That's between me and Niall, our little secret.

di niallersmyall
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20. ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21. ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22. ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Opportunity.

Oggi è una di quelle giornate di Novembre così fredde che faresti di tutto pur di non andare a scuola.
Mi piace abbastanza andarci, anche se odio con tutta me stessa le materie scientifiche, infatti il massimo che prendo è 4 o, se mi va bene, 4 e mezzo.
Mi misi la matita nera per gli occhi, una giaccia di pelle nera con le borchie sulle maniche, dei leggins neri e le mie amate all star nere alte. Presi la cartella e via, ero pronta.
Arrivata trovai subito i miei amici.

“Hey Zoe, vuoi una sigaretta?” mi chiese Carl.
“Smettila, lo sai che non fumo!” dissi io scossa.
“Ok ok scusa, non volevo farti arrabbiare” mi disse per poi mettersi a ridere.
“Fottiti Carl!” dissi io andandomene via.

Lo sapeva che mi dava fastidio quando faceva così, eppure non c’era giorno in cui non lo faceva.

Suonò la campanella e stetti a scuola per cinque lunghe ore. Uscita, andai direttamente a casa, senza salutare la mia compagnia.

Arrivata vidi mio papà che cucinava. “Wow, tu che cucini, che cosa strana! E’ successo qualcosa?” dissi.
Io e mio padre non abbiamo per niente un bel rapporto. Da quando è morta mia mamma, non si è curato minimamente di me, ho dovuto cavarmela da sola da quando avevo 10 anni, per questo vado a casa solo per pranzare, cenare e dormire.

“Si, è successo qualcosa in effetti. Vieni, siediti a tavola”. Mi sedetti e lui si sedette davanti a me.
“Ho finalmente trovato un lavoro decente! Potremmo vivere come benestanti, senza preoccuparci di non riuscire a pagare il mutuo!”
“Bene papà, sono felice per te.”
“Eh ma scommetto che sarai felice anche tu!”
“'Na roba, proprio da fare i salti di gioia!”
“Non ti ho ancora detto il motivo per cui dovresti essere felice.”
“Beh, che aspetti?”
“Ci trasferiamo a Londra!”.
Rimasi lì, immobile. Non sapevo se essere felice o meno. Certo, Londra è la città dei miei sogni, ho sempre voluto trasferirmi lì, anche perché amo l’inglese con tutta me stessa, è l’unica lingua in cui ho nove a scuola. Il problema però è che devo andarci con mio padre.
“No papà, a Londra ci vai tu, io resto qui!”
“Davvero vuoi farti sfuggire una opportunità come questa? Ne sei proprio sicura? Pensaci bene.”
Non fece neanche in tempo a dire le ultime due parole che era già chiuso a chiave in camera sua.

Non sapevo davvero che cosa fare. Rimanere lì o andare nella città dei miei sogni?



  
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Stability?

A quel punto presi una borsa ed uscii, avevo bisogno di pensare.
Mi fermai nel parco di fianco a casa mia, un piccolo parco che però io adoravo, perché non c’era mai anima viva.
Sono abbastanza alta e molto magra, forse troppo. Ho i capelli castano scuro con un gran ciuffo a destra e rasati a sinistra. Amo la mia pettinatura, mi dà un’aria da cattiva ragazza. Ho due grandi occhi marroni scuro e un naso abbastanza piccolo.
Il mio gruppo preferito sono i Guns ‘N’ Roses. Amo ogni loro canzone. Ascoltarne una è proprio quello che feci appena mi sedetti sulla panchina nel parco. Mi aiutavano a pensare.
Mentre ascoltavo “sweet child o mine” pensai.

Avevo detto di no a mio papà perché se no dovevo andarci con lui e dovevo abbandonare i miei amici, ma, ammettiamolo, a nessuno dei miei amici importava davvero di me. Che senso avrebbe avuto restare lì per persone che non mi vogliono realmente quando potevo andare a vivere nella città dei miei sogni? Come avevo solo potuto pensare di restare in quel paesino sperduto? A quel punto capii che ci devo andare a Londra, quindi appena finì la canzone ritornai a casa. Bussai alla porta della camera di mio papà.

“Hey papà, ho scelto.”
“Allora, che vuoi fare?”
“Va bene, vengo con te. Non voglio restare qui a fare la muffa. Una sola domanda: con la scuola come faccio?”
“Benissimo. Comunque ho firmato dei documenti per far si che tu non sia più in quella scuola. A Londra non ci andrai, aspetterai questa estate quando sarai maggiorenne e ti troverai un lavoro. Ora sbrigati, il viaggio è fra 2 ore, preparati.”
“C-cosa? Hai firmato dei documenti? E se io avessi voluto restare qui? Vabbé, lasciamo perdere.”
“Se te lo avessi detto ti saresti arrabbiata, come ora.”
“Ma che scusa è questa? Potevi inventartene una migliore!” dissi io, e  poi corsi in camera mia a preparare le valigie. Volevo lasciare lì tutte le cose che mi avrebbero fatto ricordare i miei “amici”, quindi presi tutti i miei vestiti, i trucchi, i gioielli, i cd e infine il mio cuscino con la bandiera inglese sopra. Era tutto quello che mi serviva.

Era passata un’ora e mezza e mio papà era già pronto con tutte le valigie in macchina.

“Ho già trovato un appartamento a Londra che ho pagato con i soldi che ho guadagnato vendendo questa casa, quindi tu o venivi con me o restavi a vivere col pazzo a cui l’ho venduta” disse mettendosi a ridere e sperando che io facessi lo stesso.
“E' veramente un pazzo! Quale persona con un cervello avrebbe preso una casa che sta andando a pezzi? Beh, meglio!” dissi io tirando un sospiro di sollievo. 
Poi entrai in macchina e in men che non si dica ero già in aeroporto.

“Il decollo dell’aereo con destinazione Londra avverrà fra 10 minuti” disse la signora che era alla reception.
“Ok sbrighiamoci!” disse mio padre mettendosi a correre come un dannato.
Dopo 5 lunghi minuti ero sull’aereo. Non mi sedetti vicino a mio papà perché non c’erano più posti da due, meglio.
“Il decollo avverrà fra qualche secondo. Non utilizzare nessun tipo di oggetto elettronico” diceva la hostess mentre mi guardava con uno sguardo cattivissimo vedendomi già con l’i-pod in mano, che misi subito via.
Eravamo partiti. Fra 1 ora neanche sarei arrivata a Londra, non ci potevo ancora credere. Era un gran traguardo per me, una ragazza di 17 anni che non ha visto nessuna città al di fuori del suo piccolo paesino, andare a Londra. Ma qualcosa non andava. L’aereo non era per niente stabile, non stava in equilibrio.  

Cosa stava succedendo?  
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Tomorrow isn't too far.

La hostess, avendo visto che tutto l’aereo era molto teso e preoccupato, prese il microfono.

“Gentili signori, vi preghiamo di stare calmi. E’ molto comune non essere stabili al decollo, il nostro pilota ora provvederà a migliorare l’equilibrio dell’aereo su cui state viaggiando. Grazie dell’attenzione.”

Sinceramente, non calmava per niente quella hostess, sembrava quasi più agitata di noi. Ma, per fortuna, dopo 5 minuti il pilota riuscì a trovare l’equilibrio. Dio lo benedica cavolo, avevo una paura tremenda.
Passati quei 10 minuti di panico mi misi le cuffiette nelle orecchie ed iniziai a sognare come sarebbe stato vivere a Londra. Non volevo più svegliarmi, anche se sapevo che mancava poco e quel sogno sarebbe diventato realtà. Passò 1 ora e un quarto ed io mi svegliai solo perché la hostess iniziò a parlare.

“Vi avvisiamo che l’atterraggio avverrà fra 5 minuti. Grazie di essere stati con noi, a presto!”.

Ero più agitata di un bambino la notte prima che arriva babbo natale. Erano le 19.30. Atterrati, io e mio papà uscimmo e andammo nel parcheggio nel quale c’era la nostra macchina, che era volata a Londra insieme a noi. C'era freddissimo, eravamo sicuramente sotto gli 0°C.

“Bene, ora ci vorrà mezz'ora per andare a casa nostra” disse mio padre mettendo la chiave nella macchina.
“Ok, va bene” gli dissi io, senza guardarlo.

Dopo mezz’ora eravamo veramente arrivati a casa.
Era un condominio formato da quattro piani, ognuno con un appartamento. Noi eravamo nel quarto. Il campanello aveva ancora il cognome della famiglia che ci abitava prima, lo avremmo cambiato il giorno seguente, ora eravamo troppo stanchi. Appena entrai in casa rimasi sorpresa. Era un appartamento abbastanza grande, sicuramente di più della nostra casa precedente, con una cucina, un salotto, un bagno e due camere, una più grande dell’altra. Ovviamente mi piombai subito il quella più grande. Dopotutto sono una ragazza, ho bisogno dei miei spazi! Entrai e c’era solo un letto con un lenzuolo bianco e una scrivania marrone chiaro. Era molto triste, ma decisi che l’avrei abbellita il giorno seguente. Ora sarei andata a dormire, ero davvero molto stanca.

Domani sarebbe stato il mio primo vero e proprio giorno nella grande Londra.  

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Is he an angel?
 Erano le 7.37 ed io mi svegliai di mia spontanea volontà.
Il sole fuori non c’è, sia perché è molto presto, sia perché è inverno.
Amo l’inverno, è la mia stagione preferita. Le felpe calde e lunghe, le cioccolate calde che si bevono mentre si è seduti sul divano con una coperta sulle gambe mentre si guarda un film natalizio col camino acceso, i berretti di lana e soprattutto la neve, tutto questo lo amo.
Mi misi il giubbotto più pesante che avevo, i miei amati anfibi e una sciarpa che mi copriva per bene. Uscii e già al primo passo sprofondai nella neve.
Andai verso una meta non ben definita, il mio scopo era quello di fare colazione in un buon bar. Il primo che vidi era a 10 minuti da casa mia. Si chiamava “A coffe for you”. Un nome molto scontato, pensai. Entrai e vidi ce c’erano circa 10 persone.

“Salve. Che cosa vuole?” mi chiese il ragazzo che si trovava al banco.
“Un croissant alla crema e un caffè macchiato, grazie” dissi io facendogli un sorrisino un po’ stupido.

Meno male che me la cavo bene in inglese. Non so come farà mio papà, che invece non sa neanche cosa significa “hello”. Dopo aver ringraziato, uscii ed andai a destra. Camminavo a testa bassa, perché non avevo portato l’ombrello e la neve mi sarebbe venuta tutta in faccia. E feci male.

“Hey, stai attenta a dove cammini!” mi disse una voce di un ragazzo arrabbiato.
“Scusami, io…”

Non riuscii a finire la frase. Era un ragazzo biondo con gli occhi azzurri, abbastanza alto e con un giubbotto blu. Aveva una faccia che avevo già visto, anche se era impossibile perché non ero mai stata al di fuori del mio piccolo paesino, e mi sembrava strano averlo incontrato lì.

“Scusami, ma noi ci conosciamo?”
“Ehm no, ma credo che tu sappia chi io sia perché faccio parte della boyband One Direction. Non è molto famosa, ma credo che tu ne abbia sentito parlare” disse lui mentre mi sorrideva.

Non riuscivo a crederci, che figura che avevo fatto.

“An ok, comunque scusa, non volevo urtarti. Ora devo andare” e corsi via verso casa, la direzione opposta di quella in cui stavo andando.
Alle 9 ero arrivata a casa. Continuava a ronzarmi per la testa la faccia e l’accento di quel ragazzo, così decisi di informarmi un po’ di più sul “suo” gruppo.
Ovviamente non li trovai su wikipedia, perché non sono così famosi, ma trovai un altro sito in cui ne parlavano in modo molto dettagliato.
Scoprii che quel ragazzo che avevo incontrato si chiama Niall Horan e che è irlandese.

Ma perché non riuscivo a togliermelo dalla testa, perché?
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Why do fathers like him exist?

Era arrivata la sera e decisi di andare, come sempre, fuori a mangiare.

“Dove vai Zoe?”
“Fuori a mangiare, ci vediamo domani a pranzo, ciao.”
“No, tu resti qui.”
“Dammi un motivo valido per restare qui.”
“O resti qui o resti fuori per tutta la notte.”
“Stai scherzando vero?”
“No Zoe, sono totalmente serio. O resti qui o non dormi qui. Ci siamo appena trasferiti e tu già esci senza dirmi nulla.”
“Preferisco cento volte stare fuori a dormire in una città sconosciuta piuttosto di stare con un padre del genere!” dissi arrabbiata.

Andai poi verso la porta e la chiusi sbattendola fortissimo. Mi chiedo se nel mondo c’è qualche altra ragazza che si trova in una situazione del genere, spero proprio di no.
Come può un padre solo pensare di far vagare la figlia sola, per altro neanche maggiorenne, in una città di notte?
A quel punto andai in un ristorante vicino al bar in cui ero andata questa mattina e mangiai una pizza. Dopo aver pagato andai nella direzione opposta a quella di casa mia. Andai dritta senza trovare un hotel dove poter alloggiare per una notte.
Possibile che in una città del genere gli hotel non siano ad ogni angolo della strada?
Camminai per molto tempo fino a quando non riuscivo più a reggermi in piedi, siccome stavo correndo, e mi fermai in un angolo del retro di un edificio dove la neve non arrivava.
Mi ranicchiai lì, nell’angolo, sperando di riprendermi presto per poter ricominciare la caccia all’hotel. Aspettai 5 minuti quando ad un certo punto si aprì la porta secondaria dell’edificio. Mi alzai per andarmene, non volevo che qualcuno mi vedesse, mi avrebbero preso in giro a vita vedendomi lì come una barbona, ma scivolai. Avevo la faccia sul terreno freddo e bagnato e quando mi rialzai vidi 5 facce che mi fissavano. Erano gli One Direction.

“Hey, tutto bene?” disse Liam, toccandomi il braccio.
“Si si, ora devo andare.”
“Come mai eri qui tutta sola con questo tempo? E poi a questa ora?” disse Louis.

Infatti, senza neanche accorgermene, si erano fatte le 23.30.

“No niente, è che, vabbè ma cosa volete saperne voi? Non mi serve il vostro aiuto” dissi, per poi abbassare lo sguardo, vedendo che Niall mi stava guardando.
“Aspetta, ma tu sei la ragazza che stamattina mi è venuta addosso?” mi disse.
“Si, sono proprio io. Ora, se volete scusarmi, avrei da cercare un hotel ancora aperto.”
“Ma scusami, non hai una casa dove andare?” disse Harry con una faccia un po’ preoccupata.
“Si, certo che ho una casa! E’ solo che non posso dormirci, per una lunga storia...”
“Senti, a casa mia ho una stanza per gli ospiti, vieni da me a dormire e domani mattina ritorni a casa tua, siccome hai detto che puoi starci a parte per dormire” disse Niall sorridendomi.
“No grazie, non voglio” dissi, anche se mentivo, perché ero molto stanca.
“Insisto” disse Niall.
“Va bene, ma domani mattina non preoccuparti se non sarò più a casa tua.”

A quel punto Zayn, Liam, Louis e Harry andarono in una macchina, mentre io andai con Niall.
Entrati in casa sua non gli dissi niente, andai subito nella camera degli ospiti, chiusi a chiave, mi tolsi il giubbotto e mi misi a dormire, come se fossi a casa mia.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


He makes me happy.

Erano le 8.30 e mi svegliai. Ero un po’ spaesata, ma dopo ricordai dov'ero.
Avevo dormito coi vestiti, quindi mi bastava mettere le scarpe ed ero pronta. Mi misi un po’ a posto i capelli e il trucco e, senza fare rumore, aprii la porta e me ne andai. Niall era stato molto gentile ad ospitarmi a casa sua, ma era ora di tornare a casa mia. Per fortuna per arrivarci dovevo fare una strada tutta dritta, altrimenti non mi sarei ricordata dove andare. Dopo mezz'ora passata a camminare arrivai a casa. Entrata, trovai mio padre sdraiato sul divano.

“Dove sei stata?”
“Secondo te? Sono stata fuori a dormire, come mi avevi detto tu.”
“Si, ma dove?”
“Che ti importa?”

Poi andai in camera e mi misi ad ascoltare un po’ di musica, era l’unica cosa che in quel momento mi avrebbe fatto sentire meglio. Mentre ero stesa sul letto, pensai a Niall. Cavoli, non riuscivo a pensare a niente al di fuori di lui. Mi sarebbe piaciuto così tanto vederlo solo per un altro secondo. Mi stava forse iniziando a piacere una persona di cui conosco solo il nome? Impossibile.
Ma la tentazione era troppa, così ritornai all’edificio dove ieri avevo incontrato gli one direction, nella speranza di ricontrarli, o per lo meno lui. Arrivata all’edificio, che scoprii che era uno studio di registrazione, erano le 12.30. Aspettai lì fuori per mezz'ora, ed un certo punto sentii una porta aprirsi e delle voci familiari parlare. Mi videro.

“Hey ciao! Tutto bene?” mi disse Zayn con un sorriso a 32 denti.
“Si si grazie, voi ragazzi?” dissi io ricambiando il sorriso.
“Tutto bene. Abbiamo appena finito di incidere una nuova canzone!” disse Louis tutto esaltato.
Poi notai che mancava Niall.
“Ma, Niall?”
“E’ ancora dentro, fra 5 minuti uscirà, perché?” disse Liam.
“Perché stamattina me ne sono andata senza ringraziarlo siccome stava dormendo” dissi io sorridendogli.
“Ah si, ce lo ha detto. Comunque ora noi dobbiamo andare, vieni a trovarci ogni tanto, ok?” disse Harry.
“Certo, volentieri!”
“Hey, vuoi venire con noi? Stiamo andando a mangiare una pizza” disse Louis.
“No grazie, vorrei ringraziare Niall prima” dissi, felice che mi avessero chiesto una cosa del genere
.
I ragazzi a quel punto mi salutarono e se ne andarono. Passarono 5 minuti precisi, poi Niall uscì dalla porta.

“Hey! Che sorpresa vederti! Dove ti sei cacciata stamattina?”
“Scusami, ma sono dovuta tornare a casa, se no mio papà si preoccupava” dissi io, mentendo.
“No no tranquilla, capisco” mi disse sorridendomi.
Rimasi lì imbambolata a fissarlo per non so quanto tempo. Vedendo che lo stavo fissando abbassò lo sguardo, e si mise una mano fra i capelli.

“Ehm si, scusami. Comunque io, io volevo solo ringraziarti per avermi ospitata a casa tua.”
“Non c’è di che, era il minimo. Fuori c’era un freddo terribile e poi qui intorno non gira bella gente, e lasciare una ragazza lì tutta sola, beh, mi sarei sentito in colpa” mi disse alzando di nuovo lo sguardo.
“Ok, ora devo andare. Grazie di nuovo Niall.”
“Senti, vuoi venire a mangiare una pizza con me e gli altri?”
“Va bene dai” dissi sorridendogli, anche se dentro stavo scoppiando.
"Perfetto, gli mando un messaggio dicendogli che stiamo arrivando" mi disse, prendendo in mano il cellulare.

Quel ragazzo aveva il potere di farmi sorridere ogni mezzo secondo.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


Oh, thanks.

Io e Niall eravamo arrivati alla pizzeria, per fortuna i ragazzi non avevano ancora ordinato. Entrati, li vedemmo in un tavolo in fondo alla stanza. Gli andammo incontro e vidi che c’era anche un’altra ragazza.

“Ciao! Piacere, io sono Perrie, e faccio parte di un gruppo che si chiama Little Mix” mi disse questa ragazza bionda con un grande sorriso.
“Piacere, Zoe, una ragazza che si è trasferita nella città dei suoi sogni da poco” dissi io sorridendole.
“Ah, e così che ti chiami eh? Non ci avevi ancora detto il tuo nome!” disse Harry mentre metteva un braccio sul bordo di una sedia.
“Beh, voi non me lo avete chiesto!” dissi io mettendomi a ridere.
“E’ vero. Ok, questa volta hai vinto tu. Dai siediti, c’è un posto tra a Perrie e Liam” mi disse Zayn, mentre Niall si sedeva di fianco a lui.
“Raccontaci qualcosa di te ragazza!” disse Louis.
“Ehm ok. Allora, mi chiamo Zoe, ho 17 anni e sono italiana. Mi sono trasferita qui perché mio padre ha trovato un lavoro che gli permetteva di guadagnare più soldi. Mia mamma è morta quando avevo 10 anni, ma non disperatevi, mi sono ripresa” dissi io, mentendo spudoratamente.
“E quindi vai a scuola, giusto?” disse Liam.
“No, mio papà ha deciso che non farò niente fino a quando non diventerò maggiorenne. A quel punto dovrò trovarmi un lavoro.”
“Wow, anche io vorrei vivere così!” disse Louis tutto esaltato.

Se avesse saputo davvero in che situazione ero con mio papà, mi sa tanto che avrebbe taciuto.
Arrivarono le pizze e, fra una chiacchera e l’altra, scoprii che Perrie è la ragazza di Zayn e che il resto della band è single, anche se fra Louis ed harry c'era qualcosa. Era veramente piacevole stare con loro.

“Questo è il conto” disse un cameriere che mise lo scontrino sul tavolo.
Guardai quanto avevo speso e notai che non avevo abbastanza soldi, ma mi vergognavo a dirlo.

“Non penserai di pagarti la pizza vero? Ti ho invitata io qui con noi, io te la pago” disse Niall togliendomi lo scontrino dalle mani.
“No guarda, sei molto gentile, ma hai già fatto tantissimo per me, non voglio che tu mi faccia un altro favore.”
“E’ educazione. Io ti ho invitata, io ti pago la pizza” mi disse con un tono molto dolce.

Per tutto il tempo in cui eravamo stati seduti al tavolo non facevamo altro che scambiarci sguardi, siccome eravamo uno di fronte all'altro.
Alla fine Niall mi pagò il conto, lo ringraziai ed uscimmo.

“Senti Zoe, siccome ormai sei una dei nostri, ti va di venire con noi ad una festa stasera? Ci incontriamo qui alle 21, tanto non è molto distante” mi disse Harry girandosi per vedere la distanza.
“Certo, a me va bene. Ci sarai anche tu Perrie?”

Ci avevo parlato per tipo un’ora con quella ragazza ed era troppo simpatica!

“Certo!” disse lei facendomi l'occhiolino.
“Ok, a stasera allora, ciao!”
“Ciao!” mi dissero in coro tutti, mentre andavano nella parte opposta alla mia.

Mentre stavo andando a casa, mi voltai un ultima volta per guardare Niall, e vidi che lui stava facendo lo stesso. Vedendo che mi ero girata, mi fece un cenno con la mano mentre sorrideva, come per salutarmi un’ultima volta prima di stasera. Ero diventata tutta rossa, quindi mi rigirai.

Che mi stava succedendo?
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


This is just the beginning.

Era arrivata la sera, ed io mi misi il più bel vestito che avevo, cioè un vestito verde scuro che mi arrivava sopra le ginocchia, col pizzo alla fine e una cintura intrecciata sotto il seno. Poi mi misi le scarpe coi tacchi verdi scure, abbinate al vestito. Un po’ di lucidalabbra e un filo d’eyeliner nero. Ero pronta. Alle 20.45 ero già lì. Per fortuna gli altri arrivarono dopo 5 minuti.
Perrie mi saltò letteralmente addosso. Era bellissima. Aveva un vestito nero che le arrivava fino alle ginocchia, con uno scollo abbastanza ampio e scarpe coi tacchi borchiate. Amavo il suo stile.

 “Su dai, ora andiamo!” disse Louis iniziando a camminare.

Dopo neanche 10 minuti eravamo nel pub. Dopo aver bevuto un po’ di birra ed aver parlato del più e del meno, andammo tutti a ballare. La serata passò molto velocemente e non mi accorsi che era l’una. Salutai tutti e me ne andai, ma appena arrivai fuori dal pub sentii una voce.

“Non pensi sia un po’ tardi per andare a casa da sola?”
Non riuscivo a capire chi fosse, quindi mi girai. Era Niall, che si trovava sul ciglio dell’entrata.
“Beh, che dovrei fare scusami?”
“Ti accompagno io. Non ho la macchina, fa lo stesso se andiamo a piedi?”
“Ma perché dovresti accompagnarmi? Me la cavo, tranquillo” dissi io sfoggiando un gran sorriso.
Non feci neanche in tempo a dire l’ultima parola che si affiancò a me e iniziò a camminare.  Per tutto il tragitto non ci dicemmo neanche una parola, poi spezzai il silenzio.
“Come mai sei così protettivo nei miei confronti?”
“L’ho sempre fatto con tutte le ragazze con cui io e gli altri uscivamo, tranne con Perrie, perché c’è Zayn per lei” mi disse, soddisfatto della risposta data.
“Ok. Ecco, questa è casa mia. Notte Niall, e grazie” dissi io dandogli un bacio sulla guancia.
“Ciao,notte” mi disse col sorriso sulla faccia.

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Passò un mese, ed io e i ragazzi eravamo definitivamente una compagnia. Io e Niall non eravamo insieme, anche se lo desideravo molto. Già al primo incontro mi ero presa una cotta senza conoscerlo, ora che lo conoscevo bene me ne ero innamorata del tutto.
Era arrivato il 24 dicembre. Siccome era il compleanno di Louis, decidemmo di fargli una festa a sorpresa, anche se nella sua casa. Il pomeriggio io ed i ragazzi ci trovammo a casa sua mentre Louis era fuori con Niall. Mettemmo a posto la taverna, dove si sarebbe tenuta la festa, e chiamammo gli amici più cari del nostro caro Tommo. Ora i preparativi erano tutti pronti. Arrivò sera e Niall mi scrisse un messaggio.

“Arriviamo fra 2 minuti, è tutto pronto lì?”
“Si si, siamo tutti pronti” gli risposi io, dicendo agli altri che sarebbero arrivati fra poco.

In men che non si dica sentimmo la porta aprirsi.
“Auguri Tommoooo!” gridammo tutti insieme, compreso Niall.
Louis portò le mani alla bocca e poi si mise a ridere.

“Grazie mille ragazzi! Sapevo che c’era qualcosa sotto, era un po’ impossibile che dovessi uscire solo con Niall e che tutti voi non potevate!” disse, riferendosi a noi.
Venne ad abbracciarci tutti e ringraziarci di nuovo, poi andò al banco per prendersi una birra.

Ci sedemmo poi sopra un divano molto largo io, Liam, Zayn, Perrie e Niall. Iniziammo a parlare del lavoro, del nuovo album e delle fans e dopo un po’ mi venne sete.

“Vado un attimo al banco, ho un po’ di sete”
“Guarda, se volevi ordinare dell’acqua è una causa persa, non ce l’ha il barista, ho già chiesto” mi disse Perrie.
“Cavoli! Vabbè, allora non bevo.”
“Ascolta, vado a chiedere a Tommo le chiavi per andare in cucina, così ti porto l’acqua, ok?” disse Niall, che si era già alzato.
“Ok, grazie mille” dissi io. La dolcezza di quel ragazzo era infinita.
Poco dopo Niall arrivò con la chiave.

“Mi sa che ti conviene andarlo a bere in cucina, perché la cucina è dall’altra parte della stanza e tu ora che sei qui ti ritroveresti senza acqua nel bicchiere” mi disse, mettendosi a ridere.
“Va bene Horan, arrivo.”

Arrivammo davanti alla porta con scritto “vietato entrare” ed entrammo. Niall andò subito all’armadietto a prendere un bicchiere, che dopo mise sotto il rubinetto del lavabo che c’era sotto l’armadietto. Io ero dietro di lui che aspettavo. Quando si girò per darmi il bicchiere mi ritrovai la sua faccia a 5 centimetri di distanza.
Ed ora?
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


I'll remember it.

Mise il bicchiere sul banco. Con la mano sinistra mi iniziò ad accarezzare la guancia, con l’altra mi prese il fianco. Io gli misi le braccia attorno al collo. Si mise a giocare  un po’ con le mie labbra. Mi diede un bacio a stampo, ma poi si riavvicinò subito e me ne diede un altro, ma uno più passionale. Non avevo mai dato il mio primo bacio, quindi ero un po’ tesa per paura di non sapere come fare, ma quando mi baciò fu una cosa così spontanea che neanche me ne accorsi. La sua mano sinistra dalla guancia si era spostata al collo e quella sul fianco alla schiena.
Era una sensazione bellissima, averlo così tanto vicino a me, solo per me.
Ma anche le cose belle devono finire, e quella non fu un’eccezione. Appena tolse le sue morbide labbra dalle mie, mi guardò con i sue due occhini azzurri e mi sorrise, io ricambiai.

“Ecco la tua acqua” disse, prendendo in mano di nuovo il bicchiere.
“Non ho più sete ora” dissi io, sorridendogli un po' timidamente.

Poi mi prese la mano destra e la fece intrecciare con la sua. Uscimmo dalla stanza e andammo da Louis per dargli la chiave. Lui, vedendoci mano nella mano, fece l’occhiolino a Niall, che ricambiò.
Arrivammo al tavolo dei ragazzi.

“Heilà, che è successo che siete mano nella mano?” disse Zayn con aria scherzosa.
“Niente, cosa vuoi che sia successo?” disse Niall, che subito dopo mi guardò sorridente.

Ci sedemmo negli stessi posti di prima e iniziammo di nuovo a parlare. Erano arrivate le 2 e cominciammo a far uscire la gente da casa di Louis. Accompagnammo le persone all’uscita e le ringraziammo di essere venute. A quel punto eravamo rimasti solo Louis, Harry, Zayn, Liam, Niall, Perrie ed io.

“Notte ragazziiii!” disse Harry, ubriaco fradicio.
“Ehm Harry, ti ricordi che ora rimanete a dormire da me, giusto?” disse Louis, che però non fece neanche in tempo a finire la frase che Harry era già in bagno a vomitare.
“Sentite, io accompagno Perrie e poi vengo, ok?” disse Zayn mentre le diede un bacio sulla fronte. Quei due erano la dolcezza in persona, si amavano davvero tanto.
“Si si tranquillo, accompagna pure la tua donzella a casa” disse Louis, soddisfatto di aver detto una parola così colta.
“Anche tu Niall accompagnerai la tua?”
“Si si, è ovvio” disse, per poi prendermi per un fianco.
“Mi tocca stare qui con questi due? Vabbè, tanto ritornate” disse Liam con il sorriso sulla faccia, come sempre.

Salutai tutti a parte Harry che era ancora in bagno ed uscii. Entrai in macchina con Niall, che mi accompagnò fino sotto casa.

“Ecco, la donzella è ora arrivata al suo castello” disse Niall, ridendo.
“La ringrazio gentil principe, le auguro una buona nottata.”
“Anche io, mia donzella.”

Mi diede un bacio a stampo, aspettò che fossi entrata in casa e poi partì.
Buonanotte mio principe” dissi fra me e me.
Appena entrai in camera e mi fiondai sul letto, mi addormentai. Sognai per tutta la notte quel ragazzo occhi cielo che mi baciava. Io, lui, soli.
Il più bel momento della mia vita.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


Where are we?
 

 Era mattina e l’unica cosa che mi fece svegliare fu il suono del telefono che squillava. Era un messaggio da Niall.

“Hey ciao, puoi uscire questa mattina?”
Senza neanche pensarci due volte, gli risposi di sì, e poco dopo mi arrivò il messaggio di risposta.
“Perfetto, ti vengo a prendere fra 10 minuti xx”

In fretta e furia mi preparai e non feci neanche in tempo a fare colazione, per fortuna non avevo fame. Mio papà non c’era in casa, quindi presi le chiavi, magari sarebbe tornato tardi. Chiusi la porta e appena mi girai verso la strada vidi Niall arrivare in macchina. Abbassò il finestrino.

“Buongiorno” mi disse, prima di darmi un bacio a stampo.
“Buongiorno. Dove mi vuoi portare?”
“Salta su e lo vedrai” disse, con aria misteriosa.

Poi entrai in macchina, e nel giro di 30 minuti eravamo arrivati. Appena uscii dalla macchina, i miei occhi non ci vedevano più da tutta la bellezza che c’era in quel posto. Eravamo in un bosco, e poi c’era un’enorme cascata che sfociava in un piccolo laghetto. Era un posto fantastico.

“Ma dove siamo Niall?”
“Non so dove siamo precisamente, ma ci vengo spesso, ormai è la mia macchina che mi guida qui.”
“E’ davvero fantastico.”
“Già, lo è.”

Vidi Niall andare verso la macchina. Aprì il baule e tirò fuori un asciugamano molto grande, rosso fuoco, che mise al bordo del laghetto. Si tolse le scarpe e la maglietta e poi si tuffò nel laghetto, che era sicuramente gelido. C’era un freddo bestia, non so proprio con che coraggio si fosse buttato.

“Non vorrai restare lì impalata, vero?” mi disse ridendo.
“Ehm sinceramente si, preferisco restare qui che morire congelata”
“Ma dai, non è così fredda, è tutta apparenza.”

A quel punto uscì dall’acqua e si sedette di fianco a me sull'asciugamano, per poi baciarmi a stampo. Mi tolse il giubbotto e le scarpe e poi mi prese in braccio e mi iniziò a baciare il collo.

“Ora non sarò solo.”
“Che signifi...”
Non feci neanche in tempo a finire la frase che mi ritrovai in acqua insieme a quell’irlandese.
“E’ congelata! Per fortuna che era tutta apparenza!” dissi tremante.
Dai, vieni qui, ora ti scaldo un po’ io.”

Mi tolse il lungo ciuffo dall’occhio destro, mi prese i fianchi e iniziò a baciarmi delicatamente il collo. Io gli misi le braccia attorno al collo, come era mio solito fare. Iniziò poi a baciarmi con le sue morbide labbra. Quel bacio diventò sempre più intenso. Avevo ancora freddo, ma non avevo nessuna intenzione di togliermi dalle sue braccia. Era così bello averlo tutto per me, anche se non avevo ancora capito se ero la sua ragazza o no. Poi mi prese in braccio e mi mise delicatamente sull’asciugamano rosso, vicino agli scogli. Uscì anche lui, ed iniziò a baciarmi di nuovo, fino a farmi stendere sull'asciugamano. Io gli toccai il petto per poi spingerlo più vicino a me. Mi ribaciò mentre con una mano teneva il suo peso e con l'altra mi toccava la coscia. Niente poteva rovinare un momento del genere, a parte un telefono che squilla, che era il mio.

“Scusami Niall” dissi, per poi spostarlo delicatamente e fiondarmi alla macchina a prendere il telefono. Era mio padre.
“Pronto?”
“Dove sei?”
“Che ti importa?”
“Devi tornare subito a casa, devi venire con me a fare la spesa e aiutarmi a parlare col cassiere.”
“Te la puoi cavare benissimo anche senza di me! Lo hai già fatto milioni di volte da quando ci siamo traferiti!”
“No, tu vieni qui, ora!”
“E se non venissi?”
“Ti vengo a prendere!”
“Ma se non sai neanche dove sono?”
“Senti, se non ti trovo in casa entro 30 minuti, puoi scordarti di uscire la sera, hai capito? Ciao.”

Spensi il telefono e ritornai da Niall.

“Chi era?” mi chiese, mentre mi risedevo sull'asciugamano accanto a lui.
“Mio padre, vuole che torni a casa fra mezz'ora, altrimenti non mi fa uscire questa sera, ma tanto fa stesso.”
“Forse è meglio se ti accompagno, non vorrei che tuo papà si arrabbiasse con te per colpa mia.”
“Colpa tua? Sono io che ho deciso di restare qui con te” dissi io, dandogli un bacio a stampo.
“Mi sentirei più sicuro se tu adesso andassi a casa, così potremmo vederci anche la sera, dai andiamo.”
Non dissi niente, mi rimisi le scarpe e il giubbotto e andai in macchina.
Odiavo con tutta me stessa mio padre.
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


This is just for love.

Erano le 8.30 e cercai di alzarmi dal letto, sogno che però si mostrò vano.
Stavo malissimo. Mi faceva male la testa e non riuscivo a reggermi in piedi. Avevo la fronte molto calda, così andai in bagno a prendere il termometro, e poi ritornai in camera. Avevo 39 di febbre. Mio padre, come al solito, non era in casa, quindi dovetti per forza alzarmi di nuovo e prendere uno panno bagnato per metterlo sulla fronte. Non avevo né fame né sete. L’unica cosa che feci dopo essermi stesa sul letto col panno sulla fronte fu accendere il cellulare. In quel esatto momento mi stava chiamando Niall.

“Pronto?”
“Hey ciao Zoe, tutto bene?”
“Ciao Niall. A dire la verità no, ho 39 di febbre.”
“Oddio, è stato per ieri?”
“Sicuramente si, appena sono uscita dall’acqua avevo i brividi.”
“Dammi 10 minuti e sono lì da te.”

Riattaccò. Un sorriso comparve sulla mia faccia. Dopo 15 minuti sentii suonare il campanello. Andai ad aprire con le poche forze che mi erano rimaste.

“Hey scusami, se mi dicevi che era aperto non ti facevo alzare” mi disse, per poi baciarmi la fronte.
Stavo per svenire, ma lui mi prese in braccio e mi portò sul letto. Chiusi un attimo gli occhi e subito dopo mi trovai Niall che mi metteva un altro panno sulla fronte.

“E’ tutta colpa mia, scusami.”
“Hey, non dire così, sapevo di correre questo rischio” dissi accarezzandogli la guancia, per non farlo sentire in colpa.
“Beh, starò qui tutto il giorno, tanto oggi io e i ragazzi avevamo il giorno libero."
“Niall, mi sa che non ti conviene restare. Fra un po’ mio papà tornerà e non credo che gli piacerebbe trovare un ragazzo in casa da solo con sua figlia. Fidati, ti conviene andare.”
“Allora resto per un’altra oretta, ok?” mi disse sorridedomi.
“Va bene, grazie mille.”

Mi portò qualche biscotto da mangiare e dell’acqua, poi cominciò a parlarmi del più e del meno. Il tempo con lui volava troppo velocemente. Vorrei averlo avuto con me per tutto il giorno, lui si che è la mia medicina. Ma ad un certo punto sentimmo la porta aprirsi: mio padre era tornato.

“Oh cazzo!” mi scappò dalla bocca.
“Zoe, sei in casa?”
“Si papà, sono in camera.” 

Niall si alzò per chiudere a chiave la camera.

“Hai qualche lenzuolo?”
“Si, sono dentro l’armadio, perché?”
“Mi faccio la corda e scendo dalla finestra, è l’unico modo per far si che tuo padre non si arrabbi con te.”
Ed era proprio da quello che mi rendevo conto di quanto lo amavo.

“Va bene, prendili pure.”
Unì quattro lenzuola, li mise fuori dalla finestra per vedere se la loro unione fosse abbastanza lunga e, vedendo che andava bene, attaccò l’angolo di un lenzuolo alla maniglia di un comodino.
“Ciao, spero che tu ti riprenda presto” disse col sorriso stampato in faccia, per poi darmi un bacio.
“Ciao Niall, e grazie mille ancora.”
Quando sentii il tonfo dei suoi piedi sullo asfalto, presi le lenzuola e le misi sotto il letto, senza slegarle. Mio padre bussò alla porta.

“Che c’è?”
“Fammi entrare.”
“Papà sto male, ho la febbre.”
“Non mi interessa, ho detto fammi entrare.”
Mi alzai con i giramenti di testa ed aprii.
“Ho sentito un’altra voce proveniente da questa camera oltre la tua, chi c’era qui con te?”
“Ma cosa stai dicendo?”
“Senti, sarò pure adulto, ma non sono sordo, fidati.”
A quelle parole non sapevo più cosa rispondere. Lui vide che non avevo più risposte da dare e si mise a ridere.
“Come immaginavo, c’era qualcuno con te. Non vuoi dirmi chi era? Va bene, ma dalla prossima settimana tu vieni in negozio con me e mi aiuti a lavorare.”

Se ne andò, sbattendo la porta. Io mi stesi sul letto, ed iniziai a piangere. Conoscendo mio papà, avevo paura che facesse qualcosa a Niall, non volevo dirgli che ero con lui proprio per quel motivo.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


For the first time.

Il giorno dopo appena accesi il cellulare vidi che Niall mi aveva mandato un messaggio.

“Oggi non posso uscire, ho un’intervista, ci vediamo la sera? Xx”
Con tristezza, gli scrissi.
“Niall, mi dispiace, ma non posso più uscire. Mio padre ha sentito che c’era un’altra persona oltre a me in camera e, siccome non gli ho detto che c’eri tu, mi ha detto che non posso più uscire e che devo andare ad aiutarlo in negozio.”
“Scusami, ma perché non hai detto che c’ero io?”
“Non glielo ho detto e basta.”

Non volevo dirgli che mio padre probabilmente gli avrebbe fatto del male, se no sarebbe venuto a casa mia e avrebbe peggiorato la situazione. Aspettai 5, 10, 20 minuti, ma Niall non mi rispose più.
Mio padre bussò alla porta, uscii ed andai insieme a lui in negozio, anche se stavo ancora male. Stetti lì fino alle 4.30 del pomeriggio. Non ce la facevo più. Ero più calda del fuoco. Si vedeva che stavo molto male, tanto che un cliente mi chiese se volevo un po’ d’acqua. Ma questo a mio padre non importava, a lui non importava di me.

“Ora me la posso cavare da solo, da questa ora in poi non ci sono molti clienti. Vai a casa.”
Senza farmelo ripetere due volte, uscii dal negozio e mi incamminai verso casa. Scrissi a Niall.
“Hey, tutto bene lì? Xx”
Guardai ripetutamente il cellulare, nella speranza che mi rispondesse, ma niente da fare. Arrivata a casa mi stesi sul letto, ma la suoneria del telefono mi fece alzare a prendere il cellulare sul comodino.
Era Perrie.
“Hey bella, tutto bene? Niall mi ha detto che stai male, posso venire a casa tua? Xx”
“Si certo, vieni pure. La porta è già aperta. Xx”
In neanche dieci minuti Perrie era già a casa mia.

“Hey Zoe! Oddio, sei bianchissima! Hai mangiato qualcosa vero?”
“A dire la verità, no.”
“Ma Zoe! Se stai male e non mangi peggiori le cose!”
A quel punto andò in cucina e mi portò un po’ di cibo con del succo di frutta all’arancia.
“Grazie mille Perrie. Ascolta, sai se Niall è arrabbiato?”
“No tranquilla, non è arrabbiato, è solo che è stato occupato tutto il giorno e per questo non ti ha risposto.”
“Per fortuna, ci mancava solo quello!”

Sentii la porta aprirsi d'entrata. Era mio padre. Bussò alla porta e senza aspettare una risposta aprì.

“…e lei chi è?”
“Sono Perrie, piacere. Sono la ragazza di cui ieri ha sentito la voce” disse, mentre gli stringeva la mano.
Non riuscivo a capire. Perché aveva detto così?
“Piacere mio.”
“Bene, ora devo andare. Ciao Zoe, stammi bene” disse Perrie, mentre mi dava un bacio sulla fronte.
A quel punto mi ritrovai sola in camera con mio padre.
“Oggi, anche se sei malata, sei stata brava al negozio. Certo che devi voler proprio bene a quella Perrie, se non mi hai neanche detto il nome e sei venuta a lavorare. Vabbè, quando ti rimetterai potrai uscire. Ora devo andare via, ciao.”
Per la prima volta mio padre mi disse una cosa che mi aveva resa felice. Quando uscì dalla stanza tirai un sospiro di sollievo. Non avrebbe più potuto fare del male a Niall.
Tutto grazie a Perrie.



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Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***


I missed you.

Era passata una settimana ed io mi ero finalmente ripresa. Con tutti gli impegni che aveva avuto, non ero neanche riuscita a vedere per un giorno Niall, ci avevo solo messaggiato un po’.
Mi mancava terribilmente. Siccome mi ero ripresa del tutto, andai a suonare a casa sua. Una volta. Due volte. Tre volte. Nessuno rispondeva. Ero così eccitata all’idea di poterlo rivedere, e poi non era neanche in casa, la sfiga mi perseguitava. Chiamai Perrie.

“Pronto?”
“Ciao Perrie! Sono io, Zoe. Ascolta, tu e i ragazzi siete in studio?”
“Si, perché?”
“Perché ora sto bene. Vengo a fare una sorpresa a Niall!”
“Aw che dolce!”
“Senti, puoi fare in modo che Niall dia le spalle alla porta? Ah si, ovviamente dillo agli altri!”
“Certo, gli mando un messaggio, se no Niall capisce che c’è qualcosa che non va. Comunque per tua fortuna da già le spalle alla porta!”
“Perfetto! Arrivo!”

Dopo 10 minuti ero arrivata in studio. Aprii lentamente la porta, per non farmi sentire. Gli altri appena mi videro iniziarono a parlare con Niall, mentre io mi avvicinavo lentamente alle sue spalle. Quando mi trovai ad una distanza di 5 centimetri dalla sua schiena gli misi le mani sugli occhi.

“Louis, so che sei tu!”
In effetti Louis non c’era. Gli diedi un bacio sul collo, così che potesse capire che non ero Louis.
“Ma…” mi tolse le mani dagli occhi e si girò.
“Zoe!”

Mi prese in braccio e mi strinse più forte che poteva. Poi mi mise giù e mi sorrise.

“Sono così felice di vederti, non sai quanto mi sei mancata.”
“Non dirlo a me” dissi.
Mi prese per i fianchi e mi avvicinò lentamente alle sue labbra, e poi mi baciò dolcemente.
“Oh ma quando arriva Zoe?”
“Louis…è già arrivata da un bel pezzo!” disse Perrie.
“Ma nooo! Potevate dirmelo!”
“Eri in bagno!”
“Ah uffa, mi sono perso tutto!”
A quel punto Niall si girò e cominciò a ridere.
“Beh ragazzi, andiamo a farci un giro?”
“Si dai, siamo qui da più di un’ora e mezza, non ce la faccio più!” disse Harry, tirando un sospiro di sollievo.

Uscimmo ed andammo a fare un giro in piazza. Ogni tanto alcune fans si avvicinavano a loro e gli chiedevano l'autografo, mentre squadravano da capo a piedi me e Perrie.
Tolsi un attimo la mia mano intrecciata a quella di Niall per andare da Perrie, che fece lo stesso con Zayn.

“Non ho ancora avuto modo di ringraziarti per aver detto a mio padre che c’eri tu una settimana fa in casa, grazie mille davvero. Ma perché l’hai fatto?”
“Da come me lo ha raccontato Niall, ho capito che tuo padre e uno di quei padri che pensa che le figlie debbano uscire solo con le ragazze, come mio padre. Ecco perché sapevo perfettamente come comportarmi agli occhi di tuo padre, ed ecco perché ho detto di esserci io al posto di Niall. Sarebbe andato sicuramente su tutte le furie.”
“Grazie mille Perrie, sono in debito con te!” le diedi un forte abbraccio.

Restai fuori con loro fino a sera, ma andammo a casa presto perché il giorno dopo sarebbe stato capodanno. Il primo capodanno che avrei passato felice. Il primo capodanno che avrei passato con lui.
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***


I'm broken, do you hear me?

Erano le 11.30 di mattina, e mi svegliai. Oggi era capodanno, quindi dovevo essere riposata per la serata che avrei passato con gli altri. Andai giù in cucina con l’intenzione di fare colazione, ma trovai un biglietto scritto da mio padre sopra la tavola.

“Appena ti svegli vieni in negozio, finisco alle 11.30.”

Ok, ero morta. Non feci neanche in tempo a piegare il foglietto e buttarlo nel cestino che si aprì la porta d’ingresso.

“Ti sei svegliata ora?” mi disse con voce scocciata.
“Si. Se magari mi avessi avvertita che dovevo aiutarti mi sarei messa la sveglia…”
“Avvertirti? Tu pretendi troppo mia cara” disse, appoggiando la borsa per terra.
“Ma io come facevo a sapere che dovevo aiutarti? Sinceramente non sapevo neanche che eri al lavoro oggi.”
“Perché tu non sai niente di me.”
“Perché, tu si invece?”

Quando dissi quelle parole si zittì, non sapeva più cosa rispondermi.

“Sai quella festa a cui devi andare stasera? Ops, ora non ci vai più. Ti auguro un buon nuovo anno Zoe.”
Poi prese la borsa che aveva posato per terra e si girò nuovamente verso di me.

E se ti azzardi a fuggire, ne vedrai delle belle mia cara.”

Da quel momento fino a quando entrò in camera stessi lì, immobile. Non sapevo davvero che cosa fare. “ne vedrai delle belle mia cara”. Quelle parole continuavano a rimbombarmi nella testa. Mi era passata la fame, così presi la borsa e me ne andai nel parco che si trovava a 10 minuti da lì. Appena mi sedetti sulla panchina mi arrivò un messaggio. Era Niall.

“Non vedo l’ora che si stasera xx”
Mentre mi trattenevo dal piangere, gli risposi.
“Niall, stasera non posso venire. Mio padre si è arrabbiato e mi ha detto che se fuggo ne vedrò delle belle. Era moto serio, più del solito, questa volta non voglio rischiare.”
Poco dopo mi arrivò il messaggio di risposta.
“Ne vedrai delle belle? Che cosa intende dire Zoe?”
“Non lo so, ma mi faceva paura.”
“Ne parlo con gli altri per vedere se possiamo fare qualcosa, io questo capodanno voglio passarlo con te, ad ogni costo. Ciao xx.”
Ero troppo triste. Accesi l’ipod ed ascoltai una canzone dei miei amati guns ‘n’ roses, che non avevo ovviamente dimenticato. Dopo la loro venne more than this. 

“I’m broken, do you hear me?” 

A quelle parole mi misi a piangere. Ero veramente distrutta. Ogni giorno mi dicevo “ce la farai, vai avanti, tuo padre non può essere un ostacolo” ma ora non ne avevo più la certezza. Ogni minima cosa che facevo per lui era uno sbaglio. Era sempre stato così, e sempre lo sarà. Spensi l’ipod, mi asciugai le ultime lacrime e andai a casa. Mio padre stava mangiando.

“Vieni a pranzare con me?”
“No, non ho fame.”
“Senti, non rispondermi così solo perché non ti faccio andare ad una maledetta festa, ok?”
“Papà, ti prego, fammici andare! E’ l’ultimo dell’anno, ti prego, fammi stare coi miei amici. Almeno l’ultimo, fammi essere felice.”

Alzò lo sguardo e vide che avevo gli occhi lucidi, quindi lo riabbassò.

“No. Quando è no è no.”
Sei il padre peggiore di tutto il mondo!” dissi urlando, non ce la facevo più a tenermi tutto dentro.

Buttò per terra la forchetta.

“Chi è che ti ha dato un tetto sotto il quale vivere? Io! Non mi sembra che l’abbia fabbricata tu questa casa!”
“Se è questo il problema, posso tranquillamente andare a vivere da qualcuno altro!”
“Sei minorenne, non puoi!”
“Me ne vado, ne ho abbastanza di te e tutte le tue scuse! Io a quella festa ci andrò, costi quel che costi!”
“Se solo ti azzardi a…”

Non gli feci neanche finire la frase, ormai ero già fuori con la mia borsa, era l’unica cosa di cui in quel momento avevo bisogno. Chiamai Perrie per chiederle se quella notte potevo dormire da lei, e lei mi rispose di si, per fortuna. Andai subito a casa sua, come al solito in lacrime. Le iniziai a raccontare cosa era successo, poi mi arrivò un messaggio da Niall.

“Hey, tutto bene? Hai sistemato con tuo padre?”
“Sistemato no, perché sono scappata di casa, ma alla festa ci vengo.”
“Scappata di casa? Zoe, ma come ti è saltato in mente?”
“Era l’unico modo per passare il capodanno con voi, ed io voglio passarlo con voi, con te.”
“Ma quando tornerai a casa per dormire tuo padre sarà una iena!”
“No tranquillo, per il fatto di dormire ho già sistemato.”
“Sei sicura che non rischi troppo?”
“E anche se fosse? E’ il padre peggiore che esista sulla terra.

Perrie mi si avvicinò, vedendo che stavo per rimettermi a piangere, e mi abbracciò. Avevo decisamente bisogno di un abbraccio, era l’unica cosa che in quel momento poteva tranquillizzarmi.
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15. ***


The most beautiful feeling.

 Era arrivata la sera. La festa si sarebbe svolta nel giardino della casa di Liam.

“Oh cavolo Perrie, mi sono dimenticata di comprarmi un vestito!”
“Tranquilla, te ne presto uno io!”
“Oddio grazie mille!”

A quel punto ci fiondammo all’armadio. Mancava solo 1 ora alla festa, e noi eravamo ancora struccate e con le pantofole ai piedi.
Perrie si mise un vestito abbastanza corto azzurro, tutto pieno di pizzo, e delle bellissime scarpe blu con le borchie sul tacco. Io mi presi un vestito nero che mi arrivava molto sopra le ginocciha, con una grande scollatura e una cintura gialla sui fianchi. Sarebbe stato l’unico giorno in cui mi sarei vestita così sexy. Poi mi misi anche io delle scarpe con le borchie, solamente nere. Mi misi un po’ di eyeliner nero sopra l’occhio e un rossetto rosa; Perrie invece si mise un rossetto rosso e l’ombretto azzurro: era bellissima, come sempre. Passò un’ora e in fretta e furia arrivammo alla festa.

“Hey ciao! Come mai ci avete messo così tanto?” chiese Zayn, mentre diede un bacio a stampo a Perrie.
“Non ci siamo accorte dell’ora” disse Perrie.
“Ok. Zoe, Niall sta per arrivare, ha detto che farà un po’ tardi.”
“Ok, grazie mille.”

A quel punto mi sedetti su un divanetto rosso. Dopo 10 minuti vidi un ragazzo avvicinarsi a me. Mi girai.

“Hey, che ci fai qui tutta sola?” mi disse con un sorriso che poteva illuminare l’intero giardino.
“Sto aspettando Niall, tu invece Liam? Che ci fai qui seduti con una ragazza tutta sola?”
Si mise a ridere. “Niente, tengo sotto controllo la festa.”

Ci mettemmo a parlare del più e del meno, finché una ragazza non si avvicinò a Liam per chiedergli il numero. Gli feci cenno di andare con lei, e lui non se lo fece ripetere un’altra volta. Mi alzai dal divanetto, perché non mi sentivo più il sedere. Dopo poco sentii due braccia venirmi da dietro ed abbracciarmi, mentre delle morbide labbra mi baciavano il collo.

“Buonasera.”
“Buonasera Niall” dissi, girandomi per dargli un bacio a stampo. Avrei riconosciuto quella voce fra mille.
“Come mai eri tutta sola?”
“A dire la verità ero con Liam fino a due secondi fa.”
“Ok, andiamo a ballare?”
“Certo.”

Ci dirigemmo verso la pista da ballo dove incontrammo anche gli altri. Ballammo fino alle 23.30. Non mi reggevo più in piedi ormai. Mi prese per mano per togliermi dalla pista da ballo e portarmi su un divanetto.
“Vado a prendere una birra al banco” disse, per poi darmi un bacio a stampo.

Erano finalmente le 23.55 e tutte le coppiette si ristabilirono, pronte per il bacio. Io ero fra le braccia di Niall, che mi stringeva sempre più forte. Mancava pochissimo.
 

10, 9, 8, 7, 6, 5, 4, 3, 2, 1…BUON ANNO!


Niall mi baciò, poi mi guardò. Con gli occhi lucidi, disse una cosa che avevo voluto dicesse da tanto tempo.
“Ti amo.”
Non potei fare a meno di sorridergli per poi rispondergli con gli occhi pieni di lacrime.
“Anche io Niall, più di quanto tu possa immaginare.”
Quelle parole poi furono seguite da un lungo bacio passionale.
Era proprio vero, amavo quel ragazzo più di qualsiasi altra cosa al mondo. Non mi interessava se lo conoscevo solo da due mesi, quello che provavo per lui era un sentimento troppo forte, ed ero felicissima che lui ricambiasse.Era stato un bellissimo inizio dell’anno, il migliore di sempre.
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16. ***


Stop the tape and rewind.

Ci girammo poi verso il cielo. Era bellissimo, pieno di fuochi d’artificio tutti diverso l'uno dall’altro. Mentre ero sotto il suo caldo braccio, qualcuno mi toccò la spalla da dietro. Era Perrie.

“Hey Zoe, stanotte Zayn mi ha invitata a dormire da lui, posso?”
“E a me lo domandi? Certo che puoi, non ho nessun problema” dissi, dandole una spinta sulla spalla, avendo capito le intenzioni di Malik.
“Grazie. Allora all’una ti accompagno a casa mia, ok?”
“O…” non riuscii a finire la frase.
“Beh, visto che lei va da Zayn, tu puoi venire da me” disse Niall.

Rimasi pietrificata per un secondo. Guardai Perrie e lei alzò le spalle con un sorrisino da ebete stampato in faccia.

“Ok, grazie.” dissi, per poi dargli un bacio sulla guancia.
Avevo capito anche le sue di intenzioni, poi quando Zayn lo guardò e alzò le sopracciglia in modo malizioso, ne ero sicura.
Verso mezzanotte e mezza mi arriva un messaggio. Era di mio padre.

“A che ora torni domani mattina?”
“Non lo so, verso le 11 credo.”
“Ok, va bene. Da chi vai a dormire?”
“Da una mia amica, Perrie, la ragazza che ti ho presentato.”
“Ok, mi piace quella ragazza, va bene. A domani.”

Non so per quale strano motivo, ma penso che mio padre sia stato davvero gentile.

All’una e mezza in casa Payne non c’era più un’anima. Solo la nostra compagnia.                                                                        
A quel punto io e Niall salutammo tutti e ce ne andammo a casa Horan. Entrai prima di lui. Aveva una casa un po’ piccola, ma bellissima. All’entrata c’era un mobile dove lui abitualmente appoggiava le chiavi e il portafoglio, che era divisa dal salotto da un vetro. A sinistra del salotto c’era la cucina ad isola e dietro il salotto c’erano la camera da letto ed il bagno. Mi sedetti sul divano.

“Niall, posso togliermi le scarpe? Mi fanno malissimo i piedi.”
“Chiedi anche? Certo, fai come se fossi a casa tua” aggiunse.

A quel punto anche lui se le tolse e si sedette di fianco a me, prendendomi da un fianco e iniziando a baciarmi. La cosa si faceva sempre più bella. Mi ritrovai sulle sue gambe. Iniziai a sbottonargli la camicia bianca, mentre lui mi tolse la cintura. Mi fece un sorrisino malizioso. Iniziò a tirare giù la cerniera del vestito e in men che non si dica mi ritrovai in intimo davanti a lui. A quel punto gli sbottonai il bottone dei jeans e glieli tolsi. Mentre gli baciavo il collo, lui ne approfittò e mi prese in braccio e mi portò in camera. Sentii chiudersi una porta. Mi appoggiò delicatamente sul letto e mi si avvicinò pian. Ricominciò a baciarmi.
Mi mise una mano sul collo e cominciò a farla scendere. Mi fece cadere la spallina destra del reggiseno, poi andò sempre più in giù. Lo fermai.

“Niall, devo confessarti una cosa.”
Si fermò. “Dimmi.”
Non l’ho mai fatto” dissi un po’ imbarazzata.
“Hey, se non te la senti io mi fermo qui” mi disse, sorridendomi.
“No, non intendevo dire questo. Volevo solo avvisarti che questa è la mia prima volta.”
“Beh, sono contento di esserlo io” disse, sorridendomi di nuovo.
“Anche io, non sai quanto.”

A quel punto ricominciò a baciarmi il collo e mi tolse il reggiseno. Poi la sua mano andò sempre più in giù, dove si era fermata prima, ma questa volta mi tolse gli slip. Io gli tolsi i boxer bianchi e cominciammo a fare l'amore.

Era stata una notte magnifica.
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17. ***


So sexy.      

“Hey Zoe, è ora di svegliarsi."      

A quelle parole aprii gli occhi. Niall era lì di fianco a me che mi accarezzava la schiena nuda con una delicatezza tale che mi stavo per addormentare di nuovo.

“Buongiorno principessa.”
“Buongiorno angelo” dissi, mentre lui mi si avvicinava per baciarmi.
“Ti ho portato la colazione.”

Prese un vassoio che aveva appoggiato sul comò di fianco al letto e lo mise sopra le mie gambe. Mi aveva preparato latte caldo con una brioche alla marmellata d’albicocche, la mia preferita. Poi di fianco alla tazza aveva messo un piccolo vaso con dentro una rosa rossa.

“Sei la dolcezza Niall, non dovevi disturbarti così tanto.”
“E invece si. Mi piace far felice la mia ragazza con delle cose semplicissime.”

In effetti era proprio così. Ogni piccola cosa banale che lui faceva, per me era una grande cosa.
A quel punto mi diede un bacio sulla fronte e chiuse la porta della camera. Mangiai molto lentamente, tanto erano solo le otto e mezza e dovevo essere a casa per le 11. Finito di mangiare, mi misi addosso  l’intimo, una vestaglia bianca e presi il vassoio per portarlo in cucina. Aprii la porta e arrivata in cucina lo misi nel lavabo.

“Niall, ci sono un sacco di cose da lavare!”
“Lo so lo so tranquilla, lo farò dopo.”
“Dici sempre così, ma dopo non lo fai mai!” dissi, mettendomi a ridere.
Non sapendo cosa fare, mi misi a lavarli io.
“Non starai mica facendo sul serio vero?”
“Si, perché?”
“Metti subito giù quei piatti!”
“No!” dissi io ridendo.

A quel punto Niall mi prese in braccio da dietro ed io mi misi a ridere.
“Dai Niall, lasciami!”
“No, l’hai voluta tu!” disse lui ridendo.
Arrivati al divano, mi ci buttò letteralmente sopra, poi si mise sopra di me.
Ora sei bloccata.” mi disse con un sorrisino malizioso.

Non riuscii a resistergli, quindi gli diedi un dolce bacio, che poi si trasformò in un bacio passionale. Ora ero io sopra, ma lui mi teneva comunque bloccata tenendomi per i fianchi. Gli misi le mani attorno al collo e mi persi nei suoi meravigliosi occhi color oceano. Poi mi poggiai sul suo petto nudo e con le mani iniziai a farci dei disegnini sopra.
Qualcuno suonò il campanello.

“Ma chi sarà a questa ora?” disse scocciato Niall.
Poi si alzò per aprire e io ne approfittai per andare a lavare i piatti. Era Ben, uno dei suoi migliori amici dopo i ragazzi.

“Hey ciao, scusami so che è molto presto ma…woho! E chi sarebbe quella ragazza così sexy?”
A quelle parole mi buttai per terra per nascondermi dietro il lavabo della cucina ad isola. Che imbarazzo.
“Hey, giù gli occhi dalla mia donna” disse Niall, con aria di sfida.

Aveva detto la mia donna, ero la sua donna. Non riuscivo a credere a quelle parole.

“Tranquillo amico, è tutta tua. Comunque, mi ridai il mio cd di Elvis per favore?”
“Si tieni, lo avevo messo a posta qui.”
“Ok grazie, ci vediamo ciao!”

Quando sentii la porta chiudersi mi rialzai da terra e vidi Niall venire verso di me.
“E quindi, sono la tua donna eh?” dissi con tono malizioso, mettendogli le mani attorno al collo.
“Si, da ieri notte lo sei del tutto.
A quelle parole mi vennero i brividi. Era quello che avevo sempre desiderato. Io e lui, una cosa sola.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18. ***


Broken.

“Beh, ora è meglio che vada, sono le 10.40.”
“Ti accompagno.”

Andammo in camera e ci cambiammo, in dieci minuti eravamo già pronti. Uscimmo e entrammo in macchina. Alle 10.50 eravamo sotto casa mia.

“Eccoci arrivati. Ciao Zoe, buona giornata.”
“Anche a te Niall.”
Gli diedi un bacio, ma non riuscii più a staccarmi da quelle morbide labbra. Restammo lì ancora per circa 5 minuti. Lo amo troppo, non posso farne a meno.

“E meglio che vada” dissi sorridendogli.
“Si hai ragione, ciao.”

Mi diede un ultimo bacio, poi uscii dalla macchina ed entrai in casa. Mio padre era seduto sul divano. Feci per andare di sopra, ma lui mi bloccò, iniziando a parlare.

“Vedo come hai dormito a casa della tua amica.”
“Cosa intendi dire?”
Mi venne incontro con una sguardo cattivissimo.
“Non sono sordo. Quando ho sentito una macchina accostare qui davanti a casa mi sono alzato e ho guardato fuori dalla finestra e ho visto te che ti baciavi con un ragazzo.”
Ero fregata. Non ci avevo minimamente pensato, che stupida.

“Io non…”
Mi prese dal braccio e mi tirò uno schiaffo, uno schiaffo così forte che mi fece cadere per terra.
“Tu, bugiarda che non sei altro,non meriti di essere chiamata mia figlia, vattene!”

Ma io rimasi a terra, incapace di muovermi.
“Ho detto vattene!” ripeté, per poi darmi un calcio sulle gambe.
A quel punto con le poche forze che mi erano rimaste mi alzai ed uscii da quella casa maledetta. Non riuscivo a vivere in quel modo, non ce la facevo più.

Senza pensarci due volte andai di nuovo da Niall. Gli avrei dato sicuramente fastidio, ma era l’unica persona di cui avevo bisogno in quel momento.
Suonai il campanello. In men che non si dica Niall aprì la porta.

“Niall, io…”
Senza esitare, mi prese da un braccio e mi fece entrare.
“Oddio Zoe, che ti succede? Perchè stai piangendo”
Non riuscivo a rispondergli. Lo notò anche lui, così mi fece sedere sul divano e andò in cucina a prendere un bicchiere d’acqua.

“Ecco tieni, bevi un po’” disse, per poi abbracciarmi.
Bevvi un po’ d’acqua e lui mi asciugò le lacrime. Il battito cardiaco iniziava ad essere di nuovo regolare. Appena notai che potevo parlare, non aspettai un attimo. Mi misi la testa fra le mani.
“Niall, mio padre mi ha picchiata.”

Non lo sentivo più parlare, non lo sentivo più. Alzai lo sguardo e lo vidi con gli occhi iniettati di rabbia.
“Spero che tu stia scherzando Zoe.”
Ricominciai a piangere mentre lui mi riprese fra le sue braccia e, fra un singhiozzo e l’altro, gli risposi.
“Vorrei tanto che fosse tutto uno scherzo. Ecco, lui ci ha visti mentre ci baciavamo in macchina. Mi ha detto che non sono degna di essere chiamata sua figlia perché gli ho mentito. Poi mi ha detto di andarmene. Non riesco più a vivere con una persona del genere.”

“E’ tutta colpa mia” disse, abbassando lo sguardo.
 “Tutta colpa tua? Cosa intendi dire con questo?”
“Che non dovevo fermarti , non dovevo rischiare di farti scoprire, invece l’ho fatto. Sono uno stupido.”
“Niall non dire così, non è vero. Io potevo tranquillamente dirti che dovevo subito scendere, ma non l’ho fatto. L’unico che ha sbagliato qui è mio padre” gli dissi.
“Sappi che io sono qui e ci sarò sempre Zoe, sempre.”

A quel punto mi diede un bacio e mi riabbracciò. Avevo paura, non sapevo cosa fare.
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19. ***


It was all my fault.
 

 Non avevo più il coraggio di entrare in quella casa. Non volevo più avere a che fare con lui.
Salutai Niall e me ne andai a fare un giro al parco. Mi sedetti su una panchina e mi misi le cuffie nelle orecchie, come d’altronde facevo sempre nei momenti di crisi. Stetti lì per più di un’ora, poi mi venne fame quindi andai a mangiare una pizza nella miglior pizzeria che c’era lì a Londra.
Uscii e vagai un po’ per le affollate vie di Londra.
“Che ci fai qui da sola?” mi disse un ragazzo dalla voce bassa.
“Hey ciao Liam! No niente, pensavo.”
“Pensavi? E a cosa?”

Gli raccontai tutto e poi, vedendolo preoccupato, lo rassicurai.

“Hey Liam non ti preoccupare, ora sto meglio, non è niente di grave.”
“Non è niente di grave? Stai scherzando vero?” disse con tono cattivo.
Mi zittii ed abbassai lo sguardo.
“Scusami Zoe, non volevo aggredirti” disse, per poi abbracciarmi.

Restammo lì per un’altra mezza ora, poi dovette andare via. Erano arrivate le 19.30 ed io non me ne ero neanche accorta. Mi arrivò un messaggio da Perrie.
         
“Tu. A casa mia. Ora.”         


A quel punto mi avviai verso casa tua. Non feci neanche in tempo a togliere il dito da campanello che Perrie mi aveva già portata dentro e fatta sedere sul divano. Raccontai tutto anche a lei e rimasi a cenare. Alle 21.30 andai via e la ringraziai per tutto. Le persone che avevo conosciuto a Londra erano una migliore dell’altra, non potevo chiedere di meglio.
Arrivai a casa mia alle 22 circa e quando ci fui davanti rimasi scioccata. Niall ci stava entrando. Corsi più veloce che potevo per fermarlo, non avevo la più pallida idea di cosa volesse fare, ma non prometteva per niente bene. La porta si stava per chiudere ma io riuscii ad entrarci. C’eravamo mio padre, Niall ed io.

“Non dovresti essere qui” mi disse, prendendomi per un braccio.
“Perché tu si invece?”
“Ho delle cose da chiarire con tuo padre.”
A quel punto entrò nel discorso anche mio padre.
“E quindi tu sei il famoso ragazzo di Zoe? Beh, piacere.”
Tese la mano, ma Niall lo guardò schifato, senza alzare un dito.
“Bene, non vuoi pormi la tua mano? Allora non ti azzardare più ad uscire con mia figlia.”
“E lei non si azzardi più a toccarla.”
“Che cosa hai detto scusa?”
Mio padre stava diventando furioso, aveva lo stesso sguardo di prima che mi tirasse lo schiaffo.
“Niall fermati, ti prego…”
Non sapevo cosa fare. Mio padre si avvicinò al viso di Niall.
“Ripetilo ragazzo se ne hai il coraggio, ripetilo.”
“Ho detto che non si deve più azzardare a toccare Zoe.”
Mio padre cercò di tirargli un pugno, ma Niall lo schivò.
“Smettetela, smettetela vi prego!”

Non servì a niente. Mio padre mi scaraventò letteralmente per terra. Cercai di rialzarmi, ma mio padre mi diede un calcio per farmi ricadere. A quel punto Niall gli diede un pugno molto forte in pancia che però non lo stese, infatti, senza esitazione, mio padre gliene tirò uno in piena faccia, che fece sbattere la testa di Niall contro lo spigolo del mobile. Mi avvicinai immediatamente a lui col cuore che batteva a mille.    

   “Niall, Niall rispondimi ti prego!”        

Lo chiamai quattro o cinque volte, ma senza successo. Ero in lacrime. Era tutta colpa mia, tutta.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20. ***


Stop.

Ero lì, che lo fissavo incessantemente, cercando di fare qualcosa. Sentii la porta sbattere. Mio padre era scappato. Giuro che lo avrei ucciso un giorno, lo avrei fatto davvero.

Senza perdere altro tempo chiamai l’ambulanza. L’unica cosa che riuscii a dire fu la via e un “è urgente”, dopotutto era quello che serviva da sapere. Per fortuna arrivò dopo 5 minuti. Aprii subito la porta.

“Com’è è successo?”

“Non ha importanza. E’ grave?” chiesi.

“Non ti so dire, lo portiamo in ospedale.”

“Vengo anche io.”

In men che non si dica ero nell’ambulanza con due dottori e lui, che era steso su una barella. Mi sembrava tutto così surreale. Gli avevo fatto del male, come avevo potuto?

Arrivati portarono Niall subito dentro. Una signora si avvicinò a me.

“Hey, stai tranquilla. E’ da quando siamo partiti che non fai altro di tremare. Tutto si sistemerà, vedrai.”

La ringraziai con un sorrisino, uno di quelli forzati al 101%.

Entrai in ospedale e mi sedetti in una di quelle bruttissime sedie blu molto scomode. Aspettai una, due, tre ore. Era l’una. Nel frattempo gli altri mi raggiunsero. Mi chiesero come era successo ed io gli spiegai tutto nei minimi dettagli. Una dottoressa si avvicinò a noi.

“Siete gli amici di Niall?”

“Sa il suo nome? Significa che si è risvegliato?” disse Harry.

“Si, si è svegliato. Sta bene, per fortuna non era niente di grave. Dovrà stare con noi per altri due giorni, poi potrà tornare a casa.”

Tirammo tutti e 6 un fortissimo respiro. La colpa che avevo dentro di me se n’era andata un po’.

“Ora sta dormendo. Domani mattina potrete fargli visita dalle 8” disse la dottoressa, con un sorriso.

“Va bene, grazie mille” dicemmo in coro.

Poi ci alzammo dalle sedie che erano occupate solo da noi ed uscimmo. Andai a dormire da Perrie. Andammo direttamente in camera sua appena arrivate a casa. Ci mettemmo il pigiama e andammo sotto le coperte.

“Zoe, prima che ti addormenti, volevo dirti una cosa.”

“Dimmi.”

“Dovresti denunciare tuo padre. Insomma, già era da denunciare quando ti aveva toccata, ora c’è anche un secondo motivo!”

“Non credo sia la scelta migliore da fare. Quando uscirebbe dalla galera la prima cosa che farebbe sarebbe uccidermi.”

Perrie si fermò un attimo, notando che avevo detto una cosa giusta.

“Non puoi vivere nella paura Zoe, paura che lui ti possa fare di nuovo del male!”

“Secondo te non lo so?” dissi con voce cattiva. Non la sentii più parlare.

“Scusami Perrie, non volevo urlarti contro, è che sono stanca e non, e non…”

Non feci in tempo a finire la frase che mi addormentai.  

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Vorrei ringraziare OhRio e Gaia Lucia che recensiscono sempre i miei capitoli. Grazie mille :)

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Capitolo 21
*** Capitolo 21. ***


I fell better in his arms.

“Zoe, Zoe svegliati!”

Strofinandomi gli occhi li aprii e vidi Perrie che mi fissava.

“Humm, che c’è?”

“Sono le 8 e possiamo andare a fare visita a Niall, cioè puoi…”

Mi guardò mentre cercavo di focalizzarla meglio e mi sorrise; ovviamente ricambiai.

“Sei così dolce Perrie, grazie per avermi chiamata. Mi preparo e partiamo.”

“Ok, chiamo Zayn così ci da un passaggio, credo che anche lui voglia sapere come sta Niall.”

“Perfetto, torno fra 10 minuti.”

Cercai di fare più in fretta possibile. Avevo una voglia di rivederlo che non avevo mai avuto. Volevo che sapesse che io ci sarei stata comunque.

Andai in bagno mi vestii, mi truccai un po’ e mi misi le scarpe. Un pettinata ai capelli ed ero pronta. Perrie era sul ciglio della porta di ingresso che mi aspettava.

“Zayn è già fuori, era qui vicino.”

Le sorrisi. Uscimmo ed entrammo nella macchina di Zayn che si trovava proprio sul marciapiede di fronte alla casa. Perrie si mise nel sedile anteriore di fianco a lui e io mmi misi dietro.

“Buongiorno ragazze. Dormito bene?” disse lui dando un bacio a Perrie.

“Si si, tutto bene grazie.”

Senza aspettare altro tempo Zayn premette il piede sull’acceleratore e dopo 20 minuti circa eravamo all’ospedale.

Mi piombai subito fuori dalla portiera appena arrivammo nel parcheggio. Entrai frettolosamente nell’ospedale.

“Salve, posso aiutarla?” mi disse una dottoressa con un viso molto dolce.

“Ehm si, cercavo la stanza di Niall, Niall Horan.”

“Oh si, vieni seguimi.”

Proprio in quel momento entrarono Zayn e Perrie, che si misero a seguire me e la dottoressa.

“Eccolo qui. Per fortuna si è ripreso bene e non era niente di grave” disse lei con un sorriso raggiante.

Restai ferma per un po’ dietro la porta a fissarlo.

“Emm, noi ora ce ne andiamo a prendere un caffè, ci vediamo dopo” dissero Perrie e Zayn.

Non feci neanche in tempo a girarmi per salutarli che se ne erano già andati via. Rimasi quindi ancora un po’ li a guardare quell’angelo che stava riposando. Come faceva ad essere così perfetto anche quando dormiva?

Aprii poi la porta e lo svegliai.

“Buongiorno!”

Mi avvicinai a lui e gli lasciai sulle labbra un bacio a stampo.

“Buongiorno a te principessa” disse lui con un sorriso.

“Come stai Niall?”

“Bene dai, stanotte la testa mi ha fatto un po’ male, ma mi è passato velocemente il dolore. Tu invece?”

“Io sto bene perché tu stai bene. Mi sento così in colpa Niall, non puoi neanche immaginare…”

“Non sei tu quella che mi ha tirato un pugno e mi ha  fatto cadere, non è colpa tua” mi disse, mentre mi prendeva la mano destra.

“Ma avrei almeno potuto cercare di fermarlo.”

“Tu hai fatto il possibile.”

Mi diventarono gli occhi un po’ lucidi, non riuscivo a capacitarmi di quello che mio padre aveva fatto alla mia ragione di vita.

“Zoe, non piangere ti prego. Io sto bene, davvero.”

Lo guardai e poi mi buttai a capofitto fra le sue braccia. Non volevo lasciarlo per nessuna ragione al mondo.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22. ***


I'm here because of you.

Il giorno seguente, per fortuna, Niall fu rilasciato dall'ospedale.
Era in gran forma, si vedeva che stava bene.
A mezzogiorno andai a prenderlo, e lo portai da nando's, il suo ristorante preferito.
Mentre mangiavamo, c'era un gran silenzio, che però venne interrotto dalla sua voce.
"Cos'hai intenzione di fare con tuo padre ora?" mi chiese.
"Non ne ho la minima idea...Perrie mi aveva consigliato di denunciarlo, ma io ho troppa paura che dopo, una volta fuori dal carcere, venga a farci di nuovo del male" gli risposi, guardando in basso.
"Secondo è la cosa più giusta da fare. Insomma, non puoi avere sempre paura che possa riaccadere quello che è già successo! Semmai, ci trasferiamo."
"Cosa vuoi dire con ci?" dissi io perplessa.
"Che andiamo a vivere insieme da un'altra parte, così non avrai più paura che lui ti possa fare del male."
Quando disse quelle parole, alzai lo sguardo, e vidi che mi stava guardando con gli occhi lucidi. 
"Io...non so cosa dire. Ho paura di essere un peso dopo, non voglio che tu ti senta oppresso da me."
"Dici sul serio o stai scherzando?" disse lui iniziando a ridere.
"Sono seria!" dissi io un po' alterata.
"Per me, non potrà mai essere un peso la persona che amo più della mia vita."
Diventai rossa. Mi diceva spesso cose così dolci, ma io non riuscivo ad abituarmici, continuando ad arrossire.
"Ti amo più di ogni altra cosa Niall. dico sul serio, on so dove sarei ora senza di te" dissi.
Mentre gli prendevo la mano per andare fuori dal locale, lo vidi arrossire. Allora non ero l'unica che doveva ancora abituarsi a sentirsi dire cose dolci!
Arrivati alla macchina, Niall si mise al volante ed io di fianco a lui.
Mi squillò il telefono. Era Louis, quindi misi il vivavoce.
"Pronto?"
"Ciao Zoe! A mezzo giorno io e gli altri siamo andati in ospedale per Niall, ma lui non c'era.  E' lì con te?"
Ci mettemmo a ridere.
"Si Lou tranquillo, è qui con me."
"Bene, vi va di venire a casa di Harry? Ci siamo tutti!"
Guardai Niall e lui mi fece cenno di si.
"Certo, 10 minuti e siamo lì da voi."

Come promesso, 10 minuti dopo eravamo a casa di Harry. Andarono tutti ad abbracciare calorosamente Niall, il quale si sentiva lusingato da tutta quella dolcezza da parte dei ragazzi. Erano un gruppo davvero unito quei cinque, niente poteva dividerli.
Alla fine restammo tutti a dormire a casa di Harry per passare una bellissima serata, ma io non mi dimenticai cosa mi aspettava al mio rientro a casa.

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So che è da tanto che non scrivo questa storia, ma mi è ritornata l'ispirazione, così ho deciso di continuarla. Spero che inizierete a leggerla :)

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Capitolo 23
*** Capitolo 23. ***


The right thing to do.

Erano le 7:25 e mi svegliai, non avendo più sonno.
I ragazzi stavano ancora dormendo nei sacco a peli, Zayn coi Perrie, Harry e Louis vicini, Liam vicino a loro ma non troppo ed io con Niall.
Cercando di fare meno rumore possibile, aprii la porta della cucina, dove avevo messo il mio zaino coi vestiti di ricambio. Andai in bagno e mi cambiai, mi misi un po' a posto i capelli e mi truccai. Quando uscii per preparare la colazione, vidi Liam che stava prendendo del latte dal frigo.
"Buongiorno" mi disse, col suo sorriso smagliante.
"Giorno Payno, passato bene la notte?" dissi io, togliendoli la bottiglia di latte dalle mani.
"Si dai, a parte il fatto che mi sono trovato solo, perchè tu stavi dormendo con Niall, Zayn con Perrie e Louis si è letteralmente appiccicato ad Harry" disse, mettendosi a ridere.
"Ohw, povero lui" gli dissi per prenderlo in giro, mentre gli spettinavo i capelli.
"Zoe, non sei simpatica" mi disse, continuando però a ridere.
A quel punto mi resi conto che stavamo facendo molto casino, infatti la porta della cucina si aprì. Era Niall.
"Perchè state ridendo?" disse in modo freddo.
"Qualcuno si è svegliato dalla parte sbagliata del letto" dissi io per scherzare.
Niall fece un sorriso imbarazzato, per poi mettersi una mano tra i capelli mentre il suo sguardo tornava serio.
"Scusatemi ragazzi, stanotte non ho dormito molto bene."
Lo guardai, poi guardai Liam e vidi che anche lui, proprio come me, aveva il viso preoccupato. C'era di più dietro quel "non ho dormito molto bene." Fu a quel punto che presi parola.
"Liam, potresti lasciarci soli un momento per favore?"
Liam, senza esitare, accennò un sì, per poi uscire dalla cucina.
Mi avvicinai di più a Niall e iniziai ad accarezzargli un braccio mentre lui continuava a tenere lo sguardo basso.
"Niall, che succede?"
Niall, che fino a quel momento non mi aveva guardata, alzò lo sguardo. Aveva gli occhi lucidi.
"Succede che ti amo troppo per restare qui a guardare mentre tuo padre ti fa del male."
Continuai a guardarlo, ora con le lacrime agli occhi. Feci per allontanarmi, ma lui mi prese il braccio e mi abbracciò.

"Ti amo Zoe. So che nel profondo sai cos'è la cosa giusta da fare, anche se questo comporterà delle conseguenze."
Io, che senza accorgermene mi ero stretta a lui, cominciai a piangere a dirotto.
Aveva ragione. Non potevo più vivere in una casa con un uomo che mi minacciava ogni volta che entravo, con un uomo a cui non importava nulla di me. Ero decisa: dovevo denunciarlo.

Niall mi baciò, mentre le lacrime bagnavano i nostri visi.
"Non so come farei senza di te." dissi io, tra un singhiozzo e l'altro.
Lui mi guardò e sorrise, accarezzandomi il viso.
"Ora usciamo da questa casa prima che qualcuno ci veda in queste condizioni. Vieni a casa mia e compiliamo tutti i moduli che servono, va bene?"
Non parlai, ma mi limitai ad annuire.

Più silenziosamente possibile, tornammo nella sala dove tutti stavano dormendo (compreso Liam, che aveva ripreso sonno) ed uscimmo, lasciando un biglietto ad Harry sul frigo per ringraziarlo dell'ospitalità.
Appena usciti, mi accorsi di quello che stava per succedere: finalmente sarei stata libera.

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Eccomi tornata ed intenzionata a finire questa storia ormai agli sgoccioli. Spero vi piaccia :)







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