Questa è la vita vera

di alla521
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 2: *** Reunion...? ***
Capitolo 3: *** Amara verità ***
Capitolo 4: *** Appartenenza ***
Capitolo 5: *** Insidie ***
Capitolo 6: *** Per ora ***
Capitolo 7: *** Amici delle Mele ***
Capitolo 8: *** Ruggine ***
Capitolo 9: *** Primo ottobre ***
Capitolo 10: *** Celestine ***
Capitolo 11: *** Fiamme ***
Capitolo 12: *** Da solo ***
Capitolo 13: *** Attesa ***
Capitolo 14: *** Calma ***
Capitolo 15: *** Rivelazione! ***
Capitolo 16: *** Amicizia ***
Capitolo 17: *** Ricordi ***
Capitolo 18: *** Storia ***
Capitolo 19: *** Polvere ***
Capitolo 20: *** Luce ***
Capitolo 21: *** Sospeso... ***
Capitolo 22: *** Lieto Fine ***



Capitolo 1
*** Ritrovarsi ***


Steve quella sera era particolarmente stanco.
Era trascorsa una settimana dalla battaglia che lui e gli altri Vendicatori avevano vinto contro Loki e il suo esercito; e lui, che pensava che dopo tanto tempo le cose nella sua testa sarebbero andate a posto, seguitava a sentire quel senso di incompletezza che lo accompagnavanegli ultimi tempi.
Il suo non era un male fisico, ma un male dell'animo.
Mentre infatti il suo corpo era stato geneticamente riprogettato per non provare dolore, o cominque per sopportarlo molto bene, la sua mente, la sua anima, la travagliata personalità che abitava quel prefetto insieme di muscoli, era rimasta scottata dalla perdita della persona amata, lacerata da un repentino quanto forzato cambio di abitudini.
Per quanto ci provasse non riusciva a non sentirsi una nullità in questo nuovo mondo, non riusciva a non pensare che mentre gli altri vendicatori erano tornati alle loro vite, ai loro affetti, lui non aveva nessuno.
Malgrado la forte e sincera amicizia che lo univa a loro, si sentiva completamente solo.

 

Si rizzò a sedere sul divano e guardò fuori dall'immensa vetrata di fronte a lui. Le luci della città erano la sola cosa che illuminava il suo appartamento, era grato a Tony per quello.
Dopo la fine della battaglia Steve aveva scoperto che la sua vecchia casa era stata distrutta nello scontro."Un vero peccato" aveva pensato, ma senza dispiacersi troppo si era adattato alla situazione sistemandosi nella base militare di New York. Era un uomo pratico, lui, e ormai era avvezzo a non affezionarsi troppo ai beni materiali.
Tony non aveva accettato che il suo amico  si riducesse a dormire su un divano letto scomodo e grinzoso, così si era servito di una delle sue utili amicizie e dopo due giorni era riuscito a sistemare Steve in un appartamento nel cuore di Manhattan. Ovviamente a nulla erano servite le sue proteste, e Steve sapeva bene fin dall'inizio che replicare e fare complimenti non sarebbe stato utile: anche nei suoi atti di generosità Tony Stark aveva il pregio che quando si metteva in testa di fare una cosa niente e nessuno potevano farlo desistere, chi lo conosceva lo sapeva bene.

 

"Un vero schiaffo alla semplicità! Ai miei tempi certe cose si vedevano solo al cinematografo" pensò mentre osservava le imponenti costruzioni della città sprigionare le loro luci abbaglianti, sapeva che non si sarebbe mai abituato a tutto questo.




Ciaoa tutti :)
Ammetto che il primo capitolo non dice molto ed è breve, ma se proverete a leggere anche gli altri prometto che non ve ne pentirete :)
Sono previsti intrighi e comicità, insomma ce n'è per tutti i gusti!
Fatemi sapere cosa ne pensate, grazie mille!
 

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Capitolo 2
*** Reunion...? ***


-Pronto?
-Steve! Buongiorno! Come sta oggi il nostro capitano?
-Natasha! Che piacere sentirti! Mah...lo sai, sto cercando di abituarmi ai vostri blu jeans...almeno per oggi, vado a piccoli passi.
-Ahahah riuscirai a integrarti con il nuovo mondo vedrai, hai solo bisogno di qualche dritta, tutto qui! Mah...Clint! Ora te lo saluto, sì! Ma ci stavo parlando io! Va bene, ho capito, te lo passo che è meglio!
Steve sorrise, era bello sentire i suoi amici al telefono (anche se si era categoricamente rifiutato di comparsi un cellulare e loro lo sfottevano appena potevano fingendosi madri apprensive). Ognuno di loro lo aveva aiutato, a modo suo, a superare la morte di Margareth, e per questo lui era profondamente grato.
Non si stupì affatto di sentire che accanto a Natasha Romanoff, la temuta Vedova Nera, c'era Clint Barton, il misterioso Occhio di Falco. Dopo la battaglia il legame tra loro si era stretto molto e, se prima erano amici, ora Steve sospettava ci fosse qualcosa di più tra loro, una più che prevedibile evoluzione del loro affetto.
-Caaapitanooo! Ci manchi sai? E ci manca anche Tony...a dire il vero ci mancano i litigi tra te e Tony eheheh!
-Clint!
Steve sentì Natasha sgridare il suo interlocutore.
-Tranquilli ragazzi, confido che appena ci vedremo io e il vecchio Stark avremo ancora qualcosa su cui essere in disaccordo...ma voi piuttosto? Non dovreste essere in missione?
-Bè sì, Natasha dovrebbe partire per qualche giorno per la Polonia, ma per ora ha deciso di concedersi un meritato riposo...
Steve alzò le sopracciglia, conoscendo Natasha sapeva che era una stakanovista, se era lontana dalla missione era per un motivo ben preciso...!la sentì che rubava di nuovo il telefono a Clint, non senza protesta di quest'ultimo:
-Hey, capitano, venerdì io e Clint pensavamo a una reunion tra Vendicatori, ancora una volta prima che io parta. So che di solito non sei dell'umore e che troci sconveniente uscire di casa dopo le 11 di sera, ma...per favore...New York è una città viva e vibrante, non potrai nasconderti a lei per sempre.
-E soprattutto non potrai nascondert a me, Steve! Ricordi? Io sono Occhio di Falcooo!
Seriamente, a volte sospettava che Clint fosse ubriaco dalla sera prima. Dopo questa breve interruzione sentì i due piccioncini bisticciare al telefono per qualche secondosulla proprietà dell'apparecchio e sulle interruzioni che ognuno dei due poteva concedere all'altro.
Era bello assistere a quel piccolo, acceso scambio di opinioni, oltre al fatto che lo divertiva particolarmente, aggiungeva leggerezza alla sua giornata.

Forse non era una cattiva idea questa reunion di Natasha, iniziavano a mancargli i suoi "compagni di giochi".

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Capitolo 3
*** Amara verità ***


La telefonata del mattino aveva aggiunto una strana allegria all'interna giornata di Steve; era riuscito a sbrigare le sue solite commissioni senza ripensare per forza alla sua vita pre- sonno nel ghiaccio, il che non era male considerando che dal suo risveglio era passato poco meno di un anno.
Tornato a casa si cosse una bistecca grande come un piatto da pizza e 3 uova. "Ormai" pensò "questa è la mia routine, credo che la cassiera del supermercato mi creda innamorato di lei dato che ogni due giorni compro 6 kg di bistecche...o questo o che ho due alligatori enormi in casa!".
Era un pò che non ci pensava in effetti, non agli alligatori, ma all'aspetto sentimentale della sua vita.
Dopo il suo risveglio dai ghiacci aveva incominciato a fare delle ricerche su Margareth: se era ancora viva (cosa molto improbabile), cosa ne era stato di lei, se aveva amato ancora, e se sì chi! Se aveva avuto figli, nipoti e chi erano...la conclusione di questa insolita investigazione si era rivelata fin troppo amara.

Margareth era stata innamorata davvero di Steve, al punto che non si era mai completamente ripresa dalla sua presunta morte. Aveva vegliato al suo capezzale quasi ogni giorno, fin quando le fu possibile, assistendo ai cambiamenti del suo corpo che dalla maturità la portava alla vecchiaia, mentre Steve rimaneva l'affascinante giovanotto che aveva salvato il mondo dall'Hydra.
Aveva sposato un ufficiale nel 1950, quando ormai erano passati 10 anni dal suo incidente e le speranze del suo risveglio iniziavano ad affievolirsi. Nel 1952 aveva dato alla luce la sua unica figlia, Celestine, prima di morire nel 1966 di infarto, quando la piccola aveva solo 14 anni. Quanto a carriera militare era rimasta la solita donna valorosa e piena di coraggio che lui aveva conosciuto, partecipando a missioni fino a quando la gravidanza non l'aveva obbligata a smettere.
Quarantasei anni, per quarantasei anni lui aveva dormito mentre lei era morta.
Per tanto tempo non era riuscito a perdonarselo, solo ultimamente aveva visto la luce in fondo al tunnel di quei ricordi di voci ovattate e volti sfocati, in fondo a quella nebbia, così densa che aveva rischiato di inghiottirlo.

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Capitolo 4
*** Appartenenza ***


Mentre si allenava, nel pomeriggio (Tony aveva provveduto a fargli installare una palestra sul soppalco del suo appartamento) sentì suonare il campanello.
Non vide nulla dallo spioncino, aprì senza tanti problemi, "Se è un terrorista o simili" pensò "non suonerebbe di certo il campanello...in tal caso sarò pronti a prenderlo a pugni!".
Spalancata la porta si trovò davanti uno scatolone di cartone. Rimase a fissarlo per qualche minuto, perplesso: che fosse ancora un regalo di una delle sue ammiratrici? A parte loro e i Vendicatori sapeva di essere solo a questo mondo, e quindi che nessun altro poteva spedirgli qualcosa. All'improvviso il lampo di genio: se non aveva nessun altro al mondo (e l'aspetto malandato dello scatolone gli suggeriva non venisse da una ragazza innamorata) doveva venire per forza dai suoi amici!
-Hai fatto male i tuoi calcoli, Tony! Di solito questi sono pieni di stelline e cuori, quello che vedo invece è piuttosto triste, ma non scoraggiarti, riprova e...sarai più fortunato!
Nonostante avesse parlato a volume tutt'altro che basso dal corridoio non si udì nulla.
-Tonyyy...?
Niente. "Bè rimango sempre un gentiluomo, anche con chi gioca a nascondino!".

Gli era sembrato tutto piuttosto insolito dall'inizio, ma ora decisamente la cosa lo stupiva. Il contenuto dello scatolone era un insieme di vecchie fotografie, sfogliandole Steve ebbe un sussulto: erano foto di Margareth.
Non del tempo in cui lui la conosceva, ma degli anni in cui lui era intrappolato nella sua morte apparente, gli anni di lei che lui si era perso.

La cosa lo scosse e lo infastidì non poco. proprio ora che lui iniziava a sopportare di vivere ancora in una realtà che non gli apparteneva e soprattutto senza di lei, ecco che qualcuno decideva di fargli uno scherzo di pessimo gussto!
Ma non un qualcuno qualsiasi, una persona che aveva accesso alle informazioni personali di Margareth e sue.
Pieno di collerà setacciò lo scatolone in cerca di qualsiasi cosa che lo potesse far risalire al nome del mittente, un foglio di ricevuta, un biglietto. Ma niente.
"Ah già, l'autore di questo scherzo deve aver lasciato il pacco alla base militare, che poi ha trovato il modo di farmelo avere in modo abbastanza discreto". Esattamente come tutti gli altri pacchi e pacchettini regalo di tutte le forme e i colori che ora gli invadevano l'appartamento; In effetti, se la gente avesse saputo dove abitava Capitan America, nella strada sotto casa si sarebbe trovato fiumi di ammiratrici (e sicuramente anche qualche psicopatico) che in ogni modo avrebbero cercato di illudere la sorveglianza e intrufolarsi nel suo appartamento.
Recuperò in fretta il numero della base militare.
-Base militare di New York.
-Buongiorno, sono il capitano Steve Rogers, ho ricevuto un pacco, uno scatolone. Immagino siate stati voi a reindirizzarlo al mio attuale domicilio...
-Ah, buongiorno capitano. Sì immagina bene, lo abbiamo spedito proprio questa mattina, dopo i controlli di routine non abbiamo riscontrato nessun elemento pericoloso o dannoso e abbiamo proceduto...c'è qualche problema?
-Vorrei risalire al mittente originale, avete visti cchi ve lo ha consegnato?
Il ragazzo dall'altro capo del telefono fece una pausa, la storia del capitano Rogers non era un mistero per nessuno alla base militare, e nemmeno quale fossero la sua vita e i suoi affetti prima dell'incidente.
-Pronto?! Mi sa rispondere?
Steve era sempre più impaziente.
-Sì...bè capitano...era una donna di mezza età, capelli scuri, pelle molto chiara...non ha detto molto, solo che il contenuto della scatola era di sua proprietà, che è una cosa che le appartiene da sempre, capitano.

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Capitolo 5
*** Insidie ***


Riagganciò in fretta, prese la giacca di pelle e uscì. Mentre chiudeva la porta si voltò ancora una volta a guardare le immagini sparse sul tavolo della cucina, una in particolare. Margareth gli sorrideva timidamente da una panchina in Central Park.

Non poteva tenersi tutto dentro, doveva parlare con qualcuno.
Se c'era una cosa che gli piaceva davvero del nuovo mondo erano le motociclette, belle e veloci come ai suoi tempi non ne esistevano. E questa, ora, gli sembrava la cosa più giusta da fare: prendere e andare, sfrecciare per le strade di Manhattan, andare sempre più veloce e finalmente non riuscire più a pensare, sentirsi sciogliere quel magone, quel dolore che tempo prima lo aveva attanagliato e ora ancora una volta allungava gli artigli insidiosamente verso di lui.
Passarono ore, mentre la pioggia cominciava ad annidarsi nelle nuvole per poi infrangersi con un boato sulla città.
Istintivamente Steve si fermò in un vicolo in prossimità del porto, smontò dalla moto e aggredì la prima cosa che si trovò davanti; tirò calci e pugni ad un rottame che, se già prima era vecchio e arrugginito, ora era quasi polverizzato.
Quando ritrovò la calma si accorse di essere seduto per terra, appoggiato al muro di qualche fatiscente abitazione, con le nocche piene di sangue. Non stava piangendo nè singhiozzando, la parte meggiore del dolore l'aveva già smaltita, dopotutto. Semplicemente avvertita il dolore delle gocce di pioggia sulle ferite.

-Robert? Robert sei qui?
Steve in mancanza delle nocche, ancora doloranti e ferite, cercò di bussare con i polsi al portone del laboratorio scientifico dove, sapeva, Robert soleva lavorare fino a tardi. Finalmente l'amico gli aprì il portone.
-Steve, sono le dieci passate, che ci fai qui? E...le tue mani! Sei ferito! Che ti è capitato?!
-Devo parlarti Robert...devo parlarti di cose che...solo tu puoi capire...
Seduti al tavolo di ricerca lo scienziato prese la valigietta del pronto soccorso e iniziò a medicare l'amico.
-Ma si può sapere come ti sei ridotto così?!
-Uno scambio di opinioni con un ferro vecchio...
Minimizzò Steve. -Robert, io... -Hai preso a pugni un rottame?! Mio dio ma non sentivi dolore mentre lo facevi? C'era bisogno di aprirsi il dorso della mano? Ah già, tu sei Capitan America, a te che ti frega del dolore...! -Ma insomma la smetti e mi stai a sentire?!!
Urlò improvvisamente Steve.
Per un attimo i due uomini si fissarono negli occhi e Steve giurò di vedere un'ombra verde in quelli di Robert.
-S...scusami, io...mi dispiace. E' che arrivi qui sanguinando, cosa vuoi che io...di cosa volevi parlarmi?
-Ho delle domande alle quali solo tu puoi rispondere. Non vorrei, credimi, riportarti alla memoria certe cose...so bene quanto sia spiacevole...!

Robert Bruce Banner aveva perso sua moglie due anni e mezzo prima. Betty Ross Banner era morta schiacciata da una parete di casa sua che, durante un litigio con Robert...o sarebbe meglio dire con Hulk, era crollata. Non ricordava esattamente le dinamiche che quella sera lo avevano fatto infuriare, ma, come era facile immaginare, si sentiva responsabile.
Una volta accertata la causa del decesso l'FBI aveva siglato l'accaduto come un incidente e, per motivi di riservatezza, aveva giustificato il tutto scrivendo nel rapporto che la casa da tempo era "da ristrutturare".
Per questo Steve aveva scelto lui per parlare delle sua angoscie: oltre al fatto che Robert era uno dei suoi più cari amici e che era dotato di incredibili sensibilità e tatto, aveva una diretta esperienza del senso di vuoto che ora lui stava provando.
Così decise di raccontargli dello scatolone, dello sgomento che aveva provato nel vedere le foto di Margareth e nel sapere che il mittente era una donna di mezza età che le rassomigliava.

-Steve! Non ci hai pensato? Potrebbe essere sua figlia! Non mi avevi detto che aveva una figlia?
-Si bè...è una possibilità! Ma perchè consegnarmi le foto proprio ora? E soprattutto...perchè consegnarmi le foto? Se è sua figlia, come è possibile che pensi sia giusto che le tenga io?!

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Capitolo 6
*** Per ora ***


Aprì gli occhi pigramente, come per rassicurare qualcuno che, sì, era sveglio. Si girò nelle lenzuola non potendo nascondere a se stesso di sentirsi più morto cche vivo: quella notte non aveva dormito graanchè. Aveva passato il tempo a rimuginare sui fatti della giornata.
E ora, ricordandosi a cosa doveva quel mal di testa, sentiva che tutto ricominciava a riaffiorare, che i pensieri tonavano a invadergli la mente gonfiandosi come spugne cariche d'acqua: la scatola, le foto, Margareth e...sua figlia?!
-Aaaah! Stupida testa! Stupido dolore!
Esclamò portandosi una mano alla tempia.
-Aaaah! Stupido io!
La mano, infatti, era ancora fasciata e sporca di sangue rappreso, ma togliendo la benda vide che le ferite si erano rimarginate, il dolore quindi sarebbe passato in fretta.
"Basta!" si disse tirandosi su a sedere "non posso continuare a rimuginarci sopra, se è davvero stata sua figlia a mandarmi quelle foto andrò a cercarla e gliele restituirò tutte...magari ne tengo una o due...NO! La correttezza prima di tutto! Io amavo margareth, è vero, ma non ho potuto essere la sua famiglia, quindi restituirò le foto dalla prima all'ultima alla sua legittima proprietaria!"
Si fece una doccia e si vestì come un automa, senza pensare a niente, quando distrattamente lanciò un'occhiata alla radiosveglia sul comodino: le 16.45 (?!) del 28 settembre 2012, venerdì.
Si fermò un attimo a tentare di afferrare quanto gli sfuggiva; venerdì...impegno...amici...Natasha...REUNION!!
-Noooooooo! esclamò. "Sarò anche un super soldato ma a ricordare le cose sono una pippa!! I ragazzi non me lo perdonerebbero, e sinceramente dopo l'accaduto di ieri ho voglia di staccare un pò...rintraccerò l'indirizzo domani e vedrò di fare luce su questa storia!".
Non era da lui rimandare i doveri ma si sentiva opprimere da tutti quei pensieri...e poi era stanco di sentirsi vecchio! Perchè ammettiamolo, non era di certo un ragazzino, ma a quanto pare la sua età biologica aveva deciso di fermarsi sul gradino dei 26 anni per più di mezzo secolo. Ma, in effetti, ora cche il tempo aveva ricominciato a scorrere, lui ne aveva 27! E non gli andava di comportarsi da vecchio solo perchè era nato nel lontano 1914 ("...Ok, forse è il caso di barare di qualche anno nel caso qualcuno lo chiedesse!" pensò) e i ssuoi modi erano quelli di un uomo degli anni '40. Quindi aveva deciso: una volta tanto avrebbe accantonato il dovere per il piacere.

Il locale al quale gli amici gli avevano dato appuntamento era lo "Apple's friends bar". "Nome insolito" si disse "eppure mi ricorda qualcosa...".
Svoltò l'angolo che lo portava nella strada a doppia corsia , dall'altro lato del marciapiede vide che i ragazzi ormai erano quasi tutti arrivati, mancavano solo lui e Thor, il solito ritardatario, in giro per Asgaard o per qualche terra lontana.
-Ragazzi!, esordì, Come state?
-Ciao Cap!, gli sorrise Tony, Allora come sta il nostro vecchietto?!
-Bè, tecnicamente sono il più giovane tra noi due, se consideri che il ghiaccio solitamente conserva...!
-Ma tu non sei stato nel ghiaccio tutto il tempo, e si invecchia anche dormendo lo sapevi?!
-Ooooh mi sembrate due bambini voi due!, li interrupe Natasha facendo finta di prenderli per le orecchie, poi sorrise a Steve e lo abbracciò brevemente. Con la coda dell'occhio il raagazzo vide Clint alzare un sopracciglio, infastidito, e sogghignò. Natasha era una ragazza stupenda,, ma era sua amica, e mai si sarebbe sognato di insinuare la malizia nel loro rapporto.
-Clint, tutto bene? Come stai amico?, si avvicinò per dargli una pacca sulla spalla, Clint ricambiò con lo stesso gesto e uno sguardo che diceva: Ti tengo d'occhio! Su questo, almeno, Steve non aveva dubbi!
Salutò anche Robert che conservava come sempre la sua aria malaticcia.
-Amici miei! E' sempre un piacere rincontrarvi!, gridò platealmente qualcuno poco lontano.
Thor era in forma come sempre, aveva i lunghi capelli sciolti sulle spalle e fortunatamente, notò steve, aveva deciso di lasciare a casa i ccostumi tipici del suo pianeta.
Mentre si avvicinava notò, però, che non era solo.
Jane era così minuta che tra le sue braccia sembrava un gattino, e di certo il vestito nero non aiutava a distinguerla nell'oscurità.
-Vi presento Jane Foster, astrofisica americana a capo dell'equipe che lavora nel Nuovo Messico. Jane, la squadra dei Vendicatori, salvatori del pianeta Terra!. -Dio, Thor, come sei plateale, bastava dire: questi sono i miei amici!, Tony non si lasciò scappare l'occasione per sfottere il suo amico alieno, Io sono il miliardario, playboy, filantropo Anthony Stark, al tuo servizio milady!, terminò sogghignando, poi prese la piccola mano della ragazza e la sfiorò appena con le labbra, come a canzonare l'accessiva teatralità del suo accompagnatore.
-Oh, bè, con Thor sono abituaata alle galanterie, ma questa devo ammettere che mi è nuova, rise la fanciulla.
-Bè, se si parla di galanteriemi sento chiamato in causa!, intervenne Steve, Io sono Steve Rogers, capitano militare e...molto più filantropo di Tony!, aggiunse, scuotendo vigorosamente la mano della giovane che per poco non perse un braccio. "Ops..." pensò Steve "Dimenticavo che non è un omaccione di 100 kg come quelli che ci sono in caserma...peserà 40 kg se va bene" così almeno allentò la stretta; Jane parve apprezzare.
-Wow! Ma hai detto astrofisica?? Non hai idea delle domande che mi piacerebbe farti in proposito...!"
-Robert, per favore, non iniziare con le tue teorie fisiche del suono o...quello che è! Lasciate che si ambienti, no?! Perdonalo; intervenne Natasha rivolta a Jane; Lui è Robert Banner, scienziato pazzo del gruppo, e io sono Natasha Romanoff..."
-La bellissima Vedova Nera; Clint si infilò nel discorso schioccandole un bacio sulla tempia.
-...E io sono Clint Barton, vedo tutti e tutto!, dichiarò con sorriso tronfio.
Tutti i partecipanti alla scena si voltarono stupiti a guardarlo per qualche secondo prima di scoppiare a ridere con un boato.
-Ma...ma...io sono Occhio di Falco...non l'avete capita?!, miagolò deluso Clint.
Ancora scosso dalle risate Tony propose: Bene, signori, sarà bene entrare prima cche qualcuno ci veda!

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Capitolo 7
*** Amici delle Mele ***


Il locale all'interno era molto grazioso, sembrava un'antica sala da thè in stile irlandese rimodernata. Al centro dello spazio davanti a loro c'era un enorme colonna quadrata rivestita di mogano, tutto intorno ad essa era stata sistemata una vetrinetta dove erano custoditi tutti i tipi di alcolici. La colonna era circondata da un bancone, anch'esso in mogano, alla base del quale era intagliata una scritta che Steve interpretò come molto antica. Le altre pareti del bar erano rivestite di legno con due ampie vetrate che davano quel tocco di americanità che permetteva al locale di integrarsi con la città. Anche i divanetti trapuntati in pelle color mattone e addossati alle pareti, ricordavano le caffetterie americane tipiche degli anni 50.

-Wow ragazzi, sembra di stare in una gigantesca mela rossa!
-Le mele dentro sono gialle, Tony! - precisò Robert - La loro colorazione esterna è dovuta ad un particolare pigmento che...va bene ho capito, la smetto! - fu costretto ad aggiungere quando vide gli amici alzare gli occhi al cielo.
Una volta seduti si avvicinò a loro una cameriera alta e snella, capelli corvini corti fino a sotto le orecchie.
-Buonasera ragazzi, benvenuti all'Apple's Friends - disse distrattamente mentre preparava penna e taccuino. Appena alzò lo sguardo verso di loro sgranò gli occhi e li fissò a bocca aperta.
-Io...ma, vediamo, un Jack e Coca direi, sì! - Steve alzò lo sguardo e vide la strana catalessi della ragazza.
-Ehm...tutto bene? C'è...qualcosa che non va? - chiese Natasha.
-No...solo...ehm scusatemi - si riprese arrossendo - è buffo, mi pareva di aver visto...di avervi scambiati per altre persone...quindi mi dicevate...un Jack e Coca e...per voi?
Finì di prendere le ordinazioni e corse in fretta verso il bancone.
-Strano, vero? - Robert si girò verso gli amici.
-Bè, mica tanto, mio ingenuo amico - rispose Tony - deve averci riconosciuto da qualche programma alla televisione.
-Sì, quei ridicoli notiziari dove fanno vedere le riprese amatoriali della battaglia contro....ehm...Loki!
Concluse Natasha a bassa voce. Lanciò in fretta un'occhiata a Thor che fortunatamente era troppo impegnato a farsi spiegare da Jane il concetto di "televisione", per ascoltare.
-Come?! Se ci ha riconosciuti lei allora la nostra vera identità è in pericolo! - Robert sembrava alquanto preoccupato che qualcuno potesse scoprire il suo ingombrante segreto.
-Fossi in te non mi preoccuperei troppo della cosa...voglio dire: tu eri troppo impegnato ad essere verde per essere riconoscibile!
Tony, pensò Steve, aveva la straordinaria capacità di rassicurare non rassicurando affatto.
Si voltò ad osservare meglio il locale ed ebbe la strana sensazione di esserci già stato. Notò i quadri alle pareti che raffiguravano splendide dame circondate da fiori, e solo in quel momento ricordò. "Ma certo!" pensò "questo è il bar che è stato coinvolto nello sscontro la scorsa settimana! E...questa vetrata! E' quella che è andata in mille pezzi a causa dell'esplosione in strada!"
-Cap...tutto bene?! Oggi va di moda fare la faccia da pesce lesso?
Guardò gli amici e vide le loro facce sorprese.
-Ragazzi ma non lo riconoscete?! Questo è il locale che è stato coinvolto nell'esplosione la scorsa settimana...ma come hanno faatto a rimetterlo in piedi così in fretta?!
-Semplice, siamo a New York! Qui la gente si riprende in fretta dalle catastrofi! - minimizzò Clint.
Steve guardò le persone sedute agli altri tavoli: era incredibile come sembrava che non fosse mai accaduto nulla. Tutti intorno conversavano rumorosamente e nessuno sembrava preoccuparsi di quello che aveva sconvolto le loro vite qualche giorno prima. Era come se nel cielo non si fosse mai aperta una nube nera che conduceva ad un altro pianeta, sputando fuori fior fior di serpentoni alieni pronti a sbranarli e/o schiavizzarli.
Non riusciva a credere di essere nato in quella città (bè...a Brooklin, ma che differenza faceva?) appena un secolo prima, si sentiva così diverso da tutta quell'indifferenza.
Si estraniò ad osservare i quadri mentre gli altri continuavano a parlare. Le dame rappresentate erano tutte incredbilmente affascinanti, con la pelle diafana, capelli biondi chiarissimi o rossi e occhi scuri e profondi come la notte. "Poco seno però" pensò "peccato...".
-Cooooosa?! Tu e Tracy vi sposate?? - l'ecccitazione degli altri lo distrasse.
Bè...si, volevamo dare la notizia insieme, prima a voi e poi alla stampa, ma lei, ecco...è momentaneamente all'estero per lavoro...".
Steve non credeva ai suoi occhi, non avrebbe mai pensato che Anthony Stark potesse essere messo in imbarazzo!
-Congratulazioni, amico! - Steve gli diede una pacca sulla spalla
-Si, congratulazioni, è una notizia stupenda, dopo tanti disastri finalmente qualcosa per cui sorridere!
-Dì la verità che sei così felice perchè potrai comprarti un vestito nuovo?!
-Clint! Bè...ma che c'entra?! Me lo sarei comprato comunque!
Tutti al tavolo risero dei piccoli bisticci affettuosi che caratterizzavano Natasha e Clint.
-Avete già fissato la data? - chiese Jane.
-No...non ancora. Al momento siamo molto impegnati con la ricostruzione di alcuni edifici in parte distrutti nello scontro dell'altra settimana...ma è sicuro che faremo le cose in grande! Sarà presente tutta NY e l'evento sarà ripreso televisivamente...altro che William e Kate!"
-...E noi...?
-Robert, santo cielo, a che domande, voi sarete in prima fila!
-Amico, sono lieto che tu e la tua dolce metà abbiate deciso di convogliare a nozze...qualsiasi cosa significhi! - dichiarò Thor con un largo sorriso.
-Ahahah, bè grazie amico, lo apprezzo molto!
-Significa che due persone decidono di stare insieme per tutta la vita in modo ufficiale, tesoro. - spiegò Jane - Il bello di avere a che fare con lui è che a volte dimostra l'ingenuità di un bambino - sorrise la giovane.

-Bene ragazzi eccovi i drink...allora...una vodka liscia per la signorina...
Mentre la cameriera distribuiva le varie bevande, Steve cide con la coda dell'occhio che qualcuno dietro il bancone lo fissava. Si voltò a riconobbe la ragazza che poco più di 7 giorni prima aveva tratto in salvo fuori da quello sstesso locale: capelli rossi, pelle bianchissima e occhi scuri...sì, doveva essere lei! Si ritrovò a sorridere vedendo che lei arrossivae gli faceva un timido sorriso al quale lui ricambiò con un gesto della mano.
In quell'istante, per la prima volta dopo tanto tempo, era tornato a sentirsi un normale ragazzo di Brooklin, che sorrideva ad una ragazza in un bar.

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Capitolo 8
*** Ruggine ***


-A Tracy e Tony!!!- esclamarono in coro, i bicchieri alzati.
-Che possiate TOSARVI in felicità! - aggiunse Thor tutto convinto.
-Thor! SPOSARSI, é SPOSARSI! - lo corresse Jane a bassa voce, tra le risate generali.

-Hei Cap, sembra che tu abbia fatto colpo! - Tony si accorse del piccolo scambio di sguardi tra lui e la bella rossa - Carina! Hai intenzione di muoverti o vuoi restare qui metter radici?!
-Muovermi?! - la cosa lo terrorizzava a dir poco! Se prima della trasformazione era un disastro con le donne ora le cose erano anche peggio: era arrugginito, poco loquace, cosa poteva trovarci una ragazza in lui?!
- Ragazzi - balbettò - sono venuto qui con voi...non mi sembraa giusto abbandonarvi per una conquista...dico bene?
Fare il brillante gli veniva proprio male, tanto che per tutta risposta gli amici gli scoppiarono a ridere in faccia!
-Cap, non fare così, è comprensibile che tu non sappia che pesci pigliare... - lo consolò Clint - Sai, credo cche tu abbia bisogno di qualche dritta su come avere a che fare con le donne di questo secolo - continuò.
-Sì...bè, anche con quelle del secolo scorso non è che andasse alla grande... - ammise il militare.
-Caro Capitano, ora che la mia fama da playboy è destinata a finire ho intenzione di passarti ogni consiglio utile su come rimorchiare! - Steve aveva la vaga impressione che Tony fosse già ubriaco...e anche fosse stato lucido non sarebbe stato comunque tranquillo nell'utilizzare i suoi consigli.
-Lasciatelo stare, ragazzi! Per noi uomini timidi e impacciati non è affatto semplice attaccare bottone...
- Oh smettila Robert! L'unico motivo per cui dici così è che non vuoi rimanere il solo single del gruppo!
Clint rise nervosamente e Natasha incominciò a sventolarsi per mascherare il rossore. Era ovvio che tra loro c'era qualcosa e l'affermazione di Tony confermava che si vedeva anche dall'esterno, maa nessuno dei due l'aveva ancora ammesso a se stesso.
-In ogni caso è inutile, ve lo dico fin da ora! Sarò pure un gentiluomo ma è fuori discussione che io...mi muova, come dite voi!
-Steve, dai, non fare così! Ti assicuro che sei ancora un ragazzo piacente nonostante l'età! - scherzò Tony.
-Mhm...grazie eh, come mi consoli tu...!
-Di niente, amico! - rispose l'altro, ruffiano.
-Capitano, non comprendo il tuo timore nel dichiararti a una donna, se accetti un mio modesto consiglio, la cosa migliore è farle capire a chi dei due appartiene il potere!
Tutti i presenti al tavolo di girarono sbalorditi verso Thor.
-Tesoro! Ma queste idee maschiliste e medievali? - Jane era basita. Thor capì di averla stupita in qualche modo...in senso negativo!
-Con te è diverso, mia dolce astrofisica, tu sei una creatura preziosa e intelligente, Asgard e io siamo orgogliosi del tuo coraggio!
-Ahahah, come salvarsi in corner! - rise Tony, e mentre Jane non vedeva unì il pugno chiuso con l'amico alieno. Natasha lì guardò con rammarico.
-Ok Cap, vuoi un consiglio vero? Non ascoltare Thor, MAI!
-Già, secondo me prima di passare ad una storia è meglio conoscersi e poi valutare...perchè fare le cose di fretta?! - consigliò Clint.
-Vero! - intervenne Robert - parlale in modo arguto, così apprezzerà la tua intelligenza e la tua sensibilità!
-Ma no ragazzi! Ma che dite? Sensibilità, Robert? Ma che è, sua madre? Ascolta me, Cap: ignorala e dimostra di essere sicuro di te, solo così una donna cadrà ai tuoi piedi! Se ci pensate, non è completamente sbagliato quello che dice Thor...
-Ma per favore, Tony! Vuoi farci credere che con Tracy hai fatto come dice lui? Le hai fatto capire chi comanda? Ma dai! - protestò Natasha.
Non era di certo il tipo di donna che si lascia comandare, e se è per questo, nemmeno Tracy!

Come prevedibile in mezzo a tutta questa discussione, Steve se la rideva. Non aveva idea di come avrebbe fatto a conoscere quella ragazza, ma pensarci non era più divertente che stare a guardare i suoi amici che battibeccavano sulla mossa migliore!
-Bè ragazzi, mentre voi vi mettete d'accordo se non vi dispiace vado al bagno.
Si alzò e si diresse verso la porta con l'insegna azzurra: MEN.
-Hei, Steve! - Tony lo chiamò a metà strada.
Il tempo di girarsi e si trovò di fronte i grandi occhi neri della ragazza, che di certo non si aspettava che lui si fermasse di colpo, di conseguenza gli andò addosso con il vassoio e tutti i bicchieri!
-Ops! S-scusami...cavolo...tutto bene? Mi dispiace io...mi ha chiamato il mio amico e... - Steve scagliò un'occhiataccia a Tony che dal tavolo gli rispose con un sorriso smagliante ed entrambi i pollici alzati.
-No, scusa tu...non guardavo dove andavo e...ah! - la ragazza si massaggiò il polso un poco indolenzito, lo sguardo basso.
-Oh...accidenti, ti sei fatta male? Hai bisogno di un pò si ghiaccio? - la sentì ridere.
-Accidenti?! chiese lei, sollevò finalmente lo sguardo verso di lui e gli sorrise. Steve si rese conto solo dopo qualche secondo che stava sorridendo come un pirla.

-Galays! Galays! Non so quante volte ti ho detto di fare attenzione! - un uomo sui 50 anni si avvicinò di corsa preoccupato, avendo sentito il rumore di vetri rotti.
La ragazza appena lo vide diventò paonazza, e senza considerare che le urla dell'uomo avevano attirato ancora di più l'attenzione su di loro, Steve intuiva il perchè. La somiglianza tra loro non era molta: Galays, così doveva chiamarsi la giovane, era snella e dalla corporatura esile, mentre l'uomo era molto robusto e decisamente poco aggraziato nei movimenti. I capelli rossi che caratterizzavano entrambi, però, non lasciavano molti dubbi.
-Lis! Tesoro! - continuò lui avvicinandosi - Ti sei fatta male?
-Mi dispiace, signore, è stata colpa mia, sono disposto a pagare tutti i danni - ammise Steve.
-Oh, non c'è bisogno, anzi mi scusi, mia figlia è sempre così sbadata che...
-Papà! - Galays aveva ripreso il suo colore latteo e guardava il padre con leggera stizza.
-Ah, avrai bisogno del ghiaccio piccola, il polso ti fa tanto male? Vado subito a prendertene un pò! - l'uomo si allontanò lasciando di nuovo i due giovani da soli, in mezzo al locale pieno.
Steve si chinò a raccogliere i cocci di vetro sul pavimento e con un certo sollievo notò che la gente attorno a loro era tornata alle sue conversazioni. Sbirciò in fretta verso il suo tavolo dove vide gli amici girarsi in fretta da un'altra parte, ognuno in una direzione diversa, chissà come mai! In quel momento avrebbe tirato a Tony un cazzotto in pieno viso, lo segnò mentalmente nelle cose da fare entro l'anno.
Mise i cocci sul vassoio e lo appoggiò sopra un tavolo vuoto.
-Mi...mi dispiace per il polso...non volevo farti male...
-Oh bè, non è stata colpa tua, è successo così in fretta, è stato come andare contro a un muro...io sono così gracile...
-Io...io sono Steve! esclamò d'improvviso lui porgendole la mano, poi si accorse che la mano destra di lei era fuori uso si affrettò a darle la sinistra.
-Io sono Galays! Ehm...Lis, per favore - rispose lei stringendogli goffamente la mano.
-Lis! Vieni! il ghiaccio - suo padre spuntò da dietro la porta delle cucine.
-Bè, scusa...devo andare - gli sorrise e se ne andò, dimenticandosi completamente del vassoio.
-Ciao... - bofonchiò lui.

"Ma che figura da idiota!" appoggiato al lavello del bagno degli uomini Steve si sentiva uno stupido. "Stavo lì a sorridere come un ebete...e che avrà pensato!" si guardò nello specchio di fronte a lui. "Che idiota, sono...". Uscì dal bagno con gli occhi bassi e tornò al tavolo con circospezione, come se lo sapessero tutti, che era un pirla.
-Allora? Hai fatto colpo quindi?! - chiese Tony.
-Sì, nel vero senso della parola - rise Clint. In quel momento Steve propvò l'irrefrenabile tentazione di far cozzare le loro teste.
-Vedila così, Cap, almeno vi siete presentati, con la tua flemma, povera ragazza, rischiava davvero di aspettare un altro secolo!

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Capitolo 9
*** Primo ottobre ***


"Primo ottobre. Primo ottobre 2012".
Guardò fuori dall'immensa vetrata del suo appartamento e vide la città inondata di acqua. Gli sembrava giusto che una ricorrenza così orribile fosse coronata da una cascata di pioggia. E' strano come a volte il tempo sembra saperlo.
Sessant'anni prima, il primo ottobre, il suo migliore amico James Barnes moriva, tra la nebbia fitta di un gelido campo di battaglia.
"Sessant'anni sono passati, cinquantanove dei quali ho...dormito! E ancora mi sento così, ancora l'angoscia nel sapere che lui è morto non se n'è andata. E' come un senso di nausea, un conato di acido che si blocca in gola, ustionandola. Quante volte avrei voluto tornare indietro nel tempo e regalargli dieci anni della mia vita, dieci anni che alla fine avrei anche potuto cedergli considerando che del 98 che dovrei avere non ne ho vissuti nemmeno la metà.
Tempo. E' solo questo che si vuole avere oggi. Tempo per godersi la vita, quando la vita vera, se ci pensi, è quella che vivi mentre sei occupato a fare altri piani...
E adesso dimmi, amico mio, se la tua vita è durata abbastanza. Dimmi se prima di morire hai pensato che andava bene così, perchè in fondo sapevi di essertela goduta quanto bastava, in 30 anni. Dimmelo, perchè la mia vita invece non mi è bastata, perchè se dovessi morire oggi chiederei un giorno in più, perchè il dolore per le persone che ho perso è stato presente ogni singolo giorno, e mai vorrei morire con questo peso sul cuore. Mi manchi, amico mio."
Una musica, da un appartamento affianco, arrivò dritta fino a lui. "Somewhere over the rainbow...". Probabilmente per qualcun'altro quello doveva essere un momento molto romantico, lo stesso momento diviso in due. Non era mai stato particolarmente religioso, ma in fondo ci sperava che da qualche parte sopra l'arcobaleno, le persone che aveva perso fossero tutte lì, ad aspettare lui.
Da qualche parte. Sopra l'arcobaleno.

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Capitolo 10
*** Celestine ***


"Ok...Tony mi ha spiegato come si fa...ce la posso fare! Seleziono il browser...vado sul sito della base militare...ok! E poi...e poi? Ah, la tecnologia, ma chi ci capisce?!".
Non era portato e lo sapeva, eppure era l'unico modo per risalire all'indirizzo che gli serviva: il sito della base militare possedeva gli indirizzi e le informazioni di tutti i militari che nell'ultimo secolo avevano partecipato a missioni, sia nella giurisdizione di New York che in quella di quasi tutti gli stati americani.
"Allora...clicco su New York...anno...bè vediamo, sezione 1930-1945 e...cosa?! Come sarebbe a dire?! Inserire nome utente, inserire password...?.
All'improvviso si era ricordato quello che gli aveva detto il militare che si occupava della sezione informatica alla base...doveva averlo scritto su un biglietto, distrattamente, dato che mai avrebbe immaginato che gli sarebbe servito. Username: MANHATTAN. Password: FMJ2012.
Si complimentò mentalmente con l'inventore del nome utente, anche Thor ci sarebbe arrivato!
C'erano tre tipi di password per quel sito: una per i militari, una per i militari della sezione tecnica, e una per i funzionari del governo. Permettevano di accedere ad informazioni riservate che ovviamente i cittadini non potevano conoscere.
Scorse i nomi col cursore del mouse finchè non trovò quello di Margareth. C'erano due articoli correlati alle sue missioni, incuriosito cliccò su uno dei due, quello datato 1949. Si aprì una pagina che conteneva una fotografia di un vecchio articolo di giornale, preceduto da una foto di lei.
Steve trasalì. Nella foto Margareth era in un campo di addestramento, lo stesso in cui si lui aveva faatto addestramento prima della trasformazione.
Era in uniforme, bellissima, con il sole che la illuminava da sinistra; di fianco a lei un uomo, anch'egli in uniforme, sorrideva alla macchina fotografica e le cingeva la vita con il braccio. La didascalia diceva: Margareth Carter e Jeremy Stoner nel campo di addestramento di Washinton.
Sembrava felice tra le braccia dell'uomo. Steve la guardò attentamente e notò che lo sguardo di lei, a differenza di quello dell'uomo, non sorrideva a chi sstava scattando la foto, ma a qualcuno alla sua destra, che però nella foto non compariva. "Strano" pensò "probabilmente non significa niente...".
Ci mise altri dieci minuti per recuperare il vecchio indirizzo di lei, dopo di che si prese il suo tempo per esultare come a seguito di una conquista.
Lo segnò su un pezzo di carta e si diresse in cucina, dove lo attendeva la provaa più dura: chiudere i conti col passato.
Prese qualche minuto per gustarsele ancora una volta prima di restituirle. Era strano in effetti come non ci fosse una sola foto di Celestine, sua figlia, o del marito. Negli ultimi due giorni le aveva guardate tutte, le aveva esaminate una a una, ed erano tutte foto di Margareth da sola: su una giostra al parco, nel salotto, al tavolo di un ristorante. E tutte di periodi diversi, ce ne erano alcune che, Steve era sicuro, erano del periodo successivo al suo incidente, forse solo qualche anno più tardi. Alcune, invece, erano di lei incinta, con un lieve pancino; mentre altre la rappresentavano con qualche ruga in più e qualche capello bianco che faceva capolino da sotto il cappello.
Ma ora era sicuro: era pronto a chiudere con i ricordi, pronto a sbarazzarsi di tutto quel dolore per ricominciare. Non importava che la cosa gli sembrasse egoista, era semplicemente la cosa giusta da fare.
Erano passati 71 anni, anche la vedova più devota gli avrebbe dato ragione.

"E' increbidile come in metropolitana ci siano persone di ogni tipo". Steve non era chiaramente abituato a viaggiare in metropolitana, da quando le forze militari gli avevano fatto trovare una motocicletta sotto casa, lui non aveva usato altro per spostarsi, fino a quel momento.
Si guardò in torno e vide una ragazza, qualche sedile più in là, con labbra, vestito e capelli neri. La riga degli occhi sembrava dovesse arrivarle fino alle tempie, era piena di pieercing e aveva un enorme tatuaggio sulla gola. Era particolare.
Il suo era un interesse privo di malizia o pregiudizi, piuttosto una sana curiosità per i costumi di quell'epoca, così diversi da quelli di 70 anni prima.
Si girò da un'altra parte e notò una signora sui cinquant'anni con la pelle butterata e decisamente troppo abbronzata per essere naturale. I capelli erano una massa informe color platino lunga fino alla schiena e le labbra erano di un pastoso color chewin-gum. Appena la donna si accorse di essere osservata iniziò a fissarlo come fosse una scatola di ciambelle, solo allora si accorse che era vestita in modo molto provocante e che forse, sarebbe stato meglio per chiunque l'avesse avuta a portata di occhiata che si fosse coperta di più.
Fortunatamente la sua fermata era arrivata.

Arrivò nel quartiere che un secolo prima era rinomato per la sua tranquillità e per le bellissime villette a schiera, e lo trovò trascurato e vecchio. Non poteva credere che fosse proprio quello.
Le villette c'erano ancora, ma i muri erano rovinati, pieni di crepe e pezzi di intonaco sgretolati, che cadevano a pezzi; i giardini erano incolti e in alcuni tratti l'erba aveva smesso di crescere, le cartacce erano ovunque. L'atmosfera autunnale dava alla scena un profondo senso di desolazione.
La casa di fronte a lui purtroppo, non faceva eccezione. Si avvicinò e appoggiò lo scatolone sulle scale, indeciso se suonare o no. "Basta, dai" si disse.
Gli aprì la porta una signora dalla pelle chiara quanto sottile, occhi castani e una lunga treccia di capelli bianchi. Non ci fu bisogno che nessuno dei due si presentasse o dicesse niente, entrambi sapevano bene chi era l'altro.
-Immaginavo che un giorno ti saresti presentato a questa porta. Prego, accomodati.
Appena Steve entrò riconobbe immediatamente il salotto che aveva visto in foto, sembrava che niente fosse stato toccato dal momento in cui la foto era stata scattata, era come se l'intero arredamento si fosse fermato negli anni '40.
Il ragazzo si accomodò sul divano rosa a fiori gialli mentre la signora andò in cucina a preparare il thè. Quando tornò gli porse una tazza fumante e rimase seduta sulla poltrona di fronte a lui, ad osservarlo.
-Ehm...signora io...immagino che lei sia Celestine Stoner, la figlia di Margareth...
-Chiamami pure Celestine e...io posso chiamarti Steve? Trovo assurdamente fuori luogo che io e te ci diamo del "lei" quando io credo di conoscerti tremendamente bene. Mia madre mi raccontava spesso di te, del tuo valore, del tuo coraggio...con la stessa luce triste negli occhi.
Steve la scrutò per qualche minuto, cercando l'impronta di Margareth nel suo volto. Le labbra carnose che tanto gliela ricordavano si erano svuotate con l'età, così come il seno e le guance; ma gli zigomi alti e la perfezione del naso erano suoi, così come il taglio degli occhi scuri e vivaci.
-Immagino che lei sappia perchè sono qui.
-No, in realtà. E ti pregherei di chiamarmi per nome, e dammi del tu. Non pensare alla mia vecchiaia, tu dovresti avere almeno il doppio dei miei anni.
-Celestine - si sforzò Steve - qualche giorno fa ho ricevuto questo scatolone...dentro ho trovato...guardi lei stessa.
Si alzò e glielo porse delicatamente, come se toccandola troppo forte lei potesse rompersi.
-Oh...mettilo pure qui, sullo sgabello
Celestine inforcò gli occhiali e lo aprì. Ebbe un sussulto quando la vide, sua madre, da sola. Steve si aspettò di sentirsi dire che le riconosceva, che era lì qquando furono scattate, ma questo non avvenne.
-Dove...dove hai trovato queste?
-Te l'ho detto, Celestine, mi sono state spedite a casa, in quello scatolone...ho pensato che forse potevi avermele mandate tu...che per qualche motivo volevi farmele avere...
Una lacrima silenziosa le solcò il viso e Steve smise di parlare, decise di darle il suo tempo per affrontare il dolore, di nuovo.
-Non è possibile che te le abbia mandate io, caro. Non ho mai visto queste fotografie. In realtà...la mia famiglia non ha fotografie insieme.
Si alzò e si diresse goffamente verso il caminetto sormontato da una mensola in legno intagliato, con un solo portafoto, anch'esso in legno.
-Vedi? - disse porgendoglielo - questa è l'unica fotografia che esista dei miei genitori insieme.
Steve la guardò e riconobbe la fotografia che aveva visto nell'articolo e, ancora una volta, la sua attenzione era attirata dalla direzione dello sguardo di Margareth.
-Ora che ci penso - continuò la donna lasciandosi cadere sulla poltrona - è decisamente singolare vedere queste foto...mia madre, lei...odiava essere ripresa con delle immagini. Diceva che facendosi immortalare le sembrava di farsi rubare l'anima, diceva che non avrebbe mai permesso che delle macchine le guardassero dentro...
-Ma allora, se non me le hai mandate tu...chi poteva avere queste? - chiese indicando lo scatolone - Chi poteva possedere le uniche foto esistenti di Margareth?!
Celestine lo guardò stancamente, come se stesse rievocando ricordi nascosti troppo in profondità.
-Steve, caro - sospirò - non vorrei cche proprio tu sapessi quello che sto per dirti ma...mia madre non era felice, felice veramente intendo. E io...ho paura che lei abbia cercato la felicità con un altro uomo. Nonostante fosse sposata, nonostante mio padre l'adorasse, ho sempre saputo che lei avrebbe voluto una vita diversa...a volte mi bastava guardarla per vedere la malinconia nei suoi occhi.
Abbassò lo sguardo, come per nascondersi da quello che dopo tanti anni era riuscita ad ammettere a se stessa.
Steve avrebbe dovuto sentirsi a pezzi, un anno prima avrebbe reagito colpendo qualcosa o scappando, per poi andare a sfogarsi con un sacco e un paio di guantoni.
Ma ora no. Si avvicinò a Celestine e le prese la mano.
-Mi dispiace...avrei...avrei potuto...mi dispiace. Vorrei averti conosciuta prima, Celestine.
La donna gli sorrise e prese la foto che ritraeva sua madre in quel salotto.
-Posso tenerla, per favore?
Lui le sorrise.
-Puoi tenerle tutte, ero venuto qui per portarle a te.
La vecchia signora gli prese l'altra mano.
-Ti ringrazio, Steve. Mia madre aveva proprio ragione. Non avrebbero potuto scegliere un ragazzo migliore per farti diventare quello che sei.

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Capitolo 11
*** Fiamme ***


Scese dalla metropolitana con un profondo senso di soddisfazione e felicità. Aveva fatto la cosa giusta quella sera, aveva fatto felice una figlia.
Salì sulle scale che portavano in superficie cercando di farsi spazio tra la folla. "Ho scelto proprio l'orario giusto per tornare, un'ora fa non c'era nessuno e ora guarda qui!", in effetti sembrava che ci fosse un'altra invasione aliena per quanta gente c'era in strada.
Vide un grande orologio sopra un bar cche segnava le sei di pomeriggio, spostò lo sguardo e di fianco notò un'enorme cartellone pubblicitario con una enorme mela rossa, riferito al fatto che il soprannome della città è "Big Apple". "Ecco, in questo momento mi piacerebbe proprio vedere..."
BAM! Sentì qualcosa che andava a sbattere contro il ssuo corpo, guardò in basso e vide un cappellino nero, con sotto una ragazza che si massaggiava la fronte.
-Ehm...ciao! Lis, giusto?
La giovane alzò lo sguardo e arrossì nel vedere che era andata a sbattere contro di lui, per la seconda volta.
-C-ciao! Come stai, capitano? - chiese con un sorriso.
-Per favore non chiamarmi così - rise di imbarazzo - solo Steve.
-Ok, bè...come stai, Steve?
-Bene! E tu? Come va il polso? - chiese nervosamente lui.
-Oh, bene! Sono un disastro, mi faccio sempre male eheh...ma guarisco in fretta!
Ti va di uscire con me stasera? - Parlò talmente veloce che lei ci mise qualche secondo a realizzare.
-Wow, bè Steve mi piacerebbe uscire con te...credimi! Ma...sto andando al lavoro e...stasera farò chiusura quindi...ho un idea! Perchè non vieni con me adesso? Tanto devo aprire il locale e di solito prima di un oretta non c'è mai nessuno...ti va?
Steve era sconvolto. Si odiava per quello che era uscito dalla sua bocca così a tradimento, e soprattutto era terrorizzato dal fatto che lei avesse detto di sì e avesse cercato un buco di tempo per stare con lui. Doveva assolutamente trovare il modo di non rivelarsi un fallimento, anche se al momento riusciva a pensare solo che era una bellissima ragazza e che iniziava a piacergli, gli piaceva quell'aria sbarazzina e il fatto che non si facesse troppi problemi. Gli aveva chiesto di uscire e stavano uscendo, più bello di così! Forse non eera una cattiva idea mettere in pratica i consigli dei suoi amici...
-Steve...tutto bene?
-Ehm...si! Ho un'idea, abito qui vicino, che ne dici se ti accompagno con la mia moto? - decise di incominciare dai consigli di Tony: sii sicuro si te.
-Che ideona! Adoro andare in moto! Ma...sicuro che non ti pesa?
-No figurati! Ci mettiamo cinque minuti, vieni! - si girò e quasi fece un salto quando sentì la mano di lei, minuscola, prendere la sua.

"Per fortuna ho un casco in più..." salì sulla motocicletta che si accese con un boato, stavolta fu Lis a fare un salto pper il rumore, aspettò che lui le facesse segno e salì anche lei, mentre dallo specchietto retrovisore Steve intravide un angolo di biancheria intima rosa spuntare da sotto la sua gonna. "Incominciamo bene...già sono un perfetto idiota, se poi mi fa pensare anche a queste cose è finita!".
-Pronta?
-Si, vai pure!
Era il momento di mettere in pratica iil secondo consiglio di Tony: ignorala. Per tutto il viaggio Steve non disse niente, neanche lei se è per questo, che anzi sembrava godersi il vento fresco di inizio autunno, in silenzio.
L'Apple's Friends era a soli 3 isolati da casa di lui, ma a quell'ora New York era talmente affollata di pedoni che per arrivare entro i 45 minuti era necessario non andare a piedi.
Il vento muoveva il capelli di Galays, che sfuggiti da sotto il cappellino nero sembravano fiamme che la avvolgevano. Steve frenò bruscamente quando si accorse che stavano superando il locale e i capelli di lei lo circondarono da entrambi i lati.
Si girò per dirle si scendere pure e capì che non girarsi da lei per tutto il viaggio era stata una buona idea: di fianco a lui vide la sua coscia, bianca, soda e decorata da qualche lentiggine rosata. Il ragazzo cercò di allontanare bruscamente dalla sua mente l'istinto animale che lo voleva travolgere. Lei scese dalla moto senza accorgersi dello sguardo di lui, che si affrettò a girarsi per parcheggiare per nascondere la sua espressione. Lis tirò su la saracinesca mentre lui iniziava a sudare freddo, sapeva di rischiare di mandare all'aria tutto per aver voluto accelerare i tempi, si sentiva uno sprovveduto: le aveva chiesto di uscire senza prima essersi studiato i consigli di Tony! Fortunatamente, però, scoprì che Lis era più spiritosa e loquace di quanto lui non immaginasse, e soprattutto era diversa da tutte le ragazze che in passato aveva conosciuto, quelle che non avevano accettato di ballare con lui o semplicemente di andare al cinema.
Il locale all'interno era ancora spento, erano loro due da soli.
-Wow, certo che questo posto senza luce è....come dire...
-Triste? Sì in effetti è così, ma vedrai fra qualche ora come si riempirà, non c'è ancora stata una sera con meno di 60 persone...che poi sono più o meno quelle che ci stanno... - gli sorrise lei mentre con fatica cercava di alzare una pesante tapparella.
-Oh...aspetta, ti aiuto - Steve che ancora era rimasto fermo all'ingresso andò verso d lei e le prese la corda dalle mani. Appena si avvicinò le loro mani si sfiorarono ed entrambi sentirono un brivido su per la schiena.
-G-grazie - balbettò lei.
Dopo qualche momento di silenzio Steve cercò disperatamente un argomento al quale aggrapparsi.
-Allora...come hai iniziato a lavorare qui?
-Oh bè, è un locale a conduzione famigliare, abbiamo aperto circa dieci anni fa e da allora quando posso aiuto mio papà a servire ai tavoli.
-Il signore dell'altra sera...?
-Si - sorrise lei - a proposito scusa, deve esserti sembrato un pò scortese ma era tutto spaventato che mi fossi fatta male, sembra molto apprensivo...bè in effetti lo è..
-Ma figurati è stato anche gentilissimo, anzi scusa tu, non mi ero reso conto che mi fosssi dietro...ma quello scemo del mio amico mi ha chiamato apposta perchè dice che con le ragazze sono un disastro e sapeva che dietro c'eri t...
Steve si bloccò all'istante avendo capito di essersi tradito alla grande, incrociò il suo sguardo per vedere se lo stava ascoltando e se quindi aveva capito che lo scontro dell'altra sera e tutt'altro che casuale. Lis stava seduta su un tavolo di fronte a lui e lo guardava con gli occhi spalancati, mentre con i denti si morsicava il labbro inferiore. Calò il silenzio per qualche secondo, prima che la ragazza scoppiasse in una fragorosa risata.
-Buahuahua! Non guardarmi così ti prego, mi fai troppo ridere! - in effetti Steve sembrava che fosse diventato di pietra, con la bocca aperta e gli occhi spalancati che la guardavano di traverso - Non ti preoccupare, va tutto bene - rise lei - e comunque direi che dovresti ringraziarlo invece questo tuo amico, anche se gli chiederò i danni per il polso...
Finalmente il militare riprese colore...ma lei stava veramente ridendo? Mezzo secolo fa una ragazza qualsiasi gliel'avrebbe menata di sicuro sull'importanza di avere coraggio e convinzione delle proprie azioni e ora lei...ci scherzava su, prendendola con leggerezza, che poi, pensò Steve, era l'unico modo in cui si poteva prenderla.
-Oddio scusami sono un disastro completo! Ma ti prego parlami ancora di te...almeno non rischio di fare altre gaffes... - Steve si rese conto che la messa in pratica dei consigli di Tony stava andando in malora, ma lei gli interessava davvero e non se la sentiva di ignorarla.
-Bè...da dove comincio...sono nata in Irlanda, l'avrai intuito da questi che non sono il classico tipo NewYorkese - disse Lis indicando i lunghi capelli ramati - ho vissuto a Firhouse, a sud di Dublino, fino a quando mia madre non si è ammalata ed è morta... - fece una breve pausa.
-Mi dispiace...
-No...non importa, ho dei bellissimi ricordi con lei. Dopo che lei morì ci trasferimmo a New York e mio padre decise di aprire un locale simile a quello che avevamo là, in memoria della mamma, e di appendervi il suo ritratto, per averla sempre vicina... - Lis si voltò verso la parete alla sua sinistra, scese dal tavolo e si avvicinò alla tela per accarezzarla, guardandola con uno strano sguardo nostalgico. Accese le luci dato che il cielo cominciava a diventare scuro e fece segno a Steve di avvicinarsi pure. La donna nel ritratto era di una bellezza mozzafiato, sullo sfondo scuro si stagliava la sua figura elegante, circondata dal rose rosse; aveva lunghissimi capelli neri e grandi occhi scuri, in compenso la pelle era diafana, ma spenta. Guardò la donna e guardò Galays, inutile dire che si assomigliavano molto: entrambe avevano labbra carnose, occhi grandi e il viso triangolare, ma Lis in compenso aveva quella freschezza che la sua età le concedeva.
-E' molto bella, ti somiglia...
-Si bè...somiglia più a mia sorella Brianna, la primogenita...la conosci, è la ragazza che vi ha serviti l'altra sera!
-E le donne degli altri dipinti...
-Sono tutte sorelle di mio padre, sì, ho una famiglia molto numerosa in Irlanda...immagino sia stato per questo che mio padre ha decis di cambiare continente, non farti ingannare dalla loro bellezza, sono perfide! ...Vuoi qualcosa da bere? Offre la casa... - gli sorrise.
Steve capì che era arrivato il suo turno di raccontare, anche se esattamente non sapeva da dove cominciare, il dilemma era: seguire i consigli dei ragazzi oppure no.
-Ehm ecco io invece...sai...è complicato...!
Lis da dietro il bancone si girò per guardarlo, posò un bicchiere su un tavolo di fianco a loro e si avvicinò a lui, si fermò a pochi centrimetri dal suo viso e sospirò, quasi come per farsi coraggio.
-Conosco la tua storia Steve, so benissimo chi sei e, credimi, l'ultima cosa che voglio è obbligarti a raccontare qualcosa che non hai nemmeno voglia di ricordare...io adesso non sono qui con Capitan America, l'eroe militare che mi ha salvata due settimane fa...e per quanto io ti sia grata per averlo fatto vorrei parlare con Steve adesso, con Steve Rogers.
Si zittì e lo guardò fisso negli occhi. Steve era stupito dalla sua franchezza, nessuno dei due aveva ancora accennato all'episodio di quindici giorni prima, ma soprattutto era stupito dalla sua sagacia. Lei come nessun altro aveva capito che lui aveva bisogno di lasciarsi un pò andare, e quindi non c'era bisogno di farsi vedere come un fantastico eroe militare o come un brillante playboy.
Steve provò un senso profondo di relax, aveva capito in quel momento che tutte le sue preoccupazioni erano completamente inutili, perchè di fronte a lui stava una ragazza che aveva compreso che fino a quel momento la sua personalità aveva avuto bisogno di scindersi in due. Da una parte il brillante stratega militare, l'uomo forte e valoroso, capace di sconfiggere fanatici nazisti con la faccia rossa e dragoni alieni lunghi 15 metri; dall'altra Steve Rogers, il ragazzo macilento che era stato er la maggior parte della sua vita, quella vissuta realmente, quello con la testa piena di ideali e il cuore pieno di coraggio, ma la costituzione di una ragazzina, quello che puntualmente non veeniva mai scelto o notato da nessuno. Possibile che volesse proprio lui adesso? Che sotto tutti quei muscoli avesse intravisto la verita? E cioè che nonostante le medaglie, la gloria, la fama, lui era sempre il ragazzo scarno di Brooklin, che era stato respinto otto volte alla leva.
-Lis...io sono una casino!Non so neanche da dove cominciare, sono la persona più timida che ti capiterà maidi incontrare nella tua vita, e sono sicuro anche se ora hai solo...
-Ventitrè anni - gli sorrise lei.
-Ventitr...ventitrè?! Bè è meglio che non ti dica quanti anni ho io! Bè comunque per me non è facile aprirmi, mi piace pensare di essere il classico ragazzo orso, ma in realtà è solo una scusa! - notò che lei continuava a guardarlo con uno sguardo incoraggiante.
-Vediamo...ho un amico talmente generoso che mi ha fatto trovare un appartamento in centro, talmente generoso che mi ha fatto conoscere una ragazza bellissima anche se ho rischiato di travolgerla! Con le donne sono sempre stato un disastro, con tutto, in effetti. Sono talmente imbranato che oggi in metropolitana stavo per essere addescato da un incrocio tra un barboncino e una banshee...
-Ma bravo, qualcuno ha fatto i compiti! - esclamò Lis dandogli un colpo sul braccio, dato che alla spalla proprio non ci arrivava.
-Si! E ti assicuro che non è stato piacevole! Ho una personalità contorta, tanto che quando ero alle scuole superiori invece di studiare disegnavo le scene di guerra di cui si parlava alla radio, per questo venivo considerato quello strambo, quasi avessi intenti terroristici, invece sognavo di salvare il mondo e porre fine a tutti i conflitti! E ora, dopo tantissimi anni, dopo che ho perso tutto, i miei affetti, la mia casa, i miei disegni, sto qui a parlare con te di qualcosa che non esiste più...e penso che non potresti mai trovarmi interessante neanche se passasse un altro secolo...!
Galays non lo lasciò finire. si alzò in punta dei piedi e gli diede un piccolo bacio sulle labbra.
A Steve parve che passassero davvero dei secoli. Era rimasto paralizzato dallo slancio di lei, si rese conto di essere rimasto con la bocca aperta e gli occhi sgranati, a fissare il vuoto.
-I-io...tu...hai... - bofonchiò qualcosa di intraducibile mentre lei lo guardava, piuttosto divertita.
-Sai Steve, ti conosco pochissimo, ma so che sei un ragazzo molto dolce, si vede. Non ho mai cconosciuto nessuno come te, sei così gentile, così onesto. Nella vita ho conosciuto solo spacconi che volevano solo...bè sai come si dice: red in the head, fire in the bed! Tutti siamo vittime del nosstro aspetto, chi per uno stupido clichè e chi per dei muscoli che...possono esserci oppure no... - rise.
-Il punto è che non importa, la cosa che conta è come siamo dentro...penso che tu lo sappia meglio di me. E anche se devo arrampicarmi per baciarti perchè onestamente sono una nana in confronto a te, devo ammettere che a me piace come sei tu, dentro.
Calò il silenzio per qualche secondo, stavolta anche Lis ebbe l'impressione che il tempo avesse cominciato a scorrere più lentamente. Tutto quello che sperava era di sentirsi dire che era ricambiata, che anche lei gli piaceva, ma niente.Quello che era riuscita ad ottenere con quel colpo di testa era essere guardata fisso da lui, che con un espressione tra il divertito e l'interdetto e un sorrisetto idiota se ne stava lì, zitto.
-Ehm...questa è la parte in cui le rivela di ricambiarla e vissero tutti felici e contenti...
Lis iniziò a sentirsi ridicola per quello che aveva appena fatto, in effetti non era da lei, ma Steve era riuscito a smuovere qualcosa in Galays, come un affetto incondizionato per qualcuno che, lei sapeva, se lo meritava in pieno.
Finalmente Steve sembrò ridestarsi da questo suo momento di trance.
-Spero di non piacerti solo dentro...intendo...hai presente che fatica ho fatto per avere questi muscoli?!
Si guardarono per un attimo ed entrambi scoppiarono a ridere, inutile dire che Lis ricominciò a respirare. Steve si abbassò per baciarla ancora mentre lei fece leva sulle spalle di lui per raggiungerlo in altezza, il risultato fu che i due si diedero una testata in piena fronte.
-Aaah!
-Dolore!
-Forse sarebbe meglio imparare a non farci del male a vicenda...
-Potrei regalarti uno sgabello...
-Hei! Sei tu che sei una pertica! - gli rispose lei facendogli la lunguaccia.
Entrambi risero, felici di aver trovato finalmente qualcuno che li capisse.
Dall'esterno del locale i passanti ebbero la strana sensazione che i due giovani all'interno avessero appena conosciuto il primo vero, focoso amore.

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Capitolo 12
*** Da solo ***


Quella notte Steve dormì sonni tranquilli. La giornata era stata buona: era stato da Celestine, e anche se non aveva capito chi gli avesse mandato il pacco, era stato felice di vedere la serenità sul volto della donna. E poi c'era Galays, la bellissima rossa che ora occupava gran parte dei suoi pensieri. Non riusciva a non chiedersi quando l'avrebbe rivista, aveva deciso che l'avrebbe richiamata il giorno dopo.

Aprì gli occhi che il sole era già alto, diede un'occhiata alla radiosveglia e si accorse che non era lei a suonare, ma il telefono.
Si tirò su meglio che potè e raggiunse la sala incespicando nei mobili. "Ok, è il caso di prendersi un telefono senza fili...!"
-Mhmm pronto?
-Pronto, capitano Steve Rogers? Sono l'agente Burns dell'FBI...abbiamo trovato il corpo di una donna che pensiamo possa avere un collegamento con lei...
"Galays! No, non può essere!"
-La donna risulta chiamarsi Celestine Stoner, è stata trovata questa mattina nella sua abitazione...dovrebbe venire in centrale per una deposizione...pronto? E' ancora lì?
Steve non credeva alle sue orecchie, com'era possibile? L'aveva vista appena il pomeriggio precedente! Se era l'FBI a chiamarlo allora voleva dire che Celestine era stata uccisa! Ma chi poteva avercela con lei?
-Ehm...sì! Sarò lì tra mezz'ora!
Agganciò con forza il telefono e rimase immobile per qualche istante, per realizzare che aveva ricevuto realmente quella telefonata, in cui gli dicevano che la figlia di Margareth era morta.
Di certo adesso era completamente sveglio.

Arrivò alla centrale con una certa fretta, voleva assolutamente saperne di più su quello che era capitato a Celestine.
L'agente Burns lo fece accomodare nell'aula interrogatori, quella con un'ampia vetrata che, Steve sapeva, serviva agli altri agenti per tenerlo d'occhio durante la deposizione.
-Cerchi di capirmi, capitano, questa è una pura formalità...non è che crediamo davvero che lei possa aver... - l'agente Burns era imbarazzato nel dover interrogare colui che secondo i media era un eroe nazionale, ma appena incrociò lo sguardo severo di Steve capì che doveva fare il suo lavoro, e in fretta.
Il capitano gli disse tutto quello che sapeva: aveva ricevuto il pacco qualche giorno prima, potevano controllare, e dato che il contenuto non gli apparteneva aveva rintracciato la persona che probabilmente glielo poteva aver mandato. STOP. Ovviamente omesse di proposito che non glielo aaveva mandato Celestine, non per un semplice dispetto, ma perchè aveva intenzione di indagare da solo in questa storia, voleva trovare il colpevole e punirlo nel modo che avrebbe ritenuto più giusto. Il tutto fu aiutato dal fatto che l'agente Burns non glielo chiese, così lui non fu costretto a mentire.
-Ci...ci sarebbe un'altra cosa...la signorina Stoner non aveva nessuno, nessun parente in vita, quindi...avremmo bisogno di lei per identificare il cadavere. A proposito dove si trovava ieri sera dalle 18 alle 19.30?!
Steve alzò lo sguardo e lo incenerì.
-Con la signorina Galays O'Connor, in un locale a 15 km da dove è avvenuto l'omicidio, come le ho già detto prima sono stato dalla signorina Stoner fino alle 17.30. Le basta?
Lo sguardo truce del ragazzo aumentò quando al sentir nominare il nome di una ragazza l'agente Burns gli scoccò un'occhiata maliziosa.
-Dov'è lei? - chiese crudemente Steve. Solo allora l'agente riacquistò serietà.
-Ehm...mi segua.
Appena il medico legale levò il telo che copriva la donna, Steve sentì una fitta allo stomaco; aveva già visto un cadavere prima d'ora, ma nessuno di questi assomigliava così tanto a Margareth, e soprattutto con nessuno di questi aveva parlato non più di dodici ore prima guardandoli sorridere ed emozionarsi.
Non sapeva niente di medicina, ma non ci voleva nulla per notare i segni di lotta sui suoi polsi, le sue unghie spezzate, i lividi attorno al suo collo, segno che avevano tentato di strangolarla. E poi la ferita alla tempia, la causa del decesso, fatta con un'arma piuttosto insolita: un portafoto di legno.

-Steve, pronto? Ho saputo amico, mi dispiace molto...ma era davvero lei?
-Robert! Ciao! Si...era lei...è stata assassinata...
-Qualcosa mi dice che non è stata lei a mandarti quelle foto...ho ragione?
-In pieno! ero stato a casa sua ieri per saperne di più, appunto, ma non le aveva mai viste!
-Ho il sospetto che ad ucciderla sia stato qualcuno che con quello scatolone avesse a che fare eccome...!
-Si anche io...ma mi vuoi spiegare perchè parli sotto voce?!
-Ah...scusa, ma faceva molto atmosfera da poliziesco e non ho resistito!
-Senti...ti ho chiamato perchè adesso sto per andare a casa sua, la polizia scientifica e il coroner a quest'ora se ne saranno già andati...vieni con me? Ho bisogno dello scienziato che è in te!

Steve arrivò per primo nel vecchio quartiere dalle villette a schiera. La casa era circondata dai nastri della polizia e la porta di ingresso era stata sprangata. Si avvicinò e osservò le assi di legno che impedivano l'accesso, si girò con finta nonchalance prima di afferrarle e strapparle dal legno del portone.
All'interno era tutto in disordine, il divano rosa a fiori gialli era stato rovesciato all'indietro, la poltrona aveva una gamba spezzata e le foto erano sparse su tutto il pavimento. Guardando per terra vide la sagoma bianca che indicava la postura e la posizione del cadavere rispetto all'ambiente in cui era stato trovato.
Tornò verso l'ingresso per vedere se vicino alla serratura c'erano segni di scasso o se Celestine avesse aperto la porta al suo aggressore, quando di colpo la porta si aprì.
-Oh! Steve! che colpo mi hai fatto prendere!
-Che colpo?! Stavi per rendermi orfano di naso! Tu le porte le spalanchi di solito?!
-No! Ma neanche sussurro alle serrature!
Robert entrò e Steve vide che aveva una valigietta, andarono in cucina,, dove l'amico l'appoggiò con cura sul tavolo e la aprì.
-Wow, Robert...che dire...grazie! Non potevo scegliere persona migliore di te!
Di fronte a lui c'era il necessario per l'attrezzatura forense.
Robert si mise al lavoro mentre Steve ripercorreva i fatti della sera precedente. La porta in effetti non presentava nessuna anomalia, quindi Celestine conosceva l'assassino. Sul tavolo in salotto c'erano alcuni schizzi di sangue, dovuti probabilmente al colpo alla tempia; in effetti il portafoto di legno che la donna gli aveva mostrato il giorno prima non c'era, l'avevano preso gli agenti dell'FBI.
I cartellini sul pavimento indicavano che Celestine era caduta in avanti, quindi se avevano cercato di strangolarla dovevano averla aggredita da dietro.
-Hei Steve! Ho trovato qualcosa! Guarda qui, deve essere sfuggito agli agenti!
Steve si avvicinò all'amico sul pavimento accanto al camino, che gli mostrò una bustina di plastica con dentro un filo bianco sottilissimo.
-Colla?
-No, ancora meglio, è pelle! Il nostro amico non è un genio!
-No, per fortuna! Riesci a scoprire di chi è?
-Sì...speriamo non sia troppo poco per un esame del DNA, dovrei poter utilizzare gli strumenti della polizia scientifica...indisturbato...per qualche ora...
-Sei Robert Banner...insomma...sei Hulk! Non dovrebbe essere un problema per te!
-Si ma...cosa gli racconto?! Non posso presentarmi e dire: Buongiorno sono il signor Banner, temo che se non mi farete usare i vostri strumenti diventerò tutto verde e giocherò a squash con le vostre ossa... - il viso di Robert si illuminò all'improvviso - Aspetta un attimo, come ho fatto a non pensarci prima?! Tempo fa conducevo un progetto sulle differenze di DNA tra le tipiche rane americane e le rane tropicali, posso usare il mio laboratorio!
-Ti è venuto in mente perchè hai collegato il tuo verde con quello delle rane?
-Ehm...a dire il vero...
-Sai una cosa? Ho deciso che non lo voglio sapere...già!

Uscirono dalla casa con una certa circospezione, Steve prese le assi che aveva strappato dal portone e le rimise al loro posto in modo abbastanza credibile.
-Grazie, Robert, per oggi!
-Di niente, amico!
Si girò verso la motocicletta mettendosi il casco, quando vide dei piccoli fori su entrambe le gomme delle ruote.
-Ma porca...! Ehm...Robert? Mi faresti un ultimo favore?
-Che è successo? - chiese l'amico avvicinandosi - Nooooo! Ma...non c'è nessuno qui intorno!
-E' semplice, ci ha aspettati, sapeva che saremmo venuti qui! E poi mi ha bucato le gomme, il simpaticone! Chiunque sia ha ucciso Celestine per attirare la mia attenzione!

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Capitolo 13
*** Attesa ***


"Aspettare...adesso devo solo aspettare Robert...". Steve guardava fuori dalla vetrata di casa sua, ormai era sera, continuando a pensare all'omicidio che lo aveva coinvolto, in qualche modo.
Squillò il telefono.
-Pronto?
-Amico! Ho saputo...mi dispiace molto...
-Tony! Grazie...hai visto il notiziario?
-Si, ho sentito che una donna di nome Celestine Stoner era stata uccisa...sapendo che il marito di Margareth era Jeremy Stoner ho fatto due più due...la conoscevi bene? Voglio dire, non ne abbiamo mai parlato ma...
-Si, abbastanza...
Steve aggiornò brevemente l'amico sugli avvenimenti dei giorni precedenti.
-Ma non ci hai detto niente l'altra sera...tutto bene?
-Bè...si, non mi andava molto di parlarne e...non avrei mai immaginato che sarebbe morta una persona...!
-Senti...ti va una birra?

La Stark Tower spiccava tra gli altri grattacieli come uno shuttle in partenza, era la più luminosa di tutte.
I due amici osservavano la città in silenzio dalla terrazza dell'ultimo piano, sorseggiando una birra ghiacciata.
-Sai...è strano, ieri ho visto Celestine...le ho restituito le foto e lei non le aveva mai viste...
-Non è stata lei, quindi, a mandartele.
-No, e non ho idea di chi possa essere stato...pensa che era sola al mondo, hanno chiamato me per identificare il cadavere, e la conoscevo dal giorno prima...
Tony fece una faccia schifata al sentire la parola "cadavere".
-Che c'è? E' solo una persona morta...
-Sai Cap, sono sicuro che quando vivi da circa un secolo ti sai abituare al fatto che le persone muoiono e diventano verdognole e fredde...ma il pensiero di vederne uno mi disgusta!
-Va bè non è che vedere cadaveri ogni giorno sia il mio sogno proibito sai?!
-A proposito di sogni proibiti...com'è andata con...la rossa??
Steve si girò di scatto verso di lui, non solo perchè riusciva a passare da un argomento così poco allegro ad uno frivolo, ma perchè lui, la rossa, si era completamente dimenticato di chiamarla!
-Oh bè...io...non l'ho chiamata! Che scemo!
-Scemo?! Bravo, invece! Stai seguendo i miei consigli! Continua così e vedrai...
-No, no Tony...no...mi piace sai? Per questa volta credo che seguirò i miei di consigli...
-Ma se hai detto di essere un disastro con le donne?
-Si...di solito si, ma questa volta no. Lei non è come tutte quelle che ho conosciuto in passato...è divertente, simpatica, non se la prende e non si fa problemi di nessun tipo. E' davvero carina e...Tony ma che hai?
Steve non poteva fare a meno di notare che mentre parlava il volto dell'amico si rabbuiava.
-Bè sono contento per te amico, almeno la vita sentimentale di uno dei due va bene... - il militare lo guardò preplesso - Tracy e io ci siamo lasciati.
-Ma...voi due vi dovevate sposare...!
-Già! Ma la verità è che non abbiamo voglia di passare del tempo insieme...lei è sempre in qualche paese del medio Oriente per lavoro...il mio lavoro! Non dovevo fare di lei la mia segretaria, oltre al clichè più vecchio del mondo si è rivelato un disastro! Il nostro rapporto si è sgretolato, quindi...tanti saluti! Passerà in questi giorni a prendersi le sue cose...
-Mi dispiace amico, pensavo che finalmente avresti messo la testa a posto, sembravate molto legati...
-Già! Ma sai qual'è la bella notizia? Che dopo due anni di reclusione Tony Stark ritorna sul mercato! - urlò dalla terrazza, come se qualcuno potesse sentirlo - Madri! Chiudete in casa le vostre figlie! Chiudete in casa voi stesse!
Steve rise, Tony non si buttava giù di fronte a niente, ed era la cosa che più apprezzava in lui.

-Apple's Friends buonasera sono Bri.
-Ehm...ciao, sono Steve, per caso lì con te c'è...
-Steve! Certo, ti passo subito Lis...
Si sentì il rumore di passaggio di cornetta e alcune voci, oltre a quelle del locale.
-Pronto?
-Lis, ciao, sono Steve...come stai?
-Steve, ciao...tutto bene grazie. Stasera c'è il pienone, pare che ultimamente da queste parti sia stato avvistato un super eroe...che guarda a caso è l'idolo delle ragazzine...!
-Oh bè, sono lusingato! - Steve era chiaramente in imbarazzo, ma la cosa non sembrava essere un problema per lei, anzi, sembrava che la divertisse.
-Non è una sorpresa per me...vedessi il mio appartamento com'è pieno di regali di ogni tipo!
-Ah! ma allora sei davvero popolare!
-Si, purtroppo, odio stare al centro dell'attenzione!
-Ahah si, l'avevo capito che sei piuttosto riservato...ops scusami devo scappare, fuori ha cominciato a crearsi la fila...
-Ah aspetta Lis senti...mi dispiace di non aver chiamato e...quando possiamo vederci?
-Bè...anche stasera se vuoi! Finisco di lavorare alle 10, il resto della serata continua Bri...ti va?
-Ok...passo di lì a quell'ora...così magari firmo qualche autografo, che dici?
-A tuo rischio e pericolo! Stasera qui è pieno di tue fan!
"Fortuna che ho cambiato gomme alla moto, allora!"

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Capitolo 14
*** Calma ***


Steve arrivò al locale e per non essere notato parcheggiò poco lontano. Vide la ragazza uscire dal locale, la borsa a tracolla, il giubbino di pelle nero e i capelli legati; si guardò attorno cercandolo con lo sguardo, prima che lui le facesse gli abbaglianti e lei oltrepassò la folla dirigendosi nella sua direzione.
-Ciao! - gli sorrise e lo baciò sulla guancia.
-Hei! Come è andata stasera?
-Mhm...bene! Stancante ma ne è valsa la pena per sentirsi chiedere se Capitan America abita in zona e ha la ragazza...
-E ce l'ho?
-Mh, vedremo! E' una proposta?!
-Mh, vedremo! Dai, sali!
-Dove si va?
-Hai fame? Ti porto in un posto dove si mangia benissimo!

Arrivarono in un angolo di Central Park, ben nascosto dagli imponenti grattacieli che rischiavano di soffocare quel piccolo spazio di verde. Steve parcheggiò la moto e indicò alla ragazza una panchina.
-Siediti, da qui c'è una bella vista...
Lis si sedette e notò che in effetti dovevano essere su una specie di collinetta perchè il resto del parco era in discesa. Si vedevano le coppie sedute sulle altre panchine, gruppi di amici seduti sull'erba a parlare al chiarore di una lampada, e i lampioni che davano un'atmosfera quasi fiabesca.
-Sembra il parco di Alice nel Paese delle Meraviglie...
-Chi?
-Ehm...è un libro...te lo farò leggere, è molto bello.
-Devo averne già sentito parlare...
-Si, è la storia di una ragazza annoiata che per sfuggire alla monotonia della vita di addormenta e sogna una specie di mondo parallelo... - Steve notò l'ombra di malinconia nei suoi occhi.
-Anche tu sogni...mondi paralleli?
Lis si girò verso di lui con aria interrogativa.
-Ah, non guardare me, se tu che lo hai detto...si vede sai, da come ne parli.
La ragazza stette in silenzio per un attimo.
-In effetti...è così! Sai lavorare al locale non è male, mi piace stare a contatto con la gente, però...mi piacerebbe fare altro, adesso non metterti a ridere per favore...mi piacerebbe scrivere!
-Scrivere?
-Si! racconti per bambini, fiabe...ma anche romanzi, come Alice nel Paese delle Meraviglie...sai a volte penso che a tutti serva un lieto fine...qualcosa a cui potersi aggrappare...
-Ma se ti piace scrivere percchè continui a lavorare al locale?
-Bè sai...non è facile parlare con mio padre, non vorrei mai dargli un dispiacere...la mamma non c'è più e lui ha solo me e Bri, vive per quel locale e adora pensare che noi ci lavoriamo come lei lavorava nel bar in Irlanda...
-Non hai mai provato a parlargliene...a dirgli che in realtà vuoi fare altro?
-Oh no! Non vorrei assistere alla rappresentazione di una tragedia greca...mio padre sa essere molto plateale quando vuole!
-Bè ma allora non può saperlo...dovresti dirglielo secondo me, almeno provare a tastare il terreno...
Galays si guardò la punta delle scarpe per qualche secondo, valutando quello che Steve le aveva detto. Aveva ragione, se non ne avesse parlato col padre rischiava di passare tutta la vita ad accontentare lui invece che se stessa. Si girò verso di lui e gli sorrise.
-Proverò a parlargli, tieniti pronto perchè se andrà male la prima persona che verrò a cercare sarai tu - rise.
-D'accordo, terrò pronto lo scudo nel caso ti presentassi a casa mia furiosa...hai fame?
-Muoio di fame! Non mangio dalle due di oggi...!
Si avvicinarono ad un baracchino e presero due panini cotto/brie/patè d'olive, iniziarono a camminare e dopo un pò si fermarono su un ponticello cche sormontava un piccolo laghetto.
-Che panino favoloso!
-Te l'ho detto che si mangia benissimo qui! Meglio che a qualsiasi ristorante della zona!
-Ah perchè non hai ancora provato il mio! - disse lei con una punta d'orgoglio e soddisfazione.
-Ma...ehm...curiosità...non è che per caso fate specialità irlandesi tipo...fegato farcito di...sangue crudo...?!
-Ahahahah cooosa?? Fegato farcito di sangue crudo?! Ma dove l'hai sentita questa? Comunque ti sei salvato, di irlandese c'è ben poco, diciamo che è un menù a metà Irlanda e America...ma niente fegato o cervello, tranquillo! - rise.
Steve fece finta di asciugarsi la fronte e Lis gli diede una gomitata. Dopo qualche minuto di silenzio Steve parlò.
-Sai...oggi è successa una cosa...mi ha chiamato l'FBI dicendomi che è stata uccisa una donna...e...bè...era la figlia di...
-Ho capito...mi dispiace molto Steve...davvero! - Lis appoggiò la sua testa sulla spalla di lui, accarezzandogli il braccio - la conoscevi bene?
-A dire il vero no, non molto, ma so che era una bella persona...assomigliava molto a Margareth...
Steve si morse la lingua, ma che gli diceva il cervello?! Parlare di Margareth di fronte a Galays?! Era una cosa che nemmeno Tony avrebbe fatto!
La giovane però non parve farci caso, come se avesse accettato che tutti a questo mondo abbiamo un passato. E' una cosa ovvia. La guardò con la coda dell'occhio per vedere la sua reazione, ma Lis non aveva battuto ciglio, se ne stava appoggiata alla sua spalla, con gli occhi socchiusi mentre osservava l'acqua immobile.
-Ci pensi ancora...? A Margareth, intendo... - chiese a bruciapelo.
-No, non ci penso più a lei... - fortunatamente era vero altrimenti era sicuro che si sarebbe tradito alla grande!
Lis sospirò e rabbrividì.
-Hai freddo?
La ragazza per tutta risposta prese il suo braccio e se lo mise intorno alle spalle, appoggiando la testa al suo petto.
-No...
-Sono la tua sciarpa personale? - rise lui.
-Si! La mia sciarpa personale fatta di carne...dovresti provarla, è meglio della lana!
Steve si guardò il braccio libero e provò a metterselo intorno al collo.
-Vero...confermo!
Lis si girò verso di lui e scoppiò a ridere, considerando che un braccio sembrava dovesse prendere la televisione satellitare e che l'altro era intorno alle sue spalle era una posizione ridicola...
-Ahahahah! Ma come ti sei...? Era un modo di dire! - lo guardò ridendo prima di accoccolarsi di nuovo tra le sue braccia. Fu allora che a Steve venne naturale usare l'altro braccio per abbracciare completamente Lis, che sembrava minuscola accanto a lui. Provò un sincero senso di protezione nei suoi confronti. Se la persona che aveva fatto del male a Celestine ne avesse fatto a Galays sarebbe impazzito! Improvvisamente sentì montargli la rabbia in corpo.
-Hei Steve, così mi inglobi...! - non si era accorto che aveva aumentato la presa su di lei.
-Ops...scusami...io...
-Che hai? C'è qualcosa che non va?
-No...non è niente, non ci pensare... - disse, cercando di rassicurarla, anche se era chiaro ad entrambi che stava cercando di rassicurare se stesso.
Per lei fu semplice rispondere al suo bisogno di calma, facendo la cosa che aveva fatto anche la sera prima: un bacio tenero, appassionato, incapace di qualsiasi dolore o timore che avevano preoccupato Steve fino a qualche minuto prima.
Si abbracciarono a lungo, come per scacciare quei timori che, Steve sapeva, sarebbero tornati.

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Capitolo 15
*** Rivelazione! ***


Sentì suonare il campanello, scese dal suo soppalco/palestra e andò ad aprire.
-Robert, ciao! Potevi anche chiamare...
-Ciao Steve, che accoglienza! In realtà...no. Ho pensato che dovessi vedere personalmente ciò che ho trovato...
Andarono in salotto dove Steve fece segno all'amico di sedersi sul divano, così che potesse raccontargli tutto.
-Come mi hai chiesto tu ieri sono andato in laboratorio e ho cominciato ad analizzare il frammento di pelle ritrovato in casa di Celestine, e...bè Steve...non ci crederai...guarda qui - gli mostrò una cartella con i risultati dell'esame del DNA - Vedi questo schema in rosso? Perfetto ora volta pagina e osserva lo schema in blu...noterai che in entrambi è presente lo stesso valore con la stessa intensità...
-Ok...ma che significa?
-Steve... - Robert guardò attentamente l'amico - il primo schema è del DNA di Celestine rilevato dagli schizzi di sangue sul tavolino in sala, il secondo schema è della strisciolina di pelle dell'assassino e...non so davvero come dirlo...
-Per favore dillo e basta, mi stai grattuggiando sulle spine!
-Bene...Steve...Celestine e il suo aggressore erano fratelli!
Ci fu un attimo di silenzio nel quale Steve non credette alle sue orecchie...fratelli?! Ma sapeva che Margareth aveva avuto una sola figlia ed era Celestine...come era possibile che avesse nascosto una seconda gravidanza?!
-Cooosa?! Robert, mi prendi in giro?!
-Affatto! Per la precisione i due erano fratellastri, quindi uno dei due genitori era lo stesso per entrambi!
-Ma questo non è possibile...dalle ricerche che ho fatto su Margareth non è venuta fuori nessuna gravidanza sospetta...comunque niente che potesse far pensare che abbia avuto un altro figlio...
-Steve, il campione di pelle trovato era troppo piccolo per...
-E...non hai trovato il modo di scoprire chi era? Insomma...le macchine dovrebbero dirti...
-Steve, per favore, non ti agitare. No, non sono riuscito a capire a chi appartenesse, te l'ho detto, il campione era troppo sottile, sono solo riuscito a capire che è un uomo e che ha questo collegamento familiare con Celestine...
Ci fu un'altra breve pausa. Steve non riusciva a credere che gli fosse sfuggita una cosa simile!
-Robert, Margareth è morta a 54 anni...non avrebbe potuto...insomma...
-Sai, amico, ci ho pensato anche io...ma la risposta a questo tuo dubbio è molto semplice. Tutto dipende dalla domanda che decidi di porti.
-Ehm...mi pare che tu stia divagando...
-E invece no, perchè invece di chiederti come abbia fatto Margareth ad avere un altro figlio di cui non si hanno tracce e soprattutto in età avanzata, non ti chiedi se è stata veramente lei a farlo...??
-Intendi dire...che non era Margareth ad avere una relazione extraconiugale ma...Jeremy?! Ma come è possibile?!
-Bè Steve, sto solo andando per esclusione...
-No Robert...no! Stiamo divagando, ne sono sicuro...non è possibile! Ci sarebbero documenti...certificati di nascita...insomma avrebbe dovuto prendere il suo cognome, ed esiste solo una Stoner un tutta New York...cioè...esisteva, ed era Celestine!
-In quanto relazione extraconiugale non è detto che...
Robert capì che sarebbe stato meglio non terminare la frase. Guardò il volto di Steve, che se prima era sereno e rilassato ora era teso, dubbioso e chiaramente infastidito. Non era colpa sua, lo scienziato lo capiva, ma immaginò che per l'amico fosse troppo. Troppe cose pesanti tutte insieme a cui pensare. Steve dall'altro lato si sentiva sommergere da tutte quelle informazioni, quelle rivelazioni incredibili ed impossibili, almeno secondo lui. Si era davvero perso tutto questo in quegli anni? Come era possibile che un uomo integerrimo come Jeremy Stoner fosse stato capace di tradire Margareth? Una donna così forte e risoluta...ma così dolce ed amabile allo stesso tempo.
Si ricordò improvvisamente quello che gli aveva detto Celestine: "Mia madre non era felice...ho paura che abbia cercato la felicità con un altro uomo...mi bastava guarrdarla per vedere la malinconia nei suoi occhi". Quindi doveva essere lei a tradire Jeremy...per forza! E non il contrario! Per quanto per lui fosse altrettanto impossibile da pensare. non c'era altra soluzione, almeno secondo quanto aveva detto Celestine. Incominciò ad analizzare tutta la faccenda, passo per passo.
Punto 1: Una donna molto simile a Margareth aveva consegnato alla base militare lo scatolone con le foto...foto che tra l'altro nessuno aveva mai visto! In seguito lui l'aveva ricevuto direttamente dalla base.
Punto 2: Era andato da Celestine a consegnarle le foto pensando che fosse stata lei a mandargliele. Nel frattempo aveva notato la misteriosa foto di Jeremy e Margareth insieme, nella quale lo sguardo di lei era rivolto verso un'altra persona non ripresa dall'obiettivo.
Punto 3: Celestine era stata trovata morta nel suo appartamento, lui stesso aveva riconosciuto il cadavere. Dopo di che lui e Robert erano andati sul luogo del delitto per giocare al Piccolo Chimico e tentare finalmente di capirci qualcosa. Usciti da lì qualche simpaticone gli aveva bucato le gomme della moto, pensava Steve, per attirare la sua attenzione.
Punto 4: Ora Robert stava lì, seduto sul divano di fianco a lui mentre gli porgeva una cartelletta con due grafici incomprensibili dai quali però emergeva che Celstine e il suo aggressore erano fratelli...fratellastri! Cosa altrettanto incomprensibile.
No...decisamente la cosa era assurda!
Era chiaro che ci fosse un'altra persona che lavorava nell'ombra, ed era la stessa che aveva portato le foto alla base militare, la stessa che aveva ucciso Celestine e che gli aveva bucato le gomme...ma chi poteva essere?!
La risultante di tutta questa confusione fu un terribile mal di testa.
Guardò ancora una volta i due grafici, poi guardò Robert. Tornò a guardare i grafici, e di nuovo Robert. Decise che avrebbe dovuto staccarsi da quei pensieri per un pò, per vedere le cose da una diversa prospettiva, o non avrebbe mai trovato una soluzione...eppure sentiva che c'era un particolare fondamentale che gli sfuggiva...
L'amico lo guardava con un misto di preoccupazione e attesa, ormai erano quasi 10 minuti che nessuno dei due spiccicava parola; uno tentava disperatamente di dare un senso ad una serie di eventi apparentemente senza senso, mentre l'altro era in paziente attesa che l'amico trovasse il capo della matassa e gli esponesse una qualche teoria.
-Ma...quindi? - chiese Robert avendo finito la pazienza a disposizione.
-Quindi...ti va qualcosa da bere??

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Capitolo 16
*** Amicizia ***


Quando Steve si risvegliò sentì che il mal di testa non solo era aumentato, ma ad esso si era aggiunta una nausea sconvolgente! Aprì gli occhi che gli parvero quasi incollati e notò che era buio. Si tirò su e la prima cosa che vide fu Robert che dormiva seduto in poltrona, con la cravatta legata sulla testa come una bandana, la camicia madida di sudore e la bottiglia di Jack Daniels in grembo, come fosse stato suo figlio. Un figlio completamente vuoto.
-Che schifo, fai... - mugugnò.
Alzandosi dal divano fece cadere sul pavimento la metà delle patatine che si era versato addosso qualche ora prima; cercò di non vomitare, anche se il sapore del mix di Vodka e Sambuca cominciava a tornargli su.Si guardò intorno e concluse che: pensieri confusi, amici e fiumi di alcool non era una combinazione vincente.
L'idea di berci su li aveva fatti sbronzare di brutto!
-Rob...Robert...sveglia... - cercò di dire, era come se avesse mangiato un barattolo di supercolla. Prese un secchio e glielo mise accanto alla poltrona, nel caso in cui svegliandosi non avesse avuto il buon gusto di trattenere lo stomaco.
Mentre finalmente l'acqua della doccia sembrava riportarlo alla vita, sentì suonare il campanello.
"Ma porca...ma proprio in questo momento?!" si mise l'accappatoio e andò ad aprire.
-Mhmm...Tony!
-Steve...?! Ma che hai? Sembra che ti sia passata sopra una schiacciasassi!
-Qualcosa del genere...entra...
Tony entrando avvertì subito l'odore di chiuso, ma soprattutto di alcool! Tentò di reprimere la sua espressione disgustata, senza successo.
-Ma che è successo qui?! Un rave party? Ma...Robert?! - inciampò letteralmente in un Robert che tentava di darsi un contegno inutilmente.
-Ehi Tony...che sorpresa... - disse, un solo tono di voce, una sola espressione.
-Ma wow Robert, sei travolto dalla felicità, sono commosso! Ma quindi? Vi sbronzate senza di me?! Potrei anche offendermi...! - scherzò Tony aprendo la bascula sopra le vetrate, almeno per cambiare aria.
-Allora Robert? Cos'hai da essere marcio? Hai scoperto che la tua verdità non è la migliore qualità che una donna potrebbe apprezzare?! E tu Steve?! Oh no...hai rotto con la rossa...!?
-Tony per favore, non urlare, mi scoppia la testa...!
-Già Tony...per favore... - tentò di mugugnare Robert, ma la testa gli cadde di lato e riprese a dormire.
Steve e Tony ebbero un attimo di esitazione, il capitano mise due dita sul collo dell'amico, almeno per accertarsi che fosse ancora vivo.
-E' ancora tra noi, vado a farmi una doccia!

Uscì dal bagno e andò in salotto, trovando l'ambiente generale discretamente pulito...o almeno rispetto a prima. Tony stava buttando via le bottiglie vuote e i vari sacchetti di patatine sparsi sul pavimento, mentre Robert era ancora in poltrona, sveglio stavolta, con uno sguardo assente, una coperta addosso e una tazza di thè caldo tra le mani.
-Ma wow! Non ti facevo una brava donna di casa!
-E infatti non lo sono! Ma la dolce Tracy si è portata via la domestica, oltre a tutti i miei CD dei Guns'n'Roses...dovrebbero arrestarla solo per questo...!! Ehm...cos'è questa cartelletta? Posso buttarla...? - chiese Tony, prendendo in mano l'esame del DNA che aveva portato Robert quel pomeriggio.
-Cosa? No no! Anzi...meglio che la metta via...!
-Che roba è? Perchè ci tieni tanto?
Steve osservò attentamente quella piccola busta di plastica, poi si girò verso l'amico.
-Tony...posa il sacco della spazzatura e siediti per favore...
-Oh Cap, così mi fai preoccupare...!
Tony si sedette e Steve andò a versarsi una tazza di thè caldo, mentre raccontava all'amico quello che aveva scoperto Robert.
-Ah...quindi è per questo che vi siete sbronzati?? Cap...per favore, passami una birra!
-Eheh ok, ma una sola! Mica ti vorrai ridurre come noi due...hai per caso una vaga idea di quale potrebbe essere il senso di tutta questa storia?!
-Ehm...te lo dico dopo la birra, và...!

-Bene! Ora che tutti e tre abbiamo raggiunto l'aspetto da molluschi in decomposizione...propongo di bere! Prima di uscire per andare a bere!
-Ahahah vacci piano Tony, io e Rob siamo già nel dopo-sbronza...
-Questo è perchè non mi avete aspettato...!
-Ma è stata una sbronza casuale...diglielo Robert...Robert?!
Robert Bruce Banner non era assolutamente portato per reggere l'alcool; e infatti si vedeva! Se ne stava lì sulla ssua poltrona, con una faccia da ebete felice che non prometteva una ripresa molto rapida!
-Ehm...fortuna che sono venuto qui in Limousine, altrimenti ce lo vedevo bene il nostro amico a reggersi sulla moto dietro a uno di noi due...ahahah ti immaagini, Cap? Sarebbe caduto dentro al primo tombino!!
-Ahahah si me lo vedo! Povero Robert, lui è nel suo mondo fatto di farfalle e unicorni e noi lo sfottiamo!
-Dai, usciamo, su! O rischiamo di rimanere qui tutta la sera a sbronzarci...mentre fuori è decisamente meglio! - consigliò Tony.

I due amici trascinarono Robert nell'ascensore meglio che poterono e, per non destare sospetti negli altri inquilini del grattacielo, gli misero un paio di occhiali da sole, nonostante in effetti fuori fosse buio pesto!
-Sicuro che ci cascheranno? Sai quanto sono snob in questo palazzo...
-Si che lo so, è mio! Comunque tranquillo, con sto sorriso da pirla sembra solo un uomo felice...non ubriaco marcio...solo...felice! - dichiarò Tony con un sorriso rassicurante.
-Si, se non consideri la fiatella d'alcool e la cravatta in testa è perfetto...
-La cravatta! Aiutami a mettergliela al collo prima che entri qualcuno!
Si organizzarono, mentre Steve lo teneva Tony cercava di sistemarlo nel migliore dei modi. Certo, essere ubriachi a loro volta non aiutava. Non fecero in tempo ad abbassargli la "bandana" che dopo due minuti entrò in ascensore una donna tutta imbellettata, i capelli cotonati e una scia di profumo davvero nauseante; era sulla cinquantina e parlava al telefono con un accento francese forzato davvero irritante. Li squadrò da cima a fondo con disprezzo, quasi l'ascensore fosse suo e loro fossero abusivi, per tutta risposta i tre uomini (o meglio, i due uomini) la salutarono con un sorriso forzato e uno sguardo colpevole che avrebbe inchiodato anche il più candido degli innocenti.
Finalmente scesero dall'ascensore, riuscirono ad oltrepassare il portone quasi inosservati e si fiiondarono nella lussuosa macchina di Tony.
-Ahahahahah! Hai visto che faccia ha fatto?!
-Buahahaha! Che figura pessima! Ma ne è valsa la pena!
-Ahahahah Robert hai una faccia che ti farei una foto!!
-Io ce l'ho! Io ce l'ho Cap! Aspetta! Un bell'autoscatto con tutti e tre! - Tony tirò fuori una fotocamera da uno sportello della Limousine.
-Sorridi, Rob!
-Cheeeeeseeeee...!
CLICK!
Quando Steve girò la macchina fotografica per vedere il risultato non potè non sorridere, e non per i fumi dell'alcool, ma perchè sentiva di volere davvero bene a quel miliardario ubriaco marcio con gli occhi sgranati e a quello scienziato pazzo verdognolo, con la cravatta sulla fronte e lo sguardo perso.

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Capitolo 17
*** Ricordi ***


I tre amici uscirono dal locale barcollando, Tony e Steve tentavano invano di sorreggere Robert, mentre in realtà avevano bisogno di essere sorretti a loro volta.
-Ragazzi...ho bisogno di...ehm... - Robert si staccò dagli amici e raggiunse un angolo del vicolo prima di vomitare rumorosamente.
-Rob, ma che schifo! Che hai mangiato per vomitare così?!
-Temo di dover smettere di bere... - aggiunse girandosi verso gli amici.
-Nooo! proprio ora che iniziavamo a divertirci...e ho anche liquidato la Limousine, ci tocca tornare a casa a piedi!
-Non credo di farcela - biascicò lo scienziato.
Steve andò verso di lui, gli mise un braccio sotto il suo e lo tirò su con forza.
-Dai, su! Casa tua è a soli cinque isolati da qui, Rob...ce la possiamo fare!
-Parla per te, se porto il suo peso morto ancora per tre metri faccio la sua stessa fine! Ma...diciamo che correrò il rischio - aggiunse Tony, dopo che Steve gli lanciò un'occhiataccia, come a ricordargli le sue responsabilità di amico.
Si incamminarono per un vicolo trasportando Robert sotto le braccia, quando di improvviso incominciò a piovere
Per quanto la pioggia non fosse affatto gradita, le gocce sul viso ebbero l'effetto di rischiarare i pensieri di Steve.
Si fermò di colpo, facendo arrancare i due amici ubriachi, e si mise ad osservare attentamente il vicolo.
-Cap...t-tutto bene?!
-Q-questo posto...io...me lo ricordo! Io mi ricordo di una persona che...che per la prima volta ho visto proprio qui!

#FLASHBACK#
Una fredda e limpida mattina di ottobre, Steve e la sua squadra militare marciano tutti uniti verso il porto, in uno stretto vicolo attorniato da capannoni.
In lontananza il mare, una lunga distesa di azzurro che brilla sotto il riflesso del sole e riempie l'aria di profumo di salsedine.
Sembra una mattina qualunque, ma come spesso accade, l'apparenza inganna.
Una nave in lontananza si avvicina, e dopo alcuni minuti finalmente si ferma, scaricando il suo pesante carico fatto di morte e desolazione.
Decine e decine di feriti gravissimi, uomini amputati e sanguinanti, e uomini per cui, purtroppo, non c'è più nulla da fare. Uomini di guerra riportati al loro paese dal vecchio continente; e gli altri ragazzi della squadra venuti ad onorare, a rendere omaggio, a rendersi utili.
Steve ancora non conosce l'ebbrezza della forza, della potenza, dopotutto lui è solo un ragazzetto basso e macilento in cui nessuno nutre un minimo di fiducia, in cui nessuno vede un possibile aiuto in quel momento di grande dolore.
Ed è in quell'istante che la vede, bellissima, nonostante il vestito bianco sporco di sangue e i capelli arruffati dalla confusione: una biondissima infermiera dai grandi occhi verdi, alta e snella, accanto a una barella dove un giovane è ormai spirato.
-R-Ron...Ronald! Ronald rispondimi, Ron! No! No! Ronald no! - la giovane inizia a singhiozzare, a piangere. Lentamente di accascia sulla barella, sul corpo del ragazzo, presa da singhiozzi così violenti da sembrare convulsioni.
Un uomo le si avvicina, posandole una mano sulla spalla, gentilmente.
-Annie...non c'è più niente che tu possa fare...vieni via...
La giovane alza il capo piangendo, ripetendo il solo nome che ormai si sente nell'aria, che sovrasta i lamenti dei feriti, che suona come una dolorosa cantilena.
-Su...su, mia cara...vieni via.
-N-no! Voglio restare qui con lui...con lui!
-Annie, sii ragionevole, ti prego...
-Nooo! - la ragazza si alza con ira dal corpo del ragazzo - Ho detto che rimango qui! Io rimango qui! Santo cielo, era mio fratello, mio fratello! Non sarò ragionevole! Io rimango qui! Non riuscirai a portarmi via!
Come un soffio la rabbia della giovane donna passa, lasciando spazio al dolore, al pianto, alle urla; Annie sviene tra le braccia dell'uomo che la tiene per qualche secondo tra le sue braccia.
Il porto tace, tutti i presenti rimangono in silenzioso rispetto davanti alla morte.
L'uomo prende in braccio la ragazza, facendosi largo tra la folla, e incrociando la sguardo di Steve, che a fatica trattiene le lacrime. Ed è solo ora che lui lo riconosce.
#FINE FLASHBACK#


-Jeremy! - esclamò Steve all'improvviso. Sembrava uscito da una sorta di trance , tanto che gli amici lo guardarono stupiti.
-Oh ma siamo a cavallo! Uno vomita l'anima e l'altro sente le voci, volete farmi credere che sono l'unico sano...?!
-Ti prego no! Steve non mi abbandonare da solo con Tony...! - biascicò Robert.
-No ragazzi, ci sono! E' che solo ora finalmente mi rendo conto del senso che può avere questa storia! Annie...lei...era un infermiera che assisteva i feriti durante la guerra di quegli anni! Annie...Anderson mi pare fosse il nome...e Jeremy!
-Ehm...ok, memo per me: non fare MAI sbronzare Cap!
-Vi rendete conto? E' una cosa cche ho sempre saputo, dovevo solo ricordarmelo! Tra Jeremy e Annie c'era chiaramente qualcosa! Lui...l'ha chiamata "mia cara", quindi era lui che tradiva Margareth e NON il contrario...!
-Evviva... - disse Robert con sarcasmo, dato che Steve gli sembrava un pò troppo euforico.
-Si, evviva! Cioè no, è comunque una cosa molto brutta ma almeno so che anche Margareth è stata una vittima, e non la causa per la quale è stata uccisa Celestine!
-E quindi...Cap, fammi capire, Jeremy e l'infermiera hanno avuto un figlio clandestino?!
Steve venne momentaneamente stroncato da quella domanda, e con lui il suo entusiasmo di averci finalmente capito qualcosa.
-Eh...si, parrebbe Tony! Ma...insomma, è una cosa decisamente strana...voglio dire...perchè dovrebbe avercela con me?
-Ehm Cap, non è per polemizzare...anzi sono contento che finalmente siamo arrivati ad una conclusione, ma...ecco, ci sta diluviando addosso! E Robert oltre ad essere prossimo al collasso sta iniziando a pesare sulle mie spalle NON geneticamente modificate, come le tue! Quindi, cortesemente, leviamoci dalle scatole!

Appena Tony ebbe terminato la frase, qualchhe metro più in là si udì un piccolo tonfo, appena percepibile a causa del rumore della pioggia sui tetti dei capannoni. Steve si girò in direzione del rumore.
-Avete sentito?
-...Cosa?
-C'è qualcosa...laggiù!
-Dai Cap, sarà un gatto, andiamocene via!
All'inizio era quasi sommessa, ma poi, si sentì una risata, che lentamente divenne l'unico suono percepibile, nel vicolo. E una voce, che Steve era sicuro di aver sentito almeno un' altra volta.
-I miei complimenti, capitano, ma perchè tanta fretta?!

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Capitolo 18
*** Storia ***


Nel vicolo illuminato solo da un debole lampioncino si fece avanti un'ombra, e assieme a lei altre dieci sbucarono dall'oscurità. In pochi secondi i tre uomini furono circondati da un gruppo di individui armati fino ai denti. Steve si guardò attorno cercando una via di fuga, ma si rese subito conto che erano in trappola.
Finalmente la figura davanti a loro divenne più chiara e il ragazzo ebbe un sussulto. ma come poteva essere? Possibile che fosse tutto collegato? Quasi non lo riconobbe in borghese, ma era inutile strabuzzare gli occhi, era proprio lui.
-Agente Burns, ma cosa..?!
-Sorpreso, capitano? Impensabile che ci fossi io dietro tutto questo, vero?
-Cap...chi sono questi...? - chiese Tony allarmato.
Perfino Robert, che fino a qualche minuto prima era ubriaco a peso morto tra le braccia degli amici, subito si ridestò per la tensione.
-Chi siamo noi? Posso dirti chi sono io! Dopo tanto tempo non è molto chiaro nemmeno a me...eppure è così semplice! Vedi, caro capitano, io sono colui che ha inscenato la propria morte come Evan Anderson, figlio illegittimo di un infermiera malata di mente e di un militare bastardo, per rinascere come Evan Burns, diligente e imbranato agente dell'FBI! Colui che ti ha mandato le foto assumendo un'attrice che assomigliasse alla tua cara Margareth, quella puttana ipocrita, solo per attirare la tua attenzione!
A quell'insulto Steve si lanciò con forza verso l'uomo, ma due possenti braccia lo immobilizzarono.
-Colui che ti ha bucato le gomme e che ti pedina da giorni, aspettando il momento più opportuno per colpire - l'uomo fece una breve pausa, pregustando la reazione di Steve.
-Colui che ha ucciso Celestine Stoner perchè era l'unica ad aver capito che ero io a tirare i fili dietro le quinte. Lei aveva capito che le foto non poteva averle scattate Jeremy, altrimenti sarebbero sempre state con lei...No, Steve, vediamo se indovini chi è stato, invece!
In quel momento il ragazzo riusciva solo a pensare a come liberarsi dalla morsa per accanirsi contro quell'assassino.
-No...eh?! Non sei molto sveglio! Vediamo, Celestine non le aveva mai viste, eppure dovevano essere state scattate da una persona vicina a Margareth, giusto? E se io ti dicessi che l'unica amica e confidente di Margareth era...mia madre?!
Steve rimase stupito da quell'informazione, tanto che smise di reagire all'uomo che da dietro lo teneva fermo.
"Ma come? Margareth e Annie erano amiche ma Annie aveva una relazione con Jeremy?!". Cercò di ripensare alle singole immagini: Margareth al parco, al cinematografo, sulla 5th Ave e...anche in ospedale! Quindi Celestine aveva capito che le foto le aveva scattate Annie da questo dettaglio?
-E' stata Annie, quindi...
-Ma bravo! Celestine aveva intuito che le foto risalivano al periodo in cui mia madre era incinta, e che era stata lei a scattarle...quindi ha capito che le foto fino a quel momento doveva averle avuto l'unica persona che poteva avere un collegamento con Annie...io! br>-Ma perchè hai dovuto ucciderla?! - Steve ebbe di nuovo l'impeto di scagliarsi contro Evan per farne polpette, ma di nuovo l'energumeno dietro di lui lo fermò, stavolta prendendolo a pungi e buttandolo a terra.
Tony reagì di conseguenza assestando un pugno in faccia e al torace dell'uomo, ma subito fu immobilizzato a sua volta dagli altri; con lui anche Robert, che nonostante la tensione era caduto in uno stato catatonico al quanto preoccupante.
Silenzio. Gli uomini si scrutarono per qualche istante, mentre sul volto di Evan si dipingeva un ghigno ancora più diabolico di quello precedente.
-Perchè?! La vecchia ti stava chiamando per avvertirti, capitano! Dopo che sei uscito da casa sua ho aspettato qualche minuto e ho suonato il campanello fingendo di svolgere la regolare ronda di quartiere...bè, non se l'è bevuta! Ha capito subito chi ero e ha iniziato a chiedermi cosa volessi dopo tanti anni, e che intenzioni avevo...bè di sicuro non buone, ecco perchè l'ho uccisa! Mia madre è morta che avevo solo sei anni, ne ho passato dodici in orfanotrofio, e tutto per una bambina viziata e un padre assente, è così strano che volessi un pò di vendetta?! E così nella lotta ho preso quella ridicola foto di Margareth e Jeremy, in cui la sgualdrina sorride a mia madre e...BAM! Un colpo secco!
-Bastardo! lei era una brava persona! Non aveva nessuna colpa per quello che è accaduto! Questo lo dici tu! ma lascia che ti racconti il resto della storia! Avevo cinque anni quando Margareth ha scoperto la storia tra mia madre e Jeremy, così ha anche capito che io non ero il figlio avuto dall'avventura di una notte...ma del suo Jeremy! La povera scema è rimasta a letto tre giorni per lo shock dopo di che ha deciso finalmente di lasciare questo mondo!
-Non ti permettere di insultarla così! - urlò Steve.
Evan lo ignorò andando avanti con il suo monologo.
-E mio padre, quell'animale, per il senso di colpa ha lasciato me e mia madre, lei che aveva perfino accettato il suo matrimonio con un'altra donna, facendola morire di crepacuore! E facendo vivere me all'oscuro di tutto, in un istituto, finchè compiuti i diciotto anni l'ho rintracciato per ucciderlo!
Evan era completamente pazzo, e Steve non aveva più dubbi in merito! Aveva ucciso sia il padre che la sorellastra per delle stupide convinzioni che anni di orfanotrofio avevano inculcato in lui...e lui? Che presunte colpe poteva avere lui?
-...E io? Cosa vuoi da me? Non capisci che nulla di quello che è successo è colpa di Celestine...o mia?
L'uomo lo fulminò con lo sguardo.
-E' molto semplice, indovina un pò come si sono conosciute mia madre e Margareth? A causa tua! Mia madre era la tua infermiera, Steve! E Margareth veniva quasi ogni giorno a trovare te, il fantastico eroe della patria! Ed è stato tramite Annie che Jeremy ha conosciuto Margareth, e ha deciso di sposarla, nonostante la loro relazione! Tu, bastardo! Tu e quella sgualdrina siete stati la causa di tutto questo! Margareth ha convinto Jeremy a sposarla perchè gli ricordava te, perchè non aveva più niente al mondo, se non lui! E adesso ho intenzione di vendicarmi, sei tu la causa di tutto questo!
Steve se lo ricordava bene e sapeva che era vero: Jeremy e Annie stavano insieme molto prima che lui conoscesse Margareth, ma probabilmente non aveva voluto sposarla a causa della sua reputazione. La donna infatti, dopo la morte del fratello aveva perso la ragione, era stata considerata in grado di lavorare, altrimenti, pensò Steve, non le avrebbero fatto assistere Steve nel suo lungo sonno; ma la voce che lei stesse diventando folle si era diffusa velocemente in quegli anni.
"Annie la pazza", la chiamavano. Ad ogni modo non poteva essere come diceva Evan, Steve era sicuro che Margareth non avesse agito con cattive intenzioni! Nessuno sapeva della relazione tra Annie e Jeremy, anche se tutti erano a conoscenza della loro amicizia, quindi se c'era qualcuno che aveva agito da carnefice...bè, quello era Jeremy! Ovvio che poi l'amicizia tra Annie e Margareth avesse complicato le cose, era comprensibile che quest'ultima non avesse accettato la relazione tra i due una volta averla scoperta...soprattutto se era iniziata anche prima del suo matrimonio con l'ufficiale.
Margareth non era morta di infarto, ma di duplice delusione! E per come la vedeva Steve la sgualdrina non era di certo lei...ma Jeremy!
-Tu sei folle! Non ti rendi conto che Steve non c'entra?! L'unico colpevole, se così stanno le cose, è tuo padre! Stava con tua madre e ha sposato un'altra, cosa ti dice il cervello?! - Tony sbottò all'improvviso facendo da portavoce per entrambi. L'uomo dietro di lui lo gettò a terra aggredendolo con calci e pugni, ma questo non gli impedì di continuare.
-E questi gorilla li hai pagati per prendere a pugni tre uomini ubriachi?! Che originalità!
Evan proruppe in una fragorosa risata, prima di alzare il braccio verso Tony e puntargli contro una pistola.
-No! Ti prego! Loro non c'entrano! Sei venuto qui per me, lasciali stare!
Il sorriso di Evan si allargò fino a diventare quasi perverso. BANG!
Il proiettile colpì Tony al torace, atterrandolo con un gemito.
-Tony! Tony, amico, rispondi! - Steve si chinò sull'amico e vide che sanguinava abbondantemente dalla spalla sinistra.
-S-sto bene Cap...!
Guardando la ferita Steve inorridì, qualche centimetro più sotto e avrebbe centrato il cuore.
-Ops, mancato! - rise Evan.
-Io ti ammazzo, bastardo! Ti ammazzo! - scattò Steve.
Si divincolò dalla stretta del gigante dietro di lui usando tutta la forza a disposizione. Atterrò il primo con una gomitata, finendolo a calci, mentre gli altri avanzavano verso di lui armati di spranghe di ferro. Tentò di schivare i colpi anche difendersi a mani nude richiedeva uno sforzo maggiore e la sua vista era annebbiata dagli ultimi residui di alcool presenti nel suo corpo.
-Rob...Robert, aiutami! - gridò all'amico, che sembrava come svenuto a terra.
Un urlo improvviso di dolore, un boato, come una scossa di terremoto. Si girò di nuovo verso Robert e fu sconvolto dallo spettacolo che si trovò davanti: il suo corpo tremava, scosso da violente convulsioni, la sua pelle era livida e i suoi muscoli cominciavano ad inspessirsi. Si sentiva uno strano scricchiolìo e Steve capì che dovevano essere le sue ossa, che si preparavano all'inevitabile trasformazione.

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Capitolo 19
*** Polvere ***


Gli uomini di Evan incominciarono a indietreggiare alla vista di quella mutazione così rapida e spaventosa. Uno di loro fece cadere la spranga di ferro che teneva in mano così Steve ne approfittò per colpirlo e lasciarlo tramortito in un angolo.
Ci fu un ultimo boato che fece scomparire del tutto Robert, per lasciare spazio ad una creatura spaventosa, la pelle verde e un'altezza di tre metri da mettere in fuga il più coraggioso dei combattenti.
Hulk era tornato.
Steve balzò verso Tony che, svenuto a terra, rischiava seriamente di venire travolto dalla furia del mutante. Mentre Evan e gli altri cercavano inutilmente di scappare, Hulk afferrò i rottami accatastati lungo i capannoni e li lanciò contro alcuni di loro, ferendoli gravemente. La sua furia era incontrollabile, avevano cercato di uccidere i suoi migliori amici e lui era scivolato nella parte della sua anima nella quale c'erano solo odio, rancore e vendetta.
Durante la lotta furiosa tra Hulk e i pochi coraggiosi che avevano avuto il fegato di sfidarlo, Steve cercò Evan con lo sguardo. L'uomo, anzichè scappare, veniva nella loro direzione con la pistola puntata e lo stesso ghignò malefico e sadico che era ormai prova della sua follia.
-E così tirando in ballo il mostro verde speravi di sfuggirmi, non è così, capitano?! VIGLIACCO! - puntò la pistola verso Hulk e fece fuoco, colpendolo alla schiena. Il gigante verde, impegnato nella lotta, si girò di scatto, ringhiando, con un veloce calcio si liberò dei mercenari e si lanciò verso Evan, che d'istinto fece fuoco ancora colpendo Hulk all'addome e alla gamba.
-No! Robert, no! - urlò Steve, sapeva che se l'amico fosse riuscito a prendere Evan l'avrebbe di sicuro ucciso!
Il ragazzo si lanciò tra Hulk e l'uomo per impedire il massacro, parandosi davanti al gigante con le mani alzate.
-Robert! Ti prego no...ci dev'essere ancora il mio amico dentro di te, da qualche parte! Non lo fare, non ucciderlo Rob...
Due enormi occhi neri lo fissarono con diffidenza, mentre l'espressione minacciosa e la postura del corpo della belva non promettevano niente di buono. Il militare sapeva che mettendosi tra Hulk e la fonte della sua rabbia c'era il rischio di finire trucidato da quella massa enorme di muscoli e odio, ma non poteva permettere che il suo migliore amico uccidesse ancora, per quanto Evan meritasse di morire.
BANG!
Prima regola di un soldato: mai dare le spalle al proprio nemico.
Steve avvertì il dolore ancora prima di udire lo sparo, si portò una mano al fianco e vide che sanguinava; barcollò di lato avendo la forza di girarsi verso Evan. L'uomo con la soddisfazione dipinta in volto e la pistola fumante lo fissava diritto negli occhi.
Il rumore assordante ebbe un effetto rapidissimo sul mutante verde, aumentando la sua sete di sangue. La belva passò oltre Steve, che ormai non aveva più la forza di fermarlo, e balzò sopra Evan con una velocità tale che che quest'ultimo non riuscì a sparare nemmeno un solo colpo per difendersi.
Si sentì solo un urlo straziante, mentre l'acqua delle pozzanghere si tingeva di rosso, e regnava, finalmente, il silenzio.
Steve si lasciò cadere accanto a Tony, che giaceva svenuto alcuni metri più in là.
-Rob...Robert! Aiutaci, ti prego! Tony ha perso troppo sangue! Dobbiamo portarlo via di qui! Robert! - Steve tentò invano di richiamare l'attenzione di Hulk, ma girandosi verso di lui non vide nessuno.
Distinse invece, poco più avanti, la figura di un uomo in preda ai conati di vomito, che lottava con tutte le sue forze per non soccombere alla bestia incontrollabile che albergava dentro di lui.
Cercò a fatica di mantenere gli occhi aperti mentre la sagoma seminuda si contorceva e cadeva a terra, stremata. Steve tentò di alzarsi per raggiungere l'amico esanime, ma il dolore ebbe la meglio su di lui e inciampò in quello che rimaneva del corpo di Evan.
L'ultimo ricordo di quella notte fu il sapore di sangue e di polvere, come un aroma in fondo alla gola.

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Capitolo 20
*** Luce ***


Fa freddo. Fa freddo e c'è buio. Non riesco a vedere nulla, nemmeno le dita delle mie mani congelate o il mio corpo.
A dire il vero non so perchè sono qui.
Vedo...una luce. In lontananza. Non saprei dire se sia calda, se sia bella o se illumini realmente. So solo che la vedo. Si avvicina a me.
Mi guarda, e mi rendo conto che è un volto conosciuto, una persona amata, anche se non mi ricordo esattamente chi.
-Chi sei?
-Non mi riconosci?
-Non mi sembra.
-Eppure ero nei tuoi pensieri, ultimamente.
Ride.
-Smettila. Non mi piace.
-Guardami, per favore.
-Mi dispiace, non so chi tu sia, o da dove vieni.
-E tu? Da dove vieni, tu?
-Mhm...non saprei.
Mi guarda, abbassa lo sguardo, sorride.
-Non avrei mai immaginato che esistesse un posto come questo, dove poterti incontrare - mi dice.
All'improvviso il magone, ma perchè mi viene da piangere? Cos'è questo stretto nodo che sento in gola?
Ride, mi guarda e ride. La sua risata sembra come musica. E la musica si spande, diventa reale, diventa luce che illumina tutto, intorno a me.
Mi guardo intorno e capisco dove sono, chi sono.
Mi volto verso la luce e in lei vedo il volto di qualcuno che ho amato un tempo. Riconosco i lineamenti del volto che mi erano familiari.
E inizio a piangere, il mio magone diventa un muro dentro me, un muro fatto di rimpianti, di cose non dette.
Ma la luce si avvicina, mi accarezza il volto, mi abbraccia.
-Mi dispiace - riesco solo a dire.
La luce mi stringe a sè, muovendo i piedi al tempo della sua musica, della sua risata gentile.
Non lo so per quanto restiamo così. Minuti, ore. Intorno a noi la luce si alterna all'oscurità.
Chiudo gli occhi, capendo ciò che mi aspetta.
-Si è fatto tardi ormai...
-Non è vero, resta con me...
-Sai che non è possibile...
Mi accarezza il viso, si stacca da me e mi guarda. Sorride, è felice.
-Sei felice davvero?
-Lo sono - mentre lo dice mi guarda negli occhi, e capisco che è la verità.
-Allora vai, vai pure, è ora. Io non posso più nulla, e tu lo sai, Steve.

-...Steve...Steve! Dottore...presto, venga! Si è svegliato! Steve! Oh, come sono felice!
Il giovane aprì gli occhi a fatica per la troppa luce che filtrava nella stanza completamente bianca.
Intorno a lui due sagome, entrambe vestite di nero, e una voce femminile con un leggere accento straniero.
-Allora come stai, amico?
-Io...bè...Clint?!
-Esatto, Steve - gli sorrise lui.
La donna tornò di corsa seguita dal dottore, un uomo magro sui cinquant'anni, andò da lui e gli si gettò tra le braccia.
-Steve! Come sono contenta che ti sei svegliato!
-Natasha! ogni volta che torni in Russia recuperi il tuo strano accento! - biascicò.
La donna gli fece un largo sorriso e si avvicinò a Clint per stampargli un bacio sulle labbra.
-Ehm...dovete dirmi qualcosa? - chiese il giovane con un leggero sorriso in volto.
Li interruppe il medico.
-Si, signor Rogers! I suoi parametri vitali sono...stabili, sorprendentemente! La ferita che si è procurato al fianco ha lesionato gravemente un rene costringendoci ad asportarglielo...mi dispiace molto. Ma ssi può vivere bene anche con un rene solo, non si preoccupi! Le consiglio per la prossima settimana molto riposo e pochi sforzi fisici, il minimo sgarro e potrebbe peggiorare la situazione...!
Dopo alcuni accertamenti l'uomo uscì dalla stanza lasciando soli i tre ragazzi.
-Allora, Cap, mi sa che metterai su un pò di pancetta senza la palestra!
-Sopravviverò...credo...ma voi due?! - chiese Steve, tirandosi leggermente su a sedere.
-Bè, allora - iniziò Natasha - Noi due...abbiamo deciso di passare al livello successivo!
-Che...sarebbe? Oh no! E' in arrivo un piccolo Occhio di Falco? Ti prego dimmi di no, non voglio intorno un altro come lui! - scherzò il giovane.
-Ma...Cap! - la bella russa arrossì - abbiamo solo deciso di stare insieme...
-...Per ora - precisò Clint.
Natasha si girò verso di lui, perplessa.
-"Per ora"? Cosa vuol dire, Clint?!
-Non ti accigliare, Nat, dico per ora perchè non si sa....
-Ma come non si sa? Non vuoi stare con me...?!
-Si che voglio, ma più si va avanti più la cosa si fa seria...
-Ah...ma tu intendevi...?!?
Per quanto fosse divertito dal tipo scambio di opinioni in stile "Clint&Natasha", Steve non potè non interromperli.
C'era una cosa che gli premeva sapere, che gli faceva accelerare i battiti e venire le vertigini.
I suoi amici.
-Ragazzi, perdonatemi ma...io...devo chiedervelo! Ho bisogno assolutamente di sapere se...
-Capitano! Quale piacere rivedere te e il tuo corpo malamente mutilato, siamo stati tanto in pensiero...
-Thor!!! - Clint e Natasha ripresero il nuovo arrivato per la sua cronica mancanza di tatto!
-Bè...cosa c'è? Siamo stati in pensiero davvero...ve lo assicuro!
-Oh, bè...lasciamo stare! Come stai, Steve? - aggiunse Jane, posando un grazioso bonsai accanto al letto del giovane.
-Bene...io...grazie ragazzi! - Steve era quasi commosso che ci fossero tutti...
-Dov'è? Dov'è lui?? - si sentì un rumore di piccoli passi veloci nel corridoio e qualche secondo dopo una ragazza dalla pelle diafana e dai lunghi capelli fiammanti si precipitò in camera di Steve, lanciandosi su di lui e abbracciandolo.
-Oh, Steve! Ho avuto una paura, una paura che tu non immagini!
Il capitano notò che la teatralità che Lis attribuiva al padre era stata notevolmente trasmessa alla figlia.
-Lis, piccola...che bello vederti!! - fu l'unica cosa che riuscì a dire, travolto (letteralmente) dall'emozione di vedere lì Galays, ma combattuto sul voler disperatamente sapere di Tony e Robert. I due rimasero così per una decina di secondi, prima che provvidenzialmente Natasha si schiarì la voce costringendoli aa tornare alla realtà.
-Oh...ehm...sc-scusate, io sono Galays, ehm...Lis! Ehm...tanto piacere! - sussurrò la rossa visibilmente imbarazzata, assumendo un colore simile a quello dei cuoi capelli.
-Ragazzi! - il tono di Steve non ammetteva scuse, tanto che per loro fu impossibile non dargli ascolto - adesso per favore ditemi...come stanno Robert e Tony?! Io...devo saperlo!!
I presenti si rivolsero uno sguardo pieno di apprensione.
Oh, bè...vedi Cap...non volevamo dirtelo all'inizio per non farti agitare, ma capisco che non è giusto mentirti - cominciò Natasha cercando approvazione negli occhi degli amici - ...Vedi loro due se la sono vista veramente brutta! - ammise infine.
-ma...ma voglio dire...stanno bene?!
-Si, si! - si affrettò a rassicurarlo Natasha - stanno benone, i parametri vitali sono buoni e...c'è una buona...anzi ottima probabilità che si sveglino! - concluse la russa.
-B-buona probabilità?! Significa che sono in coma?! - Steve iniziava a perdere la calma, capiva che gli amici non volessero spaventarlo, ma non dicendogli le cose chiaramente lo terrorizzavano!
-No, Steve! Non in coma...solo...in coma farmacologico...Vedi, Tony ha perso effettivamente troppo sangue, i medici hanno deciso di tenerlo in isolamento dato che anche uno stupido raffreddore poteva indebolirlo...ma non devi preoccuparti, è tutto sotto controllo!
Steve non credeva a ciò che stava sentendo, gli girava la testa.
-E Robert, lui...?
-Robert...è quello dei tre che stava peggio...ma non si trova qui, per ovvi motivi, è stato trasferito alla clinica privata della base militare, in modo che possano fargli dei controlli...
-Ma...come sta?
-Bè pare...che gli scienziati abbiano trovato una connessione tra l'alcool e la sua patologia... - esitò Natasha guardando in direzione di Lis.
-Lei sa tutto. - tagliò corto Steve.
-Ah...ok. Sembra che l'alcool gli abbia permesso di avere una trasformazione più veloce e intensa del solito....ovviamente solo sentendosi minacciato è riuscito ad arrabbiarsi così tanto da far uscire Hulk...ma tu questo già lo sai! Ha riportato diverse ferite su tutto iil corpo, in punti critici, quindi anche lui è sotto osservazione, da qualche tempo...
-C-come sarebbe a dire "da qualche tempo"?!? Per quanto ho dormito...?
I cinque ragazzi si scambiarono uno sguardo di apprensione, indecisi se dirglielo subito, perchè poi comunque lo avrebbe scoperto.
-...ALLORA?!?
-Ecco...hai dormito per...circa un mese!

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Capitolo 21
*** Sospeso... ***


Fuori aveva cominciato a fare davvero freddo, gli alberi erano quasi spogli e un vento leggero scompigliava le foglie ormai a terra.
I due giovani camminavano l'uno accanto all'altra, in silenzio.
Era trascorsa ormai una settimana dal risveglio di Steve, e lui pareva ancora turbato dalla lunghezza della sua convalescenza. Pensava che dopo il suo lungo sonno durato settant'anni non sarebbe mai più stato in grado di stare via così tanto dalla realtà. E come se non bastasse i suoi due migliori amici non si erano ancora svegliati.
-Sei sicuro che vuoi che ti accompagni dentro? - Lis lo guardò preoccupata, i due grandi occhi scuri fissi su di lui.
-Si...vieni con me, per favore...
I due entrarono nella clinica privata della base militare percorrendo il lungo corridoio che portava alla stanza di Robert.
Aprirono la porta stando attenti a non fare rumore.
L'amico era disteso a letto, la pelle bianchissima e il viso scarno. Steve si guardò attorno e vide i mazzi di fiori portati dagli amici, riconobbe anche un bonsai simile al suo, dovevano averglielo portato Jane a Thor.
Guardò il filo della flebo che alimentava la flebo e si sentì profondamente in colpa, perchè in fondo sapeva che era successo tutto per colpa sua.
Certo, una causa indiretta, cosa poteva saperne che un pazzo omicida lo pedinava da giorni per ucciderlo? Ma questo non cambiava molto le cose, lui si era svegliato, e i suoi amici no.
Con la coda dell'occhio scorse Galays portarsi una mano agli occhi, si voltò verso di lei e vide una lacrima rigarle il viso.
-Lis...cosa c'è?
-No...io...scusami Steve ma...sai...mia madre...
Che idiota! Non ci aveva nemmeno pensato! Era ovvio che la situazione le ricordava sua madre e lui non era stato abbastanza sveglio per pensarci prima!
-Lis, piccola, mi dispiace...scusami, sono un cretino! T-tieni... - le si avvicinò e porse goffamente un fazzoletto di carta.
-No...tranquillo, non ti preoccupare...mica potevi saperlo...non è niente, niente...ok? - si asciugò gli occhi e gli sorrise.
Si guardarono negli occhi per qualche secondo, Steve si sentiva un egoista per aver pensato solo a se stesso, ora lei lo guardava con gli occhi lucidi e leggermente arrossati e lui non sapeva che fare. L'istinto gli disse di abbracciarla e stringerla forte, di farle sentire il suo affetto, e così fece.
-Oh meno male...pensavo di doverti fare un disegnino - scherzò lei.
-Hei! Non sono mica così imbranato...vero? - senza aspettare la sua risposta la baciò, tanto per essere sicuri che lei non avesse niente da obiettare.
-Dai Steve, non è rispettoso... - sussurrò lei accennando a Robert.
Quella frase parve riportarlo bruscamente sulla terra, prese il mazzo di fiori che aveva portato per lo scienziato e andò a metterlo in un vaso pieno d'acqua, accanto agli altri.
Spostò di qualche centimetro il piccolo bonsai per fare spazio, e subito notò un piccolo graffio, come un incisione, sul muro.
-Cosa c'è qui?!
La rossa si avvicinò incuriosita.
-C'è...c'è una specie di graffio...lo vedi anche tu?
-Si...sembra fatto con la punta di una penna...o qualcosa di molto sottile - Lis passò le dita sull'incisione e si chinò per vederla meglio.
-A+J...
-Cosa? Cos'hai detto?
-Leggi qui...non ti sembra che ci sia scritto A+J? Certo, è un pò sbiadito ma...
All'improvviso Robert emise un gemito, Steve si voltò verso di lui e vide che l'uomo cominciava a sudare e ad agitarsi.
-Rob...Robert...mi senti?
-Mhmm...no...io...ucciso... - lo scienziato continuava a mugugnare, muovendo disperatamente le palpebre, come se fosse in un sogno e cercasse in tutti i modi di uscirne.
-Steve, magari sta solo sognando...o magari è segno che tra poco si sveglierà, non ti agitare anche tu... - Galays lo guardò, fiduciosa nella buona ripresa di Robert.
-No...sono sicuro che stia sognando, ok, ma credo...si, sta sognando lo scontro, per questo è così agitato...ha detto ucciso...Lis, quella sera Robert ha ucciso un uomo...
-Oh! - la giovane rimase a bocca aperta.
-Lo so, hai ragione, non te ne ho parlato prima perchè era complicato, o semplicemente aspettavo il momento migliore per raccontarti tutto...anche se sai la maggior parte della storia, non sai come è andata quella sera...
-Bè...non sono cose che si possono dire davanti ad un caffè...ma adesso però...insomma vorrei sapere come è andata veramente, sempre che ti vada di raccontarlo, so che è doloroso per te sapendo di Tony e Robert...
In effetti lo era, Steve si fece forza e sospirò profondamente, prima di farle un breve riassunto sull'accaduto di quella notte.
Quando Steve ebbe finito tra i due calò il silenzio, solo dopo una decina di secondi la ragazza parlò.
-Quindi...tu non sai come sei arrivato in ospedale, nè come la vicenda è stata raccontata ai notiziari di tutta New York...ovviamente dopo che l'FBI ha dato l'autorizzazione sulla storia...
Il militare la guardò confuso, come faceva l'FBI a sapere tutto...a sapere esattamente come erano andate le cose?! E soprattutto, un agente dell'FBI stessa era morto in modo alquanto cruento, Steve ricordava le pozzanghere di sangue, il corpo dilaniato...e nonostante questo non aveva aperto un indagine?!
Ma poi capì, e la cosa era abbastanza ovvia: l'FBI sapeva, tutto. Sapeva che Evan Anderson era in realtà Evan Stoner, il figlio illegittimo di Annie e Jeremy, probabilmente sospettavano che fosse stato lui ad uccidere Jeremy e anche Celestine...ma allora perchè non fare niente? Perchè non arrestarlo, metterlo in galera e buttare la chiave?
Bella domanda, e di sicuro la risposta era l'ipotesi più semplice, e cioè che non avevano abbastanza prove per inchiodarlo.
Troppe domande continuavano a riempirgli la testa, e lui era ormai stanco di cercare risposte, ma una cosa ancora lo incuriosiva...
-Come sono arrivato all'ospedale?
-Bè...è un pò...particolare, diciamo! Un barbone che solitamente girovaga da quelle parti ha udito gli spari, si è avvicinato per vedere cosa stesse accadendo e ha visto te, Robert e Tony e altri uomini a terra...e a quanto pare anche quello che rimaneva di Evan... - Lis non riuscì a trattenere un'espressione disgustata - quindi ha chiamato soccorsi...ma la cosa strana è che sosteneva di conoscerti, e ha voluto fare tutto il viaggio in ambulanza con te...i paramedici hanno pensato che fosse folle e quindi...poveretto, l'hanno accontentato, era innocuo sai...anzi continuava a guardarti nella speranza che ti svegliassi...me lo hanno raccontato i paramedici la prima sera che sono venuta da te in ospedale. La cosa strana è che poi è sparito, appena siete arrivati in ospedale, lui è sceso dall'ambulanza ed è come se si sia dissolto nell'aria!
Steve la guardò basito. Un barbone che lo conosceva?! Era abbastanza sicuro che tutte le persone che conosceva nella sua vecchia vita fossero morte, come era possibile che un barbone dicesse di conoscerlo?!
"Ma sì...probabilmente gli ricordavo qualcuno, un figlio, un fratello...sarà stato folle pover'uomo! Ma è comunque da premiare...Incredibile che nella sua follia sia riuscito a salvare tre vite..."
La ragazza sospirò e ricominciò il suo racconto.
-...Mentre...bè, i notiziari hanno raccontato che alcuni uomini armati hanno aggredito Evan a scopo di rapina...ed essendo stati scoperti da te e i ragazzi hanno aggredito anche voi, finendo poi per uccidere quello che in realtà...bè, è un assassino! Pensa, tutti gli uomini che sono stati presi erano criminali, assassini o ladri...sconteranno una bella pena adesso che sono accusati di aver ucciso un agente!
Steve la guardò, pensieroso. La faccenda era stata archiviata in modo pulito, ma la cosa non sembrava farlo stare meglio.
-Dai, non fare quella faccia - continuò Lis - non devi stare così perchè Robert ha ucciso un uomo, o perchè lui e Tony non si sono ancora svegliati...non voglio che pensi che sia colpa tua! Robert lo ha fatto per te, per vendicarti...e per quanto riguarda lui e Tony...sappi che si sveglieranno...io lo so! Ne sono sicura - Galays si avvicinò e lo abbracciò, dalla bassezza del suo metro e sessantacinque, lo strinse forte, e nulla commosse così tanto Steve dall'affetto che mostrava per lui quella meravigliosa ragazza - tutti hanno bisogno di un lieto fine, di crederci...e tu lo avrai, Steve!
Il ragazzo la cinse con le braccia, le accarezzò i capelli e le baciò la nuca.
Le voleva bene, non le piaceva soltanto, provava per lei un affetto, che non era semplice affetto ma non ancora neanche amore.
-Hai ragione - disse alla fine - voglio credere che le cose si sistemeranno...anche se sono convinto che Robert non abbia ucciso Evan per me...vedi, quando lui si trasforma perde completamente la calma, la razionalità...è totalmente un'altra cosa da Robert, è una bestia incapace di sentimenti...e quindi anche di vendetta! Evan gli ha sparato, lo ha provocato, si trovava sul suo cammino e lui lo ha ucciso.
La giovane alzò la testa dalla spalla di Steve, gli sorrise dolcemente.
-E allora sei semplicemente l'uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto! E...l'hai detto tu, lui non è Robert, Robert non è lui...Robert è innocente!
Improvvisamente l'uomo riprese a lamentarsi e ad agitarsi a letto, Steve si avvicinò a lui, preoccupato.
-Forse è il caso di chiamare qualcuno... - suggerì Lis.
-Aspetta... - il ragazzo si avvicinò all'amico malato e gli mise una mano sul braccio, come a fargli sentire la sua presenza.
E fu allora che Robert aprì gli occhi di scatto e prese un profondo respirò, come se l'aria gli mancasse dal momento in cui era svenuto nel vicolo.
-Robert!
-Steve! Steve! D-dove sono?
-Rob, stai tranquillo, adesso ti chiamo qualcuno! - si voltò verso Lis, che vista l'agitazione dell'uomo era già andata a chiamare un'infermiera.
-Steve! - continuò Robert - cos'è successo?!
-Non ti preoccupare e stai calmo adesso, ne parliamo più tardi...stai calmo ora, ok?
L'uomo cercò di annuire mentre Lis tornava seguita da un infermiera, che gli somministrò un calmante per endovena e andò ad avvertire il medico.
-Rob, come sono contento che ti sei svegliato! Adesso cerca solo di stare calmo, tranquillo, e di riposarti...
-Steve...cos'è successo...io non mi ricordo niente e...dov'è Tony?! Mi ricordo di lui...a terra...s-sta bene?!
-Si, sta bene - mentì Steve - ma ora stai tranquillo, riposati e non ti agitare...
Finalmente il calmante fece effetto e Robert smise di respirare affannosamente e di urlare. Arrivò il medico che avvisò di doverlo portare nella sala analisi per maggiori accertamenti.
-Mi dispiace signori, ma dato che il paziente si è svegliato vi chiederei di andare...per favore.
-Stai calmo, Rob, ora noi dobbiamo andare, ma tu non ti preoccupare, starai bene...tornerò a trovarti domani, e ci saranno anche gli altri, promesso...!
Steve lanciò un'ultimo sguardo a Robert, e fu più sollevato anche lui nel sapere che ora si era svegliato finalmente, ora stava bene.

Camminavano silenziosamente, mano nella mano, lo sguardo basso.
-Grazie...per oggi! Capisco che per te è stato difficile... - riuscì a dire lui.
-Ma di cosa? - sorrise lei - hai visto? Anche lui si è svegliato...!
-Si, avevi ragione tu! Ora vorrei solo che tutto andasse bene, per lui e per Tony, sono i miei due migliori amici, e sono conciati male a causa mia...
Lis lo guardò di traverso.
-Ti ho già spiegato che la colpa non è tua - gli disse dolcemente - sei ingiusto a dire così, loro erano lì con te e purtroppo è andata male...a tutti e tre! Ma Tony ti ha difeso, e Robert si è trasformato perchè voi eravate in pericolo...loro erano lì per te, perchè ti vogliono bene...
Lui la guardò perplesso.
-Oh, bè...in qualsiasi modo si dica nell'universo maschile! Ti hanno difeso, è questo che conta...
-E poi quella scritta...
-Quale...A+J? Pensi che possa riferirsi a...?
-Si...potrebbe essere...ma poi guarda il caso, proprio nella stanza di Robert!
-Già...anche se non cambia molto le cose...non più del fatto che sia stato un vecchio barbone a soccorrerti...e che diceva di conoscerti!
-Anche questo è decisamente strano! Cmq no, non cambia le cose...ma ora sono troppo contento che Robert si sia svegliato per pensare al resto! E' questo che conta, è questo che mi interessa ora. Stare bene con le persone a cui tengo, nient'altro!
Galays lo guardò con aria interrogativa.
-E...dimmi, ci sono anche io tra le persone a cui tieni?!
Steve conosceva benissimo la risposta, ma aspettò qualche momento per rispondere, giusto per tenerla un pò sulle spine.
Hei...allora? Guarda che non ho tutto il giorno... - rise lei!
-Ahahah...bè...non lo so - temporeggiò lui abbracciandola - ormai ci frequentiamo da un pò...
-Ah bè, da più di un mese di sicuro...
-Ah, giusto, senza contare il tempo in cui ho dormito! Quindi...come dire...possiamo considerarci...qualcosa come...una coppia?!?
Steve era davvero imbarazzatissimo, ed era troppo bella l'occasione, tanto che Lis non se la fece scappare.
-Vuoi dire che dovrò smetterla di frequentare altri ragazzi?!
-Lis! dai, uno cerca di fare il serio...
-Ahahah scusa ma me l'hai servita su un piatto d'argento!
-Quindi...
-Quindi io ci sto!
-D-davvero?
-Si! Che c'è...ti sembra tanto strano che io voglia stare con te? - si alzò in punta dei piedi e lo baciò.
Gli accarezzò il viso teneramente.
-Vedrai...andrà tutto bene...Tony si sveglierà presto e vivrai per sempre felice e contento! Sei un ragazzo forte...il MIO ragazzo forte! - aggiunse sorridendo.
Steve rimase colpito dalle parole di Lis.
"Si," pensò "andrà tutto bene, finchè avrò vicino persone come te!"

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Capitolo 22
*** Lieto Fine ***


-Ok...sembra tutto pronto...le luci le hai accese?
-Si...
-I fiori ci sono tutti...?
-Si...
-E' tutto in ordine quindi...?
-Si, è tutto perfetto...
-Ok...e i regali? Ci sono tutti, vero?
-Piccola, sei stata fantastica ad organizzare tutto fino al minimo dettaglio...stai tranquilla, ok?
-Si, hai ragione...ma non vorrei aver tralasciato qualcosa...ma non mi sembra! Il pranzo è quasi pronto, il cocktail dell'aperitivo è in frigo...
-Ecco, forse quello è meglio tirarlo fuori...sai con il freddo che fa fuori dubito che i nostri ospiti abbiano bisogno di una bevanda ghiacciata...per il resto non devi angosciarti, è tutto bellissimo, vedrai che resteranno tutti....ammirati!
Steve cercò di rassicurare la giovane, che lo raggiunse in fondo alle scale per dargli un bacio.
Si guardarono attorno e conclusero che sì, era tutto perfetto, e i loro amici sarebbero rimasti a bocca aperta. La tavola era stata apparecchiata con una tovaglia verde scuro con delle stampe bianche a forma di fiocchi di neve, i tovaglioli rossi spiccavano come bacche e le tre piccole piantine di stella di Natale erano dei centrotavola perfetti per l'occasione. La ringhiera della scale era decorata con fiocchi rossi, dai quali scendevano sottili nastrini dorati arricciati; perfino la porta era adornata con una grossa ghirlanda di mele di polistirolo, in onore del papà di Galays, proprietario dell' "Apple's Friend's". I divani di pelle nera erano stati adornati da coperte bianche e rosse e i muri da piccole stelline di carta dorate. Le ampie vetrate davano una luce quasi fiabesca, la luce di un freddo sole invernale sopra una nebbia bianca che copriva interamente New York.
Tutto era perfetto. La freddezza dell'appartamento di Steve era scomparsa, per lasciare spazio all'incredibile abilità di Galays di decorare in tema natalizio anche il più freddo e spoglio degli ambienti. Perfino l'albero, decorato con nastri e palline rosse e dorate era uno splendore; emanava allegria e riempiva la stanza di un delicato profumo d'abete.
DRIIIIN!
Steve andò ad aprire ai primi arrivati.
-Signor O'Connor! Auguri di buon Natale! Che puntualità! Prego, entrate...Ciao Bri, tanti auguri anche a te!
Il panciuto uomo dai capelli rossi e la sua bella primogenita entrarono in salotto, le braccia cariche di pacchetti e pacchettini, il viso arrossato per il freddo.
-Ciao Steve, che piacere vederti, buon Natale caro ragazzo! Ma chiamami pure Angus...Galays, bambina mia, auguri!
-Ciao Steve, buon Natale! Fortuna che hai un ascensore gigante, altrimenti non ci sarei mai entrata con tutti...questi! - la giovane dai capelli corvini sorrise accennando ai regali che teneva tra le braccia.
-Oh, aspetta, ti aiuto Bri! - Lis andò in corso alla sorella per aiutarla a mettere i regali sotto l'albero, mentre Steve faceva accomodare Angus O'Connor sul sofà e andava a tirare fuori l'aperitivo dal frigo.
DRIII-DRIIIIIIIN!
-Questi devono essere gli altri...LIS, TESORO, VAI TU PER FAVORE? - Steve chiamò la fidanzata dall'altra stanza, senza ricordarsi che non erano più soli.
Lis rise nervosamente e arrossì sentendosi chiamare "Tesoro" in presenza del padre, che dal divano le schioccò un'occhiata di stupore.
-Hei, tesoro, grazie dell'aiuto! - la sfottè Brianna ridacchiando.
La rossa le diede una gomitata, si alzò e andò ad aprire la porta ai nuovi ospiti.
-Ehilà, è permesso...? - un uomo alto, muscoloso e dai lunghi capelli biondi fece il suo ingresso nell'appartamento, accompagnato da una ragazza sorridente, magra e molto graziosa.
-Thor, Jane! Che piacere vedervi, tanti auguri di Buon Natale! Loro sono mio papà Angus e mia sorella Bri...
-Buongiorno piccola donna dai bizzarri capelli rossi, buon Fanale anche a te! Piacere signore...e piacere...ehm...Prì!
-Thor, tesoro, è Natale...N-A-T-A-L-E...ciao Lis, Buon Natale anche a te cara - Jane sorrise amichevolmente alla rossa prima di presentarsi agli altri.
-Ah e...ehm...io sarei Bri, con la B...Brianna, piacere!
Galays fece cenno alla sorella di non badare alle stramberie di Thor, in fondo era convinta che fosse bello questo suo lato...ehm...tonto!
Steve tornò dalla cucina per salutare gli amici.
-Ragazzi, che bello vedervi! Tanti auguri, buon Natale!
-Ehm...buon N-A-T-A-L-E anche a te amico! - annunciò l'alieno, mentre cercava con lo sguardo conferma in una Jane che a fatica tratteneva un sorriso di tenerezza per la goffaggine del suo compagno.
-Ehm...anche a te...amico!
Il campanello suonò di nuovo e Steve andò ad aprire la porta ai nuovi arrivati. Un largo sorriso si dipinse sul suo volto appena vide i suoi due migliori amici varcare la ssoglia.
Robert aveva ripreso colore dopo la lunga convalescenza, un colorito comunque pallido, ma sempre meglio del biancore con sfumatura giallo/verde con cui lo ricordava Steve. Era tornato in forma, lo sguardo vispo e un bel sorriso, e per l'occasione aveva anche cambiato pettinatura.
Ma quello che davvero catalizzò l'attenzione generale fu Tony. L'uomo, nonostante fosse ancora costretto ad andare in giro con la sedia a rotelle, spinta da Robert, dimostrava la vitalità e la simpatia di sempre, portando una fascia con scritto a caratteri cubitali: UOMO DELL'ANNO!, che mostrava tutto tronfio, sfoderando un largo sorriso.
Non era stato facile, per lui, riprendersi dopo la notte in cui fu ferito. Il proiettile che l'aveva colpito aveva lesionato una vena molto importante facendogli perdere molto sangue e rendendolo debole e vulnerabile per diverse settimane, e facendo preoccupare seriamente le persone che tenevano a lui come a un fratello, come Steve.
Ora però, a due settimane dal suo risveglio ufficiale l'unico ricordo di quel brutto periodo era solo la temporanea sedia a rotelle.
Subito il padrone di casa si lanciò ad abbracciare i due amici, finalmente felice che tutte le persone a cui teneva fossero salve.
-Tony! Robert! benvenuti amici e buon Natale!
-Cap, così ci soffochi, non vorrai farci ricoverare ancora spero...!
-Steve, capisco il tuo entusiasmo ma una stretta come la tua potrebbe compromettere seriamente il nostro prrocesso di respirazione...!
"Ok" si disse Steve "ora sono davvero loro! E non mi importa di quello che dicono, mi sono mancati così tanto e ho avuto talmente paura per loro che ora non li lascerò più andare!". Stranamente il ragazzo ebbe l'impressione che i suoi amici avessero sentito tutto, anche se in effetti lo aveva solo pensato.
Quando il militare concesse un pò di tregua ai due, anche Thor si avvicinò per dimostrare loro il suo affetto con una sana e genuina strizzata aliena, tanto che i due uomini ebbero la sensazione che per tutto il giorno avrebbero assistito a queste dolorose dimostrazioni di affetto.
-Ragazzi, benvenuti e buon Natale, è bello avervi qui...loro sono mio padre Angus e mia sorella Bri...
-Bri, con la B, per favore...tanto piacere!
-Auguri, io sono Tony, Uomo dell'Anno, come vedi e lui è il nostro scienziato pazzo...
-Wow, grazie Tony! Piacere, io sono Robert... - ammise sommessamente l'uomo.
Per lui non era mai stato facile presentarsi ad una donna, che questa fosse un'anziana vicina di casa, una collaboratrice non esageratamente bella oppure la sorella di una sua amica, c'era sempre una timidezza di fondo che non gli permetteeva di essere disinvolto nella situazione.
Fortunatamente se Galays e Brianna avevano un unico comune denominatore era proprio quello di essere abbastanza estroverse, così la giovane gli fece un largo sorriso come a rassicuralo che i denti c'erano...ma non aveva intenzione di morderlo!
DRIN!
Lis, essendo stata appena nominata vice-padrona di casa andò ad aprire la porta, lasciando il vero padrone di casa chiaccherare amabilmente con i suoi amici.
-Clint, Natasha, tanti auguri! Prego, entrate...!
-Ciao bella auguroni! - la russa entrò per prima schioccando un grande bacio sulla guancia a Lis.
-Ciao Rossa! Buon Natale...ma cosa sta...RAAAGAAAZZIIIII!!!! - Clint non fece in tempo ad entrare che vide i suoi amici con la coda dell occhio e vi si lanciò sopra...letteralmente.
-Robeeert, Tonyyy, mi siete mancati!!!!! - ululò stritolandoli.
Natasha e tutti gli altri presenti non poterono non ridere allo slancio emotivo del ragazzo, che ora continuava ad abbracciare i suoi amici come se non li vedesse da secoli.
-Ma è pazzesco...credo che quando nascerà il bambino piangerà più lui di me...! - Natasha tacque immediatamente, capendo di essersi tradita e sperando che nessuno avesse sentito.
Per sua sfortuna Clint non fece tanto rumore da coprire la sua voce, e tutti nella stanza si girarono di scatto verso di lei.
-Nat, avevamo deciso di aspettare a dirglielo...! - protestò il compagno.
-Hai ragione, scusa, mi è scappato...ahah!
-Ba...bambino?! A-abbiamo sentito bene?? - Steve era a dir poco sorpreso, e non solo lui!
L'uomo inacchiappabile del non-voglio-relazioni-stabili-per-me-è-meglio-aspettare si era deciso a metter su famiglia? Proprio lui che a stento riusciva a badare a se stesso ora avrebbe dovuto badare a qualcun'altro? Anche se sinceramente era più preoccupato per Natasha, lei si che era capace di badare a se stessa, ma temeva che il bimbo non sarebbe stata l'unica persona di cui doversi preoccupare...!
-Ehm...temo di sì... - la giovane arrossì, non era sicura che gli amici l'avrebbero presa nel modo giusto dato che era qualche secondo che la guardavano tutti in silenzio, e a lei sembrarono secoli.
-Naaaat! E' una cosa bellissima!!!! E non volevate dircelo? - Lis abbracciò la donna, e con lei anche Jane.
-Congratulazioni, cara, è una notizia bellissima!!
-Oh sì, congratulazioni Natasha! Sono travolto dalla gioia nel sapere che nei prossimi nove mesi porterai nel tuo grembo una creatura che ti porterà ad ingrassare e ingrassare...!
-THOR! - gli urlarono in coro le due ragazze.
-Ma io sono davvero travolto dalla gioia...sono sincero!!!
-Oh, è per questo che Clint è così felice e saltellante oggi?? Oppure...no, non è vero, Clint è sempre felice e saltellante! - fece notare Tony.
-Nat è una notizia bellissima!! - Steve andò dall'amica per abbracciarla con affetto, tanto che Clint non gradì particolarmente e chiamò l'attenzione su di sè.
-Ok ragazzi, il bimbo se lo scarrozzerà lei, ma non è che io non abbia contribuito...!
-Ma smettila che tu ti sei preso solo la parte migliore! Dì la verità che non hai fatto fatica per niente!! - lo canzonò Tony.
-Nat, è una notizia bellissima...avete già deciso come si chiamerà?
-Grazie Rob...bè in realtà no, sai lo sappiamo con certezza solo da un paio di giorni, e ancora siamo agli inizi, non è chiaro se sia maschio o femmina...
-Piacere, io sono Bri...complimenti è una notizia bellissima!
-Oh, grazie mille! Natasha, piacere...
Mentre i due nuovi arrivati facevano le presentazioni Lis ne approfittò per andare a sedersi vicino al padre.
-Hai visto papà, che bella notizia!
-Già, proprio una bella notizia, è bello sapere che presto ci sarà un bebè!
-Papà! Devo dirti una cosa!
Angus O'Connor si girò di scatto verso la figlia, con apprensione e terrore dipinti in volto.
-Bambina mia...non dirmi che...anche tu...!!!
-La ragazza rimase sorpresa della reazione del padre, ma cosa aveva capito?!
-Papà, io...non-voglio-più-lavorare-al-locale!
La frase di Lis, detta con voce piena di disagio, attirò l'attenzione di Steve che, qualche metro più in là, cominciò ad origliare il discorso.
Calarono alcuni secondi di silenzio tra padre e figlia, nel quali Lis cominciò ad immaginare le possibili scenate greche che sarebbero seguite a quella rivelazione, e nei quali suo padre riprese a respirare.
-Grazie al cielo, a-avevo capito che...si insomma che tu...ma sei ancora troppo piccola, sono sicuro che tu non fai certe cose...bè, in ogni caso non ha importanza!
Stranamente a Steve, che stava bevendo, andò quasi tutta l'acqua di traverso.
-Bimba, ma...come mai questo desiderio...ho sempre pensato che ti piacesse stare con me e Bri...
-Papi non mi fraintendere, io ADORO stare con te e Bri, ma...vedi, in realtà vorrei fare altro nella vita, qualcosa che sia solo mio, che mi faccia sentire realizzata, che possa esprimere me stessa...i-io vorrei scrivere...ti prego non rimanerci male...!
Il rosso era visibilmente dispiaciuto, ma non poteva non accogliere un desiderio così sincero della figlia, se era quello che lei voleva veramente allora sarebbe stato d'accordo.
Dopotutto, amare significa anche questo: lasciare liberi.
-Lis, tesoro...tu sai che tu e Bri per me siete tutto, io ho solo voi a questo mondo...per questo ho bisogno che voi due siate felici!
Galays non credette alle sue orecchie...davvero? Aveva sentito davvero quelle parole uscire dalla bocca del padre??
-Oh papi, tu non sai quanto ti voglio bene!!!! - Lis abbracciò il padre, che commosso, diventò rosso quasi come i suoi capelli.

-Un attimo di attenzione, per favore!
Alla fine del pranzo improvvisamente Steve si alzò dalla sedia.
-Vorrei fare un brindisi, anche se sembra una cosa un pò formale, non mi importa. Credo che sia giusto dare valore alle cose che contano davvero nella vita, saperle apprezzare per quello che sono, anche se a volte ci fanno preoccupare o non ci piacciono. Vorrei qundi fare un brindisi all'amicizia, quella vera, quella che si crea senza forzature, in modo spontaneo. La stessa amicizia che ti fa considerare i tuoi amici la tua famiglia...quindi, bè...lo so, non è corretto. In realtà questo è un brindisi alla famiglia. La famiglia che ti sostiene sempre nei momenti difficili, quella che ti difende a spada tratta quando sei in difficoltà. La famiglia che capisce le tue esigenze e che altro non vuole se non vederti felice. Quella che può essere la tua famiglia di origine, oppure una nuova, che si forma grazie all'amore tra due persone. La famiglia che qualsiasi cosa accada, per te ci sarà sempre. Grazie amici miei, buon Natale!
I presenti, commossi, lo imitarono e alzarono i bicchieri in aria.
-Alla famiglia!
Convinti che è esattamente questo che conta nella vita: le persone che ami.

FINE.


Finita! Questa è la mia prima fanfic (la prima che pubblico) quindi se dovete commentare per favore siate clementi :)
In quest'ultimo capitolo ma in tutta la stria in generale ho cercato di trattare il tema dell'amicizia in modo abbastanza divertente ma anche profondo, spero non sia risultato noioso o scontato.
Per quanto riguarda la battaglia credetemi, è stato difficilissimo per me scrivere scene di azione non avendolo mai fatto.
Mi auguro che la fanfic vi sia piaciuta, grazie per la lettura :) a presto...

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