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Capitolo due
Scarlett
impiegò qualche secondo per mettere ben a fuoco il luogo in cui era piombata.
Era una stanza rettangolare, dalla grande vastità, accentuata dal fatto che era
quasi completamente senza mobilio. Il soffitto era di un color oro talmente
tanto chiaro che sembrava emanasse luce propria, ed era talmente tanto alto, che
non si sarebbe potuto dire quanto effettivamente lo fosse. Tre delle quattro
pareti erano occupate da gigantesche librerie di legno, che centinaia di volumi
riempivano fino al soffitto, molto probabilmente Nathan Proudfoot si sarebbe
preso un colpo vedendo tanti libri tutti insieme. Non c’erano porte né finestre,
e l’unica fonte di luce, oltre al soffitto dorato, era un immenso camino, posto
nell’unica parete non occupata da librerie, dove alte fiamme tremolanti stavano
danzando illuminando tutto l’ambiente. Davanti al camino c’era l’unico mobile
della stanza, una grande poltrona in pelle rosso scuro dall’alto schienale, che
aveva un aspetto alquanto sinistro.
All’improvviso Scarlett sembrò
destarsi dalla sua confusione, e prese a correre a perdifiato per tutta la
stanza in cerca di qualcosa, ma non sapeva nemmeno lei cosa stesse realmente
cercando, molto probabilmente una via d’uscita.
“È inutile
che cerchi, non troverai alcuna via per scappare”. Disse una voce solenne e
profonda alle spalle di Scarlett, mentre stava cercando vanamente di spostare
una libreria.
“Chi ha
parlato?” chiese con voce tremante, iniziandosi a guardare intorno molto
spaventata.
Lentamente
la poltrona davanti al fuoco si girò, e quando fu completamente voltata, la
donna che vi era seduta, si alzò con calma. Non esistono altre parole per
descriverla: era bellissima e perfetta. Era molto più alta di qualsiasi altra
donna al mondo, e la sua statura era ancor più messa in evidenza dal lungo ed
elaborato vestito rosso e oro, che aderiva al suo corpo perfetto. Ma il suo
volto era decisamente più bello. Aveva dei capelli neri e mossi che dolcemente
le coprivano tutta la schiena; i suoi occhi erano di un nero talmente profondo
che a malapena si riusciva a distinguere la pupilla dall’iride e le sue labbra
carnose erano di un rosso fuoco così acceso che nessun rossetto avrebbe mai
potuto competere.
Ma
nonostante la sua bellezza, lo sguardo di chiunque sarebbe stato catturato
magicamente da ciò che portava al collo: una lunga collana di piccole pietre
vermiglie che reggeva alla sua estremità un grosso ciondolo d’oro a forma di
triangolo.
Scarlett
s’incantò a fissare quel pendente, era di una lucentezza incredibile, e quella
sua forma triangolare così strana, lo rendeva magico e irresistibile.
Fissandolo, ogni preoccupazione o paura parve sparire dalla sua mente. Quella
donna con la sua bellezza e quella magnifica collana aveva qualcosa di speciale,
pensò Scarlett ancora ipnotizzata dal ciondolo dorato, doveva essere qualcosa di
divino. Già, quella donna doveva essere senz’altro una dea.
***
“Esatto,
sono una dea” disse la donna leggendo nei pensieri di Scarlett, che continuava a
fissare la collana, ma appena sentì la sua affermazione, la ragazza si scosse di
colpo, come se le avessero dato all’improvviso una botta in testa, e la guardò
con gli occhi sbarrati.
“Co-Cosa?!”
mormorò scioccata e spaventata, tutte le preoccupazioni che erano sparite
guardando il ciondolo, erano d’un tratto riapparse, anzi, erano perfino
raddoppiate.
La dea le
sorrise apertamente, di un sorriso comprensivo e rassicurante. “Immagino che tu
sia spaventata, – disse, anche la voce sembrava addolcita – però non avere
paura. Non ti farò del male. Ti sto aspettando da trenta lunghi anni, Scarlett.
Mi permetteresti di dirti ciò che vorrei?”
Scarlett,
non seppe bene perché, ma le sue parole, o il tono della sua voce, la calmarono
immediatamente, ma ci pensò un attimo se acconsentire o meno alla sua richiesta.
In realtà, oltre a quella, mille domande affollavano la sua mente: chi era
quella donna? Una dea, ma oltre a quello? Dove si trovava? Cosa voleva? Cosa ci
faceva lei lì? Ci mise ben poco per capire che per trovare le risposte a tutte
le sue domande, doveva semplicemente farla parlare. Ancora spaventata, Scarlett
annuì lievemente e la dea le fece un cenno di ringraziamento.
“Grazie,
Scarlett, davvero. Innanzitutto mi presento, sono la dea Kezia, so che magari ti
potrebbe sembrare fin troppo fantasiosa, ma è la realtà. Questo luogo, o forse è
meglio dire stanza, è la mia dimora, dove ho passato la maggior parte della mia
esistenza, aspettando la persona che mi potrà aiutare. Come vedi, non ho molte
possibilità di svago, se non la lettura, qui vi sono conservati milioni di
libri, tutti quelli che siano mai stati scritti, anche opere che a voi terrestri
sono andate perdute. Ma non è del mio patrimonio librario che ho intenzione di
parlarti.”
La dea Kezia
si avvicinò di qualche passo a Scarlett, e fece qualcosa che mai e poi mai ci si
sarebbe aspettati da lei, una dea, una persona così fiera e orgogliosa: si
prostrò in ginocchio davanti alla ragazza, iniziando a singhiozzare
sommessamente.
“Scarlett,
ti prego, aiutami. – gemette, alzando il volto rigato di lacrime – Ho davvero
bisogno del tuo aiuto. È da quando, trent'anni fa, sono venuta a conoscenza che
saresti giunta al mondo tredici anni dopo, che non ho fatto altro che contare i
giorni che separavano il nostro incontro; quando finalmente saresti stata
abbastanza matura da potermi aiutare.
E ora, sono sicura che lo sei, poiché hai sentito il mio grido d’aiuto.
Ovviamente, puoi rifiutare di aiutarmi, ma chissà quanti anni dovrò aspettare
per trovare un’altra persona come te, forse secoli, magari millenni. Ho seguito
la tua vita sin da quand’eri nella culla, conosco tutto di te, i tuoi sogni, i
tuoi desideri, le tue passioni; ti conosco bene, so com’è il tuo carattere,
faresti di tutto, anche morire se necessario, per le persone alle quali vuoi
bene. Non mi conosci, non mi devi nulla, ma per favore aiutami. Ti prego.”
Scarlett
provò pena per quella donna che fino a qualche minuto prima era lì in piedi
davanti a lei con il suo vestito rosso, con il suo ciondolo d’oro e con tutta la
sua fierezza, ma che in quel momento era in ginocchio tremante tra i singhiozzi
che la fissava implorante. Scarlett era però indecisa sul da farsi, non se la
sentiva di dire di no a quella donna supplichevole dinanzi a lei; ma allo stesso
tempo non poteva non sentirsi a disagio e inquieta, se davvero, come aveva detto
poco prima, l’aveva spiata da quand’era piccola e conosceva tutto di lei. Ma ora
che ci pensava, anche prima, quando aveva pensato che potesse avere qualcosa di
divino, subito la dea glielo aveva confermato, come se le avesse letto nel
pensiero, e arrivata a quel punto, non metteva più in dubbio che lo facesse
davvero.
“Scarlett,
ti giuro, non ho mai voluto davvero spiarti né tanto meno leggerti nel pensiero,
ma mi si è rivelato necessario per seguire le tue sorti. Ti prometto che da
quando uscirai da questa stanza, qualunque sia la risposta che mi darai, non
farò mai più niente del genere. Anzi, sappi, che da quando hai accettato di
ascoltarmi, non sono più entrata dentro alla tua mente.” Disse improvvisamente
la dea Kezia, afferrando un braccio di Scarlett con entrambe le mani e
continuando a fissarla negli occhi con aria disperata. Il suo tocco era
incredibilmente caldo, quasi incandescente, a Scarlett parve di sentire la pelle
bruciare sotto le mani della dea, e si divincolò subito dalla stretta, guardando
inorridita la donna davanti a lei, ma quest’ultima continuava a fissarla con gli
occhi pieni di lacrime. Scarlett non poté più sopportare quella vista
straziante, e decise di accettare di aiutarla anche se malincuore. Non sapeva
cosa avrebbe dovuto fare, ma se glielo aveva chiesto, voleva dire che la
riteneva che in grado di farlo, sennò perché glielo avrebbe domandato? Stava per
dare la sua risposta, quando all’improvviso le venne un dubbio.
“Come facevi
allora, a sapere che pensavo a quelle cose? “ domandò, sospettosa.
“Non c’era
bisogno di leggere nella tua mente per capire. I tuoi occhi dicevano già tutto.
Gli umani non sanno che spesso il loro sguardo dice molto più di quanto stanno
pensando. Ma ora ho bisogno della tua risposta, qualunque essa sia.” Disse
risoluta, asciugandosi le lacrime.
Scarlett
rimase colpita dalle sue parole, e senza pensarci ancora, annuì lievemente.
“Si, ti
aiuterò. Ma io ci guadagnerò qualcosa?”
La dea si
alzò in piedi, di nuovo in tutta la sua maestosità, facendo un grande sorriso di
ringraziamento, e si diresse verso la sua poltrona.
“Certo.
Ovviamente ci guadagnerai qualcosa. Credi davvero che ti avrei fatto lavorare
senza poi darti niente? Se porterai a termine la tua missione, esaudirò un tuo
desiderio, qualunque desiderio. Ti sembra abbastanza?” La dea si sedette sulla
sua poltrona, appoggiando il mento sul palmo di una mano, iniziò a fissare di
nuovo Scarlett.
“Dipende da
ciò che dovrò fare. Si tratta di qualcosa di pericoloso?”
“Sì,
abbastanza.”
“Appunto,
cosa mi servirebbe un desiderio se non portassi a termine il mio compito? O se
qualcosa andasse storto?”
“Credevo
fosse la tua amica Emma quella riflessiva, ma a quanto pare mi sbagliavo. Ad
ogni modo, la scelta è tua, cambia la tua risposta se desideri. Vorrei scusarmi
per la reazione esagerata di prima, ma vedi, tu sei l’unica che può compiere
questa missione, non ti avrei mai chiamato se non fossi assolutamente certa di
questo. Tu, Scarlett, se colei che cerco, sei nata sotto la buona stella del
coraggio.”
Mentre la
dea pronunciava quelle parole, Scarlett non seppe trattenersi dal guardare
ancora il ciondolo a triangolo, e a quel punto non poté più dire di no.
“Va bene.
Accetto. Ma voglio che mi sia spiegato esattamente ciò che dovrò fare.”
“Grazie,
Scarlett. Non sai quanto questo sia importante. Ma, siediti qui. – disse,
agitando con noncuranza una mano davanti a sé, facendo apparire una sedia – Ora
ti racconterò tutto, ascoltami attentamente, e se non capissi qualcosa, chiedimi
pure. Tanti anni or sono, prima che la Terra fosse creato, il Dio Supremo, che stava
pianificando l’universo, chiamò due dee al suo cospetto per affidargli il
compito di plasmare sei mondi nel Sistema di Eos, quello al quale appartiene la
Terra, e così fecero. Ma il Dio Supremo, poiché non infallibile, commise un
errore: una delle dee che aveva chiamato, si rivelò in seguito malvagia. Però,
arrivati a quel punto, era impossibile togliere dal suo possesso ciò che aveva
creato; si creò così una frattura profonda in Eos ed una profonda rivalità tra
le due dee. Fortunatamente si trovò una soluzione, per evitare che l’equilibrio
dell’universo fosse messo a repentaglio dalle infinite guerre inutili che si
sarebbero fatte, inutili poiché gli dei non possono uccidersi tra loro. La
soluzione era che le due dee avrebbero convissuto in pace in un settimo pianeta,
la Terra, e si sarebbero affrontate in una battaglia finale, grazie all’aiuto di
due ragazzi, due Predestinati, uno nato sotto la stella di Marte e uno sotto
quella di Venere. Tu, Scarlett, sei nata sotto la buona stella di Venere, e
contemporaneamente a te c’è un altro ragazzo, che invece è nato sotto Marte.
Ecco perché ti ho scelto, tu sei la Predestinata, l’unica che può affrontare
questa prova.”
“Ma, io qui
non vedo nessun altro ragazzo. Dove sarebbe?”
“No, no, non
hai capito. Il ragazzo nato sotto Marte non combatte con te, ma contro di te. L’altra dea Shanika,
questo il suo nome, lo avrà senz’altro già chiamato, come ho fatto io con te, e
gli avrà raccontato tante menzogne per far in modo che gli creda. Tu sei il
Bene, Scarlett. Venere, è simbolo per eccellenza dell’amore, perciò del Bene.
Lui, invece, è Marte, odio e guerra, e quindi Male. Per quanto ti possa sembrare
la trama di un libro di fantasy in stile Lewis, tu non devi farlo per aiutare me, nelle tue mani c’è
il destino di tutto l’universo, devi salvarlo dal Male.”
“Come?!
Battaglia finale?! Guerre?! Io non so combattere e non ho alcuna intenzione di
imparare!”
“Tu sei
coraggiosa e intelligente, e questo fa di te la perfezione. Non avrai niente a
che fare con spade e combattimenti, sono altre le qualità che ti permetteranno
di vincere. Ma non ti domandi come faremo a sconfiggere l’altra dea?”
“Come
faremo?”
“Il Dio
Supremo aveva subito pensato a questo; appena sancimmo quel patto, creò un’arma
tanto potente che poteva uccidere perfino un dio, era talmente pericolosa che
preferì dividerla in sei pezzi, e metterne uno in ogni mondo creato dalle due
dee. Questo è il tuo compito: recuperare tutti i pezzi di Realene, l’arma,
attraverso i sei mondi. Non è una cosa che posso fare io, poiché non mi è
permesso entrare in un mondo di Shanika. Mentre tu, che sei la Predestinata, hai
questo privilegio.”
“Si, ma
perché non è il Dio Supremo ad uccidere quell’altra dea? Insomma, se ha creato
l’arma Realene, perché non uccide Shanika lui stesso?”
“Non è una
questione di potenza. Ti ho già detto che due dei non possono uccidersi tra
loro, non importa quale sia la loro posizione o il loro potere, è qualcosa che
non si può fare, è una legge universale. Ma, Realene, non è un dio, ma un’arma,
quindi, può effettivamente uccidere una divinità.”
“Ma, allora
dovrò affrontare questo viaggio da sola?! Come farò?! Che prove dovrò
fronteggiare?! Come…?”
“Calmati. Se
aspetti un instante, ti spiegherò quanto devi sapere. Innanzitutto, la prima
cosa che dovrai sempre fare, appena arrivata in un nuovo mondo, è andare dalla
regina, lei t’indicherà la prova che dovrai sostenere per riuscire ad ottenere
una parte di Realene. Si tratteranno di prove di ogni sorta, magari fisiche,
altre d’intelligenza, altre ancora in cui la sola furbizia e un po’ di praticità
saranno la chiave della vittoria. Ma non avere paura, perché non sarai sola. Ti
sarà concesso di portare due compagni di viaggio, e credo che i tuoi migliori
amici, Daniel ed Emma, potranno esserti di grande sostegno. Ma, soprattutto, voi
tre uniti potrete senza nessun problema, affrontare qualsiasi tipo di prova.
Perché ricordati, inoltre, che Shanika manderà contro di voi il suo
Predestinato, e visto che è nato sotto la stella di Marte, quindi sarà di certo
un grande combattente, ma sarà anche furbo e intelligente? Sicuramente non sarà
facile, ma io credo in te, Scarlett, so che ce la farai. Hai qualcosa da chiedermi, prima che ti
dia l’Orologio e ci congediamo?”
“Ehm, io
avrei qualche domanda sul pratico… – disse Scarlett, titubante, torturandosi
nervosamente le mani – Del tipo, cosa dico ai miei genitori? Che parto per una
missione di salvataggio? Ma soprattutto, come convinco Emma e Daniel a partire
con me? Li costringo? Cioè, se glielo provo a chiedere, mi prenderanno per
pazza! Poi cosa diavolo è l’Orologio?”
La dea Kezia
iniziò a ridacchiare, poi facendosi più seria disse “Per prima cosa, dal momento
in cui tu uscirai da questo pianeta, il tempo sulla terra si fermerà, quindi i
tuoi genitori non se ne accorgeranno. Non che avrebbero avuto qualcosa in
contrario, eh? Per i tuoi amici, credo che la cosa migliore sia una
dimostrazione pratica, capisci cosa intendo? Ovviamente no, visto che ancora non
ti ho detto come farai a viaggiare di mondo in mondo.”
Dopodiché si
alzò e si diresse verso una delle immense librerie, dove prese un grosso volume
rosso, molto somigliante a quello con il quale Scarlett era arrivata al cospetto
della dea Kezia, che porse il libro alla ragazza, quest’ultima la guardò con uno
sguardo sospettoso e interrogativo allo stesso tempo, attendendo una
spiegazione.
“Apri il
libro.” Le ordinò la Dea tornando a sedersi sulla poltrona.
Scarlett con
fare diffidente aprì il volume, e fu enormemente sorpresa nello scoprire che non
si trattava propriamente di un libro, quanto di una scatola foderata di velluto
rosso, sopra al quale erano delicatamente adagiati un orologio e due
braccialetti.
L’orologio
era molto particolare, il cinturino era di un color porpora, ma era il quadrante
che era davvero insolito, sembrava d’oro con al centro una “K” finemente incisa,
ma la cosa più strana era che non vi erano tre lancette ma bensì solo una, e al
posto dei dodici numeri, nove piccoli diamantini. Mentre i braccialetti, erano
decisamente più semplici, erano delle strisce di pelle dello stesso colore del
cinturino dell’orologio, e nella parte superiore vi era stampata una “K” dorata.
Scarlett
intuì vagamente come fosse da usare, ma preferì che glielo spiegasse la dea
chiaramente.
“Questo è
l’”Orologio dei Sette Mondi”, tu lo devi indossare, mentre i tuoi amici dovranno
mettere ciascuno un braccialetto. Ogniqualvolta tu voglia cambiare mondo non
dovrai fare altro che girare il piccolo diamante posto a lato del quadrante e
muovere la lancetta verso il diamante che rappresenta il regno dentro al quale
volete andare, e così tutti e tre verrete trasportati via. Ecco cosa intendo con
“dimostrazione pratica”, fai indossare i braccialetti ai tuoi amici con una
scusa, e poi spingi immediatamente il diamante del quadrante, e sarà fatta, non
potranno più tornare indietro. Potrai spiegare loro tutti i particolari alla
prima tappa obbligata del vostro viaggio: la dimora del Dio Supremo. Qui vi
incontrate con lui, il Predestinato di Marte e i suoi Combattenti. Mi dispiace,
ma è il volere del Dio parlarvi, ma non ho idea riguardo a cosa, però sarà utile
scoprire subito il volto del nemico e cosi vi potrete guardare bene da loro. Hai
capito, Scarlett?”
La ragazza
annuì decisa, così Kezia sorridendo compiaciuta si alzò nuovamente, Scarlett la
imitò, e si avvicinarono l’una all’altra.
“Bene,
questo è questo tutto. Credo che ci vedremo molto presto, e spero ancora tu
riesca a portare al successo questa missione. Ancora grazie mille, Scarlett.”
Disse la dea guardando negli occhi Scarlett, quest’ultima fece un buffo e goffo
inchino per congedarsi, Kezia ridacchiò ancora.
“No, no, non
inchinarti, dovrei farlo io in realtà. Ma ora mettiti l’Orologio, torna a casa e
parti il prima possibile, i tuoi amici arriveranno da un momento all’altro a
casa tua.”
“Okay,
allora arrivederci, non ti deluderò, dea Kezia”
La dea le sorrise dolcemente e,
commossa, le accarezzò una guancia, il suo tocco era ancora più incandescente
del fuoco, ma Scarlett non volle spostarsi. Infine Kezia, scostandosi dalla sua
Predestinata, mormorò qualche parola sottovoce, e Scarlett scomparve. Ricadde
nel medesimo punto doveva aveva trovato il libro nella biblioteca del padre, si
era appena alzata quando sentì l’eco del campanello risuonare al piano di sopra.
Stringendo i due braccialetti tra le mani, salì a perdifiato le scale con unico
pensiero in testa: non aveva tempo da perdere.
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