Laws of attraction

di Sbrecks
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1-Lei non deve essere la tua ragazza. Mai. ***
Capitolo 2: *** 2. Lei non deve mai avere buone intenzioni.. ***
Capitolo 3: *** 3. Lei non ti sarà mai riconoscente. ***
Capitolo 4: *** 4- Lei ti trascinerà in un gran casino ***



Capitolo 1
*** 1-Lei non deve essere la tua ragazza. Mai. ***


Prima regola: Lei non deve essere la tua ragazza.

Mai.

-Ehi, Bolton! Si può sapere che hai da guardare?- Sharpay Evans gli lanciò uno sguardo disgustato, mentre la Darbus farneticava in sottofondo di Euripide e della tragedia greca.

Mai.   

D’istinto, le rivolse un sorriso di commiato e scosse la testa, muovendo appena le labbra.

-Niente.

Il fatto, avrebbe dovuto dirle, è che tu sei Sharpay Evans, la regina di ghiaccio.

Non sei la mia ragazza.

Il fatto è, che oggi porti una giacca di panno e un vestito di seta, che scivola leggiadro lungo il tuo corpo, e la stoffa descrive piccoli cerchi intorno a due gambe sinuose, quando ti muovi.   

Nondimeno, oggi io non riesco a staccarti gli occhi di dosso, aumentando peraltro il rischio che Gabriella, la mia vera ragazza, mi scopra.

Ecco il fatto.

Troy Bolton, signori, è attratto da una ragazza che non è la sua.

Quanto è grave, questo crimine, in una scala da uno a dieci?

-Merita indubbiamente il massimo del punteggio, signor Bolton...-

Troy riemerse seduta stante dallo stato di torpore comatoso, in cui era solito piombare più o meno ogni lunedì mattina alle otto, e da cui riemergeva puntualmente all’ora di pranzo,sobbalzando.

Chi aveva parlato?

La professoressa Darbus, e più o meno la classe intera, lo stavano guardando perplessi, in quel momento.

Lo guardavano fisso.

-Beh, che c’è?- Domandò, ostentando il migliore dei suoi sorrisi da star del basket, che gli accendeva per un istante gli occhioni blu.

La Darbus si lasciò sfuggire una delle sue risate tonanti, che la facevano spaventosamente assomigliare, nell’attimo in cui spalancava la bocca e lasciava partire una sorta di lamento baritonale, a una cantante lirica un tantino isterica.

Terrorizzante.

- C’è che lei è drammaticamente disattento, signor Bolton..- Esclamò la professoressa dopo aver ampiamente sghignazzato, tra gli sguardi atterriti dei suoi studenti -.. voglio sperare che l’attenzione e l’impegno che riserberà alla quarta replica del musical che proporremmo la settimana prossima, in occasione del gemellaggio con l’istituto di Città del capo, si rivelerà decisamente superiore al suo interesse nei confronti delle mie lezioni...-  

-Ci conti..- Sorrise a trentadue denti Troy, non rendendosi conto di aver aggravato ulteriormente la sua situazione.

La campanella suonò, e gli occhi della Darbus si ridussero a due fessure iraconde.

Meglio svignarsela.   

Sharpay, con in bocca un grazioso lecca-lecca di tutti i colori dell’iride, caracollò sui sandali alti e scomparve lungo il corridoio, raccattati i suoi libri: Troy non potè fare a meno di seguirla con lo sguardo mentre si dirigeva verso il refettorio, scuotendo i capelli biondi, quel giorno adorabilmente boccolosi.

Mio dio.

Il ragazzo dovette allentarsi il collo della camicia a strisce, accaldato.

La situazione si stava facendo pesante.

Senza sapere bene perché, il giorno precedente, si era ritrovato ad annoiarsi sul serio. Gli allenamenti erano stati sospesi, per via della sciatica di suo padre; il teatro era momentaneamente chiuso, causa manutenzione, e da lì l’impossibilita di cimentarsi in prove supplementari.

Chad, inoltre, era impegnato con Taylor: Gabriella doveva studiare, Jason usciva con Kelsi; perfino sua madre si era data appuntamento con un' amica per quel pomeriggio, all’insegna dello shopping più sfrenato.

E così Troy Bolton, playmaker super-impegnato dei Wildcats, si era ritrovato a ciabattare per casa senza una meta, e in preda alla disperazione più totale.

Di mettere a posto la sua stanza, non se ne parlava: lui era un uomo accidentaccio, proprio come suo padre, e nel caos ci sguazzava.

Troy aveva sorriso, pensando alle pile di calzini, riviste e cartoni di pizza, ormai sedimentatisi sotto al suo letto.

Stava bene così.  

Di andarsene in giardino, ad ascoltare i rumori della natura, neanche.

Quelle stronzate filosofiche, effettivamente, piacevano più a Gabriella che a lui.

Senza alcuna offesa...  

E allora rimaneva solo un’ultima, soffertissima, scelta. Leggere un libro.

Non che non gli piacesse, per carità. Ma era che il suo approccio con la lettura era sempre stato...come dire....problematico!

Alcuni romanzi, Troy, li trovava troppo lunghi, altri troppo corti; la maggior parte li giudicava assolutamente noiosi, o semplicemente troppo irreali. Era di gusti difficili.

Così, per non andare incontro a delusioni certe, Troy  aveva stabilito di puntare sul ridicolo; senza alcuna ragione particolare,tanto per farsi quattro risate.

Insinuata la mano all’interno dei vani della libreria materna, si era deciso ad estrarre uno dei suoi assurdi romanzi rosa, che sia lui che il padre non facevano altro che criticarle. Quello, aveva sulla copertina una ragazza bionda dallo sguardo furbetto, che si toccava i capelli, e rivolgeva al lettore un malizioso occhiolino.

Era  davvero carina.

Troy aveva letto il titolo, “Le regole dell’attrazione”, già sogghignando.

Era perfettamente assurdo, che cavolo; proprio il genere di titolo con il quale ci sia aspetta di infiammare la curiosità di una casalinga frustrata. Come faceva sua madre a tollerare quelle schifezze?  

Prima pagina, regola uno.

Caratteri nitidi che attiravano subito l’attenzione, come un marchio a fuoco.

“Prima regola dell’attrazione”- lesse il playmaker, ad alta voce- “Lei non deve essere la tua ragazza...

Mai”.

Troy aveva sentito un brivido folle corrergli lungo la schiena, ed aveva subito nascosto quel dattiloscritto tentatore alla vista e al cuore.

Fine della sua carriera da lettore.

E così, il giorno dopo quello strano incontro del terzo tipo, o segnale del destino che dir si voglia, si ritrovava di fronte a Sharpey Evans pensando a quanto fosse vera quella stupida regola numero uno, e a quanto gli sarebbe piaciuto dare, tanto per curiosità, una sbirciatina sotto quella gonna svolazzante.

Accidenti.

Stava sudando di nuovo.

-Troy, stai bene?- Il playmaker alzò lo sguardo e si vide riflesso negli occhi neri di Taylor McKessie, la migliore amica di Gabriella.

Le rivolse un sorriso educato.

-Oh, sì. Certo.

-Bene..- La ragazza gli appioppò una pacca sulla spalla, rinfrancata -.. sai, per un attimo ho creduto che stessi prendendo troppo seriamente l’assenza di Gabriella. In fin dei conti, ha solo il raffreddore.    

Troy spalancò gli occhi azzurri, come colpito da un fulmine a ciel sereno. Gabriella era assente? Ma certo! Ecco perché non gli erano piovuti scappellotti sulla testa, nonostante avesse trascorso l’intera ora della Darbus a fissare Sharpay. Tutto combaciava...

-No, no. Tranquilla Taylor. Sto divinamente. Ti ringrazio per la tua preoccupazione.

Troy agitò energicamente, per qualche secondo, la mano in direzione della ragazza, e si diresse verso la palestra.

Lo aspettava un’ora filata di allenamento.  

A volte, faceva bene.

Riusciva a distrarlo.

E, in quel caso, ne aveva decisamente bisogno. ..

Chad Danforth, quel terremoto del suo migliore amico, si era già cambiato, e lo aspettava seduto scompostamente sulla lucida panca verde.

-Troy, che ti prende?- Indagò, inarcando un sopracciglio -.. sembri appena uscito dalla centrifuga di una lavatrice gigante!

Il ragazzo posò il capiente borsone, contenente il suo abbigliamento sportivo, a terra, e sospirò pesantemente.  

-Non me ne parlare..-

-Forse sei innamorato!- Intervenne Jason con un sorrisone, spuntando improvvisamente dalle docce. Chad alzò gli occhi al cielo, perplesso. Ma da che pianeta proveniva, quel ragazzo?

-Svegliati, crucco...!- Lo esortò infatti, scuotendo la testa -.. credo che la fase dei terremoti intestinali sia passata da un bel pezzo, con Gabriella, per migrare verso la “pace dei sensi”. O sbaglio?

Troy deglutì e si schiarì la voce, preparandosi a pronunciare quella maledetta verità.

L’intonazione che gli uscì, del tutto inaspettatamente, si rivelò fioca e strozzata.

- E’ questo,il problema..- balbettò, avvicinandosi all’orecchio dell’amico –NON  è, Gabriella,,.

Chad spalancò un poco gli occhi, portandosi una mano alla fronte. Proprio in quell’istante il fischio dell’allenatore Bolton, finalmente ripresosi, avvertì i Wildcats che la partita era iniziata, riempiendo la palestra.

Fu quasi prodigioso, quel fischio.

Perché coprì il gigantesco, fragoroso, sentito “oh cazzo!”; che, libratosi dalle labbra di Chad, tradusse perfettamente i pensieri di Troy....

 

 

 

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Capitolo 2
*** 2. Lei non deve mai avere buone intenzioni.. ***


testo

 

 

 - Allora. Vediamo di porre rimedio alle tue drammatiche condizioni..- Sospirò Chad, appena uscito dalla doccia.

Accaldato, portava un asciugamano legato attorno i fianchi, ed aveva un grosso panno di spugna rinvoltolato sulla testa. Quella era il secondo commento che esprimeva riguardo a La questione: Chad, infatti, era troppo devoto alla squadra dei Wildcats, per permettersi qualsiasi distrazione, durante gli allenamenti.

Ma ora, nello spogliatoio, i ragazzi potevano dedicarsi al gossip più sfrenato. O, come nel loro caso,a  cercare di trovare una soluzione a qualcosa di tremendamente insidioso.

-Hai scoperto di provare delle strane “tentazioni” nei confronti della signorina Evans. E allora? Non sei certo il primo ragazzo a cui capita..-

Troy guardò Chad dritto negli occhi, cercando ostinatamente di re-inghiottire il fiume di parole che gli si affacciava alle labbra.

Non ci fu verso.

-NonMiPiaceCheSiParliDiSharpayInQuestoModo.. .- Disse infatti, tutt’a d’un fiato – avrà le sue colpe, ma certo è stato anche il nostro comportamento,a renderla così ostile.

Chad lo guardò come se fosse pazzo, e scosse la testa.

-Amico..- Scandì lentamente, posandogli una mano sulla spalla -.. Tu.. Sei...Andato...-

Il playmaker sospirò pesantemente.

-Ho bisogno d’aiuto. Non certo delle tue ovvie constatazioni..-

-Perdonami se almeno io, al contrario di te, s’intende, cerco di essere razionale! Tu non hai bisogno d’aiuto, ma di un vero e proprio lavaggio del cervello!

Chad si posizionò a pochi centimetri dal naso di Troy, afferrandogli il viso con forza.

-Te lo ripeterò una volta sola..- Fece, lentamente – Sharpay Evans...non fa assolutissimamente per te! Assolutissimamente!

Poi si allontanò, rimirando il volto stordito di Troy.

- Prima regola del codice d’onore di uno sportivo...- Rincarò la dose, soddisfatto del proprio operato -.. mai e poi mai, cercare di insidiare la ragazza che piace a un tuo compagno di squadra!

-Oh, già! – Troy si portò le mani tra i capelli, sconvolto – mi ero dimenticato di Zeke! La prenderebbe decisamente male..-

-Allora?- Chad terminò di riempire il proprio borsone sportivo, infilandolo a tracolla – sono riuscito nell’intento?

Troy lo fulminò con un’occhiataccia.

-Come no! – Disse, spingendo la pesante porta blindata della palestra -.. ora, da decisamente male, mi sento proprio uno schifo. Grazie.

Il playmaker imboccò a grandi passi il corridoio, irritato.

Accidenti.

Ma perché stava capitando proprio a lui?

Non aveva un sacco di amici?

Non aveva una carriera sportiva brillante?

Non aveva una ragazza bellissima?

-Ah!- D’improvviso, un tonfo sordo, lo riscosse dai suoi pensieri: Sharpey, insieme ad un’immensa quantità di partiture e fogli colorati, poco prima accuratamente sistemati nella sua borsa, piombò a terra, atterrando sul sedere.

La sua gonna piroettò insieme a lei, rapida, e si fermò leggiadra, richiudendosi con una grazia incredibile sul freddo linoleum.

Troy rimase interdetto, per un istante, a fissarla; sino a quando la ragazza non gli tirò un calcio violento nel polpaccio destro.

-Ahi..- Si lamentò con voce flebile, mentre gli occhi di lei fiammeggiavano di stizza.

Era andato a sbatterle contro.

-Ma a che cosa pensi, quando cammini?- Lo interrogò Sharpay mentre l’aiutava a rialzarsi in piedi, dopo aver allacciato una delle braccia della ragazza attorno alle proprie spalle -....sembri completamente fuori..!

- A te..- Pensò Troy, mentre l’accompagnava in direzione del teatro, camminando lentamente.

Ma si rese contro troppo tardi di non avere solamente borbottato tale riflessione fra sé e sé...

-Come hai detto?- Domandò infatti Sharpay spalancando gli occhi, e allontanandolo leggermente.

Era arrossita; e guardandola da così vicino, per la prima volta, Troy notò quanto fossero belle le venature dorate nei suoi occhi, e le efelidi chiare che le ornavano le guance.

Arrossì anche lui.

-Volevo dire.. al tè!- Cercò di riparare paonazzo, con un sorriso decisamente artefatto sulle labbra -.. credo sia finito e.... questo mi fa andare letteralmente in paranoia! Ne sono un bevitore insaziabile..-

Sharpay gli rivolse uno sguardo perplesso, e fece una strana smorfia.

-Sei strano, Bolton..-

Disse solo questo, incrociando le braccia sul petto.

Erano arrivati all’entrata del teatro, l’uno davanti all’altra. Rimasero in perfetto silenzio per qualche istante.

-Senti, Sharpay..- Troy fece per dire qualcosa, sfiorandole leggermente il palmo della mano. Sharpay sussultò, ma cercò di fare il possibile per non darlo a vedere. 

-Bolton! Finalmente si degna di passare da queste parti...- Ma la professoressa Darbus interruppe quell’improvviso idillio; l’indice puntato contro playmaker e lo sguardo minaccioso, il suo tono di voce non prometteva proprio nulla di buono  -...che ne dice di approfittare di questa sua momentanea “disoccupazione”, per riprovare qualche canzone?

Troy deglutì, scosso. Ben sapeva cosa sarebbe inevitabilmente seguito a quella richiesta.

-Veramente...avrei chimica, ora..- Cercò di giustificarsi, stringendosi nelle spalle.

La professoressa Darbus lo afferrò per un braccio.

-Niente ma, signor Bolton! Crede che non sappia quante ore perde, con quella pallida scusa del basket?- La professoressa estrasse un foglio giallo dalla scrivania, e vi scarabocchiò sopra qualcosa.

-Tenga qua. Una bella giustificazione, da consegnare al docente una volta ultimate le nostre prove. E ora, mettiamoci al lavoro. Come ho già precedentemente sottolineato, il teatro non aspetta nessuno! 

Troy scosse timidamente un lembo dello scialle che la Darbus avevo drappeggiato attorno alle spalle, cercando di richiamarne l’attenzione.

- Emmmh...veramente ci sarebbe un problema? 

-Oh santi numi! E quale?

La Darbus si stava decisamente spazientendo.

-Gabriella non c’è..- Fece Troy con voce flebile, mentre Sharpey si allontanava verso la sartoria. La donna gli lanciò uno sguardo perplesso, come se il playmaker avesse appena detto una tremenda idiozia.

- Proverà con Evans, no?- Fece, estraendo una rivista scandalistica dall’ultimo cassetto della propria scrivania –conosce a memoria tutte le canzoni.

Quindi, si avviò a grandi passi verso il corridoio.

-Ora, ho un affare più importante da sbrigare..- Concluse, un attimo prima di gettarsi il vistoso foulard dietro le spalle, e sparire lungo una deviazione -.. comportatevi bene-

Troy rimase solo nel teatro deserto e silenzioso, e scivolò affranto lungo il muro.

Bene.

Una parola.

Per quanto ne sapeva lui, l’unico modo per raffreddare l’acqua, era tenerla il più lontano possibile dal fuoco: e così, stava facendo esattamente il contrario.

Come poteva piantarla di sentirsi strano quando pensava, guardava e respirava Sharpay Evans, se ora avrebbe dovuto passare ben due ore a stretto contatto con lei, soli, e per di più cantando insieme?

-Bolton, ma si può sapere che cos’hai?- Quasi richiamata all’ordine dai suoi stessi pensieri, Sharpay tornò in quell’istante dalla sartoria, in punta di piedi: si era cambiata, ed indossava una canottiera grigia, un paio di pantaloncini rosa, e scarpe da ginnastica, accompagnati da un buffo paio di calze a cuori, al ginocchio.

Era semplicemente perfetta. Come sempre.  

-Niente..- Disse Troy, avviandosi a malincuore verso il palcoscenico, cercando inutilmente di mantenersi calmo -...da....da....cosa vogliamo iniziare?

-Che ne dici di “What I’ve been looking for?” – Sharpay si chino con grazia in direzione di un piccolo stereo rosa, e schiacciò rapida il tasto “play” –pronto?

Il playmaker annuì energicamente, portando alle labbra il microfono; ma non appena le note di quella melodia si diffusero altisonanti nell’aria, la sua espressione cambiò radicalmente.

Quello NON era l’arrangiamento di Kelsi.

Quella era la patetica versione ritmata del duetto, realizzata su richiesta dal pianista di Sharpay e Ryan.

-Sharpay, ma che cosa ti salta in testa?- Le domandò con voce indurita Troy, le braccia incrociate sul petto e un’espressione d’autentico disappunto -. non puoi sopportare, per una volta, di fare semplicemente quello che ti si chiede? Questo è proprio da te..-

La ragazza alzò gli occhi al cielo e sbuffò, interrompendo la canzone con un abile gioco di mano. Quindi piombò a sedere sul pavimento e lo guardò fisso negli occhi, stringendo le proprie ginocchia fra le braccia, come una bambina capricciosa.

-Siamo nervosetti, eh?- Lo schernì acidamente, lanciandogli uno sguardo di sufficienza -.. stai calmo. Queste sono prove, e siccome stavolta ci sono io con te, ho solo pensato di lasciare un’impronta personale. Ecco tutto.

Troy aprì la bocca per rispondere ma la richiuse altrettanto puntualmente, punto sul vivo.

Forse, Sharpey aveva ragione. Un po’.

O completamente, ragione.

-Oh, scusa...- Borbottò, rivolgendole un sorriso imbarazzato -.. non so che mi è preso. E’ che ultimamente sono un...fascio di nervi..-

-Vedo..- Commentò laconica Sharpay, senza staccargli gli occhi di dosso.

-Cantiamo sulla tua versione, come vuoi tu. In fondo, non è poi così male. E poi capisco che l’altra, effettivamente, possa sembrare un po’.......-

-Moscia? – La bionda si coprì elegantemente le labbra con la mano destra, con il palese intento di mascherare una risata fragorosa -...come...la tua ragazza..- 

Troy alzò leggermente le spalle, cercando di trovare nel minor tempo possibile qualcosa da dire, a difesa di Gabriella .

-Gabriella non è moscia. E’... dolce..- Riuscì a sussurrare esclusivamente, mentre Sharpay si dirigeva a grandi passi verso di lui, scuotendo i capelli.

-Già..- Riprese lei, guardandolo maliziosa -.. ed è per questo che è noiosa.

Seguì una lunga pausa, carica di significato.

-Se io fossi un ragazzo, andrei sicuramente alla ricerca di altro..- Concluse Sharpay, fissando Troy negli occhi.

Ormai, la schiena del ragazzo, che aveva continuato terrorizzato a camminare all’indietro, aderiva perfettamente al muro: e la bionda era così vicina a Troy, che egli ne poteva sentire il profumo zuccheroso di caramello e vaniglia, e il respiro caldo addosso.

- Cosa vorresti dire?- Balbettò il playmaker, decisamente scosso.

-Non so- Sharpay finse per qualche istante di pensarci su, sfiorando forse intenzionalmente l’avambraccio di Troy -...In fin dei conti, io non sono un ragazzo. Dovresti essere tu, a darmi una risposta..-

La ragazza lo guardò negli occhi spavalda per qualche secondo, e Troy fece del proprio meglio per reggere il suo sguardo: finalmente, quando ormai il playmaker sentiva le forze e l’integrità dei propri pensieri venir meno, Sharpay si voltò dall’altra parte come se niente fosse accaduto, e saltellò allegramente in direzione dello stereo.

- Allora...- Chiese, china sul piccolo marchingegno – perché non proviamo qualcosa di più “caldo, invece? Io dico che “Bop to the Top” non sarebbe una cattiva idea..- 

Troy scivolò a peso morto lungo il muro, e cadde sulle ginocchia, come in trance.

Caldo...  

-Non so te, Sharpay, ma di “caldo” ne ho già avuto abbastanza..- Dichiarò deglutendo rumorosamente, rabbrividendo al sol pensiero di come era stato in grado di ridurlo l’innocente contatto fisico di qualche istante prima -...per oggi, direi che è il caso di smettere..-

-Ma come?- La bionda assunse un’espressione sorpresa, e spense nuovamente lo stereo -.. non abbiamo ancora provato nulla! E poi, dove te ne stai andando?

Troy si fermò un istante: aveva raccolto il suo borsone sportivo, e lo zaino, ed aveva ormai raggiunto l’uscita del teatro. Sul volto, un’espressione stremata.

-A casa..- Rispose il playmaker, passandosi una mano fra i capelli -....a mangiare un ghiacciolo, a guardare un documentario sulle suore carmelitane, e a farmi una doccia gelida.-

-Ma...-

Sharpay si sentì assalire da un’opprimente moto di rabbia, e aprì la bocca per dirgliene quattro.

Ma poi, come la mamma le aveva insegnato, e soprattutto il suo insegnante a “l’accademia dei bambini prodigio”, tacque.

E sorrise.

Ricordati IL piano. 

- Ottimo..- Sorrise, suadente, attorcigliandosi una ciocca di boccolosi capelli biondi attorno al dito indice -...porta un bel ghiacciolo anche a me, domani, se non ti spiace. Alla fragola..-

Troy annuì e girò sui tacchi, percorrendo il corridoio ad ampie falcate, alla volta dell’infermeria.

Chad, che lo incontrò lungo tale tragitto, rimase stupito dall’aspetto del suo amico, che aveva una faccia ancora più sconvolta di come lo avesse lasciato.

Sharpay, invece, stava sorridendo.

Quella sera, prima di andare a dormire, il playmaker, assicuratosi che i genitori fossero a letto, riprese il manoscritto tentatore fra le mani, e volò al secondo capitolo con il cuore in gola.

-Seconda regola...- lesse, ad alta voce..- lei non deve mai avere buone intenzioni nei tuoi confronti. Mai.

-Non ha buone intenzioni..- Ripetè quindi mentalmente una volta spenta la abat-jour sul suo comodino, cercando di persuadersene -.. sarà meglio lasciarla perdere.

Tuttavia, nel dormi-veglia, a Troy sembrò di percepire nuovamente il profumo vanigliato-caramelloso di Sharpay, e lo sventurato si sorprese a desiderare nuovamente che lei fossi lì.

Non aveva nemmeno chiamato Gabriella, per sapere come stava. Era davvero un essere spregevole.

Forse, avrebbe dovuto farlo...

Troy fece per acchiappare il ricevitore, ma una zaffata di profumo, semplice suggestione o innocente folata di vento penetrata attraverso uno spiffero, lo colpì improvvisamente dritto in faccia, riportandolo indietro a quei cinque minuti nel teatro, dove era stato troppo vicino alla sua tentazione.  

Era così incredibilmente bella...

Posò la testa sul cuscino, e cadde in una specie di trance sonnacchioso.

In quella sorta di sogno ad occhi semi-chiusi, il playmaker tentò invano di riacciuffare la bionda, che volteggiava troppo agilmente per la stanza: quand’ecco che, finalmente, ci riuscì.

-Sharpay..-

Un lungo mormorio appena intelligibile, scivolò attraverso le labbra di Troy, mentre abbracciava forte il cuscino.

-.. Ti ho presa..-

La finestra si richiuse con uno scatto metallico, sordo.

Il playmaker cadde finalmente addormentato, dopo quella faticosa giornata.

 

 

 

 

Grazie a tutte coloro che mi hanno letto e recensito! ^.^ E scusate per il mio strafalcione analfabetico sul nome di Sharpay ^__^”” sigh! Ç_ç

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Capitolo 3
*** 3. Lei non ti sarà mai riconoscente. ***


hyhh

 

 

 

-Ti dispiacerebbe ripetermi ancora una volta cos’hai intenzione di fare? Perfavore..- Ryan, con indosso una coppola fantasia Burberry, sbocconcellava una mela fissando interdetto la sorella di sottecchi, la schiena appoggiata alle parete azzurra del refettorio.

Sharpay sbuffò sonoramente, le mani nei capelli. Non ne poteva più. Era ormai la decima spiegazione in cui si profondeva, nel vano tentativo di far entrare nella testa vuota del gemello, un semplicissimo concetto.

Cinque parole.

IL . Musical. Doveva. Essere. Loro.

- Ryan, non mi sembra che ci voglia un genio per capire dove ho intenzione arrivare..- ripetè alterata la ragazza, per l’ennesima volta - ..ma procediamo per gradi, onde evitare altri giri di parole inutili..-

Gli occhi scuri di Sharpay, si ridussero improvvisamente a due fessure guardinghe.

- Sai che Gabriella ha l’influenza, vero?- Domandò, controllando la propria immagine attraverso uno specchietto motivo floreale, intelligentemente imboscato nell’inseparabile pochette.

-Sì..-

-E che la professoressa Darbus, come sempre, pretenderà l’Eccellenza, e non tollererebbe alcuna mancanza durante la quarta replica del musical, che si terrà la settimana prossima..-

-Fin qui ti seguo...-

-Ebbene, come potrai facilmente immaginare, nonostante l’assenza di Gabriella, la Darbus ha preteso che Troy Bolton continuasse ad esercitarsi, in vista del grande spettacolo. Con me..-  Sharpay si interruppe un istante, per accertarsi che Ryan non si fosse distratto. Un cenno d’assenso da parte del fratello, la esortò tuttavia a continuare..- bene. A questo punto, vuoi sbalordirmi, e tentare di concludere tu?

Ryan restò in silenzio per qualche secondo, ed alzò imbarazzato le spalle.

-Spiacente, sorellina..- Dovette ammettere, abbassando lo sguardo -.. ma ancora non capisco quale sia il tuo scopo..-

-Ma come?- Strepitò Sharpay, che iniziava a spazientirsi sul serio -.. andiamo! Qual è la cosa per cui abbiamo tanto lottato, e che ci siamo visti ingiustamente strappare da quella coppia di palloni gonfiati, qualche mese fa?

Gli occhi celesti del ragazzo, s’accesero d’un improvviso bagliore.

-Oh, ma certo! Il Musical!- Boccheggiò Ryan trionfante, gettando via la sua mela, di cui non restava altro che un torsolo. 

Sharpay alzò gli occhi al cielo.

-Alla buon’ora! Il mio piano non prevede altro che questo..- Riprese la bionda, stringendo i pugni, ancora più determinata del solito - riuscire a prendere ciò che è nostro di diritto. E che ci spetta..-

-Oh ma certo!- Ryan cinse le spalle della sorella con un braccio, guidandola in direzione del corridoio.

Quindi, assumendo un’aria perplessa, s’arrischio a farle la domanda.

-Ma…come credi di sbarazzarti di Troy?

Sharpay fulminò il fratello con un’occhiataccia.

Era incredibile che non avesse ancora capito nulla, dopo tutto il fiato che aveva sprecato.

- Lo farò impazzire. Totalmente impazzire..- sibilò con aria diabolica Sharpay, sorridendo sempre maggiormente di bieco appagamento – sarò insopportabile, piena di pretese; lunatica, vanitosa, ed irresistibile.

Instillerò il seme del dubbio, in quella sua primitiva testolina.

La ragazza aprì il proprio armadietto e si guardò allo specchio nuovamente, sistemando i lunghi capelli vaporosi , quel giorno ravvivati da piccole ondine capricciose.

Non c’era dubbio.

-Farlo capitolare, risulterà un vero e proprio gioco da ragazzi..- sorrise, mentre la mano cauta di suo fratello Ryan, si posava sulla linda superficie dell’armadietto accanto.

- Far capitolare chi, a titolo informativo?

- Ma come! Ryan, a volte mi domando se ci sia stato uno scambio di culle! Quel protozoo di Bolton, mi sembra ovvio!

Sharpay si voltò inviperita, il nuovo rossetto “glam shine” stretto tra le dita affusolate, pronta a sganciare la consueta dose di invettive sulla testa del ben poco sagace gemello.  Ma ecco che, una volta incontrato lo sguardo di colui che le aveva effettivamente posato la mano sulla spalla, tutta la rabbia accumulata smontò drasticamente. 

Troy Bolton, radioso nella sua t-shirt a strisce variopinte, le scoccava un’occhiata perplessa, gli irresistibili occhi azzurri atteggiati in un’espressione volutamente ironica.

-Protozoo, eh?

-Oh..-

Le braccia di Sharpay ricaddero inerti lungo il tronco, dopo aver  compiuto un’involontaria circonvoluzione in avanti, svuotate di ogni energia. E fu così che, il playmaker dei Wildcats, ebbe il più alto dei privilegi immaginabili.

Una nuova riga, rosa e catarifrangente, si aggiunse inaspettatamente quale irrinunciabile surplus, all’accozzaglia di strisce variopinte, che ornavano la sua spiritosa maglietta.

Fu lampante che il buongiorno, immancabilmente, si vede dal mattino.

Soprattutto dalle grida simultanee che, prontamente, si fecero strada attraverso le labbra di Troy e Sharpay...

-Sharpay! Ma guarda che cosa hai combinato!- Troy abbrancò con violenza la porzione di tessuto orrendamente deturpata, lanciando alla bionda uno sguardo collerico –non dirmi che è pure indelebile! Ad ogni modo, la lavanderia, la paghi tu.

- Che cosa? Sei tu che devi ripagare il mio rossetto!:- Protestò energicamente Sharpay, cercando con lo sguardo Ryan, che riteneva l’unico vero responsabile del qui pro quo – guarda...! Il beccuccio si è tutto incrinato..-

Il playmaker finse di studiare per un istante, con aria critica, quel miserrimo tubetto contenente lucidalabbra, o chissà quale altra diavoleria da femminuccia, miseramente scheggiato e acciaccato, dal tremendo salto mortale. Quindi alzò le spalle.

-Se non riesci a controllare nemmeno il tuo corpo, non è certo colpa mia..- Concluse, acchiappando Sharpay per un braccio, e guidandola in direzione del teatro -.. e ora muoviamoci. Abbiamo le prove..-

- Lasciami subito, Bolton..- Dal canto suo, Sharpey si districò immediatamente della stretta, ravviando la manica destra della sua camicia cremisi, ricoperta di spille e volants - ..a teatro verrò in tutta tranquillità, con le mie gambe.

Un’espressione trionfante, si dipinse improvvisamente sul bel volto della ragazza.

-E poi, ieri, sembrava che fossi tu a non essere in grado di controllare il tuo corpo. Suore carmelitane, eh? O sbaglio?

Troy arrossì violentemente, aprendo la bocca per dire qualcosa di sufficientemente convincente. Ma ogni proposito finì per risultare vano..

Per fortuna, la signora Darbus, le braccia larghe ed un’espressione di giubilo sul viso, spuntò tempestivamente fuori dal teatro, sottraendo il playmaker a quella situazione imbarazzante...

- Signor Bolton! Mia cara Sharpay! Ho una notizia splendida da riferirvi!

I due ragazzi rivolsero alla donna un’espressione interrogativa, inarcando le sopracciglia.

Le notizie che, a parere della Darbus, avrebbero dovuto sembrare entusiasmanti, finivano immancabilmente per risultare fonte di guai.

- Alla quarta replica sarà presente un talent scout di un’ importante compagnia teatrale, riuscite a crederci!?- Esclamò infatti dì lì a poco la professoressa, le mani giunte sul petto,  e gli occhi traboccanti di gioia – sapete che cosa significa, questo?

Sharpay deglutì, passandosi stupefatta una mano tra i capelli.

Un talent scout? Non poteva crederci! Era l’occasione di una vita..

A questo punto, era indispensabile applicarsi al massimo, per acquisire il completo monopolio del musical, e spazzare via quel ridicolo sentimentale di Bolton: soltanto con la sbalorditiva presenza scenica dei fratelli Evans, ne era sicura, Twinkle Town sarebbe infatti riuscito a brillare d’una sfavillante luce. Bisognava..

-...raddoppiare gli sforzi, signora Darbus! Ci applicheremo al massimo!- Promise Sharpay, stringendo i pugni, mentre Troy fissava il pavimento, in evidente difficoltà.

La Darbus annuì energicamente, soddisfatta.

- Bene, figlioli! – Sentenziò, un attimo prima di svanire lungo il corridoio, gesticolando enfatica – subito al lavoro, allora ! Il teatro, non aspetta nessuno!

E, un attimo dopo, Troy e Sharpay si ritrovarono soli, accomodatisi a ridosso del gigantesco palco illuminato.

Il playmaker era improvvisamente piombato in un pensoso silenzio, decisamente preoccupato.

Accidenti. Come avrebbe fatto ad impegnarsi al massimo, se la sua testa si rifiutava di seguire le note, ed i suoi occhi non si decidevano ad abbandonare, neanche per un istante, la figuretta saltellante di una certa biondina, che era riuscita a turbare la sua tranquillità più di un imminente partita di basket?

E dovendo trascorrere con lei buona parte della sua settimana, sarebbe riuscito a levarsela dalla testa, ritornando ad occuparsi, com’era giusto che fosse, della sua amata Gabriella?

Troy si morse le labbra, avvinto. La situazione era decisamente problematica.

Ma proprio mentre avvertiva, improvvisamente, la possibilità di essere più vicino ad un’ipotetica soluzione di quanto pensasse, un grido irato lo richiamò all’ordine, facendolo sobbalzare.

Sharpay, le braccia conserte, era in piedi dietro di lui, e batteva spazientita i piedi per terra.

- Allora, bella addormentata, vogliamo deciderci a lavorare?- Protestò , inarcando con aria allusiva le sopracciglia. Troy cercò di sorridere, anch’egli piuttosto infastidito.

-Scusa, Sharpay.  Stavo riflettendo..- Si giustificò, scattando anch’egli in piedi.

La ragazza si portò una mano alla fronte, stringendo le labbra.

-Oh, certo. E credi che le tue meditazioni filosofiche ci aiuteranno a fare colpo sui talent scout, tra soli cinque giorni? – Lo scimmiottò, stizzita - ..lo sapevo che la Darbus aveva fatto un errore, a lasciare che tu Gabriella ci rubaste il musical!

-Rubare?- Troy represse a stento una risata ironica, contrariato. In tutta la propria notevole statura, torreggiava su Sharpay, che cominciava a sentirsi leggermente intimorita – era vostro, per caso? L’avevate comprato ai grandi magazzini? Ho sentito che il reparto “sceneggiature per il duo Evans”, è appunto ben fornito..-

- Ti detesto, razza di incivile!

Sharpay gli voltò immediatamente le spalle, la mascella serrata dalla rabbia. Troy era davvero un egocentrico, un egocentrico saccente e  cattedratico, non c’era che dire: proprio la razza che meno sopportava, e i cui appartenenti cercava quanto prima di svezzare. Gliel’avrebbe fatta vedere lei!

Nervosa, la ragazza corse quindi in direzione della scala che lei e suo fratello Ryan avevano utilizzato, per la loro spiritosa rivisitazione di Bob to the top: intenzionata a trascinare l’oggetto, decisamente troppo pesante per il suo corpo sottile, senza l’aiuto di Troy, Sharpay incespicò tuttavia nei propri piedi, e finì per cadere a piombo contro l’attrezzo.

- Ahia, cavolo..- Sussurrò, fissando preoccupata il proprio polso, con le lacrime agli occhi.

- Sharpay.. ti sei fatta male?- Impensierito, Troy raggiunse rapidamente la ragazza: Sharpay, accovacciata a terra, gli dava le spalle, il dorso scosso dai singhiozzi.

- N- no, non è niente..- Balbettò, senza avere il coraggio di voltarsi.

Il playmaker le si inginocchiò accanto, decidendo di reprimere ufficialmente gli istinti omicidi di poco prima.

-E allora perché stai piangendo?- Domandò, preoccupato.

Per tutta risposta, Sharpay protese il braccio in direzione di Troy, mostrando la mano aperta: sul palmo, leggermente graffiato, era riposto un piccolo bracciale d’oro, rottosi a metà.

- Sì è rotto.. – Spiegò la ragazza con voce tremante, il capo leggermente reclinato – era un regalo di mia nonna, sai. L’ultimo ricordo di lei. Sia io che Ryan ne possedevamo uno. E ora..-

- Mi dispiace molto, Sharpay..- Troy rimase per un istante immobile, indeciso sul da farsi. La regina di ghiaccio non sembrava tipo da sentimentalismi, certo: ma ritrovare anche lei, come ogni essere umano, così fragile e devota agli affetti, lo aveva disorientato.

- Sharpay..- Il ragazzo, quindi, le toccò lievemente una spalla, intimidito: Sharpay si voltò, gli occhi lucidi e illuminati di una luce aurea.

Per un istante, i loro sguardi rimasero fissi gli uni negli altri, mentre Troy avvertiva una fitta al cuore, nel pensare a quanto fosse bello quel volto così triste e smarrito.

Quindi, il ragazzo allargò le braccia, e la strinse forte a sé: Sharpay spalancò gli occhi, sorpresa; ma poi si lasciò avvolgere dal profumo caldo di Troy,  cullare dalla sua forza così placida e sicura.

Socchiuse gli occhi, arrossendo lievemente.

Sentiva battere forte il cuore, standogli così vicino: ma, più per mettersi l’anima in pace che per reale convinzione, si costrinse a pensare che fosse frutto dello spavento di poco prima.

- Un amico di mio padre si occupa di oreficeria, ed aggiusta ormai gratis da secoli i gioielli della mamma..- Spiegò quindi Troy, afferrandola con delicatezza per le spalle – se ti fidi, a lasciarmelo in consegna, te lo restituirò come nuovo..-

Sharpay, inizialmente titubante, annuì convinta, porgendo al playmaker il bracciale: il ragazzo ripose le mani di lei tra le proprie, ispezionandole con aria critica.

- Sanguini..- Decretò infine Troy, scosso, riprendendo fiato – forse è meglio se raggiungi un istante l’infermeria..-

Sharpay riempì quell’improvviso silenzio imbarazzante con un discreto colpo di tosse, sollevandosi aggraziata ed agile in piedi.

-Oh, certo..- Sospirò, ritornando seria tutt’a d’un tratto – grazie di tutto, Bolton..-

- Di niente..-

La ragazza si diresse velocemente verso l’uscita del teatro, ignara d’essere seguita dallo sguardo vigile di Troy.

Quindi, le braccia ripiegate lungo i fianchi, si voltò improvvisamente, un’espressione sarcastica dipinta sul viso.

-Quello che è successo non cambia niente, spero che tu lo sappia..- Domandò, gli occhi fissi sul playmaker, ed un lampo ilare negli occhi castani.

Troy alzò le spalle, simulando indifferenza.

-Naturalmente...- Rispose, fingendo di frugare con curiosità all’interno della propria borsa sportiva – a dopo..-

Ma, una volta rimasto solo, il ragazzo estrasse dalla sacca un libro che noi ben conosciamo, e volò con mano rapida al terzo capitolo. ..

- Lei non ti sarà mai riconoscente di nulla. Mai..- Scandì Troy sorridendo leggermente, pensoso.

Bah. Comunque fosse finita, in un certo senso, Sharpay l’aveva fatto. Quasi.

Accidenti. Che adorabile, piccola velenifera serpe. L’avrebbe addomesticata a dovere, ne era sicuro. Sharpay Evans, sarebbe cambiata, al termine di quella settimana. Forse.

Cavolo. Ma perché, anche impegnandosi, non riusciva a pensare a nient’altro, che non la riguardasse più o meno direttamente?

Troy estrasse il proprio cellulare dalla borsa sportiva, mugugnando.

Gabriella era ancora malata, perdinci. Doveva chiamarla.

Subito.

Un improvviso rossore gli comparve sulle guance, mentre un pensiero perfettamente prevedibile ma del tutto involontario, gli si affacciava alla mente, fastidioso.

Meglio aspettare che Sharpay tornasse, prima.

Deglutì.

Dannazione.

Come aveva detto, Chad? Ah, sì.

Sharpay Evans non faceva per lui. Assolutissimamente.

Troy sorrise, nel rammentare quel pragmatico consiglio.

I superlativi, d’altronde, non gli erano mai andati a genio. Assolutissimamente.

hyhh

 

 

 

 

A proposito.. grazie a tutte le persone che hanno letto e recensito, dal più profondo del cuore! Questa sezione mi sembra particolarmente piena di persone davvero simpatiche e stupende; forse perché, in fondo, tutte noi fan di HSM, siamo accomunate da uno spirito vivace e sognatore, chissà xD Bacioni a tutte! Eh ah, Aqua princess ha davvero ragione! Chi li capisce, gli UOMINI? Kizz a tutte xD  

 

 

 

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Capitolo 4
*** 4- Lei ti trascinerà in un gran casino ***


Quel mattino, la prima cosa che Chad Danforth vide una volta aperti gli occhi, fu un paio di ballerine rosso fuoco, che tamburellavano alquanto furiosamente a terra.

Perplesso, e non ancora nel pieno delle proprie facoltà, inarcò leggermente le sopracciglia e cacciò un monumentale sbadiglio, senza neanche premurarsi di coprirsi la bocca spalancata con il palmo della mano.

- Razza di cafone! Ti sembra questo il modo di dare il buongiorno a un signora?- Ma immediatamente, uno scappellotto tra capo e collo, accompagnato da un grido decisamente contrariato, gli levò ogni dubbio circa l’identità della proprietaria di quel curioso paio di scarpe. 

Taylor McKessie, la presidentessa del Club di scienze!

-Salve Taylor..- La salutò Chad con un sorriso ebete, voltandosi sul fianco destro.

Ma....aspetta un attimo! Che diavolo ci faceva, Taylor McKessie, in casa sua, alle sette del mattino?

Chad scattò in piedi, dopo aver finalmente preso coscienza di quanto fosse grottesca la situazione.

Lì, qualcuno, gli doveva decisamente delle spiegazioni..

- Chi ti ha fatto entrare?- Salto su incrociando le braccia sul petto, mentre la ragazza alzava gli occhi al cielo.

- Batman- Mugolò Taylor, ispezionando incuriosita i libri ammonticchiati nella piccola libreria di legno chiaro - Non è ovvio? E’ diventato il mio aiutante inseparabile, da quando gli ho spiegato come bilanciare una reazione redox..

Chad guardò fisso la ragazza per qualche istante, cercando di capire se stesse scherzando o  meno.

-Hai dato ripetizioni a Batman?- Domandò perplesso,sistemandosi i capricciosi ricci bruni -...e come diavolo fa, quello schifoso roditore, ad avere le chiavi della MIA casa? Non è possibile..-

Taylor si voltò in direzione di Chad, sbattendo ripetutamente le palpebre.

Era evidente che era indecisa tra lo scoppiare a ridere, e il prorompere in singhiozzi esasperati.

- Mi ha fatto entrare tua madre, Chad..- Scandì, mettendosi a sedere sulla sponda destra del letto -...e si dia il caso che i pipistrelli non siano roditori, ma chirotteri...-

- Ma sempre ribrezzo fanno..- Obiettò saggiamente il Wildcat.

La ragazza scosse la testa.

- Non quanto i tuoi calzini sporchi. Ma quando ti deciderai a infilarli in lavatrice?- Chad rise sotto i baffi, soddisfatto. Come per la maggior parte degli esseri di sesso maschile, era incredibile la sua capacità d’adattamento al disordine più totale, poiché la sua camera era quanto di più simile esistesse ad una casbah zingara -...ad ogni modo, non sono certo qui per fare dei facili umorismi. Ma per chiederti un favore..-

Chad si rizzò a sedere, cingendo le spalle di Taylor con il braccio.

-Ehi, bambina. Sai che puoi chiedermi tutto quello che vuoi..- Sorrise, ammiccante – spara pure..!-

- . Devi assolutamente spifferarmi cosa accidenti passa per testa di Troy..!

Il sorriso di Chad scomparve rapidamente dal suo bel viso.

-....a parte questo...!-

-Andiamo!- Taylor inarcò le sopracciglia, piena di disappunto – Gabriella è la mia migliore amica, ed è stata malata sino a ieri. E sai quante volte, in tutto, Troy l’ha chiamata?

- ...Posso chiedere l’aiuto del pubblico? 

- Una soltanto, Chad..- La ragazza storse le labbra, assumendo un’espressione preoccupata – quando voi uomini sparite, non è MAI un buon segnale...-

-Non so che dirti, Taylor..-

Il Wildcat si strinse nelle spalle, simulando indifferenza.

Taylor gli piaceva  molto, certo; ma Troy era il suo capitano, il suo amico, e la sola idea di tradirlo gli pareva assolutamente impensabile. Come tentare, quindi, di risolvere la situazione?

Dopo una rapida riflessione, Chad optò per la soluzione più scontata.

Accampare qualcuna delle solite scuse prive di fantasia che, solitamente,riuscivano tuttavia a tranquillizzare le donne almeno per qualche giorno..

-Troy ha avuto una settimana un pochino.....faticosa, Taylor. Tutto qui..- mentì spudoratamente Chad, sfoderando il migliore dei suoi sorrisi da ruffiano, riservati generalmente alla signora Darbus, quale supporto delle sue pietose giustificazioni  -....è stato torchiato dai professori, sfinito dagli allenamenti, costretto a cantare con Sharpay Evans.. . Dobbiamo sforzarci di capirlo!

-Non è certo una buona ragione per ignorare la povera Gabriella!- Taylor si posizionò a due centimetri dal naso di Chad, agitando l’indice con aria minacciosa  -...è la sua ragazza, e per giunta si sentiva poco bene!

- Sono d’accordo con te, su questo. Ma...-

- Niente ma, Chad Danforth!- Gli occhi castani della ragazza si ridussero a due fessure iraconde, mentre il povero Chad si appiattiva spaventato a ridosso della parete – credi forse che io sia scema? Ho visto come il tuo amichetto guarda quella serpe di Sharpay, e non permetterò certo che la prima attricetta da strapazzo rovini la storia tra Troy e Gabriella!

-S- senza, senza dubbio, sua Maestà..-

Taylor rimase per qualche istante a fissare Chad, come intenta a riflettere.

-Scegli..!- Intimò quindi, facendo sobbalzare il malcapitato – o decidi di aiutarmi nell’impresa, e marcare stretto Troy, ottenendo la mia devozione imperitura...

- O?- Il ragazzo deglutì rumorosamente, decisamente intimorito. Era incredibile quanto Taylor riuscisse ad essere spaventosa, quando ci si metteva. La versatilità dei geni..

- ...Oppure continuerai a parare il sedere al tuo socio, e verrai perseguitato dai sensi di colpa per il resto dell’eternità. Oh. E non ti ho ancora detto la parte migliore...-La ragazza si piazzò nuovamente a poca distanza dal viso di Chad, con un malevolo sorriso sulle labbra -....diverrai immediatamente il numero uno della mia lista nera..! A te la scelta..-

Chad cercò invano di concentrarsi, traendo un profondo sospiro. Ma era inutile, dannazione; Taylor l’aveva messo con le spalle al muro, ed in tutti i sensi.

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, e sbuffò impercettibilmente. Cavolo. Che gran casino. Sperava solo che, le cose, si sarebbero risolte per il meglio, ed in fretta.

Oltretutto, lui odiava le soap-opere; e l’idea di ritrovarsi immerso in un’analoga situazione, lo faceva letteralmente uscire da gangheri.

-Hai vinto..- Cedette infine, mentre Taylor gongolava palesemente – ti aiuterò, razza di despota in gonnella. Ma ad una condizion....-

Inutile precisare che, la ragazza, non gli lasciò neanche il tempo di terminare la frase: e, riacchiappato il proprio zaino, sparì così come era apparsa, canticchiando allegramente un motivetto a Chad  sconosciuto.

Solo quando sentì sbattere la porta d’ingresso, e la voce di sua madre rispondere al saluto di Taylor, il Wildcats, realizzò finalmente le proporzioni del guaio nel quale si era appena cacciato.

Gigantesche.

Anzi.

Monumentali.

hyhh

 

-Pronto? Casa Montez?- Chiedeva nel frattempo Taylor, armatasi di telefono cellulare -.. potrei parlare con Gabriella?-

Un’espressione grave comparve sul bel viso della ragazza.

- E’ urgente...-

 

 

 

 

 

 

                                                      ***

 

 

-E ’ un autentico disastro. Ti rendi conto?- Strepitava nel medesimo istante Troy Bolton, idolo dell’East High, ad indirizzo del poliedrico Ryan Evans.

Il biondino alzò le spalle, inclinando da un lato l’elegante borsalino color cremisi che portava sul capo. 

- Non è un disastro, Troy. E’ l’amore. Una cosa imprevedibile..- Sospirò compassato, mentre raggiungeva al fianco del playmaker la fermata dell’autobus.

Solitamente, in qualità di Evans, Ryan si recava a scuola accompagnato dal proprio autista personale, e non aveva quindi bisogno di alzarsi così presto, per poter arrancare sino alla fermata dell’autobus tra un’ingiuria e l’altra.

Ma quella mattina, complice la sua nuova mania salutista e una certa insofferenza nei riguardi di Sharpay, il ragazzo aveva deciso di non attendere la sorella, e di usufruire del mezzo pubblico come la maggior parte dei comuni mortali.

Dal canto suo, Troy, piombato in crisi, avvertiva un urgente bisogno di aprire il proprio cuore ad un obiettivo ascoltatore: e chi meglio di Ryan, che aveva incontrato inaspettatamente lungo il tragitto, avrebbe quindi potuto raccogliere le sue tormentate confessioni?

D’altronde, non era abbastanza legato a lui da potersi permettere di esprimere giudizi spassionati, e nemmeno così distante dalla questione da non avere nulla di pertinente da dire.

In ogni caso, ciò che aveva maggiormente messo in allarme la coscienza del playmaker, era stata la frase letta proprio quella mattina, sul dattiloscritto rivelatore a noi ormai ben noto.

“Lei ti trascinerà in un gran casino”- recitava lapidaria l’introduzione al quarto capitolo, senza concedere al lettore il beneficio del dubbio.

Poteva essere altrimenti?

- Mia sorella è strana, Troy..- sospirò pesantemente Ryan, mentre un rossore improvviso compariva sulle sue guance, alla vista d’una leggiadra figuretta dai capelli neri -...ma se c’è una cosa che ho imparato di lei, in tanti anni di convivenza, è proprio questa. E’ un casino, quando si lascia sopraffare dai sentimenti.

Non sa controllarli!..-

-Troy, Ryan!- I capelli mossi sciolti sulle spalle, ed un golf rosso vermiglio che contrastava alla perfezione con la sua carnagione scura indosso, Gabriella si avvicinò sforzandosi di sorridere ai due ragazzi, evidentemente in imbarazzo.

Era normale, d’altra parte, che la sconcertasse l’idea di trovarsi faccia a faccia con il suo “boyfriend”, dopo una settimana di silenzio stampa: e identiche riflessioni andava macchinando il paonazzo playmaker...

- Ciao Gabriella..- Le sorrise dolcemente Ryan: e, per un istante, a Troy parve che i suoi occhi azzurri si fossero illuminati d’una luce triste – sei incantevole, come sempre..-

Il wildcat provò una sincera ammirazione per lui: riusciva a mantenere un contegno eccezionale pur trovandosi accanto a Gabriella, anche se in un certo senso, ai suoi occhi, appariva palese che lei non gli fosse del tutto indifferente.

- Oh Ryan, sei sempre il solito adulatore..- Gabriella rispose al sorriso, radiosa.

Era bellissima e fragile, come sempre: ma Troy dovette ammettere con un certo rammarico che vederla illuminarsi di gioia, non gli procurava più un opprimente batticuore, ma soltanto una leggere tenerezza.

Cercò ostinatamente di trovare qualcosa di pertinente da dire.

- Gabriella, scusa se non ho...-

- Non ti preoccupare Troy..- alzò le spalle lei di rimando, visibilmente abbattuta – Taylor mi ha detto tutto. So che hai avuto i tuoi impegni.

E proprio in quell’istante, quale degna cornice d’un diabolico scherzo del destino, Sharpay Evans raggiunse la fermata dell’autobus, chiamando a gran voce il nome di Ryan.

L’impegno. Con la “I” maiuscola.

- Ma si può sapere dove ti eri cacciato, Ryan?- Ansimò la bionda, lanciando un’occhiata in tralice a Gabriella.

Troy si sforzò di restare impassibile, ma il suo sguardo cadde inevitabilmente su quella vulcanica testolina bionda: e, un misto di contrarietà e divertimento, anche Ryan se ne accorse, ed emise istantaneamente un discreto colpo di tosse. 

Quel giorno, Sharpay indossava un paio di pantaloni motivo Burberry, stivali di camoscio ed un vistoso parka rosso.

Come sempre, nella sua originalità, era impeccabile.

Il playmaker sfiorò la crisi di nervi.

- Stamani ho deciso di andare a scuola da solo, Sharp..- Fece Ryan, senza abbandonare la sua proverbiale compostezza – mi sarebbe risultato difficile sopportarti ancora per molto. Ti sei decisamente alzata con il piede sbagliato.

- Per te ogni giorno è buono per rimproverarmi qualcosa, fratellino. Sei davvero incorreggibile..-

- Ho saputo che hai provato tu con Troy, in mia assenza..- Gabriella decise di interrompere la diatriba famigliare, frapponendosi tra i due fratelli. Nel tentativo di spostare con delicatezza Ryan, per farsi largo, la sua mano sfiorò quella del biondino, che ebbe un deciso sussulto. – mi ha fatto piacere..-

- Gabriella, non voglio che pensi che avessi intenzione di rubarti la parte..- si difese tuttavia Sharpay, con una smorfia contrita dipinta sul viso – ero risoluta a cedere il passo, una volta che fossi guarita..-

- Sbagli, Sharpay..- Inaspettatamente, Gabriella, mutò radicalmente espressione.

In quello stesso istante, l’autobus, inchiodò sferragliando.

- Mi hai fatto un grandissimo favore, invece..-

Seguì una pausa di qualche secondo. Troy, tenendosi il cuore, anticipò mentalmente le parole che sarebbero di lì a poco seguite. Sharpay sussultò di sorpresa.

- Non sarò io la Minnie della quarta replica. Ti lascio il musical. E non è l’unica cosa che ritengo più opportuno abbandonare -

Gabriella guardò Troy dritto in viso, gli occhi castani vagamente lucidi. Il suo sguardo non aveva in sé niente, d’accusatorio o rancoroso.

Era soltanto...triste.

-Scusami, Gabriella..- Disse soltanto lui, risentito.

Ma lei si voltò, risoluta ,dall’altra parte.

- L’autobus è arrivato..- Ribadì, atona, fissando un punto imprecisato dinanzi a sé -...faremo meglio a salire...-

Ognuno dei quattro ragazzi i cui destini, quella mattina, si erano incrociati presso la fermata dell’autobus, scelse un posto diverso, lontano da coloro con i quali aveva condiviso, fino a pochi istanti prima, il palcoscenico.

Nessuno rivolse la parola agli altri, sino a quando l’autobus, stracolmo di studenti, si fermò di nuovo.

A pochi metri dalla entrata dell’East High.

Ma una volta che Gabriella ebbe abbandonato l’automezzo, Troy ticchettò leggermente sulla spalla di Ryan, che lo ricambiò con uno sguardo curioso.

- Abbi cura di lei..- disse soltanto, con un sorriso stanco.

Per la prima volta da quando lo conosceva, Ryan gli parve disorientato: ma da quel poco che aveva avuto l’opportunità di osservare, Troy ne era sicuro.

Provava qualcosa per Gabriella.

-Sì..- Annuì infatti, dopo qualche istante, il biondino.

- Lo farò. Te lo prometto.

Troy assentì con convinzione.

Quindi, l’energico trillare della campanella d’inizio lezioni, riempì il cortile.

E le loro strade si divisero nuovamente. 

 

 

                                                 ***

 

 

Quel mattino, sia a Troy Bolton che a Sharpay Evans, risultò alquanto impossibile prestare ascolto alle farneticazioni della Darbus.

Entrambi, probabilmente per la medesima ragione, non riuscivano a placare il senso di colpa che li rodeva: e se per Troy, il classico duro dal cuore tenero, era all’ordine del giorno lasciarsi dilaniare dal rimorso, altrettanto normale non era per la glaciale principessa Evans.

Era talmente tedioso per la stessa Darbus, vederli fissare ostinatamente il soffitto, che cacciarli in teatro con un biglietto di sola andata le parve l’unica soluzione possibile: e fu proprio lì che, finalmente, le due tormentate anime intrattennero un confronto degno di questo nome.

Dopo che ovviamente, fu trascorsa una mezz’ora abbondante di completo silenzio...

- Credi che dovrei chiedere scusa a Gabriella?- E fu Sharpay, inaspettatamente, a romperlo, causando in Troy la più sincera sorpresa – insomma...non volevo rovinare le cose tra voi due, sul serio...-

- Sharpay, non è stata colpa tua..- La consolò il playmaker, alzando con un pesante sospiro le larghe spalle -.. sono io ad essermi comportato come un idiota..-

La bionda aggrottò con decisione la fronte.

- Come sarebbe a dire?- Ruggì, irritata - A causa della mia arroganza da prima donna, tu, da ingenuo ragazzo quale sei, hai perso di vista le cose realmente importanti. Nessun altro è colpevole se non io!

A quelle parole, il ragazzo, ridusse i fumosi occhi azzurri a due fessure, scocciato.

-Oh, piantala!- Le impose infine, scuotendo il capo – se avessi amato Gabriella come meritava, non mi sarei mai lasciato distrarre da te. Non sei certo così irresistibile..-

Punta sul vivo, Sharpay montò su tutte le furie. 

- COME PREGO? Sbaglio o sembravi aver bisogno d’un giretto nel reparto rianimazione, e soltanto perché mi ero avvicinata un po’ più del dovuto ?!

Troy le rivolse una smorfia seccata, incrociando le braccia sul petto.

Accomodatosi presso uno dei numerosi sedili di velluto della platea, balzò improvvisamente in piedi.

- Su una cosa hai ragione, sai?- La provocò, con un sorrisetto malevolo- Sei davvero un gran primadonna!

- Parla mister “ ci sono cartelloni giganti con la mia faccia ebete disseminati per tutta la scuola”!- Tagliò causticamente corto la ragazza, riassunta a propria volta la posizione eretta-  La tua megalomania non ha limiti..-

- Non sono io quello a scoppiare in lacrime perché non al centro dell’attenzione, signorina stucchevole!- La scimmiottò con una sgradevole vocina  in falsetto Troy.

Ansimando l’uno dinanzi all’altra, decisamente alterati, i due ragazzi si scambiarono vicendevolmente uno sguardo collerico, entrambi risoluti a non farsi da parte.

Ma dopo qualche istante, forse resisi conto dell’assurdità di quella situazione, sia Troy che Sharpay emisero un risolino divertito, ed alzarono le spalle.

- Stiamo litigando per decidere di chi sia la colpa, se tra te e Gabriella è finita...- Rabbrividì la ragazza, contrariata -non è tremendo?

- Molto..- Troy le rivolse un sorriso sornione, riempiendosi gli occhi di quel suo profilo radioso, che sembrava riempire di luce il teatro semi buio – propongo di stabilire un ex equo.

-Affare fatto..-

Il playmaker restò a fissare Sharpay in piedi dinanzi a lui per qualche secondo, imbarazzato.

Udiva il cuore battergli in petto come un tamburo impazzito, e ritrovarsi così vicino a lei, che con tutta probabilità si sarebbe accorta della sua agitazione, lo faceva sentire ancor più a disagio.

Sfiorandogli leggermente una guancia, la ragazza gli si avvicinò piano, sino a sfiorare il suo naso con il proprio.

-Hai un buon profumo, per essere un ragazzino narcisista..- sorrise leggermente Sharpay, mentre Troy si sentiva morire.

Quindi, con spaventosa quanto inaspettata delicatezza, la bionda gli stampò un veloce bacio sulle labbra.

- Scusa..- Avvampò quindi, allontanandosi con spaventosa – rapidità non so proprio cosa mi sia preso..-

Troy, immobile, quasi la sua schiena si fosse improvvisamente inchiodata alla poltrona, boccheggiò.

- N-n on importa..-

-Aspetta qui; vado a prendere gli spartiti..- Gli impose Sharpay gesticolando enfatica, nel palese tentativo di sottrarsi da quell’improvviso e fortissimo imbarazzo -Così impiegheremo il nostro tempo in maniera più produttiva, provando. Nel frattempo, sarà meglio che inizi a scrivere la nostra lettera.

- Q- quale lettera?

- Quella tramite la quale ci scuseremo. Con Gabriella, naturalmente!- Cinguettò Sharpay, percorrendo a grandi passi il corridoio.

Troy estrasse dalla propria  borsa sportiva una penna: e, ancora scosso, si mise al lavoro.

Non era troppo strano, d’altra parte, che le sue idee si fossero momentaneamente azzerate.

Nel frattempo Sharpay, intenta a frugare all’interno del proprio armadietto, non si accorse che una mano affusolata ma forte si posava sulle sue spalle, con risolutezza.

-Ma che diavolo volete da m...?

...

...

Silenzio.

In un istante, il deserto corridoio della East High, tornò ad essere un luogo di pace e di tranquillità entro il quale, soltanto pochi studenti, durante le regolari lezioni, transitavano alla ricerca dei servizi igienici. 

- Eureka!- strillò nel frattempo Troy Bolton, che aveva finalmente ricevuto una prodigiosa illuminazione.

Ora, dopo un’attenta riflessione,aveva individuato il modo più adatto per iniziare la sua lettera: ed era stato il rumoroso richiudersi della pesante porta dell’aula di chimica, a risvegliarlo dal trance estatico chiamato Sharpay.

- Cara Gabriella; credimi. Mi dispiace enormemente. ..

Il playmaker era così concentrato, d’altra parte, che nemmeno un legittimo dubbio lo sfiorò.

Perché la porta dell’aula si era aperta, se il docente di chimica era assente da più di una settimana?

In ogni caso, poteva starne certo.

Presto, suo malgrado, lo avrebbe scoperto....

 

 

 

Parto con il ringraziare tutte coloro hanno letto e/o recensito, e quindi in particolare Herm90, *Aqua Princess*, Star_95, Jud_91,Videlbra91, e miss_ka! Ç____ç sono commossa! Scusatemi tantissimo per la mia epica lentezza nell’aggiornare, ma si sa; la passione dei torturat...emmh..professori, è proprio quella di torchiare il + possibile i loro studenti! E dopo l’attività di stage che mi ha decisamente sfiancata, la mia voglia di scrivere, devo ammetterlo, era ridotta a zero! ^__^ Ma prometto che d’oggi in poi sarò decisamente più puntuale (ci proverò almeno T_T)! In particolare, vorrei fare alcune precisazioni;

 

X Cara Aqua.. sui numerosi effetti collaterali dell’amore sono pienamente d’accordo con te! Credimi...anche io potrei scrivere un saggio in materia, e devo purtroppo ammettere che mi ritrovo pienamente nei panni di Sharpay, nel senso che mi lascio attrarre da uomini già impegnati! Ç_ç Con la sola eccezione che, purtroppo, non sempre riesco a farla franca..! Hai ragione, ad ogni modo: sei una vera filosofa e le tue recensioni mi mettono sempre un grandissimo buon umore! xD Ti ringrazio davvero ed un kissone!

 

X Star_95, Jud_91,Videlbra91: oddio mio! Vi ringrazio tantissimo per i vostri complementi! Non li merito! Continuate a seguirmi, ed un forte abbraccio anche a voi!

 

X Herm90: non so davvero descriverti quanto mi faccia piacere che questa schifezzuola ti aggradi! Ç.ç Specialmente perché ammiro moltissimo il tuo modo di scrivere ed ho trovato il ciclo “Tutti odiano Troy” una trovata SPAVENTOSAMENTE GENIALE! >__< Grazie milleeeee ç___ç sn davvero onorata!

 

Ed infine per miss_ka...sai che hai ragione? O.o forse ho davvero calcato la mano con il povero Ryan..ma ti assicuro che non volevo affatto descriverlo come un povero idiota, ma bensì far risaltare l’innocenza che tanto amo di lui! Ed anzi; ti dirò di più. Ultimamente sono stata colta da una cocente passione per quel bel biondino, e vorrei dargli più spazio all’interno della storia nei capitoli avvenire! Che ne dici?  xD

 

 

Concluse le mie farneticazioni deliranti...(sigh..sparo più idiozie di uno sputa palline! Ç__ç) vi saluto ufficialmente, cogliendo l’occasione per ringraziarvi di nuovo, nel modo + sincero possibile! Vi voglio beneee >__<

Leggete se vi va! E siate clementi! >_<

 

P.s: Humu Humu Nuku Nuku Apu’a’a xDDD........non la amate anche voi????(insieme a quel  divino biondino di Lucas ovviamente! *__*)  

 

 

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