you're my crack of sunlight

di zacra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***
Capitolo 24: *** 24 ***
Capitolo 25: *** 25 ***
Capitolo 26: *** 26 ***
Capitolo 27: *** 27 ***
Capitolo 28: *** 28 ***
Capitolo 29: *** 29 ***
Capitolo 30: *** 30 ***
Capitolo 31: *** 31 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Ciao a tutte /i....questa è la mia ultima fatica...credo sarà leggermente più difficile da scrivere delle altre mie FF...è un periodo un pò complicato per me... e questa storia nasce proprio dal mio bisogno di mettere nero su bianco certe cose....
detto ciò, buona lettura.
Kiss
A.

Jared era seduto sul divano e cambiava nervosamente, un canale televisivo dopo l’altro, alla ricerca di qualcosa che attirasse la sua attenzione, erano le tre di notte, ma come sempre il suo cervello funzionava a pieno regime. Si fermò ad ascoltare l’intervista di una scrittrice, aveva riconosciuto la copertina del libro, perché l’aveva visto leggere a Shannon qualche settimana prima. Si mise ad ascoltare interessato, il titolo di quel libro quando Shannon glielo aveva passato per leggerlo lo aveva fatto sorridere “You are somebody’s reason to masturbate”, gli sembrava assurdo che le lo avessero lasciato pubblicare con un titolo del genere, non ricordava il nome della ragazza, era decisamente una tipa particolare per quel poco che aveva seguito dell’intervista, ed era molto brava ad evitare di rispondere alle domande che non le piacevano, non era certo la classica bellezza che si vedeva a Los Angeles, capelli color mogano scompigliati, con la frangia che le copriva sempre gli occhi e che lei spostava ogni due secondi e due occhi, che potevi perdere ore ad osservare, erano di un azzurro freddissimo tendente al grigio, per un attimo Jared pensò di capire il motivo per cui le donne lo guardavano sempre imbambolate, quando lui le guardava negli occhi . Purtroppo l’intervista finì in pochi minuti , l’intervistatore si alzò e strinse la mano alla ragazza ringraziandola e ricordando a tutti il suo nome e il titolo del libro.
-          Aza Donati - disse tra se Jared spegnendo la tv per tornare a letto.
Pensò di leggere  il libro, ma  non ricordava dove lo aveva posato, entrò distrattamente nelle studio per prendere altro e lo vide accanto ad alcuni fogli sul tavolo.
Aza uscì dallo studio e poté finalmente togliersi quell’odioso sorriso di circostanza dal viso, odiava le interviste le rubavano tempo prezioso per il suo lavoro, aveva passato gli ultimi tre anni e mezzo della sua vita in giro per l’Europa e dalle sue esperienze era nato il suo primo libro, che a detta della critica letteraria mondiale l’aveva consacrata a voce della sua generazione, anche se lei pensava solo di essere una buona osservatrice, infondo quello che aveva sempre pensato, era che per scrivere bene bisogna saper guardare le persone oltre le loro apparenze, non si crea un personaggio dandogli solo un nome e una bella descrizione fisica. Il taxi la lasciò davanti alla sua nuova casa di  Malibù, odiava Los Angeles, ma era lì che voleva ambientare il suo prossimo libro e inoltre il suo agente abitava lì, e questo l’avrebbe di certo facilitata quando fosse stata pronta per il nuovo libro. Sentì il cellulare suonare e rispose.
-          Aza sono Joe allora com’è andata l’intervista?- le chiese
-          È andata bene direi, ma la prossima volta non potresti cercare un programma che faccia orari più decenti?- rispose lei buttandosi sul letto.
-          Il conduttore del programma dove ti  ho mandata stasera è uno dei critici letterari migliori di Los Angeles, la gente giusta guarda il suo programma fidati è un’ottima pubblicità- le disse Mike.
-          Se lo dici tu, ora scusa ma sto crollando dal sonno ci sentiamo- disse lei riattaccando e addormentandosi con ancora i vestiti addosso.
 Il mattino seguente Aza si svegliò intorno a mezzogiorno ed ebbe la malaugurata idea di farsi un giro su Facebook per vedere come se la passava il resto del mondo, scorse le nuove foto di quella che un tempo era una delle sue migliori amiche e ci vide solo un’estranea, riconosceva tutte le espressioni del suo viso ma era come se ,non fosse ormai altro, che un’immagine sfuocata nella sua mente.                                               Del resto lei era partita per un viaggio lungo l’Europa dopo aver preso la laurea, aveva passato tre anni e mezzo a viaggiare senza guardarsi indietro, era quasi scontato che la vita dei suoi amici sarebbe continuata anche senza di lei. Si distese sulla sedia e prese l’elenco dei posti più “in” di Los Angeles che si era scaricata giorni prima, doveva iniziare a raccogliere materiale per il libro ed era nelle sue intenzioni iniziare proprio da quella che lei credeva fermamente essere la parte più marcia della città, quelli che ce l’avevano fatta.
-          Chateau Marmont, credo sarai tu il primo- disse osservando le foto di tutti quelli paparazzati nei suoi dintorni.
Prenotò un tavolo per quella sera stessa, e poi uscì a fare due passi nel parco vicino  casa sua.
Shannon scese dall’auto con il fratello, Jamie, Babu, e si diresse verso l’ingresso dello Chateau Marmont  dove c’erano ad aspettarli alcune ragazze amiche di Annabelle.
Si sedettero ad un tavolo e ordinarono da bere, Jared diede una rapida scorsa a chi fosse lì quella sera e notò in un tavolo lontano dalla confusione una figura famigliare.
-          Shan, quella non è la tua scrittrice?- chiese al fratello indicandola.
Shannon strinse gli occhi cercando di metterla ben a fuoco, senza occhiali era ormai davvero una talpa, lei si raccolse i capelli su un lato scoprendo il tatuaggio sulla spalla, nella foto di lei che aveva sul libro lo si vedeva bene e quella fu la conferma che fosse lei.
-          Si è proprio lei – rispose a Jared.
-          Vai a dirle qualcosa no? Tanto è da sola- disse Jared facendogli l’occhiolino.
-          No lascia stare, sta scrivendo vedi-
-          Ma dai Shan, le dici che ti è piaciuto il suo libro , ci fai due chiacchere e in un paio di settimane te la sarai portata a letto, forse anche prima- disse Jared sorridendo malizioso.
Shannon scosse la testa e riprese a bere la sua birra, se si fosse trattato di una modella o di una attricetta da due soldi , avrebbe di certo fatto quello che Jared aveva detto, ma il problema era che il libro di Aza gli era piaciuto davvero, si sentiva come un qualsiasi fan che vede il suo idolo dall’altra parte della strada ma non dice nulla per paura di sembrare un perfetto imbecille.
-          Il solito timidone, ci penso io- disse Jared alzandosi carico della sua solita fottuta sicurezza in se.
Aza era intenta a scrivere alcuni spunti quando si sentì sfiorare il braccio, alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di Jared che le sorrideva convinto di averla già in parte conquistata.
Lo vide muovere le labbra e indicare un tavolo dove a quanto pareva erano seduti i suoi amici, probabilmente non si era accorto che lei stesse ascoltando la musica, si tolse un’auricolare e lo guardò.
-          Se pensi che quello che hai detto prima possa interessarmi davvero ripetilo, altrimenti lasciami lavorare in pace- disse seria, odiava essere interrotta mentre scriveva.
Jared rimase interdetto da tanta freddezza, ma si rimise immediatamente il suo sorriso di plastica e la guardò.
-          Ti volevo fare i complimenti per il libro, mi è piaciuto molto e poi volevo sapere se volevi unirti a me e ai miei amici per il resto della serata- le disse gentilmente.
Aza stava per liquidarlo brutalmente con un bel ”Vaffanculo”, ma non lo fece, era una buona possibilità per osservare davvero da vicino la Los Angeles che conta, gli sorrise e annuì.
-          Mi hai convinto ehm…- disse guardandolo.
-          Jared- rispose lui porgendole la mano.
-          Piacere- disse Aza.
Jared le fece strada fino al tavolo dove la presentò a tutti facendo l’occhiolino al fratello e facendola accomodare tra lui e Shannon.
Shannon beveva lentamente quel poco che restava della sua birra, osservando Aza accanto a lui che ascoltava attentamente i discorsi del fratello e si malediceva per non essere un’attrattiva altrettanto allettante lontano dalla sua amata Christine.
-          Anche Shannon ha apprezzato molto il tuo libro sai- disse Jared ad un tratto.
-          Si?-disse Aza voltandosi a guardarlo.
-          Si, ecco hai un modo di scrivere fantastico, certe parti sembravano scritte da un uomo per quanto riuscivi a rendere le emozioni del tuo protagonista maschile – disse Shannon dopo essersi schiarito la voce.
-          Grazie- disse Aza, era la prima volta che qualcuno apprezzava il suo lavoro motivando la cosa e dicendole cosa gli fosse piaciuto davvero del libro.
-          Sei il primo che mi rivolge un complimento costruttivo- disse a Shannon sorridendogli sinceramente.
Shannon rispose al sorriso di Aza e continuarono a parlare passando da un argomento all’altro.
Jared si sentì un po’ messo in disparte e nonostante la modella al suo fianco cercasse di interessarlo con tutta se stessa, l’unica cosa che lui voleva conquistare quella sera era lo stesso sorriso sincero che il fratello aveva tanto facilmente avuto da Aza, che al contrario con lui si era solo impegnata in sorrisi di circostanza, a lui non piaceva essere messo in secondo piano, in nessun caso.
Si voltò verso Aza e Shannon e sfiorò il tatuaggio che lei aveva sulla spalla, erano gli occhi di un gatto con sotto una frase della canzone “in the end” che diceva, “i had to fall to lose it all”.
Aza si voltò a guardarlo o meglio a guardare la mano di Jared sulla sua spalla.
-          È il tuo gatto?- chiese imbarazzato per lo sguardo gelido che lei gli aveva riservato.
-          Era- rispose secca.
-          Mi dispiace- disse cercando di essere gentile.
Aza sorrise debolmente e guardò l’ora sul suo cellulare.
-          Devo andare- disse alzandosi dal tavolo.
-          Ti accompagno alla macchina?- chiese Shannon facendo per alzarsi.
-          Non importa- disse Aza prendendo una biro e la mano di Shannon sulla quale scrisse il suo numero di cellulare – ci sentiamo- aggiunse guardandolo.
Fece un gesto con la mano a saluto per tutti gli altri e si allontanò.
Shannon trascrisse il numero di Aza sul telefono e sorrise al fratello, se lui non l’avesse invitata ad unirsi a loro non l’avrebbe mai conosciuta.
-          Spero me la passerai quando ti sarai stancato, è parecchio che non vado con una rossa naturale- disse Jared senza un minimo di imbarazzo.
Shannon sorrise con leggerezza, anche se non gli era piaciuta molto l’uscita del fratello, ma sapeva che per Jared le donne avevano un solo utilizzo, almeno la maggior parte di esse.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Aza parcheggiò davanti a casa e scese dall’auto con un bel sorriso stampato in faccia, quell’egocentrico di Jared le aveva dato lo spunto per suo prossimo protagonista maschile, era esattamente tutto quello che lei si era sempre aspettata e immaginata di un attore, cantante, e cazzone Hollywoodiano, era egocentrico e scontato nonostante si vedesse che non era affatto uno stupido, Shannon al contrario aveva conservato quel barlume di persona normale che le aveva permesso di parlarci per quasi tutta la sera, erano fratelli ma erano tremendamente diversi Shannon era una persona all’apparenza riservata ma Aza aveva notato che superato l’imbarazzo iniziale metteva chiunque a suo agio con battute e sorrisi sinceri, Jared non lo aveva ben inquadrato ma non era sicura di averne voglia non fosse altro che per il suo libro, era convinta che la facciata dell’edonista sicuro di se non fosse molto facciata.
Erano passati alcuni giorni da quando Shannon aveva incontrato Aza e ancora si ritrovava a scorrere la rubrica fino al suo numero per poi restare fermo a pensare a come iniziare una possibile conversazione, Jared lo colse alla sprovvista prendendogli il cellulare e premendo l’avvio chiamata, si sedette in attesa che lei rispondesse guardando Shannon sfregarsi il mento nervoso.
-          Si?- disse Aza rispondendo.
-          Ciao, Aza sono Jared-
-          Jared…..strano, non mi sembrava proprio di averti dato il mio numero- disse lei.
-          Infatti non l’hai fatto e mi hai ferito molto, ma non parliamo di me-
-          Sarebbe strano….- disse lei con un velo di ironia che lo fece sorridere.
-          Ti passo Shannon- disse Jared allungando il telefono al fratello e uscendo dalla stanza.
Shannon si sistemò sul divano e rispose.
-          Ciao- le disse.
-          Pensavo avessi trovato una nuova scrittrice preferita e il mio cuore si stava spezzando- disse lei.
-          Cosa?-
-          Sto scherzando Shannon-
-          Giusto, allora come va? Che stai facendo?-
-          So che potrà sembrarti assurdo ma sto scrivendo, avanguardia pura per uno scrittore- disse sarcastica facendolo sorridere.
-          Scherzi a parte conosci un canile vicino a Malibù?- chiese Aza.
-          Vuoi prendere un cane?-
-          Sempre quattro zampe ma più piccolo e pulito- disse lei.
-          Un gatto?-
-          Bravo, allora qualche posto da consigliarmi?-
-          Si ne conosco un paio, se vuoi ti accompagno- disse lui.
-          Non essere appiccicoso Shannon non ci conosciamo da neanche una decina di giorni e già vuoi aiutarmi a scegliere il gatto? È un passo molto importante nella nostra così giovane relazione – disse Aza.
-          Sei proprio stronza, te l’hanno mai detto?- chiese lui avendo intuito che lei voleva solo scherzare.
-          Si me lo hanno detto, sarebbe carino da parte tua accompagnarmi – aggiunse.
Restarono a parlare al telefono per parecchio poi prima di riattaccare Shannon si fece lasciare l’indirizzo di Aza e decisero di vedersi il giorno seguente nel pomeriggio.
Shannon uscì in giardino richiamato da Tomo dopo aver concluso la chiamata con Aza, Jared era sulla porta con il cellulare in mano, notò sul divano il foglietto sul quale il fratello aveva segnato l’indirizzo di Aza ,e fu felice di notare che anche lei vivesse a Malibù e neanche troppo lontano da dove stava lui.
Jared vide che Shannon e Tomo erano pronti ad andare, li accompagnò alla porta e dopo essersi infilato la tuta che usava per uscire a passeggiare decise di fare due passi verso casa di  Aza.
Aza stava rientrando in casa dopo aver gettato la spazzatura quando vide Jared dall’altro lato della strada.
La raggiunse sorridendo.
-          Bel quartiere- le disse.
-          Normale, che ci fai qui?-
-          Abito a 15 minuti da qui, facevo due passi non sapevo abitassi qui- mentì lui.
-          Jared io vivo qui da quasi un mese e non ti ho mai visto in questa strada-
-          Sarai stata distratta- disse lui.
-          Si…..- rispose Aza andando verso la porta, stava per infilare la chiave nella toppa ma si voltò a guardarlo.
-          Non continui la tua passeggiata?- gli domandò.
-          Certo- disse Jared riprendendo a camminare e salutandola con la mano mentre si allontanava.
Aza sospirò e rientrò in casa.
Si era messa a scrivere e non si era nemmeno accorta che era iniziato a piovere, sollevò lo sguardo verso la finestra che dava sul giardino, le mancava la pioggia, il vento freddo, la neve, le mancava l’Europa, erano a metà febbraio e le sembrava di essere in aprile, si rimise a scrivere al pc, ma il suono del campanello interruppe di nuovo il suo lavoro.
Quando aprì la porta si trovò davanti Jared che le sorrideva.
-          Ha iniziato a piovere mentre tornavo indietro- le disse.
-          E allora?-
-          Non ho l’ombrello e…-
-          Ecco ora ce l’hai- disse Aza prendendone uno a caso dal suo portaombrelli accanto  alla porta.
-          Buon ritorno a casa- aggiunse con un sorriso falso chiudendo la porta.
Jared rimase qualche istante a fissare la porta chiusa davanti a lui, poi aprì l’ombrello e tornò a casa sua.
Aza si risedette sul divano, Jared era arrivato in un momento pessimo, stava scrivendo una parte importante e ora aveva perso gran parte dell’ispirazione, decise di non continuare per evitare di rovinare quello che tanto faticosamente aveva tirato fuori dalla sua testa quel giorno.
Jared rincasò l’ombrello di Aza lo aveva aiutato a non bagnarsi, lo posò accanto alla porta e andò a togliersi i vestiti leggermente umidi, non piaceva a quella ragazza ne era ormai certo, ma non doveva piacergli per forza gli bastava che finissero a letto prima o poi, amava le sfide e lei era una sfida, era parecchio che non gliene capitava una così, si infilò la maglia asciutta e chiamò Annabelle, quella sera aveva molto da sfogare.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Shannon parcheggiò l’auto davanti casa di Aza e dopo essersi dato una sistemata ai capelli guardandosi nello specchietto retrovisore scese e suonò alla porta.
Aza era seduta sul divano in soggiorno e stava infilandosi le scarpe quando sentì suonare, guardò l’orologio alla parete e pensò che fosse Shannon.
-          È aperto Shannon- disse abbastanza forte perché lui la sentisse.
Shannon fece ruotare la maniglia della porta ed entrò, Aza era seduta sul divano davanti a lui e si allacciava le scarpe.
-          Ciao- disse alzandosi e sorridendogli.
-          Ciao- le rispose.
-          Prendo la borsa e sono pronta- disse salendo le scale velocemente.
Shannon restò ad aspettarla in soggiorno dando un’occhiata a quel pezzo di casa, le pareti erano piene di foto di città Europee, si chiese se le avesse fatte lei, perché in quel caso avrebbe avuto davvero talento.
-          Non guardare i miei scempi artistici ti prego- disse raggiungendolo.
-          Non te la cavi male sai?- le disse.
-          Beh grazie, andiamo?- disse lei.
Shannon la precedette fuori dalla porta e partirono con la sua auto.
Erano in macchina da un po’ e nessuno dei due aveva detto molto in quel lasso di tempo.
-          Come mai un gatto? Hai un bel giardino potresti avere un cane senza problemi- disse Shannon.
-          Non sono una grande amante dei cani- disse Aza stringendosi nelle spalle.
-          Ma dai il cane è il miglior amico dell’uomo- disse lui scherzando.
-          Questo può essere vero, dipende tutto da cosa intendi per amicizia suppongo-
-          Cosa vuoi dire?- chiese Shannon voltandosi a guardarla.
-          Il cane è praticamente uno zerbino, le sue riconoscenze e manifestazioni di affetto sono continue ed estenuanti, si sottomette, si fa comandare, fa ciò che gli dici, si lascia addirittura picchiare per il troppo amore che riserva al padrone. Il gatto è diverso, la sua fiducia va sempre conquistata, sono animali indipendenti per natura se separati dal padrone non ci metterebbero molto a ritornare selvatici per sopravvivere, ogni cosa con loro va conquistata, ogni carezza, persino i graffi e morsi, ti servono per capire fin dove ti puoi spingere, la verità è che le persone non amano i gatti perché ci somigliano troppo e a tutti piacciono le lusinghe gratuite quindi si preferisce il cane- disse Aza.
Shannon le sorrise aveva sempre pensato che si potesse capire molto dalle persone anche solo sapendo che animale preferiscono, e lei a suo parere aveva reso molto bene l’idea del carattere del gatto e in parte del suo, svoltò dentro al parcheggio del canile e scesero.
La ragazza che gestiva il canile stava mostrando alcuni cuccioli a dei bambini, Aza e Shannon si avvicinarono e le chiesero dei gatti, lei li fece accompagnare da un suo collega nella zona felina, anche lì c’erano dei bambini con i genitori che guardavano dei micetti di qualche mese per decidere quale adottare.
-          Più avanti ci sono gatti più grandi, hanno un anno o poco più ma di solito non vengono adottati- disse il ragazzo lasciandoli soli per tornare da una delle famiglie che aveva deciso quale micino prendere.
Aza osservò i gattini nella cesta erano molto belli.
-          Quello lì sembra simpatico- disse Shannon indicandogliene uno bianco e nero.
-          Già- rispose Aza, la sua attenzione venne però catturata da una ragazzina che insieme ad altre due bambine stava facendo versacci ad uno dei gatti più grandi, si voltò verso di loro e vide un gatto grigio scuro senza più un orecchio e cieco da un occhio nascosto sotto una sedia.
Si avvicinò alle ragazzine e le guardò con disprezzo, loro si spostarono andando dai genitori a scegliere il micetto che volevano, Aza si chinò e allungò una mano verso il gatto così che potesse annusarla, la prima reazione dell’animale fu un graffio ma lei non spostò la mano, la tenne ferma e si sedette a terra a gambe incrociate aspettando.
Shannon era in piedi alle sue spalle e la osservava, il ragazzo che si occupava dei gatti lo raggiunse.
-          Lui è arrivato un mese fa , ha circa un anno ma non penso abbia avuto una vita facile, l’orecchio e l’occhio li ha persi a causa delle sevizie subite prima che lo trovassimo, lo avevano buttato nel nostro bidone dell’immondizia- disse.
-          Povero- disse Shannon sinceramente dispiaciuto.
Aza riuscì finalmente a farsi annusare da lui e allungò la mano per accarezzarlo, lui si abbassò ma quando vide che quello che stava ricevendo erano carezze e non botte uscì dal suo nascondiglio e si andò ad accoccolare tra le gambe incrociate di lei.
Shannon si inginocchiò accanto ad Aza e allungò una mano verso il gatto che per tutta risposta gli soffiò contro, fece per spostarla ma Aza gliela trattenne.
-          Abbi un po’ di pazienza Shan- disse mentre il micio si spostava verso di lui e lo annusava circospetto.
Gli girò intorno ed infine si strusciò contro i jeans di Shannon.
-          Visto?- disse Aza alzandosi e prendendolo in braccio.
Shannon le sorrise e si alzò a sua volta.
-          Ho deciso, vorrei lui e lui- disse Aza indicando nel cesto il gatto che Shannon le aveva fatto notare prima.
-          Molto bene, se vieni di là ti faccio firmare un po’ di carte- disse il ragazzo ad Aza.
Lei lo seguì nel suo ufficio con Shannon e dopo aver firmato tutto quello che serviva per l’adozione il ragazzo mise i due gatti in due gabbiette separate e le li consegnò.
Shannon sistemò i due mici sul sedile posteriore e ripartirono.
-          Come mai hai preso anche l’altro?- le chiese quando erano ormai a casa di Aza.
-          Perché quando non sono in casa si possono far compagnia e poi come hai detto tu ha l’aria simpatica- rispose lei sorridendo.
Arrivati a casa Aza liberò i due mici e mostrò loro dove si trovasse la zona bagno e la zona cibo.
-          Bene, io allora vado- disse Shannon guardando l’orologio in soggiorno che segnava le sette passate.
-          Veramente volevo offrirti la cena, è il minimo dopo che mi hai scarrozzata per tutto il pomeriggio- disse Aza.
-          Ehm .…-
-          Che cretina, avrai di meglio da fare scusa- aggiunse lei.
-          No non ho nulla da fare, accetto volentieri- rispose infine.
-          Bene, seguimi in cucina allora che ti elenco tutti i nomi che ho in mente per i due gattacci che divideranno la vita con me- disse facendolo sorridere.
Shannon la seguì in cucina e mentre lei preparava la cena, lui si accorgeva di quanto le piacesse passare del tempo con lei.
Parlarono parecchio anche a cena finita, lei era quel genere di ragazza che ti fa sentire a tuo agio, erano seduti sul divano e parlavano di tutto quello che passasse loro per la testa, aveva sentito la mancanza di donne così nella sua vita, buttò distrattamente uno sguardo all’orologio, erano le due passate.
Aza seguì il suo sguardo e sorrise nel notare che orario imbarazzante avessero fatto parlando solo di stronzate.
Lo accompagnò alla porta per salutarlo.
-          Tranquillo se me lo chiedono dirò che hai tenuto alto il tuo onore di stallone- disse Aza.
-          Questa affermazione però farebbe di te una facile-
-          Dirò che non ho saputo resisterti- disse lei.
Lui sorrise e si diresse verso la sua auto salutandola un’ultima volta prima di lasciare il vialetto.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Erano passati un paio di giorni da quando Jared era andato a fare “due passi” vicino a casa di Aza, era seduto nello studio e guardava l’ombrello che lei gli aveva dato quel giorno per cavarselo dalle scatole, lo prese in mano e decise di usarlo come scusa per rivederla, non amava attaccarsi a certe scuse patetiche come la restituzione di qualcosa ma era al momento la sua unica possibilità.
Aza era in giardino e stava cercando di recuperare il gatto più piccolo che era salito sull’albero.
-          Dai  Lucifero scendi….stupito testardo- disse cercando di afferrarlo per una zampa.
-          Che fai?- disse Jared facendola girare di scatto.
-          E tu come sei entrato?-
-          La porta è aperta- rispose.
-          Giusto….cavoli, devo imparare a chiuderla- disse lei allungandosi nuovamente verso il gatto e riuscendo ad afferrarlo stavolta.
Stava per scendere dal ramo quando mise male un piede e scivolò, Jared cercò di prenderla ma lei gli cadde praticamente addosso.
-          Cazzo che botta- disse Aza risollevandosi immediatamente.
-          Si anche io sto bene- disse Jared rialzandosi.
-          Non eri obbligato a cercare di aiutarmi- disse Aza.
-          Bene la prossima volta che mi viene voglia di farlo me ne ricorderò- le rispose irritato.
-          Che cosa vuoi?- disse lei mentre rientravano in casa.
-          Ti ho riportato l’ombrello- disse indicandoglielo.
-          Potevi tenerlo, ne ho altri e inoltre questa città è così schifosamente soleggiata per tutto l’anno che credo che i miei ombrelli moriranno di tristezza nel loro contenitore in legno- disse lei .
-          Se ti fa tanto schifo perché vivi qui?-
-          Perché è qui che voglio ambientare il mio prossimo libro- disse Aza sospirando e lasciandosi andare sul divano.
-          Magari potrei darti una mano, potrei aiutarti a fartela piacere- disse Jared sedendosi accanto a lei e sorridendole.
Aza ci pensò un attimo passare del tempo con lui non era di certo nella lista delle sue cose da fare, ma sarebbe stato utile per il personaggio che stava costruendo.
-          Perché no, potremmo provare, ma smettila di fare il carino, si vede che non sei tu quando lo fai - disse guardandolo negli occhi.
Jared si sporse verso di lei e la baciò deciso facendosi spazio nella bocca di Aza senza troppi complimenti, il comportamento di quella ragazza nei suoi confronti lo faceva uscire di testa, lo trattava come un povero coglione, come l’ultimo dei deficienti e lo stava facendo anche in quel momento non rispondendo al suo bacio.
Si staccò da lei e notò che lo stava ancora guardando negli occhi.
-          Sei soddisfatto?-chiese Aza.
-          Perché dovresti passare del tempo con me se ti sto tanto antipatico?- le chiese.
-          Perché si da il caso che uno dei miei personaggi sia diciamo ispirato a te quindi se passiamo del tempo insieme la cosa può servirmi per la sua costruzione psicologica- rispose lei sincera.
-          E io cosa ci guadagno?-
-          Quello che vuoi- disse lei seria.
-          Te-
-          Non si possono possedere le persone Jared- rispose Aza.
-          Ci sono molti modi per possedere le persone invece, a me piace farlo quando sono nude sotto di me, ho reso l’idea di cosa comporta per te il nostro accordo-
-          Sei stato cristallino- disse Aza mentre accarezzava Lucifero accanto a lei.
-          Pensavo saresti stata più restia ad accettare questo accordo-
-          È solo sesso Jared, una funzione biologica, non mi hai chiesto niente di così complicato da concederti- disse lei.
-          Bene, domani potremmo iniziare a uscire insieme, così potrò rispettare i miei termini dell’accordo e perché tu lo sappia io potrò chiederti di rispettare la tua parte in qualsiasi momento- le disse alzandosi.
-          Ciao Jared- rispose lei riprendendo in mano il suo pc e guardandolo uscire dalla porta. Si mise a riflettere seriamente sul fatto di essersi appena fregata con le sue stesse mani, Jared non le piaceva, ma passare del tempo con lui le sarebbe certamente servito, per la costruzione psicologica del personaggio che aveva in mente, del resto la maggior parte dei personaggi dei suoi libri erano nati da persone che lei aveva realmente incontrato nella sua vita, non creava mai niente dal nulla, ogni personaggio ,aveva alcune piccole  o grandi caratteristiche ,che lei aveva imparato, ad odiare o amare negli amici, nei conoscenti e nei famigliari.
Aza iniziò a frequentare Jared senza però smettere di vedere anche Shannon, il rapporto che aveva con il primo non aveva nulla a che fare con quello che era nato tra lei e Shannon, era davvero l’uno l’opposto dell’altro.
Il compleanno di Shannon era ormai alle porte e Jared aveva deciso che avrebbe presto fatto rispettare ad Aza la sua parte dell’accordo, ormai erano più di tre settimane che passavano del tempo insieme e lui si era stancato di guardarla e basta, voleva farle capire che nessuna resisteva quando lui voleva qualcosa.

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Capitolo 5
*** 5 ***


Aza e Shannon erano seduti nel giardino di casa di  lei, dopo una serata passata insieme in giro per Los Angeles, Shannon si sdraiò sul prato e si mise ad osservare le stelle.
-          Allora come va il tuo “studio” di mio fratello?- le chiese, Aza gli aveva parlato del perché passasse tanto tempo con Jared ma non gli aveva fatto parola del resto del loro accordo.
-          Tuo fratello non fa che nascondersi dietro il suo personaggio- rispose lei sdraiandosi a sua volta e posando la testa sul petto di Shannon.
-          Ne ha passate tante- disse Shannon accarezzandole i capelli.
-          Tutti ne abbiamo passate tante, ma questo non significa che siamo diventati dei cinici manipolatori pieni d’amor proprio-
-          Giusto, tu ad esempio sei solo diventata una stronza cinica, che però sa ancora dimostrare amore e affetto se uno ha la pazienza di aspettare- le disse.
-          Molta pazienza- disse lei sorridendo.
Shannon sorrise a sua volta, nel corso delle settimane il rapporto tra lui e Aza si era fatto  più intenso, era come se fossero amici da sempre con lei stava decisamente bene, ma non voleva ancora fare nulla che le facesse capire che per lui sarebbe potuto esserci anche altro, voleva aspettare per non rischiare di perderla come amica.
-          Entriamo comincia a fare freddino- disse Aza sollevandosi.
Shannon la seguì in casa e guardò che ore si fossero fatte, prese la giacca e le chiavi della macchina e fece per salutarla.
-          Non si era detto che se superiamo le tre del mattino resti a dormire?- disse Aza indicando l’orologio che segnava le tre e ventidue.
-          Pensavo scherzassi-
-          Non scherzavo, e poi ho fiducia nel fatto di poter dormire con te senza che tu faccia nulla di stupido, come lasciare il controllo delle tue azioni al tuo amico li sotto- disse Aza.
-          Sei sicura?-
-          Oddio Shannon, dobbiamo solo dividere un letto per qualche ora-
Lui sorrise e posò nuovamente le sue cose seguendola di sopra.
Aza lo fece entrare nella sua stanza, e Shannon notò che Lucifero e Merlino dormivano beati sul letto, lei li fece scendere e si tolse i jeans, mettendosi poi a letto, Shannon si spogliò a sua volta e si mise a letto con lei.
-          Notte Shan- disse Aza spegnendo la luce.
-          Buona notte- le rispose voltandosi su un fianco.
Quando Shannon riaprì gli occhi la mattina seguente Aza era abbracciata a lui, cercò di spostarla senza svegliarla ma con scarsi risultati.
-          Cavoli, ti ho dormito addosso, mi dispiace Shannon- disse lei spostandosi e guardandolo.
-          Non me ne sono neppure accorto- le rispose passandosi una mano sulla pancia nuda.
-          Che strano ombelico che hai- gli disse Aza disegnandone il contorno e provocandogli dei leggeri brividi dato che aveva le mani fredde.
-          Non è strano- le disse ridacchiando.
-          Si guarda com’è diverso dal mio- aggiunse lei sollevandosi la maglietta.
Shannon le sfiorò l’ombelico notando il piercing ad anella nero che portava e ci giocò un attimo.
-          Dovrei cambiarlo, ma da sola sono una vera impedita- disse Aza abbassandosi la maglietta.
-          Se vuoi posso provare ad aiutarti io- le disse Shannon alzandosi dal letto e infilandosi i jeans.
-          Ok aspetta che prendo l’altro-
Aza aprì uno dei cassettoni del comò e cercò la scatola dove li teneva.
Shannon finì di rivestirsi e aspettò che lei trovasse quello che cercava pazientemente.
-          Ecco- disse passandogli il piercing e sollevandosi la maglietta davanti a lui.
Shannon era certo che avrebbe fatto una grandissima figura di merda, facendosi scappare le palline di metallo dalle dita più volte, ma a quanto pareva il Karma aveva deciso di mandargliela buona e riuscì a cambiare il tutto al primo colpo.
Aza gli sorrise e dopo essersi infilata un paio di pantaloni scesero a fare colazione.
Erano quasi alla fine quando suonarono alla porta.
Aza stava versando il caffè e fece segno a Shannon di andare ad vedere chi fosse, ricordandosi una frazione di secondo troppo tardi che sarebbe dovuta uscire con Jared quella mattina.
-          Shannon- disse Jared trovandosi davanti il fratello con l’aria di chi si è appena svegliato.
-          Non sapevo aspettassi Jared- disse Shannon ad Aza una volta che l’ebbero entrambi raggiunta in cucina.
-          In effetti me ne ero scordata- ammise lei sentendosi gli occhi di Jared addosso.
Shannon bevve il suo caffè e dopo aver salutato Aza con un bacio sulla guancia che lei ricambiò salutò il fratello e uscì, il suo compleanno era il giorno seguente quindi l’avrebbe rivista in meno di 24 ore.
Aza si voltò a guardare Jared che le riservò uno sguardo che valeva più di mille parole.
-          Non abbiamo fatto sesso Jared, ha solo dormito qui-
-          È comunque molto di più di quello che tu abbia mai riservato a me nelle ultime settimane- rispose acido.
-          Noi non siamo amici Jared- disse Aza sciacquando la sua tazza nel lavello.
-          Bene, a questo proposito…..fatti una doccia e vestiti, andiamo da me, è ora che tu onori la tua parte dell’accordo- le disse.
Aza non disse nulla, era solo un bambino geloso, le cose che aveva capito di lui nelle ultime settimane erano poche, non faceva che nascondersi dietro a qualunque cosa gli desse la certezza di non doversi mettere in gioco, la musica, il cinema, qualsiasi cosa gli permettesse di mostrare solo una parte di se stesso quella che lui riusciva a controllare meglio, quella simpatica e sicura di se.
Jared era seduto sul divano di Aza e giocherellava con i suoi gatti, che erano probabilmente gli unici in quella casa ad essersi davvero abituati alla sua presenza.
Aza scese di sotto dopo aver finito di vestirsi ed essersi asciugata i capelli.
-          Eccomi – disse guardando Jared seduto sul divano.
Lui spostò delicatamente Merlino dalle sue gambe e la precedette fuori dalla porta senza dire nulla.
Aspettò che lei avesse chiuso la porta e poi iniziarono a camminare in silenzio verso casa sua. Una volta arrivati, Aza si mise ad osservare il soggiorno della casa di Jared, era stata spesso da Shannon ma da Jared solo un’altra volta e per circa 5 secondi.
-          Non metterti comoda il letto è di sopra- disse prendendola per un braccio e trascinandola con se.
Aprì la porta di camera sua e la fece entrare richiudendosela alle spalle.
-          Spogliati- le disse freddo sfilandosi la maglietta.
-          Quanta dolcezza Jared…- disse lei sarcastica facendo come lui le aveva detto.
-          Sto solo facendo quello che tu ti aspetti che io faccia, hai deciso che sono lo stronzo della situazione e io non voglio certo tradire le tue aspettative- le disse.
Aza era in biancheria intima davanti a lui e lo guardava, Jared la spinse sul letto, le sfilò gli slip e dopo essersi abbassato i pantaloni e messo un preservativo entrò in lei deciso, Aza dovette stringere il lenzuolo con entrambe le mani era stato decisamente brusco, cercò di accarezzargli la schiena ma lui le prese la mano tenendola ferma sulla sua testa.
-          Hai detto solo sesso- le disse col fiato corto e la voce dura, ma i suoi occhi lo tradirono, era stanco del “ solo sesso” , stanco di non essere amato come voleva e lei aveva finalmente capito, aveva visto oltre la facciata, oltre la spavalderia e la sicurezza, aveva visto un uomo insicuro come qualunque altro, forse più di qualunque altro, era una di quelle persone che abbandonano prima di essere abbandonate, perché dentro di loro è come se avessero sempre paura di non meritare l’affetto  che viene dimostrato loro.
Lo sentì venire, non aspettò neppure di aver ripreso fiato che subito uscì da lei.
-          Abbiamo finito, vado a farmi una doccia, tu fai quello che vuoi- disse lasciandola sola sul suo letto.
Aza si rialzò e iniziò a rivestirsi.
Jared aprì l’acqua nella doccia e lasciò che il getto lo investisse completamente mentre teneva i pugni stretti e cercava di lasciar scivolare via le ultime ore della sua giornata, Shannon a casa di Aza, Shannon che poteva dormire con lei, baciarla sulle guance , scherzare con lei, mentre lui per lei era solo una sorta di collaboratore lavorativo, anzi no era un’esemplare da studiare.
Aza si avvicinò alla porta del bagno, stava per bussare,” ma per dirgli cosa?” si chiese ritraendo la mano, “ Jared mi sono accorta che hai dei sentimenti e che soffri come le persone normali?” psicologia spicciola e lei lo sapeva, scese le scale velocemente e in un attimo fu fuori, con il sole che le illuminava il viso, facendo luce anche a tutti i pensieri nella sua testa.
Jared uscì dalla doccia e dopo essersi avvolto un asciugamano in vita tornò in camera sua, lei non c’era e del resto non era del tutto certo di volerla trovare ancora lì, non era in vena di farsi analizzare non quel giorno.

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Capitolo 6
*** 6 ***


Il giorno seguente Aza si alzò presto, anche se non era affatto certa di aver davvero riposato, non faceva che ripensare a quello che era successo con Jared il giorno precedente. Passò l’intera giornata a non pensarci tenendosi occupata con altre cose.
Jared era in giardino con il fratello e parecchia altra gente, la festa era cominciata da circa un’ora e Aza era in ritardo.
-          A quanto pare sei stato il primo dei due a fare un giro turistico della scrittrice- disse perfettamente a conoscenza del fatto che Aza e Shannon avessero solo dormito insieme.
Shannon lo guardò per capire se stesse scherzando e si rese conto in pochi secondi che non lo stava facendo, inspirò profondamente e sorrise.
-          Sono il maggiore è giusto così- disse alzandosi e andando a cercare qualcosa che lo distraesse dalla notizia appena ricevuta.
Aza arrivò alla festa, era in ritardo e lo sapeva, ma il suo agente l’aveva trattenuta per discutere cose importanti a proposito del suo nuovo libro, uscì in giardino e si mise a cercare Shannon con lo sguardo, ma il primo sguardo che incrociò fu quello di  Jared che le rivolse un sorriso stiracchiato aspettando di godersi lo spettacolo che aveva messo in piedi dicendo una semplice frase al fratello.
Aza raggiunse Shannon che era intento a parlare con alcune ragazze.
Quando la vide le sorrise e si alzò dal divano.
-          Ti offro da bere vieni- le disse portandosela dietro.
La portò lontano dagli altri e si voltò a guardarla.
-          Sei andata a letto con Jared?- le chiese secco.
Aza arrossì non sapendo che fare.
-          Si – ammise infine.
-          Sei come tutte le altre, vuoi solo un po’ di fama in più-
-          Shan….io, ascoltami….- disse lei cercando di trattenerlo.
-          Ti ho ascoltata troppo probabilmente…..non mi piace essere preso per il culo Aza- disse tornando in giardino.
Aza guardò fuori e vide Jared sorriderle e alzare il bicchiere quasi a brindare a quello che era appena successo.
Aza posò il regalo per Shannon sul tavolo e uscì senza guardarsi indietro.
Entrò in casa e si lasciò cadere sul divano, Jared lo aveva certamente fatto apposta ma le sarebbe tanto piaciuto sapere il perché, infondo quello che lei  gli aveva promesso glielo aveva dato senza fare troppe storie.
Decise di mettersi a scrivere poiché con quello stato d’animo era di sicuro la cosa migliore che potesse fare, aveva sempre ricavato ottimi capitoli dalle sue incazzature.
Shannon si risvegliò coperto solo da un lenzuolo nel letto di casa sua, al suo fianco una bionda di cui non ricordava neppure il nome, si alzò e scese di sotto per bere qualcosa. Il regalo di Aza era ancora sul tavolo dove lei lo aveva lasciato, lo prese in mano e lo aprì, era un collage fatto su una base di foglio A3  di tutte le foto che avevano fatto insieme durante le loro uscite.
-          Mi piaci troppo ragazzina- disse guardando le foto.
Sentì dei passi lungo le scale, la biondina di cui non ricordava il nome lo raggiunse in cucina e dopo alcune moine la accompagnò alla porta.
Decise di farsi una doccia aveva un appuntamento con dei vecchi amici in città ed era in ritardo.
Aza era davanti a casa di  Jared non sapeva se fosse a casa o meno, ma lo sperava con tutto il cuore dato che la voglia di rompergli il naso per quello che aveva fatto non le era ancora passata. Fece due bei respiri profondi e suonò il campanello.
Jared aprì la porta e si trovò davanti Aza.
-          Posso fare qualcosa per te?- le chiese con il viso angelico.
Lei fece per dargli uno schiaffo ma lui le fermò il braccio in tempo, e tenendola per il braccio la fece entrare, non amava che il vicinato si facesse gli affari suoi.
-          Sei la persona più sola che io abbia mai conosciuto Jared e non solo sei anche incapace di provare felicità per gli altri, compreso tuo fratello e…-
-          Hai finito?- le disse.
-          Finito? Jared tu non hai idea di quanto io sia arrabbiata con te- disse lei.
-          Fai del tuo peggio allora dolcezza- le rispose.
-          Sei solo un ragazzino impaurito che si nasconde dietro frasi fatte e atteggiamenti imparati recitando, ma ti tradisci più spesso di quanto tu possa immaginare, come l’altra mattina quando mi hai fermata prima che ti toccassi, eri il primo a voler essere toccato ma moriresti prima di ammetterlo- gli disse a pochi centimetri dalla faccia.
-          Non voglio più vederti-
-          Peccato sono l’unica che dopo anni ha capito come sei, ma suppongo non ti interessi affatto essere te stesso, è molto meglio guardarsi allo specchio ogni mattina e ripetersi “ io sono Jared Leto” nel tentativo di autoconvincersi che essere solo il personaggio che ti hanno affibbiato basti anche a te- disse Aza seria.
Jared rimase in piedi davanti a lei senza dire nulla, non sapeva se odiarla per quello che gli aveva detto o ringraziarla per averlo fatto.
Aza gli si avvicinò e gli diede un bacio leggero sulle labbra.
Impara a provare qualcosa Jared accidenti a te- disse lasciandolo poi solo e tornandosene a casa sua.

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Capitolo 7
*** 7 ***


Passarono parecchi giorni dalla festa di Shannon, Aza non riusciva a scrivere mancava poco alla fine del libro ma il pensiero di quello che era successo tra lei e quei due la distraeva troppo, doveva cambiare aria almeno per il tempo necessario a finire quello che le mancava.
Chiamò Joe il suo agente e gli chiese se poteva venire ad occuparsi dei suoi gatti, erano amici da prima che lui diventasse il suo agente quindi capì che aveva solo bisogno di stare sola e acconsentì alla sua richiesta.
Aza terminò la chiamata con Joe e prese il mano il mappamondo, prima di diventare schifosamente ricca grazie al suo libro faceva già questo gioco, far girare il mappamondo e fermarlo con un dito, decidendo che in qualsiasi punto fosse il suo dito, lì lei sarebbe andata.
Lo fece girare e poi chiuse gli occhi, sentì il suo dito sfregare contro la superfice di plastica e aprì gli occhi.
-          Vienna- disse sorridendo tra se.
Era già stata a Vienna e la ricordava con piacere, e poi un periodo in Europa dopo tre mesi di Stati Uniti non le dispiaceva affatto.
Fece un rapido giro in internet alla ricerca di un volo e un Hotel.
-          Quattro stelle che dici Merlino?- disse accarezzando il gatto accanto a lei sul letto.
Guardò le camere dell’Hotel una delle suite aveva la vista sulla città e questo la convinse a prenotare, adorava osservare le città dall’alto, i problemi le sembravano più piccoli quando li guardava dall’alto.
Il giorno della partenza per Vienna arrivò, Aza diede a Joe tutte le indicazioni per i suoi gatti, cosa mangiavano ecc.
-          E se si presenta Shannon?- le chiese sapendo di colpire giusto.
-          Non credo lo farà, digli di chiamarmi se lo fa- disse lei.
-          E Jared?-aggiunse guardandola da sopra gli occhiali da sole.
-          Jared…. A lui di che sono incinta e che è suo- disse lei sarcastica.
-          Sei tremenda! Mi mancherai, ma finisci quel libro ti prego- disse vedendo che il taxi per l’aeroporto era arrivato a prenderla.
-          Farò del mio meglio- rispose lei sorridendo.
Lo salutò dal finestrino e poi si distese sul sedile dell’auto in attesa di arrivare in aeroporto.
Jared si ritrovò a passeggiare accanto a casa di Aza, stava per proseguire oltre quando vide un uomo uscire dalla porta .
-          Salve- disse avvicinandosi.
-          Salve- rispose l’uomo.
-          Aza è in casa? Sono un suo amico- disse Jared.
-          E posso sapere il tuo nome?-
-          Jared- rispose lui.
-          Bene Jared, Aza mi ha detto di dirti se  venivi a cercarla che, è incinta e che è certamente tuo, sue testuali parole- disse lui.
-          Cosa?-
-          Senti carino, io conosco Aza da anni e credimi non ti vuole intorno- disse Joe.
-          Ma non è incinta vero?- chiese Jared.
-          No, respira adesso- disse Joe salendo in auto e andandosene.
Jared rimase interdetto a guardare l’auto andarsene, prese il cellulare e chiamò Aza, non aveva mai cancellato il suo numero anche se le aveva chiesto di uscire dalla sua vita.
Il cellulare era acceso così aspettò che lei gli rispondesse.
Aza allungò il braccio verso il comodino per rispondere, e vide chi la stava chiamando.
-          Vaffanculo- disse assonnata rispondendo e riattaccando subito dopo.
-          Aza…-
Jared rimase a fissare il cellulare con l’avviso di chiamata terminata, le era quasi parso che si fosse appena svegliata da come aveva risposto.
Provò a richiamarla.
Aza prese nuovamente il cellulare in mano e rispose.
-          Jared smettila sto dormendo- disse secca.
-          Ma sono le tre del pomeriggio-
-          Non dove sono io- disse lei.
-           E dove sei?-
-          Non penserai che te lo dica vero?-
-          In effetti non ci speravo troppo, ma se è notte sarai in Europa probabilmente, sai anche io ho viaggiato molto nella mia vita e conosco i fusi orari- le disse.
-          Vuoi un applauso?- chiese sarcastica.
-          Vorrei recuperare il nostro rapporto- le disse.
-          Non c’è niente da recuperare- disse Aza chiudendo la chiamata e spegnendo definitivamente il cellulare.
Jared provò a richiamarla, ma la segreteria lo fece desistere definitivamente nel tentativo per quel giorno.
Aza si avvolse nella coperta nel disperato tentativo di riprendere sonno, ma la cosa no  funzionò così decise di usare quel tempo per scrivere infondo era lì per quel motivo.
Quando vide comparire sull’orologio un orario civile decise di scendere a fare colazione per poi immergersi un po’ nei vecchi caffè della città. Adorava Vienna, le era piaciuta dalla prima volta che l’aveva vista scendendo dal treno che dall’aeroporto portava alla Votivekirke, l’aveva conquistata in quel preciso istante.
Passeggiò a lungo per la città l’unica cosa che mancava al suo libro era la prefazione, non riusciva a mettere in parole quello che provava, aveva ispirato uno dei suoi tre protagonisti a Jared e quello era il personaggio migliore dei tre, gli aveva persino fatto fare una bella fine tutto sommato, un destino  felice che non avrebbe di certo riservato a Jared dato che era la causa della fine della sua amicizia con Shannon. Si sedette sulla riva del Danubio e iniziò a pensare, accese l’i-pod e si concentrò sulla musica, ma la cosa parve non aiutare si sentiva così frustrata, così arrabbiata per i motivi più diversi,si tolse le cuffie dalle orecchie con un gesto nervoso e dopo essersi tolta le scarpe e la maglietta , prese la rincorsa e si butto nel fiume, l’impatto con l’acqua non fu peggio di come lo aveva immaginato, si lasciò andare un attimo galleggiando nell’acqua fortunatamente quel giorno la corrente non era molto forte, era sempre stata una da gesti sconsiderati e apparentemente folli ma non era in grado di fare diversamente, la sua stessa anima era sconsiderata e folle. Era ormai pomeriggio inoltrato e il colore del fiume sotto di lei stava diventando sempre più intenso, alzò lo sguardo e osservò il sole tramontare, si sentì investita da una tristezza infinita, la stessa che aveva visto negli occhi di Jared la mattina che avevano fatto sesso e la prefazione del suo libro si palesò a chiare lettere nella sua mente insieme al titolo, che tanto faticava a trovare.
Tornò in Hotel più in fretta che potesse non voleva perdere quel momento d’ispirazione che aveva atteso per quasi due settimane. Scrisse tutta la notte, finché le parole sulla pagina di Word non espressero esattamente quello che voleva. Chiamò Joe e gli disse che sarebbe tornata in settimana e di aprire la mail che gli aveva mandato con i capitoli mancanti e la prefazione, era pronta ad affrontare nuovamente il pubblico, le interviste e le innumerevoli presentazioni del libro.
 
p.s. con questo auguro buon Natale a tutte ^^ !!!!
Kiss
A.

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Capitolo 8
*** 8 ***


Shannon era seduto sul divano di casa sua in attesa del fratello, erano passati un paio di mesi dall’ultima volta che aveva visto Aza. Si rigirò tra le mani il suo nuovo libro “solo sesso” glielo aveva mandato lei stessa con annessa dedica “ in caso volessi parlare, anche solo per dirmi che ti ha fatto schifo…il mio numero è lo stesso”.
Sentì suonare alla porta e posò il libro per andare ad aprire, Jared aveva le chiavi ma puntualmente le scordava.
-          Tomo fa un po’ tardi – disse al fratello facendolo entrare.
-          Lo so, ho letto la mail- rispose Jared andando a sedersi sul divano e prendendo in mano il libro di Aza.
-          Non sapevo vi sentiste ancora- disse guardando Shannon.
-          Infatti non ci sentiamo-
-          Ti dispiace?- disse Jared aprendo il libro per leggerlo e far passare il tempo.
-          Fai pure, devo fare una telefonata-
-          A lei?- disse Jared indicandogli la dedica malizioso.
-          No- rispose secco Shannon uscendo dalla stanza. Era dispiaciuto del fatto di non averla più sentita dal giorno del suo compleanno, infondo non era certo colpa di Aza se lui c’era rimasto tanto male per il fatto che Jared se la fosse portata a letto con tanta facilità, con lui era sempre stata onesta, dei due forse era lui che non lo era stato, per chiamiamola “paura” di un rifiuto da parte sua. Prese il cellulare e chiamò Zoe, la modella che aveva preso a frequentare, da qualche tempo.
Jared sospirò e riaprì il libro iniziando a leggere.
-          “ la prefazione di questo libro la dedico ad un uomo che ho conosciuto, o meglio con il quale ho scopato, “conoscenza biblica” diciamo,  e che mi ha aperto gli occhi su quella meravigliosa città di plastica e sogni infranti che è Los Angeles. Più che sulla città, il mio incontro con lui mi ha mostrato cosa si nasconde davvero dietro le lenti scure di coloro che la abitano. il titolo del libro non è una banale provocazione come lo era stato quello del mio primo libro, “ solo sesso” è l’emblema degli abitanti di questa città che chiedono anzi spesso pretendono con totale disperazione di essere usati come bambole gonfiabili, violentati all’infinito nella speranza di sentire qualcosa. Chiedere di fare sesso è molto più facile che farsi amare, poiché l’amore richiederebbe il dovere da entrambe le parti di essere totalmente sinceri e liberi dalle maschere che ci aiutano a sopravvivere ogni giorno. L’unica triste cosa che ho imparato da quella mattina, è che Los Angeles è in tutti noi, siamo tutti nascosti dietro gli occhiali scuri del nostro personaggio inventato e preghiamo con tutto il cuore che questo ci basti fino alla fine dei nostri giorni. Detto questo auguro con tutta me stessa a quell’uomo, ovunque andrà nel mondo ,di riuscire un giorno a provare qualcosa per qualcuno di diverso da se stesso.”
Jared posò il libro e strinse il pugno talmente tanto da sentire i crampi alla mano,  nessuno sapeva che quell’uomo fosse lui, quindi non c’erano problemi che la sua privacy ne risentisse, l’unico che ne risentiva era il suo orgoglio, le sue debolezze liquidate in venti righe da una scribacchina da quattro soldi che lui aveva avuto la sfortuna di incontrare.
-          Andiamo?- disse Shannon interrompendo i suoi pensieri.
-          Si- rispose serio, lasciando il libro di Aza sul divano del fratello, avevano un album da fare e lui non voleva distrazioni.
Erano in studio da parecchio, Tomo e Shannon si era accorti che qualcosa non andasse con Jared , era li ma non era con loro, erano abituati a queste sue estraniazioni specialmente durante la fase creativa di una canzone.
-          Per oggi finiamo qui ok ?- fece Tomo posando la chitarra.
-          Si , per oggi- disse Jared uscendo dalla porta dello studio senza neppure salutare.
-          Sai che ha?- chiese Tomo guardando Shannon.
-          Si, sono 40 anni che è Jared- rispose lui facendolo sorridere.
Shannon salutò Tomo e tornò a casa, aveva un appuntamento con Zoe e inoltre sapeva che quella sera in tv ci sarebbe stata la presentazione ufficiale del libro di Aza al “david letterman show”, sperava di riuscire a finire in tempo per vederla.
Aza era seduta nel camerino, e si stava facendo truccare, odiava doversi sottoporre a tutta quella preparazione inutile, lei era un scrittrice non le importava se si vedevano le occhiaie, anzi per lei erano la testimonianza del fatto che  fosse una lavoratrice e non una qualunque ragazza di  25 anni Hollywoodiana.
-          Tre minuti- disse uno dei tecnici dello studio.
Aza si voltò verso Joe visibilmente agitata.
-          Sarò dietro le quinte, a soli 12 passi da te, sta tranquilla- disse abbracciandola.
Aza sorrise e si voltò verso il ragazzo che le stava facendo segno di entrare.
-          Benvenuta- disse David alzandosi a stringerle la mano.
-          Grazie per avermi invitata- rispose lei.
-          Sempre modesta questa ragazza- disse facendola sorridere.
-          Bene, per chi ancora non la conoscesse lei è Aza Donati, scrittrice italiana trapiantata da pochi mesi in America, definita dal NY Times la voce della sua generazione e a quanto ne so single-
-          Tutto giusto David, anche se penso che al NY Times abbiano esagerato-
-          Quindi affermi di essere single? Sai in molti, io per primo leggendo il tuo libro, o meglio la prefazione ci siamo chiesti se ci fosse ancora l’uomo con gli occhiali scuri nella tua vita- disse sorridendole.
-          No, non c’è più e non sono del tutto sicura che ci sia mai stato sul serio- disse lei.
Jared stava seguendo l’intervista impassibile, seduto davanti alla televisione nel buio della sua casa di Los Angeles.
Ad ogni domanda scomoda di David, Aza rispondeva prontamente e con ironia.
-          Bene, l’ultima cosa di cui vorrei parlare con te è il metodo di pagamento che hai adottato per chi vuole comprare il tuo libro-
-          Si, ecco ci sentiamo dire continuamente “c’è crisi…” è vero, è un triste ed innegabile dato di fatto della nostra storia attuale, così ho pensato di provare a risolverla per quello che mi è possibile, ho deciso che chiunque in qualunque parte del mondo voglia acquistare il mio libro pagherà il prezzo più consono al suo stile di vita, basta fornire il codice fiscale all’atto dell’acquisto, ci sono persone che pagheranno il mio libro solo un dollaro per esempio, perché hanno un mutuo, dei figli, un lavoro sottopagato e logorante, e poi ci saranno persone che pagheranno il mio libri 20 dollari, cioè il prezzo intero, perché della loro vita non si possono certo lamentare-
-          Io proporrei un applauso per questa ragazza, che è davvero la voce della sua generazione, anche se non se ne rende ancora conto.- disse David facendola arrossire.
-          Grazie, se posso permettermi di dire un’ultima cosa, vorrei salutare i miei fan, ieri notte abbiamo fatto una live chat di quasi 4 ore, gratis ovviamente e mi hanno aiutato ad affrontare questa intervista con te, che per me era una delle cose più importanti da ottenere , e di certo non avrei ottenuto se non grazie a loro- disse Aza con gli occhi leggermente lucidi.
-          Signore e signori, si avete visto bene, quella è una lacrima, ci sono ancora persone che sanno emozionarsi e far emozionare- disse facendole un piccolo applauso.
Aza si alzò dalla sedia per salutare.
-          Grazie per essere stata qui, anche se………..posso anticiparlo al pubblico?-
-          Certo-
-          Aza tornerà con noi fra qualche mese, insieme ad un altro europeo che noi abbiamo avuto il piacere di conoscere tempo fa, per il suo film “ Mr. Nobody”, Jaco Van Dormael, ecco i nostri due europei preferiti gireranno insieme il film ispirato a questo bellissimo libro, qualche idea per il personaggio di Kevin, che è il mio preferito- le chiese.
-          Ehm non lo so, io so chi vorrei per il personaggio di Flora, ma non posso dirtelo-
-          Si, immagino si controproducente sapere chi aveva in mente la scrittrice, io ti dirò chi vedrei per il ruolo di Kevin invece , so che ha già lavorato con Jaco, il nome Jared Leto ti dice niente?- le suggerì David.
-          Ovviamente si, ma la scelta degli attori la faremo insieme io e Jaco- disse Aza.
-          Perfetto, allora arrivederci cara- le disse abbracciandola.
Jared spense la tv, voleva quel ruolo, dato che lei aveva scritto il personaggio di Kevin ispirandosi a lui, lo voleva più di ogni altra cosa, voleva capire come venisse percepito il suo modo di fare dalle altre persone. Sapeva di aver deciso di lasciare la carriera come attore per dedicarsi a pieno a quella di cantante, ma quel film era qualcosa che voleva troppo, farle cambiare idea, era qualcosa che voleva troppo.
Si prese alcuni giorni per rifletterci, ne parlò con il fratello, non gli disse quale fosse il film, ma solo che voleva provare, voleva fare il provino, Shannon da buon fratello maggiore non fece che incoraggiarlo.
Una sera decise di chiamare Jaco per saperne di più, aveva letto il libro di Aza ed era decisamente un libro che Jaco avrebbe riprodotto bene su pellicola, tre personaggi, non si incontrano per tutto il libro ognuno di loro ha la sua vita e l’unica costante è la città di  Los Angeles.
Jaco fornì a Jared le informazioni, sulle date dei provini e si salutarono.
 
 
 
l'angolo di A. 
Si, sono talmente dipendente dalla scrittura che ho continuato la FF anche ieri notte....spero siate felici della cosa XD

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Capitolo 9
*** 9 ***


Shannon era entrato nel primo supermercato aperto, quella sera non aveva voglia di vedere Zoe, se glielo avessero chiesto avrebbe ammesso che lo stava stancando, prese in mano una delle pizze surgelate e la mise nel carrello.
-          Quella è terribile- gli disse una voce famigliare.
-          Ciao Aza, come stai?-le chiese sorridendole.
-          Sopravvivo e tu?-
-          A quanto pare mangio cose dal sapore terribile- disse mettendo via la pizza.
-          Prova questa, non è tanto male come sembra- disse lei passandogli quella di un’altra marca.
-          Grazie- disse lui, si chiese come fosse possibile che tra loro i dialoghi si fossero azzerati fino a quel punto.
-          Ti direi “ci sentiamo” ma non credo succederà, quindi buona serata-disse Aza.
Shannon le rifilò un sorriso di circostanza, Aza non era certo una che le cose le mandava a dire.
La vite svoltare l’angolo e sparire dietro una delle scansie.
-          Hai da fare stasera?-
Aza si voltò e si trovò Shannon alle spalle che la guardava in attesa di una risposta.
-          Si in effetti il mio migliore amico immaginario si è rifatto vivo e non posso lasciarlo solo- disse lei sarcastica.
-          Aza….-
-          Shannon senti non devi sforzarti, sono mesi che non mi parli, continua con la tua vita come se non mi avessi rivista stasera, tanto stavi andando alla grande no?- disse lei.
-          E se ti dicessi che mi sono sforzato di più a starti lontano-
-          Ti direi che potevi chiamarmi-disse lei seria.
Pagarono entrambi e uscirono, Aza si diresse verso la sua macchina e Shannon la fermò.
-          Shannon….- fece appena in tempo a dire lei prima che lui la baciasse.
-          Mi sono comportato come un ragazzino geloso quando ho scoperto di te e Jared, ma l’unico motivo per cui l’ho fatto è che mi piaci-
-          Non lo sapevo- disse lei imbarazzata guardando altrove.
-          Hai da fare stasera?- tornò a chiederle guardandola negli occhi.
-          No, ma Shannon, aspetta-
-          Cosa?-
-          Non voglio una storia seria, non è il momento- disse lei sinceramente.
-          Non c’è problema non sono adatto nemmeno io alla monogamia, diciamo che potremmo essere trombamici?- disse lui facendola sorridere.
-          Potremmo- disse lei.
Salirono ognuno sulla sua auto e andarono a casa di Aza.
Aza aprì la porta e lo fece accomodare, Shannon si sedette sul divano e si mise ad accarezzare Lucifero che riposava tranquillo.
Aza gli porse un bicchiere di succo di frutta e si sedette sul tavolino di legno davanti a lui.
-          È cresciuto- disse Shannon riferendosi a Lucifero.
-          Già, è una peste- rispose Aza ridacchiando.
-          Sarà matto come la padrona-
-          È probabile- disse Aza finendo di bere.
-          Ho letto il tuo libro sai?-
-          E cosa….cosa ne pensi?- domandò lei spostandosi dal tavolino e andando a sedersi sul divano con lui.
-          Penso che tu abbia fatto un ottimo lavoro, Kevin, il personaggio che suppongo tu abbia ispirato a mio fratello, è perfetto, sei davvero brava a leggere tra le righe del non detto delle persone quando vuoi- le disse.
-          Grazie- rispose Aza timidamente.
-          Posso farti una domanda di merda?- le chiese.
-          Ok.- disse lei guardandolo.
-          La prefazione….è Jared?  Voglio dire è per lui?- disse serio.
Aza distolse lo sguardo imbarazzata.
-          Te l’avevo detto che era una domanda di merda- le disse.
-          Si ,l’avevi detto-
-          Jared non è così, o perlomeno non è solo così e tu l’hai capito, altrimenti non avresti scritto quella prefazione- disse Shannon.
Il timer del forno suonò e Aza si alzò per andare in cucina a prendere fuori le pizze.
Shannon la raggiunse in cucina, si era reso conto di essere stato particolarmente indelicato nel porle quella domanda così a bruciapelo.
Mangiarono parlando dei loro ultimi mesi, e a Shannon parve che non avessero mai smesso di vedersi era tutto come mesi prima, era perfetto.
-          Ti vanno due passi fuori?- chiese Aza quando ebbero finito.
-          Certo-
Uscirono e si incamminarono verso il parco che poco distava da casa di Aza.
Lei si sedette su una delle altalene  e iniziò a dondolarsi lentamente mentre lui la guardava.
-          Sono troppo pigra per le altalene- disse quando il moto ondulatorio si esaurì facendolo sorridere.
Shannon si mise alle sue spalle e iniziò a spingerla.
-          Basta così dai- disse Aza, lui si fermò e si sedette in quella accanto, guardandola fermarsi.
Restarono seduti su quelle due altalene di plastica dura a parlare per ore.
Ad un certo punto Aza prese fuori il cellulare e guardò l’ora.
-          Se non vuoi restare a dormire qui, devi sbrigarti, mancano solo 14 minuti alle tre- gli disse.
-          Credo proprio di volermi fermare stanotte- rispose Shannon malizioso.
-          E la povera Zoe?- chiese Aza scendendo dall’altalena.
-          Ha una mentalità molto aperta- disse lui.
-          Buon per lei- rispose Aza incamminandosi verso casa senza aspettarlo.
Shannon la raggiunse e le mise un braccio intorno alla vita stringendola a se, e la cosa non dispiacque affatto ad Aza, ogni tanto le piaceva essere abbracciata.
Salirono le scale ed entrarono nella stanza di Aza, lei prese le cose che usava per dormire e fece per andare a cambiarsi in bagno.
-          Dove vai?- le chiese Shannon malizioso.
-          A cambiarmi-
-          Potrei darti una mano se resti qui- le disse avvicinandosi e togliendole le cose di mano.
Le sollevò le braccia sfilandole poi la maglietta, con un dito percorse il bordo del reggiseno e una volta arrivato ai gangetti dietro li slacciò, Aza si mise le mani sul seno per non farlo cadere.
Lui sorrise e le spostò le mani delicatamente, facendo scivolare via il reggiseno, le passò un dito sul tatuaggio che aveva sotto il seno.
-          Che simbolo è?- le chiese.
-          È saturno….storia lunga- rispose Aza.
-          Alza le braccia- le disse.
Lei lo fece senza dire nulla, era una delle cose più eccitanti che avesse mai fatto, non si era mai fatta guardare da nessuno in quel modo, Shannon prese la canottiera che lei indossava per dormire e le la mise.
-          Ecco fatto, visto come sono bravo?- disse slacciandole i jeans.
-          Un po’ troppo bravo- rispose Aza fermandogli la mano dopo aver ripreso il controllo del suo cervello.
Shannon sorrise e lasciò che finisse di svestirsi da sola.
Si misero a letto e non appena lei spense la luce, lui la attirò a se, Aza si voltò verso di lui e lo sentì accarezzarle un fianco da sotto la canottiera, spingendosi lentamente verso il suo seno.
-          Che fai?-
-          Ti sto dando la buona notte- rispose lui tranquillamente.
-          Devo essere rimasta indietro con le usanze, ma non si dava il bacio della buona notte?- disse lei.
-          Che donna pretenziosa, anche il bacio vuoi?-disse lui scherzosamente prima di sfiorarle le labbra con le sue.
-          Buona notte Shan- disse Aza voltandosi nuovamente su un lato.
Lui sorrise e chiuse gli occhi.
Lo sentiva muoversi accanto a lei, si stava domandando se questo loro riavvicinamento non fosse stato troppo repentino, e specialmente se lui, potesse in realtà voler qualcosa di più, nonostante le rassicurazioni che le aveva fatto  poche ore prima.
 
 
Angolo dell'autrice:
vi volevo ancora ringraziare per i complimenti .....siete fantastiche.... e poi volevo aggiungere, siccome alcune ragazze mi hanno chiesto di aggiungerle su fb,  vorrei dirvi che non vi prendo per stalker se lo fate XD anzi mi fa piacere conoscere gente nuova u.u
Kiss
A.

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Capitolo 10
*** 10 ***


Aza si risvegliò con il braccio di Shannon intorno alla vita, dormiva a pancia sotto e la teneva ugualmente stretta, lo spostò delicatamente e riuscì a non svegliarlo, doveva chiamare Jaco per sapere se era andato bene il volo e per sapere se le date per i provini fossero rimaste le stesse.
Prese il cellulare e uscì in giardino, Merlino la seguì mentre Lucifero restò a dormire accanto a Shannon.
Shannon era appena sceso in cucina e la guardava parlare al cellulare in giardino seduta sul prato, non si era neppure accorta che lui la stesse guardando, doveva essere davvero presa da quello che stava facendo, lui aprì il frigo e si mise a preparare la colazione per entrambi.
Aza sentì un profumo buonissimo arrivarle alle narici, si voltò e vide Shannon che preparava la colazione in cucina, salutò Jaco e rientrò in casa.
-          Mi spieghi come fai ad essere ancora single?- chiese avvicinandosi a lui.
-          Cosa?-
-          Ma dai Shan, fai da mangiare, sei simpatico, intelligente….insomma che ci fai ancora su piazza?- disse sedendosi sul tavolo a guardarlo.
-          Hai dimenticato alcune cose, sono sempre in giro per il mondo, non sono bravo a dire di “no” a due tette e amo la musica più di ogni altra cosa al mondo, alle donne non piace venire dopo qualcos’altro- le rispose serio.
-          Forse non hai trovato la donna giusta- gli disse.
-          Forse…- rispose lui, pensando al fatto che quella donna sarebbe potuta essere lei.
-          E inoltre credo che le donne diano troppa importanza alla fedeltà sessuale, voglio dire il sesso è una funzione biologica, l’amore è tutta un’altra storia, quando ami una persona la prima cosa che vuoi fare quando la vedi è abbracciarla e baciarla, si ama una persona non per le volte che ci fa venire in un paio d’ore, ma per quello che capisce anche solo da un nostro sguardo,  perché ci conosce talmente bene da prevedere le nostre reazioni e nonostante tutto non se ne va, si ama una persona perché ti fa sentire a casa tra le sue braccia- disse Aza.
Shannon spense il fuoco sotto le uova e si voltò verso di lei.
-          E come fa una ragazza come te ad essere ancora single?- le chiese.
-          Per un’artista, specialmente per uno scrittore essere single è fondamentale, non puoi fare un buon lavoro se il tuo cervello è concentrato a pensare all’uomo o donna della tua vita, le più grandi opere letterarie di tutti i tempi sono nate da misantropi soli come cani, ai quali sarebbe bastato un solo minuto con te per capirti meglio di come tu abbia mai potuto fare in una vita intera-
-          Ma non hanno vissuto la loro vita…- disse Shannon.
-          Ti sembra che Bukowski, non abbia vissuto?-
-          Avrà anche vissuto ma era un alcolizzato-
-          Sarà anche stato un alcolizzato ma Dio….darei l’anima per scrivere come lui- disse Aza.
-          Stando a quello che dice il NY Times, già lo fai- le disse.
Aza arrossì e sorrise debolmente, quel sorriso stiracchiato al quale Shannon non sapeva resistere, le accarezzò il viso e le diede un bacio.
Aza avvolse le gambe intorno alla vita di Shannon attirandolo più vicino, sentiva le mani di lui sotto la maglietta accarezzarle la schiena. Shannon si spostò a baciarle il collo, la sentiva sussultare quando la mordicchiava piano, si spostò risalendo verso la bocca, sul collo le aveva lasciato un bel ricordino pensò soddisfatto. Il suono del cellulare di lui interruppe ogni possibilità di sviluppi interessanti.
-          Devo rispondere è Jared….- disse liberandosi dalla stretta delle gambe di Aza controvoglia.
Lei sorrise e scese dal tavolo prendendo un piatto e iniziando a fare colazione.
-          Dove cazzo sei?- disse Jared non appena Shannon ebbe risposto.
-          Da un’amica- rispose, non se la sentiva di dirgli che era da lei.
-          Dovevi passare a prendere le registrazioni da portare a Tomo, cazzo te l’ho detto che domani ho il provino- disse Jared.
-          Ok cinque minuti e sono lì- disse Shannon senza pensarci.
-          Cinque minuti? E come fai ad arrivare così in fretta la tua amichetta abita dall’altra parte della città….- disse prima che un pensiero si facesse spazio nella sua testa, “Aza” pensò.
-          Sei da Aza- disse fingendo che la cosa non lo toccasse minimamente.
-          Si…- ammise Shannon.
-          In questo caso penso farò due passi e ti porterò io tutto- disse attaccando prima che Shannon potesse aggiungere altro.
Shannon posò il cellulare sul tavolo e si mise a mangiare in silenzio.
-          C’è qualcosa che non va?- chiese lei.
-          Jared sta venendo a portarmi delle cose, non gli ho detto che ero da te, l’ha capito da solo- disse Shannon.
-          Fa niente- disse Aza versandogli il caffè e porgendogli la tazza.
Shannon si sedette sul divano a bere insieme a lei, le passò una mano sul collo dove le aveva fatto il succhiotto e  lei sorrise.
-          Domani dovrò andare a lavoro con i capelli sciolti per colpa tua- gli disse.
-          Mi dispiace- disse lui sorridendo malizioso.
-          Che bugiardo- disse Aza prima che suonassero alla porta.
-          Vado io?- le chiese alzandosi.
-          Si- rispose Aza prendendo le tazze vuote e tornando in cucina.
Shannon andò ad aprire al fratello, lo vide parecchio sbattuto, probabilmente non dormiva bene.
-          Quanto è che non dormi?- gli chiese prendendo le registrazioni dalla sua mano.
-          Sto bene- disse Jared monosillabico.
-          Vuoi entrare?- gli domandò Shannon.
-          No, avrete da fare- disse lui allusivo facendo per andarsene.
Aza entrò in soggiorno e lo vide sulla porta, gli fece un sorriso e lui ricambiò con un gesto del capo.
-          Ci vediamo presto- disse guardando il fratello e poi spostando lo sguardo su di lei, Aza non aveva idea che si sarebbe presentato al provino il giorno seguente.
Shannon passò con Aza tutto il giorno, andarono a mangiare in un ristorante vicino a Hollywood, girarono un’infinità di centri commerciali.
Stavano per lasciare anche il sesto centro commerciale, quando Aza lo trascinò dentro una cabina per le fototessere.
Shannon si sedette e lei gli si mise in braccio, gli sembrava di essere tornato sedicenne.
-          Dai Shan….cos’è quella posa impostata per le fan?- disse Aza facendolo ridere.
-          Aza?- le disse facendola voltare.
-          Mh…- fece appena in tempo a rispondere lei prima che lui iniziasse a baciarla, entrando prepotente con la lingua nella sua bocca.
Aza si mise a cavalcioni su di lui e continuarono a baciarsi finchè qualcuno non bussò sulla cabina chiedendo loro maliziosamente se poteva aiutarli.
Shannon sorrise e uscirono dalla cabina con lo sguardo basso prendendo le loro foto.
Salirono in auto senza essere ancora riusciti a togliersi di dosso quei sorrisi ebeti da adolescenti, lei si lasciò andare sul sedile sospirando.
Shannon prese le fotografie dalla tasca dei pantaloni e le guardò, solo nella prima non si stavano baciando.
-          Quali vuoi tenere?- gli domandò Aza.
-          Scegli tu- disse passandogliele.
Aza le prese e dopo averle strappate nella metà facendo attenzione a non rovinarle si tenne le prime due.
-          La tua faccia di plastica per le fan, voglio poterla vedere ogni volta che lo desidero - gli disse sorridendo.
-          Non ho la faccia di plastica- disse Shannon mettendo nel portafoglio le sue foto.
-          E come la chiami questa?- disse lei imitandolo.
-          È sexy….insomma….hai capito- disse mettendo in moto.
Aza sorrise scossando la testa e si mise a trafficare con la radio alla ricerca di qualcosa di bello da ascoltare.
Shannon parcheggiò davanti a casa di Aza e spense il motore, era ormai sera.
-          Ti inviterei a restare ma domani iniziano i provini per il film con Jaco, vorrei essere riposata almeno il primo giorno- disse Aza.
-          Pensi forse che io non ti lascerei riposare?- le chiese Shannon malizioso.
-          Penso di no, ma se non hai nulla da fare potremmo vederci domani sera, dopodomani non lavoro- disse Aza sorridendogli.
-          Ti passo a prendere dopo il lavoro?-
-          Shan….passarmi a prendere dopo il lavoro fa troppo fidanzatini, insomma….-
-          Ho detto ti passo a prendere, ma non per portarti a cena o cose simili. Ti passo a prendere, ti porto a casa mia e non ti muovi dal letto per le ore successive- le disse.
-          Le tue argomentazioni sono state esaustive. Questo è l’indirizzo, finiamo alle tre- disse Aza passandogli un foglietto sul quale aveva scritto tutto.
-          Grazie- disse Shannon mettendolo in tasca.
Aza aprì la portiera e scese dall’auto, si voltò a salutarlo prima di entrare in casa, Shannon la salutò con un gesto veloce della mano e poi ripartì.

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Capitolo 11
*** 11 ***


Aza si svegliò presto, era palesemente agitata per il suo primo giorno, non aveva idea di cosa aspettarsi, infondo lei era solo una scrittrice, non si era mai cimentata nel lavoro di co- regista e di certo non pensava affatto di esserne in grado, nonostante tutte le rassicurazioni che Jaco le aveva dato, lei continuava a sentirsi tremendamente inadatta.
Parcheggiò l’auto nel posto che le era stato assegnato e entrò nello studio facendo un respiro dannatamente profondo.
-          Aza- disse Jaco andandole incontro.
-          Ciao-
-          Ti vedo tesa, sbaglio?- le disse sorridendo.
-          Non sbagli, mi sembra di essere io quella che deve fare il provino oggi- ammise lei.
-          Beh non lo sei, anche se oggi faremo i provini per il personaggio più difficile del tuo libro- le disse.
-          Giusto, Kevin- disse lei accomodandosi era pronta per iniziare.
Jaco si sedette accanto a lei e diedero il via al lavoro.
I provini andarono avanti ad un ritmo davvero estenuante, sia lei che Jaco erano però d’accordo sul fatto che nessuno fino a quel momento fosse adatto ad interpretare Kevin.
-          Chi è il prossimo ?- chiese Aza a Jaco.
-          Jared Leto, ho già lavorato con lui, ci conto molto- le disse.
Aza si morse il labbro nervosa, Jared era certamente perfetto per interpretare Kevin, il personaggio era basato su di lui.
Jared entrò nella stanza e il primo sguardo che incrociò  fu quello di Aza, le sorrise debolmente e salutò Jaco.
-          Bene Jared, quando vuoi- disse Jaco sorridendogli.
Jared iniziò a recitare la parte che aveva scelto, gli affiancarono una ragazza dato che nella scena non era solo. Aza lo osservò per tutto il tempo, aveva scelto una delle parti più difficili ed emotivamente coinvolgenti di tutto il libro, si chiese come mai, ma quando lo sentì pronunciare l’ultima frase guardandola si rese conto, che lui voleva quella parte come riscatto personale dalla prefazione che lei aveva scritto nel suo libro.
-          Grazie Jared- disse Jaco alzandosi dalla sedia e andando a salutarlo prima che uscisse dallo studio.
-          Grazie a voi per l’occasione- rispose lui.
Aza era in piedi alle spalle di Jaco, si sentiva leggermente in imbarazzo, Jaco e Jared sembravano molto uniti, probabilmente la cosa era dovuta dal fatto che avessero già lavorato insieme in passato.
-          Scusami Aza non vi ho neppure presentati- disse Jaco voltandosi verso di lei.
-          Veramente io e Jared già ci conosciamo- disse lei sorridendo.
-          E non me lo avevi detto?- le chiese Jaco fingendosi offeso.
-          Aza e io ci conosciamo solo superficialmente- disse Jared dando molta importanza a quell’ultima parola con l’intonazione della voce.
-          Si, ecco io esco con suo fratello, così….-
-          Così hai conosciuto anche lui, molto bene- disse Jaco sorridendo ad entrambi.
-          Vi lascio, avrete ancora molto lavoro da fare- disse Jared guardando il cellulare.
-          In effetti ci aspettano ancora un paio d’ore intense- disse Jaco dandogli una affettuosa stretta di mano.
Jared gli sorrise e spostò il suo sguardo su Aza, che finse di controllare qualcosa sul cellulare per evitare ulteriori attimi di imbarazzo con lui nei paraggi.
Aza a Jaco si sedettero e ripresero nel loro lavoro, Jaco aveva notato un atteggiamento diverso di Jared nei confronti della ragazza ma non era uno che amava farsi gli affari altrui quindi non chiese ad Aza nulla sul loro rapporto.
Le tre del pomeriggio non erano  più un miraggio, ancora una trentina scarsa di minuti e avrebbero finito, Jaco stava rivedendo tutto il lavoro fatto quel giorno con Aza.
-          Se vuoi il mio parere questa parte sembra scritta apposta per Jared- le disse infine.
-          Non posso darti torto- disse Aza prendendo un altro sorso d’acqua dalla sua bottiglia.
Jaco fece ripartire la registrazione del provino di Jared e lo riguardarono insieme, il fatto che fosse perfetto per quel ruolo era innegabile, “forse essere se stesso non gli sarà mai costato tanto” pensò Aza, aveva recitato bene ma non era abbastanza, gli avrebbe concesso la parte sapeva che Jaco voleva nuovamente lavorare con lui, ma gliela avrebbe fatta sudare.
Le tre arrivarono ed Aza uscì finalmente alla luce del sole, Shannon era appoggiato alla macchina di lei e la guardava con fare di rimprovero.
-          Non si era detto che ti venivo a prendere io?- le disse.
-          Scusa, ero così agitata che me ne ero scordata- rispose lei sinceramente.
-          Per stavolta passi, ti seguo con la moto fino a casa tua poi andiamo da me- le disse mettendosi il casco.
La seguì fino a casa sua e poi la fece salire in moto per portarla da lui, era raro che si portasse le donne a casa, durante il giorno almeno, ma era altrettanto raro trovarsi a parlare dell’universo alle tre di notte con una ragazza così giovane, lei era tutto quello che lui aveva sempre pensato che una donna non potesse essere, era vera.
Arrivati a casa sua la fece accomodare in soggiorno.
Aza si guardava attorno stupita dall’ordine assoluto che regnava in casa di Shannon.
-          Che c’è?- le chiese.
-          Sei così fottutamente ordinato. Cazzo Shan, mi vergogno da matti se penso alle condizioni di casa mia- disse lei sinceramente imbarazzata.
-          Magari potresti lasciare questa a terra così- disse sfilandole la maglietta e gettandola dietro di lei.
-          E poi?- disse Aza.
-          Poi…- disse lui malizioso slacciandole i pantaloni e sfilandoglieli per poi gettarli sul divano.
La sollevò da terra e la prese in braccio, per poi andare a sdraiarsi con lei sul divano, Aza gli sfilò la maglietta e iniziò a baciargli il collo.
Shannon si liberò velocemente anche dei suoi pantaloni, Aza infilò una mano nei suoi boxer accarezzandogli maliziosamente l’erezione e lo sentì gemere sulla sua bocca.
Lui lasciò scivolare una mano dietro la schiena di lei slacciandole il reggiseno per lasciarlo poi cadere a terra insieme agli altri vestiti.
Lo sentì accarezzarle il seno e gemette quando lui le prese un capezzolo tra le labbra.
-          Shan…- si lasciò sfuggire, sentendolo continuare la sua esplorazione verso l’interno coscia.
-          Vado bene così?- chiese malizioso mentre con un dito si insinuava dentro di lei facendola sussultare.
Aza annuì e lui sorrise sfilandole definitivamente anche gli slip.
Continuò a muoversi dentro di lei con le dita sentendola respirare sempre più in fretta.
-          Basta giocare- disse Aza cercando la bocca di Shannon.
Lui la prese in parola e dopo aver recuperato un preservativo entrò in lei deciso, la sollevò senza uscire da lei e la fece sedere a cavalcioni sopra di lui tenendole fermi i fianchi così da essere lui a dettare il ritmo.
Le strinse i glutei facendola gemere a metà tra il piacere e un leggero dolore e aumentò il ritmo subito dopo, Aza spinse il bacino verso di lui, sentiva che stava per venire, Shannon se ne accorse e rallentò il ritmo prolungando per entrambi quella dolce tortura.
-          Shannon….- disse lei baciandogli il collo per cercare di distrarlo e riprendere col ritmo che lui aveva interrotto.
La lasciò fare aveva capito quali fossero le sue intenzioni e non gli dispiacevano affatto, Aza si sentì pervadere dagli spasmi dell’orgasmo e Shannon la seguì dopo pochi istanti.
Si presero alcuni istanti per riprendere fiato, Aza si alzò dalla sua posizione si sentiva su un altro pianeta in quel momento, sorrideva come un’ebete, dovette ammettere con se stessa che erano anni che non provava un orgasmo così intenso.
-          Grazie- disse abbracciando Shannon.
Lui sorrise e le diede un bacio leggero sulla fronte.
-          A volte essere stato con più donne di quanto uno possa ricordare ha i suoi lati positivi….ho molta esperienza- disse lui facendo il finto serio.
-          Ritiro quello che ho detto, sei un coglione- disse lei dandogli una pacca sulla spalla.
-          Come un coglione, abbiamo appena finito e tu già mi insulti?- le disse mentre lei si rivestiva.
Aza stava cercando la sua maglietta quando lui la fermò.
-          Perché non vai di sopra , ti fai una doccia e resti per la notte- le disse.
-          Ma i miei gatti…-
-          I gatti ce la faranno fino a domani mattina e lo sai- le disse.
-          Non ho dei vestiti puliti da mettere dopo la doccia-
-          Ho un armadio pieno, ora se hai esaurito le scuse ti mostro dov’è il bagno- le disse.
Aza lo seguì senza aggiungere altro, Shannon aveva ragione aveva esaurito le scuse plausibili e non poteva certo dirgli che non voleva restare a dormire con lui dopo aver fatto sesso solo perché non voleva che tra loro nascesse un legame troppo forte, sarebbe stato decisamente da stronza.
Shannon la fece entrare in bagno e chiuse la porta dietro di se.
-          Che fai?- disse Aza.
-          Devo lavarmi anche io-
-          E non puoi farlo quando ho finito?-
-          Credo di no- disse lui aprendo l’acqua della vasca  e iniziando a riempirla, versandoci dentro il bagno schiuma man mano che l’acqua saliva di volume.
Aza aspettò che lui entrasse per primo e poi entrò nella vasca a sua volta.
-          Shannon questo è decisamente imbarazzante-
-          Perché scusa, ti ho vista godere pochi minuti fa, ora non posso guardarti mentre ti lavi i capelli?- disse lui.
-          È diverso, fare il bagno con qualcuno è troppo intimo-
-          Ma noi siamo intimi- disse lui avvicinandosi a lei e prendendole la spugna di mano.
-          Shannon….-
-          Girati- le disse per poi iniziare a passarle la spugna sulla schiena, le spostò il capelli dalle spalle e vide alcune cicatrici sembravano bruciature di sigaretta.
-          Basta così- disse Aza quando lui le sfiorò la schiena dove non avrebbe dovuto.
-          Io…- disse Shannon vedendola alzarsi dalla vasca per poi uscire dal bagno avvolta nel suo accappatoio.
Forse si era spinto troppo oltre, lei era stata molto chiara sul loro tipo di rapporto, non voleva una cosa seria, e lui si era convinto che la cosa gli andasse bene a sua volta, ma non era così si era affezionato troppo a lei, e vedere il modo così deciso con cui lei lo teneva accuratamente fuori dalla sua vita lo infastidiva parecchio, era come se si fosse costruita un muro invisibile intorno, non lo si poteva vedere ma c’era, te ne accorgevi solo quando provavi ad andare oltre come lui aveva appena fatto.
Aza si vestì in fretta, non mise le cose che Shannon le aveva dato, rimise i suoi vestiti e uscì dalla porta senza dirgli nulla.
-          Aza….-
Lei alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Jared che era appena sceso da un taxi, il Karma quella sera doveva essere dalla sua parte.
-          Salutami Shannon- disse lei facendo segno al taxi di aspettare.
Si sedette sul sedile posteriore e diede alla donna che lo guidava l’indirizzo di casa sua.
Jared entrò in casa del fratello, per una volta si era ricordato le chiavi, salì al piano di sopra e lo trovò in bagno intento ad asciugarsi i capelli.
-          Guai in paradiso?- chiese guardando Shannon.
-          È probabile. Se ne è andata vero?-
-          Si l’ho incrociata prima, ha preso il mio taxi- rispose Jared .
-          Perfetto….- disse lui gettando l’asciugamano da un lato e uscendo dal bagno.
-          Si può sapere che è successo?- chiese Jared.
-          Non sono sicuro di saperlo, credo di aver fatto un gesto di troppo, e lei non l’ha presa bene, è così difficile starle accanto senza volere di più- ammise più con se stesso che con il fratello.
-          Credo dovresti uscire stasera- disse Jared.
-          Credo anch’io- fece Shannon sorridendo.
Jared restò ancora a parlare con Shannon che gli chiese del provino e del resto della settimana, poi appena arrivò Zoe lasciò il fratello solo e tornò a casa sua.
 
 
P.S. Buon 2013 a tutte ^.^
Kiss
A.

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Capitolo 12
*** 12 ***


Aza era distesa sul prato di casa sua, con la musica nelle orecchie e guardava le stelle, le guardava con lo stesso desiderio di scomparire con cui le aveva guardate per anni attraverso la finestra di camera sua, la sua vita fino ai 19 anni non era stata affatto facile, era dovuta crescere in fretta, sua madre non era certo il tipo di madre che si vorrebbe avere, e suo padre non aveva idea di chi fosse, la cosa più vicina ad un padre che avesse avuto era stato suo nonno, che l’aveva tenuta con lui fino ai suoi 14 anni per poi lasciare questo mondo a causa degli innumerevoli problemi di salute, il ritorno a casa con la madre e i 4 anni seguenti erano stati devastanti, Aza non vedeva mai la madre e quando questo succedeva non era mai un bell’incontro, schiaffi, insulti e la cosa che la madre amava maggiormente quando era ubriaca e annoiata, spegnerle le sigarette sulla schiena.
Fece un bel respiro profondo e chiuse gli occhi nel tentativo di respingere le lacrime, funzionò, ormai era diventata bravissima a farlo, a essere forte da sola, era dispiaciuta per la sua reazione con Shannon, ma allo stesso tempo voleva mantenere un certo distacco anche da lui, si sentiva incapace di provare sentimenti per un’altra persona, pensava che non ne sarebbe mai stata in grado davvero, ogni volta che pensava di poter intraprendere una relazione con qualcuno, una vocina, neanche tanto piccola nella sua testa, le chiedeva se stesse poi così male da sola, se le mancasse poi tanto non avere qualcuno accanto, inutile dire che la vocina vinceva ogni volta.
Il lavoro con Jaco assorbì completamente Aza e le settimane passarono, tra provini e serate passate a lavorare fino a tardi per decidere ogni più piccolo dettaglio per il film. L’ultima sera era arrivata, avevano preso le   decisioni finali  per i protagonisti del film.
-          Quindi questa è la decisione finale- disse Jaco- voi siete i nostri protagonisti- aggiunse guardando Jared e gli altri attori davanti a lui mentre Aza dava loro i copioni.
-          Le riprese inizieranno lunedì quindi prendetevi questi tre giorni restanti per avere una vita, da lunedì la vostra vita sarà questa- disse  Jaco alzando il copione e facendo sorridere Aza.
-          Il solito maniaco del controllo- gli disse Jared.
-          Detto da te….- si lasciò sfuggire Aza.
Jared la guardò porgendole un bicchiere di Champagne.
-          Ho notato una vena di sarcasmo o sbaglio?- le disse.
-          Non sbagli- disse lei bevendo.
-          Shannon in queste settimane si è dovuto consolare con le solite modelle, si può sapere che è successo tra voi?- le chiese senza troppi giri di parole.
-          Non è successo nulla, io e Shannon non stiamo insieme, quindi lui può andare con qualunque cosa respiri per quanto mi riguarda- disse Aza, e Jared notò che era vero, non le importava, non era la solita frase detta da una donna gelosa, non le importava davvero, preferiva saperlo mediamente felice con tante, piuttosto che frustrato con lei.
-          Vorrei passare da te un giorno di questi, ho bisogno d’aiuto per alcune parti- le disse
-          Jared, andiamo, hai bisogno del mio aiuto per interpretare te stesso?- disse lei sarcastica.
-          No, ho bisogno di capire come tu vuoi che io sia, perché questo non sono del tutto io, c’è altro in me se non l’avessi notato- disse secco.
-          Domani pomeriggio?- disse lei.
-          Sarò da te per le quattro- rispose lui lasciandola sola per andare a parlare con l’attrice che avrebbe interpretato sua moglie nel film, l’avevano scelta proprio bene e inoltre sembrava non riuscire a togliergli gli occhi di dosso, bionda, occhi da cerbiatta color nocciola e un fisico niente male, inoltre l’abito che indossava quella sera lasciava ben poco all’immaginazione.
-          Ciao- le disse Jared sorridendo.
-          Ciao Jared- rispose lei.
-          Con tutta questa confusione mi deve essere sfuggito il tuo nome..-
-          Gina- disse lei sorridendo.
-          Gina, che fai più tardi?- le chiese provocante, le sorrise imbarazzata e lui ricambiò il sorriso, quella sera avrebbe fatto conoscenza con la co-protagonista.
Aza era seduta sul  letto di camera sua , stava preparando la valigia, dopo il suo incontro con Jared che sperava durasse mediamente poco , sarebbe partita per passare il weekend nel parco divertimenti di Disneyworld, si era prenotata una suite con tutti i comfort, quei due giorni voleva davvero passarli fuori dal mondo, “ e quale posto migliore per farlo se non il parco progettato dal signor Walt in persona nel 1955?” pensò.
Lucifero saltò sul letto e si mise dentro la valigia di Aza.
-          Tranquillo peste, Joe verrà a darti da mangiare – disse lei accarezzandolo e facendolo poi uscire dalla valigia per finire di riempirla.
Jared arrivò davanti a casa di Aza con il copione in mano e decisamente troppo ben vestito, voleva portarla fuori a cena più tardi,per parlare con lei di Shannon, anche se non era affatto certo che lei avrebbe accettato.
Aza scese ad aprire alla porta dopo aver sentito suonare.
-          Come sei elegante, hai un appuntamento più tardi immagino- disse lei guardandolo sulla porta.
-          È tra le opzioni della mia serata- disse lui.
Lei lo fece accomodare e chiuse la porta alle sue spalle.
-          Vai da qualche parte?- chiese Jared notando la valigia contro al muro.
-          Si, ma solo per il weekend- rispose lei evasiva- allora, cosa non hai capito del personaggio?- aggiunse prendendo il copione dalle mani di Jared e guardandolo in attesa della sua risposta.
-          La ragazza del bar, quella con cui scopa nel cesso e per assurdo se ne innamora, perché non li hai fatti stare insieme?-
-          Questo non c’entra nulla con il tuo personaggio Jared, comunque non li ho fatti stare insieme perché erano troppo simili, non può nascere nulla di buono da due persone così distrutte e bisognose d’affetto messe insieme, nessuno dei due sapeva cosa volesse dire essere amato, di conseguenza non sapeva amare, credo che la bella Judy la “donna crocerossina” con cui lui si sposa sia stata la scelta più …-
-          Facile, ma non la migliore- disse Jared.
-          Si è stata la più facile Jared, la gente non vuole leggere di amori impossibili, vogliono tutti il lieto fine almeno nella finzione, è una cosa che detesto, non esiste il lieto fine- disse lei.
-          Quindi in realtà Kevin non è felice con Judy?- le chiese.
-          No, non lo è, vuoi sapere chi è Kevin per me? Lo vuoi capire davvero?- disse lei mettendo da parte il copione un istante e prendendo il suo libro.
-          Si- disse Jared.
-          “Kevin si portò il bicchiere alle labbra ma non bevve, la stava ancora guardando, come si muoveva nervosa su quella sedia, come si tormentava le mani e i capelli in cerca di un sollievo che pareva non potesse trovare in questo mondo, guardava davanti a se ma era come se non fosse lì realmente, c’era qualcosa che l’aveva trascinata via, lontano da tutto e tutti senza che lei avesse potuto impedirlo. Si alzò dalla sua sedia e andò a sedersi accanto a lei, senza dire nulla la sua mano trovò quella della ragazza e la strinse forte, quasi a volerla riportare indietro, quasi a voler riportare indietro se stesso insieme a lei, era tutta la vita che le donne cercavano di salvarlo da se stesso, ma solo in quel momento si rese conto che non voleva essere salvato da qualcuno che non lo capiva, voleva essere salvato e salvare insieme”- Aza chiuse il libro e lo posò accanto a se.
-          Eccoti la chiave di lettura del tuo personaggio Jared- disse lei.
-          Sei stata esaustiva, posso chiederti un’altra cosa?-
-          Dimmi-
-          Per quanto tempo hai ancora intenzione di fingere di essere una tosta?-
-          Jared non cercare di analizzarmi, non sai niente di me- disse lei.
-          Nessuno sa niente di te, sia con le buone che con le cattive tu trovi sempre il modo di non far sapere niente, perché lo fai?-
-          Perché ci sono cose che preferisco tenere per me, non sai cos’è stata la mia vita, non puoi capire- disse lei fredda.
-          Tu provaci-
-          No- disse secca alzandosi dal divano.
-          Perché? Pensi che te lo farei pesare, che lo userei per farti stare male? Non sono così stronzo- disse.
-          Ah no?- disse lei sarcastica.
-          No- disse prendendola per un polso.
-          Vuoi sapere che è successo con Shannon quella mattina, vuoi sapere perché sono così, perfetto- disse lei cattiva.
Si tolse la maglietta e si legò i capelli scoprendo la schiena.
-          Sono 9 bellissime cicatrici che mi ha fatto mia madre, ogni volta che sbagliavo qualcosa e lei mi aveva a portata di mano e stava fumando quella era la punizione, aggiungici gli schiaffi, gli insulti e tutto il resto e non sarai neanche arrivato a capire la metà di quello che ho passato,  ora se permetti mi viene difficile riuscire ad aprirmi con le persone- disse voltandosi a guardarlo.
-          Mi dispiace- disse lui.
-          Non guardarmi così Jared è una cosa che odio-
-          Perché non te ne sei andata?-
-          Non potevo- disse lei sfiorandosi la spalla dove aveva tatuati gli occhi del suo gatto.
-          Quando ha capito che lui era l’unica cosa a cui tenessi davvero, che le botte non funzionavano su di me, ha iniziato a darle a lui, finché non lo ha ucciso. Il mese dopo ero su un treno per Varsavia.- disse sentendosi gli occhi pieni di lacrime.
-          Aza…-
-          Dovresti andare, io devo andare- disse voltandosi verso la porta.
Jared prese il suo copione e la raggiunse sulla porta, non aveva idea di cosa dirle, non sapeva come rapportarsi con una persona che come lei aveva sempre dovuto farcela da sola, lui aveva suo fratello e sua madre su cui poteva sempre contare, lei non aveva nessuno.
-          Aza….tempo fa mi dicesti che dovevo imparare a provare qualcosa. Qualcosa lo sto provando adesso- disse facendo per avvicinarsi a lei.
Aza si fece indietro fino a sentire il muro alle sue spalle, Jared cercò di abbracciarla ma lei lo fermò.
-          Lasciamelo fare- le disse.
-          Non posso- rispose Aza.
-          Perché? Cosa te lo impedisce?-
-          Il buon senso , non posso affidarmi ad un’altra persona, mi ci sono voluti anni per riuscire a cavarmela da sola Jared- disse sincera.
-          Tu sei la mia ragazza del bar, io non mi accontenterò di una Judy qualunque- le disse prima di uscire dalla porta e lasciarla sola.
Aza si lasciò scivolare fino a terra, le parole di Jared le risuonavano senza tregua nella mente, dopo tutto il tempo che avevano passato insieme aveva imparato a conoscerlo e anche se con lui non aveva lo stesso rapporto che con Shannon, dei due era certamente Jared quello che l’aveva capita davvero, forse era proprio il motivo che la portava a tenerlo così a distanza, Jared come lei era una delle rare persone che capiscono il non detto degli altri.
Si alzò da terra e dopo essersi infilata le scarpe e preso la valigia salutò i suoi gatti e uscì di casa, se fosse rimasta ancora qualche istante a riflettere su quello che le passava per la mente non l’avrebbe più fatto.

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Capitolo 13
*** 13 ***


Jared era seduto sul divano di casa sua con la chitarra in mano e gli occhi tristi di Aza che sembrava non  volessero proprio abbandonarlo, sentì suonare alla porta e si alzò per andare ad aprire scocciato.
-          Ciao….- disse trovandosi davanti Aza.
-          Ciao, ehm….hai da fare questo weekend? Ti va di venire con me?- gli chiese.
-          Shannon è impegnato ? non mi piace essere un rimpiazzo, ho lasciato casa tua solo un’ora fa e tu mi avevi fatto capire che non volevi nulla da me- le disse.
-          A Shan non l’ho neppure chiesto, ma sai cosa? È stata una pessima idea- disse lei offesa.
-          Dove andiamo?- le chiese spiazzandola con un sorriso.
-          A Disneyworld- disse lei in imbarazzo, probabilmente le avrebbe riso in faccia.
-          Mh interessante, entra che prendo qualcosa per questi due giorni- le disse.
Aza si sedette sul divano accanto alla chitarra di lui, il suo cervello si stava ancora chiedendo il motivo di quel gesto così sconsiderato, Jared era quel tipo di uomo che poteva letteralmente giocare con il cuore di chiunque fino a farlo a pezzi e il tutto con il costante sorriso sulle labbra, Aza sperava soltanto che non lo facesse anche con lei, non voleva stare con Jared come non voleva stare con Shannon, ma entrambi le avevano dato qualcosa, amicizia, forse qualcosa di più al quale lei non voleva dare nome diverso.
Jared prese una borsa capiente e iniziò a riempirla con alcuni vestiti e altre cose, si soffermò a guardare la scatola di preservativi sul suo comodino, la prese in mano sorridendo e scese di sotto.
-          Mi chiedevo, ci saranno sviluppi interessanti in queste notti?- le disse dondolandole la scatola davanti al viso malizioso.
-          Qualsiasi cosa te la sei appena giocata- disse lei.
-          Sarà, ma sono uno fiducioso quindi li prendo lo stesso- disse mettendoli nella borsa.
Aza scosse la testa e gli sorrise mentre uscivano dalla porta.
Il viaggio in auto fu più breve del previsto, arrivarono in Hotel dopo aver mangiato in un ristorante poco distante dal parco.
-          Questa è la sua chiave- disse il ragazzo alla reception dando ad Aza la chiave magnetica della suite.
-          La ringrazio- disse lei.
Fece per prendere la sua valigia ma Jared la precedette andando a chiamare l’ascensore.
Entrarono nella stanza e Aza si lasciò andare sul letto, era davvero stanca, Jared chiuse la porta e dopo aver posato le borse sul divanetto, la raggiunse.
-          Devo andare a farmi una doccia- disse Aza sollevandosi a sedere mentre Jared era intento a sfogliare il copione, se lo era portato dietro per iniziare ad imparare qualche battuta.
-          Vuoi compagnia?- le chiese sollevando lo sguardo da quello che stava facendo.
-          No- disse lei prendendo le sue cose e entrando in bagno prima che Jared potesse ribattere con un’altra delle sue battute.
Quando uscì dal bagno avvolta nell’asciugamano Jared era ancora nella stessa posizione in cui l’aveva lasciato, si sedette dall’altro lato del letto e iniziò a strofinarsi i capelli per asciugarli.
Jared chiuse il copione e si avvicinò a lei, Aza lo sentì sfiorarle le spalle con una mano.
-          Jared….- disse voltandosi a guardarlo.
-          Non volevo fare nulla-
-          Se non volevi fare nulla allora saresti rimasto dalla tua parte del letto- disse lei.
Le spostò i capelli da un lato e le baciò la spalla scoperta per distrarla mentre con l’altro braccio la attirava a se per abbracciarla, la fece stendere sul letto senza lasciarla andare neanche per un istante.
-          Volevo solo abbracciarti- le disse infine.
Aza chiuse gli occhi lasciando che lui la tenesse stretta a se.
-          Che stai facendo?- disse sentendolo accarezzarle le cosce  spingendosi sempre più verso l’interno.
-          Lo sai- le disse baciandole il collo.
-          Jared sono stanca- disse lei.
-          Come vuoi…- disse sciogliendola dal suo abbraccio e guardandola tornare in bagno per asciugare i capelli.
Jared prese in mano il cellulare, gli era arrivata una mail dal fratello, gli disse che era con Aza e che forse avrebbe dovuto raggiungerli perché era giusto che parlasse con lei.
Shannon restò per parecchio a fissare il suo cellulare, o meglio la mail che gli aveva inviato Jared per decidere cosa fare, lui e Aza non si erano più visti da quella sera e lui voleva davvero scusarsi per essere stato inopportuno, rispose a Jared dicendogli che li avrebbe raggiunti l’indomani pomeriggio.
Aza era sdraiata sul letto ormai da una trentina di minuti ma Jared stava ancora leggendo il copione, si girò verso di lui e gli sfiorò un braccio.
-          Ti dispiace spegnere, davvero non riesco a riposare così Jared- disse chiudendo gli occhi.
Lui posò il copione e si distese sul letto.
-          Notte- le disse prima di spegnere la luce.
Aza si avvolse nel lenzuolo e si voltò nuovamente.
Il mattino arrivò prepotente facendo filtrare la luce del sole dal pezzetto di finestra rimasto sguarnito dalla copertura della tenda, Aza aprì gli occhi e sentì qualcosa trattenerla mentre cercava di alzarsi, Jared aveva un braccio avvolto intorno alla vita di lei, sentiva il suo respiro caldo sulla spalla, doveva essere ancora addormentato, abbassò il suo braccio sino ad arrivare a quello di Jared e cercò di spostargli la mano senza svegliarlo, appena lei iniziò a spostarlo Jared le prese la mano intrecciando le sue dita con quelle di Aza.
-          Buon giorno- le disse dandole un bacio leggero sulla spalla.
-          Credevo dormissi- disse lei imbarazzata nel sentire ancora la sua mano stretta a quella di Jared.
-          Ho il sonno leggero- disse lasciandole la mano e alzandosi dal letto.
Aza si alzò a sua volta e aprì le tende per vedere il tempo che la giornata avrebbe riservato loro.
Jared stava aspettando che lei si allacciasse le scarpe accanto alla porta, dondolava nervosamente la chiave nella sua mano, le aveva appena detto che Shannon li avrebbe raggiunti e lei non aveva detto nulla a riguardo, non capiva se fosse o meno arrabbiata, per il fatto che lui l’avesse del tutto sorpassata, nella decisione di chiedere a Shan di raggiungerli.
Aza si alzò dalla sedia e lo raggiunse accanto alla porta, inizialmente si era infastidita per il fatto che lui avesse deciso di chiamare Shannon senza dirle nulla, ma si era poi resa conto che lo aveva fatto per lei, perché non perdesse il rapporto che avevano.
Jared perse alcuni istanti ad osservare quello che Aza indossava, erano in piena estate californiana ma lei si ostinava a mettere un golfino di cotone a maniche lunghe sopra la canottiera.
-          Non hai caldo?- le disse.
-          Si ma non tantissimo e poi è cotone- disse lei sbrigativa.
-          Ma dai toglilo Aza- le disse.
-          Meglio di no…- disse lei imbarazzata l’unica ragione per cui portava sempre qualcosa sulle spalle quando sotto indossava canottiere erano le cicatrici, aveva sempre paura che si vedessero.
Jared le abbassò il golfino sulle spalle scoprendole, le girò intorno e vide che la canottiera copriva perfettamente quello che lei voleva tanto nascondere.
-          Non si vede nulla- le disse facendoglielo scendere fino a sfilarlo.
-          Sei sicuro?-
-          Credimi con questi pantaloncini e questo culo che ti ritrovi saranno tutti concentrati li gli sguardi- le disse scherzoso.
-          Mi stai dicendo che ho il culone?-
No, ti sto dicendo che hai un bel culo, andiamo adesso?- disse aprendo la porta senza aspettare che lei controbattesse.

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Capitolo 14
*** 14 ***


Jared la osservava giocherellare con i gadget accanto alla casa del Bianconiglio di Alice nel paese delle meraviglie, ripensò a quella mattina a come gli era piaciuto svegliarsi accanto  a qualcuno, era una cosa che gli mancava parecchio, sentì il cellulare vibrargli in tasca e rispose, era Shannon che gli domandava dove si trovassero per poterli raggiungere.
Jared gli disse come raggiungerli e poi andò da Aza.
-          Guarda che bello- gli disse dondolandogli davanti al naso il ciondolo con lo stregatto.
-          Shannon sta arrivando. E non pensi di essere un po’ cresciuta per queste cose?- le disse.
-          Aza, Jared-
Aza si voltò e vide Shannon andare verso di loro, lo raggiunse lasciando Jared davanti ai ciondoli del negozio.
Jared prese quello che lei gli aveva mostrato e lo comprò, gli era piaciuta troppo l’espressione che lei aveva fatto nel mostrarglielo, era felice.
-          Ciao- disse Shannon abbracciandola non appena lei lo ebbe raggiunto.
-          Ciao- rispose Aza.
-          Jared?- chiese Shannon notando che il fratello era uscito dal negozio ma non li stava raggiungendo.
-          Ci voleva lasciare un po’ da soli, facciamo due passi ti dispiace?- disse Aza.
-          No, va bene-
Raggiunsero delle panchine poco distanti e si sedettero, Aza iniziò a parlare raccontandogli del perché della sua reazione apparentemente strana di quel giorno, Shannon restò in silenzio ad ascoltarla, per tutto il tempo l’unica cosa che sentiva era la voglia di abbracciarla, stringerla forte a se per cercare di cancellare tutto quello che aveva dovuto affrontare da sola.
Aza finì di raccontare e si voltò a guardare intorno a loro, non le piaceva sentirsi così e parlare del suo passato la faceva sempre sentire uno schifo. Shannon le mise un braccio intorno alle spalle e la strinse a se, si era reso conto che lei aveva prima di tutto bisogno di punti fermi nella sua vita e sperava che lei prendesse in considerazione il fatto che lui potesse diventare uno di essi.
-          Andiamo a cercare il fratellino?- disse Aza sorridendogli.
-          Andiamo- disse Shannon incamminandosi con lei le mise un braccio intorno al collo e si misero a cercare Jared.
Quando lo raggiunsero era intento a parlare con una cameriera bionda e bellissima fuori da uno dei bar seduto ad un tavolino.
Si sedettero con lui e dopo aver ordinato qualcosa anche loro la ragazza si allontanò.
-          Bionda eh? Stano…- disse Aza sorridendogli.
Jared alzò gli occhi al cielo e sorseggiò il suo succo di frutta.
Shannon e Jared si misero a parlare di alcune cose riguardanti il loro lavoro, Aza si mise a guardarsi intorno vide un uomo anziano seduto su una panchina poco distante da loro, fissava l’orizzonte davanti a se ma il suo sguardo non era perso, fissava proprio davanti a se con decisione, prese il cellulare e si mise a scrivere, per lei scrivere aveva sempre funzionato così, ispirazioni che le venivano all’improvviso, quell’uomo le aveva fatto venire in mente una storia ed ora la stava costruendo nella sua mente in maniera dettagliata e perfetta.
-          Aza? Ci sei?- la voce di Jared la riportò indietro.
-          Si ? Cosa?- disse guardandolo.
Jared seguì la direzione che lo sguardo di Aza aveva mantenuto per tutto quel tempo e vide l’uomo anziano sulla panchina.
-          Ti sei innamorata?- le chiese.
-          Perdutamente- disse lei.
-          Non è un po’ vecchio?- le disse Shannon inserendosi nella conversazione.
-          Non credo di essermi innamorata propriamente di lui in quanto tale, piuttosto del modo che ha di guardare l’orizzonte….è così bello mentre lo fa. Guarda, sorride e osserva il sole tramontare chissà quante cose ha visto, chissà a cosa pensa , a chi pensa mentre guarda così davanti a se- disse lei posando la testa sulla sua mano e osservandolo ancora.
-          Sei proprio una scrittrice- sentenziò Jared.
-          Che vuoi dire?-
-          Nulla, hai visto quell’uomo e subito nella tua testa si sono avvicendate migliaia di possibili diverse vite solo per lui- disse Jared.
-          A te non capita mai? Non ti soffermi mai a pensare a quello che passa per la testa degli altri? Io lo faccio continuamente è più forte di me…- disse Aza distogliendo lo sguardo da Jared.
-          No, io so quello che la gente pensa, andiamo?- disse Jared alzandosi, non era vero, certo era bravo ad intuire certe cose, capiva alcuni atteggiamenti negli altri, ma lei lo faceva meglio, nel periodo che avevano passato insieme mentre lei scriveva il libro, spesso certe cose non doveva neppure spiegargliele, lei capiva al volo, era un dono.
-          Shannon tu…- disse Aza
-          Ho prenotato una stanza per la notte nel vostro stesso Hotel, non mi andava di fare andata e ritorno tutto in un giorno- le rispose mentre si alzavano dal tavolo.
Rientrarono in Hotel e cenarono insieme.
-          Vado a fare due passi – disse Jared uscendo dalla Hall senza aspettare che loro dicessero qualcosa, la verità era che non voleva che lei fosse costretta a scegliere se restare a parlare con Shannon oppure salire in camera con lui.
Aza seguì Shannon nella sua stanza, si misero a parlare delle loro ultime settimane di quello che avevano fatto e altre cavolate che fecero passare il tempo molto velocemente.
Jared rientrò nella sua stanza e la trovò vuota, era da poco passata l’una di notte, ma aveva sperato fino all’ultimo che lei ci fosse, si sdraiò sul letto e decise di leggere il copione nuovamente, ma il suo pensiero fisso erano Aza e Shannon che scopavano, perché Shannon era così per lui portarsi a letto le donne era facile ci sapeva fare, poteva contare su altro che solo due azzurri occhi magnetici che le facevano capitolare la prima sera ma che poi pian piano le stancavano. La cosa che probabilmente più lo infastidiva era il fatto di voler così tanto aver qualcosa a che fare con lei, poter avere qualcosa da condividere solo loro.
Sentì la porta aprirsi e vide Aza comparire.
-          Ancora sveglio?- disse guardandolo.
-          Potrei dirti la stessa cosa, credevo saresti rimasta a dormire con Shannon- le disse.
-          Tuo fratello sta vedendo qualcuno e non mi sembrava giusto- disse lei seria.
-          Lo so che sta vedendo una ragazza ma non penso sia una cosa seria-
-          In ogni caso, volevo tornare in camera mia-
-          Non è che per caso ti piace stare con me?- le disse Jared.
-          Sogna Jared sogna- disse Aza scherzosamente.
Lui mise la mano in tasca e prese il ciondolo che le aveva comprato.
-          Aza?- disse lanciandoglielo.
-          Avevi detto che era infantile- disse lei non appena vide di cosa si trattava.
-          Allora ti si addice- sentenziò lui.
-          Come sarebbe? Sei tu quello con la sindrome di Peter Pan qui dentro- disse lei salendo sul letto e mettendosi a cavalcioni sopra di lui per fargli il solletico, Shannon le aveva detto che era un suo punto debole da sempre.
-          Aza hai le mani gelide, smettila dai.- disse Jared cercando di spostarla dalla sua posizione.
Riuscì a prenderle i polsi e l’attirò verso di lui.
-          Che vuoi fare Jared?- disse lei cercando di riallungare la loro distanza.
-          Non ne sono sicuro….- disse avvicinandosi a lei finché le loro labbra non si sfiorarono.
Aza si fece indietro e lui non la trattenne, non voleva forzare le cose tra loro, stavano iniziando a costruire un rapporto, anche se ancora non ne conosceva la natura.
Lei andò in bagno a cambiarsi per la notte, si guardò un istante nello specchio, per lei era chiaro come il sole che se non fosse stato per quella vocina nella testa che le aveva ricordato di dover lavorare con lui per mesi, non lo avrebbe fermato, non si sarebbe spostata, la seconda ragione che l’aveva spinta a farlo era la preoccupazione che con lui non sarebbe riuscita a farlo restare solo sesso tra amici, si sciacquò nuovamente il viso e uscì dal bagno rimettendosi a letto.
-          Ho una teoria sai?- le disse Jared mettendosi su un fianco a guardarla.
-          A proposito di cosa?- chiese  voltandosi verso di lui.
-          A proposito del nostro non bacio, se non te ne fregasse un cazzo di me mi avresti lasciato fare- disse consapevole di aver centrato il punto.
Aza si sporse verso di lui e lo baciò con decisione, aveva ragione, ma non poteva permettersi che ne fosse così consapevole.
-          Le tue teorie non tengono conto di una cosa evidente, lavoreremo insieme non volevo creare situazioni imbarazzanti tra noi- disse seria.
-          Certo- disse lui sdraiandosi sulla schiena, avrebbe accettato quella sconfitta perché sapeva che non era tale.
Aza si voltò dal lato opposto del letto e chiuse gli occhi, sperando che lui le avesse creduto.
Il mattino seguente Jared si svegliò con un tremendo mal di testa, aprì la sua valigia e si accorse di non aver preso neppure un antidolorifico con se,  Aza sembrava essere ancora nel mondo dei sogni si sedette sul bordo del letto e le sfiorò un braccio.
Lei aprì gli occhi e si coprì con il lenzuolo.
-          Aza?- disse Jared tirando il lenzuolo verso di se.
-          Sto dormendo-
-          Non è vero, ho bisogno di  chiederti una cosa- disse lui.
-          Cosa?-
-          Hai qualcosa per il mal di testa?- disse lui.
Aza spostò il lenzuolo  e si mise a sedere sul letto stiracchiandosi.
-          Nella mia borsa c’è un pacchetto di crackers, lo mangi poi ti do un antidolorifico- disse guardandolo.
-          Grazie- le rispose facendo come aveva detto.
Aza si alzò dal letto e mentre Jared mangiava prese fuori dalla sua valigia la scatola degli antidolorifici, riempì un bicchiere d’acqua e glielo porse.
-          Ti porti sempre dietro una farmacia quando viaggi?- le domandò indicando lo sproposito di medicinali che aveva estratto dalla valigia per cercare quello che le serviva.
-          Sono della Vergine, l’ipocondria è un carattere dominante del segno zodiacale, aggiungici la mania di voler controllare ogni cosa ed ecco spiegato il tutto- disse lei.
-          Io sono del Capricorno sai?-
-          Credimi non ho avuto dubbi sul fatto che lo fossi dal primo istante che ti ho visto, conosco parecchia gente del tuo stesso segno, e a giudicare da come sei direi che sei della prima decade giusto?-
-          26 dicembre- le disse Jared.
-          Lo sapevo….- disse lei sorridendo mentre scossava la testa.
-          Perché sorridi?-
-          Nulla, andiamo a svegliare Shannon che ho fame- disse lei uscendo dalla stanza per prima.
Jared la raggiunse in ascensore e spinse il piano a cui si trovava la stanza di Shannon.
Passarono insieme una bella giornata tra passeggiate nel parco e giri sulle attrazioni principali come dei ragazzini di 12 anni in vacanza con gli amici.
Erano seduti fuori da una gelateria e Jared notò che Aza indossava il ciondolo che le aveva regalato il giorno precedente, un paio di ragazze si avvicinarono a loro, li avevano riconosciuti e chiesero a lui e a Shan una foto ed un autografo.
-          A quanto pare io non sono abbastanza famosa- disse Aza ridacchiando.
-          Non sai quanto ti invidio- disse Jared guardando l’orizzonte.
-          Oh andiamo Jared, sei l’edonismo in persona, ti piace l’attenzione e lo sai- disse lei.
-          Touchè- fece Shannon ridacchiando.
Si alzarono dalla panchina e si incamminarono verso l’Hotel l’ora di tornare alla vita vera era arrivata anche per loro.
Shannon era davanti al gruppo, parlava al telefono con Antoine per una serata che dovevano organizzare, Aza era accanto a Jared intenta a riguardare le foto scattate quel giorno.
-          Guarda che faccia che avevi qui- disse lei avvicinandosi.
Jared si fermò ad osservare la foto e sorrise.
-          Un sorriso wow! Pensavo mi avresti tenuto il muso più a lungo sai?- disse lei.
-          Guarda che non mi sono offeso per quello che hai detto al bar prima- sentenziò serio.
-          Perché non informi anche la tua faccia? Sai sembri proprio offeso-
-          Sono solo stanco-
-          Fortuna che guido io allora- disse lei sorridendogli.
-          Giusto- disse lui continuando a camminare, dovette ammettere almeno con se stesso che si gli aveva dato leggermente fastidio quello che lei gli aveva detto.
Raggiunsero l’Hotel e dopo aver preso le loro cose e aver cenato partirono per tornare a Los Angeles, Jared e Aza avrebbero iniziato a lavorare il giorno seguente, perciò avevano bisogno di non fare troppo tardi quella sera.

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Capitolo 15
*** 15 ***


Shannon raggiunse casa sua in moto, aveva delle cose da fare quella sera e dato che erano rientrati ad un orario decente decise di farle velocemente, aveva in mente di passare il resto della serata con Aza anche se non le aveva detto nulla.
Aza parcheggiò davanti a casa di Jared, lui si era messo a riposare sul sedile posteriore, doveva essere davvero stanco, pensò lei voltandosi a guardarlo.
-          Jared? Sei a casa- disse scuotendolo leggermente perché si svegliasse.
Jared aprì gli occhi lentamente si era proprio addormentato durante il viaggio di ritorno, si alzò a sedere e vide che lei lo guardava divertita.
-          Che c’è?-
-          Lo scoprirai guardandoti allo specchio- gli rispose.
Lui cercò il suo riflesso nello specchietto retrovisore e vide che i suoi capelli erano un vero disastro, decise di legarli per ovviare il problema.
-          Meglio no?- disse guardandola.
-          Se…ci vediamo domani Jared- disse lei mentre Jared scendeva dall’auto.
Si avvicinò al finestrino e le fece segno di abbassare.
-          Che cosa c’è adesso?- disse Aza sporgendosi.
-          Pensavo che sarebbe un buon modo per risparmiare carburante se andassimo a lavoro insieme- le disse poggiandosi sul bordo dello sportello.
-          Non credo tu sia così povero da dover andare in macchina con un altro per smezzare i costi della benzina Jared-
-          Fallo per l’ambiente- le disse.
-          Guido io, ti passerò a prendere alle 8 ogni mattina, se tardi più di 5 minuti ti lascio a piedi chiaro?- disse lei seria.
-          Cristallino- le rispose stampandole un bacio sulla fronte.
Aza richiuse il finestrino e fece retromarcia per tornare finalmente a casa sua.
Chiuse la porta di casa e Lucifero venne a prenderla perché andasse con lui in cucina , ormai conosceva bene quel gatto, Merlino invece era sul divano che sonnecchiava tranquillo, era decisamente molto più indipendente.
Aza si sedette sul divano dopo aver cenato, era stanca ma allo stesso tempo nervosa per il giorno seguente, stava per cambiare nuovamente canale quando suonarono alla porta.
-          Shan?- disse guardandolo.
-          Gelato e Assassin's Creed che ne dici?- disse sorridendole.
-          Ti sposerò un giorno Shannon Leto- disse lei facendolo entrare.
-          Guarda che la prendo come una promessa eh!- le disse poggiando il gelato sul tavolino e sedendosi sul divano.
Giocarono e mangiarono gelato fino a oltre mezzanotte, Aza spense tutto e restituì il gioco a Shannon.
-          Tienilo, così ho una scusa per tornare qui- le disse
-          Tu non hai bisogno di scuse per venire qui lo sai- rispose Aza.
-          È bello sentirtelo dire- le rispose mettendole un braccio intorno alle spalle non appena lei tornò a sedersi con lui.
-          Shannon?-
-          Mh?-
-          Ti va di restare qui stanotte, sono piuttosto tesa per domani- disse lei tormentandosi le unghie delle mani.
-          Ma certo-
Salirono di sopra e non appena lei si mise a letto lui la prese tra le sue braccia accarezzandole la schiena.
Aza posò la testa sul petto di lui e si addormentò lentamente.
-          Sei un amico Shan…- mugugnò lei sospesa tra il principio del sonno e gli ultimi attimi di veglia.
-          Vorrei essere altro- rispose piano lui chiudendo gli occhi e addormentandosi a sua volta.
Il suono della sveglia la mattina seguente interruppe i sogni di entrambi, Aza si sporse verso il comodino a cercare il suo cellulare, ma poi le venne in mente di averlo posato su quello di Shannon la sera prima, si allungò su di lui per raggiungerlo e lo spense.
-          Scusa- disse guardandolo ancora adagiata su di lui, Shannon la vide arrossire di botto e spostarsi da sopra di lui e sorrise.
-          Si chiama erezione mattutina Aza è normale per un uomo- le disse.
-          Guarda che lo so, è solo che non me l’aspettavo ecco tutto- disse ancora imbarazzata alzandosi dal letto.
-          Ho dormito tutta la notte con le tue tette appoggiate su di me è il minimo- disse lui.
Lei sorrise e andò a prepararsi per la giornata che l’aspettava.
Fecero colazione insieme poi si salutarono, Shannon le disse che se avesse avuto bisogno di qualsiasi cosa durante il periodo delle riprese le sarebbe bastato farsi viva.
I giorni delle riprese furono estenuanti, Aza cercava di fare del suo meglio per non deludere le aspettative di Jaco, a parer suo lui credeva in lei più di quanto avrebbe dovuto. Ogni sera appena finito di cenare si leggeva libri e libri sul cinema, la storia , le tecniche di ripresa, solo per non farsi trovare impreparata nel caso Jaco le avesse chiesto un’opinione, sapeva che quello non era il suo lavoro, ma nonostante tutto, amava sapere quello che faceva, e Jaco era una persona fantastica, lei sentiva quasi di doverglielo un minimo di impegno, inoltre lei era quel tipo di persona che amava sapere quello che faceva e se essere all’altezza di quello che stava facendo sarebbe costato lo sforzo di leggere libri su  libri di cinema lo avrebbe fatto senza remore. 

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Capitolo 16
*** 16 ***


Erano ormai arrivati alla quinta settimana di riprese e la gran parte del film era stata girata , Aza era seduta accanto a Jaco , stavano girando per la sesta volta la scena di sesso tra Jared e Gina l’attrice che interpretava Judy, era chiaro come il sole che lei fosse molto interessata a lui.
Jared si piegò nuovamente verso Gina per baciarla, era stato a letto con lei prima dell’inizio delle riprese e ora pagava le conseguenze del suo gesto di leggerezza, la sentì muoversi verso di lui sotto il lenzuolo, nessuno dei due indossava l’intimo.
-          Jared, Gina se siete pronti possiamo girare- disse Jaco.
Entrambi annuirono.
Gina mise una mano dietro la nuca di Jared intensificando il loro bacio e accorciando ulteriormente le distanze tra loro, Jared decise di stare al gioco, infondo Jaco aveva chiesto loro una scena realistica , “ cosa poteva essere più realistico di fare sesso veramente?” la sentì gemere sotto di lui quando entrò in lei deciso.
Aza era molto imbarazzata, non era abituata a guardare altri in atteggiamenti di quel tipo, specialmente se uno dei protagonisti dello spettacolo era quello che le stava fottendo il cervello con tutti i suoi “ mi piaci, non mi piaci” da settimane ormai.
Si alzò e andò a prendersi un bicchiere d’acqua per cercare di distendere i nervi, a causa dello stress lavorativo accumulato in quel periodo aveva ripreso a soffrire forti mal di testa.
Jared venne e poi uscì da Gina senza troppi complimenti prendendo uno dei lenzuoli per coprirsi e andare a rivestirsi nel suo camerino.
Aza era seduta accanto a Jaco e parlavano fitto, si chiese se il fatto che avesse scopato un’altra davanti a lei le avesse davvero dato fastidio, era così difficile per lui capire cosa lei provasse nei suoi confronti.
 
 Lei e Shannon si vedevano spesso ma da quello che aveva sentito dal fratello non era una cosa seria, almeno non per lei, Jared infatti stava iniziando a sospettare che per Shannon lo fosse, sapeva che non vedeva altre ragazze da circa tre settimane.
-          Tutto bene?- disse Jaco guardando Aza, era evidente che non stesse bene ma non voleva essere troppo apprensivo con lei.
-          Si non ti preoccupare, è solo un mal di testa, prendo un po’ d’acqua ti dispiace- disse Aza alzandosi dalla sedia, sentì le gambe cederle e Jaco la sorresse.
-          Aza, finiamo domani di parlare, ora vai a casa ok?- le disse guardandola serio.
-          Ok- disse lei, era così imbarazzata odiava fare la parte della ragazza bisognosa d’aiuto anche quando stava davvero male.
Jared li raggiunse l’aveva vista cadere come un sacco di patate tra le braccia di Jaco ed era un po’ preoccupato per il viaggio di ritorno, sapeva che lei era gelosissima della sua auto e non era certo che l’avrebbe lasciato guidare senza fare storie.
Aza si alzò nuovamente sentiva la testa girare ma fece finta di nulla e andò a recuperare la sua borsa dopo aver salutato Jaco e gli altri.
Jared si fermò a parlare con Gina, o meglio a farsi fare i complimenti da lei per quello che era successo tra loro poco prima, vide Aza arrivare davanti alla porta d’ingresso con la sua auto e andò da lei.
Jared salì in auto senza dire nulla e Aza partì.
Erano a metà strada quando lei accostò e spense il motore, la testa sembrava esploderle chiuse gli occhi cercando rilassarsi. Jared allungò la mano verso la sua fronte e l’accarezzo.
-          Sto bene- disse lei.
-          Non è vero, non ti saresti fermata se stessi bene, fammi guidare ormai manca poco- le disse serio.
Aza non disse nulla e fece come lui aveva suggerito, Jared guidò fino a casa di lei, mantenendo sempre un velo di preoccupazione, lei stava male e non lasciava che nessuno facesse qualcosa per aiutarla.
Parcheggiò l’auto e scese per andare ad aprirle lo sportello.
-          Smettila Jared ok? Me la cavo benissimo da sola- disse Aza scendendo dall’auto e andando ad aprire la porta di casa.
Andò dritta in cucina seguita a ruota dai gatti , prese un paio di aspirine con un bicchiere d’acqua bello pieno e respirò profondamente, Jared era sulla porta ad osservarla preoccupato.
-          Vorrei riposare un po’, ti dispiace lasciarmi sola?- disse Aza andando verso le scale.
-          Vorrei restare per assicurarmi che tu stia bene- disse lui.
-          Sto bene- rispose Aza piccata.
Jared non accennò a spostarsi da dove si trovava, si limitò a guardarla con le braccia conserte salire le scale.
-          Fai quel cazzo che vuoi Jared- disse lei continuando a salire.
Si distese sul letto dopo essersi tolta a fatica le scarpe e i Jeans, le lenzuola fresche e le due aspirine che aveva preso fecero da calmante. Si stava addormentando quando sentì qualcosa sfiorarle il viso, aprì gli occhi e si trovò Jared accanto.
-          Jared- disse alzando gli occhi al cielo.
-          Shhh- fece lui attirandola verso di lui.
-          Ti sei tolto le scarpe ? guarda che se mi sporchi il letto mi incazzo e…-
-          Ma non smetti mai di parlare?- disse interrompendola.
Aza non disse altro chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare la schiena fino ad addormentarsi.
Jared si sdraiò ad osservare il soffitto della stanza di Aza, non aveva mai dormito in quella stanza e di certo non voleva farlo non essendo stato invitato, quando sarebbe successo voleva che fosse lei a chiedergli di restare.
Chiuse la porta della casa di Aza alle sue spalle e si incamminò verso casa sua.
Il rapporto tra loro era la cosa più frustrante che avesse mai affrontato, da un lato sapeva quello che il fratello provava per lei ma d’altro canto doveva ammettere almeno con se stesso che Aza non gli era affatto indifferente, certo non si stava comportando gentilmente con lei, ma del resto  non era un tipo da smancerie o altre stronzate, lo era stato, gli era piaciuto, cazzo se gli era piaciuto avere qualcuno per cui essere gentile, ma non aveva funzionato e lui aveva deciso che non sarebbe più stato così, non si meritava di stare così male ancora.

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Capitolo 17
*** 17 ***


Aza si svegliò la mattina seguente il sonno le aveva permesso di recuperare parecchie energie, dopo essersi vestita scese di sotto per fare colazione, sullo sportello del frigorifero c’era un post-it, era di Jared, “ domani mattina passo io a prenderti, l’orario resta invariato”, si ricordò di essersi addormentata accanto a lui, e si ricordò inoltre di essersi comportata da stronza, lui voleva solo essere certo che stesse bene, ma era proprio questo che lei non riusciva a sopportare o meglio a capire, non era abituata ad aver a che fare con qualcuno che si preoccupava per lei.
Stava dando da mangiare a Merlino e Lucifero quando sentì suonare alla porta.
-          Arrivo- urlò dalla cucina.
Quando aprì la porta trovò Gina davanti a lei sorridente.
-          Jared ha detto che ti serviva un passaggio- disse Gina.
-          Certo….- disse lei prendendosi mentalmente a legnate sulle gengive per aver pensato che lui fosse interessato a lei per quello che aveva fatto ieri, sorrise a Gina e andò verso l’auto di Jared con lei.
Gina si sedette davanti e lei prese posto alle spalle di Jared.
-          Buongiorno – le disse guardandola dallo specchietto.
-          Come ti pare, partiamo?- disse Aza fingendo di controllare qualcosa sul cellulare.
Jared non disse nulla, limitandosi a partire e flirtare con Gina per tutto il viaggio praticamente. Non appena arrivarono Aza scese senza dire nulla e raggiunse Jaco nel suo ufficio.
-          Ciao cara, stai meglio oggi?- le chiese porgendole una tazza di caffè.
-          Molto meglio- disse lei sedendosi per finire il discorso che avevano dovuto interrompere il giorno precedente.
-          Allora, torniamo a quello che stavo dicendo ieri, nel tuo libro ci sono parecchie scene di sesso con Kevin, vuoi che le metta tutte?-
-          Jaco l’intera storia non ha senso se non ne metti almeno tre o quattro, servono per il personaggio, se vuoi la mia opinione sono fondamentali-
-          Immaginavo, ora capisci perché ho voluto girare il film con la tua presenza vero? Voglio che sia il più possibile simile al libro- le disse serio.
-          Lo so, e ti ringrazio per questo- rispose Aza.
Jaco uscì dallo studio con lei e andarono a parlare con Jared e Gina delle scene da girare, sul volto di Gina si stampò un sorriso incredibile mentre Jared rimase impassibile ad ascoltare quello che Jaco stava dicendo loro.
Preparano il set per la scena che avrebbero girato, Gina era al trucco insieme a Jared, Aza  osservava Jared sorridere a Gina malizioso, pensò che era normale infondo li aspettavano altri due giorni di sesso, e tutto questo grazie a lei.
Aza decise di non restare a guardare mentre giravano le scene in questione, il giorno precedente le era bastato, si chiuse nel camerino dove tenevano gli abiti delle scene già girate e si mise ad ascoltare la musica e a scrivere, si sentiva frustrata per la situazione assurda che stava vivendo, le cose con Shannon stavano prendendo una piega che non le piaceva, era convinta che lui si stesse legando a lei più di quanto le avesse detto e inoltre non riusciva a capire Jared, ma specialmente non riusciva a capire se stessa quando c’era lui di mezzo, era come se si stessero studiando, nessuno dei due voleva ammettere che l’idea di provare qualcosa per l’altro fosse possibile per paura di non essere ricambiato.
Jared entrò nel camerino dove aveva visto entrare Aza prima che girassero, era seduta a terra con le gambe incrociate e ascoltava la musica talmente forte che lui poteva sentirla da dove si trovava, lui indossava solo i boxer ed una camicia, si sedette alle spalle di Aza e le spostò i capelli su un lato, lei fece per togliersi le cuffie ma lui le bloccò le mani con le sue, posò le labbra sulla sua spalla nuda e le diede un bacio.
-          Non ti dirò mai che ti voglio, finché non sarò certo che la tua risposta sia “ anche io”- disse conscio del fatto che lei non potesse sentirlo.
Aza aveva riconosciuto le mani di Jared che la tenevano ferma, ma non capiva il motivo, la lasciò andare e prima che lei potesse dire qualcosa era già sparito.
Lei restò seduta a terra a fissare il suo blocco degli appunti sul quale aveva scritto pagine sconnesse su possibili personaggi del suo prossimo libro, non aveva idea di cosa fosse successo pochi istanti prima, “perché mai fare una cosa simile? Che cosa voleva davvero?” si chiese rialzandosi.
Raggiunse il set e si sedette accanto a Jaco per seguire la scena che stavano girando, Jared era appoggiato al muro nella scena e guardava Gina spogliarsi per lui. Aza osservò Gina era davvero una bellissima donna, una di quelle che non ha mai nulla fuori posto e che ha sempre saputo di essere bella e come sfruttare la cosa.
-          Perfetto- disse Jaco interrompendo la ripresa, aveva ottenuto quello che voleva anche per quel giorno.
Aza stava appuntando altre cose sul suo blocco, quando Jared le andò incontro.
-          Io e Gina avremmo da fare, riesci a tornare a casa da sola?- le chiese.
-          Ma certo- disse lei seria senza staccare gli occhi dal suo blocco e finendo di scrivere la frase.
Jared fece per andarsene ma lei lo trattenne per un braccio.
-          Mi dici cos’era quello che è successo nel camerino prima?- gli chiese.
-          Jared?- chiamò Gina.
-          Non era niente- le disse sbrigativo andando verso l’altra.
Aza lo guardò andarsene con Gina, era piuttosto sconcertata dal comportamento di Jared, prima che partissero per Disneyland le aveva detto che lei era la sua ragazza del bar e che non l’avrebbe lasciata andare, riferendosi al suo libro, ma lasciarla andare era esattamente quello che stava facendo, lasciava perdere.
-          Non sarai mai pronto- disse a se stessa mettendo via il quaderno e uscendo a sua volta dallo studio.
Decise di prendere l’autobus, ci avrebbe messo più di un’ora a tornare a casa ma non le importava, voleva immergersi tra la gente e scomparire, voleva non essere costretta ad essere se stessa almeno per un po’, le era sempre piaciuto prendere il treno o l’autobus, anche quando erano pieni, le dava la possibilità di essere a contatto con tante vite diverse, in un certo senso le sembrava che i mezzi pubblici mostrassero a chiunque tutte le vite che avrebbero potuto avere, c’era il barbone che dormiva sull’ultimo sedile, la madre con i tre bambini urlanti, l’uomo d’affari che costretto probabilmente da un guasto alla macchina doveva tornare dal lavoro in autobus, il ragazzo con le cuffie nelle orecchie che guardava fisso fuori dal finestrino, chissà quanti mondi vedeva solo viaggiando con la sua mente, poteva essere dovunque restando comodamente seduto su quel sedile, era una sensazione che lei conosceva bene, era il motivo per cui scriveva, scrivendo poteva essere chiunque volesse in qualunque parte del mondo, non era costretta ad essere se stessa e basta.
Si alzò per scendere era arrivata alla sua fermata, non si era neppure resa conto che avesse iniziato a piovere.
Scese dall’autobus e la pioggia iniziò ad inzupparle i vestiti, non si scompose le piaceva la pioggia e poi erano a fine agosto, non si sarebbe certo presa una polmonite, accese il lettore mp3 e iniziò a camminare verso casa, l’unica cosa che voleva era svuotare la mente, il film era ormai finito e Jaco voleva fare la presentazione entro fine settembre, ancora poco meno di un mese e sarebbe potuta partire di nuovo, Joe le aveva promesso la sua barca, per navigare verso il Messico e lasciare andare la sua vita per qualche mese.

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Capitolo 18
*** 18 ***


Arrivata davanti casa sua notò l’auto di Jared, si avvicinò allo sportello e bussò nel vetro.
-          Che ci fai qui? Non avevi da fare con Gina- disse Aza appoggiandosi al bordo dello sportello.
-          Sei fradicia- le disse lui guardandola.
-          Si dice che la pioggia bagni, che ci fai qui Jared?- chiese nuovamente.
-          Ero solo passato a chiederti se domani mattina venivi tu a prendermi- le disse.
-          Si vengo io- disse Aza tornando verso casa sua.
Stava aprendo la porta di casa quando sentì la portiera dell’auto sbattere si voltò e si trovò Jared alle spalle.
La spinse contro la porta e cercò le sue labbra, ma lei si spostò.
-          Non mi vuoi?- le chiese.
-          Non così, non voglio essere desiderata solo, come conferma al tuo ego immenso Jared-
Lui la guardò serio e tornò verso l’auto per poi ripartire.
Parcheggiò davanti casa sua ed entrò, detestava il modo in cui lei lo faceva sentire, così protettivo nei suoi confronti, era convinto che nonostante continuasse a dire di no anche lei sentisse qualcosa per lui.
Le giornate che seguirono furono piene di silenzi imbarazzati, di cose non dette ma lasciate trasparire perfettamente dallo sguardo di Aza e Jared, entrambi arroccati sulle loro posizioni, ci sarebbe voluto tempo prima che uno dei due cedesse, ma la cosa non si sarebbe certo risolta presto, pensò Aza consegnando a Jaco quello che le aveva chiesto.
Jared si avvicinò ad Aza.
-          Cosa vuoi?- gli domandò senza alzare lo sguardo da quello che stava facendo.
-          Volevo solo dirti che me ne sto andando e che domani non serve che passi- disse freddo.
-          Prefetto- disse lei sorpassandolo e uscendo dalla sua visuale.
Aza salutò tutti e usci per tornare alla sua auto e  arrivare a casa il prima possibile, aveva invitato Shannon da lei quella sera, per festeggiare insieme il suo compleanno, lui sarebbe partito con Antoine per l’Europa il pomeriggio del giorno seguente, che era il compleanno di lei.
Jared stava per lasciare lo studio, quando Jaco gli fece segno di aspettare, radunò tutti nel suo ufficio.
-          Scusate se vi trattengo, domani sarà il nostro ultimo giorno insieme e sarà anche il compleanno di Aza, io e i ragazzi della troupe le abbiamo preso una torta e un regalo, volevamo solo chiedere a voi attori se potevate fermarvi con noi a festeggiare per un po’ domani pomeriggio- disse Jaco.
-          Aza non mi sembra una che ama le sorprese- disse Gina.
-          No neanche a me, ma forse con tutti voi come testimoni non mi ucciderà quando le dirò che è stata una mia idea- disse Jaco sorridendole.
-          Puoi contare su di noi- disse Evelyn una delle altre attrici.
-          Grazie a tutti e a domani- disse Jaco congedandoli.
Shannon parcheggiò la moto davanti a casa di Aza, era pervaso da una sensazione famigliare, che però non provava più da anni, ansia, aveva deciso che quella sera le avrebbe detto quello che provava, era certo che lei lo sapesse che per lui ormai non era più solo sesso, ma voleva dirglielo lo stesso per metterla davanti all’evidenza e sentirsi finalmente libero e in pace con se stesso.
Prese il regalo per Aza e suonò alla porta.
-          Sei in anticipo- disse Aza aprendo.
-          Vuoi che torni in auto per i prossimi 10 minuti?-
-          Entra simpaticone- disse lei sorridendo.
Shannon entrò e dopo che lei ebbe chiuso la porta la prese tra le braccia osservando attentamente ogni linea del suo viso, Aza distolse lo sguardo.
-          Mi metti in imbarazzo Shan- disse abbozzando un sorriso.
-          Anche tu-
-          Cosa?- chiese Aza interdetta.
-          Aza….io devo dirtelo, anche se credo che tu l’abbia già capito…mi sto innamorando di te, non parlo di semplice attrazione, parlo di un desiderio diverso, qualcosa che mi fa desiderare di venire a letto con te solo per svegliarmi con te al mio fianco il giorno seguente-
-          Shannon….lo sai come sono fatta, io non….-
-          Tu non vuoi innamorarti, lo so. Ma non puoi impedire alle altre persone di farlo Aza- disse lui sincero.
Il timer del forno, tirò fuori Aza dai guai, almeno momentaneamente, aveva sperato con tutto il cuore che Shannon non si innamorasse di lei, e a complicare le cose c’era anche l’irrisolto sentimento che lei provava nei confronti di Jared, prese la pizza fuori dal forno e raggiunse Shannon in soggiorno.
Cenarono senza tornare sull’argomento, Shannon le sembrava rilassato nonostante tutto, infondo lui si era pur sempre tolto un peso non indifferente.
Dopo cena salirono in camera di Aza e Shannon le diede il suo regalo.
Aza slegò il nastro della piccola scatolina e l’aprì.
-          Wow Shannon…è quello che abbiamo visto quel pomeriggio?- chiese Aza osservando felice l’anello con il teschio che lui le aveva regalato.
-          Si…posso?- disse prendendolo dalla scatola per farglielo indossare.
Aza allungò la mano e lui lo mise nel medio.
-          Sempre detto che mancava qualcosa di incisivo a questo dito- disse Aza facendolo sorridere.
Shannon si abbassò a cercare la sua bocca e dopo averlo baciato Aza fece per spostarsi.
-          Che c’è? Non vuoi fare sesso?-
-          Shan….è quasi un mese che non faccio sesso, certo che voglio….ma non voglio farti soffrire-
-          Non lo farai…- disse lui baciandola nuovamente.
-          Come lo sai?- disse Aza fermandolo ancora.
-          Prima di ogni altra cosa noi siamo amici, e tu questa cosa non la tradirai mai- disse lui posando le sue labbra su quelle di Aza e mettendo fine al discorso.
Le posò le mani sulle cosce sollevandole il vestito fino a sfilarlo da sopra la testa.
-          Questo completo intimo è un attentato alla sanità mentale di chiunque lo sai vero?- le disse facendola sorridere.
Aza non disse nulla e si avvicinò a lui per spogliarlo a sua volta, lo sentì armeggiare con i gangetti del suo reggiseno e sfilarglielo in pochi secondi, le baciò il collo scendendo lentamente verso i seni, si occupò di un seno alla volta sentendola gemere sotto le sue carezze.
Si sfilò i boxer e indossò il preservativo, entrò in lei lentamente per farla abituare alla sua presenza, quella sera per lui c’era molto più che “spingere e venire” voleva sentirsi vicino a lei, anche se sapeva di non poterla avere voleva sentirla vicina in quel momento, lei lo strinse forte a se non appena sentì l’orgasmo impadronirsi di entrambi.
La sensazione che Aza provò nel sentirlo allontanarsi da lei, fu qualcosa di nuovo, si era resa conto che quello che lui le aveva detto non era passato del tutto indifferente come lei avrebbe pensato.
Shannon tornò dal bagno e iniziò a rivestirsi, lei si avvolse nel lenzuolo e si mise a sedere sul letto guardandolo.
-          Lo so che è da stronza chiedertelo….ma… resti a dormire?- disse.
-          Non volevo costringerti a svegliarti presto domani, lo sai che devo partire- le disse sedendosi accanto a lei sul letto con la maglietta ancora in mano.
-          Mi devo svegliare presto comunque, lavoro anche domani- disse lei sorridendogli.
Lui sorrise e dopo essersi tolto nuovamente i pantaloni si rimise a letto con lei.
Il mattino seguente, Aza si alzò prima di Shannon per preparare la colazione, preparò il caffè e mise in tavola i biscotti.
Shannon la raggiunse dopo essersi vestito.
-          È il tuo compleanno avrei dovuto preparartela io la colazione- le disse.
-          Non c’è motivo, sei già stato anche troppo gentile a restare a dormire- disse Aza passandogli la tazza fumante.
Shannon la prese e le sorrise nuovamente, mentre la osservava dare qualcosa da sgranocchiare anche a Lucifero e Merlino.
Si salutarono una volta fuori dalla porta e lui  tornò a casa per una doccia veloce prima di partire con Antoine.
Shannon arrivò in aeroporto con, chiamò Antoine per sapere il gate e lo raggiunse.
-          Allora? Hai scopato o no ieri?- gli disse non appena lo raggiunse.
-          Si, tranquillo ho una vita sessuale attiva-
-          Sai non hai la faccia di quello rilassato però…-disse Antoine mostrando il passaporto alla ragazza.
-          Che vuoi dire?-
-          Voglio dire che da quando scopi con lei hai smesso di pensare con l’uccello, ti sta fregando- disse Antoine guardandolo da sopra gli occhiali da sole.
-          Non mi sta fregando Antoine, posso fare quello che voglio me lo ha sempre detto- ribatté Shannon.
-          È questo il punto, puoi fare quello che vuoi e l’unica cosa che vuoi è lei….non so se mi spiego. Voglio vedere che ti diverti questi due mesi, lascia a casa il romanticismo ok?- gli disse.
Ok- rispose Shannon, consapevole del fatto che distrarsi dalla situazione gli avrebbe fatto solo bene.

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Capitolo 19
*** 19 ***


Aza parcheggiò l’auto e si diresse verso lo studio, notò Jared intento a parlare con Gina e altre ragazze, si mise a sedere sulla sedia di Jaco e si perse ad osservarlo, o per essere più precisi, ad osservare il suo fondoschiena, pensò di non essersi mai accorta di quanto fosse bello fino a quel momento, alzò lo sguardo sovrappensiero  e incrociò gli occhi di Jared, sentì le guance diventare incandescenti e si nascose dietro il giornale  posato accanto a lei fingendo di leggerlo.
Il resto della giornata procedette non priva di imbarazzo ogni volta che lo guardava, non era da lei sentirsi così imbarazzata, e come se non bastasse aveva il sospetto che fosse l’unica a non sapere qualcosa quel giorno.
Avevano finito di sistemare anche le ultime cose e lei si stava legando i capelli prima di uscire quando Jaco le disse di raggiungerlo nel suo ufficio.
Aza annui e dopo aver finito di legare i capelli si diresse verso l’ufficio con Jaco, non appena lui aprì la porta, lei capì il motivo di tanto mistero nei suoi confronti quel giorno.
-          Auguri- gridarono in coro i ragazzi della troupe e alcuni attori.
-          Non ci credo, Jaco….- disse Aza guardando la torta che Gina teneva in mano perché spegnesse le candeline.
-          Esprimi un desiderio-
La voce di Jared profonda e sensuale al suo orecchio la fece rabbrividire leggermente, si abbassò a per soffiare sulle candeline e le spense tutte.
Gina posò la torta sul tavolo e si mise a fare le fette per tutti.
-          Ci sarebbe anche questo- disse Jaco passandole il regalo.
-          Jaco…stai scherzando? Non importava, mi metti in imbarazzo- disse Aza prendendolo.
-          Se non fosse stato per il tuo libro nessuno di noi sarebbe qui ora- le disse lui sorridendo.
-          Diciamo di si….- disse Aza scartando il regalo.
Buttò la carta nel cestino e si accinse ad aprire la scatola in velluto.
Il regalo consisteva in un braccialetto in argento con tre zaffiri blu incastonati nella fascetta centrale.
-          È bellissimo, grazie a tutti- disse lei cercando di non far capire che si stava commuovendo.
Jaco l’aiutò ad allacciarlo e lei lo abbracciò di slancio.
Mangiarono la torta poi ognuno pian piano tornò alla sua vita salutando gli altri prima di uscire dallo studio.
Aza era appena uscita dallo studio dopo aver salutato Jaco e i pochi rimasti, mentre cercava le chiavi della macchina, rifletteva sul fatto di non aver visto Jared andarsene, svoltò l’angolo che dava sul parcheggio e se lo ritrovò accanto alla sua auto.
-          Ciao…- disse guardandolo circospetta.
-          Ciao, mi serve un passaggio- le disse.
-          Pensavo non ci parlassimo più- disse lei.
-          Non ho mai detto che non ci saremmo più parlati- le rispose Jared andando verso di lei.
-          Ok, allora ti porto a casa- disse Aza prendendo le chiavi in mano.
-          Questo è per te- disse lui passandole una piccola scatolina verde smeraldo.
-          Jared…io non…-
-          Aprila e smettila di balbettare- disse lui risoluto.
-          Sempre il solito dispotico ragazzino- disse lei aprendola.
Era un orecchino  che aveva la forma della falce di Crono in metallo nero.
-          Ho notato che ne porti sempre uno solo, quindi ne ho fatto fare uno e basta e il simbolo, beh non so cosa significhi per te, ma ho notato il tatuaggio sotto al tuo seno…- disse lui.
-          È …è la falce di Crono...ehm grazie- disse togliendosi l’orecchino che indossava e mettendo quello.
-          Non pesa neanche tanto- disse una volta che l’ebbe infilato.
Salirono in auto e Aza avviò il motore.
-          Allora raccontami un po’ di questo Crono- disse Jared guardandola.
Aza era leggermente incerta sul comportamento che lui stava tenendo, era come se non fosse successo nulla tra loro quel giorno dopo il lavoro, decise comunque di stare al  gioco e gli parlò del mito di Crono.
Jared restò ad ascoltarla interessato, gli piaceva aver a che fare con persone che come lui sapevano discutere di diversi argomenti.
Arrivati davanti a casa di Jared , Aza parcheggiò l’auto e si voltò verso di lui.
-          Eccoci qui- disse stringendosi nelle spalle  e guardandolo.
-          Ti va di entrare?- le chiese lui.
-          Ehm ecco io…ho delle cose da fare…devo..-
-          Ti ho chiesto di entrare non di succhiarmi l’uccello- disse lui.
-          Va bene.- disse Aza aprendo al portiera e scendendo dall’auto.
Jared aprì la porta di casa e la fece accomodare in soggiorno. La raggiunse dopo pochi minuti con un bicchiere di thè freddo e si sedette accanto a lei sul divano.
-          Jared, perché mi hai chiesto di venire? Insomma ti stai comportando come se non fosse successo nulla e questo mi fa sentire terribilmente a disagio in questo momento- disse lei.
-           è successo che ti volevo baciare e tu mi hai respinto, dovrei essere io quello a disagio- rispose serio.
-          Sono passate quasi due settimane da quel giorno, mi sembra strano che tu ne voglia parlare solo ora- disse Aza.
-          Mi chiedesti cosa fosse successo nel camerino ricordi?-
-          Si, ma tu non mi rispondesti, proprio come credo non farai ora- gli disse.
-          Mi avevi visto fare sesso con un’altra ragazza ed eri sparita pensavo di doverti una qualche sorta di conferma per quello che ti avevo detto - disse guardandola.
-          Stavi facendo il tuo lavoro- rispose sbrigativa.
-          È così difficile per te ammettere che provi qualcosa per me? Insomma siamo seri, se non provassi nulla per me, saremmo stati a letto altre volte e non indosseresti questa ogni giorno- disse sfiorandole il ciondolo che lui le aveva regalato.
-          Devo andare- disse Aza alzandosi dal divano e uscendo dalla porta senza rispondere.
Jared si lasciò andare sul divano sospirando, aveva centrato il punto e ora ne era certo.
Si sedette in auto e sospirò, cercava di concentrarsi su altro , per non pensare al fatto che lui potesse aver capito di avere una non poi tanto remota possibilità di ragione.
Il suono del cellulare la fece sobbalzare.
-          Pronto- disse un po’ incerta rispondendo, non aveva neppure guardato chi fosse prima di rispondere.
-          Ciao schizzata! Sono arrivato in hotel adesso, volevo chiamarti prima di andare a letto per farti nuovamente gli auguri- disse Shannon strappandole un sorriso.
-          Non sono una schizzata, ma comunque grazie, è andato bene il volo?-
-          Si tutto ok, li come va?-
-          Bene….bene, è Los Angeles lo sai che qui va sempre tutto bene- disse lei.
-          Ok, ci sentiamo allora-
-          Certo-
Shannon chiuse la conversazione e si mise a letto, Antoine aveva ragione doveva distrarsi , usare quel periodo per pensare solo a stare bene con se stesso, pensare al rapporto che aveva e non aveva con lei lo incasinava troppo.
Aza rimise il cellulare nella tasca dei jeans e sospirò, incrociò il suo sguardo nello specchietto retrovisore, “ smettila di pararti il culo e tira fuori le palle” disse a se stessa, prima di scendere dall’auto.
Suonò alla porta e attese che Jared le aprisse.
-          Non te ne eri andata?- disse lui.
-          C’è la remota possibilità che tu possa aver ragione, credo tu mi piaccia più di quanto io voglia ammettere Jared e questo non va bene- disse lei.
-          Perché non va bene?-
-          Perché sei tu, con le tue manie di protagonismo, i tuoi atteggiamenti da prima donna che odio, il tuo uccello sempre infilato in qualsiasi cosa respiri a cento metri da te, la tua…-
Aza non fece in tempo a finire la frase che lui le diede un bacio.
Jared le mise una mano dietro la schiena e la trascinò dentro, chiuse la porta e continuò a baciarla, gli sembrava insano il modo in cui la desiderava come se non avesse mai desiderato tanto qualcosa, come se fosse lei quella che aveva aspettato tanto.
Aza riuscì ad interrompere il bacio e lo guardò.
-          Non è una cosa seria…-
-          Deve esserlo, devo sapere che lo è- disse Jared.
-          Perché?-
-          Voglio comportarmi da uomo e far si che un’altra persona si fidi di me, creda in me-
-          Non fami soffrire Jared- disse lei guardandolo con decisione, lui si rese conto che più che una richiesta quella era una supplica.
Riprese a baciarla trascinandola con se sul divano.
Lo sentì infilarle le mani sotto la maglietta e lo fermò.
-          Che c’è?- chiese lui col fiato corto.
-          Ti offendi se ti chiedo di limitarci alle coccole?-
-          A dire il vero si….- disse lui facendo il serio.
Aza lo guardò alzando il sopracciglio e lui sorrise.
Aza riaprì gli occhi e si stiracchiò sul sedile della sua auto “ sono davvero brava ad immaginare le cose” disse tra se avviando il motore, tutto quello che aveva immaginato di fare in quei minuti era solo frutto della sua fantasia, nella vita reale lei non era quella che rischiava il culo per uno come Jared, non era così coraggiosa, forse non era così sconsiderata, tra loro c’era indubbiamente qualcosa ma in quel momento lei era troppo spaventata e vigliacca per capire cosa fosse.
 
p.S. Perdonate la mia assenza mie care....ma dovevo preparare un esame  di quelli che ti spezzano in due anche la voglia di vivere....spero solo di averlo passato....per il resto direi Troll face....ci avevate creduto eh? che loro stessero finalmente insieme XD
un Kiss
A.

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Capitolo 20
*** 20 ***


Aza era seduta sul bordo della barca di Joe , dondolava le gambe sull’acqua sotto di lei, era ormai una settimana che si era ripromessa di salpare dal porto di Acapulco, erano due mesi che mancava da casa ma non ne sentiva la mancanza, Shannon l’aveva chiamata appena tornato, lei aveva come l’impressione che si fossero allontanati, forse il tempo da lui passato lontano l’aveva aiutato a farsi passare la cotta per lei.
Prese in mano il cellulare e rilesse la mail di Jaco, la presentazione del film sarebbe avvenuta la settimana seguente, e lei non poteva mancare. La cosa positiva di quei due mesi messicani era tantissimo materiale per un nuovo libro, e un colore di pelle più simile a quello delle belle californiane.
Il tempo passato in Messico le era servito e allo stesso tempo non l’aveva distratta abbastanza, aveva sempre uno dei due che le ronzava in testa, se non era Jared era Shannon, la sua mente non era mai del tutto sgombra.
Salpò da Acapulco la mattina seguente, pensò che le sarebbe servito tempo per riprendersi dal viaggio e per trovare un vestito e un accompagnatore per la presentazione.
 
Shannon parcheggiò l’auto davanti casa di Aza, l’aveva chiamato il giorno precedente per dirgli che era tornata e gli aveva chiesto di passare dicendogli che voleva vederlo e che aveva bisogno di lui per una cosa, non dicendo però di cosa si trattasse.
-          Ciao- disse Aza aprendo la porta dopo che lui ebbe suonato e abbracciandolo, non si era resa conto di quanto gli fosse mancato fino a quel momento.
-          Se l’accoglienza dopo due mesi di separazione è sempre questa, dovremmo separarci più spesso- disse facendola sorridere.
-          Entra, devo chiederti un favore immenso- disse lei.
Shannon si sedette sul divano accanto a Lucifero e aspettò che lei lo raggiungesse.
-          Ho la presentazione del film dopo-domani ….-
-          Lo so, vuoi che ti faccia da compagno?- la anticipò.
-          Si. Aspetta…lo sai? Come…ah Jared…-
-          Già…. Aveva detto che lo avresti chiesto a me-
-          Già….beh ho bisogno anche che tu venga con me a cercare il vestito, ti prego!-
-          Va bene, quando?-
-          Tipo adesso?-
Shannon sorrise e acconsentì.
Era passata un’ora da quando avevano iniziato la ricerca del vestito per Aza ed entrambi stavano perdendo la speranza.
-          Entriamo qui?- disse Shannon indicando il negozio poco distante.
-          Si, questo è l’ultimo se trovo qualcosa che vagamente non mi sta male lo prendiamo e discorso chiuso- disse lei risoluta.
Si misero entrambi a curiosare tra i vestiti, la commessa li raggiunse dopo aver sistemato il pagamento di un’altra cliente.
-          Posso aiutarvi?- chiese gentilmente.
-          No- rispose Aza, non le piaceva essere al centro dell’attenzione delle commesse, si sentiva sempre orrenda in confronto a loro.
-          Si invece, dobbiamo trovare un abito per la presentazione di un film, lei è la co-produttrice e non ha idea di cosa stia cercando- disse Shannon sorridendo alla commessa e spingendo Aza verso di lei.
La ragazza sorrise e dopo aver dato un rapido ma attento sguardo al fisico di Aza si mise alla ricerca di quello che le sembrava più adatto.
-          Mi ha squadrata…- disse Aza a Shannon sottovoce.
-          Ti ha solo guardata per capire che taglia portarti, sei paranoica- le rispose Shannon sorridendo.
La commessa tornò da loro con alcuni abiti e indicò ad Aza il camerino dove cambiarsi.
Aza provò tutti gli abiti ma le sembravano troppo appariscenti per lei, prese in mano l’ultimo, era nero corto, un po’ troppo forse, le maniche in pizzo e decisamente molto scollato.
-          Questo, è decisamente il migliore fino ad ora- disse aprendo la tenda e facendosi vedere da Shannon.
-          Gira- disse lui mimando il gesto con la mano.
Aza girò su se stessa.
-          Avete delle scarpe da abbinarci?- chiese Shannon alla commessa.
-          Certo- disse lei allontanandosi, per poi tornare poco  dopo con delle decoltè nere lucide dai tacchi altissimi.
Shannon le prese e le porse ad Aza.
-          Scherzi?-
Lui fece di no con la testa e lei le infilò.
-          Shannon, non so camminarci, mi romperò una gamba-
-          Ti terrò per mano tutto il tempo.- disse serio- prendiamo anche queste- aggiunse guardando la commessa poco distante.
-          Non ho detto di si, Shan, non sono io, questa- disse lei guardandosi allo specchio nuovamente.
-          Sei sempre tu, solo hai dei vestiti diversi, cambiati coraggio- disse chiudendo la tenda del camerino.
Aza raggiunse Shannon alla cassa e pagò il vestito e le scarpe, non era affatto sicura del suo acquisto ma non aveva avuto scelta, Shannon sapeva essere deciso quando voleva.
Tornarono a casa di Aza e si accordarono per il giorno della presentazione, Shannon le disse che avrebbe preso un’auto con il fratello e Gina.
Aza disse che non c’era problema ad andare tutti insieme, anche se il problema c’era in un certo senso, infondo tra lei e Jared le cose non si erano mai sistemate dal giorno del suo compleanno, lei aveva fatto quello che sapeva fare meglio quando le cose si complicavano, scappare.
Passò il giorno seguente a bighellonare per casa giocando di tanto in tanto con i gatti, non aveva voglia di fare nulla, specialmente non aveva voglia che arrivasse il giorno seguente, non era adatta a quel tipo di situazioni era troppo insicura per stare su un palco a presentare il film con Jaco, anche se per sua fortuna avrebbe parlato solo lui.

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Capitolo 21
*** 21 ***


La sera  della presentazione Aza era seduta sul divano in attesa che arrivassero a prenderla, aveva dovuto bere un paio di bicchieri di vino per cercare di calmarsi un attimo.
Quando suonarono alla porta spense la tv e andò ad aprire.
Jared le sorrise debolmente quando lei aprì la porta, persero entrambi un paio di minuti ad osservarsi, quasi non si fossero visti per anni, Jared era per quanto fosse possibile ancora più magro e stanco, e lei invece solo più abbronzata.
-          Non metti le scarpe- disse indicandole i piedi nudi sul pavimento.
-          Già…le scarpe- le andò a prendere da accanto al divano e le indossò, si sentiva una cretina , non sapeva neppure camminarci.
Tornò verso di lui cercando di sembrare il meno goffa possibile e chiuse la porta.
Jared la fece salire in auto, erano soli, la cosa non le parve strana dato che sia Gina che Shan abitavano lontano da loro.
Restarono in silenzio ognuno ad osservare dal suo finestrino il mondo che scorreva veloce, erano nella stessa auto ma era come se fossero distanti anni luce l’uno dall’altra, Jared aveva deciso che non avrebbe più fatto la prima mossa con lei, si era obiettivamente stancato delle scuse che lei gli rifilava ogni volta.
 
L’auto si fermò davanti a casa di Gina e Aza fu sollevata, almeno il silenzio imbarazzante tra loro sarebbe terminato.
Finalmente arrivarono a destinazione, Jared scese per primo aspettando Gina , c’erano parecchi fotografi, Aza si irrigidì e cercò istintivamente la mano di Shannon, non era certo un animale da palcoscenico come loro tre, lei era una scrittrice, non era abituata a stare al centro di nessuna scena.
-          Non posso, c’è troppa gente, non è il mio mondo- disse Aza visibilmente agitata.
Shannon non disse nulla e l’attirò a se baciandola dolcemente sulle labbra, proprio in quel momento Jared si voltò verso l’auto per capire come mai ci mettessero tanto a scendere, strinse Gina a se e si diresse con lei verso l’entrata dove Jaco li stava già aspettando.
Shannon scese insieme da Aza e come promesso la tenne sempre per mano, un po’ per la paura che lei cadesse sul serio impedita com’era, e un po’ perché nonostante la cotta per lei gli fosse passata le voleva ancora bene e voleva farla sentire a suo agio per quanto fosse nelle sue possibilità.
Raggiunsero la sala , Aza lasciò la sua borsa a Shannon e seguì Jaco sul palco per la presentazione.
Jared si sedette accanto al fratello pensieroso, Shan gli aveva detto che ormai non provava più nulla per lei, ma non gli era parso fosse così poco prima nell’auto.
-          Pensavo che foste solo amici che scopano di tanto in tanto- gli disse guardando sempre davanti a se.
-          Lo siamo- disse Shannon stringendosi nelle spalle.
-          E come mai prima la stavi baciando?-
-          Jared, lo avrebbe capito anche un cieco che aveva solo bisogno di qualcuno che le dicesse “va tutto bene, ce la puoi fare” , non ho fatto nulla di male infondo le voglio bene- disse Shannon.
Jared non aggiunse altro, limitandosi ad ascoltare Jaco sul palco.
Jaco fece segno ad Aza di avvicinarsi per concludere la presentazione citando alcuni passi del suo libro. Aveva quattro gradini davanti a se, li fece tutti senza problemi, ma scivolò ugualmente nel posare il piede male, prendendo anche una bella storta alla caviglia, restò per un attimo a terra, sentì il flash di uno dei fotografi e si rialzò immediatamente.
Si tolse le scarpe e le diede a una ragazza accanto al palco.
-          Tutto bene?- le chiese Jaco prima di passarle il microfono.
Lei sorrise e annuì.
-          bene, spero di avervi fatto sorridere dopo la noiosa presentazione di Jaco ci voleva un momento comico no?- disse sorridendo.
Si voltò verso il fotografo che l’aveva fotografata poco prima.
-          Spero me la farai avere quella foto tesoro- gli disse facendo l’occhiolino.
Jared sorrise, Aza era certamente una ragazza molto insicura, ma odiava sentirsi debole, questa sua caratteristica la stava aiutando enormemente anche in quel momento, era caduta come un sacco di patate davanti a buona parte della Hollywood che contava ma non aveva permesso a tutto ciò di contare.
Finì di leggere il passo del suo romanzo e scese dal palco insieme a Jaco, prese le scarpe dalla ragazza a cui le aveva affidate e raggiunse il suo posto accanto a Shannon.
-          Te l’avevo detto che mi sarei rotta una gamba con quelle trappole- disse guardandolo.
Shannon sorrise tra se scompigliandole i capelli, per poi mettersi  a guardare il film.
Alla conclusione del film la sala esplose in un fragoroso applauso.
-          È andata bene direi?- disse Aza voltandosi verso Jaco.
-          Molto bene- rispose lui alzandosi e voltandosi verso il pubblico per ringraziare.
-          Vi ringrazio, ma non ce l’avrei mai fatta se non avessi avuto attori così capaci- disse Jaco invitando Jared e il resto del cast ad alzarsi.
Jared andò verso Aza e dopo averla presa per mano la fece alzare e raggiungere gli altri.
-          Nessuno di noi sarebbe qui se non fosse stato per te- disse con il microfono in mano guardando il pubblico e poi lei.
Aza sorrise debolmente e fece una sorta di inchino verso il pubblico.
Finiti i ringraziamenti e le foto di rito, Aza raggiunse Shannon.
-          Te la sei cavata bene no?- le disse.
-          Si, poteva andare peggio- rispose lei voltandosi a guardare la gente cha a poco a poco abbandonava la sala, quella era stata una delle più belle esperienze che le fossero mai capitate nella vita, sentì la mano di Shannon sfiorarle la schiena, una piacevole sensazione le percorse tutto il corpo, era pur sempre una donna e come tale aveva desideri e istinti da soddisfare, si voltò a guardare che nessuno li stesse osservando poi diede un bacio sul collo a Shannon.
-          Ti fermi da me stanotte?- gli chiese.
-          Aza….-
-          Cosa?-
-          Credo tu debba chiarire con Jared- le disse.
-          Non c’è niente da chiarire…. Lui non mi vuole- disse lei sentendo il peso di quell’ammissione a se stessa.
Shannon avvertì l’amarezza nelle parole pronunciate dalla ragazza, e ad essere sincero non poteva darle torto, Jared la voleva, ma questo lui era l’unico a saperlo con certezza, dato che con lei si era dimostrato freddo e distaccato ogni volta che l’aveva vista dopo il suo compleanno, erano perfetti l’uno per l’altra ma l’orgoglio frenava entrambi dall’ammetterlo in maniera definitiva.
-          E tu lo vuoi?- le chiese stringendola a se.
-          Shan…-
-          Rispondimi sinceramente- le disse serio.
-          Credo di si- ammise infine Aza.
La sentì sciogliersi dal suo abbraccio  e la osservò  guardare un punto indefinito davanti a se.
Se c’era una cosa che lui conosceva bene del fratello era il fatto che detestasse che altri avessero quello che lui voleva, avrebbe aiutato Aza e Jared a mettersi insieme, ormai aveva deciso, ma non avrebbe parlato con Aza del suo piano infantile per far ingelosire il fratello, conoscendola lei per prima non avrebbe mai accettato.
L’attirò nuovamente a se e le sorrise.
-          Verrò  a casa tua- le disse baciandole la guancia.
-          Grazie- disse Aza sorridendo, era felice che lui avesse cambiato idea.
Le era mancato passare del tempo con lui in quei mesi, probabilmente le era mancato lui.
 

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Capitolo 22
*** 22 ***


Erano passate all’incirca due settimane dalla presentazione del film, il Natale era alle porte, Shannon era seduto sul divano del fratello in attesa che Aza passasse a prenderlo, usciva con lei regolarmente e cercava spesso di farsi vedere con lei da Jared, ma la reazione del fratello minore tardava ad arrivare e lui iniziava a pensare che lei non gli piacesse poi così tanto.
Jared si voltò a guardare il fratello, non capiva come mai la facesse sempre venire lì a prenderlo, sapeva che provava qualcosa per lei anche se lui dal canto suo faceva di tutto per nascondere la cosa.
-          Ho chiesto ad Aza di venire in Luisiana con noi, per passare le faste insieme insomma- disse Shannon, giocandosi l’ultima carta a sua disposizione.
-          Ah…..e dovrebbe essere un mio problema?- rispose Jared fingendo di togliersi lo smalto dalle unghie della mano.
-          Te l’ho solo detto, non sarai geloso spero?- fece Shannon ridacchiando.
-          Tienitela- fu la riposta di Jared prima di uscire in giardino.
-          Beccato- disse Shannon sottovoce tra se.
Jared si sedette sul divano in giardino, sperava di prendersi il Natale come pausa di riflessione, per capire se volesse davvero qualcosa da lei, oppure no. Chiuse gli occhi e sospirò, sarebbero state le vacanze natalizie più snervanti di tutta la sua vita, pensò di doversi trovare un’amichetta a sua volta, prese il cellulare e in un paio di minuti aveva la sua amichetta per Natale.
Si voltò verso la portafinestra e notò che Aza era arrivata.
-          Shannon mi ha detto che passerai il Natale con noi- disse guardandola.
-          Si…beh ha detto che non c’era problema- rispose Aza.
-          Nessun problema infatti. Anche io avrò un’accompagnatrice- disse sorridendo.
-          Chi?- chiese Shannon.
-          Bree la modella che mi ha presentato Terry mesi fa- disse lui tranquillamente.
Shannon sorrise, Jared aveva come sempre incasinato tutti i suoi piani.
Il giorno della partenza arrivò, Aza era seduta in aereo accanto a Shannon e leggeva per distrarsi, dal costante pensiero di Jared a pochi metri da lei con le mani praticamente infilate nelle mutande della sua amica.
Jared si alzò per andare in bagno e Shannon automaticamente si voltò a baciarla, ormai Aza aveva capito quello che Shannon stava facendo, non era una stupida.
-          Shan….lascia perdere ok? Non serve- disse tornando a fissare le pagine del suo libro.
Shannon sorrise debolmente e le mise un braccio intorno alle spalle attirandola a se, aveva sperato che funzionasse, ci aveva sperato davvero, ma suo fratello era testardo, davvero molto testardo.
Una volta atterrati, a prenderli in aeroporto c’era Costance .
Aza restò timidamente in disparte in attesa che Shannon la presentasse, lui e Jared stavano salutando la madre e lei non voleva essere inopportuna.
Bree si presentò da sola e dato che Shannon stava caricando le valige in auto, decise di fare altrettanto, si avvicinò a Costance sorridendo.
-          Tu devi essere Aza!- le disse.
-          Proprio io- rispose rilassandosi alla vista del sorriso della donna.
-          Jared mi ha parlato tanto di te- le disse.
-          Jared?-
-          Si avete lavorato insieme per molto tempo no? Ogni volta che lo sentivo e lui era appena tornato dal set, non faceva che ripetermi che grande potenziale tu abbia, non solo come scrittrice – le disse.
-          Di che parlate voi due?- chiese Jared interrompendo la conversazione.
-          Di te caro. Le stavo giusto parlando di quando mi raccontavi che esperienza meravigliosa fosse lavorare con lei e Jaco- disse Costance prima di lasciarli soli richiamata da Shannon.
-          Non me lo avevi ma detto- disse lei cercando il suo sguardo.
-          Non chiedi, non puoi sapere- fu la sua risposta prima di salire in auto.
Aza salì in auto dopo Shannon e si limitò a fissare il finestrino accanto a lei per tutto il viaggio.
Non appena giunti a casa Costance li fece accomodare in salotto.
-          Allora, Shannon mi aveva detto che Aza sarebbe venuta, quindi per lei ho preparato la stanza degli ospiti, ma non sapevo di Bree e…-
-          Non fa nulla mamma, Bree dorme con me- disse Jared senza che lei finisse la frase.
-          Jared Joseph Leto spero che sarai così gentile con tutti noi da essere discreto su come passerai queste notti- disse lei seria.
-          Certo mamma- rispose prendendo la sua valigia e facendo segno a Bree di seguirlo di sopra.
Shannon mostrò ad Aza la sua stanza, era accanto a quella di Jared.
-          Ci sono due bagni, uno laggiù che è di Jared e l’altro di sopra in mansarda che è mio, puoi usare quello, di sotto c’è quello di nostra madre- le disse sorridendo.
-          Grazie, disfo la valigia ok?- disse Aza.
Lui la lasciò sola e scese di sotto per aiutare la madre con la cena.
Aza sistemò le sue cose e scese di sotto a sua volta, prima di quel giorno non aveva mai visto una casa così ben curata in ogni minimo dettaglio per le feste natalizie, quando era piccola suo nonno faceva un piccolo alberello e lo decorava, ma era una cosa decisamente molto più modesta rispetto all’albero che troneggiava nel salotto di casa Leto. Le sembrava di essere in una scena da tipico film americano, la famiglia riunita in salotto, l’enorme albero che troneggiava sui colorati regali posati a terra, era tutto come lei lo aveva sempre sognato da bambina, meraviglioso.N
 
I giorni subito seguenti al loro arrivo passarono tranquillamente, Jared si limitava a non considerare Aza e lei si limitava passare tutto il suo tempo con Shannon, mai come in quel momento la loro “particolare” amicizia le era stata utile per combattere la frustrazione.
Era il compleanno di Costance ed erano tutti in cucina intenti a preparare la cena per lei, Aza aveva persino stretto amicizia con Bree, infondo era simpatica, un po’ superficiale a volte ma simpatica.
-          Jay la torta cazzo, dovevo andare a prenderla- disse Shannon guardando il fratello.
-          La mamma aveva detto che non la voleva-
-          Lo so, ma l’ho fatta fare lo stesso, non riesco ad andare io se no brucia tutto qui e mamma torna tra un’ora dalla Spa. dove l’hai mandata- disse Shannon.
-          Ok vado io- rispose Jared prendendo le chiavi.
-          Portati Aza, voleva vedere la città, così se mamma torna prima ho una scusa- disse Shannon sperando che lasciandoli soli sarebbe successo qualcosa finalmente.
-          Ok- rispose secco.
Aza guardò Shannon con fare di rimprovero, lui le sorrise e mimò un “ vai ” con le labbra.
Jared guidò senza dire nulla fino alla pasticceria, dove solitamente lui e Shannon prendevano la torta alla madre, scese dall’auto e aspettò che Aza lo raggiungesse.
-          Sembra un bel posto dove vivere- disse lei cercando di dare il via ad una conversazione tra loro.
-          È un posto come un altro- disse lui, lasciandola in disparte per ritirare la torta.
-          Mi apri la porta- le disse con la scatola in mano.
Aza lo fece senza dire nulla, ora stava davvero rimpiangendo il fatto di non essersene rimasta a L.A. per il Natale.
Jared sistemò la scatola con la torta nel baule e risalì in auto.
Aza si voltò a guardare fuori dal finestrino, il cielo si stava colorando di un magnifico tramonto, Jared notò che lei era totalmente presa dallo spettacolo di quei colori, decise di essere meno stronzo di quanto non fosse stato negli ultimi giorni, prese una strada secondaria che girava in aperta campagna perché lo potesse vedere meglio.
-          Non è la strada di prima- disse Aza voltandosi a guardarlo.
-          È più corta- mentì lui continuando a guidare.
Tornarono a casa e notarono che l’auto di Costance era già parcheggiata davanti al vialetto.
Jared prese la torta e le allungò le chiavi per aprire la porta, una volta entrati Shannon li raggiunse e mise la torta in frigo mentre Bree stava parlando con Costance in salotto per tenerla occupata.
I due fratelli sistemarono il tutto e insieme ad Aza raggiunsero la madre in salotto per cenare.
-          Non crediate che io non mi sia accorta di nulla- disse Costance guardando prima Jared e poi Shannon verso la fine del pasto.
-          A cosa ti riferisci mamma?- chiese Jared angelico.
-          Alla torta che avete nascosto in frigo, torta che io vi avevo detto di non comprare- rispose lei sorridendo.
-          Touchè- disse Shannon.
Finirono di cenare e finalmente mangiarono la suddetta torta. Aza la trovò deliziosa, le ricordava una torta che aveva mangiato anni prima in Spagna a Valencia in un piccolo ristorante a conduzione famigliare.
Dopo cena alcuni vecchi amici di Costance passarono per farle una sorpresa di compleanno.
-          Perché non esci mamma? È il tuo compleanno- disse Shannon.
-          Shan, cerchi ancora di farmi uscire di casa per restare solo con le ragazze! – disse lei facendolo sorridere.
-          Esco, tranquillo- aggiunse prendendo la giacca e raggiungendo i suoi amici sulla porta.
Non appena Costance si chiuse la porta alle spalle, Jared salì di sopra con Bree.
-          Facciamo due passi eh?!- disse Aza prendendo Shannon per un braccio.
Shannon abbozzò un sorriso e uscirono, la loro casa e fuori dalla cittadina quindi potevano passeggiare tranquillamente per le vie di campagna.
Raggiunsero la vecchia casa abbandonata poco lontano dove lui e Jared erano soliti giocare da bambini e portare le ragazze per fare altro una volta adolescenti.
-          Sei sicuro che queste scale reggano?- chiese Aza un po’ titubante all’idea di salire al secondo piano.
-          Reggono, reggono- disse lui ridacchiando.
Salirono al piano superiore e Aza vide le stelle splendere nel cielo sopra di loro, a quanto pareva  il tetto era andato da anni , Shannon aprì un vecchio baule e sorrise tra se.
-          Che hai trovato?- chiese Aza curiosa.
-          Questa- disse Shannon mostrandole una busta di plastica sigillata.
Aza si avvicinò incuriosita. Shannon aprì la busta e estrasse due lenzuoli puliti.
-          Hai capito i fratellini- disse lei guardando il materasso alle sue spalle.
-          Dai aiutami- disse lui sorridendole.
Aza lo  aiutò a mettere le lenzuola sul materasso incellofanato, doveva ammettere che erano stati due adolescenti piuttosto organizzati, il cellofan sul materasso perché non si bagnasse, le lenzuola pulite nelle buste chiuse.
Si tolse le scarpe e lo raggiunse sul “letto”.
-          Ci credo che ve la davano tutte, guarda qui che roba- disse lei senza staccare un attimo gli occhi dal cielo.
Shannon sorrise e si voltò verso di lei.
-          Mi dispiace per Jared, a volte è così testardo, io non….-
Aza lo interruppe con un bacio, non aveva voglia di pensare a Jared in quel momento.
Si baciarono a lungo, quando si staccarono Aza sentiva le labbra gonfie e leggermente doloranti.
-          Potrei restare distesa qui per il resto della mia vita- disse lei.
Shannon sorrise.
-          Perché ridi?-
-          È la stessa cosa che diceva sempre Jared, vedi Aza….anche se fate di tutto per evitarvi e ferirvi siete intimamente connessi, provate le stesse cose, dite, le stesse cose- le disse.
-          Già….- disse Aza stringendosi nel lenzuolo- dormi con me stanotte?- chiese prima di rialzarsi dal letto.
-          Ok- disse Shannon.
Rientrarono a casa e salirono di sopra, la stanza di Jared era chiusa, Shannon aprì la porta di camera sua e la fece entrare.
Aza si risvegliò alle prime luci dell’alba, Shannon la teneva per la vita e aveva la testa posata sul suo seno, lo sposto lentamente per non svegliarlo e scese dal letto.
Jared stava per uscire dalla sua stanza quando sentì la porta della camera del fratello aprirsi, restò a guardare da dietro la porta, vide Aza uscire con i mano gli abiti della sera prima e indosso una maglia del fratello, si chiese se fossero stati insieme quella notte, non li aveva sentiti rientrare e obiettivamente non aveva sentito nessun rumore che glielo potesse far pensare.
Il Natale e la vigilia passarono tranquillamente, tra lo scambio dei regali e i pasti abbondanti preparati da Costance.

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Capitolo 23
*** 23 ***


La mattina del suo compleanno Jared si ritrovò a dover portare Bree in aeroporto per un servizio fotografico a Buffalo al quale non poteva mancare.
Quando Aza si risvegliò e scese di sotto trovò la casa vuota, un biglietto sul frigorifero diceva che Jared era in aeroporto mentre Shannon e Costance erano andati a prendere alcune cose per la torta di Jared.
Fece colazione e risalì in camera sua, prese dalla valigia il regalo che aveva pensato di fare a Jared per il suo compleanno, era il quaderno sul quale aveva preso appunti mentre lo “analizzava” per costruire il personaggio di Kevin, aveva pensato a lungo se fosse giusto o meno farglielo avere, lì aveva scritto tutto quello che pensava di lui senza eccezioni, anche i sentimenti che provava nei confronti di Jared erano cristallini sfogliando le pagine, era praticamente la storia di come lei si fosse innamorata di lui.
Posò il quaderno sul cuscino di Jared e uscì di casa, aveva bisogno di fare due passi, arrivò fino alla vecchia casa dove l’aveva portata Shannon e salì di sopra, restò per un po’ sdraiata a guardare il cielo che non le era mai parso azzurro come quel giorno, era limpido, non una nuvola che lo velasse.
Si mise seduta e diede un’occhiata a quello che la circondava, accanto al materasso vi era un altro baule chiuso, si avvicinò per aprirlo e notò che vi erano incise una S e una J, al suo interno trovò alcuni dischi in vinile e un vecchio giradischi portatile corredato di cuffie, prese fuori li tutto e decise di controllare se funzionasse ancora, la scelta su cosa ascoltare ricadde sui Pink Floyd le sembravano adatti al suo stato d’animo in quel momento, quando sentì partire “Shine on you crazy diamond” sorrise, li lasciò andare sul letto con la musica che le riempiva la mente e il cuore.
Jared rincasò e vide che Shannon e Costance erano ancora fuori, diede un’occhiata in giro per trovare Aza, notò un biglietto sulla porta della sua stanza dove diceva che era uscita a fare due passi.
Entrò in camera sua  e appena il suo sguardo si posò sul suo letto notò il quaderno, lo riconobbe subito, lo aveva guardato per troppe volte chiedendosi cosa lei scrivesse su di lui durante il tempo che avevano trascorso insieme, ed ora era lì sul suo letto, il post –it attaccato sopra diceva “ buon compleanno….. spero saprai leggere tra le righe Jay….”, si mise seduto e iniziò a leggerlo.
Quando ebbe finito si passò una mano sul viso indeciso sul da farsi, doveva riflettere e c’era solo un luogo dove poteva andare per starsene in pace.
Jared salì i gradini della vecchia casa dove lui e il fratello andavano da ragazzi, quando arrivò al secondo piano si bloccò, Aza era sdraiata sul letto, gli occhi chiusi e la musica di uno dei suoi dischi che l’accompagnava in un modo dove solo lei al momento poteva entrare.
Aza si sentì sfiorare la guancia e aprì gli occhi di scatto, Jared era accanto a lei e la guardava, si tolse le cuffie e senza dirgli nulla le mise a lui, le note di “wish you were here” risuonarono nella testa di Jared, risvegliando in lui l’urgenza di annullare le distanze che anche se minime ancora li separavano.
Si tolse le cuffie e la guardò.
 
Aza gli sorrise, cercando di capire come mai non dicesse nulla, non era certo il tipo a cui mancavano le parole di solito.
Jared le prese il viso tra le mani e la baciò, quello che aveva letto sul quaderno di lei lo aveva convinto, lui era importante per Aza, anche se lei faticava ad esternare la cosa.
Aza chiuse gli occhi lasciando che lui la baciasse, ma nella sua testa era ad un altro bacio che pensava, ad un’altra persona, Shannon, lui c’era sempre stato, forse era stato troppo presente, cercò di scacciare l’immagine di Shannon dalla sua mente, a lei e Jared c’erano voluti mesi per arrivare a quel punto ed ora lei aveva dei dubbi.
“tipico…” pensò di se stessa mentre si lasciava andare sul letto trascinando Jared su di lei.
Jared le mise una mano sotto la maglia e lei emise un gridolino.
-          Che c’è?- le chiese.
-          Hai le mani gelide- disse Aza.
-          Scusa- disse abbassandosi a baciarle il collo, senza però spostare la mano da sotto la sua maglia.
Lei lo attirò più vicino e cercò la sua bocca mentre con una mano cercava di slacciargli i jeans, quando Jared la sentì abbassargli la zip la fermò.
-          Non così, non voglio farlo in fretta al freddo-
-          Jared non è la mia prima volta- disse lei cercando di sdrammatizzare.
-          È la nostra-
-          No non lo è- disse lei.
-          Sai cosa voglio dire- le disse sollevandosi e allungandole la mano per aiutarla a fare lo stesso.
-          Come vuoi- disse lei alzando scherzosamente le mani in segno di resa.
Jared la prese tra le braccia inspirando il suo profumo, gli era costato troppo non farlo per tutti quei mesi, giocare ad essere un bastardo senza cuore, gli era costato fatica non starle vicino.
Tornarono a casa e aiutarono Shannon e Costance a preparare il pranzo, anche se fu solo Aza ad aiutare dato che nessuno voleva far lavorare il festeggiato.
Il resto della giornata trascorse piacevolmente, fecero due passi in città e si godettero il clima natalizio della Luisiana.

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Capitolo 24
*** 24 ***


Dopo cena Jared era seduto sul divano a parlare con la madre, ma era distratto da Shannon e Aza che scherzavano e parlavano mentre asciugavano i piatti in cucina, si stava domandando se lui avrebbe mai potuto avere con Aza lo stesso rapporto che lei aveva con il fratello.
-          Jared?- disse Costance seguendo lo sguardo assente del figlio minore.
-          Scusa ero distratto-
-          Lo vedo, lei ti interessa molto non è così?- disse spostandosi gli occhiali sulla testa.
-          Si, mi interessa- ammise, accavallando le gambe e mettendosi a smanettare col cellulare.
Aza e Shannon li raggiunsero con le giacche in mano.
-          Vi vanno due passi?- disse Aza.
-          Con questo freddo?- disse Jared.
-          Freddo? Andiamo Jared ci sono almeno 15 gradi, non è così freddo- disse lei prendendolo per un braccio e cercando di farlo alzare dal divano.
-          Sono stanco- rispose freddo, si stava chiedendo come mai lei non capisse che voleva restassero soli, senza Shannon e la madre.
-          Va bene, ci vediamo dopo allora- disse Shannon aprendo la porta e uscendo con Aza.
I due salirono in auto e si diressero in città, Shannon le aveva parlato di un bar che faceva la cioccolata calda con la cannella e lei non vedeva l’ora di provarla, anche se avrebbe voluto che Jared fosse con loro.
Costance osservò il figlio minore salire le scale e andare in camera sua, era sempre stato un ragazzo difficile, era come se avesse costante bisogno di conferme su qualsiasi cosa e allo stesso tempo non si esponeva mai troppo nel mostrare i suoi sentimenti.
Si alzò dal divano e lo raggiunse.
-          Dovresti raggiungerli- gli disse sulla porta.
-          No-
-          Jared santo cielo, come puoi pensare che lei riesca a stare bene con te se ti comporti sempre in questo modo, cerca di essere più…-
-          Come Shannon?- disse lui.
-          No tesoro, cerca di essere solo più te stesso, sii la persona che io e tuo fratello conosciamo da una vita- gli disse.
Jared raggiunse la madre sulla porta e le diede un leggero bacio sulla guancia.
-          Non c’è di che- disse lei.
-          Non aspettarci alzata- disse prendendo la giacca e le chiavi dell’altra auto.
Shannon e Aza erano seduti ad uno dei tavoli e parlavano del viaggio in Messico di lei e di quello che aveva fatto lui anni prima.
Aza si sentì sfiorare la spalla e quando si voltò incontrò gli occhi di ghiaccio di Jared.
-          Ho cambiato idea- disse lui guardandoli.
Aza gli sorrise e lo fece accomodare accanto a lei.
-          Come sapevi che eravamo qui?- gli chiese.
-          Nostra madre ci portava sempre qui, la sera del mio compleanno, e poi è l’unico posto ancora aperto- disse lui sfregandosi le mani per scaldarle.
Fece per metterle in tasca ma Aza gliene prese una e la mise nella tasca della sua giacca per scaldarlo.
Shannon gli sorrise e prese un altro sorso della sua cioccolata, quando posò la tazza Aza iniziò a ridere e il fratello abbozzò un sorriso.
-          Che c’è?- chiese Shannon guardandoli entrambi.
Aza lasciò la mano di Jared e con un dito pulì la cioccolata sul labbro superiore di Shannon.
-          Ecco, sembravi un nazista, senza offesa- disse lei.
-          No figurati- rispose Shannon ridacchiando con lei.
Jared era ancora concentrato sulla sensazione che gli aveva provocato sentirla lasciare la sua mano, non era uno a cui piacevano le smancerie ma gli era mancato il contatto con lei e gli stava mancando anche in quel momento, mentre lei e il fratello si comportavano da amici di vecchia data e lui si sentiva di troppo tra loro.
Shannon pensò di lasciarli soli, Aza gli aveva parlato di quello che era successo tra loro quella mattina, tralasciando ovviamente la parte in cui pensava a lui mentre baciava Jared.
-          Ci vediamo domattina allora- disse alzandosi.
-          Notte- disse Aza mandandogli un bacio.
Jared  bevve lentamente il suo the mentre lei sgranocchiava i biscotti all’anice che Shannon aveva avanzato.
Posò la tazza vuota sul tavolino e si voltò verso di lei, Aza gli sorrise e gli diede un bacio leggero sulle labbra che lui si affrettò a ricambiare.
-          Sai di buono- le disse.
-          Lo so- rispose Aza facendolo sorridere.
Le accarezzò una guancia e la baciò di nuovo.
Restarono nel bar a parlare e scherzare fino alla chiusura, a Jared non era mai sembrato che il tempo fosse trascorso veloce come quella sera.
Presto si ritrovò a parcheggiare l’auto davanti casa e entrare con lei.
Aza Sali le scale con Jared e si fermò davanti alla porta di camera sua a guardarlo.
-          Ti va di ….- disse.
-          Assolutamente si- rispose Jared spingendola dentro la stanza.
Si sdraiarono sul letto dopo essersi frettolosamente spogliati a vicenda.
-          Dovremo fare piano- le disse solleticandole i fianchi con le dita.
-          Ok…- rispose Aza.
Iniziarono a baciarsi con passione e quando finalmente Jared entrò in lei si sentì felice, era una sensazione difficile da descrivere era come se volesse annullare se stesso dentro di lei, si abbassò a cercare la bocca di Aza e la baciò, lei lo strinse a se accarezzandogli la schiena, Jared le baciò il collo, sentiva che stava per raggiungere il limite nascose il viso nell’incavo del collo di lei per non fare troppo rumore e si lasciò andare.
Aza sentiva il peso di Jared sopra di lei, ma non era soffocante quindi non lo spostò, sperava solo non si fosse accorto che lei aveva finto, era decisamente andato troppo veloce, probabilmente la “paura” di essere scoperti non aveva aiutato.
 
Jared le baciò la clavicola e continuò fino al collo, sollevò il viso e la guardò , Aza teneva gli occhi chiusi, sembrava dormisse ma sapeva che non era così, con una mano raggiunse il lenzuolo e coprì entrambi.
-          Era ora che ti spostassi, stavi diventando pesante- disse Aza.
-          Probabilmente peso meno di te- disse lui.
-          Che stronzo….non è una cosa carina da dire ad una ragazza.- disse Aza dandogli un buffetto sulla guancia.
Lui le prese la mano e l’attirò verso di se.
Aza si accoccolò tra le sue braccia, anche se non era sua abitudine farlo, non era una da coccole, non che non le piacessero, ma come tutti quelli mai abituati a riceverne faticava a lasciarsi andare, sia nel coccolare che ne lasciarlo fare, era come se si sentisse sempre fuori luogo, essere abbracciata la faceva sentire a disagio perché non sapeva come ricambiare, si sentiva come un bambino al quale avevano appena regalato un orologio con le lancette senza che lui lo sapesse leggere, ne conosceva l’uso e le funzioni, ma non sapeva come rapportarvisi.
Con Shannon era più facile, lui aveva da tempo imparato che se lei non lo abbracciava non era per cattiveria, Aza aveva un suo modo di dimostrare affetto, non era dolce, non era smielata, era utile le piaceva dimostrare affetto facendo le cose, regalando a qualcuno un cd che non riusciva a trovare da anni, o la sciarpa vista quel giorno d’estate in un negozio.
Sentì che Jared si era addormentato e si sciolse dal suo abbraccio, avevano appena fatto l’amore e lei pensava a Shannon, decisamente qualcosa non andava.
Jared la sentì alzarsi dal letto, pensò che dovesse andare in bagno così fece finta di dormire, infondo era davvero stanco.
Aza accostò la porta della stanza senza far rumore e scese di sotto, aveva sete, ma specialmente voleva togliersi Shannon dalla testa in quel momento.
Si chiedeva come fosse possibile, le erano voluti mesi per stare con Jared, e adesso si facevano sentire solo dubbi nella sua testa, forse il suo rapporto d’amicizia con Shannon si era spinto oltre quello che lei aveva programmato, erano certamente diventati molto intimi, lui un pomeriggio era persino riuscito a strapparle qualche racconto su sua madre.
Finì di bere e sospirò, sentì una mano sfiorarle il fianco nudo e si voltò.
-          Prenderai freddo- le disse Jared avvolgendola nella sua camicia.
Aza lo guardò era davvero preoccupato per lei, infilò le braccia nella camicia e lui prese a chiuderle i bottoni, lei si sentì uno schifo e prima che potesse rendersene conto stava piangendo come una ragazzina davanti ad un Jared ancora più preoccupato.
-          Mi dispiace….è che io….oddio, Jared mi dispiace…- disse asciugandosi le lacrime.
Jared continuava a guardarla senza capire cosa le stesse succedendo.
Aza si avvicinò a lui e lo abbracciò.
-          Stringimi- disse piano.
Jared fece come lei gli aveva chiesto la strinse forte a se e in seguito tornarono in camera da letto.
 

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Capitolo 25
*** 25 ***


Le settimane seguenti furono strane per Aza, con Jared le cose stavano andando bene, troppo bene, non litigavano da più di due settimane, niente battute sarcastiche o frecciatine tra loro, Jared era come entrato in modalità fidanzato perfetto e questo non faceva che farla stare peggio dato che ogni volta che vedeva Shannon non riusciva a non rientrare in quella sorta di rapporto di amicizia-amore che aveva con lui,  anche se a Jared non dava fastidio che stessero così bene insieme, gli faceva piacere che suo fratello avesse finalmente un buon rapporto con una delle sue fidanzate.
Quella mattina Aza si svegliò con il suono del campanello, aprì gli occhi e si ritrovò il muso di Lucifero a pochi centimetri dal naso, dopo essersi sollevata si rese conto di essersi addormentata sul divano mentre rileggeva la bozza di un capitolo, stava lavorando davvero tanto, ma era necessario voleva fare un buon lavoro.
Il campanello suonò nuovamente e lei andò ad aprire.
-          Aza….che ci fai ancora così?- le disse Jared scocciato.
-          Cosa …? Perché?- chiese lei cercando di fare mente locale mentre richiudeva la porta.
-          Aza, abbiamo un pranzo con Shannon e la sua nuova amica- disse Jared mettendo delle virgolette simboliche mentre pronunciava la parola amica.
-          Me ne ero scordata, scusa ho lavorato  tutta la notte- ammise lei.
-          Ti do una mezzora, non di più- disse lui controllando l’ora sul cellulare.
-          Ok, grazie- disse lei avvicinandosi per dargli un bacio.
-          Il bacio, magari dopo…. Ti sei appena svegliata e…-
-          Che stronzo che sei- disse lei salendo le scale.
Jared si sedette sul divano e si mise a leggere il capitolo posato sul tavolino, purtroppo non capiva le correzioni a biro dato che erano in italiano, ma gli piaceva il modo che lei aveva di scrivere e poi sapeva che lei gli avrebbe fatto leggere tutto una volta finito.
Aza fece la doccia più veloce della sua vita, la concentrazione per il lavoro le aveva permesso di non pensare a Shannon, fino a quel momento almeno, sicuramente si sarebbe trovata a pranzo con una dea ucraina, bionda e con due tette da paura come contorno, si asciugò i capelli e andò a vestirsi.
Quando scese di sotto Jared la squadrò come il più classico degli stronzi belli e che sanno di esserlo.
-          Che c’è?- chiese lei.
-          Non hai niente di meglio…- disse facendola risalire con lui.
-          Cosa non va scusa?-
-          Jeans e maglietta….Aza andiamo….lo so che stai lavorando e sei stressata ma ogni tanto vorrei vederti vestita carina e non solo in tenuta da scrittrice psicotica-
-          Disse l’uomo che quando prepara un nuovo album sembra un barbone della stazione-
-          I barboni non hanno il BlackBerry e il Mac….metti questo- le rispose risoluto porgendole un abito verde scuro.
Aza lo indossò e lui le passò anche una giacca e le scarpe da mettere.
-          Ok ora che mi hai vestito come una stupida Barbie possiamo andare o vuoi registrare le frasi che devo dire?-
-          Non essere acida Aza….non ti devono venire, quindi non rifilarmela come scusa per questo tuo caratteraccio-
-          Scusa come …..cioè tu sai quando… sai, non voglio sapere perché tu sai quando mi viene il ciclo, è troppo strano- disse sorridendo.
Jared la raggiunse sulla porta e le passò un orecchino in argento.
-          Grazie- disse Aza dandogli un bacio sulla guancia.
Aza prese le chiavi della sua auto ma Jared gliele tolse di mano rimettendole a posto.
-          Sei stanca e si vede, guido io- disse facendole segno di precederlo fuori.
Aza non disse nulla, sapeva che lui aveva ragione, non ricordava a che ora si fosse addormentata la notte precedente ma era certa di non aver riposato poi tanto, ad essere onesta temeva di addormentarsi in auto.
Jared parcheggiò a pochi metri dal ristorante, vide Shannon ancora fuori ad aspettarli con Kelly la sua nuova amichetta, lui e Aza attraversarono la strada e li raggiunsero.
-          Sei in ritardo fratellino, non è da te- disse Shannon.
-          Non è colpa sua Shan- rispose Aza anticipando Jared.
-          Allora non fa nulla. Comunque lei è Kelly- disse Shannon presentandola ad Aza.
-          Piacere, tu sei la scrittrice vero?- chiese Kelly allungando la mano ad Aza.
-          Si, sono la scrittrice-rispose Aza sorridendole.
Entrarono nel ristorante ordinarono, fortunatamente per Aza il servizio era abbastanza veloce, aveva dovuto fare le cose talmente in fretta quel giorno che non aveva neppure fatto colazione.
-          Che bell’anello- disse Kelly indicando l’anello che le aveva regalato Shannon e che Aza indossava sempre.
-          Grazie- disse Aza lasciandosi sfuggire un’occhiata verso Shannon.
-          Sono mesi che le chiedo chi glielo ho regalato, le piace davvero tanto, pensa che la settimana scorsa le ho regalato una fedina in oro bianco con uno smeraldo, lei ha detto che le piaceva e l’ha messo in cassaforte- disse Jared sorridendo.
-          Jared, smettila, mi piace davvero, solo che con quello che sarà costato non voglio perderlo o rovinarlo- cercò di giustificarsi Aza.
-          La verità è che probabilmente ami quest’anello più di me- sentenziò Jared.
-          Ma smettila….-
-          No, sono serio, scommetto che te lo ha regalato il tuo grande amore….- disse Jared scherzandoci su.
Shannon guardò Aza e le sorrise, sapeva che Jared stava scherzando, ma si chiese come mai Aza non gli avesse mai detto che quello era un suo regalo.

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Capitolo 26
*** 26 ***


Aza finì di bere e posò il bicchiere sul tavolo, aveva delle fitte tremende al basso ventre, ma non voleva far preoccupare nessuno, si alzò educatamente e andò in bagno, conosceva bene il problema erano anni che soffriva di cisti ovariche e nei periodi di forte stress il suo problema come quello di chiunque altro si faceva sentire.
Si sciacquò più volte il viso , senza preoccuparsi del trucco, voleva solo che passasse tutto, cercò di regolarizzare il respiro per calmarsi ma il dolore era così intenso che non riusciva a pensare ad altro che a quello.
Uscì dal bagno cercando di mantenere il controllo sul suo corpo, nonostante fosse assai difficile in quel momento, appena raggiunse il tavolo il primo sguardo che incontrò fu quello di Shannon, lo vide sbiancare davanti a lei e suppose di non aver propriamente una bella cera.
-          Che hai?- chiese Shannon preoccupato alzandosi.
-          Credo di non stare bene, puoi portarmi al pronto soccorso?- disse Aza girandosi verso Jared visibilmente preoccupato come il resto dei presenti.
-          Certo- disse alzandosi – Shan per il pranzo…-
-          Ci penso io, vai- disse Shannon anticipandolo.
Jared e Aza uscirono dal ristorante e lui guidò fino all’ospedale più vicino, non era mai stato tanto preoccupato per qualcuno come in quel momento, si voltava spesso a guardarla, lei teneva gli occhi chiusi e stringeva la stoffa del vestito tra le mani, ma non gli sembrava spaventata, era come se non fosse la prima volta che le succedeva.
-          Ti è già successo prima?- le chiese agitato.
-          Si, Jared mi è già successo, sono cisti ovariche…- rispose lei stringendo i denti per una fitta.
-          Perché non me ne hai mai parlato- sbottò.
-          Non è un’ argomento di conversazione abituale tra due persone-
-          Noi non siamo “due persone” io sono il tuo compagno e credo di meritare di sapere certe cose- le disse.
Aza non rispose, erano arrivati in ospedale, scese dall’auto e entrò da sola mentre Jared cercava parcheggio, lo aveva fatto da sola molte volte, conosceva la procedura, averlo lì la rendeva solo più agitata non aveva voglia di litigare con lui, non in quel momento.
Si sedette dopo aver parlato con l’infermiera, sentì il cellulare suonare e rispose.
-          Come stai?- le chiese Shannon.
-          Mi visiteranno tra poco, mi dispiace per il pranzo-
-          Non fa nulla. È di nuovo quel problema?- le chiese.
-          Si, siamo alle solite- rispose lei, rendendosi conto in quel preciso istante che Jared aveva ragione, lei lo aveva tagliato fuori da molte cose di se stessa, cose che invece Shannon conosceva.
-          Chiamami appena siete a casa- le disse Shannon.
-          Certo- rispose Aza prima di riattaccare.
Vide Jared avanzare verso di lei, aveva dipinta in volto un’espressione strana, era sicuramente preoccupato ma anche arrabbiato, forse deluso del fatto che lei non si fidasse di lui abbastanza da parlargli di questo problema.
Jared si sedette accanto a lei e accavallò le gambe, se glielo avessero chiesto non sarebbe stato in grado di descrivere la quantità di cose che gli passavano per la testa in quel momento, vide la porta dello studio davanti a loro aprirsi e il medico chiedere ad Aza di accomodarsi.
-          Vuoi che ….-
-          No, faccio da sola- disse lei senza neanche lasciargli finire la frase.
Prese in mano una delle riviste e iniziò a sfogliarla distrattamente, “faccio da sola”, quanto odiava quella frase, era come se lei gli dovesse dimostrare in ogni circostanza che aveva il pieno controllo di tutto, che non aveva bisogno di nessuno, starle vicino si stava rivelando più complicato di quanto lui avesse messo in conto.
Aza uscì dallo studio medico con in corpo una massiccia dose di farmaci e una prescrizione di altre simpatiche pillole colorate per i mesi seguenti.
Jared era seduto nella stessa posizione di quando lei era entrata, alzò lo sguardo e senza dirle nulla si incamminò verso l’uscita, quella fu per lei la conferma che fosse davvero arrabbiato.
Durante tutto il tragitto dall’ospedale a casa Jared si richiuse nel silenzio più totale, interrotto solo da qualche occhiata ,quando faceva dei dossi o frenava bruscamente sentendola, gemere leggermente per il male.
Una volta arrivati a casa di Aza entrò con lei e la fece mettere  a letto come aveva detto il medico,le porse un bicchiere d’acqua e fece per uscire dalla stanza.
-          Jared…aspetta- disse lei mettendosi a sedere sul letto.
-          Ha detto che devi stare sdraiata, rimettiti giù- disse serio.
-          Resta qui dai, mi dispiace-
-           Ti ho lasciato sul comodino tutto quello che ti serve, hai detto che lo hai già fatto da sola quindi, non serve che resti- rispose secco uscendo dalla stanza.
-          Jared…- disse lei senza ottenere altra risposta.
Si rimise sdraiata e chiuse gli occhi cercando di addormentarsi, Lucifero balzò sul letto seguito da Merlino e si misero accanto a lei, iniziò ad accarezzarli dolcemente e si addormentò cullata dalle loro fusa.
Jared era seduto sul divano in casa di Aza e leggeva alcune cose al pc, non aveva avuto il cuore di andarsene, ma l’atteggiamento di lei lo aveva ferito molto quel giorno, spense il pc e guardò che ora si fosse fatta, erano ormai passate le otto di sera, decise di salire di sopra vedere come stesse, l’ultima volta che era andato a controllare dormiva.
La trovò abbracciata a cuscino con Merlino che le dormiva accanto alle gambe, le spostò una ciocca di capelli da davanti agli occhi e la guardò attentamente, se la osservava bene poteva vedere ogni singola imperfezione del suo viso, le sfiorò una guancia con il dorso della mano e lei aprì gli occhi guardandolo interdetta.
-          Pensavo te ne fossi andato- disse.
-          Non sono così stronzo- rispose serio.
-          Jared…mi dispiace, è che io non pensavo di dovertene parlare, è passato molto tempo dall’ultima volta che ho avuto problemi- disse Aza cercando di giustificarsi.
-          Potrebbero anche essere passati secoli, non mi interessa, dovevi dirmelo e basta- disse lui.
Aza si mise a sedere sul letto e sentì una lieve fitta, nulla a che vedere con quelle di quel pomeriggio ma le scappo comunque una smorfia.
-          Tutto ok?- chiese Jared.
-          Si, non è nulla, volevo scendere a mangiare qualcosa- disse Aza.
Scesero di sotto e si sedettero in cucina a sgranocchiare biscotti, Aza non aveva voglia di cucinare e Jared non era portato.
-          Dovrai imparare a cucinare, se vuoi che le cose tra noi funzionino- le disse lei scherzosamente mentre prendeva un altro biscotto.
-          Ci penserò- le rispose
Aza gli sorrise, in quel momento suonarono alla porta, lei fece per alzarsi ma Jared le fece segno di stare ferma e andò ad aprire.
-          Ciao- disse trovandosi davanti Shannon.
-          Ciao, come sta? Ho portato qualcosa da mangiare-
-          Sta meglio, è in cucina vieni- disse Jared facendolo entrare.
-          Shan….mi hai portato da mangiare!- disse Aza sorridendogli.
Shannon posò il contenitore di plastica con la pasta sul tavolo e si chinò a baciarle la fronte, poteva essere un gesto come un altro agli occhi di uno sconosciuto, ma Jared si accorse della sfumatura, non troppo velata di preoccupazione nel volto del fratello, gli aveva assicurato di averla dimenticata, che fossero ormai solo amici, ma era bastato un bacio così semplice a tradirlo.
-          Fortuna che ci sei tu Shan- disse Aza riportando Jared alla realtà.
-          Fratellino, intuisco che lei sappia delle tue non doti culinarie- disse Shannon ridacchiando con lei.
-          Già, lo sa- rispose Jared tornando a sedersi accanto a lei.
Shannon e Jared restarono a casa di Aza per quasi tutta la sera, poi Shannon li salutò e li lasciò soli.
Aza si sedette accanto a Jared sul divano e lui le sorrise debolmente.
-          Adesso vado anch’io, domani sarà una giornata intensa- le disse.
-          Ok- rispose Aza.
Jared si alzò e si infilò la giacca.
-          Lunedì parto per New York, passerò domani  sera  a salutarti ok?- le disse.
-          Certo- rispose Aza sospirando, non riusciva a capire per cosa fosse arrabbiato in quel momento, pensava si fossero chiariti, ma era chiaro che qualcosa non andasse.
Jared si abbassò per darle un bacio leggero sulla guancia, Aza lo trattenne e gliene diede uno sulle labbra.
-          Buona notte- gli disse.
-          Notte- disse Jared prima di uscire dalla porta.
Si sedette nella sua auto e si prese alcuni minuti per pensare, forse prendersi del tempo per se stesso l’avrebbe aiutato a far chiarezza riguardo i suoi sentimenti per lei, avviò il motore sperando che fosse realmente così.

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Capitolo 27
*** 27 ***


La sera seguente Jared passò a salutare Aza, lei ebbe come la sensazione che qualcosa fosse realmente cambiato tra loro, Jared era passato dalla modalità fidanzato perfetto a quella marito scorbutico che non vede l’ora di restare solo, lei sapeva che sarebbe rimasto a New York per una ventina di giorni e sperò che quel periodo di separazione servisse ad entrambi, continuava a pensare che avessero fatto il passo più lungo della gamba e inoltre, continuava a pensare a Shannon, non riusciva a non includerlo nei suoi pensieri.
I giorni passarono Aza prese regolarmente le pillole prescritte dal medico e il dolori si attenuarono fino a passare del tutto.
Erano all’incirca una decina di giorni che Jared era partito per New York, Aza controllò l’orario e decise di provare a chiamarlo.
-          Jared?...- disse sentendo che aveva preso la chiamata ma non le rispondeva.
-          No, sono Liv ! Jared è sotto la doccia, vuoi lasciare un messaggio chiese la voce di una ragazza all’altro capo del telefono.
-          No, ti ringrazio- rispose Aza riattaccando.
Si prese alcuni minuti per radunare le idee e poi dato che pensare non stava funzionando affatto decise di prendere la macchina e uscire.
Guidò finchè non fu stanca di farlo, accostò l’auto e parcheggiò, era da qualche parte sulle colline, la vista era fantastica e lei si sentiva con i nervi a pezzi, “dovevo aspettarmelo” disse a se stessa sedendosi ad osservare il panorama.
Sentì il cellulare vibrare e rispose.
-          Ciao…- disse Jared.
-          Ciao, come sta Liv?-
-          Aza…andiamo non è come pensi-
-          Allora dimmi com’è….sai io penso che non hai saputo tenere l’uccello nelle mutande, come al solito del resto- disse lei mantenendo un tono stranamente pacato, un po’ come se si fosse rassegnata alla situazione, un po’ come se fosse grata a Jared per il fatto di averle dato una motivazione per chiudere qualsiasi cosa ci fosse tra loro.
-          È inutile che ti dica cazzate, me la sono portata a letto, ne avevo bisogno…credo dovremmo prenderci una pausa di riflessione, sono arrivato alla conclusione che abbiamo corso troppo- le disse.
-          Sai Jay anche io sono giunta ad un’importante conclusione, vaffanculo!- disse Aza chiudendo la chiamata e spegnendo il cellulare.
Jared sospirò, le aveva detto della pausa di riflessione solo perché voleva capire quanto lei ci tenesse, voleva solo che lei gli dimostrasse che quello che c’era tra loro fosse importante per entrambi e valesse la pena continuare a provare, ma lei non l’aveva fatto.
Aza prese in mano il cellulare e lo lanciò con tutta la forza che aveva, quasi volesse lanciare via tutto quello che era successo nell’ultimo anno nella sua vita, decise che non avrebbe più avuto niente a che fare con Jared e Shannon, per lei era troppo complicato il rapporto con entrambi.
Si prese alcuni giorni per se stessa e poi prese la decisione di trasferirsi a San Francisco, non poteva andare molto lontano dato che Joe abitava a Los Angeles, ma sentiva il bisogno di mettere comunque delle distanze tra lei e quello che aveva vissuto in quella città.
La sera prima della sua partenza per San Francisco era seduta sul suo divano e guardava distrattamente la tv, non avrebbe venduto la casa di Malibù, infondo le piaceva, suonarono alla porta e lei andò ad aprire convinta fosse Joe.
-          Shan…- disse interdetta quando se lo ritrovò davanti.
-          Ho dovuto incrociare Joe per caso, sulla Sunset per sapere che domani parti, mi vuoi dire che sta succedendo?- le chiese.
-          Ho bisogno di cambiare aria Shan…-
-          Andiamo Aza, non dirmi che è per via di mio fratello, è solo una pausa di riflessione, lo sai che gli piaci-
-          Se gli piaccio ha uno strano modo di dimostrarlo, comunque non è solo per lui, il mio mondo non ruota intorno ai Leto- disse secca.
-          Grazie per la puntualizzazione- rispose Shannon bruscamente.
-          Posso chiederti di andare, devo riposare- disse lei.
-          Senti, posso capire perché ce l’hai con Jared, ma io che cazzo centro?-
-          Tu….maledizione Shannon, tu centri sempre…-
-          Cosa? Che vuoi dire?-
Aza non disse nulla, Shannon si sporse verso di lei e la baciò sulle labbra, fece per allontanarsi ma Shannon la trattenne, la strinse a se e si rese presto conto di non aver mai smesso di volerla, nonostante tutto quello che si era raccontato e aveva raccontato, per lui stare con lei era sempre come la prima volta che l’aveva vista allo Chateaux quella sera, lo faceva sentire bene, si staccò da lei e posò la sua fronte su quella della ragazza.
-          Ci ho provato….Cristo se l’ho fatto…ma tu non te ne vuoi andare dalla mia testa- le disse, ammettendolo per la prima volta anche con se stesso.
-          Shan…-disse Aza, prima che lui le posasse un dito sulle labbra.
-          Non partire- le chiese chiudendo gli occhi.
-          Ma..-
-          Non partire- ripeté stringendola forte – sistemeremo tutto, ma non partire- aggiunse prendendole il viso tra le mani e guardandola.
-          Ok- rispose lei mentre Shannon faceva nuovamente incontrare le loro labbra, come se dovesse colmare la mancanza di tutto quel tempo senza di lei.
Passarono un paio di giorni, Aza non aveva disdetto l’affitto dell’appartamento,  ma non era quella la cosa che la preoccupava maggiormente, parlare con Jared lo era.
Aveva mandato a Jared una mail, il giorno precedente dicendogli che doveva parlargli e quel pomeriggio l’avrebbe fatto.
Arrivò davanti a casa di lui e suonò alla porta.
-          Entra- le disse Jared dopo aver aperto.
Aza si sedette sul divano e lui la raggiunse.
-          So di cosa vuoi parlarmi Aza. Shannon me lo ha detto-
-          Oh…-
-          Sei innamorata di lui?- le chiese.
-          Non lo so, ad essere onesta non lo so- rispose Aza sinceramente.
-          E di me?-
-          Jared…-
-          Aza, non si può stare con due persone, devi per forza amarne una più dell’altra-
-          E se le amassi entrambe ma per ragioni diverse?- disse lei.
-          Non cambia niente, devi capire chi vuoi davvero, devi scegliere Aza, devi farlo anche per rispetto mio e di Shannon.-
-          Hai ragione- ammise lei alzandosi dal divano, si abbassò e gli diede un bacio sulla fronte prima di uscire.
Si incamminò verso casa con una miriade di pensieri che le affollavano la mente, doveva decidere, di quello era certa, doveva farlo per se stessa e per loro, non era una situazione facile, soprattutto non era così bella come la facevano sembrare nei romanzi rosa, scegliere tra due persone alle quali tieni era davvero uno strazio.
Una volta arrivata a casa si lasciò andare sul letto e nascose la testa sotto uno dei cuscini, voleva solo che al suo risveglio la soluzione fosse a portata di mano.
Venne bruscamente risvegliata da un rumore di cocci, alzo la testa e vide uno dei vasi di vetro che teneva nell’ingresso sparso a terra in mille pezzi, con Lucifero che lo fissava con l’aria di chi ,non aveva assolutamente nulla a che fare col misfatto.
-          Lucifero…maledizione- disse alzandosi e andando a pulire.
Dopo aver riposto tutti i vetri nell’immondizia si sedette nuovamente sul letto e diede una rapida occhiata all’ora che si era fatta, erano le dieci di sera passate.
La sua attenzione venne catturata da Merlino che giocherellava con qualcosa di nascosto sotto il comodino, si sporse e dopo aver spostato il gatto, prese in mano la catenina che le aveva regalato Jared a Disneyland, se la rigirò tra le mani pensando e ripensando a tutto  quello che era successo nel corso di quell’anno, Shannon le aveva chiesto di restare e lei lo aveva fatto, si chiese se avrebbe fatto lo stesso se a chiederlelo fosse stato Jared, indubbiamente tra loro c’era un rapporto diverso da quello che lei aveva con Shannon, erano simili, molto simili, avevano bisogno di essere amati, capiti, erano le classiche persone che non si dovrebbero mai incontrare, perché finirebbero col desiderarsi senza restrizioni e detestare nell’altro tutto quello che in realtà odiano di se stessi.
Si lasciò andare sul letto e passò una mano sul viso per massaggiarsi le tempie, doveva capire cosa voleva, forse lo sapeva già, ma le mancava il coraggio per fare la scelta definitiva, non aveva paura dell’amore che avrebbe ricevuto, era impaurita dal fatto di poter non essere in grado di darsi a sua volta.
Sentì gli occhi riempirsi di lacrime e pianse, lo fece fino a farsi mancare il respiro, sentiva solo le lacrime scivolarle calde sul viso, le sembrava di essere lontana anni luce da tutto e tutti, il mondo sarebbe potuto implodere che lei sarebbe rimasta concentrata solo su se stessa, cercò di regolarizzare il respiro e riprendere il controllo di se, aveva la nausea tanto si era agitata.
Il suono del campanello la riportò definitivamente alla realtà, si sollevò dal letto e si asciugò frettolosamente gli occhi, si sentiva stravolta a pezzi, ma per una ragione che lei stessa non riusciva a spiegarsi stava andando ad aprire la porta.
Fece un bel sospiro e aprì senza neppure controllare chi fosse dallo spioncino.

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Capitolo 28
*** 28 ***


Il suo cuore perse un battito quando si trovò davanti, Shannon e Jared, già le era difficile affrontarli uno alla volta, insieme le sarebbe stato impossibile specialmente nelle condizioni psicologiche in cui si trovava in quel momento.
-          Hai pianto…- le disse Jared guardandola.
-          No, è che mi è andato qualcosa nel….-
-          In entrambi?...- disse  senza lasciarla finire.
-          Si….volete entrare?- chiese guardando Shannon stavolta che le sorrise.
Jared e Shannon si accomodarono sul divano e Aza restò in piedi davanti a loro.
-          Aza noi…- disse Shannon.
-          Shan….aspetta- disse lei sospirando- non posso scegliere, non ce la faccio, non riesco a decidere di rinunciare a uno di voi due, l’unica cosa ragionevole da fare è lasciar perdere tutto, non starò con nessuno dei due, riprenderemo le nostre vite tutti e tre e…-
-          Sei una cretina, i problemi si risolvono non si nascondono, due di noi potrebbero essere felici, così neghi a tutti e tre la possibilità di esserlo- sbottò Jared.
-          Jared…-
-          No Jared un cazzo, non siamo degli adolescenti, siamo tre adulti…- disse alzandosi e andandole vicino.
-          Si lo siamo, e io come persona adulta scelgo di lasciar perdere tutto-
Shannon si alzò dal divano e uscì sbattendo la porta, era stanco troppo stanco, amare qualcuno non poteva fare così male, pensò mentre metteva in moto e si allontanava da casa di Aza.
-          Contenta?- le chiese Jared prima di uscire a sua volta per cercare di parlare col fratello.
Aza sentì la porta sbattere una seconda volta e Jared mettere in moto l’auto, per tutta la frustrazione accumulata fino a quel momento salì le scale di corsa e dopo aver buttato alcune cose in una borsa e preso i gatti salì in auto e partì.
Non aveva la più pallida idea di dove stesse andando, di cosa stesse facendo, stava semplicemente mettendo km tra lei e loro, quella per lei era la cosa più importante in quel momento.
Davanti a lei si apriva la strada, dritta e rassicurante, lesse un’indicazione per San Francisco e imboccò l’entrata, aveva pur sempre affittato una casa lì e le chiavi le erano state consegnate pochi giorni fa, la casa era ammobiliata, doveva solo guidare, si voltò un istante a guardare i suoi gatti nelle gabbiette che dormivano tranquilli e continuò a guidare.
Jared aveva raggiunto il fratello a casa sua, erano stati forse troppo avventati, le avevano teso decisamente una bella imboscata, presentandosi da le alle dieci di sera passate per parlare di quello.
Dopo aver convinto Shannon a tornare da lei per scusarsi risalirono in auto.
Jared parcheggiò davanti casa di Aza e scesero, suonarono un paio di volte ma nessuno rispose.
-          Aza andiamo apri- disse Jared abbassando la maniglia della porta a vetri che era aperta, entrarono e Shannon capì velocemente cosa le fosse passato per la testa e dove potesse essere.
-          Ma dove cazzo è?- disse Jared allarmato dal fatto che avesse preso anche i gatti con lei.
-          Jared…calmati-
-          Calmarmi? Non sappiamo neanche dov’è- sbottò lui.
-          Jared-
-          No, adesso la chiamo-
-          Rispondi….Aza cazzo rispondi….- aggiunse Jared con il cellulare in mano.
Provò a chiamarla un paio di volte m senza successo.
-          Come fai a essere così tranquillo?-
-          So dov’è- disse Shannon.
-          Bene allora andiamo-
-          No-
-          Come sarebbe no?-
-          Ha solo bisogno di tempo….- disse Shannon.
-          Oh certo, tempo e immagino che dato che tu sai dov’è domani andrai da lei così da chiudere il gioco a tuo favore- disse Jared cattivo.
-          È a San Francisco, ha una casa lì… e adesso che lo sai anche tu a te la mossa Jay- disse uscendo dalla casa di lei e risalendo nell’auto del fratello.
Jared si sentì un verme per aver detto una cosa così cattiva al fratello, non ne aveva alcun diritto ma quando c’era lei di mezzo non riusciva più ad essere razionale come una volta.
-          Perdonami.- disse al fratello risalendo in auto.
-          Già fatto, la amiamo entrambi …- rispose Shannon.
-          Sì, e questo è un fottuto casino Shan- disse Jared, partendo per riportare il fratello a casa sua.
Guidò in silenzio, migliaia di pensieri gli affollavano la mente, era arrabbiato con lei per quella situazione, ma lo era anche con se stesso, le cose si fanno  in due, in questo caso le avevano fatte in tre.
Shannon era tremendamente silenzioso e questo a Jared non piaceva affatto, poteva solo voler dire che l’aveva presa molto male.
Lo lasciò a casa sua e dopo averlo salutato ripartì, era già certo che quella notte , non avrebbe chiuso occhio, forse non lo avrebbe fatto fino ad una mail o una chiamata di lei.
Aza ci mise un po’ a ritrovare la strada che portava alla casa di San Francisco, c’era stata solo di giorno fino a quel momento, ma alla fine arrivò.
Dopo aver parcheggiato nel vialetto, prese i gatti e la borsa ed entrò, era talmente stanca che dopo aver preparato l’occorrente per i suoi gatti si lasciò andare sul letto mettendoci sopra soltanto un misero lenzuolo di cotone, quella giornata l’aveva decisamente fatta a pezzi.
Quando si risvegliò il giorno seguente i suoi gatti dormivano beatamente infondo ai suoi piedi, si alzò e dopo una doccia veloce, uscì di casa per comprare qualcosa per riempire la dispensa e il frigorifero.
Non appena si chiuse la porta di casa alle spalle venne circondata dai colori del quartiere di Mission, l’aveva scelto tra tutti quelli visitati per quel motivo, per la vita che potevi respirarci attraverso ogni cosa, ogni facciata di case, negozi, era come un caleidoscopio meraviglioso di murales e sorrisi.
Si incamminò lungo la strada cercando di farsi trasportare dal sole e dall’azzurro del cielo che quella giornata le stava offrendo, voleva prendersi ancora qualche minuto per lei, voleva tempo, non era scappata per sempre, voleva solo decidere senza pressioni.
Stava uscendo dal centro commerciale con una borsa piena dello stretto necessario quando vide un cartellone pubblicitario di una nota  marca per il quale Jared aveva fatto da testimonial, le fece uno strano effetto, non le sembrava neanche lui, era così impostato, così finto, riflettendo un istante si rese conto che infondo era lui, una parte di lui era esattamente così.
Tornando a casa si mise a riflettere sul suo rapporto con Jared, era lontano anni luce da quello rassicurante ed amichevole che aveva con Shannon, ma non riusciva a fare a meno di lui nella sua vita, Jared , quando pensava a lui le saltava subito alla mente il pomeriggio passato ad ascoltare musica in quella casa in Louisiana, avevano condiviso meno tempo insieme rispetto a quello che lei aveva passato con Shannon, ma i momenti che aveva vissuto con lui anche se pochi erano stati tutti intensi, carichi di sentimento, e di parole non dette, che però erano sempre sulla punta della lingua di entrambi.
Affrettò il passo, si sentiva sempre peggio, non avrebbe dovuto andarsene, ma ormai lo aveva fatto, avrebbe voluto che Jared anzi che seguire il fratello fosse rimasto con lei il giorno precedente, avrebbe solo voluto essere abbracciata, ma nessuno dei due l’aveva fatto.

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Capitolo 29
*** 29 ***


Shannon era seduto sulla sua moto e osservava il panorama davanti a lui, il cellulare in mano e un sms già composto, doveva solo premere “invio”, voleva sapere come stava, era partita di notte e si era fatta sei ore di macchina,sospirò e inviò il messaggio ad Aza.
Era quasi sicuro che gli avrebbe risposto, infondo la sua era una domanda legittima, era solo preoccupato per lei.
Aza era seduta sul letto e osservava il messaggio di Shannon, decise di chiamarlo infondo lui voleva solo sapere come stesse.
-          Ciao- disse non appena le rispose.
-          Ciao, come stai?-
-          Tutto ok Shan, ho agito da ragazzina lo so-
-          Almeno te ne rendi conto, Jared era nel panico quando non ti ha trovata, gli ho dovuto dire che sospettavo fossi a San Francisco per farlo calmare un attimo-
-          Mi dispiace- disse Aza sentendo gli occhi riempirsi di lacrime, ma mantenendo comunque il controllo sulla sua voce così da non far capire a Shannon che stesse per mettersi a piangere.
-          Fatti sentire- le disse Shannon riattaccando, aver visto suo fratello stare così male per non averla trovata, gli aveva fatto capire quanto reali fossero i suoi sentimenti per lei, non voleva che soffrisse ancora, voleva vederlo felice e sapeva che con una come lei sarebbe potuto esserlo, dal canto suo lei gli piaceva, era innegabile, ma sapeva che il suo rapporto con le donne era più semplice di quello di Jared, avrebbe lasciato perdere per lui, sarebbe stato solo un buon amico per Aza.
Aza posò il cellulare sul letto e raccolse le ginocchia al petto nascondendovi il viso, si era sempre reputata una ragazza forte ma in quel momento si odiava per quanto era debole e completamente in balia dei suo sentimenti.
Ripensò a quello che Shannon le aveva detto a proposito del fratello, che era nel panico quando non l’aveva trovata, il solo pensiero le faceva perdere la voglia di sentirlo, sapeva che l’avrebbe distrutta al telefono con poche ma azzeccate parole.
Jared aveva parcheggiato l’auto a pochi isolati da casa di Aza, si era fatto dare l’indirizzo da Shannon, ma non gli aveva detto che si sarebbe fatto sei ore di macchina quello stesso giorno per andare da lei.
Prese il cellulare e la chiamò quando trovò la casa.
-          Pronto- disse Aza.
-          Sono qui sotto- le disse.
-          Cosa?-
-          Vuoi vedermi?-
Aza non disse nulla e lui chiuse la chiamata, si mise accanto alla finestra e lo vide allontanarsi.
Restò per alcuni istanti alla finestra a guardarlo andare via.
Jared girò l’angolo e sentì dei passi raggiungerlo, Aza lo abbracciò da dietro.
-          Resta- gli disse nascondendo il viso contro la sua schiena.
-          Dovresti stare con Shannon, lui sa prendersi cura delle persone - le disse voltandosi verso di lei.
-          Anche tu-
-          No- disse lui distogliendo lo sguardo.
-          Sali, dai non voglio che tu faccia dodici ore d’auto in un solo giorno, resta qui-
Jared ci pensò un attimo e decise di accettare, lei non aveva tutti i torti, aveva bisogno di riposare.
La seguì nel suo appartamento, Aza lo fece accomodare in soggiorno e gli offrì qualcosa da bere, la casa era decisamente spoglia, si vedeva che non aveva in programma di trasferirvisi realmente, Lucifero gli si mise accanto e iniziò a fare le fusa, non era mai stato un grande amante dei gatti, ma quei due mostri di pelo gli piacevano, erano come lei, davano il meglio solo in condizioni di piena fiducia.
Aza si sedette accanto a Lucifero e prese ad accarezzarlo, lui per tutta risposta la graffiò e scese dal divano, Aza fece per portarsi la mano alla bocca ma Jared la fermò per controllare cosa il gatto le avesse fatto.
-          È un graffietto Jay, me ne ha fatti di peggio quel tiranno- disse Aza sorridendo.
Jared sorrise e l’attirò verso di lui per abbracciarla.
-          Non mi sono mai piaciute queste cose, gli abbracci, le smancerie, lo sai sono uno stronzo a cui piace scopare, ma con te mi piace anche questo, facciamolo funzionare Aza- le disse stringendola più forte.
-          A te non piace mai niente Jay, sei sempre così concentrato su te stesso, sulla paura di perderti qualcosa che non ti accorgi che perdi le cose solo se le cerchi troppo-
-          Che vuoi dire?-
-          All’inizio mi volevi solo per soddisfazione personale, solo per confermare a te stesso che potevi avere me e qualunque altra donna al mondo e io non te la davo vinta, ti sei intestardito talmente tanto da convincerti che sarei stata tua ad ogni costo, ma lo sai quando hai iniziato ad interessarmi?-
Lui fece di no con la testa e la guardò.
-          Quando hai accettato di venire con me a Disneyland- disse Aza seria.
-          Sul serio?-
-          Sì, Jared sul serio, guarda- disse sfilandosi da sotto la maglietta la catenina che gli aveva regalato lui, oltre al ciondolo con lo stregatto c’era anche la fede che lui le aveva dato, quella che lei non metteva mai al dito e che Jared pensava non le piacesse.
-          Pensavo non ti piacesse, che non la mettessi perché non volevi impegnarti seriamente-
-          Lo so, quando me ne sono andata il tuo ciondolo è stata la prima cosa che ho preso e messo in tasca, se non vuoi più avere nulla a che fare con una persona, se per te non ha alcuna importanza non prendi la cosa che più te la ricorda con te, così ho preso anche l’anello e l’ho infilato nella catenina-
-          E questo?- le chiese sfiorandole quello che le aveva regalato Shannon e che lei portava sempre.
-          È un regalo di Shannon….-
-          Perché anzi che scegliere non stai con entrambi-
-          Che cazzo dici? Tu sei stato il primo a dirmi che dovevo scegliere-
-          Non mi ero reso conto di quanto fosse difficile per te,  e quanto potessi far stare male anche mio fratello-
-          Jared questa cosa non potrebbe funzionare, non…-
-          Perché no? Siamo artisti, chi meglio di noi piò far funzionare una cosa come questa?-
-          Mi sembra di impazzire Jared, Shannon non credo accetterà una cosa del genere, non sono certa di poterlo fare io per prima…- disse Aza alzandosi dal divano e muovendosi nervosa per la stanza.
-          Gli parlerò io- le disse lui raggiungendola.
-          No, ne parleremo insieme, domani. Resterai qui a dormire e domani torneremo a Los Angeles- disse Aza seria, non voleva che Jared facesse tutto da solo, voleva parlare con Shannon anche lei, vedere cosa ne pensasse in prima persona senza terzi a fare da intermediari.
Aza preparò la cena per entrambi e una volta finito si sedettero sul divano a guardare la tv.
Jared si sentiva stanco dal viaggio, ma dato che non sapeva se lei volesse che dormissero insieme o no, non si azzardava a farle presente la sua stanchezza.
Lei si alzò dal divano e andò nella camera da letto, si era accorta che era stanco, prese dei pantaloni della tuta che sapeva andar bene anche a lui e glieli portò.
-          Vai a cambiarti dai, ormai lo capisco quando sei stanco- disse allungandoglieli.
-          Grazie-
Jared uscì dal bagno dopo essersi cambiato, era dimagrito parecchio per girare il suo ultimo film e lei lo stava guardando come lui odiava essere guardato, con rimprovero.
-          Aza non sto morendo, e ho anche già ripreso sei chili dalle riprese-
-          Non ho detto nulla- rispose lei entrando nella camera da letto.
Jared restò sulla porta ad osservarla cambiarsi.
-          Che fai sulla porta Jay? Hai intenzione di dormire appoggiato allo stipite?-
-          Dormiamo insieme?-
-          Certo, non fare il bambino- rispose lei mettendosi a letto.
Jared la raggiunse e spense la luce accanto a lui.
Sapeva che sarebbe stata una lunga notte, ma fortunatamente era stanco abbastanza da non permettere ai suoi pensieri di tenerlo sveglio per tutto il tempo. P.s. vorrei informare le mie fedeli seguaci....XD che la FF sta per arrivare al suo epilogo.... ma non temete nella mia testa frullano già altre mille storie solo per voi v.v Kiss A.

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Capitolo 30
*** 30 ***


Il giorno seguente, dopo aver preso tutto quello che si era portata dietro e messo i gatti nelle gabbiette per tornare a Los Angeles, Aza salì in auto seguendo quella di Jared fino a casa.
Una volta arrivati davanti a casa di Aza la aiutò con le cose da scaricare ed entrarono.
-          L’affitto della casa a San Francisco quanto ti dura?- le chiese mentre lei gli porgeva un bicchiere d’acqua.
-          Sei mesi a partire da questo, ci tornerò per finire il romanzo a cui sto lavorando adesso- rispose lei.
-          Shannon ha detto che passerà stasera dopo cena, ci vediamo dopo.- le disse alzandosi e uscendo dalla porta di casa.
Aza  trascorse il resto della giornata a scrivere e rivedere i vecchi capitoli, voleva tenersi occupata il più possibile fino a quella sera.
Dopo cena si mise a scrivere nuovamente, suonarono alla porta e lei andò ad aprire.
Jared le sorrise e lei lo fece accomodare.
-          Come procede?- le chiese indicando il pc posato sul divano.
-          Bene spero- disse Aza abbozzando un sorriso.
-          C’è qualche personaggio che mi somiglia?-
-          Che megalomane che sei, mica posso scrivere solo di te- rispose lei facendolo sorridere.
Restarono a parlare del suo nuovo romanzo in attesa di Shannon.
Shannon arrivò da Aza e trovò il fratello già lì con lei ad attenderlo, si sedette sul divano e ascoltò quello che avevano da dire, anche se come sempre parlò solo Jared.
Lui e Aza erano solo il suo pubblico per quella sera, ma quello che stava dicendo gli sembrava una grandissima cazzata, conosceva Jared , non era in grado di condividere una bottiglia d’acqua figurarsi una donna, restò in silenzio fino alla fine e poi lo guardò.
-          Ti rendi conto della stronzata che mi stai proponendo?- gli disse
-          Perché?- rispose Jared.
-          Perché? Jay, questa cosa è assurda e mi meraviglia che tu sia d’accordo con lui- disse rivolgendo lo sguardo ad Aza.
-          È stata una mia idea- disse Jared.
-          Ma certo che è stata una tua idea, e come dovrebbe funzionare la nostra storia, io me la scopo i giorni pari e tu quelli dispari?- sbottò Shannon.
-          Perché non moderi i termini-disse Jared.
-          Ah certo, e da quando sei diventato un Lord nel parlare?-
-          Shan, calmati – disse Aza prendendogli un braccio con gentilezza.
-          Lasciami- le disse divincolandosi facilmente e uscendo in giardino, lasciandoli soli.
Jared si sedette sul bracciolo del divano, non aveva previsto una reazione così negativa da parte di Shannon, certo non si aspettava i salti di gioia ma neanche quello.
Aza restò per qualche minuto ad osservarli entrambi, poi decise di  uscire a parlare con Shannon, passò accanto a Jared e gli sorrise,sperando di avere più fortuna nel dialogo di quanto ne avesse avuta lui.
Shannon era seduto sul prato e giocherellava con i fili d’erba sotto le sue mani, non avrebbe voluto sbottare a quel modo, ma gli sembrava tutto così assurdo, come avrebbero potuto farla funzionare.
Aza si sedette accanto a lui.
-          Hei- gli disse Aza posando la spalla contro quella di lui con fare scherzoso.
-          Se decidiamo di farlo sarà un vero casino- le disse.
-          Forse no, Shan lo sai come sono fatta io, non sono come le atre….-
-          Non lo so secondo te? Se fossi come le atre non saremmo in questa situazione-
-          Quello che voglio dire e che anche Jared sa, che provare con questa strana relazione potrebbe risolvere il nostro problema-
-          Potrebbe, ma se non lo fa?-
-          Se non ci proviamo come lo sapremo? Ovviamente dovremo imporci delle regole, che non sono, tu mi scopi i giorni e pari e Jay quelli dispari –
-          Mi dispiace per quel che ho detto, è stata un’uscita infelice-
-          Non fa nulla, vorrei solo che prendessi in considerazione la cosa-
-          Ok- disse guardandola.
-          Ok cosa?-
-          Ci sto, voglio dire, proviamoci- aggiunse prendendole la mano.
Aza annuì e tornarono in soggiorno con Jared.
-          Mi dispiace per prima- disse Shannon al fratello.
-          Tranquillo, troverò il modo di fartela pagare- gli disse sorridendo.
Shannon ricambiò il sorriso, dato che sapeva perfettamente che Jared stava solo scherzando.
Nessuno dei tre era certo della scelta che stavano per intraprendere, ma una cosa era chiara per tutti si volevano bene e ci avrebbero almeno provato.

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Capitolo 31
*** 31 ***


Epilogo
 
Aza si sdraiò sul lettino per l’ecografia, mai nella vita avrebbe pensato ad un figlio, ma contro ogni sua previsione eccola lì ad osservare nel monitor quella piccola creatura, non si vedeva ancora nulla se non una sorta di piccolo “fagiolo”, ma era già con lei.
-          Ecco fatto tutto a posto- disse la dottoressa passandole la carta pe ripulirsi dal gel.
-          Questi sono gli esami che deve fare la prossima settimana, stia tranquilla è tutto nella norma- aggiunse allungandole i fogli con le prescrizioni.
Aza sorrise e dopo averla salutata uscì dallo studio, era preoccupata di non poter tenere i suoi gatti per il periodo della gravidanza ma la dottoressa l’aveva rassicurata sul fatto che un gatto sano non porta nessuna malattia.
Salì in auto e tornò verso casa, fortunatamente non aveva nausee o altri problemi da gestazione e stava conducendo la sua vita autonomamente come al solito, quel pomeriggio aveva un reading a Catalina e ci sarebbe andata, era molto felice che il fatto di essere incinta non le impedisse di lavorare.
Jared osservava il fratello muoversi nervoso sul suo sgabello dietro la batteria, stava aspettando che Aza chiamasse per sapere come fosse andata la visita.
La loro relazione a tre, era durata per circa sei mesi, poi lui non aveva retto, non era in grado di darle quello che le serviva come invece poteva fare Shannon, lui sapeva prendersi cura delle persone come lui ed Aza, apparentemente così indipendenti e forti, ci voleva uno come Shannon al fianco di entrambi ed ora lo avevano finalmente capito, voleva ancora bene ad Aza, probabilmente sarebbe rimasta una delle donne più importanti della sua vita, ma aveva deciso di lasciarla andare, di vederla felice.
Sentirono suonare alla porta e Shannon si alzò per andare ad aprire.
-          Ciao, ho preso il pranzo!- disse Aza sorridendogli.
-          Com’è andata?-
-          Tutto bene Shan- disse Aza sorridendo e alzando gli occhi al cielo, da quando gli aveva detto di essere incita lui era diventato iper-protettivo , contava quello che mangiava, se poteva la accompagnava sempre lui dovunque dovesse andare, era dolce e il suo lato da animale del palcoscenico le mancava un po’.
-          Che ha detto dei gatti?- chiese mettendole una mano sulla pancia.
-          Che li posso tenere. Shan togli quella mano, tuo figlio o figlia ha le dimensioni di un fagiolo al momento non puoi sentire nulla- disse lei sospirando.
-          Spero non erediti il tuo brutto caratteraccio- borbottò Shannon prendendole di mano la busta conil pranzo.
-          Ci sono molte più possibilità che diventi cinico come la madre e lo zio, piuttosto che coccoloso come te- disse Aza facendo l’occhiolino a Jared che le sorrise e le mise un braccio intorno alle spalle.
-          Siete due stronzi- decretò Shannon sedendosi a tavola e facendo loro segno di raggiungerlo.
Si sedettero a tavola tutti e tre insieme, i mesi passati a vivere quella relazione a tre, erano serviti a tutti per unirli.
Jared guardò il fratello e Aza, quando aveva deciso di lasciare stare la loro storia era vissuto per un po’ con il timore che lei uscisse dalla sua vita, ma non era successo, anzi si era trasformata nella sua migliore amica, inoltre potevano passare insieme tutto il tempo che volevano e Shannon non ne era affatto geloso, sapeva di potersi fidare di entrambi.
Shannon guardò Aza ridacchiare con Jared, tra quei due ci sarebbe sempre stato un qualcosa in più che lui non sarebbe mai riuscito a spiegarsi, ma doveva ammettere con sé stesso che raramente vedeva il fratello così a suo agio come quando era con lei, Jared l’aveva amata, l’amava ancora ma in modo diverso ora lei era la sua confidente, la sua migliore amica , l’unica che lui accettasse di vedere quando era nelle sue giornate storte, che come Shannon sapeva erano parecchie, specie ultimamente a causa dell’uscita del nuovo album, li vedeva parlare per ore seduti sul divano in giardino, erano intimamente legati dalle stesse paure, per questo lei lo aveva  attratto tanto, e per il medesimo motivo non erano stati capaci di vivere serenamente come coppia, si somigliavano troppo ed i loro difetti anzi che essere compensati dal partner venivano amplificati.
Aza prese i piatti e li mise nel lavello, era in ritardo per il reading, Shannon le mise un braccio intorno alle spalle e le diede un bacio leggero sulla guancia.
-          Vai, faccio io- le disse.
-          Tornerò dopo cena, non aspettarmi alzato se ti viene sonno vai a dormire- disse lei sorridendogli.
Shannon le sollevò il mento per darle un bacio e poi si mise a mettere tutto in ordine.
Aza si mise la giacca di jeans e recuperò la borsa sul divano accanto a Jared.
-          Ci vediamo domenica Jay- disse abbassandosi a dargli un bacio sulla guancia.
-          Vai piano- disse lui senza guardarla mentre scriveva al pc.
Aza salì in auto e mise in moto, era felice della sua vita in quel momento, Shannon era la persona giusta, non avrebbe mai pensato che le cose sarebbero finite così bene un anno prima, quando si era trovata a dover gestire i medesimi sentimenti per lui e Jared, col tempo le cose si erano chiarite di parecchio e lei si era accorta di quali fossero i suoi reali sentimenti per entrambi.
Sorrise ripensando a tutto quello che avevano passato insieme, il suo pensiero corse ad ipotizzare tutto ciò che li aspettava ancora, finalmente aveva una famiglia e questo per lei era l’unica cosa che davvero contasse.
P.s.vorrei ringraziare tutte per aver pazientemente atteso la fine di questa sudatissima storia.... se vi ha deluso vi prego di non lapidarmi.... ne ho iniziata un'altra... che spero vorrete seguire.
Kiss
A.

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