Maharajakumar

di Melanto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Questa storia è stata riveduta e corretta in data: 4/11/2010

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Maharajakumar

- Capitolo 1 -

Il palazzo aveva alte colonne in arenaria rosa venata di rossi diaspri tessenti finissime trame, ricchi drappeggi oscillanti alle pareti, ampie balconate e corridoi luminosi, giardini traboccanti di flora, fauna e fontane zampillanti.
Una gabbia dorata e perfetta.
Passi decisi, seguiti da altri più incerti, quasi annoiati ma ubbidienti, risuonavano lungo uno dei colonnati esterni, dai quali era possibile vedere i cortili sottostanti e la Città in lontananza che si snodava, rumorosa ed irraggiungibile, oltre le mura di cinta.
Il Maharaja camminava con le mani incrociate dietro la schiena e la postura elegante, istruendo il kumar[1] su quale potesse essere il comportamento più adeguato da tenere in presenza degli alti funzionari degli Stati vicini. Con ben poco interesse del suo interlocutore.
“Allora, Yuzo, ricordati bene: quando tuo fratello maggiore mi sostituirà, tu sarai al suo fianco come suo Gran Consigliere. Devi quindi capire come sia fondamentale mantenere un buon rapporto con gli altri Stati, per il bene del proprio. Questo, ovviamente, senza mostrare debolezza. Bisogna far capire che, se ci avranno come amici, non avranno nulla da temere da noi, ma, in caso contrario, non ci tireremo indietro.”
“Sì, padre...” e sospirò affranto, cercando di tenere il suo passo dall’ampia falcata. Distrattamente lasciò che lo sguardo si muovesse a catturare scorci del panorama visibile dall’alto, dove qualcosa attirò la sua attenzione.
I cadetti della guardia si stavano allenando nel cortile sottostante, esibendosi in brevi duelli corpo-a-corpo. Senza accorgersene, il Principe rallentò la sua andatura per poterli osservare. C’erano due ragazzi nel centro, che si stavano affrontando: uno con i capelli lunghi, legati in coda, e l’altro che era grosso almeno due volte il primo.
- Che ingiustizia! - si ritrovò a pensare - Non è affatto uno scontro ad armi pari! -. Nella sua mente era chiaro che avrebbe vinto il gigante, e senza il minimo sforzo. Eppure venne smentito e questo lo fece fermare definitivamente ed appoggiare le mani al muretto, osservando, con la bocca semiaperta e l’espressione totalmente ammirata, come il ragazzo più minuto mettesse l’altro fuori combattimento con rapidi colpi di lancia. Rimase come catturato dai suoi movimenti eleganti e veloci, di una precisione millimetrica, mentre lui... non sapeva nemmeno come si tenesse in mano una lancia!
“Che... bravo...” mormorò senza accorgersene, osservando come uno degli ufficiali superiori si complimentasse con il cadetto, battendogli una pacca sulla spalla.
“Ben fatto, Mamoru!”
Mamoru.
Memorizzò immediatamente il nome di quell’abile, quanto giovane guerriero e concluse – ad occhio e croce – che avrebbero dovuto avere la stessa età.
“Yuzo, ma mi stai ascoltando?!” la voce di suo padre lo fece sobbalzare e volgersi di scatto, biascicando un “...sssssì!”, mentre l’uomo scoteva il capo, ritornando sui suoi passi per raggiungerlo. “Benedetto ragazzo, ma come devo fare con te? Solitamente è sempre Makoto ad occuparsi della tua istruzione e spero vivamente che tu non sia così distratto anche con lui. Si può sapere cosa hai visto di più importante?”. Il Maharaja si affacciò, scrutando il cortile, dove due nuovi cadetti stavano provvedendo a sfidarsi. Inarcò un sopracciglio. “Ci sono solo i soldati in addestramento, niente che ti debba interessare.”
“Ma... veramente padre...” tentò di rispondere, ma l’altro lo interruppe, circondandogli le spalle con un braccio.
“Niente ‘ma’, figliolo. Le pratiche di combattimento spettano a tuo fratello, in questo momento il tuo unico pensiero deve essere la politica, la scienza, l’economia. La guerra lasciala alle guardie, è compito loro difenderti.”. E se lo trascinò via, continuando ad elencargli tutto ciò che doveva e, soprattutto, non doveva fare.
Il Principe lanciò un’ultima occhiata al cortile, piuttosto sconsolato, individuando la figura del cadetto che si passava un panno per asciugare il sudore imperlante la fronte in quella calda giornata estiva, e fu in quel momento che il giovane incrociò lo sguardo del Principe, accorgendosi di essere osservato.
Un brevissimo attimo che lasciò lo stupore nell’uno, scopertosi fonte dell’attenzione altrui, e vergogna nell’altro, perché non era affatto una cosa carina spiare le persone.
Yuzo arrossì di colpo, volgendo lo sguardo al pavimento che pestava, mentre suo padre continuava a sproloquiare sui suoi doveri e i suoi obblighi.

*

Avrebbe volentieri tirato il collo a colui che aveva detto che: ‘essere i figli minori, comporta minori responsabilità’! Era una gran balla e lui ne era l’esempio lampante.
Yuzo si gettò sul letto della sua stanza, rimanendo a fissare il soffitto con le mani sotto la testa.
Suo fratello Kerasu passava tutto il giorno tra: stalle, armerie, campi di addestramento e quanto di pratico vi potesse essere nell’educazione di un Maharaja. Lui, invece, era costretto a stare tappato mattina, pomeriggio e sera in Biblioteca. Sommerso dai libri, a sentire le ‘perle di saggezza’ del Gran Consigliere. Non che gli dispiacesse leggere o avere una cultura, anzi, solo che... poteva fare solo quello! Tutto il resto ‘non doveva interessargli’, ed erano le parole che suo padre gli ripeteva più di sovente ogni volta che lui sembrava mostrare interesse per qualcosa che non fosse la politica.
Poi ripensò al cadetto nel cortile.
Era bravissimo, accidenti!
Chissà se era più forte di suo fratello...
Kerasu aveva cinque anni in più, questo era vero, però quel ragazzo era abile come pochi ne aveva visti. Aveva messo al tappeto il suo avversario, che era il doppio di lui, con una rapidità impressionante.
Fantastico!
Doveva essere una persona decisamente in gamba, e non gli sarebbe affatto dispiaciuto poter scambiare quattro chiacchiere con lui. Chissà... magari avrebbe potuto insegnargli qualcosa nell’Arte del Combattimento... gli aveva visto maneggiare quella lancia con grande destrezza.
Ricordò di come una volta lo avesse chiesto a suo fratello, ma era sbottato a ridere, scompigliandogli i corti capelli scuri in un gesto affettuoso.
“No, fratellino.” aveva risposto “Nostro padre si arrabbierebbe molto se lo facessi, sai come la pensa... magari un giorno, quando prenderò il suo posto, così non avrà più nulla da recriminare.” e si era allontanato, unendosi alle altre guardie che lo consideravano non solo come il loro condottiero, ma anche come un compagno. Ridevano, scherzavano, erano suoi amici.
Lui, di amici, non ne aveva nessuno. Come poteva farsi degli amici se era costretto a restare rinchiuso a studiare, studiare e ancora studiare?
Sospirò pienamente demoralizzato, rigirandosi su di un fianco.
Il gatto birmano, rannicchiato su sé stesso che dormiva beato tra i morbidi tessuti del suo letto, aprì leggermente un occhio, per poi richiuderlo e tornare a ronfare.
“Che dici, Ryo[2]?” domandò il Principe rivolgendosi proprio all’animale sonnacchioso “Se provassi a parlargli, mio padre si arrabbierebbe?”. Il gatto mosse il suo musetto, dal pelo scuro, in direzione di Yuzo, miagolando quasi infastidito per essere stato disturbato durante il suo pisolino pomeridiano.
“In fondo, si tratterebbe solo di qualche parola... ma forse il Maharaja finirebbe col prendersela anche con lui...” e sospirò nuovamente, mentre Ryo finalmente si tirava in piedi, scrollandosi un po’. Stiracchiò le lunghe zampette, sbadigliando, e tornò a sdraiarsi, cambiando posizione e mostrandogli le pelose natiche.
Il Principe arricciò il naso con un sorriso. “Sei davvero antipatico lo sai?!” gli disse, alzandosi “Pensi solo a dormire e mangiare!” e lo stuzzicò con una vigorosa carezza sulla testa, per poi dirigersi alla terrazza della camera. “Gatto pigro!”
In quel momento, qualcuno entrò nella stanza, richiudendo rapidamente la porta alle sue spalle.
“Kerasu?!” esclamò Yuzo, inarcando un sopracciglio.
“Ehilà, fratellino! Perdona l’intrusione poco ortodossa, ma sto scappando da Madama Kara! Nascondimi per un po’!” e fece per avvicinarsi al giovane, non senza aver prima rotto le scatole a Ryo, che poco poteva soffrire il futuro erede dello Stato dei Morisaki. “Ciao palla di pelo!” sbottò, strattonandogli la coda e facendolo sobbalzare ed emettere uno sguaiato miagolio di dolore.
“Ma vuoi lasciarlo in pace?!” intervenne Yuzo, incrociando le braccia al petto, mentre il gatto scappava, rifugiandosi sopra l’armadio dal quale prese a soffiare, tutto arruffato, contro il Principe Ereditario.
Kerasu ridacchiò strafottente. “Il tuo sacco di pulci mi odia!”
“Chissà perché...” rispose con sarcasmo l’altro.
Suo fratello maggiore era alto e dalla robusta muscolatura, merito dei tanti allenamenti con le guardie. Aveva i capelli leggermente più lunghi dei suoi, ma del medesimo colore scuro, e occhi nocciola come i suoi, ma di una tonalità molto più chiara. In definitiva, si vedeva come fossero fratelli e che Kerasu fosse il maggiore, ma di carattere sembravano Sole e Luna. Forse perché il futuro Maharaja era abituato a stare a contatto con le persone e ad interagire con loro, mentre lui parlava per lo più solo con i suoi insegnanti e, quando c’erano importanti personalità al palazzo, poteva parlare solo se interpellato.
“Perché stai scappando da Madama Kara?” domandò Yuzo, mentre il fratello si poggiava con le spalle alla ringhiera incrociando le braccia al petto.
“Oh, non parlarmene! Ho un incontro con una Maharajakumari[3] di non-so-che-Stato! Noia massima! Nostro padre e quella matta stanno cercando di trovarmi una moglie. Per gli Dei, che catastrofe!” ed il Principe rise della sua espressione contrariata; suo fratello gli pungolò un fianco “Ridi, ridi! Che poi toccherà anche a te, un giorno.”
Ma Yuzo scosse il capo solennemente. “Mi spiace deluderti, ma io posso anche farne a meno. Sei tu il fratello maggiore, il compito di mettere al mondo la discendenza spetta a te.”
L’altro sbuffò per nulla contento della cosa. “Accidenti! Doveva pur esserci la fregatura nell’essere il primo figlio!” e lui rise di nuovo per la gioia di suo fratello. “Finalmente ridi un po’. Ultimamente non lo fai spesso...”
Yuzo si strinse nelle spalle. “Non è che abbia molti motivi per ridere...”.
Kerasu gli poggiò una mano sulla testa. “Vedrai che, quando sarò Maharaja, certe stupide regole cambieranno. Te lo prometto.”
“Grazie, Kera...” gli era grato sul serio, perché capiva quanto fosse difficile avere diciotto anni e restare chiuso tra le mura di un palazzo “...ma per allora io sarò vecchio e con i capelli bianchi!”
Il Principe Ereditario ci pensò un po' su, convendo che Yuzo non aveva tutti i torti, ma aggiunse, cercando di sdrammatizzare per strappargli un sorriso. “Accidenti, cerca il lato positivo, no?!”
“Va bene, ci proverò.” poi, notando che Kerasu indossava la divisa delle guardie di palazzo, domandò, tentando di dissimulare il reale interesse per l’argomento “Sai, oggi ho visto i cadetti fare addestramento...”
“Ah, sì? Le nuove reclute non sono male...”
“Sì... non me ne intendo molto, però... ho visto un giovane molto bravo...” e, fingendo di non ricordarne il nome, aggiunse “...Ma... Mamo...”
“Ah! Mamoru Izawa!” esclamò entusiasta “Sì, è davvero bravino per uno della sua età. Avete più o meno la stessa età, deve compierne diciotto.”
“Sì?” allora aveva valutato bene, erano coetanei. “Solo ‘bravino’ dici? Eppure io l’ho visto mettere al tappeto uno moooolto più grosso di lui.” ed insinuò il sospetto con un sorriso ironico “Chissà... magari potrebbe battere anche te!”
Kerasu lo inquadrò con la coda dell’occhio ed un’espressione che sembrava dire: ‘cosa hai detto?!’ che non lasciava mai presagire nulla di buono. Infatti lo agguantò velocemente, bloccandogli la testa sotto il braccio e scompigliandogli i capelli. Sulle labbra una risata di puro divertimento. “Prova a ripeterlo, pulce! Tu pensa a fare ‘due-più-due’ che a menare le mani ci penso io!”
“Va bene, va bene! Scherzavo!” e l’altro lo lasciò subito andare, osservandolo con sguardo da vincitore, mentre lo vedeva sistemarsi i corti capelli.
In quel momento, vennero raggiunti da una stridula voce di donna sull'orlo delle lacrime: “Vostra Altezza!” gridava “Vostra Altezza, per l’amor degli Dei, dove siete? La principessa Sofronia vi sta già aspettando!”
“Oh no, la megera è qui! Devo tagliare la corda!” esclamò Kerasu, balzando sulla ringhiera della balconata, pronto a darsela a gambe un’altra volta.
“Sofronia?!” fece eco Yuzo, scoppiando a ridere.
Giàààà... ma che razza di nome è?” poi afferrò il fratello per le spalle “Ehi, mi raccomando: tu non mi hai visto!”
“Ovviamente."
“Grazie fratellino, a buon rendere, ora e sempre!” ed il Principe Ereditario si lanciò dal balcone, afferrando al volo un ramo dell’albero lì di fronte e scendendo agilmente, fino a toccare terra perfettamente incolume. Lanciò un ultimo, rapido sorriso trionfante a Yuzo e si allontanò fischiettando. 
Un frenetico bussare alla porta fece intendere al Principe Minore che fosse il momento di cominciare la recita.
“Avanti.” sospirò con un sorriso e sull’uscio comparve Madama Kara in lacrime ed un fazzolettino rimestato nella mano, che lo guardava disperata.
“Vostra Altezza…” mormorò tra i singhiozzi “…avete visto il vostro regale fratello?... per favore…”
Per lui, che era veramente troppo buono a detta di Kerasu, l’idea di mentire a qualsivoglia persona era un qualcosa di pessimo, ma per suo fratello… si sarebbe anche fatto ammazzare.
“Mi dispiace, Madama, ma non lo vedo da questa mattina.” disse con un leggero sorriso. La donna sospirò afflitta, tirando su col naso e facendo dietro front.
“Capisco… scusate il disturbo, mio piccolo Principe…” la porta venne lentamente richiusa alle sue spalle, nel lasciare la stanza.
Povera Madama Kara, suo fratello la faceva dannare fin da quando erano bambini.
Con un sorriso, ritornò nei pressi della terrazza, affacciandosi a guardare il panorama di quel caldo primo pomeriggio. Cicale tra gli alberi rumoreggiavano canterine, mentre le voci degli altri abitanti del castello riempivano l’aria arrivando alle sue orecchie e ricordandogli che doveva mettersi a studiare per la lezione del pomeriggio. Sospirò rassegnato e fece per allontanarsi dalla ringhiera, quando delle risate più vicine a lui attirarono la sua attenzione.
Da dietro una delle siepi dei giardini sottostanti, comparve un gruppetto di tre persone. Dei cadetti della guardia, lo si capiva dalle divise, ed i suoi occhi si riempirono di sorpresa nello scorgere proprio Mamoru tra di essi. I capelli legati in una coda, per non soffrire troppo il caldo, e la lancia nella mano. Istintivamente si nascose dietro il muro della balaustra della terrazza, cercando di non farsi sorprendere di nuovo ad osservarlo. Poi si fece coraggio e lasciò emergere lentamente la testa quel tanto che bastava a vedere che i tre avevano deciso di sostare proprio sotto il suo balcone per godersi l’ombra che l’albero, dal quale era sgattaiolato Kerasu, ricreava al suolo. Un piccolo, ardentemente desiderato, punto di ristoro.
I due che lo accompagnavano si sedettero sull'erba rada, la lancia ferma contro il tronco cui avevano poggiato anche le loro schiene; Mamoru, invece, preferì un masso decorativo con inciso lo stemma dello Stato dei Morisaki.
Il gruppo sembrava ben deciso a far chiacchiere proprio lì.
E forse quello non era affatto un male, anzi: gli si stava presentando un’ottima occasione per poter scambiare due parole con quel bravissimo cadetto. Avrebbe potuto fingere di passare di lì per caso… perché no? Solo due parole… di cui suo padre non sarebbe mai venuto a conoscenza o sarebbero stati guai!

*

“Ah! Finalmente un po’ d’ombra!” esclamò Teppei, lasciandosi a sedere sull’erba perfettamente rada e curata. “Per gli Dei, credevo di sciogliermi! Oggi fa un caldo micidiale!” e prese a sventolarsi animatamente con la mano.
“Stai sempre a lamentarti, vero?!” lo rimproverò Hajime, per quanto il suo pensiero non fosse tanto diverso da quello del compagno. Quel giorno, il sole picchiava più forte del solito e non c’era un alito di vento.
“Qui non si sta affatto male.” disse Mamoru, sedendosi su di un masso ornamentale e poggiandosi la lancia contro la spalla. “Ma non facciamoci beccare dal Comandante Gamo o ci toccherà una sessione extra di allenamenti.”
Teppei rabbrividì. “Oh Dei, non parlamene! Oggi ci ha spremuti fino al midollo! Voleva forse ucciderci?”
“Se non facesse così, non saremmo mai in grado di difendere il nostro Stato ed il Sovrano.” disse Hajime con severità “Hai visto quanto è forte il Principe Kerasu? Noi dovremmo diventare forti come o addirittura più di lui, per poterlo proteggere sempre.”
“Hajime ha ragione.” convenne Mamoru “Ma sta di fatto che forse lo potrei battere il Principe.”
Gli altri due ruotarono gli occhi come se conoscessero già quella canzone. “Continua a sognare, Mamoru! Il fatto che oggi tu abbia battuto quel colosso di Jito, non ti autorizza a straparlare!” disse Teppei, ma l’altro fece spallucce assolutamente convinto delle sue affermazioni.
“Ah, a proposito del Principe!” si intromise Hajime, ridacchiando “Ma avete sentito come strepitava Madama?! Lo stava cercando per tutto il palazzo, giardini compresi!”
“Già!” convenne Teppei “Chissà che le ha fatto stavolta! Il Principe è piuttosto irrequieto ed allergico all’etichetta!”
“No, quello è allergico alle mogli! A quanto pare gli avevano organizzato un appuntamento regale.” stavolta risero entrambi, mentre Mamoru scuoteva il capo abbozzando un sorriso. Certo che i suoi compagni erano dei veri pettegoli!
Namasté[4].”
Quel saluto improvviso li fece sobbalzare, essendo stati colti di sorpresa. E quando si accorsero che era il Principe Minore, scattarono immediatamente sull’attenti, le lance rigide e strette in una mano, e l’altra all’altezza del petto in rigoroso saluto.
Le schiene ritte e gli sguardi fermi in punti imprecisati, ma che non dovevano incrociare assolutamente lo sguardo del Maharaja e dei suoi figli: erano solo dei cadetti, non avevano ancora il permesso per farlo.
Yuzo si sentì a disagio, come al solito, davanti a tali rigidi saluti, ma sorrise ugualmente. “Oh, vi prego, restate a riposo.”
I tre cambiarono postura, seguendo gli ordini del loro Principe.
“Vi ho disturbato?” domandò quest’ultimo, cercando di rompere il ghiaccio, ma non ottenne nemmeno mezza risposta. I giovani restarono con lo sguardo immoto come quello di marmoree statue. “Se… se vi ho disturbato posso andare via…” tentò nuovamente, ma nemmeno questa volta le loro bocche si aprirono a generare suono.
Santo Cielo, dove stava sbagliando? Che aveva detto di male? Forse bisognava utilizzare un gergo particolare per parlare con le guardie?! Gergo che, ovviamente, lui non conosceva! Dannazione, tanto studio e poi non riusciva a scambiare due chiacchiere con dei cadetti al suo servizio! Quella situazione era a dir poco ridicola! Sospirò, decidendo che ormai non poteva fare altro che dietro front…
“Ci dispiace, Vostra Altezza.” disse ad un tratto proprio Mamoru, rompendo il silenzio e beccandosi una sonora gomitata da Teppei che lo redarguì.
“Ma sei pazzo? Qua finisce che ci tagliano la testa!”
L’altro gli si rivolse con tono altrettanto aspro. “E tu hai capito che, a quanto pare, non lo sa?!”
“Sapere… cosa?” si arrischiò a chiedere Yuzo, ed i due litiganti riacquisirono nuovamente la rigida postura di prima.
“Che per noi è severamente vietato parlare con il Principe Minore, Vostra Altezza.” spiegò lo stesso Mamoru, facendolo restare con l’espressione tra lo stupito e l’incredulo con la bocca semiaperta.
Vietato… parlare… con lui?!
Ma che razza di pessima trovata era qu-…
D’un tratto gli fu quasi tutto chiaro, tanto da emettere un profondo sospiro. “Ordine di mio padre, vero?” domandò infatti.
“Sì, signore.”
Chissà perché non ne era minimamente stupito. Deluso all’ennesima potenza, quello sì. E poi Kerasu si domandava perché non ridesse più tanto spesso…
“Capisco.” disse solo, facendo un profondo inchino. “Mi dispiace di avervi messo in difficoltà. Ovviamente mio padre non saprà nulla di tutto questo, potete stare tranquilli.” volse loro le spalle, esibendo un sorriso fantasma ed incamminandosi per ripercorrere a ritroso lo stesso tragitto dell'andata. “Buon lavoro, cadetti.”
Appena fu abbastanza lontano da non essere più visibile ai loro occhi, i tre si scambiarono degli sguardi perplessi.
“Ma come faceva a non esserne al corrente?!” domandò Teppei incredulo.
“Certo che il Maharaja è davvero rigido con il Principe Minore.” disse Hajime, attirando l’attenzione di Mamoru.
“In che senso?”
“Beh, hai visto anche tu, no? Praticamente non può parlare con nessuno che non siano suo padre, suo fratello o i suoi insegnanti. Vive segregato nel palazzo per tutto il tempo, non ha nemmeno il permesso di andare in Città.”
“Cosa?!” sbottarono in coro gli altri due e Hajime annuì.
“E’ così vi dico! Non può uscire nemmeno se accompagnato! Può solo studiare e basta, per diventare il futuro Gran Consigliere quando suo fratello prenderà il posto dell’attuale Maharaja.”
“Ma… ma non è possibile!” sbottò Mamoru indignato “Che razza di padre è? Tenere il figlio segregato in casa ad ammuffire sui libri per tutto il giorno! Non poter parlare con nessuno… questo… questo è inconcepibile!”
Ssst!” lo strattonò Teppei “Abbassa la voce, se ti sentissero ti strapperebbero la lingua!” e l’amico sbuffò guardando altrove.
“E’ per questo che lo chiamano il Principe Infelice.” concluse Hajime.
Tsk! E vorrei ben vedere cosa ci sarebbe da essere ‘felici’ in una situazione come questa!” sottolineò Mamoru con asprezza, facendo qualche passo avanti.
Non lo trovava giusto. Per niente.
Quella non era vita: era reclusione! Ingabbiato come un uccellino ornamentale!
Incrociò le braccia la petto, con sguardo severo. A ripensarci, aveva visto una sola volta il Principe Minore da quando aveva superato l’esame per diventare un cadetto della Guardia Reale. Era stato durante la cerimonia di giuramento, in cui venivano presentate, al Maharaja, tutte le nuove reclute. Eppure… non gli era sembrato così infelice, quella volta. Anzi, aveva ascoltato con sguardo ammirato il discorso che il fratello aveva tenuto per l’occasione… però, era anche vero che non aveva detto mezza parola. Né accennato un saluto, né niente. Da allora erano passati circa sei mesi e, tra gli allenamenti ed i vari impegni che l’essere cadetti comportava ogni giorno, Mamoru non si era affatto reso conto di non aver mai più visto il Principe Minore fino a quella mattina. Eppure, per quanto il castello fosse grande, era impossibile non riuscire ad incontrare, almeno una volta, tutti i suoi occupanti.
“Ehi, Mamoru?” Hajime lo richiamò, poggiandogli una mano sulla spalla. “Forse credo sia il caso di riprendere ad allenarci, prima che Gamo si accorga che stiamo poltrendo.”
L’interpellato grugnì un verso affermativo e si mosse senza dire una sola parola.

*

“Grazie padre. Grazie davvero.” mormorò per l’ennesima volta, contemplando il riflesso che la superficie di uno degli stagni, all’interno dei giardini, restituiva. Seduto sul bordo, a gambe incrociate e l’espressione mogia, Yuzo non si era presentato nemmeno alla lezione pomeridiana. Poco gli importava che il Gran Consigliere Kitazume[5] si sarebbe arrabbiato non vedendolo arrivare e non trovandolo da nessuna parte.
“Grazie mille…” disse ancora, afferrando un sasso accanto a lui e lanciandolo nell’acqua la cui superficie si increspò in mille onde, che deformarono anche la sua immagine. “…grazie per tutto questo. Grazie per la mia infelicità. Grazie a te.”
Un fruscio improvviso tra i cespugli lo avvisò dell’arrivo di qualcuno o qualcosa, ma non se ne curò minimamente, continuando a lanciare sassolini nello stagno.
“Accidenti! Per poco Madama Kara non mi incastrava!” sbottò Kerasu, togliendosi una fogliolina rimasta intrappolata tra i capelli, quando si accorse di non essere solo in quel luogo e rimase per un attimo sorpreso nel riconoscere il fratello seduto sulle rive dello specchio d’acqua. “Ehilà, pulce!” lo appellò allegramente, ma non ricevette la minima risposta, tramutando il sorriso in un’espressione piuttosto interrogativa. Lentamente si avvicinò, sedendoglisi accanto. “Ma non dovresti essere a lezione dal Consigliere?” domandò piano, poggiandogli una mano sulla spalla. Venne ignorato una seconda volta. A questo punto, la preoccupazione soppiantò la sorpresa. Yuzo era la persona più educata con cui avesse mai avuto a che fare: se gli ponevano una domanda, lui rispondeva prontamente. Ma ora sembrava essere totalmente assente. “Va tutto bene, fratellino?”
“Di’ un po’…” mormorò quest'ultimo, voltandosi con estrema lentezza e mostrando un’espressione triste “…lo sapevi che le guardie non possono parlarmi?”
Kerasu rimase con la bocca semiaperta, come a proferire un tentativo di risposta, ma si bloccò, emettendo un sospiro.
Yuzo abbozzò un sorriso ironico. “A quanto pare ero l’unico a non saperne niente. Grazie anche a te.” l'ultima frase grondava spregio.
“Mi dispiace, fratello. Io non sono d’accordo con nostro padre, ma finché è lui a dettare ordini io non ho voce in capitolo…”
“Pensa un po’: se tu non hai voce in capitolo, la mia parola vale meno di zero.” disse con pesante ironia, mentre una smorfia di rabbia si dipingeva sul suo viso.
“Devi avere solo un po’ di pazienza, vedrai che-” ma il Principe Minore gli si rivolse nell’ultimo modo che Kerasu si sarebbe mai aspettato.
Basta!” gli gridò contro, sfogando tutta la sua ira. “Ne ho abbastanza di sentirmi ripetere sempre le stesse cose! ‘Vedrai che...’, ‘appena sarò...’ non so più che farmene! Non posso aspettare altri venti anni prima che nostro padre ti lasci la reggenza dello Stato!” e copiose lacrime cominciarono a scendere velocemente dai suoi occhi, sotto lo sguardo mortificato del Principe Ereditario. “Non posso aspettare e lasciare che tutto scorra attorno a me, come se nulla mi riguardasse. Il tempo non torna indietro, fratello, ed ogni attimo che passa... l’avrò perso per sempre...”

*

Era rimasto di pessimo umore per tutta la durata dell’addestramento, senza smettere di pensare al Principe e alla sua infelicità.
Non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere, una situazione del genere, che sembrava contrastare con quelli che erano i motivi che lo avevano spinto ad arruolarsi nella Guardia Reale.
Il suo compito era servire e proteggere il Maharaja e la sua famiglia.
Giusto.
E quindi... doveva proteggere il Principe dal padre? Perché era il Maharaja la fonte di ‘dolore’ del Principe Minore. Ma era anche vero che lui doveva servire e proteggere il Maharaja. E tutto ritornava al punto di partenza, come un dannato circolo vizioso. Sembrava che la cosa dovesse comunque comportare una scelta: obbedire al Maharaja e fingere di non vedere la sofferenza del Principe, e venire meno al giuramento della guardia, oppure aiutare il Principe, ignorando gli ordini del Maharaja, e venire comunque meno al medesimo giuramento?
Lui avrebbe sempre e comunque difeso lo Stato dei Morisaki, fino alla fine, ma sembrava che avrebbe dovuto compiere un’ulteriore piccola scelta, che però lo stava mandando in totale confusione.
Con la punta del piede, Mamoru diede un calcio ad un ciottolo, sbuffando contrariato.
Si stava dirigendo ai dormitori dei cadetti, passando all’interno del fitto boschetto che si stendeva alle spalle del castello, pieno di stagni, alberi e cespugli rigogliosi.

Basta!” 

Si fermò di colpo al suono di quella parola urlata con rabbia. Qualcuno stava litigando e sembrava essere anche piuttosto vicino a lui. Ma chi poteva essere?
Rimase per qualche momento immobile, cercando di capire da che parte provenisse quella voce.

“...non posso aspettare altri venti anni prima che nostro padre ti lasci la reggenza dello Stato...”

- Il Principe? -
Mamoru si mosse rapidamente, seguendo quelle parole dette in un misto di rabbia e disperazione, fermandosi dietro ad un albero.
Seduti sulla sponda di uno dei laghetti, scorse entrambi i Principi, con sua somma sorpresa, ed il Minore stava inveendo contro l’Ereditario.

*

“Yuzo, io... capisco quello che-”
“No!” sbottò il fratello “Tu non capisci, Kerasu! Non puoi capire! Sei sempre stato libero di fare ciò che più preferivi e di parlare con chi volevi... mentre io... nemmeno le guardie hanno il permesso di dirmi anche solo ‘buongiorno’! E tu mi chiedi perché io non sia felice?! Bene... eccolo il perché!” e si portò le ginocchia al petto, circondandole con le braccia. “Io sono solo, Kerasu!” concluse, nascondendo la testa in quelle stesse ginocchia.
Il Principe Ereditario rimase in silenzio. Yuzo aveva ragione, lui non poteva capire e questo lo faceva sentire anche peggio, perché suo fratello stava soffrendo e lui... non era in grado di dargli quel conforto di cui aveva bisogno. Lentamente si alzò in piedi, poggiandogli una mano sulla testa dai corti capelli scuri, in un gesto di affetto.
“Cambierà, fratellino, posso solo prometterti che cambierà...” gli volse le spalle, re-immergendosi nella fitta boscaglia.

*

Mamoru vide il Principe Ereditario andare via senza dire null’altro, mentre il Principe Minore restava raccolto su sé stesso, scosso da i singhiozzi del suo pianto; ne osservò la schiena sussultare...
Proteggere il Maharaja o proteggere il Principe?
...e poteva quasi sentire il rumore delle lacrime che scivolavano lungo il viso.

...“...nemmeno le guardie hanno il permesso di dirmi anche solo ‘buonogiorno’...”...

Sentì lo stomaco contorcersi come fosse stato stretto dalla morsa di un cobra.

... “Io sono solo, Kerasu.”...

E fece la sua scelta.
Le labbra si incurvarono in un’espressione amareggiata e triste al contempo.
- Io giuro, sul mio onore di cadetto della Guardia Reale, che proteggerò il Principe. -

 

Continua...


[1]KUMAR: significa ‘figlio’ in Hindi.

[2]RYO: XD sì, è proprio quel ‘Ryo’: Ryo Ishizaki ovvero Bruce Harper

[3]MAHARAJAKUMARI: significa ‘Figlia (kumari) del Maharaja’.

[4]NAMASTE’: uno dei più diffusi saluti Hindi, che significa ‘mi inchino a te’. Solitamente si effettua unendo le mani, con le dita rivolte verso l’alto, tenendole ad altezza petto, mento o fronte.

[5]KITAZUME: Makoto Kitazume sarebbe l’allenatore del Toho (nell’anime conosciuto come Ray Thompson), quello dai capelli ricci e gli occhialetti.


...E poi Bla bla bla... 

Questa è la storia che ha partecipato (arrivando seconda!*__________*) al Concorso di AU indetto da Lisachan, sul forum di EFP. 
Un ringraziamento ed una valanga di scuse alle giudicesse (Lisachan ed Anachan), perché sono stata una rompipalle terrificante!XD E mi è venuta l'ansia!ç_ç non l'ho mica fatto apposta! ç_______ç Ringrazio tantissimo entrambe per aver apprezzato questa storia, facendola arrivare addirittura seconda: ç_ç commossa. Grazie infinite.
Ed ora, un paio di paroline per la storia in questione.^^
Volevo ringraziare la persona che mi ha aiutato tantissimo nel realizzare questa storia. Ovvero: il Diofà, che mi ha trasmesso l'amore per questo genere di cinema e per alcune meravigliose canzoni *_* Grazie, tesoro, ti amo tantissimo!!!*.* (per chi non lo sapesse, lui è Malese!)
Differentemente da Tenshi, Maharajakumar ha toni molto più leggeri e favolistici. Spero che possiate apprezzare ugualmente. Da parte mia, posso dire che mi è piaciuto moltissimo scriverla!*_* soprattutto nel re-inventare i ruoli dei vari personaggi che compaiono al suo interno!XD Perché ho deciso di inviare questa e non l'altra per il concorso? Mmmm... perché voglio cominciare a disseminare la frizzante aria di Bollywood anche qui!XD Lasciando una scia alla Pollicino (e potete stare tranquilli che le musiche Hindi ritorneranno a farsi sentire nelle mie fanfiction!*_*Y)!

Per tutte le autrici che hanno letto e recensito Tenshi: sappiate che NON mi sono dimenticata di voi... ed a breve avrete il mio particolare ringraziamento! XD NON è una minaccia!XD


Disclaimer: i personaggi di Captain Tsubasa appartengono a Yoichi Takahashi che ne detiene ogni diritto, e non vengono da me utilizzati a scopo di lucro. I personaggi che esulano dal mondo di Ct, sono di mia medesima invenzione, pertanto appartengono a me. 

Last but not the least (XD): ehm... ho fatto tre fanartine di questa fanfiction... é_è se vorrete dar loro un'occhiatina, le potrete trovare su Endless Field nella sezione Fanart. Per ora metto on-line la prima: Kera&Yuzo. In oltre, alternerò la pubblicazione di Maharajakumar con quella di Huzi in modo da avere maggiore tempo per occuparmi dei capitoli di quest'ultima storia!*_* In oltre, vogliate anticipatamente scusare i ritardi che ci saranno in futuro: purtroppo è periodo di esami, portate pazienza!ç_ç

Adesso è veramente (XD) tutto! Thank you! ^_^/

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Maharajakumar

- Capitolo 2 -

“Vostra Altezza, il vostro comportamento è assolutamente inaccettabile!” aveva sbottato il Gran Consigliere Kitazume con le mani ai fianchi, tirando su gli occhiali in un gesto stizzito. “Non potete saltare una lezione per bighellonare all’interno dei giardini del palazzo! Vostro padre era furente e ne aveva perfettamente ragione!”
“Sì, Gran Consigliere, ne sono profondamente dispiaciuto.” aveva risposto Yuzo in tono neutro, mantenendo uno sguardo basso. A dire il vero non gli importava assolutamente nulla che l’uomo lo stesse rimproverando e nemmeno che suo padre fosse arrabbiato.
Dopo essersi sfogato con Kerasu, era tornato indietro per cercarlo e chiedergli scusa del suo comportamento e per essersela presa con lui, ma non era riuscito a trovarlo da nessuna parte. Solo allora aveva incontrato Madama Kara, che lo aveva fermato con espressione preoccupata sul viso.
“Vostra Altezza!” aveva esordito, prendendolo per un braccio “Grazie agli Dei state bene, ma dove siete stato? Il Consigliere vi sta cercando dappertutto e vostro padre è inavvicinabile! Presto! Correte subito nella Biblioteca-” ma si era fermata, notando il rossore dei suoi occhi “Vostra Altezza… state bene?” aveva domandato addolcendo il tono. Lui aveva annuito e sorriso leggermente.
“Sì, Madama… benissimo.” accompagnando le sue parole con un piccolo inchino, allontanandosi in direzione della Biblioteca, dove ora il Consigliere lo stava severamente rimproverando.
“Spero vivamente che non ricapiti mai più una cosa simile, Vostra Altezza.” concluse l’uomo, annuendo con decisione.
“Sì, Gran Consigliere, non succederà più.” fece eco con la stessa mestizia.
“Potete andare, ora. Dovete riposarvi.” lo congedò l'uomo, facendogli un profondo inchino cui lui rispose con fredda cortesia, volgendogli le spalle e lasciando l’enorme stanza.
A passi lenti si incamminò verso il suo alloggio, attraversando i lunghi corridoi illuminati dalle lampade appese. Il buio era già sceso da un po’ e lui non aveva nemmeno cenato. Poco male, non aveva appetito.
Silenziosamente, scivolò oltre la porta della sua camera invasa dall’oscurità e rischiarata solo dalla luce lunare che proveniva dalla terrazza dalle imposte aperte e le tende oscillanti alla piacevole brezza che l’assenza di sole aveva finalmente portato con sé.
Il gatto Ryo alzò il muso in direzione dell’ingresso, vagliando la presenza dell’ospite. No, non era l’erede diretto del Maharaja e tornò a sonnecchiare, comodamente acciambellato.
Yuzo rimase con le spalle alla porta per qualche secondo, ad osservare il lieve ondeggiare delle tende alla bava di vento, emettendo un profondo sospiro. Si diede una leggera spinta, avvicinandosi al letto e buttandovisi sopra a peso morto con il viso rivolto al soffitto e facendo sobbalzare il birmano che scattò in piedi.
“Speravo di trovare Kera…” disse, parlando proprio a quel gatto che era il suo unico interlocutore e confidente. Quest’ultimo gli si avvicinò, miagolando e facendo le fusa, come avesse voluto dimostrargli il suo affetto e fosse riuscito a capire davvero le sue parole. Il Principe si tirò a sedere, prendendolo in braccio e carezzandogli il pelo lungo e morbido. “…oggi sono stato davvero scortese con lui e non se lo meritava. Mi ha sempre dato il suo appoggio e rassicurato sul futuro… questa volta ho proprio esagerato.”. E continuò a far scivolare le dita sul manto chiaro di Ryo che si era raggomitolato sulle sue gambe, godendosi la sua dose di coccole. D'un tratto, però, qualcosa sembrò interrompere la quiete del micio che alzò il musetto scuro di scatto; gesto che attirò l’attenzione del Principe.
“Qualcosa non va, Ryo?” il gatto rizzò il pelo, scendendo con un balzo dalle sue ginocchia ed avvicinandosi alle tende del balcone, prendendo a soffiare minaccioso.
“Ryo? Cosa c’è?” si alzò, avvicinandosi a lui. Solo allora si accorse di un’ombra scura che la luce della Luna disegnava sul pavimento. Mosse rapidamente lo sguardo alla terrazza, sul cui bordo sembrava esserci qualcuno.
“Chi è là?” domandò, leggermente spaventato “Chi c’è?!”
Shhh…” si sentì rispondere e si azzittì di colpo, avanzando ancora, oltrepassando il muro divisorio ricreato dalle tende.
“Fate piano, Vostra Altezza, o le guardie davanti alla vostra porta si accorgeranno di me.”
Gli occhi di Yuzo si allargarono al suono di quella voce. La conosceva. Era sicuro di averla sentita… era sicuro che appartenesse a…
La figura sconosciuta saltò giù dal bordo su cui era rimasta appollaiata, poggiando un ginocchio a terra e tenendo il capo chino, in reverenziale saluto. I capelli lunghi brillavano dell’argento lunare.
“Sono il cadetto Izawa, Vostra Altezza.”
Proprio lui, come aveva pensato; quasi non gli parve vero di averne riconosciuto la voce ancor prima di averne visto il viso. D'istinto, Yuzo arrossì, quasi senza rendersene conto. Rapidamente cercò di riscorsi dalla sensazione di sorpresa nel ritrovarselo lì e si avvicinò a lui, inginocchiandoglisi davanti.
“Cosa fai qui?!” domandò preoccupato “Se ti scoprissero, mio padre-” ma l’altro alzò una mano sfiorandogli appena le labbra, fermando le sue parole.
Ignorando le ansie del Principe, il cadetto rimase a fissare il suo sguardo, contravvenendo ad un’ennesima regola. “Vostra Altezza, sono perfettamente consapevole di quello che sto rischiando in questo momento. Ma io sono un cadetto della guardia ed il mio compito è servire il Maharaja e i kumar.”
Yuzo rimase come ipnotizzato ad osservare il viso del giovane, dallo sguardo severo, illuminato dal riflesso della Luna alta sopra le loro teste, e gli occhi scuri, brillanti del riverbero.
Scosse lentamente il capo. “Io… non capisco…”
“Vostra Altezza, è vero che non avete mai visto la Città?” domandò Mamoru aggrottando le sopracciglia, conferendo al suo viso un’espressione dispiaciuta.
Il Principe sospirò. “Mi è concesso uscire dal palazzo solo durante le occasioni pubbliche. E tutto quello che ho visto della Città è la strada che unisce il Palazzo al Tempio. Niente di più.”
“Allora, Vostra Altezza, indossate l’abito meno appariscente e ricco che avete. Vi ci porto io.”
Yuzo sbatté velocemente le palpebre, rimanendo con la bocca semiaperta e l’espressione tra l’incredulo ed il confuso. “Cosa?!”
“Volete venire con me?” domandò l’altro “Vi mostrerò la Città che non avete mai visto, perché non è giusto che Vostra Altezza debba restare confinato tra queste mura.”
“Tu… tu mi porterai davvero… fuori?” chiese in conferma, quasi non riuscendo a credere alle parole del cadetto, né al fatto stesso che lui davvero si trovasse lì e gli stesse parlando.
Mamoru annuì. “Ovunque Vostra Altezza voglia andare. Per questa notte, sarete una persona libera.”
Il Principe rimase ad osservare i suoi occhi per qualche altro istante, metabolizzando quello che gli aveva appena detto.
Una persona libera.
Lontano dal palazzo, da suo padre che a stento gli permetteva di respirare, dal Consigliere e le sue ciarle... in Città. Solo lui... e Mamoru.
Le sue labbra si distesero in un ampio sorriso, snudando i denti bianchi e perfetti. Gli occhi di nuovo pieni di vitalità.
“Mi cambierò in un attimo!” disse, alzandosi in piedi e frugando rapidamente negli armadi alla ricerca dell’abito più umile che avesse, per poter passare inosservato una volta fuori.
Nel vederlo così improvvisamente rianimato, percependo gioiosa trepidazione nella sua voce, il cadetto Izawa si lasciò sfuggire un sorriso. Quello che stava facendo era una vera pazzia, ma questa stessa stava sortendo l’effetto desiderato e nient’altro ebbe più importanza.
Attese presso la balconata che il Principe si preparasse e lo fece davvero in un attimo, come gli aveva detto.
“Dici che così sono poco appariscente?” gli domandò, comparendo tra le tende e permettendo al cadetto di osservarlo. Mamoru annuì, abbastanza soddisfatto. Per quanto sembrasse comunque un giovane di nobile lignaggio – anche per il suo portamento elegante – , il kurta[1]ed il churidar[2] di un tenue beige e la lunga sciarpa arancio che indossava, potevano andare bene per quella notte.
“Va bene...” disse con un sorriso “...anche se Vostra Altezza sembra sempre un Principe.”. L’altro arrossì a quel complimento, ringraziando l’oscurità notturna che riusciva a celarlo alla vista del cadetto.
“Non prendermi in giro!”
Ma Mamoru scosse il capo, aggiungendo con serietà. “Non mi permetterei mai.”. Incredibilmente, questo lo fece arrossire ancora di più, poi, Yuzo gli vide tendere una mano verso di lui. “Venite, Vostra Altezza, è ora di andare.”
Il Principe osservò la sua mano, con perplessità. “U-usciamo dalla terrazza?!”
“Certo, Vostra Altezza. Dovremmo scalare il muro.”
“I-io non l’ho mai fatto...”
Il cadetto sorrise. “Questa sarà la notte delle vostre ‘prime volte’. E comincerete col saltare giù dal balcone.”
Saltare giù dal balcone! La metteva in termini decisamente facili, visto che lui era allenato! Però... ne era terribilmente galvanizzato e non riusciva a spiegarsi il perché. L’idea stessa di mettere nel sacco suo padre, e fare tutto ciò che lui gli aveva sempre proibito, lo caricava come una molla. Ne era anche terrorizzato, questo era ovvio: se il Maharaja l’avesse scoperto, avrebbe tirato giù l’ira degli Dei! Ma se si fosse tirato indietro, continuando a temere suo padre... avrebbe davvero finito col perdere tutte le cose belle che la vita, a diciotto anni, sapeva offrire.
Il Principe annuì con decisione, caricando di rivalsa il suo sorriso, ed afferrò la mano che Mamoru gli aveva teso. “Portami fuori.”

*

Scendere lungo la balconata si presentò più divertente di quanto avesse mai immaginato.
Beh, suo fratello e anche Mamoru – se fosse stato da solo – ci avrebbero messo davvero un attimo rispetto a lui, ma quando riuscì a toccare terra, senza essersi rotto l’osso del collo, si sentì davvero soddisfatto di sé stesso.
“Complimenti, Vostra Altezza, siete stato molto più bravo del previsto.” mormorò Mamoru, annuendo.
“Dici sul serio?”
“Certo. Ed ora venite: dobbiamo attraversare il giardino e scalare il muro di cinta.” e, prendendolo nuovamente per mano, se lo trascinò dietro, immergendosi nella fitta vegetazione del parco al centro del quale sorgeva il castello.
Furtivi come ladri, strisciarono tra alberi e cespugli, stando ben attenti a non fare il minimo rumore. Ogni tanto, Mamoru fermava la loro corsa, nascondendosi improvvisamente dietro un qualunque riparo che il bosco poteva offrire, premendolo contro quello che poteva essere il tronco di un albero, il muro verde di una siepe, una fontana e facendogli segno di non dire nemmeno una parola; quasi di non respirare.
Poi, la guardia di ronda, che il cadetto aveva avvistato, passava lentamente e superava il loro nascondiglio, permettendo loro di avere nuovamente la via libera e di continuare a scivolare come ombre notturne.
Yuzo lo aveva capito subito che Mamoru era in gamba. E vederlo destreggiarsi con maestria tra i pericoli della loro fuga, non faceva altro che confermare i suoi pensieri. E poi… non gli dispiaceva affatto il modo in cui gli teneva la mano. Gli trasmetteva protezione e complicità in quel venir meno alle regole, che riusciva a scacciare la paura di essere colti sul fatto.
“Eccoci.” la voce del cadetto lo distolse dai suoi pensieri, indicandogli le alte mura che cingevano il palazzo del Maharaja.
“E’… è altissimo…” mormorò intimorito e guardandolo con occhio critico.
“Sì, è più alto…” annuì Mamoru “…ma oltre questo muro c’è uno degli alberi sacri. Non può essere abbattuto, quindi ci fornirà una discesa molto più comoda.”. Il cadetto non perse tempo e cominciò ad inerpicarsi, afferrando i mattoni più sporgenti che offrivano maggiori appigli. “Seguite il mio percorso, Vostra Altezza, l’ho già testato!”
Yuzo annuì, non riuscendo a trattenere una piccola risata. “L’hai già testato? Devo dedurre che sei sgattaiolato spesso fuori, anche quando non dovevi?” ed il cadetto arrossì violentemente, cercando di non perdere l’equilibrio.
“Beh, ecco… veramente…”
Il Principe gli tenne dietro, seguendo tutti i suoi movimenti. “Non preoccuparti, non lo dirò a nessuno…” poi aggiunse, riuscendo a trovare divertente anche l’essere a sei-sette metri di altezza dal suolo “…sperando di arrivare dall’altra parte senza romperci qualcosa!”
Mamoru raggiunse la sommità del muro rapidamente, cominciando la discesa e scivolando sul tronco contorto dell’albero sacro.
Quando il Principe arrivò in cima, invece, rimase per un attimo a cavalcioni del muro, con le gambe ciondolanti del vuoto. La Città, che poteva vedere da lì, era un vivaio di luci e colori. Così bella e vicina come non lo era mai stata per lui. Ma guardò anche dietro di sé. Il castello era, differentemente, buio e silenzioso. Solo le luci esterne illuminavano i contorni sontuosi della costruzione; di certo un’immagine imponente, ma fredda, distaccata. Una trappola per ingenui.
“Vostra Altezza?” si sentì chiamare piano e Mamoru lo osservava fermo tra i rami. “Va tutto bene? Venite, prima che quelli della ronda si accorgano di voi.”
Yuzo annuì, muovendosi lentamente e stando attento a non mettere un piede in fallo. Il cadetto era tornato leggermente indietro, tendendogli la mano per aiutarlo e lui la strinse, lasciandosi cadere sul tronco solido ed afferrandosi, con l’altra libera, ad uno dei rami, per non perdere l’equilibrio. Scendere dall’albero fu molto più semplice ed in un attimo toccarono terra.
Mamoru si guardò rapidamente intorno: nessuna guardia, la via libera così cominciò a correre, attraversando la strada ampia che divideva il castello del Maharaja dalle abitazioni più esterne della Città. Si fermò in un vicolo buio, dal quale era possibile vedere uno scorcio del palazzo. Yuzo si fermò accanto a lui, poggiandosi con la schiena alla parete dell’abitazione, riprendendo fiato.
“Siete fuori, Vostra Altezza.” esordì il cadetto, rivolgendogli un sorriso. “Siete finalmente fuori.”
Il Principe diede un’occhiata a quello spiraglio di castello, con il petto che si alzava ed abbassava velocemente, ed un sorriso che andava distendendo adagio le sue labbra.
Fuori.
Libero.
Per una sola notte, ma libero.
Si volse a guardare Mamoru, entusiasta; gli occhi che brillavano di così tante cose da lasciare il cadetto spiazzato per un attimo. “Ed ora? Dove andiamo?”
“Ovunque Vostra Altezza desideri andare. Io e la Città...” rispose l'interloquito, profondendosi in un profondo inchino. Con la mano indicò l’uscita del vicolo, dal quale era possibile vedere persone in movimento e sentire voci e suoni “...siamo a vostra completa disposizione.”
Lui incrociò le braccia al petto. “Puoi anche non essere così formale. In questo momento, non sono il tuo Principe.”
Mamoru arrossì, spalancando gli occhi. “Co-cosa? No! Non potrei mai... voi... voi siete sempre il mio Principe... non potrei mai mancare di rispetto a Vostra Altezza...”
Ma Yuzo sorrise. “E’ Vostra Altezza che te lo chiede. Chiamami Yuzo: qualcuno potrebbe insospettirsi se ti sentisse usare il mio titolo nobiliare.”.
Il cadetto convenne come il Principe non avesse tutti i torti. Spostò lo sguardo al suolo, piuttosto in difficoltà. “A-avete ragione Vostra Altezza, però...” tossicchiò, cercando di riprendere sicurezza “...va... va bene se, quando siamo soli, continuo a chiamarvi ‘Vostra Altezza’?” si arrischiò a proporre, cercando un compromesso: lui era solo un cadetto, chiamarlo per nome era un onore troppo grande.
Yuzo sorrise del suo imbarazzo, ma acconsentì, non volendo metterlo in ulteriore difficoltà. “Va bene.” disse e l’altro annuì soddisfatto.
“Il mio nome invece è...”
“Mamoru.” lo anticipò il Principe, facendolo restare nuovamente sorpreso.
Stavolta fu Yuzo a trovarsi in difficoltà, muovendo lo sguardo altrove e passandosi una mano dietro la nuca. “E-ecco... stamattina ho... ho visto che ti stavi allenando...”. Subito agitò le mani davanti a sé, imbarazzato. “No! Non ti stavo spiando, giuro! Eri nel cortile... e... mi sono fermato ad osservare... e... sei veramente molto bravo! Ed uno dei comandanti ti... ti ha chiamato per nome... ecco.” Oddei! Adesso era convinto che avrebbe pensato malissimo di lui.
Invece, il cadetto sorrise, facendo un reverenziale inchino. “Grazie, Vostra Altezza. Per me è un onore sapere di aver suscitato il vostro interesse.”
“Davvero?!” fece eco “Quindi... non pensi che io possa essere inopportuno, se ogni tanto... mi fermo per vedere come vi allenate?”
“Assolutamente no! Vostra Altezza, voi siete il Principe! Potete fare quello che più desiderate...” poi si corresse, ripensando a tutti i paletti che gli imponeva il Maharaja “...cioè, non proprio tutto, ma quasi. E poi... è un motivo in più per dare il massimo... sapere che il Maharajakumar mi osserva.”
Stavolta fu il Principe a ringraziarlo per quelle parole, ma costringendo lui ad agitare le mani. “Grazie, grazie mille!"
“No, ma che fate! Vi... vi inchinate davanti a me?! Ma non dovete farlo! Sono io che devo inchinarmi davanti a voi!”
Yuzo rise di gusto. “Ti stai preoccupando dell’etichetta, per caso? In questo momento, puoi anche dimenticarti che esista!” poi fece qualche passo verso l’uscita del vicolo, sistemandosi la lunga sciarpa con un gesto deciso. “Allora? Andiamo?”
Mamoru sorrise, affiancandolo. “Andiamo!” acconsentì, pensando che il Principe fosse una persona davvero speciale.

*

L’ultima volta che Yuzo aveva visto tanta gente tutta insieme, era stato al matrimonio di un suo lontano cugino, Kojiro dello Stato degli Hyuga, l’anno prima.
Per quanto avessero la stessa età, Kojiro era già il Maharaja del suo Stato, poiché il padre era morto prematuramente.
Yuzo nutriva una profonda ammirazione nei suoi confronti. Suo cugino era forte, severo ma giusto; lo stato degli Hyuga era florido, ma temuto e per questo decisamente tranquillo. E poi la sua Maharani[3], Maki, era assolutamente deliziosa, forse perché era una Principessa fuori da tutti gli schemi e convenzioni. Suo padre non è che la approvasse molto, troppo spigliata e diretta per i suoi gusti, mentre lui e Kerasu l’avevano presa in immediata simpatia proprio per il suo frizzante modo di fare.
Al loro matrimonio erano intervenuti praticamente tutti i Maharaja più importanti del continente, con le rispettive famiglie, accorsi anche per ribadire la loro non belligeranza.
Solo una volta, uno Stato aveva provato ad attaccare quello degli Hyuga, lo stato degli Urabe, ma erano stati annientati senza pietà. Da allora, nessuno si era più arrischiato a commettere simili sciocchezze.
Il vociare confuso, strappò Yuzo dai suoi ricordi, ritrovandosi come frastornato in quella girandola di luci e colori, di via vai veloce di gente, di canti e suoni e grida e chiacchiere.
Mamoru gli lanciò un’occhiata sorridente, nel vedere l’espressione estasiata sul suo viso. Gli sembrava quasi un bambino che vedeva il mondo per la prima volta, ed in fondo, la situazione era la stessa: gli occhi grandi spalancati, la bocca semiaperta e la testa che ruotava come quella di una bambola, carpendo ogni più piccolo movimento o immagine.
“Questa è la via principale.” gli disse, attirandosi la sua attenzione, prima di immergersi nella fiumana di persone, cominciando a camminare. “Ci sono i negozi più belli ed importanti.”
Il Principe rimase un attimo immobile, prima di seguirlo, titubante. Per lui, che era sempre stato circondato dalla scorta quando si muoveva in compagnia del padre, ritrovarsi da solo, in mezzo a gente sconosciuta, gli faceva uno strano effetto, ma era come una piacevole vertigine.
Mamoru si volse ad osservarlo, mentre le persone passavano intorno a lui dirette alle proprie destinazioni, senza curarsi di avere il loro Principe ad un passo. Quest’ultimo indugiò ancora un secondo, osservando la punta dei suoi piedi, prima di alzare lo sguardo ad incrociare quello del cadetto che lo stava aspettando. Sorrise e cominciò ad avanzare, immergendosi nella realtà cittadina che lui aveva solo intravisto di lontano. Zig-zagando tra le persone, che tranquillamente ignoravano la sua presenza, raggiunse Mamoru, che lo osservò con leggera preoccupazione. “Va tutto bene?”
“Sì...” disse lentamente, facendo un profondo respiro e catturando tutti gli odori più strani che la Città sapeva offrirgli. “...va tutto bene.” gli rivolse un sorriso di quelli sinceri che suo fratello diceva sempre avesse perduto.
Presero a camminare in quel ricettacolo di vita, con il Principe che si fermava estasiato ad ammirare ogni vetrina. Botteghe di artigiani, fabbri; venditori di spezie, banchi di mercato; c’era talmente così tanto da vedere e scoprire, che non sarebbe mai potuta bastare una sola notte per conoscere tutto. E Mamoru continuava a rispondere a tutte le sue domande e curiosità.
“E questo cos’è? E a che serve? E come funziona? Dici davvero? Non lo avrei mai detto!” per poi tirarselo dietro al banco successivo e ripetere le stesse domande, cui il cadetto non si sarebbe mai stancato di rispondere. Perché lui avrebbe fatto qualsiasi cosa affinché il suo Principe avesse continuato a sorridere come stava facendo in quel momento.
“Avete fame?” gli domandò d’un tratto, attirandosi la sua attenzione.
Ora che glielo faceva ricordare, sì, aveva un certo languore. Non aveva toccato cibo al castello, ed il suo stomaco cominciava a farsi sentire. Però indugiò. “Non ho denaro con me: mio padre dice che io non ne ho bisogno, dato che sono sempre al palazzo…”
Ma Mamoru scosse il capo, assumendo l’espressione di chi la sa lunga. “Non preoccupatevi, non ci serve.”. Yuzo sbatté velocemente le palpebre senza riuscire a capire.
Il cadetto lo prese per un braccio, infilandosi rapidamente in un vicolo e snodandosi per tutta una serie di vie e viuzze più strette e buie, fino a riemergere nei pressi di un’abitazione corredata da un ampio, ma poco curato, giardino. Le erbacce crescevano incolte fino ad una sessantina di centimetri dal suolo.
La casa in sé era fatiscente e semi-diroccata. Oddei, sarebbe anche stata carina se il proprietario se ne fosse preso maggiore cura, come anche il giardino del resto.
“Che facciamo qui? Ci vive qualcuno che conosci?” domandò il Principe, guardando la casa con curiosità.
“Più o meno.” rispose l’altro “Ma non è quello il nostro obiettivo!”. Dopo aver scrutato nell'intorno, prese un paio di tavole in legno, abbandonate lungo la staccionata che delimitava la proprietà, le mise in bilico tra due pezzi di pietra. Lentamente salì sopra l’asse, saggiandone la consistenza.
Perfetto.
Reggeva.
Ed allungò una mano ad afferrare delle bellissime mele rosse, che restavano appese al ramo di un albero piantato all’interno del giardino incolto e che sporgevano oltre la staccionata.
“Ma… ma Mamoru!” sbottò il Principe “Questo non è ‘rubare’?!” domandò sconcertato, mentre il cadetto ridacchiava divertito.
“Ricordate: le vostre prime volte!” gli lanciò un frutto, che lui prese al volo con entrambe le mani.
“Ah! Vi ho pescato!” berciò una voce impastata dall’alcol, facendo capolino da una delle finestre dell’abitazione. “Maledetti furfanti! Izawa?! Sei tu, vero?! Ti taglierò quelle dannate mani, un giorno o l'altro! Perché non mangi quelle che vendo a tua madre?!”
Mamoru saltò giù dalla trave, afferrando il Principe per un braccio. “Ecco che arriva il vecchio Kira[4]! Via, diamocela a gambe o quello ci ammazza!” e cominciò a correre, trascinandosi dietro Yuzo, gridando. “Grazie per le mele, signor Kira!”.
“Grazie un corno! Maledetti mocciosi!” continuò a sbraitare l'uomo, agitando animatamente una bottiglia di liquore semivuota. “Te le farò pagare tutte, Izawa!” ma il ragazzo continuò a ridere e correre, scomparendo alla sua vista.
Appena furono abbastanza lontani, Mamoru si infilò in un vicolo, poggiandosi contro il muro di un’abitazione, ridendo, con il Principe accanto a lui che si teneva il petto, piegato in due, cercando di recuperare il fiato.
“Sei… pazzo!” gli disse Yuzo, osservandolo e poggiandosi contro il muro “Per poco… non ci facevamo ammazzare… per una mela?!”
Il cadetto scosse il capo. “No, non ‘una mela’.” precisò “Ma per la mela più buona della Città!” gli disse, dando una rapida lucidata al frutto dalla lucente buccia rosso cremisi. L’addentò con decisione. “Assaggiatela e ditemi se non ho ragione!”.
Il Principe osservò per un attimo il suo profilo dall’espressione sorridente e sicura di sé, poi osservò la mela che aveva tra le mani. Non aveva mai mangiato un frutto senza che questo gli venisse offerto perfettamente lavato, sbucciato e tagliato. Ma addentarlo così sembrava essere una cosa divertente! Abbozzò un sorriso, seguendo l’esempio di Mamoru e dando una lucidata alla mela. Poi, sempre tenendola con ambo le mani, la morse.
Era dolcissima e succosa.
Così maledettamente buona!
Spalancò gli occhi per la sorpresa, emettendo degli strani mugugni di approvazione estatica che attirarono l’attenzione del cadetto. “Avevo ragione?” domandò il giovane con un sorriso.
Mhhhhhh!” fu la prima risposta che ottenne.
“Lo prendo come un sì.”
Mhhh… è… è… la cosa più buona che io abbia mai mangiato!” affermò il Principe, addentandola nuovamente. “E’… tuffa un’altfra cofa!” poi si giustificò “Scufa! Lo fo che… non fi dofrebbe parlafe fon la boffa piena!” e mandò giù il boccone “Ma è davvero buonissima!”.
Mamoru scoppiò a ridere divertito della sua espressione sinceramente estasiata. “Sembrerebbe quasi che voi non ne abbiate mai mangiata una!”
“Più che altro…” spiegò il Principe “…non ne ho mai mangiata una a morsi. Mai assaporata così, come appena staccata dall'albero.” l’addentò ancora.
Il cadetto aggrottò le sopracciglia scure, osservandolo con dolcezza: maledizione, nemmeno una cosa così semplice gli permettevano di fare? Sì, c’era davvero di che esser tristi… ma lui gli avrebbe fatto ritrovare il sorriso, quella notte, e non sarebbe stato mai più il Principe Infelice.

 

Continua…


[1]KURTA e [2]CHURIDAR: Sono abiti tradizionali indiani. Il kurta è una camicia, con collo alla coreana, che può essere di svariate lunghezze e composta da un tessuto leggero. I churidar sono, invece, i pantaloni stretti che spuntano da sotto il kurta. (Esempio di entrambi: *clicca*. Questo è un esempio di kurta lungo, e quei pantaloni che spuntano sono i churidar)

[3]MAHARANI: ovvero la ‘Moglie (Rani) del Maharaja’.

[4]KIRA: il mitico Kozo Kira, l’allenatore ubriacone di Kojiro Hyuga quando giocava al Meiwa. Conosciuto nell’anime come Jeff Turner.


 

...E poi Bla bla bla...

Con questo capitolo ho messo on-line anche la seconda fanart! ^_^Y : Maharajakumar Fanart

Angolino del 'Grazie, lettori, grazie!' XD:

- Sakura Chan: *_____* tesssssssora mia! Sono contentissima che tu ne sia rimasta così entusiasta, davvero, mi fa tantisssssimo piacere!*_* (e sorry se te l'ho tenuta nascosta!XD *_* zorprezina!)

- Lisachan: Sono davvero molto dispiaciuta che la storia non ti sia piaciuta (XD perdona il pessimo giro di parole!), davvero ç_____ç.
In teoria DOVEVA essere una one-shot!XD Ma la storia ha preso il sopravvento, anzi, mi sono trattenuta!XD Se avessi dato retta a tutti gli spunti che mi venivano in mente, ne sarebbero usciti almeno il doppio di capitoli. Per quanto riguarda gli errori: rileggendola con più calma (perché ho dovuto mandartela di fretta, visto che dovevo partire!XD), mentre attendevo i risultati, ne ho trovati a iosa, ma... O__O dove sono le virgole tra soggetto e verbo?!?!?!?!?O__O potrebbe venirmi un colpo apoplettico per questo! Ne ho manomesse numerose, durante la revisione, ma non ricordo se ne avessi trovate di tali!O______O ed è terrificante che io sia talmente rincoglionita da mettere le virgole ad capocchiam!XD Ma ricontrollerò! *sisì*
Sull'utilizzo dei termini stranieri, solitamente sono della tua stessa linea di pensiero. Anche io li ometto il più possibile quando il contesto non lo richiede. In questo caso, però, ho ritenuto che fossero necessari perché è come se facessero parte della stessa ambientazione. Gli abiti, per esempio, non esiste un termine per descrivere un saree, perché composto da diverse parti; idem per una salwar, uno sherwani e così via. Sarebbe come cercare di spiegare un kimono!XD
In definitiva, davvero, mi spiace che non ti sia piaciuta la storia!ç____ç al prossimo concorso, saprò fare di meglio!^___^Y


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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Maharajakumar

- Capitolo 3 -

“Potrei avanzare una richiesta?” domandò il Principe, dopo che ebbero gustato le mele e stavano per re-immergersi nel caos cittadino.
“Certo, Vostra Altezza. Potete chiedermi tutto quello che volete.”
“Potrei vedere il Fiume?” e l’altro inarcò un sopracciglio con perplessità.
“Ma... il Fiume è la cosa più brutta della Città!” esclamò Mamoru “E quella zona è buia e silenziosa...”
“Va bene lo stesso.” annuì Yuzo con un sorriso, facendolo capitolare ed acconsentire alla sua richiesta. In fondo, per quanto il Fiume non fosse tutto questo granché, una visita al largo corso d’acqua, che tagliava la Città, rientrava perfettamente tra le ‘prime volte’ che aveva promesso al Principe.
Lentamente ritornarono sui propri passi, addentrandosi in zone dalle abitazioni strette ed attaccate le une alle altre, poco o nulla trafficate; rari e spenti negozi, per lo più chiusi. I rumori del centro erano divenuti un sottofondo lontano, mentre un altro rumore, quasi bisbigliato, andava facendosi più insistente accompagnato da un forte odore di acqua salmastra.
Inforcarono un vicolo che li fece riemergere lungo le sponde del Fiume.
Il Principe si avvicinò lentamente al bordo, osservando quelle acque mormoranti rischiarate dal riverbero argenteo della Luna. Sorrise.
Mamoru si portò di fianco a lui, sistemando la sciarpa chiara che aveva legata intorno alla vita. Incastrata in essa, spuntava l’elsa di un pugnale dalla lama ricurva, che risaltava brillante sui colori scuri del kurta nero che stava indossando.
“Mi spiegate perché ci tenevate a vederlo?” domandò, mentre gli occhi del Principe continuavano a seguire l’ondeggiare tranquillo delle acque sottostanti.
“Sai... non l’avevo mai visto da vicino. Ma, dall’alto del castello, ne scorgevo il luminoso riverbero sotto i raggi del Sole e della Luna...” sorrise, arrossendo per la sua stessa ingenuità “Credevo che fosse davvero d’oro e d’argento.”
Il cadetto osservò il suo profilo sereno e disteso, sorridendo della sua naturale semplicità. “Avevate ragione.” annuì attirandosi lo sguardo del Principe “Come potete vedere, ora è d’argento.”
Mamoru era davvero una persona in gamba. Non solo come guerriero, anche caratterialmente. Riusciva a non farlo sentire uno stupido sprovveduto innanzi a tutte le cose che non sapeva e lo riempivano di infantile stupore. Il Gran Consigliere Kitazume, invece, era terribilmente severo e se sbagliava erano guai.
Mamoru era il migliore insegnante che avesse mai avuto o forse era meglio dire... amico? Per quanto si domandasse se potesse permettersi di considerarlo tale. Yuzo ne sarebbe stato più che felice, ma... lui restava il Principe e Mamoru un cadetto e l’etichetta era molto severa per i soldati della guardia. Però... la sua sola compagnia, lo faceva stare bene. Fosse stato per lui, avrebbero potuto restare anche tutta la notte seduti in riva al Fiume a parlare.
Un vociare confuso ed allarmato attirò la loro attenzione, facendo rabbuiare l’espressione di Mamoru.
“Ecco perchè non volevo portarvi qui.” mormorò in tono basso.
Poco lontano, comparvero quattro persone. Tre spinsero in malo modo la quarta, che rovinò al suolo con un tonfo.
“Per favore...” la sentirono supplicare “...lasciatemi andare, vi ho dato tutto quello che avevo... cosa volete ancora?”
“Non provare a fregarci, vecchio!” sbottò un giovane di media altezza, incrociando le braccia al petto. “Sappiamo che hai dell’altro denaro nascosto: dicci dove e potrai tornare a casa vivo!” col capo indicò un altro giovane, decisamente più alto dei suoi compagni e dalle spalle larghissime e possenti, che si faceva schioccare le dita lentamente ed in maniera minacciosa.
“Ma che stanno facendo?!” domandò perplesso il Principe, assumendo un’espressione preoccupata.
“Niente che ci riguardi, Vostra Altezza, andiamo via.”
“Cosa?!” sbottò guardandolo negli occhi “Come sarebbe ‘andiamo via’? E lasciamo quel pover’uomo alla mercé di quei tre? Mamoru, assolutamente no!” ed iniziò a muoversi in direzione del gruppetto, ma l’altro lo trattenne, stringendogli il braccio con forza.
“Vostra Altezza, non fate pazzie.” ringhiò tra i denti “Quelli sono dei tagliagole! Ed io non posso permettere che vi succeda alcunché!”
Yuzo si divincolò dalla stretta con un gesto deciso, guardandolo con altrettanta fermezza. “Ed io non posso permettere che venga fatto del male ai miei sudditi!” fu la sua scelta e riprese a camminare con passo spedito, lasciando il cadetto boccheggiante e senza risposte.
Mamoru incrociò le braccia al petto, sbuffando. “E chi lo faceva così testardo?!” borbottò prima di seguirlo.
“Ehi, voi!” esordì il Principe, appena fu abbastanza vicino ed attirandosi l'occhiata perplessa dei tre. “Fermatevi immediatamente!”
Il ragazzo di media altezza, e con l'orecchino a cerchio, lo osservò attentamente, inarcando un sopracciglio ed abbozzando un sorriso beffardo. “E questo damerino da dove salta fuori?” lo schernì, facendo ridacchiare i suoi compagni.
L’uomo a terra, con i capelli grigi e gli occhiali, guardò il Principe con preoccupazione. “No, ragazzo! Vai via, loro-”
“Chiudi il becco, nonno!” berció il più basso dei tre, con i capelli lisci, lunghi alle spalle e la pelle più scura, dandogli un calcio che lo fece gemere per il dolore.
“Vi ho detto di smetterla!” rimarcò Yuzo “Quello che state facendo è contro le leggi vigenti nello Stato dei Morisaki!”
Il giovane più grosso, con il codino, cominciò a ridere sonoramente, dando una pacca sulla spalla di quello di media statura. “Oddei, Ryoma[1], hai sentito questo?”
“Certo che l’ho sentito, Bunnaku[2].” ed avanzò di un passo, incrociando le braccia al petto. “Di’ un po’, damerino acculturato, non ti hanno mai insegnato che mettere il naso in affari altrui è molto pericoloso?”
Ma il Principe non si mosse, continuando a guardarlo dritto negli occhi. “Ve lo ripeto per la terza volta: lasciate in pace quell’uomo e andatevene.”
Mamoru si portò una mano alla fronte, sospirando: Yuzo era davvero un ingenuo se pensava che bastasse solo un suo comando per farli smettere. I tre non sapevano che lui fosse il Principe Minore, ma se anche l'avessero saputo non avrebbero obbedito ugualmente se non avesse avuto un gruppo di soldati della guardia ad intimorirli.
Infatti, Ryoma disse: “Mi dai ordini? Ma chi diavolo ti credi di essere, damerino?!”
Yuzo avrebbe voluto rispondergli che era il Principe, ma tenne a freno la lingua abbassando lo sguardo. Si poteva essere più ingenui di lui? Credere che loro obbedissero all’istante, come se niente fosse. Ma si disse che doveva trovare una soluzione o... i suoi occhi si fermarono sulla mano, che stringeva in pugno, e gli venne un’idea.
Notando come il Principe fosse in difficoltà, Mamoru fece per intervenire, ma venne battuto sul tempo dalle parole di Yuzo.
“Sono una persona disposta a pagarvi per lasciare in pace quell’uomo.” il cadetto spalancò gli occhi, guardando il suo profilo dall'espressione seria e decisa
Quella frase riuscì a catturare l’attenzione di Ryoma Hino, che smise di sogghignare e inarcò un sopracciglio, scrutando con attenzione il suo viso per capire se stesse dicendo la verità e, dallo sguardo severo che induriva i suoi tratti, sembrava essere proprio così.
“Vediamo, allora.” acconsentì con un sorriso.
Yuzo sfilò lentamente il prezioso anello che portava alla mano destra e che, nella fretta di cambiarsi per seguire Mamoru, aveva dimenticato di togliere prima di lasciare il castello. Il cadetto osservò con la bocca semiaperta i suoi movimenti, troppo sorpreso per dire qualcosa.
“Questo credo che sia sufficiente, no?” disse il Principe, lanciando il gioiello verso Ryoma che lo prese al volo senza distogliere lo sguardo da quello di Yuzo. Poi, lo abbassò, per constatare l’importanza dell’oggetto, e sbottò.
“Sacra Trimurti!”.
L’anello, in oro giallo, era finemente lavorato, dando l’impressione che fosse composto da tanti fili intrecciati le cui trame intrappolavano una miriade di zaffiri provenienti dallo Stato dei Tachibana, i più puri del continente. L’occhio esperto di un ladro non ci avrebbe messo nemmeno mezzo secondo a riconoscere il reale valore di quel gioiello, e Ryoma Hino era un esperto
“Quello dovrebbe valere molto di più della cifra che state pensando.”
Il ladro lo osservò, inarcando un sopracciglio, con la bocca semiaperta. “Ma... chi diavolo sei?”
Mamoru si portò innanzi al Principe, decidendo che fosse il momento di allontanarli definitivamente. “Non conoscete il detto ‘chi si accontenta gode’?” Disse in tono poco velatamente minaccioso
“E tu che-” fece per rispondere Hino quando Ramon Victorino, il più basso, attirò la sua attenzione con espressione preoccupata.
“Ryoma, no!” lo fermò, indicando con la testa il pugnale che il cadetto portava infilato nella sciarpa legata in vita. “Quello è un soldato della Guardia Reale, lasciamo perdere.” ed il giovane con l’orecchino osservò dapprima Mamoru e poi Yuzo, alle sue spalle, domandandosi chi diavolo potesse essere quel giovane che si accompagnava con un soldato del Maharaja. Di certo non il Principe Kerasu, che lui aveva visto spesso bighellonare in città con nugoli di guardie, però gli somigliava... che fosse... e si trovò a sorridere, dando poi una rapida occhiata al vecchio ancora fermo al suolo.
“Ti è andata bene, nonno.” disse, per poi fare un profondo inchino nei riguardi di Yuzo e Mamoru, rivolgendo loro un sorriso beffardo. “E’ stato un piacere far affari con te, mio... regale damerino.” sottolineò le ultime parole con una particolare verve, prima di volgere loro le spalle ed allontanarsi rapidamente seguito dai due compagni.
Il Principe tirò un profondo sospiro, superando il cadetto ed inginocchiandosi accanto all’uomo per accertarsi delle sue condizioni. “State bene?” domandò aiutandolo a mettersi seduto.
L’uomo annuì. “Grazie figliolo, adesso è tutto a posto.” sospirò, scotendo il capo “Quei ladri volevano del denaro che io non avevo… sono solo Mikami, il fornaio.” e strinse la mano del Principe tra le sue. “Che gli Dei ti benedicano per avermi aiutato. Grazie ancora.”
Yuzo gli sorrise. “Namasté.” salutò chinando il capo.
Namasté.” rispose l’uomo, per poi alzarsi e ritornare alle vie cittadine più sicure e trafficate.
Il Principe lo osservò scomparire tra i vicoli, restando in ginocchio, e con un sorriso quieto a distendergli le labbra. Era felice di esser stato davvero utile a qualcuno, per la prima volta, di aver difeso un suo suddito ed anche per aver messo a frutto l’Arte della Trattativa, con la quale il Gran Consigliere gli rompeva le scatole tutto il tempo. Se avesse potuto vederlo, forse sarebbe stato soddisfatto di lui.
La figura eretta di Mamoru lo affiancò torreggiante, con le braccia conserte e la punta del piede picchiettante al suolo.
Yuzo scrutò il suo viso, dall’espressione severa, che lo guardava con un sopracciglio inarcato e le labbra tese.
Lui sorrise, grattandosi il mento. “Ehm… sei arrabbiato?”
L’altro sbuffò. “Arrabbiato?” fece eco, prima di inginocchiarsi davanti a lui e guardarlo dritto negli occhi. “Io sono furente!” con un sospiro rassegnato, si passò una mano nei crini lunghi e scuri. “Vostra Altezza, io… mi sono preoccupato. Temevo potesse succedervi qualcosa… non potete andare allo sbaraglio contro dei banditi. È pericoloso!” ma di fronte al suo calmo sorriso scosse il capo “Deduco che non comprendiate le mie preoccupazioni.”
“Ma io le capisco, Mamoru, ed hai ragione ad essere arrabbiato, mi dispiace.” accordò con dolcezza “Però… allo stesso modo, non potevo abbandonare uno dei miei sudditi. Io dovrò diventare il Gran Consigliere ed il bene dello Stato dovrà essere il mio unico obbiettivo, ma… come posso far del bene al mio popolo, se gli volto le spalle quando ha bisogno di me?”
Il cadetto osservò a lungo il suo sguardo nocciola scuro, per poi capitolare con un sorriso, emettendo un sospiro. “Vostra Altezza ha un gran cuore.” disse, facendolo arrossire. “Ed io sono onorato di avervi come mio Principe.” gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi “Ma non provate mai più a fare simili colpi di testa!”
Il Principe scoppiò a ridere, sistemandosi la sciarpa sulla spalla. “Va bene, va bene. Ma se vuoi saperlo, non avevo nessuna paura.”
“Ah, no?” fece eco Mamoru, con un sorriso, riprendendo a camminare, e l’altro scosse il capo.
“Affatto.” poi lo guardò “Perché tanto non avresti dato loro il tempo di farmi alcunché. Li avresti messi al tappeto in meno di un attimo.”
E stavolta fu il cadetto ad arrossire, perché il Principe era assolutamente convinto di quello che stesse dicendo.

*

Continuarono a camminare seguendo il corso del Fiume, con il mormorio delle acque a far loro compagnia.
“Vorrei sapere perché vi ostinate a voler passeggiare in questa zona.” disse d’un tratto Mamoru, che aveva continuato a tenere sotto stretto controllo ogni vicolo o angolo che sfuggiva all’occhio luminoso della Luna.
“Ed io vorrei sapere perché insisti a voler andare via.” gli rispose il Principe con un sorriso.
“Ma come? Non vi è bastato il pessimo incontro di prima?!” sbottò, inarcando un sopracciglio, ma Yuzo non parve totalmente convinto.
“Solo perché è un luogo più isolato e malfamato? Solo per questo?”
“Beh, dovrebbe essere sufficiente…” Mamoru abbassò lo sguardo prima di prenderlo per un braccio, fermando entrambi. “Ci sono cose che Vostra Altezza non dovrebbe vedere.” si decise a dire, con espressione addolorata “Cose che… vi renderebbero triste, lo so. Ed io non voglio che questo accada…”
Yuzo lo osservò con perplessità: cosa poteva esserci di così tremendo, lungo il corso del Fiume, che avrebbe potuto intristirlo a tal punto?
Esclamazioni di assenso ed approvazione arrivarono alle loro orecchie, con suoni gracchianti e sguaiati, attirando l’attenzione del Principe.
Mamoru si allarmò, volgendo lo sguardo alle sue spalle per un solo attimo e poi ritornando a guardare Yuzo. “Vi prego, Vostra Altezza… vi prego. Andiamo via.”
Il Principe rimase a pensarci. Quello che si era presentato come un attimo di libertà, poteva rivelarsi utile anche per conoscere davvero la realtà cittadina che lui non aveva mai visto, con i suoi pregi ed i suoi difetti, per farlo avvicinare di più alle esigenze del popolo e saper giustamente consigliare il fratello, una volta che questi sarebbe salito al trono. Sapeva che la reticenza di Mamoru era solo per il suo bene, poiché voleva difenderlo, ma aveva vissuto diciotto anni sotto una campana di vetro e non voleva continuare in questo modo, conoscendo solo il ‘bene’ del mondo.
Sospirò, distendendo un gentile sorriso. “E’ la mia Città, ed è giusto che io sia al corrente del bello ed il brutto che ha da offrire.”
Mamoru chinò il capo in un gesto affranto. “Lo sapevo.” disse solo, per poi tornare a guardarlo negli occhi. “Ne siete sicuro?”
Yuzo annuì.
“Allora seguitemi…” ed abbandonò il lungo Fiume, per entrare nel vicolo dal quale provenivano gli schiamazzi, seguito a ruota dal Principe.
Il cadetto si fermò alla fine della stradina, dalla quale si poteva ben vedere una piazzetta, ma che riusciva a tenere abbastanza al sicuro dagli altrui sguardi, presi com’erano dallo ‘spettacolo’ che si stava consumando al centro dello spiazzo.
“Non avanziamo oltre, Vostra Altezza, ci sono i soldati della Guardia di Stato…” indicando un paio di loro in piedi su quello che sembrava essere un ponteggio in legno.
Yuzo lo osservò con curiosità, non riuscendo a capire cosa fosse.
“Ma… a che serve quella costruzione?” domandò senza smettere di osservarla, mentre la gente dabbasso, venuta ad assistere a chissà che cosa, sembrava acclamare chissà chi.

“Il prossimo! Qual è il prossimo?”
“Sotto a chi tocca!”

Continuavano a berciare, senza che lui riuscisse a comprendere.
“E’ un patibolo, Vostra Altezza.” disse Mamoru, attirandosi lo sguardo di Yuzo che era un misto tra paura e sconcerto. “Non temete, nessuna esecuzione… questa volta. Solo punizioni corporali per reati minori.” lo rassicurò, per quanto fosse possibile in quella situazione.
Ed il Principe deglutì a fatica, spostando lo sguardo nuovamente sulla folla urlante, i cui schiamazzi ed incitamenti gli gelarono il sangue nelle vene.
Un soldato si mosse, raggiungendo il centro del patibolo. “Taichi Nakanishi.” lesse a voce alta dal rotolo che reggeva tra le mani “Venti frustate per aver cacciato di frodo e cinquanta monete d’oro per ogni animale ucciso, per un totale di 200 monete d’oro. Essendo che l’accusato non dispone di tale cifra, il saldo in monete sarà convertito in frustate. Cinquanta monete: cinque frustate che, sommate alle venti dell’accusa di bracconaggio, fanno: quaranta frustate.”
Richiuse il rotolo, sentenziando “Questa è la legge del Maharaja.” e ritornò a farsi da parte, mentre la folla acclamava esultante quello che, da colpevole, divenne improvvisamente vittima.
Yuzo lo vide salire, con le mani legate, scortato da due guardie che lo incatenarono ad un palo piantato al centro del patibolo.
“Vostra Altezza, non è necessario che-”
“No.” lo fermò imponendosi una sicurezza che non possedeva “E’ giusto che assista.”
Quando le due guardie ebbero finito, si fece avanti un giovane interamente vestito di nero, con un pagri[3]dello stesso colore, che fece schioccare a vuoto la frusta un paio di volte, tra le grida entusiaste della folla.
“Chi è?” domandò il Principe.
“Si chiama Genzo e fa il mestiere più brutto del mondo: è un boia.” disse Mamoru, tornando ad osservare il profilo di Yuzo con preoccupazione. Per quanto ostentasse coraggio, il cadetto sapeva che quelle frustate, che avrebbero piagato la schiena del bracconiere, avrebbero ferito anche il cuore del Principe perché non aveva mai visto la sofferenza che l’uomo sapeva fare a sé stesso.
Il boia caricò il primo colpo, facendo schioccare la sferza sulla schiena di Nakanishi che emise un grugnito strozzato, cercando di trattenersi. Ma, alla quinta frustata, non gli fu più possibile e le sue grida si dispersero soffocate dall’esultanza del pubblico, che sembrava come godere della sua sofferenza.
Yuzo sussultò ad ogni colpo, incassando ogni immagine attraverso profondi respiri, ma senza distogliere lo sguardo. Fermo, come statua di sale, le mani strette in pugni e la mascella serrata. Le orecchie sentirono e memorizzarono ogni verso, grido, assenso di quel tripudio isterico ed incomprensibile. Così terrificante.

…“Questa è la legge del Maharaja.”…

E giù un colpo di frusta su piaghe sanguinanti e profonde.

…“Questa è la legge del Maharaja.”…

Ed esultanza spietata per quella orribile messa in piazza dell’altrui dolore, camuffandolo come giustizia.

…“Questa è la legge del Maharaja.”…

E la vista cominciò ad annebbiarsi e farsi acquosa. Le immagini ondeggiarono, rotolando dai suoi occhi. Le mani strette, talmente con forza, che le nocche divennero livide e cominciarono a tremare.
“Vostra Altezza?”
La voce di Mamoru era un’eco ovattata e lontana...
“Vostra Altezza?”
...sentì che gli stava toccando il braccio...
“Vostra Altezza?”
...ma non riusciva a muovere altrove lo sguardo, mentre i suoi occhi affogavano tra le lacrime. Lentamente cercò la mano del cadetto, afferrandola saldamente ed il giovane ricambiò la sua stretta.
“Andiamo via, Vostra Altezza…” gli disse piano. Stavolta, il Principe annuì lentamente, lasciandosi guidare per altri luoghi, più sicuri, in cui gli schiamazzi non sarebbero riusciti ad arrivare.
“Come può fare questo…” mormorò Yuzo, appena furono abbastanza lontani ed il cadetto si fermò, osservando il suo sguardo, totalmente spento, con tristezza e rabbia insieme. Quel maledetto del padre era riuscito a ferire ugualmente il kumar, anche fuori del castello. Quando si era accorto che stava piangendo, avrebbe voluto urlare con tutta la voce che aveva in corpo, affinché smettessero immediatamente di fustigare quel bracconiere. Ma si era limitato a chiamarlo piano e ricambiare con forza la stretta attorno alle sue dita.
“Io… io non gli permetterò di associare questo bieco spettacolino al nome di mio fratello!” disse Yuzo, con sguardo furente “Quando Kerasu sarà Maharaja, gli dirò di non sbandierare il dolore in pubblica piazza, mentre la folla urla di… di gioia! Se è giustizia, tale deve essere! Non un diletto per il popolo!” e fece per muoversi, mentre altre lacrime cominciarono a scendere “…io… io non…” ma Mamoru lo trattenne, attirandolo a sé ed abbracciandolo.
“Mi dispiace, Vostra Altezza, non volevo che vedeste tutto questo.” gli mormorò all’orecchio, mentre l’altro rimase spiazzato per un attimo perché, da quando sua madre era morta, più nessuno gli aveva mai dato conforto nei momenti di tristezza, oltre Kerasu. Poi, sentì gli occhi cedere sotto il peso delle lacrime e ricambiò l’abbraccio, sfogando la sua rabbia ed il suo disprezzo.

*

“Vi sentite meglio ora, Vostra Altezza?” domandò Mamoru, seduto su alcuni gradini in pietra. Delicatamente gli carezzò la testa, ricoperta di corti capelli scuri.
Il Principe, seduto accanto al cadetto, gli rivolse un sorriso, annuendo piano. “Un po’.” disse, lasciando che le dita di Mamoru scivolassero tra i suoi crini. “Non pensavo che mio padre permettesse certe cose…” aggiunse, guardando altrove “…sapevo che fossero in vigore le pene corporali, per quanto io non sia molto d’accordo, ma quello che ho visto… è rivoltante.”
Il cadetto sospirò, scompigliandogli i capelli. “Per questo cercavo in tutti i modi di dissuadervi, ma voi avete una testa più dura della pietra sulla quale siamo seduti!”
“Ed è un male?” domandò Yuzo, passandosi il dorso della mano sugli occhi e togliere ciò che rimaneva delle lacrime versate fino a quel momento.
Mamoru ci pensò, inarcando un sopracciglio. “No, solitamente no… tranne quando non mi state a sentire!”
Il Principe rise di gusto alle sue parole, sotto lo sguardo benevolo del cadetto che si sentì più tranquillo nel vedere come la tristezza si fosse allontanata nuovamente dal suo viso.
“Quando mio fratello sarà Maharaja…” disse Yuzo “…gli consiglierò di abolire questa pratica inumana. Le punizioni sono giuste…” continuò, scuotendo il capo “…ma anche il reo ha una sua dignità e noi abbiamo il dovere di rispettarla, per quanto la sua colpa possa essere grave. Non trovi anche tu?”
Mamoru annuì. “Sono sicuro che il Principe Kerasu ascolterà le vostre parole.” poi balzò in piedi con un sorriso, tendendogli la mano. “Ma ora, basta tristezza! Questa deve essere una notte felice, Vostra Altezza, ed io so esattamente dove portarvi per renderla tale!”
Yuzo sorrise, prendendo la sua mano ed alzandosi anche lui.
“Dove stiamo andando?” domandò pieno di curiosità, ma l’altro scosse il capo.
“Sarà una sorpresa!” esclamò, per poi fermarsi di colpo “Sapete ballare?!”
“Ballare?!” fece eco il Principe con perplessità “Sì, abbastanza… avevamo un maestro, io e mio fratello. Ci ha insegnato tutte le danze tradizionali delle grandi feste di corte…” sbuffò, alzando lo sguardo al cielo “…dove passavamo le ore a ballare con noiosissime Maharajakumari!”
Mamoru sorrise, ricominciando a camminare e trascinandoselo dietro.
“Vedrete, Vostra Altezza, adesso vi mostrerò una vera festa popolare. E sono sicuro che vi piacerà!”
Si inoltrarono per altri vicoli di quella Città che sembrava essere un gigantesco labirinto. Poi, il vociare e la musica si fecero più vicini, fino a che non sbucarono in un cortile circondato da abitazioni alte fino a due, tre piani ed addobbate di luci e nastri, lampade coloratissime e fili svolazzanti, appesi ai balconi. Lunghissime tavolate erano state apparecchiate lungo un lato del perimetro trapezoidale di quello spiazzo, e ricoperte di ogni ben degli Dei. Su di una piccola ribalta, suonava quella che si sarebbe potuta definire un'orchestra, ma decisamente arrangiata, che, tuttavia, non era affatto male.
E poi c’era la gente. Tantissima gente, in variopinti abiti, che parlava e rideva e ballava.
Yuzo rimase ad osservarli con la bocca semiaperta e leggermente frastornato da tutta quella allegra confusione. “Ma… che succede?” domandò a voce alta per farsi sentire.
“E’ un matrimonio!” rispose Mamoru con un sorriso “Una coppia di amici si è finalmente sposata… e questi sono tutti gli invitati accorsi per festeggiarli!”
“Accidenti! Sembra di essere ad uno sposalizio regale… solo che c’è più rumore!”
Il cadetto rise. “Perché sanno come divertirsi! Venite, vi presento un po’ di gente!” e, sempre tenendolo per mano, si immerse nella fiumana in festa.

 

Continua…


[1]RYOMA: Ryoma Hino compare nei volumetti del World Youth Hen, e nella parte di anime conosciuta come Tsubasa J. E’ metà uruguayano e metà giapponese, ed è l’eterno rivale di Kojiro Hyuga! Per poter avere sempre la Tigre come avversario, decide di entrare nella nazionale uruguayana, dove gioca anche Ramon Victorino.

[2]BUNNAKU: Bunnaku Shinprusatt compare nei volumetti del World Youth Hen e nella parte di anime conosciuta come Tsubasa J. E’ un giocatore della nazionale thailandase, grande, grosso e piagnone!XD. Pratica la thai-boxe per questo, un pugno suo, ti ammazza!XD.

[3]PAGRI: è uno dei tanti modelli di turbante indiano. Ovviamente ce ne sono diversi a seconda dell'occasione, della classe sociale, della stagione. (Esempio: *clicca*.)


 

...E poi Bla bla bla...

*_* adoro re-inventare i ruoli dei personaggi! Soprattutto quelli meno utilizzati nel fandom!
XD spero abbiate apprezzato il nuovo ruolo di Bunnaku, Ryoma e Ramon! Io già immagino un tipo come Bunnaku: grande e grosso, col lacrimone facile, che fa il tagliagole!XDDDDDDDDDDDDDDDD
Io mi farei rapinare solo per non farlo piangere!!!



Nota di servizio: è in arrivo anche il 9° capitolo di Huzi, un po' di pazienza. E' dalla mia Be(t)ta *_*Y.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Maharajakumar

- Capitolo 4 -

“Ehi, Mamoru!” esclamò un giovane che indossava un kurta bordeaux ed aveva corti capelli neri. “Allora ce l’hai fatta a venire!”
“Makoto!” chiamò il cadetto di rimando, abbracciando l’amico in segno di saluto “Volevi che mi perdessi l’evento del secolo?” e l’altro rise, dandogli una pacca sulla spalla, poi si accorse di Yuzo.
Namasté! Sei anche tu un cadetto della guardia?” domandò con un sorriso.
Attimo di panico e sudore freddo.
Mamoru ed il Principe si scambiarono una rapida occhiata. Distratti com’erano stati dal susseguirsi degli eventi, non avevano nemmeno pensato ad inventare una scusa credibile nel momento in cui avessero incontrato qualcuno.
“No!” negò energicamente il cadetto “No! Lui… lui è… il mio lontanissimo cugino Alan!” e si stampò un sorriso beota sulla faccia.
“Un lontanissimo cugino?!” fece eco l’amico, rivolgendosi a Yuzo “E da dove vieni?”
“Ehm…” lui tergiversò un momento, nonostante in geografia politica fosse un fenomeno “…dallo Stato degli Akai!”
Il giovane fischiò. “Accidenti! Dal Nord!” fece eco, dandogli una sonora pacca sulla spalla. “Benvenuto nel suddissimo Stato dei Morisaki! Io sono Makoto Soda, è un piacere conoscerti!”
“Piacere mio.” sorrise, facendo un leggero inchino, mentre Mamoru avrebbe voluto staccare a morsi le mani dell’amico per essersi permesso una simile confidenza con il Principe Minore. Va beh, era perdonabile essendo che Makoto non aveva la minima idea di chi egli fosse, ma ciò non toglieva come lui avesse provato un fastidio incommensurabile.
“Beh, cugino Alan, non potevi scegliere momento migliore per fare una capatina al Sud. Stai per assistere ad un vero miracolo!” disse Makoto con solennità e Yuzo lo osservò incuriosito.
“In che senso?”
“Sanae e Tsubasa sono una coppia storica. Si conoscono fin da piccoli e, finalmente, quel caprone l’ha chiesta in sposa.” rise il giovane, mentre Mamoru gli pungolava il fianco con un gomito.
“E tu?” domandò con malizia “Quand'è che ti sposerai?”.
L’altro ironizzò, agitando una mano. “Ah, no! Prima Jun e Yayoi! Io sarò il gran finale... appena troverò la persona giusta!”
“Dalle vostre facce, devo dedurre che state spettegolando?” esordì una voce alle spalle di Soda, il cui proprietario indossava un elegantissimo sherwani[1] blu notte, con ricami in argento sulle spalle ed il colletto.
Makoto gli passò un braccio attorno al collo, strattonandolo. “Ed ecco lo sposo!” esordì, mentre l’altro aveva l’espressione un po’ stralunata.
“Ehi! Così mi spettini!” lo ammonì con un sorriso, per poi rivolgersi a Mamoru. “Cadetto Izawa! Attenti!” scherzò, prima di riuscire a divincolarsi dalla stretta di Makoto ed abbracciare l’altro amico.
Namasté, Tsubasa! Allora: pronto per il grande passo?”
Il giovane si grattò un sopracciglio. “Più o meno… quasi quasi cambio idea!”
“Non ti conviene, amico mio.” disse Makoto “Se non vuoi che Sanae banchetti sulla tua carcassa come la Dea Kalì! E sai che ne sarebbe capace!”
Lo sposo rise. “Lo so, lo so… per questo stavo scherzando!”
“Hajime e Teppei si scusano, ma non sono proprio potuti venire. Erano di ronda.” disse Mamoru, mentre Tsubasa annuiva.
“Il dovere prima di tutto.” accordò con un sorriso “Ma vedo che hai portato qualcun altro con te.”
Tirato in causa, Yuzo fece un inchino, mentre il Mamoru lo presentava.
“Lui è mio cugino Alan…”
“Alan del Nord!” specificò Makoto.
Namasté, Alan, e benvenuto.” salutò Tsubasa.
Namasté, e felicitazioni per il tuo matrimonio.”
Lo sposo arrossì. “Grazie… devo ancora abituarmi a sentirmelo dire.”
D’un tratto, Soda incrociò le braccia al petto, inarcando un sopracciglio. “E allora? Quando si aprono le danze?” domandò, indicando una delle scalinate. “Guardate lì che fior fiore di fanciulle in attesa di prendere il volo come bellissime farfalle.” Gli sgargianti colori delle loro salwar[2] le facevano sembrare dei meravigliosi arcobaleni in movimento.
D’un tratto, quasi come ad ascoltare la richiesta di Makoto, la musica cambiò all’improvviso ed una serie di pakhavaj[3] cominciò a scandire un ritmo trascinante.
“Detto fatto!” esclamò il giovane con espressione soddisfatta, mentre gli altri ragazzi prendevano a radunarsi nella piazza e le ragazze si sporgevano alle balconate, sorridendo e battendo le mani.

Ehi ehi!
Ehi ehi!

Qualcuno cominciò a fischiare, chiamando a raccolta più gente possibile..
“Forza ragazzi, buttiamoci nella mischia!” esclamò Makoto, facendo segno allo sposo. “Tsubasa?” ma quello scosse il capo alzando le mani. “Ah no, se no ti spettini! Mamoru?”

Ehi ehi!
Ehi ehi!

“Scordatelo! Sai benissimo che sono sciolto come un palo di legno.”
Soda fece spallucce “Tutte scuse.”
“Mio cugino, invece, non se la cava male!” continuò il cadetto, e quell'affermazione si attirò lo sguardo terrorizzato del Principe, mentre lui esibiva il più candido dei suoi sorrisi.
Makoto alzò le braccia al cielo. “Gli Dei benedicano il cugino del Nord!” e, afferrato Yuzo per un braccio, se lo tirò dietro, lanciando entrambi nella mischia ballerina.
Ai pakhavaj si unirono i suoni acuti dei sitar[4]e dei pullanghuzal[5], che riempirono l’aria con la loro melodia e su quelle note i ragazzi cominciarono ad esibirsi in una coreografica danza corale, sotto gli occhi di quelle variopinte farfalle affacciate alle balconate.
Mamoru sorrise, dirigendosi ad una panca e sedendosi sul bordo dello schienale, senza perdere di vista il suo Principe per un solo istante, mentre Tsubasa gli pungolava il fianco con un gomito.
“Ehi, niente male davvero tuo cugino.” disse, notando come seguisse il ritmo.
“Già…”
“Dovresti farti dare qualche lezione.” e Mamoru arricciò il naso con stizza.

Ehi ehi!
Ehi ehi!
Oh, balle balle!
Oh, balle balle!
Je soniya de rang dekh lo
bina dor di udh di patang dekh lo

Ehi ehi!
Ehi ehi!
Oh, hurrah hurrah!
Oh, hurrah hurrah!
Guardate i colori di queste graziose fanciulle,
sono libere come volanti aquiloni senza fili.

I ragazzi, capeggiati dal migliore amico di Tsubasa, Taro, cominciarono ad intonare il loro canto, sviolinando parole romantiche alle belle affacciate, che si scambiavano sguardi tra loro per valutare le avances dei loro corteggiatori, ridendo, osservandoli con divertita sufficienza, arrossendo.

Aj munde hue enhan de malang dekh lo
bina dor di udh di patang dekh lo

Questi ragazzi sono divenuti schiavi per loro,
che sono libere come volanti aquiloni senza fili

Le farfalle presero il volo, scendendo velocemente le scalinate che conducevano al cortile, ma i ragazzi bloccarono loro ogni tentativo di passaggio.

Ay kudiyan kudiyan, ay tikhiyan churiyan
Ay kudiyan kudiyan, ay tikhiyan churiyan
kudiyan jawan hath na aawan
Ohhh!
Ena pundiyan de maare hue tang dekh lo
Oh balle balle!
Je soniya de rang dekh lo
bina dor di udh di patang dekh lo

Queste ragazze, affilati coltelli!
Queste ragazze, affilati coltelli!
Si muovono troppo velocemente per noi, per essere prese.
Ohhh!
Stiamo attenti, la loro bellezza può pungere come un’ape.
Oh hurrah hurrah!
Guardate i colori di queste graziose fanciulle,
sono libere come volanti aquiloni senza fili.

Ma anche le ragazze avevano qualcosina da dire e di certo non si sarebbero tirate indietro.
‘Affilati coltelli’ dicevano i corteggiatori e non a torto.
Azumi decise che era giunto il momento affinché la parola passasse a loro. Alzò la mano con aria di sfida, facendo cessare di colpo la musica, mentre i giovani le guardavano con curiosità e stupore.
Il ritmo dei pakhavaj e dei sitar riprese diversamente, mentre le ragazze legavano minacciosamente le loro lunghissime sciarpe in vita, avanzando sensuali, ma decise, recuperando spazio, mentre i ragazzi indietreggiavano quasi intimoriti dal loro incedere sicuro.

Sat Sri Akal, soniyo.
Sunaao sanuun haal soniyo

Sat Sri Akal (è un saluto Sikh), affascinanti ragazzi.
Cosa succede, cari?

Cantarono, nascondendo la poco velata ironia dietro ingenui sbattimenti di ciglia e sinuosi ancheggiamenti, lasciando i corteggiatori come imbambolati; ammaliate prede alla loro mercé.

Oh, zaraa nach ke dikhaoo sade naal soniyo.
Na soch sawal soniyon,
ehdi kyun chaal soniyo

Oh, e così volete ballare? Fateci vedere quello che sapete fare.
Dite la verità,
sapete fare solo chiacchiere.
 
Ma i ragazzi passarono al contrattacco.

Eh naara naara naara, eh tikhiyan tejh catara!
Eh naara naara naara, eh tikhiyan tejh catara!
Bijili di nangiyan taaran, oh taara taara taara!
Je kol ena de aaoge ta pyaar de chakke khaoge
Je kol ena de aaoge ta pyaar de chakke khaoge

Queste ragazze sono affilate come coltelli!
Queste ragazze sono affilate come coltelli!
Sono cavi elettrici scoperti!
Se vieni a contatto con loro, riceverai una scossa d’amore!
Se vieni a contatto con loro, riceverai una scossa d’amore!

Tsubasa rise, dando una manata sulla spalla di Mamoru. “Oddei! Guarda Shingo!” disse, indicando il ragazzo bassino che mimava l’effetto di una scarica elettrica. “Sembra una scimmia scappata dalla giungla!” ed il cadetto annuì, ridendo anch’egli.
Poi, la musica cambiò di nuovo in una melodia più lenta e dolce e, sulla scalinata che portava al cortile, comparve Sanae avvolta da un bellissimo saree[6] bianco, che sfumava in un intenso blu notte, come lo sherwani di Tsubasa, impreziosito da ricami in argento. Il velo a coprirle capo e spalle e venne subito attorniata dalle sue amiche, che la scortarono lungo i gradini.
Lo sposo, dabbasso, era rimasto come inebetito ad osservare la sua delicata bellezza, mentre Mamoru lo sospinse leggermente. “Vai, amico mio. È il tuo momento.”
Tsubasa non se lo fece ripetere due volte, cominciando ad avanzare e portandosi alla base della scalinata, dove venne accerchiato da i suoi amici, e Taro gli mise una mano sulla spalla.

Baage vich aaya karo
baage vich aaya karo
jado chand chup jaave
tusi mukhda dikhaya karo

Vieni nel Giardino con me.
Vieni nel Giardino con me.
Quando la Luna scompare,
la luce della tua bellezza ne prende il posto.

Come Sanae avanzò nello spiazzo, Tsubasa le si avvicinò, prendendole delicatamente le mani e restando a guardare, con un sorriso innamorato, i suoi grandi occhi scuri. Le ragazze fecero cerchio intorno a loro, continuando a danzare.

Tu aagaya to bahaar aayi
haseen ho gaye nazare saare

Come il fluire dei ruscelli, giù dalle colline, le loro acque cristalline luccicano.
Con te arriva la Primavera e tutto è meraviglioso.

In quell’idillio romantico, anche le due suocere fecero la loro parte, sotto gli sguardi divertiti degli invitati e quelli imbarazzati dei mariti e dei figli, che scossero il capo arrossendo.

Mala vich phul Tangeya
mala vich phul Tangeya
umraan lang chali aan
par joban nahin langeya[7]

Con i fiori nei miei capelli
Con i fiori nei miei capelli
Gli anni passeranno,
ma io sarò per sempre giovane.

E poi il ritmo riprese nuovamente incalzante, con gli sposi al centro a tenersi per mano e gli amici che ruotavano intorno a loro, come coloratissime trottole, tenendo strette le belle fanciulle.
Mamoru poggiò il viso in una mano, senza smettere di osservare il Principe. A giudicare dal meraviglioso sorriso che gli distendeva le labbra, era riuscito nel suo intento, ciò gli fece rilasciare un pesante, quanto sollevato, sospiro. Questo era il suo compito, come cadetto della guardia, prendersi cura del Maharaja e dei kumar ed era proprio quello che stava facendo con Yuzo; e vedere come si stesse divertendo, come fosse riuscito a portarlo fuori dalla gabbia in cui l’avevano rinchiuso, per fargli assaporare la libertà di cui aveva disperato bisogno, fece star bene anche lui. In quel momento, il Principe gli sembrava una persona rinata, totalmente differente da quel fantasma che pochissimi erano riusciti a scorgere, mentre vagava tra i colonnati del castello senza la possibilità di parlare con nessuno. Solo. Un’ombra infelice.
Ebbene, non lo sarebbe stato mai più.
La musica scemò lentamente, mentre i giovani facevano un profondo inchino alle loro farfalle ballerine, lasciandole andare, e fu quando vide Yuzo dirigersi verso di lui, sorridente e leggermente accaldato a seguito della sfrenata danza, che si ritrovò a pensare, quasi senza accorgersen: - Certo che, quando sorride, il Principe è davvero… -. Ma fermò immediatamente il resto della frase, spalancando gli occhi ed arrossendo per il suo stesso pensiero decisamente ardito ed inadeguato. Si passò una mano tra i capelli, sbuffando.
Yuzo era Vostra Altezza il Principe Minore.
Punto.
La persona che avrebbe servito per il resto della sua vita e a cui aveva prestato solenne giuramento, non… non poteva permettersi di… di…
“Oddei!” esclamò il Principe, fermandosi innanzi a lui e riprendendo fiato. “Non mi sono mai divertito così tanto in vita mia! E dire che i matrimoni mi erano sempre sembrati terribilmente noiosi!”
“Da-davvero?” cercò di riprendersi il cadetto, camuffando l’imbarazzo.
“Già! Quelli nobiliari sono così… così pomposi, solenni, ma… freddi. Qui, invece, si è circondati dallo spirito della festa. Sono calorosi, coinvolgenti.” poi scosse il capo incredulo “Non pensavo che mi sarei divertito a ballare… io detesto ballare!”
“Mh…”
Yuzo inarcò un sopracciglio, poggiandogli una mano sulla spalla ed osservandolo con espressione preoccupata, mentre il cadetto si irrigidiva per quel semplice contatto, deglutendo a fatica.
“Mamoru, va tutto bene?” domandò il Principe e l’altro si affrettò a rispondere con foga.
“Oh! Sì, sì Vostra… ehm… cugino! È tutto a posto!”
Il Principe fece per dire qualcos’altro, ma venne interrotto dall’arrivo di una voce femminile.
“Mamoru, non sapevamo avessi un cugino nello Stato degli Akai!”
Il cadetto inquadrò due ragazze con la coda dell’occhio, esibendo un sorriso strafottente e rispondendo a quella che aveva appena parlato.
“Non è detto che tu debba sempre sapere tutto, Kumi.”
Lei fece spallucce. “Il solito zotico.” disse, per poi rivolgere un sorriso al Principe “Mentre tuo cugino è decisamente più educato e gentile di te.” lo elogiò facendogli un leggero inchino. “Inoltre…” concluse, lanciando l’ultima occhiata trionfante a Mamoru che le fece ottenere una smorfia di rimando “…sa anche ballare!”
“Beh, ma mio cugino sa fare moltissime altre cose…” intervenne Yuzo in difesa del cadetto, attirandosi il suo sguardo “…è un validissimo combattente! Ed inoltre è un ottimo maestro…”
“Maestro?!” fece eco Kumi.
“Mi ha mostrato molte cose di questa Città, che non conoscevo.” lo disse rivolgendosi al giovane un sorriso pieno di gratitudine, che lo imbarazzò.
“Davvero?! Hai sentito, Yukari? A quanto sembra, anche Mamoru Izawa sa essere gentile… quando vuole!”
“Beh?” fece il cadetto, incrociando le braccia al petto “Ne dubitavi, forse?!” e le ragazze risero della sua espressione offesa.
“E lui è Alan del Nord, cugino di Mamoru.” disse all’improvviso una voce alle spalle del Principe, seguita da una sonora pacca sulla spalla dello stesso, che introdusse l’arrivo di Makoto accompagnato da Jun e la sua promessa sposa.
Sì, decisamente avrebbe staccato le mani di Soda se non la smetteva di allungarle su Yuzo, pensò il cadetto, rabbuiandosi per un breve attimo, prima di tirare un profondo sospiro e fare buon viso a cattivo gioco.
Namasté, Alan.” salutò Jun, introducendo sé stesso e Yayoi.
Namasté, piacere di conoscervi.”
“E così vieni dallo Stato degli Akai.” disse Jun con un sorriso “Spero che tu ti stia trovando bene qui da noi.”
Yuzo annuì con entusiasmo. “Benissimo, mi sembra di essere… a casa!” e Mamoru cercò di trattenere una risata, mentre Makoto domandava.
“Ti fermerai molto?”
Ma il Principe scosse la testa. “Purtroppo sono in partenza. Domani mattina me ne andrò…”
“Di già? Oh, che peccato.”
“Eh sì…” intervenne il cadetto “…mio cugino è una persona molto impegnata.”
“E cosa fai di bello?” sorrise Yayoi.
“Ehm… ecco… studio per… divenire diplomatico alla corte del Maharaja.” oddei! Ecco che si faceva sentire la pessima influenza di suo fratello Kerasu: le sapeva inventare di peste e di corna, pur di far dispetto a Madama Kara.
“Oh, che cosa interessante!” esclamò Kumi, per poi scoccare un’occhiata traversa a Mamoru “Altro che giocare al bravo soldatino.”
Il cadetto non si arrabbiò nemmeno, sospirando con tono di sufficienza. “Sei una donna, non puoi capire.”
“A proposito.” disse Jun “Come procede il tuo servizio presso la Guardia Reale?”
Mamoru esibì un sorriso a trentadue denti, inorgogliendosi. “Benissimo!”
“E com’è il Maharaja?” domandò Makoto, sorseggiando del vinello leggero e dal dolce aroma fruttato.
Il cadetto aggrottò le sopracciglia. “Beh, è una persona molto rigida e severa…” affermò, lanciando una rapida occhiata a Yuzo, che annuì alle sue parole “…ma noi cadetti non abbiamo molte occasioni di interazione diretta con lui, solitamente si rivolge sempre ai soldati effettivi e agli alti comandanti.”
“Mentre il Principe Kerasu sembra una persona così espansiva!” esclamò Yayoi “Lo vedo spesso in città.” e Yukari sospirò trasognante.
Ohhh… il Principe Kerasu! È così bello e forte! E poi è gentile e cortese con tutti!”
“Il Principe Ereditario è fantastico!” esclamò Mamoru, fermamente convinto, trovando l’appoggio degli altri interlocutori e strappando un sorriso al Principe Minore, felice di vedere come il fratello fosse ben voluto dal suo popolo. “Non solo è una persona giusta…” continuò il cadetto “…ma è anche un formidabile guerriero. Però sono sicuro che un giorno riuscirò a batterlo!”
Makoto rise, dandogli una gomitata. “Ora non esagerare!”
Ma secondo Yuzo non stava esagerando affatto: in un futuro, nemmeno troppo lontano, Mamoru avrebbe potuto battere Kera. Di questo lui ne era convinto al cento per cento.
“Ed il Principe Infelice?” domandò Jun ad un tratto, attirandosi la sua attenzione “Lui lo hai mai visto?”
Il cadetto tentennò. “Beh… ecco…” non avrebbe voluto che Yuzo scoprisse l’appellativo con cui era conosciuto tra il popolo.
“Chi?!” intervenne Makoto con espressione interrogativa.
“Come ‘chi’?” fece eco Jun “Parlo del secondo figlio del Maharaja.”
Soda sgranò gli occhi stralunato. “Cioè… mi stai dicendo che abbiamo due Principi?! E da quando?!”
“Oh, Shiva.” sospirò Jun, portandosi una mano alla fronte, tra le risate dei presenti, compreso lo stesso Yuzo.
“Cielo, che ignoranza, Makoto!” lo rimproverò Yukari “Sono diciotto anni che il Maharaja ha due kumar! Come fai a non saperlo? Ci stai facendo fare una pessima figura con il cugino di Mamoru che penserà che al Sud sono tutti degli zoticoni come te!” ed il giovane arrossì leggermente, grattandosi la nuca, mentre Yuzo scuoteva il capo.
“No, non mi permetterei mai, anzi, ora mi avete incuriosito. Parlatemi del vostro Principe.” e così avrebbe anche scoperto cosa il popolo pensasse di lui… o, almeno, quelli che sapevano della sua esistenza.
“Il Principe Yuzo ha la nostra età, ma, in tutto questo tempo, le volte che è stato visto fuori delle mura del castello si possono contare sulle dita di una mano…” spiegò Jun “…sembra che il Maharaja non gli permetta di fare nulla. E si dice che vaghi per i corridoi del palazzo come un’anima in pena e l’espressione triste. Per questo lo chiamano il Principe Infelice.”
“Accidenti!” esclamò Makoto, inarcando un sopracciglio “Ma davvero?! E che razza di vita è la sua?!”
“Già…” convenne l’amico con espressione grave “…più che altro io sono preoccupato: un giorno lui diventerà il Gran Consigliere del Principe Kerasu. Ma mi domando come sarà… buono? Cattivo? Fraudolento? Non sappiamo niente di lui e lui non sa niente di noi e la Città... ”
“Il Principe Minore è una persona speciale.” lo interruppe Mamoru con serietà, attirandosi gli sguardi incuriositi dei suoi interlocutori. “E’ giusto, leale, coraggioso e con un bellissimo sorriso. Ed io sono sicuro che diverrà il miglior Gran Consigliere che questo Stato abbia mai avuto.”
Jun sorrise. “Ecco che emerge lo spirito del buon cadetto che c’è in te, sempre pronto a difendere la famiglia del Maharaja.” scherzò, mentre Soda gli pungolava il fianco con il gomito.
“Mi sembra che tu lo conosca davvero bene, eh!”
Kumi alzò lo sguardo al cielo, sbuffando. “Dei, quanto sei monotematico, Mamoru Izawa! Sempre a parlare di Maharaja e Maharajakumar!” e, prendendo Yuzo per un braccio, si allontanò trascinandoselo dietro. “Io approfitterò del tuo carinissimo cugino per qualche altro ballo! Ciao-ciao!”
“Ehi!” sbottò il cadetto “Lascia in pace mio cugino!”
“Pensa al tuo Principe!” fece eco la giovane, agitando una mano e non degnandolo più di uno sguardo.
- E’ proprio quello che sto facendo! - pensò aspramente, ma lasciò che quello rimanesse, appunto, solo un pensiero ed osservò Yuzo, che gli rivolse uno strano sorriso prima di muovere le labbra e mormorare un ‘grazie’ senza suono. Il cadetto ricambiò quel gesto con un leggero cenno del capo, mentre lo vedeva sparire tra la gente in festa che aveva ripreso allegramente a danzare.

*

La Luna, lentamente, capitolava sul finire della notte.
La Città, ora, era tranquilla e silenziosa. Immersa in un sonno profondo. Solo le fredde acque del Fiume scorrevano placide, con il loro ininterrotto mormorio, accompagnando i lenti passi delle uniche due figure che passeggiavano sulle sue sponde.
I festeggiamenti per il matrimonio di Sanae e Tsubasa erano terminati già da un po’ ed il Principe ed il cadetto percorrevano, piano, la via del ritorno.
Uno accanto all’altro.
“Mi dispiace di non esser riuscito a difendere Vostra Altezza da Kumi.” disse ad un tratto Mamoru, riprendendo il suo tono formale. “Quella ragazza è appiccicosa come il miele!”
Yuzo rise, scuotendo il capo. “Oh, ma non fa nulla, non è stato un problema. A proposito… credo che sia innamorata di te.” concluse, attirandosi lo sguardo incredulo del cadetto.
“Cosa?!”
“Sì, mi ha fatto molte domande sul tuo conto…” ma l’altro scosse il capo, inarcando un sopracciglio.
“Spreca il suo tempo. Ho cose più importanti che pensare alle donne.” disse, stringendosi nelle spalle “E poi le renderei infelici.”
Il Principe aggrottò le sopracciglia con perplessità. “Perché dici così?”
“Perché sono un cadetto della Guardia Reale e tra sei mesi sarò un soldato. E, prima di qualsiasi moglie o qualsiasi figlio, prima di una famiglia… per me vengono il Maharaja ed i Principi. Tutto il resto passa in secondo piano e né mi interessa.”
Yuzo rallentò la sua andatura fino a fermarsi e restare ad osservarlo, mentre Mamoru avanzava di qualche altro passo. Poi sostò anche lui, quando s'accorse d'averlo lasciato indietro e lo guardò con espressione interrogativa.
“Quindi…” cominciò il Principe “…mi stai dicendo che… io vengo prima di tutto, per te?”
Il cadetto arrossì:sì, esattamente, solo che, posto in quel modo, era un po’ imbarazzante. Si passò una mano tra i capelli lunghi, guardando il terreno sotto i suoi jutis[8].
“Sì, Vostra Altezza.” disse, volgendogli le spalle e riprendendo a camminare.
Un largo sorriso distese le labbra di Yuzo a quella risposta, e non seppe spiegarsi lo strano senso di euforia che sembrò impossessarsi del suo petto, accelerandogli i battiti. Rapidamente raggiunse il cadetto, affiancandosi a lui che gli lanciò delle fugaci occhiate prima di domandare, non senza una certa titubanza: “E… e Vostra Altezza è mai stato innamorato?”
Quel quesito si attirò lo sguardo del Principe, che rimase ad osservare i suoi occhi per alcuni secondi, quasi indeciso sulla risposta da dare. Poi sorrise, guardando altrove.
“No.” almeno fino a quel momento.
Una strana smorfia, come un sorriso trattenuto, nascosto, attraversò le labbra del cadetto che continuò: “Nessuna Principessa, quindi, è riuscita a far breccia nel vostro cuore?”
“Assolutamente no.” confermò Yuzo, ridacchiando e scuotendo il capo. “Io e le donne non abbiamo praticamente nulla in comune. Più volte ho avuto modo di parlare con le kumari di svariati Maharaja, ma i risultati sono stati sempre gli stessi. Pessimi.” e fece spallucce, con un sospiro “Non abbiamo interessi affini, nessuno spunto di conversazione. Io studio politica, economia, scienza e tecnica… e loro… il ricamo? L’Arte della Musica? Il pettegolezzo?! Di cosa potrei mai parlare con loro? Solo di argomentini esauribili in un paio di battute. E poi non è necessario che io trovi obbligatoriamente una moglie.” concluse soddisfatto. “E credo che, questo, sia l’unico lato positivo dell’essere il figlio minore.”
Continuarono a camminare superando vicoli e strade che, all’andata, erano stati animati da voci e colori sgargianti. Ora, i banchi del mercato erano chiusi e tutti uguali, sotto i teloni che li coprivano, e la Città aveva assunto un alone quasi malinconico tra lo schiarirsi del cielo che, fino a poche ore prima, era stato di un blu carico e profondo ed ora prendeva sempre più le sfumature di un tenue rosa e dell’azzurro.
Percorsero in silenzio il tragitto che li condusse al vicolo dal quale erano arrivati dopo esser sgattaiolati fuori dal palazzo.
Un paio di ubriachi zig-zagarono lungo la strada sgombra, sorreggendosi l’un con l’altro, fino a scomparire alle loro spalle, ridacchiando e snocciolando frasi senza senso.
Il Principe ed il cadetto inforcarono il vicolo fino ad arrivare a quello che era stato il punto di partenza di quella breve avventura.
Nel veder di lontano l’imponente struttura del castello, che si faceva sempre più vicina e dai contorni opachi e severi, a Yuzo venne meno il respiro, mentre uno strano senso di vertigine gli attanagliava la testa e aggrovigliava le viscere. Si fermarono sul limitare della stradina, mentre Mamoru controllava l’intorno per vedere se vi fossero guardie.
“La via è libera, Vostra Altezza.” mormorò senza ottenere risposta. Si volse, allora, ad osservare il suo profilo, dallo sguardo spento e fisso sulla struttura in arenaria e le cupole a bulbo. “Vostra Altezza, qualcosa non va?” gli domandò preoccupato, toccandogli il braccio. “Siete pallido…” ma era facile dedurre il motivo di tale repentino cambiamento e solo allora, quando lo vide respirare a fondo cercando di costringere l’aria a riempire i suoi polmoni e sbattere le palpebre un paio di volte, celando il fatto che gli occhi gli si fossero fatti lucidi, capì di essere stato lui il vero ingenuo di quella serata; che il suo desiderio, di vederlo felice, era solo l’utopia di una notte, perché il giorno lo avrebbe visto nuovamente rinchiuso nella sua gabbia dorata, tra le cui sbarre avrebbe ripreso a rubare gli spiragli dell’altrui libertà.
Gli aveva regalato solo un sogno fin troppo breve.
“Va tutto bene.” disse Yuzo con calma, rivolgendogli un sorriso in cui si sforzò di apparire sereno, ma che a Mamoru fece male. Un dolore che in vita sua non aveva mai provato, perché non aveva mai sofferto per gli altri, ma ora si era ritrovato a soffrire per lui. E se l’avesse portato via? Lontano da suo padre, da quella vita che solo apparentemente sembrava perfetta, ma celava rinunce e catene che gli stringevano il cuore? Sarebbero potuti fuggire dallo Stato dei Morisaki, lui aveva amici sparsi un po’ dappertutto e… e stava cominciando a dare i numeri. Scappare con il Principe era la più grossa follia che gli fosse mai venuta in mente. Già solo per averlo segretamente portato fuori dal castello stava rischiando la testa; se fossero addirittura fuggiti, lo avrebbero fatto a pezzettini e gettato in pasto ad una tigre.
Purtroppo, per quanto gli riuscisse difficile da mandare giù e gli ribollisse il sangue nelle vene per la rabbia, non c’era nulla che lui potesse davvero fare per il suo Principe. Niente.
“Avrei un’ultima richiesta.” disse Yuzo, strappandolo ai suoi pensieri.
“Tutto quello che Vostra Altezza comanda.” rispose a mezza voce.
“Vediamo l’alba?”
Il cadetto parve esitare, poiché sarebbe potuto risultare pericoloso, ma il Principe sembrò quasi cogliere i suoi timori. “Stai tranquillo, c'è un luogo, all’interno dei giardini del castello, in cui nessuno va mai… Per una volta, sarò io a portare te in un posto che non conosci.”
Mamoru, si rese conto che non avrebbe rifiutato un suo desiderio per nulla al mondo e fece un profondo inchino, cercando di sdrammatizzare. “Molto bene, Vostra Altezza, allora fatemi strada.”
Rapidamente lasciarono il loro nascondiglio, attraversando la strada che li separava dalla cinta muraria. Si arrampicarono sull’albero sacro, ma ridiscendere il muro fu più difficile che scalarlo. Corsero, poi, lungo la rigogliosa vegetazione del giardino, ma questa volta fu il Principe a prendere la mano del cadetto, guidandolo attraverso il labirinto di siepi di cui lui conosceva ogni segreto ed anfratto. Al centro, Mamoru poté già scorgere una piccola torre in pietra.
Come detto da Yuzo, non trovarono nemmeno una guardia in quella zona, e riuscirono ad arrivare alla loro meta indisturbati. Il cancelletto di ingresso alla costruzione era aperto ed il Principe invitò Mamoru a seguirlo, salendo rapidamente lungo la scaletta a chiocciola che portava alla sommità della torre, dalla quale si aveva una visuale dei monti ad Est, dietro cui sorgeva il Sole, e le pianure ad Ovest. Alba e tramonto erano perfettamente visibili da lassù.
Yuzo si sedette sul cotto del pavimento, stringendo le ginocchia al petto, ed osservando il cadetto che si accomodava accanto a lui. “Siamo arrivati in tempo. A breve sorgerà il Sole.” disse con un leggero affanno per la corsa.
Mamoru si guardò intorno con curiosità. “Qui è molto tranquillo. Ci venite spesso?”.
“Tutte le volte che non voglio essere trovato.” affermò, poggiando il mento sulle ginocchia e puntando gli occhi sulle vette, il cui contorno cominciò a brillare di una intensa luce dorata. “Quando ho voglia di scappare vengo qui, a fingere che la mia vita sia diversa.” abbozzò un sorriso “Le rare volte che le lezioni pomeridiane terminano prima, corro su questa torre per godermi il tramonto. È bellissimo. Sapevo che doveva esserlo anche l’alba, ma non avevo mai avuto il coraggio di sgattaiolare fuori dal castello per venire a vederla…” poi si girò ad osservare gli occhi scuri del cadetto “…però, questa è la notte delle mie ‘prime volte’, no? E volevo concluderla nel miglior modo possibile.”
Mamoru rispose al suo sorriso, appoggiandosi con la schiena contro la roccia della costruzione ed incrociando le braccia al petto.
Lentamente, il Sole fece capolino tra le montagne distanti, come una tonda moneta d’oro, ad illuminare l’intero paesaggio. Distese i suoi raggi benevoli sulla verde giungla rigogliosa; sulla Città e le sue case; sul Fiume, che aveva già perso il riverbero argenteo della Luna; sui cittadini addormentati, che continuavano a vivere ignari del piccolo segreto che la notte si sarebbe portata via con sé; sul castello dalle cupole dorate, che brillarono abbaglianti; sui suoi abitanti: guardie già sveglie e di ronda; la servitù che, lenta, si preparava ad affrontare una nuova giornata; il Maharaja che dormiva sempre relativamente poco, troppo preso tra le preoccupazioni che la giusta gestione di uno Stato comportava; il Gran Consigliere con il safa[9] e gli occhiali compostamente riposti sul comodino; Madama Kara, che sognava i giorni felici in cui era ancora in grado di sculacciare il pestifero Principe Ereditario, e Kerasu, che sognava come far imbestialire l’anziana governante; il gatto Ryo, che ronfava acciambellato tra le morbide coperte.
Su Yuzo e Mamoru, Principe e cadetto, sui loro doveri ed i loro sentimenti.
“Quando ti incontrerò di nuovo…” disse il Maharajakumar, continuando ad osservare il sorgere del Sole “…non potrai più parlarmi, vero?”
Il giovane della guardia trasse un profondo sospiro. “E’ così, Vostra Altezza.”
“Capisco.” annuì lentamente “Allora te lo dirò adesso, altrimenti non avrò più l’opportunità per farlo.”. Yuzo gli rivolse una seria espressione che Mamoru non gli aveva mai visto fino a quel momento. “Per tutto quello che hai fatto per me, per avermi mostrato ciò che io avevo solamente carpito in lontananza, per essermi stato amico e cadetto fedele…” e dagli occhi nocciola, resi brillanti dal Sole, scivolò una ed una sola lacrima silenziosa, mentre la voce rimase limpida “…per avermi fatto vivere, questa notte… grazie. Io non lo dimenticherò.”
Era per questo che Mamoru, tra il Maharaja ed il Principe, aveva scelto il Principe.
Era per questo che era felice di essere al suo servizio, e per nulla al mondo avrebbe smesso di essergli fedele. Perché Yuzo era una persona che sapeva essere coraggiosa, ma, al contempo, non aveva paura di mostrare le sue debolezze. E ciò faceva di lui una persona sincera.
Ed era per questo che gli piaceva così tanto.
Mamoru gli carezzò la testa, affondando le dita nei suoi corti capelli scuri, sorridendo. “Vostra Altezza non deve ringraziarmi…” la mano scivolò sul viso, ad asciugare la lacrima. “…qualsiasi cosa per il mio Principe.”
Le labbra di Yuzo si distesero in un genuino sorriso sereno.

 

Continua…


[1]SHERWANI: è una lunga casacca decorata (con churidar o shalwar abbinati), molto elegante e più pesante di un kurta. Viene solitamente indossata durante feste molto importanti come, appunto, un matrimonio. (Esempio: *clicca*. Questo è un modello molto semplice, a seconda del patrimonio che uno ci vuole spendere ce ne sono altri molto più riccamente e finemente decorati. Dal canto mio, io preferisco questi meno vistosi!)

[2]SALWAR: la salwar o salwar kameez è un tipo di sari utilizzato soprattutto dalle ragazze giovani. Si compone di una lunga camicia, che può essere di varia lunghezza, di pantaloni dalla gamba ampia e che scende molto morbida, e la lunga sciarpa (che è un elemento sempre presente nell’abbigliamento indiano.). Ce ne sono di modelli bellissimi, dagli sgargianti colori!*-* (Esempio: *clicca*. AMO questa Salwar! E' bellissima! T_T la voglio. Benedetti siano gli indiani che sanno come far apparire longilinea anche una rotondetta come me! Questo è un esempio a maniche più lunghe, ma ce ne sono anche a maniche corte, giromaniche e bretelline; di diversi tessuti, colori e ricami, e molti sono dotati anche di stola corredata.)

[3]PAKHAVAJ: è un tipo di percussione composto da un grande tamburo di forma cilindrica e lunga. (Esempio: *clicca*)

[4]SITAR: è uno strumento a corda, dal manico mooolto lungo ed una cassa tondeggiante. Di solito si suona stando seduti, poiché è decisamente grande. Da non confondere assolutamente con il SETAR, che è uno strumento persiano; sono ambedue strumenti a corda, ma totalmente diversi. Il Setar ha solo quattro corde (tre, in origine, a cui venne aggiunta una quarta), il Sitar ne ha un po' di più e comunque tutta la loro struttura è differente. (Esempio di sitar: *clicca*)

[5]PULLANGHUZAL: è un piccolo flauto in bambù. (Esempio: *clicca*. Il pullanghuzal è chiamato più comunemente "Karnatic Flute" o "Venu")

[6]SAREE: beh, credo che questo più o meno lo conoscano tutti XD è il tradizionale abito femminile indiano per eccellenza. Si compone di una sotto gonna, sulla quale viene applicata la parte più importante del sari ovvero quella stoffa lunghissima che poi viene appoggiata oltre la spalla, ed un top, solitamente molto corto. (Esempio: *clicca*. Beh, di saree ne esistono di miliardi di tipologie, una più bella dell'altra. Questo a me piace molto, ma ne ho visti certi... *_* awwww)

[7]BALLE... LANGEYA”: questa canzone, come la scena del ballo del resto, è presa dall’unico – credo! – film di stampo ‘bollywoodiano’ che è riuscito ad arrivare in Italia. Si tratta di “Bride & Prejudice” (‘Matrimoni e pregiudizi’, anno 2004) che rivede, in chiave Hindi, il noto romanzo di Jane Austen. Regia di Gurinder Chadha (la stessa di “Sognando Beckam”); tra gli interpreti la bravissima (e aggiungerei BONA!) Aishwarya Rai (l’avete vista nella pubblicità della L’Oreal) e Naveen Andrews (il mitico Sayid in LOST).
La canzone ‘Balle balle je soniya de’ appartiene alla colonna sonora del film ed è interpretata da Sonu Nigam e Gayatri Iyer.
(NOTA: ho trovato più traduzioni di questa canzone, ed in alcuni punti sono discordanti. Ho scelto quella che compare proprio durante il film, tramite sottotitoli.).

[8]JUTIS: sono le scarpe. Una specie di comode ciabattine. (Esempio: *clicca*. Queste ciabattine sono bellissime e devono anche essere di una comodità paurosa! XD)

[9]SAFA: un altro tipo di turbante, più ricco.(Esempio: *clicca*)


 

...E poi Bla bla bla...

XD accidenti! Direi quasi di esser stata profetica, visto che proprio il week-end scorso hanno fatto in TV "Matrimoni e Pregiudizi" XDDDDDDDDD
Confermo che NON ho la palla di cristallo!XD Ma stranamente mi rendo di conto di avere quasi le premonizioni!O__O'' Ultimamente è terrificante!O__O mah!
E dopo ciò, vi rimando al prossimo capitolo ^__^Y

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Maharajakumar

- Capitolo 5 -

Il Maharaja appoggiò lentamente la tazza di tè sul tavolo, facendone tintinnare la ceramica a contatto con quella del piattino. Aveva consumato in silenzio la colazione con i due figli, che continuavano a sorseggiare i loro tè.
“Yuzo, non hai una bella cera...” disse ad un tratto, facendo irrigidire il Principe Minore che deglutì con uno sforzo sovrumano “...non hai dormito bene stanotte?”
“Veramente... ho avuto un sonno piuttosto agitato...” mentì, rivolgendogli solo un rapido sguardo per poi tornare ad osservare il liquido scuro che riempiva la sua tazza.
Non poteva certo dirgli di non aver dormito affatto.
Dopo aver assistito a quel meraviglioso miracolo della Natura quale fosse l’alba, Mamoru lo aveva riaccompagnato fin sotto al suo balcone, stando ben attenti a non farsi sorprendere: senza più il favore delle tenebre, era più facile essere individuati. Da lì, Yuzo si era arrampicato da solo fino al suo terrazzo, mentre il cadetto aveva atteso che fosse definitivamente al sicuro prima di rivolgergli un profondo inchino e fare alcuni passi indietro. Il Principe gli aveva sorriso e poi l’aveva visto scomparire all’interno della boscaglia, seguendo i suoi rapidi movimenti. Era rimasto presso la balconata per un’altra manciata di minuti, a contemplare le fronde nuovamente ferme e silenziose, traendo un profondo sospiro. Ryo era corso a dargli il bentornato, strofinandosi contro le sue gambe, miagolando, e lui l’aveva affettuosamente accarezzato, per poi entrare in camera e chiudere le imposte alle sue spalle, a far credere di stare ancora dormendo. Si era cambiato rapidamente, indossando il pigiama, e si era infilato sotto al fresco lenzuolo in seta, incrociando le braccia dietro la nuca e restando ad osservare il soffitto.
I ricordi dell’intera nottata lo avevano assalito immediatamente, facendogliela rivivere tutta, con i suoi alti ed i suoi bassi, mettendogli a soqquadro il cuore tra la miriade di emozioni che aveva provato. Aveva sorriso al ricordo delle mele del signor Kira, e a come fossero dolci e succose, per poi intristirsi al riecheggiare della frusta nelle sue orecchie. Ma tutto questo era sembrato come una specie di cornice al sentimento strano che sembrava essere preponderante su tutti gli altri. Non era riuscito ad inquadrarlo bene, ma aveva capito come questo fosse strettamente legato a Mamoru e, quando l’aveva visto andare via, sapendo che, nel momento in cui si sarebbero rivisti, la situazione sarebbe stata totalmente differente, aveva avvertito immediatamente la sua mancanza. Come se si fosse creato una specie di vuoto. Poi, Madama Kara era venuto a svegliarlo.
Suo padre annuì con severità, per poi alzarsi lentamente ed avvicinarsi a lui. “Capisco.” disse, poggiandogli una mano sulla spalla. “Per quanto riguarda quello che è successo ieri pomeriggio... mi affido al tuo senso di responsabilità, affinché non capiti più. So che sei un ragazzo molto coscienzioso e non mi deluderai.” accordò, rivolgendogli uno dei rari sorrisi affettuosi che l’uomo si concedeva e cui lui rispose, non senza sentirsi leggermente in colpa per avergli mentito.
“Sì, padre.” disse solo, mentre il Maharaja si congedava, pronto a dedicarsi alla sue incombenze di sovrano.
“Buona giornata, figli miei.”
“Anche a te, padre.” risposero in coro Yuzo e Kera, seguendolo con lo sguardo fino a che non varcò la porta della terrazza sulla quale stavano facendo colazione, lasciandoli soli.
Il silenzio cadde nuovamente a separare i due Principi.
Kerasu rigirava la tazza tra le mani, facendo ruotare il liquido ormai freddo e restando con un braccio appoggiato alla spalliera della sedia sulla quale era seduto. Indossava già la divisa della Guardia Reale, il che significava che sarebbe andato subito ad allenarsi con gli altri soldati e, quindi, che avrebbe visto Mamoru.
Yuzo gli lanciava fugaci sguardi di sottecchi, per cercare di studiare la strana espressione che aveva dipinta sul viso: un sorrisetto sardonico, a fior di labbra. Si risolse che quello fosse il momento migliore per scusarsi con lui, e fece per parlare, ma l’altro lo batté sul tempo.
“Un sonno agitato, eh?” disse con ironia, senza guardarlo.
“Già...” fece eco Yuzo, portando lentamente la tazza alla bocca.
“Così agitato da farti divenire sonnambulo?”
A quella frase, il braccio gli si bloccò a mezz’aria, facendolo rimanere con la bocca semiaperta e le sopracciglia aggrottate.
Kerasu si mosse lentamente, poggiando la sua tazza sul tavolo ed acquistando una postura più composta. Puntellò i gomiti, intrecciando le dita ad altezza mento e fermando su di lui uno sguardo serio. “Dimmi un po’: dove sei stato ieri notte?” disse, e per poco Yuzo non fece rovesciare l’intero contenuto della sua tazza sul pavimento, dipingendo un’espressione allarmata, mentre il cuore saltava un battito.
Come aveva fatto suo fratello a scoprirlo? Lui e Mamoru erano stati attentissimi, non poteva averli visti...
Il Principe Minore rimase immobile, boccheggiante.
“Sul tardi, ero passato per la tua stanza, vedendo il balcone ancora aperto.” cominciò Kerasu “Immagina la mia sorpresa quando ho trovato la camera vuota ed il letto perfettamente intatto.” inarcò un sopracciglio, abbozzando un sorriso “Avanti, quindi: dove sei stato?”
Era stato scoperto molto prima di quanto avesse ipotizzato.
Sospirò grave, osservando il fratello con preoccupazione. “Ti prego, Kera, non dirlo a nostro padre...”
“Dove?” insistette l’altro, ignorando la sua supplica e Yuzo fu costretto a capitolare.
“In Città.” affermò chinando il capo e preparandosi alla prima strigliata della giornata, quando il Principe Ereditario gli passò un braccio intorno al collo, strattonandolo con foga e cominciando a spettinargli i capelli.
“In barba al vecchiaccio, fratellino! L’hai fregato per bene!” gridò pienamente entusiasta e ridendo come un matto. “Così si fa! Sono orgoglioso di te!”
“Kera! Kera, maledizione, abbassa la voce! O ci sentiranno tutti!” protestò allarmato, tentando di divincolarsi dalla sua stretta.
“Che sentano!” gridò Kerasu ancora più forte, balzando in piedi ed assumendo una postura impettita. “Mio fratello è un genio!” e Yuzo scosse il capo, portandosi una mano alla fronte, prima di cominciare a ridere, mentre l’altro si sedeva nuovamente accanto a lui, avvicinando la sedia e guardandolo pieno di curiosità.
“Allora?! Eh?! Dai, racconta! Voglio sapere tutti i particolari!”
Yuzo osservò i suoi occhi chiari per alcuni istanti, con il cuore ricolmo di affetto verso il fratello maggiore, il migliore del mondo, poco ma sicuro, e lui gli voleva un bene dell’anima. Il Principe Minore si avvicinò ancora di più, con espressione complice, e cominciò a raccontargli tutto quello che aveva visto, pieno di entusiasmo. Il mercato multicolore, gli odori di spezie, le mele mangiate a morsi, il Fiume ed i segreti che celavano le vie a lui vicine. Yuzo parlò delle punizioni pubbliche a cui aveva assistito con una serietà che fece sorridere Kerasu. Sembrava davvero un Gran Consigliere in quel momento, mentre spiegava le sue ragioni sul perché, un giorno, avrebbe dovuto abolire questa pratica. E poi, Kera lo vide ridere di nuovo mentre gli narrava di come avesse contrattato con tre tagliagole, e la paura nello sgattaiolare fuori dalle mura del castello, e le musiche, i balli ed il calore che la gente della Città sapeva donare.
Mentre il fratello parlava e parlava, con negli occhi ancora le vivide immagini di tutto ciò che aveva visto, Kerasu sorrise. Era da moltissimo tempo che non lo vedeva così entusiasta di qualcosa, che non lo vedeva felice. Loro padre, a suo dire, stava sbagliando tutto con Yuzo. Capiva la necessità dell’impegno che divenire Gran Consigliere comportava, ma lui stava esagerando. Quante volte i due, all’insaputa del Principe Minore, avevano litigato per questo? Tante. Kerasu nemmeno le contava più, ma nonostante lui cercasse di far ragionare il Maharaja, questi restava fermamente trincerato dietro la frase: “Lo faccio per il bene suo e dello Stato dei Morisaki.”. Eppure, l’uomo non si rendeva conto di come stesse facendo l’esatto contrario, soffocando tra gli obblighi la felicità del figlio. Ma fino a che la reggenza non fosse passata a lui, aveva le mani legate e l’unica cosa che era in grado di fare era dare sostegno al suo fratellino… che tanto ‘ino’, ormai, non era più.
Diciotto anni, cavolo! A quell’età le gente cominciava a mettere su famiglia. A quell’età c’era chi già lavorava. A quell’età i cadetti della guardia sapevano come uccidere un uomo.
Eh…
I cadetti della guardia.
Perché Yuzo non era uscito da solo. Su questo, Kera poteva metterci la mano sul fuoco.
E ‘chi’ si fosse arrischiato così tanto ad aiutarlo, lui lo sapeva già. Lo aveva scoperto la notte stessa, mentre cercava il fratello nei giardini, decisamente preoccupato: non era da Yuzo andarsene in giro, da solo, in piena notte. Era stato mentre passava tra gli alloggi dei soldati: un paio di cadetti parlavano di come, un loro compagno, al termine del suo turno, si fosse praticamente cambiato in un lampo, lasciando la camerata dicendo di avere ‘una cosa molto importante da fare’. E appena aveva sentito il nome di tale cadetto, le cose avevano cominciato a quadrare nella sua testa, anche perché lui non credeva alle coincidenze.
“Io non pensavo che la Città potesse essere così bella!” concluse Yuzo con un sospiro, rilassandosi contro lo schienale della sedia.
Kerasu gli poggiò una mano sulla testa, sorridendo. “Sono contento che tu sia uscito fuori e che ti sia divertito. Stai tranquillo, sai bene che non ne farò parola con nostro padre.”
“Grazie fratello.” annuì l’altro sollevato.
“E scommettiamo che indovino chi ti ha aiutato in questa fuga?”
“A-aiutato? Ehm… ecco… veramente ho fatto da solo!” tentò di mentire, ma Kera la sapeva più lunga di lui, infatti gli rivolse uno sguardo piuttosto ironico, che lo fece sospirare. “Come lo hai scoperto?” gli domandò guardando altrove e cercando di camuffare l’imbarazzo.
“Perché sono tuo fratello maggiore. Ed anche uno dei soldati della guardia, cosa più importante.” sorrise, scompigliandogli i capelli e rilassandosi anche lui contro lo schienale. Mosse lo sguardo al panorama circostante, ammirabile dalla loro posizione. “Mamoru Izawa, quindi. Cadetto intraprendente, non trovi?”
“Mica lo sgriderai per avermi fatto uscire, vero?” si preoccupò Yuzo.
Kerasu lo inquadrò con la coda dell’occhio, scrutando con interesse la sua reazione. “Beh, ha messo in pericolo la tua incolumità. L’incolumità del Principe Minore…” cominciò, sondando il terreno “…ed è venuto meno a svariate regole tutte in una volta…”
Yuzo si animò, cominciando a gesticolare. “No, Kera! Ti prego, non rimproverarlo! Lui non ha messo in pericolo la mia vita! Affatto! Mi è rimasto sempre vicinissimo! Non ha permesso a nessuno di avvicinarsi! Te lo giuro, non-”
“Ehi, guarda che io stavo scherzando.” rise l’altro, facendolo ammutolire.
“Ah… sì?” improvvisamente, Yuzo ebbe l'impressione che le guance si fossero imporporate vivacemente.
Kerasu studiò il suo imbarazzo, con un sorriso. “Tieni parecchio a questo cadetto, vero?” gli domandò infine.
Il Principe Minore annuì piano, senza però guardarlo negli occhi. “Dopo di te, è stata l’unica persona a non trattarmi come se fossi uno stupido… gli devo molto e… non voglio che venga ripreso solo per essermi stato amico.”
“Stai tranquillo, fratellino, non gli dirò nulla e nessuno saprà niente di quello che è successo ieri notte, tranne noi tre. Va bene?” lo rassicurò con un sorriso, cui lui rispose con un deciso cenno del capo. Poi, Yuzo lo vide alzarsi lentamente, portandosi le mani ai fianchi. “Ed ora, è il momento di cominciare questa giornata con del sano allenamento. Tu non studiare troppo, intesi?” gli raccomandò, strizzandogli l’occhio e volgendogli le spalle, dirigendosi all’ingresso della balconata. Sul limitare della porta a vetri si fermò, inquadrandolo con la coda dell’occhio ed esibendo il suo furbo sorriso sornione. “Porterò i tuoi saluti al cadetto Izawa.” concluse, lasciando definitivamente la terrazza e scomparendo all’interno del palazzo.
Il Principe Minore osservò a lungo nella sua direzione, anche se Kera ormai non c’era più. In quel momento, avrebbe ardentemente voluto essere al suo posto, per poter parlare egli stesso con Mamoru, per sentire la sua voce dall’inflessione un po’ spavalda, per vedere come inarcava il sopracciglio e tendeva le labbra con ironia quando diceva di poter battere il Principe Ereditario... per vedere come si passava le mani tra i capelli, in quel gesto meccanico che compiva spesso. E si soffermò sull’immagine di quelle stesse mani che saldamente avevano stretto le sue la notte prima; un contatto semplice, ma che era riuscito ad infondergli una sicurezza tale che si era sentito in grado di poter fare tutto. Ripensando a tutto questo, sentì nuovamente la strana sensazione che aveva provato mentre era sdraiato nel letto, in attesa che lo venissero a ‘svegliare’. E continuava a non riuscire ad inquadrarla bene: perché non era un’emozione sola, ma tante insieme che si accalcavano sotto la sua pelle e mandavano confusi segnali alla sua testa e al suo cuore. Caldo, freddo, ansia, attesa, mancanza di concentrazione e pensieri che confluivano tutti in una direzione. Tutti ad una sola persona. Sentì la gola farsi improvvisamente secca.
Sbuffò, facendo degli ampi respiri per cercare di liberarsi da quella sensazione di pesantezza; gli sembrava quasi di avere un masso invisibile appollaiato sul petto.
Lentamente si alzò anche lui, a breve avrebbe dovuto cominciare la lezione con il Gran Consigliere ed avrebbe fatto meglio ad affrettarsi, per evitare di essere nuovamente ripreso. Magari, il ciarlare del suo insegnante sarebbe riuscito a distoglierlo per un po’ dalle sue preoccupazioni. Forse sarebbe riuscito a non pensare a Mamoru e alla voglia matta che aveva di rivederlo.

*

“Izawa! Che Shiva venga a prenderti a calci! Ma che diavolo stai combinando oggi?” la voce irata di Gamo risuonò con forza in tutto lo spiazzo degli addestramenti, attirandosi l’attenzione degli altri cadetti che si fermarono per un momento, guardando nella direzione del Comandante della Guardia e di Mamoru. Quest’ultimo aveva sbagliato l’ennesimo affondo di lancia, la sua arma preferita, mandando l’uomo su tutte le furie.
Il cadetto abbassò lo sguardo al suolo, dipingendo una smorfia contrita di rabbia per quella giornata che stava cominciando nella maniera peggiore possibile. Ma era inutile, dannazione, per quanto si sforzasse non riusciva a mantenere la giusta concentrazione di cui avrebbe avuto bisogno per affrontare il solito addestramento giornaliero.
“Vatti a fare un giro che è meglio, magari ti svegli!” continuò il Comandante “E ritorna solo quando ti sarai ripreso! Fila!” gli ordinò aspramente, portandosi le mani ai fianchi ed osservando come il cadetto si allontanasse, lasciando la zona di allenament, sotto gli sguardi perplessi dei suoi compagni.
Appena fu abbastanza lontano, Mamoru fendette l’aria con un calcio, passandosi le mani nei capelli e tirandoli indietro, sospirando pesantemente. Con stizza si appoggiò contro il tronco di un albero, incrociando le braccia al petto.
Gamo aveva tutte le ragioni per essere adirato come una iena, maledizione! E lui lo sapeva benissimo, ma non riusciva a sgombrare la mente dai suoi mille pensieri. Non aveva fatto altro che pensare al Principe Minore per tutto il tempo, e nemmeno in quel momento sapeva allontanare la sua immagine dalla mente.
Così non andava, non andava affatto!
Soprattutto per le emozioni che provava al suo pensiero. Emozioni che non sarebbero dovute esistere per nessuna ragione al mondo, perché... erano impossibili! E lui non avrebbe dovuto permettere che si appropriassero del suo cuore, perché non avrebbero mai potuto avere un futuro e non avrebbero fatto altro che fargli del male. Perché loro erano poli opposti di una stessa calamita, destinati a non incontrarsi mai, per quanto vicini. Perché c’era un muro, spesso come la roccia e trasparente come il vetro, a dividerli; un muro su cui campeggiavano le scritte ‘Principe’ e ‘Cadetto’, invalicabile, fatto di obblighi e doveri a cui entrambi dovevano sottostare. E lui, di tutto questo, ne era perfettamente consapevole, però... eh, però... il Principe Minore era riuscito ad occupare il suo cuore con una velocità di cui nemmeno lui riusciva a farsi capace. Non ci era riuscita nessuna donna, anche perché non aveva mai permesso ad alcun essere di sesso femminile di avvicinarglisi oltre la semplice amicizia: come aveva detto allo stesso Yuzo, era troppo impegnato per pensare all’amore. Era troppo impegnato perché doveva servire il Maharaja e, inconsapevolmente, ancor prima di conoscerlo, il suo destino sembrava essere già legato a quello del Principe Minore, e tutto questo suonava così maledettamente profetico da farlo sogghignare molto auto-ironicamente. Inoltre, per quanto Yuzo gli avesse detto di non avere nulla in comune con le ragazze, un giorno avrebbe comunque trovato una Principessa, una Maharajakumari con cui avrebbe formato una famiglia.
Doveva quindi liberarsi di questo maledetto sentimento, anche se sembrava un’impresa impossibile. Sapeva che doveva farlo, ma più cercava di allontanare da sé il suo pensiero, più questo affondava con prepotenza le radici nel suo essere.
Non restava molto da fare, se non imparare a conviverci: col tempo, sarebbe riuscito a non sentirne troppo il peso... col tempo...
Già...
Tempo maledetto. Ce ne voleva troppo e lui non poteva permettersi di rimanere ancora così dannatamente deconcentrato.
“Che idiota!” si disse, sbuffando per l’ennesima volta.
“L’importante è esserne consapevoli.” gli ripose una voce, con ironica incidenza, facendolo scattare subito sugli attenti.
Il Principe Kerasu avanzò nella sua direzione, ruotando lentamente una lancia nella mano sinistra.
“Giornata nera, eh?” disse il giovane, fermandosi a qualche passo da lui.
“Decisamente, Vostra Altezza.” si concesse di ammettere.
“Ho sentito Gamo che sbraitava a tutto spiano, anzi, da come urlava, credo che l’abbiano sentito in tutto il castello!” Kerasu abbozzò un sorriso, mentre l’altro traeva un profondo respiro.
“Mi dispiace, Vostra Altezza. Non ricapiterà, ve lo assicuro...”
Kerasu si avvicinò ancora. “Lo so. Sei uno dei migliori soldati che abbiamo, Mamoru, e sono sicuro che darai sempre il meglio di te, altrimenti non riuscirai a proteggere me, mio padre... e mio fratello.”
Il cadetto spalancò gli occhi a quelle parole e fece per volgersi ad incrociare il suo sguardo, ma si fermò perché, essendo solo un cadetto, gli era vietato.
Il Principe Ereditario gli porse la lancia, che lui afferrò lentamente, mentre l’altro gli poggiava una mano sulla spalla. “Ricorda: la sua vita, il suo futuro, la sua felicità sono nelle tue mani. Ti affido mio fratello, abbine cura.” e lo superò, allontanandosi tra la folta vegetazione dei giardini di palazzo, lasciandolo da solo a meditare.
Mamoru rimase immobile ad osservare la lunga asta in legno che reggeva tra le mani, dalla punta affilata come un rasoio.
Come… come faceva il Principe Kerasu a sapere che lui... ma, in fondo, cosa importava? Erano altre le parole che ruotavano nella sua testa.

“…non riuscirai a proteggere mio fratello…”

Era vero.
Se avesse continuato a comportarsi come un idiota, non ci sarebbe mai riuscito. Ma lui aveva promesso! Aveva solennemente giurato, alla presenza del Maharaja e a sé stesso, che lo avrebbe protetto fino alla fine dei suoi giorni. Al diavolo i patimenti del suo cuore, non doveva dimenticare di avere un compito preciso e quello che aveva dentro non avrebbe dovuto intralciarlo. Anche se sarebbe stato difficile, avrebbe tenuto separati ragione e sentimento.
Doveva essere il più forte di tutti, il migliore, per poter vegliare ogni suo passo, perché Yuzo era il suo Principe.
Le dita si serrarono con forza attorno la lancia, e lo sguardo restituì un’espressione ferma e decisa. Aveva perso fin troppo tempo, doveva allenarsi.
Con passo sicuro, si mosse per raggiungere nuovamente lo spiazzo dove i cadetti continuavano l’addestramento, fermamente convinto che avrebbe messo al tappeto qualsiasi avversario Gamo gli avrebbe messo di fronte.

“…ti affido mio fratello, abbine cura…”

*

“Lo Stato dei Nitta basa la sua ricchezza principalmente sui commerci via mare, le cui rotte, spesso, si intercettano con quelle dei Tachibana e delle loro pietre preziose…”
Il Gran Consigliere Kitazume stava parlando da ore, ormai. Ma lui aveva smesso di ascoltarlo praticamente da subito, restando a fissare un punto indefinito del tavolo, mentre il libro rimaneva aperto sempre alla stessa pagina.
No, decisamente la sua testa non era nella Biblioteca. Il corpo sì, ma la mente si era persa in tutt’altri pensieri. Disgraziatamente, nemmeno le chiacchiere dell’uomo che gli stava di fronte e passeggiava avanti ed indietro, parlando di commerci e rotte, riusciva a distrarlo.
Ma si poteva sapere che diavolo gli stava prendendo? Era la prima volta che pensava a qualcuno così insistentemente e la cosa lo confondeva non poco.
Tirò un respiro, un po’ troppo profondo, che attirò l’attenzione del Gran Consigliere. Quest'ultimo smise di passeggiare e gli rivolse un’occhiata interrogativa. Il Principe continuava a tenere il viso poggiato in una mano e lo sguardo perso. Nemmeno si era accorto che aveva smesso di parlare. L’uomo incrociò le braccia la petto, tirando su gli occhiali con un gesto stizzito ed incurvando le labbra verso il basso. “Vostra Altezza.” chiamò una prima volta, con tono già di per sé infastidito, ma non ottenne nemmeno il minimo accenno di risposta. E la cosa lo innervosì ancora di più, facendogli tamburellare il piede sul pavimento. “Vostra Altezza, sto parlando con voi!” ripeté, ma nuovamente le sue parole andarono praticamente a vuoto e strabuzzò gli occhi con incredulità. Impettito, il Gran Consigliere si portò le mani ai fianchi, inarcando minacciosamente le sopracciglia. “Vostra Altezza, Yuzo Morisaki, per tutti gli Dei!”
Il Principe sobbalzò per lo spavento, guardandolo stralunato e biascicando un: “Sì, le rotte commerciali!”. L’altro sospirò, scuotendo pesantemente il capo.
“Vostra Altezza, Santo Cielo, ma si può sapere che avete da un paio di giorni a questa parte?” disse quasi esasperato “Ieri saltate la lezione senza un motivo preciso, ed oggi avete la testa tra le nuvole! Perché vi comportate così?”
Lui avrebbe voluto tanto rispondergli che non lo sapeva, che si sentiva strano ed irrequieto, ansioso. Ma preferì tacere, chinando il capo. “Sono mortificato, davvero. Cercherò di stare più attento…”
Il Gran Consigliere scosse nuovamente la testa, agitando una mano. “No, è impossibile insegnarvi in queste condizioni. Andate fuori a prendere una boccata d’aria, ne avete bisogno. Rilassate la mente per qualche minuto e poi ritornate quando sarete davvero concentrato.” e gli volse le spalle, cominciando a smuovere una serie di scartoffie piene di scritte e mappe.
Yuzo rimase a guardare la sua schiena per alcuni secondi, prima di alzarsi lentamente ed abbandonare, mesto, la Biblioteca. Lo scalpiccio leggero dei suoi jutis risuonò all’interno del corridoio silenzioso che lo condusse all’esterno del palazzo. L’aria calda, ma stranamente non afosa come il giorno prima, gli carezzò la pelle del viso, mentre suoni e voci ovattate giungevano alle sue orecchie, sovrastati dal cinguettare vicino di alcuni uccelli. Da quelle parti c’era una panchina e la raggiunse, sedendovisi stancamente. Le fronde di un albero ricreavano, su di essa, una piacevole ombra.
Stava sbagliando. Se avesse continuato così, il Gran Consigliere avrebbe finito col divenire sospettoso, cercando in tutti i modi di capire cosa avesse… e avrebbe finito col dirlo a suo padre e ciò non doveva assolutamente accadere. Assolutamente! Se suo padre avesse scoperto che era uscito fuori dal castello, di notte, in compagnia di un cadetto che aveva violato minimo cinque o sei regole tutte insieme… per Mamoru sarebbe stata la fine. Oddei, se il Maharaja era capace di far picchiare a sangue un uomo per aver cacciato di frodo, cosa avrebbe fatto ad un militante della guardia che tradiva il sacro giuramento?! Lo avrebbe ucciso. Minimo.
No, no, no!
Doveva respirare...
Inspirò profondamente.
...e concentrarsi per non insospettire nessuno.
Espirò lentamente.
Lui voleva solo capire quello che gli stava succedendo. Tutto qui. Sapere il motivo delle sue ansie sarebbe stato utile per trovare una soluzione.
Mosse lo sguardo alle fronde verdeggianti sopra la sua testa. Chissà che stava facendo, Mamoru, in quel momento… sorrise, probabilmente si stava allenando per battere suo fratello Kerasu. Forse… poteva andare a vedere… solo un attimo… e poi sarebbe ritornato in Biblioteca…
“Vostra Altezza?”
Una voce femminile lo distolse da tutti i suoi propositi, facendogli volgere il capo.
Madama Kara gli si avvicinò, con espressione interrogativa. “Cosa fate qui, mio piccolo Principe? Non dovreste essere con il Gran Consigliere?…” poi si portò una mano alla bocca, spaventata “…non ditemi che avete saltato nuovamente la lezione?! Vi prego, vostro padre-”
Ma Yuzo sorrise, scuotendo il capo. “No, Madama, va tutto bene. Non ho saltato la lezione… solo… non riuscivo a concentrarmi ed il Gran Consigliere ha preferito fare una pausa.”
La donna reclinò il capo di lato, osservando l’espressione corrucciata che intristiva i tratti del suo viso. Lentamente lo raggiunse, sedendosi accanto a lui e smuovendo la lunghissima treccia di quelli che, un tempo, erano stati lucenti capelli corvini; ora erano stati un buona parte sostituiti da crini candidi come la neve.
“Mio piccolo Principe…” cominciò con dolcezza, prendendogli le mani “…cosa vi turba? È da ieri che vi vedo assente, preoccupato… perché non ne parlate con me?”
C’erano solo tre persone che Yuzo ricordava fin da quando era piccolo, oltre suo padre e suo fratello: il Comandante Minato Gamo, il Gran Consigliere Kitazume e Madama Kara. Soprattutto quest’ultima. Non ricordava un giorno in cui lei non fosse stata presente, come una seconda madre. E lei lo chiamava sempre ‘piccolo Principe’, anche se ormai non era più tanto piccolo e l’aveva ampiamente superata in altezza. E, proprio come fosse una seconda madre, sapeva di potersi confidare con lei, certo, non le avrebbe detto proprio tutto, ma magari avrebbe trovato quel giusto consiglio di cui aveva disperato bisogno, visto che, da solo, non riusciva a venire a capo della sua confusione.
Sorrise. “Non saprei nemmeno da dove cominciare…” disse, traendo un profondo sospiro “…sono… strano… mi sento strano e non capisco perché. Mi sento ansioso, come se avessi un qualcosa a schiacciarmi il petto. Un peso.”
Madama Kara ascoltò attentamente, osservando quel lieve sorriso malinconico che gli distendeva le labbra e lo sguardo perso in un punto indefinito. Gli occhi le si illuminarono, mentre gli passava amorevolmente una mano tra i capelli. “Eh, mio piccolo Principe, siete finito anche voi nella trappola.” sancì attirandosi la sua attenzione.
“Trappola?!” 
Yuzi la vide annuire. “Proprio così. Quella trappola in cui, prima o poi, finiscono tutti... siete innamorato.”
Quella sentenza gli fece allargare gli occhi ed avvampare all’ennesima potenza. “I-innamorato?!” fece eco, mentre sentiva il cuore battere come un pakhavaj nel suo petto.
Lui… lui non era mai stato innamorato in vita sua! Non aveva mai lontanamente pensato all’amore, in generale. Come… come poteva essere che lui… lui… e di chi? Ma la risposta a quella domanda gli si presentò talmente scontata, che si sentì uno stupido per non averlo capito prima.
Le sopracciglia scuse si aggrottarono, conferendogli un’espressione preoccupata. “E… e quando passerà? Perché passerà… vero?!”
Madama Kara rise divertita. “E perché dovrebbe passare, mio piccolo Principe? Amare è una cosa meravigliosa.”
Certo, lo era. In una situazione differente dalla sua, lo sarebbe sicuramente stata. Ma lui… Santo Cielo, come avrebbe fatto, ora, a guardare Mamoru senza divenire di un colore prossimo al curry piccante? A questo punto, sarebbe stato meglio non scoprire nulla… visto che al suo problema non c’era soluzione.
Sospirò pesantemente, mentre l’ansia dentro di lui cominciò ad aumentare, rafforzata anche da una buona dose di paura.
“Allora, chi è la persona che fa battere il cuore del mio piccolo Principe?” disse ad un tratto la donna “Ehhh, se la Maharani potesse vedervi…” sospirò con malinconia, ma sua madre era ormai morta da anni e lui aveva sempre avuto solo Madama Kara su cui contare, per questo la considerava come una seconda madre.
Yuzo scosse il capo. “E’ una persona… speciale, ma… non potrebbe mai funzionare… nessuno capirebbe…” e le rivolse uno sguardo triste “…nemmeno voi, Madama.” chinò lo sguardo per osservare le mani che la donna teneva ancora strette nelle sue.
Lei rimase in silenzio per qualche secondo, prima di sorridere e domandare con dolcezza. “Che tipo è? Parlatemene…” anche se il Principe diceva che non avrebbe potuto capire, lei era convinta del contrario.
Yuzo osservò i suoi occhi scuri, per poi distogliere lo sguardo con un sorriso. “E’… è forte.” cominciò “Fedele, leale. E mi fa sentire sicuro di me stesso, se mi è accanto. Con la sua sola presenza, riesce a farmi stare bene… e… e mi ascolta, capisce quello che sento…” sospirò grave “…mi ha mostrato cose ben più importanti di una stupida rotta commerciale… ma tutto questo è inutile, anche solo parlarne è inutile. Perché non siamo destinati a diventare qualcosa di diverso da quello che siamo ora… perché lui-”
Madama Kara lo interruppe, facendo eco con sorpresa. “Lui?”
In quel momento, Yuzo si rese conto di aver parlato troppo. Arrossì di colpo, balzando frettolosamente in piedi.
“Si… si è fatto tardi!” esclamò, ridendo nervosamente. “Devo rientrare in Biblioteca. Buona giornata Madama e grazie.” si mosse per allontanarsi, mentre la donna lo seguiva con lo sguardo.
“Un’ultima cosa, Vostra Altezza…” lo fermò ad un tratto, facendolo sudare freddo nonostante il caldo di quella giornata estiva. Il Principe si volse a guardarla con espressione preoccupata, ma la vide rivolgergli un tranquillo sorriso benevolo.
“Il destino è molto strano, mio piccolo Principe, e sa cambiare il suo corso in maniera imprevedibile. Gli ostacoli si trovano sul cammino di tutti, ma non lasciatevi intimorire se vi sembrano insormontabili: saprete trovare sempre il giusto modo per affrontarli. Da parte mia, posso solo consigliarvi questo: se siete convinto dell’amore che provate per questa persona, se sapete che non potreste mai fare a meno della sua presenza nella vostra vita, allora, non resta che una cosa da fare: dirglielo. Tenersi dentro i dubbi non fa altro che alimentarne di nuovi. Reprimere ciò che si prova crea solo dolore. Affrontate i vostri sentimenti, mio piccolo Principe, e anche se le cose non dovessero andare nel giusto verso, vi sarete liberato del peso che vi portate sul cuore.”
Quelle parole riecheggiarono, come sospese, nello spazio che separava il Principe Minore dalla sua anziana governante. Yuzo annuì leggermente, prima di riprendere a camminare in direzione del palazzo.
Madama aveva ragione, l’unica soluzione era parlare a Mamoru e dirgli quello che provava nei suoi confronti, per quanto gli tremassero le gambe al solo pensiero.
E se… e se lui non lo avesse ricambiato? Se non avesse provato le stesse, identiche emozioni forti e contrastanti che gli si agitavano dentro tutte le volte che lo vedeva?
Sorrise.
Perché non aveva preso in minima considerazione l’ipotesi opposta? Forse perché era consapevole del fatto che l’ostacolo che li separava fosse troppo grande.
Madama Kara aveva detto il vero: il destino era imprevedibile, ma non il suo, fin troppo chiaro, contro cui avrebbe finito per schiantarci il cuore.

 

Continua...


 

...E poi Bla bla bla...

XDDDD niente note stranissime a questo capitolo!
Vi ho risparmiato! XD
Però vi annuncio che questo è il penultimo, anche Maharajakumar si avvia alla sua conclusione! ^__^Y


Angolino del "Grazie, lettori, grazie! XD" :

- Melisanna: *______* sono felicissima che tu sia riuscita a leggere anche questa! Ed apprezzo tantissimo gli appunti che mi hai fatto ed i complimenti.
XD per quanto la rilegga (e la sto odiando, ormai!!XD) mi perdo sempre qualche errore per strada! ç____ç Vorrà dire che rileggerò per la miliardesima volta!XDDDD
Sì, la trama è decisamente niente di straordinario, perché mi sono concentrata di più sull'ambientazione: volevo ricreare un filino di magia Hindi, ma temo di non esserci riuscita!ç_ç.
XD Per quanto riguarda i ruoli, io mi sono divertita tantissimo a ri-assegnarli! E' questa la cosa che più mi piace fare nelle AU *__* e confermo: sì, Genzo è il boia! XD
Grazie ancora!*_*

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Maharajakumar

- Capitolo 6 -

Aveva ritrovato il giusto ritmo, finalmente!
Minato Gamo l’aveva visto ritornare sul campo di addestramento armato di lancia e con lo sguardo più agguerrito che mai. L’aveva visto mandare al tappeto tutti gli avversari, sotto la sua espressione soddisfatta, affiancato dal Principe Ereditario che aveva seguito attentamente ogni suo combattimento, annuendo in segno di approvazione.
E lui si era sentito di nuovo sé stesso.
Aveva scherzato con Hajime e Teppei, facendo lo spavaldo come al solito, aveva eseguito tutti gli esercizi di gruppo alla perfezione. La concentrazione era ritornata al solito, alto livello di sempre.
Il riscoprirsi innamorato del Principe Minore lo aveva confuso, perché non aveva mai avuto a che fare con simili sentimenti, ed aveva perso di vista quello che era il suo obbiettivo principale. Ora che l’aveva ritrovato, non avrebbe permesso agli stupidi capricci del cuore di intromettersi di nuovo.
Affondò con decisione la testa nella tinozza ricolma di acqua, per trovare un minimo di refrigerio dopo aver combattuto, come un cane rabbioso, per tutta la mattina. Riemerse con un gesto secco, gettando all’indietro i capelli pregni, lanciando spruzzi nell’intorno sgombro, e riprendendo fiato dopo essere rimasto alcuni secondi in apnea. L’acqua prese a scorrere abbondante, sulla schiena, dai crini scuri, che lui strizzò alla buona, prima di avviarsi verso gli alloggi dove, a breve, avrebbero servito il pranzo.
Camminò a passo sostenuto lungo un sentiero sterrato, fino a spuntare nei pressi di uno degli ingressi del castello, e fu allora che si incontrarono.
Il Principe stava rientrando, emergendo dal giardino.
Si fermarono entrambi, dipingendo un’espressione di reciproca sorpresa perché nessuno dei due aveva minimamente ipotizzato di poter incontrare l’altro in quel momento. Gli occhi sgranati, le bocche semiaperte nell’intento di dire un qualcosa che non trovò suono.
Rivoli sottili di acqua scivolavano lentamente dai capelli del cadetto in percorsi asimmetrici che gli occhi di Yuzo seguirono fino a che non distolse lo sguardo, arrossendo, ed abbozzando un sorriso.
Namasté.” disse, raccogliendo tutto il coraggio che aveva in corpo e tornando a guardare i suoi occhi pece, ancora sorpresi. Non si vedevano solo dall’alba di quello stesso giorno, eppure gli sembrò cambiato, per quanto non fosse possibile. Deglutì a fatica, mentre il cuore correva veloce nel suo petto, troppo troppo veloce. Ma ora sapeva cosa fosse quella sensazione di pugno allo stomaco ed ansia, di trepidazione e sottile euforia, di confusione totale. Amore. Ed esserne consapevole riuscì a farlo stare meglio, anche se sembrava un concetto assurdo.
E non si sentì strano quando si trovò a pensare: - Oh, Dei! Quanto mi sei mancato! -.
Al suono della sua voce, Mamoru si riscosse, mettendosi sugli attenti e puntando lo sguardo altrove, purché non fossero gli occhi del Principe. Le labbra tese e serrate e la schiena dritta, ma con il cuore che non rispettava la sua volontà, maledizione!
Yuzo avanzò di un passo, intrecciando le mani davanti a sé e sospirando. “Già… non puoi parlarmi… l’avevo dimenticato.” poi alzò lo sguardo su di lui “Puoi stare a riposo, comunque.” ed il cadetto cambiò posizione come meccanicamente gli avevano insegnato a fare.
L’altro tossicchiò, sapeva che Mamoru non potesse rispondere a nulla, ma non voleva dividere le loro strade così presto. Un solo minuto… gli avrebbe rubato un solo minuto ancora…
“Ti… ti allenavi, immagino. Io… stavo rientrando per completare la lezione…” rise leggermente, scrollando le spalle “…non sta andando tanto bene: il Gran Consigliere mi ha rimproverato perché ero troppo distratto… spero che a te stia andando meglio…” e spostò il peso da un piede all’altro, mentre il cadetto continuava a restare immobile come una statua.
“Senti…” quello si presentava come il momento più adatto per dirglielo e non avrebbe avuto un’altra occasione di incontrarlo da solo “…avrei… bisogno di parlarti… solo io e te. Ma non qui, ovviamente. So che ti sto chiedendo molto…” e deglutì a fatica, guardandosi le mani “…ti aspetto alla torre del labirinto, al tramonto… non temere, capirò se non verrai. Hai rischiato già fin troppo per me…” poi gli fece un rapido inchino, portandosi nei pressi dell’entrata. “Io… sono stato molto felice di averti potuto rivedere così presto… buona giornata…” e scomparve velocemente all’interno del castello lasciandolo lì, da solo.
Le sue labbra si mossero piano.
“Sì…” mormorò “…mi stavo allenando… ma nemmeno a me stava andando tanto bene: il Comandante mi ha cacciato perché anch’io ero distratto…” sorrise, rimanendo ad osservare il punto esatto dove, un attimo prima, c’erano stati gli occhi del Principe a guardarlo. Immaginò il suo delizioso sorriso “…e quali pensieri tenevano occupata la mente di Vostra Altezza? Non dovete far arrabbiare il Gran Consigliere, lo sapete, altrimenti vostro padre vi sgriderà… correte in Biblioteca, anche io devo rientrare…” il cuore, lentamente, riprendeva un ritmo regolare “…verrò senz’altro alla torre e non vi preoccupate: farei qualsiasi cosa per voi…” cominciò ad allontanarsi “…anche io sono stato felice di avervi rivisto.”

*

“Per oggi basta così.” sentenziò Makoto Kitazume con un sorriso. “Siete stato più attento di questa mattina, ma mi sembrate un po’ agitato, quindi… meglio fermarsi.”
Yuzo richiuse rapidamente i libri, prendendoli sottobraccio ed alzandosi. “Grazie, Gran Consigliere.” fece un inchino, prima di lasciare, lesto, la Biblioteca.
Certo che era agitato! Anzi, agitatissimo! A breve si sarebbe incontrato con Mamoru e non aveva ancora la minima idea di come avrebbe affrontato il discorso.
Avrebbe dovuto prenderlo alla larga?
- Mamoru, ricordi ciò che abbiamo detto riguardo l’amore, ieri notte? - scosse il capo, assumendo un’espressione contrariata - No, così è troppo alla larga! -.
Forse doveva essere più diretto.
- Mamoru, sono innamorato di te! - ma arrossì all’ennesima potenza - No, no! Sempre peggio! -.
Accidenti! Possibile che non sapesse fare una dichiarazione d’amore?! Non era una cosa difficile, per la miseria!, ma le parole avevano deciso di darsi malate, facendogli aumentare l’ansia.
Si mosse velocemente all’interno del giardino, stando ben attento nel non farsi avvistare da nessuno e dare così adito a sospetti. Non era nemmeno ritornato in stanza a posare i libri e continuava a tenerli stretti. Osservò, per un attimo, il cielo rosseggiante, segno che il tramonto fosse già cominciato. Chissà se lui era lì… certo, avrebbe dovuto vagliare anche l’ipotesi opposta ovvero che il cadetto non si presentasse all’appuntamento. Cosa avrebbe fatto in tal caso? Di sicuro, avrebbe avuto più tempo per prepararsi un discorso decente! Ridacchiò nervoso, se era in grado di trovare il lato positivo anche in una situazione simile, allora non era messo poi tanto male.
Nei pressi della costruzione, illuminata da un lato da un’intensa luce arancio, rallentò la sua andatura, mentre il cuore gli arrivò in gola come se stesse cercando una possibile via d’uscita per darsela a gambe. Si avvicinò con passo incerto, notando come il cancelletto fosse chiuso, quindi era arrivato per primo. Non seppe se sentirsi sollevato o meno per questo. Si limitò a sospirare, entrando lentamente e salendo fino in cima. Camminò lungo il terrazzino dove il sole rosso, in picchiata sulle pianure dell’Ovest, lo salutò, illuminandolo con la sua luce piacevole e rassicurante. Sorrise, poggiando i libri sul cotto ed avvicinandosi alla ringhiera, restandolo a guardare.
“Mi dai un consiglio tu?” domandò a quel doblone brillante “Di sicuro ne sai molto più di me…” poi si allontanò e si sedette, appoggiando la schiena alla roccia, le gambe lunghe distese e le mani intrecciate in grembo. Uno stormo di uccelli volò, cinguettante, attraversando il cielo e dirigendosi ad Ovest, quasi a fuggire dall’arrivo delle tenebre avanzanti da Est. Le fronde oscillavano all’arietta piacevole che si era alzata, ed era così rilassante sentirla scivolare sulla propria pelle, che riuscì ad allontanare la tensione che aveva dentro, permettendo, però, alla stanchezza di prendere il sopravvento. Gli occhi cominciarono a farsi pesanti, mentre continuava a cercare le parole giuste da dire a Mamoru, semmai l’avesse raggiunto.
“Solo un attimo…” si disse “…li chiuderò solo un attimo, magari riuscirò a pensare meglio…”

*

- Sono in ritardo. - ricordò a sé stesso per l’ennesima volta, dando una rapida occhiata al cielo tendente all’indaco, mentre il tramonto era ormai agli sgoccioli.
Probabilmente, il Principe doveva già essersene andato da un pezzo.
Maledizione! Se Gamo non l’avesse trattenuto con una delle sue solite discussioni inutili, sarebbe stato in perfetto orario. Sbuffò, smuovendo nervosamente i capelli. Non poteva negare di essere un po’ agitato: di cosa doveva parlargli con così tanta urgenza? Sperava solo che lui stesse bene e non avesse avuto altri problemi con il Maharaja.
Quando vide il cancelletto della torre aperto, distese le labbra in un sorriso trepidante: il Principe era ancora lì ad attenderlo.
Salì gli stretti gradini a tre alla volta, per fare in fretta, mentre il cuore rimbombava con un suono talmente forte, alle sue orecchie, che non si sarebbe stupito più di tanto se l’avesse sentito anche il Principe. Arrivò in cima al terrazzo, guardandosi intorno senza vederlo. Fece il giro, seguendo la ringhiera con passo più lento, fino a che non lo avvistò, seduto e con la schiena appoggiata al muro. Stava per chiamarlo, quando si accorse che aveva gli occhi chiusi e la testa leggermente reclinata di lato, in profondo riposo. Si avvicinò piano, per non svegliarlo, inginocchiandosi innanzi a lui e restando ad osservarlo per qualche minuto. Doveva essere stanco morto. C’era da dire che non dormiva da parecchie ore e non era abituato a simili ritmi.
Mamoru notò i libri poggiati lì accanto, ed ipotizzò che fosse venuto direttamente dopo la lezione. Le sopracciglia si inarcarono in un’espressione di affetto. “Vostra Altezza è sempre così diligente…” mormorò, passandogli una mano sulla fronte, in un tocco leggero.
Lentamente spostò i volumi, sedendosi accanto a lui e facendo passare un braccio dietro al suo collo, attirandolo verso di sé per fargli poggiare il capo sulle gambe, in modo che stesse più comodo. Riuscì a non svegliarlo, anzi, gli sembrò che assumesse un’espressione più distesa e rilassata. Sorrise, continuando a carezzargli la testa, facendo scivolare le dita tra i corti capelli scuri.
Qualsiasi cosa il Principe avesse dovuto dirgli, in quel momento non ebbe più importanza per il cadetto, che avrebbe voluto godere di quell’attimo di tranquillità ancora e ancora. Sapeva quanto fosse sbagliato continuare a mantenere quello stretto rapporto di vicinanza, a causa di ciò che provava nei suoi confronti, però c’era da dire – e questo lo fece ampiamente sospirare – che, per quanto avesse cercato di allontanare la sua presenza dal cuore con caparbia determinazione, solo ora si sentiva veramente bene e rilassato… perché lo aveva vicino e gli era mancato molto di più di quanto avesse immaginato.
E questo, purtroppo, era un male.

*

Era così piacevole, qualsiasi cosa fosse.
Quel lento scorrere di… dita? Sì, sembravano dita. Qualcuno gli stava carezzando i capelli e avrebbe voluto che continuasse per sempre, perché aveva un tocco leggero e rassicurante. Chiunque fosse doveva avere delle belle mani, come quelle di Mamoru: mani forti, da soldato, ma calde e capaci di carezze delicate come seta.
Un momento… aveva detto Mamoru? Perché era lui che stava aspettando lo raggiungesse sulla torre del labirinto, e non ricordava fosse ancora arrivato. E doveva essere il tramonto, ma perché non percepiva luce davanti a sé? Mugugnò qualcosa, riemergendo dall’intorno ovattato in cui si erano assopiti i suoi sensi, aprendo leggermente gli occhi.
Avvertendo l’imminente risveglio, la mano si fermò, con suo disappunto.
Il Principe si mosse piano, cercando di mettere a fuoco, ma non gli sembrò che fosse cambiato poi molto, visto che era comunque tutto buio…
Gli occhi si spalancarono, facendolo svegliare completamente ed issarsi a sedere con uno scatto.
Buio?!
E che fine aveva fatto il tramonto?!
Aveva chiuso gli occhi solo per un attimo, accidenti!
“Va tutto bene?” gli si rivolse una voce, che percepì vicinissima, e si girò, incrociando lo sguardo del cadetto che lo osservava con un sorriso. Il Principe parve disorientato, mentre era ancora sotto l’effetto post-risveglio improvviso. Rimase boccheggiante per qualche secondo, arrossendo senza capire se fosse dovuto al fatto che il cadetto gli fosse tremendamente vicino o se invece era da attribuirsi al modo in cui gli aveva accarezzato la testa, associando subito a lui quel tocco piacevole.
Magari tutte e due le cose assieme.
“Da quanto tempo sto dormendo?” domandò, guardandosi intorno e vedendo come il cielo si stesse tingendo di scuri colori viola e blu.
“Circa un’ora, da che sono arrivato io, ma vi ho trovato già addormentato.” poi aggiunse, con espressione preoccupata “Dovete essere molto stanco, Vostra Altezza, forse dovreste andare al castello a riposarvi… anche perché si è già fatto buio, l’ora di cena è ormai prossima.”
Yuzo dipinse un’espressione di malcelata delusione, alzandosi in piedi e volgendogli le spalle. “Già… hai ragione, si è fatto tardi…”
Mamoru lo osservò, inarcando un sopracciglio con perplessità: il Principe Minore sembrava strano, agitato. Si alzò anche lui, avvicinandosi di un passo “State bene, Vostra Altezza?”
L’altro sospirò pesantemente, rivolgendogli nuovamente il suo sguardo ed abbozzando un sorriso non del tutto sincero. “Sì, è tutto a posto. Scusami se ti ho fatto venire fin qui per poi… farmi trovare addormentato come uno stupido.” e si passò una mano dietro la nuca.
“Se siete preoccupato per quella cosa di cui dovevate parlarmi, state tranquillo…” tentò di rassicurarlo il cadetto, porgendogli i libri “…ne discuteremo un’altra volta, va bene?”
Yuzo prese lentamente i volumi dalle sue mani. “Sì… certo… un’altra volta.” e si mosse lesto in direzione delle scale “Buona notte, Mamoru.” Lo superò senza nemmeno guardarlo negli occhi, e lasciando il cadetto spiazzato da questo suo strano modo di fare, che non riusciva a spiegarsi.
“Ma… Vostra Altezza?” provò a richiamarlo, ma il Principe Minore non si volse, abbandonando la torre, con un’andatura che sembrava più simile ad una fuga, ed il capo chino ad osservare il terreno sotto i suoi jutis.

*

“Mamoru? Sei ancora con noi?” la voce di Teppei lo richiamò, facendogli alzare lo sguardo in direzione del compagno, che restava in piedi con le mani ai fianchi.
Aveva lasciato la torre qualche minuto dopo il Principe, senza tuttavia smettere di pensare al suo comportamento, a come rifuggisse ogni suo sguardo o anche la semplice vicinanza. E poi gli era sembrato particolarmente triste, mentre quando l’aveva incontrato durante la mattina gli era parso rilassato, quasi contento. Non aveva avuto nemmeno il tempo di chiedergli cosa avesse, gli era scivolato via come il vento, lasciandolo confuso… forse avrebbe dovuto tentare di trattenerlo.
“Eh?” rispose a Teppei, inarcando un sopracciglio e guardandolo come se si fosse appena accorto della sua presenza. Hajime alzò lo sguardo al cielo, scuotendo il capo.
“Andiamo bene.” ironizzò “Si può sapere che hai? Ieri sera ti sei dileguato dicendo che avevi ‘da fare’, stamattina ti sei fatto rimproverare da Gamo e stasera a cena hai mangiato senza dire nemmeno mezza parola. Sicuro di star bene?”
“Sì, sì…” borbottò di rimando, rigirando il pugnale della guardia che ogni soldato doveva portare con sé, anche quando non aveva indosso l’uniforme.
Lui stava bene, mentre il Principe doveva di sicuro stare male, altrimenti non si spiegava perché fosse letteralmente scappato via.
Oddei! E se fosse stato qualcosa di grave?
Cominciò a preoccuparsi, incupendo lo sguardo. Probabilmente doveva essere legato a quello che doveva dirgli…
“Allora vieni in Città con noi?” ripeté Teppei, attirandosi nuovamente la sua attenzione, ma stavolta non lo guardò nemmeno, continuando a fissare l’elsa dell’arma bianca sulla quale era inciso lo stemma dei Morisaki: la falce di Luna con le tre stelle.
“No…” rispose solo, facendo strabuzzare gli occhi al suo interlocutore.
“Come sarebbe ‘no’?! Sei sempre il primo quando si tratta di andare in giro a fare baldoria!”
“Non sono dell’umore adatto…”
Hajime e Teppei si rivolsero un’occhiata perplessa, e quest’ultimo si strinse nelle spalle, scuotendo il capo.
“Sei proprio sicuro?” insistette il primo e lui annuì, confermando la sua risposta.
“Allora ci vediamo domani…” concluse Hajime, cominciando ad allontanarsi in compagnia del cadetto dai capelli ricci “…ma vedi di non cacciarti nei guai.”
Mamoru abbozzò un sorriso a quelle parole. Hajime aveva sempre avuto uno spiccato intuito nei suoi confronti e se gli aveva detto quella frase, sapeva anche che lui avrebbe fatto l’esatto opposto.
D’altro canto, Mamoru non se la sentiva di andarsene a zonzo per la Città, sapendo che il suo Principe era preoccupato da qualcosa di cui lui non era a conoscenza, e poi, avrebbe finito col guardarla con occhio diverso, ricordando tutto quello che aveva visto insieme al Maharajakumar, e senza di lui… non gli sarebbe più sembrata così bella.
Maledizione, si stava facendo coinvolgere troppo ed era proprio quello che si era ripromesso di non far accadere, ma come poteva restare tranquillo e quasi fingere che la tristezza del Principe Minore non lo riguardasse?

“…la sua vita, il suo futuro, la sua felicità…”

Forse era pazzo, forse quello che stava per fare avrebbe finito col fargli perdere definitivamente la ragione, ma continuare a restarsene seduto sulle scale della camerata, con le mani in mano, era fuori discussione.
Doveva parlargli. Subito. Non poteva aspettare il nuovo giorno, avrebbe finito con l’essere troppo tardi. Doveva capire cosa gli stesse arrecando dolore e, questa volta, non avrebbe fatto in modo che la sua felicità rimanesse solo un attimo di breve durata.
Si alzò con uno scatto deciso, infilando il pugnale nella sciarpa legata in vita ed assumendo un’espressione ferma. Rapidamente si allontanò dalla camerata, scomparendo tra gli alberi del verde giardino.

“…sono nelle tue mani.”

*

Era da quando si era seduto a tavola che non aveva fatto altro che rimestare il riso nel piatto, mandandone giù solo un paio di cucchiaiate, giusto per non fare un torto alla cuoca che era una persona sempre gentile. Per il resto, lo aveva fissato senza realmente vederlo e pensando a tutt’altro.
Si sentiva un idiota. Non sarebbe dovuto scappare appena Mamoru gli aveva offerto, involontariamente, la scusa per farlo. Chissà quando avrebbe avuto un’altra occasione e, soprattutto, il coraggio sufficiente per potergli parlare… Che impiastro!
Yuzo sospirò un’ennesima volta, sotto lo sguardo preoccupato di Kerasu che non gli aveva staccato gli occhi di dosso per tutta la durata della cena. Anche quando parlava con suo padre, lanciava fugaci occhiate al fratello minore, cercando di carpire il segreto che la sua espressione assente sembrava celare.
“Allora…” esordì ad un tratto il Maharaja, intrecciando le mani all’altezza del mento ed osservando proprio il primogenito, con sguardo soddisfatto “…oggi non abbiamo avuto modo di parlarne, ma vorrei capire come mai, ieri pomeriggio, hai poi cambiato improvvisamente idea, presentandoti all’appuntamento che ti avevo organizzato con la kumari del Maharaja Wakashimazu. Credevo ti saresti defilato come tuo solito. A Madama Kara stava per prendere un colpo quando ti ha visto comparire, e vestito di tutto punto per giunta, non con la divisa delle guardie.”
A quelle parole, il Principe Minore sembrò finalmente animarsi, alzando lo sguardo di scatto ed osservando il fratello con gli occhi spalancati.
Kerasu sorrise, appoggiandosi con la schiena alla sedia ed incrociando le braccia al petto. “Mah, sai padre… non volevo mancare di rispetto al mio fratellino, che esegue i suoi obblighi e doveri sempre con meticolosa diligenza. In fondo, io ne ho meno di lui: e non mi è sembrato giusto continuare a rifuggirli.”
Il Maharaja alzò lo sguardo al cielo, emettendo un profondo sospiro. “Gli Dei siano ringraziati, finalmente un po’ di giudizio!”.
Yuzo guardò l’erede come fosse impazzito, mentre l’altro gli strizzò l’occhio, sorridendogli con affetto ed il Principe Minore capì perché, la sera prima, non fosse riuscito a trovarlo da nessuna parte. Lo sfogo a cui il fratello maggiore aveva assistito, doveva averlo colpito parecchio se si fosse addirittura sottoposto ad una tortura come un appuntamento con una kumari.
Ricambiò il suo sorriso, sentendosi un po’ in colpa, ma ciò che aggiunse gli fece non solo spalancare nuovamente gli occhi, ma anche la bocca.
“E ti dirò di più, padre, lei non mi dispiace affatto. Le chiederò di uscire ancora.” affermò sorseggiando del vino rosso, mentre il Maharaja sembrava sull’orlo delle lacrime per tanta grazia ricevuta tutta in un solo colpo.
“Ma… ma sei sicuro?!” esclamò invece Yuzo, non potendo quasi credere alle sue orecchie.
“Sì.” e la convinzione con cui lo disse non lasciava adito a dubbi sulle sue intenzioni.
“Vuoi di nuovo uscire con Sofronia?!”. Kerasu scoppiò a ridere, agitando una mano.
“No, non si chiama Sofronia! Madama Kara, ormai, è talmente rimbambita che ha confuso il suo nome con quello della sua dama di compagnia!” si versò dell’altro vino “Si chiama Ryoko. E trovo che sia una persona molto interessante.”
Questa poi! Suo fratello sembrava volesse fare davvero sul serio.
“Non avevo dubbi a riguardo.” intervenne il Maharaja “Se ho scelto lei, un motivo ci sarà: i Wakashimazu sono notoriamente famosi per le loro abilità marziali, credo apprezzerà vederti menare le mani.” ed il Principe Ereditario rise di gusto a quelle parole. “Dicono che il figlio minore, Ken, sia uno dei migliori.”
“Staremo a vedere, padre…” stuzzicò Kerasu “…staremo a vedere.”
Yuzo osservò il fratello con un sorriso. E così, anche lui sembrava in procinto di cadere nella stessa trappola in cui egli stesso era finito. Ma le cose erano molto più facili per Kera. Lei era una Principessa e, soprattutto, era una ‘lei’. In oltre, suo padre ne era più che entusiasta. Mentre… che poteva dire di sé? Era innamorato di un ‘lui’, e già questo avrebbe scatenato l’Inferno, per di più cadetto. Rango inferiore, quindi.
Tutto contro.
Suo padre, il suo stesso cuore, il destino.
Tutto.
Allontanò il piatto di qualche centimetro, alzandosi ed attirandosi gli sguardi perplessi del Maharaja e di Kerasu.
“Con il vostro permesso, vorrei ritirarmi… se possibile.”
“Ma… Yuzo, non hai toccato cibo.” constatò suo padre “Non ti senti bene? Vuoi che ti mandi il medico di palazzo?”
Ma il Principe Minore scosse il capo. “No, grazie, sto bene. E’ solo stanchezza, domani sarà passata.”
“Ne sei sicuro?” insistette l’uomo con preoccupazione.
“Sì, padre. Grazie dell’interessamento.”
L’altro sospirò, rilassandosi contro lo schienale della sedia. “Va bene, allora. Va’ pure e riposati, mi raccomando.”
Yuzo annuì, facendo un leggero inchino ad entrambi ed abbandonò la sala, ostentando un passo deciso.
Non era arrivato nemmeno a metà corridoio, quando si sentì chiamare.
“Pulce! Aspetta!” ed era Kerasu, che lo raggiunse in rapidi passi. “Ehi! Mi spieghi cos’hai? Al vecchio puoi anche darla a bere, ma il sottoscritto è molto più sveglio! E voglio la verità.” sottolineò con un sorriso ironico, poggiandogli una mano sulla spalla.
La verità? E l’avrebbe potuta capire la verità? L’avrebbe accettata la verità?
“Ho detto che sono solo stanco, ricorda che non ho dormito questa notte.” cercò di rispondere al suo sorriso, ma esibì solo una smorfia triste.
Kerasu sospirò profondamente. Non voleva davvero parlargliene, ed era un evento straordinario che non si confidasse con lui. “C’è qualcosa che posso fare per te? Vuoi che ti faccia un po’ di compagnia?” domandò, ma aveva come il sentore che, questa volta, nemmeno lui avrebbe potuto essergli di alcuno aiuto. Infatti, Yuzo scosse il capo.
“No, fratello, preferisco restare un po’ da solo, ma… grazie per avermelo chiesto.” poi si fece serio “Piuttosto… sei proprio sicuro che questa Maharajakumari sia la persona giusta per te?”
L’altro si limitò ad un’alzata di spalle. “Non ne ho la minima idea, ma se non provo non potrò mai saperlo.” poi sorrise “Ti prometto, però, che ci andrò con i piedi di piombo. Decidere di legarsi a qualcuno è un passo molto importante, la cui scelta non è mai semplice né va fatta a cuor leggero, altrimenti… rischi di vederlo schiacciato.” con affetto gli scompigliò i capelli cercando di camuffare il vero intento dietro quella frase. Una sorta di consiglio verso un qualcosa di cui, chissà, forse non era ancora consapevole. O forse sì. Ma se Yuzo non aveva ancora deciso di parlargliene, a lui andava bene così. “Un giorno, lo capirai anche tu. Buonanotte.” concluse, tornando sui suoi passi.
Yuzo gli volse le spalle, proseguendo per la sua camera, mormorando quel: “Lo so già, Kera, lo so già…”

*

Richiuse la porta dietro di sé, in silenzio.
Stranamente, il birmano non era comparso a reclamare le coccole e Yuzo mosse lo sguardo per vedere se fosse rannicchiato sul letto a pisolare, senza trovarlo.
“Ryo?” chiamò piano, liberandosi del lungo gilet che portava da sopra il jippa[1] di lino leggero, appoggiandolo alla spalliera della sedia dello scrittoio. Ma il gatto non comparve nemmeno al suo richiamo, facendogli inarcare un sopracciglio e sorridere.
“Ehi, micio! Va beh che volevo restamene da solo, ma non mi riferivo certo a te!” ed avanzò guardandosi intorno alla sua ricerca, scrutando in tutti gli anfratti dove solitamente finiva per rintanarsi, soprattutto quando Kerasu era in giro. “Ryo?!” chiamò di nuovo, quando si accorse di un sommesso gorgogliare, tipico di quando il gatto faceva le fusa, e cercò di capirne la provenienza. Gli sembrò più intenso nell’approssimarsi al balcone, così sorrise, avanzando con passo deciso ed afferrando le tende smosse dalla brezza fresca, esclamando: “Ecco dov’eri!”. Le aprì di scatto e restò immobile ad inquadrare la figura in braccio alla quale il birmano rimaneva raggomitolato a farsi coccolare.
“Credo di essere simpatico al vostro gatto, mio Principe.” sorrise Mamoru, seduto sul pavimento della terrazza con la schiena poggiata alla balaustra in arenaria. Yuzo osservò il cadetto senza riuscire a dire una parola, ma con la sensazione di essere arrossito, e tanto anche. “Perdonate se mi sono introdotto durante la vostra assenza...” disse il giovane, di fronte al suo mutismo persistente “...ma... volevo vedere se stavate bene. Oggi mi siete sembrato strano...” poi sorrise, con imbarazzo. “E perdonate se non mi alzo, ma sembra che il vostro gatto non abbia intenzione di lasciarmelo fare!” ed infatti, Ryo se ne continuava a stare comodamente acciambellato e ronfante. Il Principe si riscosse, sorridendo a sua volta ed abbassandosi per prendere il birmano, il quale non sembrò molto entusiasta della cosa, infatti emise un miagolio basso ed infastidito.
“Su, non essere scortese con il nostro ospite.” lo rimproverò Yuzo, poggiandolo sul pavimento. Il gatto, per tutta risposta si stiracchiò, andando ad occupare il morbido letto e tornando a ronfare sonoramente.
Il cadetto, libero dal peloso peso, si inginocchiò, rendendo omaggio al giovane, da buon soldato. “Non volevo essere inopportuno...”.
“Non lo sei.” lo rassicurò il Principe, sedendosi di fronte a lui ed abbassando lo sguardo sulle mani intrecciate “Anzi, io... sono contento che tu sia qui... davvero.” anche se non era in grado di spiegargli bene quanto.
Mamoru sollevò il capo, notando come avesse assunto nuovamente quell’espressione imbronciata che aveva quando si trovavano sulla torre. Lentamente tornò a sedersi, aggrottando le sopracciglia con preoccupazione. “Vostra Altezza, vi prego... ditemi qual è il problema. Perché io sono sicuro che vi sia qualcosa di cui non mi avete parlato! Prima ho sentito che volevate restare da solo... che vi è successo?”
Ma l’altro non rispose, portandosi le ginocchia al petto e poggiandovi sopra il mento, senza mai alzare gli occhi su di lui. E tutto questo non faceva che agitarlo di più, perché ormai era palese il suo senso di malessere, tanto che divenne quasi palpabile.
“Si tratta di vostro padre? Vi ha rimproverato di nuovo?” cercò di indagare, ma il Principe scosse il capo.
“No, per una volta tanto, lui non c’entra...”
“E allora è qualcosa che ha a che vedere con la nostra uscita di ieri sera? Forse... dopo aver visto cosa c’è fuori, il palazzo vi sembra troppo stretto?” e lui sperò ardentemente che non fosse questo, altrimenti non se lo sarebbe mai e poi mai perdonato di avergli arrecato dolore.
Yuzo negò nuovamente e, a questo punto, non sapeva più cosa pensare. Respirò a fondo, cercando di calmarsi. “Oddei e allora ditemi cosa c’è! Io... io sono preoccupato per voi, non voglio vedervi così... qualsiasi sia la causa del vostro malessere, ditemela: provvederò ad eliminarla! Lo giuro sul mio onore di cadetto!”
Mamoru lo vide sorridere piano. “Davvero?” si sentì chiedere “Davvero la elimineresti?”
“Per gli Dei! Sì!”
“E se ti dicessi... che nessuno può fare nulla?” - Soprattutto tu… -.
Il panico cominciò a farsi largo dentro di lui. “Vi prego... non dite così...” e gli prese le mani, rimanendo poi ad osservarle con perplessità. “Vostra Altezza, sono gelide...” le strinse nelle sue “Santo Cielo, allora è vero che non state bene...”
Il Principe trattenne per un attimo il respiro, alzando per la prima volta lo sguardo su di lu e fermandosi nei suoi occhi neri che lo fissavano sinceramente preoccupati. Poi rilasciò l’aria, socchiudendo le palpebre e scuotendo il capo. “No...” mormorò “...non sto bene.”
“Per gli Dei, Vostra Altezza! Perché non me l’avete detto subito?! Era questo ciò di cui volevate mettermi a parte alla torre, vero?! Cosa vi sentite?! Cosa avete?!”
Yuzo riaprì lentamente gli occhi, incrociando quelli del cadetto. Il respiro regolare e calmo e le parole uscirono da sole, senza che lui si sforzasse oltre di cercarle.
“Io ti amo, ecco quello che ho.” mormorò piano “Se è amore, quello strano senso di smarrimento e confusione che sconvolge il cuore e non fa pensare a nient’altro che ad un’unica persona. E gela e brucia il sangue solo a sentirne il nome e... rende ansiosi, senza riuscire a spiegarsi il perché, e fa vivere, passare le ore nella trepidante attesa del re-incontro... se è amore questo, allora io sono perdutamente innamorato di te.”
E fu come gli aveva detto Madama Kara: quello strano senso di oppressione, che sentiva dentro, si era come dissolto al suono delle sue stesse parole, facendolo sentire improvvisamente leggero.
Par contro, a Mamoru sembrò che il cuore si gelasse all’improvviso. Voleva essersi sbagliato. Voleva aver capito male. Lo voleva con tutto sé stesso, ma mai parole furono più vere come quelle appena pronunciate dal Principe... dal suo Principe. Dalla persona che amava di più in assoluto, e avrebbe voluto gridare al mondo la sua gioia nello scoprire di essere parte del suo cuore... ma loro vivevano su pianeti paralleli, le cui orbite non si sarebbero mai incontrate. Lasciò improvvisamente le sue mani, distogliendo lo sguardo.
Yuzo non se ne stupì, anzi, abbozzò un sorriso.
“Sono consapevole di come la situazione sia impossibile, quindi, è meglio separare qui le nostre strade. Il destino sembra essere un avversario troppo difficile da battere.” disse alzandosi e rientrando nella camera, con passo lento. Si sedette piano sul bordo del letto, inghiottendo a fatica la voglia che aveva di piangere.
Anche il cadetto si mise lentamente in piedi, respirando a fondo un paio di volte prima di avanzare all’interno della stanza, trascinando con sé anche il fallimento di tutti i suoi propositi e giuramenti.
“E’ il momento di dirsi addio...” disse Yuzo, tendendo una mano alla ricerca di quell’ultimo contatto che poteva permettersi, e sforzandosi di sorridere, anche se con pessimi risultati “...prometto che mi farò vedere solo se strettamente necessario, così da non crearti imbarazzo.”
Mamoru strinse piano le sue dita lunghe, evitando di incrociare i loro sguardi e rimanendo in un sacrale silenzio, mentre il Principe rideva nervosamente, con voce incerta. “Anche questo rientra nelle mie ‘prime volte’.”
Prime volte che Mamoru non voleva interrompere, non ora e forse mai. Per questo, sul ciglio dell'addio, lasciò che fosse solo l'istinto a guidarlo, improvvisamente, come padrone assoluto sul suo raziocinio.
Il cadetto rafforzò la stretta, divorando anche l’ultima distanza, e, con movimenti rapidi, si inginocchiò davanti al Principe, gli passò la mano libera dietro la nuca e lo attirò a sé, baciandogli le labbra.
All’Inferno l’etichetta! All’Inferno i doveri e gli obblighi! All’Inferno ciò che era giusto o sbagliato! All’Inferno ogni possibile ragione! In quel momento non avrebbe voluto fare nient’altro che sentire il calore della sua bocca, dalla morbida pelle. Spezzare l’ultima catena che ancorava il suo cuore e lasciare che fosse finalmente libero. Non era una passeggiata notturna la vera libertà che tanto sembrava bramare, non era una piccola fuga dal castello o un venire meno alle regole di un Maharaja troppo severo. Ed entrambi lo avevano capito solo quando stavano per perderla per sempre, soffocati dalla paura di vivere quello che il cuore sembrava gridare dal primo momento in cui i loro sguardi si erano finalmente incrociati.
Mamoru gli strinse ancora di più la mano, che teneva nella sua e che aveva portato al petto, facendogli sentire come quel muscolo stesse battendo con furia dentro di sé.
Coccolato da quell’incedere ritmico, il Principe socchiuse gli occhi, assaporando il tocco dolce delle sue labbra. L’intero ordine delle cose si era capovolto, come una clessidra, scandendo un tempo diverso della loro vita.
Lentamente, il cadetto interruppe il loro contatto, mantenendo millimetrica la distanza, i respiri di entrambi leggermente affannati. “Non vi direi addio nemmeno in punto di morte...” sussurrò “...e non ho mai creduto nel destino già deciso.” osservò i suoi occhi nocciola e gli regalò un sorriso, prima di baciarlo di nuovo. Un bacio diverso, questa volta, non solo una innocente unione di labbra, ma la ricerca di un qualcosa di più profondo, che gliele fece schiudere piano.
E, come sempre gli accadeva nell’averlo vicino, Yuzo si sentì al sicuro, più al sicuro di qualsiasi altro essere sulla Terra o nell’intero Universo. Ricambiò la sua silenziosa richiesta, rilassando i muscoli che il repentino susseguirsi delle emozioni aveva irrigidito, e lasciando che provasse finalmente il vero piacere del suo primo bacio.
Il senso di una vertigine. L’impressione che gli oggetti, il letto sul quale era seduto, le pareti, la stanza tutta stessero ruotando come una trottola. E lui si sentiva così leggero, come una piuma sospesa nel vento.
La mano libera si mosse piano, affondando nei capelli scuri di Mamoru, alla ricerca di un maggiore contatto. Avrebbe voluto che ogni parte dei loro corpi si toccasse, in un pensiero forse troppo ardito per una persona che amava per la prima volta, ma che non era la sola a provare tale desiderio.
I loro respiri si appesantirono di più, mentre le labbra si separavano quell’attimo necessario a riprendere fiato, per poi unirsi di nuovo, animate da una passione crescente. Il cadetto fece scivolare la mano lungo il collo del Principe, a carezzare la sua pelle chiara che si increspò in un brivido sottile; poi, cominciò a sciogliere i bottoni del jippa. In quel lento movimento di dita, non distolse mai lo sguardo da quello di Yuzo, che lo osservava in silenzio, lasciandolo fare.
“Questa è...” mormorò Mamoru “...questa è la prima volta... anche per me.”
Il Principe sorrise senza smettere di carezzare i suoi capelli. “Allora, da oggi, cominceremo a viverle insieme, le nostre prime volte.”. Una leggera pressione sul petto, il palmo della sua mano che sopperiva alle parole, e la propria schiena sprofondò adagio sulle sete del morbido letto.
“Non aver paura...” gli sussurrò il cadetto, baciandogli il collo “…Yuzo…”. Sentirgli pronunciare il suo nome, senza più stupidi formalismi, gli fece socchiudere gli occhi, stringendolo a sé.
“Non ne ho.” ed era la verità più sincera. Non temeva nulla in quel momento né si era mai sentito così bene. Ora capiva il perché tutti ricercassero quel sentimento con così tanta tenacia; come ne intessessero le lodi, nonostante sapesse essere terribilmente doloroso, a volte. Ma il male che sapeva dare, sembrava divenire così effimero quando il bello di quell'emozione prendeva il sopravvento sul cuore. Perché non c’era niente che potesse eguagliare il calore dolce di un corpo stretto tra le braccia, se era quello della persona amata. Non gli importò più nulla della sua gabbia dorata, avrebbe potuto vivere anche rinchiuso in una stanza senza finestre se Mamoru fosse rimasto con lui. Solo se quel meraviglioso giovane, dai bei capelli lunghi, l’atteggiamento spavaldo e gli occhi di ossidiana avesse continuato a tenergli anche solo la mano, lui avrebbe potuto vivere addirittura nel posto più sperduto del mondo.
Lo strinse ancora di più, sapendo che non sarebbe mai stato facile, ma scacciò quelle ombre pensando a quando, finalmente, tutti gli ostacoli sarebbero stati superati, quando gli appellativi di ‘Principe’ e ‘Cadetto’ non sarebbero più stati un impedimento. Solo loro. Solo Yuzo e Mamoru e, grazie a quel pensiero, si sentì la persona più felice del mondo.
Il gatto Ryo balzò giù dal letto, agitando la morbida coda con stizza per essere stato nuovamente disturbato e, lentamente, si diresse al balcone, ben consapevole del fatto che quel letto sarebbe stato occupato per molte e molte altre notti ancora.

 

***Fine***


[1]JIPPA: è una sorta di kurta versione ridotta. XD E' una maglia, in definitiva, con o senza collo (Esempio: *clicca*).


...E poi Bla bla bla...

ç_________ç sono una maledetta romantica, lo so.
E' più forte di me, fa parte del mio DNA! ç_ç
E spesso mi faccio contagiare dal Miele Colante... ç______ç perché sono troppo bbbbuona!
XD Devo dire che li sto trattando fin troppo bene i miei personaggi, ultimamente. Niente traggggedie (più o meno, Yu-chan non è d'accordo!XD), copulano, 'e vissero felici e contenti'... che vogliono di più? XD Cavolo, mi sto rammollendo!
*ghghgh* dovrò attrezzarmi per le torture allora!


E finisce così anche "Maharajakumar".
Io ringrazio tutti coloro che l'hanno seguita ed apprezzata, dal più profondo del mio cuore. Spero di avervi fatto passare dei minuti di piacevole relax in compagnia di questa fanfiction e, soprattutto, spero di avervi portato sulla retta via dello shonen-ai e dell'ammmmmore per i personaggi di Yuzo Morisaki e Mamoru Izawa!!!*____* perché sono pucciosi! XDDDDDDDDDDDDD
E che le musiche bollywoodiane siano sempre con voi!!!!! XDDDDDDDDDDDDDDD

PS: con l'ultimo capitolo, è on-line anche l'ultima fanart di questa fic. Non so se ne farò altre ad essa inerenti in fututo, ma non si sa mai! XD Andate in pace!

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