Love isn't so far.

di HippieLippie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #First. ***
Capitolo 2: *** #Second. ***
Capitolo 3: *** #Third. ***
Capitolo 4: *** #Fourth. ***
Capitolo 5: *** #Fifth. ***
Capitolo 6: *** #Sixth. ***
Capitolo 7: *** #Seventh. ***
Capitolo 8: *** #Eight. ***



Capitolo 1
*** #First. ***


And all I can taste is this moment.



Melanie camminava sul marciapiede che fiancheggiava le villette della sua via in un quartiere poco distante dal centro di Bradford.
Stava tornando a casa da un’intensa mattinata scolastica, che non le aveva portato altro che guai.
Con le cuffie nelle orecchie, si perse tra le note del suo artista preferito.
Cercava di trattenere la voce in gola, cantando mentalmente quelle parole perfette per lei.
Alla terza ora di lezione il professor Smith le aveva assegnato un’approfondita ricerca per il giorno seguente solamente perché era arrivata con un minuto e ventitre secondi di ritardo dopo il suono della campanella.
Quel professore l’aveva letteralmente a morte con lei, nonostante avesse tutti voti alti e fosse molto brava in Letteratura straniera.
Ma Mr. Smith non la calcolava minimamente nemmeno se i suoi voti raggiungevano l’apice consentito.
Faceva il possibile per rovinarle la vita, compreso mettendola vicina a quel soggetto incomprensibile ma altrettanto interessante di Jake Holmes.
Lo conosceva da quattro anni, da quando avevano iniziato a frequentare il liceo, insieme.
Melanie non l’aveva mai sopportato e certamente non aveva intenzione di incominciare a farlo solamente perché quel professore che tanto odiava le aveva imposto di averlo vicino.
Continuava a camminare persa nei suoi pensieri da classica diciassettenne e stava per raggiungere casa sua, quando vide che in quella prima qualcuno si stava trasferendo.
Quella meravigliosa villetta era vuota da tempo ormai.
I vecchi proprietari si erano trasferiti, probabilmente per il loro impegnativo lavoro, nel centro di Londra lasciando questa casa in affitto.
Da qualche tempo però, appeso al balcone del piano superiore ci stava un’enorme cartellone con la scritta “vendesi”.
Ed evidentemente, qualcuno quella casa l’aveva comprata.
Quella casa affiancata alla sua, che poteva sbirciare dalla finestra della sua stanza.
Non si soffermò a guardare chi fossero i nuovi inquilini, si diresse subito alla porta di casa, infilando le chiavi nella serratura, entrando e salendo di fretta le scale per raggiungere la sua stanza da letto, chiudendo la porta d’ingresso alle sue spalle.
I suoi genitori erano nuovamente partiti per lavoro, dovevano svolgere un importante affare in Germania e sarebbero tornati dopo due settimane, per poi ripartire per la Francia.
C’era di bello che lavoravano insieme e andavano molto d’accordo dopo ventidue anni di matrimonio.
Dal lato affettivo non poteva di certo lamentarsi.
Aveva una famiglia abbastanza unita, pochi ma ottimi amici, tra cui Hope, la sua migliore amica, con cui aveva condiviso ogni istante della sua vita da quando aveva cinque anni.
 
Melanie sbrigò in fretta le ricerche per quel compito assegnatole dal professor Smith, terminando nel giro di un’ora e mezza.
Si spostò sulla panca sotto la sua finestra dove si perse nei meandri del cielo mentre leggeva un bel libro di quattrocentotrentadue pagine.
Leggere la riempiva, amava farlo soprattutto quando non sapeva che fare.
S’interrompeva soltanto per scattare fotografie a paesaggi meravigliosi che le passavano davanti agli occhi.
Per aver soltanto diciassette anni, era una ragazza molto colta ed apprezzata, oltre che matura.
Vivere spesso da sola l’aveva aiutata a capire cosa fosse giusto e cosa no, commettendo errori che la fecero crescere.
Adorava mantenere una buona immagine anche esteriore.
Curava i suoi lunghi capelli rossi, tendenti più al castano, e preferiva circondare solo da mascara i suoi profondi occhi verdi.
Odiava il fondotinta, non voleva nascondere quelle sue lievi lentiggini per cui andava pazza.
Sapeva bene di essere una bella ragazza, glielo diceva chiunque, ma era ostinata a far notare il contrario, odiava mettersi in mostra.
A un complimento arrossiva ogni volta, assumendo quell’aria dolce e timida che la caratterizzava.
Melanie però aveva anche un carattere forte e difficile, soprattutto con se stessa.
Combatteva per ciò che la rendeva felice e non si lasciava sopraffare da sdolcinati complimenti.
Il suo aspetto e la sua cultura la faceva appunto sembrare quella dolcissima ragazza ingenua che era soltanto in parte, ma sapeva tirar fuori gli artigli quando era necessario, soprattutto da quando Cole era entrato in scena, tentando di rovinarle la vita.
Faceva di tutto per farla andare su tutte le furie e spesso ci riusciva piuttosto bene.
Aveva anche iniziato a non dar più corda ai ragazzi da qualche tempo, dopo che aveva scoperto il suo ex ragazzo fare sesso con una cheerleader negli spogliatoi.
Fino a quella scoperta era sempre stato solamente timida e riservata, ma dopo quello che le era capitato si era altamente stancata di essere presa in giro.
Così rimaneva dolce e tenera soltanto con gli amici di famiglia, gli adulti e gli estranei.
Ma chi la conosceva davvero sapeva bene che era meglio non farla arrabbiare, o erano guai.
 
 
Alzò lo sguardo subito dopo aver terminato il sesto capitolo del libro, scorgendo il tramonto dietro la villetta vicina.
Catturò quell’immagine con la sua macchina fotografica.
Riguardando la foto scorse alla finestra della casa un ragazzo senza maglia che stava svuotando degli scatoloni.
Diresse lo sguardo nuovamente alla finestra senza darlo a vedere e trovò quel ragazzo moro e dalla pelle olivastra apparire e scomparire in continuazione, intento a spostare e svuotare scatole su scatole, asciugandosi di tanto in tanto la fronte sudata.
Sorrise senza motivo a quella scena, alzandosi dalla panca per cambiare gli abiti per uscire a fare una passeggiata.
Adorava passeggiare a quell’ora.
Le bastava raggiungere il parco distante cinque minuti da casa per sentirsi bene, respirando aria libera.
Si mise dei pantaloni stretti neri, leggermente strappati qua e là, una maglia fluida verde acqua sovrastante a una canotta bianca e una giacca di jeans.
Infilò le sue sneakers in tinta con la maglia, prese una tracolla con lo stretto indispensabile osservandosi velocemente allo specchio ed uscì sistemandosi i capelli con le dita.
Infilò di nuovo le cuffie e si perse nella voce di Ed Sheeran, cantante molto stimato da Melanie.
Raggiunse il parco e si sedette su un basso ramo di quello che aveva oramai definito il suo albero.
Prese la sua digitale per scattare qualche fotografia intanto che il tramonto non aveva ancora portato via tutta la luce del giorno, per poi dirigersi nuovamente a casa, facendo una piccola sosta dall’amica Hope nel bar in cui lavorava per mettersi d’accordo per la mattina dopo.
 
-          Hope!
-          Ciao SMELL! Che succede?
-          Niente, passavo di qui, volevo mettermi d’accordo per domani mattina. E non urlare il mio soprannome al mondo intero, ti sento bene.
-          Scusa. Me lo dici ogni volta - disse scoppiando a ridere.- comunque domani mattina non ci sarò, stupida, ho quella famosa visita al ginocchio, è un mese che te lo ripeto!
-          Vero, me ne ero dimenticata.
-          Classico.
-          Non sfottere. Va bene, allora ci sentiamo domani pomeriggio, così mi racconti com’è andata e ti passo compiti e appunti via e-mail.
-          D’accordo, ora smamma donzella, qui qualcuno sta lavorando!
-          Ciao Hope.
-          Ciao Smell.
 
Melanie uscì dal bar sorridendo, la bionda la metteva di buon umore, soprattutto quando gli occhi blu di Hope la invadevano di felicità.
Non erano molto diverse, tranne che la bionda era leggermente più stravagante di lei.
Stava raggiungendo casa sempre con la musica a tutto volume nelle orecchie, quando si scontrò improvvisamente con qualcuno.
 
-          scusami, mi spiace, davvero! Non ti avevo visto uscire!
-          Tranquilla, non importa, nemmeno io ho guardato, pensavo ad altro.
-          Vivi qui?
-          Ehm.. Sì, mi sono trasferito qui oggi.
-          Ok, scusami di nuovo, dovrei farmi gli affari miei.
-          Non scusarti in continuazione!
 
Quel ragazzo le sorrise, pensò immediatamente a quanto fosse più carino da vicino che da una finestra.
 
-          D’accordo. Beh, benvenuto, nuovo vicino di casa! Ora ti lascio andare.
-          E’ stato un piacere, vicina di casa.
 
Si scambiarono un sorriso, congedandosi, senza scambiarsi nemmeno il nome.
Melanie entrò in casa con un sorriso da ebete stampato in faccia, pensando che quel giorno, dopotutto, nonostante il compito di punizione ricevuto, non era stato così male.





Ciao lettrici, lettori.
Eccovi il primo capitolo, o meglio prologo.
Il narratore in questo caso è esterno,
ma nei prossimi capitoli sarà Melanie, conosciuta 
come Smell, a raccontare la storia.
Spero sia di vostro gradimento e se voleste

RECENSIRE
mi rendereste felice il doppio.

Con affetto,
Ally.

 

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Capitolo 2
*** #Second. ***


I choose to be happy.

 
Era domenica mattina, il sole già alto rifletteva nella mia stanza attraversando il piccolo spazio che divideva le due tende che in realtà avrebbero dovuto evitare un passaggio di luce, invadendo le braccia di Morfeo che ancora mi stavano cullando, facendomi aprire leggermente gli occhi.
Voltai lo sguardo alla ricerca di un segnale per capire che ore fossero e quando notai le cifre 11:37 sulla mia enorme sveglia bianca e nera compresi che era ora di alzarsi dal letto e concludere qualcosa di buono.
Mi stiracchiai lo stretto indispensabile mentre mi alzavo dal mio adorato letto a due piazze, aprii quelle morbide tende così da invadere completamente la stanza ed emanare un tale chiarore da risvegliare persino gli angoli più bui della mia mente.
Permisi all’aria di oltrepassare la soglia della finestra, aprendo entrambi i vetri e appoggiandomi allo stipite in basso con le mani, respirando profondamente quell’aria pulita presente nel mio piccolo quartiere, chiudendo nuovamente gli occhi in un finto sonno profondo.
Li riaprii poco dopo, notando quel ragazzo moro del giorno precedente affacciato alla finestra, probabilmente della sua stanza, intendo a fissarmi sorridendo.
Quando me ne accorsi, ricambiai il sorriso ed alzai una mano in segno di saluto, ricevendo a mia volta il suo, accompagnato da un secondo suo sorriso.
Mi resi conto di essere in canotta e slip e questi ultimi per mia fortuna restavano coperti dallo stipite, così da non crearmi ulteriore imbarazzo, che già si era fatto vivo sulle mie guance.
Mi allontanai dalla finestra, raggiunsi la cabina armadio e presi dei pantaloni stretti in cotone e una felpa comoda da abbinarci.
Persino in casa mi piaceva stare attenta agli abbinamenti, era una sottospecie di “fissa” che avevo, in ogni situazione dovevo essere impeccabile nel vestirmi, anche se si trattava di andare in palestra o dover fare le pulizie.
Legai i capelli in una coda alta, lasciando le punte scivolarmi su schiena e spalle.
Accesi l’impianto audio che tanto amavo utilizzare per immergermi nella musica, mentre usavo il computer o sistemavo la stanza o facevo comunque altro per tenermi occupata.
Cercai di tenere il volume basso dato che la finestra ancora era aperta, così da non recare troppo disturbo ai vicini.
Rifeci il mio letto, sistemai vestiti e libri vari che avevo dimenticato qua e là per la stanza, mi connessi sui social network a cui ero iscritta, per poi accomodarmi alla mia panca per scattare qualche fotografia.
Questa, insieme alla lettura, erano gli unici due motivi per cui la musica non interagiva con me.
Avevano bisogno di totale concentrazione, erano un modo per evadere da una incombente realtà e di certo la musica sarebbe stata un’ottima fonte di distrazione, impedendomi quindi di percepire il minimo particolare.
Scorsi qualche colorato uccello e qualche momento da immortalare, il vetro della finestra mi avrebbe impedito di coglierne la totale bellezza, cosi lasciai sempre aperta la mia finestra, nonostante l’aria non fosse molto calda, anzi.
Ancora una volta il mio sguardo cadde aldilà del confine di casa mia, poggiandosi di nuovo su quella villetta, su quella finestra.
Un’attrazione particolare aveva catturato la mia mente, così da invogliarmi ogni volta a sbirciare forse troppo in là.
Il moro era ancora lì, pure lui intento a scattare fotografie.
Una passione in comune, forse, che si sarebbe svelata di lì a poco.
La vista dei nostri obiettivi si scontrò l’una con l’altra a causa di un meraviglioso pettirosso che aveva attraversato completamente la linea di confine producendo il nostro interesse, facendoci però scoppiare a ridere quando ci accorgemmo di aver fatto la stessa mossa.
Eravamo abbastanza vicini da poter parlare senza alzare esageratamente il tono di voce, così da permetterci di avere un discorso quieto e rilassato, in compagnia delle nostre macchine fotografiche.
-          Appassionata di fotografia, vicina di casa?
-          Sì, appassionato di fotografia, NUOVO vicino di casa?
-          Direi. Un giorno vorrò vederle, le tue fotografie.
-          Un giorno forse pure io.
-          D’accordo, ci stiamo ripetendo. Sono Zayn, piacere.
-          Melanie, per gli amici Smell. Okay, lo so che è stupido come soprannome!
-          No, solo lo stretto indispensabile.
 
Scoppiammo entrambi in una risata profonda, ma non troppo esagerata.
Il suo sorriso era meraviglioso, la smorfia che faceva mentre sorrideva era qualcosa di nettamente spettacolare, in cui perdersi.
Ora sapevo anche il nome di quel mio nuovo vicino di casa.
-          Da quanto vivi qui?
-          Da tutta la vita! Non sono mai stata altrove ad abitare.
-          Che fortuna. Non può valere lo stesso per me. E’ il mio terzo trasferimento questo, ma se tutto va bene definitivo. Quanti anni hai?
-          Diciassette, tu?
-          Diciannove. Ti sto facendo il terzo grado, scusami. E’ che non conosco nessuno ancora.
-          Non c’è problema.
Gli sorrisi, mi sorrise, mi persi di nuovo in quella curva meravigliosa, cercando di non darlo a vedere.
Non sapevo che dire, che fare, come comportarmi.
-          Ricordati che non sono così dolce, di solito. Affatto, sono piuttosto duro. Dunque che non esca da qui, mi conoscerai.
-          Oh. Va bene. Se lo dici tu.
-          Vai alla Tong?
-          Si, studio ancora. Perché?
-          E’ la mia stessa scuola. Per via dei continui trasferimenti ho perso un anno, domani inizierò la quinta.
-          Ah, bene. Ci vedremo.
-          Già, ci vedremo.
Restai in silenzio, abbassai lo sguardo, cercando di capire il motivo per cui mi avesse detto di essere un duro e tutto il resto.
Che me ne doveva importare? Voglio dire, buon per lui.
Chissà come fosse stato realmente quel ragazzo, sembrava simpatico, ma forse mi sbagliavo.
-          Ora scendo a prepararmi il pranzo, piacere di averti conosciuto.
-          Cucini tu?
-          Si, per forza, sono sola a casa!
-          Capisco. Buon pranzo, Smell. Ciao.
-          Ciao.
Chiusi la finestra, lasciai la macchina fotografica sul bancone accanto ad essa che utilizzavo anche come scrivania e scesi in cucina per prepararmi qualcosa, forse un panino, o un toast, o una piadina. Ancora non ne avevo idea.
Frugavo nella dispensa in cerca di qualcosa da sgranocchiare, ma sembrava non esserci nulla di così sfizioso.
Dovetti dunque tornare al piano di sopra, cambiarmi ed uscire a pranzo.
In rosticceria vendevano pizze e focacce, avrei potuto prendere qualcosa lì, dato che al momento, essendo mezzogiorno, di domenica, l’unico negozio aperto era quello.
Girovagai per le strade di Bradford assaporando la mia deliziosa focaccia, incurante degli sguardi attoniti che mi fissavano memtre mangiavo.
Odiavo quando la gente mi fissava, ancor di più quando lo faceva mentre mangiavo.
Non ero una dall’enorme appetito, ma di certo non morivo di fame.
Ritornai a casa nel pomeriggio, quasi verso l’ora di cena, con nuove fotografie nella memory card della mia macchina fotografica e un senso di sazietà immensa, anche dell’anima.
Salii subito nella mia stanza per caricare quelle fotografie sul computer e facendone una cernita, accompagnata dalla musica non troppo alta.
Per mia fortuna, per il giorno seguente, non avevo altri compiti da svolgere oltre a quelli già fatti il giorno prima, così potei dedicarmi completamente a ciò che amavo.
 
La luna rifletteva alta nel giardino, mi accomodai sul dondolo fissando il cielo ed osservando le stelle.
Ce n’erano a migliaia quella sera, il cielo era limpido e si potevano scorgere meravigliose costellazioni, come i due carri.
Ho sempre amato i paesaggi, di ogni tipo, per questo passavo la maggior parte del mio tempo osservando tutto ciò che mi circondava.
Si era fatto parecchio tardi e la stanchezza stava prendendo il sopravvento, provocandomi intensi sbadigli.
Stavo rientrando quando una voce mi fece girare.
-          vai già a letto?
-          Ciao Zayn. Si.
-          Ma è ancora presto..
-          Domani c’è scuola, dovrei dormire.
-          Dieci minuti?
Non feci in tempo a rispondergli che già aveva scavalcato il basso muretto che divideva i nostri giardini.
-          Zayn sul serio, non stasera. Sono stanca morta, voglio dormire, altrimenti non reggerò la sveglia domattina.
-          Mi sto annoiando a casa, sono da solo e non riesco a dormire. Per favore, fammi compagnia.
Mi rivolse uno sguardo dolce, con il labbro inferiore leggermente sporgente, pregandomi.
Non sapevo che fare, che rispondere.
Poi, d’istinto, pronunciai una frase che mi fece rimanere impietrita, non sapendo come quelle parole mi fossero potute uscire così spavaldamente.
-          Sali con me, io dormo e tu ti siedi da qualche parte. Almeno non sei solo. Poi, quando sei stanco, te ne vai.
-          Davvero? - vidi la luce brillare nei suoi occhi. Ormai avevo inteso quanto fosse stupido.
-          Si.
-          Ci sto, andiamo!
Mi prese per il braccio e iniziò a trascinarmi su per le scale come fosse lui il padrone di casa, entrando in tre diverse stanze prima di trovare la mia e ridendo come due sciocchi, dato che non voleva ascoltarmi mentre gli dicevo quale fosse.
-          La prossima volta è meglio se mi lasci parlare!
-          Dai, ammetti che comunque ti sei divertita! - scoppiò in un’assurda risata contagiosa, che fece incominciare anche me.
-          D’accordo, stavolta hai ragione. Senti, aspetta qui, vado un attimo in bagno. Non toccare nulla, sei stato avvisato.
-          Uhuh, minaccia la bambina. - lo disse con quel tono malizioso, decisamente intrigante.
-          Non chiamarmi bambina, stronzo.
Ci lanciammo a vicenda un’occhiata di sfida, mentre presi le mie cose e mi avviai al mio bagno.
Cambiai i vestiti, mettendo una semplice maglia larga a maniche lunghe e dei pantaloncini, legai i capelli in una coda alta e ritornai nella stanza, trovando Malik comodamente steso sul mio letto intento a maneggiare il cellulare, probabilmente giocando viste le esultanze.
-          Che stai facendo?
Il moro non mi risponde e mi fissa con una faccia da ebete stampata in volto, quasi come se avesse visto un fantasma dietro di me. Cerco di catturare la sua attenzione procurandomi una risposta, ma non sembra darmi ascolto, così mi avvicino e gli prendo il cellulare dalle mani.
Mi fissava, eppure sembrava non vedermi.
Quando si accorse di ciò che avevo appena fatto mi rincorse qualche secondo, sfilò il suo cellulare dalle mie mani e mi scaraventò sul letto minacciandomi.
-          IL MIO CELLULARE NON SI TOCCA, INTESI?
-          Ok.
Risposi ridendo a crepapelle, la sua faccia arrabbiata mi aveva provocato un forte sorriso all’anima, e non permisi nemmeno a lui di trattenersi, facendolo scoppiare a ridere a sua volta.
Calmammo la nostra felicità isterica e ci sedemmo l’uno di fianco all’altra, restando in silenzio per qualche istante, senza trovare il modo giusto per rompere quel ghiaccio che tra noi si era formato.
Sembravamo due bambini alle prese con un videogioco.
Quel silenzio però iniziava ad essere pesante, ma soprattutto inutile, così decisi di iniziare io a parlare, nel caso non l’avesse fatto lui entro tre secondi.
-          Dobbiamo stare in silenzio ancora per molto?
-          Non saprei, sei tu la padrona di casa.
-          E tu sei l’ospite, nonché maschio.
-          Con questo cosa vorresti dire? - sorrise maliziosamente.
-          Niente Malik! Ti conosco da pochi giorni ma ho già percepito la tua essenza pervertita.
-          Io non sono pervertito!
-          Si certo, come no.
-          D’accordo, forse un po’.. ma non in questo momento!
-          Sisi.
Scoppiammo di nuovo a ridere, era decisamente una serata all’insegna del buon umore che nemmeno la vista di un buon film riuscì a placare.
Ci eravamo sdraiati l’uno accanto all’altra facendo zapping in tv finché non trovammo un film piuttosto divertente che ci tenne incollati allo schermo, anche se probabilmente mi addormentai decisamente presto, dato che a parte i primi venti minuti, per il resto non ricordo nulla.
E doveva essere esattamente così perché non ricordai, al mattino quando mi svegliai, di aver salutato il moro, ma questo mi venne immediatamente confermato da un bigliettino sul comò nel quale Malik mi lasciava il buongiorno, dicendomi che a scuola sarebbe stato tutto diverso.
Non capii il significato, me lo ripeteva dal primo giorno con cui ci parlai, ma l’unica cosa da fare era darmi una sistemata ed uscire di casa, affrontandolo in un nuovo contesto.
 
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Eccomi qui, cari Lettori.
Dopo secoli mi sono decisa a pubblicare la seconda puntata!
Sembrerà un po’ affrettata la cosa, ma capirete più avanti.
Che succederà tra il signorino Malik e la signorina Fox.
(Sì, vi ho svelato il cognome di Smell ahah)
Non mi resta che aspettare vostre recensioni
(che spero arrivino a fiumi, sul serio), e …

Alla prossima puntata!

xoxo Ally W.

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Capitolo 3
*** #Third. ***


Like somehow you just don't belong..
 
 
Uscii di casa con un muffin in mano, dirigendomi velocemente alla fermata dell’autobus per non rischiare di perderlo dato il ritardo.
Hope mi aspettava più sorridente che mai, mentre lanciava occhiatine al moro.
-          Dopo ti racconto Hope. Ora taci e Sali.
-          Acida stamattina.
-          Zitta.
Dovevo essermi sicuramente svegliata male da tanto ero scorbutica, ma forse una spiegazione a questa acidità era giusto il fatto che il signorino “sono figo” Malik non si era nemmeno degnato di rivolgermi un cenno col capo, nonostante abbia passato gli ultimi tre giorni in sua compagnia.
Capii che forse aveva ragione davvero quando disse che tutto sarebbe stato diverso dal suo ingresso a scuola, perché fu esattamente ciò che successe, già a partire dal viaggio in autobus.
Entrammo a scuola e mi diressi subito in classe senza nemmeno passare dal mio armadietto, dato che avevo già tutto con me.
Mi sedetti al mio solito banco accanto alla finestra e subito dopo entrò una ragazza mai vista prima, che molto timidamente s avvicinò al professore di psicologia e chiese dove potesse sedersi. C’erano due banchi liberi, una accanto a me e uno vicino a quella smorfiosa della Patterson, ma avevo già capito che il banco occupato sarebbe stato quello accanto a me.
-          Signorina Malik, può accomodarsi vicino alla Signorina Fox, potrà chiedere ogni cosa a lei, vero Melanie?
-          Certo Prof.
La ragazzina mi sorrise venendo a sedersi.
Dovevo immaginarmi quella frase dal professor Smith, mi odiava tanto da affibbiarmi sempre ogni cosa.
Ero talmente concentrata sull’odio nei confronti di Mr. Smith che feci caso solamente dopo che Waliyha si fosse presentata del suo cognome identico a quello del moro.
-          Aspetta, tu sei Waliyha Malik? Ed hai un fratello per caso?
-          Si esatto, come lo sai?
-          No nulla, incontri casuali tra vicini di casa, uscendo dal cancello.
-          Come? Vicini di casa?
-          Esattamente. Abito accanto a voi. Però non ti ho mai vista prima, da quando Zayn è arrivato ho sempre visto solamente lui.
-          E’ normale, sono arrivata stanotte qui.
-          Ho capito.  Beh, continueremo dopo, altrimenti Mr. Smith oltre che odiarmi mi punirà anche questa volta.
-          Non c’è buon feeling a quanto vedo! - Si mise a sghignazzare leggermente.
-          Hai capito tutto!
Ridemmo insieme, silenziosamente, così da non attirare l’attenzione del professore.
Presi un foglietto e scrissi alla “nuova”.
“comunque piacere, Melanie, ma per gli amici sono Smell”.
Ribatté immediatamente, rispondendomi sotto.
“Vuoi dire che sono tua amica?”
“Non ancora, ma possiamo lavorarci su.”
Mi sorrise, quasi fosse estasiata.
Ricambiai, continuando poi a seguire la lezione senza altre interruzioni, sapendo che avrei poi dovuto aiutare Waliyha per integrarsi perfettamente.
 
-          Hey Waliyha, vuoi pranzare con noi? Ti presento degli amici.
-          No cioè, insomma, non vorrei disturbare. Io.. non c’entro nulla, troverò un tavolo con mio fratello, a meno che non abbia già conosciuto qualcuno con cui stare.. Troverò un tavolo e mi siederò lì.
-          Non ci sono tavoli vuoti, se non quelli degli sfigati. Suvvia, non c’è nessun problema. Ti divertirai!
Le strizzai un occhio cercando di convincerla a stare con noi.
Non sono mai stata una a cui piacesse lasciar sola la gente o, pur essendo popolare, non sono mai stata una a cui piacesse trattar male i nuovi arrivati.
Non mi importavano quelle voci che dicevano fossi una “popolare out” per via della mia gentilezza, non mi importava affatto dei titoli che la gente mi dava solamente perché ero “buona”.
Chi se lo meritava poteva iniziare a far parte della mia cerchia, ma questa mia bontà era determinata dalla voglia di mettere alla prova, prima di regalarla a chiunque.
Waliyha si strinse nelle spalle accettando la mia proposta e seguendomi al nostro tavolo, completamente in penombra per non dare nell’occhio.
-          Ragazzi ! Lei è Waliyha, la mia nuova vicina di casa. Starà con noi, dato che non conosce nessuno, d’accordo?
Mi risposero in coro in segno d’approvazione e appena si sedette accanto a me Hope si spostò affianco a lei, iniziando a tempestarla di domande e mettendola in imbarazzo.
Solito di Hope!
-          Hey Baby, piano, così la spaventi. Ancora non ti conosce, non è abituata al tuo carattere così impulsivo e spesso eccessivo!
-          No tranquilla Melanie, non c’è problema. Anzi preferisco! No ho mai avuto molti amici per via dei miei continui trasferimenti e trovarne alcuni mi fa solamente piacere..
-          Come vuoi, io però ti ho avvisata!
Scoppiammo a ridere mentre Hope ci squadrava notevolmente male non capendo di cosa stessimo parlando.
Quella ragazza era eccessivamente stupida e persino Waliyha se n’era accorta.
 
Avevo appena terminato il mio yogurt al mango e voltai lo sguardo in cerca di qualcosa, o meglio qualcuno.
Mi ero completamente esclusa da ogni discorso scrutando ovunque quel viso dai lineamenti perfetti che tanto mi mancava.
Nemmeno due minuti e me lo ritrovai lontanamente di fronte, intento a ridere con la Patterson e le sue amichette, in compagnia degli altri ragazzi soliti a stare con quelle oche, Styles e Tomlinson.
Non c’era mai stato buon feeling tra i due gruppi e la confidenza avuta con Zayn non sarebbe potuta durare a lungo, nel caso avesse deciso di convogliare “a nozze” con quel gruppo.
-          Hey Melanie, che succede?
La voce di Waliyha rimbombò nella mia testa, facendomi rientrare nei discorsi del gruppo.
-          Come? Ah no, nulla, mi ero semplicemente incantata. Sono andata a letto tardi ieri sera.
-          Sicura?
Feci cenno di sì con la testa ricevendo un altro suo meraviglioso sorriso: che ragazza meravigliosa.
Ero “andata a letto tardi”. Già, chissà come mai. Chissà come mai questa mia frase e talmente vicina a lei da farmi sobbalzare lo stomaco. Pensavo di aver trovato un buon amico, finalmente. Pensavo di aver finalmente trovato un ragazzo diverso dagli altri, a cui di me importasse qualcosa, a cui bastasse la mia amicizia.
Ma il moro me l’aveva detto, mi aveva avvisata, anche più di una volta, dicendomi che una volta a scuola sarebbe stato tutto diverso. Che “scuola” non era sinonimo di “casa”.
E aveva pienamente ragione.
Insomma, faceva parte del mio carattere auto-convincermi di qualcosa di surreale, ma era più forte di me, non potevo fare altro che aspettarmi qualcosa di diverso dalla realtà.
Distolsi lo sguardo da quel ragazzo e cercai di concentrarmi sui discorsi dei ragazzi al tavolo. Come solito il gruppo era diviso in “chicos y chicas”.
Chicos che parlano di football e chicas che parlano di shopping e di chicos.
Ci piaceva prenderci in giro così, chiamandoci chicos e chicas, dando quel tono figo ad ogni cosa, per cui bastava semplicemente introdurre qualche parola straniera per rendere tutto “in”.
Molti non ci capivano, eppure eravamo apprezzati in tutto l’istituto, ma per lo più non eravamo temuti da nessuno, al contrario dell’altro gruppo.
Eravamo quasi sempre disponibili, non amavamo etichettare la gente o sminuire qualcuno, a meno che non appartenesse al gruppo delle oche, il che cambiava tutto.
Ci piaceva essere utili, ma allo stesso tempo essere considerati “popolari”. E di quei tempi era strano sentire le parole “popolare” e “disponibile” insieme, era “fuorigiro”.
Era sempre un qualcosa fra virgolette a quei tempi. Ogni termine, ogni gesto era una descrizione posticcia.
Ma era quello che attirava l’attenzione. Il nostro essere “in” nell’essere “out”.
Era questione di classe: non era roba da tutti.
 
Un’altra giornata scolastica si era conclusa ed era arrivato finalmente il momento di tornare a casa.
-          Melanie, vieni con noi? Mia madre passa a prendere me e Zayn, vuoi un passaggio?
-          Ehm.. No grazie Waliyha, preferisco farmi una passeggiata, così mi fermo al parco. Grazie lo stesso.
-          D’accordo. Beh, ci vediamo più tardi se mai.
-          Va bene, suonami se vuoi, sono sola a casa!
-          Ok, ciao!
-          Ciao!
La vidi raggiungere l’auto di sua madre a passo veloce, mentre nel frattempo intravidi Zayn seduto a fianco di sua madre fissare un punto nel vuoto, con la sua solita smorfia da duro.
Presi a camminare verso casa per raggiungere il parco per scattare nuove fotografie, con le cuffie nelle orecchie.
Non potei evitare di andarmene sorridendo a quella scena, in fondo mi faceva tenerezza; non era così duro alla fine, almeno non per l’altra parte di sé che avevo conosciuto.
Anche se apparentemente non avevo la minima idea di quando l’avrei potuta rincontrare.




 
Eccomi meraviglie.
Innanzitutto grazie per le recensioni e le views ai primi due chapters.
Sono tornata con un nuovo capitolo, anche se non mi piace molto ed è più corto dei precedenti.
Ho introdotto la seconda faccia di Zayn, prima c’era quella dolce,
ora quella menefreghista.

Che ne pensate?
Gradirei nuove recensioni,
vorrei avere il vostro parere per poter continuare!

Per ora è tutto, alla prossima.
 
Xoxo, Ally W.

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Capitolo 4
*** #Fourth. ***


'cause everything you do is magic... 

 
 
 
-          Hope! Che ne dici se stasera ci vediamo?
-          Ciao Smell. Dipende, oggi lavoro. Per le nove e trenta però potrebbe andare bene.
-          Perfetto! Ci risentiamo più tardi al massimo, per ora rimaniamo d’accordo da te per quell’ora.
-          Va bene. Ciao Smell!
-          Cià.
 
Avevo bisogno di svagarmi un po’, così decisi di telefonare a Hope per un ritrovo infrasettimanale tra migliori amiche.
Erano due settimane che, talmente la scuola mi aveva tenuta impegnata, non ero riuscita a staccare un momento.
Waliyha era definitivamente entrata a far parte della nostra compagnia e suo fratello, sin dal primo giorno, poco più di un mese fa per l’appunto, si era avvinghiato a quell’altro gruppo di quei ritardati popolari.
Aveva fatto però amicizia anche con Niall, il biondino irlandese del nostro gruppo multietnico, questo comportava spesso l’unione dei ragazzi dell’”In” con noi.
Hope si era definitivamente presa una sbandata per il ricciolino dagli occhi smeraldini, nonostante fosse un tale stronzo a cui non importava nulla di quelle che costantemente si scopava, anche se si fossero innamorate perdutamente di lui.
Era un classico di Styles, così l’avevo conosciuto e così era rimasto.
Avevo quasi paura che anche la mia migliore amica potesse cadere nelle sue grinfie, facendosi portare via quella purezza della perfetta e delicata ragazza quale era, trasformandola in qualcosa che lei avrebbe odiato.
Il moro in compenso si limitava a rivolgermi un lieve e semi-invisibile cenno con il capo quando mi incontrava in giro, oppure, quando ci incontravamo alla finestra mentre scattavamo fotografie, si limitava a sorridermi. Con quel suo meraviglioso sorriso, che faceva impazzire ogni ragazza esistente.
Infatti, a scuola, se le era fatte passare più o meno già la metà, nonostante fosse arrivato da poco.
Sua sorella veniva spesso da me ed ogni volta che andavo io da lei, lui era perennemente fuori casa, dunque questo spiegava molto del come avesse potuto farsi la metà delle ragazze della scuola.
Non che mi interessasse più di tanto di lui, ma avevo una voglia paonazza di ritrovare quel ragazzo dolce e riservato ma allo stesso tempo invadente che avevo conosciuto prima che iniziare a frequentare la scuola.
 
Mi iniziai a preparare per uscire, mancava ancora più di un’ora, ma volevo uscire un attimo prima per prendere una boccata d’aria fresca, liberando la mia mente con la mia amata musica e le mie fotografie.
Mi infilai sotto il getto d’acqua calda della doccia, cercai di fare piuttosto veloce per avere più tempo per stare sola al parco prima di arrivare da Hope, uscii dopo nemmeno un quarto d’ora, asciugai i capelli lasciandoli mossi e indossai un paio di jeans con un maglione verde e le sneakers in tinta.
Mi avviai alla porta recuperando cellulare, macchina fotografica, portafogli e cuffiette infilando tutto nella borsa, senza prima però essermi messa un filo di matita nera e mascara.
Chiusi il cancello alle mie spalle e come mi voltai andai a sbattere contro un ragazzo di fretta, senza accorgermi subito che si trattava di QUEL ragazzo.
-          Scusami, Zayn.
-          Idiota, guarda dove v.. ah, ciao Melanie, fa nulla, tranquilla, ciao. - come si accorse di me cambiò subito espressione e mi sorrise a trentadue denti, perfettamente bianchi ed allineati.
-          …Ciao.
Ripresi a camminare verso il parco mentre ripensavo a come la smorfia del moro fosse cambiata non appena si accorse di aver urtato me.
Mi venne da pensare che quel suo dispiacere in viso fosse legato al suo imminente cambiamento nei miei confronti, ma abbandonai immediatamente l’idea evitando di rovinarmi la serata con le mie solite paranoie mentali idiote.
Il sorriso da ebete, però, mi rimase fino a quando non arrivai al parco, dove mi sedetti sulla solita panchina sotto il ciliegio per scattare nuove fotografie.
 
Stavo rubando qualche scatto al leggero movimento cittadino quando la vista dell’obiettivo si offuscò completamente, facendomi scostare lo sguardo per vedere chi si era messo davanti alla macchina oscurandomi la vista.
 
-          Scusa, mi.. HORAN! Sei in mezzo alle palle, stavo facendo una foto! - come notai che si trattava di lui cominciai a insultarlo scherzosamente.
-          Sempre fine Smell mi dicono. Ah, la tenerezza!
-          Dai siediti. - spostai la custodia della macchina fotografica e si accomodò accanto a me, restando stranamente in silenzio per qualche istante.
-          Allora, Horan, che ti porta da queste parti?
-          Ma sei stupida? Abito qui dietro! Comunque sono venuto a fare un giro, a casa mi annoiavo. Poi ti ho vista e sono venuto a disturbarti.
-          Che dolce!
-          Tu invece che ci fai qui?
-          Poi sono io quella stupida. Cosa stavo facendo prima che mi offuscasti la vista?! Devo andare da Hope, comunque, ma sono in anticipo e mi sono fermata qui.
-          Ah, capisco. - abbassò lo sguardo e iniziò a giocare con le dita, in silenzio.
-          Sei silenzioso Horan. Non che parli molto di solito, ma sei strano stasera.
-          Ho fame. Ma da Nando’s ora c’è coda e devo aspettare. Ho lo stomaco che piange!
-          Ti pareva. Beh dai, ora devo scappare o arrivo tardi da quella stordita di Hope.
-          Ecco, io vado a prendere la mia amata cena da Nando’s e torno a casa, salutami Hope!
-          Sarà fatto. Ciao Niall!
-          Ciao Melanie.
Gli schioccai un bacio inaspettato sulla guancia e mi rispose con un sorriso dolcissimo, come per ringraziarmi.
Mi dispiaceva lasciarlo da solo, ma avevo già promesso a Hope che sarebbe stata una nostra serata e non potevo deluderla.
Mi allontanai sorridendo e mi avviai a passo veloce verso casa di Hope, perché se fossi arrivata in ritardo avrebbe iniziato a sfollarmi addosso come una psicopatica.
Le suono il campanello e, senza nemmeno rispondere, uscì di corsa da casa saltandomi addosso, rischiando di farmi spiaccicare completamente a terra.
Mi trascinò immediatamente nella sua stanza dandomi appena il tempo di sussurrare un “ciao” veloce alla madre, che oramai era diventata la mia seconda mamma.
-          Smell! Guarda il PC! Styles!
-          Che cosa Styles?
-          Styles mi ha aggiunta agli amici!
-          Bene, Hope, sono felice per te.
-          SA CHE ESISTO! Mio Dio, si starà innamorando di me, di sicuro. Me lo sento! Eheh non può resistermi il signorino.
-          Hope, ma ce la fai?
Le scoppiai a ridere in faccia mentre lei mi scrutava seria, anche se subito dopo la contagiai e scoppiò a ridere con me.
Era una totale demente certe volte, soprattutto quando se ne usciva con certi discorsi strampalati, privi di senso, semplicemente frutto della sua malsana fantasia.
Calmammo le nostre risa e mi feci più seria, cercando di tornare in me.
-          Ho incontrato Horan comunque, mi ha detto di salutarti.
-          Che? Chi? Quando? Eh?
-          Ma la smetti? HO DETTO CHE TI SALUTA HORAN, NIALL! L’IRLANDESE!
-          Non serve che urli, stronza, ci sento ancora.
-          Si Hope ti amo pure io.
-          Ho capito che mi saluta, ma perché mi saluta?
-          Così, l’ho incontrato, mi ha chiesto dove stessi andando e gli ho detto da te, perciò mi ha detto di salutarti.
-          Aaaah, d’accordo. Ciao allora.
-          Sei irrecuperabile Hope, sei un caso perso ormai, sei troppo idiota.
-          Scusa se Styles mi ama e io amo lui.
-          Oh no ci risiamo.
Era inutile, aveva la mente occupata e per tutta la serata non avrebbe fatto altro che pensare a Styles.
Passammo la serata al solito modo, tra cibo e film, spettegolando un po’ di tutti e anche pensando alle prossime feste a cui dovevamo assolutamente partecipare.
 
 


 
 

Hola fan.
Per prima cosa, grazie alle recensioni ricevute negli scorsi capitoli.
Finalmente vi ho postato il quarto capitolo.
Spero sia di vostro gradimento.

Presto tornerò con il seguito dato che questa settimana
la scuola non mi impegna troppo e ho il tempo per scrivere.

Aspetto vostre recensioni e pareri, utili a migliorarmi.
Siete AWESOME.
 
xoxo, Ally W.

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Capitolo 5
*** #Fifth. ***


..You can't always get what you want..


 
 
-          Smell, alza il culo da quel letto e preparati che tra un quarto d’ora dobbiamo essere pronte!
-          Hoooope! Cosa gridi?
-          Non sto gridando... SVEGLIATI HO DETTO!
Voltai lo sguardo per vedere che ore fossero. 7:32.
Mi catapultai giù dal letto, letteralmente, finendo con la schiena a terra, ridendo come una disperata, facendo accorrere Hope su per le scale, dato che era in cucina a preparare la colazione.
Per la prima volta la ritardataria ero io, ma la colpa era ovviamente di Hope che la sera prima era arrivata a casa mia alle dieci passate e mi aveva tenuta sveglia solo perché Styles le aveva lasciato qualche mi piace alle sue foto.
Già, perché non era bastata quella sera da lei quando lui le inviò l’amicizia, no, ora dovevo assorbirmela anche per i “mi piace”.
Figuriamoci allora cosa avrebbe fatto quando le avrebbe commentato qualcosa!
Ma per mia sfortuna, nonostante andassimo a letto tardi, al mattino lei era sempre sveglia e allegra, come se non avesse mai dormito nelle ultime tre ore.
Scoppiò a ridere quando mi ritrovò per terra, ma presto mi aiutò ad alzarmi, dato che odiava essere in ritardo.
Prese lei dei vestiti dall’armadio e me li gettò addosso, uscendo velocemente dalla porta per tornare in cucina, dove il caffè stava per bruciare.
Indossai quei jeggings neri con le croci borchiate sulle ginocchia e la mia camicia di jeans aperta, sopra ad una maglia bianca piuttosto larga.
Misi i miei amatissimi biker e scesi di sotto con la borsa, misi un filo di matita e mascara e dopo essermi bevuta la mia tazza di caffè, insieme a Hope uscii di casa smuovendomi i capelli con le dita.
Suonammo a Waliyha che uscì immediatamente, dirigendosi con noi alla fermata del pullman.
Hope era persa ancora tra i like di Styles, così io intrapresi un discorso con Waliyha, finendo chissà come a parlare di suo fratello.
-          Si, mio fratello è un grande stronzo, con gli altri alla fine è ovvio che ci sta bene. Spero trovi un giorno quella ragazza con cui cambi modi di fare, con cui sia dolce e invadente. Finora le ha trattate tutte malissimo, spesso me compresa, ma beh, io sono sua sorella, è normale!
-          Ahahah beh, io non ho la fortuna/sfortuna di avere fratelli o sorelle, dunque non so come sia.
-          Beh, meglio per te. Calcola che sulla sua moto non ha mai fatto salire nemmeno me, dunque è come non averlo come fratello. Conoscerei meglio uno sconosciuto di lui.
-          Non ho capito la storia della moto..
-          Beh, la sua moto è sacra, nessuno può salirci tranne lui. Non ha mai voluto far salire nemmeno me e finora non ha mai fatto salire nessuno. Per questo a volte arrivo in ritardo, perché lui non mi porta e se perdo l’autobus o aspetto il secondo o me la faccio a piedi.
-          Gentile mi dicono!
-          Già. Oh guarda, sta partendo ora da casa in moto, appunto.
-          Bella moto!
-          Si, ma non guardarla troppo o ti accuserà di sciupargliela.
-          Esibizionista!
Scoppiammo entrambe a ridere e nel giro di qualche secondo l’autobus arrivò e in altrettanto tempo giungemmo a scuola.
Zayn era appoggiato alla sua moto mentre parlava con una ragazza, scrutai meglio e vidi che il moro stava decisamente parlando con quella smorfiosetta della Patterson.
Dio se odio quella Jenna.
Il moro sorrideva nervoso mentre Jenna gli sfiorava la spalla con la mano.
Sembrava quasi impaziente di andarsene, infatti poco dopo la salutò e se ne andò, lascandola in mezzo al cortile completamente sola.
Scostai lo sguardo da un’altra parte per non fargli notare che lo stessi guardando, così anche da poter evitare quei suoi occhi caramellati e quel suo meraviglioso sorriso.
Nonostante ebbi spostato lo sguardo sul nostro gruppo, la mia mente non ancora ricomposta continuava a pensare a quanto quel ragazzo fosse meraviglioso.
NO. Melanie Fox non può fare certi pensieri su quello stronzo di Malik, soprattutto non se sua sorella è vicino a lei.
Oh mio Dio non posso averlo pensato veramente!
Ripresi in mano la situazione e tornai tra i comuni mortali, cancellando quei pensieri malsani che mi avevano occupato la mente.
Era stata certamente colpa di Hope con i suoi discorsi osceni su Styles a persuadermi il cervello!
Entrammo in classe insieme e ci sedemmo tutte e tre vicine, io al centro.
Ancora una volta Holmes si era messo davanti a me per rendermi impossibile la mattinata, puntando però gli occhi anche sulla nuova arrivata Waliyha, anche se tanto nuova ormai non lo era più.
Holmes era davvero irritante, non lo si poteva nemmeno guardare in faccia o un cazzotto sarebbe partito da qualsiasi braccio, frantumandogli le due arcate dentali.
 
Cinque ore dopo l’inferno era finito e potevamo raggiungere gli altri in sala mensa prima di andare in palestra per l’ultima lezione, nonché di educazione fisica.
Quella lezione sarebbe stata un’ora in comune con i ragazzi di quinta, ciò voleva dire che ci sarebbero stati anche Styles e Malik.
“Ovaie care, addio. Sinceramente, Hope e Smell.”
Arrivammo in campo e nonostante stessimo sperando di fare due lezioni separate, i due coach decisero di fare un’unica lezione, incorporando le due classi in una unica.
Quindi, se già le nostre ovaie se ne sarebbero andate vedendoli da lontano, figuriamoci dove sarebbero finite con loro vicino!
Iniziammo comunque una partita di pallavolo, io e Hope contro quei due: fortunatamente non erano capitati con noi.
Dopo qualche schiacciata, Hope si prese una storta lanciandosi a terra per impedire agli altri di segnare.
-          AHI !
-          Hope! Ti sei fatta male? - Le corsi vicino come il più dei ragazzi fece. Si avvicinò anche Styles, in silenzio.
-          Secondo te Smell? Connetti il cervello o idiota. - le risi in faccia, ma mi ricomposi e mi rivolsi al coach.
-          COACH! Posso accompagnarla in infermeria?
-          Vi accompagno, non riuscirai a reggerla fino là.
Voltai lo sguardo e trovai Styles con un sorrisetto beffardo sul volto.
Il coach acconsentì ed insieme la portammo alla stanza con i lettini.
Hope stava per morire, non riusciva a respirare, ormai tratteneva il respiro da quando Harry si era offerto di accompagnarla, mentre io.. Beh io stavo ridendo a crepapelle dentro di me.
-          Hope, io torno in palestra, ora arriverà l’infermiera. Styles andiamo, non ti lascio solo con la mia migliore amica infortunata, non potrebbe difendersi.
-          Andiamo, Melanie, non sono un mostro!
-          No è meglio così Harry, torna pure in palestra con Melanie, l’infermiera sta arrivando.
-          Se insisti.
Presi sotto braccio Styles per accompagnarlo fuori dalla porta mentre osservavo la faccia da ebete ma anche incazzata con me di Hope che mi fissava.
-          Styles dei miei stivali, prova solamente a sfiorarla o ferirla che giuro te la vedrai con me. Non è come quelle puttanelle che ti fai quotidianamente. Ti proibisco di prenderti gioco di lei, Harry Styles.
-          Ohoh cattiva la ragazza!
-          Si, non mi provocare.
-          Hey dolcezza sta tranquilla, non le farò nulla, lo prometto.
-          Ti conviene.
Ritornammo dagli altri che stavano continuando a giocare, lasciando le ultime occhiate di sfida a Styles, facendomi distrarre però da quella Jenna-sono appiccicosa-Patterson, nuovamente attaccata a Malik che prontamente non la calcolava.
Sorrisi senza dare nell’occhio e ritornai a giocare, dando il meglio di me.
In fondo nella pallavolo ero sempre stata abbastanza brava.
 
Avevo appena accompagnato Hope a casa e stavo per entrare dalla porta sul retro del mio giardino quando una voce mi bloccò sulle scale.
-          Hey.
Mi voltai verso il giardino accanto cautamente, poteva essere al cellulare, non per forza chiamava me.
-          Ciao.
-          Tutto bene?
-          ….Si. Tu?
-          E’ ok. Hope?
-          Che? - mi ero già imbambolata nei suoi occhi.
-          Hope come sta? La sua caviglia?
-          Ah si, beh meglio, cammina, ma domani resterà a casa.
-          Ho capito. Hai da fare stasera?
Me lo chiese con fare piuttosto malizioso, permettendomi di intuire le sue intenzioni.
-          Dio Malik, non vengo a letto con te, non sono una delle solite puttanelle come Jenna che ti scopi, trovatene un’altra! Che stronzo.
-          Hey hey, buona buona, con calma. - nel frattempo mi aveva raggiunta. Era ad un passo da me, dal mio viso. Sussurrava. - Non ho detto questo.
-          Andiamo, l’hai lasciato intendere benissimo.
-          Credi ciò che vuoi, te ne pentirai.
-          Credici.
Voltai le spalle ed entra in casa, lasciandolo lì, solo nel giardino, irritato.
Per la prima volta qualcuno aveva detto no a Mr. Malik e questo forse non riusciva ad accettarlo.
Ma io non sono come tutte le altre.
 
(Malik’s Mind Part)
Mi ha voltato le spalle. Mi ha detto di no. Perché ci sono rimasto così male? Si beh, alla fine sarei arrivato a quello se ci fossimo visti, ma perché del suo no invece mi dispiace? Malik, che ti succede? Chi è lei? Perché ti fa questo effetto?
Ah, dovevo immaginarlo, non dovevo comportarmi in quel modo appena ci siamo conosciuti. Malik, non ti devi innamorare, non puoi. Non più. Fa male, ricordi?
Quando finisce ti spezza il cuore, l’amore fa male, il sesso no.
Questa ragazza vuole farmi del male, ma la fermerò in tempo, se ci riuscirò.
Ma ce la farò? Suvvia Zayn, torna in camera tua, stasera non si scopa, stasera si guarda il cielo, si fanno fotografie.
 
 





Un nuovo capitolo già postato. 
Voglio arrivare alla fine della storia al più presto,
per questo, dato che sarà molto lunga,
voglio postare il più possibile.

Recensite in tanti e ditemi che ne pensate.
Grazie di tutto.

xoxo, Ally W.

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Capitolo 6
*** #Sixth. ***


..Welcome to my life..




Si era fatto tardi, ormai anche l’ora di cena era sfumata e la fame non si era presentata, così, come appuntamento solito delle nove di sera mi misi alla finestra per scattare nuove fotografie.
C’era qualcosa di strano però, quella sera, che catturò la mia attenzione.
Zayn - sono figo - Malik era alla sua finestra a fare lo stesso come settimane fa, quando arrivò in città, e non era a scoparsi una come al solito.
Rimasi sbalordita dalla sua presenza in casa non solo per dormire, così lo fissai, voltando però lo sguardo prima che i nostri occhi si scontrassero.
Mi sentivo come sotto i riflettori, sentivo che qualcuno mi stava guardando, o meglio, il moro mi stava guardando.
Cercai di far finta di niente continuando a ricercare particolari da fotografare, ma il silenzio della sera venne interrotto da un voce flebile, quasi malata.
-          Andiamo Melanie, so che mi hai visto. Non fare finta di nulla.
-          Se anche fosse, Zayn? E poi, se non volessi vederti invece?
-          Ce l’hai ancora con me per prima? Andiamo, stavo semplicemente scherzando!
-          Certo, come no.
-          Dico sul serio. Come vedi stasera sono a casa.
-          Ovviamente, non ti eri fatto la scorta pensando ti dicessi di sì, ma, ahimè, mi hai sottovalutata Zayn Malik.
-          Me l’aspettavo la tua risposta. Non sei come le altre.
-          Vorrei ben vedere. Non appartengo al gruppo delle oche che ti scopi di solito, sono spiacente.
-          Perché mi rispondi così male?
-          E come dovrei risponderti, visto il tuo comportamento da stronzo?
-          Io non sono stronzo.
-          Ma ti sei bevuto il cervello?! Prova guardarti allo specchio guardando il tuo comportamento e non se il tuo ciuffo è a posto ogni tanto. Capiresti perché ti do dello stronzo, forse.
Un gelido silenzio si fece spazio in quei dieci metri nemmeno che ci separavano, facendomi continuare tranquillamente a scattare, mentre il moro aveva poggiato sul comò la sua macchina e aveva abbassato lo sguardo, come se avesse capito che avevo ragione.
Dopo poco lo vidi sparire chiudendo la finestra. Mi si formò un nodo alla gola pensando che potesse essere diretto da qualche troietta della città, ma non ci badai e scesi di sotto, ricordandomi di non aver chiuso a chiave le porte prima di salire nella mia stanza.
Prima di scendere le scale feci tappa al bagno dove presi un elastico e legai i miei lunghissimi capelli che iniziavano a darmi fastidio.
Chiusi la porta d’ingresso principale e mi diressi a quella sul retro, ma venni colta di sorpresa da una figura maschile appoggiata ad essa che fumava una sigaretta.
-          Stronzo, mi hai spaventata.
-          La gentilezza.
-          E spegni quella sigaretta che entra il fumo in casa, se stai lì. Oppure esci, il che sarebbe meglio, se vuoi finirla.
-          Solo se vieni qui vicino a me.
-          D’accordo, ma solo se me ne offri una, io le ho finite.
-          Ohoh, nuovi scoop sulla Fox.
-          Non ricominciare a fare lo stronzo o torno di sopra e adios.
-          Senti, smettila ok? Stavo soltanto scherzando. Tieni.
-          Grazie.
Mi sedetti sulle scale accanto a lui, come una delle prime sere che era arrivato, e i ricordi di quel ragazzo ormai inesistente riaffiorarono alla mia memoria, provocandomi un lieve sorriso.
-          Che hai da sorridere Fox?
-          Nulla.
-          No, tu ora me lo dici.
-          Altrimenti?
-          Altrimenti questo.
Molla la sigaretta nel posacenere spostando anche la mia e inizia a farmi solletico, facendomi arrendere per non morire.
-          D’accordo Malik, hai vinto, mi arrendo! Ora smettila però, se vuoi saperlo!
-          Non smetterò fin quando non hai parlato!
-          Va bene! Allora.. - continuavo a ridere come una forsennata cercando di concludere una frase di senso compiuto - pensavo a quella sera in cui eravamo seduti qui e al ragazzo che eri quando ti ho incontrato, che ora non c’è più.
Si fermò di colpo, aveva il viso a pochi centimetri dal mio.
Mi fissava, come dispiaciuto, come se sapesse a cosa mi riferissi, come se avessi ragione, come se si fosse reso conto di aver fatto una stronzata.
Come se nei miei occhi ci fosse quello che entrambi abbiamo sempre cercato.
Si scostò da me lasciandomi andare, ridandomi la mia sigaretta e riprendendo la sua, aspirando più volte prima di ricominciare a parlare, dandomi anche il tempo di cancellare i pensieri che avevano occupato la mia mente mentre i nostri sguardi s’incrociavano.
-          Non è vero io..
-          Si Zayn, quel ragazzo non esiste più.
-          No. Cioè si. Cioè non lo so! Voglio dire, ora sono qui.
-          Sei qui facendo lo stronzo di sempre, perché non hai nulla da fare.
-          No io.. io vorrei ma.. non posso.
-          Posso fare l’amica se vuoi ora. Puoi parlarmene.
-          Non credo sia..
-          Non ti chiamerò più stronzo fino ala fine della serata.
-          Non vale.
-          Oh si invece!
Gli sorrisi e lui mi ricambiò. Forse gli stavo dando un’opportunità che finora nessuno gli aveva dato: parlare.
Stavo per essere quell’amica di cui aveva bisogno da tempo.
-          non so da dove cominciare.
-          Parti dall’inizio.
-          Ok. Beh, tutto successe l’anno scorso. Ero quel ragazzo dolce, che si preoccupava, che si era innamorato. All’inizio tutto bene lei diceva di ricambiare, diceva che esistevo solo io, diceva che mai si era innamorata come lo era con me. Poi invece…
-          Cosa?
-          Poi la trovai una sera a letto con un altro.
ero andato da lei per farle una sorpresa. Mi aveva detto di essere malata, di non sentirsi bene e che avremmo dovuto rimandare la nostra uscita insieme. Ti suonerà strano ma è stata lei l’ha prima con cui beh.. l’ho fatto. Sentivo che era quella giusta. Poi quando sono arrivato, felice di averle portato un sorriso e dei popcorn, mi ammutolii completamente. Iniziò a blaterare scuse inutili, a inventarsi storie del tipo “non è come pensi” oppure “scusami davvero, non volevo, io amo te”. Ma il giorno dopo la verità è venuta a galla, si frequentava con questo tipo da due mesi ormai, nonostante fossimo insieme da più di un anno. Mi ha mentito, mi ha tradito. E da allora le ho trattate tutte allo stesso modo. Lo facevo per colmare quel vuoto. Come se in qualche modo così facendo mi vendicassi di lei.
Ma non era così. Per lei non esistevo più. E da allora non ho più saputo comportarmi da ragazzo normale, o da amico, o da ragazzo con cui passare le serate a parlare sotto la luna.
-          Lo stai facendo ora.
Lo interruppi. Mi guardò sorridendo.
-          Hai ragione.
Gli sorrisi e lo abbracciai istintivamente. In parte mi sentivo fiera di me per avergli permesso di parlare, di sputare tutto. Ma del resto, l’indomani sarebbe stato come al solito e questo di certo non migliorava le cose fuori da queste scalette.
-          Ora devo andare. Io.. Io devo tornare a casa, si è fatto tardi.
Si alzò frettolosamente, quasi irritato. Si avviò alla siepe per scavalcare e tornare a casa sua, quando di colpo si voltò verso di me.
-          Grazie Smell.
-          Prego, Zayn.
-          Affacciati alla tua finestra tra cinque minuti.
-          Va bene.
Scavalcò entrando nel giardino entrando in casa, io feci lo stesso portando dentro il posacenere e chiudendo la porta a chiave, correndo nella mia stanza.
Mi misi alla finestra e mi ritrovai Zayn alla sua.
Lasciammo entrambi i vetri chiusi e iniziammo a comunicare con dei fogli.
Iniziò lui.
“Hai mantenuto la promessa, non mi hai chiamato Stronzo.”
“Io mantengo le promesse.”
“Pure io. Per questo ti prometto che tra una settimana, alla stessa ora ci ritroveremo come stasera.”
“Ci sto.”
“ogni settimana, stesso giorno, stessa ora. Promesso.”
“promesso.”
“Buonanotte Smell. (Per gli amici, no?)”
“Buonanotte Stronzo. (Per me, no?)”
 
Sorrisi e lui ricambiò quasi esasperato. Avevo ritrovato quel ragazzo perduto forse?
Non lo sapevo, ma l’idea di vedersi sempre allo stesso momento mi piaceva, soprattutto se ogni volta mi avrebbe offerto una sua sigaretta.
Ebbene si, Melanie Fox si concede dei vizi, ogni tanto.




Ciao meravigliosi lettori.
Eccomi, ho già postato il sesto,
non resistevo più.

Cosa ne pensate?
Lasciate le vostre recensioni
ci tengo sul serio.


xoxo, Ally W.

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Capitolo 7
*** #Seventh. ***


..I don’t wanna wait any longer..



Come promesso, la settimana successiva e molte altre dopo ancora, lo stesso giorno, alla stessa ora, ci ritrovammo a casa mia a chiacchierare, guardare un film e rincorrerci per la casa nell’intento di scappare dall’altro per evitare il solletico.
Stavamo diventando ottimi amici, nonostante la nostra amicizia era limitata a quel mercoledì sera durante la settimana che ci trovavamo, ma ad entrambi andava bene così.
Styles ci provava dunque da settimane a conquistare anche il cuore di Hope, oltre alla mente, cercando in tutti i modi di farle capire cosa davvero volesse da lei, anche se ancora non lo sapeva nemmeno lui.
Hop cedette, ma si limitò ad uscire una sera con lui, senza andare oltre la chiacchierata.
Quando gli altri ragazzi stavano con noi, notavo Styles guardare Hope con occhi diversi, strani, rispetto agli occhi con cui guardava tutte le altre.
Anche se non aveva detto nulla a nessuno di ciò che provava, ma nemmeno aveva detto che la mia migliore amica fosse una delle solite da portarsi a letto.
Io sapevo bene quanto l’idea di uscire con Harry Styles facesse andare giù di testa Hope, ma nonostante lei me ne parlasse, riusciva a mantenere una totale calma quando passava accanto a lui, quando si parlavano e quando uscivano insieme.
Poi c’era il biondino che aveva una sorta di intrigo con Waliyha, che, nonostante timidamente lui cercasse di nasconderlo, io avevo scoperto.
E ormai io e la sorella di Malik eravamo diventate ottime amiche e ci dicevamo quasi tutto, per questo ero a conoscenza anche della sua cotta per l’irlandese che non si degnava minimamente di farsi avanti. Un amore sotterraneo insomma, che, volente o nolente, sarebbe uscito allo scoperto: o l’avrebbero fatto sgorgare loro, o l’avrei fatto io.
Dunque l’unica zitella del gruppo rimanevo io, anche se la situazione non mi dispiaceva affatto.
Avevo molti altri amici con cui divertirmi oltre a queste allegre coppiette, ragazzi come Liam Payne, new entry del gruppo, del quinto anno, dai capelli corti ma non troppo e una  piccola voglia sul collo, con gli occhi castani ma allo stesso tempo incantevoli, primo ragazzo che vidi mangiare uno yogurt con una forchetta perché i cucchiai lo terrorizzavano, e il solito coglione, il migliore amico di Styles, anche lui del quinto anno, che finalmente si era deciso a frequentarci.
Era il tipico figo ovvio, ma era un tale idiota! Capelli castani leggermente alzati, pareva avere due zaffiri al posto degli occhi. Amava le maglie a righe, i pantaloni con il risvolto e le camicie, si frequentava con una ragazza della sua stessa età, ma di un’altra città, per cui nessuno l’aveva mai vista se non di striscio, qualche volta, passando da casa del demente.
Erano diventati molto amici di Zayn e mi dava, senza saperne il perché, una strana sensazione di felicità, nel vedere che finalmente avesse trovato qualcuno con cui aprirsi oltre a me.
Pian piano cominciammo a mostrare la nostra amicizia pubblicamente, all’incirca dopo due mesi dal nostro primo mercoledì sera, sentendoci anche più a nostro agio nel salutarci e nel parlare.
Ovviamente non si era ancora minimamente degnato di smettere di farsi tutte le ragazze possibili nonostante gli avessi suggerito di smetterla, ma nulla si poteva fare nel caso si trattasse di Zayn-So di essere il più figo e nessuno mi resiste-Malik.
 
Era una domenica mattina, come al solito mi svegliai sul tardi, anche se non era stata né la sveglia né l’istinto a svegliarmi, ma qualcuno di familiare, una voce lieve, accanto al mio orecchio.
Ricordavo soltanto che la sera prima eravamo andati tutti ad una festa e che avevo bevuto qualche drink, forse qualcuno di troppo, ma non ricordai affatto come tornai a casa, come potevo essere nel mio letto.
-          Smell, svegliati. - un brivido mi percorse la schiena. Mi era appena stato dato un bacio sulla guancia.
-          Che c’è? Voglio dormire ancora. - sussurrai con la voce impastata dal sonno.
-          Non puoi, dobbiamo andare, devi svegliarti.
Aprii gli occhi.
Una visione divina forse.
Il paradiso davanti ai miei occhi assonnati.
Il pensiero che mi avesse vista in quello stato pietoso da appena sveglia.
-          No ti prego, non guardarmi, non in questo stato!
-          Perché? Che hai? Sei bella come al solito e comunque meglio di ieri sera!
Malik scoppiò a ridere.
Io non ci riuscii.
Avevo lo sguardo perso sul suo fisico, quel fisico mezzo nudo che avevo davanti, coperto da un solo asciugamano.
-          Dovevo essere messa male davvero. Mi hai portato tu a casa?
-          Si, e mi sono anche fermato a dormire.
-          Ah. Perché hai fatto una doccia qui?
-          Aspettavo ti svegliassi. Ne ho fatte tre veramente. Avevo il tuo vomito addosso.
-          Vomito?
-          Già, sei stata male di nuovo due ore fa. Ho pulito e poi mi sono fatto una doccia. Ma vedo che stai bene ora, hai smaltito!
-          Si, sto bene.
Mi sorrise.
Ricambiai.
Non sapevo che dire.
Di sicuro avevo una faccia da ebete in volto, con un mezzo sorriso perso.
Non mi capacitavo della situazione e non riuscivo a stare normale, era come se una nuova emozione avesse invaso la mia anima.
Zayn Malik era da me di domenica. Si era preoccupato di me e mi aveva assistita tutta la notte. Nonostante la nostra amicizia ormai fondata, non ci eravamo mai incontrati al di fuori della scuola oltre al mercoledì sera.
-          Veramente ti ho vomitato addosso?
-          Si Smell. - scoppia a ridere.
-          Oh.. scusa. - abbasso lo sguardo per l’orribile figura che pensai di aver fatto, cercando di ricostruire mentalmente la scena.
-          Non preoccuparti, è stato un piacere assisterti. - mi si avvicinò, e mentre parlava misi il suo dito sul mio mento, rialzandomi lo sguardo, potendolo guardare dritto negli occhi. Ero incantata.
-          Perlomeno piccola Fox non hai fatto altri danni. Anzi, sei stata una brava ragazza ieri sera, hai solo ballato, bevuto, bevuto, bevuto, ballato, bevuto, vomitato addosso al sottoscritto, dormito e vomitato altre due volte. Ma per il resto tutto bene.
-          Ah, menomale, almeno non mi sono fatta nessuno, la mia verginità è intatta. - scoppiai a ridere, senza realmente accorgermi di ciò che avevo appena detto.
Malik rise con me, ma poco dopo mi feci seria deviando il discorso e dicendo che volevo farmi una doccia. Non potevo aver dichiarato così spudoratamente a Zayn Malik, che stava in quelle condizioni nel mio letto, la mia verginità. Ero stato una perfetta idiota.
Corsi a farmi una doccia per alleviare il post sbornia, cercando di non pensarci di nuovo.
  

(Malik’s mind part.)
La guardo dirigersi assonnata al bagno, indossando la mia maglietta, che stanotte sono passato a prendere a casa insieme ai miei vestiti di ricambio. Non se ne deve essere accorta. Quanto è bella anche in questo stato. Mi ha appena rivelato la sua verginità. Non ne percepisco il motivo, ma già lo sapevo. E’ una brava ragazza, non è una di quelle che mi faccio di solito. In un certo senso la invidio. Avrei voluto poter perdere la mia con una persona speciale davvero, ma per cui lo sia anche io, non che lo sia stata solo per me.
Ma dalla vita non si può avere tutto.
E non capisco nemmeno come sia riuscito a dirle “Perlomeno piccola Fox non hai fatto altri danni.”. Avrei voluto ne facesse uno in particolare forse. Ma non un danno. Almeno non per me.
Avrei voluto baciarla. Quello mi sarebbe bastato. L’avrei fatto se non si fosse rifiutata. Persino da ubriaca riusciva a ripetere “non sono una puttana”.
E’ così perfetta. Eccola ora. Sta uscendo dal bagno con quei suoi lunghi capelli già asciutti che le scivolano sulle spalle e una salvietta che le avvolge il corpo.
Sta arrossendo. Pensava uscissi dalla stanza quando mi disse che andava a farsi una doccia. Invece eccomi qui.
Forza Malik, fallo. Non perdere altro tempo, ne hai sprecato già abbastanza.
 


Uscii dal bagno canticchiando, non badai al fatto che Zayn, oramai vestito, era ancora in camera mia e quando me ne accorsi evidentemente arrossii, indossavo solo l’intimo con la salvietta attorcigliata addosso.
Lo vidi alzarsi.
-          Puoi restare, prendo le mie cose e torno in bagno. Non c’è problema.
Non rispose. Venne verso di me sorridendo. Forse stava comunque per uscire dalla porta che era accanto a me, ma mi si fermò davanti in silenzio. Era palesemente nervoso, anche se non capii il perché.
-          Scusami, devo farlo. - mi sussurrò con un filo di voce, sufficiente da farsi sentire.
Mi prese il viso, mi avvicinò a sé, sfiorandomi le labbra con le sue.
Istintivamente chiusi gli occhi lasciandomi trasportare.
Avvinghiai le mie braccia attorno al suo collo, schiudemmo le labbra e cominciammo un nuovo stile di danza di esse: si chiamava passione.
Era da tempo che non baciavo qualcuno, non mi concedevo al primo che capitava,  ma quel bacio mi provocò inspiegabili brividi lungo la schiena, mi piaceva.
Mi cadde la salvietta a terra rimanendo così in intimo, mi bloccai leggermente, così da staccarci.
Guardai in basso, non proferimmo parola per qualche istante.
-          Scusami Smell.. Io.. Io.. - rialzai lo sguardo sorridendo e guardandolo negli occhi.
-          Stai zitto e baciami di nuovo.
Mi sorrise e mi prese in braccio, legai le mie gambe dietro la sua schiena e si sedette sul letto. Continuammo il nostro bacio, le sue mani calde mi stringevano a sé e si muovevano delicatamente lungo la mia schiena.
Sapeva che non avevo quelle intenzioni e non provò nemmeno per un istante ad andare oltre quel contatto.
Ci staccammo di nuovo, sdraiandoci l’uno accanto all’altro sul mio letto.
-          Perché, Zayn?
-          Non ne ho idea, Smell. Sentivo di doverlo fare.
-          Cos’ha significato, almeno?
-          Confusione. Molta. Ma.. posso ammetterlo? - annuii con la testa. - mi è piaciuto. Per la prima volta dopo tempo.
-          Oh.
Sorrisi, cercando però di evitare il suo sguardo timidamente.
Non sapevo che dire, che fare, come comportarmi con lui. Mi aveva colta di sorpresa e pure a me era piaciuto.
-          Sai, Zayn, è piaciuto anche a me, per la prima volta invece.
Mi sorrise e mi avvolse di nuovo in uno dei suoi meravigliosi abbracci, tempestandomi la fronte e la testa di baci.



Buonasera Lettori.
Eccomi con il settimo.
Per una settimana non riuscirò a postare;
Causa: scuola.
Ma nel fine settimana prossimo cercherò di continuare.
Intanto vi ringrazio per le recensioni ai vecci capitoli.
Spero vi piaccia.

xoxo Ally W.

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Capitolo 8
*** #Eight. ***


You need me I don't need you?




Era giovedì mattina, la sera prima il moro aveva saltato il nostro appuntamento.
In realtà non mi aveva più presa in considerazione dalla domenica in cui tutto quanto successe.
Mi evitava, cercava di non incrociare il mio sguardo, le mie rotte.
Non sapevo come comportarmi, non sapevo cosa fare; fermarlo per parlare o fare finta di niente come lui stava facendo, in fondo mi stavo auto-convincendo che tra noi non c’era niente, solo un piccolo disguido post-sbornia, nulla di più.
Ogni volta che mi passava quasi vicino però sentivo comprimermi il petto.
Avevo bisogno di uno dei suoi abbracci. Da amico, sì.
Dovevo semplicemente trovare le palle di fermarlo e dirgli quelle due parole definibili magiche: “DOBBIAMO PARLARE”.
Ci avrei pensato però il pomeriggio, magari a casa, questa mattina dovevo dedicarmi completamente a Hope che aveva decisamente fatto colpo, con Harry era andata decisamente meglio del previsto.
 
-          Ciao Pirla.
-          Smell, sempre dolce.
-          Dai, parla, so che non vedi l’ora di raccontarmi tutto. Sono pronta al tuo lunghissimo monologo.
-          Ah, oramai mi conosci. Ok, inizio. Mi è passato a prendere alle otto, puntuale, io invece ero in ritardo, come al solito. Mamma non c’era per cui l’ho fatto entrare. Mi ha aspettata per un lungo quarto d’ora in salotto, quando scesi le scale si voltò verso di me e non disse nulla, ma un sorriso delicato comparve sul suo viso e mi fece scoprire quelle sue meravigliose fossette. Ero già in fibrillazione in quel momento. Stavo per svenire da tanto ero emozionata. - Hope si fermò, guardò in basso e sorrise. La vedevo davvero felice. - mi venne vicino, mi prese la mano e mi diede un bacio sulla guancia, per poi accomodarci fuori dalla porta. Mi ha aperto la portiera del passeggero da vero gentiluomo e una volta arrivato al ristorante cinese fece lo stesso per farmi scendere. Smell, non capivo più un cazzo. Ero completamente assente, persa nei suoi occhi, nei suoi ricci, in lui. Abbiamo cenato ad un tavolo semi appartato, tra risate e battutine, ma aveva qualcosa di strano, era diverso da come lo vedevo con le altre ragazze. Certo non potevo dirgli di essere innamorata persa di lui da tempo, ma mi è bastato stare con lui. Siamo stati al parco poi. Abbiamo camminato abbracciati, mentre continuavamo a chiacchierare. Ma ad un certo punto si è fermato e mi ha lasciata. Non c’era più contatto e avevo paura di aver fatto qualcosa di sbagliato come al solito. Fissavo a terra mentre lui ancora era fermo e c’era silenzio. Poi mi riprese la mano e mi spostò davanti a lui. Mi fissava negli occhi, si mordeva il labbro, era nervoso, forse più di quanto non lo fossi io. E poi.. SBAAAAAM! Mi ha preso il viso tra le mani e mi ha dolcemente baciata. Giuro che stavo per svenire quando mi ha detto “Hope, sei diversa dalle altre, sei.. bellissima. Ci rivediamo?”. Ok, lì stavo per svenire sul serio. Gli sono letteralmente saltata in braccio e l’ho baciato di nuovo, con i miei modi gentilissimi.
Scoppiammo a ridere insieme, era stata troppo seria mentre parlava, anche se la sua faccia da ebete poteva far sembrare le cose diversamente. Ero felice per lei e non volevo smontarle la sua felicità raccontandole di me e Malik, dato che ancora non sapeva nulla. Così la lasciai semplicemente continuare. Anzi, finire.
-          E quindi sabato sera ci esco di nuovo. SMELL CAZZO NON PUOI IMMAGINARE QUANTO SIA FELICE.
Eccola di nuovo nella sua naturale scemenza. Iniziò a saltare per la stanza urlando e ridendo, non ci stava più dentro, Harry Styles l’aveva notata ed era interessato a lei. Non poteva avere di meglio, era felicissima per lei.
 
 
Ero in giardino, la luna era l’unica fonte di luce presente e come sempre stavo leggendo un buon libro sdraiata sull’erba. Sentii qualcuno avvicinarsi ma non ci feci troppo caso, continuando a leggere quelle meravigliose righe. Forse avevo nettamente paura di affrontarlo, dato che sapevo fosse lui, è l’unico che potrebbe entrare e mettersi accanto a me in quel modo, senza dire niente.
Sentivo i suoi occhi puntati addosso, mi osservava mentre ero intenta a finire il tredicesimo capitolo. Attese per parecchi minuti, finchè non mi scappò un sorriso a fine capitolo, sentendomi troppo scrutata.
-          Era ora che ti accorgessi di me.
-          Ti ho sentito arrivare, volevo solo finire il capitolo.
Le nostre smorfie si fecero serie e il silenzio tra noi tornò nuovamente. Non ci eravamo ancora scontrati lo sguardo, non avevo ancora avuto il coraggio di guardarlo negli occhi. Era più forte di me, avevo paura che in me si scaturisse qualcosa che non doveva farlo. Avevo comunque lo stomaco in subbuglio.
Mi alzai lentamente sempre senza incrociare il suo sguardo attento a scrutare i miei movimenti.
Poggiai il libro sul piccolo tavolo accanto al dondolo e mi sedetti come al solito sugli scalini del giardino. Mi seguì, senza distogliere lo sguardo da me.
Mi sentivo totalmente in soggezione, non sapevo come reagire e di certo non avrei incominciato a parlare, ma avrei aspettato che si smuovesse lui.
-          Smell, guardami.
-          Si?
-          Mi dispiace.
-          Non preoccuparti, non c’è niente, no?
-          Si.
Mentre rispose il moro abbassò lo sguardo a terra. Era strano, molto. Anzi, forse troppo, ma non gli diedi nessuna importanza, non potevo e non dovevo dare importanza a quel suo sguardo fisso a terra.

- Perché sei stato così.. dolce?
- Perché.. volevo dimostrarti che posso esserlo.
- Io ho paura Zayn.
- Di cosa?
- Della dolcezza.
- Come?
- Ho paura, non la conosco, non so come devo comportarmi. Amo gli abbracci, ma ho paura a darli, a riceverli. Vorrei che gli abbracci fossero gesti nascosti, privati. Abbracciarsi per me è un po' come fare l'amore. E' personale, con la sola differenza che lo si fa anche con gli amici. Però io vorrei davvero abbracciarti, di nascosto però ecco. Per farne una cosa solo nostra. Alla fine ci sto io tra le tue braccia e tu tra le mie, gli altri che c'entrano?
- Quindi siamo amici?
- Si, se mi abbracci.
 
Zayn sorrise, non si aspettava affatto una cosa del genere e i suoi occhi lo dimostravano. Era palesemente sottosopra, il mio discorso non aveva senso in quel momento, ma sentivo il bisogno di parlargliene. Amavo i suoi abbracci, erano tutto per me, ma non sapevo come dirglielo e questo fu l’unico modo in quel momento, soprattutto dopo quanto successo. Non volevo perderlo per un bacio, due, sfuggiti dopo una notte brava.
Spostò lentamente le sue braccia su di me, finalmente abbracciandomi. Ero felice in quel momento, le sue braccia mi facevano sentire protetta e in un certo modo sua.
 
Zayn’s mind.
 
Amici. Siamo amici. Lei vuole questo. Va bene, non posso cambiare le cose. Quanto è bella. Mi chiedo dove sia stata in tutto questo tempo. Perché non mi sono trasferito qui prima? Guarda le sue meravigliose lentiggini, quanto le donano. E i capelli rossicci le cadono a pennello su quel magnifico viso pallido centrato da degli occhi meravigliosi. Sto degenerando. Perché questo abbraccio non mi rende felice quanto lei? Perché ho un nodo alla gola nonostante lei è qui tra le mie braccia? E’ l’amica che ho sempre desiderato, perché non sono felice? Perché sento gli occhi inumidirsi mentre l’ho tra le braccia? Perché pur essendo così vicina a me la sento così maledettamente lontana?
Perché tutti questi “perché” e nessuna risposta?
Non mi posso innamorare di lei, non posso ritrovarmi ad amarla, non se lei mi crede solo un buon amico. Devo andarmene ora, non posso averla così vicino ancora per molto, non può vedere i miei occhi umidi. Quanto vorrei risvegliarmi con lei domattina.
Devo parlare con mia sorella.
 
Smell’s part.
 
Zayn si staccò improvvisamente da me, evitava il mio sguardo e sembrava nervoso.
-          Io.. io devo andare Smell, ho delle cose da fare, ci vediamo domani.
-          D’accordo, buonanotte.
Mi lasciò un lieve bacio sulla guancia e sempre senza guardarmi si precipitò oltre il confine tornando in casa sua, mentre continuavo a fissarlo.
Era un ragazzo meraviglioso. La ragazza che si sarebbe voluta impegnare con lui sarebbe fortunata. Mi sarebbe piaciuto avere un ragazzo come lui al mio fianco.
Sorrisi rientrando in casa. Corsi al piano di sopra e mi gettai sul letto. I giorni di vacanza stavano per finire e dovevo psicologicamente prepararmi all’ultimo mese e mezzo di scuola.






Ciao meraviglie. 
Per prima cosa mi scuso per il ritardo,
secondo mi scuso se in questo capitolo non c'è molto.
Spero piaccia.
Non l'ho riguardato per eventuali errori di grammatica e errori verbali,
per cui se c'è qualcosa che non va non ho fatto apposta ahahah.
Fatemi sapere che ne pensate,
continuerò il prima possibile,
nel frattempo sto iniziando una seconda FF rossa,
spero vi interessi. 
Un abbraccio.

Ally :) xx



 

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