Cosa accade quando l'amore e la morte si incontrano?
Questa è una storia triste, una storia che non riuscirete ad immaginare perché troppo lontana dai vostri occhi.
La sofferenza di Anthia
Cos' era questa pazzia?
Le voci nella testa di Anthia erano incessanti.
Non riusciva a calmarle, la madre ha provato con il solito unguento di foglie di olivo, un olio speciale, un olio che guarisce tutto.
Ma le voci no.
Sono così confuse, sono così alte.
Ognuno grida la propria opinione e nessuno riesce a capire, neppure lei.
L'unica soluzione?
La morte.
L'incontro fra Anthiae Tanatos
Le voci. Le voci continuavano a cantare una litania così soave, una litania così splendida da farle capire che stava facendo la cosa giusta.
La morte era la soluzione.
…Anthia si avvicinò al fiume chiaro e pulito per poi immergersi lentamente.
L'acqua gelida le solleticava la pelle, non si era mai sentite così viva.
-E' questo il volere degli Dei, ora ho capito ciò che devo fare.
Urlava al cielo, senza nemmeno rendersi conto che lentamente si stava avvicinando alla corrente che conduceva in modo inevitabile alla cascata poco più lontana da lei.
-Io so cosa fare.
Le lacrime rigavano il suo viso, non era triste. Lei era felice.
Si lasciò trascinare dalla corrente sentendo il suo cuore alleggerirsi sempre di più, sentendo le voci sempre più basse, quasi invisibili.
Allora lei volò.
Il suo corpo si librò leggero in aria per poi cadere giù in picchiata, non le importava del dolore, non le importava delle rocce che l'attendevano, lei era felice.
All'improvviso tutto buio.
Solo il viso di un angelo, era un angelo?
Lei non lo sapeva ma l'amò senza remore, l'amore che in quel momento provava non l'aveva mai provato.
Le sue mani fredde che sfioravano il suo corpo che nessuno aveva mai sfiorato la trascinarono via dalle rocce dure e l'adagiarono sull'erba morbida.
Amore, amore in lei.
La nascita di Aetherios
Il piccoletto che era in lei si muoveva nervoso.
Le voci erano scomparse, lei era felice.
Colui che l'aveva amata, unico e solo, era sparito ma a lei non importava, lei aveva il suo bambino.
I genitori non accettavano ciò che stava accadendo, la loro famiglia era disonorata ma non avevano mai visto la loro bambina così felice.
Non potevano far altro che assecondarla.
''Diventerà bello come il padre'', era la frase che lei ripeteva sempre nonostante il volto di Tanatos, il vero volto, le era sconosciuto.
Un nuovo calcio, un po' più energico.
Il bimbo scalciava per poter uscire, era arrivato il momento.
Urla, pianti, sofferenza, Anthia continuava a sorridere, sapeva che da lei stava nascendo la vita, come sapeva che a lei attendeva la morte.
Silenzio.
Un piccolo pianto, un pianto insistito, un pianto forzato, il bambino era nato e i suoi occhi azzurri si aprirono per la prima volta sul mondo.
Un solo sussurro uscì dalle labbra di Anthia
-Aetherios.
E' difficile crescere.
Aetherios era un bambino forte ma diverso.
Fin dalla nascita aveva acquisito particolarità strane e pericolose, la morte lo accompagnava.
Chi si occupava di lui finiva inevitabilmente per morire.
Lui non capiva nulla ma non riusciva a controllare la sua maledizione.
La sorella di …. dopo la morte dei due genitori non riuscì a far altro, con il cuore oscuro e triste abbandonò Aetherios sul ciglio di una strada.
Lui pianse, lui urlò cercando attenzioni, la sua gola era arrossata per il freddo che provava ma il volume della voce non diminuì.
''Qualcuno mi vorrà!!!''
Piccoli pensieri di un bambino diverso dagli altri, un bambino con un intelligenza più sviluppata ma con un dono.
Dopo qualche ora una donna passò di lì, non riusci a non percepire le urla del bambino e si avvicinò.
Era stupendo, due occhi come il cielo e dei capelli color del sole, seppur pochi.
Aetherios sorrise guardando la donna che gli cantava una strana litania, non riusciva a distinguere le parole, ma lo rilassava.
Si addormentò tra le braccia di quella balia.
Necla era una brava donna, lei aveva insegnato a Aetherios a vivere come un umano e il suo ''dono'' era scomparso.
Non aveva mai più fatto del male a nessuno ma tutti si accorgevano della sua diversità.
Troppo alto, troppo muscoloso, troppo veloce, troppo grande.
Cose che per gli altri erano pregi, per lui erano difetti.
Nessuno lo voleva vicino, nessuno stava bene accanto a lui, tutti avevano timore senza un effettivo motivo.
Aetherios voleva solo degli amici ma lui era TROPPO.
Necla lo rimproverava quando lui tentava di assomigliare agli altri.
-Tu sei speciale e chi non lo apprezza non ti merita.
Sempre le stesse parole gli ripeteva la donna, ma per lui non era una consolazione, lui era comunque solo.
Aetherios crebbe in solitudine, amava gli animali ma loro non amavano lui, così la rabbia cresceva e ovviamente loro morivano.
Aveva paura di se stesso, aveva paura di avvicinarsi agli altri, tranne a lei, Necla.
Era così invecchiata che oramai Aetherios si occupava di tutto, sia dentro che fuori casa.
Era il suo sedicesimo compleanno, Necla gli aveva promesso una torta, quella di mele, la sua preferita.
-Non dimenticarti le uova.
Lui non dimenticava mai nulla.
La camminata verso il villaggio era lunga ma Aetherios non si affaticava mai.
Aveva scambiato il grano che aveva coltivato durante l'estate con i vari ingredienti per la torta ed era ripartito per la sua piccola casa.
Si sentiva così strano, così elettrizzato ma nello stesso momento così spaventato, come se si aspettasse un cambiamento, un cambiamento non del tutto piacevole.
Dopo un paio di ore di cammino Aetherios entrò in casa poggiando la cesta sul tavolo della piccola cucina.
-Non ho dimenticato le uova.
Disse sorridendo, ma in risposta ci fu solo il vuoto.
Provò a chiamare la sua dolce balia ma il silenzio regnava nella sua casa.
Due passi ancora e spalancò la porta della camera da letto della donna.
Lei aveva gli occhi chiusi, non respirava e non sembrava in pace.
Aetherios terrorizzato quasi sfondò la porta per uscire, doveva chiedere aiuto, doveva salvarla.
Lei era l'unica che l'aveva amato, che l'aveva accettato per ciò che era, un mostro.
Non poteva lasciarlo, non poteva abbandonarlo.
Le lacrime accarezzarono le guance di Aetherios rigandole completamente.
Una presenza accanto a lui lo fece scattare verso destra, se qualcuno aveva ucciso Necla poteva essere ancora in giro.
Corse senza fermarsi per quasi mezza' ora, eppure quella presenza non si staccava da lui, era così veloce?
Aetherios inciampò e finalmente riuscì a vedere in volto chi lo inseguiva.
Era l'uomo più bello che lui avesse mai visto e gli assomigliava terribilmente.
-Tu hai ucciso....
*Lui lo zittì, Aetherios voleva parlare ma non ci riusciva, la sua bocca era completamente bloccata.
-No, tu l'hai uccisa, con la tua vicinanza, sei nato per star solo e nonostante tutto chi ti sta vicino deve morire.
*Le lacrime rigarono il viso del ragazzo, la consapevolezze prendeva forma dentro di lui.
Approfittando del momento di silenzio l'uomo parlò.
-Il mio nome è Tanatos e sono tuo padre.
Sono uno dei figli della morte, sono parte di un grande disegno che tu ancora non comprendi.
Sei cresciuto figlio mio, ora puoi iniziare a vivere come dovresti.
Sono qui per plasmare ciò che sei per farti diventare ciò che dovresti essere: un Dio.
Aetherios non voleva quel dono, non voleva essere diverso.
Ma la strada era unica e non poteva far altro che percorrerla.
In una luce splendente tutto cambiò, dentro di lui tutto diventò cenere, il suo cuore cessò di battere e si sbriciolò come terra al sole.
Il suo corpo si modificò in un corpo adulto, i muscoli dolevano e la testa scoppiava.
Quando la luce cessò lui era solo.
Solo e vuoto.
La sua anima e il suo cuore erano completamente spariti.
C'era qualcosa diverso che lo faceva andare avanti, una cosa che non aveva mai provato: Fame.
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