capelli?- chiese lui.
Dannata connessione parola-pensiero che mi abbandona nei momenti meno opportuni, pensò il biondo.
-Bé, perché mentre studio odio continuare a portarmi i capelli dietro le orecchie. Perché questa domanda?- chiese lei curiosa.
-Così, era per fare conversazione. Non ho voglia di studiare-
Bravo Draco, salvato in corner, si congratulò mentalmente.
Non poteva certo dirle che la preferiva di gran lunga con i capelli sciolti, nonostante fossero crespi e ribelli.
Vedendola assorta nello studio, decise di accendersi un’altra sigaretta, avvicinandosi alla finestra.
-Malfoy, ti va se continuiamo con la prova?- propose timidamente lei.
Il biondo la fissò con gli occhi sbarrati.
-Che c’è? Avevi detto che potevo scegliere io quando, come e dove!- ribatté lei, un po’ offesa.
-Sì, ma non mi aspettavo una proposta così diretta!- ammise lui.
-Bé, invece è così. Dimmi: ti va?-
Lui fece evanescere la sigaretta e si sedette vicino a lei.
-La vera domanda è: quanto vuoi spingerti oltre?-
-Accarezzami qui- sussurrò lei indicandosi le spalle.
Senza volerlo, la sua voce era roca, e quando se ne accorse, si schiarì la gola.
Invece per Draco quella suonava più come una proposta indecente che una semplice richiesta.
-Sei arrossito, Malfoy?- chiese lei divertita.
-No di certo, Granger. Allora, cominciamo-
Era la prima volta che la toccava, e si sentiva eccitato come un bambino la prima volta al lunapark, ma da fuori ostentava serietà ed informalità.
A pochissimi centimetri dalle sue spalle, lei iniziò a tremare.
Draco se l’aspettava, ma ogni volta che succedeva, una fitta al cuore lo trafiggeva.
Lui chiedeva un silenzioso permesso di proseguire, che gli venne concesso.
Quando le sue mani si posarono sulle sue spalle, trovarono un blocco di marmo: Hermione lo fissava terrorizzata.
-Devi rilassarti. Non ho la bacchetta, non posso farti alcun male- le sussurrò mantenendo il contatto visivo.
Iniziò a massaggiare lentamente le spalle, facendo pressione con i pollici.
Dopo molti minuti di tortura, in cui Hermione avrebbe voluto morire mille volte pur di far finire il suo dolore, lentamente si rilassò, e Draco sentì i suoi nervi distendersi un poco.
La massaggiò più in profondità, incoraggiato dal viso disteso di lei.
Il tempo sembrava essersi fermato: il biondo avrebbe speso tutto il suo patrimonio per vedere la Granger sempre così rilassata e serena.
Ad un certo punto, però, successe una cosa strana, che lo spaventò a morte: toccò un nervo della spalla più delicato e la riccia si lasciò sfuggire un debole, debolissimo gemito di piacere.
Purtroppo, Draco l’aveva sentito, e ciò bastò a scatenare in lui i pensieri più impuri verso la ragazza.
Osservò per un secondo, avido, quelle labbra rosee e carnose che sembravano invitarlo alla perdizione.
In quel momento, Draco seppe che, se non si fosse subito allontanato da lei, non sarebbe riuscito a fermarsi.
Si staccò velocemente, riportando Hermione alla realtà.
Sotto le dita di lui, era stata trasportata in un’altra dimensione.
Forse non doveva sempre soffrire ogni volta che qualcuno la toccava, si disse. Anzi, poteva essere anche un’esperienza piacevole.
Per questo mise involontariamente il broncio quando si staccò, sostituito subito dalla preoccupazione: qualcosa non andava.
-Ho fatto qualcosa di male?- chiese lei, quasi scusandosi.
Quel tono triste non faceva che alimentare ancora di più il nervosismo del biondo.
Si accese una sigaretta, tremante, raccolse la sua borsa e disse: - Ci vediamo a Pozioni-
Poi se ne andò, lasciando Hermione assolutamente perplessa e piena di dubbi.



NdA Buonasera!
Ultimo capitolo per stasera, domani sono in università tutto il giorno, riuscirò a postarne massimo uno.
E poi non ci sarò tutto il week end, ho uno stage di lavoro a Rimini =)
Qualcosa si sta muovendo anche a livello fisico. Non dimentichiamo che sia Draco che Hermione sono due ragazzi di diciotto anni, con i loro impulsi ed i loro ormoni, nonostante tutto.
Grazie alle 19 meravigliosissime recensioni, ai 5 che la preferiscono, ai 6 che la ricordano ed ai tondissimi 60 che la seguono =D
A prestissimo ^^
Jecchan

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Capitolo 10
*** Buone vacanze ***


J.K.Rowling è l'unica detentrice di questi personaggi.
Io ovviamente non ho fini di lucro.
Buona lettura! ^^

Hermione ne era sicura: Malfoy la stava evitando.
Non veniva più al bagno del secondo piano, che ormai considerava il luogo più sicuro per incontrarsi.
Provò anche a cercarlo in biblioteca, ma niente da fare.
A Pozioni continuavano a fare coppia fissa, ma era come lavorare da sola facendo la metà del lavoro: lui era diligente e rapido, ma non la guardava mai, si limitava ad avvicinare la sua parte verso la riccia.
Avvicinare, appunto.
Non gliela passava mai direttamente. Se ne accorse subito, evitava di toccarla.
Si chiese quale fosse la causa di questo repentino cambiamento di Malfoy.
Si sentì incredibilmente sola.
 
Le vacanze di Natale erano imminenti, e molti cominciarono a preparare i bagagli per passarle in famiglia.
Hermione ovviamente non poteva tornare dai suoi genitori, visto che loro non sapevano neanche di avere una figlia.
L’incantesimo che lei stessa aveva lanciato sui suoi genitori era ancora attivo, ma la ragazza si era ripromessa che, una volta finita la scuola, sarebbe andata a cercarli.
Aveva bisogno della sua mamma e del suo papà, gli mancavano così tanto.
Il problema si presentò una domenica mattina, quando il gufo di casa Weasley planò davanti a lei.
La lettera che portava conteneva l’invito di passare le vacanze alla Tana.
Non aveva assolutamente voglia di stare in quella casa, ma Ginny quella mattina le si sedette affianco, facendole capire che i suoi genitori le volevano bene, la consideravano come figlia ed altre cose che la fecero sentire parecchio in colpa.
Ginny l’aveva fatto apposta, aveva giocato sull’affetto dei genitori per la riccia, nella speranza che le cose si sistemassero.
Così, anche Hermione cominciò a preparare le valigie, dicendo mentalmente addio ad un tranquillissimo Natale al castello.
 
-Dobbiamo parlare-
Finalmente l’aveva beccato, non poteva sfuggirgli per sempre.
-Tu devi essere a lezione- disse lui risoluto.
-Anche se fosse? Non sarebbero problemi tuoi- rispose lei.
Effettivamente aveva dovuto fingere un mal di pancia terribile a Trasfigurazione.
La McGranitt, neanche a dirlo, l’aveva subito esonerata dalla lezione, obbligandola ad andare subito in Infermeria.
Vedere la professoressa così sinceramente preoccupata per la sua salute la faceva sentire uno schifo.
Inoltre aveva saltato una lezione importantissima, anche se lei ovviamente sapeva già tutto sull’argomento.
Senza contare che aveva rischiato: Malfoy poteva benissimo essere a lezione, e non nel bagno del secondo piano.
Il Furetto come minimo doveva stendergli un tappeto rosso.
-Cosa sta succedendo?- chiese lei.
Lui alzò le spalle, indifferente.
-Almeno ti rendi conto di quello che hai fatto?-
-Io?- chiese lui sinceramente perplesso.
-Sì, tu! Prima mi illudi che puoi aiutarmi per le mie cavolo di fisime, se così si possono chiamare, e poi, improvvisamente, non ti fai più sentire. Eppure siamo in coppia insieme a Pozioni, cavolo! Cosa posso averti mai fatto per offenderti in questo modo?!- concluse lei arrabbiata.
Per tutta risposta, Draco si accese una sigaretta. Decisamente aveva bisogno di calmarsi.
Non poteva più rischiare di sentire di nuovo quello strano desiderio, quella scossa che gli aveva smosso le budella, e più giù.
Lo spaventava a morte. Non poteva pensare alla Granger come sessualmente appetibile, se poi non poteva toccarla.
In altre occasioni non si sarebbe fatto scrupoli, nemmeno con lei, ma questa è una faccenda parecchio delicata, e lui continuava a sentirsi responsabile dei suoi problemi.
-Non hai fatto nulla. Semplicemente.. Volevo passare qualche giorno da solo. Il nostro “rapporto”, diciamo, stava diventando.. Soffocante-
L’aveva detta. La sua prima palla alla Granger.
Distolse lo sguardo da quello di lei, non potendo sopportare gli insulti che stavano per giungere ed i suoi occhi tristi.
-Hai ragione, Malfoy- disse invece lei, sorprendendolo.
La fissò, non capendo se pensava davvero che questo rapporto che si era venuto a creare fosse davvero soffocante o se lo assecondava.
Gli rivolse un sorriso.
-Sto cercando di liberarmi dalla dipendenza dai miei amici, non posso mica attaccarmi a te. A volte sono proprio una piattola- rise – Facciamo così: se avrai voglia di continuare con questo “esperimento”, fammi sapere. Io passerò le vacanze di Natale alla Tana, nel caso volessi contattarmi. Nel frattempo, passa delle buone vacanze-
Successe in un attimo: Draco buttò a terra il mozzicone, con due lente falcate la raggiunse, e le accarezzò delicatamente la guancia con due dita.
-Buone vacanze, Granger-
E, dopo aver raccolto la sua borsa, corse fuori.
Se avesse potuto, si sarebbe schiaffeggiato: ma che diavolo gli era preso?
Era come se fosse stato un prurito fortissimo che doveva essere soddisfatto con una bella grattata, concluse lui, ridacchiando per quel paragone decisamente poco carino.
Doveva accarezzare la guancia della Granger, non sapeva spiegarlo in altro modo.
Nel frattempo, nel bagno del secondo piano, Hermione tremava.
Si toccava la guancia e tremava.
Ma era un tremito diverso dal solito, le partiva dalle dita dei piedi e le arrivava fino alla punta dei capelli, passando per diaframma, intestino, cuore, e tutti gli altri organi.
Corse al lavandino, per sciacquarsi la faccia, e per togliersi il bollore che sentiva sulle guance.
“Ma che mi succede?” si chiese la riccia preoccupata “Non sarò ammalata?”
Uscì dal bagno con una mano sulla fronte, per sentire la temperatura.
Forse si era presa una bella influenza.


NdA: Buonasera!
Scusatemi, lo so che il capitolo è un po' cortino, ma al momento non ho altre idee!
Mi piaceva l'idea che Draco facesse qualcosa che smovesse Hermione, prima di separarsi per le vacanze!
Due dico due cosine veloci:
1- Buon week end a tutti! Io parto, tornerò lunedì, cercherò di farmi venire delle idee!;
2- L'immagine che vedrete nel primo capitolo (Che mi era parsa perfetta per questa storia) è stata gentilmente concessa da "Semplicemente Harry Potter", un meraviglioso gruppo Facebook, vi consiglio di cercarlo se amate davvero questa fantastica saga!
Grazie alle 22 recensioni, ai 5 che la preferiscono, ai 6 che la ricordano ed ai 66 che la seguono!
A prestissimo! ^^
Jecchan

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Capitolo 11
*** Il giorno di Natale ***


I personaggi di questa storia appartengono a J.K.Rowling, che ne detiene tutti i diritti.
Buona lettura! ^^


Come immaginava, le vacanze alla Tana per Hermione furono più dure del previsto.
Essere gentile e disponibile con tutti, ma distaccata, come se fosse un’estranea.
Cosa difficile, dato che da una parte c’erano Harry e Ron, che cercavano di incastrarla con strane domande su Malfoy, e dall’altra Ginny, che tentava disperatamente di farla tornare un tutt’uno col gruppo.
Non si era mai sentita così sola e fuori luogo come in quel periodo.
 
-Herm.. Buon Natale!-
Ginny la svegliò dolcemente, scuotendole una spalla.
La riccia alzò lentamente gli occhi, osservando la figura ancora appannata della rossa.
-Volevo svegliarti prima, così scartavamo i regali insieme, ma ero con Harry e abbiamo deciso di farlo insieme- spiegò lei, anche se la sua amica non le aveva chiesto nulla.
-Grazie Ginny. Scarto al volo i regali e scendo a fare colazione-
Notò che la piccola Weasley era diventata rossa come i suoi capelli.
-Ehm, sì. Ecco.. Hai solo tre regali sotto l’albero, quest’anno-
Hermione accusò il colpo.
Lei aveva comunque comprato qualcosa per Harry e Ron, eppure loro non avevano pensato a lei, neanche per farle un presente.
-Scusa Herm, quest’anno non sono riuscita a comprarti nulla, e Ron si è dovuto unire ad Harry nel suo regalo- spiegò.
La riccia si sentì più leggera: allora avevano pensato a lei, non l’avevano dimenticata.
La Weasley le portò sul letto il magro bottino di quell’anno, tre miseri regali, ma a lei non importava: era importante solo che Harry, Ron e Ginny non fossero arrabbiati con lei.
-Allora ti saluto. Scendo a mangiare, ho una fame.. A più tardi!-
Disse la rossa uscendo dalla stanza.
Sbadigliando, Hermione scartò il primo: quello di Harry e Ron.
Lesse il biglietto.
“Cara Hermione, buon Natale!
Il nostro rapporto è mutato, e lo capiamo, sono successe molte cose dopo la Guerra. Ma sappi che noi siamo qui, e ti aspettiamo. Qualunque cosa tu voglia dirci, qualunque lamentela, o confidenza, o altro, noi siamo qui per te. Siamo sempre stati qui per te, ed è molto probabile che saremo sempre qui per te. Ti vogliamo bene, buon Natale.
Harry e Ron”
Per poco Hermione non iniziò a piangere.
La stavano assecondando, le volevano davvero bene.
Prima di scartare gli altri regali, prima ancora di aprire quello dei suoi amici, andò di corsa in camera dei ragazzi.
Ron dormiva occupando tutto il suo piccolo letto, russando e con la bocca spalancata, Harry aveva le coperte tirate fin sopra la testa, con una mano fuori.
Lei si sedette sul letto del rosso, e lo svegliò.
-Grazie Ron- gli sussurrò dandogli un bacio sulla guancia.
-Ti è piaciuta così tanto la penna d’oca che ti abbiamo regalato?- biascicò lui, tentando di sedersi .
-Non ho ancora aperto il vostro regali, ho letto la lettera, era meravigliosa- rispose lei.
-Quindi non sei più arrabbiata con noi?- chiese Harry riemergendo dalle coperte, i capelli più arruffati che mai.
-Non sono mai stata arrabbiata con voi. Semplicemente avevo bisogno di staccarmi da voi per un po’. Dovevo ritrovare me stessa-
-E come è andata?- chiese Ron.
-Ci sto lavorando, diciamo. Ma mi rincuora sapere che voi ci sarete sempre per me- concluse lei abbracciando ancora Ron e invitando Harry ad avvicinarsi.
L’ulteriore pressione alla schiena di altre braccia le fece capire che il moro si era unito.
-Quindi, ricapitolando: possiamo tornare ad essere amici, ma ogni tanto hai bisogno di stare per conto tuo, giusto?-
Lei rise al sunto di Harry.
-Più o meno è così-
Si separarono da quell’abbraccio riconciliatore.
-E gli altri due chi te li manda?- chiese il rosso curioso.
-Non so, devo ancora finire di scartarli. Ci vediamo a colazione!- trillò lei allegra come non mai.
Una volta in camera, subito si rigirò tra le mani la lussuosa penna d’oca appena tolta dalla carta regalo.
La poggiò delicatamente sulla scrivania e scartò il secondo, più grande ma di consistenza morbida.
Lesse il biglietto.
“Buon Natale Hermione,
 ero indecisa se farti o meno un regalo quest’anno, ma non perché non volessi, ma per via di questo periodo strano che tu ed Harry state attraversando, per non parlare di Ron, che si è davvero comportato in modo spregevole con te. Sì, mi hanno raccontato tutto.
Spero non ti offenda, ma è un regalo che faccio col cuore.
Molly”
Il regalo conteneva il solito maglione fatto a lana dalla signora Weasley, con una meravigliosa “H” arancione sul davanti.
Hermione avrebbe potuto ricevere un milione di regali, ma sarebbero spariti davanti a quelli dei suoi amici e della madre di Ron.
Per la prima volta da quando era alla Tana, Hermione si sentì amata.
Si infilò subito il maglione e scese a fare colazione, ringraziando sinceramente la signora Weasley.
Si dimenticò completamente di quel piccolo sacchetto argento, che lasciò sul comodino.
 
Hermione non avrebbe potuto iniziare il nuovo anno in modo migliore.
Aveva passato delle vacanze stupende, aveva quasi recuperato il rapporto con Harry e Ron, e si era sentita amata.
Mentre preparava la valigia, non riusciva a smettere di sorridere.
Forse avrebbe potuto dire a Malfoy che il loro esperimento poteva dirsi concluso.
Nel pensare al biondo, il sorriso le morì sulle labbra.
Voleva davvero smettere di vederlo?
Il fatto che non sapesse rispondere a questa semplice domanda la spaventò.
Sì accanì ancora di più sui suoi bagagli, come per scacciare quel pensiero scomodo dai biondi capelli.
Mentre raccoglieva i libri a bracciate, lo sguardo le cadde sul comodino.
Il terzo regalo, Hermione se n’era completamente dimenticata.
Curiosa, si sedette sul letto e lesse il bigliettino.
“Buon Natale.
 Un piccolo pensiero.
D.L.M.”
Anche senza la firma avrebbe saputo riconoscere la sua scrittura: a Pozioni prendeva sempre lui appunti sui loro intrugli, aveva una grafia perfetta.
Il familiare battito accelerato del cuore, che non sentiva più da un po’, si ripresentò prepotente, mentre la ragazza si rigirava il sacchetto argento tra le mani.
Cosa avrebbe trovato? Le sarebbe piaciuto? E se così non fosse? Perché le aveva fatto un regalo?
Mille domande si affollavano nella sua testa, mentre aprì tremante il pacchetto e svuotò il contenuto nei palmi delle mani.
Un sobria e splendida catenina d’argento cadde tintinnando, mostrando una piccola e raffinata “H” dello stesso materiale.
Era meravigliosa, pensò Hermione.
Elegante ma non esagerata.
Le stava benissimo, pensò provandosela.
Si fissò allo specchio parecchi minuti, osservando il meraviglioso ciondolo che portava la sua iniziale.
Se la nascose sotto il maglione: decise di non fermentare ulteriormente i dubbi su lei e Draco, anche se in realtà tra loro non c’era niente.
Ma il ciondolo posato sul suo petto pesava incredibilmente, e sembrava bruciarle la pelle.



NdA: Buonasera!
Eccomi tornata, dopo tre giorni meravigliosi, ma che dico meravigiosi, incredibili.
Ho partecipato ad uno stage lavorativo a Rimini, e sono stata presa come animatrice di villaggio! (Lo so, non ve ne frega nulla, ma ci tenevo a dirlo, è stato incredibile! *_*)
Anche questo capitolo non è un granché, mi sembrava che il regalo di Draco dovesse avere un capitolo tutto per lui!
Ed inoltre i rapporti tra Hermione ed i ragazzi inizia a stabilizzarsi un po', ma ricordiamoci che la ragazza ha ancora parecchi problemi da risolvere (A cui a quanto pare se ne sta aggiungendo qualcuno =P)
Grazie alle 25 recensioni, agli 8 che la preferiscono, ai 6 che la ricordano ed agli 80 che la seguono!
Siete fantastici! ^^
Jecchan

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Capitolo 12
*** La ronda ***


J.K.Rowling detiene tutti i diritti di questo magico mondo, ed io non ho nessun scopo di lucro.
Buona lettura! ^^


Hermione giocherellò con la catenina per tutto il viaggio verso Hogwarts.
Ron se ne accorse, e quando le chiese chi gliel’avesse regalata, lei si inventò una compera impellente.
“L’ho vista in vetrina e non ho saputo resistere!” aveva spiegato allegramente.
Evidentemente il rosso non credeva ad una sola parola, ma fece finta di nulla, ed Hermione non se ne preoccupò.
-E’ il mio turno, Herm. Vado a spaccare la faccia a qualche ragazzino idiota- disse sorridendo, poi si avviò ai vagoni, a fare la ronda per gli scompartimenti.
La ragazza si sedette, tirando fuori il ciondolo dalla camicetta per l’ennesima volta.
-Contento che ti sia piaciuto, Granger- disse una voce a lei familiare.
Si girò di scatto, trovandosi davanti proprio il biondo, ghignante.
-Devo ammettere che ho dei gusti invidiabili- continuò lui, sedendosi affianco a lei.
Come se avesse preso la scossa, lei si alzò di scatto, con la scusa di mettersi la mantella.
-Non senti freddo? Io trovo ci sia un gran freddo!- quasi urlò.
-TI è piaciuto il mio regalo?- le chiese. Lei si bloccò dal suo fare frenetico.
Si girò lentamente per guardarlo. Non poteva mentirgli, solo per il semplice fatto che indossasse la collana era chiaro segno di quanto le piacesse.
-Sì, mi piace molto. Grazie Malfoy-  disse regalandogli un timido sorriso.
-E dov’è il mio regalo?- chiese lui, per distrarsi dal fremito che quel sorriso gli aveva scosso.
-Il tuo regalo? Bè, non ho nulla, non mi aspettavo mi facessi un regalo-
-Invece io me lo aspetto. Fammi un regalo, Granger. Consideralo un regalo di Natale, di compleanno e magari anche la ricompensa per quello che sto facendo- scherzò ghignando ancora.
Hermione stava per arrabbiarsi sul serio, aveva anche pensato di lanciargli la catenina addosso, ma poi si ricordò del Malfoy che aveva conosciuto in quei mesi, e decisamente non era così prepotente, stava solo scherzando.
Così decise di stare al gioco: sbatté lentamente le ciglia e gli sorrise maliziosa.
-Avrai il tuo regalo, Malfoy. Quando meno te lo aspetti- gli mandò un bacio volante, poi non ce la fece più: gli scoppiò a ridere in faccia.
-Non sono proprio una brava attrice! Ho la ronda da fare, ci vediamo più tardi!- lo salutò.
Quello che non vide fu lo sguardo spaventato di Draco, pietrificato al suo posto, mentre cercava di contenere i brividi di piacere che gli percorrevano la schiena.
Aveva bisogno di fare un po’ di sesso, l’astinenza l’avrebbe ucciso.
 
 
Quella catenina non fece che alimentare ancora di più le voci che giravano tra Hermione e Draco, e per una volta ci avevano azzeccato: effettivamente era un regalo del biondo, ma le cose non stavano decisamente come pensavano tutti.
Draco ovviamente non era riuscito a trovare nessuna con cui divertirsi: tutte lo schifavano, gli stavano ben lontani.
Bei tempi, quando con uno schiocco di dita ne aveva quante ne voleva.
Doveva spaccarsi la fronte e salvare il mondo per portarsi a letto una.
Era anche disposto a farlo, per non pensare alla riccia.
Si presentava sempre più spesso nei suoi sogni, e questa cosa non gli piaceva per niente.
Doveva sapersi controllare, era l’unica persona che si avvicinava a lui, se l’avesse involontariamente allontanata sarebbe tornato solo e pieno di rimorsi di coscienza.
 
I loro colleghi Caposcuola pensavano fosse divertente mettere insieme per la ronda i due piccioncini.
E addio alla serata di turno solitaria senza la Granger.
-Malfoy, parla ad alta voce, non capisco nulla di quello che dici!- sbottò lei irritata, dopo l’ennesimo borbottio del biondo.
-Oh, non è nulla. Quanto manca?-
-Poco, credo-
Qualche minuto di silenzio riempì gli spazi, mentre entrambi pensavano a qualcosa da dire.
Era la prima volta che si sentivano così imbarazzati dal silenzio che regnava tra loro due.
-Senti.. Hai pensato a quello che ti ho detto?- chiese lei all’improvviso.
-Cosa?- chiese lui di rimando, non ricordando.
-Se hai voglia di continuare.. Insomma.. Con me- pronunciò timida.
Non riusciva a dire “esperimento”, le sembrava una cosa artificiale, e ormai ciò che la legava a Malfoy era un affetto sincero. Poteva osare dire che fosse addirittura un suo amico.
-Se vuoi- finse indifferenza il biondo alzando le spalle.
-Allora ricominciamo ora- ribatté lei risoluta.
-Qui? Durante la ronda?- chiese lui stupefatto.
-Certo, perché no? Non ci vede nessuno!- lo tranquillizzò.
-Cosa vuoi che faccia?-
-Questa volta posa le mani qui- disse indicando le guance, tremante.
-Sei sicura? Questa volta sarà tosta- la mise in guardia.
-Non ti preoccupare, ce la posso fare- disse lei, ma decisamente l’espressione del viso non rifletteva le sue parole.
Sarà tosta per me in realtà, pensò Malfoy disperato.
Aveva bisogno di più tempo, doveva farsi passare qualunque cosa provasse per la Granger, o non si sarebbe controllato. E allora avrebbe perso la sua prima, e unica, amica.
Lei chiuse forte gli occhi, sussurrando: - Vai-
Draco pensò a quanto fosse ironico il destino: era lui ora a tremare, mentre prima sarebbe successo il contrario.
Poggiò le mani sulle guance, erano fredde e lisce.
Non un’imperfezione, non un brufolo. Solo una piccolissima cicatrice sotto l’occhio.
Lei teneva ancora gli occhi chiusi e sembrava stesse soffrendo molto, ma lui si accorse con gioia che non tremava.
Involontariamente, i suoi pollici presero a vagare sulle leggere occhiaie che le contornavano gli occhi.
Lei si rilassò impercettibilmente a questo tocco, non capendo quanto Draco si stesse controllando.
Poi successe quello che il biondo non avrebbe mai voluto: il suo sguardo, fino a quel momento fisso negli occhi chiusi di lei, si posarono sulle labbra, quelle labbra rosee protagoniste di quasi tutti i suoi sogni.
Era lì, sotto le sue mani, forse non se ne sarebbe neanche accorta..
Aveva ragione a pensare che le labbra della Granger fossero morbide come un petalo di rosa appena colto, ma era consapevole che lo schiaffo che gli stava per tirare avrebbe fatto male quando un quintale di roccia sulla testa.
Come prevedeva, la mano della Granger incontrò subito la guancia del biondo, e decisamente non in modo tenero.
Aveva subito preso le distanze da lui, lo sguardo terrorizzato.
Subito Draco si portò le mani alla bocca, disorientato.
-Sc-scusami.. Io davvero.. Non so..-
-Non sai cosa, Malfoy?- chiese lei tremante.
-Eri lì, non sapevo che fare..-
-Invece sapevi benissimo cosa dovevi fare!- iniziò a urlare lei.
-Sai quali sono i patti, e invece hai fatto quello che hai voluto! Complimenti Malfoy, sai rovinare come si deve un quasi rapporto d’amicizia!-
Detto ciò, gli voltò le spalle e scappò via.
Draco si teneva ancora le dita sulle labbra. Sapeva che doveva rincorrerla, almeno per chiarire, ma ora non riusciva a muoversi.
Era inebetito dal quel quasi bacio che le aveva rubato, eppure gli sembrava di averla baciata con passione.
Quando si accorse che le labbra erano piegate in un sorriso, si diede uno scappellotto.
“Ti sembra, Draco? Un po’ di contegno. Cerca piuttosto di risolvere il casino che hai fatto” si sgridò lui.
Ma, nonostante la lavata di capo della sua coscienza, non poté fare a meno di sorridere quando arrivò nell’aula dove si riunivano i Caposcuola e non trovò nessuno.
Non riuscì a smettere nemmeno quando si mise il pigiama e si infilò sotto il caldo piumone.
Smise di sorridere solo quando capì che aveva perso un’amica.
“Sei un cretino, Draco” si disse, prima di finire tra le braccia di Morfeo.


NdA: Buonasera!
Come va? Io sono morta, domani ho un esame, ma per voi mi sono concentrata per scrivere questo capitolo, ringraziatemi xD
Finalmente accade qualcosa di più fisico tra loro, sappiamo come Draco ha reagito (anche perché ha preso lui l'iniziativa xD), ma Hermione?
Questo lo saprete nel prossimo capitolo, inizierò proprio dai suoi pensieri su questo bacio rubato!
Grazie alle 27 recensioni, ai 9 che la preferiscono, ai 7 che la ricordano ed agli 89 che la seguono!
Aggiornerò prestissimo, università permettendo ^^
Jecchan



 

 

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Capitolo 13
*** Resta con me ***


I personaggi presenti nella storia appartengono a J.K. Rowling.
Non ho fini di lucro, voglio solo farvi passare una mezz'oretta piacevole.
Buona lettura! ^^


Hermione non riusciva a dormire.
Si rigirava nel letto in continuazione, non riuscendo a trovare una posizione comoda.
Il suo cervello si rifiutava categoricamente di spegnersi.
Non faceva che pensare al bacio che le aveva rubato Malfoy.
Come si era permesso? Dopo tutta la fatica per creare una sorta di rapporto tra loro, si era preso certe libertà?
Non doveva farlo, per questo l’aveva schiaffeggiato.
Ma una piccola parte della sua coscienza le diceva che aveva reagito in maniera esagerata.
In fondo, non le era dispiaciuto.
Scattò a sedere sul letto, più sveglia che mai.
Ormai la sua voce interiore aveva vita propria, e straparlava.
Non è vero, si era presa un colpo quando aveva sentito le labbra di lui posarsi sulle sue, non l’aveva previsto.
Invece sì.
Assolutamente no, era troppo concentrata sul proprio corpo.
E sulle sue mani.
Si accertava che non andasse oltre.
Invece l’ha fatto.
A questo, Hermione non seppe proprio come replicare.
Aveva perso il controllo della situazione un maledetto attimo, e subito Malfoy ne aveva approfittato.
Chi si credeva di essere per permettersi certe confidenze?
La ragazza si sdraiò di nuovo, abbracciando il cuscino.
Doveva assolutamente farla finita con lui. La cosa stava andando troppo oltre.
Senza preoccuparsi quale fosse quell’ “oltre” a cui aveva pensato, lentamente si addormentò.
 
-Santo Salazar, Draco! Cosa hai fatto alla faccia?-
Zabini fissava il suo amico sconvolto. O meglio, fissava la macchia rossa sul suo viso.
-Mi sono addormentato con la faccia sul tavolo- rispose lui tranquillo.
-E da quando i tavoli vengono costruiti a forma di mano?- proseguì Blaise sorridendo.
Draco sperava non le notasse, ma le cinque dita della Granger ancora si vedevano sulla sua guancia.
-Adesso anche le ragazze ti picchiano?- rise il moro.
-Passami un toast e taci- ribatté l’amico.
Mentre trangugiava la sua colazione, Draco pensava a quanto ormai era vicino al baratro. Stava giungendo al punto di non ritorno, lo sapeva.
Forse quello schiaffo era il preludio di un addio, ed era decisamente meglio così.
Non voleva provare qualche sentimento per la Granger, o peggio ancora.. Innamorarsene.
Lei aveva tutte le carte in regola per fargli perdere la testa, ne era consapevole.
Per questo decise che fosse molto meglio tenere la Granger il più lontano possibile da lui.
Per prima cosa, cambierò compagno di Pozioni, pensò Draco.
E poi.. Bè, non sarà difficile starle lontano, con tutti quei pretendenti che le svolazzano intorno.
Blaise fissò sconcertato la crudeltà con cui l’amico si avventò sul suo bacon.
 
Il nuovo anno aveva portato ancora più freddo di quello precedente.
Gli studenti nascondevano il viso in pesanti sciarpe di lana, che non li salvavano dall’influenza di stagione.
Gennaio vide la più grande epidemia di influenza che Hogwarts avesse mai visto.
Molti professori furono costretti ad annullare le lezioni per mancanza di studenti, e l’Infermeria non era mai stata così piena.
Anche le partite di Quidditch, che per legge non si potevano annullare, furono sospese a causa della maggioranza dei giocatori ammalati.
-Mi sento uno straccio- commentò Ron, sdraiandosi sul letto.
Harry ed Hermione erano passati a salutarlo prima di andare a lezione, e decisamente aveva un aspetto terribile.
-E’ solo un po’ di influenza, Ronald. Non fare tante scene- lo sgridò la ragazza.
-Tanto anche tu prenderai questa dannata influenza, non ti salverai-
-I miei anticorpi mi proteggono, caro mio- disse lei orgogliosa.
-Permesso, fatemi passare!- urlò Madama Chips.
Sorreggeva per i piedi uno studente, mentre altri due lo tenevano sotto le ascelle.
La loro espressione era chiara: avrebbero preferito ingoiare un tentacolo della piovra del Lago Nero piuttosto che stare lì.
Il motivo fu presto chiaro: lo studente era Draco Malfoy.
-Mettiamolo qui- ordinò l’infermiera.
Lo mollarono senza tanti complimenti sul letto e, dopo aver lanciato un’occhiata ammirata ai tre salvatori, se ne andarono.
-Cosa è successo?- chiese Harry.
-E’ svenuto in classe. Ha la febbre alta-
Hermione stava disperatamente cercando di controllare l’ansia che le stava attanagliando lo stomaco, ma il suo primo istinto sarebbe stato correre a controllare che stesse bene.
Quando Madama Chips chiuse le tende che separavano i letti, la ragazza si rilassò impercettibilmente sulla sedia.
-Che idiota. Se stai male, ti fai curare. E’ stato fortunato che qualcuno non si sia approfittato della situazione- disse Ron saggiamente, soffiandosi rumorosamente il naso.
-Forse pensava di stare bene, e non si è preoccupato- ipotizzò Harry.
-Impossibile. Una febbre così alta non si prende in cinque minuti. Covava l’influenza da parecchio, ci scommetto quello che vuoi-
-Tu che dici, Hermione?-
Era una dannata scusa per farla parlare di lei e Draco, Hermione ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
-Cosa vuoi che mi importi?- domandò lei, fintamente perplessa.
-Bè, sì.. Insomma.. Negli ultimi tempi eravate così amici..-
-Ma non dire sciocchezze, Harry. Io e Malfoy non siamo mai stati amici. Tutte quelle volte che ci vedevano insieme, erano solo sfortunate coincidenze-
Ripeteva questa solfa da quando erano tornati dalle vacanze, ma era chiaro che ormai nessuno dei due ci credeva.
-Meglio così. Avresti solo sofferto-
-Cosa intendi dire, Ron?- chiese lei.
-Intendo che se ti affezioni ad una Serpe, è garantito che prima o poi ti morderà. Un rapporto di amicizia con lui è impensabile-
Hermione avrebbe voluto urlargli che era un idiota e che non capiva nulla, che in realtà erano stati molto amici per un po’, e che addirittura le aveva rubato un bacio.
No, forse non era il caso di dirlo.
-Allora il problema non sussiste. Non esiste e non è mai esistito alcun tipo di rapporto tra me e quel Serpeverde- rispose invece lei, sperando di risultare convincente.
-Andiamo a lezione, Herm?  La McGranitt ci uccide se facciamo ritardo- annunciò Harry.
Dopo aver salutato il loro amico rosso, uscirono dall’Infermeria.
Hermione non riuscì a fare a meno di dire mentalmente una piccola preghiera per il biondo febbricitante nel letto affianco a Ron.
 
Era pazza, totalmente pazza.
L’aveva già fatto, uscire dopo il coprifuoco con il Mantello dell’Invisibilità di Harry, ma farlo per andare a trovare Draco Malfoy le sembrava follia pura.
Cercando di non fare rumore, aprì la porta dell’Infermeria, che alle sue orecchie cigolò pericolosamente.
Iniziò a contare i letti, chiusi dalle tendine.
Al letto numero quattro dormiva Ron. Russava talmente forte che le tende si spostavano da sole, come mosse dal vento.
Il letto accanto al suo era occupato dal biondo.
Si guardò intorno per controllare che nessuno guardasse, poi scostò la tenda e si sedette sulla sedia vicino a lui.
Dormiva profondamente, con la bocca leggermente aperta, a causa del raffreddore che non lo faceva respirare.
Rimase a fissarlo parecchi minuti.
Era bello, ma non di una bellezza da farti girare a guardarla. Aveva il viso proporzionato, le sopracciglia bionde ben allineate, il naso senza una gobba, le labbra sottili e pallide, e il mento leggermente appuntito.
Il tutto era armonico, compatto, perfetto.
Che esagerazione, la parola perfetto! Esclamò mentalmente Hermione.
Ad un certo punto lui iniziò a mugolare, ed agitarsi.
Subito la ragazza gli mise una mano sulla fronte, e si accorse che scottava parecchio.
Subito il panico la assalì: come faceva a curarlo senza avvisare Madama Chips e, soprattutto, senza farsi scoprire?
Fece per scostare la mano per cercare una soluzione, quando un’improvvisa pressione sulle dita la costrinse a fermarsi.
-Con me- biascicò lui.
Lei lo fissò, poi il suo sguardo si posò sulla mano di Draco che stringeva la sua. Era bollente.
-Con me!- disse lui, un po’ più forte.
Lei si avvicinò, e gli strinse la mano.
-Sono qui, guarisci- sussurrò lei, sentendosi molto stupida.
-Resta con me- biascicò ancora lui, la voce leggermente nasale a causa del raffreddore.
I brividi le percorsero la schiena. Ovviamente straparlava per via della febbre, e sinceramente non era molto carino con la pelle rossa e i capelli spettinati. Ma a lei vennero i brividi.
-Non me ne vado. Guarisci- sussurrò ancora lei.
Gli strinse la mano fino a quando lui smise di agitarsi e si addormentò veramente, lo capì dal respiro che tornava regolare e dalla febbre che scendeva lentamente.
Si alzò, e si sorprese dall’orario: erano le tre passate.
Ma non riusciva ad andarsene. Era ancora preoccupata.
Poi fece una cosa che neanche nei suoi sogni più remoti avrebbe mai pensato di fare: gli accarezzò teneramente una guancia.
-Guarisci- sussurrò di nuovo.
Draco sorrise, stava facendo un bel sogno.
Rincuorata dalle sue condizioni, uscì dall’infermeria, maledicendosi per non essere andata via prima.
La mattina dopo avrebbe dovuto coprire le occhiaie con quintali di fondotinta.


NdA: Buonasera!
 Finalmente sono riuscita a postare! Ieri c'è stato qualche problema al sito e non sono riuscita a caricare il capitolo.
Non uccitedemi, so che è molto diabetico come capitolo, ma volevo cominciare a dare una svolta al loro rapporto (Anche se per il momento non si parlano).
Grazie alle 32 recensioni, agli 11 che la preferiscono, ai 7 che la ricordano ed ai 95 che la seguono!
A prestissimissimo! ^^
Jecchan

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Capitolo 14
*** Lo sai ***


J.K.Rowling detiene tutti i diritti di questi personaggi.
Nessun scopo di lucro da parte mia.
Buona lettura! ^^


Lentamente, gennaio lasciò il posto a febbraio, che non variò la temperatura che il suo predecessore aveva portato.
Gli studenti del sesto anno si stavano preparando per i GUFO, e quelli del settimo erano già in piena crisi per i MAGO.
Tutti, tranne Hermione Granger. Lei era già preparata da mesi sugli argomenti che si sarebbero tenuti agli esami. I suoi due amici, soprattutto il rosso, erano in panico: la cercavano in continuazione per una delucidazione, la supplicavano di controllare un loro riassunto, una volta le chiesero addirittura di fare loro da cavia per Incantesimi.
Ovviamente lo chiesero solo una volta, e quando si erano ritrovati dall’altra parte della Sala Comune non osarono più proferire parola.
Il primo fine settimana di febbraio era stata organizzata la gita ad Hogsmeade, e questa volta né il freddo, o lo studio, o l’influenza l’avrebbe tenuta lontana dagli studenti.
-Voi dovreste rimanere nel castello a studiare- Hermione sgridò i suoi due amici.
-Ma Herm, è solo un pomeriggio! Non succede nulla!- si lamentò Ron.
-Sono ore importanti che togliete allo studio- rispose lei.
-Abbiamo bisogno di una vacanza, per cui andremo ad Hogsmeade!- annunciò Harry allegro, seguito a ruota dal suo amico.
Hermione si mise una mano sulla fronte: non sembravano diciottenni, ma bambini.
 
Il freddo pungente si infilava sotto i due maglioni che la ragazza si era messa, e rimanendo affianco ad i suoi amici, corsero al pub d Madama Rosmerta.
Come al solito, trovare un tavolo lì era un’impresa, e sarebbero rimasti in piedi per ore, se un gruppo di ragazze del fan club di Harry non li avesse visti e fosse saltata in piedi per cedergli il tavolo.
Quando i ragazzi ringraziarono, le ragazzine lanciarono gridolini aggrappandosi l’una al braccio dell’altra.
Sorrisero anche ad Hermione: ora che lei e Ron non stavano più insieme, alle ammiratrici di entrambi stava più simpatica.
Ordinarono subito tre Burrobirre bollenti e si misero a chiacchierare allegramente.
Hermione dovette ammettere che quel pomeriggio le serviva: ultimamente, chiusa tra quattro mura, gli stessi pensieri si presentavano nella sua mente, troppo recidivi.
Ormai si poneva la stessa domanda tutte le notti: cosa provava per Malfoy?
Ci era affezionata, lo considerava una persona importante, ma poi?
Gli piaceva? Questo ancora non lo capiva.
Si sarebbe fatta toccare? Assolutamente no.
Non ancora, almeno.
E , puntuale, la vocina maliziosa si presentava per ficcarle la pulce nell’orecchio.
Si sarebbe fatta baciare? Forse sì, forse no.
Comunque non sarebbe più successo, l’aveva schiaffeggiato, non avrebbe più voluto vederla.
-Guarda chi sta entrando- sussurrò Harry.
Ma ovviamente l’avevano visto tutti, e la folla di studenti si aprì come le acque sotto il tocco di Mosè.
Ironia della sorte, si disse Hermione. L’oggetto dei suoi pensieri se ne stava tutto solo a pochi metri da lei.
-Madama Rosmerta, mi preparerebbe un Firewhisky?- chiese lui.
Il silenzio che era sceso nel pub era pesante, ma Draco ormai ci aveva fatto l’abitudine.
-Non posso, caro, gli alcolici..-
-Sono maggiorenne, te lo dico ogni dannata volta che vengo qui- esclamò il biondo.
Certo che lui non si fa proprio voler bene, constatò Hermione.
-Senti un po’, non ti permetto di mancarmi di rispetto in questo modo. E poi qua non vendo alcolici a nessun tipo di studente!- si gonfiò la proprietaria mettendo le mani sui fianchi.
-Come non detto, Madama.. Mi perdoni- si scusò subito lui, nascondendo il viso nella sciarpa e uscendo dal pub.
Il vociare assordante si espanse subito nel locale, come se qualcuno avesse alzato improvvisamente il volume.
-Cosa facciamo ora?- chiese il rosso leccandosi il labbro superiore per togliere la schiuma rimanente.
-Andiamo da tuo fratello? Voglio vedere come procedono i lavori del suo nuovo negozio- propose il moro.
-Ottima idea!- approvò l’amico battendo le mani.
-Scusate- li interruppe Hermione – Io vado a fare un giro nelle librerie. Voglio approfondire un argomento che..-
Ma il finto russare dei suoi amici le fece capire che ci avevano creduto.
Presero i cappotti, pagarono e poi uscirono.
Camminarono ancora per qualche metro parlando del più e del meno, dopodiché si separarono.
-Ci vediamo tra un’ora all’Emporio degli Scherzi di Zonko? Così torniamo a casa insieme!- urlò Harry sopra l’ululato del vento.
Hermione tirò i pollici in su, in segno di approvazione, e li salutò.
Ovviamente sapeva dove si trovasse Malfoy, l’unico posto dove si vendevano gli alcolici agli studenti era la Testa di Porco, una volta gestito da Aberforth, ma ora nelle mani del vecchio Mundungus.
Si fermò sulla soglia, indecisa. Si chiese perché lo stava facendo.
Aveva mentito ad Harry e Ron, ancora, nel periodo in cui la loro amicizia era così fragile.
D’altra parte, quel dannato ragazzo aveva bisogno di lei. Non sapeva come spiegarselo, ma sentiva che lui aveva bisogno di lei.
O lei aveva bisogno di lui?
Scrollò la testa per non rispondere a quella domanda ed entrò.
La porta cigolò rumorosamente, di conseguenza i pochi clienti del bar si voltarono a guardarla.
Hermione si ringraziò mentalmente per essersi messa un cappello di lana. Almeno nessuno l’avrebbe riconosciuta.
Ciò non scoraggiò un signore, che si avvicinò languidamente a lei.
-Vuoi un goccio, zuccherino? Te lo offro io, sai..- sussurrò, la voce unta e disgustosa.
Fissò terrorizzata la mano di lui che si stava per poggiare sul suo braccio.
-Lei è con me, sloggia- ordinò una voce fredda, ma che la fece sentire calda dentro dal sollievo.
-Non sapevo avessi compagnia, amore.. Peccato..- concluse lui, tornando ad appollaiarsi sullo sgabello davanti al bancone.
-Sei impazzita?- sussurrò Draco, prendendole la mano e portandola al suo tavolo, sudicio ma almeno lontano da occhi indiscreti.
Hermione decise di ignorare il cuore che le si era conficcato in gola e le mozzava il respiro: non era il momento.
Si sedettero sulla panca vicino al tavolino.
-Allora?- riprese lui.
-Allora cosa?-
-Dove sono le tue guardie del corpo? Cosa ci fai qui, da sola per giunta?-
-Potrei farti la stessa domanda- rispose lei piccata.
-Questo non è il posto ideale per una ragazza.. come te-
Lo spazio che lasciò tra “ragazza” e “come” le fece intuire che stava per aggiungerci qualcosa, ma decise di lasciar perdere.
-Non so perché sono qui- riprese lei, sincera.
Draco sorrise amaramente.
-Ed io che pensavo che dopo quel bacio mi avresti allontanato come la peste. Invece addirittura sei tu a cercarmi-
Finì di sorseggiare il suo Firewhisky e, a giudicare dal numero di bicchieri sul tavolo, era il quarto.
-Non pensi di aver bevuto un po’ troppo?- lo sgridò lei.
-Chi sei, mia madre? Bè, nemmeno mia madre mi sgriderebbe come fai tu- concluse lui, finendo il bicchiere in un sorso.
-Mund, un altro- ordinò Malfoy.
Subito si riempì di liquido trasparente, che il biondo buttò giù.
L’espressione disgustata di Draco fece capire ad Hermione che l’incantesimo non-verbale era riuscito alla perfezione.
-Acqua! Non ho chiesto acqua, Mund!- urlò il biondo, muovendo il braccio.
-Sono ancora qui, e ti vorrei sobrio- disse Hermione.
Come se si fosse accorto solo in quel momento che era lì, si risedette composto, continuandola a guardare.
-Per far cosa?-
-Parlare-
Lui allargò le braccia.
-Sono tutto tuo. Spara-
-Perché mi hai baciata?-
Draco si fece cadere le braccia sulle ginocchia, poi prese il bicchiere vuoto e cominciò a giocarci, senza guardarla negli occhi.
-Bo, così-
-Questa risposta me l’aspetto da un bambino di sette anni, non da un ragazzo di diciotto con piena consapevolezza del proprio corpo. E guardami- ordinò lei.
Maledicendosi per quanto fosse debole quando si trovava nelle vicinanze della Granger, Malfoy la guardò.
-Volevo provare- biascicò, fissandola intensamente.
-Cosa?-
-Faceva tutto parte dell’esperimento. Insomma, se avessi continuato a farti accarezzare sulle mani e sulle guance saresti guarita forse tra dieci anni. Questa cosa che ho fatto ha un nome, si chiama terapia d’urto-
Lei scosse la testa convinta.
-Raccontala giusta, Malfoy. Non ci credo-
Lui tornò a fissare il bicchiere, con lo sguardo perso.
-Lo sai-
-Forse-
-Allora perché vuoi torturarmi così?-
-Non ti torturo. Voglio solo sentire da te- concluse lei, trepidante.
Stette in attesa, osservandolo mentre si tormentava le mani. Poi alzò di nuovo lo sguardo su di lei.
-Sei una buona amica. Sei leale ed intelligente. Sei coraggiosa, ti sei affidata alla tua nemesi per tutti questi anni. E sei bella, Granger. Più di quello che pensi-
Hermione tremava dall’emozione.
-Ripeto, sei intelligente, per cui avrai capito ormai il motivo di quel mio gesto-
Si alzò per mettersi il cappotto. Di riflesso, anche la ragazza si alzò.
Non riuscì a resistere: si alzò in punta dei piedi e, tenendo le mani dietro la schiena, gli posò un tenero bacio sulla guancia.
-Ci vediamo a scuola, Malfoy- gli disse sorridendo.
Dopodiché corse fuori.
Draco rimase immobile qualche minuto, toccandosi la guancia.
L’aveva davvero fatto?
Lui l’aveva baciata, lei lo aveva schiaffeggiato e poi l’aveva baciato sulla guancia.
Quanto può essere strana una ragazza?
Draco non lo sapeva, ma sperava che nella mente della Granger  fosse una cosa di lunga durata.



NdA: Buonasera (anzi, data l'ora, buonanotte!)
 Ispirazione delle 23.00! Questo capitolo l'ho scritto tutto d'un fiato. Insomma, Hermione prima o poi dovrà guarire!
Fatemi sapere che ne pensate, se la storia sta diventando troppo melensa, o se volete qualche personaggio che ancora non ho messo per un cameo xD
Grazie alle 33 recensioni, ai 15 che la preferiscono, ai 7 che la ricordano ed ai 98 che la seguono!
A prestissimo! ^^
Jecchan

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Capitolo 15
*** Non smettere ***


Io non detengo nessun diritto sui personaggi da me utilizzati per questa storia: la loro mamma è e rimarrà sempre la regina, J.K.Rowling.
Buona lettura! ^^


Ormai Hermione non poteva più negarlo a sé stessa: le piaceva Draco Malfoy.
Non capiva esattamente quando era successo, ma era successo. Il fatto, poi, che sospettasse che anche lui provasse le stesse cose complicava la situazione.
Era tutto sbagliato, non doveva finire così. Per un periodo erano stati buoni amici, si erano sostenuti a vicenda per qualche mese, fino a che qualcosa non si era mosso nell’animo di entrambi.
Hermione era tormentata dal dubbio: dovevano parlare, o fare finta di nulla?
 
Draco fumava. Non era la prima sigaretta, né la seconda.
Era almeno la sesta di quella giornata.
-Draco, vuoi morire prima di arrivare ai vent’anni?- chiese Blaise.
-Taci.  Anche tu fumi-
-Non una al minuto. Dai, datti un contegno. Già che ci sei, perché non ti decidi a spiegarmi cosa ti succede?-
Draco, rassegnato, spense la sigaretta nel posacenere di vetro sul comodino, e si sdraiò, chiudendo gli occhi.
Era affezionato a Zabini, ma nemmeno sotto tortura si sarebbe confessato con lui. Era un gran pettegolo, e non si sarebbe fermato nemmeno davanti alla loro amicizia.
-Non ho nulla, comincio a sentire la pressione degli esami- spiegò il biondo.
-Certo, ed io sono Harry Potter- rispose l’amico – Dai Draco, ti conosco abbastanza da sapere che non te n’è mai fregato nulla degli esami. Non ti va proprio di raccontarmi?-
-Blaise, sei il mio migliore amico, e ti assicuro che non ho nulla. Ma anche se avessi qualcosa, me lo porterei nella tomba piuttosto che raccontarlo a te-
-Come sei cattivo, ed io che ti voglio così tanto bene- disse Blaise fintamente offeso – Nessuno riesce a tormentarsi da solo, ha bisogno di qualcuno che lo faccia con lui. Quando avrai voglia, sai dove trovarmi, ovvero nel letto accanto al tuo!- concluse ridendo.
Si alzò dal letto ed uscì dalla camera che divideva col biondo.
Quest’ultimo rimase ancora sdraiato a riflettere. Aveva capito che provava qualcosa per quella ragazza dai capelli crespi, ma non se ne capacitava.
Quando era accaduto? Cercava disperatamente di trovare il momento esatto in cui si era accorto di questo sentimento, ma non lo trovò.
Semplicemente, nel tempo si era abituato alla sua presenza, tanto da desiderarla costantemente.
Quante volte era andato in quel bagno al secondo piano, sperando di trovarla, e rimanere deluso quando si accorgeva che non c’era.
Amava stare in sua compagnia.
Ma c’era un elemento in più, adesso che voleva ragionarci su: la brama di poterla toccare, accarezzare.
Gli era andata bene quando le aveva rubato un bacio, ma la prossima volta non poteva lasciarsi andare.
 
 
-Cosa ci fai qui?- chiese Hermione leggermente nervosa.
Draco Malfoy era appena entrato nel bagno del secondo piano, a passo deciso.
-Lo stesso motivo per cui tu sei qui. Per vedermi-
Lei scosse troppo energicamente la testa.
-Non è così. Avevo solo bisogno di un po’ di pace..-
-Ormai alla scusa della pace non ci crede più nessuno. Non io, almeno-
Si appoggiò al bordo del lavandino, a pochi metri da lei.
La riccia si irrigidì subito, e al biondo non sfuggì.
-Dopo tutti questi mesi, ancora non ti senti a tuo agio con me?- chiese.
-Non è questo.. E’ che..-
La ragazza iniziò a misurare il pavimento camminandoci per tutto il suo perimetro.
Decise che era inutile continuare a fingere.
Si fermò, e lo fissò talmente intensamente che per un attimo a Draco cedettero le gambe.
-Ecco come stanno le cose: vorrei evitarti il più possibile. Quello che si sta creando tra noi non ha senso di esistere, e quello che provoio, soprattutto, non avrei mai dovuto permettere che accadesse-
Malfoy si sarebbe aspettato tutto, tranne la sua totale trasparenza. Ma d’altronde la piccola Grifondoro era così, cristallina ed imprevedibile.
Un tenero sorriso si aprì sulle labbra del biondo, che fecero sorridere di riflesso Hermione.
-Non doveva accadere, ma è accaduto. Cosa vuoi fare?-
Quando Hermione si accorse che Draco si era avvicinato a lei, era troppo tardi.
Si fissarono a lungo ed intensamente, lasciando senza risposta la domanda del biondo.
Timidamente, lui la prese per mano, trattenendo il respiro e controllando ogni sfumatura del viso della ragazza.
Ma lei continuava a fissarlo, non un sopracciglio alzato, non un colorito diverso sulle guance.
Le loro dita si intrecciarono, e Draco fu incoraggiato da questo gesto.
La mano libera si posò sulla guancia di lei. Hermione abbassò lo sguardo, imbarazzata.
Il biondo spostò la mano sul mento, costringendola a guardarlo ancora.
-Non smettere- le sussurrò.
-Di far cosa?- chiese lei, tremante.
-Di guardarmi. Non smettere- ripeté, mentre la mano tornava a posarsi sulla guancia.
I loro visi erano sempre più vicini, ed Hermione si stupì nello scoprire che lo voleva, lo voleva disperatamente.
Il loro fu un bacio tenero, da fidanzatini alla prima cotta: labbra che si sfioravano, lingue che si inseguivano, carezze sfuggevoli.
A Draco la sensazione di non poter volare più in alto di così lo spaventò. Poteva stare per ore a baciare la Granger, ad accarezzarle le guance e le braccia.
Non riuscivano a smettere, quando finiva uno, lo cercava l’altra, e viceversa.
Nessuno seppe quale forza magica finalmente li divise, ma alla fine si separarono.
-Devo andare a lezione- disse lei prendendo la borsa.
-Quindi, cosa vuoi fare?- chiese lui.
Hermione rimase qualche minuto in silenzio, per riflettere.
-Ci penserò. Ma nel frattempo, pensaci anche tu, per favore. Non sopporterei un’altra sofferenza- concluse la riccia, chiudendosi la porta alle spalle.
Mentre anche Draco raccoglieva le sue cose, pensò intensamente alle parole di Hermione.
Al momento, non gli passerebbe neanche per l’anticamera del cervello di farla soffrire. Ormai il biondo poteva ammetterlo, almeno a sé stesso: gli piaceva la Granger, e parecchio.


NdA: Buongiorno!
 Non potevo non scrivere del loro primo bacio, la vigilia di Natale, come regalo per voi!
Allora, delusi? Vi sareste aspettati di più, di meno? E' un po' cortino, ma il loro primo bacio doveva assolutamente avere un capitolo tutto suo!
Fami sapere che ne pensate, nel frattempo vi auguro un felice e sereno Natale, e tutte le feste al seguito xD
Grazie alle 36 recensioni, ai 16 che la preferiscono, agli 8 che la ricordano ed ai 104 che la seguono!
A prestissimo, buone feste! ^^
Jecchan

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Capitolo 16
*** Il pettegolezzo ***


J.K.Rowling detiene tutti i diritti di questi personaggi, che io utilizzo senza fini di lucro.
Buona lettura! ^^


Quella mattina la scuola si svegliò col più grande pettegolezzo degli ultimi cinquecento anni.
Tutto partì da un fantasma: si sapeva, i fantasmi non avevano molto da fare, si annoiavano parecchio, quindi spesso inventavano pettegolezzi per creare un po’ di scompiglio nella scuola e farsi due risate.
Negli anni, gli studenti avevano imparato a non dare retta ai fantasmi, proprio per queste loro capacità creative.
Ma quando una come Mirtilla Malcontenta raccontava in giro qualcosa, al novanta per cento quella cosa era vera.
Nessuno si stupiva quando lei non aveva nulla da raccontare, ma quella mattina di metà febbraio, raccontò ad un gruppo di ragazze ciò che aveva visto.
In poco più di dieci minuti, tutta la scuola lo sapeva, e non erano neanche tutti in Sala Grande a fare colazione.
Quando Draco si sedette al suo tavolo, notò che molti sguardi erano puntati su di lui, ma non se ne curò.
Era così dall’inizio dell’anno.
Ma quando gli sguardi si spostarono alternativamente da lui ad Hermione, allora si insospettì.
Non fece neanche in tempo a chiedere al amico pettegolo il motivo, che lui, come si sedette al tavolo, gli chiese a bruciapelo: - Hai baciato la Granger?-
Per poco Draco non svenne: e lui come faceva a saperlo?
-Ma.. come.. come.. ti viene in.. mente??- boccheggiò, consapevole che Zabini non stesse credendo ad una sola parola.
-Sei malato, Draco? Hai dei problemi di astinenza? Capisco che siano un po’ di mesi che non ti porti a letto qualcuna, ma la Granger..-
-Non me la voglio portare a letto- lo interruppe il biondo, anche se la sua mente gli dava ragione per metà.
-No? Allora perché te la sei baciata?-
-Non l’ho baciata- tentò ancora Draco.
-Ok, non l’hai baciata. Ora dimmi, cosa hai intenzione di fare?-
-Cosa intendi dire?- chiese Malfoy, fissandolo perplesso.
-Nel senso, quando inizi a frequentare una come lei, garantito al limone te ne innamorerai. E l’hai già capito da solo, vero, amico mio?-
-Non voglio parlare di nulla con te- disse Draco, con la voce tremula.
-Va bene, forse sono un po’ pettegolo. Ma quando si tratta di aiutare un amico, stai ben certo che terrò la bocca cucita. Allora, inizia pure a raccontarmi-
Ancora Draco non si fidava appieno di Zabini, sembrava lo guardasse come si guarda un pezzo di carne succulento. D’altro canto, il suo amico aveva ragione: l’aveva capito lui stesso quanto stava rischiando.
-Non qui, Blaise. Ci vediamo a pranzo in camera- gli sussurrò.
Poi si alzò e, bevuto velocemente un succo d’arancia, se ne andò, sentendosi gli sguardi di tutta la Sala Grande.
 
-Malfoy, perché tutta la classe ti sta fissando?- sussurrò Hermione al suo compagno di Pozioni.
Avevano iniziato a preparare un antidoto contro la crescita di dita in ogni parte del corpo, e la riccia sentiva su di sé tutti gli sguardi dei suoi compagni, compresi Harry e Ron.
Per motivi tempistici, non era riuscita ancora a fare quattro chiacchiere con loro.
-Ciò che sto per dirti ti sconvolgerà, Granger. Fissano sia me che te-
Lei in tutta risposta sbuffò.
-Ancora quelle dannate voci su di noi? Non si può studiare tranquillamente in questa scuola?- disse rabbiosamente, affettando un’ala di pipistrello con particolare crudeltà.
-Sì, sono voci su di noi, e sul bacio che ci siamo dati-
Ad Hermione cadde il coltello per terra. Lumacorno, che passava di lì in quel momento, glielo raccolse sorridendole gentile.
-Come fanno a saperlo?!- chiese lei, a voce un po’ troppo alta.
-Sssht. Non lo so, me l’ha detto stamattina Blaise, devo ancora capire chi ci ha visti. Cosa facciamo?-
-Mi sembra chiaro, no? Negare fino alla morte. E’ la cosa giusta da fare-
Draco se l’aspettava una risposta del genere, eppure gli dispiaceva dover negare una cosa che gli era piaciuta tanto fare.
-Come vuoi- chiuse la discussione lui, un po’ arrabbiato.
Anche Hermione si accorse del cambio di tono del biondo, ma non chiese oltre: era comprensibile, anche lui era stufo delle voci che giravano.
 
-Sai Herm, girano strane voci..- cominciò Harry, titubante.
Erano in Sala Grande per il pranzo, e finalmente la ragazza si era presa un po’ di tempo per i suoi amici.
Lei bloccò subito qualunque tentativo di conversazione riguardante lei e Malfoy.
-No Harry, non permetterò che i pettegolezzi mi rovinino il pranzo-
-Quindi tu e Malfoy..?- chiese Ron.
-No. Chiunque sia stato a mettere in giro queste voci, ha una fervida immaginazione-
-Non penso che l’immaginazione sia il suo forte, considerando che è stata Mirtilla Malcontenta- sogghignò il rosso.
Hermione fremette dalla rabbia: ecco chi era stato.
-Andiamo, Ronald, è un fantasma! Sappiamo tutti quel è il passatempo preferito dei fantasmi!-
-Ma lei non ha mai messo in giro un pettegolezzo falso-
-Si vede che si annoiava ed ha iniziato anche lei! Ormai ha più di cinquant’anni, lamentarsi e tirare lo sciacquone non la diverte più come una volta!- esclamò Hermione, come se fosse la cosa più logica del mondo.
-Hai ragione, non ci avevo pensato- disse Harry, tornando ad occuparsi della sua pasta al pomodoro.
-Vorrei fosse l’ultima volta che parliamo di Malfoy, grazie- chiese formalmente la ragazza.
-Come vuoi, Herm- la rassicurò Ron, tornando al suo pasticcio di carne.
 
-Te ne stai innamorando-
E Draco questa volta cadde letteralmente dalla sedia.
-Non penso proprio! Me ne accorgerei no?- disse.
-Se non te ne sei ancora innamorato, lo farai presto. Si chiama logica sequenziale- lo informò il suo amico.
-Non penso.. Mi piace, ci sto bene, ma non si può definire amore! L’amore è..-
Ma Draco non seppe dare una definizione dell’amore. Amore era quello che sua madre provava per lui.
Sua madre l’amava davvero tanto, aveva mentito al Signore Oscuro in persona per salvarlo.
Ma l’amore di sua madre non era certo paragonabile ad un amore tra coetanei.
Lui non l’aveva mai provato per nessuna ragazza, non ne sapeva assolutamente nulla.
-L’amore è tutt’altra cosa- concluse invece.
-Oh, Draco. Sei un totale ignorante quando si tratta di sentimenti-
-E sentiamo, mister mi-innamoro-almeno-due-volte-al-giorno, cos’è l’amore?- chiese a Zabini.
-Nessuno sa cosa sia l’amore. E’ un po’ come lo Specchio delle Brame: ognuno ci vede quello che desidera. Anche l’amore è soggettivo, arriva quando vuole e, soprattutto, con chi vuole. La cerchi sempre? La desideri sempre vicino a te? La vorresti baciare e toccare? Vorresti fare delle sciocchezze per farle capire quanto le vuoi bene? Se la risposta è sì a tutte le domande, sei innamorato- concluse Zabini risoluto.
A Draco girava la testa: e così era questo l’amore? Allora era fottuto.
Ma poi scrollò il capo, deciso: era Zabini che aveva parlato dell’amore, un ragazzo che cambiava ragazza una volta alla settimana, ed a sentire lui, era disperatamente innamorato di tutte quelle che si era fatto.
Senza contare che sua madre si era sposata qualcosa come dodici volte, quindi non era cresciuto nell’amore.
Rincuorato da questi pensieri, Draco scoppiò a ridere.
-Allora è una fortuna che la mia risposta a quasi tutte le domande sia no. Grazie Blaise, mi hai tolto un gran peso-
Si alzò e, raccogliendo le proprie cose, uscì dalla camera.
Non aveva risolto nulla dalla chiacchierata con Blaise, se non per il fatto che aveva appurato di non essere come il suo amico moro.


NdA: Buon pomeriggio!
Allora, come avete passato le vacanze? Siamo stati messi tutti all'ingrasso eh?
Per quanto riguarda il capitolo, finalmente cominciamo a capire qualcosa dei sentimenti di Draco, anche se lui non ha capito ancora nulla xD
Ed Hermione? Bè, cercherò di farlo capire anche a lei!
SPero di riuscire a scrivere un altro capitolo prima della fine dell'anno =)
Grazie alle 38 recensioni, ai 18 che la preferiscono, agli 8 che la ricordano ed ai 111 che la seguono, siete in tantissimi!
Grazie mille, a presto, spero! ^^
Jecchan

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Capitolo 17
*** In vodka veritas? ***


I personaggi di questa storia non mi appartengono. J.K.Rowling ne detiene tutti i diritti.
Solo il personaggio Crow (Cap 17) è di mia invenzione.
Buona lettura! ^^


Hermione si stupì nello sperare che Draco la baciasse ancora.
Aveva avuto un sacco di occasioni per farlo, Hermione era convinta che non si sarebbe fatto scrupoli.
Invece a quanto pare, il Serpeverde era diventato improvvisamente un gentiluomo.
 
Quando marzo prese il posto di febbraio, il pettegolezzo cominciò a scemare, in favore di altri due, altrettanto succosi: il primo era che Ron Weasley si frequentasse assiduamente con Lavanda Brown.
Li avevano visti spesso uscire dagli stanzini scarmigliati e con i vestiti stropicciati, e nella Sala Comune dei Grifondoro a volte sparivano nella stanza di lui per qualche ora.
Il secondo pettegolezzo, altrettanto importante ed altrettanto collegato a questa nuova coppia, era che Lavanda Brown fosse stata morsa da un Lupo mannaro, durante la Guerra.
Nessuno sapeva se anche lei si trasformasse, ma molti iniziarono ad evitarla accuratamente.
Inevitabile, Lavanda rimase sola. Anche la sua amica di sempre, Calì, l’aveva allontanata.
Così, la ragazza iniziò a stare sempre più insieme al Trio dei Miracoli: la guerra l’aveva cambiata, non era più un’oca starnazzante. Si era trasformata in una donna, profonda e riflessiva.
Il fatto di non avere più amiche una volta l’avrebbe distrutta, invece ora era solo contenta.
Gli studenti si chiedevano come avesse reagito Hermione, se mossa dalla gelosia avesse sfidato la sua rivale a Duello, se si fosse arrabbiata a tal punto da picchiare selvaggiamente Ron.
Ovviamente non accadde nulla di tutto ciò, la riccia aveva decisamente un’altra persona per la testa, ma comunque questi pettegolezzi la infastidivano parecchio.
Alla fine, lei era sempre in mezzo.
 
Hermione non voleva tornare nel bagno di Mirtilla, ma d’altronde era l’unico posto in cui poteva studiare in pace.
Appena entrò, il fantasma si dimostrò subito disgustosamente gentile.
-Hermione! Ciao, è da tanto che non venivi a trovarmi!-
-Mirtilla, sloggia. So quello che hai detto in giro, e non vorrei davvero fare qualcosa di cui potrei pentirmi- disse subito la ragazza, posando la borsa per terra e raggiungendola poco dopo.
-Ma, questo è il mio bagno! Tu non puoi sbattermi fuori!-
-Scommettiamo?- chiese Hermione arrabbiata, alzandosi di scatto e tirando fuori la bacchetta – Lasciami il “tuo” bagno un paio d’ore, e non ti succederà nulla. Sono stata chiara?-
Mirtilla decise che non era il caso di contrastare la ragazza più dotata che la scuola avesse mai avuto da molti anni, e, cacciando un urlo teatrale, si tuffò nel water.
-Come siamo carini, Granger- disse una voce a lei fin troppo familiare.
Si voltò verso la porta, e lo vide: faceva fatica a rimanere serio, e la fissava divertito.
-Cosa ci fai qui?- chiese stupidamente la ragazza.
-Sono qui per te, ovvio- rispose lui, perplesso, e senza alcun timore.
Hermione arrossì fino alla punta dei capelli, ed improvvisamente trovò la punta delle sue scarpe molto interessanti.
Quando ne vide un altro paio vicino alle sue, non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo.
Era vicino, lo sapeva. Sentiva il suo profumo.
-Guardami-
Come se fosse vittima di un Imperius, lentamente alzò lo sguardo, trovando quello grigio ma cristallino di lui.
-Pensi che sia scemo?- chiese lui.
Lei lo fissò perplessa, senza capire.
-Pensi che non abbia notato i tuoi disperati e goffi tentativi di farti baciare?- continuò lui, con una nota divertita nella voce.
Lei abbassò di nuovo lo sguardo. Non riusciva a guardarlo dopo che l’aveva beccata in flagrante.
-Tu vaneggi, Malfoy- tentò, senza troppa convinzione.
Lui le tirò su il viso, posando il pollice e l’indice sul mento.
-E così io vaneggerei, eh? Bene, Granger. Ora io ti bacerò, se non lo vorrai, basterà dirlo, o scostarmi, e la finiamo qui-
Inutile dire che Hermione non emise fiato.
Si godette il bacio di Draco, l’aveva desiderato tanto, e riaverlo sulle sue labbra le dava uno strano senso di tranquillità e sicurezza.
Quando lui si staccò, la ragazza avrebbe voluto urlargli di baciarla ancora.
-La prossima volta, mi bacerai tu, quando e se lo vorrai- le propose il biondo.
Lei, ancora stordita dal bacio, annuì.
-Ci vediamo a lezione-
E uscì, lasciandola in piedi, confusa e accaldata.
Quando si rese conto che la prossima volta avrebbe dovuto baciarlo lei, le prese il panico: come avrebbe fatto?
 
Hermione non credeva ai propri occhi: Ginny e Lavanda erano sedute sul letto di quest’ultima, e fumavano. Accanto a loro, parecchie bottiglie di vodka.
-Amo queste cose Babbane. Sanno come divertirsi, lì- iniziò Ginny, aspirando una sigaretta più lunga del normale.
-Spero non sia quello che penso- disse Hermione, severa e sconvolta.
-Come li chiamate voi? Ginelli?- chiese la rossa, passando la sigaretta a Lavanda.
-Spinelli, Ginny. E non fanno per niente bene-
-Su Hermione, rilassati. Vogliamo solo divertirci un po’- la rassicurò Lavanda, aspirando.
-E le nostre compagne di stanza?- le chiese.
-Oggi è la luna piena, ricordi? Per le nostre adorate compagne vuol dire improvvisati pigiama party lontane da me- alzò le spalle la Brown.
Per un attimo Hermione ebbe compassione per la compagna: non si trasformava grazie ad una potente Pozione Antilupo, ultimo ritrovato del mondo magico, ma comunque le sue amiche la evitavano accuratamente, soprattutto quando in cielo spuntava la luna piena.
-E queste bottiglie?-
-Se abbiamo sete- rispose Ginny noncurante, scatenando la risata della nuova amica.
-Fate come volete, io vado a letto- annunciò la riccia.
-Eh dai, Herm. Non vuoi fare un tiro?-
-Decisamente no-
-E neanche un goccio di vodka?- le propose Lavanda.
-No, grazie-
Ginny sbuffò, mentre aspirava un’altra boccata dallo spinello.
-Hermione, sei proprio noiosa. Insomma, già eri noiosa prima, ma almeno qualche risata ce la facevamo. Ora sei la quintessenza della noia-
Era la canna a farla parlare, non doveva arrabbiarsi, tentò di calmarsi Hermione.
-Sai quello che la Guerra ha portato..-
-Lo so, Hermione! So anche che la Guerra mi ha portato via Fred, e so che la Guerra ha reso Lavanda la ragazza più evitata di tutta la scuola! Eppure non ci chiudiamo in camera a piangere! Noi almeno ci facciamo toccare-
Accadde tutto in fretta: Hermione non si accorse della sua mano che, potente, entrò in collisione con la guancia della rossa.
Subito si pentì di quel gesto.
-Oddio Ginny, perdonami, non volevo..-
-Questo dimostra che qualcosa della vecchia Hermione c’è ancora, da qualche parte- si intromise Lavanda, aprendo una bottiglia di vodka e riempiendo tre bicchierini.
Ginny fissava la riccia, ma non con rabbia, piuttosto.. con tenerezza.
-Sei sempre la mia più cara amica, Herm. Dai, vieni, solo un bicchierino-
Sentendosi in colpa più che mai per quello schiaffo, la ragazza si sedette sul letto insieme alle altre due, prendendo un bicchiere.
-Solo uno, poi andrò a letto- annunciò Hermione, mentre il liquido trasparente le bruciava la gola e le faceva scoppiare le vene.
 
A quel bicchierino ne seguirono parecchi altri. Hermione smise di contare dopo il sesto.
Ogni bicchiere era un brindisi, a qualunque sciocchezza: a Gazza, a Mielandia, a Madama Pince, ai Purosangue.
Brindarono anche a tutte quelle persone perse in guerra, ed a tutti quelli che non erano più gli stessi da allora.
Hermione non seppe cosa fece di preciso: abbracciò e salutò le sue amiche, che erano troppo sbronze e fatte per cercare di fermarla, o almeno chiederle dove andava.
Scese in Sala Comune, ormai vuota, e biascicò “Accio Mantello!”
In un attimo, il mantello magico di Harry era tra le sue mani.
Se lo mise addosso e, barcollando, uscì.
 
Hermione non capì mai come riuscì a passeggiare per il castello, rumorosa ed ubriaca, e non essere mai beccata da Gazza.
Quando si ritrovò nei Sotterranei, si chiese, con la mente annebbiata, cosa diavolo ci facesse lì.
Qualche metro più avanti vide una coppietta in atteggiamenti decisamente ambigui, ed Hermione riconobbe nel ragazzo un giocatore di Serpeverde.
-Via di qui, Crow. Fuori dall’orario eh?-
Riconobbe la voce di Ron, trionfante.
Non vedeva l’ora di beccare un Serpeverde fuori dalla propria Sala Comune.
-Non sono affari tuoi, Weasley- bofonchiò lui. Ron storse il naso, disgustato.
-Abbiamo anche bevuto a quanto pare. Cinquanta punti in meno a Serpeverde, Lumacorno ne verrà a conoscenza. Rientra subito!-
Ovviamente il rosso non aveva idea che l’odore di vodka venisse dalla sua amica riccia, a pochi metri dalla scena.
Mentre Ron se ne andava, contento come una pasqua, i due ragazzi si avviarono verso la loro Sala Comune, e mormorarono la parola d’ordine.
Non videro la ragazza nascosta sotto il Mantello che, ridacchiante, li seguì.
 
Malfoy dormiva come un sasso. Erano rare le serate in cui Zabini decideva di farsi una ragazza in un posto che non fosse il suo letto, ma quella sera era stato fortunato, e ne aveva approfittato per un gran sonno ristoratore.
I suoi incubi l’avevano abbandonato da un pezzo, e lui sapeva di chi fosse il merito.
-Malfoy..- sentì una vocina sussurrare.
Era la sua voce, era la prima volta che la sognava in modo così reale..
-Malfoy!-
Un violento scossone lo fece cadere dal letto. Imprecando come un turco, si alzò, puntando la bacchetta contro il suo disturbatore.
Ciò che vide lo lasciò interdetto: Hermione era davanti a lui, sghignazzava e stava a malapena in piedi.
Dal forte odore di alcool intuì che avesse bevuto parecchio.
Impossibile.
-Granger? Cosa..-
-Ssssht! Sono qui- iniziò, ma perse l’equilibrio e si dovette appoggiare all’armadio. A quanto pare la cosa doveva essere parecchio divertente, perché iniziò a ridere stupidamente.
-Sei ubriaca?- chiese Malfoy altrettanto stupidamente.
-Scì, sono ubriaca e sono in camera tua!- esclamò miss Ovvietà.
-Come hai fatto ad entrare?-
-Aprendo la porta, no?- biascicò, cercando di rimanere in equilibrio.
-No, intendo, nella Sala Comune. Tu non sai la parola d’ordine-
-Mi sono nascosta qui sotto- sussurrò lei, come se stesse confessando un enorme segreto.
Ah certo, il Mantello dell’Invisibilità di Potter.
-Senti, ora ti riaccompagno.. Da qualche parte-
Ma non riuscì a finire la frase, gli venne a mancare tutta la saliva che aveva in bocca ed in tutto il corpo.
Hermione, dall’altra parte della stanza, stava tentando goffamente di slacciarsi la camicia, sghignazzando tra sé.
Poi improvvisamente si fece seria, e lo fissò.
-Sono qui, Malfoy. E sono qui per te-
Si fece scivolare la camicia sulle braccia, rimanendo con la gonna ed il reggiseno.
Draco pensò di morire.
La Granger seminuda in camera sua, disponibile, deliziosa.
Era certo, era già morto.


NdA: Buonasera!
 Non uccidetemi, il fatto di lasciarvi a metà è una scelta voluta.
Ormai non ho più spiegazioni da darvi, cominciate a capire tutto da soli.
Grazie alle 39 recensioni, ai 20 che la preferiscono, ai 10 che la ricordano ed ai 116 che la seguono!
Grazie mille, a presto! ^^
Jecchan

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Capitolo 18
*** La sera leoni... ***


Mi sono presa la libertà di utilizzare i personaggi inventati da J.K.Rowling al solo scopo di farvi divertire. Non ho alcun fine di lucro, e non detengo nessun diritto su questi personaggi.
Buona lettura! ^^


Draco cercava disperatamente di allontanare i pensieri più impuri che avesse mai avuto in diciotto anni di vita.
Lei si stava avvicinando lentamente, goffa per via dell’alcool, ma bellissima.
Quando fu troppo vicina, il biondo si complimentò con sé stesso per il suo sangue freddo. Forse avrebbero dovuto davvero mandarlo a Grifondoro.
Hermione mise una mano sul suo petto, facendolo sussultare.
-Non ho mai toccato qualcuno con il desiderio di farlo- bofonchiava più a sé stessa, mentre affascinata faceva scorrere le dita fino alle spalle.
-Volevi che ti baciassi io per prima, vero?- sussurrò poi, con gli occhi lucidi.
Perdizione.
Draco ormai era pietrificato, si era dimenticato addirittura come si respirasse, e si era conficcato le unghie nel palmo della mano per evitare di toccarla, anche se avrebbe voluto farlo.
Dio, se avrebbe voluto farlo.
Quando lei posò le labbra sulle sue, tutti i suoi buoni propositi andarono a farsi benedire.
Sapeva di alcool, e di lei.
Le cinse la vita con le braccia e la strinse forte, mentre continuavano a baciarsi. Le accarezzò la schiena nuda, interrotta solo da quel sottile pezzo di stoffa che si poteva benissimo togliere.
Si sdraiarono sul letto, non interrompendo mai il contatto tra le loro labbra.
In una situazione come quella, i ragazzi solitamente spengono il cervello e si lasciano guidare dall’istinto.
Malfoy stava per spegnere il cervello.
Tanto, si disse, la mattina dopo non si sarebbe ricordata nulla, le avrebbe detto che in realtà non era successo nulla..
Ma poi, improvvisamente, si accavallarono le immagini dei loro ultimi mesi insieme, del delicato rapporto che avevano costruito, dell’affetto genuino che li legava.
Voleva davvero distruggere tutto?
Sarebbe stato tipico di lui.
No, sarebbe stato tipico del vecchio Malfoy, quello nuovo non avrebbe approfittato della ragazza che le aveva cambiato la vita.
Controvoglia si staccò, cercando di non pensare ad Hermione seminuda sotto di lui che lo fissava imbronciata.
-Alzati, Granger. Non mi sembra il caso-
-Mi pareva che volessi- disse lei offesa, sedendosi sul letto.
-Voglio, ma non ora e decisamente non nelle tue condizioni. Puzzi troppo di alcool- aggiunse sghignazzando.
Lei fece per dire qualcosa, ma divenne improvvisamente molto pallida.
Si mise carponi sul pavimento e vomitò l’anima.
 
Se avessero detto a Draco Malfoy che un giorno avrebbe dovuto pulire il vomito di una Mezzosangue, il biondino avrebbe riso fino alle lacrime.
Eppure era proprio quello che aveva fatto quella notte: continuava a pulire il vomito della Granger.
Sembrava posseduta, ogni cinque minuti doveva vomitare. Draco dovette metterle accanto un secchio con un incantesimo Estensivo per evitare di farla alzare dal letto.
Già, nelle sue condizioni Malfoy non si sarebbe sognato di riportarla al suo Dormitorio.
Poi chi lo sentiva Gazza?
Così, l’aveva fatta stendere sul letto e l’aveva curata tutta la notte.
Quando finalmente, verso le tre del mattino, Hermione si addormentò, pallida e sudata, Draco tirò un sospiro di sollievo.
Per fortuna che il giorno dopo sarebbe stato un sabato, almeno avrebbe potuto dormire un po’.
Si stese sul letto di Blaise e si addormentò all’istante. Era stata una serata decisamente troppo intensa per lui.
 
Si svegliò di soprassalto, quando sentì un forte bussare alla porta.
La prima domanda che si fece fu: perché diavolo era nel letto di Blaise?
Ma una rapida occhiata al proprio letto gli fece ricordare tutto.
La sera prima aveva anche chiuso la porta, per evitare visite inaspettate, magari delle ammiratrici di Zabini.
Poverino, doveva averlo chiuso fuori.
-Chi è?- chiese il biondo.
-Chi cazzo vuoi che sia? E’ il tuo compagno di stanza, molto incazzato per non aver dormito nel proprio letto, per aver bussato tutta la mattina alla porta della propria camera e per non aver ricevuto risposta!-
Draco girò la chiave nella toppa ma, prima che potesse fermarlo, il moro entrò come una furia in camera, per poi bloccarsi di colpo alla vista di Hermione che dormiva profondamente.
Si girò fissando Draco, e mille espressioni gli passarono sul viso.
-E così, avevo ragione io- concluse orgoglioso.
-Ragione un cazzo. Blaise, siediti e ascoltami-
Mentre attraversava la camera per andare al proprio letto, arricciò il naso.
-Cos’è questo fetore?- chiese.
-Fa parte della storia che devo raccontarti-
Cercando di non svegliare la ragazza, Draco raccontò a Blaise quanto era successo la sera prima, omettendo particolari come il Mantello dell’Invisibilità ed il fatto che lei si era praticamente offerta.
-Ma come diavolo ha fatto ad entrare?- chiese Zabini, un po’ spaventato.
-Non ne ho idea, ma non dimenticarti che è la strega più brillante della scuola, ed era sbronza. Pensa se fosse stata sobria, potrebbe costruire una nuova Camera dei Segreti!- la buttò sullo scherzo il biondo.
-Avrei voluto vederla ubriaca. Lei è sempre così pomposa ed arrogante!- disse Zabini, lanciando un’occhiata alla ragazza.
-Invece è toccato a me avere questo onore. Che ore sono?-
-Le undici e mezza. Tra mezz’ora servono il pranzo. Ah, non ti dimenticare di venire a fare il tifo per Serpeverde!-
Già, la partita. Ovviamente, Draco si era dimesso dal ruolo di Cercatore. Era bravo a volare, ma era diventato Cercatore grazie ai soldi di suo padre. Inoltre, il suo unico scopo era competere con Potter.
Ma ora, il volo non gli dava alcuna gioia, per cui la prima cosa che aveva fatto era stato dare le dimissioni.
Ciò aveva creato il panico nella squadra: ora che anche Malfoy se ne andava, la squadra Serpeverde di quell’anno era la peggiore che si fosse mai vista da mille anni a questa parte.
-Non ci penso proprio. Dormirò tutto il giorno, ho passato una nottataccia-
-Come vuoi, io ho fame. Adios!-
-Blaise!- lo chiamò Draco, prima che uscisse dalla camera –Sappi che se questa storia girerà per la scuola, ti farò girare la testa con un cazzotto talmente forte che non saprai neanche più a che Casa appartieni!- lo minacciò.
Per tutta risposta, Zabini sorrise, poi si portò pollice e indice alla bocca, mimando il gesto di cucirsela.
-Dormi pure su due guanciali, amico mio!- e si chiuse la porta alle spalle.
Stremato, Draco si sdraiò ancora sul letto e, di nuovo, si addormentò all’istante.
 
Quando Hermione si svegliò, ci mise qualche minuto prima di aprire gli occhi.
Le sembrava di avere in testa un rave party, ed aveva una forte sensazione di nausea.
Non le pareva una buona idea mettersi a sedere, ma era l’unica cosa che le veniva in mente di fare.
Quando lo fece, il rave party nella sua testa si trasformò in un chiodo che veniva conficcato con particolare violenza da un martello.
Si guardò intorno, massaggiandosi la testa.
Aspetta un attimo, pensò, questa non era camera sua. E quella a terra.. Oddio, era la sua camicetta.
A chi si era offerta come una prostituta?
Non trovò la forza di alzarsi, così continuò a guardarsi intorno, spaesata e preoccupata, e quando vide Draco Malfoy dormire placidamente nel letto accanto, cacciò un urlo.
Subito se ne pentì, e dovette tornare a sdraiarsi, tenendosi forte la testa tra le mani.
-Oh santo Salazar, non mi sembrava di aver chiesto la sveglia!- disse lui, alzandosi di scatto.
La vide contorcersi dal dolore, e subito le si avvicinò.
-Tutto bene, Granger?- chiese.
-Raccontami tutto- sussurrò con la faccia nel cuscino.
-Come?- domandò lui spaesato.
-Raccontami tutto. Cosa ho fatto? Almeno ti è piaciuto?-
Draco ci mise qualche minuto a capire a cosa si riferisse, ma quando lo fece rise piano.
-Che tu ci creda o no, dovresti ringraziarmi. Sei ancora tutta intera-
Subito lei si mise a sedere, fissandolo sospettosa.
-Giuro. Ti sei praticamente buttata a pesce sulla mia persona, ma la mia nobiltà d’animo non poteva permettere una cosa simile- disse lui, tirando fuori il petto fintamente orgoglioso.
Lei si portò le mani alla bocca, sconvolta.
-Davvero.. io.. insomma..-
-Oh sì, e quella camicetta ne è la prova- confermò Draco, indicando il pezzo di stoffa buttato per terra.
-Raccontala giusta, Malfoy. Cosa diamine è successo tra noi?-
-Nulla di nulla. Ci siamo soltanto baciati, e basta- la rassicurò il biondo.
-Sei sicuro?-
-Così come sono sicuro che mio padre sia un emerito idiota-
Hermione parve tranquillizzarsi, e si rilassò.
-Ma che ore sono? Come sono arrivata qui? La mia testa.. Io ammazzerò Ginny Weasley e Lavanda Brown-
 
Draco ci mise un po’ per raccontarle i fatti della sera prima, poiché lei continuava ad interromperlo per chiedergli di ripetere alcune cose o scendere nei dettagli in altre.
Ma quando il mal di testa cominciò a farsi insopportabile, fu costretta ad alzarsi per andare in Infermeria.
-Come spiegherai a Potter la sparizione del suo Mantello?-
-Se sono stata fortunata, non se ne sarà nemmeno accorto-
Gli sorrise timidamente.
-Malfoy, io…-
-Non c’è di che, Granger- rispose lui ai suoi ringraziamenti inespressi.
-Ci vediamo a lezione- disse prima di sparire sotto il mantello magico.
Quando vide la porta chiudersi da sola, corse in bagno.
Aveva bisogno di una doccia, i ricordi della sera prima purtroppo erano ancora vividi nei pensieri di un’altra parte del corpo del biondino.
 
Hermione non ebbe fortuna: dopo essere passata in Infermeria ed aver bevuto una Pozione miracolosa, corse in Sala Comune.
Non fece nemmeno in tempo a chiudersi il ritratto alle spalle, che due mani la afferrarono per le spalle.
-Hermione, si può sapere dove diavolo eri finita?
-Già, mi stava per venire un infarto multiplo!-
Harry e Ron, rispettivamente, le stavano facendo tornare il mal di testa.
-Per favore, non urlate. Sono qui e ci sento ancora benissimo-
-Ti sei ubriacata, Hermione! Come ti è venuto in mente! Esclamò Harry.
-E voi come..?-
-Ginny. E’ salita in camera nostra. Puzzava talmente tanto di alcool che ci siamo svegliati all’istante. Siamo scesi e abbiamo trovato Lavanda vomitare sulla moquette. Ci hanno detto che anche tu eri con loro-
Hermione si sentiva una bambina che si stava prendendo una sgridata secolare da mamma e papà. Ma lei aveva diciotto anni, ed era sopravvissuta ad una Guerra.
-Se permettete, della mia vita faccio quello che voglio. Ok, mi sono ubriacata, e decisamente è una cosa che non farò mai più nella mia vita, e con ciò? Volete mettermi in punizione?-
I ragazzi non seppero come controbattere: aveva ragione, era lei padrona di sé stessa.
-Ma Herm.. Tu non hai mai fatto..- tentò Harry.
-E’ vero. Invece ieri l’ho fatto. Quante cose nuove si scoprono di una persona, eh?-
Scrollò i capelli orgogliosa, e diede le spalle ai suoi amici.
-E del mio Mantello, ne vogliamo parlare?-
Hermione si bloccò a metà scalinata: accidenti.
-Dove sei andata col mio Mantello? A spasso?- continuò Harry. Aveva un tono severo e malizioso allo stesso tempo, e la ragazza sapeva a cosa fosse riferito quel “a spasso”. D’altronde, non era del tutto falso.
Tuttavia, si girò ancora e cercò di avere un’espressione indignata.
-Non ti permetto di insinuare certe cose che avevamo già chiarito. Per vostra informazione, sono stata tutta la notte a vomitare nella Stanza delle Necessità-
L’informazione sortì un certo effetto nei ragazzi: Ron fissava la sua amica dispiaciuto, Harry aveva scritto in volto “senso di colpa”.
In realtà, chi doveva sotterrarsi era proprio lei, che aveva ancora mentito spudoratamente ai suoi amici.
Tornò indietro e mise tra le braccia del moro il mantello.
-Vorrei non dovermi più ripetere. Sono stata chiara?-
Gli altri due annuirono, e lei si sentì un verme.
Salì in fretta le scale e aprì la porta della sua camera.
Lavanda stava ancora vomitando, e Ginny era nel letto di Hermione.
Il pallore del suo volto faceva risaltare ancora di più i capelli rosso fuoco.
-Ciao Herm. Sembri fresca come una rosa- la salutò Lavanda, riemergendo dal bagno e strisciando fino al letto.
-Sono passata in Infermeria a prendere una Pozione-
-Dove sei stata?- chiese Ginny, non realmente interessata.
-Tutta la notte a vomitare nella Stanza delle Necessità. La prossima volta che mi porgerai ancora un bicchierino di qualunque cosa alcolica, ti beccherai un Crucio con i controfiocchi-
Lavanda rise, prima che un altro conato la facesse correre ancora in bagno.


NdA: Buonasera (Di nuovo!)!
 Ispirazione di mezzanotte, sono folle!
Come avete visto, il capitolo si intitola "La sera leoni...".
Sono sicura che la maggior parte di voi sa come finisce il proverbio xD
Grazie alle 48 recensioni, ai 21 che la preferiscono, agli 11 che la ricordano ed ai 121 che la seguono (Vi amo tutti follemente!)
A prestissimo! ^^
Jecchan

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Capitolo 19
*** Serpeverde innamorato ***


J.K.Rowilng detiene tutti i diritti di questo mondo, mi sono presa la libertà di prendere alcuni dei suoi personaggi per farvi divertire.
Non ho fini di lucro.
Buona letttura! ^^

Erano ancora a marzo inoltrato, quando i ragazzi del settimo anno cominciarono ad avere forti crisi di panico per gli esami imminenti.
Ron era disperato. Sembrava regredito a moccioso del primo anno: miseriaccia, aveva affrontato una Guerra, due o tre incantesimi in più rispetto agli altri doveva averli imparati!
Invece, non riusciva neanche a trasformare un topo in una tazza da the.
Hermione cercò di rassicurarlo, che era semplicemente sotto stress, che avrebbe dovuto lasciar stare la pratica e concentrarsi sulla teoria, ma ormai il suo amico rosso era nel panico totale.
Anche Harry, il salvatore del Mondo Magico, si trovava in seria difficoltà con lo studio: in quanto a pratica era avanti anni luce a tutti, ma il suo cervello si rifiutava di memorizzare anche solo una data, o una stella.
Hermione cercava di aiutarli come poteva, aiutandoli con piccoli trucchi a memorizzare qualche pagina, facendogli dei riassunti o scrivendo le parole chiave su dei fogli.
Ma pareva che nulla aiutasse i suoi due amici ad uscire dall’oblio dell’ignoranza in cui erano caduti.
 
Quando Draco aprì gli occhi, per poco non gli venne un colpo: Zabini era a pochi centimetri dal suo viso, con un sorriso a trentadue denti.
-Sveglia, bell’addormentato! Oggi è una bellissima giornata! Il sole splende e gli uccellini cantano!-
Poi lo vide vagare come una mina impazzita per la camera, a rassettare e raccogliere i vestiti sparsi per terra.
-Blaise si può sapere che diavolo…?-
Ma subito capì: si era innamorato, di nuovo.
-E chi è la donna della tua vita di turno, oggi?-
Il moro si girò a fissarlo, offeso.
-Lei è la donna della mia vita, e lo sarà anche nei mesi a venire! E’ stato un colpo di fulmine! Lei è bellissima, spigliata, solare, senza contare che è tosta, non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno!-
Draco alzò la mano per farlo tacere.
-Nessuno ti ha chiesto di indire una conferenza stampa su questa ragazza-
-Invece sì, tu mi devi dare una mano!-
Draco lo fissò perplesso.
-Io? Ti ricordo che tutto il genere femminile, e anche maschile a dire il vero, mi ripugna-
Blaise fece un sorrisetto malizioso.
-Bè, non tutto il genere femminile, a quanto pare-
Riuscì miracolosamente ad evitare un cuscino che puntava dritto alla sua faccia. Forse poteva fare il provino come Cacciatore.
-Scherzi a parte, Draco. La tua ragazza è molto amica della mia musa- disse con occhi sognanti.
-Io non ho una ragazza- lo corresse Draco forse un po’ troppo velocemente.
-Sì, come no. Dicevo, potresti dirle di mettere una buona parola per me? Certo, sarà dura visto che è già impegnata, ma..-
-Un momento Blaise. Mi vuoi dire chi è questa ragazza?- gli chiese, ora sinceramente curioso.
-Pensavo l’avessi già capito, no? E’ Ginevra Weasley!-
A Draco cadde di mano la bacchetta che si stava infilando nel mantello e lo fissò, sbalordito.
-Tu hai deciso di portarti a letto la rossa?-
Questa volta fu il turno di Draco di schivare il cuscino.
-Non me la voglio portare a letto, Malfoy. No, lei è una ragazza speciale, ha bisogno di tutto il corteggiamento necessario!-
Il biondo decise di non rispondergli più. Era stanco del suo amico che si innamorava di una ragazza diversa ogni due settimane.
Poi se la portava a letto, e la magia svaniva.
La cosa assurda era che non se ne faceva mancare una, anche le più fedeli ai propri fidanzati finivano tra le braccia di Zabini, ormai innamorate perse di lui.
Povera Weasley, si disse, non la invidiava affatto per quello che le stava per succedere.
 
Ginevra Weasley era stanca. Stanca di tutto.
Di suo fratello, dei dannati esami, dei dannati pretendenti e delle dannate pretendenti di Harry.
Ah, e anche di Harry.
Il loro rapporto sembrava quello di due persone sposate da anni, persino i suoi genitori avevano una vita più vivace della sua.
Voleva sentirsi viva, non voleva stare con Harry se significava ogni sera giocare a Scacchi Magici con Ron.
Ma, per sfortuna sua, amava profondamente quel ragazzo.
Lo amava e lo desiderava e, quando ogni tanto riuscivano a stare da soli, si sentiva amata e desiderabile.
La vodka e lo spinello le avevano solo regalato una brutta nottata. Doveva trovare un altro modo per sentirsi viva.
 
Ginny correva per i corridoi tenendo tra le braccia una serie di libri decisamente troppo pesanti per lei.
Sulla spalla teneva la borsa rotta, che molleggiava pigramente seguendo i passi della sua proprietaria.
Quando il piede trovò una mattonella leggermente rialzata, la caduta fu inevitabile.
Mentre cadeva, lanciò un’imprecazione degna dei peggiori Ghermidori.
-Complimenti, Weasley. Sei proprio una signora-
La ragazza girò la testa di scattò, trovando un divertito Blaise Zabini che, a braccia incrociate, la fissava.
-Grazie, Zabini. Evapora-
Non era proprio giornata per lei, e incontrare un Serpeverde, che per di più l’aveva vista cadere come una pera cotta per terra, era proprio la ciliegina sulla torta.
Ma quando lo vide piegarsi affianco a lei e aiutarla a raccogliere i libri ed i fogli sparsi, non credeva ai propri occhi.
Anzi, non riusciva ad emettere fiato.
-Ecco qui, dovrebbe esserci tutto-
Si alzò, con più della metà dei libri di Ginny tra le braccia.
-A che lezione vai? Potrei accompagnarti, così ti aiuto-
-Cosa vuoi?- gli chiese la ragazza.
Non credeva a questa improvvisa gentilezza del Serpeverde, non si fidava per niente.
-Cosa voglio? Bè, mi piacerebbe invitarti ad uscire, ma so che non accetteresti mai, quindi.. Nulla. Solo aiutarti-
Stop, fermi tutti. Zabini voleva uscire con lei? Si era ammattito tutt’un tratto?
-Scusami? Puoi ripetere?-
-Voglio solo aiutarti- ripeté Blaise, con il sopracciglio alzato.
-No, prima. Hai detto di voler uscire con me?-
-Mi piacerebbe- ammise sorridendo.
Lei fu fulminea: tirò fuori la bacchetta e la puntò alla gola del moro, che non si mosse di un millimetro e continuava imperterrito a sorridere.
-Non so quale sia il tuo piano, ma sappi che da questo momento in poi ti terrò d’occhio. Wingardium Leviosa- pronunciò poi l’incantesimo puntando la bacchetta sui libri.
Sempre controllandosi le spalle, corse con i libri a mezz’aria verso la lezione di Trasfigurazione.
Cosa voleva quel Zabini? A che gioco stava giocando?
 
-Ciao ragazzi-
Ginny salutò i suoi amici ed il suo ragazzo, già al tavolo per pranzo, ma invece di mangiare, stavano studiando.
-Hermione, ripetimi ancora quando c’è stata la Seconda Grande Guerra tra Goblin e Folletti-
Hermione sbuffò: Harry le aveva fatto questa domanda già tre volte da quando avevano iniziato il ripasso.
-E’ cominciata il 15 marzo 1347 e si è conclusa quasi cinquant’anni dopo, ma nessuno sa con precisione la data. Perché non te lo segni da qualche parte? Ciao Ginny-
Harry alzò lo sguardo dalla miriade di fogli che aveva tra le mani e lo piantò su Ginny, sorridendole dolcemente.
Lei gli si avvicinò e lo baciò castamente sulle labbra, poi si sedette al suo fianco.
-Allora, come sta andando lo studio?-
-Un disastro- disse Ron, appoggiando la testa sul tavolo – Non ci ricordiamo nulla! Come se avessimo il cervello talmente pieno di informazioni di questi sette anni di studio da non avere più spazio per altro!-
-Oh Ronald, tu non hai mai avuto spazio nel cervello!- lo prese in giro la sorella.
Le lanciò uno sguardo di fuoco, ma era troppo depresso per rispondere a tono.
Il caso volle che Ginny fece vagare lo sguardo per la Sala Grande, più per noia che per reale interesse, ed incrociò quello di Zabini, che le sorrise felice e la salutò con la mano.
Lei non contraccambiò, e riportò l’attenzione ai ripassi dei suoi amici, ma mentre Harry e Ron erano troppo intenti a tentare di ricordare, Hermione la guardò interrogativa, indicando con un cenno il tavolo Serpeverde.
Ginny riuscì a mimare un “dopo” con le mani.
 
-Zabini si è offerto di aiutarti a portare i libri?- chiese Hermione perplessa.
-Già, ci credi?-
Erano riuscite a sganciarsi da Harry e Ron per “questioni di donne” e si rinchiusero, ovviamente, nel bagno di Mirtilla Malcontenta.
-Mi risulta difficile crederlo. Insomma, perché?-
-E’ quello che mi sto chiedendo. Non vorrei mi stesse per giocare un tiro mancino-
Hermione non rispose: stava pensando già alla persona a cui chiedere informazioni.
-Se mi giuri di non chiedermi nulla, io forse posso aiutarti a scoprire qualcosa-
-Cioè?-
-Giuralo- le ricordò la riccia.
-Ok, ok. Lo giuro- disse Ginny posandosi la mano sul cuore.
-Bene, dammi qualche giorno e ti saprò dire. Coraggio, andiamo da quei due, prima che si affoghino nel succo di zucca dalla disperazione!-
Mentre uscivano dal bagno, Ginny non poté fare a meno di pensare che la sua amica avesse ancora dei contatti con Draco Malfoy.
 
-Senti Malfoy..- cominciò Hermione.
Quella sera capitarono in coppia per la ronda, per gentile concessione di qualche burlone che li voleva ancora insieme per qualche colpo di scena.
-Dimmi tutto-
-Mi chiedevo.. Zabini ti ha mai parlato di.. Sai la mia amica Ginny Weasley?-
Lui si fermò di colpo, fissandola.
-Certo che conosco la tua amica Ginny Weasley. Vai avanti, Granger-
-Ecco..-
Hermione non seppe da dove cominciare, e decise per la totale sincerità.
Così, raccontò ciò che Ginny aveva detto a lei.
-E così, sembra che al mio amico piaccia la piccola Weasley, eh?- chiese divertito.
In realtà lo sapeva da quella mattina, e lo sapeva per bocca del diretto interessato.
-Così pare, ma voi Serpi siete imprevedibili, e giustamente Ginny pensa ad uno scherzo o qualcosa che possa farle molto male-
-E così, noi Serpi saremmo imprevedibili, eh?- chiese Draco, appoggiandosi con la schiena contro il muro, cercando di non ridere.
-Sì, insomma. Chi l’avrebbe mai detto che tu saresti cambiato in un modo così radicale? Eppure mi sembra sia successo. O no?- gli chiese poi, ancora un po’ sospettosa.
Era piena di dubbi quando si trattava del biondo, non capiva quanto fosse serio quello che faceva e quanto fosse gioco.
-Vieni qui- disse invece lui tendendole la mano.
Lei fissò prima la mano e poi lui, titubante.
-Giuro, non ho spire, non ti posso soffocare- la rassicurò lui ridendo.
Un po’ più tranquilla, posò la sua mano su quella di Draco. Lui lentamente la portò verso di sé, dandole il tempo, se non voleva, di scostarsi.
Ma non successe nulla di tutto ciò, per cui Malfoy fu libero di stringerla a sé, affondando il viso tra i suoi capelli.
Hermione portò le braccia intorno alla vita del ragazzo e nascose il viso sul suo petto, godendosi quell’abbraccio improvviso.
-Se non fossi cambiato in modo così radicale, avrei mai fatto questo?- le sussurrò.
-Non credo proprio. Prima mi odiavi-
-Piccola Granger. Non avevi mai capito che cercavo le tue attenzioni, con quegli insulti e quelle prese in giro? Ti invidiavo, volevo essere come te. Sì, ti odiavo, ma perché tu avevi tutto quello che io non ho e non avrò mai- concluse.
Lei alzò il viso verso quello di Draco, fissandolo intensamente.
-Tu hai e sei tante cose, puoi diventare quello che vuoi- sussurrò.
Dopodiché si alzò in punta di piedi e gli posò un bacio sulle labbra. Ma Draco fu più lesto, e la costrinse dolcemente a prolungare il bacio.
Rimasero a baciarsi per parecchi minuti, finché Hermione decise di guardare l’ora.
-Santo Godric, è tardissimo! Dovevamo essere nella Sala Riunioni più di mezz’ora fa!-
Si staccò e si sistemò i capelli.
-Sai Granger, credo che parlerò con McLaggen. Voglio farmi mettere in coppia con te anche la prossima volta- la prese in giro ghignando.
In realtà quell’abbraccio, quel bacio lo avevano scosso nel profondo.
Ma ancora non voleva pensare, non doveva pensare.

NdA: Buon pomeriggio!
Allora, come avete visto, questo capitolo è interamente dedicato a Ginny e Blaise, coppia che personalmente amo alla follia, ma ho fatto anche un piccolo momento di tenerezza dei nostri innamorati (non ancora dichiarati) preferiti!
Volevo postare questo capitolo per augurarvi BUON ANNO NUOVO, e anche per farvi capire che la storia non finirà tanto presto, spero avrete ancora voglia di seguirmi!
Grazi alle 52 recensioni, ai 24 che la preferiscono, ai 12 che la ricordano ed ai 129 che la seguono!!
Grazie mille a tutti, spero che il nuovo anno porti con sé tanta gioia e qualche soldo in più xD
A prestissimo! ^^
Jecchan

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Capitolo 20
*** Desiderabile ***


I personaggi di J.K.Rowling non mi appartengono, e non li utilizzo per fini di lucro.
Buona lettura! ^^


Ginny pensava che Zabini stesse andando oltre.
Le imboscate fuori dall’aula di lezione, gli eccessivi sorrisi, i piccoli regalini lasciati sul tavolo da pranzo.
Ovviamente tutta la scuola ne stava parlando, persino uno come Harry, che cercava di stare lontano dai pettegolezzi, non poté fare a meno che appurarne la veridicità.
-Ginny, per caso devo rompere la faccia a Zabini?- esplose un giorno lui, dopo l’ennesima occhiata che il Serpeverde aveva lanciato alla sua ragazza.
Ginny rise, lusingata dalla scenata di gelosia di Harry: lui raramente manifestava così apertamente i suoi sentimenti.
-Tutto a posto, Harry. Lo sai, quello si innamora una volta a settimana. Vedrai, ancora qualche giorno e si stuferà- lo rassicurò la rossa.
In realtà non ne era così sicura, erano passate due settimane e lui continuava a corteggiarla.
Nel frattempo, dall’altra parte della Sala Grande, Malfoy rideva a crepapelle.
-Blaise, hai visto come ti ha guardato Potter? Sembrava volesse farti fuori!- esclamò, quasi alle lacrime.
-Non mi importa. Che mi sfidi pure a Duello se vuole, per l’amore di Ginny sono capace di questo ed altro- ribatté lui sicuro.
Non aveva ancora rinunciato a lei: la desiderava disperatamente, il suo profumo gli inondava le narici ogni volta che le passava accanto. Avrebbe speso tutta la sua fortuna pur di affondare le dita in quel mare di soffici e lunghi capelli rossi.
-Non ti converrebbe, Potter ha decisamente fatto più allenamento di te. Sai, mentre tu ti gingillavi con il tuo denaro, lui ha affrontato il Signore Oscuro in persona- gli ricordò il biondo.
Non gli era mai andato giù il fatto che il suo amico si fosse nascosto tra i suoi tesori, invece di decidere da che parte combattere.
-Hai ragione. Ma sono tranquillo, sarà lei a lasciarlo, per me- continuò imperterrito il moro.
Draco decise di lasciar cadere la conversazione, concentrandosi su una riccia di sua conoscenza.
Vederla così vicina a Weasley gli faceva salire il sangue al cervello: sapeva che erano solo amici, ma ormai qualunque essere maschile della scuola che si avvicinava ad Hermione gli faceva venire voglia di fare rissa, ma questa volta per darle, sul serio.
Che brutta bestia la gelosia, pensò Draco arrabbiato, tuffando la forchetta nella coscia di pollo.
 
-Si può sapere cosa vuoi da me?- chiese la rossa esasperata.
Zabini la stava ancora aspettando fuori dall’aula: ma non aveva mai lezione, lui?
-Te l’ho detto: vorrei uscire con te. Ma tu non mi dai nemmeno una possibilità-
-Ci sono molteplici motivi per cui la mia risposta sia categoricamente NO- disse lei, accentuando l’ultima parola.
-Sarebbero?- chiese lui, tra il curioso e il divertito.
-Primo: sei un Serpeverde, e già dovrei starti a migliaia di chilometri di distanza. Secondo: sei un Zabini, tua madre è famosa per i suoi vari matrimoni, e tu hai evidentemente ereditato questo tuo innamoramento facile. Terzo: sei un idiota, e dovrebbe bastare come unico motivo. Ultimo, ma non meno importante, ho un ragazzo, che amo tantissimo e che non ho mai pensato di lasciare-
Era soddisfatta dell’elenco che aveva fatto: così Zabini era costretto a stare zitto.
-Allora ci vediamo- trillò lei allegra, dandogli le spalle.
Successe in un attimo: lui la prese per le spalle e la girò verso di sé. Senza che se ne accorgesse, le labbra del moro erano sulle sue.
Erano labbra grandi e morbide, e inconsciamente si trovò a ricambiare.
Fu lui a staccarsi, sorridendo sornione.
-Questo azzera tutti i tuoi motivi, direi- sussurrò lui.
Poi corse via, lasciando Ginny totalmente paralizzata.
Lei si toccò le labbra, fissando il punto in cui aveva visto Zabini sparire.
Aveva davvero permesso a quel ragazzo di baciarla? Le era anche piaciuto?
Certo, Blaise Zabini poteva anche chiamarsi perdizione: il fisico scultoreo, tipico delle persone afroamericane, urlava a piena voce “stupratemi!”. E poi era bello, dannatamente bello.
Ma perché ora queste cose la turbavano così tanto? Aveva sempre pensato che Zabini fosse bello, ma dopo quel bacio… Dio, l’avrebbe violentato lì, nel corridoio.
Qualcosa la solleticava a livello del basso ventre, una sensazione che credeva morta e sepolta.
Ora si ricordava cosa voleva dire sentirsi viva.
 
Hermione non credeva a ciò che i suoi occhi le avevano fatto vedere: Blaise Zabini aveva appena baciato la sua amica, e lei non aveva fatto nulla per fermarlo!
Eppure ha avuto tutto il tempo per farlo, pensò Hermione.
-Che cosa tenera- sussurrò Malfoy alle sue spalle.
Si erano incontrati nella traversa di un corridoio che credevano deserto, ma erano divenuti testimoni del bacio tra Ginny e Blaise.
-Tenere? Tenere?!- disse lei sconvolta, fissandolo –Lei è fidanzata, Malfoy, e per di più con il mio migliore amico! Lo sapevo che Zabini avrebbe combinato qualche casino!-
-Calmati Granger, altrimenti ti cala la pressione- disse lui, osservandola divertito.
-Calmati un bel paio di zuccotti di zucca, mio caro Malfoy! Qua la situazione è grave!-
-Solo per un bacio?- rise lui.
-Non era solo un bacio. Non hai avvertito quanta carica sessuale? Io sono sconvolta!-
-Sì, l’ho sentita anche io. E la cosa è frustrante-
La prese tra le braccia, stringendola a sé. Affondò il viso tra i suoi capelli, inspirando profondamente quel profumo che ormai aveva imparato a conoscere così bene.
-Frustrante?- chiese lei, perplessa.
Davvero non aveva capito? Eppure la reputava una ragazza intelligente.
-Frustrante. In un caso diverso, dopo aver assistito ad una scena del genere, ti avrei trascinato nello stanzino delle scope, e avremmo sfogato tutta la carica sessuale che c’era nell’aria-
Hermione ci mise qualche secondo prima di metabolizzare le sue parole, ma quando ci riuscì si staccò di colpo, come se avesse preso la scossa.
-Bè, scusa se non sono una di quelle che ti facevi in ogni angolo del castello ad ogni ora del giorno. La tua carica sessuale puoi andartela a sfogare con qualcun'altra-
Lui le prese dolcemente la mano, trovando un muro di pietra.
-Non hai capito. Io non voglio nulla da te, né ora né mai-
Hermione si sentì stupidamente offesa: davvero non voleva fare l’amore con lei? Allora voleva dire che non era per nulla desiderabile.
-Se vuoi, sarai tu a dirmi “sono pronta”, ed io farò questo sacrificio- la buttò sul ridere, sperando di alleggerire l’atmosfera.
Ma la riccia sentì sol la parola “sacrificio”: sarebbe stato addirittura un sacrificio, fare l’amore con lei?
Hermione ritirò la mano, fissandolo fredda e inquieta.
-Ci vediamo, Malfoy- disse, prima di allontanarsi.
Lui, dopo qualche secondo in cui si chiese cosa fosse successo, la inseguì: avendo le gambe lunghe, non ci volle molto prima che la raggiungesse.
-Devo studiare, non mi seguire!- disse lei, cercando di divincolarsi dalla presa di lui sul suo polso.
-Allora prima dimmi cosa è successo dieci secondi fa. Mi sembrava di aver detto una cosa carina. Lo facevo per venirti incontro!-
-Venirmi incontro?- abbaiò lei – Non c’è bisogno che ti sacrifichi per me. Addirittura portarmi a letto sarebbe un sacrificio! Ok, non sono questa gran bellezza, ma..-
Non riuscì a finire la frase: Draco scoppiò in una gran risata. Era proprio una di quelle risate che ti scaldavano il cuore.
Sempre ridendo, la abbracciò.
-Non hai capito nulla. Per me non sarebbe di certo un sacrificio, dato che.. sei decisamente desiderabile- disse lui deglutendo.
-Davvero mi trovi.. desiderabile?- chiese lei, ansiosa.
Alla fine, anche una ragazza come lei aveva bisogno di rassicurazioni, per quanto matura e saggia.
-Oh sì. Decisamente- confermò lui.
Hermione sentì il cuore esplodere di gioia: bè, se lo diceva uno come Malfoy, che sceglieva solo le ragazze più belle di Hogwarts, doveva essere vero.
-E così, vorresti che ti portassi a letto eh?- chiese lui fissandola divertito.
Lei arrossì violentemente, scuotendo la testa violentemente.
-Non hai capito, non hai capito! Era così, per parlare!-
Lui la strinse di nuovo a sé, teneramente.
-Se mai ti sentissi pronta a fare l’amore con me- sussurrò lui – Sappi che io ci sarò. Ma dovrai essere davvero pronta-
A malincuore, Draco si staccò, tenendole la mano.
-Ci vediamo a lezione- disse, posandogli un unico, piccolo, dolce bacio a fior di labbra.
Poi corse via, sopraffatto dall’emozione.
Nella borsa rumoreggiava il libro che doveva ridare ad Hermione, il motivo primario del loro incontro.
Inutile negarlo, almeno a sé stesso: si stava dannatamente innamorando della Granger, e un pensiero affiorò dopo questa constatazione.
Era fottuto.


NdA: Buonasera!
Allora, piaciuto il colpo di scena?
Siccome noi donne siamo sempre più avanti quando si tratta di sentimenti, per questa volta ho deciso che il primo a svegliarsi sarebbe stato il nostro caro Draco.
Per Hermione ci vorrà ancora un po', ma vi assicurò che accadrà anche a lei!
Finalmente iniziano a parlare del sesso, componente non primaria ma decisamente importante in un rapporto (anche se loro ufficialmente non si sono messi insieme).
Per il prossimo capitolo mi sa che vi dovrò far aspettare, sono in piena crisi pre-esami, e devo studiare! xD
Grazie alle 61 recensioni, ai 31 che la preferiscono, ai 12 che la ricordano ed ai 135 che la seguono!
Grazie mille, a presto (Spero!) ^^
Jecchan

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Capitolo 21
*** Tutto ciò di cui ho bisogno ***


I personaggi d questa storia non mi appartengono. Sono frutto della fantasia di J.K.Rowling. Li utilizzo senza fini di lucro.
Buona lettura! ^^


Mai, nemmeno nelle sue fantasie più vivaci, Ginevra Weasley avrebbe pensato ad una cosa del genere.
Amava Harry, ma ultimamente, anzi, praticamente da quando la Guerra era finita, la trascurava.
E lei aveva bisogno di sentirsi viva, aveva bisogno di dimenticare quella Guerra maledetta che le aveva portato via il suo Fred.
Ci pensava in continuazione, e non potendo distrarsi in alcun modo, il pensiero di suo fratello la faceva impazzire.
Non avrebbe mai più visto il suo viso allegro, non avrebbe mai più sentito la sua risata, non sarebbe stata mai più vittima dei suoi scherzi.
Lacrime prepotenti cadevano di fronte a questi pensieri, ma nessuno l’aveva mai vista piangere.
Aveva bisogno di non pensare, e lei conosceva un solo modo: il sesso.
Il meraviglioso sesso, l’antidoto migliore contro tutti i brutti pensieri.
Ma Harry ultimamente non gli sembrava, come dire.. In gran forma. Lei conosceva le potenzialità del suo ragazzo, per cui immaginava fosse per lo stress degli esami.
Ma lei aveva bisogno del sesso, non perché fosse ninfomane o cose del genere, le serviva.
Per questo, dopo averci pensato per una notte intera, prese una decisione che avrebbe cambiato per sempre la sua vita.
 
-Zabini- lo chiamò la rossa.
Lui si voltò sorridente: aveva riconosciuto subito la sua voce, l’avrebbe saputa distinguere tra mille.
-Dimmi tutto-
Lei prese un respiro profondo.
-Ascolta, per motivi personali che non ti dirò nemmeno sotto Crucio, ho deciso che voglio fare sesso con te-
A Blaise per poco non cedettero le gambe: aveva capito bene?
-Ovviamente sarà tutto segretissimo. Io continuerò a stare con Harry, ma verrò a letto con te, e tu potrai continuare a correre dietro le gonnelle della scuola e allo stesso tempo avrai sempre il letto caldo. Che ne dici? Nessun impegno, nessuna conseguenza-
Le cose non dovevano andare così: Zabini era pronto ad aspettare mesi, prima che lei cedesse. Anzi, addirittura pensava di dover continuare anche dopo la scuola.
Invece lei si presentava con questa proposta allettante, dopo nemmeno tre giorni dal loro bacio.
-Perché fai tutto questo, Weasley?-
-Non sono affari tuoi. Allora, accetti o no?- chiese tendendogli la mano.
Lui la fissò perplesso: qual era la cosa giusta da fare?
La desiderava, ovviamente, ma la sua coscienza lo avvisava che questo patto gli avrebbe solo portato guai.
D’altronde era anche un ragazzo, aveva dei bisogni.
-D’accordo. Affare fatto- disse stringendole la mano.
 
Malfoy non credeva a ciò che il suo amico gli stava raccontando.
-Ripetimelo ancora-
-Per la quarta volta, Ginny ed io siamo diventati amanti-
-E lo dici così?- sbottò il biondo.
-E come lo devo dire, ballando la macarena?- chiese Zabini divertito accendendosi una sigaretta.
-Ma.. Non ti da fastidio che ti usi solo per il suo piacere personale?-
-C’è molto di più. Ancora non mi vuole raccontare, ma quando avremo fatto l’amore..-
Draco scoppiò a ridere.
-Voi non farete l’amore, cerca di mettertelo in testa. Lei non è come le altre ragazze, ti farà del male-
-Oh, penso di saperla gestire. E poi, ti assicuro che lei si innamorerà di me- gli assicurò aspirando una boccata di fumo.
-E come fai ad esserne così sicuro?-
-Sai, a parlare siamo bravi tutti. Ci sono tante belle parole, ma quando si comincia a fare l’amore, bè, lì entrano in gioco i sentimenti, quelli veri. E’ inevitabile-
Per essere uno che si innamorava due volte la settimana, Blaise diceva cose maledettamente giuste. Inevitabilmente i suoi pensieri si concentrarono su Hermione, sulla sua pelle bianca, sul suo viso senza imperfezioni, su quella piccola cicatrice sotto l’occhio su cui avrebbe voluto posare un bacio.
Ma non poteva pensarci, lei doveva sentirsi pronta, pronta davvero.
-Parlando di cose serie, come va con la Granger? Non vi siete ancora fidanzati ufficialmente?-
Draco si sbrodolò la camicia di Firewhisky dalla sorpresa.
-Scusa?-
-Hai capito. Perché ancora non sento pettegolezzi su di voi? Semplice, perché ancora non vi siete dati una svegliata- spiegò Zabini.
Fantastico, adesso Blaise faceva le domande e si rispondeva pure da solo.
Però le sue parole lo fecero riflettere: cosa erano? Sembravano in tutto e per tutto una coppia, avevano gli atteggiamenti da coppia.
E lui si stava innamorando di lei.
-Sei diventando rosso, Draco. A cosa stavi pensando?- chiese Blaise malizioso.
-A quanto è imbarazzante averti come amico. Dai, rientriamo, tra dieci minuti abbiamo Lumacorno- disse il biondo, un po’ troppo velocemente.
Zabini osservava l’amico camminare velocemente al suo fianco, e pensava che forse non si era mai davvero innamorato.
Un innamorato avrebbe avuto la faccia di Draco.
 
Hermione si stava osservando nello specchio del bagno. Era in biancheria intima, e fissava disgustata le cicatrici che la guerra aveva lasciato.
Quella che meno le piaceva era quella sotto l’occhio, ma non sopportava la vista delle altre tre, una nell’incavo dei seni, uno appena sotto l’ombelico e.. Ovviamente il tatuaggio che la cara Bellatrix le aveva lasciato sull’avambraccio sinistro.
La scritta “mudblood” era ancora ben visibile, i tagli non si erano cicatrizzati.
Hermione si abbracciò, sedendosi sul pavimento. Era stato davvero terribile, non aveva mai provato un dolore simile.
Si chiese se Draco, la sera della sua sbronza, si fosse accorto di quei tagli. Probabilmente sì, era impossibile non notarli.
Cosa aveva provato? Sicuramente non dovevano essergli piaciuti, quelle cicatrici avrebbe disgustato chiunque, figurarsi uno come Malfoy, che ricercava solo la perfezione.
Bè, allora tu sei perfetta.
Oh, ciao vocina interiore, pensò Hermione, era tanto tempo che non venivi a farmi visita.
Lei  perfetta? Decisamente non era d’accordo. Il suo fisico, il suo animo erano tutt’altro che perfetti.
Allora perché proprio lei? Perché aveva scelto di frequentare proprio lei?
Subito arrossì al pensiero: frequentare, addirittura! Eppure era proprio quello che facevano.
Hermione ormai non lo nascondeva più a sé stessa da un po’. Le piaceva Draco, in un modo così intenso che quasi la spaventava.
Possibile che dopo tanti anni di insulti e di angherie reciproche, si fossero trovati così naturalmente insieme, come se fossero una l’estensione dell’altro?
Continuavano a vedersi di nascosto, in realtà la maggior parte delle volte per caso. Poteva considerarsi una storia?
Era il momento di scoprirlo.
Si rivestì velocemente e uscì dalla Sala Comune.
 
-Proprio te cercavo- disse Hermione.
Nella Sala Grande la sua voce risuonò in modo sinistro, e tutti ovviamente si girarono a guardarla, speranzosi che stesse parlando con uno di loro.
Ma lei guardava solo in una direzione, evitando accuratamente gli sguardi dei suoi due migliori amici che sentiva su di sé.
Draco ancora non si era reso conto che si riferisse proprio a lui, per cui quando la vide avvicinarsi a passo di carica verso di lui, si sentì stranamente terrorizzato, anche se non avrebbe dovuto averne motivo.
Sentiva qualcosa nell’aria, che gli avrebbe portato sicuramente una marea di guai.
-Devo parlarti. Puoi uscire un attimo?- chiese la riccia, indicando l’Ingresso.
Lui si alzò e, barcollando leggermente per i tre sorsi di Firewhisky del mattino, la seguì fuori.
Inutile raccontare del pandemonio che seguì in Sala Grande.
Tutti avevano visto la determinazione con cui Hermione Granger aveva costretto Malfoy ad uscire, e già si festeggiava la fine della reale stirpe.
-Lo farà fuori, vedrai!-
-Giustizia sarà fatta, finalmente!-
Harry continuava a fare scarabocchi sulla pergamena, sovrappensiero.
Aveva un brutto presentimento, non capiva perché, ma avrebbe voluto seguirli e assistere alla scena.
-Sì, anche io- disse Ron.
-Scusa?-
-Anche io ho un brutto presentimento. Avevi la faccia da hocomelasensazionechesuccederàqualcosa-
Dopo otto anni di amicizia, era incredibile il livello di empatia a cui erano arrivati lui e Ron.
-Teniamo le orecchie e gli occhi aperti- lo mise in guardia Harry.
Dopo non meno di dieci secondi da quella frase, entrò una ragazza di corsa: era pallida e sconvolta.
Andò verso le sue amiche e, con voce ben udibile, quasi urlò: -Hermione Granger e Draco Malfoy si stanno baciando! Lo giuro su Salazar!-
Inutile dire che tutta la Sala Grande si mosse in sincronia per uscire ad assistere alla scena.
Harry e Ron erano bloccati sulla panca, pietrificati: avevano sentito bene?
 
Quando finalmente furono fuori dalla Sala Grande, Hermione si girò per fissare Draco negli occhi, e lui istintivamente fece un passo indietro.
-Hai paura, Malfoy?- chiese lei, divertita.
-Ho sempre paura quando ci sei di mezzo tu, Granger. Cosa succede?- chiese lui, sospettoso.
-Voglio chiarire le cose con te. Sono stufa di vivere nell’ignoto. Voglio una vita serena, e per cominciare vorrei mettere in chiaro il rapporto tra noi-
Come al solito, la trasparenza di Hermione sconvolgeva Draco, che non seppe cosa rispondere.
-Cosa siamo, Malfoy? Come possiamo definire questo rapporto che è iniziato tra noi?-
-Non ne ho la più pallida idea, ho ancora meno esperienza di te in questo campo-
-Non lo sai perché ti disgusto vero?- chiese lei triste. Non poteva più continuare a tormentarsi, doveva sapere.
Draco non fu sicuro di aver capito bene, e la fissò perplesso.
-Hai visto le mie cicatrici. Sono tutti ricordi della Guerra. Non ti biasimo-
Quando finalmente il biondo si rese conto di dove volesse andare a parare, subito le prese le mani, facendola sobbalzare.
-Non mi disgusti, anzi, piuttosto è il contrario. Non ho nessun problema con le tue cicatrici, visto che la Guerra ha lasciato ricordi anche a me. Tanto per farti un esempio, il Marchio Nero. Penso che questo sia il senso del nostro rapporto: leccarci le cicatrici a vicenda-
Si portò a pochi millimetri dalle sue labbra.
-Tutto ciò di cui ho bisogno è qui- le sussurrò, prima di baciarla.
Hermione pensò di non poter volare più in alto di così. Gli circondò la vita con le braccia, e approfondì il bacio, mentre lui le mise le mani tra i capelli.
Poco importava il fatto che quel bacio avrebbe potuto essere la sua rovina.
L’unica cosa importante, quel momento, era Draco, e le sue labbra posate sulle proprie.


NdA: Buon pomeriggio!
 Ok, potete lanciarmi le pietre se volete! xD
Giuro, non voglio dipingere Ginny come una ninfomane, ma la immagino con un carattere forte, una dominatrice, e quale modo migliore di dimenticare i suoi dolori se non facendo sesso? (So che è un ottimo antidepressivo xD) Quindi non mi uccidete, vi prego! 
Per quanto riguarda Draco ed Hermione.. Ora è davvero la fine, o l'inizio, decidete voi! Comincia anche ad avere un senso il titolo della storia no?
Grazie alle 64 recensioni, ai 33 che la preferiscono, ai 14 che la ricordano ed ai 142 che la seguono!
A prestissimo! ^^
Jecchan

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Capitolo 22
*** Discorsi che confondono ***


I personaggi di questa storia appartengono a J.K.Rowling.
Non ho nessun scopo di lucro.
Buona lettura! ^^



Draco si chiese quanto la sua coscienza potesse sopportare i sensi di colpa.
Dopo il suo bacio, Hermione divenne come lui: una reietta. Nessuno osava fare a lei quello che avevano fatto a lui per tutta la prima metà dell’anno, ma, a suo parere, l’indifferenza era ben peggiore delle risse.
Anche i suoi due amici, Potter e Weasley, l’avevano allontanata dal gruppo, considerandola una traditrice.
Le uniche persone che le erano rimaste erano la Brown, che continuava a dormire con lei senza nessun problema, e la Weasley, per ovvi motivi che Hermione non capiva.
Adesso erano solo loro due, lui e la sua ragazza.
Ancora faceva fatica a considerarla “la sua ragazza”, la vecchia abitudine di correggersi mentalmente era ancora presente.
Ma era inutile negarlo: stavano insieme.
Ora che potevano vedersi alla luce del sole, Draco pensava di essere il ragazzo più felice del mondo. Non era così.
Vedere Hermione così sola, senza amici, evitata come la peste, lo faceva sentire in colpa come mai prima d’ora. Lei gli diceva di non preoccuparsi, che presto si sarebbe sistemato tutto, ma Draco sapeva che dentro stava male.
Un conto era che lui venisse isolato, al biondo non dispiaceva per niente, ma non voleva che Hermione perdesse le sue amicizie per colpa sua.
 
Nei suoi recenti incubi, Hermione sognava spesso la furiosa litigata avuta con Ron ed Harry.
Urla spacca timpani avevano squarciato la tranquillità della Sala Comune di Grifondoro, che la incolpavano di alto tradimento.
Le avevano dato della bugiarda, della traditrice.
-Non ricordi? Abbiamo passato gli ultimi otto anni della nostra vita a combattere persone come lui!- le aveva urlato Ron.
-Lui non è come gli altri! E’ diverso, la Guerra ha cambiato anche lui! Non pensare di essere stato l’unico a pagare le conseguenze di ciò che abbiamo passato!- aveva gridato lei di rimando.
-Oh, che cosa tenera. Magari adesso lo inviteremo a bere una tazza di the nel nostro Dormitorio, tanto ormai è uno di noi!- aveva detto Harry sarcastico.
-Non sto dicendo che è uno di noi! Sto solo dicendo che..-
-Che cosa, Hermione? Lui non sarà mai uno di noi! Non ha combattuto per la pace che abbiamo ora, noi l’abbiamo fatto! Non ha perso amici e parenti, noi li abbiamo persi! Lui si è solo degnato di sparire con la sua famiglia. Se l’è data a gambe levate!- aveva sbottato Harry, furioso.
Dopo questa frase, tutto è stato un susseguirsi di urla e di rinfacci reciproci. Erano arrivati a questo punto, rinfacciarsi le cose che non andavano nella loro amicizia?
Era inutile combattere da sola: due contro una era una battaglia persa.
Harry e Ron uscirono poi dalla Sala Comune, ricordandole che per loro era morta, e che non avrebbe dovuto mai più rivolgere loro la parola.
Quella sera stessa, Hermione ebbe un grande attacco di panico, di come non gliene venivano dalle settimane successive alla tortura di Bellatrix.
Solo con l’aiuto di Lavanda riuscì a superare quel momento, cosa che la portò a rivalutare in modo decisivo la sua compagna di stanza.
-Capiranno, Hermione. Ci vorrà tempo, ma capiranno- le sussurrava Lavanda, mentre la cullava cercando di contenere i tremiti della riccia.
Quando stava con Draco, le sembrava quasi impossibile stare male per i suoi amici, ma quando era da sola, tornavano alla mente le parole di Harry e Ron.
Stranamente, anche Ginny stava dalla sua parte: anche a lei non piaceva questa novità, ma comunque si era limitata ad una piccola sgridata.
Proprio lei, la fidanzata di Harry, la sorella di Fred, era rimasta sua amica. Non lo capiva, ma era decisa a scoprirlo.
 
-Non mentirmi, ti conosco. Ti mancano-
Draco ed Hermione erano nei giardini del castello: i primi pallidi raggi di sole di inizio aprile cominciavano a fare capolino tra le nuvole, ed i due ragazzi ne avevano approfittato per fare una passeggiata, lontano dalla Sala Grande e dagli sguardi accusatori dei loro compagni di scuola.
-Di chi parli?- chiese Hermione, fintamente perplessa.
-Dei tuoi amici. Ti mancano-
Lei abbassò lo sguardo.
-Sì, un po’, soprattutto quando sono da sola. Ma sono convinta che la situazione cambierà, devono solo accettare questa nuova situazione- disse lei decisa.
Draco si fermò e le prese le mani.
-Risolveremo tutto. Ti aiuterò a fare pace con Potter e Weasley-
Hermione alzò un sopracciglio.
-Come mai tutta questa smania di aiutarmi?-
Il biondo se la avvicinò al petto, abbracciandola, ed affondò il viso tra i suoi capelli.
-Bè, se ora tutta la scuola non ti parla è a causa mia, il che si aggiunge alla già ben fornita lista di cose che ho combinato negli ultimi due anni-
Lei fece per ribattere, ma lui proseguì.
-Inoltre.. Oh santo Salazar, ancora mi riesce difficile.. Diciamo che adesso.. insomma, ora stiamo insieme. Io non me ne intendo di queste cose, ma ci si dovrebbe aiutare a vicenda, giusto?- chiese lui, incerto.
Hermione strinse l’abbraccio, nascondendo il viso nel suo petto.
-Penso funzioni proprio così- lo rassicurò.
-Sento che stai sorridendo- le sussurrò dolcemente.
La riccia alzò il viso, trovandosi a pochi centimetri da quello di Malfoy.
-Che tu ci creda o no, sei tu che mi fai sorridere-
Le loro labbra si unirono naturalmente, come se non avessero fatto altro in tutti questi anni.
Poi lui le mise un braccio intorno alle spalle, e proseguirono silenziosamente la loro passeggiata.
Draco pensava se gli fosse mai passato, questo imbarazzo che aveva nel riuscire ad esprimere i propri sentimenti. La Granger sembrava essere così a proprio agio.
Quello che aveva detto prima gli aveva scaldato il cuore. Lui sapeva farla sorridere, nonostante fosse così goffo ed impacciato quando si trattava di sentimenti.
Inoltre, Draco se ne rendeva conto, si stava innamorando. Non se ne intendeva granché, ma gli pareva che quello fosse proprio amore. Era fregato.
Come se la sarebbe cavata?
 
Ron Weasley faceva l’amore con Lavanda.
Non sesso, amore. Era così diversa, così cambiata, rispetto a qualche anno fa.
Più matura, più saggia. Non sembrava neanche una ragazza di diciotto anni. E quando facevano l’amore era dolce: amavano baciarsi per ore, accarezzarsi, prima di sfociare nell’atto fisico vero e proprio.
E alla fine, rimanevano a letto abbracciati, a chiacchierare del più e del meno.
Era proprio uno di quei momenti quando Lavanda decise di tentare.
-Ron, ascolta-
Il rosso adorava anche il fatto che non gli avesse più dato nomignoli, come il tristissimo “Ron-Ron” di quando stavano insieme al sesto anno.
-Dimmi, Lavanda- disse lui sorridendole.
Incoraggiata dalla sua disponibilità, la ragazza proseguì.
-Ho parlato con Hermione-
Il sorriso sparì dalle labbra del ragazzo. Non voleva sentire parlare di lei.
-Non ho dubbi a riguardo, dormi nella stessa stanza con lei- disse, cercando di farle capire che non voleva andare avanti con la conversazione. Inutile dire che la ragazza se ne fregò.
-Gli manchi. Gli mancate tu ed Harry. Possibile che non..-
-Non mi parlare di lei, non la voglio più sentire nominare. Con Draco Malfoy! Lavanda, giuro che andava bene chiunque, anche un Serpeverde qualunque, ma non Malfoy-
Lavanda si puntellò sui gomiti, per fissarlo negli occhi.
-Io capisco tutto, ma comportandovi così dimostrate solo di avere ancora la mentalità pre-Guerra. Fred-
-Non osare parlare di mio fratello- tuonò lui, alzandosi di scatto dal letto.
-Invece ne parlo eccome!- ribatté lei, per nulla spaventata – Fred non è morto in un incidente o di una malattia incurabile. E’ morto per questo, per la pace. Voldermort è morto, i suoi seguaci sono stati catturati, Lucius Malfoy ha avuto le sue belle gatte da pelare. Draco è colpevole solo del nome che porta-
Lui non poteva credere a ciò che stava ascoltando. Girandole le spalle, iniziò a rivestirsi.
-Silente parlava di collaborazione tra le Case. Finita la Guerra, voi siete diventati dei veri e propri idoli-
-Dove vuoi andare a parare?- chiese lui, a metà tra il curioso e l’infuriato.
-Sto dicendo che tu ed Harry siete dei modelli da imitare. Qualunque cosa voi facciate, puoi stare tranquillo che lo faranno tutti gli altri-
Ron cominciava a capire, ma era ancora arrabbiato con lei per aver tirato fuori la storia di Fred.
-Perciò, se voi continuerete ad odiare uno come Malfoy, sicuramente lui e tutti quelli come lui diventeranno degli emarginati-
-Quindi, seguendo il tuo ragionamento, dovrei accogliere il fidanzato della mia migliore amica a braccia aperte, anche se ha tentato di uccidere Silente ed ha accolto Voldemort a casa sua?-
Lavanda si alzò dal letto, cominciando a rivestirsi.
-Ha tentato di uccidere Silente. Il fatto che poi non ci sia riuscito mi porta a pensare che un barlume di coscienza ce l’abbia anche lui. E poi, il fatto che Voldemort si fosse stabilito a casa della sua famiglia, non puoi fargliene una colpa. Sono sicura che non gli avesse steso il tappeto rosso-
Non poteva crederci: Ron stava cominciando a pensare che il suo discorso aveva un senso.
-Inoltre, se le voci che girano sono vere, sia lui che sua madre vi hanno salvato le chiappe un paio di volte, correggimi se sbaglio-
Era tutto dannatamente vero.
-Volevo solo la tranquillità, miseriaccia. Dopo la Guerra pensavo di meritarmi un po’ di pace! La situazione a casa è terribile, mamma piange tutti i giorni per Fred e-
-Io vorrei ricordarti che hai davanti a te un Lupo Mannaro- ribatté lei tranquillamente – Non sono morta, ma credimi, vorrei esserlo tutti i giorni. Eppure, non mi lamento. Anche io voglio la pace, ma non l’avremo mai se continueranno ad esserci questi problemi, se tu ed Harry continuerete ad avere la mentalità di due Snasi!-
Un silenzio tombale calò nella camera di Ron.
-Ho parlato a macchinetta- rise – Ma spero di averti lasciato qualcosa su cui riflettere. Io vado a dormire-
Detto ciò, gli si avvicinò, e dopo averlo baciato, uscì dalla camera, lasciando un rosso più confuso che mai.
 
-E così, la nostra Lavanda è diventata la saggia della compagnia, eh?- chiese Harry sarcastico.
Ron gli aveva raccontato della discussione che aveva avuto con la ragazza, e si odiò per questo: voleva dire che ci stava riflettendo su, proprio come sperava facesse lei.
-Non so, Harry, il suo discorso ha un senso-
-Per me non ne ha- disse il moro, sdraiandosi sul letto – Ok, la Guerra le ha lasciato qualcosa che la torturerà tutta la vita e credimi, mi dispiace per lei, ma con tutto il rispetto, io ho combattuto, noi abbiamo combattuto, contro Voldemort e la sua tribù sin dal primo anno. Scusami, se non scoppio di felicità all’idea che Malfoy avvolga le sue spire intorno alla mia amica-
Ron capiva il discorso di Harry, ma allo stesso tempo non poteva fare a meno di pensare che fosse un po’ egoista.
-Bè, in realtà tutti hanno combattuto il Male, e molti sono morti per questo- disse il rosso un po’ offeso.
Subito il moro si mise a sedere, fissando il suo amico dispiaciuto.
-Scusa Ron. Ovviamente non mi ritengo il salvatore del mondo magico, lo sai-
-Lo so amico. Anche Lavanda ha combattuto, e a modo suo..- Ron si mise le mani tra i capelli –Oh Godric aiutami.. Anche Malfoy.. Ricordi quando eravamo alla villa?- aggiunse preoccupato, vedendo il volto di Harry deformarsi.
-Malfoy ha fatto finta di non conoscerti! Ci ha salvato la vita!-
Harry si sdraiò di nuovo.
-Voglio dormire, ho sonno- chiuse la conversazione il moro.
Il suo amico decise che per quella sera avevano parlato abbastanza, ed anche lui si mise a letto.
Ma mentre in pochi minuti il potente russare di Ron si propagò per tutta la stanza, Harry rimase ben sveglio.
Malfoy gli aveva davvero salvato la vita? Certamente sì. Ma poi lui l’aveva salvato nella Stanza delle Necessità.
Inoltre, la madre di Malfoy aveva annunciato al Signore Oscuro che lui era morto, nella Foresta Proibita, mettendo a repentaglio la sua stessa vita.
Harry affondò il viso nel cuscino, confuso: questo dava il diritto alla Serpe di avere una relazione con Hermione, la sua migliore amica?


NdA Buonasera!
 Chiedo venia, purtroppo la sessione invernale ha portato via molto del mio tempo libero, e a quanto pare, mi ha regalato un bel blocco creativo!
Non avevo assolutamente idea di come proseguire la storia, ma da quando ieri ho concluso l'ultimo esame PUFF, le idee sono tornate!
Allora, Il Magico Trio sembra sciolto per sempre (Ovviamente non oserei mai xD), ma i due ragazzi, per far pace con la loro amica, devono far pace prima con loro stessi, e col loro passato.
Grazie alle 68 recensioni, ai 36 che la preferiscono, ai 17 che la ricordano ed ai 151 che la seguono!
Grazie a tutti, a presto! ^^
Jecchan

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Capitolo 23
*** Pause e tentativi ***


Non scrivo per fini di lucro, ed i personaggi citati in questa storia appartengono esclusivamente a J.K.Rowling.
Buona lettura! ^^


Ad aprile inoltrato, Draco cominciò ad essere preso dall’ansia. Il motivo era presto detto: Hermione gli stava facendo violenza psicologica per gli esami finali.
“Se continui così, dubito fortemente che supererai gli esami” continuava a ripetergli, con il suo dannato sorrisetto.
Senza che se ne rendesse conto, Draco si trovava a leggere più volte la stessa riga di un capitolo di Trasfigurazione Avanzata, per essere sicuro di aver capito.
-La Granger ti sta trasformando in un perfetto studioso- lo prendeva in giro Zabini.
Aveva ragione, ma davanti al sorriso di Hermione, ai suoi occhi dolci, non poteva dirle di no.
Che brutta cosa, essere innamorati.
 
-E’ il movimento che è sbagliato- lo riprese ancora Hermione, dopo l’ennesimo incantesimo malriuscito.
-Chiedo perdono se non sono bravo come te- si scusò Draco in modo sarcastico.
-Fai poco lo spiritoso, perché io, quell’incantesimo, all’esame saprò farlo alla perfezione, tu invece no-
Era consapevole che diceva quelle cose per lui, ma era violenza psicologica in qualunque modo la si vedesse!
Buttò la bacchetta per terra e la strinse a sé.
-Pausa, Granger-
-Ma abbiamo fatto pausa mezz’ora fa!- si lamentò lei.
-Ho bisogno di una pausa supplementare. Sei sexy quando fai la maestrina-
Lei ridacchiò nervosamente, mentre Draco la trascinò con sé per terra, sui grandi e morbidi cuscini che la Stanza delle Necessità aveva fatto apparire per loro.
Cominciarono a baciarsi dolcemente, senza fretta. Perfino Hermione, in quei momenti, dimenticava il reale motivo per cui andavano in quella stanza.
Draco la sfiorava quasi, passava le dite tra i suoi capelli, scendeva sul collo, poi andava fino ai fianchi, e tornava su.
La ragazza si scoprì a volere di più.
Non era più vergine, quando erano alla ricerca degli Horcrux ed Harry era a fare la guardia fuori dalla tenda, lei e Ron cercavano un modo per scaldarsi in quelle fredde notti.
E’ successo poche volte, poi dopo la visita a Malfoy Manor non era più riuscita a farsi toccare in “quel modo”.
Ora lo desiderava, quasi sperava che Draco prendesse l’iniziativa, ma sapeva che lui l’avrebbe aspettata, non avrebbe fatto nulla senza che lei fosse d’accordo.
E lei era d’accordo, accidenti.
Così, decise di passare all’attacco: si strinse di più a lui e lo baciò con più passione.
Lo sentì irrigidirsi per un attimo, sorpreso.
Si staccò, le pupille dilatate.
-Non penso tu lo voglia- riuscì solo a sussurrare.
-Provarci non costa nulla, no?- chiese lei, stupendosi di quanto fosse spudorata.
Ricominciarono a baciarsi, in un modo del tutto diverso.
Draco ancora non riusciva a lasciarsi andare del tutto, teneva sotto controllo ogni vibrazione, ogni gemito di Hermione, pronto a staccarsi in qualunque momento.
Ma lei non sembrava intenzionata a smettere.
Le carezze si fecero più calde, i corpi più vicini, ed Hermione ne voleva di più.
Sarebbero andati avanti, se non avessero sentito un bussare forte proveniente dall’esterno.
In un attimo, Hermione scattò in piedi, cercando di lisciarsi la gonna che le era arrivata fin sopra il ginocchio e sistemarsi i capelli contemporaneamente.
Anche Draco si alzò, ma non con altrettanta velocità si riallacciò i primi due bottoni della camicia.
-Vai tu, ormai sei meno odiato di me- sussurrò spaventata, nascondendosi dietro la porta d’ingresso.
Lui alzò le spalle, quasi divertito, ed andò ad aprire la porta.
-Draco, fuori dai piedi-
-Che piacere vederti, Blaise. Oh, piccola Weasley- la salutò a voce alta.
Ginny?!
Hermione uscì subito dal suo nascondiglio, e quando si trovò davanti proprio la sua amica rossa, non ci mise molto a fare due più due.
-Tu e Zabini… State insieme?- chiese, non credendo a ciò che usciva dalla sua bocca.
La rossa scosse vigorosamente la testa.
-No, Hermione! Io ed Harry stiamo ancora insieme!-
-Ma?- proseguì la riccia, quasi arrabbiandosi.
-Ma.. E’ una storia lunga. Ti basti sapere che io e Zabini facciamo sesso, nulla di più, davvero-
-Nulla di più? Ginny…-
Non aveva parole. La sua amica andava a letto con Zabini, ma la cosa più assurda è che continuava a stare con Harry!
-Ti aspetto nella mia stanza, vedi di esserci- disse alla sua amica, minacciosa.
Quando il Serpeverde si chiuse la porta alle spalle, Ginny si buttò sul letto, stremata.
Ora era fregata: Hermione avrebbe fatto leva sulla sua coscienza per farle prendere una decisione, sicuro.
Decise di non pensarci, voleva godersi la serata con Zabini.
Con due falcate lo raggiunse, prendendolo per il colletto e portandoselo alle labbra, rabbiosa.
-Un attimo, Weasley, dammi almeno il tempo di cambiarmi- sussurrò lui, divertito.
-Non c’è tempo. Dammi quello che mi spetta, Zabini-
-Con piacere- concluse lui, prendendola in braccio e portandola sul letto.
 
Hermione ascoltava la spiegazione di Ginny a bocca aperta.
-Così, sai tutto. Credo di amare ancora Harry, ma Zabini mi dà qualcosa che.. Non so proprio come spiegarmi- concluse la rossa.
-Non hai mai pensato di chiedere un periodo di separazione ad Harry?- chiese la riccia.
Ginny se l’aspettava una domanda del genere: per lei teneva il piede in due scarpe.
-Ci ho pensato. Ma alla fine, per i motivi che ti ho appena detto, mi va bene così-
-Non va bene così, Ginny- sospirò Hermione – Se vai a letto con Zabini, vuol dire che ti piace. Non puoi negarlo-
E Ginny non negò. Quello che era nato come un semplice rapporto fisico, si stava trasformando.
Cominciava a piacergli Zabini, le attenzioni che le dedicava, come la guardava, come la accarezzava.
Amava Harry, da morire, ma Zabini.. Proprio non se lo spiegava.
-Dammi retta- proseguì Hermione, prendendole le mani – Devi definire questa cosa. Parla con Harry, e poi parla con Zabini-
Non le disse altro, sapeva che era lei a dover dare una svolta a questa storia.
-Posso abbracciarti?- chiese Ginny timidamente.
Hermione sorrise.
-Penso che ormai non ci siano problemi. Malfoy mi ha aiutato molto da questo punto di vista-
Poi abbracciò forte forse la sua unica amica.
-Sappi che se hai bisogno, io sono qui- la rassicurò la riccia.
-Me lo ricorderò, grazie- rispose Ginny.
 
Vide Harry uscire dalla biblioteca, stanco e con il cervello fuso, per colpa del troppo studio, e decise che era giunto il momento.
Ginny gli si avvicinò timidamente.
-Posso parlarti?-
Subito il volto del moro si illuminò, il che fece sentire la rossa in colpa.
-Dimmi amore. E’ successo qualcosa?-
Si avviarono silenziosamente verso il Dormitorio, ed Harry cominciò ad avere un brutto presentimento. Non era da Ginny questo silenzio imbarazzato e, lo sentiva, colpevole.
Solo davanti al ritratto della Signora Grassa, finalmente si decise a parlare.
-Questo rapporto non sta funzionando. Ti amo tanto, ma ho bisogno di stare sola per.. un po’-
Il ragazzo quasi se l’era aspettato, eppure le sue parole lo trafissero dritto al cuore.
-Cosa non va? Possiamo parlarne se vuoi- le propose, sperando di non risultare disperato.
Perché Harry Potter senza Ginny si sentiva disperato.
Lei scosse tristemente la testa.
-Non sei tu, sono io. Ho bisogno di stare sola per un po’ a riflettere- ripeté.
Harry voleva fare e dire molte cose, ma in quel momento la fissò senza dire nulla.
-E’ questo quello che vuoi? Mi vuoi lasciare?-
-Non fare il melodrammatico, Harry. Non ti sto lasciando, solo..-
-Ho capito, hai bisogno di tempo. Bene, mandami un gufo quando torna la mia Ginny- concluse il ragazzo ferito.
Pronunciata la parola d’ordine, si catapultò dentro, correndo su per le scale.
Nel frattempo, Ginny rimase paralizzata parecchi minuti dalla reazione di Harry.
-Cosa vuoi fare, cara? Vuoi entrare?- chiese la Signora Grassa.
-No, grazie-
Fece dietrofront e corse alla ricerca di Zabini. Aveva decisamente bisogno di sfogarsi.
 
-Sei sicuro possa funzionare?- sussurrò Hermione, terrorizzata.
-Funzionerà, ti dico. Sei la migliore negli incantesimi di Disillusione, non ti scoprirà nessuno, se facciamo in fretta-
Ma alla ragazza continuavano a ronzare in testa un sacco di cose che sarebbero potute andare male. Aveva accettato di entrare nel covo delle Serpi perché.. Perché almeno lì non sarebbero stati disturbati, ma a quel punto non era così convinta che anche entrando Disillusa non l’avrebbero scoperta, anzi, almeno mille pericoli l’avvisavano che non era decisamente una buona idea. Col Mantello di Harry non ci sarebbero stati problemi, ma ora..
Una volta pronunciato l’incantesimo su sé stessa, Draco sussurrò la parola d’ordine, facendo segno di seguirlo.
La Sala Comune era praticamente vuota, eccezion fatta per tre ragazzi che parlavano fittamente tra loro, ed una coppietta che decisamente non conosceva il significato della parola pudore.
Quando finalmente entrarono nella camera di Draco, Hermione tirò un sospiro di sollievo, e si fece il contro incantesimo.
-Visto? Liscio come l’olio- disse lui soddisfatto.
-Ci è andata bene perché non c’era nessuno-
-Quanto sei pignola- disse, attirandola a sé.
Si baciarono teneramente, ancora in piedi nel centro della stanza.
-Sei sicura? Guarda che..-
Lei gli mise due dita sulle labbra.
-Arrivata a questo punto, non voglio programmare nulla. Mi fido di te, se deve succedere qualcosa tra noi, succederà- sussurrò.
Questo bastò a Draco per mandarlo in tilt.
La baciò con più trasporto, e lei si lasciò portare sul letto. Draco quasi si commosse dalla piena fiducia che Hermione nutriva per lui, e decise di non volerla deludere. Se fosse successo quel pomeriggio, la ragazza l’avrebbe dovuto ricordare come il più bello della sua esistenza.
La sdraiò sulle lenzuola profumate di buono, ed iniziò a baciarla teneramente, facendo scorrere le mani su tutto il corpo, causandole piccoli brividi che gli facevano appannare la vista.
“Non perdere il controllo, non perdere il controllo” si disse.
Si staccarono un attimo, e il ragazzo non seppe più come continuare.
Che imbarazzo, come un pivello del primo anno.
Lei gli prese dolcemente le mani.
-Spogliami- sussurrò lei, un po’ timidamente.
“NON PERDERE IL CONTROLLO!!!!” ormai la sua coscienza urlava a più non posso “RIMANI SU QUESTA TERRA ED OCCUPATI DEL SUO PIACERE, NON DEL TUO!”
Tremante, avvicinò le dita ai bottoni della camicia, cercando goffamente di farli uscire dalle asole. Era una cosa che aveva sempre fatto, anzi a volte anche con una mano sola e senza guardare, ma ora sembrava un moccioso alla sua prima esperienza: era goffo e ci mise parecchi minuti prima che la camicia cadesse al suolo.
Il ragazzo rimase qualche minuto a guardarla: il corpo esile, il seno piccolo che però occupava tutta la coppa del suo reggiseno di pizzo, il collo sottile.
-Scusa- riuscì a dire lei.
Draco si riprese un attimo per tentare di capire per cosa si stava scusando, e la fissò perplesso.
-Scusami, so di non essere un bello spettacolo..-
Non la fece finire, la baciò con una passione travolgente.
Seguiva le sue cicatrici col dito, beandosi dei tremiti di lei. Non erano tremiti di paura, ma di piacere, Draco lo sentiva.
Stava per togliersi a sua volta la camicia, quando sentirono il rumore della maniglia che tentava di aprire la porta.
Subito entrambi scattarono.
-Chi può essere?- sussurrò lei, terrorizzata.
Dal canto suo, Draco avrebbe strangolato chiunque ci fosse stato dall’altra parte della porta.


NdA: Buonasera!
 Lo so, lo so, linciatemi pure se volete xD
Adesso sto scrivendo contemporaneamente di due storie (Quasi tre, considerando anche quella tra Ron e Lavanda xD), quindi se faccio errori di tempo, piuttosto che cose che non coincidono con la storia, fatemi sapere!
Dunque, ricapitolando: Ginny chiede pausa ad Harry, Harry si arrabbia, Ginny va da Zabini. Hermione e Draco provano a fare l'amore, vengono interrotti. Da chi lo saprete solo nel prossimo capitolo!
Grazie alle 71 recensioni, ai 38 che la preferiscono, ai 19 che la ricordano ed ai 158 che la seguono!
A prestissimo! ^^
Jecchan

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Capitolo 24
*** La lettera ***


I personaggi di J.K.Rowling non mi appartengono, e non ho fini di lucro.
Buona lettura! ^^


Draco si avvicinò alla porta, urlando –Chi è?-
-Sono Blaise, non è che mi faresti entrare?-
Il biondo sentiva dentro di sé una gran voglia di Cruciare il suo migliore amico.
-No- ribatté risoluto, cercando di non notare Hermione che soffocava le risate nel cuscino.
-Scusa? Vorrei ricordarti che siamo in camera insieme! Da quando ti sei dato il diritto di chiudere a chiave?-
-Usa il cervello da scarabeo che ti ritrovi, forse una soluzione la trovi- rispose Malfoy, a metà tra l’infuriato e il disperato.
Dopo qualche secondo di silenzio, un lungo “aaaah” fece capire al biondo che Blaise aveva capito.
-Sì, bè, non mi interessa ugualmente, ho diritto alla metà della mia camera. Anche io ho le mie cose da fare-
Ormai rassegnato, Draco fece scattare la serratura, dopo aver controllato che Hermione si fosse rimessa la camicia.
-Chiedo perdono, ho interrotto qualcosa?- chiese il moro sarcastico.
-Nulla, non ti preoccupare- rispose Hermione timida, beccandosi un’occhiataccia dal suo ragazzo.
-Dobbiamo iniziare a fare i turni per camera nostra- disse Zabini ridendo, indicando un punto imprecisato della stanza.
Quando da quel punto comparve magicamente Ginny, tutti capirono.
-E così, abbiamo avuto la stessa idea eh?- chiese la rossa, raggiante, sedendosi a fianco alla sua amica.
-Ginny..- cominciò Hermione. Voleva sapere cosa fosse successo con Harry.
-Ti spiegherò più tardi..- sussurrò la ragazza.
Draco prese per mano Hermione e la fece alzare.
-Non so te, ma vedere questi due mentre fanno sesso non mi interessa per nulla. Andiamo a mangiare, ho fame- annunciò.
La riccia si fece Disilludere da Draco e si fece trascinare fuori dalla stanza.
Continuava a pensare quanto fosse surreale quella situazione: lei insieme a Draco, e Ginny con Zabini! Prima o poi avrebbero fatto un’uscita a quattro?
A quel pensiero le venne stranamente da ridere, tanto che dovette ficcarsi un pugno in bocca per non scoppiare davanti alle poche Serpi presenti nella Sala Comune.
 
Due giorni dopo, Draco era un fascio di nervi. Non parlava con nessuno, evitava tutti, e quasi sperava in una bella rissa, in modo da sfogare un po’ di rabbia repressa.
Si chiuse in camera subito dopo mangiato, e rilesse per l’ennesima volta la lettera arrivatagli da suo padre quella mattina.
“Caro Draco,
 volevo congratularmi con te per la splendida idea. Frequentare una Mezzosangue amica di Potter è il modo migliore per ridare un po’ di prestigio alla nostra casata.
Per una volta, hai il mio pieno appoggio. Divertiti, e soprattutto, fai in modo che più gente possibile ti veda con lei. Potrei scrivere chilometri di pergamene per aiutarti, ma penso che tu riesca a cavartela brillantemente da solo.
Tua madre non approva quello che ti sto per scrivere, ma te lo devo dire: assaggia un po’ di carne, divertiti anche da quel punto di vista!
Sono fiero di te.
 L.M.”
Da quanti anni aspettava che suo padre fosse fiero di lui, ed ora i suoi complimenti gli facevano solo ribrezzo. Davvero era convinto che fosse tutto una manovra per tornare ai vecchi splendori?
Decisamente non aveva capito nulla di lui.
Voleva bruciare quella lettera, farla in tanti pezzettini  e darla in pasto ai gufi, ma alla fine decise di tenerla per il semplice fatto che in qualche modo doveva rispondergli.
Così, la ripiegò in malo modo e la mise nel comodino.
 
-Che cos’hai? Sei cupo oggi- disse Hermione, prendendogli la mano.
-Ma no, va tutto bene- rispose lui, dandole un bacio sulla fronte.
Gesto che fece disgustare la maggior parte degli studenti presenti nel corridoio.
-Sicuro? Non ho la presunzione di conoscerti, ma..- iniziò lei.
-Tu mi conosci più di chiunque altro, te lo posso assicurare. Non ho nulla, davvero-
Si avviarono verso la lezione di Pozioni, tenendosi per mano.
-A proposito..- iniziò la ragazza.
Draco fu divertito nel vedere la sua pelle prendere la stessa tonalità di colore dei capelli dei Weasley.
Le accarezzò una guancia.
-Ti va di venire da me stasera? Blaise non c’è-
-E dov’è?-
-Secondo te? Starà in giro con la Weasley. Effettivamente sono preoccupato-
-Preoccupato?- chiese Hermione.
-Sì, è la prima volta che Blaise rimane con una sola ragazza per tutto questo tempo. Chissà, forse questa volta si è innamorato sul serio!- rise.
-Ma Ginny non è innamorata, lei ama Harry- ribatté lei stizzita.
-Se fosse stata innamorata di Potter, non avrebbe cercato piacere altrove-
A questo lei non seppe cosa rispondere. In effetti, tutti gli equilibri della sua vita erano stati totalmente ribaltati.
Era convinta che Harry e Ginny si sarebbero addirittura sposati, eppure ora lei voleva Zabini.
E anche lei stessa pensava di stare insieme a Ron tutta la vita, ma adesso quel posto l’aveva preso Draco.
Arrossì violentemente a quel pensiero, e il biondo la fissò curioso.
-A cosa stavi pensando?- chiese.
-A nulla! Assolutamente nulla!- rispose lei con troppa enfasi.
Lui fece cadere il discorso, ma continuò a ridere per parecchi minuti.
 
Tutto era pronto, e questa volta nulla li avrebbe interrotti.
Avrebbero sorseggiato spumante e sarebbero stati insieme tutta la notte.
Draco era emozionato, e si sentiva allo stesso tempo molto stupido. Si cambiò quattro volte, prima di optare per un look casual, pantaloni della tuta e maglietta a maniche corte.
Si guardò allo specchio, e stava per decidere di cambiarsi ancora, quando qualcuno bussò alla porta.
Il cuore del biondo fece un triplo salto carpiato: era arrivata.
Quando aprì la porta e non vide nessuno, per un attimo fu deluso.
-Chiudi la porta!- sussurrò una vocina alle sue spalle.
Lui obbedì e la vide.
Anche lei aveva un paio di pantaloni della tuta, ed una magliettina aderente.
-Ci siamo vestiti nello stesso modo!- rise lei.
Lui le prese la mano e insieme si sedettero sul letto.
-Champagne?- chiese lei spaventata.
-Non me lo posso permettere. Anzi, a dire la verità potrei, ma è tutto quello che sono riuscito a comprare con il contrabbando- spiegò lui, ignorando lo sguardo severo della sua ragazza.
Le mise in mano un bicchiere mezzo pieno.
-A cosa brindiamo?- chiese la riccia.
-A stasera- rispose lui semplicemente. Ad Hermione parve un brindisi molto tenero.
Bevve un primo sorso, ed il liquido fresco e frizzantino le piacque molto.
-Sono fortunata, probabilmente- disse lei, dopo il secondo bicchiere.
-Fortunata?-
-Sì, fortunata. Senza di te, a quest’ora forse starei ancora con Ron, che non mi faceva sentire amata. Forse avrei ancora il terrore di venire toccata. Sono contenta del percorso che stiamo facendo insieme-
Lui posò il bicchiere sul comodino e si avvicinò di più a lei. Dolcemente, le tolse il suo bicchiere di mano.
-Avresti potuto guarire da sola, io non ho fatto nulla. Tu hai salvato me, semmai. In tutti i modi possibili-
Improvvisamente eccola lì, la passione travolgente: si avvicinarono fino quasi a scontrarsi, mentre si baciarono profondamente.
La fece stendere sul letto, e questa volta le tolse subito la maglietta.
Anche lei, tremante, tolse la sua, beandosi del corpo scolpito, ma non esagerato, di lui.
Passò lentamente le dita sulle sue spalle, sul petto, sull’addome, ed osservando attentamente le varie sfumature che passavano sul suo viso.
Se lo avvicinò al petto, e rimase estasiata dal calore che il petto di Draco poteva infonderle.
Rimasero qualche minuto così, finché lui si puntellò sui gomiti, per guardarla meglio. Stava per dire qualcosa, ma Hermione lo interruppe.
-Non mi chiedere se sono sicura, ogni volta che l’hai detto ha portato sfortuna-
Ridendo di gusto, il biondo affondò il viso nel suo collo, cominciando a baciarlo teneramente.
Lei sospirò forte e chiuse gli occhi, mentre gli mise le mani tra i capelli.
Non aveva mai provato sensazioni del genere, lo voleva, lo voleva disperatamente.
TOC TOC.
Non è possibile, pensarono in contemporanea i due ragazzi.
-Giuro che se è ancora Zabini, passerà un brutto quarto d’ora- disse Hermione, minacciosa.
-Non è lui, gli ho rivolto la stessa minaccia prima che tu arrivassi. Deve essere qualcun altro, mettiti sotto le lenzuola-
Una volta controllato che lei fosse ben coperta, Draco andò ad aprire, incurante del fatto che fosse a petto nudo.
-Caposcuola M-Malfoy?-
Il biondo abbassò lo sguardo, trovando un moccioso del secondo anno.
-Che vuoi?-
-Mi dispiace disturbarla, ma hanno urgente bisogno di lei in Sala Comune. Due ragazzi stanno Duellando1- concluse alzando il tono di un’ottava.
Sbuffando, Draco Appellò la sua maglietta.
-Arrivo subito- disse apparentemente a nessuno.
Quando la porta si chiuse, Hermione uscì dal suo nascondiglio, riprendendo a respirare.
“Doveri di Caposcuola anche in Sala Comune? A Grifondoro non succederebbe mai” pensò con una punta d’orgoglio.
Annoiata, ed un po’ curiosa, cominciò a girovagare per la stanza. Accidenti, Malfoy aveva una marea di capi firmati!
Come poteva essere altrimenti, era schifosamente ricco.
Sul comodino era appoggiato un libro, un libro Babbano.
Sorrise sorniona: per fortuna che lui non leggeva libri di quel genere.
Lo sguardo cadde sul cassetto del comodino, semiaperto.
Indecisa, si torturò le mani: aprire o non aprire?.
Bè, si era fatta i fatti di Draco fino ad adesso, perché non continuare?
Lo aprì emozionata, come un bambino in esplorazione, e subito notò una lettera.
Se l’avesse letta, sarebbe andata decisamente oltre. Ma se fosse stata di una ragazza?
Il tarlo della gelosia la stava divorando, quindi decise, senza più pensarci, di leggerla.
Non era di un’ammiratrice, ma del signor Malfoy.
A mano a mano che andava avanti nella lettura, il colore sul viso di Hermione sparì di colpo.
Quanto era stata stupida, ci aveva creduto.
Se avesse avuto tra le mani quello stupido furetto..
Calde lacrime rigarono il dolce viso della riccia.
Si rimise rabbiosamente la maglietta, si Disilluse ed uscì correndo dalla camera.
Quando Draco rientrò e vide la lettera di suo padre per terra, non gli fu difficile fare due più due, ed anche lui perse tutto il colore.
Avrebbe dovuto bruciarla, quella maledetta lettera


NdA: Buon pomeriggio!
Non mi state odiando, vero? Che storia sarebbe senza un equivoco e senza un litigio? Non sono mica la coppia perfetta xD
Quella lettera creerà non pochi problemi ai nostri eroi, come si svolgerà la storia?
Non vi resta che continuare a seguirla per scoprirlo!
Grazie alle 81 recensioni, ai 39 che la preferiscono, ai 19 che la ricordano ed ai 163 che la seguono!
A prestissimo! ^^
Jecchan

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Capitolo 25
*** La gelosia ***


Tutti i personaggi presenti in questa storia appartengono a J.K.Rowling.
Non ho nessun fine di lucro.
Solo il personaggio di Esmeralda è mio, e ne esercito tutti i diritti.
Buona lettura!^^


Nei giorni a venire, Draco cercò un contatto con Hermione, almeno per chiarire il malinteso, ma le uniche parole che la ragazza gli rivolse furono “Tra noi è finita. Sono morta per te”.
Ma uno strano ottimismo si era impossessato del biondo: lascerà passare ancora qualche giorno, per farla sbollire, poi avrebbero parlato, e si sarebbe chiarita brutta storia. E poi, avrebbero fatto l’amore.
Dio, Draco non aspettava altro. Averla avuta tra le sue mani così vulnerabile, così naturalmente sensuale gli aveva fatto quasi perdere la testa.
Per questo, il biondo continuava a girare per il castello come se nulla fosse, e questo non fece altro che irritare ancora di più una riccia di nostra conoscenza.
Quel bastardo se ne andava in giro fischiettando e sorridente, era la prova certa che lui l’avesse solo usata per riportare prestigio alla famiglia e per rendere fiero suo padre.
Lo disgustava.
 
-Posso parlarvi?-
Hermione se ne stava davanti ad Harry e Ron impacciata, si torturava le mani e non riusciva a guardarli.
-Certo, Hermione. Siediti pure qui- disse Ron, cedendogli la poltrona e sedendosi per terra.
-Non ce n’era bisogno, Ron. Non merito le vostre attenzioni- disse la ragazza, sedendosi e continuando a fissare le proprie ginocchia.
-Cosa vuoi dirci, Hermione?- chiese Harry, un po’ freddo.
-Io volevo.. Chiedervi scusa. Mi avevate avvisato, eppure sono stata disposta a rompere con voi pur di seguire il mio istinto. Ho rischiato di rovinare la nostra amicizia, anzi forse l’ho già rovinata. E’ troppo tardi per tornare come prima?- concluse lei tremante.
Qualche minuto di silenzio, in cui i due ragazzi si fissarono stupiti, nella mente la stessa domanda.
-Ma cosa ti ha fatto Malfoy?- chiese Ron, esprimendo il dubbio di entrambi.
-Non ho voglia di raccontare, vi basti sapere che avevate ragione. Una Serpe è e rimarrà una Serpe. Mi perdonate?-
-Hai chiuso definitivamente con lui?- chiese Harry, fissandola.
-E’ un capitolo decisamente chiuso, giuro- disse lei con forza.
-Allora non vedo perché non possiamo ricominciare da dove ci siamo interrotti- concluse il moro sorridendo.
Subito gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime, e si tuffò tra le braccia di Harry, singhiozzando.
Con una mano prese per la camicia anche Ron, costringendolo ad aggiungersi all’abbraccio di gruppo.
-Siamo di nuovo tutti insieme, Hermione. Ci siamo noi ora, non piangere- sussurrò il rosso, accarezzandole i capelli.
Eppure, nonostante il sollievo di aver ritrovato i suoi amici, la ragazza non riusciva a smettere di piangere.
 
Neanche a dirlo, in tutta la scuola si seppe nel giro di pochi minuti. Il Magico Trio si era ricomposto, e tutti gli ammiratori e le ammiratrici perdonarono immediatamente la sbandata di Hermione.
La vita proseguì da dove si era interrotta, i pretendenti della ragazza si fecero avanti con ancora più coraggio, creando una gran mostro verde nel biondino Serpeverde.
Dal canto suo, pareva che la sua vita fosse migliorata un po’: il fatto di aver avuto una relazione con Hermione sembrava aver fatto cambiare l’idea che la scuola aveva di lui.
Smisero di sussurrargli insulti, o di fissarlo male. Semplicemente, lo ignorarono.
Miracolosamente, un paio di ragazze si fecero avanti, confessandogli il loro amore.
Ma del loro amore Malfoy non sapeva che farsene. Sarebbero state utili per qualche atto fisico mediocre, ma lui voleva di più.
Voleva Hermione, voleva solo lei. Era difficile dimenticarla, anzi ogni giorno, ed ogni notte, la ricordava sempre di più.
Era passata più di una settimana, ma lei continuava a non rivolgergli la parola, e l’ottimismo di Draco scemò, fino a far posto alla consapevolezza che quelle labbra non sarebbero mai più state sue.
 
Ormai aprile volgeva al termine, e quel giorno gli studenti di Hogwarts avrebbero goduto di una magnifica giornata.
Tutti i ragazzi dal terzo anno in poi erano in fibrillazione per la gita ad Hogsmeade, dato che le ultime erano state annullate a causa del brutto tempo.
Il gruppo del Bambino che Era Sopravvissuto stava facendo tranquillamente colazione al tavolo, senza sapere che Draco sbocconcellava il suo toast fissando le spalle di Hermione.
-Draco, sono preoccupato per te. Non va bene il tuo stile di vita, ultimamente bevi troppo e mangi troppo poco. Non vale la pena ridursi così- iniziò Blaise, sinceramente preoccupato per il suo amico.
-Fatti gli affari tuoi, Zabini. E’ la mia vita e me la gestisco come mi pare- rispose il biondo senza togliere lo sguardo dalla sua traiettoria.
-Ascolta, non puoi andare avanti così! Non ti va di raccontarmi cosa è successo tra voi? Nemmeno Ginny sa nulla!-
-Ripeto, Zabini: fatti gli affari tuoi-
Il moro si arrese: quando era così, non c’era verso di farlo cantare. Ma prima o poi avrebbe scoperto il motivo di questa separazione ed avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per farli tornare insieme.
Draco era felice. Innegabile, con lei stava più che bene. Ma ora che l’aveva lasciato, la situazione era fuori controllo: tutte le sere doveva soccorrere il suo amico, ubriaco da fare schifo. Il mattino dopo vomitava e scendeva a fare colazione. In realtà, non faceva nemmeno colazione. Mangiucchiava qualcosa, ma nulla che si avvicinasse ad un pasto decente.
Passava tutto il tempo che doveva servire per i pasti ad osservare la Grifondoro, a studiarne ogni movimento ed ogni respiro.
Se avesse saputo che sarebbe andata a finire così, avrebbe fatto rinsavire Draco prima che se ne innamorasse in questo modo così disperato.
Zabini venne riportato alla realtà da un fastidioso rumore vicino a lui. Sorpreso, si accorse che il suo amico teneva in una mano un bicchiere di ottone. Lo stringeva convulsamente, e poteva notare le sue nocche bianco panna.
Non fece fatica a capire cosa aveva scatenato quella reazione: al tavolo Grifondoro si era avvicinato un ragazzo, e si era seduto vicino ad Hermione.
Un momento, come si chiamava? Michael Hopkins, sì. Il primo giorno di scuola si era beccato un sonoro due di picche dalla Granger. Lei aveva pure urlato come un’aquila.
Dalle risate che quei due facevano, sembravano divertirsi molto.
Proprio mentre Blaise pensava che forse era meglio per tutti che la Granger avesse dimenticato Draco, ecco che vide la ragazza lanciare un veloce sguardo al suo amico, e girarsi soddisfatta quando si accorse che aveva suscitato una qualche reazione in lui.
Il moro non poté fare a meno di sorridere: quindi, stai giocando a “facciamolo ingelosire”, eh Granger?
Di certo sta funzionando, considerando la faccia livida del biondo.
 
-Buongiorno, Madama Rosmerta!- urlò Ron, cercando di sovrastare il sonoro vociare degli altri ragazzi.
-Buongiorno cari, datemi due minuti e sarò da voi!- urlò la proprietaria del locale, senza degnare Ron di uno sguardo.
Il rosso aveva sempre sperato di far colpo sull’avvenente barista dei Tre Manici di Scopa, ma a quanto pare, nemmeno essere uno degli eroi del mondo magico era abbastanza perché Ron riuscisse a farsi notare.
Sgomitando, i ragazzi riuscirono a intravedere un tavolo libero, e vi si tuffarono.
Mai si vide un gruppo più strano: a parte Harry, Ron ed Hermione, indivisibili da anni ormai, era già strano vedere con loro anche Lavanda Brown, membro recente del gruppo.
Ma ancora più strano fu la quinta persona seduta al tavolo con loro: Michael Hopkins, che per di più si prendeva certe libertà con Hermione, tipo accarezzarle una guancia, giocherellare con un suo ricciolo, gesti che facevano irritare allo stesso modo Harry e Ron.
Non sapevano perché, ma quel ragazzo a loro non piaceva per niente.
-Dunque, volete un altro giro di Burrobirra?- chiese Hopkins gonfiando il petto.
Tutti annuirono silenziosamente, tranne Hermione, che esclamò un sonoro –Oh, sì, Michael, per favore. Sei così carino ad offrirci da bere!-
Tutto il gruppo si chiese se per caso la loro amica fosse impazzita, ma uno sguardo più attento come quello di Lavanda notò l’ingresso del biondino Serpeverde nel locale in quell’esatto momento.
Inevitabile per lei non trattenere un risolino.
-Perché ridi? Fai ridere anche me, ti prego ne ho bisogno- sussurrò Ron al suo orecchio.
-Nulla, mi chiedevo quando Hermione rinsavirà-
-E’ quello che ci chiediamo tutti- concluse Ron, fissando disgustato la mano di Michael su quella di Hermione.
 
-Draco per favore, almeno fingi indifferenza- ripeté Zabini per l’ennesima volta.
Erano nel locale da almeno mezz’ora, e non avevano parlato per niente. Si limitavano a bere e fissare il tavolo dov’era seduta Hermione.
Zabini stava pensando di andare da qualche altre parte, quando lei entrò.
Era bellissima, ogni volta se ne stupiva. Le piaceva sempre di più, amava affondare le mani in quel mare di fuoco che erano i suoi capelli, voleva baciare ogni singola lentiggine che aveva sul viso e su tutto il resto del corpo. Desiderava baciarla, abbracciarla, vivere la loro storia alla luce del sole. Ma era davvero una storia?
Lui alzò il braccio per salutarla, ma lei non lo vide, si diresse subito verso il tavolo dove sedeva il suo ex fidanzato.
Draco ghignò, vedendo il suo amico fissare proprio il punto dove fino a pochi minuti prima vi era posato il suo sguardo. Ora erano sulla stessa barca, bene.
Nonostante il chiacchiericcio, la posizione strategica in cui si trovavano permetteva ai due Serpeverde di origliare alla perfezione.
-Ciao ragazzi- iniziò Ginny.
Hermione e Lavanda la salutarono calorosamente, suo fratello si limitò ad un mugugno, Harry non la degnò di uno sguardo.
-E’ buona educazione salutare chi vi saluta, sapete?- disse la rossa, un po’ arrabbiata.
-Io non ho avuto una buona educazione, i miei genitori sono morti prima che potessero insegnarmela- rispose Harry, continuando a fissare il bicchiere di Burrobirra vuoto.
Accidenti, era proprio arrabbiato.
-Posso sapere cosa ho fatto di male per meritarmi i tuoi commenti pungenti?-
-Sei una bugiarda- disse improvvisamente il moro, puntandole addosso il suo sguardo di fuoco.
-Scusa?!- esclamò Ginny, infiammandosi.
-Hai capito bene!- urlò Harry di rimando, alzandosi improvvisamente dalla sedia.
Inutile dire che il locale calò nel silenzio più totale.
Anche il ragazzo si rese conto di aver alzato troppo la voce, e la invitò silenziosamente ad uscire da quel posto pieno di pettegoli.
Una volta fuori, tutti tornarono a chiacchierare rumorosamente.
-Se permetti, mio caro amico- annunciò Zabini, alzandosi e uscendo di corsa dai Tre Manici di Scopa.
Così Draco si ritrovò solo, un po’ sbronzo e corroso dalla gelosia.
Si riprese quando Madama Rosmerta gli portò un bicchiere stracolmo di Burrobirra.
-Non l’ho ordinato- disse velocemente Draco.
-Lo so, te lo offre quella gentile signorina laggiù- disse la proprietaria indicando un punto poco lontano da lui.
Seduta su uno sgabello vicino al bancone, era seduta una ragazza che lo fissava sorridendo: è molto bella, con una cascata di capelli neri lunghi fino alla vita, le gambe fasciate da un paio di jeans stretti ed una camicetta di seta che metteva in risalto le sue curve.
La conosceva, era una ragazza del quarto anno di Serpeverde, era considerata la ragazza più desiderabile della scuola, insieme a Ginny Weasley.
Alzò il bicchiere verso di lei, ringraziando silenziosamente. Lei senza chiedere il permesso, si alzò e si avviò verso il suo tavolo.
-Ciao Draco, mi chiamo Esmeralda- si presentò lei, stringendogli la mano.
-Esmeralda? E’ un nome strano-
-Sono per metà spagnola. Ti è piaciuta la Burrobirra che ti ho offerto?- chiese fissando il boccale ancora pieno.
-Non l’ho ancora bevuto, ma apprezzo il gesto-
-Mi dispiace, qua non danno alcolici agli studenti, anche se maggiorenni- poi si avvicinò di più al suo orecchio, facendogli ritornare la lucidità prima annebbiata dalle Burrobirre.
-Ti va se andiamo alla Testa di Porco? Il vecchio Mund è un mio amico, potremmo bere fino a stare male- gli sussurrò.
Dal tono che aveva usato,sembrava proprio una proposta indecente, il che fece venire i brividi al biondino.
-Dai perché no? Però il primo giro di drink lo offro io- disse Draco recuperando un po’ di lucidità.
Si alzarono ed uscirono insieme, senza notare gli sguardi di fuoco che una certa riccia aveva mandato loro per tutto il tempo.


NdA: Buon pomeriggio!
 ETCIU'! Scusate il ritardo, ho avuto due giorni di terribile influenza, ora sto un po' meglio, anche se sempre raffreddata.
Ma parlando di cose serie, come vi è parso questo capitolo? Mi sembrava naturale che Hermione volesse subito fare pace con i suoi amici, e loro le vogliono troppo bene per rifiutarla.
Mmm, e chi sarà mai questo nuovo personaggio che si presenta a noi come femme fatale? Draco riuscirà a dimenticare la nostra amata riccia grazie a questa ragazza? Chi lo sa, ci penserò nei prossimi giorni xD
Grazie alle 85 recensioni, ai 41 che la preferiscono, ai 20 che la ricordano ed ai 168 che la seguono! 
Grazie mille, a prestissimo! ^^
Jecchan

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Capitolo 26
*** Mezzosangue ***


I personaggi presenti in questa storia appartengono a J.K.Rowling.
Non ho fini di lucro.
Buona lettura! ^^


-Posso sapere cosa ti ha dato il diritto di aggredirmi prima?- chiese Ginny arrabbiata.
Harry si limitò ad alzare le spalle, incrociando le braccia.
-Non fare il bambino, per favore. Se vuoi dirmi qualcosa, dillo pure tranquillamente-
-So che vai a letto con Zabini-
Alla ragazza per poco non cedettero le gambe: e lui come faceva a saperlo?
-Non mi chiedere come lo so, non rivelerò mai le mie fonti- la anticipò il moro.
-Harry, non era.. mia intenzione farti soffrire.. Per questo ho deciso di prendermi una pausa..-
-Ginny, te lo dico una volta, e varrà fino alla fine: noi due ci siamo lasciati. Nessuna pausa. Tu hai scelto la Serpe, va bene così. Non ti aspettare che rimaniamo amici però-
Tutto questo lo disse con una calma talmente innaturale, che la rossa si chiese dove fosse finito il fuoco che poco prima aveva acceso gli occhi del suo ex fidanzato.
-Tutto qui? Come fai ad essere così dannatamente diplomatico?!- esclamò Ginny furibonda – Sfogati, arrabbiati, fai qualcosa!-
Finalmente gli occhi verde smeraldo di Harry brillarono d’ira, e stranamente era un sentimento che donava al colore delle sue iridi.
Si avvicinò velocemente alla rossa e le mollò uno schiaffo. Non era forte, eppure a Ginny aveva fatto molto male. Dentro.
-Considerami morto- le sussurrò all’orecchio.
Poi tornò nel locale.
Trovò Hermione da sola, intenta a stringere convulsamente un bicchiere vuoto.
-E gli altri?- chiese.
-Ron e Lavanda hanno sentito un impulso improvviso- cominciò lei, indicando il bagno – E Michael ha capito che non mi piaceva per niente-
-Ma se sembrava l’uomo della tua vita!-
Lei arrossì.
-Sì bé, forse i primi minuti, poi l’ho trovato solo un ragazzo tronfio ed arrogante. Ascolta- gli sussurrò vicinissima – Hai visto dove andava Draco Malfoy con quella sciacquetta?-
Ed Harry, finalmente, capì che Hermione era disperatamente innamorata del biondino. Tutto quello che aveva fatto quel giorno ora aveva un senso.
Ciò fece sentire l’ex Bambino Sopravvissuto molto stupido, e non riuscì a capire perché.
 
Al quarto Firewhisky Draco cominciò a non capire bene il motivo per cui fosse lì.
Quella ragazza così bella e selvaggia lo attirava, ma non negava il fatto che avesse accettato l’invito di Esmeralda solo per vedere la faccia livida di Hermione, traendone una certa soddisfazione.
Ma ora non vedeva il motivo per cui continuare a stare lì, se non per bere gratis.
-E così, siamo profondamente innamorati della Mezzosangue eh?- iniziò lei, posando il gomito sul tavolo e appoggiando il viso alla mano.
-Non è una Mezzosangue- biascicò lui.
-Oh sì che lo è. Sembra che tu abbia dimenticato da dove vieni-
-Purtroppo non l’ho dimenticato- sogghignò, tirando su la manica del braccio sinistro.
-Oh, è la prima volta che lo vedo dal vivo!- trillò lei, come se Draco le avesse fatto un regalo inatteso.
La fissò sorpreso, mentre lei era impegnata ad accarezzargli il braccio con un l’indice, lungo ed affusolato.
-Voglio che sia chiaro. Non ero d’accordo con quel pazzoide di Voldemort. Lui era andato davvero oltre. Ma non mi piace l’idea che i pochi Purosangue rimasti, come te, si mescolino non solo a Mezzosangue, ma addirittura a dei Sanguesporco!-
Draco si alzò di scatto, come se avesse preso la scossa.
-Non osare più pronunciare quella parola davanti a me. Mi fa venire i brividi-
Lei sorrise.
-E pensare che nei miei ricordi di mocciosa, tu eri il migliore della scuola. Arrogante, altezzoso, con delle chiare idee su quale fosse il posto dei Mezzosangue. Mi rattrista un po’ che tu abbia avuto una relazione con una di loro-
Draco sbuffò, tracannando il bicchiere che per l’ennesima volta si era riempito.
-Voglio farti una domanda, Esmeralda: dov’eri mentre la Seconda Guerra si svolgeva, proprio tra le mura di Hogwarts?-
Lei lo fissò un po’ sorpresa.
-Ovvio, mi ero andata a nascondere con mia madre. Ci teniamo noi, alla pelle-
-Ecco perché non capisci- disse lui sorridendo.
Cos’era quell’aria da superuomo che aveva indosso? Ad Esmeralda non piaceva per nulla.
-Secondo le voci che girano, anche tu-
Lui alzò la mano per intimarla a tacere.
-Io ho fatto tanti sbagli, ma sicuramente ho partecipato alla Seconda Guerra più di te. Per questo ho la presunzione di poterne parlare-
Lei gli mise una mano tra i capelli, ed iniziò ad accarezzarlo. Inizialmente il biondo non se ne accorse, l’alcol l’aveva anestetizzato, ma quando sentì il potente profumo inondargli le narici e si girò, la vide nitidamente a pochi millimetri dalle sue labbra.
-Ti va di divertirti, Draco?- soffiò lei, dannatamente sexy.
A lui girava la testa, un po’ per tutti quei bicchieri, un po’ per la sfrontatezza di quella ragazza.
Hermione non era così, lei era molto timida, ultimamente arrossiva per nulla, era davvero carina quando lo abbracciava dolcemente.
-Draco?- lo richiamò Esmeralda.
Lui riaprì gli occhi e trovò il suo bel visino corrucciato ed offeso.
-Scusa, stavi dicendo qualcosa?-
-Veramente, ti stavo baciando-
Lui si toccò le labbra: quando era successo? Provava a ricordarsi il sapore di Esmeralda, ma non lo ricordava.
Sospirò, rassegnato. La Granger l’aveva trasformato in un mostro.
-Era come baciare una statua di cera. Non mi hai degnato nemmeno per un secondo della tua attenzione-
Si risedette composta, passando una mano tra i morbidi capelli nero pece.
-Carte in tavola, Draco. In realtà mi sono avvicinata a te per un motivo. Mi devi aiutare a conquistare un ragazzo-
-E chi sarebbe?- domandò Draco non realmente interessato.
-Blaise Zabini, ovviamente!- esclamò lei.
-Troppo tardi, sta già insieme ad un’altra-
-Non mi interessa. Lui una volta è stato innamorato di me, voglio tornare con lui-
-Ora ti dico una cosa- iniziò lui, alzando il bicchiere – Lui ora è innamorato, non quando stava con te. Tu eri solo un gingillo, come le altre-
-No!- urlò lei, indispettita, alzandosi di scatto – Blaise mi amava, deve tornare nel posto che gli spetta, tra le mie braccia!-
-Ma ti sei vista? Sei una bambina che rivuole il suo giocattolo indietro. Fai pena-
Dopo questa frase si alzò, barcollando, la salutò ed uscì dal locale.
Lei rimase paralizzata davanti al tavolo, ancora in piedi, livida di rabbia.
Blaise sarebbe stato suo, in un modo o nell’altro.
E Draco Malfoy avrebbe pagato per questo affronto.
 
Uscì furibonda dal locale, ma non appena vide Hermione incamminarsi intimidita verso di lei, il suo viso si trasformò: ora sembrava rilassata e serena. Si diede anche una scompigliata ai capelli, giusto per sembrare più selvaggia.
-Oh, cerchi Draco?- disse ad alta voce.
Hermione si bloccò di colpo. L’ultima cosa che voleva era intavolare una discussione con una ragazzina Serpeverde.
-Non è qui. E’ appena uscito. Sai, l’ho alquanto stancato lì dentro-
Il poco colore che Hermione ancora aveva sul viso sparì. Non aveva motivo di dubitare delle sue parole: Mundungus aveva adibito il locale anche come squallido motel ad ore, quindi era possibilissimo che quello che diceva quella ragazza potesse essere vero.
Esmeralda scoppiò a ridere.
-Credevi davvero che avrebbe funzionato tra voi? Sei una Mezzosangue, sei la feccia del mondo magico, non mi interessa quanto eroina tu sia. Lui non ti amerà mai, mettiti il cuore in pace-
Le fece l’occhiolino e poi se ne andò, lasciandola immobile.
Erano mesi che non sentiva qualcuno chiamarla “Mezzosangue”, era strano sentire ancora quell’insulto. C’era ancora gente come lei, che la credeva feccia?
Per cosa aveva combattuto, in tutti questi anni?
E poi, aveva ragione anche su Malfoy: se pensava che potesse nascere qualcosa di serio tra loro, quella lettera e le parole della Serpeverde l’avevano fatta totalmente ricredere.
Non avrebbe più permesso a nessuno di insinuarsi nel suo cuore.
Hermione Granger se lo promise.


NdA: Buon pomeriggio!
 Questa Serpeverde, come avrete potuto notare, darà del filo da torcere ai nostri eroi.
Chiedo venia se qualcosa non quadrerà, come ho già detto descriverò in contemporanea quasi tre coppie, alle quali se ne aggiungerà un'altra. Non vi dico nulla per il momento, lo scoprirete da soli!
Grazie alle 87 recensioni, ai 44 che la preferiscono, ai 21 che la ricordano ed ai 173 che la seguono!
A presto! ^^
Jecchan

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Capitolo 27
*** I due Cupidi ***


J.K.Rowling detiene tutti i diritti di questo mondo.
Non ho fini di lucro.
Buona lettura! ^^


Quando Blaise aveva capito che una sua ex stava tornando all’attacco, se ne sorprese, ma non ci diede tanto peso.
Esmeralda era stata quella più facile da lasciare, dato che non aveva mai ceduto del tutto al suo fascino.
Ma perché proprio adesso?
Dove lui andava, lei c’era. Chiaro che non poté più stare un secondo solo con la sua rossa, con quella ragazza in mezzo ai piedi.
Così, un giorno decise di affrontarla.
-Esmeralda, cosa vuoi da me?- chiede educatamente.
Lei gli sorrise.
-Voglio stare con te, ovvio-
Lui sospirò.
-Ma se non mi hai mai amato. E poi io sono già impegnato-
-Ah sì, con la traditrice del proprio sangue, vero? Ne parla tutta la scuola-
-Non chiamarla così. Ha un nome ed un cognome-
Lei cominciò a torturarsi una ciocca di capelli.
-Comunque, quando siamo stati insieme, andavamo alla grande, no? C’era una grande intesa-
Lui alzò le spalle.
-Sì, a letto eravamo perfetti, ma ho scoperto recentemente che c’è qualcosa di più, che tu non potrai mai darmi-
-Fammi provare-
Detto questo, si avvicinò rapidamente a lui, ed iniziò a baciarlo.
Zabini rimase talmente sorpreso che per un attimo si lasciò baciare. Fece per spostarla, ma un improvviso lampo di luce fece cadere Esmeralda a terra, priva di sensi.
Il ragazzo rimase paralizzato al suo posto, fissando la ragazza.
-Ehi tu, ti fai baciare proprio da chiunque, eh?-
Lui si girò, trovandosi di fronte una Ginny Weasley furente, con in mano la bacchetta.
-Cosa le hai fatto?-
-Nulla, solo un incantesimo d’attacco- disse, ora un po’ meno arrabbiata, forse quasi in colpa.
Per qualche secondo rimasero in silenzio, nel corridoio deserto.
Poi lui le prese la mano libera dalla bacchetta, sorridendo.
-Gelosa?-
-Assolutamente no. Difendo ciò che per il momento mi appartiene-
La baciò con trasporto, sorpreso di non trovare un muro.
-A me va bene anche così- le sussurrò a fior di labbra.
Lei divenne rossa quanto i suoi capelli, e si staccò da lui.
-La porto in Infermeria. Wingardium Leviosa-
Zabini la osservò divertito, mentre rapida svoltava l’angolo con quel corpo sospeso, e cominciò a pensare che forse tutte le altre volte non si era mai innamorato.
 
-Hermione, ti va di uscire? Ci godiamo questa giornata di sole- propose Harry alla sua amica.
-No grazie. Preferisco stare in Sala Comune a studiare- rispose lei, non alzando mai lo sguardo dal suo libro.
Harry e Ron si guardarono tristi. La loro amica non usciva mai dalla Sala Comune, se non per i pasti e le lezioni. Era depressa, si vedeva. Le sue guance erano leggermente incavate, ed era stranamente magra, più magra del solito.
Nella testa dei due ragazzi ronzava la stessa domanda: che quell’atteggiamento fosse una reazione alla fine della storia con Malfoy?
Rifiutavano l’idea che quei due si potessero essere davvero innamorati, ma quantomeno ci tenevano l’uno all’altra, a giudicare dallo stesso sguardo spento che avevano visto in Malfoy.
Stranamente, Harry e Ron si sentivano in parte responsabili di quella situazione.
Per questo, una notte ne parlarono, e giunsero alla conclusione che quei due dovevano tornare insieme, ne andava della felicità di Hermione.
 
-Malfoy, hai un attimo?-
Se non fosse che l’avevano chiamato per cognome, Draco sarebbe stato sicuro che non avessero chiamato proprio lui.
Figuriamoci poi se a chiamarlo erano nientedimeno che Potter e Weasley!
-Se volete darmi una punizione esemplare perché ho fatto soffrire la vostra sorellina acquisita, sappiate che non mi tirerò indietro- disse.
Per un attimo ad Harry l’idea di battersi con Malfoy gli stuzzicò la mente, che però scacciò subito: se lui era il motivo della felicità di Hermione, doveva fare questo enorme sforzo.
-Nessun Duello, Malfoy. Vogliamo semplicemente parlare- lo rassicurò Ron.
Uscirono dalla Sala Grande, consapevoli di avere tutti gli occhi degli studenti puntati addosso.
“Sì, guardatemi” pensò Draco “Probabilmente sarà l’ultima volta che mi vedrete. Sarete contenti”.
Al biondo la parte “Vogliamo semplicemente parlare” non entrò nemmeno in testa.
 
-Dunque, Malfoy- iniziò Harry. Però poi non proseguì: come si poteva iniziare un discorso così delicato?
Per fortuna Ron venne in suo aiuto.
-Tu ed Hermione vi siete lasciati, giusto?-
Che occhio, Weasley, pensò il biondo, ma decise che non era quello il momento di fare del sarcasmo, se ci teneva alla pelle.
-Giusto. Quindi?-
-Ecco- iniziò Harry – Lei non sta bene-
Subito il viso di Draco si trasformò: era la quintessenza della preoccupazione, e non gli importava che quei due l’avessero notato.
-Cos’ha? E’ malata?-
Questa reazione incoraggiò il moro. Quello che stava per fare la cosa giusta da fare.
-No, non sta bene dentro. Penso sia ciò che chiamano “depressione”. E pensiamo che la causa primaria risieda in te-
Adesso il biondo era sinceramente perplesso: dove volevano andare a parare?
-Insomma- continuò Ron – Vogliamo capire perché tra voi è finita, e se c’è qualche possibilità che possa tornare come prima-
Per poco a Draco non cedettero le gambe per la sorpresa. Aveva capito bene, Potter e Weasley volevano fare i Cupido della situazione?
-Perché ci siamo lasciati è una questione mia e della Granger, non sono affari vostri-
No, così non va, si sgridò Draco. Se voleva di nuovo Hermione, doveva prima di tutto trattare bene i suoi amici.
-E’ stato tutto un equivoco, in realtà. Se potessi parlarle, anche solo per pochi minuti, riuscirei a spiegare-
Ron ed Harry si guardarono, non credendo a quello che stavano per fare.
-Se vuoi possiamo.. Aiutarti-
Qualcosa, nel petto del biondo, esplose, cominciando ad espandersi per tutto il corpo.
Se aveva quei due dalla sua parte, c’erano buone possibilità di tornare con lei.
 
Hermione avrebbe ucciso Ron ed Harry.
Aveva trovato un biglietto tra i suoi libri, “Ti aspettiamo alle 23 alla Torre di Astronomia. Non mancare, è importante. Harry e Ron”, e la cosa l’aveva riempita di sospetti fin da subito.
Tanto per cominciare, perché vedersi proprio lì? Potevano incontrarsi in Sala Comune. Inoltre sapevano perfettamente quanto fosse poco incline ad infrangere le regole.
Era anche tentata di non andare, ma alla fine decise di andare, e sperò per loro che la cosa che dovevano dirle fosse davvero molto, ma molto importante.
Ma era sulla Torre da almeno mezz’ora, e non c’era anima viva.
Oh, quale gioia sarebbe stata farli volare per tutta la Sala Comune, una volta rientrata.
Ringraziando Merlino, quella era una serata meravigliosa, si vedevano perfettamente e ad occhio nudo tutte le costellazioni che studiavano in aula.
Decise di rimanere altri dieci minuti: era ormai chiaro che i suoi due ex migliori amici non si sarebbero presentati, ma quello spettacolo stellare la affascinava.
-Bella serata, eh?-
Ancora prima di voltarsi, aveva riconosciuto la voce, ed il suo cuore aveva preso a battere furiosamente.
-Che ci fai qui, Malfoy?-
-Voglio parlare, me lo permetti?-
-Se avessi voluto permettertelo, avremmo parlato settimane fa, non credi? Ora scusa, ma vado a dormire-
Ma non riuscì a raggiungere nemmeno la porta: Draco l’aveva fulmineamente bloccata tra le sue braccia.
-Devi lasciarmi immediatamente- ordinò Hermione, arrabbiata, mentre cercava invano di scrollarselo di dosso.
-Non posso farlo- sussurrò lui, stringendola ancora di più a sé.
Finalmente, dopo parecchi minuti in cui Hermione cercò inutilmente di allontanarsi, si lasciò abbracciare, ma tenendo le braccia lungo i fianchi.
-E’ stato tutto un malinteso. Permetti di spiegarmi?-
-Prima lasciami-
-Solo se mi prometti che non scapperai-
Lei annuì nervosamente. Lentamente lui l’allontanò da sé, in attesa dello scatto di Hermione.
Ma non accadde.
-Quella lettera.. Me l’ha mandata mio padre, ma io non gli avevo mai parlato di me. Mi crederesti se ti dicessi che non ho mai avuto intenzione di sfruttarti? Che non ho mai avuto intenzione di “divertirmi”?-
-Assolutamente no- ribatté lei risoluta.
-Sei una testona. Non hai mai visto, percepito, quello che…-
Ma si fermò: Oh santo Salazar, che imbarazzo, pensò il biondo.
-Malfoy, se cominci una frase, sappi che è buona educazione anche finirla-
Ma lui non la finì mai: mise le mani sul viso di lei, iniziando ad accarezzarlo. Lei lo fissava ancora arrabbiata, ma non lo rifiutò.
-Guardami negli occhi, e dimmi cosa vedi- ordinò dolcemente lui.
Se l’avesse guardato negli occhi, Draco sperava, forse avrebbe capito… Dirlo era troppo difficile.
-Vedo uno schifoso bugiardo, che alla prima occasione si è fiondato nel letto di un’altra- disse lei, allontanando quelle mani che tanto amava accarezzare.
Il grande punto interrogativo che si dipinse sul volto di Draco fece solo infuriare la ragazza ancora di più.
-Ora fai pure finta di niente? So benissimo che sei stato con quella tipetta di Serpeverde. Me l’ha detto lei, l’ho incontrata fuori dalla Testa di Porco-
Lui sbarrò gli occhi, assolutamente incredulo. Davvero lei aveva creduto…?
-E tu le hai creduto?- domandò il biondo.
-Avrei dovuto non farlo?-
Le prese la mano, e cominciò ad accarezzarla.
-Piccola Granger, non sai che non bisogna mai fidarsi di una Serpe, specie se femmina? Ma non ti ho insegnato proprio niente?-
-Cosa?- disse lei, perplessa.
-Non hai capito? Non è mai successo nulla con lei. Anzi, in realtà, la sua preda è Blaise-
Se la strinse di nuovo al petto. Era sorpreso della calma che gli infondeva questa vicinanza, anche se erano nel bel mezzo di un litigio.
-Come posso crederti?-
-Devi fidarti di me, non hai alternative-
Lei posò la fronte sul petto di lui, e gli circondò la vita con le braccia.
Rimasero per un po’ così, abbracciati ed in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.
Poi, ad Hermione venne un’illuminazione.
-Ehi, ma come hai fatto a sapere che ero qui?-
Lui trovò improvvisamente molto interessanti le fronde degli alberi nel giardino.
-Mi rispondi? Chi..-
E in un attimo, la soluzione si affacciò nel suo intelletto.
-Harry e Ron?- esclamò sorpresa.


NdA: Buon pomeriggio!
 Allora, come va? La nevicata tanto temuta purtroppo è arrivata, almeno per quanto riguarda la mia città, Milano.
Dunque, questo capitolo tratta di un primo segno di affetto da parte di Ginny nei confronti di Blaise. La sua reazione fa riflettere!
E poi, Draco ed Hermione stanno per riappacificarsi, proprio grazie ad Harry e Ron.
Voglio sia chiaro, non lo fanno per Draco, ma perché voglio talmente bene ad Hermione che pur di vederla felice, sono disposti a fare un passo indietro.
Grazie alle 91 recensioni, ai 46 che la preferiscono, ai 22 che la ricordano ed ai 177 che la seguono!
A prestissimissimo! ^^
Jecchan

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Capitolo 28
*** Tutto per il verso giusto ***


I personaggi di questa storia non mi appartengono, sono frutto della fantasia di J.K.Rowling.
Non ho fini di lucro.
Buona lettura! ^^


-Fammi andare da quei due, gli stacco la testa a morsi!-
Draco tentava inutilmente di trattenere la furia di Hermione, che marciava pesantemente verso la sua Sala Comune.
Era sicura che li avrebbe trovati in piedi, e già pregustava la sua vendetta.
-Granger, via quella bacchetta, per favore. E ascoltami un attimo!-
Ma Hermione sembrava sorda a qualunque tipo di richiesta, e aveva appena superato la Biblioteca.
-Hermione Jane Granger, mi devi ascoltare, dannazione!-
Lei finalmente si fermò, piantando i suoi grandi occhi marroni su di lui.
-Potevi usare un tono meno aggressivo!- esclamò lei, furibonda.
Sebbene fosse innamorato di Hermione, in quel momento l’avrebbe volentieri strangolata.
Draco si passò una mano tra i capelli, frustrato.
-Loro l’hanno fatto per te, solo per te. Non gliene frega nulla della mia felicità, solo della tua. Sono stati disposti anche ad aiutarmi a conquistarti-
Lei però era ancora furiosa: come si permettevano di intromettersi nella sua vita in quel modo?
Senza contare che non le avevano rivolto la parola per settimane, quando avevano scoperto la sua relazione con Draco.
-Ascolta Malfoy. Se abbiamo o meno una relazione, non è affare loro. Non hanno il diritto di immischiarsi nella nostra storia-
Lui ghignò.
-Quindi siamo tornati insieme?-
Lei divenne bordeaux ed abbassò lo sguardo sulle sue scarpe.
-Ehi- sussurrò lui, alzandole il viso con due dita – Devi solo fidarti di me. So che ti è difficile, ma per il momento deve bastarti questo-
Lei lo fissò interrogativa. Questo in che senso?
Ma lui non rispose mai alla sua domanda inespressa, si limitò a baciarla a lungo, intensamente, nel bel mezzo del corridoio del quinto piano.
 
Quando varcò la soglia della Sala Comune, li trovò addormentati sulle poltrone.
Inconsciamente sorrise: sembravano proprio dei bambini.
-Svegliatevi, pettegole-
Harry la vide per primo, e balzò in piedi come se avesse preso la scossa. Ron ci mise qualche secondo di più, poi sbarrò gli occhi, in attesa.
Hermione sospirò, prendendo posto nella terza poltrona.
-Sto aspettando- disse lei.
-Volevamo aiutarti, eri così depressa- si giustificò Harry.
-Ancora non riesco a crederci, ma tu e Malfoy siete innamorati, e stare lontani l’uno dall’altra vi fa deprimere- proseguì Ron, non riuscendo comunque a trattenere un brivido di disgusto.
Hermione li fissò incredula: innamorati?
-Non esageriamo adesso. Io e Malfoy non siamo innamorati-
Harry sorrise maliziosamente.
-Se non lo ami, io sono un Serpeverde. Andiamo, è così ovvio, e la cosa è reciproca-
-Fatto sta che nessuno vi aveva chiesto di fare i Cupido della situazione. Cosa vi ha dato il diritto di intromettervi?-
Il moro le prese le mani tra le proprie.
-Siamo i tuoi migliori amici, e ti vogliamo bene, ecco cosa ci ha dato il diritto. Meriti tutta la felicità di questo mondo, e se la tua felicità dipende da..- sospirò pesantemente – Malfoy, allora chi siamo noi per impedirti di essere felice?-
-Sarà dura accettarlo- si intromise Ron, fissandosi i piedi – Ma se tu sei convinta che lui possa darti quello che meriti…-
Hermione non credeva alle proprie orecchie: l’avevano evitata come la peste per giorni, ed ora stavano dalla sua parte.
-Inoltre- proseguì Harry – Lui è stato l’unico ad essere riuscito a “guarirti”. Per quanto noi ci avessimo provato, tu continuavi a star male. Dobbiamo rendergli atto di questo-
Per Hermione quello era troppo: calde lacrime le scivolarono lungo le guance, lacrime di gioia.
Si buttò tra le braccia di Ron, trascinando con sé anche Harry.
-Ancora non ci credo- singhiozzò lei sul petto del rosso.
-Noi siamo sempre con te, qualunque cosa accada. Sappi solo che se ti farà soffrire ancora, gli spezzeremo le ossa ad una ad una- disse Harry accarezzandole i capelli.
Quella notte, i tre ragazzi rimasero fino a tardi a parlare e ridere, ed Hermione credeva che non sarebbe mai più stata felice come in quel momento.
 
Vedere Draco Malfoy studiare in Biblioteca con il Magico Trio sarebbe stato un evento di cui si sarebbe parlato per i secoli a venire.
Secondo le voci che giravano, ora lui e la Granger facevano coppia fissa, venivano spesso visti insieme a scambiarsi effusioni, e talvolta qualcuno giurava di vedere il biondo insieme agli amici di Hermione.
Di conseguenza, anche gli altri studenti cominciarono a trattare Draco diversamente, si erano trasformate in persone gentili, quando fino a pochi mesi fa gliele davano un giorno sì e l’altro pure.
Ma al biondo andava decisamente bene così, e gli sembrava che il mondo questa volta stesse girando per il verso giusto: ora era per gli altri una persona normale, degna di un saluto, aveva di nuovo Hermione e, cosa ancora più importante, Hermione aveva il consenso dei suoi amici.
Si sarebbe anche messo a ballare dalla felicità se una nuvola nera non si fosse addensata sopra la sua testa: gli esami finali.
 
-Mi ascolti? Ma cosa ti ripeto a fare, se stai pensando ad altro?-
Hermione era in camera di Malfoy da almeno due ore, a tentare di ripassare insieme a lui Storia della Magia, poiché il mattino dopo sarebbero iniziati gli esami.
-Non ho più voglia, Granger. Non l’hai ancora capito? Sei troppo tesa!- sbuffò il biondo, buttando per terra i suoi libri e guadagnandosi un’occhiataccia della sua ragazza.
-Tesa? TESA? Oh no, non sono tesa! Semplicemente sono consapevole che questi esami decideranno del mio futuro, e dovresti pensarci anche tu!- esclamò lei, abbassando di nuovo lo sguardo sui libri.
Ma Draco faceva fatica a concentrarsi: insomma, lei era lì, in camera sua, con questa tuta grigia troppo larga per lei ed i capelli raccolti. Era seduta a gambe incrociate sul suo letto, e girava febbrilmente le pagine, una dopo l’altra.
Anche quando era nervosa era adorabile.
-Terza Guerra del Folletti. Anno e contro chi-
Senza nemmeno alzare lo sguardo, lei rispose.
-1368, contro i Goblin-
Poi alzò gli occhi verso Draco, e lo fissò perplessa.
-Vedi? Sai tutto. Ora chiudi questo malloppo-
Glielo chiuse tra le mani, e presto raggiunge gli altri libri a terra.
-Rimani a dormire da me?- chiese Draco col cuore in gola.
Lei divenne rosso pomodoro, e non riuscì più a guardarlo in faccia. Ma lui le alzò il viso con due dita, costringendola a guardarlo.
-Sì- sussurrò lei.
Solo un sussurro, solo una sillaba, eppure bastò al biondo per infiammarsi, ed iniziò a baciarla dolcemente.


NdA: Buon pomeriggio!
 Chiedo venia, manco da tanto, ma giuro che ci ho messo quattro giorni per scrivere solo questo capitolo, ero completamente bloccata!
Dunque, vi avviso: ci stiamo avvicinando alla fine. Devo sistemare alcune coppie, ma per il resto dovremmo esserci.
Come avrete capito, il prossimo capitolo inizierà con questa dolcissima notte prima degli esami per Draco ed Hermione.
Vi avviso subito, non la racconterò nel dettaglio, perché potrei cadere nel volgare, ma potrei soffermarmi sulle sensazioni e sulle emozioni. Poi vedrò xD
Grazie alle 94 recensioni, ai 48 che la preferiscono, ai 23 che la ricordano ed ai 182 che la seguono!
A presto, spero! ^^
Jecchan

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Capitolo 29
*** Notte prima degli esami I ***


I personaggi della storia appartengono a J.K.Rowling.
Non ho fini di lucro.
Buona lettura!^^


Sta succedendo davvero. Questa volta niente e nessuno li avrebbe disturbati.
Hermione sarebbe stata sua, e lui si sarebbe donato a lei.
Averla tra le sue braccia, completamente abbandonata a lui, lo faceva quasi commuovere: Hermione gli stava dando totale fiducia, e di certo Draco non l’avrebbe buttata al vento.
Rimasero sdraiati parecchio tempo a baciarsi teneramente, poi, nessuno seppe capire quando, il bacio divenne più approfondito, più passionale.
Le dita di Draco viaggiavano leggere sopra la stoffa morbida della felpa, finché non si fermarono sopra la cerniera.
Le chiese un silenzioso permesso, che gli venne accordato, e lentamente, abbassò la zip della felpa e la aiutò a toglierla.
Hermione non poteva credere alle sensazioni che quel ragazzo le faceva provare: le aveva solo fatto togliere una felpa, eppure il suo tocco leggero e gentile le avevano provocato deliziosi brividi lungo la schiena.
Le piaceva lasciar scorrere le dita su quelle braccia forti, accarezzare i peli biondi degli avambracci, sentire in rilievo il Marchio Nero e scoprirsi non spaventata.
Erano seduti sul letto, e si fissavano intensamente.
-Sai che non c’è problema- iniziò lui, preoccupato.
Lei non lo ascoltava, era impegnata a vincere la sua timidezza e dare il via alle danze.
-Granger, mi ascolti?-
-Per una volta nella tua vita, taci. Sto cercando di fare una cosa- sussurrò sempre senza guardarlo, fissando un punto imprecisato del petto del biondo.
A Draco per poco non mancò il respiro, quando vide le mani tremanti di lei lanciarsi sui bottoni della sua camicia.
-Voglio sentire le nostre pelli a contatto. Mi piace il calore che emani- disse lei con un filo di voce, rossa come un peperone.
Lui non poté fare a meno di sorridere, mentre la aiutava con quei bottoni che non riusciva a fare uscire dalle asole.
Gli accarezzò le spalle e il collo, prima di lasciar scivolare l’indumento per terra.
-Tu sei ancora vestita, però- disse lui, la voce roca.
Ormai Hermione era diventata del colore delle tende del letto a baldacchino del suo Dormitorio, ma vincendo il disagio, si tolse velocemente la maglietta, coprendosi però subito con le mani.
-Perché ti copri?-chiese lui.
-Lo sai perché-
Le mise le mani sulle spalle e la fece sdraiare lentamente, poi le si mise di fianco.
-Granger, io queste cicatrici le bacerei una per una. Non sentirti imbarazzata, non con me-
Le prese una mano e cominciò a baciarne ogni dito.
Era qualcosa di nuovo anche per lui, fare l’amore, e sperava con tutto il cuore che Hermione non si accorgesse della sua inesperienza in quel campo.
Non smisero un attimo di guardarsi, nemmeno quando Draco iniziò a baciarle la base del collo, l’incavo dei seni, proprio sopra una delle cicatrici, ed Hermione si inarcò leggermente quando il ragazzo si concentrò su uno sei seni.
-Malfoy..- sospirava lei, e sentirla così gli faceva bene al cuore.
Proseguì il suo percorso,baciandole dolcemente la pancia, l’ombelico, e la piccola cicatrice appena sotto esso.
Draco non sapeva se Hermione fosse ancora vergine, ma non gi sembrava il caso di chiedere.
Tornò sul suo viso, e le baciò l’ultima cicatrice, quella che meno le piaceva: appena sotto l’occhio.
-Cosa vuoi fare? Insomma..-
Il ragazzo si diede dell’idiota: come rovinare un momento romantico in una mossa.
Ma lei sorrise.
-Quello che vuoi fare tu. Solo, andiamoci piano, insomma, è un po’ di tempo che…-
Allora non era vergine! Malfoy non sapeva se tirare un sospiro di sollievo, o corrodersi dalla gelosia.
-Come vuoi tu, Granger-
-Hermione-
Lui la fissò perplesso.
-Voglio sentire il mio nome, almeno quando facciamo l’amore-
-Come vuoi tu, Hermione- sussurrò lui, eccitato e sorpreso di come la sua lingua accarezzava quel nome.
Lei affondò le dita nei suoi capelli, e lo attirò a sé, in un bacio che sapeva di passione, di tormento, di paura.
D’amore.
 
Harry Potter fissava il Lago Nero senza vederlo davvero.
Accidenti, il giorno dopo sarebbero iniziati gli esami finali, quelli che avrebbero deciso il suo futuro.
Un forte senso di malinconia gli attanagliò le viscere: Hogwarts era sempre stata la sua casa, tutto quello che aveva.
Ed ora che stava concludendo gli studi, cosa gli rimaneva?
Non aveva più nemmeno Ginny, il grande amore della sua vita.
L’aveva sempre considerata tale, ma forse era solo un filo che avrebbe dovuto tenerlo legato ai Weasley per sempre.
La sua famiglia ideale erano loro, entrare a farne parte sarebbe stato un grande onore.
Purtroppo, le cose erano andate diversamente.
-Vuoi un sorso?- chiese una voce femminile.
Lui si girò sorpreso, trovandosi davanti una ragazza a lui sconosciuta.
-Scusa, tu sei?-
-Esmeralda, Serpeverde al quarto anno-
Lui tornò a fissare il Lago.
-Non dovresti essere fuori dal castello. E’ mezzanotte inoltrata, sai?-
-La cosa vale anche per te. Non sei Caposcuola, ed in più domani inizi gli esami, giusto?-
Lui ridacchiò.
-Dimentichi che io sono il Prescelto, posso fare quello che voglio-
Ovviamente non lo diceva sul serio, voleva solo liberarsi di quella scocciatrice.
-Prescelto o meno, un goccio te lo offro lo stesso volentieri-
Lui tornò a fissare la ragazza, e la bottiglia di vetro contenente un liquido trasparente.
Quando era stata l’ultima volta che aveva bevuto? Sicuramente non quell’anno.
Che male poteva fargli?
-Allora lo accetto altrettanto volentieri- rispose lui, allungando la mano sulla bottiglia che lei gli cedeva.
Mentre ne assaggiava un goccio, la sentì sedersi pesantemente a fianco a lui.
Aveva un buon profumo: un miscuglio tra liquore, tabacco e vaniglia.
-Pronto per gli esami, Prescelto?-
-Chiamami Harry, per favore. Me la caverò, come ho fatto in tutti questi anni-
-Ne sono sicura- concluse lei, togliendogli la bottiglia dalle mani e bevendone un lungo sorso.
Rimasero in silenzio per un po’, ognuno perso nei propri pensieri, passandosi di tanto in tanto il liquore.
Ad un certo punto Harry iniziò a ridacchiare.
-Fai ridere anche me- biascicò lei, ormai completamente sbronza.
-Chi l’avrebbe mai detto. Mi sto sbronzando con una Serpeverde-
-E la cosa ti dispiace?-
Si girò a guardarla. Era bella, lunghi capelli neri le ricadevano morbidi sulle spalle. Aveva un bel taglio di occhi e delle labbra carnose. La camicetta estiva che indossava aveva i primi due bottoni aperti.
Harry deglutì, ma riprese in fretta il controllo su di sé.
-No, non mi dispiace-
-Sei un bel ragazzo, Harry Potter- ruppe l’ennesimo silenzio lei.
Ancora una volta, Harry ridacchiò.
-Grazie mille. Devo ammettere che anche tu non sei male-
-Mi trovi attraente?- chiese lei improvvisamente.
Lui diede un’ultima occhiata alle forme della ragazza seduta di fianco a lui. No, attraente non bastava.
Perdizione, era la parola più adatta.
-Sì, sei una bella ragazza-
-E allora perché Blaise preferisce la tua sciatta ex ragazza?- esclamò lei con gli occhi lucidi – Fino ad ora nessun ragazzo mi aveva mai fatto sentire così.. di poco conto. Guardo loro due e mi sento così sporca-
Harry la capiva perfettamente: anche lui si sentiva così quando vedeva quei due insieme.
Soffriva, ovviamente, ma allo stesso tempo si sentiva.. sporco. Non si scambiavano mai effusioni in pubblico, ma lui era stato attento ad ogni sguardo, ad ogni sorriso, e si rendeva conto che un amore come quello si viveva una volta nella vita.
E Ginny non l’aveva vissuto con lui, lo stava vivendo ora con Zabini.
-Perché si sono innamorati- per la prima volta, la veridicità delle sue parole gli calò sulle spalle come un macigno.
Strappò la bottiglia di mano ad Esmeralda e la tracannò con rabbia.
Il liquore scese velocemente al fegato, incendiandolo.
-Io non mi sono mai innamorata in vita mia. I ragazzi si innamorano di me, io preferisco stare fuori da queste cose-
-Starne fuori? E’ una delle cose più belle che possano capitarti. Prova a fare sesso quando sei innamorata, e qualcosa di incredibile-
La mente ripercorreva quelle volte in cui lui e Ginny erano una cosa sola, si fondevano in un’unica persona.
-Te lo auguro con tutto il cuore, davvero-
-Sei sexy quando dici cose sciocche- disse lei, avvicinandosi pericolosamente.
Harry fu inondato dal suo profumo, e cominciò a girargli la testa.
Con l’alcool era un mix micidiale.
-Non sono cose sciocche, e con me non potrai mai fare l’amore- disse, interpretando le sue intenzioni.
-Non voglio fare l’amore con te. Nemmeno fare sesso. Voglio solo… baciarti. Sei tenero e sexy, e sappi che non è un’accoppiata che amo in un ragazzo. Quindi, ti posso assicurare che io e te non finiremo a letto insieme. Ti va di baciarmi?-
L’avrebbe voluta baciare? Altroché. C’erano millemila motivi per cui non avrebbe dovuto baciare quella ragazza, ma lei almeno aveva messo in chiaro che non avrebbero fatto sesso.
Ebbene, Harry Potter decise di ignorare tutti quei motivi, e cominciò a baciare Esmeralda, godendosi ogni attimo.
 
Draco coccolava Hermione, che era ancora scossa dai brividi dell’orgasmo.
-Tutto bene?- chiese lui, premuroso.
-Dammi un minuto- sussurrò lei.
Lui si limitò a cullarla tra le sue braccia, godendo del contatto con la sua pelle, di cui aveva baciato ogni centimetro.
-Sei bravo- disse lei.
Aveva le allucinazioni, o c’era del rimprovero nella sua voce?
-Non so a cosa sei stata abituata con Weasley, ma sappi che il mio standard è questo, niente di più e niente di meno- disse ghignando.
-Idiota- riuscì a dire lei, trattenendo a stento uno sbadiglio.
-Sei stanca, ora dormi. Domani abbiamo un esame-
Lei si mise a sedere di scatto.
-Oh santo Godric!-
-Non bestemmiare in camera mia!-
Draco si guadagnò un’occhiataccia, dopodiché si alzò ed indossò la camicia di Draco, prese uno dei libri per terra e tornò a letto.
-Non dirmi che stai ripassando? E’ l’una di notte!- si lamentò il biondo.
-Non voglio fare una figuraccia domani, per colpa tua-
-Mia?- chiese lui divertito.
-Sì! Mi hai.. Distratto- mugugnò lei imbarazzata.
-Mi piace distrarti- disse lui, prendendole il libro di mano.
-Ancora?- chiese lei, un po’ spaventata.
Non era sicura di riuscire a farlo ancora.
-No, dobbiamo dormire. Io sono distrutto, e tu pure-
Lei si lasciò convincere, e si accoccolò al suo petto con ancora indosso la sua camicia.
-Buonanotte Hermione-
Caldi brividi le percorsero la schiena, al ricordo del suo nome pronunciato da Draco mentre facevano l’amore.
-Buonanotte Draco- disse lei.
L’aveva chiamato per nome. L’aveva sempre odiato, il suo nome, ma se lo pronunciava lei suonava in qualche modo più umano.
Se la strinse forte al petto, affondando il viso tra i suoi capelli, e si addormentò all’istante.
 

NdA: Buongiorno!
 Questo capitolo è tutto dedicato alle coppiette, ufficiali e meno, che entro la fine della storia dovrebbero essersi formate.
Finalmente i nostri eroi hanno consumato! Bene, fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo, di solito non sono molto portata con le descrizioni degli atti fisici xD
Grazie alle 98 recensioni, ai 52 che la preferiscono, ai 23 che la ricordano ed ai 189 che la seguono!
A presto ^^
Jecchan

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Capitolo 30
*** Notte prima degli esami II ***


I personaggi della storia appartengono a J.K.Rowling.
Non ho fini di lucro.
Buona lettura! ^^


-Sei pronto per gli esami?-
Ginny si lasciava coccolare da Zabini nel grande letto matrimoniale, comparso per loro nella Stanza delle Necessità.
-Penso di potermela cavare. Anche tu hai gli esami, no?-
Lei sbuffò.
-Sì, ma inizio settimana prossima. Non sono niente di che, in confronto ai MAGO. Quanto vorrei già darli ed essere fuori da questa scuola-
Lui la fissò sorpreso.
-Non ti piace stare qui?-
-Non particolarmente. Non da quando è morto Fred-
-Ammettilo, è per questo che hai accettato di venire a letto con me, per dimenticare Fred-
Blaise pensava questa cosa già da un po’, e quella sera decise di chiederglielo.
Lei si mise a sedere di scatto.
-Prima di tutto, io non voglio dimenticare Fred. E’ mio fratello, rimarrà sempre nel mio cuore-
Si alzò e cominciò a vestirsi. Zabini la imitò.
-All’inizio era così-
Alle orecchie del moro questa pareva una dichiarazione!
-E adesso?-
Lei non riusciva a guardarlo, per cui gli diede le spalle per infilarsi la gonna.
-Non più-
Lo sentì avvicinarsi, e le cinse la vita con un braccio, con l’altra mano le scostò i capelli dal collo.
-Ti sei innamorata, Weasley?-
Lei scattò subito, tentando di spostarsi, ma lui la tenne ben salda al suo petto.
-Non metterti in testa strane idee, Zabini. Mi sono affezionata, non puoi andare a letto con una persona senza almeno volerle bene-
-Ed io ti voglio molto bene, piccola. Più di quanto immagini- le sussurrò all’orecchio, provocandole un piccolo brivido.
-Zabini, devo ricordarti che tu ti innamori di tutte le donne che ti porti a letto?- disse lei, girandosi per guardarlo.
-No, non mi sono mai innamorato fino ad adesso. Poi arrivi tu, con il tuo fisico perfetto, il tuo visetto pieno di lentiggini ed i tuoi capelli rosso fuoco, e mi fai provare cose che non ho mai provato-
-E così, ti sei innamorato del mio corpo, eh?- chiese lei, tentando di buttare la conversazione sul ridere.
-Mi sono innamorato di te, Ginny. Accidenti, sei coraggiosa, indipendente, schietta e sincera. Hai fisico e cervello, come avrei potuto non innamorarmi?-
Questa era una dichiarazione d’amore con i controfiocchi!
Lei non seppe cosa ribattere, così tentò di divincolarsi ancora dalla sua stretta, ma lui non la lasciò.
-Ora scappi? Non ti sto chiedendo di rispondermi- sussurrò lui, alzandole il viso con le dita.
-Ti prego, continua a non chiedere- supplicò la rossa.
-Hai paura di quello che stai provando?-
Lei approfittò di un suo momento di distrazione e riuscì ad allontanarlo. Aveva bisogno di pensare lontano da lui e dal suo odore divino.
-Perché non vuoi accettare il fatto che ti sei innamorata di me?-
-Perché non è così!- esclamò lei, con troppa forza.
-Ne ho bisogno- disse lui, sedendosi pesantemente sul letto e passandosi le mani tra i capelli –Io sto accettando questa situazione da mesi. So che sei innamorata di me, come io lo sono di te, ma ti ostini a negare l’evidenza. Ed io comincio ad averne abbastanza-
Il panico dilagò nelle viscere di Ginny: la stava per caso lasciando?
Anche lei si sedette a fianco a lui, e gli prese una mano.
-Mi dai un po’ di tempo per pensarci? Probabilmente hai ragione su tutto, ma voglio avere del tempo per me. Se tu mi stai vicino, non riesco a pensare-
Lui sorrise, nonostante la frustrazione.
-Sono una grande distrazione per te?-
-Sì, lo sei-
Le baciò la mano.
-Prenditi tutto il tempo che vuoi-
Si baciarono, e ben presto finirono per fare l’amore ancora, e ancora.
 
Da quando era diventata un Lupo Mannaro, Lavanda Brown era stata allontanata da tutti: dalle sue amiche più care, e persino dai suoi parenti.
Ma quando si era avvicinata a Ron, ed aveva scoperto la gioia di far parte di un gruppo, faticava a trattenere la sua felicità.
Le cose col suo rosso, poi, andavano a meraviglia: lei osava ammettere di esserne addirittura innamorata.
Questo prima di scoprire che fosse incinta.
Non poteva crederci quando l’aveva scoperto. Cosa avrebbe detto Ron? E se questo figlio diventasse come lei?
Mille domande ossessionavano Lavanda, mentre saliva le scale che la portavano nella camera da letto del suo ragazzo.
Ron russava potentemente, con la bocca spalancata.
Lavanda ridacchiò: era proprio un bambinone. Era tentata di non far sapere nulla a Ron, ma alla fine la razionalità ebbe la meglio.
Aveva bisogno di lui, voleva parlargliene. Anche se aveva già preso la sua decisione.
-Ron, svegliati- sussurrò lei, per non svegliare gli altri ragazzi.
-Mmm..- bofonchiò lui, girandosi dall’altra parte.
-Ronald, per la miseria, alzati subito, devo parlarti di una cosa importante!-
Il tono di panico della sua voce svegliò non solo il rosso, ma anche Seamus e Dean.
-Domani abbiamo gli esami, vorrei dormire almeno quelle otto ore che mi servono- la sgridò il rosso, fissandola severo.
-Ehm, Ron, non potresti…?- iniziò la domanda Thomas, imbarazzato.
-Sì, ok, tornate a dormire- rispose lui, alzandosi ed infilandosi la vestaglia.
Poi prese per mano Lavanda e la portò in Sala Comune.
-Cosa voleva chiederti Dean?-
Lui non rispose, ma le sue orecchie rosse fuoco lo tradirono.
-Ah, capisco. Siccome divento un bestia spaventosa, non vorrebbero trovarsi vicino a me quando accadrà-
Il silenzio di Ron confermò la sua interpretazione.
-Sono dei cretini, amore. Tu sai come la penso-
Lei sospirò: avrebbe lottato tutta la vita contro pregiudizi come quello, che vita avrebbe mai potuto avere suo figlio?
Lui iniziò a baciarle teneramente la guancia, ma lei era come irrigidita.
-Tutto bene?-
Lavanda si lasciò cadere sul divano, accanto al camino.
-Non va tutto bene, Ron. Anzi, è un vero disastro-
-Cosa c’è? Sai che a me puoi dire tutto- disse, sedendosi a fianco a lei e prendendole le mani.
-Devo dirtelo per forza, c’entri anche tu. Aspetto un bambino-
Il gelo polare calò in Sala Comune, nonostante la cappa di calore che i primi di giugno aveva portato con sé.
-Cosa?- chiese lui, quasi in un sussurro.
-Sono incinta. Volevo parlarne con te prima di..-
Lui la fissò terrorizzato: Lavanda non sapeva se per la notizia che lei fosse incinta o per il fatto che volesse abortire.
-Che vuoi fare?- chiese infine lui, dopo un lungo silenzio.
-Abortirò. Non voglio che cresca come me, tanto per cominciare. Inoltre, abbiamo appena diciotto anni, a malapena abbiamo finito la scuola. Senza soldi e senza lavoro, come potremo pensare di allevare un figlio, che per di più potrebbe avere i miei problemi?-
-Questo non lo sai- precisò lui – Guarda Teddy: Lupin era un Lupo Mannaro, eppure lui non lo è! Le possibilità che accadano sono molto basse. Per quanto riguarda i soldi.. E’ vero, non ne abbiamo, ma mia madre ha cresciuto sette figli con poco o niente-
Lei alzò lo sguardo, incredula, e lo posò sul viso pallido del rosso.
-Mi stai dicendo che vuoi tenerlo? Non sei obbligato, sai, non voglio tenerti con me con questi mezzucci-
-Mio figlio non è un mezzuccio. Ok, non l’abbiamo programmato, ma è arrivato, e non possiamo farci nulla. Senti, facciamo così: facciamo questi dannati esami, finiamo l’anno e poi ne riparliamo, ok?-
Lei annuì, incapace di dire qualcosa. Non era esattamente la conversazione che si aspettava.
-Io non voglio che mio figlio abbia la mia vita- sussurrò poco dopo, con voce strozzata.
-Non sarà come te. E anche se lo fosse, ci sono tante Pozioni che possono aiutare, come fanno con te. Dai, andiamo nel tuo letto, dormiamo insieme stasera, ti va?- chiese lui premuroso.
A quel punto, Lavanda sentì qualcosa di caldo e bagnato solcarle le guance: lacrime.
Non piangeva da prima della Guerra, ma ora non riusciva a smettere. Piangeva sulla maglietta di Ron, bagnandolo.
E continuò a piangere anche una volta in camera sua, tra le braccia del rosso.
Pianse per molti minuti, finché, stravolta, non si addormentò.

NdA: Buonasera!
 Allora, vi è piaciuto il capitolo? Volevo dedicarmi ad ogni coppia di questa storia, principali e meno, ufficiali e non.
La gravidanza di Lavanda mi è venuta così, non era programmato xD
E invece la cara Ginny che comincia ad accorgersi di essere innamorata di Zabini?
Grazie alle 105 recensioni, ai 53 che la preferiscono, ai 24 che la ricordano ed ai 193 che la seguono!
Grazie mille, a tutti! ^^
Jecchan

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Capitolo 31
*** Mattinata travagliata ***


I personaggi della storia appartengono a J.K.Rowling.
Non ho fini di lucro.
Buona lettura! ^^


Il mattino dopo, Hermione si svegliò di soprassalto, convinta di essere in ritardo per l’esame.
Ma una rapida occhiata all’orologio, che segnava le sei e mezza, la tranquillizzò.
Poi si guardò intorno, per un secondo spaesata. Quella non era la sua camera.
Si girò verso destra: Draco Malfoy dormiva profondamente.
Un sorriso le salì alle labbra, ricordando tutti i dettagli della notte scorsa. Aveva fatto l’amore con Draco, e le era piaciuto pazzamente. Aveva amato tutte le coccole del “dopo”, e anche dormire con lui era qualcosa di nuovo e bellissimo.
Essendo figlia unica, aveva imparato a condividere gli spazi solo da quando era arrivata ad Hogwarts, e mai nella sua vita aveva dormito nel letto con una persona, maschio o femmina che fosse.
Ma con lui la cosa era così naturale, che la spaventava.
Gli scostò una ciocca bionda cadutagli sulla fronte, e il ragazzo si dimenò leggermente, per poi svegliarsi.
Regalò ad Hermione uno dei suoi rari e bellissimi sorrisi sinceri. Alla ragazza mancò il respiro per un attimo.
-Buongiorno- disse lui, stiracchiandosi.
-Buongiorno, dormito bene?-
-Più che bene, direi- rispose, stringendosela al petto.
-Dobbiamo alzarci, voglio fare colazione e poi correre in aula-
Lui sbuffò.
-Sai tutto, secchiona. Smettila di crucciarti e stai un po’ con me-
Una scintilla maliziosa passò negli occhi di Draco, prima di bloccare Hermione sotto il suo corpo.
Stavano giusto riprendendo il discorso della notte precedente, quando qualcuno bussò alla porta.
Draco non ci poteva credere: lo stavano disturbando ancora!
-Granger, se sei nuda copriti, sto entrando!- urlò una voce familiare.
-Sei una bestia- lo rimbeccò un’altra voce, altrettanto familiare per Hermione.
Blaise e Ginny entrarono, lei aveva sulle spalle uno zainetto.
-Partite per un viaggio? Spero di sì- sbuffò Draco, cominciando a vestirsi.
-Spiritoso. Mi cambio qui, non ho voglia di salire fino al Dormitorio. Ciao Hermione, tutto bene?- chiese strizzandole l’occhio.
La riccia divenne rosso pomodoro, mentre stringeva ancora di più il lenzuolo.
-Lì c’è il bagno. E comunque avresti anche potuto avvisare, dopotutto è anche la mia camera-
-Non mi risulta che tu mi abbia chiesto il permesso di portarla nella NOSTRA camera- lo sgridò bonariamente Blaise.
Malfoy non rispose, e continuò a vestirsi.
-Malfoy?- lo chiamò Hermione – Dovrei vestirmi anche io-
-Hai ragione. Blaise, esci subito-
-Te lo puoi scordare. C’è la mia ragazza lì dentro, e non vorrei allungassi troppo lo sguardo-
-Invece la mia ragazza è qui, ed è nuda. Raggiungi la tua in bagno e stacci!-
Sorridendogli sornione, Zabini bussò alla porta e, senza chiedere il permesso, entrò in bagno con Ginny.
Hermione era sconvolta ed imbarazzata dallo scambio di battute: non solo ora Blaise sapeva che sotto il lenzuolo era nuda, ma facendo due più due aveva sicuramente capito che erano stati a letto insieme.
-Ti puoi vestire ora. Quei due ne avranno per almeno venti minuti-
Le passò le mutandine ed il reggiseno, che lei gli strappò di mano, più imbarazzata che mai.
-Mi sembra un po’ tardi per sentirsi a disagio con me, no?- chiese lui, un po’ offeso.
-Scusa, è che ora.. Lui sa...-
-E allora? Non essere così pudica, Granger. Lo capirebbe anche un cieco. Il sesso ti trasforma- disse lui, sorridendole malizioso.
-Mi trasforma?- chiese lei, guardandosi sotto il lenzuolo.
-Sì, e vestiti per favore, o non uscirai più da questa camera- la minacciò Draco.
Lei ridacchiò e cominciò a vestirsi.
 
La prima cosa che Harry Potter pensò una volta aperto gli occhi fu “Merda, l’esame!”.
Si alzò in fretta dal letto, per poi accorgersi di tre cose: uno, il forte cerchio alla testa gli fece venire un’incredibile nausea.
Due, non era la sua stanza.
Tre, la ragazza con cui ieri si era sbronzato dormiva nel letto da cui si era alzato qualche secondo prima.
Fu preso dal panico: lui era semivestito, ma indossava ancora i pantaloni, e lei?
Non aveva il coraggio di alzare il lenzuolo. Come si chiamava? Esmeralda?
La camera doveva essere la sua, a giudicare dagli stendardi verde e argento tappezzati per la camera.
Gli altri due letti a baldacchino erano vuoti, le sue compagne di stanza non c’erano.
Guardando per terra, capì come aveva fatto ad entrare: il suo Mantello dell’Invisibilità era a fianco alla sua camicia. Quando era andato a prenderlo?
Tutte quelle domande gli fecero ribollire lo stomaco, ed in un attimo era in bagno, a vomitare l’anima.
-Tutto bene?-
Esmeralda era in piedi davanti alla porta, e si teneva la testa: anche lei indossava i pantaloni del pigiama, ma il suo petto era coperto da uno striminzito reggiseno di pizzo verde.
-A te che sembra?- boccheggiò il moro, stringendo la tavoletta del water e preparandosi ad un altro conato.
-Non pensavo potessi stare così male, non ti avrei offerto nulla altrimenti- disse, andando verso il lavandino per sciacquarsi la faccia.
-Cosa è successo?-
-Non ricordi nulla?- chiese lei, sorpresa – Abbiamo fatto sesso-
Per poco la mandibola di Harry non cascò nel water: era successo, dannazione.
Lei si mise a ridere, per poi smettere subito: a quanto pare anche la ragazza era alle prese con il dopo-sbronza.
-Sto scherzando. Ci siamo baciati, forse abbiamo fatto qualcosa di più, ma non siamo stati a letto in quel senso-
I primi ricordi sfocati cominciarono ad emergere: lui l’aveva baciata, le aveva strappato la maglietta.
Si, qualcosa cominciava a ricordare. Ma ancora doveva capire dove collocare il momento in cui era salito a prendere il Mantello.
Ma al momento l’unica cosa che doveva risolvere erano questi conati che gli svuotavano le budella.
Non avrebbe mai più bevuto in vita sua.
-Tieni- disse la ragazza porgendogli un bicchiere con uno strano liquido viola – Piccoli metodi fatti in casa. Ti assicuro che funzionano, l’ho bevuto mille volte-
Un po’ titubante, Harry prese in mano il bicchiere. Non si fidava granché, ma al momento era l’unica possibilità che gli rimaneva. Altrimenti poteva dire addio per sempre alla promozione.
La tracannò in un sorso, stupendosi del sapore dolce che quella strana bevanda aveva.
-Non hai un esame?- gli fece notare lei.
L’effetto della Pozione fu immediato: sebbene avesse ancora un po’ di mal di testa, i conati erano passati, e poteva stare in piedi senza aggrapparsi a nulla.
Aveva venti minuti per correre in Sala Comune e prendere i libri, scendere e fare colazione.
-Ci vediamo, più tardi?- chiese lei, fissandolo intensamente.
-Non lo so, vediamo-
Harry rimase sul vago, aveva bisogno di ricostruire la serata precedente.
 
-Ehi amico, ma si può sapere dove sei finito tutta la notte? Avevi detto che andavi a fare una passeggiata!-
Harry si sedette, esausto ed agitato.
-Non chiedere, ti prego. Ne parleremo quando finirà questa tortura-
Ron divenne improvvisamente rosso pomodoro.
-Anche io, quando finiranno questi esami, dovrò dirti una cosa, importantissima, direi-
Il moro era curioso di sapere, ma la conversazione col suo amico venne interrotta da un turbine di ricci e sorrisi smaglianti.
-Buongiorno! Splendida giornata, non è vero?- trillò Hermione, mettendosi a sedere a fianco a loro.
-Splendida, eh? Forse per te. Prenderai tutti “Eccezionale”, come al solito-
-Oh Ronald, se avessi cominciato a studiare prima, come ti avevo caldamente consigliato di fare, ora non ti troveresti in questa situazione- lo sgridò.
Ma la ragazza emanava talmente tanta felicità, che i suoi amici si trovarono a sorridere inconsapevolmente.
-Abbiamo Storia della Magia tra venti minuti, vero? Ci vediamo in aula!- li salutò festosamente, agguantando al volo una fetta di pane tostato.
-Non ha fatto nemmeno colazione tranquillamente. Era molto felice, non trovi?- commentò il rosso, trangugiando le sue uova strapazzate.
Harry gli sorrise.
-Non posso fare a meno di pensare che in parte siamo responsabili della sua felicità. Abbiamo fatto la cosa giusta-
-Speriamo- borbottò Ron.
Vedere la loro amica così felice gli faceva bene al cuore.
 
Harry fissò la sfilza di domande scioccato. Poi guardò Ron, che aveva dipinto in volto il suo stesso shock.
-Avete un’ora. Prego iniziate pure- disse il professor Ruf, col suo solito tono strascicato ed annoiato.
Si udì un forte raschiare di piume, poi il silenzio.
Il moro fissò la prima domanda.
“In che anno i Goblin dichiararono guerra ai Folletti? Quanto durò la suddetta guerra?”
Forse la sapeva, doveva solo ricercare nei meandri della sua memoria.
Si concedette solo un ultimo sguardo ad Hermione, che stava scrivendo febbrilmente, poi si concentrò sul suo esame.
Nel frattempo, Draco Malfoy stava ringraziando mentalmente la sua ragazza un milione di volte: sapeva tutto.
Gli pareva impossibile, più fissava il foglio con le domande, più gli si accavallavano le risposte nel cervello.
Sorridendo come un ebete, iniziò a scrivere.
 
-Ciao! Come è andata?-
Hermione gli si avvicinava raggiante. Draco le sorrise e le prese la mano.
-Benissimo, grazie a te. Non l’avrei mai creduto possibile, ma per la prima volta, spero in un “Eccezionale”-
Le accarezzò il volto, fissandola intensamente. Lei divenne bordeaux.
-Non ho fatto niente, se non metterti sotto con lo studio. Al pomeriggio abbiamo Trasfigurazione, giusto?-
Gli esami imminenti fecero tornare il biondo con i piedi per terra.
-Purtroppo sì. Studiamo insieme?- chiese, con voce suadente.
-Se mi prometti che studiamo seriamente, sì. E poi dovremmo studiare anche insieme ad Harry e Ron, ti dispiace?-
Certo che sì, pensò Draco. Ma si costrinse ad ingoiare quella frase.
-No, per niente. Ci vediamo per il ripasso- disse, prima di baciarla castamente sulle labbra.
Poi se ne andò, lasciandola nel bel mezzo del corridoio, con un sorriso stupido.
Che fosse questo l’amore? Si chiese Hermione. Sentirsi sempre felice di stare al mondo, sorridere sempre come un’ebete, volerlo sempre accanto a sé?
Si riscosse dai quei pensieri alla vista dei suoi due amici che uscivano dall’aula: Ron aveva le spalle ricurve ed uno sguardo rassegnato, Harry cercava invano di consolarlo.
-Fatemi indovinare, non è andata bene?-
-Se prenderò “Troll” sarà un miracolo- borbottò Ron, il morale a terra – Ho praticamente lasciato il foglio in bianco!-
-Magari quello che hai scritto basterà per un “Accettabile”- lo consolò Harry meccanicamente. Hermione aveva l’impressione che quella frase gliela stesse ripetendo da quando avevano finito l’esame.
-Non ti preoccupare, adesso mangiamo e poi iniziamo a ripassare Trasfigurazione, ok?-
-Grazie Hermione, non so che fare senza di te- la ringraziò il rosso, sorridendole sincero.
Lei gli sorrise di rimando, e si avviò con loro in Sala Grande.


NdA: Buon pomeriggio!
 Stiamo per giungere alla fine della storia, con una coppia che ha appena scoperto il sesso, una che aspetta un bambino, ed una che deve ancora essere ufficializzata.
Ancora non so che fine far fare alla "coppia" Harry-Esmeralda, ci penserò più avanti.
Grazie alle 111 recensioni, ai 55 che la preferiscono, ai 25 che la ricordano ed ai 203 che la seguono!
A prestissimo! ^^
Jecchan

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Capitolo 32
*** Chiarimenti ***


I personaggi della storia appartengono a J.K.Rowling.
Non ho fini di lucro.
Buona lettura! ^^



Le due settimane che seguirono ebbero più o meno lo stesso ritmo: colazione, esame, pranzo, esame, cena, ripasso.
Durante la notte, molti studenti dell’ultimo anno si aggiravano per la Sala Comune, ripetendo gli argomenti in modo inquietante e parlando da soli. Altri preferivano un bel sonno ristoratore, altri ancora affogavano i dispiaceri nell’alcool.
E poi c’erano Draco ed Hermione, che dopo un breve ripasso, amavano affondare l’uno nell’altra, rilassarsi e farsi le coccole, addormentarsi abbracciati.
Hermione non poteva credere all’influenza che Draco aveva sulle sue giornate d’esame: si sentiva sempre piena di energie, avrebbe potuto fare quattro esami nello stesso giorno e poi iscriversi ad un corso di acrobatica.
Una sera, mentre osservava Malfoy scivolare lentamente nel sonno, si chiese pigramente cosa avrebbero fatto una volta finita la scuola. Ma decise di godersi quegli ultimi giorni nel posto che per sette anni era stata la sua casa.
 
“Finito!” pensò Hermione raggiante, mettendo il punto all’ultima frase del compito di Aritmanzia.
Consegnò il foglio ed uscì saltellando dall’aula, poi si avviò verso la botola che conduceva a Divinazione, dove tutti i suoi amici ed il suo ragazzo stavano concludendo l’esame orale.
Il primo ad uscire fu Harry.
-Non me lo dire, ha predetto ancora la tua morte?-
Lui alzò le spalle, rassegnato.
-Sono sicuro di prendere almeno una “O”. Mi sono predetto almeno cinque tipi di morti diverse, e lei mi è parsa molto soddisfatta-
Poi arrivò Ron, che alzò subito una mano, per intimare ai suoi amici di tacere.
-Per carità. Ho avuto l’infausta idea di essermi predetto una vita lunga e felice. Per poco non mi azzannava-
Poi uscirono, insieme, Blaise e Malfoy.
-Buon pomeriggio!- salutò Zabini, bonario.
Harry gli rivolse un’occhiata omicida.
-Buon pomeriggio a te. Come è andata?- chiese Hermione.
-Un esame inutile e sciocco, ma almeno sono sicuro che prenderò un buon voto, basta avere inventiva quando predici la tua morte-
Harry ridacchiò, silenziosamente d’accordo con Malfoy, ma si riprese subito.
-Se volete scusarmi, vado a farmi un meritato riposo. Ci si vede a cena, Hermione. Ron, vieni anche tu?- abbaiò poi verso il suo amico.
Il rosso decise di assecondarlo: gli era parsa una minaccia bella e buona.
-Certo, amico! Ci vorrebbe proprio un pisolino- disse guardando tristemente Hermione: la ragazza sapeva che Ron avrebbe voluto correre subito da Lavanda.
Lei era stata la prima a finire l’esame di Divinazione, essendo una delle preferite della Cooman, e poi era corsa non si sa dove.
-Bene. A più tardi- disse, tuttavia senza aspettare Ron, che dovette correre per raggiungerlo.
 
-Quel  Zabini! Ma come diavolo si permette di salutarmi come se nulla fosse?-
-Harry..-
-Già faccio fatica ad accettare che Malfoy ed Hermione stiano insieme, ma lui con Ginny!-
-Harry, devo dirti..-
-Tu sei suo fratello, non hai nulla da dire a riguardo?-
-Harry, Lavanda è incinta-
Un silenzio tombale calò tra i due ragazzi.
Harry fissava il suo amico, sconvolto.
-Incinta? Ma come..-
-Abbiamo fatto sesso e non siamo stati attenti. Harry, ma che domande sono?-
Lui si sedette sul letto, a fianco a Ron.
-Scusa, è che… Sono sconvolto. Insomma, lei è…-
-So bene chi è lei- disse il rosso, minaccioso – E ti ricordo che anche il figlio di Remus e Tonks avrebbe potuto avere lo stesso problema del padre-
Harry alzò la mano.
-Ron, non c’è bisogno che ti giustifichi con me. Se tu sei felice, io sono felice-
Il rosso sorrise.
-Sì, nonostante i rischi, la giovane età e le tasche vuote, sono felice-
Harry sorrise di rimando, e gli mise una mano sulla spalla.
-Allora anche io sono felice per te-
Per la prima volta da quando lo conosceva, calde lacrime rigarono il viso lentigginoso di Ron Weasley, ed il suo amico moro si trovò a disagio.
Cosa si fa in situazioni del genere?
Gli circondò le spalle con un braccio.
-Sono qui amico, ok? Lo sai che puoi contare su di me-
E rimase molti minuti ad ascoltare i singhiozzi sommessi di Ron, con il braccio sulle sue spalle.
 
Harry decise che tre ore erano sufficienti: con una scusa aveva lasciato andare via il suo amico.
Ron non parve molto dispiaciuto, e corse subito via, probabilmente in cerca di Lavanda.
Il moro uscì dalla Sala Comune e si avviò verso l’Ingresso.
Il caso volle che al secondo piano, Ginny Weasley uscì dall’aula di Trasfigurazione e gli andò a sbattere addosso.
-Oh, scusa Harry, non ti avevo visto- disse lei, abbassando lo sguardo.
Non riusciva più a guardarlo in faccia da quel famoso pomeriggio ad Hogsmeade.
-Magari la prossima volta guarda dove vai- la rimproverò duramente.
Ma l’evidente senso di colpa di lei lo rabbonì un po’.
-Non fa nulla. Ci vediamo-
-Harry!- lo chiamò lei.
Lui, ormai in prossimità delle scale, si voltò.
-Ti andrebbe di parlare? O anche solo fare quattro passi?-
Era seria?
Harry avrebbe voluto riderle in faccia, anche se una piccola parte di lui avrebbe voluto fare quattro chiacchiere con lei.
Non si era mai perdonato quello schiaffo: lui non era un violento, non capiva proprio come avesse potuto fare un gesto simile.
Almeno le doveva delle scuse.
-Vai a posare i libri. Ti aspetto davanti al Lago Nero-
Gli rivolse un sorriso radioso, poi corse verso la Sala Comune.
 
-Eccomi, scusa se ti ho fatto aspettare. Volevo parlare un po’ con te-
Ginny si sedette accanto al suo ex ragazzo, che fissava il Lago Nero con uno sguardo indecifrabile.
-Allora, da dove inizio. Io non avevo intenzione di tradirti, Harry. Volevo solo… non pensare. La morte di Fred mi ha scosso più di quanto voglia ammettere. Volevo una distrazione. A pensarci ora, mi sembra ridicolo-
-Non ti bastavo io?- chiese lui.
La rossa apprese con sollievo che non c’era rabbia nella sua voce, ma solo voglia di sapere.
-Tu mi sei sempre bastato. Tornassi indietro, non lo rifarei!-
-Invece lo rifaresti- la corresse Harry, guardandola – Tu sei innamorata di Zabini. Sei così innamorata che mi chiedo come sia stato possibile che tu possa aver mai pensato di aver amato me-
-Se c’è una cosa di cui sono davvero sicura, è che ti ho amato, Harry. Ti ho amato profondamente. Ma lui, non me lo spiego- spiegò, la voce sempre più flebile.
Harry in quel momento si rese conto di essere geloso, ma una gelosia che si avvicinava di più a quello che poteva provare per una sorella, o per Hermione.
-Hai bisogno della mia benedizione?-
-Ho bisogno che mi perdoni, e che torniamo ad essere amici. Sei stato e sei un elemento fondamentale della mia vita-
Lei gli prese la mano, facendolo sussultare.
-Allora, io comincerei col chiederti scusa-
Le sopracciglia della rossa sparirono tra i capelli, tanto si lesse la sorpresa sul suo volto.
-Ti ho picchiata. Ci penso ogni volta. Io non sono così, non ho mai torto un capello a nessuno, eppure ti ho picchiata-
-Harry, era solo uno schiaffo, e detto sinceramente, me lo meritavo. Non pensarci più. Davvero, non offenderti, ma non mi hai fatto male per niente-
Harry ridacchiò, poi, preso da un impeto di affetto, se la strinse al petto.
-Forse una piccola parte di me ti amerà sempre. Sei stata il mio primo amore, ma sei anche un’amica importante. Ricominciamo da capo, ti va?-
Lei non rispose, ma le lacrime che le lasciò sulla camicia a maniche corte furono una risposta sufficiente.
 
Quella sera, per la prima volta e con grande sorpresa di Hermione, Ron e Lavanda, Ginny si unì a loro in Sala Comune.
Agli sguardi attoniti dei loro amici, Harry spiegò loro che si erano chiariti, ora erano solo amici.
Quella sera festeggiarono la fine degli esami con qualche bicchiere di alcool, ma senza esagerare, date le ultime esperienze delle ragazze e di Harry.
Nessuno si accorse che Lavanda fino a fine serata trasformò la vodka in acqua. Nessuno, a parte Hermione, ovviamente.
Non conosceva una persona a cui piaceva bere come Lavanda, perché fingere di bere?
Solo verso mezzanotte, Ginny si alzò dalla poltrona.
-Ragazzi, mi dispiace, ma al contrario di voi nullafacenti, io sono ancora nel pieno degli esami- scherzò.
-Aspetta Ginny. Siediti, dobbiamo dirvi una cosa- esordì Ron, guardando la sua ragazza.
-Dunque, questa cosa Harry la sa già, ed ha compreso. Per cui, spero che anche mia sorella e la mia migliore amica mi capiscano allo stesso modo. Lavanda aspetta un bambino-
Il silenzio glaciale calò in Sala Comune. Harry ebbe una sensazione di deja vu.
-Sei incinta?- chiese Ginny.
-E’ quello che ha detto- rispose Lavanda, sorridendo.
-Ecco perché non hai bevuto!- trillò Hermione, contenta di aver risolto il mistero.
-Ma Hermione, ha bevuto tanto quanto noi!-
-No, l’ho notato subito: ha trasformato la vodka in acqua per tutta la sera!-
-Wow bè… Ron, ma la mamma lo sa?-
-Ho intenzione di dirglielo quando torneremo da scuola- rispose il rosso, stringendo convulsamente un lembo della camicia. Evidentemente, l’idea di dirlo ai familiari non lo entusiasmava particolarmente.
-Io sono felice per voi, sempre che voi siate felici- disse Hermione.
Immediatamente, il viso di Lavanda si illuminò.
-Io sono tanto felice. Certo, ho ancora paura che possa essere come me..- disse poi, rabbuiandosi leggermente.
La riccia le prese le mani.
-Può essere come te, ma prenderebbe solo il meglio. Prenderebbe il tuo coraggio, la tua compostezza, la tua vena un po’ frivola che sono sicura è ancora dentro di te, da qualche parte. Prenderebbe il meglio di tutti e due, sono sicura-
Lavanda si concesse il lusso di una piccola e solitaria lacrima, poi la abbracciò.
-Anche io sono felice per voi, e Ron, ti aiuterò con mamma e papà. A George verrà un colpo!- ridacchiò Ginny.
-Pensò che farò morire d’infarto tutti i membri della nostra famiglia!- rise, sorseggiando il suo bicchiere di vodka.
-Allora brindiamo!- Esclamò la rossa.
Tutti riempirono i bicchieri, tranne Lavanda, che ci mise solo acqua.
-Brindo ai due futuri genitori- iniziò Ginny.
-Io brindo ad un’amicizia ritrovata- continuò Harry, sorridendole.
-Bè, visto che hai già brindato per noi, io brindo ai tuoi esami!- scherzò Ron, beccandosi un’occhiataccia dalla sorella.
Tutti fissarono Hermione, che li fissava di rimando, perplessa.
-Io non so a che brindare. Dunque, brindo a noi, che nonostante tutto quello che è successo, nonostante i grandi cambiamenti che si sono presentati quest’anno, siamo ancora qui, insieme, a festeggiare la fine di un’epoca-
Tutti le sorrisero radiosi e commossi.
Poi, silenziosamente, tracannarono l’ultimo bicchiere.



NdA: Buonasera! 
 Scusate il ritardo, ma questi tre giorni di università mi hanno sfiancato, questo capitolo l'ho scritto poco alla volta la sera, addirittura dopo la palestra. Ah, cosa farei per voi! xD
Un capitolo bello intenso, che inizia in modo abbastanza leggero, con la fine degli esami, e passa per il tanto atteso chiarimento tra Harry e Ginny, e si conclude con la notizia della gravidanza di Lavanda e il commovente brindisi di Hermione.
Ormai ci siamo quasi, conterò almeno ancora due capitoli, a meno che non mi venga l'ispirazione e riesca ad aggiungerne un altro.
Grazie alle 138 recensioni, ai 60 che la preferiscono, ai 25 che la ricordano ed ai 209 che la seguono!
A prestissimo, se l'università non mi ucciderà prima! ^^
Jecchan

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Capitolo 33
*** Felice ***


I personaggi di questa storia sono di proprietà di J.K.Rowling.
Non ho fini di lucro.
Buona lettura! ^^


Hermione non pensava che si potesse essere più felici di così.
Tra lei e Draco andava a gonfie vele, i suoi amici cominciavano ad accettare la situazione, e Ginny era tornata a far parte del gruppo.
Infine, mancano ancora due settimane alla fine della scuola.
Due settimane che si sarebbe goduta col suo ragazzo ed i suoi amici.
Proprio una sera, dopo aver fatto l’amore, lei espose la sua felicità a Draco.
-Sono così felice. Ho paura- sussurrò lei.
Erano a letto. Draco la stringeva a sé, affondando il viso tra i capelli di Hermione.
-Paura?-
-Paura di non meritarmi tutta questa felicità-
Lui rafforzò l’abbraccio.
-Tu meriti tutta la felicità, ed anche di più. Quello che non si merita niente di niente sono io- disse lui, triste.
Lei alzò lo sguardo, incontrando i suoi occhi colpevoli.
-Ma cosa dici? Direi che hai fatto penitenza abbastanza. Ti sei fatto picchiare senza pietà per quasi un anno!-
-Eppure non posso fare a meno di pensare che se..- La voce gli si spezzò – Se quel giorno, a Malfoy Manor, io avessi fermato Bellatrix, tu…-
Lei lo fece tacere con un leggero bacio a fior di labbra.
-Non potevi fare nulla. Non è stata una bella esperienza- Draco la sentì rabbrividire – Ma tu mi hai salvato-
-Io?-
-Sì. Il nostro patto ad inizio anno, ricordi? E’ solo grazie a te se ora riesco a farmi abbracciare dai miei amici. Sono guarita, ed il merito è tuo-
Lui non rispose, si limitò a baciarla teneramente sulle labbra, sulle guance, sulla fronte.
-Dì la verità, avevi creato tutta la storia del patto solo per portarmi a letto, vero?- scherzò lei, fintamente imbronciata.
-Assolutamente no, Granger. Ti sembro un maniaco? Proprio io, che sono così puro e casto!- alzò gli occhi al cielo lui, melodrammatico.
Lei ridacchiò.
-Ti sei appena descritto in un universo parallelo!-
-Mi piace sentirti ridere- sussurrò lui.
-Anche a me, ma non lo fai molto spesso-
-Che ci posso fare, non sono un tipo molto sorridente-
Poi, improvvisamente, si mise sopra di lei, fissandola in modo talmente intenso, che lei si sentì stranamente in imbarazzo.
-Ma cosa mi hai fatto? E’ tutto così nuovo, con te-
Lei sorrise, e gli mise le braccia intorno alle spalle.
-Perché è tutto nuovo-
Lui appoggiò la testa sul suo seno, chiudendo gli occhi.
-Ti amo, Granger-
Draco sentì perfettamente il cuore di Hermione schizzargli nelle orecchie, e ne fu felice.
Lei non rispose subito. Si sentiva male.
Aveva detto che l’amava? E lei?
La sua vocina interiore, che mancava all’appello da parecchi mesi, tornò alla carica: certo che sì.
Era innamorata persa, persino i suoi amici non facevano che ripeterlo.
Ma era convinta che il loro fosse un rapporto dove non c’era bisogno di dirsi le solite frasi senza contenuto.
“Ti amo” lo sanno dire tutti, dimostrarlo è un altro paio di maniche.
Draco però aveva dimostrato svariate volte di essere innamorato di lei, anche senza mai dirlo.
E perché proprio ora?
Semplice, stavano portando il loro rapporto ad un livello più elevato.
Hermione era sicura che loro non avrebbero mai svalorizzato quelle due parole.
Chiuse gli occhi, serena.
Draco non la stava guardando, non aspettava impaziente una sua risposta. Ma lei voleva rispondergli.
-Ti amo anche io-
Vide chiaramente un sorriso radioso aprirsi sulle labbra del biondo, ed il suo cuore si sciolse come neve al sole.
 
-Ok, Zabini. Forse hai ragione-
Blaise e Ginny passeggiavano sulla riva del Lago Nero, in silenzio.
Silenzio rotto solo da questa frase enigmatica della rossa.
-Io ho sempre ragione, piccola. Ma ora non so proprio a cosa tu ti riferisca-
-Ma sì dai, lo sai. Quel discorso nella Stanza delle Necessità- spiegò lei, imbarazzata.
Lui si fermò. La ragazza lo fissò perplessa.
-Hai uno sguardo terrorizzato-
-Sbagli. Non è uno sguardo terrorizzato, è uno sguardo totalmente sorpreso-
La prese per le spalle e la avvicinò a sé.
-Ero convinto che non l’avresti ammesso per un bel po’ di tempo. Ero già pronto all’eventualità di aspettare anni-
Lei ridacchiò.
-Pensi di stare con me per così tanto tempo?-
Blaise la fissò intensamente.
-Anche più a lungo, se posso. Tu lo sai, Ginny, Sai che nessun’altra ragazza mi ha fatto perdere la testa come te. Quelle volte che pensavo di essere innamorato.. Non era nemmeno la metà della metà di quello che provo per te-
Le posò un leggero bacio sulle labbra, che fece sciogliere la ragazza.
-Dillo. Dì che sei innamorata di me, e posso morire felice-
-Come sei melodrammatico-
-Dillo-
Lei smise di respirare per qualche secondo: Blaise aveva bisogno di quelle parole.
E lei voleva dirle, ma l’imbarazzo la frenava.
-Andiamo Zabini..-
-Sei a disagio? Se vuoi posso iniziare io-
Mise le mani sul suo viso, facendo scorrere i pollici sulle guance.
-Sono follemente innamorato di te, Ginny Weasley. E’ stato amore a prima vista e, cosa ancora più importante, non si è esaurito nel giro di una settimana, o due-
-Questa è proprio una dichiarazione però!- esclamò lei, cercando di alleggerire l’atmosfera.
-Sì, lo è-
Poi rimase in silenzio, aspettando che lei parlasse. Passarono parecchi minuti, in cui la rossa cercava di raccogliere tutto il suo coraggio Grifondoro e di buttarsi alle spalle questa timidezza che aveva scoperto di recente.
Abbassò lo sguardo, rossa quanto i suoi capelli.
-Sono innamorata di te, ma lo sai. Me l’avevi detto tu stesso, quel giorno nella Stanza delle Necessità-
Lui le alzò il viso con due dita.
-Guardami negli occhi quando lo dici-
Quando incontrò i suoi brillanti occhi blu, Ginny non si sentiva più in imbarazzo, o a disagio.
Era lui l’uomo di cui si era innamorata, non poteva farci nulla.
-Sono innamorata di te, Blaise. Accidenti, se lo sono. Mi hai fatto prendere una bella sbandata-
Lui sorrise, mostrando una fila di denti bianchissimi.
-Posso dire lo stesso di te, Weasley-
Poi la baciò, un bacio lungo e tenero, che sapeva d’amore.
Quando si staccarono, Zabini decise evidentemente che era giunto il momento di rovinare tutto.
-Sposami, Ginny-
Quelle parole ebbero su di lei lo stesso effetto di una scossa elettrica: si staccò immediatamente da lui, mettendo una certa distanza.
-Cosa hai detto?-
-Sposami- disse lui, consapevole che il momento magico fosse finito.
-Sei impazzito, Zabini?- boccheggiò lei.
-Per niente. Anzi, direi che sono piuttosto lucido- rispose lui, offeso.
-Non possiamo sposarci!-
-Perche no? Noi due ci amiamo. Io voglio passare tutta la vita con te- esclamò lui.
-Abbiamo appena diciotto anni! Io ne ho addirittura diciassette. Come pensi reagirebbero i miei se gli dicessi che mi sposo? A mia madre verrebbe un colpo!-
-Sei tu che non vuoi sposarti vero? Perché?- chiese lui.
-Non è vero che non mi voglio sposare- disse lei, meno convinta.
Certo che si voleva sposare, ma con molta calma, e molto più in là.
-Ginny, se vuoi stare insieme a me, comincia col fidarti. Racconta, dimmi quello che ti angoscia-
Zabini si sedette sull’erba e invitò la sua ragazza a fare altrettanto.
Lei eseguì, tremante. Come gliel’avrebbe spiegato?
-Confidati con me, piccola. Cosa sta macchinando il tuo cervellino?- chiese lui, affettuoso, prendendole una mano.
Ginny fissò per parecchi minuti il Lago Nero, senza vederlo davvero. Lui non le mise fretta, si limitò semplicemente a tenere una mano tra le sue.
-E’ per mia madre- disse lei all’improvviso.
Lui non le chiese nulla, aspettando che proseguisse.
-Per tutta la mia vita ho visto mia madre annullarsi totalmente per i suoi figli e per mio padre. Non ha una carriera, non ha dei soldi, non ha nulla. Io non voglio essere come lei. Non mi fraintendere, amo mia madre e le sono grata per tutto quello che fa per noi figli, ma io voglio di più-
-Di più?-
-Sì, di più. Voglio sposarmi, avere dei figli, ma prima voglio lavorare, fare carriera. Voglio viaggiare, vedere il mondo. Mia madre non è mai andata oltre Diagon Alley. Ci sono così tante cose da vedere-
-Mia piccola ed ambiziosa ragazza- sussurrò lui, stringendosela a sé.
-Sei sexy quando parli del tuo futuro. Voglio farti una proposta-
Subito lei si staccò, fissandolo spaventata. Lui rise.
-No, non c’entra nulla con la proposta di prima. Quando finirà la scuola, tu ed io ce ne andremo via. Andiamo dove vuoi tu. Qual è il posto che vorresti visitare più di tutti?-
Lei smise ancora di respirare: un viaggio con lui? In ogni parte del mondo? La proposta le sembrava un bel bicchiere di acqua fresca dopo mesi e mesi di arsura.
-Bè, mi piacerebbe visitare l’Italia, ma..-
-E Italia sia! Avevo intenzione di andare a trovare mia zia- le sorrise.
-Tu… Tu mi stai dicendo… Che vuoi andare in Italia… Con me?!- chiese Ginny, la quintessenza della sorpresa.
-Certo, ovviamente tutto a spese mie-
-Oh no, non posso accettarlo!- quasi urlò lei, scuotendo violentemente la testa.
-Amore, ho un sacco di soldi, fammeli spendere per qualcosa di cui mi importi. Tu dimmi solo che verrai-
-Ma l’Italia.. Sì, è sempre stato il mio sogno, ma..-
-Se vogliamo, da lì possiamo spostarci. Andremo a Parigi, a Vienna. Ovunque tu voglia. Davvero, Ginny, voglio passare queste vacanze con te-
-Ma io non ho nulla!- disse Ginny isterica.
-Tu porta solo te stessa. Al resto penso io. Devi solo dirmi di sì-
Un silenzio carico di aspettative si formò tra i due.
Vedere il mondo era sempre stato il suo sogno, se poi pensava che ci sarebbe andato con Blaise, il suo cuore partiva a mille all’ora.
Ma poteva accettare che lui la mantenesse?
-Non ci pensare su più di tanto. Voglio che tu mi dia una risposta col cuore-
Ed il suo cuore urlava “Oh mio Dio, assolutamente sì!”.
Così lei decise di seguirlo, per una volta.
-Va bene, Blaise. Verrò con te ovunque tu voglia andare-
La pura gioia si dipingeva sul viso del ragazzo, che la strinse ancora di più a sé.
-Ne sono felice piccola-
-Ma prima che tu possa essere totalmente felice, c’è una cosa che devi sapere-
Spaventato dal tono della ragazza, Blaise se l’allontano da sé, fissandola preoccupato.
-Ovvero? Mi devo spaventare?-
-Oh, sì. Assolutamente. Dobbiamo avvisare i miei genitori-
E lui rise di gusto, sollevato.
-Sei proprio la donna giusta per me- le disse, prima di baciarla, a lungo e con passione.



NdA: Buon pomeriggio!
 Cavolo, la fine è proprio vicinissima, ammetto di essere un po' commossa: insomma, questa storia è stata partorita per caso, non mi aspettavo tutto questo consenso =)
Allora, finalmente Draco ed Hermione si amano, anche a parole, mentre Ginny ha ricevuto ben due proposte dal suo ragazzo.
Nel prossimo capitolo racconterò delle altre due coppie, e poi... T_T
Grazie alle 145 recensioni, ai 66 che la preferiscono, ai 25 che la ricordano ed ai 217 che la seguono! 
Grazie mille! ^^
Jecchan

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Capitolo 34
*** Non lasciarmi sola ***


I personaggi della storia appartengono a J.K.Rowling.
Non ho fini di lucro.
Buona lettura! ^^



Harry si aggirava per la scuola, osservando i ragazzi del sesto anno prepararsi per il loro ultimo esame.
Ancora una settimana, poi sarebbe iniziata la vita vera.
Per fortuna, le estati dai Dursley erano ricordi lontani, ora se la sarebbe cavato da solo.
Si era già messo d’accordo con Ron: avrebbero passato un mese alla Tana, per rilassarsi e preparare quelle due cose che servivano ai due ragazzi per partire.
Volevano girare l’Inghilterra, confrontarsi con altri maghi, fare ricerche.
Ma anche quei progetti gli sembravano ricordi lontani: ormai Lavanda aspettava un bambino, Ron non si sarebbe mai allontanato dalla sua ragazza e dal bambino.
Harry sospirò. Non sapeva proprio come fare.
-Ciao- lo salutò una voce.
Il ragazzo si voltò, e trovò Esmeralda.
Subito i ricordi di quella notte, sebbene confusi ed offuscati per via dell’alcool, si materializzarono nella sua mente, e si sentì la gola seccare.
-Ciao-
Rimasero in silenzio qualche minuto. Lei sembrava imbarazzata, si torturava una ciocca di capelli tra le dita.
-Ti va di parlare?- chiese lei.
-Adesso?-
-No, magari quando troveremo lavoro. Certo, Potter, adesso-
Lui si scompigliò i capelli, a disagio.
-Non c’è molto da dire, Esmeralda. Quella notte.. Eravamo ubriachi. Ringraziamo il cielo che non sia successo nulla di irreparabile, ma tutto quello che può esserci tra noi si è consumato quella notte-
Lei abbassò lo sguardo.
-Sarebbe stato così terribile, così.. irreparabile, finire a letto con me?-
Sarebbe stato terribile? Decisamente no. Si sarebbe rotolato nel letto con quella ragazza per ore, ma non era nella sua natura usare le ragazze in questo modo.
Non era mica come Malfoy. O meglio, com’era prima Malfoy.
-No. Ma è stato meglio così, non trovi?-
-Già-
-Scusa, ma ora devo andare-
Fece per allontanarsi, dandosi dell’idiota per come le aveva risposto.
-Harry!- lo chiamò lei.
Lui si girò.
-Ma almeno ti piaccio, un pochino?-
Rimase paralizzato dov’era, incapace di muovere un muscolo.
-Vedi, io sono fatta così. Mi piace stare con i ragazzi, loro si innamorano di me ed io li scarico. Forse deriva dal fatto che non ho mai avuto una figura paterna, ma non è il caso di narrarti le mie catastrofiche vicende familiari. Tu sei il primo che non vuole nulla da me, sei il primo che non si sia innamorato di me. E’ una cosa nuova, ma mi piace. Ti piaccio, almeno un po’?-
Harry continuava a guardarla senza dire nulla. Le piaceva?
Forse sì, altrimenti non l’avrebbe baciata.
Certo, era anche ubriaco, ma certi dettagli nella camera di Esmeralda li ricordava bene, e avvampava ogni volta.
Ma se gli avesse chiesto di iniziare una relazione con lui?
-Io.. Esmeralda.. Non so, mi prendi alla sprovvista-
-Hai impegni per questa estate? Ti piacerebbe conoscermi?-
Tutti i peggiori timori di Harry si stavano avverando: gli stava chiedendo di mettersi insieme a lei.
Evidentemente glielo si leggeva in faccia, perché lei scoppiò a ridere.
-Non ti preoccupare, Potter, io non ho mai avuto una relazione, e di certo non inizierò ora. Solo che per una volta, vorrei fare le cose per bene. Anche solo per iniziare un’amicizia. E pensavo, se tu non avessi nulla da fare in questi caldi mesi..-
-Va bene-
Le parole gli uscirono senza che lui riuscisse a fermarle.
In quel periodo si sentiva talmente solo: Ron era ormai un padre di famiglia, Hermione viveva sulla sua nuvoletta rosa con Malfoy, e Ginny era impegnata con gli esami, ed il suo tempo libero lo dedicava a Zabini.
Il pensiero di trascorrere le vacanze alla Tana, con tutte quelle coppie, lo riempiva d’angoscia.
-Va bene? Ma sei sicuro?-
-Non ti mentirò, Esmeralda. Non potrà mai esserci nulla tra noi, ma non ci vedo nulla di male a coltivare un’amicizia. Le mie migliori amiche si sono innamorate di due Serpeverde, perché non dovrei avere un’amica Serpe? E poi, non ho impegni questa estate- disse sorridendo.
E per la prima volta, Esmeralda sorrise. Sorrise sul serio, non ghigni malefici o sorrisetti sarcastici, era un sorriso pieno di felicità e di gratitudine.
Harry la trovò bellissima.
Lei gli si avvicinò e gli stampò un bacio sulla guancia.
-Grazie mille. Sai, l’alternativa sarebbe stata stare da sola. Mia madre al momento è impegnata all’estero-
Gli sorrise ancora, radiosa, poi se ne andò saltellando.
Harry si toccò la guancia, e ancora sorrideva.
Quella ragazza era un vero e proprio uragano, sia quando era stronza, sia quando era adorabile.
 
Ron teneva i capelli di Lavanda raccolti intorno al suo polso mentre, per l’ennesima volta, la aiutava a vomitare.
-Queste dannata nausee- diceva lei, tra un conato e l’altro.
-Lo so amore. Ma è uno degli effetti collaterali della gravidanza. Io non ricordo, ma George e Fred mi raccontavano che mamma andava anche tre o quattro volte al giorno in bagno, quando era incinta di me-
Finalmente la ragazza riemerse dalla tazza, pallida come un cencio, e si avviò verso il lavandino.
-Ho un colore terribile, e dei capelli schifosi-
-Non mi pari diversa dagli altri giorni-
Ron capì all’istante di aver detto una fesseria, anche se non era assolutamente sua intenzione: Lavanda si girò a fissarlo, con lo sguardo di fuoco.
-Grazie, è consolante sapere che tutti i giorni ho questa faccia-
Uscì dal bagno sbattendosi la porta alle spalle, e Ron rimase immobile qualche secondo: da quando era incinta, gli sbalzi ormonali l’avevano trasformata.
-Scusa Lavanda, non intendevo quello! Sei sempre pallida, ma la tua pelle mi piace tantissimo!-
La ragazza era seduta sul letto, imbronciata mentre faceva finta di leggere un libro.
-Purtroppo la mia pelle sarà così, per sempre. Questo aspetto malato accompagnerà tutta la mia vita, e forse anche quella di tuo figlio. Sei pronto per prenderti una simile responsabilità?-
Lui le si sedette accanto, si sdraiò sul letto e la trascinò giù con sé.
-Assolutamente sì, lo sono dalla sera in cui mi hai confessato di essere incinta. Io non voglio lasciarti, e non voglio lasciare nostro figlio. La tua pelle mi piace da morire, mi sembra di avertelo dimostrato svariate volte-
Lei arrossì leggermente al ricordo.
-Sei così bella, Lavanda, che spesso mi chiedo cosa ci faccia io con te-
Lei lo fissò perplessa.
-Ma cosa dici? Sei stato il mio primo amore. Ai tempi ero troppo stupida per capire chi avevo affianco. Ma la Guerra mi ha cambiato. La Guerra ha cambiato tutti. In altri tempi, saresti scappato a gambe levate, o qualcosa del genere. Sbaglio?-
-Non sbagli- le confermò, le orecchie rosso fuoco.
-Invece ora sei qui, e mi dimostri tutto il tuo affetto, mi dimostri ogni giorno quanto vuoi questo bambino-
Lui le diede un bacio a fior di labbra.
-Io voglio te, sempre. E voglio nostro figlio, o figlia. A proposito, dobbiamo decidere i nomi!-
-Pensavo che se fosse maschio non ci dovrebbero essere problemi. Fred, giusto?-
-Penso che lascerò il nome di mio fratello a George. Lui sicuramente lo vorrà usare. Ne ha tutto il diritto-
-Ci penseremo a tempo debito. Manca ancora così tanto! Vedi- disse, tirandosi su la camicia – A malapena si vede la pancia!-
Lui fissò estasiato il punto indicato da Lavanda: era incredibile che dentro di lei stesse crescendo una vita, una vita che avevano creato insieme.
Si appoggiò delicatamente sulla pancia, chiudendo gli occhi.
-Ciao, piccolo. O piccola. Sei l’amore di papà, di qualunque sesso tu sia- gli sussurrò.
Lavanda sorrise commossa da quel piccolo dialogo.
Il suo bambino ancora non si era formato, non sarebbe nato prima di sette mesi, e già veniva sepolto dall’amore.
 
L’ultima settimana ad Hogwarts trascorse abbastanza tranquilla. Tutti gli studenti si godettero lo splendido sole che era tanto mancato quell’inverno, ed i professori chiusero un occhio addirittura su due o tre bottiglie di vodka che avevano visto in mano a degli studenti dell’ultimo anno.
Hermione ancora non credeva a quanto la sua vita fosse cambiata: all’inizio dell’anno per lei esistevano solo Harry e Ron, erano la sua ancora di salvezza.
Poi è arrivato Draco, ed il suo mondo è stato totalmente capovolto.
Ora era diverso: era innamorata, e non aveva più paura di un abbraccio.
Inoltre, i suoi amici cominciavano ad accettare la situazione: erano ben lontani dall’essere amici per la pelle, ma almeno, quando Draco passava per i corridoi, Harry e Ron si costringevano a salutare cordialmente.
Zabini aveva imparato a farsi volere bene molto in fretta. Il suo carattere era totalmente diverso da quello del biondo, quindi era entrato a pieno diritto nel gruppo, sotto lo sguardo adorante di Ginny e inizialmente sospettoso di Harry.
Però alla fine anche lui aveva dovuto ricredersi: Blaise era un bravo ragazzo, sebbene fosse una Serpe.
Ciò non impedì ad Harry di minacciarlo di non far soffrire la sua amica, altrimenti avrebbe dovuto vedersela con lui.
Dal canto suo, Harry ancora non se la sentiva di dire agli altri che quell’estate sarebbe partito non si sa dove con Esmeralda: aveva notato che più della metà dei suoi amici la guardava male, quando passava.
Ma prima o poi avrebbe dovuto farsi coraggio e dirlo a tutti.

La sera prima della partenza Harry, Ron, Hermione, Ginny,Lavanda, Blaise e Draco si riunirono per una serata tranquilla ed in compagnia.
Ovviamente tutta la scuola, professori compresi, non voleva credere ad i propri occhi, ma non faceva più notizia come qualche mese prima.
Passarono una splendida serata, Draco riuscì anche a sorridere un paio di volte, anche se lo faceva solo quando parlava di Hermione.
Gli antichi rancori non erano spariti, ma Hermione era fiduciosa che prima o poi sarebbero tutti diventati amici.


NdA: Buongiorno!
Scusate, so che manco da parecchi giorni, ma l'università ha completamente assorbito tutte le mie giornate!
Stiamo per giungere alla fine, tendenzialmente il prossimo capitolo sarà l'ultimo.
Grazie alle 148 recensioni, ai 68 che la preferiscono, ai 25 che la ricordano ed ai 221 che la seguono!
A prestissimo! ^^
Jecchan

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Capitolo 35
*** Vita vera ***


I personaggi della storia appartengono a J.K.Rowling.
Non ho fini di lucro.
Buona lettura! ^^



La mattina della partenza, Hermione si svegliò agitata.
L’ultima mattina a Hogwarts, l’ultima mattina nella sua casa.
Si lavò e si vestì come se fosse l’ultima cosa che avrebbe fatto in vita sua, assaporando ogni movimento e cercando di imprimersi nella mente ogni oggetto, colore, odore presente nella sua stanzetta.
-Buongiorno Hermione. Siamo mattinieri stamattina- la salutò Lavanda, alzandosi faticosamente dal letto.
-Scusa Lavanda, ti ho svegliato? E’ ancora presto, torna a letto-
-Oh, non ti preoccupare, tanto dovevo alzarmi comunque. Cascasse il mondo, alle 7.30 precise devo andare a fare pipì- le sorrise.
Hermione ridacchiò, poi uscì dalla Sala Comune.
Girovagò per il castello, ed ogni crepa, ogni spiffero, ogni buco le ricordava qualcosa di ciò che aveva fatto, detto, pensato.
Il bagno del secondo piano: ci aveva praticamente abitato tutto il secondo anno insieme ad Harry e Ron per preparare la pozione Polisucco. Dovevano estrapolare informazioni proprio a Malfoy, per poi scoprire che la soluzione fosse proprio in quel bagno.
Ed in quello stesso bagno, lei e Draco si erano conosciuti, si erano sostenuti, si erano scoperti innamorati.
Hermione accarezzò i lavandini, le pareti, si affacciò alla finestra.
Poi uscì ed andò verso la Biblioteca. Il suo luogo sacro, la sua fonte di conoscenza.
La Biblioteca aveva spesso salvato la vita a lei ed i suoi amici, regalando loro i suoi meravigliosi libri, così ricchi di sapere.
Qui dentro aveva cominciato a capire che per Draco provava qualcosa.
Tutti i luoghi di Hogwarts le ricordavano le avventure con Harry e Ron, e si accorse che questi luoghi erano legati inevitabilmente a Draco, nel bene e nel male.
Lui c’era sempre, per insultarla, per prenderla in giro, per stuzzicarla. Ma c’era anche per tenerle la mano, per abbracciarla, per baciarla, per difenderla.
Si strinse nelle spalle, commossa e sopraffatta dal sentimento che provava per quel ragazzo, e si diresse verso la Sala Grande.
Il suo viaggio nei ricordi era durato parecchio, doveva essere ora di colazione.
 
-Ti do una mano con i bagagli- disse Draco ad Hermione.
-No davvero, non ce n’è bisogno!- cercò di rassicurarlo.
Ma lui lasciò a terra le sua valigie e prese quelle della ragazza, se le issò sulle spalle e le posò sulla carrozza che li avrebbe portati in stazione.
-Grazie- disse arrossendo.
-Come mai sono così leggere?-
Lei lo fissò triste.
-Non mi serve molto. Questa estate ho intenzione di cercare i miei genitori. Girerò tutta l’Australia, se necessario-
-E come farai? Insomma, qual è il tuo piano?-
Lei si mise le mani nelle tasche, alzando le spalle.
-L’idea di base è passare qualche giorno nella mia vecchia casa. I nuovi proprietari torneranno a metà settembre, fino ad allora starò lì, prosciugherò i miei risparmi e mi comprerò i generi di prima necessità. Poi partirò-
-Sai, Granger, sono un po‘ offeso-
-Offeso?- chiese lei, alzando un sopracciglio.
-Sì, offeso. Perché non mi hai chiesto di accompagnarti?-
Subito lei arrossì.
-Bè, è l’estate del diploma, i ragazzi della nostra età si andranno a divertire, partiranno. Io non posso farlo, non voglio farlo. Ho bisogno dei miei genitori, mi mancano-
Sentì le lacrime pungerle gli occhi, ma non voleva piangere.
Lui le mise le mani sul viso, cominciando ad accarezzarlo.
-Ancora non hai capito? Ovunque tu vada, io verrò con te, qualunque cosa tu faccia, la farò insieme a te. Sei il mio sole, Granger, senza di te muoio di freddo. Se tu vorrai, voglio venire con te-
Questa volta le lacrime le scesero sul serio, subito asciugate dai pollici del ragazzo. Le aveva detto delle cose troppo carine, che riassumevamo ciò che provavano l’una per l’altra.
In quel momento si chiese come le fosse venuto in mente di partire senza di lui.
-Certo che lo voglio-
Lui le sorrise, poi la baciò teneramente sulle labbra.
-Se avete finito di pomiciare, vorremo partire- disse una voce dalla carrozza.
Hermione riconobbe la voce di Zabini, fintamente severa.
-Taci, Blaise. Andiamo- disse poi ad Hermione tendendole la mano.
Ed Hermione gliel’avrebbe tesa, mille e mille volte ancora.
 
Il viaggio trascorse troppo velocemente, per i gusti di Hermione.
Mai si vide nello stesso scompartimento Harry Potter e Draco Malfoy, con rispettivi amici, chiacchierare e dividersi i dolciumi.
Era contenta di come si stesse evolvendo il rapporto tra Harry e Draco. Non erano ancora amici, ma almeno si stavano sforzando. Per lei.
A metà del viaggio, Harry uscì dallo scompartimento, e dopo cinque minuti tornò con una sorpresa per tutti.
Sorpresa sgradita, ovviamente.
Esmeralda li fissava tutti ancora dall’alto in basso, appoggiata alla porta scorrevole e con le braccia conserte, silenziosa mentre il moro spiegava al gruppo i suoi progetti per l’estate.
Inizialmente, ci fu un putiferio. Hermione ne fu la portabandiera: il ricordo della bugia di Esmeralda riaffiorava spesso nella sua mente.
Dopo qualche minuto di urla, soprattutto di Hermione e Ginny che non accettavano assolutamente l’idea, finalmente la situazione si calmò, grazie all’intervento di Blaise e Draco.
Riuscirono a parlare di questa follia per tutto il viaggio.
Quando finalmente, arrivarono al binario nove e tre quarti, Hermione non era del tutto convinta, ma d’altronde Harry aveva accettato la sua storia con il biondo, ora toccava a lei dimostrare la forza della loro amicizia, accettando questa improbabile amicizia con quella ragazza che non le piaceva per niente.
Ci fu un minuto di silenzio, durante i quali tutti i ragazzi del settimo anno si fermarono ad osservare l’Espresso di Hogwarts allontanarsi. Era il loro ultimo viaggio.
Poi ci fu una grande calca per attraversare il muro che collegava il binario magico con la stazione babbana di King’s Cross.
Hermione e tutto il gruppo di trovò fuori, nell’aria calda ed inquinata di Londra.
-Allora, noi andiamo- iniziò Ron, prendendo la mano di Lavanda.
-Non vedo l’ora di vedere la faccia della mamma quando glielo dirai- ridacchiò Ginny – Che nessuno di voi osi sparire eh! Bè, tu puoi farlo anche adesso- si rivolse poi ad Esmeralda.
-Ginny..- la minacciò Harry.
-Ok, ok, scusa! Allora, rimaniamo in contatto!-
Hermione vide i due Weasley allontanarsi con i rispettivi compagni, e pensò a come, fino all’anno scorso, Ron significasse il suo mondo. Solo l’idea di perderlo le metteva angoscia.
Ed ora era solo contenta di vederlo felice, al fianco di Lavanda e pronto a diventare padre.
-Ora tocca a noi- iniziò Harry.
-Dove andrai ora?-
-A casa di Esmeralda. Da lì decideremo cosa fare-
Hermione lo abbracciò forte.
-Ti voglio tante bene, Harry. Stai attento, e cerca di stare lontano dai guai-
Lui sorrise.
-Lo sai, Hermione. Sono i guai che cercano me-
La ragazza rise, poi dovette lasciarlo andare.
Ecco, se ne andava un altro pezzo della sua vita. Harry era il suo punto di riferimento, il suo migliore amico, la persona più importante per lei.
Chissà se sarebbero riusciti tutti a rimanere in contatto.
-Andiamo?- chiese Draco, prendendole la mano e distogliendola dai suoi pensieri.
-Sì. Sei pronto? Non sarà semplice. Non ho la minima idea di dove siano i miei genitori-
Lui la abbracciò.
-Nessuno ha detto che sarà semplice. Ciò non significa che non bisogna provarci-
Hermione sospettò che non si riferisse solo alla sua frase di prima.
Lei lo baciò a lungo, teneramente.
-Andiamo a casa-
-Sai che suona proprio bene?-
Risero, mentre girarono su sé stessi per Smaterializzarsi nella vecchia casa di Hermione.
E alla stazione di King’s Cross improvvisamente calò il silenzio.




NdA: Buonasera!
 Ebbene sì, è finita. Ammetto di essere commossa: insomma, è stata la mia prima creatura a ricere tanta approvazione, ed il tutto è iniziato per caso.
Volevo solo testare la narrazione in terza persona xD
Rispetto agli altri capitoli, oggi non ringrazierò i numeri, ma ognuno di voi.
Non letteralmente, potrei impazzire ( xD), ma simbolicamente.
Grazie a chi ha creduto in me dall'inizio, grazie a chi mi segue dall'inizio.
Grazi a chi ha commentato e grazie a chi non l'ha fatto.
Grazie a chi commenterà ancora e grazie a chi ha letto solo i primi capitoli e poi si è stufato,
Grazie a tutti i commenti positivi, e grazie anche ai commenti negativi, perché aiutano a crescere ed a migliorarsi sempre.
Insomma, in poche parole, grazie e VOI.
Siete voi che avete permesso ad Hermione di guarire, e grazie a voi Draco ha conosciuto l'amore.
Voi siete la mia ispirazione, vi sono grata per avermi seguito tutto questo tempo!
A presto, magari con un piccolo sequel sulla loro vita quotidiana, si vedrà.
Grazie mille, a tutti, nessuno escluso! ^^
Jecchan

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