I can't live without you

di Ema Penniman
(/viewuser.php?uid=109962)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Something New ***
Capitolo 2: *** 2. Happy Birthday ***
Capitolo 3: *** 3. What Are You Hiding? ***
Capitolo 4: *** 4. Don't Leave Me This Way ***



Capitolo 1
*** 1. Something New ***


Capitolo 1

Something New

 
 
 
 
Nick Duval era un giovane avvocato di San Francisco. Si era laureato in tempo record e aveva ottenuto un master in diritto del lavoro. Dopo gli studi era subito stato assunto da uno studio legale. Gli erano stati assegnati parecchi casi importanti, ed aveva vinto tutte le sue cause egregiamente.

Però Nick Duval era depresso.

La sua depressione era iniziata al liceo, quando aveva fatto coming-out con suo padre. Il genitore non aveva preso bene la notizia e non l’aveva mai accettato, a dire il vero non lo accettava ancora.

Nick aveva sempre cercato di dare il massimo in tutto ciò che faceva, cercando di renderlo orgoglioso di lui, ma tutto ciò non era servito a nulla.

Appena finito il liceo si era trasferito a San Francisco e, grazie ai soldi dei suoi, aveva preso una casa in affitto; l’unico problema era che l’appartamento era davvero troppo grande per una persona sola, e lui troppo insicuro di se stesso per poterlo condividere con qualcuno, quindi per scacciare almeno un po’ la solitudine aveva comprato una cagnolina.

Nick uscì dall’ufficio quella sera che era già buio. Non sarebbe andato direttamente a casa, magari sarebbe passato prima dalla videoteca per noleggiare un altro splatter, ma aveva voglia di bere e dimenticare almeno per qualche ora che la sua vita faceva schifo.

Mentre elaborava questi pensieri, non si accorse che davanti a lui c’era un ragazzo alto e biondo.

Gli andò a sbattere contro di petto, e quando alzò lo sguardo verso lo sconosciuto per scusarsi, l’unica cosa che vide furono un paio di occhi scuri con sfumature dorate che lo osservavano interrogativi “Hey, amico. Stai attento” disse il biondo sorridendo rivolto a Nick. Questo iniziò a balbettare una serie di scuse per poi dileguarsi in mezzo alla folla. Si diresse verso casa per cambiarsi e liberarsi dalla costrizione della cravatta ed uscì per andare ad infilarsi nel primo bar che trovò aperto.

Era stato folgorato da quegli occhi. E non riusciva a rimuovere quell’immagine dalla sua mente.

Entrò nel bar e il suo naso venne immediatamente destabilizzato dal puzzo di alcol e sudore che c’era nel locale.

Si sedette al bancone e ordinò una birra. Iniziò, come spesso gli succedeva, a torturarsi mentalmente su quanto facesse pena la sua vita, ma qualcosa attirò la sua attenzione.

Si girò e si ritrovò davanti quegli occhi che pochi minuti prima l’avevano accecato.

“Grazie al cielo ti ho trovato” disse begli occhi sorridendogli.

Nick lo guardò con espressione interrogativa, ma quello gli fece segno di aspettare e si frugò nelle tasche dei pantaloni per poi tirare fuori il cellulare di Nick “Ti è caduto  quando mi sei venuto a sbattere contro” spiegò il biondo continuando a mantenere in volto qual sorriso mozzafiato.

Nick cercò di sorridergli a sua volta, ma riuscì soltanto a stendere un po’ le labbra “Grazie mille. Non mi ero nemmeno accorto di averlo perso” rispose rimanendo incantato a guardarlo.

“Comunque, io sono Jeff Sterling”  disse il biondo tendendogli la mano “Nick Duval” rispose il moro stringendogliela.

Jeff si sedette al bancone accanto a lui e Nick si concesse finalmente di spostare il suo sguardo oltre gli occhi mozzafiato.

Era alto, davvero alto, anche se stava un po’ ricurvo su di se. I capelli biondissimi erano totalmente spettinati, e se si osservava attentamente si poteva notare una linea sottile di ricrescita più scura. Il viso era ricoperto da un lieve strato di barba  bionda lasciata incolta da almeno un paio di giorni. Davanti agli occhi portava un grande paio di occhiali da vista neri che gli donavano un’aria un po’ bonaria. I vestiti erano larghi e slabbrati. Indossava una felpa blu scuro di almeno tre taglie più larga e i pantaloni della tuta erano totalmente sformati. Portava sulle spalle uno zaino che sembrava voler scoppiare di quanto era pieno e accanto a lui, poggiata al bancone, c’era la custodia di una chitarra.

Jeff si frugò nuovamente nelle tasche e ne estrasse degli spiccioli. Li posò sul piano ed iniziò a contarli meticolosamente uno per uno.

Nick non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Seguiva ogni suo minimo movimento.

“Chi stai aspettando?” chiese il biondo dopo aver addentato il panino che aveva appena ordinato. Nick gli lanciò un’occhiata interrogativa “Chi dovrei
aspettare?” chiese di rimando.

“Non so- rispose Jeff –la tua ragazza? Amici? Colleghi?” chiese il biondo sempre sorridendogli.

“N-No. Sono solo” riuscì a rispondere Nick balbettando.

“Davvero?- chiese sorpreso –ma come fa un ragazzo carino come te ad essere tutto solo soletto?” Nick arrossì di colpo. Gli aveva detto che era carino. Il ragazzo più bello che avesse mai visto gli aveva detto di trovarlo carino.

Non ricevendo alcuna risposta a quella sottospecie di complimento, Jeff iniziò ad agitarsi “Oddio. Scusa. Non pensavo ti desse fastidio. Io sono gay, non ho pensato. Scusa. Non ho pensato alle conseguenze. Ora sicuramente immaginerai che sono uno di quei maniaci che si vedono sui telegiornali... Non volevo crearti disagio, mi-mi dispiace. Ora vado, io-”  fu interrotto dalla mano calda di Nick che si posò sulla sua

“Tranquillo- rispose il moro arrossendo ancora di più per aver messo la sua mano su quella di Jeff –non mi ha dato fastidio. Solo, non sono molto abituato a ricevere complimenti da ragazzi” carini come te, aggiunse poi mentalmente.

“Oh- disse Jeff un po’ dispiaciuto –quindi tu sei etero”

Nick scosse la testa e finalmente riuscì a ricambiare il sorriso, notando l’adorabile espressione sconsolata che aveva il biondo dipinta sul viso “cento per cento gay”

Si sorrisero per qualche secondo, poi il barista si avvicinò interrompendo quel momento idilliaco “Volete qualche altra cosa, ragazzi?”

“Una birra piccola” ordinò Jeff al signore dietro al bancone.

“Mi dispiace, ragazzo. Ma questi non bastano” disse il barista dopo aver contato i soldi che gli aveva dato Jeff. Il biondo sospirò “Allora niente” e fece per alzarsi ed andarsene, quando Nick intervenne “Ne prenda due” e diede i soldi al barista.

“Oh, ehm. Grazie” balbettò Jeff rosso in viso “Figurati, è il minimo per ringraziarti di avermi trovato il telefono” disse sorridendo e facendogli l’occhiolino.

Ma che sto facendo?! Flirto con la gente?! Devo smetterla prima di dire qualcosa di stupido.

“Dove stai andando di bello?” chiese Nick indicando lo zaino del ragazzo per cercare di cambiare argomento.

Il sorriso di Jeff si spense immediatamente e distolse lo sguardo abbassandolo “In realtà da nessuna parte- fece un sospiro –due giorni fa mi hanno sfrattato dall’appartamento in cui vivevo, e qui- indicò lo zaino sulle sue spalle –ci sono tutte le cose che sono riuscito a portarmi appresso” era parecchio imbarazzato mentre parlava e continuava a torturarsi le dita e a tenere lo sguardo basso.

Nick era scioccato, non si sarebbe mai aspettato una risposta del genere, nemmeno nelle sue visioni più pessimistiche “ieri notte- continuò Jeff –ho affittato una camera di un motel per un paio d’ore, ma gli ultimi soldi che avevo li ho spesi per quel panino” terminò a bassa voce senza mai incontrare lo sguardo del moro.

“Ma- non hai nessuno che può ospitarti per qualche giorno?” chiese allibito Nick. Il biondo scosse la testa in segno di diniego.

Nick non pensò nemmeno a quello che stava per fare, aprì la bocca e diede voce ai suoi pensieri “Puoi venire a stare da me”

Jeff spalancò gli occhi e incontrò lo sguardo con l’altro “No. Non potrei mai. Non mi conosci nemmeno. Potrei essere un serial killer”

Nick sorrise “Sei un serial killer?” il biondo spalancò gli occhi di nuovo  “No” rispose quasi risentito e con una totale ingenuità “Bene- disse Nick –ti chiami Jeff Sterling, sei biondo finto e hai bisogno di un posto dove stare. Ti conosco”

“Io non sono biondo finto” rispose quasi risentito “La ricrescita parla per te- scherzò Nick –comunque, parlando seriamente. Questa sera vieni da me. Non posso saperti qui fuori a morire di freddo, mi sentirei molto in colpa se-” non riuscì nemmeno a finire la frase che Jeff lo stava abbracciando “Grazie. Grazie mille. Ti sono debitore a vita” disse direttamente nel suo orecchio.

Nick rimase immobile cercando di respirare. Poteva sentire l’odore meraviglioso che emanava l’altro ragazzo.

“C-credo sarebbe meglio andare a casa ora. Così ti sistemi” disse il moro balbettando e sciogliendo in quel modo l’abbraccio.



“Fa come se fossi a casa tua” dichiarò Nick una volta aperta la porta di casa e lasciato entrare il biondo. Jeff durante tutto il tragitto non aveva fatto altro
che sorridere raggiante, quasi saltellando.

“Io… grazie. Davvero” disse il più alto quasi commosso. Nick non fece nemmeno in tempo a formulare una frase in risposta che fu assalito da una furia a quattro zampe “Luna” esultò il ragazzo abbassandosi ed accarezzandole la testolina, poi si girò verso Jeff e di nuovo verso il cane “Luna, ti presento un nuovo abitante della casa- disse Nick indicandole il biondo –lui è Jeff. Le sue scarpe sono sue e non si toccano, tu hai già le mie” il cane sembrò sbuffare come se avesse capito, poi Nick nuovamente rivolto al più alto “Jeff, ti presento Luna Lovegood” disse sorridendo.

Una risata lo riscosse dai suoi pensieri “Oh mio dio. Quanto sei nerd” dichiarò Jeff ridendo sguaiatamente. Il moro gli lanciò un’occhiata carica d’odio “È un nome bellissimo, ed inoltre Luna Lovegood è il mio personaggio preferito di Harry Potter” affermò incrociando le braccia al petto.

Il biondo cercò di sopprimere le risatine guardandolo serio “Si, ma sei nerd” e giù di nuovo a ridere a crepapelle. Nick non riuscì a trattenere il sorriso che gli nacque sulle labbra “Vuoi dirmi che non hai mai letto Harry Potter in vita tua?” lo pungolò.

“No”

“Cosa?” chiese attonito il moro che non riusciva a credere alle sue orecchie.

“No. Non ho mai letto Harry Potter in vita mia, né tanto meno ho visto i film” disse Jeff annuendo a sé stesso.

“Ma-ma. Non è possibile. Sei un alieno” disse sempre più incredulo.

Jeff mise su un sorrisetto soddisfatto e si abbassò per accarezzare la cagnolina.

“Hai fame?” chiese Nick dalla cucina mentre apriva il frigo per controllare che non fosse così vuoto come credeva, inutile dire che tutte le sue speranze
furono infrante quando vide una solitaria confezione di uova che faceva tranquillamente la muffa indisturbata.

“No, tranquillo. Non preoccuparti” rispose Jeff dal soggiorno. Però il biondo fu tradito dal forte borbottio del suo stomaco che Nick sentì “Quanta fame che non hai!- scherzò il moro –bene, siccome il mio cibo ha deciso molto felicemente di decomporsi, ed io non ho nemmeno mangiato, ordiniamo cinese” così dicendo prese il cellulare e compose il numero del take-away.

Mezz’ora dopo erano entrambi seduti a gambe incrociate uno di fronte all’altro sul tappeto in salotto, con intorno decine di sacchettini stracolmi di cibo.

Era incredibile come avessero trovato quella complicità che li aveva legati in così poche ore. Erano bastate un paio di battute per rendersi conto di essere uguali e affini come pochi.

“Come mai ti hanno sfrattato?- chiese Nick dopo un po’ –se non vuoi rispondere non farlo, solo se ti va” specificò poi.

Jeff scosse la testa e sospirò “No, non mi pesa parlarne e che poi mi fa innervosire. Io studio musica da quando ho cinque anni. I miei genitori hanno sempre sostenuto che ero un piccolo prodigio musicale. Mi sono diplomato alla Juliard e l’hanno scorso mi sono trasferito a Castro con il mio ragazzo. Ci siamo lasciati un mese dopo, e io sono rimasto solo in una città che non conoscevo e con un fondo fiduciario quasi a zero. Due mesi fa ho finito tutti i soldi e sono andato avanti con quelli che sono riuscito a racimolare facendo qualche spettacolo, ma il padrone di casa è stato intransigente e mi ha buttato fuori” terminò Jeff sospirando nuovamente.

Nick lo guardava esterrefatto “Ma non c’è proprio nessuno che ti possa dare una mano?” chiese il moro.

Jeff scosse di nuovo la testa “I miei genitori sono morti. Io e tutta la mia famiglia stavamo facendo una gita in macchina, avevo tre fratelli ed una sorella, io ero il più grande. Ad un certo punto ci è venuto addosso un fuori strada. Il conducente guidava in stato d’ebrezza ed è morto sul colpo. Io e mio fratello Jimmy siamo gli unici rimasti vivi dopo l’incidente. Lui è stato assegnato ad una famiglia, e non lo sento da quando avevo tredici anni. Io sono stato affidato a mio nonno. Un uomo tradizionalista e filofascista. Non mi ha mai accettato. A diciotto anni ho potuto accedere al mio fondo fiduciario per l’università ed ho vissuto fino ad ora con quello”

Nick era attonito. Non aveva la più pallida idea di cosa dire. Ma cosa si dice in queste occasioni?!  “Io- mi dispiace. Dev’essere stata molto dura per te. Puoi stare qui quanto ti pare” cercò di consolarlo un minimo.

Jeff lo guardò e sorrise “No. Tranquillo. Non posso permettere che tu mi ospiti per più di una notte. Non è corretto”

L’ultima cosa che però Nick avrebbe voluto era che proprio quel bellissimo ragazzo potesse continuare a vivere in quelle condizioni “No. Starai qui finchè non troverai un appartamento decente ed un lavoro per pagartelo, fino ad allora mi farà piacere avere un coinquilino” rispose sorridente.

Jeff rispose al sorriso con uno sguardo insolito negli occhi “Bene- disse Nick interrompendo il momento di silenzio che si era venuto a creare –penso che vorrai farti una doccia prima di dormire” il biondo annuì “Lì c’è il bagno e nel mobiletto sotto il lavabo troverai tutto quello che ti serve”

Jeff si mise in ginocchio ed iniziò a togliere tutti i cartoni delle consegne “Tranquillo- lo interruppe Nick –a questi ci penso io. Tu fatti una doccia e rilassati” il biondo sorridendo si girò e si chiuse in bagno.

Nick sospirò e finì di sistemare. Quella serata era l’ultima cosa che si sarebbe aspettato.

Si diresse in cucina con i suoi pensieri concentrati sul ragazzo nel suo bagno. L’aveva fatto per aiutarlo, anche perché era carino da morire, ma soprattutto per aiutarlo.

Mentre cercava di convincersi della sua ‘bontà’ la porta del bagno si aprì ed uscì Jeff con solo un asciugamano a coprirlo in vita “Io-ehm- mi sono dimenticato di prendere i miei vestiti, scu-scusami tanto” disse evitando lo sguardo di Nick ed arrossendo. Prese in fretta lo zaino e si rifugiò nuovamente nella stanza.

Nick era rimasto imbambolato davanti al biondo. Era wow. No. Intendeva wow. Non aveva mai visto un ragazzo così adorabile. L’aveva guardato con quegli occhioni spaventati ed era tornato a nascondersi nel bagno.

Scosse il capo per non rimanere immobile a fissare la porta del bagno chiusa e tornò in cucina.

Appoggiò le mani sul tavolo e prese un bel respiro “Calma, Nick- si disse mormorando –non è successo nulla. È un ragazzo che ha bisogno di aiuto. Tanto aiuto. E anche se è un figo da paura tu gli darai una mano e basta”

Con i battiti cardiaci a mille si diresse nella stanza per gli ospiti ed iniziò a sistemare il letto.

Dopo qualche minuto Jeff si presentò alla porta. Indossava un’altra tuta, questa molto più larga della precedente, -Ma come fa a non cadergli? Pensò Nick- e una maglietta a maniche corte leggera.

Si appoggiò alla porta con lo sguardo rivolto verso il basso sorridendo. Nick lo guardò curioso “Che c’è?” chiese mentre Jeff cercava malamente di trattenere una risata.

“Sei il ragazzo più nerd che abbia mai conosciuto” disse il biondo scoppiando a ridere. Nick lo guardò con un’espressione ancora più interrogativa e il più alto tenendosi la pancia dalle risate indicò il letto “Non posso crederci. Hai le lenzuola con i cartoni animati” sentenziò Jeff.

Il moro gli lanciò l’occhiata più truce che potesse fare “Questo- ed indicò i disegni sulle lenzuola –non è un cartone animato- affermò convinto –okay, è un cartone animato- si corresse dopo l’occhiata scettica da parte di Jeff –ma non è un cartone qualunque. È il castello errante di Hawl. È uno dei migliori anime che abbiano fatto, e si da il caso che io abbia vinto queste lenzuola per aver fatto il miglior cosplay del comic-con di San Diego” disse pavoneggiandosi non poco.

“Non lo conosco” Jeff interruppe tutti i suoi sogni di gloria. Nick lo guardò risentito e incrociando le braccia al petto “Non avresti il diritto di dormire con queste lenzuola, ma le altre sono a lavare e le uniche rimaste sono di mia sorella, e sono rosa quindi, non credo che tu voglia dormire con delle lenzuola rosa

“Non hai tutti i torti- rifletté Jeff –comunque sei sempre nerd” dichiarò alla fine.

Nick gli fece la linguaccia “Invece di prendermi in giro, vieni e aiutami”

Jeff sorrise e cominciò a sistemare anche lui il letto “Sai- iniziò distrattamente –non ho mai dormito in un letto matrimoniale” constatò sprimacciando il cuscino.

“Davvero?” chiese il moro alquanto sorpreso. Il ragazzo annuì “No. Nemmeno quando ero piccolo. I miei non volevano che dormissi con loro, dicevano che era diseducativo. Preferivano rimanere alzati a tenermi compagnia tutta la notte che farmi dormire con loro” concluse sorridendo perso nei ricordi.

“Ti mancano molto?” chiese Nick guardandolo.

“Sempre- mormorò –però mio nonno mi ha insegnato che anche se i nostri cari non sono più qui con noi comunque continuiamo a ricordarli e a volergli bene, quindi è come se fossero sempre qui” disse con un sorriso sincero indicandosi il petto.

Nick tornò nella sua stanza per lavarsi e mettersi il pigiama e tornò da Jeff che nel frattempo si era già sistemato sotto le lenzuola.

“Sai, sei sempre più nerd” affermò il biondo appena vide il suo pigiama con la morte nera stampata su.

“Ho deciso di ignorare le tue battute- disse Nick –ma ero venuto qui per augurarti la buonanotte e portarti un po’ d’acqua. Ma ti do soltanto il bicchiere d’acqua” dichiarò poggiando il bicchiere d’acqua si comodino con un sorriso da presa in giro che fu prontamente ricambiato da Jeff.

Si avviò verso la porta “Chiudo?” chiese gentilmente.

“NO” la reazione del biondo fu un po’ troppo esagerata, saltò in ginocchio sul letto. Il moro lo guardò un po’ perplesso “n-no. Io- io… ecco, non mi piacciono le porte chiuse e ho paura del buio” mormorò Jeff arrossendo.

“E poi sono io quello strano” scherzò Nick divertito “Tu non sei strano, solo nerd” lo canzonò ancora una volta Jeff.

“Se se … ‘notte” disse Nick andandosene anche lui a letto.

S’infilò tra le coperte e rimase a guardare il soffitto.

Si era divertito di più in quelle poche ore che aveva trascorso con Jeff che negli ultimi quattro anni.

Aveva appena conosciuto Jeff, ma era come se fossero sempre stati amici. C’era qualcosa nel suo comportamento che l’aveva subito portato a fidarsi di lui. Non riusciva a fidarsi di persone che conosceva da anni, figuriamoci da qualche ora, ma con Jeff era scattato qualche strano meccanismo.

Era sicuramente la sua disarmante dolcezza quella che l’aveva fregato. Si era ritrovato davanti i suoi adorabili occhioni da cucciolo e non aveva saputo resistere un momento di più.

Iniziò a rigirarsi nel letto cercando di prendere sonno, ma non riuscì ad addormentarsi nemmeno per un secondo.

Verso le sei decise di alzarsi ed andare a prepararsi un caffè e magari andare a prendere al bar sotto casa la colazione per Jeff.

Si vestì di tutto punto ed andò a spiare nella camera del biondo. La porta era aperta per metà e la finestra era socchiusa, così che potesse passare una discreta quantità di luce.

Jeff dormiva rannicchiato, con le ginocchia al petto, su un lato nel letto che sembrava insignificante vista la sua altezza. Era raggomitolato su se stesso come se stesse cercando di proteggersi da qualcosa. Nick si perse a guardare rapito l’espressione crucciata che Jeff aveva dipinta sul viso, ma il biondo mormorò qualcosa nel sonno e Nick si dileguò per non essere visto in caso si fosse svegliato.

Uscì di casa.

Si fidava a lasciare un perfetto sconosciuto nel suo appartamento? Si. Non si era quasi mai fidato così tanto di una persona in vita sua.

Comprò un paio di cappuccini e delle brioches. Tornò in casa e Jeff ancora dormiva. Guardò l’orologio. Erano già le otto. Doveva correre in ufficio o sarebbe arrivato in ritardo, fortuna che era dall’altra parte della strada.

Decise di bere uno dei cappuccini e lasciare l’altro sul bancone della cucina vicino alle due brioches. Prese un post-it e lo appiccicò sul sacchetto della colazione.

Buon giorno, Jeff.
Scusa se non mi hai trovato, ma sono dovuto andare a lavoro.
Fa come se fossi a casa tua.
Mi sono preso il pomeriggio libero così sono a casa per le tre.
Ci vediamo più tardi.
Nick C=








Spazzietto di Ema
Salve a tutti, sono quì con una nuova long... in realtà non conto di farla durare più di qualche capitolo, perchè non è una storia davvero lunga.
Era da tempo che pensavo di scrivere una Niff, quindi qualche giorno fa mi è venuta l'ispirazione ed ho deciso d'iniziarne una.
Non so quando aggiornerò, perchè 1 ho parecchi impegni e 2 devo scrivere anche l'altra mia long Klaine Tha amazing double life of my boyfriend, quindi quando avrò un minuto libero scriverò la storia.

Enjoy it C=

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. Happy Birthday ***


Capitolo 2

Happy Birthday

 
 
 
 
Nel suo ufficio, durante tutta la mattinata, Nick non riuscì a portare a termine nemmeno una pratica. La sua mente era impegnata a visualizzare Jeff che dormiva rannicchiato su se stesso o il suo sguardo.

I suoi occhi emanavano una dolcezza disarmante.

Nick era sempre stato bravo a capire le persone soltanto guardandole. Fin da piccolo non era mai stato un bambino molto socievole, e così si limitava ad osservare gli altri.

Aveva capito che Jeff, sotto tutta quella gentilezza, nascondeva un segreto terrificante. Lo aveva appurato quando, la sera precedente, aveva chiesto al biondo se voleva la porta chiusa. Aveva visto il terrore comparire nei suoi occhi.

A distoglierlo da quelle paranoie ci pensò il suo cellulare che iniziò a squillare. Non fece nemmeno in tempo a rispondere che una voce dall’altro capo della linea gli perforò il timpano

“AUGURI DUVAL”

“Thad- sospirò Nick –perché continui a ricordarmelo ogni anno?” l’altro rise di gusto “Perché venticinque anni si compiono una volta sola” continuò il ragazzo su di giri.

“Si, Thad. Me lo ricordi tutti gli anni, e grazie al cielo che li compio una volta sola” rispose Nick leggermente infastidito.

“Comunque Duval, non ti ho chiamato solo per farti gli auguri, ma per dirti che stasera sei impegnato”

“Cosa?” chiese Nick stranito

“Io e te andiamo fuori e ci spariamo un paio di birre” spiegò Harwood.

“E Smythe? Che fine ha fatto?”

“Sai com’è! Si sente in trappola, lui è Sebastian Smythe, senza di lui i bar gay di San Francisco sono finiti e bla bla bla. Verso le sette sarà di nuovo qui con un mazzo di fiori dicendo che mi ama. Pff. Sebastian Smythe un corno. Comunque a che ora ti passo a prendere?”

“Thad, questa sera non posso proprio”

“No! Non m’interessano tutte le pippe mentali che ti sei fatto. Ti vengo a prendere alle sei e vestiti bene che ho i biglietti per un posto molto speciale” Nick non ebbe nemmeno modo di controbattere che Thad gli aveva già staccato il telefono in faccia.

Sospirò e posò il cellulare.

Quando finalmente uscì dall’ufficio non riusciva a smettere di sorridere. Stava per rivedere Jeff.

Aperta la porta d’ingresso rimase sorpreso dell’aria fresca e profumata che emanava l’appartamento “Jeff?” chiamò ad alta voce.

Il biondo sbucò fuori dalla cucina con indosso un grembiule rosa con i fiorellini Ma è mio?! Si chiese Nick stranito.

“Hey, bentornato- lo salutò il più alto –mi sono svegliato e non sapevo cosa fare, quindi ho deciso di sistemare un po’, spero non ti dispiaccia”

Nick sorrise “Ah, e ho portato Luna a fare una passeggiata- continuò Jeff -Dovresti farlo più spesso. Era così felice quando le ho messo il guinzaglio” il ragazzo era diverso. Sembrava un’altra persona.

La sera precedente era terrorizzato da qualsiasi cosa, ed ora… negli occhi gli brillava un altro tipo di luce, totalmente differente da quello precedente. Sembrava felice.

“Che fai?” chiese Nick seguendolo in cucina. Jeff gli sorrise genuinamente “Cucino. Ho trovato un sacco di ingredienti ed ho pensato che potesse farti piacere mangiare appena tornato” disse arrossendo leggermente.

“Io… wow. Non avevo mai usato la cucina, se non per scaldare l’acqua”

Jeff rise “Lo vedo, è praticamente lucente”

“Grazie-disse Nick -ma non c’era bisogno che tu facessi nulla” ribadì Nick imbarazzato. Si appoggiò alla cucina dove Jeff armeggiava con pentole e padelle.

“No. Ho passato un po’ di tempo. Sai, senza andare per le strade a suonare ho notato che il tempo passa più lentamente” dichiarò con un sorriso sulle labbra.

Dopo mangiato si sedettero entrambi sul divano con un po’ di quotidiani aperti sulle pagine degli annunci “Bene- iniziò Nick –vediamo di cosa ha bisogno San Francisco” prese il primo giornale ed iniziò a leggere le varie offerte di lavoro “Consegnare pizze a domicilio?”

“Non ho né una moto né una macchina”

“Qui c’è qualcuno che cerca un becchino”

Jeff scosse la testa divertito “Ho paura dei cimiteri, non metto piedi in uno da anni”

“Vediamo che c’è di altro, taglialegna saltuario”

“Non posso fare il taglialegna!”

“E perché mai?”

“Beh, primo dovrei avere la barba e un cappello davvero orrendo, secondo sono troppo esile per fare il taglialegna. Mi servirebbero muscoli che nemmeno ho” disse sollevando il braccio e alzandosi la manica. Aveva un braccio esile e delicato.

“Concordo con te. Qui c’è scritto ‘restauratore di nani da giardino’ ”

“Prendi in giro? A San Francisco chi è che ha un nano da giardino?!”

Nick rise “Bene, vediamo cos’altro c’è… no. Questo non lo leggo nemmeno”

Jeff si sporse incuriosito e si mise a ridere di gusto “Oddio. Il gestore di un sito porno no. Ti prego, ma non ne sarei mai capace. Credo che morirei dalle risate”

Entrambi iniziarono a ridere come pazzi “Okay, basta. Facciamo i seri- disse Nick trattenendosi dallo scoppiare di nuovo a ridere –insegna vivente? Ma sono seri? Chi mai potrebbe fare lavori del genere?”

“Posso vederne alcuni io? Sicuramente sono più fortunato di te” affermò il biondo prendendo il giornale. “Okay, come non detto. Solo dei pazzi farebbero queste cose. Eiaculatore di tori, prete? Non posso farmi prete, sono gay. Addetto alle pulizie di locali per adulti?! Ma sono pazzi- disse chiudendo il giornale –non troverò mai un lavoro e mi ritroverò a dormire sotto i ponti”

“Che follia, rimarrai qui finchè non troverai un lavoro e potrai permetterti un appartamento- ripetè Nick per l’ennesima volta –e poi ho trovato una cosa che fa per te, guarda” e avvicinò il giornale al biondo.

Jeff si sporse per leggere “Wow… ho fatto il gelataio per un paio d’anni nel negozio sotto casa mia quando ero piccolo. Grazie Nick” disse soffocando il moro con un abbraccio. Nick rimase in un primo momento immobile, per poi sciogliersi e stringere Jeff a sua volta “Beh, ho fatto quello che ritenevo giusto” sorrise.

Si staccarono e rimasero entrambi in silenzio molto vicini, fin troppo vicini “Sai- iniziò Jeff guardando Nick negli occhi –non capisco perché tu stia facendo tutto questo per un estraneo”

“Te l’ho già detto- continuò l’altro ragazzo –tu non sei più un estraneo, possiamo considerarci amici, no?” chiese non interrompendo il contatto visivo.

“Si, siamo amici” disse il biondo che distrattamente fece cadere lo sguardo sulle labbra di Nick.

Iniziarono entrambi ad avvicinarsi lentamente, quasi avessero paura di rovinare quel momento meraviglioso.

Tra le loro labbra ormai c’era solo qualche centimetro a dividerle…

TOC TOC.

Si congelarono entrambi sul posto e rimasero immobili per un tempo indefinito finchè il rumore non si ripetè. Allora Nick si allontanò di scatto imbarazzatissimo ed
andò ad aprire la porta.

Jeff nel frattempo rimase sul divano cercando di respirare regolarmente e far diminuire i suoi battiti cardiaci.

Il moro aprì la porta parecchio scocciato pronto a fare una cazziata a chiunque avesse interrotto quel meraviglioso momento con Jeff ma venne travolto da due braccia che si avvinghiarono attorno al collo

“AUGURI” Thad gli aveva perforato il timpano per la seconda volta quel giorno.

Nick spalancò gli occhi vedendo l’amico. Questo non si curò minimamente di lui ed entrò in casa “Spero tu abbia una buona ragione così puoi spiegarmi perché sei ancora vestito come un pinguino” disse rivolto all’abbigliamento poco informale dell’amico. Non si era ancora cambiato dal lavoro.

Thad non si curò nemmeno di ascoltare cosa aveva da dire Nick che si catapultò in cucina seguito dal moro, passando per il soggiorno e quindi anche davanti a Jeff, che era immobile come una statua, senza però accorgersi della sua presenza.

Nick incrociò lo sguardo del biondo e si strinse nelle spalle non sapendo cosa dire.

“Ma non hai nemmeno una birra, che palle” si lamentò Thad aprendo il frigorifero e trovandolo totalmente ed inesorabilmente vuoto.

“Thad, puoi venire qui” lo chiamò il moro dal soggiorno “No- iniziò l’ispanico –non m’interessa. Questa sera usciamo, perché non esiste che rimanga solo per il tuo compleanno e poi…hey, tu chi sei?” finalmente Thad aveva fatto caso a Jeff.

“Si, Thad. Questo è Jeff- poi rivolto al biondo –Jeff, questo è Thad”

“Io tolgo il disturbo” disse timidamente il più alto facendo per alzarsi dal divano “No. Tranquillo. Non ce n’è affatto bisogno” lo bloccò Nick.

“Ehm… Duval posso parlarti un momento di là?- chiese Thad guardando la cucina. Nick annuì e l’ispanico sorrise a Jeff –scusaci solo un momento” e trascinò il suo amico nell’altra stanza.

“Perché non mi hai detto che eri in compagnia?” lo assalì Thad.

Nick roteò gli occhi “Se mi avessi dato il tempo l’avrei fatto”

“Oh- disse l’altro sentendosi un po’ in colpa –beh, non posso farci nulla. Comunque lui chi è?” chiese l’ispanico con sguardo eloquente

“È un amico. Lo sto ospitando per qualche giorno perché l’hanno buttato fuori di casa e non sa come fare” disse Nick.

Thad gli rivolse uno sguardo sbigottito “Wow… e tu inviti un tizio random a casa tua, così?”

“Perché mi fate tutti la stessa domanda?” chiese l’altro sbuffando sonoramente.

“Beh, perché forse è un po’ strano quello che hai fatto?”

“Ma io mi fido di Jeff. Non so il motivo, ma sento qualcosa di buono in lui, l’ho notato fin dal primo momento” disse Nick con aria sognante.

“Ti piace” affermò Thad sorridendo.

“Io… cosa. No. Ma che stai dicendo?” Nick iniziò leggermente a sclerare arrossendo imbarazzato.

“Ooooh, che carino. A Nick piace un ragazzo” Thad si mise a canticchiare saltellando in giro e fangirlizzando come una quindicenne

“Shhh- cercò di calmarlo Nick –ti ricordo che è lì dentro e può sentirti, e poi non è affatto vero che mi piace” Thad si fermò sempre sorridendo e lo guardò scettico “Ma
l’hai visto? È un bel ragazzo!” affermò convinto.

Nick sospirò “Non ho mai detto il contrario ma-”

“Niente ma. Perché per una fottuta volta che ti piace qualcuno devi sempre tirarti indietro? Vivi la tua vita, Nick”

Il moro scosse la testa “Non so nemmeno se io gli piaccio”

“Beh, puoi sempre scoprirlo, no? Perché non ci provi?”

Nick spalancò la bocca indignato “Certo che ti fa male vivere con Sebastian. Ti sei scordato che io non sono come Smythe? Io non ci provo con la gente, a limite aspetto che siano gli altri a provarci con me e poi io-” fu interrotto dalla testa del biondo che sbucava timidamente dalla porta “Scu-scusate se vi disturbo, ma c’è qualcuno che sta bussando insistentemente e se, testuali parole, qualcuno non viene ad aprire giura che la rinoplastica a Duval la farà gratis e senza anestesia”

“A volte non hai idea di quanto io detesti il tuo ragazzo, Thad” Nick si avviò verso l’ingresso sbuffando. Aprì la porta e si ritrovò davanti il ghigno malefico di Sebastian Smythe “Wow, Duval. Sei più felice di vedermi del solito! Che ti è successo? Ti sono mancato per caso?” Nick ignorò la battuta pungente del ragazzo e ruotando gli occhi al cielo tornò in soggiorno “Tanto lo so che sei segretamente innamorato di me, come chiunque altro d’altronde. Peccato che in questo momento io si leggermente impegnato” disse Smythe dando un’altra volta prova del suo egocentrismo smisurato con una frase dall’utilità davvero discutibile.

“Thad, ora che l’hai ritrovata, portati la tua mangusta a casa, così non sarò costretto a sentire tutte le boiate che riesce a sparare in un petosecondo” disse Nick spazientito dalla presenza di Smythe.

“Carissimo, carissimo Duval- iniziò Sebastian con tono calmo –non riesco proprio a capacitarmi di come tu possa fare a meno della mia straordinaria presenza il giorno del tuo compleanno?”

Nick sbuffò e fece per rispondergli a tono, ma una voce lo distrasse “Allora, oggi è il tuo compleanno?” Jeff aveva seguito in disparte tutta la scena cercando di capire ciò che poteva da quel discorso. Quando era arrivato il primo ragazzo, quello bassino dalla carnagione scura, per come lui e Nick si erano stretti in un abbraccio, aveva subito pensato fosse il suo ragazzo. Poi però si era presentato questo Sebastian Smythe che per essere bello era veramente bello, ma tutto il suo charm si disperdeva quando mostrava la sua un po’ troppo alta autostima.

Nick si girò verso Jeff e gli sorrise dolcemente annuendo. Il biondo spalancò gli occhi “Ma-ma io non lo sapevo, non me l’avevi detto” il viso di Nick si tinse leggermente di rosso “Io non amo molto festeggiare il mio compleanno, lo trovo stupido” ammise stringendosi nelle spalle.

“Oh, quindi non-” ma fu interrotto dal geniale intervento di Smythe “Caro Duval, non sapevo che fossi sessualmente attivo” Nick si girò di scatto verso Sebastian cercando di comprendere quali oscenità avesse programmato la sua mente diabolica. Ed infatti sul viso del più alto comparve uno dei suoi amatissimi ghigni malefici “So che me ne pentirò- continuò Sebastian –ma, Thad io e te ora andiamo” disse rivolto al suo ragazzo.

“Cosa? Dobbiamo portare Duval fuori di qui, potrebbe morire di noia in questa casa, oggi è l’unico giorno dell’anno in cui posso trascinarlo in un bar senza doverlo pregare più di tanto” si lamentò il moro. Smythe scosse la testa sempre con la sua espressione malvagia dipinta sul volto “Mio carissimo Thad. Non so se hai notato, ma Nick è in compagnia della versione più alta e grande di Justin Bieber- si fermò a riflettere -Questo non so se sia più un bene che un male, ma è sempre meglio che solo? No?” Thad gli sorrise prendendogli la mano e Sebastian ricambiò il sorriso.

Era strano vedere Smythe dolce e gentile. Okay, magari non proprio dolce e gentile, ma da quando stava con Thad si era ammorbidito all’inverosimile. Certo, ogni tanto qualche battuta con doppi sensi c’era ancora e riguardo alla sua gentilezza aveva ancora molto su cui lavorare, ma quantomeno era diventato sopportabile per Duval.
Nick e Jeff durante lo scambio di battute tra i due fidanzati erano rimasti in un silenzio attonito. Jeff da quando si era sentito menzionare aveva spalancato la bocca ed era rimasta aperta.

“Beh, noi andiamo- disse Sebastian sorridendo maleficamente –ci vediamo biondina e auguri ancora Dante” si frugò nella tasca e ne estrasse una bustina “Se ti dovesse servire” disse a Nick posandogliela in mano ed uscendo insieme a Thad.

Nick e Jeff rimasero di sasso. Immobili a fissare la porta di casa.

Il primo che riuscì a svegliarsi da quello stato di trans fu Duval che sospirò pesantemente “Credo che un giorno o l’altro finirò per ucciderlo ed occultare il cadavere in qualche bosco in Francia”

“Perché in Francia?”

“Perché ogni volta dice che quando morirà vuole che il suo corpo venga rispedito in Francia perché non vuole morire tra gli Yankees. Io penso che ha paura che qualcuno che conosce vada a regalargli dei fiori anche da deceduto” ridacchiò il ragazzo.

Entrambi tornarono a scherzare come se nulla fosse. Cenarono sul divano con un pasto cucinato da Jeff, che fece sfoggio di tutte le sue doti culinarie, non abbandonando mai il sorriso. Parlarono dei vecchi compleanni di Nick, quando stava ancora con i suoi genitori, e di come a volte nemmeno ricordavano quella data. Poi Jeff raccontò a sua volta del primo compleanno di suo fratello quando il biondo aveva appena dieci anni. Risero per tutta la sera, finchè Jeff non prese la chitarra.

“Hey, ti va di sentire qualcosa?”

Nick rimase allibito per qualche secondo. Jeff gli aveva rivolto uno sguardo carico di aspettativa, con un sorriso così bello che avrebbe fatto sciogliere il cuore anche al più cattivo dei supercattivi  “Certo” rispose felice che il biondo volesse condividere un momento così intimo con lui.

Jeff prese lo strumento e iniziò a suonare qualche accordo. Prima di iniziare a cantare gli rivolse un sguardo, fu un millisecondo, ma Duval notò che le sue guance si erano tinte leggermente di rosso.

Quando la sua voce si fece sentire, Nick si abbandonò totalmente a quella musica.


It's a little bit funny, this feeling inside
I'm not one of those, who can easily hide
I don't have much money, but boy if I did
I'd buy a big house where we both could live.

 

Era la voce più bella che avesse mai sentito


If I was a sculptor, but then again no,
Or a man who makes potions in a travelling show
I know it's not much, but it's the best I can do
My gift is my song and this one's for you.

 

Nick non riusciva a credere a quello che stava sentendo. Aveva un paio di opzioni; la prima era che Jeff fosse totalmente svalvolato


And you can tell everybody, this is your song
It may be quite simple but now that it's done,
I hope you don't mind, I hope you don't mind
That I put down in words
How wonderful life is while you're in the world.

 

Nella seconda il biondo si era preso una sbandata per Nick e glielo stava dicendo attraverso una canzone.


I sat on the roof and kicked off the moss
Well a few of the verses, well they've got me quite cross
But the sun's been quite kind while I wrote this song,
It's for people like you, that keep it turned on.

 

La terza, ovvero quella più plausibile, che Jeff avesse scelto la prima canzone che gli era venuta in mente e ora la stava suonando senza un significato ben preciso da attribuirle.


So excuse me forgetting, but these things I do
You see I've forgotten, if they're green or they're blue
Anyway, the thing is, what I really mean
Yours are the sweetest eyes I've ever seen.

 

A canzone finita Nick si accorse che stava ancora trattenendo il fiato per l’emozione. Aveva osservato ogni singola posizione che avevano assunto le mani di Jeff mentre suonava. Era stato… non esistevano parole per descriverlo. Sterling era il ragazzo più meraviglioso che avesse mai incontrato.

Jeff alzò lo sguardo verso l’altro. Era rosso in volto per l’imbarazzo. Gli sorrise come solo lui sapeva fare ed entrambi rimasero in silenzio. Non un fiato, non una parola. Semplicemente rimasero a cercare chissà cosa negli occhi l’uno dell’altro.

Nick si avvicinò lentamente al biondo quasi avesse paura che potesse dissolversi. Anche Jeff dal canto suo accostò un po’ di più a Duval, finchè il ginocchio di quest’ultimo non impattò contro la chitarra che era ancora sulle gambe di Jeff.

“Io- ehm… penso, penso si sia fatto un po’ tardi, no?” balbettò Jeff che, accortosi della situazione, spalancò gli occhi terrorizzato e si alzò di scatto. Nick si riscosse scuotendo la testa “Si-si… hai ragione. Devo svegliarmi piuttosto presto domani” disse anche lui alzandosi e tenendosi a debita distanza da Jeff.

“Bella, comunque” disse poi.

Sterling si girò verso di lui inarcando un sopracciglio con fare interrogativo “La canzone. Cioè, la tua voce, cioè-no tu. No, intendevo dire che canti bene” cercò di dire Nick tra un balbettio e l’altro.

“Ehm, grazie suppongo” rispose Jeff arrossendo.

Tra i due calò un silenzio davvero imbarazzante, nel quale il biondo metteva la chitarra nella custodia “Beh, io credo che andrò a dormire- disse Nick avviandosi verso la sua stanza –buonanotte” si chiuse la porta alle spalle sospirando pesantemente.

Idiota. Idiota. Idiota.

Iniziò a farsi mille pare mentali su come avesse preso Jeff tutta quella faccenda. Non voleva approfittarsi di lui in nessun modo. Quel ragazzo però gli faceva uno strano effetto. Sentiva che se ora fosse sparito dalla sua vita niente sarebbe tornato come prima.

Si stese sul letto e iniziò a contare da quante ore conoscesse Jeff.

26.

In ventisei ore non è possibile innamorarsi di una persona, o no?

Si voltò dalla parte opposta del materasso cercando di dormire, ma esattamente come la notte precedente non riuscì. Si addormentò verso le tre per poi svegliarsi alle sei a causa di un rumore improvviso.

Si alzò dal letto un po’ spaventato ed andò a controllare in soggiorno la causa di quel suono molesto. Trovò Jeff che ballava?!

Stava ballando. Era girato di spalle con le cuffie alle orecchie. Si muoveva con movimenti fluidi e sciolti, come se stesse nuotando. Nick rimase incantato a fissarlo, finchè questo non smise, sedendosi sulle ginocchia con una mano premuta sullo stomaco e cercando di respirare nel modo più regolare possibile.

Nick si fiondò nuovamente in camera sua sperando che il biondo non lo notasse. Si risistemò nel letto ed aspettò che la sveglia suonasse. A quel punto si alzò e si vestì. Passò per la porta di Jeff che era sempre aperta per metà e lo vide dormire nella stessa posizione del giorno prima. Chiuso a riccio in se stesso.

Scese nuovamente per prendergli delle brioches e le poggiò sul tavolo della cucina con sempre abbinato un post-it.

Sono di nuovo io xD
Non credo che ci incontreremo mai
prima che io vada a lavoro, comunque
buon giorno.
Ti ho portato la colazione, spero
che il cioccolato ti piaccia.
Ci vediamo sempre alle tre.
Nick C=





Spazzietto di Ema C=

Lo so, sono in ritardo, ma non ho avuto un minuto libero per scrivere ed inoltre non ho una beta, quindi ho dovuto correggerlo da sola...
Che dire, penso che durerà al massimo altri tre capitoli, non voglio scrivere una cosa lunga ed annoiarvi tutti.
La canzone è your song di Elton John.  Avrei voluto mettere qualcosa degli R5, ma i testi non mi davano l'ispirazione giusta xD
Beh, grazie a chi ha letto questo obriobrio e fatemi sapere cosa ne pensate C= al prossimo...

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. What Are You Hiding? ***


Capitolo 3

What Are You Hiding?
 

 
 
 
Aveva quasi baciato Jeff.

Non se l’era sognato, o almeno così gli era sembrato, perché anche il ragazzo stava per baciarlo a sua volta. Ne era sicuro, il biondo gli si stava avvicinando di rimando.

Poi però qualcosa aveva spezzato quell’incantesimo. Aveva visto l’orrore di quello che stava per accadere negli occhi di Jeff.

Nick non riusciva a spiegarsi cosa fosse successo o perché, solo che stava per succedere.

Di nuovo quella mattina si perse a fantasticare su quella testa bionda che lo aspettava a casa sua.

“Jeff, sono tornato” disse a gran voce appena tornato dal lavoro. Aspettò che il biondo si facesse vedere, ma dalla cucina non sbucò nessuno vestito con uno stupido grembiulino rosa.

“Jeff?” chiamò di nuovo Nick. Ma come prima nessun risultato.

Quando il moro vide Luna andargli incontro saltellante iniziò ad andare in iperventilazione.

Corse in cucina e si bloccò davanti ad un post-it. No. Non poteva essersene andato.

Prese il foglietto e lo lesse…

Hey Nicky
Stavolta non mi hai beccato tu.
Sono andato in gelateria questa
mattina ed il proprietario ha detto
che potevo iniziare alle due.
Così sono tornato per dirtelo.
Sai, lì ci sono un sacco di gelati,
prima o poi ti ci porto C=
Ci vediamo stasera
Jeff.
P.s. ho preso il mazzo di chiavi che
c’era nell’ingresso. Spero non ti dispiaccia.


Nick strinse il post-it in mano sedendosi sul pavimento. Con il respiro corto per lo spavento si abbandonò ad una risata liberatoria.

Non se n’era andato. Che idiota che era stato, c’era ancora la chitarra in soggiorno.

Decise di vegetare sul divano fino all’arrivo del biondo, ma purtroppo dopo nemmeno due minuti si addormentò.

Nel frattempo a qualche isolato di distanza Jeff si stava dando da fare con i gelati.

Era arrivato puntualissimo, si era messo il grembiule ed i guanti. Il proprietario era subito stato conquistato dalla sua gentilezza e dai suoi sorrisi sinceri e lo aveva lasciato lavorare tranquillamente. Gli spiegò come sistemare tutti i vari gusti e come prepararne altri e quello per Jeff fu il primo vero momento libero in cui si concesse di pensare un po’ a quello che gli era successo in quei tre giorni.

Già, gli erano capitate troppe cose assurde in un lasso di tempo troppo breve.

Stava bene a casa di Nick, ma non poteva rimanerci ancora a lungo. Aveva bisogno di stare il più possibile lontano dal lui. Non poteva rimanere ancora in quella casa solo con lui. Cavolo era veramente difficile rimanergli indifferente.

Lo aveva già notato da un po’.

La prima sera in cui l’avevano sfrattato era passato sotto l’ufficio del moro per puro caso mentre questi usciva con lo sguardo basso e le spalle curve. Non avendo nulla da fare l’aveva seguito per un po’, così per curiosità, poi aveva trovato un motel e si era fermato a dormire lì. La seconda sera era passato di lì di proposito aspettando e sperando che il ragazzo uscisse dall’edificio. Quando lo aveva rivisto gli si era formato spontaneamente un sorriso sulle labbra, ma quello che non si aspettava era che il ragazzo gli venisse a sbattere contro.

Poi aveva visto quegli occhioni che lo osservavano stupiti, ma prima ancora che potesse parlargli Nick era sparito. Si era guardato intorno, ma non avendolo trovato aveva sospirato tristemente. Poi per caso aveva rivolto lo sguardo al marciapiede ed eccolo lì. Il cellulare ultimo modello del moro. Con tanto di ciondolo a spada laser. L’aveva raccolto come una reliquia ed aveva iniziato a cercare un numero di telefono o un indirizzo nella rubrica. Non avrebbe dovuto farlo, perché sapeva esattamente che era sbagliato. Non poteva permettersi di sbagliare di nuovo, ma aveva bellamente ignorato ogni suggerimento da parte della sua coscienza perché voleva rivederlo un’altra volta soltanto.

E ora? Come cavolo doveva fare? Perché Nick era chiaramente interessato a lui. Se ne era accorto dalla sera prima. Ma per di più anche lui era interessato a Nick, e parecchio pure. Fino a quel momento però aveva saputo resistere al moro, ma ogni volta che si trovava in una stanza solo con lui, il che accadeva di continuo, l’unica cosa che avrebbe voluto fare sarebbe stata baciarlo.

Finì di lavorare e tornò con passo lento a casa di Nick. Appena aprì la porta una Luna tutta scodinzolante gli fece l’incontro

“Ciao piccola” la salutò Jeff accarezzandola. Poi rivolse lo sguardo al soggiorno e lo vide. Nick dormiva tranquillamente sul divano. Con un sorriso sulle labbra e le mani chiuse a pugno.

Jeff sorrise ed istintivamente si avvicinò al divano, si inginocchiò a pochi centimetri dal viso del ragazzo. Gli tolse i capelli dalla fronte e vi posò sopra le labbra sfiorandola piano per non svegliarlo. Poi si allontanò da lui rimanendo a guardarlo con una mano affondata nei capelli. Nick si mosse contro il palmo di Jeff sussurrando il suo nome. A quelle parole il cuore del ragazzo iniziò a battere all’impazzata. Si scostò immediatamente dal moro respirando a fatica.

Terrore.

Nausea.

No. Non poteva succedere di nuovo.

Cercò di calmarsi il più possibile.

“Hey, Nick. Svegliati dormiglione” urlo Jeff tirandogli poi un cuscino in faccia.

Il moro si alzò di scatto dal divano brandendo il telecomando come una spada.

“Che genio! Sono tornato piccolo nerd” lo canzonò Jeff parandoglisi davanti con un sorriso. A quel punto Nick, avendo appurato di non trovarsi sotto assedio si era sciolto ed aveva ricambiato il sorriso “Che ore sono?” chiese poi con tono di voce assonnato.

“Le otto e mezza. Se non ti avessi svegliato avresti fatto unica tirata fino a domani mattina” disse Jeff scuotendo la testa contrariato “menomale che ci sono io. Guarda- disse indicando un sacchettino che aveva portato –la cena!”

Mangiarono come sempre sul divano mentre Jeff raccontava ogni piccolo particolare del suo nuovo lavoro e Nick ascoltava attentamente ogni dettaglio

“Hai qualcosa di strano” dichiarò Nick dopo un po’ mentre vedevano Harry Potter e il calice di fuoco. Avevano visto tutti gli altri tre nei giorni precedenti perché secondo Nick, Jeff non poteva continuare a non conoscere la magia!

“Davvero?” chiese Jeff toccandosi il viso per constatare di non avere un nuovo brufolo in faccia.

“Ma certo. Non hai gli occhiali” affermò Nick mentre indicava il viso del biondo. Jeff sorrise imbarazzato “Beh, io… beh ecco io odio gli occhiali. Soprattutto i miei- poi si alzò per prenderli –guardali, sono orrendi. Mi stanno malissimo, ma non posso toglierli, perché non vedo un accidente. Quindi oggi sono passato davanti ad
un’ottica e ho preso una confezione di lenti a contato. Non sopporto non averle, è la mia piccola fissazione” ammise arrossendo.

Nick lo guardò divertito “No, aspetta, sei serio?” Jeff annuì convinto ed il moro scoppiò definitivamente in una risata.

“Non lo trovo affatto divertente” dichiarò il più alto un po’ seccato.

“Ma dai. Ti stanno benissimo” disse Nick prendendogli gli occhiali di mano e posizionandoglieli sul naso soffermandosi più del dovuto.

Jeff sorrise arrossendo imbarazzato e tra loro, per l’ennesima volta, venne a crearsi quel silenzio carico di tensione.

“Ah- esclamò Jeff –ma così ci vedo malissimo” disse togliendosi gli occhiali.

Entrambi dopo quell’imbarazzantissimo momento di silenzio si separarono ed ognuno iniziò a fare altro.

Nick si rintanò in bagno a farsi una doccia. Rigorosamente FREDDA.

Cavolo pensò Duval era sceso di nuovo quel silenzio strano. E questa volta era assolutamente certo di non averlo provato. Si diede un pizzicotto e sì, faceva male. Quindi, no. Non stava decisamente sognando.

Usci dal bagno con il pigiama pronto ad andare a letto, però questa volta con una boccetta di valium in mano, ma un singhiozzo che proveniva dalla camera di Jeff interruppe il suo tragitto.

Si sporse un po’ per scorgere la figura del biondo che, con la sua tutona extralarge, appoggiato alla parete con le ginocchia rannicchiate al petto, era scosso dai singhiozzi.

Nick si portò una mano sulla bocca per non fare alcun rumore, ma Jeff purtroppo lo vide “Scu-scusa” disse cercando di asciugarsi le lacrime.

“Hey, non ti scusare- disse subito Nick avvicinandosi a lui -io-io sono venuto per darti la buonanotte, ma-ehm passo-buonanotte” balbettò il moro facendo per andarsene.

“Ti prego- piagnucolò Jeff –resta” disse alzando gli occhi rossi di pianto verso Nick. Il moro fece un sorriso triste e si avvicinò al letto sedendosi. Immediatamente Jeff lo abbracciò affondando il viso nel petto dell’altro ragazzo lasciandosi andare ad un pianto liberatorio.

Istintivamente Nick portò le braccia intoro al corpo Jeff accarezzandogli dolcemente i capelli. Non sapeva cosa fare, quindi si limitò a rimanere fermo lì cullando il ragazzo che lentamente smetteva di piangere.

Quando i singhiozzi si arrestarono definitivamente Jeff non si mosse. Rimase aggrappato al petto di Nick, quasi non riuscisse a lasciarlo andare, respirando il suo odore.

“Hey, stai meglio ora?” chiese Nick un po’ preoccupato.

“Si” rispose flebilmente Jeff alzando lo sguardo verso di lui. I capelli sconvolti e gli occhi rossi di pianto però evidenziavano totalmente il contrario.

“Io-mi…mi dispiace… scusami. Non so a mi è preso. Non-non preoccuparti. Ora sto bene” balbettò il biondo cercando di non guardare mai Nick direttamente negli occhi. Evidentemente qualcosa doveva averlo scosso parecchio per piangere in quel modo, Nick ne era sicuro, per questo non fece caso alle parole del più piccolo e lo abbracciò forte, cercando di infondergli almeno un po’ di sicurezza che in quel momento però nemmeno lui possedeva.

Jeff smise immediatamente di parlare si abbandonò nella stretta del moro lasciandosi cullare dal calore delle braccia di Nick. Le lacrime ripresero a scendere silenziose, ma almeno i singhiozzi erano spariti.

Nick continuò a sussurrargli parole di conforto finchè il ragazzo non si addormentò fra le sue braccia.

Quando Duval sentì il respiro di Jeff farsi più pesante rilasciò un sospiro di sollievo. Quel ragazzo l’avrebbe fatto uscire di testa. Rimase a guardarlo nella semioscurità della stanza. Era davvero bellissimo. Anche con tutti i capelli spettinati ed il viso arrossato per il pianto.

Iniziava però davvero a preoccuparsi per lui. Gli era scoppiato a piangere davanti. Qualcosa doveva pure essere successa al biondo, e lui, ovviamente, non aveva capito nulla di nulla.

Poco dopo sentì il peso di Jeff sulle sue braccia farsi leggermente più pesante. Osservò il biondo dormire molto più tranquillamente rispetto a qualche minuto prima e decise di farlo stendere sul letto. Cercò di sfilarsi dalla sua stretta ma questo non mollò la presa sulla sua maglia e con l’altra mano strinse automaticamente quella di
Nick non permettendogli così di lasciarlo andare.

Il moro sospirò e cercò di coprire Jeff al meglio che poteva.

Il profumo del ragazzo lo stava mandando lentamente fuori di testa. Non sarebbe riuscito a rimanere così vicino a lui per tutta la notte. Inoltre Jeff si era raggomitolato su se stesso addossandosi completamente a lui. Non riusciva praticamente a muoversi col ragazzo così stretto a se, ma fece uno sforzo e cercò di addormentarsi.

Dopo qualche tentativo finalmente si lasciò cullare dalle braccia di Morfeo, forse per la mancanza di sonno accumulata o solo perché Jeff era lì con lui, sta di fatto non si svegliò nemmeno una volta.

Verso le sei, la mattina successiva, Nick si svegliò sentendo improvvisamente un gran caldo. Istintivamente cercò di togliersi le coperte di dosso, ma spostò solo aria, finchè non si accorse che il gran caldo era provocato dal corpo che dormiva beato addossato a lui. Immediatamente si irrigidì, fin quando non ricordò ciò che era successo la sera prima.

Si perse qualche istante per osservare per bene Jeff che continuava a dormire nonostante lui si fosse mosso tanto e automaticamente gli venne da sorridere.

Si alzò cercando di fare piano. Si vestì e andò a lavoro lasciando prima un post-it per Jeff.

Ciao Jeffy
torno appena posso.
Dovremmo parlare di quello
che è successo ieri sera.
Se ti va. No scusa, dimentica
tutto. Stai tranquillo non
mi devi spiegazioni.
ci vediamo tra poco
Nick.


Arrivato in ufficio si chiuse nella sua stanza e compose l’unico numero che sapeva gli avrebbe dato un buon consiglio.

“Hey Thad, ho bisogno di aiuto” disse non appena sentì rispondere al telefono.

“Oddio Duval, cosa diamine vuoi alle otto di mattina?” chiese una voce assonnata e parecchio infastidita.

“Smythe, saresti così gentile da passarmi Thad?” domandò a sua volta con velata ironia.

“Sta dormendo e anche io lo stavo facendo, si può sapere cosa c’è di così importante da non poter aspettare un orario come minimo decente? Cos’è, ti è volata via anche l’ultima briciola di pudore ed hai deciso di accettare la mia offerta?” disse Smythe maliziosamente. Quel ragazzo sapeva essere insopportabile anche alle otto di mattina.

“Smettila Sebastian, mi serve Harwood. Ho urgente bisogno di parlare con lui”

Sebastian sbuffò sonoramente e cercò di chiamare il suo ragazzo che nel frattempo dormiva come un ghiro. Dopo aver lanciato qualche maledizione al ragazzo che l’aveva svegliato, finalmente Thad prese il telefono e con un misto tra voce assonnata e infastidita rispose a Nick “Duval si può sapere che diavolo vuoi?”

“Ho un problema con Jeff” dichiarò il moro

Dall’altro capo della linea si sentì il rumore di coperte lanciate in aria e Sebastian che si lamentava sonoramente “Dimmi tutto Nick” disse Thad serio.

Duval sospirò “Ieri è scoppiato in lacrime e non ho la minima idea del perché, non credo di aver fatto qualcosa di strano. Ma non so come aiutarlo. Che devo fare Thad?” chiese disperato

“Non lo so. Ma ieri cosa hai fatto quando si è messo a piangere?” domandò un po’ preoccupato per il ragazzo biondo. In effetti non aveva avuto modo di conoscerlo bene, ma da come si erano guardati lui e Nick, sperava che per il suo amico ci fosse una possibilità si trovare qualcuno adatto a lui.

“Sta-stavo per andarmene, ma poi mi ha chiesto di rimanere…” Nick si fermò non trovando le parole per continuare

“E tu che hai fatto?” chiese Thad sempre più curioso

“Sono  rimasto con lui, ovvio. Ho-ho dovuto farlo. Ma poi si è addormentato e io sono rimasto lì”

“Ma, Nick! Non potevi tornartene in camera anche tu?” chiese Thad leggermente disorientato dal racconto dell’amico.

“No. Perché mi teneva così stretto e  non immagini minimamente che buon profumo abbia”

“Si, si. Rimani concentrato- lo riprese Thad –che significa che ti teneva così stretto, scusa?”

“Che si è appiccicato a me, sembrava avesse le tenaglie, non voleva lasciarmi andare nemmeno quando si è addormentato, era sconvolto poverino. Non potevo lasciarlo lì solo” mormorò Nick sapendo che Harwood non avrebbe approvato quello che aveva fatto.

“Bene, amico. Ti sei preso una bella cotta per quel ragazzo” dichiarò invece Thad, e Nick anche se non lo poteva vedere avrebbe giurato che stava sorridendo “Io- si. Mi piace Jeff, ma non sono sicuro di piacergli”

“E questo da cosa lo deduci, genio? A quanto mi stai raccontando ti ha praticamente chiesto di dormire con lui”

Nick sospirò frustrato e continuò a parlare “Ieri, ci stavamo per baciare, ma lui si è allontanato immediatamente”

Thad rimase in silenzio finchè Nick non lo richiamò “Beh, io penso che sia un po’ spaventato. In fondo non ti conosce poi così bene, no? Dagli tempo e vedrai che la settimana prossima sarà tra le tue braccia, o al massimo fra le tue gambe” disse Harwood maliziosamente.

“Fai veramente schifo. Ti fa male passare tutto questo tempo con Smythe. Vergognati” disse per poi salutarlo con il morale un po’ risollevato.

Si buttò a capofitto sul suo lavoro cercando in tutti i modi di non pensare a Jeff che lo aspettava.

Riuscì a liberarsi solo alle dodici e corse a casa sperando di trovare il biondo.

Appena mise piede in casa Luna gli venne subito incontro scodinzolando. Sorrise nella sua direzione e si diresse in cucina. C’era il post-it di Jeff che ovviamente era
andato a lavoro.

Lo prese ma nel frattempo gli squillò il cellulare.

Dopo una noiosissima chiamata di lavoro, dimentico del messaggio di Jeff, si stese sul divano mangiando un panino e finì di nuovo per addormentarsi.

Si svegliò verso sera sbadigliando e alzandosi dal divano ritornò in cucina e controllò l’orario. 9.35…

Strano Jeff non era ancora tornato. Si accorse per caso del post-it che era ancora sul ripiano della cucina e lo prese.

Leggendo gli vennero le lacrime agli occhi. Si sedette sul pavimento tenendosi la testa e piangendo.

Andato.

Jeff era andato via.

Nicky
mi dispiace tantissimo per quello che sto per dirti, ma proprio non credo che sarei mai capace di dirti tutto questo di persona. Me ne vado. Non vorrei farlo ma devo. È meglio per tutti e due. Tu mi piaci, e anche troppo, quindi per il mio e il tuo bene ho deciso di andare via. Non cercarmi, ti prego. Non voglio farti del male, ma è necessario che stiamo lontani. Non voglio che tu soffra, sei un ragazzo stupendo ed è giusto che trovi la persona perfetta per te. Ti meriti tutto il bene di questo mondo.
Mi mancherai
Sei la persona migliore che abbia mai conosciuto.
Jeff 




Spazzietto di Ema

Lo so, non si può finire così un capitolo, ma non volevo aggiungere altro, sappiate perdonarmi =')
Scusate tantissimo per il tempo che ci ho messo a scrivere, inoltre è anche piccolissimo, ma non ho veramente avuto un minuto libero durante le vacanze di Natale, tra parenti e studio non ho sono nemmeno stata capace di accendere il computer per più di mezz'ora.
Fatemi sapere cosa ne pensate C=


Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. Don't Leave Me This Way ***


Capitolo 2

Don’t leave me this way
 

 
 
 
Quella sera Nick non si curò dello scorrere del tempo.

Seduto sul pavimento, appoggiato ad uno sportello della cucina, stringendo convulsamente il biglietto che Jeff gli aveva lasciato, piangeva. Piangeva come non faceva da parecchi anni.

Quando, dopo qualche ora, camminando con la coda tra le gambe, Luna gli si avvicinò leccandogli una mano, finalmente si rese conto di cosa stava facendo. Alzò la testa dalle ginocchia e guardò la cagnolina, che condivideva le emozioni del padrone. Così Nick si decise ad alzarsi e ad andare a dormire.

Stranamente si addormentò all’istante insieme a Luna, alla quale aveva permesso, concessione che le accordava di rado, di dormire nel suo letto.



La sveglia suonò alle sei in punto e Nick si preparò in tutta fretta per andare a lavoro. Fece colazione al bar ordinando il solito caffè macchiato senza zucchero.

Pagò il conto e si diresse di filato nel suo ufficio. Per tutta la mattina non uscì dalla sua stanza. Concluse pratiche e finì tutti i compiti che in quei giorni aveva lasciato in sospeso. Per pranzo, mentre tutti i suoi colleghi scesero in mensa per mangiare, lui rimase nel suo piccolo ufficio a lavorare. Nel pomeriggio lavorò per due processi e alle dieci, finalmente ritornò a casa. Ordinò una pizza e la mangiò sul divano guardando la televisione e non prestando reale attenzione a ciò che vedeva.

Quei quattro giorni passati con Jeff erano stati i più belli della sua vita, ma erano stati solo un bel sogno. Era tempo di andare avanti. Ritornare alla grigia vita di prima.
Si mise il primo pigiama che trovò e sprofondò in un sonno senza sogni.

La mattina seguente ripetè la stessa routine.

Per tutta la settimana non fece altro. La presenza del biondo era solo stata uno sprazzo di colore in una tela grigia. La sua solita, triste vita era tornata come prima.

Qualche sera dopo, rincasando dopo il lavoro però trovò il ragazzo sotto il portone di casa sua. Jeff aveva le cuffie, quindi non si accorse della presenza del moro che potè studiarlo attentamente. Portava dei guanti nonostante fosse maggio inoltrato e facesse caldo. Il ragazzo si girò verso di lui e gli sorrise togliendosi le cuffiette.

Entrambi rimasero a guardarsi per qualche istante ed il cuore di Nick sembrò volergli saltare giù dal petto, tanto batteva forte.

“Mi-mi fai entrare?” chiese Jeff interrompendo quel momento imbarazzante, facendo arrossire Nick, che annuì ed aprì il portone.

“Vuoi-ehm-ti offro qualcosa?” domandò Nick un po’ titubante, non sapendo esattamente cosa fare. Jeff scosse il capo e si andò a sedere sul bracciolo del divano “Dobbiamo parlare” disse poi sospirando tristemente.

Nick non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Il suo cervello aveva smesso di reagire agli impulsi non appena aveva scorto la figura del biondo che lo aspettava davanti casa. Si sedette dalla parte opposta del divano contemplando Jeff che gli fece un sorriso amaro.

“Io- iniziò il ragazzo –mi sono comportato male” dichiarò non distogliendo lo sguardo da quello del moro. Nick annuì “Sei scappato come Frank Abagnale*”

Jeff ridacchiò “Già, non è stato molto carino da parte mia. Ma c’è un motivo” e a quel puntò Nick si lasciò sfuggire una risata triste “No. Non prendermi in giro, okay?

Almeno risparmiami questa umiliazione”

“No, sono serio. Ho avuto una buona ragione per andarmene” ribatté Jeff.

“Smettila. L’abbiamo capito entrambi perché te ne sei andato. Non posso farci nulla se mi piaci” sbottò il moro leggermente infastidito.

Jeff sorrise “Anche tu mi piaci, e tanto” ammise arrossendo. Nick, nonostante avesse letto quelle stesse parole nel post-it che Jeff gli aveva lasciato, non poteva credere che fosse vero, infatti sorrise ed inconsciamente si avvicinò di più al biondo che però aveva un’aria affranta.

“Ma allora perché te ne sei andato?” chiese il moro sempre più confuso.

Jeff prese un foglio stropicciato dallo zaino che aveva portato con se e lo porse a Nick.

 
Test n° 8
Il soggetto è risultato positivo al test della sindrome da immunodeficienza acquisita a cui è stato sottoposto.
Pertanto è classificato come soggetto a rischio ed è consigliato a esso di…
 
Nick non comprese nulla di ciò che aveva letto da quel foglio, solo la data di due giorni prima e la parola immunodeficienza acquisita… questo significava che-

“Sono entrato nello stadio avanzato da almeno un mese” disse Jeff interrompendo il momento di shock. Si tolse la felpa, rimanendo così in maniche corte e porse il braccio a Nick che lo osservò attentamente. Era pieno di macchie scure che deturpavano la superficie liscia della pelle del ragazzo. A quella visione il moro riuscì a stento a trattenere un singulto.

“Quando…?” non riuscì a dire altro guardando gli occhi di Jeff che piano piano si rattristavano.

“Me l’hanno diagnosticata tre anni fa. L’ha presa il mio ragazzo ed entrambi non lo sapevamo. Lui è morto l’anno scorso, dopo che abbiamo affittato una casa. Di solito le persone affette da AIDS vivono per anni, ma non nel mio caso,  l’ho contratta in stadio già avanzato. Mi dispiace di essere scappato, ma vedi, non volevo farti del male. Non sarei dovuto tornare, ma non ci sono riuscito. Non riesco a starti lontano, è come se ti conoscessi da una vita e mi dispiace così tanto di non avertelo detto perché-” ma non riuscì a finire la frase che Nick lo strinse in un abbraccio bagnato, perché mentre Jeff parlava le lacrime avevano iniziato a scendergli copiose.

“No, aspetta” protestò Jeff allontanandolo, ma non sortì nessun effetto. Nick non lo lasciava andare. E non lo avrebbe fatto mai più.

Jeff sorrise tristemente e ricambiò la stretta inspirando l’odore dell’altro ragazzo.

Dopo quelle che sembrarono ore si staccarono guardandosi negli occhi “Posso baciarti?” chiese timidamente Jeff e Nick lo guardò come se fosse un alieno “Perché me
lo stai chiedendo?”

Gli occhi del biondo si inumidirono “Perché… non lo so. Pensavo che- ma non fa nulla” disse sconsolato. Nick sorrise e gli prese il volto tra le mani facendo congiungere le loro labbra in un primo bacio salato e bisognoso.

Si strinsero l’uno l’altro convulsamente riuscendo a sentire i battiti di entrambi sopra il sottile strato di cotone. Jeff mise fine a quel bacio allontanando Nick bruscamente e guardandolo terrorizzato “Scu-scusa. Io non posso. Mi dispiace, non dovevo tornare- io-io-” ma il suo farneticare fu interrotto da Nick che gli prese una mano e lo guardò con un sorriso triste “Ora tu rimani qui con me” disse carezzandogli una guancia.

Jeff scosse la testa, ma non si allontanò dalla stretta dell’altro “Non posso. Non voglio farti del male” disse in un singhiozzo strozzato.

“Tutto quello che vuoi, ma tu non ti muovi di qui” asserì Nick deciso facendo sfiorare le loro labbra e coinvolgendolo in un caldo abbraccio, finchè Jeff non si decise finalmente a rimanere.

Dopo quelle che sembrarono ore Nick sciolse l’abbraccio e condusse Jeff nella sua camera da letto e gli diede un pigiama pulito per dormire. Lui fece lo stesso e si infilò il pigiama in bagno e tornato nella sua stanza trovò Jeff con indosso solo i pantaloni che si guardava il torace nudo, pieno di macchie scure, allo specchio.

Nick istintivamente gli andò vicino e l’abbracciò sentendo le lacrime del biondo che gli bagnavano la maglia. Lo fece sedere e lo guardò negli occhi. Quegli occhi muschiati che gli avevano letteralmente stravolto l’esistenza “Andrà tutto bene” sussurrò sporgendosi poi per baciargli la fronte.

Si addormentarono abbracciati nello stesso letto mentre Nick sussurrava parole di incoraggiamento al ragazzo che si affidò completamente nelle braccia del moro.

La mattina seguente Nick si svegliò molto presto. Si scostò da Jeff che era rannicchiato contro di lui e si diresse in cucina. Chiamò in ufficio e finalmente si prese un po’ delle vacanze che gli spettavano di cui non aveva mai usufruito. Se Jeff non aveva molto tempo, tutto quello che gli rimaneva, Nick l’avrebbe trascorso con lui.

Ritornò al letto e trovò Jeff già alzato che trafficava con il suo zaino “Che stai facendo?” chiese Nick allarmato.

“Ho sbagliato, non dovevo tornare. Non posso mettere a rischio anche te. Non è giusto, io-” ma nuovamente non riuscì a finire la frase perché Nick lo azzittì dandogli un bacio sulla guancia e sorridendo “Vuoi privarmi di stare con il ragazzo di cui mi sono innamorato per il tempo che mi rimane?” domandò il moro specchiandosi negli occhi di Jeff. Il biondo trattenne il respiro e Nick continuò “Lo so che ci conosciamo da un lasso di tempo ridicolo per poterti dire una cosa del genere, ma nessuno mi ha mai fatto sentire così. Guarda tu stesso” disse prendendo una mano del biondo e posandola sul suo petto. Jeff sorrise. Il cuore di Nick batteva così forte che sarebbe potuto uscirgli dal torace.

Così Jeff rimase lì e non provò più a scappare.

Ma i giorni continuavano a passare. Nick non tornò più a lavoro, tantomeno fece Jeff. Vissero per tutto quel tempo con i risparmi che il moro aveva messo da parte ed entrambi erano felici. Non andarono mai oltre a qualche bacio più spinto, ma non ne sentirono il bisogno, avevano tutto quello che avrebbero potuto sperare.

Un paio di mesi dopo però Jeff prese un raffreddore. Nick gli rimase accanto per tutto il tempo, finchè il ragazzo non si spense tra le sue braccia. Non c’era più. Non ci sarebbe stato mai più. Il moro pianse per un tempo indeterminato finchè non si addormentò tra le lacrime.



Si risvegliò a causa di un rumore proveniente dal bagno, il cuscino bagnato dalle sue stesse lacrime ed una strana sensazione. Si sistemò a sedere sul letto e si guardò in giro. Quella era la sua camera della Dalton.

Ma che cazz- ?!

“Jeff?” chiamò il moro. E la porta del bagno si aprì leggermente facendo comparire il biondo che si asciugava i capelli in mutande e lo guardava con espressione interrogativa. Nick lo guardò per un tempo infinito finchè Jeff non si strinse nelle spalle e richiuse la porta. E Nick l’aveva visto, non c’era nemmeno una macchia sul petto del ragazzo.

Si alzò di corsa e in un balzo raggiunse il bagno aprendo la porta e prendendo il viso di Jeff fra le mani e facendo combaciare le loro labbra.

Dopo che si separarono Jeff inarcò un sopracciglio “Cosa te lo ha fatto capire?” domandò con un sorriso sul viso.

“Non voglio perderti mai più” dichiarò il moro abbracciandolo stretto.

Ovviamente Jeff non capì nulla di quello che stava succedendo, ma gli andava più che bene così. Nick decise che non sarebbe mai più andato a letto dopo aver mangiato una scatola intera di brownies.

 
 
 
*Protagonista di Prova a Prendermi (Catch Me If You Can)




Spazietto di Ema
BENE =D se non si capisce, era tutto un sogno drogato di Nick, che si sparaflasha male xD
Perdonatemi immensamente per il ritardo, ma non mia andava molto di scrivere, non so perchè ma ogni volta che mi mettevo davanti al PC finivo per guardare la pagina bianca di Word...
Well... è la prima ff che finisco =D Grazie a tutti coloro che hanno letto 
Alla prossima 
Ema

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1449286