Like you were never gone

di giormoments
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. The one that got away ***
Capitolo 2: *** 2. Can you feel that love again? ***



Capitolo 1
*** 1. The one that got away ***


Like you were never gone

1. The one that got away


Nel 2010 Harry Styles pensava che quello sarebbe stato senza ombra di dubbio l’anno più bello ed intenso della sua vita.
Aveva diciotto anni e si godeva la vita.
Era uno dei ragazzi più desiderati e popolari della città, era il capitano della squadra di calcio della scuola.
Aveva voti alti, con quel suo visino dolce e sfacciato riusciva ad ottenere il meglio in tutte le materie, un po’ impegnandosi, un po’ sfruttando quel suo carattere svergognato.
Non gli sarebbe bastato un libro di 100 pagine per contenere tutti i nomi delle ragazze che avrebbero fatto carte false pur di passare anche solo un’ora in sua compagnia.
Peccato, però, che a lui non interessasse nessuna di queste. E non perché se la tirasse o fosse uno solitario. Semplicemente: era già felicemente fidanzato.
Nel 2010, precisamente il 15 maggio, aveva finalmente trovato l’occasione ed il coraggio per dichiararsi a Louis Tomlinson, 19 anni, bello da morire.
Harry doveva ringraziare il suo amico Zayn. Di certo senza di lui non si sarebbero mai conosciuti.
Louis non era certo il tipo da frequentare le feste scatenate e le partite di calcio.
Era un tipo molto più riservato, anche se, Harry lo sapeva bene, era tutta apparenza. Una volta presa confidenza, era la persona più divertente e bastarda, sì bastarda, della Terra. Harry aveva perso il conto degli scherzi idioti che gli aveva fatto.
Zayn li aveva presentati all’inizio dell’anno. Lui e Louis facevano squadra per gli addobbi per l’ennesima raccolta di fondi organizzata dal loro liceo. Harry si era avvicinato a Zayn un giorno di febbraio del 2010, mentre il moro era intento a parlare con Louis dei loro impegni ed è stato lì che è successo.
E’ stato lì che è iniziato tutto.
E’ stato lì che per la prima volta, Harry ha visto davvero Louis Tomlinson.
Si è accorto lì, in quel corridoio affollato dal via vai del cambio tra la prima e la seconda ora, di quei fari che Louis aveva al posto degli occhi. Si era accorto lì di come quel capelli sottili ricadessero sulla fronte alta.
Era passato poco tempo, davvero poco tempo perché Harry iniziasse ad assillare Zayn per portarlo con lui alla prossima riunione del comitato studentesco.
L’occasione era arrivata subito dopo. La settimana successiva la partita settimanale di calcio e la riunione capitavano proprio nello stesso pomeriggio. Allora Harry era andato di Zayn alla riunione con il suo borsone blu scuro in spalla. Lì l’aveva rivisto. Certo, non che nell’ultima settimana non l’avesse visto, ma quella era la prima vera occasione che aveva di rivederlo da vicino.
Si ritrovò a sorridere come una ragazzina quando entrò nella sala conferenze e lo trovò lì, seduto con le gambe fasciate dai jeans chiari raccolte, la schiena appoggiata allo schienale e la cartellina in grembo con l’espressione pensierosa e corrucciata più dolce che Harry avesse mai visto.
Di Zayn nemmeno l’ombra.
Allora si avvicinò lentamente a Louis e poggiò il borsone lì a terra, facendolo sussultare.
Gli aveva sorriso. Appena si era accorto che era lui, Louis era arrossito leggermente e gli aveva rivolto un sorriso bellissimo. Harry si era seduto accanto a lui e avevano iniziato a chiacchierare, anche se erano entrambi nervosissimi e avevano parlato di cose banalissime come il tempo o la partita di Harry.
Il tempo era volato e tra una chiacchiera ed uno sguardo assassino rivolto a Zayn, arrivato con mezz’ora di ritardo, Harry era dovuto scendere in campo.
Mentre giocava, rivolse lo sguardo verso le tribune e sentì la forza di spiccare un salto di dieci metri. Louis era lì, accanto a Zayn, col suo cappellino bianco di lana calato sui capelli castani che chiacchierava col moro. Si era decisamente fatto perdonare per quella situazione orribile in cui l’aveva messo con quel suo ritardo.
Quando segnò, quel giorno, guardò di sottecchi verso gli occhi blu di Louis e gli sorrise. Lo vide arrossire ed abbassare lo sguardo mentre sul viso nasceva l’ombra di un sorriso.
Harry si sentì pieno di energia e nessuno riuscì a fermarlo più.
I loro incontri si succedevano tutti in quel modo: uno dei due costringeva Zayn a combinare incontri, si sorridevano e tubavano come due colombelle.
Il primo bacio Harry lo ricordava bene, eccome se se lo ricordava.
Era accaduto nel modo più scontato e idiota possibile: il gioco della bottiglia.
Zayn era riuscito a convincere Louis a partecipare ad una delle loro feste. In realtà non c’era voluto molto per convincerlo, gli era bastato dire ‘ci sarà anche Harry’ e Louis era già praticamente fuori dalla porta.
Erano tutti ubriachi, o meglio, quasi tutti. Harry era già abbastanza nervoso di suo e non gli serviva un’altra nausea da aggiungere a quella che già aveva; Louis invece non era tipo da sbronze, le feste preferiva ricordarsele.
Si erano ritrovati lì, tutti - o meglio, i superstiti degli alcolici supercorretti di Zayn - seduti a terra attorno ad una bottiglia di vetro.
Harry aveva girato quella bottiglia e pensò di aver avuto un’allucinazione quando la vide fermarsi proprio con l’estremità rivolta verso Louis. Zayn aveva iniziato a ridere, ubriaco fradicio, battendo il palmo sul pavimento. Gli altri amici ridevano. Louis no. Louis guardava quella bottiglia come se ne fosse spaventato a morte.
Harry doveva fare qualcosa. Si alzò e gli si avvicinò porgendogli la mano. Louis, che fino a quel momento aveva tenuto gli occhi piantati a terra, li alzò di scatto. La sua mano si mosse da sola e andò ad afferrare quella di Harry, alzandosi e ritrovandosi faccia a faccia con lui.
Poteva sembrare idiota ma il fatto che il riccio fosse più alto di lui lo mandava in brodo di giuggiole.
Rimasero qualche secondo a guardarsi e sfiorarsi, poi le loro labbra, finalmente, si unirono. Harry non se le aspettava così morbide e Louis non se le aspettava così... buone.
Harry non sentì più la terra sotto ai piedi e si tenne alle spalle larghe di Louis, ma era deciso a non staccarsi da lui. Si staccò solo quando i loro amici ubriachi persi iniziarono a fischiare. Ma non staccò mai lo sguardo da quello di Louis.
Si rincorsero per tutta la notte, sfiorandosi e rubandosi baci a fior di labbra.
Davvero, Harry quel giorno lo ricordava come fosse appena accaduto.
E le settimane successive... Dio, poteva ancora sentire la felicità pungergli tutti i nervi quando lo incontrava nei bagni per qualche bacio rubato o nei corridoi, quando si scambiavano sguardi che avrebbero fatto impallidire chiunque.
Il 15 maggio era un martedì ed Harry ce l’aveva impresso nella mente. Durante l’intervallo era andato in classe di Louis e l’aveva trovato da solo. Aveva chiuso la porta e si era avvicinato constatando che quello ancora non si era accorto della sua presenza. Se ne stava nella sua solita posizione con le gambe raccolte, le cuffiette, un block notes poggiato sulle ginocchia ed una penna che schizzava veloce sul foglio a scribacchiare qualche pensiero fugace.
Sobbalzò ancora per la presenza di Harry e di nuovo abbassò lo sguardo sorridendo.
Lo salutò con un bacio a fior di labbra e gli sfiorò il naso con il proprio sfilandosi le cuffiette.
Quel giorno Harry gli aveva detto che voleva stare con lui, che rincorrersi a scuola e alle feste non gli bastava più.
Era allora che Harry aveva visto lo sguardo di Louis alzarsi e finire nei suoi smeraldi.
Senza dirgli niente si era fatto avanti e lo aveva baciato con trasporto. Gli aveva sussurrato mille ‘sì’ in quel bacio ed Harry, di nuovo, ebbe la sensazione di essere sollevato da terra.
Dal 15 maggio 2010 Harry e Louis stavano ufficialmente insieme.
Entrambe le famiglie erano di mentalità abbastanza aperta, quindi furono più che felici della notizia ed i due non dovevano preoccuparsi di doversi nascondere anche fuori scuola.
La loro prima volta arrivò due mesi dopo.
Se lo ricordava bene, Harry, nonostante fosse passato molto tempo.
Anne era fuori per un addio al nubilato quindi avrebbe passato la notte fuori e Gemma dormiva da un’amica, quindi Harry aveva invitato Louis a casa sua per passare la serata insieme.
Ed ovviamente un bacio tira l’altro, si erano ritrovati sdraiati l’uno sopra l’altro sul letto di Harry, senza maglietta.
In quel momento Louis gli aveva sussurrato quel ‘ti amo’ che Harry poteva ancora sentire distintamente nella sua mente. Doveva esserci qualcosa che rendeva l’idea del suo stato d’animo, eppure non trovava un aggettivo che fosse adatto.
Aveva risposto a quella confessione ed aveva spento la luce. Quello che successe in quella stanza non l’avrebbero mai dimenticato.
I mesi successivi furono un crescendo di emozioni, esperienze e soprattutto amore. Impararono a conoscere pregi e difetti, espressioni, atteggiamenti. Ad esempio Harry aveva imparato che quando Louis era infastidito, assottigliava le labbra. Louis invece aveva imparato che Harry non sapeva assolutamente fingere. Era più forte di lui. Ci provava, ma alla fine scoppiava sempre a ridere e si faceva beccare.
Quando iniziò il 2011, Harry pensò che probabilmente, da come si erano messe le cose, poteva essere un anno addirittura migliore del 2010.
Filò tutto liscio fino al diploma di Louis.
Ovviamente avevano parlato del futuro. Del loro futuro individuale che includeva, era scontato, il loro futuro insieme. Louis voleva frequentare l’Accademia delle Belle Arti mentre Harry voleva continuare la sua carriera nel calcio trovando qualche università di giurisprudenza che offrisse anche borse di studio per lo sport.
Dopo il diploma del più grande però, le cose iniziarono a complicarsi.
Louis non trovava nessuna università nelle vicinanze che lo soddisfacesse, aveva iniziato ad indagare su università distanti da Londra e purtroppo per lui ne aveva trovata una che faceva proprio al caso suo. A Liverpool, circa 220 miglia da casa. Da Harry.
Quando glielo aveva comunicato, il piccolo non ci voleva credere. Sarebbero stati uno dalla parte opposta dell’Inghilterra rispetto all’altro. Louis non credeva nelle relazioni a distanza, ma per Harry decise di provarci.
Si fecero una promessa quella sera. ‘Noi ce la faremo.’
E così, dopo quasi due mesi, Louis si ritrovò all’aeroporto con genitori, sorelle ed un Harry con gli occhi arrossati.
Cercò di farsi forza lui per primo, ma quando abbracciò Harry sentì tutte le sue difese crollare sul petto del riccio. Gli bagnò di lacrime la felpa verde che portava ma a lui non interessava, continuò a stringerlo fino a quando i singhiozzi di Louis si calmarono e si decise a salire su quel dannato aereo.
I primi mesi le cose furono difficili. Si sentivano per telefono ogni ora, si vedevano ogni sera tramite Skype, ma non era la stessa cosa. Non si toccavano, non si baciavano da troppo tempo. Ed era proprio questo quello di cui Louis aveva paura.
Dopo tre mesi di lontananza si erano visti due volte in cui Louis era sceso a Londra per una toccata e fuga di un giorno.
Allora, poco prima di Natale, in una delle loro ormai sporadiche telefonate, Louis pronunciò la fatidica frase capace di far tremare il mondo: ‘dobbiamo parlare’.
Decise per la strada ‘via il dente via il dolore’ oppure ‘è come quando strappi un cerotto.’
Gli disse che non potevano più stare insieme perché Louis non sopportava quella lontananza che sarebbe stata tra di loro per altri quattro lunghi anni. Sapeva che il più piccolo avrebbe ribattuto dicendo che il loro amore era più forte della lontananza, che loro si amavano e potevano sopportare, che lui avrebbe scelto una facoltà a Liverpool in modo da potergli stare accanto.
Come poteva quel riccio basare il suo futuro su una decisione di Louis? Il più grande ancora non se ne capacitava. E soprattutto non voleva che cambiasse i suoi piani per lui. Quindi sganciò la bomba. ‘Non so più se ti amo o no.’
Non era vero. Come poteva esserlo? Certo che lo amava, lo amava più di quanto amasse se stesso. Ma doveva farlo. Quella maledetta lontananza stava facendo male ad entrambi.
Harry rimase con la cornetta appoggiata all’orecchio per qualche minuto mentre quella frase gli rimbombava nella testa ogni volta più forte.
Quando si rese conto che no, quello non era uno dei soliti scherzi idioti di Louis, Harry Styles crollò come un bambino sul suo letto.
Aveva tra le mani il regalo fresco di shopping che aveva preso per Louis. Lo stava incartando proprio quando Louis aveva chiamato.
Si alzò, prese il biglietto aereo per Liverpool datato 23/12/2011 e lo gettò nel cestino insieme alla scatolina mezza incartata contente il suo regalo per il suo ragazzo - ex ragazzo -, delle fedine argentate.
Trascorse il Natale più brutto della storia dei brutti Natali. Provò a contattarlo nei giorni seguenti, ma quando capì che Louis aveva totalmente voltato pagina, si sentì ferito e deluso, messo da parte proprio dalla persona che amava di più sulla faccia della Terra.
A Giugno 2012 il diploma di Harry recitava ‘promosso a pieni voti con borsa di studio’ ma il suo sorriso non aleggiava sul suo viso da troppo tempo.
La sera della festa di fine anno, ubriaco, chiamò Louis. Non gli interessò di trovare la segreteria, lasciò un messaggio. Si sfogò di tutto quello che si era tenuto dentro in quegli ultimi sei mesi. Gli disse quanto lo odiasse per averlo lasciato così, senza nemmeno la più banale delle spiegazioni. Gli disse quanto lo amasse e quanto gli mancasse stringerlo a sé, baciarlo, vedere il suo sorriso nascere sul suo volto a causa sua.
Quella fu l’ultima volta in cui Louis Tomlinson ebbe notizie di Harry Styles.


* * * * *



I fari di una macchina lo accecano e lo fanno tornare in sé.
Subito Harry si raddrizza sul sedile della sua auto e passa la manica sul finestrino appannato mentre il cuore gli arriva in gola dall’agitazione.
È il 20 dicembre e sono passati esattamente quattro anni da quando Louis l’ha lasciato.
Per l’ennesima volta si sente uno stupido per trovarsi lì, ma sente di doverlo fare, di doverlo vedere ancora.
Qualche giorno prima, parlando con Zayn, gli era giunta voce che Louis sarebbe tornato a Londra per le vacanze di Natale e che avrebbe partecipato ad una cena per gli ex-alunni del suo corso.
Ed è per questo che Harry si è appostato nel parcheggio del ristorante ad aspettarlo.
Non sa cosa farà. Non sa se rimarrà bloccato in macchina a guardarlo entrare ignaro della sua presenza, se uscirà e gli riverserà addosso la rabbia repressa ed il dolore che ancora gli attanagliava lo stomaco.
In quel momento lo vede scendere dalla macchina.
E’ cresciuto, ma è sempre lo stesso Louis. Ha tagliato i capelli, ma sono belli come sempre. Ha un velo di barba che Harry trova meravigliosa.
La mano va da sola ad aprire lo sportello e le gambe lo trascinano fuori. Chiude lo sportello e se ne rimane impalato lì con le mani affondate nelle tasche del cappotto, aspettando che l’altro lo veda.
Louis chiude la macchina e si incammina verso l’entrata. Poi lo vede. E per un attimo pensa di star sognando.



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Ok, mi fa abbastanza senso parlare di capitoli.
Non che abbia qualcosa contro le long (anche se questa non lo è), ma mi sono sempre tenuta a debita distanza :'(

L'idea per questa ff mi è venuta mentre ero in macchina. Alla radio hanno passato Infinito di Raf e BOOM! La larry era lì nella mia mente, pronta per essere scritta. Sono tornata e in due giorni l'ho finita.
Ben 7 pagine di Word e penso sinceramente che sia la storia più lunga che abbia mai scritto ed è per questo che ho deciso di dividerla in due capitoli!
La prima parte è solo il flashback degli anni precedenti, il secondo capitolo sarà sul presente, ritroveremo H&L cresciuti e... cambiati. O forse no?
*muahahhahahahaha* ok sta storia del 'prossimo capitolo' mi sta prendendo un po' troppo e non vorrei spoilerarvi nulla!
Questo fantomatico secondo capitolo arriverà... non lo so.
Io volevo postare presto perché non so tenermi le cose per me, ma dalla regia (*coffcoff* Deb) mi suggeriscono di postare tra qualche giorno.
E penso che seguirò questo consiglio, quindi posterò tra giovedì e venerdì :)

Detto ciò spero di sapere cosa ne pensate perché ci tengo davvero tanto e per una volta mi piace quello che scrivo (non troppo, non abituatevi).
I ringraziamenti, non dimentichiamocelo ♥
Un grazie grosso quanto l'Empire State Building alla mia piccis che come al solito mi asseconda in ogni mia idea folle e mi costringeva spronava a scrivere anche quando mi sanguinavano le dita xD No, seriamente, grazie picci ♥
E un grazie altrettanto gigantesco a Deb che a forza di miagolii mi ha fatto capire quanto le piacesse e come al solito mi aiuta a trovare i titoli ♥

Bene, a giovedì/venerdì!

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Capitolo 2
*** 2. Can you feel that love again? ***



Piccola nota: ho modificato il primo capitolo aggiungendo un pezzetto di 'introduzione' al secondo (e ultimo). Se non l'avete visto vi consiglio di andarvelo a leggere per poter capire cosa sta succedendo ;)



Like you were never gone

2. Can you feel that love again?




«Harry» sussurra più a se stesso che al riccio. Sono a più di due metri di distanza ma Harry lo sente.
«Ciao Lou» sussurra mentre sente che sta per svenire, per sentirsi male, per rimontare in macchina e scappare da quello che sente sarà un errore mastodontico. Ma è solo la paura a fargli pensare una cosa del genere. In effetti, è stato già rifiutato una volta. Cosa gli assicura che non succederà di nuovo?
«Che... Che diamine ci fai qui?» gli chiede Louis avvicinandosi. Poi sembra pensarci un attimo e «Ma certo, Zayn» e Harry sorride affondando il naso nello sciarpone di lana.
«Mi ha detto che saresti tornato a casa per le vacanze e di questa cena per gli ex-alunni e... Non lo so nemmeno io che ci faccio qui» ammette con un’alzata di spalle.
«Non sei mai stato un tipo razionale» dice Louis sorridendo, appoggiandosi accanto a lui sulla macchina.
«Allora, come mai quest’anno hai deciso di tornare a casa per le vacanze? Sono tre anni che non torni per Natale» inizia Harry. Inizia quel discorso che lo sa, potrebbe essere potenzialmente distruttivo o potrebbe farlo finalmente tornare a vivere.
«Come sai che non torno a casa per Natale da tre anni?»
«Oh andiamo Lou! Anche se io e te ci siamo lasciati non significa che io abbia tagliato i ponti con la tua famiglia! Specialmente con le tue sorelle. Le incontro spesso e tra una chiacchiera e l’altra esce fuori l’argomento Louis. So che sono tre anni che non torni a casa, so che ti manca ancora un anno per laurearti e che hai cambiato facoltà due volte pur di non tornare qui» gli elenca Harry con la voce rotta specialmente nell’ultima parte.
«Dannate pettegole» bisbiglia Louis ironizzando. «Sì, sono tre anni che non festeggiamo il Natale tutti insieme, ho sempre avuto impegni durante le vacanze di Natale. E pensavo che sarebbe stato più facile per tutti se io non fossi tornato» strano come quel ‘tutti’ suonasse più come un ‘te’.
«Non eri obbligato ad esiliarti dall’altra parte dell’Inghilterra solo per non vedermi» sussurrò Harry affondando il viso nella sciarpa e piantando lo sguardo sull’asfalto. «Però vorrei delle spiegazioni»
«Harry» la voce di Louis era leggermente strozzata ma non si fermò «Sapevo che prima o poi avremmo dovuto affrontare questo discorso e so anche che ti devo delle spiegazioni, ma ora ho da fare» disse indicando con la testa il ristorante. «Sono in ritardo e mi stanno aspettando»
Il corpo di Harry fu scosso da una risata che durò un secondo e poi scosse la testa, staccando la schiena dallo sportello dalla macchina per mettersi di fronte a Louis.
«Prego, scappa di nuovo. Te l’avevo detto, non so perché sono venuto qui ed avrei dovuto rimanermene a casa. Avrei preferito che Zayn non mi avesse detto nulla. E ora se non ti dispiace, dovresti toglierti dal mio sportello, vorrei tornare a casa» disse Harry col tono più freddo che Louis avesse mai sentito nella sua voce e per un attimo rimase sorpreso a guardarlo con gli occhi e la bocca spalancata. Poi si decise a togliersi e si avviò verso l’entrata anche se la sua mente gli urlava di non fare il codardo e tornare indietro.
Poco prima dell’entrata si voltò ed «Harry!» lo chiamò, voltandosi. Quello stava per chiudere lo sportello e si blocco guardandolo. «Aspettami qui» gli disse mentre entrava di fretta sotto lo sguardo sorpreso ed incuriosito del riccio.
Non sapeva cosa avesse intenzione di fare quindi lo aspettò fuori dalla macchina con la schiena appoggiata allo sportello. Lo vide uscire due minuti dopo e senza dirgli nulla si infilò al posto del passeggero. Harry continuava a guardarlo, poi lo imita e sale in macchina. Ma non ha idea di dove andare.
«Dove andiamo?» gli chiede mentre mette in moto.
«Io sto a casa di Fizzy, ma lei è fuori città per lavoro»
«Ok, allora vieni da me» gli dice, anzi, gli impone. Ma da Louis non arriva nessuna risposta negativa ed Harry si dirige verso casa sua.
Mentre entrano, a Louis sembra di essere tornato indietro di quattro anni. Casa Styles è rimasta la stessa, non è cambiato assolutamente niente. Lo fa sentire a casa anche se non dovrebbe. Casa sua non è più quella, ma è a Liverpool.
Senza dirgli niente Harry tira dritto al piano di sopra e Louis lo segue per le scale.
Appena entra nella stanza di Harry gli si annoda lo stomaco. Quel letto. La loro prima volta.
«Non è cambiato proprio niente qui eh. E’ esattamente come me la ricordavo» dice sedendosi sul letto. Harry si siede accanto a lui e gli sembra di essere una calamita. Il suo corpo fa di tutto per avvicinarsi a Louis ma lui si impone di rimanersene fermo dov’è.
«Conosci mia madre, è una conservatrice. Non cambia mai niente a meno che questa non cada a pezzi. Ha cambiato solo il suo materasso, per il resto è tutto esattamente come quattro anni fa»
«Il suo materasso» ripete Louis sorridendo. «Se avesse saputo quello che ci abbiamo fatto, su quel materasso, l’avrebbe cambiato subito» dice ridendo.
«L’avrebbe bruciato, penso» sorride Harry, togliendosi il cappotto.
Louis lo fissa mentre compie quel gesto così banale e quotidiano. Harry indossa un maglioncino attillato che gli risalta il fisico e Louis non può fare a meno di notare quanto sia cresciuto bene e quanto sia diventato sexy. Non che prima non lo fosse, ovvio, ma crescere gli aveva fatto decisamente bene.
«Lou, mi devi spiegare» dice di botto. Prima iniziano a discutere, meglio è.
«Io... non so da dove iniziare, sono sincero» sussurra mentre inizia a torturarsi le unghie.
Harry sorride a quel gesto che gli era mancato così tanto e poggia una sua mano grande su quelle di Louis per farlo smettere e il viso del più grande prende fuoco. Si bea per qualche secondo di quel tepore familiare ma poi le ritrae.
«Che ne dici di iniziare dal fatto che non sapevi più se mi amavi o no?»
«Io... Ero confuso, ok? Eravamo lontani e non poterti toccare mi distruggeva» inizia con voce tremante. «Non vederti più era una tortura. Mi mancava tutto. Poi abbiamo iniziato a sentirci sempre di meno e non dovrebbe essere così in una coppia» continua mentre gli si inumidiscono gli occhi.
«Pensi che io stessi meglio? Pensi che non stessi male non vedendoti più tutti i giorni e sapendoti lontano chilometri da me in una città sconosciuta?» incalza Harry con voce cauta. «Io stavo come te Lou, non capisco perché hai dovuto fare così»
«Te l’ho detto, ero confuso. Una città nuova, visi nuovi. Eri l’unico appiglio che mi teneva ancorato alla sanità mentale e poi hai iniziato a svanire anche tu»
«Io non sono svanito Lou, io ero sempre lì per te, pronto ad ascoltarti. Sei tu che hai deciso di rovinare tutto» stavolta la calma sta venendo meno. Gli serve una risposta, non chiede tanto.
«Non mentire Harry, lo sai benissimo che le cose non andavano bene negli ultimi mesi e...»
«Dannazione Lou, se una cosa non funziona bene non è da buttare! Si aggiusta! Si trova sempre il modo di aggiustarla! E non ci credo alla balla del ‘non so più se ti amo o no’. Non ci voglio credere che dopo quello che abbiamo passato insieme, dopo tre mesi di lontananza non sai più se mi ami. Non ci credo» sbotta Harry. Era proprio quello che voleva evitare. Nonostante avesse tutto il diritto di ricevere delle spiegazioni, non voleva agitare Louis. Ed ora si ritrovava ad alzare la voce.
«Hai idea di quello che mi hai fatto passare? Lo sai quanto tempo ci ho messo per uscire da questa camera e staccarmi da quel cuscino che profumava ancora di te? Le sai tutte queste cose?» gli pizzicano gli occhi ma è deciso a non farsi vedere debole, quindi ricaccia le lacrime indietro ed attende una risposta.
«Secondo te io stavo bene? Secondo te dopo che ho fatto quella telefonata sono uscito a divertirmi? Anche io sono stato male Haz» risponde con voce instabile Louis mentre alza lo sguardo verso gli occhi di Harry.
«Si ma è stata una tua decisione, te ne rendi conto? Sei stato male per colpa tua! Hai deciso tu di rompere con me, non io! Io non avrei mai preso una decisione del genere! Io ti amavo!» la sua voce è decisamente alta ma non gli interessa, che i vicini sentano le loro urla, ora deve tirare fuori tutto quello che si è tenuto dentro per quattro lunghi anni.
«Harry, ti prego, smettila di urlare. Non mi rendi le cose facili» sussurra Louis prendendosi il viso tra le mani.
«No, Lou, non piangere, ehi» si avvicina Harry posando una mano su quella di Louis e scansandola dal suo volto. I loro visi si trovano a pochi centimetri di distanza ed Harry sente quella forza spingerlo verso Louis farsi più forte. Si avvicina sempre di più fino a sentire il suo respiro su di sé.
Proprio mentre sta per baciarlo Louis si allontana e si alza.
«No, Harry scusa, non possiamo. Non... Non ce la faccio. Non sarei dovuto venire qua. In realtà non sarei proprio dovuto tornare a Londra. Scusa» dice mentre si sporge per prendere il suo cappotto e corre verso le scale.
Ma Harry è deciso a non finirla lì, quindi si alza e lo rincorre. Lo vede scendere le scale e dalla sua camera gli grida «Stai scappando di nuovo!»
Louis si ferma di colpo. Quelle parole hanno colpito nel segno. E’ un codardo e sta scappando dall’amore della sua vita per... Perché, poi? Non lo sa nemmeno lui.
Con il viso rigato di lacrime si volta e torna indietro. Si avvicina ad Harry e lo bacia con una forza tale da farlo barcollare all’indietro.
Harry avverte la familiare sensazione del vuoto sotto i piedi e Louis lo sente sorridere e stringerlo forte a sé, staccarsi solo per asciugargli le lacrime e poi tornare a tuffarsi sulle sue labbra mordendole, leccandole, baciandole.
Per quale cavolo di motivo aveva deciso di abbandonarlo?
Lo spinge indietro fino a farlo cadere sul suo letto, sul loro letto, e corre a far combaciare di nuovo i loro corpi stendendosi su di lui.
Dio, quanto gli era mancato... Gli era mancato tutto di Harry. Dal suo stringergli possessivamente i fianchi, alle sue labbra rosse che stanno percorrendo tutta la superficie della sua mandibola e del suo collo, gli era mancato l’odore di vaniglia dei suoi ricci.
Per quattro lunghi anni era riuscito a farne a meno soprattutto grazie alla lontananza. Ma sapeva benissimo che se l’avesse rivisto ci sarebbe ricascato. Era ovvio che lo amava ancora.
I vestiti volano sul pavimento e per Harry i gemiti di Louis sono come musica.
Entrambi sentono di nuovo quella sensazione di completezza e pienezza quando Harry entra in Louis.
Dopo quattro anni, dopo quasi mille e cinquecento giorni, si appartengono di nuovo. Finalmente sono di nuovo una persona sola e si appartengono come d’altronde avevano sempre fatto, anche a chilometri di distanza.
E’ bellissimo quando Louis, esattamente come la prima volta che si sono appartenuti, gli sussurra quel ‘ti amo’ strozzato tra gemiti ed Harry risponde spingendosi sempre più a fondo dentro di lui mentre gli dona piacere con la mano.
Harry quasi non ci crede che sta succedendo davvero e sente il bisogno di toccarlo per rendersene conto. Gli passa una mano tra i capelli bellissimi e sudati e gli bacia dolcemente le labbra già occupate dai gemiti che si fanno sempre più forti.
Vengono nello stesso momento ed è la sensazione più bella del mondo quando Harry ricade sfinito tra le lenzuola e Louis gli si accoccola sul petto.
Gli era mancato anche il respiro affannato di Harry dopo aver fatto l’amore.
Si beano per qualche minuto dei loro respiri che tornano pian piano regolari e dei loro cuori che battono all’unisono.
«Scusa» sussurra Louis all’improvviso. «Sono stato uno stronzo e non te lo meritavi. Potrai mai perdonarmi?» dice alzando lo sguardo verso gli occhi verdi del riccio.
Lo vede sorridere e posargli un bacio leggero tra i capelli disordinati.
«Ti ho perdonato nel momento in cui ti ho visto. Ti amo troppo per riuscire ad essere arrabbiato con te» dice prendendogli la mano ed incastrando le loro dita, che combaciano alla perfezione.
Louis gli bacia il petto e «Non so come ho fatto a poter anche solo pensare di poter fare a meno di questo» dice posandogli la mano sul cuore, sentendo i battiti accelerati. «O di questo» continua, mentre la sua mano passa a posare una carezza sulla sua guancia nivea. In quell’esatto momento un sorriso spontaneo nasce sul viso di Harry e «Esatto, parlavo proprio di questo» dice mentre si sporge per baciargli la fossetta adorabile che si forma ogni volta che sorride.
Harry gli prende quella mano e inizia a posarvi dei baci dolci, per poi passare alle sue labbra. Lo sente sospirare ed avvicinarsi fino a finire di nuovo sopra di lui.
«Aspetta» biascica mentre Harry cerca di zittirlo con le labbra. Si allontana e «E adesso?» bisbiglia facendosi scuro in volto.
«Cosa intendi?» chiede il riccio accarezzandogli delicatamente la schiena muscolosa.
«Io devo tornare a Liverpool tra una settimana» dice Louis, pronto a ricevere una scarica di botte e parolacce da parte del riccio. «Non è cambiato nulla. Cioè, qualcosa è cambiato» sorride alludendo alla loro riconciliazione «ma io vivo comunque a Liverpool e tu vivi qui a Londra. Non voglio infangarmi di nuovo in una relazione a distanza. Ho bisogno di averti vicino» afferma posando delicatamente il mento sul petto del più piccolo in attesa di una risposta.
«Vedi...» inizia Harry e Louis può bearsi di nuovo del rumore del suo cuore che accelera i battiti. Che avrà mai di tanto importante da dire per agitarsi in quel modo?
«Tu sai che mi sono appena laureato?» chiede tastando il terreno.
«Sì, signor avvocato, non sei l’unico a parlare con le mie sorelle» lo schernisce Louis ridendo.
«Sta’ zitto!» lo zittisce Harry sporgendosi per baciarlo.
«Scusa, signor avvocato, continua pure» dice Louis tornando serio e maledettamente curioso di sapere dove vuole arrivare.
«Bene, quindi saprai anche che ho continuato anche con il calcio, vero?» domanda e continua subito quando Louis gli fa un cenno di assenso con il capo. «Qualche settimana fa ad una partita della mia squadra sono venuti degli osservatori da alcune città inglesi ed uno di loro mi ha offerto un posto nella sua squadra di livello superiore alla mia. Mi sono informato e mi propongono anche degli stage in alcuni uffici di avvocati medio-importanti» prosegue .
«Ma è una notizia meravigliosa! Complimenti!» dice Louis abbracciandolo ed appropriandosi delle sue labbra rosse.
«A Liverpool» conclude e Louis si immobilizza.
«Cos... Scusa, puoi ripetere?» dice il più grande. Ha capito bene?
«Mi hanno offerto un posto in una squadra ed uno stage lavorativo a Liverpool» ripetere sorridendo verso il viso ancora incredulo e confuso di Louis.
«Lou, non è difficile da capire: mi trasferisco a Liverpool» dice stringendo ancora una volta i fianchi del più grande con le mani.
Louis rimane ancora per qualche secondo con lo sguardo perso, poi si risveglia dal suo stato di trance e «O mio dio!» urla saltando a cavalcioni su di lui.
E non c’è bisogno di altre parole, Louis si inabissa nelle labbra rosse piegate in un sorriso felice di Harry e si appartengono di nuovo, ripetutamente, nel loro letto.





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Ok, è finito. Ecco a voi il secondo ed ultimo capitolo di questa fanfiction che nessuno ha apprezzato o recensito (tranne Brandys ♥ e le mie cucciole preferite) e vi posso quasi capire, chi mi segue sa benissimo che raramente (anzi quasi mai) mi piace quello che scrivo... Pensavo che questa sarebbe piaciuta, ed invece... Quell'unica recensione lì è abbastanza demoralizzante, lo ammetto, ma ho voluto postare per me, per Crissi e Deb che mi hanno sopportata mentre la scrivevo e scleravo perché non se la filava nessuno, e per quelli, se ci sono, che hanno letto senza recensire.
E poi mi sono detta: magari qualcuno vuole leggere l'ultimo capitolo per recensire, no? Spero sia così, vorrei proprio vedere qualche recensione in più!

Bene, basta con le lamentele!
Mi ci sono affezionata un sacco a questa ff e ho capito che mi piace scrivere cose a più capitoli... Ed è per questo che tornerò con un'altra storia di massimo 5/6 capitoli, ovviamente larry e ovviamente AU ♥
Non so che altro dire se non un altro grazie a Cris e Deb che mi so(u)pportano as usual ♥

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