I Dannati sempre attendono la liberazione finale... mentre La Morte, gioca sadicamente con le proprie pedine!

di Aetherios
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perdita di se stessi. (Presente) ***
Capitolo 2: *** La vera storia di Aetherios. (Passato) ***
Capitolo 3: *** Aetherios & Ariadne (Passato) ***



Capitolo 1
*** Perdita di se stessi. (Presente) ***


*Davanti a se aveva solo un muro,un muro vuoto,prima sul quel muro dal colore chiaro erano appesi alcuni dei quadri più rari del mondo,in quei quadri c'erano migliaia di anni e passioni infinite,ogni pennellata rappresentava qualcosa di unico e di perfetto,valevano milioni di dollari eppure ora giacevano distrutti a terra,spaccati e rotti da un momento di pazzia di quell'uomo che giaceva a terra con un viso sconvolto.La maschera di perfetta sicurezza era sparita,quell'atteggiamento da sbruffone che lo distingueva era sparito,ora davanti a se aveva solo la paura,paura del passato,paura che qualcosa presto sarebbe accaduto,qualcosa di male e di devastante per lui.A fatica si rialzò da terra,ancora a piedi nudi si incamminò verso la cucina,i vetri dei vasi spaccati a terra gli tagliavano le carni lasciando fuoriuscire quel liquido denso e rosse che di solito da lui non usciva mai,stava sanguinando,un semi-dio che sanguinava.La vista di quei pezzi taglienti oramai colorati di rosso sotto i suoi piedi gli provocò una risata,una risata pazza e nervosa come se in quel gesto ci fosse qualcosa di divertente...era umano,aveva perso i suoi poteri.Non trovava spiegazione a questo,esaminava i suoi duemila e passa anni e non vedeva nulla che si poteva avvicinare a cio che gli stava accadendo in quel momento,era sempre stato al massimo delle forze,aveva visto tra le sue mani passare milioni di persone e tutte erano morte,morti tremende,dolorose e torturate.Viveva per questo,erano nato per questo,il suo stesso padre che lo aveva abbandonato,era tornato da lui per affidargli quel potere,nonostante tutto il padre sapeva l'importanza che James avrebbe avuto in quel mondo.Il Bene e il Male dovevano coesistere,nessuno prevaleva sull'altro ,doveva esserci un equilibro seppur precario e James era stato un peso importante in quella bilancia.Ora invece??? Ora non era nulla,ora era solo uno stupido umano,una delle razze più insignificanti di tutte,persino peggio dei vampiri,inutili e deboli,pieni di paure e senza un briciolo di dignità.No,no...lui non poteva essere questo,non poteva restare inerme in attesa di qualche evento che avrebbe messo fine alla sua vita,non voleva morire e quella paura si stava insinuando in lui.Purtroppo in quel momento si sentiva più umano che mai,ma almeno i suoi poteri autocurativi non erano scomparsi,e anche se lentamente le ferite ai piedi si stavano rimarginando.Si diresse di nuovo in camera sua,stavolta evitando di  passare sopra quei cocci da lui rotti,arrivò davanti all'armadio e indossò un jeans pulito e una semplice maglietta,ma sentiva freddo,quel freddo che gli entrava nelle ossa cosi completò il tutto con un giubotto pesante.Uscì fuori in piena notte,la città era silenziosa e oscura che metteva quasi paura,si sentiva seguito e ossessionato da cose che esistevano solo nella sua testa,quando all'improvviso dei tacchi,piccoli ma rumorosi si avvicinavano velocemente a lui,si girò di scatto urlando*

Chi sei???? Cosa vuoi da me???

*Con gli occhi spalancati si girò verso questa ragazza che camminava velocemente solo per tornare a casa,le si spaventò e fece qualche passo indietro,era li solo perchè era una scorciatoia per arrivare prima,e ora James sentiva la sua paura,ma stavolta doveva approfittarne,doveva constatare se davvero aveva perso i suoi poteri.Si avvicinò a lei lentamente,nonostante il suo aspetto sconvolto con alcune paroline convinse la ragazza della sue dolci intenzioni*

-Sta tranquilla,io non ti farò del male,sei bellissima lo sai??? 

*Le sue parole nonostante fossero dolci e calme nascondevano la paura di fallire di nuovo,di scoprire che i suoi poteri erano davvero spariti.Appoggiò delicatamente le mani sul viso della ragazza,avvicinando le sua labbra molto chiare a quelle di lei di un rosso acceso,riuscì a sentire il loro sapore dolce,la baciò con forza premendo e mordendo quella labbra con voglia di toglierle la vita,di sentire quella scintilla spegnarsi seppur lentamente,lo sentiva,eccola,finalmente le forze della ragazza stavano venendo meno,quel bacio di morte stava funzionando e lui si sentiva finalmente vivo.La ragazza iniziava a protestare,ma mancava davvero poco al sapore della morte definitiva,la candela si stava sciogliendo per spegnersi tutta,e finalmente lui avrebbe ripreso in mano la sua vita.Ma qualcosa lo bloccò,nonostante la fiamma vitale si era affievolita la ragazza era sempre li davanti a lui,in piedi e anche se leggermente pallida,era ancora viva.Si staccò da quel bacio per lui disastroso e fece alcuni passi indietro che lo portarono a cadere a terra,si chiuse nelle sue ginocchia infilando le mani nei capelli gia spettinati*

-No...No...non è possibile...non è vero...no..no...non è possibile...

* Si dondolava come un matto e iniziò ad urlare contro la ragazza che spaventata scappò via seppur inciampando e cadendo*

-E' colpa tua,non sono io,è solo colpa tua.... 

*Urlava come un matto nella notte senza luna,una notte buia e sofferente,la prova definitiva della sua umanità l'aveva avuta,lui era questo ora e l'unica cosa che poteva fare era vivere quella vita inutile fino al giorno della sua morte.Con quella convinzione si alzò per dirigersi verso casa sua,neanche due passi e un rumore improvvisò e forte fece capolino dietro di lui,si girò di scatto sperando che fosse solo un animale,ma dietro di lui vide una donna,una donna che conosceva*

-Chi...Chi sei??? 

*Disse con voce tremante,mentre la donna,dal viso pallido seppur il colore scuro della sua pelle,si avvicinava a lui con gli occhi disperati,quegli occhi neri come la pece che lo squadravano con odio e tormento.James non aspettò che lei si avvicinasse e iniziò a correre via, ma più correva,più vedeva quella donna che si avvicinava,lo tormentava,forse era la sua immaginazione,chiuse gli occhi concentrandosi e tutto sparì,anche quella immagina raccapricciante di quella donna.Ma chi era??? Senza risposta a quella domanda riprese a camminare con passio svelto,ma venne bloccato di nuovo da quella donna,che si parò davanti a lui,ora poteva vederla meglio,il collo era spezzato e l'osso usciva da quella che prima era la nuca,era lei,era la zingara che aveva ucciso poco tempo fa.Tremando cercò di scappare ma come un fantasma lei apparve di nuovo davanti a lui,quella visione tremenda lo spaventava e lo rendeva nervoso,sapeva di non potersi nascondere e ne di poter affrontare il suo passato,la morte era stata la sua vita per duemila anni e ora era il suo tormento*

-Ti prego non farmi del male,ti prego.... 

*Si inginocchiò a terra,quasi pregando quella donna di lasciarlo andare,non era mai accaduto che lui pregasse qualcuno,erano gli altri a supplicarlo di lasciarli vivi,ma stavolta delle lacrime di paura solcarono il suo viso,i suoi occhi azzuri mai inumiditi brillavano alla luce artificiale di un palo li vicino,la donna scomparve ma lasciò in lui il senso di dolore e di inadeguatezza che lo stavano tormentando.Si alzò lentamente e iniziò a camminare senza una metà,senza qualcosa a cui pensare,c'era solo un grande vuoto in lui,aveva perso l'unica ragione di vita e ora era un essere senza niente,solo un ammasso di carne che avrebbe vissuto una vita spenta e schifosa.Camminò molte ore,passando sempre per gli stessi posti,gli stessi muri e gli stessi barboni che al suo passaggio si destavano solo per insultarlo,essendo ubriachi fradici.Oramai non aveva senso più avvicinarsi a nessuno,ma sentiva di nuovo una presenza,qualcuno che lo stava seguendo e decise che affrontare qualunque cosa fosse doveva affrontarlo,si girò verso l'uomo che aveva davanti,era un uomo normale,non era sicuramente morto e sentiva in lui qualcosa di strano*

-Cosa vuoi?? 

*Non rispose alla domanda,si avvicinò a lui e poggiò una mano sulla spalla dicendo*-Hai la possibilità di tornare ad essere cio che eri ,di tornare a vivere la tua vita per il tuo scopo,di tornare il semi-dio che sei sempre stato.... *Quelle promesse sembravano cosi belle,ma non poteva fidarsi,così si staccò da lui e si tirò indietro*

-Cosa vuoi in cambio??? 

*Quella frase fece si che l'uomo gli raccontò la storia della moglie scomparsa,della morte che oramai non si trovava e più e James capì il motivo della sua mancanza,un piccolo bagliore di vita apparì in lui,allora c'era la possibilità di tornare ad essere come prima.Se avesse ritrovato la Morte lui sarebbe tornato ad essere il solito James.Alzò lo sguardo verso il ragazzo e annuì alle sue parole*

-Farò di tutto per ritrovarla,anche andare in capo al mondo... 

 *Il ragazzo chinò la testa a mo di saluto e scomparve nel buio,mentre James decise di tornare a casa per riposarsi,sarebbe iniziato un perioso di tormento e dolore per lui,ma non poteva arrendersi a quella umanità,sarebbe ritornato grande,sarebbe ritornato cio che aveva reso orgoglioso il padre*


N.d.a

Questo è solo il primo capitolo. Presto saprete la vera storia di James e l'origine del suo potere.
Spero che questa storia vi possa prendere, come sta prendendo a me. 

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Capitolo 2
*** La vera storia di Aetherios. (Passato) ***


Cosa accade quando l'amore e la morte si incontrano?

Questa è una storia triste, una storia che non riuscirete ad immaginare perché troppo lontana dai vostri occhi.

 

La sofferenza di Anthia

 

Cos' era questa pazzia?

Le voci nella testa di Anthia erano incessanti.

Non riusciva a calmarle, la madre ha provato con il solito unguento di foglie di olivo, un olio speciale, un olio che guarisce tutto.

Ma le voci no.

Sono così confuse, sono così alte.

Ognuno grida la propria opinione e nessuno riesce a capire, neppure lei.

L'unica soluzione?

La morte.

 

L'incontro fra Anthiae Tanatos

 

Le voci. Le voci continuavano a cantare una litania così soave, una litania così splendida da farle capire che stava facendo la cosa giusta.

La morte era la soluzione.

Anthia si avvicinò al fiume chiaro e pulito per poi immergersi lentamente.

L'acqua gelida le solleticava la pelle, non si era mai sentite così viva.

-E' questo il volere degli Dei, ora ho capito ciò che devo fare.

Urlava al cielo, senza nemmeno rendersi conto che lentamente si stava avvicinando alla corrente che conduceva in modo inevitabile alla cascata poco più lontana da lei.

-Io so cosa fare.

Le lacrime rigavano il suo viso, non era triste. Lei era felice.

Si lasciò trascinare dalla corrente sentendo il suo cuore alleggerirsi sempre di più, sentendo le voci sempre più basse, quasi invisibili.

Allora lei volò.

Il suo corpo si librò leggero in aria per poi cadere giù in picchiata, non le importava del dolore, non le importava delle rocce che l'attendevano, lei era felice.

All'improvviso tutto buio.

Solo il viso di un angelo, era un angelo?

Lei non lo sapeva ma l'amò senza remore, l'amore che in quel momento provava non l'aveva mai provato.

Le sue mani fredde che sfioravano il suo corpo che nessuno aveva mai sfiorato la trascinarono via dalle rocce dure e l'adagiarono sull'erba morbida.

Amore, amore in lei.

 

La nascita di Aetherios

 

Il piccoletto che era in lei si muoveva nervoso.

Le voci erano scomparse, lei era felice.

Colui che l'aveva amata, unico e solo, era sparito ma a lei non importava, lei aveva il suo bambino.

I genitori non accettavano ciò che stava accadendo, la loro famiglia era disonorata ma non avevano mai visto la loro bambina così felice.

Non potevano far altro che assecondarla.

''Diventerà bello come il padre'', era la frase che lei ripeteva sempre nonostante il volto di Tanatos, il vero volto, le era sconosciuto.

Un nuovo calcio, un po' più energico.

Il bimbo scalciava per poter uscire, era arrivato il momento.

Urla, pianti, sofferenza, Anthia continuava a sorridere, sapeva che da lei stava nascendo la vita, come sapeva che a lei attendeva la morte.

Silenzio.

Un piccolo pianto, un pianto insistito, un pianto forzato, il bambino era nato e i suoi occhi azzurri si aprirono per la prima volta sul mondo.

Un solo sussurro uscì dalle labbra di Anthia

-Aetherios.

 

E' difficile crescere.

 

Aetherios era un bambino forte ma diverso.

Fin dalla nascita aveva acquisito particolarità strane e pericolose, la morte lo accompagnava.

Chi si occupava di lui finiva inevitabilmente per morire.

Lui non capiva nulla ma non riusciva a controllare la sua maledizione.

La sorella di …. dopo la morte dei due genitori non riuscì a far altro, con il cuore oscuro e triste abbandonò Aetherios sul ciglio di una strada.

Lui pianse, lui urlò cercando attenzioni, la sua gola era arrossata per il freddo che provava ma il volume della voce non diminuì.

''Qualcuno mi vorrà!!!''

Piccoli pensieri di un bambino diverso dagli altri, un bambino con un intelligenza più sviluppata ma con un dono.

Dopo qualche ora una donna passò di lì, non riusci a non percepire le urla del bambino e si avvicinò.

Era stupendo, due occhi come il cielo e dei capelli color del sole, seppur pochi.

Aetherios sorrise guardando la donna che gli cantava una strana litania, non riusciva a distinguere le parole, ma lo rilassava.

Si addormentò tra le braccia di quella balia.

 

Necla era una brava donna, lei aveva insegnato a Aetherios a vivere come un umano e il suo ''dono'' era scomparso.

Non aveva mai più fatto del male a nessuno ma tutti si accorgevano della sua diversità.

Troppo alto, troppo muscoloso, troppo veloce, troppo grande.

Cose che per gli altri erano pregi, per lui erano difetti.

Nessuno lo voleva vicino, nessuno stava bene accanto a lui, tutti avevano timore senza un effettivo motivo.

Aetherios voleva solo degli amici ma lui era TROPPO.

Necla lo rimproverava quando lui tentava di assomigliare agli altri.

-Tu sei speciale e chi non lo apprezza non ti merita.

Sempre le stesse parole gli ripeteva la donna, ma per lui non era una consolazione, lui era comunque solo.

 

Aetherios crebbe in solitudine, amava gli animali ma loro non amavano lui, così la rabbia cresceva e ovviamente loro morivano.

Aveva paura di se stesso, aveva paura di avvicinarsi agli altri, tranne a lei, Necla.

Era così invecchiata che oramai Aetherios si occupava di tutto, sia dentro che fuori casa.

Era il suo sedicesimo compleanno, Necla gli aveva promesso una torta, quella di mele, la sua preferita.

-Non dimenticarti le uova.

Lui non dimenticava mai nulla.

La camminata verso il villaggio era lunga ma Aetherios non si affaticava mai.

Aveva scambiato il grano che aveva coltivato durante l'estate con i vari ingredienti per la torta ed era ripartito per la sua piccola casa.

Si sentiva così strano, così elettrizzato ma nello stesso momento così spaventato, come se si aspettasse un cambiamento, un cambiamento non del tutto piacevole.

Dopo un paio di ore di cammino Aetherios entrò in casa poggiando la cesta sul tavolo della piccola cucina.

-Non ho dimenticato le uova.

Disse sorridendo, ma in risposta ci fu solo il vuoto.

Provò a chiamare la sua dolce balia ma il silenzio regnava nella sua casa.

Due passi ancora e spalancò la porta della camera da letto della donna.

Lei aveva gli occhi chiusi, non respirava e non sembrava in pace.

Aetherios terrorizzato quasi sfondò la porta per uscire, doveva chiedere aiuto, doveva salvarla.

Lei era l'unica che l'aveva amato, che l'aveva accettato per ciò che era, un mostro.

Non poteva lasciarlo, non poteva abbandonarlo.

Le lacrime accarezzarono le guance di Aetherios rigandole completamente.

Una presenza accanto a lui lo fece scattare verso destra, se qualcuno aveva ucciso Necla poteva essere ancora in giro.

Corse senza fermarsi per quasi mezza' ora, eppure quella presenza non si staccava da lui, era così veloce?

Aetherios inciampò e finalmente riuscì a vedere in volto chi lo inseguiva.

Era l'uomo più bello che lui avesse mai visto e gli assomigliava terribilmente.

-Tu hai ucciso....

*Lui lo zittì, Aetherios voleva parlare ma non ci riusciva, la sua bocca era completamente bloccata.

-No, tu l'hai uccisa, con la tua vicinanza, sei nato per star solo e nonostante tutto chi ti sta vicino deve morire.

*Le lacrime rigarono il viso del ragazzo, la consapevolezze prendeva forma dentro di lui.

Approfittando del momento di silenzio l'uomo parlò.

-Il mio nome è Tanatos e sono tuo padre.

Sono uno dei figli della morte, sono parte di un grande disegno che tu ancora non comprendi.

Sei cresciuto figlio mio, ora puoi iniziare a vivere come dovresti.

Sono qui per plasmare ciò che sei per farti diventare ciò che dovresti essere: un Dio.

Aetherios non voleva quel dono, non voleva essere diverso.

Ma la strada era unica e non poteva far altro che percorrerla.

In una luce splendente tutto cambiò, dentro di lui tutto diventò cenere, il suo cuore cessò di battere e si sbriciolò come terra al sole.

Il suo corpo si modificò in un corpo adulto, i muscoli dolevano e la testa scoppiava.

Quando la luce cessò lui era solo.

Solo e vuoto.

La sua anima e il suo cuore erano completamente spariti.

C'era qualcosa diverso che lo faceva andare avanti, una cosa che non aveva mai provato: Fame.

 

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Capitolo 3
*** Aetherios & Ariadne (Passato) ***


Quanto tempo era passato?

Aetherios non lo sapeva con certezza, sentiva il suo cambiamento, percepiva il suo corpo modificarsi in un breve tempo trasformandolo in un uomo non più un piccolo ragazzo di sedici anni.

Si era arreso al potere.

Cosa poteva fare? Come poteva bloccare il cambiamento?

Non poteva, lui era quello e doveva solo accettarlo.

La morte si era impadronita della sua mente e lo aveva fatto diventare parte di lei.

Senza una meta precisa, il Dio iniziò a vagare per la sua stessa terra, fino ad allora sconosciuta, attirato solo dalla sofferenza degli umani.

Dentro di se portava alcuni dei sentimenti più dolorosi del mondo.

La solitudine era la sua unica compagna, non aveva una casa e la morte era ciò che lo faceva andare avanti.

 

Dopo una lunga sosta ad Atene dopo una faida fra due famiglie (Aetherios aveva dovuto ''Disfarsi'' dei resti di quei corpi oramai senza vita).

Pur non possedendo un anima era di essa che lui si nutriva, in qualche modo ogni volta che lui portava via quelle anime dai contenitori materiali, si sentiva VIVO.

 

Aetherios aveva avuto sempre una passione, scriveva dappertutto, da quando la sua balia gli aveva insegnato a leggere e scrivere, lui non faceva altro.

Da quando aveva capito che la sua vita sarebbe stata eterna aveva iniziato un diario.

 

Ultimamente non aveva molta voglia, piccole guerre di conquista imperavano nella Grecia antica e aveva molto da fare nel raccogliere i frutti di questi strani banchetti.

 

Aetherios si era seduto sulla riva di un fiume, il tramonto era vicino e trasformava le limpide acque cristalline in un lungo corso di lava rosso.

Il suo adorato diario era aperto di fronte a lui.

Una piccola penna di aquila appoggiata vicino ma immobile.

Aetherios non riusciva a scrivere, le pagine bianche erano macchiate da un po' di inchiostro lasciato cadere distrattamente sui bordi.

Ma niente di sensato.

 

Una piccola folata di vento, un vento freddo e quasi fastidioso, impediva a Aetherios di pensare, di riflettere sul cammino.

Doveva solo scrivere.

Prese la penna fra le mani e inizio a riempire quelle pagine bianche di colore, parole e soprattutto di vita, ciò che lui non era.

Scrisse tanto, preso da una frenesia incontrollabile, non sapeva da dove uscivano quelle parole così poco usate, così ricercate, ma raccontavano in pieno ciò che lui voleva esprimere.

Il vento cessò e lui chiuse il diario.

Quella magia era sparita ma ora Aetherios si chiedeva da dove proveniva.

Il suo carattere curioso lo spingeva alla ricerca di una risposta.

Una piccola luce circondata dall'oscurità faceva capolino in mezzo al bosco.

Aetherios ne rimase affascinato tanto da avvicinarsi senza neanche pensare alle conseguenze.

Come poteva una luce così piccola illuminare un' oscurità così intensa?

Passo dopo passo il Dio si avvicinò al centro del bosco, un piccolo tronco spezzato e ripiegato su se stesso, ospitava una splendida creatura.

La donna emanava luce fredda, quasi lui rabbrividì nell'avvicinarsi.

-Cosa sei?

Furono le uniche parole che uscirono dalle labbra di Aetherios.

La bellezza della donna era indescrivibile, indossava un lungo vestito bianco stretto in vita ma morbido verso il basso, si manteneva su una spalla grazie ad una preziosa spilla di rubini che conferiva alla donna ancora più lucentezza.

Il suo viso era incorniciato da grandi boccoli neri e il suo sorriso era così impercettibile da sembrare una smorfia di tristezza.

-Cosa sei?

Lei non parlava, si guardava i piedi come in imbarazzo di fronte al Dio.

Eppure Aetherios sapeva che era lei la causa di quel fervore nello scrivere.

-Una musa.

Non poteva essere diversamente, ne aveva sempre sentito parlare dalla sua balia, gli aveva raccontato che ispiravano le persone nel loro talento e ora lui aveva avuto questa fortuna di conoscerne una.

-Sei una Musa vero?

Io sono Aetherios.

Si fece avanti lentamente, non voleva spaventarla con il suo stesso essere.

Lei annui sorridendo, stavolta il sorriso era marcato e bellissimo e pronunciò solo una parola.

-Ariadne.

Era il suo nome e Aetherios lo impresse a fuoco nella sua mente.

Lentamente si avvicinò a lei, più si avvicinava e più la luce si faceva intensa ma riuscì a sedersi sul quel tronco spaccato.

Il silenzio regnava tra di loro, Aetherios aveva mille domande ma non riusciva a pronunciarle.

Non riusciva a proferire parola spaventato dal fatto che fosse tutto un sogno.

-Mi hai aiutato tu prima?

Chiese cortesemente guardandola negli occhi.

Lei annui senza dire niente, il Dio rimase un po' deluso dal silenzio della donna ma non disse nulla finché Ariadne iniziò a parlare.

-Eri così sfiduciato, non riuscivi a pensare chiaramente, la solitudine e la sofferenza che ti porti dietro erano un blocco.

Io mi sono permessa solo di spostarlo per un po' ma è un macigno troppo pesante per me.

Il Dio sapeva bene cosa significavano quelle parole ma non poteva far altro che accettare la sua condizione.

-Ti ringrazio di avermi dato un attimo di pace.

Disse abbozzando un sorriso, da quando si era '' trasformato'' non era più bravo in queste cose.

Lentamente iniziarono al parlare, parlarono per ore e ore senza rendersi conto del tempo che passava.

Aetherios scoprì tutte le sue carte, per la prima volta dopo il cambiamento stava parlando con qualcuno di ciò che era diventato.

Ciò che non riusciva a comprendere e come quella donna potesse leggergli dentro così in profondità.

La sofferenza di Aetherios era quasi tangibile tanto che Ariadne adagiò la mano sul petto del uomo e una piccola lacrima scese sul suo viso.

Lui sapeva che era solo colpa sua, il mostro che era avrebbe solo fatto del male alle persone.

Doveva allontanarsi da questa' anima pura e scomparire ai suoi occhi.

-Solo un dono....

Disse a se stesso e lentamente si avvicinò al viso della donna, le sue labbra fredde si sporsero verso quelle di Ariadne, un bacio.

Un bacio di quelli intensi, le loro labbra si erano cercate per una notte intera e solo all'alba si erano incontrate.

Aetherios schiuse con la sua lingua le labbra di Ariadne per cercare la gemella in una piccola danza di passione.

Le mani del Dio si infilarono nei capelli della donna in una carezza infinita, ma Aetherios sapeva quanto dolore le stava trasmettendo.

-Oh mia Musa...

Sorrise e scomparve alla vista della donna, sulle sue labbra solo il suo sapore, sul suo corpo il suo profumo che gli sarebbe rimasto addosso per sempre.

La speranza di incontrarla di nuovo ma la consapevolezza che era impossibile.

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