Chili chocolate

di OliviaP_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stress ***
Capitolo 2: *** Sconfitta ***
Capitolo 3: *** Frustrazione ***
Capitolo 4: *** Matematica ***
Capitolo 5: *** Sogni ***
Capitolo 6: *** Paura ***
Capitolo 7: *** Peperoncino ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Stress ***


Stress.
 
 
Hermione Granger possedeva tutto ciò che una strega di ventiquattro anni potrebbe mai desiderare: un lavoro stabile e ben retribuito al Ministero della Magia, una bella casa, degli amici fantastici, un fidanzato che amava con tutta se stessa e che avrebbe sposato di lì a sei mesi, ed un gatto peloso ed irascibile che rispondeva al bizzarro nome di Grattastinchi. 
Era proprio lui che quel freddo giorno di Gennaio l'aveva costretta a rinunciare ad una rilassante serata nell'appartamento caldo ed accogliente che da tempo divideva col suo futuro marito Ronald Weasley: la padrona infatti, di ritorno dall'ufficio l'aveva ritrovato svenuto e assiderato davanti alla porta di casa. 
Hermione aveva avuto giusto il tempo per entrare in fretta e furia a prendere una coperta per il povero felino per poi smaterializzarsi al Serraglio Stregato, cogliendo l'occasione per inveire contro un Ron mezzo addormentato sul divano che, a detta della ragazza, aveva sicuramente fatto finta di non sentire i suoi miagolii disperati e l'aveva intenzionalmente lasciato sulla soglia a congelare. 
D'altra parte, non era una novità che il suo fidanzato odiasse Grattastinchi fin dal loro primo incontro, così come non era una novità che i due litigassero piuttosto animatamente. 
A dirla tutta, nell'ultimo anno i loro rapporti erano peggiorati in modo preoccupante, nonostante le nozze ormai imminenti: Hermione si era ritrovata spesso a pensare che forse stavano correndo troppo e che era il caso di rimandare finché erano ancora in tempo, ma poi finiva sempre per scacciare quel pensiero dicendosi con convinzione che tutti i litigi, l'assenza quasi totale di rapporti intimi e la freddezza del fidanzato fossero dovuti solo e soltanto al nervosismo dato dai preparativi per il loro matrimonio. 
Era decisamente questo il motivo per cui le cose tra lei e Ron non erano tutte rose e fiori; chiunque lo conoscesse poteva confermare che quando era sotto pressione riusciva a dare il peggio di sé.
Continuava a ripetersi che l'idea che non la amasse più o che si fosse pentito di averle chiesto di diventare sua moglie non doveva neanche minimamente sfiorarla. 
Sì, sicuramente aveva esagerato aggredendolo in quel modo, si disse mentre varcava la soglia del negozio. Lui e Grattastinchi non andavano molto d'accordo certo, ma Ron non sarebbe mai stato così meschino e senza cuore da lasciarlo quasi morire di freddo. 
Il campanello tintinnò rumorosamente e la commessa, una donna anziana con i capelli raccolti in uno stretto e grigio chignon e un paio di occhiali dalle lenti spesse come fondi di bottiglia, si sporse da dietro il bancone. 
Hermione depositò il fagotto peloso sulla fredda lastra di marmo e si morse un labbro nell'inutile tentativo di trattenere le lacrime. 
Da tempo aveva iniziato a prendere in considerazione l'idea che il suo adorato Grattastinchi prima o poi l'avrebbe lasciata: dopotutto, ce l'aveva ormai da dieci anni ed era già avanti con l'età quando l'aveva adottato. Anche se era un mezzo Kneazle e le sue aspettative di vita si aggiravano intorno ai venticinque anni, la ragazza sapeva che un giorno non troppo lontano avrebbe dovuto dirgli addio per sempre. 
Qualche volta anche Ronald aveva sollevato l'argomento e lei aveva sempre ostentato una gran dignità e rassegnazione al pensiero della prematura dipartita di Grattastinchi, ma adesso che se l'era ritrovato davanti inerme e moribondo non era riuscita a trattenersi e aveva iniziato a frignare come una bambina. 
-Si salverà, non è vero?- strillò all'anziana, dopo che questa ebbe finito di esaminare il corpo fulvo e rigido della bestiola. 
Lo sguardo della donna saettò gravemente dal micio a Hermione. 
-Non le prometto niente...un gatto della sua età non dovrebbe uscire di casa con queste temperature, altri cinque minuti e l'avrebbe trovato stecchito. Fortunatamente è arrivata in tempo, forse posso fare qualcosa per lui, ma dovrà lasciarmelo per qualche giorno- disse infine. 
Hermione si asciugò le lacrime con la manica della giacca e annuì riconoscente. Poi cercando di ricomporsi, uscì nell'aria gelida di Diagon Alley, i piedi affondati nella neve alta.
Aveva decisamente bisogno di qualcosa per tirarsi su, una Burrobirra calda magari. Sì, decise, avrebbe fatto un salto al Bistrot dell'alchimista, quel bar carinissimo che aveva aperto giusto un paio di mesi prima. 
Entrò nel locale, beandosi del piacevole tepore che proveniva dal grande camino posto al centro del salone ed inspirando a fondo l'odore dolce di cioccolata calda e zenzero. 
Prese posto su una poltroncina di velluto vicino alla finestra. Le era sempre piaciuto poter guardare fuori, osservare i passanti inconsapevoli interrogandosi sulle loro vite e, in giornate come quella, anche scarabocchiare qualcosa sui vetri appannati. Lasciò scivolare l'indice sulla condensa, quando una voce dietro di lei la fece sussultare. 
-Ma come, una donna in carriera come te fa ancora i disegnini sulle finestre?-. 
Uno dei suoi numerosi futuri cognati, per la precisione Fred, se ne stava in piedi di fronte al suo tavolo e la fissava con un sorriso divertito stampato in faccia. 
Senza aspettare un invito, appellò la sedia più vicina e si sedette accanto a lei. 
-Ciao- lo salutò annoiata. 
-Ti prego Hermione, controlla le tue emozioni! Non salutarmi così calorosamente o la gente potrebbe pensar male...- disse sarcastico. 
-Fred per favore, non è proprio giornata...-
-Si vede, hai una faccia da funerale!-
-Non parlarmi di funerali!- sibilò lei con voce un po' troppo acuta. Fred la fissò allibito. 
-Scusami...davvero...è che...Grattastinchi sta male...oh, per l'amor del cielo!-. 
Le lacrime avevano ripreso a scorrerle copiosamente sulle guance arrossate dal freddo e di certo piangere davanti ad uno come Fred Weasley era l'ultima cosa che voleva, perchè Fred era il male, il cinismo e il menefreghismo in persona. Rimase perciò molto sorpresa quando lui, anziché prenderla in giro come si era aspettata, allungò una mano e le asciugò una lacrima con le dita. 
-Dai Hermione, vedrai che si riprenderà...figurati se si perde l'occasione di rovinare l'abito da cerimonia di mio fratello con quelle sue unghiacce- scherzò, tentando di consolarla. 
Hermione scoppiò a ridere tra i singhiozzi. 
-No, hai ragione...non lo farebbe mai- gli sorrise con gratitudine -allora, che ci fai qui?-
-Sai com'è, ci abito e ci lavoro- rispose lui, lanciando uno sguardo eloquente alla vetrina colorata e sgargiante dall'altro lato della strada. 
Che stupida. Come aveva potuto dimenticare che i Tiri Vispi Weasley fossero lì a due passi? Lo stress le stava giocando davvero dei brutti scherzi. 
-Comunque, cosa prendi?- chiese.
La cameriera si era avvicinata e lo stava studiando con un malcelato interesse che, pensò Hermione, non aveva nulla a che fare con la loro ordinazione. In effetti doveva ammetterlo, Fred era diventato proprio un bel ragazzo: la lunga carriera da battitore aveva scolpito a dovere il petto e le braccia e quella leggera barbetta rossiccia che si era fatto crescere gli dava un nonsoché di...sensuale. 
Non appena si rese conto di ciò che aveva appena pensato, Hermione avvampò clamorosamente.
Come le venivano in mente certe cose? Insomma, era Fred, il fratello del ragazzo che stava per sposare! 
"E' colpa dello stress".
-Hermione, tutto bene?- incalzò il ragazzo. 
-Cosa? Sì, sì, certo...io prendo...ehm, una cioccolata calda fondente- farfugliò. 
Fred la guardò con un'espressione di sommo disgusto. 
-Cioccolata fondente? Ma che schifo! Mi sarei aspettato qualcosa di meglio da te...- 
-Fred, è una bevanda calda come tante- replicò Hermione, ritornando al suo solito tono acido. 
-Appunto! E' banale! Perchè non provi quella piccante? Scommetto che non hai mai assaggiato niente del genere- 
-Non mi piacciono le cose piccanti- sbuffò lei, che ora iniziava davvero a spazientirsi. 
-Sei una noia. Allora, per me una buonissima cioccolata al latte con tanto peperoncino e per la signorina una tristissima fondente- annunciò Fred alla cameriera, che se ne andò ridacchiando. 
-Non ti capirò mai- sospirò Hermione. 
Fred fece spallucce. 
-E' questo il bello, no? Sono imprevedibile ed estremamente divertente, a differenza tua- disse con un sorrisetto malizioso. 
-Com'è che allora non ti sei ancora trovato una ragazza? A sentir te dovrebbero cadere tutte ai tuoi piedi- azzardò Hermione pungente. 
Per tutta risposta, il ghigno di Fred si fece più beffardo che mai. 
-E tu che ne sai? Il fatto che mi piaccia volare di fiore in fiore piuttosto che impegnarmi non significa che non mi dia da fare...tu piuttosto, dove l'hai lasciato Ronnino piccino?-. 
-E' a casa...abbiamo litigato di nuovo-. 
E senza neanche rendersene conto, prese a raccontargli degli ormai sempre più frequenti litigi tra lei e Ron, dei suoi dubbi e delle sue preoccupazioni riguardo al matrimonio.
Più volte si trovò a chiedersi perchè stesse spiattellando la sua vita privata a Fred davanti ad una tazza di cioccolata calda, ma nel momento stesso in cui le parole le uscivano di bocca realizzava quanto a lungo se le fosse tenute dentro e di quanto avesse avuto bisogno di parlare con qualcuno. 
-E' terribile...pensavo che le cose tra voi due andassero a gonfie vele...- disse lui alla fine, sinceramente dispiaciuto. 
-Non preoccuparti...si sistemerà tutto. In fondo è solo lo stress, no?-
-Stai cercando di convincere me o di convincere te stessa, Hermione?-. 
La ragazza non rispose. 
Prese la sua sciarpa e il suo berretto e si rivestì. 
-Te ne vai?- 
-Sì, si è fatto tardi. Ci vediamo, Fred...grazie per la chiacchierata- 
-Quando vuoi sai dove trovarmi-. 
Per una frazione di secondo, mentre Hermione si chiudeva la porta alle spalle e incrociava lo sguardo di Fred, provò l'illogico desiderio di corrergli incontro, gettargli le braccia al collo e baciarlo.
Allontanò subito il pensiero, ribollendo sotto il cappello di lana nonostante il vento pungente e i fiocchi di neve che le cadevano gelati sul viso . 
"Ma certo Hermione, è solo lo stress".

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Spazio autrice: 

Dunque, questa storia l'avevo già pubblicata sotto forma di one-shot, ma era troppo lunga e c'erano delle parti che volevo cambiare, quindi eccovi la versione riveduta e corretta ^^ 

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Capitolo 2
*** Sconfitta ***


Sconfitta.

Si accorse che qualcosa non andava nell’istante esatto in cui varcò la soglia di casa. 
Lo stereo, uno dei pochi aggeggi babbani che si era portata dietro dalla vecchia casa dei suoi genitori e che di solito se ne stava spento su uno scaffale della loro camera da letto a prendere la polvere, quella sera era inspiegabilmente acceso su una stazione radio che trasmetteva melense canzoni d’amore, ben udibili dal piano di sotto dove lei si trovava. 
Per qualche glorioso minuto Hermione pensò che Ron le avesse organizzato una sorpresa romantica, magari nel tentativo di distrarla dal pensiero di Grattastinchi assiderato.
La sua teoria trovò fondamento qualche metro più in là, sul tavolo della cucina, dove faceva bella mostra di sé una bottiglia di pregiato champagne francese stappata e piena solo per metà. 
Sorridendo compiaciuta al pensiero della notte che l’aspettava, si tolse i rumorosi stivaletti col tacco e si avviò in punta di piedi su per le scale. Un profumo intenso e dolciastro aleggiava per tutto il corridoio. Hermione era sicura di averlo già sentito da qualche parte, ma non riusciva a ricordare dove. Un campanello d’allarme in qualche angolo remoto del suo cervello prese a suonare debolmente. 
Quando arrivò di fronte alla porta della camera da letto che divideva con Ron si bloccò: dall’interno della stanza provenivano gemiti e sospiri. 
Il suo primo, ingenuo pensiero, fu che Ron avesse acceso il vecchio televisore, altro cimelio della sua infanzia, e avesse messo su uno di quei filmini porno con cui tante volte nei primissimi mesi della loro storia aveva cercato di eccitarla nella speranza di risvegliare in lei chissà quali perversi desideri, senza peraltro trarne risultati apprezzabili…chissà, si disse, quella forse sarebbe stata la volta buona, erano secoli ormai che non facevano sesso.  
Peccato che, ascoltandola con più attenzione, la voce del “pornoattore” in questione suonasse fin troppo familiare. 
-Che c’è?- chiese Ron da dietro la porta. I gemiti erano cessati. 
-Ho sentito un rumore- rispose una voce di ragazza dall’inconfondibile accento francese. 
-Sciocchezze…vedrai, non tornerà prima di un’altra ora…quel gatto era davvero conciato male e conoscendola non leverà le tende finché non gliel’avranno rimesso in sesto- 
-Stavolta hai proprio esasgerato però…prondersela con un povero miscio!- ridacchiò la ragazza. 
Ron emise un grugnito compiaciuto. 
-Non sapevo più che scusa inventarmi, ho usato davvero tutte le migliori del mio repertorio…e comunque, non l’ho mai potuto vedere-. 
Hermione era pietrificata, la mano ancora appoggiata sulla maniglia.
Doveva essere un incubo, presto si sarebbe svegliata e si sarebbe ritrovata accanto a Ron che dormiva a bocca aperta e mormorava parole senza senso.
Senza volerlo, si lasciò sfuggire un rumoroso singhiozzo. 
-Che cos’era?- chiese la voce femminile. 
-Non lo so, vado a controllare-. 
I passi di Ron si avvicinarono cautamente alla porta, che si spalancò rivelandogli un’amara sorpresa. 
Hermione piangeva in silenzio, il volto rosso e gli occhi umidi animati da fiamme di rabbia e delusione.
Aveva estratto la bacchetta e la stava puntando contro il pallido petto nudo di Ron, che la fissava ad occhi sbarrati. 
-He…Hermione…amore…posso…non è come sem…-
-TU LURIDO PORCO SCHIFOSO, DAMMI SOLO UNA RAGIONE, SOLO UNA PER CUI NON DOVREI CRUCIARTI ALL’ISTANTE! SEI UN VILE, VISCIDO VERME!- tuonò Hermione totalmente fuori di sé. 
Ron provò a balbettare qualcosa, ma la ragazza affondò ancora più violentemente la bacchetta nella sua carne. 
-OH, ASPETTA CHE RACCONTI TUTTO A TUA MADRE…CON LA MOGLIE DI TUO FRATELLO…VERGO…-
Ma Hermione non finì la frase. 
L’altra fece capolino da dietro le spalle di Ron, completamente nuda se non per il lenzuolo che a malapena le copriva le cosce. I lunghi capelli biondo argenteo le ricadevano leggermente arruffati sulle spalle e quando si avvicinò Hermione potè constatare ancora più inorridita che non si trattava affatto di Fleur. 
-Ga…Gabrielle?- boccheggiò, prima di riprendere ad urlare come un’ossessa. 
-OH MIO DIO…RONALD WEASLEY…SEI L’ESSERE PIU’ DISGUSTOSO, PIU’ VOMITEVOLE CHE ABBIA MAI CONOSCIUTO IN TUTTA LA MIA VITA…NON E’ NEMMENO MAGGIORENNE!-. 
Gabrielle Delacour allontanò Ron dalla portata di Hermione e guardò la ragazza con aria di sfida. 
-Non sarò masgiorenne, ma almeno non sono una frisgida comme toi- la canzonò. Hermione non ci vide più. 
-CHIUDI IL BECCO!- ringhiò, ed un secondo dopo un lampo di luce rossa scaturì dalla punta della sua bacchetta, mandando Gabrielle a schiantarsi sul letto priva di sensi. 
-Da quanto, Ronald, da quanto va avanti questa storia?-
-Dal…dal matrimonio di George e Angelina…ma Hermione, ti posso spiegare…non volevo…- rispose Ron in un sussurro appena percettibile che tradiva tutta la sua paura nei confronti dell’ormai ex fidanzata.  
-Taci- sibilò lei con un tono falsamente calmo -e se non intendi fare la stessa fine della tua puttana, farai meglio a prendere le tue cose e sparire dalla faccia della Terra!-. 
Ron, pallido come un cencio, non se lo fece ripetere due volte. 
In fretta e furia, continuando ad osservare preoccupato la bacchetta di Hermione che tremolava puntata contro di lui, si rivestì, infilò qualche vestito preso a caso in un vecchio zainetto e, cinto il polso di Gabrielle, si smaterializzò alla velocità della luce. 
Hermione si lasciò cadere a terra, sconfitta. 
Voleva urlare, strapparsi i capelli in quel modo assurdo e teatrale di cui solo gli attori di scadenti filmetti erano capaci, voleva affondare la faccia in un cuscino e piangere tutte le sue lacrime, eppure non fece nulla di tutte queste cose. 
Barcollando come un automa, afferrò dal comodino una cornice che ritraeva lei e Ron abbracciati e sorridenti e la scagliò con tutta la forza che aveva in corpo contro la parete opposta. 
Il vetro si frantumò in mille pezzi che presero a volare da tutte le parti, colpendola e graffiandola sulle guance e sulle braccia, ma non le importava. 
Voleva distruggere tutto ciò che lo riguardava, non doveva rimanere più niente in quella casa che suggerisse l’idea che lì dentro una coppia di innamorati avesse vissuto per più di quattro anni e che, soprattutto, il soggetto maschile della stessa fosse Ronald Bilius Weasley. 
Desiderò ardentemente che qualcuno le facesse un potente incantesimo di memoria e lo cancellasse per sempre dalla sua mente, come se non fosse mai esistito…ma più demoliva le stanze, gli oggetti, i ricordi, e più si rendeva conto che era la casa stessa a sapere di lui, di loro, in ogni suo angolo.
Non poteva restare lì un secondo di più. 
Afferrò la borsa e si richiuse la porta alle spalle piangendo. 

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Capitolo 3
*** Frustrazione ***


Frustrazione. 

Crac.
L'inconfondibile rumore di una smaterializzazione lo fece svegliare di scatto. 
Chi mai poteva essere a quell'ora della notte? 
Fred scese sbadigliando dal divano logoro e per poco non si ruppe una gamba scivolando su una bottiglia vuota di Burrobirra. Imprecando tra i denti, aprì le imposte della finestra cigolante e si affacciò, riconoscendo nell'ombra una familiare figura dai capelli crespi. 
-Ehi Granger, già sentivi la mia mancanza?- urlò, senza curarsi del fatto che fossero le due passate. 
Hermione veniva verso casa con un'andatura barcollante che Fred conosceva fin troppo bene, ma che mai e poi mai si sarebbe sognato di vedere nell'ex Prefetto-Perfetto di Grifondoro, nonché acclamata salvatrice del mondo magico, donna in carriera e sua futura cognata. 
Si precipitò ad aprirle la porta, trovandosi di fronte uno spettacolo a dir poco agghiacciante. 
Hermione Granger era palesemente ubriaca. I suoi occhi erano orribilmente rossi e gonfi e aveva il viso ricoperto da graffi sanguinanti. Il primo pensiero di Fred fu che qualcuno l'avesse stuprata. 
-Hermione! Che cazzo ti è successo?- quasi urlò quando la ragazza si lasciò cadere tra le sue braccia. Hermione mugolò qualcosa di incomprensibile. 
Fred chiuse velocemente la porta e la accompagnò in salotto, facendola sdraiare sul divano. 
-Riesci a parlare?- chiese con voce tremante. Lei annuì debolmente, fissando un punto imprecisato sul soffitto. 
-Cosa...chi ti ha ridotto così?- 
-Ronald- gracchiò la ragazza, e i suoi occhi si riempirono istantaneamente di lacrime. 
Fred era sgomento. 
-Ronald...che cosa ha fatto Hermione? Ti ha picchiata?-. 
Hermione scosse impercettibilmente la testa.
-Lui...se n'è andato- 
-Andato? Che vuol dire andato?- Fred non riusciva a capirci niente. Quella situazione era semplicemente assurda. 
Hermione spostò il peso sui gomiti nel tentativo di mettersi a sedere, ma fallì e ricadde di schianto sul divano, dove qualche secondo dopo vomitò abbondantemente. Iniziò a ridere tra le lacrime, una risata isterica e senza gioia. 
-Guardami Fred...chi l'avrebbe mai detto che sarei caduta così in basso? Mi sono scolata una bottiglia intera di Whisky Incendiario giù al Paiolo Magico...sono patetica- 
-Non dire sciocchezze, Hermione. Adesso ti accompagno di là, ti fai un bel bagno caldo per tirarti su e poi mi racconti cosa è successo, d'accordo?- chiese Fred, e senza aspettare una risposta la tirò su di peso e la portò in bagno, dove con un colpo di bacchetta riempì la vasca di acqua fumante e profumata.
-Vuoi che ti aiuti a spogliarti o preferisci fare da sola?- 
-Non preoccuparti, ce la faccio- rispose Hermione scossa da singhiozzi. Fred infilò la testa nell'armadietto e tirò fuori un telo pulito, che poggiò sul bordo della vasca. Poi, senza guardarla, si chiuse la porta alle spalle e tornò in cucina. 
-Evanesco- borbottò pigramente puntando la bacchetta sul divano. La pozza di vomito sparì.
Si fece strada tra il caos che regnava incontrastato in tutto l'appartamento e si mise alla ricerca di un pentolino che non si trovava da nessuna parte. Alla fine, dopo inutili ricerche, parve ricordarsi di essere un mago e si decise ad appellarlo. Il recipiente gli volò in mano direttamente dalla stanza accanto, sporco e incrostato.
Nel frattempo Hermione si era ricomposta.
Vomitare sembrava aver attenuato gran parte dell'effetto dell'alcool e, nonostante le girasse ancora la testa e si sentisse la mente annebbiata, riusciva a reggersi in piedi senza traballare pericolosamente.
Uscì dalla vasca, si legò il telo intorno al corpo e, dopo essersi sciacquata abbondantemente la bocca con dell'essenza al mentolo trovata sul lavandino, raggiunse Fred coi capelli ancora gocciolanti. 
Lui si voltò e le sorrise. 
-Va meglio?- chiese, prendendo due tazze dalla credenza e versando una generosa quantità di thè in entrambe. 
Hermione annuì. 
-Grazie Fred...e scusami per prima...sai, il divano...- mormorò imbarazzata. 
Lui fece un gesto con la mano come a scacciare un insetto fastidioso. 
-Non fa nulla, ormai ci è abituato...tieni, bevi questo- rispose porgendole una tazza fumante e invitandola a sedere. 
Hermione obbedì e prese posto, le mani strette intorno alla ceramica piacevolmente bollente. 
-Allora...cos'ha combinato quel deficiente di mio fratello?- 
Hermione trasse un lungo sospiro prima di iniziare a raccontare a Fred ciò che era successo quando era tornata a casa. Ogni sillaba le costava una fatica disumana e più parlava e più si rendeva conto di quanto quella situazione fosse orribile e assurda. 
Aveva passato sei anni con una persona che aveva finito per rivelarsi la delusione più grande della sua intera esistenza. Non riusciva a capacitarsi di come Ron avesse potuto farle una cosa del genere, umiliandola e ferendola come mai nessuno aveva osato fare in tutta la sua vita, neppure Draco Malfoy quando ai tempi della scuola la chiamava "sanguesporco" davanti a tutti. 
Cos'aveva fatto per meritarsi questo? Gli aveva dato tutto, prima di ottenere quell’importante carica al Ministero aveva quasi mandato sul lastrico i suoi genitori affinché le acquistassero quella casa che a lui piaceva tanto e in cui Hermione aveva sperato di costruire una famiglia, l'aveva mantenuto per mesi quando era stato licenziato dall'Ufficio Auror per cattiva condotta...si era dovuta fare in quattro per riuscirci, spesso e volentieri lavorando anche di notte. Aveva voltato le spalle alla sua famiglia andando contro ai suoi più radicati principi pur di aiutarlo e stargli accanto, perchè lo amava davvero e voleva diventare sua moglie.
E lui l'aveva ripagata così, tradendola a soli sei mesi dalle loro nozze con una sgualdrina minorenne qualunque, tentando di uccidere il suo gatto per poter avere via libera con lei. 
Quando finì di raccontare, Fred era una maschera di rabbia. Le sue mani erano così serrate intorno alla tazza che Hermione ebbe paura che potesse spaccarsi da un momento all'altro e la sua bocca era distorta in un ringhio furioso. 
-QUEL PICCOLO SUDICIO PEZZO DI MERDA!- tuonò -SAPEVO CHE SAREBBE ARRIVATO IL GIORNO IN CUI MI SAREI PENTITO DI NON AVERLO AMMAZZATO QUAND'ERA ANCORA IN FASCE...- 
-Fred, calmati...-
-Calmarmi? Come potrei? Guardati! Guarda cosa è riuscito a fare della cosa più bella che gli fosse mai capitata in tutta la sua schifosa vita da inetto! Perchè è questo quello che è, Hermione...lui non ha mai meritato un cazzo di tutto quello che ha avuto, meno che mai te! Non ti ha mai apprezzata come avrebbe dovuto, ha dato la tua presenza per scontata dal momento esatto in cui vi siete conosciuti. Tutto quello che gli è stato dato l'ha ottenuto facendo una vita da parassita, vivendo nell'ombra dei successi altrui...pensaci Hermione!- sbraitò con gli occhi fuori dalle orbite. Hermione boccheggiò, senza riuscire ad emettere alcun suono. 
-Ma che...- 
-Pensa a come ti ha sempre trattata quando andavate a scuola, sempre pronto a denigrarti davanti a tutti e ad accusarti di cose che non avevi fatto, solo per invidia...come quella volta che ti definì "un'insopportabile sottuttoio" al primo anno e per poco non ti dette in pasto ad un troll di montagna...o quando ti rovinò la serata al Ballo del Ceppo umiliandoti di fronte a mezza Hogwarts, accusandoti di essere una traditrice che si stava alleando col nemico solo e soltanto per gelosia, perchè tu risplendevi di luce propria mentre lui non se lo filava nessuno! Lui è sempre stato invidioso di te Hermione, lo capisci? E' nella sua natura desiderare quello che non può avere, davvero non ti sei mai chiesta perchè le uniche volte in cui mostrava interesse nei tuoi confronti era quando qualcun altro minacciava di provarci con te o quando doveva dimostrare di essere alla tua altezza? Era abbagliato da te, intimorito...ma allo stesso tempo gli faceva comodo averti al suo fianco, perchè tu sei una ragazza bellissima, intelligente, coraggiosa e di successo, mentre lui è solo un tonto opportunista dall'intelligenza mediocre e senza nessun talento particolare che, se non ci fossi stata tu, a quest'ora probabilmente vivrebbe sotto i ponti e smercerebbe merda insieme a Mundungus Fletcher! Non è un caso che ti abbia chiesto di sposarlo una settimana dopo aver perso il lavoro!- esplose Fred. 
Sembrava che si tenesse dentro quelle parole da una vita, tanta era la foga con cui le aveva sputate fuori. 
-Perchè mi stai dicendo queste cose?- chiese Hermione in lacrime.
Forse quello era solo personale modo di Fred di consolarla, ma non si rendeva conto che spiattellandole in faccia il fatto che Ron l'avesse solo usata per tutto quel tempo non faceva altro che farla sentire ancora peggio. 
-Datti un'occhiata intorno e dimmi cosa vedi- rispose lui con finta calma, allargando le braccia ad indicare la stanza intorno a loro. 
-Cosa...cosa vedo? Non capisco...-
-Cosa vedi, sì. Questa casa, come ti sembra?-. 
Hermione non rispose e abbassò lo sguardo. 
La casa di Fred cadeva letteralmente a pezzi. Le finestre erano scrostate e cigolavano penosamente, come se non venissero oliate da secoli. La cucina, angusta e sporca, era ricolma di piatti e stoviglie incrostate accatastate una sopra l'altra da chissà quanto tempo. Il pavimento brulicava di resti di cibo spazzatura e di bottiglie vuote di alcolici e non c'era un solo quadro o pianta a decorare un po' l'ambiente. Sembrava in tutto e per tutto una casa abbandonata, esattamente il contrario di ciò che la gente si aspetterebbe da uno come Fred Weasley. 
Fred riprese a parlare, stavolta con un tono più rassegnato e malinconico. 
-Sono un fallito, Hermione. Lo vedi coi tuoi occhi...ho il mio negozio, uno stipendio da capogiro, ma poi? Non ho nessuno per cui valga la pena spendere tutti quei soldi o tornare a casa la sera. Prima c'era George con me, ma poi si è sposato con Angelina e di certo non posso stargli appiccicato tutto il santo giorno, soprattutto adesso che stanno per avere un bambino. E'...è come se lui fosse il gemello buono e io quello cattivo. Nostra madre non fa che lodarlo per il suo stile di vita impeccabile, mentre io vengo trattato alla stregua di un barbone. Non c'è amore nella mia vita...tutte le ragazze con cui sono stato mi vedono solo come il famoso, geniale Fred Weasley, il re degli scherzi, il buffone, l'eterno ragazzino che sa solo sparare cazzate...ed è vero, io sono fatto così, ma non sono solo questo. Nessuno ha mai preso in considerazione la possibilità che anche io abbia dei sentimenti, degli ideali o dei progetti che vadano al di là del lancio di una scatola di Caccabombe...nessuno si è mai preso la briga di scavare un po' più a fondo per scoprire cos'altro ci fosse e cos'avessi da dare. E vedere Ronald ottenere tutto ciò che io ho sempre desiderato senza meritarselo affatto...Hermione, tu non hai idea di quanto sia stato frustrante per me vederti accanto a lui per tutti questi anni- concluse, guardandola negli occhi. 

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Capitolo 4
*** Matematica ***


Matematica.  

Hermione era come paralizzata. 
Non sapeva cosa fare e cosa dire, riusciva solo a pensare a quanto si fosse incasinata la sua vita apparentemente perfetta nel giro di poche ore. 
Le parole di Fred l'avevano totalmente spiazzata: si rendeva conto che lui le aveva appena fatto una specie di dichiarazione, non era stupida, eppure non riusciva ad accettarlo. Non poteva essere che Fred Weasley la desiderasse, fosse innamorato di lei o quello che era, da anni. 
Perchè non gliel'aveva mai fatto capire, perchè non aveva mai lottato neanche una volta per averla e sottrarla a quel triste destino se, come sosteneva, aveva sempre saputo che Ron la stava solo usando? 
-Allora perchè hai lasciato che succedesse questo?- chiese debolmente. 
Fred fece un sorriso amaro. 
-Come avrei potuto impedirlo? Non avevi occhi che per Ron! Avrei potuto provarci, ma sapevo che sarebbe stata una battaglia persa in partenza. Quando sei partita con lui e Harry per cercare gli Horcrux mi sono detto che mi sarei dichiarato non appena tu fossi tornata...ma poi quando vi ho visti arrivare mano nella mano ho capito di averti persa per sempre. Certo, avrei potuto confessarti tutto in ogni caso, ma tu cos'avresti fatto? Mi avresti scaricato o pensato ad uno dei miei soliti scherzi idioti, o peggio ancora, tutta la mia famiglia mi si sarebbe rivoltata contro!-.
Sapeva benissimo che Fred aveva ragione, ma non riusciva a smettere di essere arrabbiata con lui perchè una parte di lei, chissà poi quanto profonda, aveva sempre avuto un debole per quello strambo e scalmanato ragazzo. 
C'era stato un periodo durante il suo quinto anno in cui aveva addirittura creduto di essersi presa una vera e propria cotta per lui. 
Era l'anno in cui Fred la punzecchiava di continuo, la faceva infuriare vendendo schifezze agli studenti del primo anno quando lei era un Prefetto costretto a mantenere una certa immagine e rigidità, la provocava con battutine pungenti e sguardi penetranti che celavano troppe cose non dette. 
La attraeva come una calamita, non c'era dubbio, ma Hermione aveva sempre cercato di attribuire l'ascendente che aveva su di lei al fatto che non potesse averlo, proprio perchè così sconvenientemente diverso da lei, una specie di frutto peccaminoso che non doveva assolutamente mangiare se non voleva finire all'inferno. 
Poi Fred e George se n'erano andati da Hogwarts, portandosi via anche quel sopito e prematuro sentimento dentro di lei. Aveva finito per abituarsi alla sua assenza, piano piano il suo interesse si era spostato su un altro membro della famiglia Weasley e adesso non poteva fare a meno di pensare a come sarebbero potute andare le cose se Fred non l'avesse abbandonata facendo sì che la sua attrazione per lui sfumasse. 
No, si disse riscuotendosi all'improvviso, non poteva dargli la colpa se la sua vita era stata un totale fallimento e se era stata così cieca da non riuscire mai a vedere davvero la persona che le era stata accanto per sei lunghi anni. 
Ma forse, non era tutto perso per sempre.
Dopotutto, Fred era ancora lì per lei e le aveva appena aperto il cuore.
C'era un motivo ben preciso se tra tutte le persone che avrebbero potuto offrirle una spalla su cui piangere lei aveva deciso di andare proprio da lui, con cui in fondo non aveva mai avuto un rapporto che andasse oltre la confidenza e qualche sguardo languido.
Lei e Fred avevano due caratteri esattamente opposti, eppure così simili: entrambi erano rimasti da soli, entrambi erano rimasti delusi, perchè non era così che avevano sempre sognato la loro vita. 
Hermione queste cose l'aveva capite semplicemente riguardandolo negli occhi quel pomeriggio al bar per la prima volta dopo mesi, forse aveva capito tutto addirittura prima che Fred le confessasse i suoi sentimenti; riusciva a leggerlo come uno dei suoi amati libri. 
Che fosse sempre stato Fred la variabile giusta per risolvere l'equazione che era diventata la sua vita?
Che avesse sbagliato i calcoli fin dall'inizio, come quando da bambina a lezione di matematica commetteva un piccolo errore di calcolo durante il primo passaggio e alla fine tutto il problema risultava irrimediabilmente errato? 
Animata da un'audacia che non credeva neanche di possedere, si alzò dalla sedia e gli si parò davanti, lasciando cadere a terra il telo di spugna che copriva il suo corpo ancora umido. 
-Hermione...che cazzo stai facendo?- balbettò Fred con un'espressione indecifrabile. 
Lei lo guardò con durezza. 
-Prendimi Fred. Prendimi adesso. Sono tua- sussurrò. 
Il ragazzo raccolse l'asciugamano da terra e glielo porse. 
-Vestiti. Sei ubriaca e sconvolta, non mi approfitterò di te in una situazione del genere- disse in un tono che non ammetteva repliche, ma Hermione non intendeva arrendersi così facilmente. 
-So benissimo quello che sto facendo. Aspettavi questo momento da una vita, no? Allora baciami e fai l'amore con me- 
-Appunto. Ho aspettato per anni, posso aspettare ancora un altro po'. Di certo non è così che volevo che succedesse...se mi alzassi da questa sedia e facessi quello che hai appena detto, domattina te ne pentiresti e scapperesti a gambe levate e sinceramente non ho nessuna intenzione di lasciarti andare di nuovo. E adesso per favore copriti, il mio autocontrollo non reggerà a lungo-.
Fred, rosso in volto, le sventolò nuovamente il telo sotto il naso, che Hermione prese con riluttanza. 
-Puoi dormire in camera mia, io dormirò sul divano…buonanotte Hermione- concluse depositandole un delicato bacio sulla guancia. 

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Capitolo 5
*** Sogni ***


Sogni.  

Quella mattina Fred aprì gli occhi con la sensazione di aver fatto un sogno stranissimo: Hermione che si presentava a casa sua ubriaca perché Ron l’aveva tradita con Gabrielle Delacour, e che gli chiedeva di fare l’amore dopo che lui si era dichiarato. Si rigirò nel divano nel tentativo di rimettersi a dormire: il finale di quel sogno non gli era piaciuto affatto e voleva assolutamente concluderlo a modo suo…ma poi un profumo di dolce appena sfornato gli riempì le narici, facendolo alzare di colpo. 
Si alzò in piedi e percorse a grandi passi la stanza, con gli occhi fuori dalle orbite.
Il suo appartamento non sembrava più lo stesso; tutto il sudiciume che aveva accumulato in mesi e mesi di frustrante solitudine era sparito e il pavimento non era mai stato così lucido, neanche quando lui e George, tanti anni prima, ci avevano messo piede per la primissima volta. 
Le finestre erano state ripulite, non cigolavano più e sui vetri erano state appese delle graziose tende color mandarino, dalle quali filtrava una piacevole luce aranciata. Quando varcò la soglia della cucina il suo stupore si fece ancora più grande: non c’era più una sola stoviglia sporca o fuori posto e sul davanzale era appoggiato un grazioso vaso di frullobulbi. 
Ai fornelli c’era Hermione, con indosso una vecchia felpa di Fred che le arrivava fin sotto le ginocchia, intenta a tirare fuori dal forno un enorme teglione di muffin ai mirtilli, i suoi preferiti. 
-Buongiorno- lo salutò radiosa. 
Fred era senza parole. 
-Buon…buongiorno…Hermione, hai fatto tu tutto questo?- chiese guardandosi intorno. 
-Non mi risulta che tu abbia degli elfi domestici- rispose sarcastica, poggiando sul tavolo la teglia fumante -certo che sono stata io!- 
-Ma…perché…-
-Per ringraziarti…per ieri sera. Per essermi stato vicino e per avermi rispettata. Chiunque altro al posto tuo se ne sarebbe approfittato…oh, e scusa- disse indicando la felpa, cambiando immediatamente argomento per dissipare l’imbarazzo che evidentemente le provocava il ricordo della sua proposta indecente -ma il mio maglione era davvero conciato male, spero non ti dispiaccia se l’ho presa in prestito-. 
-Tu sei pazza!- scoppiò a ridere Fred -Non ce n’era bisogno…e comunque puoi tenerla, ti sta davvero da dio- 
-Davvero divertente, ma non preoccuparti, oggi torno a casa. Lì avrò vestiti a sufficienza-. 
Il sorriso di Fred svanì di colpo, lasciando il posto ad un'inconfondibile espressione di delusione. 
Vederla lì ad affaccendarsi in cucina con quel sorriso sulle labbra era stato il risveglio migliore degli ultimi anni e gli aveva fatto accarezzare la meravigliosa idea che Hermione sarebbe rimasta a vivere con lui, anche solo per qualche giorno. Aveva pensato a come sarebbe stato bello per una volta averla tutta per sé, senza Ron tra i piedi ad attirare tutta la sua attenzione e ad occupare ogni suo pensiero. 
Merlino, come poteva essere stato così stupido ed egocentrico? Come poteva aver pensato che Hermione avrebbe abbandonato tutto per qualche stupida parola detta mentre lei non era nemmeno del tutto in sé? In fondo lui non era mai stato niente più che il fratello del suo ex fidanzato. 
-Quindi te ne vai...- borbottò caustico, senza guardarla negli occhi. 
-Oggi pomeriggio- rispose Hermione con uno strano tono divertito che ben poco si addiceva alla situazione. Lo stava prendendo in giro? 
-Bene-. 
Hermione sghignazzò rumorosamente e gli si avvicinò. 
-Non ti facevo così stupido, Fred Weasley. Me ne vado...a prendere la mia roba- quasi strillò mentre gli gettava le braccia al collo. 
-Sempre se per te va bene che io resti qui per un po'- aggiunse da dietro la sua spalla. 
Fred affondò la faccia nei ricci castani di Hermione, inspirando a fondo il suo lieve profumo di mughetto e stringendola forte a sé, come se avesse paura che potesse sfuggirgli dalle mani da un momento all'altro. 
-Non ti facevo così stupida, Hermione Granger- riuscì a rimbeccarla dopo quella che parve un'eternità -puoi restare qui quanto vuoi-. 
Hermione si sciolse dall'abbraccio e gli sorrise, rossa come un peperone. 
Fred non aveva mai avuto così voglia di baciarla come in quel momento, neanche la sera precedente quando se l'era trovata davanti completamente nuda e vogliosa di fare sesso con lui. 
Quella mattina Hermione era più…Hermione che mai, il che agli occhi di Fred la rendeva semplicemente perfetta: capelli arruffati, abbigliamento improbabile e un sorriso caldo e luminoso come unico trucco e accessorio. 
Tuttavia in cuor suo, nonostante la decisione presa dalla ragazza di andare a stare da lui per qualche tempo, sapeva che lei non avrebbe dimenticato quell’idiota di suo fratello tanto presto. 
Doveva darle il tempo per metabolizzare la delusione, leccarsi le ferite e rimettere insieme i pezzetti della propria vita…e poi chissà, forse un giorno avrebbe aperto gli occhi e si sarebbe accorta di essere finalmente pronta per lui. 
Per il momento comunque gli bastava averla lì, ad occuparsi di lui com’era nella sua natura, perché Hermione era fatta così; sempre pronta a darti anima e cuore, mettendo se stessa in secondo piano se necessario e senza chiedere mai niente in cambio. 
Ma stavolta, che le piacesse o no, non avrebbe dovuto fare tutto da sola, perché anche Fred si sarebbe preso cura di lei, si sarebbero presi cura l’uno dell’altra per ricominciare a vivere, insieme. 
Più ci pensava e più gli risultava inconcepibile che Ron se la fosse lasciata sfuggire così, o peggio, che non fosse mai riuscito ad apprezzarla davvero. 
Fred allontanò lo sguardo e con esso l’impulso di impadronirsi delle sue labbra. 
Allungò una mano e prese un muffin ancora caldo, infilandosene in bocca più della metà con un solo morso. 
-Come facevi a sapere che quelli al mirtillo sono i miei preferiti?- chiese dopo aver inghiottito l’enorme boccone. 
-Ho una buona memoria- rispose lei con semplicità. 
Fred aggrottò un sopracciglio. 
-E quand’è che te l’avrei detto?-
-Mai, ma ti osservavo spesso durante le estati alla Tana, anche se tu non te ne accorgevi-
-Ah beh, quando la gente ti guarda con adorazione dal momento in cui tua madre ti ha messo al mondo, dopo un po’ non ci fai più caso- scherzò lui, senza riuscire a mascherare il sorriso compiaciuto che quell’affermazione gli aveva appena strappato -sono sempre stato tremendamente affascinante…-
-…e modesto, se non ricordo male- concluse Hermione ridacchiando. 
Fred attaccò il secondo muffin con un mugolio soddisfatto.  
-Comunque, a proposito di tua madre…stamattina le ho spedito un gufo per informarla di quel che è successo. Sai, prima che…- lo sguardo di Hermione si rabbuiò e la ragazza storse la bocca in una smorfia tra il sofferente e il disgustato-…Ronald…venga a sapere che sono qui e ne approfitti per sfruttare la situazione a suo favore, magari raccontando chissà quali storie sul fatto che sono stata io a tradirlo o cose del genere. A questo punto penso che sarebbe capace di tutto- 
-Vedo che inizi a capire come funziona quella sottospecie di tubero che si ritrova al posto del cervello. Hai fatto la cosa giusta- rispose Fred, facendo sparire il terzo muffin e allungando le dita per afferrare il quarto. Uno schiaffo di Hermione sulla mano tesa lo fece bloccare. Lei lo guardava con gli occhi pericolosamente stretti e le mani sui fianchi. 
-Finiscila, Fred- sbottò -di questo passo diventerai grasso come un maiale- 
-E sarà tutta colpa tua- ghignò lui contento come un bambino la mattina di Natale, perché in fin dei conti anche il solo punzecchiarla lo rendeva felice.

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Capitolo 6
*** Paura ***


Paura.  

Le settimane successive furono tra le più strane che Fred e Hermione avessero mai vissuto. 
Erano tornati insieme a casa di Hermione per prendere le sue cose e tra una battuta e l’altra Fred l’aveva aiutata a sbarazzarsi di tutte le cianfrusaglie di Ron, riuscendo a non farle versare neanche una lacrima.
Grattastinchi era stato dimesso e adesso viveva insieme a loro nell’appartamento di Fred, facendo letteralmente ammattire quest’ultimo coi suoi capricci da gatto convalescente di mezza età. 
Hermione aveva notato che il suo amico peloso sembrava gradire molto di più la compagnia di Fred che quella di Ron; quando era particolarmente di buonumore gli permetteva addirittura di prenderlo in braccio e grattarlo dietro le orecchie, cosa che di norma solo e soltanto la sua legittima padrona aveva il privilegio di fare senza ricevere una sostanziosa dose di graffi e morsi. 
Non aveva tuttavia perso la singolare quanto spiacevole abitudine di soffiare furioso o cimentarsi in improbabili attentati alla vita di Fred ogniqualvolta il ragazzo tentasse di avvicinarsi a Hermione più del dovuto. Lei si era ormai abituata agli attacchi di gelosia di Grattastinchi, che in fin dei conti andavano avanti da più di sei anni anche se con una persona diversa, ma Fred non si poteva certo definire entusiasta della cosa. 
Per amore di Hermione comunque l’aveva accettato senza batter ciglio, così come aveva accettato di tornare a dormire sul suo letto insieme a lei senza sfiorarla neppure con un dito. Molte volte Hermione gli si addormentava abbracciata o con la testa poggiata sul suo petto, ma lui non osava ancora fare la prima mossa, tanta era la paura di farla scappare. 
Continuava a chiedersi se lei avrebbe mai iniziato a provare qualcosa per lui o se sarebbe rimasto per sempre solo e soltanto Fred, il fratello del suo ex ragazzo che aveva una cotta per lei.
Non che gli dispiacesse aver instaurato quel rapporto, ma se una parte di lui era felice e riconoscente per l’occasione che gli era stata concessa, un’altra iniziava davvero a esasperarsi.
George era passato a trovarli e non riusciva a capacitarsi di come il fratello non le fosse ancora saltato addosso, perché si sa, Fred era paziente tanto quanto Hermione era campionessa internazionale di Quidditch. 
A rendere la questione ancora più spinosa, c’era il fatto che nessuno dei due aveva più sollevato l’argomento dopo quell’imbarazzate serata in cui tutto era cominciato. 
Dopo un mese passato a dormire nello stesso letto abbracciati l’uno all’altra e a guardarsi negli occhi senza una parola e senza niente di fatto, Fred stava ricominciando a sentire quell’odiosa sensazione di frustrazione ed impotenza che aveva caratterizzato la sua vita negli ultimi anni.
Ormai era quasi certo che Hermione lo vedesse solo e soltanto come un diversivo, una distrazione necessaria per non pensare alla sua storia d’amore andata a rotoli, al suo matrimonio sfumato e a tutti quei progetti per il futuro che Ron aveva distrutto. 
Era questo il problema di Hermione, era sempre stato questo: la maniacale necessità di avere sempre tutto sotto controllo, di seguire gli schemi e i programmi, di fare sempre la cosa giusta.
Non era mai stata capace di lasciarsi andare, vivere alla giornata senza pensare alle conseguenze.
Il fatto che Ron avesse gettato alle ortiche tutti i suoi studiatissimi piani l’aveva mandata nel panico forse più del fatto stesso che l’avesse tradita. Non c’era più niente di certo nella sua vita e lei lo odiava per questo, perché se c’era una cosa che non aveva mai potuto sopportare era il sentirsi vulnerabile. 
Quello che Fred non sapeva era che il vero motivo per cui Hermione non si lasciava andare con lui non era l'assenza di sentimenti nei suoi confronti, bensì la paura. 
Paura di restare di nuovo da sola, paura di ricominciare, paura di fare nuovi progetti per poi vederseli svanire da sotto gli occhi…e sì, paura di ammettere a se stessa ciò che provava per lui, perché sarebbe stato come ammettere di aver commesso lo sbaglio più colossale del mondo, e lei odiava sbagliare. 
La verità è che più passava il tempo con Fred e più si rendeva conto di quanto fossero fatti per stare insieme: Fred la faceva stare bene, la faceva ridere, la trattava come una principessa, ma allo stesso tempo la prendeva in giro rafforzando la sua autoironia, perché nonostante non fosse più un ragazzino che sa solo fare scherzi riusciva sempre a risolvere ogni cosa con un sorriso o una battuta. 
Semplicemente, era fatto così: nato per smussare con le sue risate cristalline quei lati troppo spigolosi e rigidi di lei, così come lei con il suo pragmatismo sembrava essere nata per calmare e far ragionare quella testa calda. 
Eppure, Hermione stava facendo di nuovo lo stesso errore di tanti anni prima: far finta di nulla e negare l'evidenza per orgoglio e forse per vergogna, perchè in fondo aveva sempre saputo del suo sentimento per Fred, ma aveva deciso di ignorarlo preferendogli Ron perché lui era la scelta più facile e ovvia, quello che tutti si aspettavano da una come lei.   
Era come se avessero stretto un tacito accordo che impediva ad entrambi di fare la prima mossa, ma le cose stavano per cambiare.   
Quella sera Fred, di ritorno da un pomeriggio di riflessione a casa di George, si era finalmente deciso a farsi avanti e stabilire con lei il punto della situazione, ma trovò l’appartamento spiacevolmente vuoto. 
Si avviò con passo depresso in cucina, scoprendo così un biglietto sul tavolo e Grattastinchi che, magra consolazione, perlomeno era ancora lì. 
 
Fred, 
oggi Ron è stato qui. 
Non so chi gli abbia detto che abito da te visto che tua madre praticamente si rifiuta di rivolgergli la parola, fatto sta che me lo sono ritrovato sulla soglia a piangere implorante.
Ho deciso di ascoltare cos’ha da dire a sua discolpa, andiamo a bere qualcosa al…….’. 
 
Ma lì dove avrebbe dovuto trovarsi il luogo del loro incontro e il resto del messaggio, la pergamena era stata deturpata e sbocconcellata da quelle che, a giudicare dalle impronte, erano inconfondibili zanne feline. 
-Ora che ci penso, Ron non aveva tutti i torti a volerti morto- sbuffò Fred rivolgendosi al gatto, che per tutta risposta soffiò indignato e abbandonò la stanza sventolando la coda a scovolino. 
 

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Capitolo 7
*** Peperoncino ***


Peperoncino.  
 
Il Bistrot dell’alchimista era straordinariamente affollato anche per essere un sabato sera. 
Ron l’aveva scelto appositamente per assicurarsi che Hermione non facesse scenate. 
La conosceva ormai da quando avevano undici anni, e aveva imparato a sfruttare i suoi punti deboli: una come lei, così composta e attenta a comportarsi dignitosamente in pubblico per via dell’alta carica che ricopriva al Ministero, non avrebbe certamente osato attirare su di sé tutta l’attenzione di diverse decine di avventori. 
Peccato che Ron dimenticasse puntualmente di trovarsi di fronte a Hermione Granger, la strega più brillante della sua età. 
Quando l’ex fidanzato le aveva proposto di andare a bere qualcosa si era subito insospettita, ma aveva finto di assecondarlo per vedere fin dove si sarebbe spinto con le menzogne. Sapeva che le avrebbe mentito e che le avrebbe rifiliato chissà quale scusa patetica, dopotutto, come avrebbe detto Fred, aveva iniziato a capire il funzionamento del tubero che popolava la sua scatola cranica. 
Eppure Hermione aveva accettato lo stesso l'invito. 
Aveva bisogno di certezze, di conferme: aveva bisogno di essere sicura di essersi sbagliata sul suo conto così da potersi mettere finalmente l'anima in pace.  
Ron riuscì a trovare un tavolo piuttosto appartato e l’aiutò a sedersi con un sorriso falsamente affabile che lasciava trasparire tutta la sua tensione.
Hermione potè notare con sadico piacere che il ragazzo non se la passava affatto bene: i suoi capelli erano più arruffati che mai e si stava leggermente stempiando. 
I vestiti erano sudici e gli ricadevano flosci sul corpo dimagrito, donandogli un’aria malaticcia che certamente le occhiaie scure non aiutavano ad attenuare. 
Quando la cameriera portò loro le due tazze di cioccolata calda che avevano ordinato, vi si gettò con tanta foga che a Hermione venne il sospetto che non mangiasse da settimane. 
Nonostante tutto, non riusciva a provare dispiacere per lui. 
Pietà forse, compassione; era questo tutto ciò che ormai riusciva a suscitare in lei, perché finalmente aveva capito chi dei due era un fallito, la vita di chi era un totale disastro. 
Lei poteva aver perso un fidanzato ed i progetti di una vita, ma lui aveva perso ogni briciolo di dignità e quella era una cosa che mai e poi mai sarebbe riuscito a recuperare. 
-Allora Ronald, cosa volevi dirmi?- chiese finalmente Hermione quando lui ebbe finito di strafogarsi. 
Le orecchie di Ron si tinsero di un vivace color pulce. 
-Io…oh…beh, ovviamente…volevo chiederti scusa. Per quello che è successo…io, vedi…non volevo farlo, ma lei mi ha costretto, capisci? Insomma, lo sai…è una Veela…al matrimonio di George mi ha accalappiato e…deve avermi fatto qualche strano incantesimo della sua…gente…perché devi credermi Hermione, io ti amo, ho sempre amato solo e soltanto te e…ecco…vorrei avere un’altra possibilità- farfugliò. 
Hermione era la quintessenza dell’impassibilità. Parole, ecco cos'erano. Castelli in aria, futili promesse che in fondo non erano mai state suggellate da dimostrazioni concrete. 
Finse un sorriso gentile e temporeggiò per qualche minuto sorseggiando la sua cioccolata, giusto per il gusto di vederlo contorcersi sulla sedia. 
Quando lui iniziò a divorarsi le unghie quasi a sangue si disse che poteva bastare e appoggiò di nuovo la tazza sul tavolo, quasi intatta. 
Quella sera, inspiegabilmente, la cioccolata fondente non le piaceva affatto.  
-No- disse con un candore disarmante, dopo quella che a Ron parve un’eternità. 
Il ragazzo boccheggiò penosamente. 
-Come…come sarebbe a dire no?- 
-Dimmi Ronald, cosa non capisci di questa parola? Mi sembra di essere stata chiara e concisa, dritta al punto- gli sorrise con tranquillità. Lui iniziò ad innervosirsi. 
-Io…tu…credevo che tu…mi amassi!- sbottò con voce stridula. 
Hermione lo guardò compassionevole, come si guarda un bambino capriccioso che si rifiuta di credere che Babbo Natale non esiste. 
-In effetti, ti amavo- replicò lei, stando ben attenta a calcare sull’imperfetto -ed è stata la più grande stronzata di tutta la mia vita, nonché la tua più grande fortuna, non è vero Ron?- 
-Ma cosa stai dicendo?-. 
Nella sua voce adesso c’era una nota di puro panico. 
-Sto dicendo che finalmente ho capito di che pasta sei fatto. L’amore per te mi ha resa cieca per tutti questi anni e tu te ne sei approfittato, perché accanto a me tutto era più facile, tutti ti acclamavano, perché eri il famoso Ronald Weasley, l’amico di Harry Potter e il futuro marito di Hermione Granger, il capo dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia…-
-Io ho distrutto un Horcrux!- la interruppe Ron stupidamente. 
Hermione scoppiò a ridere. 
-Oh certo, e immagino che trafiggere un medaglione con una spada che qualcun altro ha trovato per te, dopo essere sparito per settimane lasciando agli altri tutto il lavoro sporco, ti renda un coraggioso guerriero, non è così? Perfino uno come Malfoy si sarebbe trasformato in un eroe se gli avessero messo la pappa pronta sotto il naso-.
Hermione si stupì della sua stessa cattiveria, ma non si fermò. 
-Ora che abbiamo chiarito questo punto…dicevamo…- finse di pensarci su -ah sì. Il mio lavoro. Ti faceva comodo essere mantenuto e stare tutto il giorno a girarti i pollici sul divano, eh? Lì in quella bella casetta che tu hai scelto e che i miei hanno comprato…mio dio, ma come ho fatto ad essere davvero così cieca? Non importa comunque, perché c’è una bella novità: adesso ci vedo benissimo-.    
Il volto di Ron assunse rapidamente tutte le sfumature di rosso esistenti in natura e non solo. Non riusciva ad emettere alcun suono, tanto era sconvolto ed umiliato dalle parole di Hermione. 
Nel vedere quella luce spietata negli occhi della ragazza però, qualcosa si accese in lui spingendolo a contrattaccare. Voleva ferirla, farle più male che poteva, vendicarsi per come l’aveva trattato e farle rimpiangere di avergli detto quelle cose finchè non l’avrebbe implorato in ginocchio di scusarla e tornare insieme. 
-Non mi sei mai piaciuta- disse con un sorrisetto maligno. 
Non era forse quella la sua specialità, mostrarsi disinteressato nei suoi confronti per attirare la sua attenzione? Aveva funzionato per tutti gli anni passati a Hogwarts. 
-Ma che novità!- esclamò lei fingendosi sorpresa, lasciandolo di stucco.
Che fine aveva fatto l'ingenua Hermione Granger che tanto abilmente aveva manipolato in passato?
-Sei ridicolo Ronald. Ancora con queste ripicche da ragazzino del quarto anno? Forse non te ne sarai accorto, ma siamo adulti adesso-. 
-Bene- replicò lui -allora passiamo ai discorsi seri. Mi servono dei soldi-. 
Hermione per poco non cadde dalla sedia dalle risate. 
-E li vorresti da me? Merlino, ma sei davvero così stupido oppure lo fai apposta? Conosco la legge magica a memoria, in caso tu non lo sapessi…non avrai un misero zellino, puoi starne certo…purtroppo ti è andata male, non avrò la fortuna di diventare tua moglie, perciò i tuoi diritti sul mio denaro sono meno che nulli-. 
-Ma ne ho bisogno…perché…Gabrielle è incinta!- strillò lui, una vena che pulsava convulsamente sulla sua tempia. Hermione non si scompose. 
-Congratulazioni- commentò sarcastica. 
Questo era davvero troppo per Ron: se neanche la storia di Gabrielle ingravidata era riuscita a convincere Hermione, non aveva più alcun motivo per restare lì. Senza dire una parola se ne andò, schiumante di rabbia. 
Hermione fece giusto in tempo a tirare un sospiro di sollievo, che una figura si precipitò ad abbracciarla.  
-Sei stata FAVOLOSA!- le gridò Fred, quasi stritolandola. 
-Hai sentito tutto?- scoppiò a ridere Hermione, paonazza in volto. 
-Ho rischiato di perdermi l’inizio per colpa di Grattastinchi, ma alla fine sono arrivato in tempo- rispose lui mettendosi comodo. Il suo sguardo cadde sulla tazza di Hermione ormai fredda e intonsa. 
-Fondente, eh?- chiese annusandone il contenuto -Com’è che non l’hai bevuta?- 
-Avevi ragione su tutto Fred...anche sulla cioccolata. Fa schifo- ammise lei. 
Fred le rivolse un sorriso sghembo e con un cenno chiamò la cameriera, la stessa che li aveva serviti più di un mese prima. 
-Due cioccolate al latte con molto, moltissimo peperoncino- ordinò. Lei gli lanciò occhiate ammiccanti mentre si allontanava. 
Chissà perché, Hermione strinse i pugni e ridusse gli occhi a due fessure, ribollendo d'irritazione. 
-Sbaglio o Occhio di Basilisco è gelosa? Dovrai abituarti a certe cose, è il prezzo da pagare per stare insieme ad un ragazzo così estremamente bello- azzardò Fred. 
Il cuore di Hermione fece una capriola e un silenzio imbarazzante calò sul loro tavolo, interrotto dopo qualche minuto dalla cameriera di ritorno con le loro ordinazioni.
Se le orecchie non l’avevano ingannata, le aveva appena chiesto implicitamente di essere la sua ragazza.
Ma cosa poteva rispondere? Insomma, ci aveva pensato bene e ormai era sicura che Fred non fosse solo un semplice amico per lei, né una qualche sorta di rimpiazzo...ma se non avesse funzionato, se avessero finito per rovinare tutto? Non era certa di essere pronta per rimettersi in gioco, perchè se avesse sbagliato di nuovo non avrebbe mai potuto perdonarselo: il suo ultimo errore le era costato sei anni di vita. 
Cercando di prendere tempo, si mise a scrutare sospettosa la superficie spolverata di rosso della sua cioccolata. 
Fred ridacchiò. Poteva buttarsi, tanto ormai che aveva da perdere? Hermione si era arresa all'evidenza, aveva definitivamente tagliato i ponti con Ron. Aveva accettato la fine della loro storia.
E poi lui aveva giurato a George che si sarebbe fatto avanti una volta per tutte, e non sarebbe venuto meno ad una promessa al suo gemello neppure sotto tortura.
-Non è veleno, tranquilla. E comunque guarderei sempre e solo te-
Di nuovo il cuore di Hermione parve esploderle nel petto.
Nascose la faccia nella tazza sorseggiando per la prima volta la cioccolata e ne rimase estasiata. 
Non ricordava di aver mai bevuto niente di più buono: il peperoncino, piccante al punto giusto, le solleticava piacevolmente il palato e si amalgamava in modo perfetto alla dolce cremosità della cioccolata al latte. 
Era una di quelle cose, si disse Hermione, che quando le hai assaggiate una volta poi non puoi più farne a meno; e mentre alzava gli occhi per guardare Fred si disse che quello era esattamente il sapore che lui avrebbe dovuto avere. 
-Allora Miss-Voglio-Una-Banalissima-Cioccolata-Fondente, avevo ragione?- disse, come leggendole nel pensiero. 
Hermione ingollò l'ultimo sorso dalla tazza e la poggiò sul tavolo, esibendo due baffi che avrebbero fatto invidia a Vernon Dursley. 
Fred esplose in una fragorosa risata e scosse la testa rassegnato. 
-Fai pena- le sussurrò, portandole via il cioccolato dalle labbra con un bacio. 
Le ginocchia di Hermione si fecero di gelatina non appena la sua bocca incontrò quella di Fred.
Il cuore le batteva all'impazzata, forte come un tamburo, ed era assolutamente certa che tutti lì dentro li stessero guardando, ma non le importava un fico secco.
Si lasciò trasportare dal respiro, dalle labbra e dalla lingua di Fred, che ora sfiorava dolcemente la sua facendole torcere lo stomaco fino a farle male. 
Le dita di Fred sembravano nate appositamente per incastrarsi tra le sue e le loro labbra, ora lo sapeva, erano due pezzi combacianti di un puzzle che la natura aveva diviso. 
Non era mai stata tanto pronta in tutta la sua vita...e se poi si fosse rivelato tutto uno sbaglio, una volta tanto era contenta di sbagliare. 
 

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Capitolo 8
*** Epilogo ***


Epilogo. 
 
-Sam! Alex! Venite subito qui!- tuonò la donna, i capelli così crespi da sembrare percorsi dall'elettricità, come sempre quando era infuriata. 
I due bambini dalla spettinata chioma rossa, identici fino all'ultima lentiggine, fecero il loro ingresso nella cucina sfoggiando due sorrisi innocenti.
-Si può sapere cos'è questo?- sbraitò, tirando fuori dal cestino dell'immondizia un disgustoso grumo molliccio color verde acido e sventolandolo sotto il loro naso. 
-Non ne abbiamo idea, mamma- cinguettò uno dei due. 
Hermione guardò i figli con quell'espressione di finta accondiscendenza che poteva significare solo sfuriata in vista. 
-Si da il caso- replicò con voce melensa -che io invece ne abbia idea. Queste erano le vostre lettere per Hogwarts, non è così? Ora, pensavate davvero di cavarvela facendole sparire?- 
-Noi non ci andremo a quella stupida scuola! Vogliamo lavorare al negozio con papà e zio George!- sbottarono in coro. 
-Oh e invece ci andrete eccome, a costo di spedirvi sul treno con uno Schiantesimo!- ringhiò Hermione portandosi le mani sui fianchi. 
In quel momento Fred entrò nella stanza soffocando uno sbadiglio. 
-Che succede? Mi pareva di aver sentito la tua voce soave- disse divertito alla moglie, stampandole un bel bacio in bocca che la fece arrossire clamorosamente, mentre i due ragazzini fingevano conati di vomito. 
-I tuoi figli!- borbottò, il tono leggermente addolcito -Devono aver intercettato le loro lettere d'ammissione, guarda cos'hanno combinato. Mi faranno ammattire con questa storia della scuola-
-Chissà da chi hanno preso- sghignazzò Fred con una punta di orgoglio. 
-Fred!-. 
La moglie gli assestò una poderosa gomitata, lanciandogli un'occhiata truce. Lui si massaggiò le costole con dignità e rivolse uno sguardo complice ai due gemelli. 
-Ragazzi, mi avete proprio stufato! Dovete smetterla di far arrabbiare vostra madre, o ne subirete le conseguenze! Ne abbiamo già parlato, voi andrete a Hogwarts senza fare storie- finse di arrabbiarsi.
Hermione come al solito non si accorse del teatrino e si rilassò. -Io vado a lavoro, ci pensi tu a portarli a Diagon Alley a comprare la roba?-
-Ma certo- Fred le sorrise rassicurante. 
-Bene...allora, al Ghirigoro hanno la lista di riserva quindi non c'è problema, devi prendere le divise da Madama McClan, i calderoni e gli ingredienti per Pozioni...ah sì, e non dimenticarti delle bacchette- snocciolò lei, prima di salutare la famiglia con baci frettolosi e smaterializzarsi al Ministero. 
-Allora, chi di voi due ha preparato questo splendido schifo?- chiese allegramente Fred indicando il grumo gelatinoso. 
-Io!- disse subito il bambino a destra. 
-Geniale Samuel, davvero geniale!- 
-Papà, sono Alexander...-. 
Fred sghignazzò e abbassò il viso per portarlo all'altezza di quello del figlio e puntò gli occhi azzurri in quelli nocciola di lui, così straordinariamente identici a quelli di Hermione. 
-Quando capirete che con me questo trucchetto non funziona?-
-Ma mamma ci casca sempre!- si lagnò Sam. 
-Sì, ma tua madre non ha avuto zio George come gemello. Adesso andiamo, ci starà aspettando-. 
Fred prese le mani dei due figli e si smaterializzò a Diagon Alley, ai Tiri Vispi Weasley. 
Come previsto, George era già lì che li aspettava e accolse i nipoti a braccia aperte: inutile dire che erano i suoi preferiti. 
-Zio, oggi ci fai vedere i Fuochi Forsennati Deluxe 2016?- chiese Alexander eccitato. 
-Sì, quelli che si trasformano in draghi veri e si fanno cavalcare!- rincarò un petulante Samuel. 
George scoppiò a ridere. 
-Aspettatemi nel retrobottega, arrivo subito. E non toccate niente!-. 
Sam e Alex si dileguarono con un ghigno eloquente. Non avrebbero toccato niente, come no. 
-Hai comprato il regalo per la cena di stasera?- chiese George al fratello. 
-La cena? Maledizione! Perchè mamma non mi ricorda mai queste cose? Poteva mandarmi un gufo! Aspetta, non dirmelo...l'ha mandato di nuovo a te...- imprecò Fred infastidito. 
-Ovviamente- replicò George con un sorrisetto -perchè oltre ad essere più bello di te, non ho due scapestrati distruggilettere in giro per casa. Non hanno preso molto bene la notizia di dover comiciare la scuola, eh?-. 
Gli occhi di Fred scintillarono fieri. 
-Degni figli di Fred Weasley...-
-...e nipoti di George...ah, a proposito, Roxanne ha deciso che quest'anno entrerà nella squadra di Quidditch!-
-Grandioso! Battitrice?-
George annuì con aria sognante. 
 
 
 
La Tana quella sera era strapiena.
I Weasley al completo, accompagnati dalle rispettive famiglie, sedevano intorno al lungo tavolo al centro della stanza per l'occasione ingrandita da un brillante Incantesimo Estensivo Irriconoscibile di Molly, che faceva vagare lo sguardo (a tratti amorevole e a tratti accigliato) tra gli innumerevoli figli e nipoti. 
A capotavola sedevano Fleur e Bill.
Quest'ultimo osservava stizzito la figlia maggiore Victoire sbaciucchiarsi con Teddy Lupin, mentre la moglie sistemava i capelli di un'imbronciata Dominique, prima Serpeverde della famiglia e diversa dalla sorella quanto il giorno e la notte.
Il minore, Louis, era impegnato in una fitta conversazione a proposito dei draghi con lo zio Charlie, seduto accanto a lui insieme all'eterna fidanzata Verity con la quale conviveva ormai da dieci anni.
Dio solo sa quante volte Molly aveva tentato di convincere il suo secondogenito a fare il grande passo, ma Charlie non ne voleva proprio sapere. 
Era un'anima libera, a sentir lui il matrimonio era solo uno stupido pezzo di carta che "ti teneva incatenato come il più pericoloso dei Vipertooth" e Verity, da degna commessa dei Tiri Vispi Weasley qual'era, avrebbe preferito mangiare un'intera scatola di Torrone Sanguinolento piuttosto che sposarsi. 
Inaspettatamente invece, Percy si era trasformato da Prefetto pomposo e voltagabbana in amorevole padre di famiglia. Sua moglie, una collega di Hermione di nome Audrey Hamilton, aveva uno straordinario senso dell'umorismo che spesso e volentieri faceva venire a Fred e George legittimi dubbi su come il fratello fosse riuscito a conquistarla.
Le due figlie della coppia, Lucy di diciotto anni e Molly di quindici, erano rispettivamente ex Caposcuola di Grifondoro e nuovo Prefetto di Corvonero, cosa per cui la cugina tredicenne Roxanne non mancava di prenderle in giro.
Il suo fratellino Fred, che avrebbe frequentato Hogwarts solo l'anno successivo, sembrava invece molto più pacato del soggetto dal quale aveva ereditato il nome e preferiva passare le giornate a leggere o a giocare a scacchi piuttosto che a fare scherzi. 
George ogni tanto si divertiva a stuzzicare il gemello, dicendogli che un giorno per sbaglio Hermione si era confusa con lui e che in realtà era la madre illegittima del bambino. 
Per quanto riguardava Ginny, aveva da tempo coronato il suo sogno d'amore con Harry e il loro primogenito James avrebbe iniziato la scuola di lì a qualche giorno insieme ai cugini Samuel e Alexander. 
Albus e la piccola Lily invece avrebbero dovuto aspettare ancora qualche anno prima di poter varcare finalmente il portone di Hogwarts, e per il momento si dovevano accontentare dei fantastici racconti dei genitori. 
Ospite d'onore quella sera era la famiglia Paciock, formata da Neville, Luna Lovegood e i loro due figli gemelli Frank e Maya che, separati l'anno prima dal Cappello parlante, non la finivano più di litigare su quale casa fosse la migliore tra Tassorosso e Corvonero. 
Tutti loro si trovavano lì per dare il consueto arrivederci al più giovane dei maschi Weasley, Ronald, che l'indomani sarebbe ripartito insieme alla compagna Gabrielle e la figlia quattordicenne Dahlia alla volta della Francia. 
Destino volle che quella lontana sera in cui Ron usò la gravidanza di Gabrielle come scusa per ricevere soldi da Hermione, la giovane Delacour gli si presentasse davanti casa (per la precisone, la casa di Seamus Finnigan, l'unico che avesse accettato di ospitarlo) annunciandogli la lieta novella. 
In un primo momento Ron pensò che si trattasse di uno scherzo di pessimo gusto e che qualcuno avesse origliato e poi riferito alla ragazza della sua conversazione con Hermione, ma di fronte ai numerosi esami contenuti nella cartellina del San Mungo che Gabrielle aveva portato con sé a mo' di prova, dovette arrendersi all'evidenza. 
Gabrielle era sconvolta, ma ne aveva approfittato per dichiarare il suo amore a Ron, che andava avanti dal giorno in cui lui l'aveva aiutata a raggiungere la riva del Lago Nero durante la seconda prova del Torneo Tremaghi. Aveva inoltre annunciato al ragazzo che, qualunque fosse stata la sua decisione, lei avrebbe comunque tenuto il bambino. 
Dopo una lunga settimana di riflessione, spronato da Seamus che gli intimava di non lasciarsi scappare una Veela, alla fine aveva deciso di restare con lei. 
Era stato molto difficile comunicare la notizia alla sua famiglia, in quanto nessuno gli rivolgeva più la parola dopo lo scandalo, a parte Bill che lo faceva solo per amor di solidarietà nei confronti di Fleur che non aveva mai tagliato i ponti con la sorella. 
Fu proprio grazie al lungo intercedere del fratello maggiore che la signora Weasley finalmente acconsentì a rivedere Ron, non senza avergli urlato contro i peggiori epiteti mai uditi.
Ma si sa, Molly aveva il cuore tenero, e dopo la sfuriata si era ritrovata a soffocare il figlio in un abbraccio spezzacostole e ad annaffiarlo di lacrime. 
Inaspettatamente la paternità non solo aveva fatto mettere la testa a posto a Ron, ma gli aveva fatto anche capire di essere davvero innamorato di Gabrielle. 
Piano piano anche il resto della famiglia gli si era riavvicinato, compresa Hermione, che dopo tanti anni aveva deciso di mettere da parte i vecchi rancori. 
Tuttavia Ron e Gabrielle sapevano fin troppo bene che ci sarebbe voluto del tempo prima che i rapporti tornassero quelli di una volta e quando la piccola Dahlia aveva compiuto un anno, la coppia aveva deciso di cambiare aria e di farla crescere in un ambiente più sereno. 
Si erano così trasferiti nel vecchio cottage della famiglia di Gabrielle, immersi nella tranquillità della campagna francese; Ron era stato ingaggiato da un'esordiente squadra di Quidditch della zona e sembrava aver finalmente trovato la pace interiore. 
Per l'undicesimo compleanno di Dahlia a casa Weasley erano arrivate due lettere: una da Hogwarts e una da Beauxbatons e, messa di fronte alla scelta, la ragazzina aveva deciso di restare in Francia, e così la famiglia faceva ritorno a Londra solo durante le vacanze natalizie ed estive per riunirsi al resto dei Weasley, e ripartiva la sera prima dell'inizio delle lezioni di Dahlia che solitamente riprendevano con una settimana di anticipo rispetto a quelle dei numerosi cugini. 
Tutto sembrava aver ritrovato il proprio equilibrio e, osservando i propri figli giocare con la nipotina dai capelli d'argento, Hermione non potè che ringraziare mentalmente Ronald per aver commesso quell'errore. 


*****

SPAZIO AUTRICE

A grande richiesta, eccovi l'epilogo della storia, spero di non aver deluso le vostre aspettative!
Come avete visto, Fred e Hermione si sono felicemente sposati e hanno avuto due figli. 
Ho voluto riscattare anche quel coglioncello di Ron (penso che sia chiaro ormai che non lo trovo molto simpatico XD), facendo vedere che, nonostante l'iniziale insicurezza di Hermione, alla fine il suo tradimento è stato provvidenziale. 


Detto questo vi saluto, grazie a tutti quelli che hanno recensito, seguito, preferito o semplicemente letto la storia!

Olivia

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