let's go somewhere and never come back.

di fallingforyoureyes
(/viewuser.php?uid=177948)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - See you around. ***
Capitolo 2: *** Starbucks and news. ***
Capitolo 3: *** Oh, shit. ***



Capitolo 1
*** Prologo - See you around. ***


                                                       



                                                                                                                PROLOGO




Amanda, o meglio,  Amy era sempre precisa. Di ritardi, nei suoi ormai tre anni di liceo se ne contavano a malapena due, e sicuramente non superavano i cinque minuti. 
Chiuse la porta della sua camera con delicatezza e scese le scale. Si fermò a guardare allo specchio infondo alle scale. Il blu del suo maglione non le donava molto quella mattina, o forse era lei di cattivo umore. Le lunghe gambe erano fasciate da un jeans chiaro.  I capelli castani, raccolti in una treccia laterale,  le ricordavano suo padre, mentre gli occhi scuri, il viso ovale e pieno e il resto del corpo, erano praticamente identici alla madre. Non vedeva niente di eclatante nel suo viso. Secondo lei era un semplice viso. Uno di quelli in cui non c’è niente che ti colpisce. Labbra non troppo carnose, naso dritto e leggermente all’insù; non aveva gli zigomi particolarmente pronunciati e neanche gli occhi di un colore sorprendente. Era normale, forse troppo, secondo lei. Ma si limitava a nascondere queste sue incertezze.
 Entrò in cucina sorridente.
“Buongiorno, mamma.” Disse sedendosi a tavola. Prese una fetta di pane bianco e iniziò a spalmarvi della marmellata di albicocche, la sua preferita.
“Buongiorno cara.” La signora Smith quella mattina non era particolarmente allegra. Le labbra  erano aperte in un sorriso discreto e i capelli neri e ricci erano legati con una pinza grande e azzurra, lasciando due piccole ciocche ricaderle sul viso.
“Credo che la professoressa mi interroghi in latino. Non sono molto di umore oggi.” Disse, mentre addentava la sua fetta.
“Non preoccuparti, per una volta passi e poi credo andrà tutto bene.” La madre alzò la testa dai fornelli, per rivolgerle un sorriso orgoglioso. Mai nessuno gli aveva dato tante soddisfazioni come sua figlia.
“Papà è al lavoro?” chiese la ragazza.
“Si. Vedi, gli hanno offerto più turni questo mese,  penso sarà più assente del solito.” Disse e i suoi occhi si spensero per un secondo. Il tempo di capire che non era momento per lamentarsi davanti sua figlia e si riaccese in un brillante sorriso, che la figlia ricambiò.
“Richard! Scendi a fare colazione, o farai tardi!” urlò poi.
Questo, sentendosi chiamare, si affrettò a scendere dalle scale e si precipitò a tavola, buttando distrattamente per terra qualche oggettino dalla credenza all’entrata del soggiorno.  Richard era l’esatto contrario di sua sorella, se ben molto più piccolo.  Aveva dodici anni e non era esatte mante il figlio modello. Voti nella media, ma condotta bassa. Gli occhi azzurri, come quelli del padre, capelli scuri, come la madre.  Amy pensava che avrebbe fatto conquiste da grande.
“Buongiorno famiglia... oh, aspettate, papà?” chiese, deluso. Era abituato a fare colazione con il padre a tavola, era l’unico momento in cui la famiglia era riunita. Ma erano un paio di settimane che quest’ultimo la saltava, delle volte non rientrava neanche per cena.  Richard spostò la sedia e si buttò sopra, sbuffando.
La mamma gli spiegò ciò che succedeva e si sedette tranquilla a tavola con loro.
“Mamma, sarà meglio che vada. Ciao Richard.” Diede un bacio sulla chioma folta del fratello, il quale fece una smorfia di disgusto, prese la cartella e scivolò fuori dalla porta.  Un venticello autunnale la colpi in pieno volto, come al solito.
Oggi sentiva qualcosa di strano nell’aria, un senso di pesantezza, diverso dal solito buon umore che si portava dietro. Ignorò il fatto e continuò a passeggiare tranquilla fino al grande cancello di ferro della sua scuola.
“Amy! Amy, vieni qui!” quella voce era inconfondibile per lei.
 Cassie.
Migliore amica dai tempi d’infanzia. Sembrava che Dio le avesse create proprio per metterle insieme.
Erano una l’opposto dell’altra.
Se Amy era sempre in ordine, semplice ed essenziale, Cassie era l’esatto contrario. Amy era estroversa, lei era timida. E poi Cassie tutto sembrava tranne che una ragazza composta. Capelli tinti di un rosso fuoco, dilatatore di 9 mm a destra, helix a sinistra, piercing al naso e abbigliamento che sicuramente non passava inosservato.  La rossa la stava chiamando dal loro solito angoletto. I suoi occhi verdi brillavano, tra quelle nuvole grigie.  
“Ehi. Cosa c’è?” Disse calma la mora, nel tentativo di frenare gli spiriti bollenti dell’amica.
“Sai dove andremo sabato? Lo sai? Certo che non lo sai! Te lo dico io, allora. Andiamo alla festa di Josh. Io devo benedire Mary. Se quella ragazza non esistesse non so come farei, mi ha rimediato due inviti e noi..”
“Ferma un attimo. Chi è Josh ?Chi è Mary? e perché dobbiamo andare a questa festa? Sbrigati, sta per suonare!” la interruppe; conoscendo Cassie, sapeva che ne avrebbe avuto per un bel po’.
“Ma questo non è importante! L’importante ora è trovare due vestiti nuovi e divertirci. Ci sarà quasi tutto il quinto anno.” Disse battendo le mai.
“Ma noi siamo al terz..” non finì neanche di parlare che fu interrotta dal suono assordante della campanella.
“Ops, è suonata!” disse correndo  verso l’entrata della scuola.
“Ma Cassie!” cercò di fermala inutilmente. Ormai era andata. Sabato ci sarebbe stata quella festa e lei era costretta ad andarci. Avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, Cassie avrebbe vinto lo stesso, entrambe lo sapevano. Era sicura che una volta entrate, sarebbero state entrambe sedute al bancone per tutta la serata. Amy non si sarebbe buttata tra una mandria di diciottenni alcolizzati e forse anche drogati, Cassie, invece, era troppo timida per buttarsi da sola.
 
 
Era già la seconda ora, oggi la sua compagna di banco, Jade, non c’era. Meglio, secondo Amy, visto che parlava in continuazione e di cose inutili come per esempio le sue nuove extension biondo platino.
Il professore di algebra, un uomo alto, brizzolato e dall’aria seria,  iniziò a spiegare l’argomento, mentre lei, attenta, prendeva appunti, come al solito.
Il bussare alla porta, fece alzare tutti gli sguardi concentrati dei ragazzi, e il professore smise di parlare.
La porta dell’aula si spalancò, mostrando la bella professoressa di chimica. Era la professoressa preferita di Amy, eppure la materia la odiava con tutto il cuore. La professoressa Robinson era sempre sorridente e disponibile con tutti. Ma in quel momento aveva un espressione diversa dal solito sorriso, era arrabbiata.
“Scusi se interrompo la lezione, ma prenderò provvedimenti seri se quel bel giovanotto non si da una calmata. Spero di poterlo lasciare qui, altrimenti non posso continuare la lezione” mentre finiva di pronunciare l’ultima parola, lo sguardo della prof cadde su Amy e le sorrise. Lei ricambiò.  
“Oh certo, prego. Vada pure a sedersi..” fece una piccola pausa, guardando l’aula, alla ricerca di un posto libero.  “..accanto alla signorina Smith.” disse poi.  Sentito il suo nome il sorriso si placò per un attimo e la ragazza si raddrizzò immediatamente e ci mise altri tre secondi per capire che il professore si riferiva a lei.
“Oh, beh, certo..” disse insicura, abbassando lo sguardo. Sarebbe stato meglio se avesse mantenuto la bocca chiusa.
 Il ragazzo, moro, e alto come un pino, si fece avanti, spinto dalla professoressa e, mentre passava tra le file dei banchi con un sorriso malizioso, per arrivare al penultimo  a destra, vicino le finestre, si sentiva un mormorio di sottofondo.
La ragazza portò lo sguardo dove si sentiva vocii più intensi. Kate e Lisa, sue amiche di comitiva,  stavano parlucchiando e mentre Lisa diceva qualcosa, sicuramente riferita al moro, Kate si girò con verso di lui con gli occhi spalancati, che intanto si era già seduto, spostando la sedia rumorosamente.
A quel gesto Amy si raddrizzò ancora di più.
Il moro girò il volto verso di lei, che cercava in tutti i modi di prestare attenzione al professore che aveva ripreso a spiegare, senza risultati. Si meravigliò di quanto il suo profilo potesse essere delicato. Aveva un’aria pacifica, anche essendo molto agitata al momento.
“Tranquilla, non mordo.” Disse semplicemente poi, facendo si che la ragazza si accorgesse della pessima figuraccia che aveva fatto. Si girò verso di lui e gli sorrise, cercando di sembrare più tranquilla possibile. Non lo conosceva per niente e il fatto che fosse dell’ultimo anno la metteva soggezione, poi era lì perché in punizione e ad Amy non piaceva frequentare gente, diciamo squilibrata.
Era un bella ragazzo, forse troppo. I capelli erano alzati in un ciuffo alto e preciso e la carnagione ambrata della mascella, ben marcata, era ricoperta da una sottile barbetta, tipica dei diciottenni. La testa era abbassata, le labbra carnose erano impegnate in una strana smorfia, così come le sopracciglia corrugate e proprio in quel momento, dischiuse leggermente la bocca, per inumidirsi le labbra. Era impegnato e scarabocchiare qualcosa di incomprensibile sul banco.  
Si rese subito conto di essersi incantata sul profilo del ragazzo quando questo fece un sorrisetto, lanciandogli poi uno sguardo sfuggente.  
Al suonare della campanella, tutti i ragazzi si alzarono, compreso il moro, che seguì la massa fino alla porta. Amy, come al solito, era l’ultima ad uscire. Non le piaceva andare di fretta.
Si alzò con cautela e titubante si avviò alla porta, per cambiare aula: latino.
Un passo fuori, notò il ragazzo di prima, appoggiato al muro e quando anche lui la notò stacco le spalle dalla parete e la raggiunse.
“Hey.” Disse. Che vuole? Fu il primo pensiero di Amy.
Lo guardava confusa e lui, capendo che non si era presentato, porse la mano. Le la accettò titubante, senza cambiare espressione.
“Sono Zayn. Zayn Malik. Forse non mi conosci.” Disse, stringendo possente la piccola mano della ragazza. Di solito chiunque l’avrebbe riconosciuto, essendo tra i più popolari del quinto anno.
“No. Non ti conosco.” Sorrise lei, dura, cercando di oltrepassarlo. Avrebbe fatto ritardo alla lezione di quel passo.
“Com’è il tuo nome, babe?” insistette lui, parandosi davanti.
“Non chiamarmi ‘babe’. Mi chiamo Amy.. Amanda Smith” si corresse, troppo abituata ad usare il suo soprannome, mentre continuava a camminare, seguita da Zayn.
Questo ripensò a quando aveva affibbiato al suo viso un aria pacifica. Niente affatto, era un diavolo.
“Beh, Amanda. Ci si vede in giro.” Disse, lasciandola finalmente in pace. Lei lo salutò con un sorriso duro. Non piacevano per niente i tipi come Zayn ad Amy: tutti belli, stronzi, sfacciati e stronzi l'aveva già detto? 









HOLA.    

Cciao a tutte c: 
è la mia prima storia quindi abbiate pietà, ahah. 
la trama da qui non sembra molto originale lo so, ma ho già scritto anche il primo capitolo ed è venuto ''''''''abbastanza bene'''''''.
Poi ovviamente non sono una parente della Rowling, quindi non c'è da aspettarsi un bel niente. 
Solo, se vi è piaciuta, fatemelo sapere con una recensione oppure su twitter (@teamzaynela). 
Al prossimo capitlo sdf 
grazie per aver letto. 
#unbesomuyloco
 



Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Starbucks and news. ***


                                                 





                                                             CAPITOLO 1 - Starbucks and news. 

Amy camminava a passo svelto, per raggiungere l’amica che la stava salutando dall’altra parte del corridoio. Il giorno prima era filato liscio nonostante quell’incontro mattutino e anche questa giornata prometteva bene.
“Ce ne hai messo di tempo.” sbuffò Cassie, sorridendo leggermente.
“Ho una fame che mangerei persino te” disse Amy, portandosi una mano all’altezza dello stomaco, sentendolo brontolare. Cassie sorrise.
Le due si avviavano tranquillamente all’uscita della scuola, che presumevano tutti avessero già raggiunto, visto i corridoi vuoti;  quando improvvisamente  si sentirono dei rumori strani, come delle ruote, seguite da passi pesanti e veloci. Qualcuno stava rincorrendo qualcun altro, e questo ‘altro’ non doveva essere  a piedi. 
“AL VOLO!” il tempo di una veloce occhiata interrogativa tra le due ragazze che Amy vide una cartella nera, dell’Adidas, volare letteralmente verso di lei. Porse le braccia in avanti, attenta a non riceverla dritta in testa e una volta sentita al tatto, la strinse istintivamente a se, per non cadere indietro, visto il peso della borsa.
“Ma che cazzo succede?” Cassie non ebbe neanche il tempo di finire la frase che videro arrivare un ragazzo, su uno skateboard. Il volto era coperto dal cappuccio, ma osservandolo meglio, Amy capì che i trattava dello stesso ragazzo del giorno pretendente.
“Zayn” mimò con le labbra Amy,  mentre Cassie continuava a guardare il ragazzo; lo riconobbe: Zayn Malik, Va C, bello e.. bullo.  
“Malik, torni subito qui, sa benissimo che non è permesso usare veicoli del genere per la scuola!” gridò furioso, quello che doveva essere il preside. Stava quasi per raggiungerlo, ma si fermo appena avanti alle ragazze, rendendosi conto che il corridoio era terminato, restava solo la porta dell’aula di informatica, dalla quale era uscita Amy pochi minuti prima. Zayn si guardò le spalle e lanciò un occhiata a al preside, che ghignava,  Amy, posta tre passi dietro il vecchio uomo.
Portò un piede per terra: una, due, tre spinte e lo skate andava così veloce che in poco tempo si trovo ad un metro dal  professore che sbiancò letteralmente. Tutto in un attimo successe: Zayn si piegò leggermente sulle ginocchia e subito dopo  lo skate, e lui compreso ovviamente, si alzarono, superando il metro e settanta del preside che guardava tutto ciò spaventato. Il ragazzo atterrò direttamente avanti Amy e Cassie, e quest’ultima aveva la mascella che le scendeva fino ai piedi e mentre Amy lo guardava con finta indifferenza lui sorrideva malizioso.
“Grazie,babe, ohw..Amanda.” disse altezzoso, ricordando il suo nome e quello che gli aveva detto il giorno prima. Gli posò un veloce bacio sulla guancia, le prese velocemente la cartella dalle mani e, senza dare a Amy tempo di rispondere, scappò, raggiungendo l’uscita.
“Malik! Dove corre! Domani accompagnato!” il preside sembrò essersi ripreso e continuò  la sua corsa, ma ormai era tardi.  Iniziarono anche loro a raggiungere l’uscita, accelerando un po’ il passo.
“Ma che cazz..?” Cassie era più sconvolta che mai.
“Non chiedermi niente, non saprei risponderti.” Con questa frase Amy sperò di deviare il discorso e di far dimenticare a Cassie il modo in cui Zayn aveva interagito con lei. Cosa che non funzionò affatto.
“Ma lui ti ha chiamato babe, e poi ha detto ‘Amanda’, sa il tuo nome! Ti ha dato un bacio sulla guancia!”
“Si, e mi ha anche portato a letto!” disse ironica Amy, sorridendo a come l’amica era scioccata.
“Cosa?” la bocca di Cassie assunse la forma di una ‘o’.
“Ma ti pare! Neanche lo conosco! Solo che ieri la professoressa di chimica lo ha portato nell’aula di matematica e tra una cosa e l’altra mi ha chiesto il nome. Tutto qui.” Disse, scrollando le spalle.
“E perché non mi hai detto niente?” chiese ancora più sconvolta.
“Perché non è importante. E smettila di farmi domande, mi stai irritando!” disse, sistemandosi la tracolla meglio.
“Ma è Zayn Malik!”
“Andiamo, io neanche lo conoscevo..” disse con nonchalance.
“Sei pessima. E’ una fortuna che sia arrivata a casa, dopo mi dovrai dire tutto nei dettagli e poi, come fai a non conoscere Zayn Malik?” disse incredula, entrando nel vialetto, a passo indietro, per continuare a guardare l’amica.
“A dopo.” Sorrise Amy, scuotendo la testa.  Dopo poco anche lei fu a casa.
“Mamma, sono  a casa.” Gridò, catapultandosi in cucina.
Sul tavolo c’era il tipico bigliettino giallastro che la madre usava per darle qualche avviso, incapace di mandare un messaggio sul cellulare.
“Sono dalla zia con Richard, si è ammalata e sai com’è fatta, dice di volerlo vedere ‘un’ultima volta’. Settimana prossima verrai anche tu. Ti ho lasciato un panino e qualcosa da metterci dentro nel frigo. Fai la  brava.”
Zia Ruth stava male di nuovo. In cinque mesi le erano venuti quattro volte questi malori, duravano due settimane e poi tornava la scassa palle di sempre. Bassa, magrissima e rugosa, passava la sua vita a lamentarsi. Ecco come era. Era una fortuna per Amy non dover andarci, proprio non la sopportava.
Mangiò in fretta il panino e si tuffò sul divano verde in stoffa e iniziò a fare zapping con il televisore. Passò neanche una mezz’ora che già si stufò dei programmi spazzatura che giravano quel giorno.
Era sola in casa e questo equivaleva a pace e tranquillità. Cosa c’è di meglio? Ne avrebbe approfittato per ordinare camera sua, magari con un sottofondo di Ed Sheeran che la metteva un certo buon umore.
La sua ‘pace e tranquillità’ fu interrotta dallo squillare dl cellulare. Un messaggio.
Dettagli. Dettagli. Dettagli.    C.
Cassie, e chi altrimenti? Amy sorrise, digitando la risposta.
Tu sei fuori. A.
La risposta sembrò arrivare ancora prima che Amy inviasse il messaggio.
Si, fuori casa tua. Aprimi che sto gelando. C.
Amy rise. Non era sorpresa, anzi, forse se lo aspettava da Cassie in quel momento. Si alzò dal divano e corse alla porta bianca, aprendo e scoprendo una Cassie, rannicchiata nelle sue stesse braccia, per il freddo.
“Quasi nevica qui fuori!” esclamò, tremando, Cassie, mentre si asciugava i piedi sul tappetino marrone dell’ingesso e strusciava le mani sulle braccia, per riscaldarle.
“Sei venuta qui sola, congelandoti, solo per sapere cosa è successo con quel tizio? Ilche è una  stronzata visto che non è successo nulla.” chiese ridendo Amy.
“Anche. In realtà, volevo fare un giro da Starbucks, Kate dice che a sostituire il vecchio zio Jim, è venuto un tizio molto carino. Beh, approfittiamone anche per parlare, no?” Disse, guardandola speranzosa mentre pronunciava l’ultima frase. Se si doveva dire un difetto di Amy, cassie avrebbe sicuramente annunciato il fatto che fosse terribilmente pantofolaia.
“Ma fa fred... oh, e va bene.” Ma non si poteva dire che era una testa dura, al contrario di Cassie, che riusciva ad ottenere sempre quello che voleva per la sua testa dura.
Cassie sorrise orgogliosa, mentre, sbuffando, Amy indossava il suo largo cappotto verde oliva.
Uscirono dalla porta e prima di arrivare ci volle un po’ di tempo visto che lo Sturbuks si trovava al centro della città.
Entrarono e entrambe sospirarono di piacere quando furono invase dal calore e dall’odore forte di caffè e cioccolato mescolati.  
“Mmh, amo questo calore.” Sussurrò Cassie, mentre si dirigevano verso un tavolino libero.
“Già.”
“Oddio, secondo me è lui.” La bocca di Cassie era leggermente spalancata, e gli occhi strabuzzati.
Amy si girò, per osservare il presunto ragazzo nuovo. Effettivamente era carino.
Era girato di profilo, mentre sorrideva, segnando l’ordine di una signora due tavoli prima del loro. I capelli erano biondi, probabilmente tinti, visto che si rivedeva un po’ di ricrescita all’attaccatura, ed erano alzati in un ciuffo abbastanza alto. Le labbra era occupate in un sorriso coinvolgente, mentre annuiva e segnava sul block notes azzurro.
“Carino..” si limitò a dire Amy.
“Carino? Ma lo hai visto? E’ un figo della Madonna. E poi si tinge, hai visto? Siamo nati per stare insieme.” Ed ecco Cassie che partiva.
La rossa era un tipo soggetto ai colpi di fulmine, ma quelli pesanti. Si invaghiva così tanto di un ragazzo da farlo diventare il centro del suo vivere. Ma alla fine non concludeva niente, la sua timidezza le impediva di fare un primo passo e dopo aver realizzato, circa un mese più tardi, che non vi sarebbe stato un ‘noi’, passava sette giorni precisi ad ingozzarsi di gelato e a guardare commedie romantiche con tanto di Emma Stone e Mila Kunis, l’ottavo giorno invece, faceva un bagno caldo, lo shampoo e poi ricominciava tutto da capo, con un altro ragazzo.
Amy fece una risatina, pensando che quello sarebbe stato la prossima ‘vittima’ e che l’amica avrebbe passato più tempo del solito in quel bar.
“Che ridi?” disse scontrosa, intuendo forse la causa.
La mora scosse la testa, agitando una mano in aria. “Mi scusi!” voleva chiamare il ‘cameriere carino’.
Cassie spalancò gli occhi, afferrano il braccio dell’amica e tirandolo su.
“Ma sei pazza?” disse a denti stretti, guardandosi attorno con aria maniacale.
“No, sono stufa! Non voglio che ti venga una diarrea cronica solo perché non hai il coraggio neanche di ordinare un caffè!”  urlò quasi Amy, alzando ancora il braccio e chiamando il nuovo cameriere.
Mentre si avvicinava, Cassie cercava in qualche modo di spegnere il rosso fuoco dei suoi capelli, di fare il possibile per diventare invisibile, inutilmente.
“Buongiorno ragazze.”  Sorrise il biondo. Amy appoggiò le braccia sul tavolino e poso il mento sui palmi delle mani sorridendo al ragazzo e guardando poi l’amica, che sorrise discretamente. “Cosa vi porto?” continuò poi.
“Per me una cioccolata con panna.” Sorrise Amy, per poi rivolgere un secondo sguardo a Cassie, che solo ora si accorse che entrambi aspettavano che lei parlasse, invece di fissare il biondo. “Cioccolata con panna anche per me.” disse timidamente. Il ragazzo quasi rise, alla tenerezza che le faceva la ragazza. Scosse la testa sorridendo, e si dileguò con un “Ve li porto subito.”
“TU!” disse, furiosa Cassie. Amy quasi si spezzava in due dalle risate.
“Avresti dovuto vedere la tua faccia mentre lo guardavi! Era tipo..” disse spalancando leggermente la bocca e alzando i sopraccigli, imitando la faccia dell’amica.
“Ma che razza di amica sei?” disse la rossa, trattenendo una risata. Amy intanto continuava a ridere.
“Ok, basta, ho capito. Ora smettila di ridicolizzarmi. Piuttosto, non dovevi raccontarmi qualcosa?”
Amy ri raddrizzò all’istante.
“Io? Niente.”
“Sicura?”
“Oh, andiamo, parli ancora di quel Malik? Niente, ti ho già detto che era in punizione per quell’ora per non so quale baggianata aveva fatto e il professore lo ha messo a sedere nell’unico posto libero dell’aula: il mio. Quando sono uscita ci siamo presentanti e niente. La smetti ora con questa storia?” Amy pronunciò quelle parole così veloce che alla fine dovette riprendere aria.
“E’ carino però.” Amy si trattenne da quello che voleva dire. Il ragazzo era molto più che carino, ma sapeva che una parola in più con la sua migliore amica e l’avrebbe torturata per il resto della sua vita. Come fece con Adams, insistette così tanto che alla fine lo baciò contro la sua volontà. Scosse la testa per cancellare il ricordo di prima superiore e si affrettò a pensare ad una risposta.
“Ma non è il mio tipo. Troppo... fuori dalle regole, troppo popolare, troppo presuntuoso, e poi a lui piacciano le troie come Liz, ne sono sicura.”
“Quindi se a lui non...”
“Se a lui non, un bel niente. Ci siamo solo presentati, anzi, lui si è presentato. PUNTO E BASTA.” Si affretto a dire, sbuffando.
“Calmina, eh.” Disse ridendo. “Hai il ciclo?”
“Si nota?” Amy si morse il labbro, ridendo. Effettivamente aveva degli uomini con delle mitragliette che si sparavano a vicenda quel giorno nelle mutande.
“Ragazze, ecco a voi.” Una voce vece sussultare Cassie. Il cameriere.
Poggiò le due cioccolate sul tavolino, lasciando anche un cucchiaino e dei tovaglioli.
“Grazie...” Amy lasciò la frase in sospeso, aspettando un indizio da biondo.
“Niall, mi chiamo Niall.” Disse sorridendo.
“Beh, grazie Niall, io sono Amy” Disse porgendogli la mano e dando di nascosto un calcio all’amica per invogliarla a presentarsi, la quale sussultò per il dolore, mimando un ‘Che cazzo’ con la bocca.
“Cassie.” Disse porgendo la mano timidamente. Appena ebbe il piacere di sfiorare le mani candide del ragazzo, quasi saltò dalla sedia per il piacere. Erano caldissime, a differenza delle sue.
“Hai le mani congelate.” Constatò il ragazzo aggrottando le ciglia e guardandola negli occhi.
Ora che Cassie aveva il piacere di guardarlo a quella distanza, il primo pensiero che le balenò per la testa fu che i suoi occhi fossero i più belli che avesse mai visto.
Cassie si limito ad un flebile ‘lo so’ che per lei valeva ‘se vuoi puoi riscaldarmele tu in qualsiasi modo’ e rise appena, imbarazzata al massimo, notando che avevano ancora le mani strette. Portò lo sguardo su Amy, che come prevedeva, li guardava maliziosa.
Niall seguì lo sguardo della rossa, e nona penna si rese conto anche lui delle loro mani, arrossì di botto. Cassie ritirò la mano, sorridendo e il ragazzo non poté che pensare che fosse adorabile.
“Beh, ci vediamo.” Disse,grattandosi la nuca imbarazzato.
Le due sorrisero.  Amy mormorò un sottile “Oh, sicuramente, cocco bello.” e Cassie si limitò a sperare che non l’avesse sentita. 







Spazio autrice. 
Bbbbbuonasera, avevo detto che il capitolo l'avrei postato oggi ed eccomi c: 
Questo primo capitolo è venuto abbastanza bene ma devo dire che l'idea della cartella l'ho presa dall'anime 'Un fiocco per sognare, un fiocco per cambiare' che da piccola adoravo ed è proprio il primo episodio, solo che poi ho riadattato e modificato leggermente la situazione. 
Poi si introduce Niall, che è il secondo protagonista maschile, aww. 
E quindi si, abbiate ancora pietà se fa schifo, o se è noioso, ma è la mia prima storia, e siamo al primo capitolo, quindi ok. 
Ah, volevo poi ringraziare le quattro persone che l'hanno messa già nelle sguite, e che hanno recensito (di cui due sono le mie migliori amiche #foreveralone) quindi ancora ok lol.  
#unbesomuyloco

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Oh, shit. ***







Oh, shit.
 

“Sai se Miss Hotpink cerca qualche cameriera allo Starbucks in centro? Lo faccio anche gratis, anzi, sai che ti dico? Pago io lei, se vuole..” Cassie era completamente andata ormai.
Amy sorrise e scosse la testa, gesto che ripeteva continuamente ultimamente.
Dopo l’incontro allo Starbucks di martedì, non aveva fatto altro che parlare di Niall per i tre giorni successivi, e Amy non sperava in un recupero della sanità mentale dell’amica, se non tra un mese o forse due.
“La smetti? Per favore, vai lì, sbattilo al muro e infilagli una lingua in gola. Non ne posso più.” Sbuffò la mora, lasciando cadere le braccia sui fianchi morbidi, mentre camminavano per i corridoi della scuola.
“E’ quello che mi dici sempre!”
“E continuerò a farlo finché non ti decidi a farlo. Questo, di tutti i tuoi colpi di fulmine, è il più degno, se non fai qualcosa ora rimarrai zitella a vita.”
“Da che pulpito viene la predica! Non mi sembra che le tu brilli in relazioni amorose.”
Amy alzò gi occhi al cielo.
“Io odio i ragazzi, o almeno quelli che si trovano qui, se ci fosse qualcuno che mi interessasse ci proverei...”
“Malik non è tant-”Amy non la fece finire di parlare.
“Non ci pensare neanche lontanamente. E poi mi spieghi perché continui a nominarlo? Neanche lo conosco!” Disse ispirando e chiudendo gli occhi. Cassie rise.
Amy la spinse leggermente, ridacchiando anche lei.
Arrivate in mensa, cercarono Kate e Lisa con lo sguardo.
Erano sedute al solito tavolo e dal lontano sventolavano la mano in aria.
Il leggero sole di quel sabato arrivò dritto agli occhi di Amy, facendo così che li socchiudesse.
“Mia madre e quella di Kate hanno detto che non potremmo venire alla festa.” Sbuffò Lisa, una volta che le due si sedettero.
“E poi non voglio imbucarmi io, solo voi due avete gli inviti.” Precisò Kate.
“Già, ma probabilmente anche mia madre dirà di no.” Amy lo disse con un pizzico di felicità. Lei non voleva andarci.
“Ed è per questo che secondo tua madre noi saremo a casa di Lisa per un pigiama party.” Disse sorridendo la rossa.
Tutte alzarono lo sguardo dal piatto rivolgendolo a Cassie.
“Io non mentirò a mia madre per una stupida festa di diciottenni.”
Quasi gridò, attirando l’attenzione di qualche ragazzo, che si girò verso il loro tavolo.
 


 
20:30,  Dirty Dancing Club.
“Io non capisco perché. Perché riesci sempre a farmi fare quello che vuoi?”
Le due ragazze si trovavano all’ingresso, pronte per mostrare i due inviti ai grossi e pelati buttafuori. Al locale le aveva accompagnate quella Mary, che però, neanche il tempo di arrivare, le aveva lasciate sole, ed era già qualche minuto che loro erano fuori, a discutere.
“Perché mi vuoi bene e vuoi solo il meglio per me.” disse sorridendo Cassie, porgendo un bigliettino argento e blu al grosso uomo in smoking.
Amy sbuffò, oltrepassandolo, mentre Cassie la trascinava.
Tre.
Due.
La porta sbatte alle loro spalle.
Uno.
Amy fu invasa da una musica a dir poco assordante, e un odore nauseante le si blocco dritto in gola, mentre ragazze seminude si strusciavano tra di loro, spesso intorno a dei ragazzi.
“Dove. Mi. Hai. Portata.” Gli occhi di Amy erano spalancati, mentre Cassie sorrideva.
“E’ pazzesco.” Cassie era meravigliata.
“Già! E’ un posto di matti. Usciamo subito di qui.” Stavano urlando, senza rendersene conto, per riuscire a sentirsi.
“Ma neanche se mi paghi.”
“Stai certa che non ballo.”
“Si.”
“No.”
“Ok. Ma andiamo a sederci al bancone.” Come previsto.
Amy e Cassie, la prima stretta in un semplice tubino nero con scollo a cuore, lungo fino a pochi centimetri sopra il ginocchio, l’altra sempre un vestito nero, ma che cadeva morbido lungo i fianchi, arrivando a metà coscia, si dirigevano verso il bancone, bianco e lucido del pub.
Gli sgabelli avevano una base circolare, morbida, e ricoperta di pelle, cosa che Amy trovò molto confortante per il suo didietro, quando metteva i tacchi le faceva male qualsiasi parte del corpo.
“Che prendi?”
“Acqua.” Rispose piatta Amy.
“Oh, andiamo, nonnina, la vita è breve!”
“Parli tu di vita breve quando poi non riesci neanche a dichiararti ad un ragazzo..” borbottò Amy, girando la testa.
“Me lo rinfaccerai a vita?”
“Si.” 
 
 
 
 
 

 
“Ora basta, ok? Posa questo stupido bicchiere."
Amy stava scuotendo Cassie, nel tentativo di fargli mollare il bicchiere col contenuto trasparente, che sarebbe potuto passare sicuramente per acqua, se non fosse per il suo odore rivoltante.
“Ma dai! Al massimo ne ho bevuti tre...” disse Cassie, con aria davvero, davvero, sbronza.
Parlava come chi si è scolato una bottiglia intera di Martini, in effetti era così.
“Ne vuole ancora un altro?” il barista non aiutava di certo, poi.
“Ma, senza offesa, dove ha la testa? Le sembra il caso?” tra un po’ Amy si alzava e stappava tutte le sopracciglia a quel cameriere, forse ubriaco anche lui che continuava a servire Cassie, noncurandosi della sua situazione.
“Si, ti prego, non la ascoltare..” continuava ripetergli Cassie.
“Cassie, stai buona.”
“Cosa ti porto?” ora la bocca di Amy aveva assunto una forma circolare, e per poco non se ne cadevano le braccia per lo shock.
“Ma scherziamo? Ma che ti sei fumato, amico?” ora era davvero su tutte le furie. Si alzò di botto, trascinando con tutta la sua forza Cassie, che si opponeva.
Attraversata la miriade di gente che si strusciava, nei corridoio che portavano nelle varie stanze, arrivarono ai bagni.
Spalancarono la porta rossa del bagno delle donne.
Era grande, spazioso, con mattonelle beige e marrone scuro, una fila di lavandini, marmo e specchi da un lato e di fronte le cabine.
Amy con decisione mise a sedere Cassie sul marmo dei lavandini e la rossa rabbrividì per il freddo.
“Uuh, fffrrrrreddo!” esclamò ridendo.
Era ubriaca marcia.
Amy stette zitta, sapeva che parlando questa volta non avrebbe risolto niente, anzi, forse avrebbe peggiorato la situazione.
Prese dei fazzoletti dal contenitore appeso al muro, aprì il getto d’acqua e, una volta inzuppi, ne bagnò il viso a Cassie.
Non sapeva in realtà se quello che stava facendo potesse migliorare la situazione, ma lo sperava davvero.
Cassie incominciò a ridere, aprendo la fontana e schizzando dell’acqua sul viso ad Amy.
“Cassie, smettila, andiamo.”
In un attimo la rossa spinse all’indietro Amy, che per poco non cadde, maledetti tacchi, e si precipitò in una delle cabine, iniziando a vomitare tutta l’anima.
“Oh, merda.”
La mora ora non sapeva che fare, era spaventata dai brutti rumori che l’amica emetteva e non poteva sopprimere però il senso di disgusto che le provocava tutto quel vomito.
Le si avvicinò titubante, notando che era diventata verdognola, mentre due lacrime silenziose, probabilmente di dolore, le attraversavano le guance.
Ok, ora Amy era nel panico assoluto.
Non si era mai trovata in una situazione del genere.
La sua amica aveva bisogno di aiuto, e lei non sapeva cosa fare.
Corse, sperando di fare il più presto possibile, fuori dai bagni.
Cercò con lo sguardo dei volti che le sembravano familiari, o almeno un tanto lucidi.
Guardava a destra, a sinistra, ma tutto ciò che vedeva era la stessa gente di prima che si strusciava una contro l’altra, in un modo disgustosamente ridicolo.
Poi il suo sguardo cadde su una camicia nera, dei capelli corvini ed un profilo che già aveva avuto il piacere di ammirare.
Corse da lui, pur non conoscendolo -quasi- per niente.
“Malik!” il suo gridò risultò strozzato alla fine.
L’ansia stava prendendo il sopravvento.
Il moro, che fino ad ora rideva e scherzava con altri ragazzi, si voltò di scatto, assumendo un espressione confusa.
“Emh.. Amanda? Che ci fai qui?” disse curioso, sorridendo.
Sorriso che si spense quando video due lacrime sul volto della ragazza.
“Ehi, cosa succede?” chiese preoccupato.
“Ti prego, vieni con me.” gli amici di lui osservavano la scena shockati.
Amy prese la mano si Zayn e prima che lo strascinasse lui posò la birra in mano ad uno dei suoi amici.
“Che succede? Me lo dici?Perchè piangi, cazzo!?”
La mora non parlò, continuò a piangere mentre correvano verso i bagni. Spalancò la porta e quello che vide la fece mancare nelle gambe.
Cassie era poggiata con le spalle al muro della cabina, la testa abbassata sulla spalla, completamente bianca.
Se non ci fosse stato Zayn a reggerla, la mora sarebbe caduta rovinosamente a terra.
Si riprese e corse verso l’amica, sedendosi  a terra e poggiandole la testa sulle sue gambe.
“Aiutami, per favore.” Ora singhiozzava, mentre guardava Zayn.
Lui era rimasto fermo sulla soglia della porta fino a quel momento, quando corse verso di lei, rimando in piedi.  
“Malik, dove sei?” una voce proveniva fuori dai bagni, mentre lei continuava ad accarezzare i capelli dell’amica.
“Sono qui, Harry, ragazzi, nel bagno delle ragazze. Liam, ho bisogno del tua aiuto, vieni.”
In un attimo tre ragazzi piombarono nella stanza, di cui uno, più alto e robusto degli altri, corse verso di loro, vedendo la ragazza inerme nelle braccia delle amica.
Gli altri stavano ancora realizzando la situazione.
“Tua madre è un medico, Liam, fa qualcosa. Dimmi che in 18 anni hai imparato qualcosa.” Zayn era agitato, non tanto per le persone, ma per la situazione.
Liam lo notò, ma non si meravigliò affatto. In quelle situazioni era l’ultimo a cui chiedere aiuto. Quasi rise al pensiero di Zayn, in una sala operatoria, mentre la sua futura moglie stava per dare alla luce un bel bambino, poi si rese conto della situazione e strappò velocemente, ma delicatamente, la rossa dalle braccia dell’amica, la quale sussultò.
 

 
 
 
Amy faceva avanti indietro da almeno mezz’ora in quel salotto enorme, mentre Zayn era seduto sul divano bianco.
Amy gli aveva spiegato, dopo essersi calmata, che non potevano portare l’amica all’ospedale perché i medici avrebbero chiesto dei genitori e loro non sapevano nulla della festa e quindi ora si trovavano a casa di un certo Harry, quello riccio insomma.
“Ti calmi!?” Malik stava sbuffando da un po’, ma ora si era davvero stancato. Vederla andare avanti ed indietro gli faceva venire mal di testa.
“Calmarmi? Ma ti sembra il caso? La mia migliore amica è collassata, per colpa mia che non sono riuscita a fermarla dal bere e ora mi trovo in un salotto di casa di uno sconosciuto con tre sconosciuti e la mia amica è in una stanza da sola con un altro sconosciuto che per quanto ne so potrebbe averla già stuprata!” disse quelle parole così velocemente e gesticolando così tanto che il riccio e l’amico, seduti sul secondo divanetto più piccolo, risero.
Amy li fulminò con lo sguardo, e loro abbassarono la testa, continuando.
L’altro amico, Louis, si ricompose.
“Liam non farebbe mai una cosa del genere. Lo vedi robusto e magari quella testa pelata gli da un aria da bullo, ma non ha mai dato neanche uno schiaffo ad un gatto.” Disse.
Amy non sembrò calmarsi. E continuò a fare avanti e indietro.
“Oh, ti prego Lou, dimmi che hai una camomilla, un sonnifero.. tanti sonniferi. Io non la sopporto già più.” Sbuffò Zayn, alzandosi dal divano.
Louis ridacchiò.
Amy spalancò la bocca e le orbite per poco non gli uscivano dalle palpebre.
Harry cominciò a ridere ancora.
Lei, sempre con la stessa espressione si girò un attimo verso di lui e poi riportò lo sguardo verso Zayn.
“Io.. io.. aarrgh.” Sbatte un piede per terra, e quasi cacciava del fumo dalle orecchie.
Anche Zayn si concesse una risatina.
Liam, fortunatamente, fece ingresso dalle scale. Amy non gli permise neanche di scendere l’ultimo gradino.
“Allora? Come sta? Cose le è successo?” sentì qualcosa borbottare alle sue spalle, probabilmente Zayn, ma lo ignorò, tutto quello che voleva sapere è come stava l’amica.
Liam ridacchiò.
Anche lui, oh, ma ho qualcosa in faccia?
Pensò a questo punto Amy.
“Sta bene, penso che tra un po’ si sveglierà con un forte mal di testa. Le ho misurato la febbre ed è abbastanza alta, ma penso andrà via tra qualche giorno. Ora dovete solo trovare una scusa per i vostri genitori” sorrise Liam, accarezzandogli una spalla.
Lei sorrise rassicurata, e gli fece spazio per farlo passare.  






ZAAAAAAALVEE
Sono tornata! 
Questo capitolo è stato un parto, e mi fa proprio cagare. 
Si, davvero. Perchè quando mi piace qualcosa non mi faccio problemi a dirlo, ma questo mi fa proprio SCHIFO.
Ma visto che comunque ci sono 6 povere anime che seguono la mia storia e 3 ne hanno recensito il capitolo scorso - vi amo tutte (tranne te, Gerry.) - ho deciso di postarlo. 
Inzzzzomma, qui ci sono alche Liam, che penso assumerà un ruolo molto importante nella storia, Louis e Harry che non faranno un cazzo (vi amo) lol 
Però, c'è un però: stavo pensando di fare Louis ed Harry come una coppia gay anche se non sono una larry shipper ma comunque non mi dispiacciono, cioè in realtà non ho mai pensato al loro orientamento sessuale, per me sono sempre Harry e Louis.
Ma, c'è anche un ma,  sono indecisa, anche perchè poi non metterò molti larry moments ugualmente, solo per dare anche a loro un ruolo.
Quindi lascio a voi la scelta, scrivetemelo nelle recensioni oppute su twitter (@teamzaynela) 
Volevo inoltre dire che IO AMO MICAELA. 
Anche se penso che non sappia di questa storia. 
Quindi, ok, chiusa questa parentesi, un bacio a tutte e spero vi sia piaciuto lo stesso c: 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1451104