Exhale_______Pronti a Cadere

di lexie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cadute Indietro ***
Capitolo 2: *** Ritorno Alla Memoria ***
Capitolo 3: *** Due Stelle e Un Cane ***
Capitolo 4: *** In Qualche Luogo Un Orologio Ticchettava ***
Capitolo 5: *** Tu Chiamami Cometa Dolce e Fattissimo Poeta ***
Capitolo 6: *** Perfetto Il Giorno Muore ***
Capitolo 7: *** E L'Alba Brucia Più Di Quanto Illumini ***
Capitolo 8: *** Serpi, Madre Mi Chiamano... ***
Capitolo 9: *** L’Aurora Non E’ Ancora Timida Beltà ***



Capitolo 1
*** Cadute Indietro ***


Exhale

Pronti A Cadere

Capitolo Primo
<< Cadute Indietro  >>


La punizione era finalmente finita. Harry prese la sua borsa e corse alla porta. Mentre la apriva si voltò a guardare Piton, poi uscì senza aggiungere altro, chiudendo con attenzione la porta. La cicatrice gli pulsava dolorosamente. Sapeva che avrebbe trovato Ron ed Hermione in biblioteca a lavorare sull’ultima valanga di compiti della Umbridge, ma non volle raggiungerli subito. Gli avrebbe raccontato tutto dopo, ora aveva bisogno di tempo per  riprendersi; si sentiva male. Così prese a camminare lungo i corridoi, dove i quadri assonnati del terzo piano lo osservarono incuriositi. All’improvviso qualcosa attirò la sua attenzione attraverso la vicina finestra. Un rapido movimento. Una piccola volpe rossa era appena venuto fuori dal Platano Picchiatore, che era stranamente immobile.
“Sarà solo il gatto di qualche studente che va a caccia” si disse. Ma poi gli ritornò alla memoria un ricordo di poco meno di due anni prima, di Ron che veniva trascinato da un grosso cane nero all’interno del Platano Picchiatore, la Stamberga Strillante, un passaggio segreto che portava fuori dai confini di Hogwarts…o dentro. E poi, come gatto, era un po’ strano. La reazione di Harry fu istantanea, la mano destra afferrò la bacchetta, la stanchezza ed il dolore svanirono, così si accinse a raggiungere il portone per seguire quella volpe o qualunque cosa fosse realmente quella volpe. Sapeva che, benché l’ora non fosse tarda, se fosse stato trovato a gironzolare da solo, sarebbe stato sospetto. Ma mentre percorreva il corridoio per raggiungere il portone, la vide. La volpe era già dentro e con massima tranquillità si dirigeva verso una scalinata che portava al piano superiore. Harry con estrema cautela la seguì con la bacchetta ben salda nella mano destra, ma non la fermò, voleva scoprire cosa stava facendo quella dannata bestiaccia. Così si ritrovò al corridoio del settimo piano dove un isolato gargoyle si ergeva contro la parete, c’era vicino, avrebbe potuto afferrarla, ma si bloccò prima di svoltare l’angolo. Una figura stava in piedi accanto alla statua. Non appena la volpe la vide, guaì soltanto ed il Preside, sorridendo, si spostò appena, lasciando che la volpe lo sorpassasse. Ci fu qualche parola sussurrata e mentre Silente si voltava, il gargoyle si spostò rivelando una scala a chiocciola. In pochi secondi la figura del Preside e quella dell’ animale sparirono. Harry rimase lì ancora per un po’, non sapendo cosa fare. Tornò alla sala comune dove trovò Ron ed Hermione svegli ad aspettarlo e raccontò loro tutto quello che aveva visto in quella strana sera.
Nel frattempo, dopo aver varcato la porta col battente d’ottone, la volpe si sedette e cominciò a guardarsi attorno, osservando incuriosita i quadri dei vecchi presidi sonnecchiare e Fanny che ricambiava lo sguardo curioso. Intanto Silente andò a sedersi alla sua scrivania, ricoperta di fragili strumenti d’argento che continuavano a muoversi, emettendo buffi rumori e del fumo.
“Daire Iris Peverell… da quanto tempo. Per quanto sia un vero piacere vederti di nuovo qui, permettimi di ricordati che da questo momento, non sei più al sicuro. Ma confido nel fatto che tu questo lo sappia…” nonostante queste parole, la voce di Silente non suonava arrabbiata, anzi egli rivolse un gran sorriso alla donna che si parava dinanzi. Al posto della volpe, ora c’era una donna alta e  molto magra, dai lunghi e mossi capelli color amaranto e dagli occhi verdi, un incarnato di luna. Indossava una lunga veste nera con uno scollo che lasciva vedere le spalle dritte ed il collo, attorno al quale portava una collana con delle pietre verdi incastonate in una pesante montatura d’oro bianco. Era bella, dall’ aria estremamente superba e nobile. Stava lì, in piedi accanto al trespolo di Fanny con lo sguardo perso nel vuoto, ma non appena il Preside finì di parlare, lo sguardo tornò vigile ed attento e si posò su di lui.
“So bene che questo non era il momento adatto per tornare qui e che non appena il mio affezionato parente avrà sentore del mio ritorno, non esiterà a venirmi a cercare. E di sicuro non lo farà per darmi il bentornato in famiglia, ma tanto prima o poi sarebbe venuto a cercarmi comunque…tanto vale che mi prenda qui, almeno non mi troverà rintanata come un coniglio in chissà quale posto sperduto” aveva parlato in maniera del tutto piatta, non era traspirata alcuna emozione dalla sua voce atona, eppure un velo di tristezza le aveva coperto gli occhi verdi. Silente si alzò scuotendo piano la testa e sorridendo.
“Cosa sentono le mie povere vecchie orecchie, la seconda volta che mi viene fatto questo discorso in un giorno. Ormai sei qui e devo dire anche con un certo ritardo, mi dispiacerebbe far raffreddare la cena.” detto questo si volto verso il quadro di uno dei vecchi presidi.
“Phineas per favore saresti così di gentile da dire a Molly che sto arrivando e che con me ho un ospite per la cena…”.
Daire, osservò incuriosita l’uomo uscire a grandi passi dal quadro, cercando di ricordare qualcosa. Aveva già visto altrove quel quadro, ma non riusciva a ricordare dove. Silente capì a cosa stava pensando e le lasciò il tempo per provare a ricordare, sebbene sapesse che non avrebbe potuto avere un ricordo preciso. Ed ecco l’immagine di quel quadro in un corridoio tornarle alla mente. Un corridoio di una casa di Londra, dove era stata molte volte, la prima durante le vacanze estive nei suoi quindici anni. Ed era stata triste, davvero triste , ma non riuscì a ricordare altro.
Silente capì che non riusciva a ricordare e si affrettò nel distrarla, le si avvicinò e le offrì il braccio.
“Mia cara, non priviamo ancora gli altri della tua vista. Andiamo. Sapendo del tuo arrivo, ho fatto allestire una Passaporta, è il modo più sicuro per raggiungere la nostra meta. Il Quartier Generale dell’Ordine della Fenice che si trova al numero dodici di Grimmauld Place a Londra.”
Così avanzò e toccò insieme al Preside un bollitore annerito e mentre sentiva un sussulto potente all’altezza dell’ombelico e la terra svanire sotto i suoi piedi, i ricordi le vorticavano nella mente.
Il Quartier Generale dell’Ordine della Fenice che si trova al numero dodici di Grimmauld Place a Londra”     quelle poche parole avevano fatto sì che il ricordo sbiadito di prima venisse sostituito da quello del corridoio con il quadro di Phineas Nigellus che portava ad una stanza da letto, dove due adolescenti se ne stavano zitti, distanti, mentre i loro genitori in salotto parlavano di mantenere “pura la discendenza”.

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Capitolo 2
*** Ritorno Alla Memoria ***



Capitolo Secondo
<< Ritorno Alla Memoria >>


I loro piedi toccarono terra, mentre il bollitore cadde con uno schianto e Daire riaprì gli occhi; erano arrivati in un cupo corridoio, dove un candelabro appeso al soffitto, a forma di serpente, brillava sopra di loro e i ritratti anneriti da tempo affollavano i muri. Si udirono dei passi e la signora Weasley emerse da una porta all’altro capo dell’ingresso. Sorrise in segno di benvenuto andando verso di loro, anche se il suo volto lasciava trapelare una certa diffidenza nei confronti dell’ospite.
“Molly, lei è la signorina Daire Peverell. Starà qui a Grimmauld Place per un certo periodo. So per certo che verrà accolta molto calorosamente” poi le sorrise, come se portare all’interno del Quariter Generale dell’Ordine della Fenice un estranea fosse una cosa normale. Molly esitò con aria preoccupata e Silente, notandolo si sbrigò nell’aggiungere : “Suvvia, le spiegazioni rimandiamole a dopo, non vorrai far aspettare ancora un vecchio per la sua cena?”
Così Silente, che sembrava alquanto divertito, offrì il braccio ad una Daire perplessa e taciturna, mentre la signora Weasley faceva strada verso una porta che conduceva in cucina. Poco meno tetra dell’ingresso , era una stanza cavernosa con le pareti di pietre viva. La luce proveniva per lo più da un gran fuoco all’altra estremità. Al capo di un lungo tavolo di legno stava Remus Lupin, chino su una pergamena. La signora Weasley si schiarì la voce. Remus si guardò intorno e il suo sguardo si posò inevitabilmente su Daire. Davanti ai suoi occhi si riproponeva la stessa scena che si era proposta agli occhi di Silente poco prima. Una donna algida e superba.
“Peverell…” esclamò Remus.
“Lupin…” rispose Daire con un cenno del capo come saluto, mentre lui le si avvicinava. Silente distrasse la signora Weasley, discutendo del miglior modo per cucinare una zuppa di cipolle.
“Cosa ci fai qua?Non fraintendermi, ma credevo che non ti avrei mai più rivista. O perlomeno non in questa casa…”
“Cosa ci vuoi fare, Remus” cominciò lei, prendendo a camminare per la cucina “molti sono stati i motivi che mi ha riportato in Inghilterra. Accontentati di uno solo: volevo cambiare clima. E non chiedermi gli altri, non mi va di raccontarti bugie” terminò seccata. Era evidentemente agitata.
“Vorrà dire che mi accontenterò. Ma credo che lui non farà altrettanto. Lo sai,vero?” le chiese Lupin.
“Invece si” rispose seccata “ Non gli devo nessuna spiegazione e lui lo sa…”
Mentre parlava fu interrotta dall’ingresso di Sirius Black in cucina.
“Molly, tra quanto si ce…”
Come se qualcuno gli avesse dato uno schiaffo improvviso, Sirius si voltò verso Daire. Si bloccò ad osservarla confuso.
“Non credo lo sappia” disse Remus mentre usciva dalla cucina, dandole un colpo sulla spalla. In quello stesso istante, tutta l’alterigia e la superbia di Daire sparirono, come se la sola vista di Black, avesse fatto crollare tutte le sue difese, costruite con difficoltà in tutto quel tempo.
“Sirius…io…” cominciò titubante, muovendo un passo verso lui. Ma fu un istante, lui tornò sui suoi passi, uscì dalla cucina e svelto, dopo aver percorso il cupo corridoio, prese a salire le scale che portavano al piano di sopra.
“Sirius…ti prego…” la voce di Daire, che l’aveva seguito, s’era fatta più sicura e salda, quasi come la presa della mano di Sirius intorno al corrimano della scala, mentre se ne stava lì fermo, in piedi, dandole le spalle.
“Non dire nulla. Non chiamarmi. Non pregarmi.” dicendo questo si voltò e per un attimo incontrò lo sguardo di lei, così languido come non lo era mai stato. Sirius distolse lo sguardo, posandolo su un punto qualsiasi oltre la figura di Daire, che stava ferma inerme. Estremamente disarmante nella sua debolezza, cosa del tutto inusuale per lei. “Non continuare…non voglio ascoltarti. Sarai la benvenuta qui per tutto il tempo che vorrai restare, ma non pretendere che sia tutto come…”s’interruppe, per un momento le sue sicurezze vacillarono, mentre un serpente ritratto in un quadro appeso al muro li osservava sibilando.
“Come prima?” domandò Daire, mentre lo sguardo di lei cercava inevitabilmente d’incontrare quello di lui.
“Già. Perché io non ti conosco più e forse non ti ho mai davvero conosciuta, altrimenti…”
“Altrimenti cosa?” aveva alzato di poco il tono. Così simili, così testardi.
“Niente, lascia stare. E’ inutile anche solo parlarne, Daire”
Lei lo guardò con risentimento. Sentir pronunciare il suo nome da lui con tale durezza era stato come se le avesse dato un pugno in pieno stomaco.
“Ora è tutto cambiato, anche il suono del tuo nome per me…”detto questo, si voltò e riprese a salire le scale. Voltò a destra e sparì, mentre una lacrima rigava il volto di Daire. In quel momento uscì Remus Lupin da una delle stanze del corridoio si diresse verso Daire e la prese per mano, mentre al piano di sopra si sentì sbattere con forza una porta.
“Ha bisogno di tempo…” disse Remus, in quello che era stato un sussurro udibile solo a Daire, che nel frattempo aveva sfilato la mano da quella di lui. Si voltò di scatto e prese a camminare verso la cucina. All’improvviso si voltò e fissò Remus.
“Ha bisogno di tempo che nessuno di noi due ha…” di nuovo superba e altezzosa, come se l’angoscia non le fosse stata dipinta sul volto fino a pochi attimi fa. Riprese a camminare con Lupin che la seguiva; entrambi entrarono i cucina dove trovarono Silente e Molly.
“Bene, credo sia ora che mi ritiri. Sono troppo vecchio per stare in giro fino a quest’ora. Remus è stato un piacere, Molly servo tuo. Oh,tranquilla ci penserà Remus ad accompagnarmi”disse Silente notando Molly che aveva lasciato le patate a pelarsi da sole,con l’evidente intenzione di accompagnarlo alla porta. I due uscirono dalla cucina, lasciando le due donne da sole.
“Inutile dirti che la situazione è molto delicata, Remus. Non mi è ancora ben chiaro il motivo del ritorno di Daire…in un periodo come questo. Ho un’idea. Ma ahimè, è solo un’ipotesi. Osservali. Conosci bene entrambi. Ci sono differenze profonde tra quei due , uno fedele e sincero nei sentimenti…l’altra estremamente indipendente…se torna indietro non è certo perché riconosce un errore, ma perché deve avere un proprio interesse. Attenzione,Remus…” detto questo il Preside, uscì dalla casa e dopo pochi passi si smaterializzò con la chiara intenzione di non tornare ad Hogwarts, lasciando il bollitore annerito ai piedi di Lupin. Remus per un attimo rimase lì, fermo, a fissare la porta. Poi tornò sui suoi passi, in cucina, dove trovò le due donne in rigoroso silenzio. Una che fingeva di essere occupata a cucinare, l’altra che non si preoccupava di mascherare il suo malumore.
” E  così…dimmi…ehm…dove sei stata per tutto questo tempo? “disse Lupin, chiaramente in imbarazzo, in un disperato tentativo di allentare la tensione.
” Dove avrei fatto bene, quasi sicuramente, a rimanere…”
“Non dire così…devi capir… “
Fu un attimo, si girò all’improvviso. Uno scatto. Lo inchiodò con lo sguardo. Lo avrebbe fulminato, se avesse potuto. Ed eccola…là, in piedi in quella cucina, fredda dentro e fuori, impassibile. Immobile. Solo l’alzarsi e l’abbassarsi del petto, indicava che fosse realmente viva.
“Signora Weasley, non voglia vedere la mia come una scortesia, ma sono molto stanca. Vorrei riposare. Sono sicura che non me ne vorrà se salto la cena per stavolta… “ disse altezzosa. Come sempre. Com’era abituata. Senza distogliere lo sguardo da Remus.
“Oh…si, certo cara. Vieni ti accompagno nella tua stanza “ disse Molly, che non s’era persa nemmeno una virgola del discorso, un po’ titubante, cercando conferma in Remus.
Remus annuì appena, così Molly uscì dalla cucina con Daire che la seguiva.
“Buonanotte…Lunastorta…”
“‘Notte Peverell …”
Le due donne lasciarono l’unica stanza un po’ illuminata e presero a salire le scale buie, teatro poco prima dello scontro tra Daire e Sirius, passando sotto una fila di teste vizze montate su targhe lungo la parete. Le teste degli elfi domestici che avevano servito in quella famiglia.
”Bene…ecco…” erano giunte al primo pianerottolo “ … la prima porta a sinistra” sussurrò la signora Weasley.
” Grazie…”
Daire, mentre la signora Weasley tornava in cucina, attraversò il tetro pianerottolo , giunta alla porta, pose la dritta sulla maniglia a forma d serpente, la girò ed entro nella stanza. Una stanza tetra e lugubre come il resto della casa; un letto singolo era appoggiato alla parete. Era un letto a baldacchino,la cui intera struttura era decorata con serpenti che s’arrampicavano lungo di essa. Era umida e spoglia. Vi erano solo uno specchio e un’altra porta,che probabilmente rendeva comunicante quella stanza con un’altra. Chiunque altro vi si sarebbe trovato a disagio. Ma lei sembrò non badare a nulla di tutto ciò. La donna prese a spogliarsi. La schiena dritta era ricoperta di cicatrici lunghe e sottili, come quelle di chi a lungo è stato frustato. Segni indelebili di chissà quale passato. Si legò in lunghi capelli in un’alta coda lasciando scoperto la parte posteriore del collo, anche lì v’erano delle cicatrici, ma stavolta più piccole ed irregolari. Infreddolita s’infilò una veste verde più leggera e con un brivido si tolse la pesante collana. L’appoggiò per un attimo sul letto, il tempo di estrarre una sottile bacchetta dalla veste che si era precedentemente tolta. Senza parlare e con un rapido movimento di polso, la bacchetta colpì la superficie del letto e lì dal nulla apparve una scatola rossa. Poi con la bacchetta sfiorò la collana che si chiuse su se stessa, lasciando solo la pietra centrale, dove comparve per una frazione di secondo un serpente. La ripose nella scatola che con un altro colpo di bacchetta svanì. Daire,infine, s’infilò nel letto gelido e poco dopo s’addormentò.

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Capitolo 3
*** Due Stelle e Un Cane ***


Capitolo Terzo
<< Due Stelle E Un Cane >>


La mattina seguente , una volta sveglia, Daire trovò due grossi bauli ai piedi del letto. Entrambi erano pieni di vestiti. Si preparò in fretta. Ma ponendovi estrema attenzione, in modo da coprire attentamente tutte gli sfregi. Indossava vestiti babbani. Un lungo jeans scuro con delle ballerine nere, un maglione nero dalla larga scollatura,che le scopriva la parte anteriore del collo, dove era tornata la pesante collana, e le spalle. Lì, per ognuna delle clavicole, c’erano tatuate due pentacoli piuttosto piccoli, ma evidenti. Una volta pronta, uscì dalla stanza. La casa era poco più illuminata rispetto alla sera prima, solo grazie alla luce che filtrava da qualche sudicia finestra sparsa qua e là. Per un attimo rimase ferma ad osservare la lunga stanza di fronte. Il salotto dal soffitto alto e le pareti verde oliva coperte di arazzi. Poi nell’udire degli scricchiolii provenienti dal pianerottolo di sopra, si affrettò a scendere al piano inferiore. Ma in quel momento si udì un sonoro scampanellio, seguito dalle solite urla del ritratto della signora Black. Un’affannata Molly corse fuori dalla cucina, con l’aria quasi esasperata, con l’intenzione di chiudere le tende del ritratto. Ma Daire era più vicina. La signora Black la vide. Sgranò gli occhi e tacque. Con estrema facilità Daire chiuse le tende, mentre una strabiliata signora Weasly ed un’intontita Tonks, che era riuscita ad entrare, trascinandosi dietro però, come al solito, il vecchio portombrelli, la osservavano meravigliate.
” Buongiorno…” l’inespressivo saluto rivolto alle due donne.
Con un cenno del capo le risposero entrambe.
” Ehm…Nymphadora…tu forse conoscerai la signorina Daire Peverell… “ la signora Weasly fingeva, e anche in malo modo, che nulla di strano fosse successo.
” Solo di nome… “ rispose Tonks, con evidente astio nel sentire quel nome a cui forse aveva collegato una storia.
Daire, non badandole affatto, chino appena il capo e poi rivolse i propri passi verso la cucina. Le altre due rimasero in dietro.
” Nymphadora…ma…”
” Era la promessa sposa di Regulus, il fratello minore di Sirius. Sai, quello che si unì ai Mangiamorte. Fu un colpaccio per i Black questo matrimonio combinato. Per quanto purosangue, il sangue di Regulus valeva poco più della metà di quello di lei.
E’ l’ultima esponente di una famiglia molto nobile. I Peverell sono discendenti di Salazar Serpeverde. Alcuni credono , per questo motivo, che sia imparentata con Tu-Sai-Chi. Comunque di fatto il matrimonio non c’è mai stato. Non so nient’altro. Ero piuttosto piccola.” concluse sbrigativa. Voleva evidentemente tagliar corto.
In uno strano silenzio Molly decise che era meglio non fare altre domande, così le due donne raggiunsero l’altra in cucina.
                                                                      *                                                              
Hogwarts: venti anni prima. Poco prima di Halloween
“Ehi Peverell, attenta a dove cammini!Potresti scivolare sulla bava di quell’idiota che ti segue. . . “
Una ragazzo alto, estremamente affascinante nella sua uniforme da Grifondoro, aveva rivolto queste parole verso una ragazza più piccola di lui, ma non meno alta. Lei aveva dei lunghi capelli color amaranto raccolti in una coda mal fatta,a cui sfuggivano numerose ciocche di capelli che inevitabilmente le finivano sul volto corrucciato. L’ esile figura, fasciata dalla divisa dei Serpeverde, veniva seguita da un altro Serpeverde, che quasi non osava camminarle al fianco ed era carico d libri, evidentemente portava anche quelli di lei.
”Oh,sta zitto!” appena un sussurro le parole del giovane Serpeverde.
”Cosa c’è Regulus?Paura di sfigurare?!Ma dai, tranquillo. Guarda che Peverell lo sa benissimo che razza di . . .” non terminò la frase, fu interrotto da Daire.
”Oh dannazione,Black!Non hai niente di meglio da fare?! Capisco che per te sia estremamente difficile, con quel mezzo cervello che ti ritrovi,ma credo che se t’impegnassi riusciresti a trovare un modo migliore per impiegare il tuo tempo inutile!!” si era girata di scatto verso Sirius. Estremamente tranquilla, quasi annoiata.
”Sirius..smettila di fare l’idiota una buona volta!”disse Regulus, stavolta molto più sicuro.
”Altrimenti?Chiami mamma?Anzi,no .Farai venire Kreacher,vero? Peverell sai che il mio fratellino qui…ha una tresca con l’elfo domestico?” non aveva smesso un attimo di guardare lei, lei che era così simile a sua madre. Lei che incarnava tutto quello che lui odiava.
”Elfo domestico che suppongo abbia un quoziente intellettivo più alto del tuo, eh Black?Non che ci voglia molto ovviamente…”
”Attento, Felpato! Peverell morde...” disse uno degli amici di Sirius, che aveva l’aria come di chi è appena uscito da una lunga malattia.
”Suvvia, Peverell. Non prendertela. Lo dicevo per te. Nessuno vorrebbe che ti rompessi la tua “regale” testa,scivolando sulla bava del nano.”
”Eppure è strano,sai. Credevo che solo i cani sbavassero…” detto questa, la ragazza si girò,prese i suoi libri da Regulus, che stringeva nella mano destra la bacchetta, e se ne andò. Non curandosi se lui la stesse seguendo o meno. Sirius lo fissò con aria di sfida, non aspettava altro. Nessuno dei suoi amici parlò. Ma Regulus non cedette. Ripose la bacchetta e se ne andò.
“Ma come diavolo…” si lasciò scappare Sirius. Solo ora poteva parlare dell’affermazione della ragazza.
”Dico davvero, Sirius. Ti conviene non stuzzicarla. Se quel riferimento è quello che credo può voler dire una cosa sola: lei sa. Quindi lasciala in pace!”disse Remus,seriamente preoccupato.
”Ma come diavolo…quella dannata!Sa sempre tutto…se è stato Regulus, questa è la volta buona che lo uccido quel deficiente…”
“Sai bene che non può essere stato tuo fratello…”
                                             
                                             *
Se ne stava lì. Seduta su quel divano tutto consunto di uno strano verde marcio. Il volto appoggiato sulla mano destra, il gomito sorretto dal bracciolo di velluto, le gambe rannicchiate sul divano. Zitta. Una statua di alabastro. Lo sguardo vitreo fissava un enorme arazzo che copriva tutta la parete di fronte.
”Mi sono sempre domandata perché Sirius non ci sia. Come si può cancellare un figlio…”. Molly era spuntata dalla porta alle spalle del divano.
”Uhm…” un cenno di assenso. Daire non voleva che la signora Weasley si sentisse ignorata del tutto.
”Bhé..cara, non ci saranno riunioni prima di domani, così…pensavo d andare a casa per un po’.”
”Oh, si. Certo. Arrivederci.” Non si girò. Non si alzò. Non si mosse. Voleva solo troncare la conversazione.
”Ah…signora Weasley. Grazie di tutto…” girando appena il busto, per guardarla. Almeno quello le sembrava doveroso.
Molly chinò appena il capo. Capì che ogni parola sarebbe andata sprecata. Uscì dalla stanza.
”Se continua così, posso stare tranquilla. Non si scanneranno di sicuro…” e abbandonò la casa.
Ora erano soli. Ma infondo soli lo erano già da anni. 

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Capitolo 4
*** In Qualche Luogo Un Orologio Ticchettava ***


Capitolo Quarto
<< In Qualche Luogo Un Orologio Ticchettava >>


Hogwarts : venti anni prima. Poco prima di Halloween
” Eccovi finalmente!Dove cavolo eravate finiti?” disse James
”Al solito…Felpato si divertiva a mordere le pantofole a Peverell” rispose Remus, con una sorta di aria afflitta.
”Dimmi che divertimento c’è ad avere una vipera come promessa sposa di quel mentecatto di tuo fratello!” commentò acido Sirius.
”Suvvia, Felpato…dovresti volerle bene. E’ una della famiglia!” dicendo questo James non potette fare a meno di ridere.
” Bravo, l’hai detto!E’ una della famiglia…ci sta tutta in quello schifo. E dovresti vederla come si comporta. Quelle poche volte che l’ho vista dai miei, prima di venire da te Ramoso, stavo per vomitare. Si sente già padrona di tutto.”
Erano arrivati in Sala Grande. Si buttarono immediatamente su quattro sedie del tavolo dei Grifondoro. Sirius era estremamente nervoso.
”Io…io la trovo molto bella” fu il primo commento di Peter, che si pentì subito di averlo fatto.
”Bella?Bella?Ma dove hai gli occhi Codaliscia? Vabbhé che per te basta che respiri!”
”Siriiiius!E smettila!Le hai dato già troppa importanza. E comunque non si può negare che sia bella.” Rispose Remus, senza guardarlo. Chino sul libro di pozioni.
”Ragazzi, mi piacerebbe vedere come vi scannate per le grazie della PrincipessaEredeAlTronoDiSerpeverde, ma è arrivata l’unica per cui vi scannerei.”
Un gruppo di quattro ragazze, tra cui spiccava una con i capelli rossi, era appena entrato in sala. James si alzò e le raggiunse. Lentamente. Lasciando che tutti lo guardassero e che lei lo vedesse arrivare.
                                                           *
Erano passate poco più di tre ore da quando Molly se ne era andata. E lei stava ancora lì. Non si era mossa di un centimetro. Gli occhi chiusi. Ripensava lei solo sa a cosa. Le labbra all’improvviso s’incurvarono in una sorta di sorriso. Era ancora più bella con quel sorriso sghembo dipinto sul viso di porcellana. Poi uno scricchiolio, qualcuno scendeva le scale. Lui scendeva le scale. Riaprì gli occhi. Un ultimo passo. Lei poteva sentirlo. Era fermo all’entrata del salotto. Poteva sentirlo respirare. Tutto taceva. Da qualche parte solo un orologio ticchettava, scandendo lo scorrere del tempo.
1,2,3 … provò a contare i tic, tac …
4,5,6 … era ancora lì …
7,8,9 … un altro respiro …
Non riusciva più contare, troppo concentrata sul rumore di quel respiro. Chiuse gli occhi, provò a sentire l’odore di lui. Troppo tardi. Un piccolo passo, un tonfo nel cuore di lei. Si era voltato ed aveva ripreso le scale. Riaprì gli occhi, avrebbe voluto fermarlo. Appoggiò i piedi sul pavimento e si alzò. Le mani le tremavano, mentre si mordeva il labbro inferiore. Stava per risedersi quando qualcosa le tornò in mente, il vero motivo per cui era tornata e allora mise un piede davanti all’altro, fino ad arrivare alle scale. La mano non smetteva di tremarle e la volontà non smetteva di vacillare. Non ci sarebbe riuscita, avrebbe dovuto farlo,lo sapeva.
”Non oggi…non ancora” si ripeté. Si girò e diresse i suoi passi verso la sua stanza , dove poco dopo si chiuse dentro.

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Capitolo 5
*** Tu Chiamami Cometa Dolce e Fattissimo Poeta ***



Capitolo Quinto
<< Tu Chiamami Cometa Dolce e Fattissimo Poeta >>


“Lascia che ti dica che sto male, lasciami e continua a non parlare …”
Una pergamena ingiallita dal tempo ormai. Una grafia sottile ed estremamente leggera. Semplice e senza fronzoli inutili. Due mani stringevano quella lettera.
”Dannata…”appena un sussurro quello di Sirius Black.
Se ne stava seduto su un vecchio letto, in una stanza del tutto buia con Fierobecco accanto che svogliatamente staccava piccoli brandelli di carne da un piccolo corpo esanime, che poteva essere quello di una lepre.
D’un tratto l’uomo s’alzo di scatto, sentiva che stava per arrivare. Una di quelle ondate di ricordi, così intense che lasciano il corpo sconvolto a vibrare per la veemenza e la forza dei particolari anche molto dopo che sono passate.
                                                               *

Hogwarts: venti anni prima. Primi di Febbraio. In riva al lago.
”Sei un maledetto idiota, Black!Che cavolo credi di fare,eh??!!Cosa credi che ne possa uscire da tutto ciò, se non la tua morte?Come hai potuto!” urlò una ragazza dai lunghi capelli amaranto. Sembrava realmente sconvolta, mentre si stringeva nel suo mantello.
”Diamine!Lo vuoi capire che non m’importa della mia vita? La mia vita non conta nulla per me!!” rispose Sirius.
”Che non importi a te, non significa che non valga nulla per me! Sei un idiota Sirius!Un dannatissimo idiota!”
La ragazza sembrava realmente spaventata, continuava a guardarsi attorno per essere sicura che nessuno li potesse ascoltare. Anche se era notevolmente difficile che con quella temperatura così rigida, qualcun altro a parte loro fosse in giro.
”Daire…” le si era avvicinato, mentre la ragazza aveva indietreggiato un po’. Lui non vi badò e mosse altri pochi passi, così le fu di fronte. Alzò lentamente la mano destra e la pose sul viso di lei. Era calda. Daire non poté fare a meno di chiudere gli occhi sentendo quel contatto, godendo di quello scontro tra la mano calda si lui e il proprio gelido viso.
”Daire…” ripeté lui, come se il suono di quel nome fosse la migliore delle droghe e il peggiore dei crimini. Lei aprì gli occhi per perdersi in quelli di lui, inevitabilmente.
”Ci uccideranno…lo sai!”
”No, non lo faranno…”
”Sirius…ti prego…io..”
Fu un attimo. La frase le morì in gola. Lui le tappò la bocca con la sua. Lei chiuse gli occhi e si abbandonò a quella terribile colpa, le mani rapidamente si andarono a posare sul volto di lui, come a poter trarre dentro di se quanto più “di lui” potesse. Lui la strinse a sé, le mani sui suoi fianchi, a voler evitare che potesse indietreggiare ancora. Sfuggirgli ancora.
In quel momento una lacrima le rigò il viso.
Fu allora che cominciò a nevicare…
                                                               *
Stava lì, fermo e terribilmente scosso. Certi ricordi non andrebbero mai rivissuti.
All’improvviso bussarono alla porta della sua stanza.
”Sono io…” una voce ovattata arrivò dall’altro lato della porta.
” Vieni, Lunastorta…”
Uno spicchio di luce si aprì sulla moquette,mentre con un cigolio la porta veniva aperta da Remus che scivolò in fretta all’interno della stanza, richiudendo altrettanto in fretta la porta.
”Non ci credo…cioè giù c’è davvero quello che ho visto? Kreacher che fa i servizi?” domandò all’amico divertito, anche se chiaramente quello era solo un pretesto per iniziare una spinosa conversazione.
”Già…a quanto pare il sangue di Daire continua a renderla padrona in questa casa. Ormai sono due giorni che le si è buttato ai piedi, insomma come se con Daire  << avesse visto la luce >> ” rispose amareggiato Sirius.
”Ah…capisco” si limitò a rispondere Remus, avendo capito di aver scelto l’approccio sbagliato, così fu più diretto.
”Come stai?”
”Strano…”
”Come strano?”
”Fuori come una cometa…”

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Capitolo 6
*** Perfetto Il Giorno Muore ***


Capitolo Sesto
<< Perfetto Il Giorno Muore >>


Scozia, Orchidfields [Peverell Manor] : venti anni prima. Poco dopo la notte di Mezz’estate.
”Sciagurata!Come hai potuto?!Dopo che è morto mio fratello mi sono preso cura di te come se fossi stata mia!”
”Zio, vi prego…”
”Taci!Mi sono preoccupato di trovarti una nuova casa, un ragazzo che potesse divenire per te un marito rispettabile. E tu?Piombi l’intero casato nel ridicolo per una squallida tresca con quel traditore del suo sangue!”
La stanza era completamente buia, se non per la luce che proveniva dal camino e faceva si che sull’elaborato tappeto si producesse l’ombra di una ragazza accasciata a terra come se vi fosse stata buttata. Sopra di lei sovrastava la figura di un uomo molto alto, dalle spalle larghe e i lunghi capelli biondi raccolti in un nastro di raso, rigorosamente verde. Gli occhi di un azzurro glaciale continuavano a fissare la nipote.
”Una sgualdrina, nulla di più!Umiliarci così, davanti a tutti e peggio davanti a quella famiglia di miserabili dei Black! Regulus era perfino troppo per una come te! A quanto pare è giunta l’ora che ti venga insegnato come rispettare le decisioni prese per te!”
”Madre…madre vi prego!”
Stavolta la ragazza non fissava più lo zio, ma un’esile donna che le dava le spalle, mentre guardava fuori dalla finestra. Era piuttosto minuta, i capelli di un acceso rosso raccolti in un’elaborata acconciatura che le lasciava scoperto il collo, dove, una volta voltatasi ad inchiodare la figlia con lo sguardo, poteva vedersi un pesante medaglione verde.
“Cassandra, non oserai!” disse l’uomo, fissandola con odio malcelato.
”Certo che no, Maurice!” rispose la donna in maniera pacata, mentre attraversava la sala. Si fermò per un secondo a fissare quella che fino ad allora era stata sua figlia.
”Madre…madre, vi prego” singhiozzò la ragazza. Daire aveva perso tutta la sua insolenza dinanzi alla madre.
La donna continuò a fissarla per poco, poi si girò e abbandonò la stanza accompagnata da un urlo.
”Noooooooooooooo!”
Daire urlava con tutta la voce che aveva in corpo. Urlava contro ciò che l’aspettava, anche se sapeva che nulla avrebbe potuto evitarlo. Fu allora che raccolse tutta la forza che l’era rimasta. Si alzò e prese a fissare lo zio , che la ricambiò con un ghigno.
Ma tutto questo Cassandra non poté vederlo, l’unica cosa che le giunse, mentre si appoggiava con le spalle alla porta, fu la voce del cognato:
”Crucio!”
                                                              *

”Puoi sentirlo…” appena un sussurro, mentre la donna se ne stava con il capo appoggiato ad una larga finestra dipinta come la vetrata di una grande cattedrale.
”Cosa, Daire?” le domandò Remus, seduto su una vecchia poltrona, intento a studiare alcune carte.
”L’odore del ghiaccio…nevicherà” rispose atona.
”Non credo, è ancora piuttosto presto per la prima neve” commentò Remus, senza alzare lo sguardo dalle sue carte.
Allora Daire si limitò a spalancare la finestra e lasciare che una folata di vento gelido entrasse in quella casa, smuovendo le pesanti tende bordeaux. Fece un respiro profondo, lasciando che quel gelo l’entrasse nei polmoni, fino all’anima.
”Com’è?Dimmi, Remus…”
”Chi?”
”Il figlio di Lily…”
”Oh…Harry. Bhè, diciamo che…”
”Che t’importa?” domandò una terza voce.
Remus fu interrotto dall’ingresso di Sirius ,rimasto fermo sulla porta a fissare con incredibile ferocia quella donna che continuava a dargli le spalle.
”Sirius, avanti…non c’è bisogno di…”
”Va tutto bene, Remus. Un cane difende sempre i suoi cuccioli…” disse Daire serafica.
A Remus sembrava di essere tornato indietro, agli anni di Hogwarts. Leggeva lo stesso odio nei loro occhi, eppure sapeva che infondo qualcosa doveva esserci ancora. Così si giocò quella possibilità e cercò di lasciarli soli.
”Dove diavolo stai andando?” gli domandò bruscamente Sirius, nel vederlo allontanarsi.
”Lontano dagli strepiti che credo staranno per arrivare” rispose pacato, aspettando che l’amico lo facesse passare. Sirius si spostò con aria a dir poco seccata, poi tornò a fissare lei.
”Già, i cani non abbandonano gli affetti…”
”I cani non sono diversi da tutti gli altri esseri viventi” gli rispose lei, mentre lentamente prese ad avvicinarsi a lui. “ Anche loro non sanno distinguere la distanza tra la fiducia e l’illusione.”
Gli stava di fronte. A meno di un passo di distanza. Lo fissava. Si sentiva in trappola. Ma cercava di non darglielo a vedere, attaccando per prima. Fu un attimo. Una folata di vento le scompigliò i lunghi capelli e inevitabilmente il profumo di lei lo colpì in pieno. Come uno schiaffo. Di scatto si mosse e la prese per i polsi, sbattendola contro la parete. La distanza di un battito d’ali di una farfalla tra le loro due bocche. Lei aveva chiuso gli occhi, ma poteva sentirlo. Il corpo di lui che aderiva perfettamente al suo, come due pezzi di uno stesso vaso rotto. Il petto di lei si alzava e abbassava vistosamente, gli occhi di lui caddero sul quel pesante medaglione, fu allora che le strinse i polsi con maggior forza. Le stava facendo male, lo sapeva. Ma non riusciva a fermarsi. Il dolore la costrinse ad aprire gli occhi e a fissarlo, mentre il respiro le si faceva affannoso, sentendo lui premuto contro di se. Si morse appena il labbro inferiore, nel sentire che lui non allentava la presa. Era ancora così normale il male che lui voleva provocarle e lei lo sapeva. Come sapeva di meritarlo, mentre lo fissava negli occhi. Occhi che le mostravano tutto il rancore e le ferite che lui si portava ancora dentro.
Allora lei abbasso appena la testa, fino a poggiare la fronte contro quella di lui. Lo sentiva tremare d rabbia. Ma lo sentiva e questo le bastava. Stava placando quella sete di lui che da anni la tormentava. Stavano fermi così, a farsi del male e a respirarsi, quando ad un tratto dalla finestra spalancata entrò danzando un piccolo fiocco di neve che si posò sul pavimento marmoreo della sala, lasciando di sé, al contatto con la superficie, solo una piccola goccia d’acqua.





da lexie

Un grazie a Manny che segue questa follia dal primo capitolo. Sono contenta che ti piaccia come sta venendo fuori il rapporto tra Sirius e Daire...e vedrai il resto =P

Un grazie a Fairyelly83. Non sai quanto mi faccia felice sapere che c'é qualcuno che ansioso di vedere come continua.

Un bacio a tuuuuuuuuuuutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggere .

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Capitolo 7
*** E L'Alba Brucia Più Di Quanto Illumini ***


Capitolo Settimo
<< E L’Alba Brucia, Più Di Quanto Illumini >>


Hogwarts: venti anni prima. Primi di Marzo.
”Yahhhhhhhwn!” sbadigliò rumorosamente James, mentre si stiracchiava e poggiava i piedi a terra, stando seduto sul letto scarlatto.
”Cavolo, James!Hai un che di cavernicolo!” commentò sorridendo Remus, impegnato ad abbottonarsi la camicia.
”Maledizione, Remus…che pretendi?Il galateo alle sette di mattina?E’ praticamente l’alba!” rispose assonnato James che cercava disperatamente di svegliarsi, intanto che la mano destra andava a stropicciare tutto il volto per poi infilarsi nei disordinatissimi capelli.
Il dormitorio maschile versava nel disordine più totale. Appesi alle pareti c’erano ogni tipo di poster e foto, in molti armadi personali sembrava fosse esplosa una bomba.
”Dov’è Felpato?”biascicò Peter che si era appena svegliato ed accorto dell’assenza dell’amico nel letto affianco.
”Credo sia stato fuori la notte” commentò asciutto Remus.
”Ah,il vecchio Felpato! Deve aver colpito ancora. Non gliene sfugge una.” rimpallò James compiaciuto.
Quella mattina ci misero tutti un po’ di più a prepararsi, quando scesero per fare colazione nessuno di loro aveva visto Sirius tornare al dormitorio. E non lo videro nemmeno nella Sala Grande. Solo dopo l’avrebbero visto entrare nell’aula di pozioni in netto ritardo con una strana aria, felicità mista a stanchezza avrebbe potuto commentare qualcuno. Entrò, si scusò per il ritardo e si sedette affianco a James. Lumacorno non lo rimproverò.
” Non ti preoccupare, Black. Non ho intenzione di punirti per una tale sciocchezza. Dei contrattempi possono capitare a tutti.“ disse con un risolino.
” Si, come no. Ma vengono perdonati solo se ti chiami Black!” fu il commento acido che si sentì provenire dagli ultimi banchi.
Lumacorno non sentì o più probabilmente finse di non sentire e riprese la sua spiegazione.
”Dove diavolo sei stato?” fu la domanda di James , non appena il professore voltò loro le spalle.
” L’hai mai vista l’alba, Ramoso?Non dico l’alba normale, quella che si limita a rischiarare le ombre della notte, ad illuminare. Parlo di quell’alba che ti segna, che ti marchia a fuoco dentro, che ti brucia.”
”Di cosa stai parlando?”
” Dell’alba del condannato, Jamie. Dell’ultima alba. Potrò vederne altre, ma nessun’altra mai potrà essere come questa.”
”Oh,cavolo…per tutte le bacchette di Merlino. Sirius… mi stai dicendo che…tu…tu…ti sei…”
”…innamorato”
                                                                 *

Il petto di lei si abbassava e si alzava con un ritmo estremamente lento che contrastava nettamente con quello di lui. Era stato quel profumo muschiato e selvatico a colpirlo così, stava lì muto, mentre ancora la stringeva, e non poteva far altro che respirare. Non voleva far altro che respirare, nonostante la consapevolezza che il buio stesse tornando a crescere sopra di lui, il buio di un desiderio lacerante ed agonizzante che insieme al devastante senso di perdita era diventato uno dei suoi peggiori demoni interiori. Era sempre stato un impulsivo, con lei soprattutto.
Che amore è un amore che spesso caccia il peggio di te e non il meglio, come di solito si crede?Un amore che non fa altro che violentarti nell’animo? Forse un amore irrazionale, passionale, selvatico come il profumo di muschio di lei. Lui questo non lo sapeva, mentre in un istante che a lei sembrò durare una vita,  la baciò. Baci del genere straziano, invece di curare, possono lasciare ferite ancora più letali delle parole, un’arma di ardore che rende martiri le carni e le idee. A lei non importava se in quel momento Sirius era diventato il suo carnefice, non c’era mai stato supplizio più dolce per lei. Non c’era mai stato nulla che avesse avuto un senso più violento e questo lui lo intuì, ma non si fermò. La lingua di lui le passò lentamente sulle labbra, mentre ancora la teneva incatenata a se contro il muro, ma ne voleva di più. Un morso e una piccola goccia di sangue possono saziare a volte i migliori cacciatori, ma non lui mentre ne assaggiava il sapore e si faceva irretire da quel piccolo gemito che le sfuggì.
Ma in quel momento la porta si spalancò.
” Sirius, corri…il ritratto di Phineas…ha un messaggio da Silente” la voce di Remus non fece che confermare quello che già il suo volto esprimeva. C’era paura nell’aria.
Sirius si staccò da lei con uno scatto, raggiunse l’amico e con lui lasciò la stanza e non solo. Daire lentamente si accasciò a terra, scivolando con la schiena lungo il muro. Si succhiò il labbro inferiore che sanguinava appena e in quel momento comprese.
Non avrebbe mai rinunciato, sarebbe riuscita di nuovo a toccargli l’anima, prima che questa volta fosse stato lui ad andarsene.




da lexie

Prima di tutto m'inchino e imploro perdono per l'attesa e per la brevità del capitolo, ma é la vacanze mi hanno distratta e questo chap. é puramente di passaggio. Prometto che mi farò perdonare con un bel capitolo lungo e molto presto =)


Per Manny : il tuo "presto,presto" non sai quanto mi fa sentire in colpa! Mi dispiace davvero tanto! E' strano il rapporto che ho con questi due, nel descrivere i loro "scontri" e come se mi sfogassi, una specie di catarsi. E ti prometto che il prossimo capitolo lo scriverò lungo per poter saziare il tuo appetito =D

Per Kibi : Tesssora!!Sai benissimo che questa ff non ci sarebbe se non fosse stato per il tuo appoggio!Loving You!!!

Per Jame: *me si é sciolta in brodo quando ha letto la tua recensione*. Davvero superarcimegagrazie per i complimenti. Non sai quanto mi sollevi il fatto che questa piccola ff stia venendo bene e che non abbia tratti banali e comuni. Mi raccomando, da adesso in poi, conto su di te per ogni mio errore ^_^

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Capitolo 8
*** Serpi, Madre Mi Chiamano... ***


Capitolo Ottavo
<< Serpi, Madre Mi Chiamano … >>

”Sirius…Arthur Weasley è gravemente ferito. La moglie, i figli ed Harry Potter stanno per arrivare qui” cantilenò il ritratto di Phineas appeso alla parete.
”Come stanno arrivando qui?Cosa diavolo è successo?” rimbeccò Sirius agitato.
”Non sono a conoscenza dei dettagli, evidentemente Silente non li ha ritenuti importanti. Allora?”
”Allora cosa?Razza di…è chiaro che va bene. Muoviti a riferire!”
Il ritratto di Phineas non diede altri cenni, mentre spariva sdegnato per tornare al suo ritratto ad Hogwarts. Sirius restò per alcuni momenti a fissare il ritratto ormai vuoto ma fu riscosso dalla voce di Remus.
Si udì un lieve tonfo all’ingresso.
”Sirius…muoviti!Sono arrivati!”
Immediatamente i due scesero fino al pian terreno ed entrarono nella buia cucina, dove le uniche fonti di luce erano il focolare e una candela tremolante, Sirius notevolmente più preoccupato e teso di Remus fu il primo a farsi avanti.
”Cosa succede?”domandò, allungando la mano per aiutare Ginny ad alzarsi. “Phineas Nigellus mi ha detto che Arthur è stato gravemente ferito…”
”Chiedi a Harry” disse Fred.
”Si, voglio sentire anch’io” aggiunse George.
Gli sguardi di Sirius e Remus si aggiunsero a quelli dei gemelli e di Ginny che fissavano Harry. I passi di Kreacher, da poco uscito dalla cucina, si erano fermati sulle scale, mentre dei passi più svelti e leggeri si allontanavano dall’elfo verso il piano di sopra.
Passò un’ora, forse qualcosa di più, in cui Harry raccontò l’accaduto e i gemelli inevitabilmente irrequieti finirono con il litigare con Sirius che li tratteneva dal fare sciocchezze, quando giunse un messaggio dalla signora Weasley e tutto in cucina tacque. Solo allora l’elfo domestico che era rimasto tutto il tempo fermo sulle scale si mosse e raggiunse il primo piano, per poi entrare nella prima stanza a sinistra.
”Mi…mia signora..” titubante Kreacher tentò di richiamare l’attenzione di Daire che osservava allo specchio totalmente assente la sua immagine pallida.
”Si, Kraecher…Allora?”si voltò lentamente, fissando lo sguardo preoccupato sull’elfo.
”Ho fatto come la padrona mi ha ordinato…ho ascoltato tutto. Il traditore del suo sangue…quel Weasley, è stato ferito, mentre lavorava per l’Ordine. Il giovane Potter ha visto tutto in qualche modo che Kreacher non ha capito bene, signora. Gli orribili ragazzini hanno alzato la voce col padrone, dicendo che volevano andare dal loro orribile padre, ma lui non li ha ascoltati. Poi è arrivato un messaggio, la misera traditrice del suo sangue é...é andata all’ospedale. Ha scritto ai figli che il padre era vivo ancora e ha ordinato loro di restare qui; darà notizie appena potrà. Poi quel sudicio ibrido, mia signora, ha detto qualcosa al padrone ed è andato via.” Kreacher trasse un lungo respiro, aveva fatto il discorso tutto d’un fiato, estremamente contento di aver ubbidito ad un ordine impostogli da qualcuno che rispettava davvero; dal canto suo Daire non ebbe difficoltà a capire le cose come si erano svolte, nonostante la totale assenza di nomi, rimpiazzati da quegli assurdi epiteti.
”Benissimo, grazie Kreacher…ora và.”
Non c’era gentilezza nel suo tono, ma l’elfo fece un inchino egualmente soddisfatto e lasciò la stanza.
Avrebbe voluto scendere, ma sapeva che non era il caso. Non che si preoccupasse di essere vista o dell’eventuale reazione dei ragazzi alla presenza di una totale estranea. Si preoccupava di Sirius. Aveva ancora il suo sapore mischiato al sangue in bocca, ma ora c’era lui in casa. Harry. Daire non sapeva che atteggiamento avrebbe assunto Sirius con il suo “pupillo” tra quelle mura; nei suoi piani non era calcolata la presenza di Harry lì. Era una variabile impazzita di un calcolo matematico già di per sé complesso. Inevitabilmente finì col rassegnarsi e si sedette sul letto, impaziente richiamava a sé Kreacher con la frequenza di ogni mezz’ora, ma puntualmente l’elfo non portava alcuna notizia. Fu così fino alle cinque e venti del mattino quando le comunicò che era arrivata la signora Weasley, annunciando ai figli che il marito se la sarebbe cavata e che in giornata sarebbero potuti andare a trovarlo. Sirius si era offerto di ospitarli tutti lì finché il signor Weasley non si sarebbe rimesso, anche se probabilmente si parlava dell’intera durata delle vacanze. Mezz’ora dopo che Kreacher aveva lasciato la stanza sentì uno scalpicciare e un vociare, non riconobbe nessuna delle voci, ma capì che dovevano essere i ragazzi che andavano a dormire.
Una volta sicura che fossero tutti chiusi nelle loro stanza, si alzò e uscì dalla sua.
Trasse un respiro profondo e prese a fare le scale. Entrò nella cucina di nuovo buia e vide Sirius seduto di fronte al camino, chino si teneva la testa tra le mani.
Lei avanzò lentamente, lo raggiunse e si inginocchiò davanti a lui. Gli occhi verdi pieni di lacrime cercarono quelli di lui. Sirius alzò appena il volto e la fissò.
”Cos’è stai per riandartene? Solo che stavolta mi stai avvisando?” le domandò arrogante.
”No, non me ne andrò...a meno che questo non sia ciò che tu voglia” cercò di rispondere in maniera fredda, ma era palese. Lo stava pregando. Pregando di non mandarla via.
”Da quando per te conta ciò che voglio io? Non mi sembra che t’importasse sedici anni fa!”commentò gelido.
”Sirius…” sussurrò Daire che non frenava più le lacrime ormai.
”Cosa?Daire, cosa?!” ringhiò lui, mentre bruscamente si alzò dalla sedia, facendo cadere all’indietro lei. “ Sei sparita! Eravamo in due ad aver perso tutto! Eravamo in due, Daire! Ma tu sei sparita, sei partita e l’hai vinta tu!Perché io mi sono ritrovato poi ad aver perso anche te!”
Le diede le spalle, mentre era scosso dalla rabbia. Lei si alzò senza una parola e gli si avvicinò, sicura come non mai da quando aveva messo piede in quella casa, lo abbracciò da dietro. Il viso sulle sue spalle, le lacrime a bagnargli la camicia; lui le prese le mani, le strinse per qualche secondo, poi sciolse quel abbraccio, come se si fosse ritrovato stretto tra le spire di un serpente mortale.
”Non mi basta, Daire. Avevi tutto quanto, anche il mio sogno migliore e te ne sei fregata!
Se per te è stato facile rinunciare a me, per me da quella mattina il mondo è finito!Per me non è stato facile! Per me non è facile!”
Solo allora si voltò e la fissò. Fissò quegli occhi pieni di lacrime e quel volto pallido e inevitabilmente ripensò alla prima volta che aveva visto una lacrima scorrere su quel viso d’alabastro.


da lexie

Ok, sono orribile lo ammetto! Avevo promesso lo so, ma é stato un periodaccio e poi mi sono resa conto involontariamente di aver tirato in mezzo con Daire un cognome importante e volevo leggere l'ultimo HP per capirci un pò meglio. Comunque la voglia é ritornata e il prossimo chap. é già in lavorazione!SCUSATEMI ANCORA ç_______________________ç


x fairyelly83: scuuuuuuuuuusa ç____ç lo so che aspettavi!
x jame: mi dispiace tantissimo per il tuo labbro! E con il prossimo mi farò perdonare sicuramente! E con questo capitolo spero di aver svelato un pò del significato dell'ultima frase del capitolo precedente! ^___^
x Manny: davvero mi aspettavo il tuo fantasma da un momento all'altro! Grazie di tutto =*
x  Dance : graaaaaaaaaaaazie *_______*
x miss nina: davvero trovi?cheeeee beeeello! me felice =D
 

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Capitolo 9
*** L’Aurora Non E’ Ancora Timida Beltà ***


Capitolo Nono
<< L’Aurora Non E’ Ancora Timida Beltà >>

Hogsmeade: venti anni prima. Fine Marzo. Nei pressi della Stamberga Strillante.

Come sempre la zona intorno alla Stamberga Strillante era del tutto deserta.
Fatta eccezione per due figure che vi si avvicinavano.
La più alta, che era anche la prima lungo il sentiero, trascinava la seconda tenendola per mano. ”Che ne dici di qui?” domandò la figura più alta, dal tono di voce chiaramente un maschio, mentre aveva bloccato il proprio passo.

” La Stamberga Strillante? Bhè, wow! Posto romantico! Ti sei superato stavolta, Sirius! Cos’è? Pensavi che sarei stata terrorizzata e così mi sarei stretta ancora di più a te, mio eroe? E’ una tattica che ha funzionato spesso, devo supporre, con le tue miriadi di sgallettate! ” nel dire questo la ragazzina si avvicinò al corpo di Sirius, lentamente. Quasi felina.
Nel dire le ultime parole lo aveva guardato negli occhi. Ferma, sussurrando appena a pochi centimetri dalla bocca di lui.

” Cazzo, quanto sei bella quando sei logorroica. Ma una domanda…smetti mai di essere così acida?”  nel domandarlo Sirius le rubò appena un bacio. Leggero.
” Naaa!”
Un sorriso si dipinse sulle labbra della ragazzina. Ma durò poco. S’infranse rapido sulle labbra di lui. Stavolta il bacio durò più a lungo. Le mani di Sirius dolcemente presero a sbottonare il cappotto verde di lei, per poi infilarcisi sotto, all’altezza della vita. In un attimo furono sotto il maglione di lei che fu percorsa da un brivido al contatto con quelle mani fredde, ma così delicate. Mentre la baciava Sirius si lasciò sfuggire appena un sorriso nel sentirla rabbrividire. La ragazzina si strinse ancora di più a lui, il bacio si fece decisamente meno casto. Sirius implacabilmente fece salire di poco le sue mani, sempre delicatamente. Ancora un altro sorriso nello sfiorarle il seno e nell’accorgersi dell’assenza del reggiseno. Ma stavolta fu la ragazzina a sorridere, si staccò decisa, mentre con la mano destra allontanava da sé il corpo del ragazzo.
”Ah, no! Black…no,no! Io non sono una delle tue sgallettate. E poi questo posto non mi fa minimamente paura…” sbottò con aria estremamente divertita la ragazza.
” Mi farai impazzire, Daire. Ma tu questo già lo sai, vero?” domandò enfatico Sirius, mentre le si avvicinò di nuovo.
” E poi non ti ho portata qui per quello che dici tu. Non ho bisogno di trucchetti per farti stringere a me. Lo fai già da sola…” aggiunse in maniera terribilmente beffarda e tronfia. “ E’ solo che qui potremmo stare tranquilli. Non ci viene nessuno…e se nessuno ci viene…”
”Nessuno ci vede…già…” completò Daire, mentre gli prendeva la mano. “Odio tutto questo, Sirius. Lo odio, davvero. Voglio poter stare con te, ovunque! “
”Daire, sei tu che dici sempre che non possiamo! Al diavolo tutti! Che ci vedano…”
” Sirius, non è così facile…”
” Come minimo ci ammazzeranno” la canzonò lui, dondolando appena la testa. “Lo so, me lo ripeti di continuo. Ma allora andiamocene! Scappiamo…”
” E tu ripeti a me questo di continuo. E io di continuo ti dico di no. “


                                                                    *

“ Dannazione!E smettila di piangere…” poco più di un borbottio quello di Sirius, ma che giunse in maniera distinta all’udito di Daire.
Un singhiozzo fu l’unica risposta che ottenne da quella instabile creatura che aveva di fronte. Così forte e algida all’apparenza, così fragile in realtà.
”Daire, cosa ti aspettavi? Decidesti di andartene, all’improvviso. Senza dirmi nulla. Nemmeno il perché. Ora hai deciso di tornare, sempre all’improvviso. Sempre senza dirmi nulla. E sempre…senza dirmi nemmeno il perché.”
Continuava a fissarla, stavolta non accennava a voler sfuggire allo sguardo di lei.
”Tu non sai quanto me ne penta. Ogni giorno. Ogni notte. Ogni singolo secondo ripenso a quel dannato giorno. Ho commesso un errore. Il più grande della mia vita. Non avrei dovuto abbandonarti. E’ una tortura la consapevolezza del male che ti ho fatto. Più atroce della consapevolezza che non ti potrai mai più fidare di me. Perché questo so di meritarlo, mentre tu…tu non lo meritavi.”
”Perché, Daire? Dimmi solo perché.”
” A che servirebbe ormai…” rispose Daire. Il tono di voce sommesso, il capo chino. Uno stato che rasentava la sottomissione. Sirius non accennava a compiere un gesto qualsiasi, tanto meno quello di distogliere quegli occhi grigi dalla figura di lei.
” Servirebbe a me! Possibile che tu sia così stupida!” ringhiò Sirius.
” Ricordi…quel mio…<< dono >> ? “ domandò


                                                                 *


Hogwarts: venti anni prima. Primi di Aprile. Biblioteca.

Una risolino s’alzò da dietro degli scaffali, ma rapida una mano s’alzò per tappare la bocca a cui era sfuggito.
”Shhh…vuoi che la vecchia ci trovi?” domandò Sirius compiaciuto, mentre col suo corpo premeva quello magro di Daire contro uno scaffale alto ed impolverato, pieno di libri, testimoni dello sbocciare di quell’amore così intenso.
Lei, con una lentezza esasperante, si liberò da quella presa.
” Ma tu continui a farmi il solletico !” rispose Daire, riempiendo le guance, per poi liberarle in uno sbuffo. 
Fingendosi offesa, mise il broncio e puntò lo sguardo in basso, giusto in tempo per vedere la mano destra del Grifondoro alzarsi per afferrarle il mento. La costrinse a guardarlo.

” Stupida, devo andare. Ho lezione… “ detto questo, Sirius si chinò per rubarle l’ennesimo bacio.
” Stasera c’è la Luna Piena…” accennò lei, lasciando cadere in sospeso la frase di proposito. Alzò gli occhi, portandoli sul viso arrogante di lui, per non perdersi la reazione a quella frase.
” E quindi ?” chiese lui, impassibile. Come se quella condizione di Luna Piena non implicasse niente di niente. Ora se ne stavo appoggiato allo scaffale, puntellandosi sul palmo della mano destra, che lasciato il viso di Daire, aveva afferrato la superficie lignea.
” E, quindi, ogni volta che c’è Luna Piena non ci vediamo…” iniziò, chiaramente intenzionata a continuare. Ora che aveva iniziato, non aveva intenzione di farsi fermare.
Peccato che così non fu.
” E’ una coincidenza. “ si sbrigò a chiudere lui, probabilmente punto nel vivo. “Devo andare, davvero, Daire. Se faccio un altro ritardo la McGranitt mi trasfigura in un orologio” e fece per allontanarsi. Un’aria fin troppo colpevole disegnata su quel volto solitamente strafottente.
” Sirius. Smettila di mentirmi… io lo so. So di Remus…e di voi! ” confessò Daire, una volta che lui le dava già le spalle. L’aveva fatto controvoglia e altrettanto dispiaciuta osservò l’esito delle sue parole. Lui si bloccò, come impietrito dal peso di quella rivelazione. La reazione che Daire tanto aspettava non si fece attendere, fu fulminea.
Sirius si voltò di scattò, tornando da lei. La costrinse ancora di più a stringersi contro lo scaffale. L’impatto fu così forte che un libro cadde a terra, andando a sbattere contro il pavimento lucido con un tonfo.
” Tu non sai niente!” le ringhiò contro, minaccioso come non lo era mai stato. Era furente, sconvolto dall’eventualità che qualcuno potesse essere realmente a conoscenza di quel segreto. Anche se quel qualcuno era la ragazza di cui era innamorato pazzo.
” Non lo dirò a nessuno! Non l’ho mai detto a nessuno! Lo so da sempre, Sirius. Da prima che io e te… “
Pensavo che solo i cani sbavassero…” ripeté lui, perso in un ricordo preciso. “ Che coglione! “ forse s’era accorto che le aveva fatto male, o forse erano solo i passi in avvicinamento che lo fecero allontanare da lei.
Daire ne approfittò per chinarsi a raccogliere il libro che era caduto. Era inspiegabilmente tranquilla e controllata, nonostante Sirius fosse quasi pronta a sbranarla.
” Daire, devi dimenticare! “ furono le uniche parole che gli uscirono dalla bocca. L’unica soluzione possibile, per quanto drastica, sarebbe stato un Incantesimo di Memoria.
” Non capisci, Sirius! Non posso dimenticare! Non vi ho seguito. Non è qualcosa che ho visto con gli occhi.  “
” Che cazzo stai dicendo ?! “ si stava sforzando di non urlare, di non dar sfogo alla rabbia che gli cresceva in corpo. Intanto i passi si facevano sempre più rapidi e vicini.
” Sirius, io…ho delle visioni. Tutte le donne della mia famiglia sono delle Veggenti. Ma la mia Vista è diversa, è più forte e vivida. Non la controllo! Arrivano all’improvviso. Coinvolgono passato, presente e futuro…e riguardano solo persone a me…vicine…”
Quella confessione l’era costata molto. Troppo. Era sconvolta, scossa dalle sue stesse parole che come un fiume in piena s’erano riversate con impeto fuori dalle sue labbra carnose.
Lui la guardava inebetito, il peso di quella dichiarazione l’aveva tramortito. Aprì la bocca un paio di volte, ma non ne uscì alcuno suono.
” Cosa state facendo! E’ così difficile da rispettare il silenzio !”
La signora Pince era appena sbucata all’inizio del piccolo corridoio, formato dallo spazio tra i due scaffali, dove si trovavano Daire e Sirius.
Lui, non riuscì ad avere nessuna reazione se non quella di andarsene. Sfilò davanti alla Pince, senza nemmeno guardarla.
Ogni suo passo, era un battito del cuore di Daire.

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