Parlami di te

di Beb270987
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** EXTRA ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


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CAPITOLO 1

- Capitolo 1° -

Era una fredda sera di gennaio del 1933,quando il venticinquenne Franz Schroder arrivò davanti alla clinica di igiene mentale St.Marie.

L'autista che l'accompagnò,lo lasciò esattamente davanti al cancello dell'istituto,una costruzione rozza e fredda a tre piani,circondata su tre lati da un enorme parco.Il giovane,sorpassata la cancellata principale,si diresse lungo un vialetto sterrato che portava al portone principale del palazzo.Battuti due colpi alla porta non ebbe risposta.Altri due colpi e finalmente un ometto sulla sessantina gli aprì,borbattando chiassosamente:

"Chi è?"

"Buonasera,il mio nome è Franz Schroder,sono il nuovo dottore"asserì il giovane.

"Entri" sussurò il vecchio custode con aria scocciata.Franz si accomodò nell'atrio,una grande stanza semi buia e sterile,le mura grigie e spente."Aspetti qui,le chiamo il direttore"

Il ragazzo si sedette su una sedia magra e sgualcita di un tenue color porpora.

Iniziando ad osservare l'ambiente che lo circondava,gli tornarono alla mente molti ricordi.Giusto quell'estate si era laureato col massimo dei voti alla facoltà di medicina,con le lodi del direttore e dei sui professori ed ora era stato assegnato a questo istituto,come primo incarico.Era stato infatti un suo professore a segnalarlo alla clinica fornendo per lui ottime referenze al direttore del manicomio.Lo stesso direttore che adesso il ragazzo stava per conoscere.

"Buonasera,lei deve essere il signor Schroder!Io sono Ferdinand Goebel,il direttore della clinica"

Franz si alzò di scatto e tra i due ci fu uno scambio di formalità,come di solito avviene tra un datore di lavoro e un neo-impiegato.

"La prego di seguirmi,le vorrei mostrare l'istituto"disse l'uomo.

Il signor Goebel era un uomo di circa cinquant'anni,capelli neri,un po' radi sulla nuca.Aveva l'aria di chi sapeva fare il proprio lavoro,ma in giro si sapeva che era una persona molto arrogante e che non vedeva l'ora di mollare quell'insulso impiego che si ritrovava,per ambire a cariche più alte.

I due uomini uscirono dall'atrio e iniziarono a salire una lunga scala.

"In questa clinica vi sono tre piani:Il primo ospita la mensa e lo spazio ricreativo per i malati,il secondo è occupato dalle loro camere e il terzo ospita il mio ufficio e le stanze da letto per i dipendenti"disse il direttore.Poi continuò:

"Saliamo al terzo piano,le mostrerò la sua stanza".E così fecero.

Era una camera spoglia:giusto un letto,un armadio e una piccola scrivania.Vicino al letto vi era una grande finestra che dava sul parco,semi nascosta da una grossa e pesante tenda grigia.Nell'insieme quella camera dava una forte sensazione di oppressione e malinconia.

Dopo aver poggiato i propri bagagli,Franz fu condotto a fare un giro più dettagliato dell'edificio.Ad un certo punto della visita il signor Goebel si fermò e disse:"Signor Schroder,da ora in poi comincia il suo lavoro".

Il ragazzo lo guardò con aria sorpresa:"In che senso?"

"Il suo primo incarico sarà di occuparsi del paziente n°205,che alloggia nella stanza che adesso le mostrerò"poi riprese:"Sarà sua premura fargli visita ogni giorno e annotare ogni suo comportamento.Alla fine di ogni mese dovrò trovare sulla mia scrivania un resoconto dettagliato della salute mentale del paziente!"Franz rimase estrefatto,non erano passate neanche due ore dal suo arrivo e già gli mettevano in mano un malato...un impeto di ansia lo assalì.

I due si inoltrarono lungo uno stretto corridoio deserto e silenzioso,tutto sommato abbastanza inquietante.Improvvisamente un urlo rieccheggiò nell'aria.Non sembrava un urlo umano,bensì quello di una bestia furiosa.Il direttore freddo e impassibile si fermò davanti ad una porta,con inciso rozzamente un numero:205.

La aprì.

Davanti agli occhi di entrambi gli uomini si mostrò uno spettacolo pietoso.Un gruppo di tre infermieri cercava disperatamente di tener fermo un ragazzino di circa sedici anni con lunghi e disordinati capelli neri,gli occhi penetranti come quelli di un corvo,che si dimenava nel letto,lanciando grida cariche di rabbia.

Franz indietreggiò per lo spavento,poi riprese un po' le forze e si fece avanti nel tentativo di aiutare i tre uomini ad ammansire quella bestia furiosa.Prese un braccio del ragazzo intimandolo di calmarsi,e come tutta risposta ebbe uno spintone ed un morso alla mano.Il direttore estrasse un astuccio nero dalla tasca della propria giacca da cui prese una fialetta e una siringa.Gli infermieri che ormai erano riusciti a tener testa al ragazzino,lo aiutarono a fare l'igniezione.A quel punto il ragazzo si calmò e si lasciò andare sul letto;chiuse gli occhi e si addormentò.In un angolo il povero Franz,con una mano sanguinante era rimasto senza fiato per lo shock.

"Non si spaventi signor Schroder"iniziò il direttore"Questo è niente,la aspettano giorni molto più emozionanti alla clinica!"

Il ragazzo accennò un debole sorriso,poi si guardò la mano.Uno degli infermieri gli si avvicinò:"Va tutto bene?"gli prese la mano e la guardò:"Non si preoccupi,è una ferita superficiale!".

Dopo essere stato medicato,a Franz fu concesso di congedarsi.Chiese ad un inserviente di poter consumare la cena nella propria stanza.E così fu.Appena terminato di mangiare,si stese sul letto e cadde in un sonno profondo.I suoi sogni furono un po' turbolenti,perchè si girò nel letto tutta la notte.Poi,verso le quattro del mattino finalmente si calmò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** capitolo2 ***


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CAPITOLO 2

- Capitolo 2° -

Erano ormai le otto passate quando il direttore svegliò Franz spalancando le tende della finestra e inondando la stanza di luce.Il ragazzo borbottò qualcosa,si rigirò nel letto,poi improvvisamente si alzò:"Oddio!Che ore sono??"

"Signor Schroder,la pregherei di essere più puntuale la mattina!"asserì Goebel con tono velenoso:"Non accetterò più un comportamento simile nella mia clinica!"e uscì dalla stanza.

Franz si diede una lavata veloce e si vestì.Quel giorno iniziava ufficialmente il suo lavoro di medico presso l'istituto.Si sentì orgoglioso di sè.Scese le scale e si diresse lungo lo stesso corridoio che aveva percorso la sera precedente.Si fermò davanti alla porta n°205 e bussò.Non ebbe risposta.La aprì e vide che la stanza era vuota.Si guardò intorno.Quella camera aveva un aspetto meno lugubre ora che i raggi del sole la illuminavano.Si avvicinò al letto su cui aveva visto il ragazzo dimenarsi selvaggiamente il giorno prima;prese il cuscino che vi era sopra e lo esaminò.Poi l'occhio gli cadde nuovamente sul letto.Nel punto da cui aveva tolto il cuscino era posata una foto sgualcita.La prese in mano.Vi erano ritratti un uomo sui quarant'anni,una donna giovane e assai bella e un bambino,dai capelli corti e neri come il carbone.Tutti e tre sorridevano serenamente seduti su una panchina in un parco,intorno a loro gli alberi verdi e lussurreggianti indicavano che la foto doveva esser stata scattata in estate.Franz capì subito che con tutta probabilità quella era una foto di famiglia che ritraeva il ragazzo con i propri genitori.

Improvvisamente un rumore ruppe il corso dei sui pensieri,infatti proprio in quel momento sulla soglia della porta comparvero due infermieri,intenti a riportare il giovane paziente nella propria camera.Il ragazzino aveva lo sguardo basso e pareva essere di pessimo umore.Dietro i tre si materializzò l'arcigna figura del direttore.Quasi inconsciamente Franz nascose la foto nella tasca del proprio camice.

"Ah!E' arrivato signor Schroder!"disse Goebel in tono sarcastico"Lascio il ragazzo nelle sue mani!"

Il giovane dottore ed il ragazzo vennero lasciati soli.

"Io sono il dottor Franz Schroder e sarò il medico che ti seguirà d'ora in poi.Puoi chiamarmi Franz se vuoi"

Il ragazzino non si degnò neanche di guardarlo,si sedette in un angolo ed iniziò a fissare il vuoto.

Franz estrasse dalla tasca la foto che aveva nascosto:"Qu-questi sono i tuoi genitori...vero?" balbettò.Il giovane di colpo alzò lo sguardo e fissò intensamente la mano del dottore.

"Ridammela!!!"urlò improvvisamente e di scatto gli saltò addosso,scaraventandolo a terra.

Ripresa la foto,il ragazzo si rimise quieto quieto nel suo angolo e riprese a divagare coi pensieri riallacciandoli dal punto in cui li aveva interrotti.

Franz,gli occhi spalancati,era ancora a terra estrefatto.Raccolse le forze e si alzò.

"C-come ti chiami?" balbettò nuovamente.

Come c'era da aspettarsi,non ebbe risposta.Decise quindi di uscire dalla stanza e di andare a parlare con il direttore.

Arrivato davanti all'ufficio dell'uomo si fece coraggio e bussò."Avanti" rispose una voce al di là della porta.Il ragazzo entrò.

"Ah!Dottor Schroder ha bisogno?" squittì l'uomo.

"Mi scusi per il disturbo ma le vorrei parlare un attimo"

"Si sieda"

Il dottore si accomodò sulla sedia davanti alla scrivania del direttore.La situazione gli mise un po' di soggezione,ma decise comunque di parlare.

"Signor Goebel..."si interruppe"...Quel ragazzo...da quanto è qui?"domandò infine.

"Circa un anno" gli rispose l'uomo,poi continuò:"E' un ragazzo problematico,in lui è insita un innaturale predisposizione alla violenza e alla pazzia" e concluse:"vuole sapere perchè è qui?"

Franz rimase un attimo in silenzio,assorto nei sui pensieri;poi rispose:"No,la rigrazio ma preferirei che sia lui a dirmelo"infine si alzò e si congedò.

Tornato nella camera del ragazzo,tentò in tutti i modi di sollecitarne l'attenzione.Ciò si ripetè anche nei giorni a seguire,ma a quanto pareva il ragazzino non aveva nessun interesse ad allacciare alcun tipo di rapporto col proprio dottore.

Una mattina Franz si alzò di buon ora ben intenzionato quel giorno a conquistare l'attenzione del proprio paziente.Si vestì di tutto punto e si addentrò come al solito nel corridoio semi-buio del secondo piano.Improvvisamente vide tre ombre avvicinarglisi dal fondo del corridoio.Due uomini,dai lineamenti forti e minacciosi,scortavano(uno a destra e l'altro a sinistra)un giovane infermiere.Franz lo conosceva solo di vista,avendolo incontrato solamente qualche volta di rado in mensa.Le tre figure gli passarono accanto senza neanche guardarlo,quasi fosse stato trasparente.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


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CAPITOLO 3
- Capitolo 3° -


Come ogni mattina,il giovane paziente del dottor Schroder non dava segni di voler collaborare.
"Basta così!"esclamò Franz ad un certo punto della mattinata "se non hai voglia di parlare tu,lo farò io!".
Questa sua esclamazione derivava dal fatto che da quando era entrato in quella stanza,nessuno dei due giovani aveva proferito parola.
"Anche se non ti interessa,ti parlerò un po' di me" disse il dottore.
"Bhè,vediamo...Sono nato a Berlino il 30 settembre del 1908,mia madre si chiamava Marie Ivonne...e purtroppo è morta l'anno scorso..."si rabbuiò un attimo,poi riprese:"Mio padre si chiama Frederic ed è stato un valoroso soldato nell'ultima guerra.Ora che è troppo vecchio per maneggiare armi in battaglia,si limita alla caccia come passatempo.In realtà lui era molto contrario al fatto che io venissi a lavorare in questa clinica,ma alla fine ha ceduto perchè sapeva che mia madre avrebbe voluto così".Dopo aver buttato di getto tutte quelle parole,Franz riprese fiato.
Notò che il ragazzo si era messo a fissarlo.
"Stupido!Che vuoi che me ne freghi!"proferì solennemente il giovane.Poi si alzò di scatto,corse verso la porta e la chiuse velocemente dietro di sè.Franz non fece in tempo a fermarlo,che rimase chiuso dentro la stanza.
"Ehi!Ma che diavolo stai facendo!!!"gli urlò da dentro il dottore.Ma ormai il ragazzino era scappato via.
Dopo mezz'ora di urla e pugni contro la porta il dottore fu "liberato" da un suo collega.
Dopo averlo ringraziato,corse subito dal direttore.
"Il ragazzino è scappato!!E mi ha rinchiuso nella sua stanza!!"disse ancora col fiatone.
Il signor Goebel con la sua solita flemma,gli rispose tranquillamente:"L'abbiamo già trovato.Sarà punito adeguatamente per la sua mancanza di disciplina."
Dato che il direttore lo aveva congedato per il resto della giornata,Franz decise di andare a pranzo.Poco dopo aver mangiato volle andare a trovare il vecchio custode dell'istituto,che abitava in una vecchia casupola all'interno del parco della clinica.
Ormai i due avevano iniziato a fare amicizia.
Il giovane uscì dal portone principale e si diresse lungo una piccola stradina sterrata,la percorse per cinquecento metri e arrivò alla vecchia casupola del guardiano.Era una piccola costruzione in legno e mattoni,che dava un forte senso di desolazione solo a guardarla.
Bussò alla porta ed il custode gli aprì:"Oh!Buongiorno dottor Schroder!Qual buon vento la porta alla mia umile dimora?"
"Buongiorno signor Scholl,avevo il pomeriggio libero,e così ho deciso di venirla a trovare!Sempre se non ha di meglio da fare!"
"Ma cosa vuole che faccia un uomo della mia età...prego si accomodi!Le va un buon thè?"
"Volentieri,la ringrazio!"e si accomodò.
Dopo aver servito il thè,i due iniziarono a chiaccherare un po'.
La loro conversazione andò a finire sulla scena a cui Franz aveva assistito giusto quella mattina lungo il corridoio del secondo piano.
"Che cosa ne pensa signor Scholl?Per quale motivo avranno portato via quel giovane infermiere?"
Il custode tir§ä un lungo sospiro:"Da quando quell'Hitler è salito al potere,alla fine del mese scorso,tutti quelli che vanno contro la sua politica vengono arrestati e portati chissà dove...Si è scoperto che quel giovane infermiere,insieme ad alcuni suoi amici,stampava manifesti diffamatori contro il Nazional socialismo."
Il dottore rimase stupito:"Com'è possibile??Ora non si ha più neanche la libertà di pensiero?"
"Ohhhh...basta!Cambiamo discorso...ho sempre avuto a noia la politica!"tagliò corto il vecchio.
"Piuttosto,come va col suo paziente?"domandò.
Franz scoppiò in una risatina isterica,poi ripreso il controllo di se disse in tono rassegnato:"Come vuole che vada?!Male!!"poi continuò:"O non mi rivolge neanche uno sguardo,come se non esistessi...o escogita i più assurdi stratagemmi per farmi qualche dispetto!"sospirò:"Pensi che oggi mi ha addirittura chiuso in camera sua!"il vecchio scoppiò in una fragorosa risata.
"Cosa c'è da ridere tanto??Quel ragazzo certamente mi odia!E anch'io ormai non ho più la pazienza di stargli dietro!"
L'uomo smise di ridere:"Non getti la spugna così facilmente dottore!Sta facendo progressi!"
Franz lo guardò con aria dubbiosa.
"Pensi che prima d'ora quel giovane non aveva fatto altro che guardare nel vuoto o avere crisi di nervi...e qualsiasi dottore gli si avvicinasse non resisteva più di tre giorni alla sua compagnia!"disse Scholl.
"Lei è bravo e penso che quel ragazzo l'abbia capito!Forse il fatto che questo giovane escogiti tutte queste burle è un modo molto distorto di dirle che ha accettato la sua presenza!"concluse.
"Lei dice?"domandò Franz.
"Ma certo!Non si preoccupi!Vada avanti così e vedrà che quel giovanotto si deciderà finalmente a parlarle e magari a dirle il proprio nome!"lo consolò il guardiano:"Piuttosto...le hanno detto perchè quel ragazzino è qui?"Il dottore non fece in tempo a zittirlo che l'uomo proseguì:"Pare abbia tentato di uccidere sua madre".

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


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CAPITOLO 4
- Capitolo 4° -

Per tutta la notte Franz non fece altro che pensare alle parole del signor Scholl.

Come poteva un ragazzo così giovane,aver attentato alla vita della propria madre??

Il giovane dottore voleva vederci più chiaro.

Il giorno dopo egli tentò in tutti i modi,iniziando una conversazione casuale,di far parlare il ragazzino del suo passato.

Non ci riuscì,in quanto il giovane evitava accuratamente di parlare della sua vita privata.

Franz capì che era meglio non forzare le cose e decise di non insistere oltre.

Passarono le settimane e finalmente arrivò la primavera.I rapporti tra il dottor Schroder ed il suo paziente iniziavano ad andare bene.Il ragazzino aveva anche iniziato a rivolgergli la parola più spesso(anche se in tono molto irrispettoso).

Un giorno di fine Aprile,il dottore ed il suo giovane paziente ebbero il permesso dal direttore di passeggiare per un'oretta o due nel parco della clinica.

"Ehi dottore,hai visto che bella giornata?"asserì vivacemente il ragazzino.

"Hai ragione..."Franz voleva chiamarlo per nome ma si accorse che ancora non lo conosceva.

I due si fermarono all'ombra di un albero.

"Dottore...vuoi sapere perchè sono qui?"gli domandò improvvisamente il ragazzo,sedendosi sull'erba.

Anche se un po' sorpreso Franz replicò:"Ti va di raccontarmelo?"

E si sedette accanto a lui.

Il paziente si mise comodo e iniziò:"Dicono che io abbia tentato di uccidere mia madre...ma non è esatto!"affermò.

Poi riprese:"Mia madre è morta quando avevo sei anni!"

"Da allora siamo sempre stati da soli...io e mio papà.Ci siamo sempre aiutati a vicenda,in ogni modo!"si interruppe un attimo.

"Sai dottore...mio padre è stata l'unica persona al mondo che mi abbia mai voluto così bene da lavorare come uno schiavo pur di farmi avere una vita dignitosa!Basti pensare che aveva tre lavori!"

"Va' avanti"lo esortò Franz.

"Un giorno...arrivò lei...Marrianne Himler...figlia di un importante industriale tedesco.Si innamorò di mio papà e me lo portò via!Lo fece assumere nella ditta di suo padre e costrinse sia me che lui a trasferirci nella grossa villa della loro famiglia"gli occhi del ragazzo incominciarono ad inumidirsi,segno che le lacrime erano prossime a solcargli le guance.

Il dottore gli mise una mano sulla spalla.

"E poi cosa successe?"lo esortò nuovamente.

"Mio...mio padre fu accecato dal denaro di quelle persone e iniziò a trascurarmi...riuscivo a vederlo solo a cena e neanche sempre!!Lui si dimenticò di me e mi lascio solo,in quella buia e fredda villa vuota!"

"Quando cercavo di andare a trovarlo,quella donna...la sua nuova moglie,mi guardava con disgusto e mi cacciava via,dicendo che per loro ero solo un peso e che sarebbe stato meglio se non fossi mai nato!"riprese fiato.

"Una notte decisi che quella donna doveva sparire!Solo così io e mio padre saremmo potuti tornare a vivere come prima!Poveri ma felici!...Mi nascosi nella camera di quella strega e aspettai che entrasse.La buttai a terra e lei cacciò un urlo.Mi misi a cavalcioni su di lei.Guardandola in faccia sentivo la mia rabbia crescere sempre di più.Avevo davanti agli occhi il viso della donna che mi aveva rovinato la vita!Le misi le mani al collo e iniziai a stringerglielo con tutta la forza che avevo nelle braccia!-Brutta strega!-le urlavo-finalmente smetterai di rovinarmi la vita!-."

Il ragazzo iniziò a giocherellare nervosamente con un ciuffo d'erba.

"Proprio in quel momento entrò mio padre,probabilmente l'aveva sentita urlare,corse verso di me e mi scaraventò contro il muro,poi mi tirò un pugno."

Il ragazzino si voltò verso Franz con aria sofferente,si aggrappò al suo camice,alzando il tono di voce:"Non l'aveva mai fatto!Non mi aveva mai picchiato!Neanche una volta...in tutta la vita...fino a quel giorno."abbassò lo sguardo.Probabilmente quei ricordi lo facevano ancora soffrire e l'averli esternati,per la prima volta,dopo così tanto tempo gli faceva sanguinare una ferita che non si era mai rimarginata.Lasciò debolmente la presa su Franz e si rimise a giocherellare con l'erba.

"Quindi è per questo che sei qui?"gli domandò il dottore.

"Sì...quella donna disse che voleva che io sparissi per sempre dalla loro casa e dalla loro vita.Così di comune accordo mi spedirono qui"concluse.

Entrambi i giovani rimasero in silenzio per qualche minuto.

Poi Franz decise di prendere parola:"Io...non so ancora il tuo nome...come ti chiami?"

Il ragazzino si voltò di scatto e la malinconia che fino a qualche minuto prima dominava sul suo volto fu prontamente sostituita da un sorrisetto divertito:"Ancora non sai il mio nome,dottore?Non sei andato a leggerlo sulla mia cartella clinica?"

"No!Volevo che fossi tu a dirmelo..."arrossì l'uomo.

"Sei proprio uno stupido dottore..la tua ingenuità non ha limiti!"

Sorrise.Questa volta fu un sorriso venuto dal cuore.

"Isac...il mio nome è Isac Koen" disse.

"E' davvero un bel nome!"gli sorrise Franz.

Poi riflettè un attimo.

"Koen...."ripetè il dottore sovrappensiero:"E' un cognome ebreo...allora la tua famiglia è ebrea?!"sbottò.

Il ragazzino rispose scocciato:"Sì e allora,ti crea qualche problema?Per caso è un crimine essere ebrei??"

"Assolutamente no!Scusami,non intendevo offenderti,era solo una constatazione!"si giustificò il medico.

Franz non se ne rese conto,ma pian piano,come un piccolo microbo,iniziò ad insinuarsi dentro di lui il tarlo dell'ansia.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


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CAPITOLO 5

- Capitolo 5° -

Ormai erano passate tre primavere da quella discussione e persino quella che era stata una calda e allegra estate era ormai giunta alla fine.Le foglie degli alberi dell'immenso parco della clinica iniziavano a tingersi dei colori tipici dell'autunno.

Spirava una lieve brezza e già nell'aria si sentiva l'avanzare lento e costante del grande freddo.

Tutto taceva all'istituto,e quel pomeriggio di fine settembre trascorreva monotono e tranquillo.

Il signor Goebel,dalla finestra del suo ufficio,osservava rassegnato due figure che correvano lungo la strada sterrata che dall'ingresso della clinica si districava fin nei meandri più nascosti del parco.

"Fermati e ridammi il mio camice!!!"urlava ormai sfinito Franz.

"Neanche per sogno dottore!Prendimi se ci riesci!!"Sghignazzava beffardo Isaac.

Il dottore si fermò per riprendere fiato.

Nel medesimo istante anche l'altro ragazzo terminò la corsa.

"Che bello dottore!Questo camice e pieno del tuo profumo!"sorrise il giovane,e se lo infilò.

Con le poche forze che gli rimanevano Franz fece uno scatto felino e si fiondò addosso al proprio paziente.

Il ragazzino si scansò e riuscì ad evitare di essere preso:"Sei troppo lento dottore!"ridacchiò:"Sarà la vecchiaia che avanza!"e si rimise a correre,poi improvvisamente inciampò e cadde a terra.

Franz lo guardò stupito poi scoppiò in una fragorosa risata:"Faresti meglio a guardare dove metti i piedi invece di prendermi in giro!".

Anche il ragazzino scoppiò a ridere.

Il vento iniziava a diventare sempre più gelido e pungente,tanto che entrambi i giovani avevano la faccia paonazza dal freddo.

Decisero di rientrare.Arrivati nella stanza di Isac,Franz si avvicinò alla finestra per osservare il cielo privo di nubi,tingersi dei più caldi e fiammeggianti colori del tramonto.

Il giovane paziente si stese sul letto,le braccia che incrociate gli reggevano la nuca:"Dottore,cosa ne pensi della vita e delle persone che ti circondano?"domandò improvvisamente.

Sorpreso da quella strana domanda il medico si voltò e rispose francamente:"Penso che la vita sia il bene più caro che nostro Signore possa donarci.Personalmente sono contento della mia vita.Non potrei avere di più di quello che ho adesso!"poi continuò:"Le persone che mi circondano?Be...le trovo meravigliose.Mi fido ciecamente di tutti quelli che conosco e non potrei desiderare collaboratori e amici più cari di quelli che ho."

Isac,infastidito da quella risposta sincera ma eccessivamente buonista rispose:"Credi che al mondo ci siano solo persone buone?Sei uno sciocco!"

"Ognuno a modo suo è buono"rispose Franz.

Ci fu qualche minuto di silenzio,poi Isac riprese la parola:"Dottore,ti racconto una storia"

Il dottore si sedette su di una sedia lì accanto pronto ad ascoltarlo.

"C'era una volta una rana che abitava nei pressi di un fiumiciattolo.Un giorno mentre stava per farsi una nuotata,si accorse che qualcuno la stava fissando.Si trattava di uno scorpione che doveva attraversare il fiume,ma non sapendo nuotare aveva bisogno che fosse qualcun'altro a farlo per lui.Lo scorpione decise di chiedere aiuto alla rana che si trovava lì accanto.Così, con voce dolce e suadente,le disse:

-Per favore signora rana,fammi salire sulla tua schiena e portami sull'altra sponda.-

La rana gli rispose:

-Fossi matta!Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi!- .

-E per quale motivo dovrei farlo?- incalzò lo scorpione

-Se ti pungessi, tu moriresti ed io, non sapendo nuotare,annegherei!-.

La rana stette un attimo a pensare,e convintasi della sensatezza dell'obiezione dello scorpione,lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua.A metà tragitto la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena,e capì di essere stata punta dallo scorpione.Mentre entrambi stavano per morire la rana chiese all'insano ospite il perché del folle gesto.

-Perché sono uno scorpione...- rispose lui -E' la mia natura!-"

Franz,il viso visibilmente amareggiato fissava con occhi increduli il giovane narratore.

"Be dottore?Che hai?Ci sei rimasto male?"domandò il ragazzino:"non tutte le storie hanno un lieto fine".

Franz abbassò lo sguardo.

Quanta tristezza,quanto disprezzo della vita aveva sentito in quelle parole!Possibile che quel ragazzino vedesse la vita in modo così nero?

"Perchè mi hai raccontato questa storia?"domandò.

"Per farti capire che non esistono persone buone!La malvagità,il lato oscuro di sè sono insite nella natura di ogni essere vivente,e a maggior ragione in quella degli esseri umani,che nonostante posseggano il dono del libero arbitrio non si fanno problemi a compiere atti di pura violenza e rara crudeltà!L'ira,l'accidia,l'invidia,la superbia,la gola,l'avarizia e la lussuria:quale essere umano non si è mai macchiato almeno una volta nella vita di uno di questi peccati?Questo ti prova che il bene assoluto non esiste!Tu vivi in un mondo di favole!La vita è ben diversa da come la credi tu!".

Effettivamente il discorso di Isac non faceva una piega,ma Franz voleva vedere sempre il lato positivo delle cose e preferiva credere che nelle persone prevalesse il lato buono della loro anima.

Rimase comunque toccato dalle parole del suo paziente.

Dopo aver terminato la conversazione il dottore salutò il ragazzo e si congedò.

Versò metà Dicembre i primi fiocchi di neve iniziarono ad imbiancare l'istituto e tutte le campagne circostanti.

Franz si era appena alzato dal letto.

La differenza tra il caldo avvolgente delle sue coperte e la temperatura della stanza era abissale.

Fu preso da un brivido di freddo.

Si lavò il più velocemente possibile e si vestì.Corse in mensa a fare colazione.

Proprio mentre stava per bere un bel bicchiere di latte caldo il signor Scholl lo interruppe:"Dottor Schroder è arrivata una lettera per lei".

Stupito Franz la prese in mano.Era una lettera di suo padre.

 

14 Dicembre 1936

Caro figlio,

Ti invito ufficialmente alla festa di Natale che si terrà presso la magione di famiglia il prossimo 24 Dicembre.

Saranno presenti i nostri più cari amici e conoscenti di famiglia.

In tale occasione mi preme comunicarti che conoscerai Sophie Vaughner,figlia dell'illustre generale Kurt Vaughner,nonchè tua futura sposa.

Inoltre sarà mia premura parlarti personalmente di un affare che mi sta molto a cuore.

Confidando nel tuo buon senso,mi auguro che il tuo abbigliamento ed il tuo comportamento saranno adeguati all'occasione.

Cordiali Saluti

Frederic Schroder

Cosa significava questa lettera?Era un sacco di tempo che Franz non sentiva suo padre.Precisamente da poco più di tre anni,quando il giovane dottore aveva iniziato a prestare servizio alla clinica.Il padre,evidentemente contrariato dalla sua decisione di intraprendere un lavoro simile,si era rifiutato da allora di rivolgergli la benchè minima parola,e ora dopo questo lungo silenzio si ripresentava a lui con questa lettera,come se nulla fosse e per di più imponendogli un matrimonio combinato con una sconosciuta!Era inaccettabile!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


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CAPITOLO 6

- Capitolo 6° -

La grande sala della magione della famiglia Schroder era piena di invitati,ognuno intento a ballare,discutere o mangiare allegramente.Una piccola orchestra sul lato sinistro della sala inebriava l'atmosfera con delicate note di violino.

Si respirava un'aria di festa e ogni tanto qualche graziosa risatina rieccheggiava nell'aria.

In un angolo due uomini,dall'aspetto assai burbero,erano intenti a parlare.

"Allora Frederic,parlatemi un po' di vostro figlio..."esclamò il signor Vaughner.

"E' un bravissimo ragazzo!Si è laureato con il massimo dei voti all'università di..."

"In quale materia?"lo interruppe bruscamente l'altro.

"Stavo appunto per dirvelo...medicina!"rispose nervosamente l'uomo.

Il vecchio signor Schroder odiava essere interrotto mentre parlava,ma questa volta non poteva protestare in quanto il suo interlocutore sarebbe presto diventato un membro della sua famiglia.

Riprese:"Come dicevo,si è laureato in medicina e ora lavora come dottore in una clinica..."

"Che tipo di clinica...?"

"Be..vede...una di quelle cliniche...particolari..."il signor Schroder non sapeva come trovare le parole per dirgli che suo figlio lavorava in mezzo ai matti.

Stette qualche minuto in silenzio,cercando le parole più giuste per spiegare al signor Vaughner l'incresciosa situazione.

Era vistosamente imbarazzato.

Il fatto che suo figlio lavorasse in un luogo simile gli era cagione di molte noie.

Proprio in quel momento Sophie,la figlia del signor Vaughner,si diresse verso di loro spezzando con la sua presenza l'aria di tensione che si era venuta a creare tra i due uomini.

"Buona sera signor Schroder!"esclamò.

"Questa festa è davvero piacevole,vorrei porgervi i miei più vivi complimenti"disse poi con viso vagamente imbarazzato.

"Vi ringrazio signorina Sophie!Siete sempre così squisita"ribattè garbatamente l'uomo.

"Vostro figlio non è ancora arrivato?"osò domandare lei.Il suo candido viso arrossì nuovamente.

"No,ma penso sarà qui a momenti"asserì lui.

Effettivamente Franz era già in ritardo di una buona mezz'ora rispetto all'ora dell'appuntamento.

"Se posso permettermi..."continuò Sophie,accomodandosi su di una poltroncina verde li accanto:"com'è vostro figlio?...voglio dire...fisicamente...è un uomo amabile?"

Quella domanda le era costata così tanto che,dopo averla fatta,la ragazza divenne completamente paonazza dall'emozione.

Il vecchio signor Schroder scoppiò a ridere:"Come siete ardita signorina Vaughner!Vedo che mio figlio suscita il vostro più vivo interesse!"

Sophie abbassòlo sguardo e l'uomo continuò:"Ebbene,mio figlio è PIU' che amabile fisicamente!"

"All'epoca dell'università molte ragazze gli si dichiararono,ricevendo però in risposta un bel due di picche!"sghignazzò.

La ragazza si riprese un po':"Descrivetemelo!Vorrei poterlo riconoscere quando varcherà la porta di questa sala!"

"Be..."rispose il signor Frederic:"E' alto circa un metro e ottanta,è di corporatura esile ma sana,i suoi capelli sono corti e biondi...gli occhi azzurri..e..ah si!Porta gli occhiali!"

"O...almeno così era l'ultima volta che lo vidi!"concluse.

"Ora siete contenta?"domandò infine,ma la ragazza si era già messa a divagare coi pensieri.

Sophie Vaughner era una ragazza molto semplice e genuina,infatti,pur essendo di ottima famiglia non era cresciuta come tutte le ragazze del suo lignaggio.Al contrario delle sue coetanee,sempre al centro di feste,banchetti e scandali,lei era solita preferire la compagnia di un buon libro o una salutare passeggiata nel parco di famiglia ai tipici sollazzamenti giovanili.

Era una ragazza molto timida e faceva fatica ad esternare i propri sentimenti.

Di quei pochi amici che aveva,se ne prendeva davvero cura,aiutandoli appena ne aveva l'occasione.

Fisicamente non era di una bellezza straordinaria,ma di certo non aveva nulla da invidiare alle altre ragazze presenti nella sala.

Di lei si poteva dire che era...di una bellezza pacata,umile,anche se comune.

Quella sera i lunghi e lisci capelli neri le cadevano vaporosamente sulle spalle.Portava un vestito lungo,di color turchese che le avvolgeva delicatamente quei fianchi un po' rotondi che aveva ereditato dalla madre.

A vederla non si sarebbe detto che era grassa,ma la sua corporatura di certo,era quella di una donna un po' robusta.

Si alzò dalla poltrona su cui era seduta e si diresse verso la vetrata a pochi metri da lei.Aprì la porta a vetri ed andò a prendere un po' d'aria sul grande balcone che si affacciava sul giardino della casa.

Nello stesso momento,davanti al cancello della villa,Franz accolto da mille dubbi e ripensamenti non si decideva ad entrare.

"Allora dottore,pensi di star qui tutta la notte??"sbottò Isac spazientito.

Franz si voltò.

Era esattamente QUELLO il motivo per cui non voleva entrare!Come avrebbe spiegato al padre la presenza di quel ragazzo?

Si ricordò di quando aveva detto al suo paziente della festa...quanti capricci aveva fatto il giovane pur di venire...lo aveva portato ad un esasperazione tale che alla fine il povero dottore aveva ceduto e con aria affranta gli aveva dato il permesso di venire.

Il direttore,il signor Goebel,era andato a far visita ad alcuni sui parenti in qualche paesino sperduto a nord di Berlino e non sarebbe tornato che dopo l'epifania,quindi...pensò Franz,l'assenza di un paziente,per una sola sera sarebbe passata inosservata agli infermieri e agli altri colleghi che erano soliti coricarsi la sera presto.

Per quella volta,l'avrebbe passata liscia.

"Allora??Ti sei addormentato??"

La voce lontana di Isac lo riportò alla realtà.Il giovane ragazzo aveva già attraversato il cancello e si stava accingendo a percorrere il piccolo viale sterrato che portava all'ingresso della villa.

"Aspettami!Non puoi andare avanti da solo!"

Arrivati davanti al portone principale Franz bussò alla porta.

Gli aprì il maggiordomo di casa,un certo Gregor Bruning,che lavorava lì ormai da quarant'anni.

"Gregor!"esclamò Franz:"Come stai?"

Il vecchio maggiordomo ebbe un attimo di titubanza:"Signorino Schroder..?Siete voi?"poi lo fissò più attentamente:"Ma certo che siete voi!Come state?"

"Bene!Ti ringrazio"rispose il giovane.

Il servo aguzzò la vista e nel buio della notte,intravide l'esile figura di Isac nascosta dietro a quella del suo interlocutore.

"E quel ragazzino?E' con voi signore?"

"Oh..!Questo?"Franz prese per un braccio il giovane portandolo un po' in avanti di modo che la luce dell'ingresso lo illuminasse:"E'...un mio caro amico!"

"Bene!"sorrise l'uomo:"Accomodatevi pure!Avrete freddo lì fuori!"e li accolse nel'atrio.

Dopo essersi liberati dei soprabiti i due ragazzi salirono le scale che portavano al salone principale della casa.Aprirono la porta di fronte a loro ed entrarono.Li accolse una ventata di calore.Molte,delle persone presenti nella sala si voltarono,salutandoli con un cenno del capo.

Sophie,che nel frattempo era rientrata,appena vide Franz sorrise istintivamente e i suoi occhi si illuminarono di gioia.

Il signor Schroder si alzò dalla poltrona su cui era seduto,si avvicinò al figlio e gli strinse la mano:"Bentornato a casa!"gli sussurrò.Poi guardò Isac con lo stesso stupore che pochi minuti prima aveva colto il maggiordomo di casa e disse:"Non mi presenti il tuo amico?"

Franz,indeciso sul da farsi,per un attimo fu titubante.

"Piacere!Il mio nome è Isac Koen"sorrise l'ospite,stringendogli vigorosamente la mano.Poi aggiunse rivolto al proprio dottore:"Io vado a mangiare qualcosa!"e si diresse verso il buffet.

La faccia del vecchio signor Schroder passò dallo sbigottimento all'ira in pochi istanti:"Tu!Tu hai osato portare un ebreo in casa mia?!"disse a bassa voce,di modo che nessuno lo sentisse.

"Portalo subito fuori di qui!!"gli ordinò.

Franz fu colto dal panico,non era certo bravo a tener testa a sua padre,soprattutto nei discorsi diretti.

"No!"rispose quasi istintivamente.

Il vecchio signor Schroder rimase sbigottito:"Che cosa?!"

"Ho detto no!"ribattè Franz dopo aver ripreso un po' di coraggio.

Poi continuando:"Come spiegherai agli altri ospiti che l'amico di tuo figlio,dopo neanche cinque minuti dalla sua apparizione sia già costretto a congedarsi?".

L'uomo non seppe controbattere.

"Signor Schroder!..."la giovane Sophie fece cenno ai due uomini di avvicinarsi.

"Se stasera qualcosa va storto,sarai tu a pagare!Sono stato chiaro...Franz?!"ringhiò il vecchio,poi,sorridendo si diresse verso l'insieme di divani su cui erano seduti i Vaughner.

"Signori e signore,questo è mio figlio...Franz Schroder".

Un mormorio compiaciuto si levò tra i presenti.I due uomini si accomodarono ed il gruppetto iniziò a chiaccherare allegramente.

Intanto Isac,dopo essersi sfamato un po',si diede un occhiata intorno.

Una giovane ragazza gli si avvicinò,notando che egli era intento da più di cinque minuti a fissare Franz e la signorina Sophie intenti a parlare.

"E così il vostro amico vi ha lasciato solo?!"ridacchiò.

Il giovane si voltò:"Chi è quella ragazza?"chiese indicando Sophie.

"Ah!Sophie Vaughner...ma come,non lo sapete?E' l'unica figlia del signor Vaughner,nonchè promessa sposa del vostro compare!"

"Promessa sposa...?!"domandò lui con aria infastidita.

"Sì,il padre di lui ha già fissato la data delle nozze.Il consenso del figlio è solo una formalità"disse velenosamente la ragazza.

"Entrambe le famiglie beneficieranno di questa unione.I Vaughner incrementeranno ulteriormente il proprio patrimonio,mentre gli Schroder...bhe...riusciranno finalmente ad avere le conoscenze giuste per entrare a far parte dei ranghi più alti del partito nazista!"concluse.

Isac con aria sorpresa e sofferente fissò nuovamente la coppia.

"Perchè quella faccia?Dovreste essere felice per il vostro amico,ben presto il padre gli procurerà una carriera di tutto rispetto con vivere egregiamente in tutti gli anni a venire!".

Senza degnarla di uno sguardo il ragazzo si diresse velocemente verso il grande balcone all'esterno della sala,per prendere un po' d'aria:improvvisamente si era sentito mancare il respiro e le gambe avevano iniziato a tremargli.

Ripresosi un po',il giovane iniziò fissare il cielo stellato,pensando che gli sarebbe piaciuto tanto essere una persona normale come la signorina Sophie.In quel modo sarebbe potuto stare vicino al suo dottore per sempre...

"Ehi Isac!Va tutto bene?"Franz si era affacciato alla porta a vetri.Uscì in balcone:"Ho visto che sei corso qua fuori ed ho pensato che stessi male."

"Perchè non me l'hai detto?!"replicò Isac senza neanche voltarsi,nella sua voce si sentiva chiaramente un tono di tristezza misto a rabbia.

"Detto cosa??"domandò il dottore stupito.

Senza neanche ascoltarlo il giovane paziente proseguì:"Ti piace...?"

Dopo quella domanda Franz capì:"Come pensi che possa piacermi una ragazza che quasi non conosco??"domandò:"Certo...è una ragazza molto graziosa..."non fece in tempo a finire che l'altro giovane si voltò:"Allora ti piace!La sposerai e andrai via dalla clinica!Non ti importerà più di me!E mi lascerai solo!"abbassò lo sguardo per non far vedere all'altro che qualche lacrima gli stava già rigando le guance.

"Siete tutti uguali...a nessuno importa di me..."mormorò.

Franz gli si avvicinò:"Ma cosa stai dicendo??Certo che mi interessa di te!"con la mano gli tirò su il viso per guardarlo dritto negli occhi:"Io ci sarò sempre per te!"gli sussurrò dolcemente.

I loro sguardi si incrociarono e Isac avvicinando il proprio viso a quello dell'altro giovane,gli sfiorò le labbra,per poi dargli un candido bacio.

Franz spinse subito via il ragazzino e pulendosi le labbra con la mano disse schifato:"Ma che diavolo fai?"

Il povero Isac,ferito da quella reazione gridò:"Ti odio!!!"e scappo via.

Il dottore gli corse dietro e fermandosi davanti alla combricola di cui facevano parte suo padre e la signorina Sophie disse velocemente:"E' sopraggiunto un problema,vogliate scusarmi ma sono costretto a congedarmi!"

"Spero non sia niente di grave!"disse preoccupata la signorina Sophie.

"No!Vi ringrazio!"rispose lui"Sono stato onorato di fare la vostra conoscenza!"e se ne andò.

Mentre si allontava notò lo sguardo iracondo del padre:questo "scherzetto" gliel'avrebbe di sicuro fatto pagare.

Dopo aver corso circa mezz'ora per tutto il giardino della villa,Franz riuscì finalmente a trovare Isac.Il giovane era rannicchiato in silenzio nell'oscurità.

I due presero la macchina con cui erano arrivati e tornarono alla clinica senza scambiarsi nemmeno una parola.

Nei giorni seguenti il dottore non andò a trovare il suo paziente...neanche una volta.

Era la sera del primo gennaio e Isac era sdraiato di fianco sul proprio letto.La porta della sua camera si aprì.Sull'uscio comparve l'esile figura di Franz.

Il giovane paziente non si mosse,anche se aveva avvertito la presenza dell'uomo.

"La prossima settimana mi sposo"disse pacamente il dottore rimanendo sulla soglia.

Con uno scatto d'ira,il ragazzino prese il bicchiere di vetro appoggiato sul comodino di fianco al proprio letto,scaraventandolo sul muro a pochi centimetri da Franz.

"Come osi rivolgerti a me con tanta calma!?"urlò.

"Volevo solo dirtelo"replicò l'altro.

Il paziente gli si scaraventò addosso buttandolo a terra.

"Sei un bugiardo..."gli sussurrò.

"Avevi detto che saresti rimasto con me per sempre!!"urlò poi di colpo.

Le lacrime del giovane iniziarono a bagnare il viso del dottore.

"Che cosa mi hai fatto...?"domandò.

"Perchè non riesco più a starti lontano...?"chiese sofferente.

Franz sussultò.Gli infermieri che nel frattempo avevano sentito il trambusto entrarono nella stanza,immobilizzando il ragazzo al letto e sedandolo.

Franz si alzò da terra e corse nella propria camera.

Chiuse velocemente la porta dietro di sè ed appoggiandovisi,si lasciò cadere a terra...il cuore gli batteva così forte da togliergli il respiro.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


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CAPITOLO 7
- Capitolo 7° -


Nel giorno del matrimonio di Franz il cielo plumbeo e le nuvole cariche di pioggia annunciavano una giornata tutt'altro che giuliva.
Nel piazzale della chiesa,un nutrito gruppo di invitati aspettava impaziente l'arrivo dei futuri sposi.
Un'auto nera,ricoperta a festa da graziose ghirlande si avvicinò al mugolo di gente.La porta del veicolo si aprì.
Sophie sporse in fuori il viso.Era visibilmente imbarazzata in quanto col suo arrivo aveva attirato su di sé tutta l'attenzione dei presenti.
Si fece coraggio ed uscì.
Quel giorno la ragazza era di una bellezza radiosa.
Il suo vestito bianco candido,pieno di pizzi e merletti,la faceva assomigliare ad una vera e propria principessa.
Pochi istanti dopo arrivò sul posto una seconda macchina,anch'essa nera.
Questa volta,ad uscirne fu Franz.Il giovane,dopo essere sceso dal veicolo alzò lo sguardo al cielo.Quelle nuvole nere rispecchiavano perfettamente il suo stato d'animo.
Anch'egli,come il cielo,quel giorno si sentiva affranto e di mal umore.
La donna,al solo vederlo,fu pervasa da un'emozione indescrivibile.Gli si avvicinò e gli sorrise.
Il ragazzo si voltò verso di lei e le rispose col sorriso più dolce e gaio che gli riusci di fare.Gli invitati ed i parenti si accomodarono in chiesa.Franz si diresse verso l'altare,mentre la sua futura consorte affiancata dal padre,rimase all'ingresso.
Il prete che li doveva unire in matrimonio era pronto.
La musica partì,Sophie e il suo accompagnatore iniziarono lentamente ad avvicinarsi al futuro sposo.
Lo stomaco di Franz iniziò a formicolare a causa dell'ansia.Quanto mancava a quella condanna eterna...?La sposa era sempre più vicina.Finchè morte non ci separi...era un po' pesante come promessa...non c'era una soluzione alternativa?Dentro di sé il giovane stava urlando all'impazzata.
Decise di darsi una calmata,di ragionare con lucidità,come aveva sempre fatto d'altronde!
Se si guardava la situazione dal lato positivo...Sophie non era affatto una brutta ragazza,anzi!Era molto dolce e sicuramente sarebbe stata una moglie devota.
La giovane donna gli si affiancò,la cerimonia iniziò e tutto andò liscio.
Franz aveva comunque sperato nel profondo del suo cuore che alla domanda:"Se qualcuno qui presente pensa che questo matrimonio non possa essere celebrato,parli ora o taccia per sempre"qualche persona sarebbe intervenuta annullando la cerimonia,ma così non fu.
Probabilmente se questo non fosse stato cagione di onta per la sua famiglia,lui stesso avrebbe alzato il braccio,elencando più di un motivo per cui un matrimonio combinato era dannoso per due giovani.
La cerimonia arrivò alla sua conclusione:"Può baciare la sposa"asserì orgogliosamente il prete.
Anche se un po' imbarazzati da un gesto così innaturale per loro,i due sposi si scambiarono un casto bacio sulle labbra,che fu seguito da un sonoro applauso.
Usciti dalla chiesa coniugi,parenti e invitati vari andarono a continuare la festa in un rinomato ristorante del centro città.
Dopo pranzo a tutti fu proposto di ballare sulle note di un'allegra musichetta.
Sophie,che pareva essere la donna più felice della terra,era intenta a danzare con un vecchio generale in pensione,che faceva fatica a starle dietro a causa della veneranda età.
Franz era intento a guardarla:"Bhe...ormai è fatta!"pensò.
Fu interrotto dal proprio padre che avvicinandoglisi gli chiese:"Allora...non è una splendida ragazza quella che ti ho trovato?"
"Non ne dubito,sarà di certo un ottima moglie"rispose pensieroso il giovane.
La conversazione non andò oltre in quanto una chiassosa e robusta signora,evidentemente alticcia,obbligò il vecchio signor Schroder ad un giro di danza.
"Fai ballare la tua signora!"fu l'ultima cosa che disse l'uomo,prima di sparire tra gli invitati.
Il neo-sposo si alzò,e più per dovere che per piacere,invitò la sposa a ballare.
Il sole era tramontato da un bel po',quand'anche l'ultimo invitato andò a casa:"E' stata una festa fantastica!"esclamò sorridente Sophie:"Non mi sono mai divertita così tanto!".
Il signor Vaughner si avvicinò alla figlia:"Cara,sarà il caso che tu e tuo marito andiate a riposare.Domani vi aspetta un lungo viaggio".
"Oh si!"esclamò sognante la giovane:"Roma ci aspetta!".
Lo sposo seduto in un angolo della sala stava bevendo un bicchiere di vino,l'ultimo di una lunga serie.
I due coniugi si diressero alle loro rispettive dimore,per ultimare i preparativi in vista dell'imminente partenza.
Il mattino seguente alle prime luci dell'alba,un'auto li accompagno entrambi alla stazione dei treni.
Durante il viaggio Sophie cercò di tenere alto il morale del marito,che però non riusciva ad essere di buona compagnia a causa di una forte emicrania,probabilmente causata dall'eccessiva assunzione di alcol del giorno prima.
Arrivati a destinazione,con loro piacevole sorpresa,furono accolti nella capitale,da un clima quasi primaverile:certamente non usuale per una giornata di fine gennaio.
Il rinomato albergo in cui dovevano alloggiare era situato dalle parti del colosseo.Dopo essersi sistemati,i due giovani passarono il resto della giornata in giro per la città.
L'umore di Franz migliorò,tanto che propose alla sua metà una romantica cenetta a lume di candela in un ristorante assai intimo e grazioso.
Ritornati in hotel,i due si misero a chiaccherare allegramente nella hall.Verso le undici di sera salirono in camera,ormai esausti dalla giornata.Sophie andò a lavarsi e tornata dal bagno si sedette sul letto accanto a Franz.
Il ragazzo si voltò per chiederle una cosa,ma lei lo zitti immediatamente con un bacio.
I due si sdraiarono sul letto.Il bacio di Sophie divenne più passionale.Improvvisamente al giovane tornò in mente il candido bacio di Isaac e scosto subito la moglie,facendola quasi cadere dal letto.
"Non ci riesco..."fu l'unica cosa che riuscì a dirle.
Prima che la ragazza potesse proferire parola,il telefono della camera squillò:"Pronto?"rispose Franz.
"Buona sera signor Schroder!Mi scusi per l'ora tarda,ma c'è un uomo al telefono per lei!Dice che è urgente!"
Pur di non dover riprendere l'imbarazzante discorso con la moglie,il ragazzo disse:"Passatemela pure!"
La linea si interruppe un istante poi riprese:"Pronto?"azzardò una voce al di là della cornetta.
"Pronto?"disse seccamente Franz.
"Parlo col dottor Schroder?!"
Il medico riconobbe la voce del signor Scholl,il custode della clinica.
"Sì,sono io!"
"Mi scusi se la disturbo ad un ora così tarda,ma volevo informarla di una cosa..."il vecchio fu un po' titubante.
"Quale cosa?"la voce del ragazzo si fece vagamente nervosa.
"Bhe...vedete non è mia intenzione rovinare con una notizia simile il suo viaggio di nozze...ma ...preferisco lei lo sappia!"
"Diamine!Volete parlare o no?"sbottò ormai esasperato il dottore.
"Bhe...il vostro paziente...quell'ebreo...ha tentato il suicidio tagliandosi le vene! "

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


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CAPITOLO 8
- Capitolo 8° -
Il treno cominciava a sbuffare e pian piano a muoversi.
Franz completamente imbaccuccato guardava pensieroso e preoccupato le persone presenti alla stazione,allontanarsi e farsi sempre più piccole.Gli venne in mente la povera Sophie e quello che era avvenuto qualche ora prima nella loro stanza d'albergo.
"Bhè...il vostro paziente...quell'ebreo...ha tentato il suicidio tagliandosi le vene!"Il dottore era rimasto immobile per qualche minuto senza riuscire a proferire parola.Il cuore era come se gli si fosse fermato.
"Pronto?Pronto??Ha capito quello che le ho detto dottore?"ripeteva preoccupato il guardiano dall'altra parta della cornetta.
"Sì"fu l'unica risposta del giovane che,quasi sotto shock,riattaccò il telefono.
"Cosa è successo?"chiese preoccupata la moglie.
Franz riprese subito in mano la cornetta e chiamò la hall.
"Pronto,sono Roberto,posso esserle utile?"rispose prontamente l'addetto.
"Ho bisogno di sapere a che ora parte il primo treno per Berlino!"urlò nervosamente il medico.
"Oh!S...si,certo signore!"
L'impiegato era rimasto per un attimo sorpreso dall'irruenza dell'ospite
"Mi faccia controllare..."e lo mise in attesa.
Dopo circa dieci minuti che a Franz sembrarono un eternità,l'uomo tornò al telefono:"Ce n'è uno che parte alle cinque e trenta dalla stazione di Roma-Termini.Le può andar bene?"
"Perfetto!La ringrazio!"e riattaccò,poi prese un foglietto di carta e ci scribacchiò velocemente qualcosa.
"Perchè vuoi andare a Berlino?"domandò ancora più preoccupata Sophie.
"E' sorto un problema alla clinica"tagliò corto il marito.
"E non possono risolverlo senza di te?"domandò ancora la donna.
"Infondo,sanno che sei in viaggio di nozze..."soggiunse arrossendo.
Franz la guardò negli occhi:"Mi dispiace...è troppo importante!"poi si vestì alla buona,mise il cappotto e si arrotolò una calda sciarpa intorno al collo.
"E mi lasci qui??"domandò affranta la moglie:"Da sola??"
L'uomo la abbracciò:"Mi dispiace!...Prometto che mi farò perdonare!"e prima di uscire aggiunse:"Qui a Roma abita un mio vecchio amico di università,un certo Wilhelm Strasser...di qualunque cosa tu abbia bisogno,chiamalo!E' una brava persona ed un tipo affidabile!Ti ho lasciato il suo numero di telefono e il suo indirizzo sul comodino!"
La porta si chiuse ed il giovane se ne andò.
Sophie rimase seduta sul letto senza proferire parola.
"Non è giusto..."pensò,e scoppiò in lacrime.
Erano circa le sei del mattino quando esausta si addormentò.
Anche Franz,cullato dal dondolio del treno e stremato dall'ansia,alla fine crollò in un sonno profondo.Dormì per tutta la durata del viaggio.
Arrivò all'istituto che da poco era passato il tramonto.Dopo aver percorso il viale ghiaiato quasi correndo,e arrivando all'ingresso col fiato ormai corto,battè il battente del grande portone.
"Oh!"fu l'unica cosa che riuscì a dire il signor Scholl vedendolo.
"Siete venuto apposta per LUI?"domandò incredulo.
"Fatemi entrare o morirò congelato!"disse irritato il medico,anche se le sue guance erano visibilmente arrossate dallo sforzo della corsa:"E poi,dopo una telefonata come la vostra,cosa vi aspettavate??".
Il custode lo fece accomodare ed insieme si diressero verso la camera del giovane paziente.
Franz aprì silenziosamente la porta ed entrò.Il signor Scholl,per discrezione,lasciò soli medico e malato.
La camera era semi buia e l'aria fredda che filtrava dagli stipiti della finestra,fece rabbrividire un paio di volte il dottore.L'uomo si guardò intorno,per poi focalizzarsi sul vero motivo del suo imminente ritorno alla clinica.
Isaac era lì,disteso nel letto,gli occhi chiusi e il respiro così flebile che a stento si poteva udire.
Appena sopra le mani aveva due vistose fasciature.
Per fare in modo che il giovane non ripetesse il folle gesto,gli infermieri l'avevano legato al proprio letto con delle cinghie di cuoio e questo sembrava opprimere ancora di più l'animo tormentato del ragazzo.
Probabilmente gli avevano somministrato dei sedativi perchè,a detta del custode,il giovane non aveva ancora ripreso conoscenza nonostante fossero passati già due giorni dall'accaduto.
Il medico si avvicinò al ragazzo e sfiorandogli la guancia con le lunghe dita affusolate gli sussurrò:"Ma che cosa hai fatto...?"
Prese una sedia e si sedette accanto al giovane,deciso ad aspettarne il risveglio.Si mise ad osservarlo.
Gli piacevano tanto quei suoi capelli corvini così ribelli...
Gli passò una mano tra di essi,facendoglieli ricadere delicatamente sulla fronte.
Anche il suo viso era bello...le guance vagamente arrossate e quei lineamenti così delicati,anche se arroganti...
"Forse è stata colpa mia" pensò.
Facendosi trascinare da una catena di pensieri più o meno negativi e da vari momenti di sconforto causati dai sensi di colpa,il medico che nel frattempo si era alzato dalla sua postazione e aveva gironzolato nervosamente per tutta la camera,non si accorse che erano già arrivate le tre di mattina.Si sedette nuovamente accanto al letto del proprio paziente e poggiò la testa sul tiepido materasso.Il respiro di Isaac si era fatto più forte e regolare e questo gli tolse almeno una preoccupazione.
"Chiudo gli occhi solo un attimo..." pensò.
Senza accorgersi che il suo corpo era troppo stanco per tener conto di un simile proponimento,dopo neanche un minuto,il dottore cadde in un sonno profondo.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


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CAPITOLO 9
- Capitolo 9° -


La camera d'albergo di Sophie era semi buia,qualche tiepido raggio di sole filtrava attraverso le tende della finestra,illuminando il volto della giovane,la quale dopo essersi rigirata un paio di volte nel letto,si fece forza e si alzò.
Il suo corpo era riposato,ma il suo animo era depresso e inquieto.
La sera prima...la telefonata...la discussione col marito...tutto le pareva sfuocato e indistinto.
Andò a lavarsi la faccia e tornata dal bagno posò casualmente lo sguardo sul foglietto che Franz aveva lasciato sul comodino,contenente il numero di telefono e l'indirizzo del proprio amico.
Lo prese in mano e lo fissò per qualche istante.
Quel ragazzo sicuramente conosceva Franz meglio di lei...d'altronde,ci aveva passato insieme una parte di giovinezza!Era più che probabile che questo Wilhelm conoscesse a fondo il carattere,per lei indecifrabile,del marito.
Sophie voleva saperne di più sull'uomo che amava,soprattutto per potergli essere d'appoggio nel caso in cui,in un futuro,per un motivo o per l'altro egli ne avesse dovuto aver bisogno.
E poi,se proprio quest'ultimo si era proposto per primo di farle conoscere questo ragazzo,elogiandone i pregi e l'affidabilità,chi era lei per opporsi?
Per qualche istante la ragazza rimase lo stesso titubante,infine scrollò il capo come per scacciare ogni sorta di dubbio e si vestì.
Scesa nella hall,si premurò di chiedere all'incaricato dell'albergo le indicazioni necessarie per raggiungere la via che era segnata sul famigerato foglietto e,ascoltate tutte le spiegazioni,si diresse verso la meta che si era prefissata tirando un bel sospiro e raccogliendo tutto il proprio coraggio.
L'indirizzo riportato sul foglio era quello di una via centrale della città.Fortunatamente la giovane trovò quasi subito la casa dell'amico di Franz in quanto era un edificio molto lussuoso e ciò faceva in modo che spiccasse particolarmente all'occhio nonostante fosse circondato da molti altri palazzi.
Arrivata davanti alla porta sbattè un paio di volte il battente,restando in attesa che qualcuno le aprisse.
Dopo pochi minuti l'uscio si aprì e sulla soglia comparve un ragazzo sui ventinove anni,assai prestante.
Il giovane aveva i capelli di un castano così scuro che a prima vista parevano quasi neri.Gli occhi erano di un verde mare,le guance vagamente pronunciate,il mento sfuggente.
Portava una camicia bianca leggermente sbottonata e arrotolata sulle maniche abbinata ad un paio di pantaloni classici color nero.
"Posso fare qualcosa per voi signorina?"domandò.
Sophie,che a quella vista era rimasta sbigottita,stette qualche secondo a bocca aperta,il volto completamente paonazzo.
"Ehm...no!Mi scusi...mi sono sbagliata!"e senza lasciare all'altro il tempo di replicare,scappò via.
Il ragazzo sorrise e chiuse la porta.
La giovane che a forza di correre non aveva più fiato,si fermòe ricontrollò il foglietto.
Non aveva sbagliato casa...la via era quella e persino il numero civico era corretto!
Tornò sui suoi passi e controllò l'edificio...per sicurezza.
Tutto corrispondeva.
Proprio mentre stava per leggere il cognome della famiglia che abitava in quella casa,inciso su una targhetta di metallo a destra del portone principale,quest'ultimo si aprì.Sophie sobbalzò per la sorpresa.
Il ragazzo dai capelli castani la guardò interdetto,poi sorrise.
"Siete sicura di non aver bisogno di niente...signorina?"domandò scherzosamente.
La giovane si sentiva sprofondare dalla vergogna per essere stata beccata in una situazione assai equivoca.
"Ecco...io...veramente cerco una persona..."disse timidamente"un certo Wilhelm Strasser"
Il giovane le sorrise nuovamente:"Bè,vi farà piacere sapere che l'avete trovato!"e baciandole la mano aggiunse:"Wilhelm Strasser al vostro servizio!"
Sophie si sentì al quanto sorpresa da una simile presentazione,ma nonostante tutto,il tono leggero e allegro con cui si era presentato questo signor Wilhelm le aveva tolto di dosso tutta la tensione accumulata dalla paura dell'incontro.
I due si accomodarono in casa e sorseggiando un buon thè,parlarono dell'unico argomento che avevano in comune:Franz.
"E così quel volpone di Franz alla fine si è sposato!"ridacchiò il moro.
"Pensavo sarebbe rimasto scapolo a vita...sempre con la testa tra quei libri di medicina!"poi guardando la giovane sposa aggiunse:"Mi complimento con lui!Ha aspettato tanto tempo ma alla fine ha scelto per moglie una ragazza davvero graziosa!"
"Così mi mettete in imbarazzo!"arrossì Sophie.
"Dammi del tu e chiamami pure per nome,anch'io se per te va bene ti chiamerò solo Sophie!Perchè a me non piacciono tutti questi comportamenti formali,mi mettono a disagio!"sghignazzò lui.
Data la splendida giornata Wilhelm propose alla ragazza di chiaccherare facendo una bella passeggiata per la città.
Il giovane si fece aggiornare sui principali avvenimenti intercorsi tra l'addio all'università e il matrimonio del suo amico e a sua volta ne informò la moglie su quelli avvenuti nel periodo in cui i due avevano studiato insieme.
Sophie si accorse che Wilhelm era un ragazzo davvero simpatico e si rallegrò pensando che in futuro avrebbe potuto fare conto su quella amicizia appena nata nel caso avesse ritenuto di aver bisogno di qualche buon consiglio per capire meglio i modi di fare del marito.
A forza di chiaccherare i due non si resero conto che il sole era ormai calato da un pezzo.
Si sedettero su di una panchina per riposarsi un po'.
"Permettetemi di invitarvi a cena!"sbottò improvvisamente il giovane.
Sophie rimase sorpresa da questo improvviso invito.
Sulle prime fu tentata di accettarlo,poi pensò al marito e cancellò i propri propositi,rimproverandosi dell'eccessiva leggerezza del proprio comportamento.Ora era sposata e non era corretto nei confronti del suo consorte comportarsi a quel modo.
" Non mi sembra il caso...e poi ho approfittato anche troppo della tua gentilezza!Mi basterà che mi accompagni in albergo!"
"Suvvia..."rispose lui con una voce tra lo scocciato e lo scherzoso:"...Franz ti abbandona qui tutta sola e proprio durante il vostro viaggio di nozze e tu ti fai persino degli scrupoli ad andare ad una semplice cena con un suo fidato amico?"
Il ragazzo aveva parlato troppo.
Come l'acqua straripata da una diga,le lacrime iniziarono a bagnare copiose il volto di Sophie,che cominciò a singhiozzare rumorosamente.
Il fatto che suo marito,l'uomo che più amava al mondo l'avesse piantata a quel modo in una città che lei neanche conosceva,era una ferita che le doleva molto e niente e nessuno sarebbe riuscito a risanargliela.
"Mi...mi dispiace!Sono stato sconveniente!Un vero cafone!"si scusò imbarazzato il ragazzo.
"Non è colpa tua...è...è solo stanchezza...forse troppe emozioni in una sola volta!"singhiozzò lei.
Wilhelm preso tra le mani il viso della ragazza le asciugò le lacrime.
La guardò negli occhi e le sorrise dolcemente:"Solo un pazzo potrebbe dividersi volontariamente da una creatura così meravigliosa...".
I due si fissarono intesamente per qualche secondo,il giovane si piegò su Sophie e la baciò.
Sophie,forse per la situazione che si era venuta a creare o forse perchè in quel momento si sentiva vulnerabile e aveva bisogno di conforto,contraccambiò senza riserve quel bacio.
Dal canto suo Wilhelm si sentì quasi mancare.Quella ragazza lo aveva letteralmente stregato e in quel momento pensò che per lei sarebbe stato anche capace di morire!Non gli era mai successo di provare un sentimento simile per una ragazza,per di più conosciuta da così poche ore!
Riportata alla realtà dalla ragione la ragazza si staccò immediatamente dal giovane.
"Oddio...sono davvero una ragazza così facile?Mi basta così poco per cadere nelle braccia di un'altro uomo?!"borbottò tra sè e sè.
Poi voltandosi verso Wilhelm tagliò corto:"Mi dispiace...ma pensò sarà meglio non vederci mai più!E'...è stato tutto un grande errore!"e senza lasciare neanche il tempo al ragazzo di giustificarsi si allontanò di corsa in direzione dell'albergo.
Arrivata in camera si buttò subito sul letto e scoppiò nuovamente in lacrime:"Sono davvero indegna di aver sposato un uomo come Franz...".
Dopo essersi calmata un po' riflettè sul fatto che in quel momnto non sarebbe riuscita a gurdare in faccia il marito se fosse tornata in Germania,così decise che stata a Roma ancora un po',per far sbollentare quella vergogna che chiaramente le si sarebbe letta in volto.

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


dimentica

 

 

 

Il sole era calato già da un po' e la luna che lo aveva prontamente sostituito era coperta da pesanti nubi nere.

Spirava un vento gelido e nell'aria regnava il più assoluto silenzio.Solo il rumore dei passi di Franz spezzava quell'inquietante tranquillità.

Il giovane camminò lungo una stradina che si addentrava in un piccolo boschetto.Dopo circa cinquecento metri dalla fine del boschetto,la radura si affacciava su di un immenso lago.Il ragazzo iniziò ad osservare le nuvole in movimento riflettersi sullo specchiio d'acqua.

In lontananza si udì il rombo di un tuono.Una goccia cadde sulla testa di Franz,il quale istintivamente portò la mano nel punto in cui l'aveva sentita cadere.Un'altra goccia,questa volta sulla mano.Il giovane la guardò.Era una goccia rossa,color vermiglio.

Altre due,tre,quattro gocce ed improvvisamente iniziò un vero e prorpio acquazzone.

Franz fu preso dal panico:stava letteralmente piovendo sangue.Corse verso il lago e vi ci si buttò dentro nel tentativo di pulirsi.

Iniziò a nuotare verso il largo,si fermò,trattenne il respiro e si immerse.

Era in acqua da pochi secondi,che il ragazzo si sentì trascinare verso il fondo.Il respiro iniziò a mancargli e fu preso nuovamente dal panico.

Si dimenò con tutte le sue forze,cercando di riemergere.

L'acqua iniziò a raffreddarsi e a diventare quasi gelata.

Franz chiuse gli occhi ormai pronto ad accettare la propria fine,poi improvvisamente sentì un tenue calore...il calore di una mano.

Il medico aprì lentamente gli occhi.

Dapprima vide tutto sfuocato,poi abituatosi alla luce della stanza,riconobbe il luogo in cui si trovava.

Era stato tutto un sogno.Per fortuna.

Isaac lo stava accarezzando nonostante le cinghie che lo legavano gli limitassero i movimenti.

"Dottore...allora sei davvero qui?Non sei un sogno nè un'allucinazione...?"domandò flebilmente,ancora stordito dai sedativi.

"I...Isaac!"al medico vennero quasi le lacrime agli occhi.

Senza pensarci due volte lo abbracciò.

"Dottore...mi stai soffocando..."tentò di dire il ragazzo.

"Oh...scusa!"arrossì l'altro,poi ripresosi un po' dall'emozione si fece serio e indicando le braccia del giovane domandò:"Per quale motivo l'hai fatto?"

Il volto di Isaac si rabbuiò:"Io...pensavo che tu mi odiassi...e che...che non volessi vedermi mai più."

Guardò Franz dritto negli occhi:"Che senso ha la mia vita...senza di te?"

Il dottore arrossì e lo abbraccio di nuovo:"Non fare mai più una cosa simile!Mi hai fatto spaventare come non mi era mai successo in tutta la mia vita!"

Il paziente gli sorrise debolmente.

"Ora pensa a riposare"disse l'uomo"Io già che sono tornato,sbrigherò alcune faccende".Così detto,il medico lasciò il giovane solo ed uscì dalla stanza.

l'orologio aveva appena battuto le dieci quando Franz ricevette una telefonata della moglie.

"Allora...come va alla clinica?"domandò lei.

"Per fortuna è tutto risolto!"rispose allegramente il marito.

"Ne sono felice...pensi di rimanere lì?"

"Bhè...ormai ho ripreso il lavoro,e ci sono un sacco di cose da fare...non me la sento di mollare tutto qua..!"

Dopo una risposta simile,qualunque moglie avrebbe inveito con parole di ogni sorta contro il proprio consorte,ma non Sophie.

"Già..."fu la sua unica risposta.

Per quanto la donna non se la sentisse di vedere il marito,le dispiaceva che lui rimanesse in Germania e non si curasse di lei.

Ovviamente sentendosi rispondere così,il medico si sentì un verme.

Sua moglie era davvero troppo buona.

"Mi dispiace...davvero!"

Sapeva anche lui che non serviva a niente dirglielo,ma voleva che lei lo sapesse.

"Io torno tra una settimana"disse la donna:"Voglio restare ancora un po' qui a Roma"

"Oh..certo!Rilassati e magari...va a fare qualche compera!"

"Bhe...ci sentiamo presto!"concluse lei.

Poi poco prima di riattaccare,quasi volesse provocare il marito,aggiunse un timido:"...ti amo!"

"Si...certo...lo so."fu la risposta sbrigativa di lui,e la loro telefonata si concluse.

Il giovane tirò un sospiro,quasi si fosse tolto un peso dal cuore.

Dopo aver sistemato alcuni documenti,decise di fare una passeggiata per il parco della clinica.

Come di consuetudine andò a chiaccherare un po' col signor Scholl nella speranza di dimenticare almeno per un'oretta o due quella strana ansia che gli tormentava l'animo.

Passò una settimana e Isaac si riprese comletamente dalla propria degenza.Franz ormai era solito andare a trovarlo tutti i giorni ed i due passavano molte ore a parlare del più e del meno.La tranquillità sembrava ormai tornata all'istituto.Ma fu proprio un giorno di inizio Febbraio che questo equilibrio venne spezzato...

Mentre Franz era in procinto di entrare nella camera del proprio paziente,il signor Goebel si diresse verso di lui:"Dottor Schroder,avrei urgenza di parlarle!"

"Mi dica!"

"Preferirei ne parlassimo nel mio ufficio."

I due si incamminarono verso il terzo piano.

Isaac,che nel frattempo aveva sentito la voce del dottore,aveva aperto la porta della propria stanza.

Il giovane si guardò attorno in cerca del medico:"Dottore..?!"

Vedendo i due uomini in lontananza camminare con faccia assai seria,senza farsi vedere,li seguì.I due entrarono nello studio del direttore e si accomodarono.

"Signor Schroder,sarò schietto e franco con lei"iniziò Goebel:"Ho ricevuto pressioni molto influenti,perchè lei venga rimosso dal suo incarico!"

Il giovane sussultò.La prima cosa che gli venne in mente era che quella era stata sicuramente una trovata di suo padre!Egli non aveva mai accettato l'idea che il figlio lavorasse in un posto simile,per di più,la cosa gli arrecava ancora più fastidio ora che qest'ultimo si era addirittura sposato!

Non poteva più lavorare in una clinicaora che aveva una moglie a cui badare!

"Ma..."fu l'unica cosa che riuscì a dire.

"Niente ma dottore!Tra un mese dovrà preparare i bagagli ed andarsene!"

Quasi per scusarsi dell'aggressività di quest'ultima affermazione,il dierttore aggiunse:"Non la prenda come una cosa personale...purtroppo queste decisioni non dipendono da me!"

Dall'altra parte della porta,Isaac che aveva ascoltato tutta la conversazione,rimase pietrificato.

"No..."mormorò tra sè e sè mettendosi una mano sulla bocca,quasi per evitare di cacciare un urlo.

Il paziente corse immediatamente in camera e si mise sul letto a pensare.

Urgeva subito una soluzione!

Se fosse rimasto per sempre in quella clinica,non avrebbe più potuto vedere il dottore...doveva fare in modo di andarsene...

Quando Franz,di ritorno dal colloquio col direttore,dette l'infausta notizia al ragazzo,quest'ultimo fece richiamo a tutta la sua buona volontà per sembrare il più pacato possibile.

Nei giorni seguenti il medico non ebbe molto tempo da dedicare al giovane,in quanto doveva sistemare le ultime faccende in sospeso prima di lasciare la clinica.Nel frattempo l'analisi della salute mentale di Isaac era stata già affidata ad un altro medico,assunto proprio in quel periodo per sostituire il collega che presto se ne sarebbe andato.

Il giorno della partenza Franz andò a salutare per l'ultima volta il suo eletto

"Addio dottore!"gli sorrise Isaac"sei stato il migliore!"

Il giovane medico,che dall'emozione non riusciva neanche a parlare,lo abbracciò soltanto e,quasi per non avere ripensamenti,se ne andò via di corsa.

Sophie,che nel frattempo era tornata da Roma,nel corso di quel mese aveva arredato e sistemato alla perfezione la casa che presto sarebbe diventata il suo tetto coniugale.

Ci volle circa un mese perchè Franz si abituasse alla nuova routine.

Il padre gli aveva trovato un posto come segretario nella sede del partito nazista cittadino...certamente un impiego che non aveva niente a che fare con gli studi del ragazzo.

Nonostante la totale reticenza verso quell'impiego Franz,suo malgrado,iniziò ad ambientarsi nel nuovo posto di lavoro ed ad essere spesso lodato per la propria diligenza e per il proprio impegno.

Col passare dei mesi,la primavera lasciò spazio all'estate.

Una sera di metà Agosto,mentre Sophie stava sparecchiando la tavola,Franz prese una sedia e si sedette sul balcone del soggiorno a guardare le stelle.Il giovane fu preso improvvisamente da un attacco di malinconia.

Quanto gli mancava il suo vecchio lavoro...quanto gli mancavano:la clinica...i suoi colleghi...quanto gli mancava...Isaac.

Appena si accorse di questa riflessione Franz divenne completamente paonazzo e sentì aumentare velocemente i battiti del proprio cuore.

"Tutto bene Franz?"domandò preoccupata Sophie,che nel frattempo si era affacciata alla finestra.

"P...perchè?"balbettò imbarazzato il marito,quasi fosse stato colto in fallo.

"Bhe...sei tutto rosso in faccia!Hai caldo?Vuoi un bicchiere d'acqua fresca?"

L'uomo cercò di riprendere il controllo di sè.

"No ti ringrazio,è...è stata solo un improvvisa ventata di calore!"le sorrise:"Piuttosto,ti posso chiedere una cortesia?"

"Certo!"rispose lei.

"Domani,dato che non lavoro,vorrei andare a trovare i miei vecchi colleghi della clinica:il direttore...il custode...e..."voleva aggiungere anche Isaac all'elenco,ma quasi istintivamente lo omise.Non voleva che la moglie sapesse di lui.Era come se Franz volesse tenere segreto il proprio legame con il giovane paziente...quasi come se ne fosse geloso.

Quella strana sensazione che sentiva standogli vicino...quell'immensa felicità mista ad altrettanta immensa paura...erano come un piccolo segreto,come un tesoro di cui nessuno sarebbe dovuto venire a conoscenza.

"Sì?"lo esortò la donna.

"Bhe...vorrei chiederti,se non ti arreca troppo disturbo,di preparare una torta...giusto per portargli un piccolo presente!"

Il viso di Sophie si illuminò,il marito non le aveva mai chiesto niente,neanche un piccolo favore.

Forse quella richiesta era la prova che finalmente la loro vita coniugale iniziava a prendere la strada giusta!

"Certo!Mi metto subito all'opera!"e così dicendo si diresse canticchiando in cucina.

Franz dopo una mezz'oretta andò a letto,mentre la moglie rimase sveglia quasi fino all'alba per preparare il dolce e pulire la cucina.

Al suo risveglio l'uomo trovò il letto vuoto.Alzatosi si diresse verso la cucina dove trovò Sophie addormentata sul tavolo,accanto un pacchetto bianco legato graziosamente da uno spago.

Franz prese la consorte in braccio,la portò a letto e si andò a dare una lavata.

Vestitosi di tutto punto scrisse un breve bigliettino alla moglie e glie lo posò sul comodino.

Prese il pacchetto contenente la torta ed uscì.

Il cielo era limpido e nell'aria si sentiva l'allegro cinguettio dei passeri.Chiamato un taxi,il giovane vi si accomodò indicandogli l'indirizzo dell'istituto.

Più l'auto si avvicinava ai luoghi dei suoi ricordi,più Franz si sentiva fremere dentro.Erano solo cinque mesi che mancava da quel posto,eppure tutto quel tempo gli era sembrato un'eternità.

Arrivati all'ingesso del St.Marie al taxista fu data una buona mancia e andato via,l'ex medico si trovò faccia a faccia con l'unico posto che effettivamente si sentiva di chiamare "casa".

Varcò il cancello e corse frettolosamente,quasi per non sprecare secondi preziosi,verso l'ingresso del grosso edificio.

Bussò al portone,il quale si aprì quasi subito.

"Si?"domandò istintivamente il custode,che probabilmente non aspettava visite.

"Buongiorno signor Scholl!"esclamò allegramente Franz.

"Oh!!!Signor Schroder!"gli sorrise il vecchio:"Qual buon vento la porta qui?"

"Bhe,avevo voglia di venirvi a salutare!"gli sorrise a sua volta il giovane:"Posso entrare?"

"Ma certo!"

I due si accomodarono dentro.

Il ragazzo porse la torta al guardiano:"Questa l'ha fatta mia moglie.Spero le piaccia!"

"Oh...una torta fatta da sua moglie...dev'essere per forza buona!"mormorò sognante il vecchio:"Siete proprio fortunato signor Schroder ad avere una consorte che vi prepara simili manicaretti!Io una moglie non l'ho mai avuta,quindi non son potuto essere viziato da simili bontà!"

"Già...già!"rispose frettolosamente Franz:"Piuttosto...c'è il direttore?"

"Oh sì!E' nelsuo ufficio!"rispose Scholl già intento ad assaggiare il dolce.

Il giovane salì le scale arrivando in meno di un paio di minuti davanti alla direzione.

Bussò alla porta.

"Avanti"rispose il signor Goebel dall'interno.

Lo scambio di saluti e cordialità si ripetè nuovamente,com'era successo col custode appena pochi minuti prima.

I due uomini si accomodarono:il direttore alla propria scrivania e Franz davanti.

Sembrava che il tempo non fosse mai passato.Erano di nuovo lì,proprio come quando il giovane era impiegato come dottore presso la clinica e il direttore lo chiamava al proprio cospetto.Questa volta però era un po' diverso,questa volta erano entrambi sullo stesso piano:due uomini che volevano parlare del più e del meno.

"Allora signor Schroder,come va col nuovo lavoro?"

"Niente a che vedere con la clinica!"scherz lui:"E da voi come va?I pazienti collaborano?"

Il direttore capì subito che quella domanda era tutto fuorchè vaga.Conoscendolo,lo scopo di Franz era probabilmente sapere come stava il suo vecchio paziente.

"Vi interessa sapere come vanno tutti o ve ne interessa qualcuno in particolare?"domandò sarcasticamente l'uomo.

Colpito da una così tale accortezza,il ragazzo fu momentaneamente colto alla sprovvista.In pochi secondi però,riuscì a trovare una risposta degna dell'affermazione allusiva del suo interlocutore.

"Capirà bene che come medico mi interessa maggiormente conoscere i progressi del paziente che avevo in cura."

Il direttore scoppiò a ridere:"Siete proprio una persona diligente!Nonostante questo non sia più il vostro lavoro,siete ancora interessato a sapere come va avnti questa baracca!Siete ammirevole signor Schroder!Mi dispiace non avervi più tra noi!Eravate un ottimo medico!"

Per quanto queste lusinghe gli facessero piacere,in quel momento,Franz voleva sapere di Isaac.

Non gli interessava nient'altro.

"Dunque?Come sta?"domandò impaziente.

"Come sta...dite?E che volete che ne sappia io?"fu la risposta di Goebel.

"Se non lo sapete voi che siete il direttore di questo istituto,chi volete che lo sappia?"controbattè Franz evidentemente scocciato.

"Io non ho più controllo su quel ragazzo"disse tranquillamente il direttore.

"Che cosa intendete dire?"

Il giovane non ci capiva più niente.Le affermazioni di Goebel parevano senza senso.

"Quel ragazzo non è più qui!"affermò solennemente l'uomo:"E' stato dimesso circa un mese e mezzo fa.Il dottore che l'aveva in cura ne ha certificato la guarigione.Quel ragazzo non è più un pericolo per la comunità!Come posso spiegarglielo in parole semplici...è rinsavito,è guarito,è tornato normale!"

Questo fu un vero e proprio fulmine a ciel sereno.Franz rimase sbigottito dalla sorpresa.

"Capirà signor Schroder che una volta che i pazienti lasciano le mura di questa clinica possono fare quello che vogliono!Sono liberi!E a me sinceramente non interessa il loro destino.In poche parole,non ho la minima idea di dove sia adesso quel ragazzo!"

Franz fu preso dal panico.

Isaac se ne era andato e nessuno sapeva dove fosse finito una volta uscito dall'istituto.

Come avrebbe fatto a trovarlo?

Voleva vederlo,voleva parlargli.

Sentiva di avere mille cose da dirgli,anche se lui stesso non sapeva esattamente cosa.

Doveva ritrovarlo a qualunque costo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


dimentica

Dopo la discussione con il signor Goebel,Franz non perdette tempo e si fiondò giù dalle scale che dal terzo piano portavano poi al pianoterreno.

Improvvisamente però,si fermò.

Dove stava correndo?Non sapeva dovera Isaac,non aveva la minima idea di dove andare a cercarlo.

Ricominciò a scendere le scale,questa volta però,piano.Il viso assorto in un'espressione tra l'affranto ed il preoccupato.

Proprio mentre stava per uscire dal portone principale della clinica,si trovò di fronte il signor Scholl:"Che cosa le è successo signor Schroder?Avete una faccia!"

"Se ne è andato"fu l'unica risposta di Franz,ancora intento a rimuginare tra sè e sè.

"Chi se n'è andato?"domandò curioso il custode.

"Il mio paziente,Isaac Coen"spiegò l'ex medico.

"Ahhh!"esclamò allegramente il guardiano:"Parlate dell'ebreo?Avete fatto bene a ricordarmelo!Ho una cosa per voi!E' da parte sua!"

Franz si riprese subito dal suo stato catatonico ed esclamò agitato:"Cosa?"

La sua faccia era così buffa in quell' espressione di angoscia e speranza che il suo interlocutore scoppiò a ridere:"L'aveva detto!"sghignazzò:"Quel ragazzo l'aveva detto che probabilmente voi avreste fatto una faccia da scemo apprendendo la notizia del suo addio alla clinica!"

"Scemo...?Non prendetemi in giro!"arrossì l'uomo.

Ripresa un'espressione seria,il vecchio tirò fuori dal taschino sinistro della propria giacca una busta sgualcita:"Scusate,la busta si è un po' rovinata,ma il foglio che vi è dentro è intatto!"

Il giovane non se lo fece ripetere due volte,strappò la missiva dalle mani dell'uomo e la aprì con foga.Dentro vi era una lettera di poche righe in cui Isaac diceva di stare bene e di aver trovato un piccolo lavoro in città presso un droghiere.A piè pagina era scritto l'indirizzo a cui Franz avrebbe potuto fare riferimento se avesse avuto voglia di andare a trovarlo.

"Mi dispiace,la lettera mi è pervenuta più di tre settimane fa...ormai quel ragazzo avrà perso la speranza che lo andiate a trovare!"

Senza neanche ascoltarlo,il giovane medico lo ringraziò frettolosamente,chiamò un taxi e si diresse di filato all'indirizzo segnato sul piccolo foglietto che aveva in mano.

La drogheria in cui lavorava Isaac era un piccolo negozietto di quartiere,situatato in un vicoletto che sbucava poi in una piazza.

Ci vollero almeno venti minuti prima che Franz si facesse coraggio ed entrasse.

Al bancone sedeva un vecchiettino sull'ottantina,i capelli bianchi e lo sguardo vacuo e assente:"Posso fare qualcosa per voi,buon'uomo?"domandò con voce esile e tremula in direzione del giovane.

"Buongiorno,io...cerco una persona.So che lavora qui.E' un ragazzo giovane,si chiama Isaac."

Il vecchietto gli sorrise:"Certo!Glie lo chiamo subito."

Franz sentì una fitta alla stomaco.

Fremeva dalla voglia di vedere il ragazzo ma allo stesso tempo sentiva di avere una tremenda paura di quell'incontro.

"Isaac!!!"urlò con voce roca l'ometto.

Dalla porta a tendine detro al bancone spuntò il viso del giovane.Era molto più bello di come Franz lo ricordasse.Indossava dei pantaloni classici scuri ed una camicia a maniche corte nera.Inizialmente l'uomo non ci fece caso a causa dell'emozione,ma quasi all'altezza del cuore era cucita rozzamente una pezza bianca con disegnata una stella di David e scritto a caratteri leggibili e chiari sotto di essa vi era la parola "JUDE",ebreo.

"Ciao!"sorrise sorpreso Isaac.

Quasi senza tener con del vecchietto che era accanto a lui,il ragazzo corse verso Franz e lo abbracciò:"Signor vecchio,io esco con il mio amico,tornerò tardi!"

Il venerando signore che con l'età aveva quasi perso del tutto l'udito gli diede l'ok,anche se non capì esattamente per cosa.

I due giovani uscirono dal negozio,si diressero silenziosamente verso il parco a poche centinaia di metri dalla piazza principale della città e si sedettero su di una panchina.

Entrambi si sentivano imbarazzati da quella situazione un po' innaturale,ma dopo qualche minuto di silenzio Franz si azzardò ad attaccare bottone:"Allora...come stai?Ti piace il tuo lavoro?Come l'hai trovato?"

Isaac colse subito la palla al balzo:"Quando sono uscito dalla clinica non sapevo dove andare...non volevo tornare a casa da mio padre,così per qualche tempo ho vissuto su una panchina di questo parco.Un giorno però,ho incontrato quel vecchio signore che hai visto.Era svenuto sul ciglio della strada per il troppo caldo.Vidi molte persone passargli accanto senza neanche fermarsi...c'era chi addirittura lo guardava con disprezzo!Io lo aiutai e lo accompagnai a casa.In cambio lui mi offrì vitto,alloggio ed un lavoro.Sai...lui è ebreo come me e dice che almeno tra noi ebrei ci si deve aiutare...anche se non ho mai capito cosa intendesse!"

A Franz cadde nuovamente l'occhio sulla pezza bianca cucita sulla camicia del ragazzo:"Perchè hai quella pezza di stoffa sulla camicia?"

"Il signor vecchio dice che dobbiamo cucirla su tutti i nostri vestiti,perchè la gente deve sapere che siamo ebrei...ma sinceramente non riesco a capire...a voi mica fanno mettere un cartello con scritto che siete tedeschi!"ridacchiò.

Dopo aver sciolto un po' il ghiaccio e dopo che la tensione fu sostituita dall'allegria i due ragazzi andarono a fare un giro per la città.

Fu mentre percorrevano una delle vie centrali che Isaac fu fermato da un poliziotto:"Favorisca i documenti."

Il giovane tirò fuori dalla tasca una serie di fogli.Franz notò che anche sul suo documento d'identità era stampata la lettera "J" di Jude e per di più in un rosso acceso,di modo che saltasse subito all'occhio.

Nonostante lo spiacevole contrattempo,l'allegria dei due non accennò a diminuire.

"Ti va un caffè?"propose il medico ad un certo punto del pomeriggio.Il compagno accettò di buon grado.

Arrivati davanti ad uno dei caffè più rinomati del quartiere però,i due giovani ebbero una spiacevole sorpresa.

"VIETATO L'INGRESSO AGLI EBREI" era la grossa scritta che spuntava da un cartello messo in bella mostra nella vetrina del negozio.

"Tanto non avevo voglia di caffè!"cercò di sdrammatizzare Isaac.

Franz che invece non aveva gradito per niente quel divieto prese di forza il braccio dell'amico e si fiondò dentro il locale.I due si sedettero ad un tavolo.

Dopo neanche un minuto,un cameriere si diresse verso di loro:"I signori vogliono ordinare?"chiese garbatamente.

"Due caffè"tagliò corto Franz.

Al cameriere saltò all'occhio la pezza bianca cucita sulla camicia di Isaac.Il sorriso cordiale che fino a pochi istanti prima era dipinto sul suo volto,si trasformò immediatamente in una smorfia di disagio.

"Signore..."disse in direzione dell'ebreo,cercando di mantenere un tono garbato:"Signore,la pegherei cortesemente di lasciare il locale"

Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e fece per alzarsi,in fondo lui neanche ci voleva entrare in quel bar.

Franz sbattè seccamente un pugno sul tavolo:"Siediti"

Lo sguardo del compagno era così teso che il giovane ubbidì.

"Siamo due clienti come tutti gli altri e vogliamo due caffè!"disse freddamente poi,rivolgendosi nuovamente al cameriere,il quale era evidentemente imbarazzato dalla situazione.

"C'è qualche problema?"il direttore del locale che nel frattempo avevo assistito a quasi tutta la scena intervenì in difesa del proprio dipendente rinnovando la richiesta di andarsene,al povero Isaac.

"Ma lei chi diavolo si crede di essere per impedire alle persone di entrare in un bar?"urlò adirato Franz.

"Il bar è MIO e decido io chi ci può entrare o meno!E ora se non vi dispiace,siete pregati di andarvene!"

Prima ancora che il suo cervello potesse rendersene conto,il giovane medico tirò un pugno secco direttamente sul naso dell'arcigno signore,il quale iniziò a sanguinare copiosamente.

L'uomo rimase sbigottito per qualche istante,poi la rabbia si impossessò di lui:"Ma...ma io vi denuncio!Vi faccio arrestare!"gridò iracondo.

Ancor prima che uno dei camerieri potesse braccarli,Franz prese la mano di Isaac e lo trascinò fuori dal locale.

Le nuvole nere che si muovevano in cielo,intanto,iniziarono a far cadere grossi goccioloni di pioggia che nel giro di pochi istanti diventò un vero e proprio acquazzone.

I due ragazzi si misero a correre più forte che poterono.Non riuscivano a smettere di ridere...la faccia di quel grosso uomo col naso sanguinante era fin troppo esilarante.

I due si fermarono in un vicoletto per riprendere fiato.

"Caspita dottore,corri veloce!"disse ansimando Isaac.

"Neanche tu però te la cavi male!"rispose lui.

Per qualche minuto,entrambi rimasero in silenzio.

"Bhe,ora devo andare.Se no il vecchio si preoccuperà non vedendomi tornare a casa!"ridacchiò il moro:"Grazie dottore,è stata una bella giornata!Mi sono divertito!"

"Già"rispose sorridendo l'altro.

"E poi con questa pioggia rischiamo tutti e due di prederci un malanno!"scherzò Isaac.

Così dicendo salutò il medico e si diresse correndo verso casa cercando di coprirsi la testa con le mani per non inzupparsi troppo.

Franz rimase qualche secondo ad osservarlo.

Nonostante fosse riuscito a passare con lui l'intera giornata,non era riuscito a dirgli neanche un millesimo delle cose che in realtà avrebbe voluto fargli sapere.

Avrebbe voluto dirgli che in quei cinque mesi gli era mancato più dell'aria che respirava,che non c'era giorno che non lo avesse pensato...avrebbe voluto dirgli che si era finalmente accorto...di amarlo.

Sì,finalmente aveva fatto chiarezza nei propri sentimenti.Quello che fino ad allora gli era parso confuso,ora gli era chiaro come il sole!

L'uomo si mise una mano sul cuore,quasi per trattenere l'emozione che sentiva crescere prepotentemente dentro di sè.

Ormai però...era troppo tardi.

Avrebbe dovuto accorgersene prima.

Improvvisamente però,fu risvegliato dai propri pensieri dal rumore di passi in avvicinamento.

Isaac stava tornando indietro.Stava correndo a perdifiato verso di lui.

"Dottore,non mi importa se mi odierai per tutta la vita per il gesto che sto per fare,ma se non lo facessi tradirei me stesso!"disse quasi trafelato.

Franz non fece in tempo a rispondere che il ragazzo prese il suo viso tra le mani e lo baciò.

All'uomo,per qualche istante,tremarono le gambe.Tutto ciò...tutto ciò era troppo bello per essere vero!

Abbracciò il compagno sbattendolo contro il muro e contraccambiandolo con tutto l'amore e la passione che provava per lui.

Gli accarezzò i capelli bagnati,lo guardò negli occhi e lo strinse a se senza smettere un secondo di baciarlo.

La pioggia li bagnò completamente.

Il medico spostò un ciuffo di capelli bagnati dalla fronte del Isaac e si mise a ridere e a piangere contemporaneamente:"Ti amo!L'ho capito solo ora...ma ti amo!Come non ho mai amato nessun altro al mondo!"

"Adesso però sei tu quello strano!"ridacchiò il moro:"come fai a ridere e a piangere nello stesso momento?"

"Rido perchè sono felice e piango perchè sono felice!"gli sorrise lui.

"Anch'io lo sono!"disse il ragazzo abbracciandolo:"Ti amo dottore!Sei la persona più importante della mia vita!"

"Ehi!"si lamentò Franz:"Non chiamarmi più dottore!Chiamami solo Franz!"

Isaac arrossì improvvisamente:"Non ti posso chiamare per nome...mi vergogno!"

Accortisi entrambi di essere bagnati fradici i due decisero di andare a trovare riparo da qualche parte.

"Vieni a casa mia!"disse l'ebreo prendendo per mano l'amico.

La casa di cui parlava il ragazzo si trovava a pochi minuti di strada da lì.

Era un appartamento di due stanze:una era la sua camera da letto,l'altra quella del vecchietto che lo ospitava.

I due giovani entrarono silenziosamente per non svegliare il vegliardo coinquilino.

"Aspettami qui"sussurrò il moro al medico.

Franz si tolse i vestiti zuppi e li appoggiò su di una sedia.Nel frattempo Isaac tornò con un paio di asciugamani.

L'uomo aiutò il compagno a sbottonare la camicia.I due non poterono fare a meno di guardarsi negli occhi.

Il ragazzino gli porse un asciugamano.

Franz lo baciò e accarezzandogli il viso disse timidamente:"A...asciugami tu."

Così dicendo lo fece stendere sul letto ed iniziò a baciarlo sulla fronte...sulle guance...sulle labbra e a togliergli i pantaloni.

Entrambi tremavano come delle foglie.

Neanche loro sapevano perchè...se era per il freddo o per l'emozione di aver finalmente raggiunto la vera felicità.

Isaac abbracciò l'amico,quasi per paura di perderlo da un momento all'altro.

Franz gli accarezzò dolcemente le gambe ed andò a cercarlo nelle sue zone più sensibili.

Un lieve gridolino si levò nel silenzio ed il moro iniziò ad ansimare.

Il giovane medico gli allargò delicatamente le gambe e lo penetrò.

"Ah..."una lacrima percorse la guancia di Isaac:"Ah...dottore...mi..mi fai male."

L'uomo lo abbracciò:"Mi...mi dispiace!"

"No...non importa..."gli sorrise l'altro:"Vai...vai avanti...mi fido di te e non ho paura."

Franz spinse piano una...due...tre volte fino a prendere il giusto ritmo.

I loro corpi accaldati si cercarono,si sfiorarono,si intrecciarono e il dolce rumore dei loro sospiri,si perse come un sussurro nel silenzio di quella notte d'estate.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


dimentica

Il sole che entrava prepotentemente dalla grande finestra della stanza fece svegliare i due amanti.

"Ciao"sorrise Franz verso il proprio amato.

"C...ciao"rispose imbarazzato Isaac appoggiandosi al petto dell'uomo.

I due rimasero in contemplativo silenzio per qualche minuto.

"Dottore...vorrei che questo istante durasse per sempre"

"Anch'io..."

Il moro si sedette improvvisamente a gambe incrociate sul letto:"Non mi importa!"proferì solennemente.

"Di cosa?"domandò incuriosito l'altro.

"Non mi importa di chi soffrirà a causa della nostra relazione!Io ti amo e per me conta solo la tua felicità!"

Franz scoppiò a ridere e gli sfiorò e labbra:"Neanche a me importa!Esisti solo tu,il resto non conta!"

Erano ormai le otto e l'uomo fu costretto ad andare via velocemente per non arrivare tardi al lavoro.

La giornata passò in batti baleno...o almeno,questo è quello che a lui sembrò.

Uscito dall'ufficio,il giovane si diresse di filato verso casa.Il campanile del quartiere in cui abitava con la moglie battè le sette.Nonostante la luna fosse già presente,il cielo era di un azzurro terso ed il sole sembrava non voler tramontare mai.

Sophie,affacciata al balcone del soggiorno,appena vide avvicinarsi la figura del marito non se lo fece dire due volte e gli corse incontro.

"Franz!!!"gridò preoccupata:"Franz!Dove sei stato?Hai avuto qualche problema?Perchè non sei tornato a casa stanotte?"

Quella raffica di domande riuscì quasi a fargli venire il mal di testa.Fortunatamente l'uomo riuscì a trovare una scusa plausibile per giustificare l'assenza della notte precedente.

La serata passò tranquilla,come del resto i mesi successivi ad essa.

Finalmente Isaac e Franz erano riusciti a sugellare il proprio amore e appena potevano si incontravano di nascosto dalla moglie di quest'ultimo cercando di stare insieme più tempo possibile.

Sophie,dal canto suo,iniziò a preoccuparsi per le frequenti assenze del marito tanto da entrare quasi in depressione.

Una mattina,tanto per svagarsi dai tetri pensieri che la opprimevano,andò al mercato a fare un po' di spesa.

Passeggiò tra i bachi di frutta e verdura,osservò i polli e i conigli appesi nel banco del macellaio finchè,il suo sguardo si posò su di un grosso tavolo pieno di fiori.

Comprarne un mazzo non costava neanche tanto...eppure suo marito non glie ne aveva mai regalato uno.

Gli occhi della donna si inumidirono di lacrime.L'angoscia tornò ad insinuarsi nel suo cuore.

"Un bel fiore per un'altrettanto bella signorina!"esclamò una voce dietro di lei.

La ragazza si girò di scatto e rimase di sasso alla vista dell'uomo che le stava porgendo una rosa rossa:era Wilhelm Strasser,l'amico di Franz ch'ella aveva conosciuto a Roma.

Alla vista dell'unica persona che in quel momento le poteva parere un amico,la giovane scoppiò in lacrime.Il ragazzo si prese uno spavento.

Dopo che Sophie si fu calmata un po',i due andarono a prendere una tazza di the al bar dell'albergo in cui soggiornava Wilhelm.

"Che cosa ti è successo Sophie?Ti vedo angosciata!"esclamò preoccupato lui.

"Non so più cosa fare...io ce la metto tutta per essere una brava moglie...ma...ma Franz sembra quasi non preoccuparsene!"la donna abbassò tristemente lo sguardo:"Io...io credo che lui mi tradisca..."le lacrime strariparono prepotentemente dai suoi occhi:"se di tradimento si può parlare...non mi ha mai toccata!Neanche con un dito!"

Che umiliazione confessare una cosa così intima ad un estraneo!La ragazza non riuscì a sopportare ulteriormente quella tortura.Si alzò di scatto dalla sedia e coprendosi il viso con una mano,fece pre andarsene.

Wilhelm la prese per un braccio,fermandola e guardandola con lo sguardo più serio che gli fosse mai riuscito di fare:"Non è giusto!Non è giusto che tu soffra così tanto!"

La fece risedere al suo posto e la guardò dritta negli occhi:"Permettimi di risanare le tue ferite Sophie!Permettimi di trattarti con il rispetto che meriti...permettimi di farti sentire una vera donna!"

La ragazza,già paonazza a causa del pianto,arrossì di altre due gradazioni senza sapere cosa rispondere:"Perchè sei tornato in Germania,Wilhelm?"

"Per te Sophie!Per rivederti!Per starti accanto!"

Tra i due calò il silenzio,poi il giovane riprese:"Mi sarei accontentato di guardarti da lontano,ma visto come ti tratta Franz,non posso più tacere i miei sentimenti!Lascialo Sophie!Lascialo e vieni a stare con me!"

"Lo...lo sai che non posso."rispose lei

"Dammi almeno una possibilità!Permettimi di farti provare almeno una volta come ci si sente ad essere amati incondizionatamente!"

La donna lo guardò negli occhi,si asciugò le lacrime e sorrise:"Va bene".

Col passare delle settimane e l'arrivo del freddo si iniziò ad indossare prima le giacche,poi le sciarpe ed i guanti.

Nella drogheria in cui lavorava Isaac,gli spifferi non mancavano.Nel vecchio negozio,l'aria riusciva a passare attraverso tutto:stipiti,buchi nel muro,piccole crepe nel pavimento...

"Certo che fa proprio freddo per essere fine Febbraio!"borbottò Franz cercando di farsi un po' di caldo strofinandosi le mani.

"Che ci vuoi fare,il negozio del vecchio signore ormai cade a pezzi e lui non ha i soldi per ripararlo!"cercò di giustificarsi Isaac.

"Piuttosto,dov'è oggi?"domandò l'altro"non è venuto al lavoro?"

"E' da una settimana che non sta bene!Continua a tossire!Pensa che ieri sera si è messo pure a tossire sangue!Io gli ho chiesto se volesse che rimanessi con lui,ma mi ha detto che era molto più importante aprire il negozio!"disse il moro sistemando una scatoletta di spezie su di uno scaffale:"Piuttosto...c'è una cosa che ti vorrei chiedere da tanto tempo,dottore!"

"Dimmi"lo esortò incuriosito l'ex medico.

"Ecco...come...com'è sposarsi?Cioè...com'è che ci si sposa?Cosa succede?"arrossì.

L'uomo gli sorrise dolcemente,si guardò un attimo intorno poi prese due piccoli pezzi di fil di ferro che trovò appoggiati su di un tavolo nell'angolo sinistrom della stanza.ù

Li piegò entrambi di modo che prendessero una forma circolare.

"Lo sposo aspetta che la sposa lo raggiunga all'altare...quando lei poi si trova di fronte a lui,lo sposo la fissa dritto negli occhi..."l'uomo prese tra le sue,la mano sinistra di Isaac.

"La guarda dritto negli occhi...?"gli fece timidamente coro il ragazzo.

"Si,la guarda dritto negli occhi e le dice - Io Franz Schroder giuro di amarti ed onorarti per tutto il resto della mia vita,in salute ed in malattia,in ricchezza ed in povertà...finchè morte non ci separi. - "così dicendo infilò il cerchietto metallico all'anulare del giovane ebreo,il quale sussultò dall'emozione e arrossì nuovamente.

Ripresosi subito però,quest'ultimo prese in mano il secondo anello:"Io Isaac Coen giuro di amarti ed onorarti per tutto il resto dei miei giorni,in salute ed in malattia,in ricchezza ed in povertà,finche morte non ci separi."infilò l'anello all'anulare sinistro di Franz e lo baciò.

Alla fine di quel mese,il povero e vecchio proprietario della drogheria morì.

Nel suo testamento lasciò tutto al suo "giovane amico ebreo".Isaac si trovò improvvisamente a possedere un piccolo appartamento ammuffito ed un negozietto che cadeva a pezzi!

Eppure...il pensiero di possedere finalmente qualcosa di suo,lo rese la persona più felice del mondo.

Intanto,anche Franz veniva apprezzato nel proprio ufficio,tanto da essere ammirato da superiori e colleghi.

La moglie mancava da casa quasi ogni fine settimana,a quanto pareva per andare a trovare la madre,quindi lui tra un uscita con Isaac e l'altra,riusciva a terminare qualche lavoro straordinario.

Un giorno di Luglio del 1938 arrivò nel suo ufficio un nuovo dipendente,un certo Karl Schwarz.

Era un ragazzo di ventidue anni alto circa un metro e settantacinque,capelli castani,occhi piccoli ed arcigni.

Il nuovo arrivato,venuto a conoscenza dell'ammirazione e del rispetto che i colleghi nutrivano per l'ex medico,ne fu grandemente colpito tantoda decidere di prenderlo come proprio modello di vita.

In fondo Franz era alto,aveva gli occhi azzurri,era biondo e sano...in poche parole,la prova vivente dell'esistenza della razza ariana.Certo...portava gli occhiali,ma nessuno è perfetto.

Proprio in uno dei giorni in cui tutti gli uomini dell'ufficio erano a pranzo,qualcuno domandò a Karl il perchè si fosse fatto assumere in quel piccolo ufficietto periferico del partito.

"Da qualche parte si deve pur iniziare"esclamò lui:"Io sinceramente avrei preferito fare un lavoro più di muscoli che di cervello!"

"Che intendi?"domandò uno dei colleghi.

"Bhe"fece lui con faccia ghignante:"Come pensate di eliminare tutti quegli schifosi ebrei che girano liberamente per le nostre città,standovene qui a compilare scartoffie?Se facessi il poliziotto per esempio,potrei tranquillamente picchiarli,e sarei giustificato,perchè loro sono un pericolo ed una vergogna vera e propria per la nostra grande nazione!"

Nella piccola saletta della mensa si levò una risata generale.

Tutti fecero i complimenti alragazzo per la propria grinta,tutti tranne Franz che disgustato dal discorso,si alzò ed uscì dalla stanza.

Karl fu molto colpito da questa sua reazione,tanto da inseguirlo correndo fino in corridoio.

"Signor Schroder!"

L'uomo si fermò e si voltò.

"Signor Schroder,perchè ve ne siete andato?Non vi divertivate?Non vi piacciono i nostri discorsi patriottici?"

"I vostri non sono discorsi patriottici!Sono discorsi discriminatori e razzisti!"

Schwarz rimase estrefatto.

"Per quale motivo,se questi discorsi non vi piacciono,lavorate per la segreteria del partito nazista?"domandò.

"La scelta di questo lavoro non è dipesa dalla mia volontà."rispose freddamente lui.Così dicendo si avviò verso il proprio ufficio.

"Volete sapere perchè odio gli ebrei?"

Franz si voltò nuovamente e lo guardò.

"Io li odio perchè mi hanno rovinato la vita!Li disprezzo tutti,dal più profondo del cuore...ma ne odio uno in particolare e quando lo troverò,gli farò patire le pene dell'inferno e lo ucciderò con le mie stesse mani!"

L'ex medico rabbrividì e sentì lo stomaco stringerglisi come sotto il giogo di una morsa.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


dimentica

Sophie e Wilhelm erano stesi ed abbracciati nel letto della camera d'albergo di lui.

"Devi dirglielo...devi dire a Franz che non ha più senso che voi stiate insieme"freddamente il ragazzo accarezzando prima il seno,poi il ventre nudo della giovane.

"Non...non credo di esserne capace...non troverò mai il coraggio di farlo."balbettò imbarazzata lei.

"Se pensi di non farcela,andrò io a dirgli che ti amo!Che ora ci sono io al tuo fianco e che non ti lascerò per nulla al mondo!"disse baldanzoso lui.

"No,è una questione tra me e lui,gli parlerò appena ne avrò l'occasione."così dicendo,la ragazza si alzò e si vestì.

"Meglio ch'io torni a casa,ho un sacco di cose da sbrigare!"disse andandosene.

Wilhelm rimase qualche secondo ancora a fissare la porta che si era appena chiusa,poi tirò un lungo sospiro,si lasciò ricadere nel letto e si mise a fissare il soffitto.

Lui amava veramente Sophie.Nel corso della sua vita aveva avuto molte ragazze,molte avventure...eppure,sentiva che lei era la donna giusta.

Non ne voleva più sapere delle altre.

In confronto a lei,loro non erano niente.

Ovviamente,quando Sophie arrivò a casa,il marito non c'era.Questa volta però,la sua assenza era giustificata.

All'ufficio l'avevano oberato di lavoro ed erano due settimane che faceva continuamente straordinari,tornando a casa ad orari assurdi.

Il giovane non era riuscito a vedere Isaac neanche una volta in quel periodo poichè usciva dal lavoro così stanco e stressato che la prima cosa che voleva fare era andare a casa e farsi una bella dormita.

Sfortuna vuole che per aiutarlo a terminare prima il lungo lavoro,il suo direttore gli aveva affiancato il novizio Karl Schwarz,che lui reputava inquietante e viscido.

Il giovane ed arcigno moretto era felicissimo di poter lavorare fianco a fianco del suo idolo e di potersi rendere utile.

Il suo attaccamento a Franz,aveva un nonsochè di morboso.

C'erano momenti in cui Schwarz lo fissava intensamente,quasi per scrutargli dentro.

Il ragazzo era rimasto molto colpito dalle parole che l'ex medico gli aveva detto durante la loro prima conversazione,tanto da sentirsi ancora di più incuriosito dalla figura di quest'ultimo.

Mancava poco alla conclusione del compito che era costato a Franz due settimane e mezzo del suo tempo.

Erano circa le nove di sera e l'uomo sentiva di non riuscire proprio a lavorare.Era troppo tempo che non vedeva Isaac e questo lo faceva stare in apprensione,impedendogli di concentrarsi per finire il lavoro.

Si alzò di scatto dalla sedia della propria scrivania.

"Cosa succede signor Schroder?"domandò incuriosito Karl,che nel frattempo stava finendo di compilare un documento.

"Io...io vado a mangiare qualcosa fuori...giusto per riposarmi un attimo!"disse frettolosamente Franz.

"Oh!Posso venire con lei?"chiese allegramente il ragazzo.

"No!"rispose bruscamente l'altro:"Cioè...preferirei stare un po' da solo..."si giustificò.

Doveva vedere il suo amato e non poteva permettersi di portarsi dietro qualcuno...per di più un esalato antisemita!

Schwarz fece una faccia poco convinta:"Bhe,come preferite!Aspetterò il vostro ritorno e poi andrò io!"

Contento di quella risposta,franz prese le sue cose ed uscì.

Karl lo guardò dalla finestra allontanarsi a passo deciso e veloce nell'oscurità.Ripose i pochi fogli che aveva in mano in un angolo della scrivania e si decise a seguirlo.

Il signor Schroder non glie la contava giusta,sicuramente gli nascondeva qualcosa!

Una persona che desiderava sola,non se ne usciva in quel modo agitato rispondendo male ad un collega.

Il moro riuscì a raggiungere il suo obbiettivo in pochi minuti.

Lo vide fermarsi davanti ad un vecchio palazzo ed entrarvici.

Quello non assomigliava per niente ad un ristorante e di sicuro non era casa sua,perchè Karl sapeva che il suo beniamino abitava con la moglie in un bel appartamento del centro.

Si fermò qualche secondo a pensare.

Che magari dovesse incontrarsi con qualcuno...?

Passò circa un'oretta ma dall'ingresso del palazzo non passò più nessuno.

Proprio quandoilragazzo stava decidendo di entrare e controllare il motivo per cui il suo collega si era recato in quel posto,due figure fecero capolino all'ingresso della casa.

"Sono contento che finalmente tu abbia trovato il tempo di venirmi a trovare,dottore."sorrise debolmente Isaac.

"Non ce la facevo più a starti lontano,mi mancava il respiro al solo pensarti!"arrossì Franz.

L'uomo accarezzò il ragazzo.

Isaac era dimagrito molto dall'ultima volta che si erano visti e complice il chiarore della luna,il suo volto quella sera era davvero pallido.

"Che cosa ti è successo?Perchè sei diventato così magro?"domandò preoccupato.

Il giovane gli sorrise nuovamente.

"Hanno iniziato a razionare il cibo a noi ebrei...non so perchè,ma dicono che non abbiamo diritto di mangiare più di quanto non sia permesso."disse ridendo quasi istericamente,poi improvvisamente scoppiò in lacrime:"Ma che cosa...che cosa gli abbiamo fatto per meritarci questo?"

Franz abbracciò l'amato.

"Non piangere...io...io giuro che ti porterò via di qui!Andremo a vivere in un altro paese!Sceglieremo quello che ti piace di più!Andremo a vivere in campagna,così potremo stare insieme a mucche e pecore e respirare aria pulita!"

Isaac si calmò:"Allora potremo andare in Inghilterra...o in Svizzera...?"domandò sognante.

"Sì,andremo ovunque tu voglia!"esclamò sicuro l'uomo,poi lo strinse forte a sè e lo baciò intensamente.

Karl che nel frattempo aveva assistito a tutta la scena rimase fermo nel suo angolo,gli occhi sgranati e fissi sui due amanti.

Franz salutò il compagno e si diresse di filato in direzione dell'ufficio.

Schwarz si nascose dietro ad un muro per non farsi vedere e lo osservò allontanarsi,poi si voltò di scatto:voleva vedere il volto della persona con cui il collega era stato sino a quel momento.

La sorpresa fu così grande che il ragazzo ebbe un sussulto.

Le sue mani iniziarono a sudare e a tremare.

Il suo sguardo divenne penetrante.

Il giovane ebreo,senza accorgersi di niente,tornò in casa.

Karl,le braccia distese lungo i fianchi,abbassò il capo ed iniziò a ridere sguaiatamente:"Finalmente ti ho trovato,bastardo!"

Le luci delle finestre del segretariato erano accese.

"Meno male..."pensò Franz:"...quel ragazzo mi ha aspettato!"

Entrò di corsa in ufficio,ma non trovò nessuno.

Dove diavolo era finito quell'attaccabrighe?

Improvvisamente una presenza si materializzò alle sue spalle.All'uomo venne quasi un colpo!

Schwarz si accomodò alla sua scrivania senza proferire parola.

Nei giorni seguenti il ragazzo non si fece vedere al lavoro e questo per l'ex medico fu un sollievo.Due settimane e mezzo con lui,gli erano più che bastate!

Tempo una settimana e Franz diede le proprie dimissioni.Non poteva più lavorare in un posto come quello.Anche se il suo compito era solo compilare scartoffie e controllare i bilanci,le idee del partito nazista lo disgustavano e andavano contro la sua etica morale.

Proprio il giorno in cui era occupato a sgomberare il proprio ufficio,Franz incontrò nuovamente Karl Schwarz.

"E così ve ne andate?"domandò arcasticamente il giovane.

"Sì"si limitò a rispondere l'uomo.

Era così contento di lasciare quel posto,che qualsiasi battuta di cattivo gusto fosse uscita dalle labbra del suo fastidioso interlocutore,non lo avrebbe scalfito minimamente.

"Anch'io me ne vado oggi!"sorrire maligno il moretto:"Sono riuscito ad entrare nelle SS!",ma non ebbe risposta.

Franz prese la scatola contenente i suoi effetti personali e uscì dalla stanza senza degnarlo di uno sguardo.

Si incamminò lungo il corridoio,pronto a varcare la porta che lo avrebbe portato alla libertà.

Schwarz gli corse dietro,gli appoggiò le mani sulle spalle e avvicinò le proprie labbra al suo orecchio:"E così vi piacciono gli ebrei..."gli sussurrò quasi impercettibilmente.

Franz lo spinse immediatamente via,terrorizzato.

La scatola che aveva in mano cadde a terra,rovesciando il proprio contenuto.

Karl si diresse allegramente verso la mensa,senza distogliere gli occhi da lui.

Poco prima di varcare la soglia del refettorio lo guardò dritto negli occhi e gli sorrise,salutandolo beffardamente con la mano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


dimentica

 

A causa di quella stranissima frase,Franz non riuscì a dormire per almeno tre notti.Si sentiva mancare l'aria e veniva preso da continui atticchi di ansia.

Deciso a non rinunciare ad ulteriori ore di sonno,l'uomo decise di andare a farsi prescrivere un sonnifero.

Erano circa le nove del mattino quand'egli si alzò.

Si vestì e si diresse in cucina per fare colazione.Sophie,seduta in silenzio,fissava con aria seria una lettera aperta sul tavolo.

"Buongiorno"la salutò cordialmente il marito.

La donna lo guardò severamente:"Che cosa stai combinando,Franz?"

L'uomo rimase interdetto.I suoi occhi passarono da lei alla busta poggiata alla sua sinistra.

"Che cos'è questa storia?Ti sei licenziato dal lavoro?"

"Non sono cose che ti riguardano!"rispose seccamente lui afferrando la missiva.

"Sono tua moglie!Tutto ciò che fai mi riguarda!Che cosa sta succedendo?Torni a casa la sera tardi,non mi ascolti,non ti interessi di quello che faccio!E ti licenzi dal tuo lavoro senza dirmi niente!"

"Quello che faccio sono affari miei!"

Sophie sospirò:"Non è possibile andare avanti così...dobbiamo parlarne!"

"Parlare di cosa?"domandò lui.

"Parlare del perchè non ti ho mai detto niente,nonostante tu non abbia mai voluto passare una notte con me!Parlare delle mie e delle tue continue uscite nei fine settimana!Insomma Franz...chiedimelo!"

"Che cosa ti dovrei chiedere?"

"Chiedimi...chiedimi se dopo più di un anno e mezzo di matrimonio con un uomo che non mi ama ho...ho instaurato una relazione illecita con qualcun altro!Dio Franz!Chiedimi se ho un amante!Chiedimi se è con lui che passo tutti i sabati e le domeniche!Chiedimi se lo amo o no..."la sua voce iniziò a tremare:"Insomma...fa qualcosa!Fai almeno finta di interessarti alla mia vita."

Nella stanza calò un silenzio soffocante.

Era finita.

Entrambi si resero conto che in quel preciso istante,il loro matrimonio era morto.

L'uomo mise una mano sulla spalla della moglie:"Mi dispiace...mi dispiace di averti ferito con il mio comportamento.Però lo sapevamo entrambi che da un matrimonio combinato non poteva nascere niente di buono.Abbiamo sempre convissuto in una passiva tranquillità,non ci siamo mai amati...io non ti ho mai amato..."

Sophie,lo sguardo basso,incominciò a tremare:"Fuori...fuori di qui!!!Sparisci da questa casa!!!"

Franz tirò un sospiro:"Mi sembra la cosa più giusta"così dicendo andò in camera,riempi una valigia con le cose di prima necessità e silenziosamente uscì di casa.

La porta si chiuse delicatamente dietro di lui.

Il silenzio dell'appartamento ormai vuoto venne interrotto dai singhiozzi di Sophie.

Non riusciva a fermarsi,le lacrime le cadevano copiose sul viso e l'afflusso non accennava a smettere.

Lei lo amava.

Lo aveva sempre amato.

Lo amò sin dalla prima volta in cui lo vide.

Franz non volle dire niente ad Isaac riguardo al litigio avuto con la moglie.La sua idea era di fargli una sorpresa.Ora che era libero...veramente libero,voleva organizzare nei minimi dettagli la sua fuga,e quella dell'amato,dalla Germania.

Voleva dargli la notizia della buona riuscita del piano solo a cose concluse.

Prese una stanza in affitto presso una pensione,gestita da due anziani,in periferia.

"Allora,come va con il negozio?"chiese l'uomo al ragazzo durante una delle loro passeggiate serali.

"Questa settimana ho dovuto pulire la vetrina tre volte...l'avevano imbrattata con decine di scritte antisemite così,ormai ogni sera,vado a dargli un'occhiata per vedere che sia tutto a posto!"rispose sconsolato l'altro.

"Hai mangiato la carne e il pane che ti ho portato ieri?"chiese Franz per cambiare discorso.

"Sì"fu la risposta dell'altro che gli sorrise e lo abbracciò:"Se non ci fossi tu dottore...non avrei proprio la forza di andare avanti."

"Insomma,quante volte ti ho detto di chiamarmi Franz!"arrossì quest'ultimo.

I due si guardarono negli occhi,si sorrisero e si abbracciarono nuovamente,poi Franz guardò l'orologio.

Erano già le undici e mezza:"Guarda com'è tardi!E' meglio che vada subito a casa a dormire!Domani ho un impegno importante e non posso mancare!Devo dormire almeno qualche ora!"

Il mattino seguente,verso le cinque,l'ex medico doveva incontrare un uomo specializzato nella contraffazione di documenti,un certo Joseph Harrer, il quale doveva portargli i documenti falsi necessari all'espatrio suo e di Isaac.

I due innamorati si salutarono ed ognuno andò per la propria strada.

Franz appena tornato alla pensione si buttò sul lettone della sua stanza in affitto e senza accorgersene,cadde in un sonno profondo.

Isaac,come di consuetudine,si diresse verso al sua drogheria per controllarne la situazione.

Quella notte,la città sembrava più buia e silenziosa del solito.

Arrivato alla piazzetta situata vicino al suo negozio,il givane interruppe il proprio cammino.

Da quando aveva salutato Franz ed aveva incominciato ad avviarsi per la propria strada,si era sentito come osservato...eppure,intorno a lui,era tutto silenzioso.

Riprese a camminare,ma il rumore di altri passi oltre ai suoi lo fece voltare di scatto.

Non fece in tempo a rendersene conto che due ragazzi,più o meno della sua età,lo sbatterono al muro tenendolo fermo uno da una parte e l'altro dall'altra.

Dal buio di un vicolo scivolò verso di loro l'esile figura di Karl Schwarz.

"E così ci rivediamo...Isaac Coen."disse freddamente.

Al povero ragazzo saltò il cuore in gola.

Aveva visto Schwarz solo un paio di volte nella sua vita,ma ricordava bene il suo viso...perchè gli aveva sempre fatto ribrezzo.

Karl era il figlio nato dal primo matrimonio della signora Marianne Himmler,l'attuale moglie del padre di Isaac.

La donna,invaghitasi dell'ebreo,aveva iniziato una relazione con lui abbandonando il vecchio marito,il quale per la disperazione si era suicidato lasciando solo al modo il giovane Schwarz.

"K...Karl"balbettò Isaac.

"No...no...no...questa non me la dovevi proprio fare Coen..."disse con voce irritata il moretto:"Prima la tua lurida famiglia mi strappa dalle braccia mio padre...poi...TU...con le tue schifose mani osi corrompere e deviare una persona perfetta come il signor Schroder!Devi pagare per le tue colpe!"

I due compagni guardarono il capobanda senza capire minimamente a cosa alludesse.

Karl li guardò entrambi e scoppiò a ridere:"Lo sapete...lo sapete che questo schifoso se la fa con un uomo?!Ci fa l'amore!Se lo porta a letto!"

Una smorfia di disgusto si dipinse sui loro volti.

"Tenetelo fermo!"gli ordinò,poi si mise a frugare in una delle sue tasche e ne tirò fuori un coltello pieghevole.

Lo aprì e si avvicinò ad Isaac con aria ghignante.

"Ragazzi,che ne dite se gli tagliassimo il pisello?Così non potrà più farsela con nessuno!"sghignazzò.

I due ragazzi si misero a ridere stringendo,ancora di più,la morsa delle loro mani sul malcapitato.

Prima che Schwarz gli si potesse avvicinare,l'ebreo gli tirò un calcio in mezzo alle gambe facendolo piegare in due dal dolore.

I due compagni di Karl mollarono immediatamente la presa dallo spavento e si avvicinarono all'amico.

"Schifoso ebreo!"mugnugnò dolorante lui.

Senza neanche avere il tempo di fermarlo il tedesco tirò fuori,da una fondina che aveva nascosto dietro al schiena,una pistola.

Nel silenzio della città risuonò un colpo sordo.

Isaac guardò pietrificato il nemico,poi si guardò il petto.Un'enorme macchia rossa si stava estendendo sulla sua camicia.

Le gambe gli cedettero facendolo cadere al suolo.

"Ma che cosa hai fatto?"domandò terrorizzato uno dei due amici di Schwarz:"Noi...noi volevamo solo fargli paura!"

I due ragazzi scapparono via di corsa.

Karl si alzò in piedi ed iniziò ad indietreggiare lentamente.Guardò il giovane ebreo sanguinare...lo fissò negli occhi e gli sorrise con tutta la cattiveria che aveva nel cuore,si girò e scappo via.

La pioggia iniziò a battere forte sulla finestra della camera di Franz.

L'uomo continuava a rigirarsi nervosamente nel letto.

Stava sognando.

Si ritrovò dopo tanto tempo nello stesso boschetto che sognò una volta,lo attraversò e arrivò al lago che ben conosceva.La pioggia iniziò a battere su di lui e come l'altra volta...fu una pioggia di sangue.

In lontananza Franz scorse una figura immersa sino alla vita nel lago.

Gli si avvicinò:era Isaac.

Il moro si voltò verso di lui,gli occhi vitrei e le mani completamente bagnate dall'acqua scarlatta:"Perdonami dottore...perdonami perchè non potrò più starti accanto."

L'ex medico si svegliò di soprassalto,il volto matido di sudore.si vestì di tutta fretta e scese velocemente le scale della pensione.

Incurante della pioggia battente corse con tutta la forza che aveva in corpo verso la casa di Isaac.

Il suo cuore era colmo di paura.

Il sogno che aveva fatto gli aveva lasciato,al risveglio,un gelo che tutt'ora gli attanagliava l'anima.

Isaac sdraiato su di un fianco respirava a fatica,la mano sinistra appoggiata alla ferita che gli sanguinava dal torace.

Sentiva le forze abbandonarlo.

Pensò a Franz,ai momenti passati con lui,al loro primo incontro,ai litigi,agli scherzi...e alla prima volta in cui fecero l'amore.

Una lacrima gli solcò le guance.

Per la prima volta nella sua vita desiderava vivere...voleva vivere,con tutte le sue forze!

Allungò la mano tastando il fango che lo circondava e cercando di muoversi.

Voleva vedere l'uomo che amava...almeno un'altra volta.

Chiuse gli occhi per riposarsi un po',poi li riaprì voltandosi verso la piazza alla sua destra e si mise a guardare nel vuoto.

Le sue labbra accennarono un vago sorriso:"F...Franz"balbettò con l'esile voce.

Credendo di vedere il suo amato Isaac allungò il braccio come per afferrarlo,ma la sua mano non toccò che l'aria.

Improvvisamente il giovane iniziò a piangere,il respiro ormai flebile:"F...Franz"ripetè.

Il braccio che prima era alzato cadde a peso morto sul suolo e gli occhi,seppur aperti,si spensero.

Mentre le calde lacrime miste all'impietosa pioggia gli bagnavano il viso,Isaac esalò l'ultimo respiro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


dimentica

Franz arrivò di corsa a casa di Isaac,salì gli scalini quasi saltandoli e si fiondò davanti alla porta dell'appartamento del ragazzo.

"Isaac!!!Isaac!!!"urlò quasi istericamente:"Isaac!!!Aprimi!!!"

Una vicina che con tutto quel trambusto si era svegliata aprì la porta del proprio appartamento:"Non è tornato a casa!"urlò nervosamente:"E ora se ne vada e ci lasci dormire!"

L'uomo fu preso dal panico.Dove poteva essere?Improvvisamente si ricordò della drogheria.Non ci pensò due volte e si fiondò in quella direzione.

Riuscì ad arrivarci in meno di dieci minuti.

Lo spettacolo che si trovò davanti lo lasciò impietrito.

Isaac era steso a terra,immobile.

"Isaac!!!!!"gridò l'ex medico,correndogli incontro.

Lo prese tra le braccia e scosse:"Isaac!!!Rispondimi!!!Isaac ti prego...di qualcosa!!!"

"Parlami!!!Sono Franz!!!"il suo sguardo si posò sulla vistosa macchia di sangue che imbrattava la candida camicia del compagno.

"Ti scongiuro!!!"disse con le lacrime agli occhi.

Il corpo del ragazzo era ormai freddo.

"Non ti preoccupare,ora ci sono qua io"singhizzò il biondo:"Risolveremo tutto...dobbiamo andare in Svizzera o in Inghilterra...ti ricordi?Proprio come vuoi tu...io te l'ho promesso...tu me l'hai promesso.Non puoi lasciarmi solo..."

L'uomo si mise a piangere come un bambino,il corpo dell'amato tra le braccia.

"Vi prego...aiutatemi...che qualcuno mi aiuti..."mormorò quasi impercettibilmente.

Improvvisamente come se tutto gli si fosse chiarito,gli vennero in mente le parole di Karl Schwarz,quelle minacce così sottili...ma così pericolose.

Franz prese Isaac sulle spalle e lo portò nella pensione in cui abitava.Entrò nella stanza e lo sdraiò sul letto.

Lo baciò candidamente sulle labbra ed uscì dalla camera.

Doveva trovare Schwarz...l'avrebbe trovato a costo di cercarlo in capo al mondo.

La pioggia continuava a battere imperterrita,ma nonostante ciò l'uomo continuò a correre per la città alla ricerca dell'assassino del suo amato.

Dopo circa un'ora si fermò a riprendere fiato,proprio nelle vicinanze di una taverna.

"Certo che quello ragazzo non ha tutte le rotelle a posto..."commentò un vecchio che stava uscendo dal locale.

"Confessare così allegramente un omicidio...roba da matti"gli diede corda un suo amico:"Bhe,a noi che ce ne importa...andiamocene a casa,è quasi l'alba...non ho voglia di sentire ancora i rimproveri di mia moglie sul fatto che sono una vecchia spugna!"

Franz senza farselo dire due volte entrò precipitosamente nel locale.

Karl era al bancone,intento a tracannare un boccale di birra.L'ex medico si scaraventò su di lui senza neanche pensarci:"Lurido bastardo!!!"

Lo trascinò fuori dal bar e lo sbattè a terra.

La pioggia aumentò d'intensità.

"Signor Schroder"lo salutò il ragazzo,evidentemente alticcio.

"Lurido bastardo!"ripetè Franz.

"Siete arrabbiato signor Schroder?Non dovreste!Io sono un eroe..."il giovane ruttò rumorosamente:"Io sono un eroe...ho epurato la Germania da un'altro di quegli schifosi ebrei...e ho salvato voi...e il vostro matrimonio...e la vostra reputazione...quella checca meritava di morire!"sgnignazzò.

Il biondo non ci vide più dalla rabbia:"Io ti ammazzo!!!Io ti ammazzo!!!"urlò saltandogli addosso e mettendogli le mani al collo.

"Io...io lo amavo!!!Tu...tu viscido verme...TU mi hai tolto la persona che più amavo al mondo!!!"

Le sue mani aumentarono la presa.

Franz strinse il collo di Karl con tutte le forze che aveva in corpo.

Il viso del moro diventò paonazzo e i suoi occhi strabuzzarono,cerco di divincolarsi...ma inutilmente.

Rantolò,si mosse flebilmente,mugugnò...poi tacque.

L'uomo lasciò la presa e si alzò in piedi.

Fissò il corpo morto di Schwarz,il viso contratto in una smorfia di dolore.Aveva sofferto,come era giusto che fosse.

La polizia che nel frattempo era accorsa,chiamata dal proprietario della taverna,si diresse correndo verso il biondo.

Il giovane rimase immobile,gli occhi vuoti.

Gli agenti lo arrestarono.

In quel preciso istante Franz guardò il cielo.La pioggia era smessa,per lasciar spazio ad uno splendido arcobaleno.

L'orologio del campanile di una chiesa suonò le cinque.

L'uomo pensò all'appuntamento che avrebbe dovuto avere con il signor Joseph Harrer,il contraffatore di documenti.

Ma adesso,non aveva più importanza.

Con un accusa di omicidio sulle spalle,Franz dovette affrontare un processo.La sua famiglia fu avvisata,ma il padre si rifiutò di presenziarvi.

Gli unici che vi si recarono furono Wihelm e Sophie:uno come amico,l'altra come sua moglie.

Il processo iniziò verso le sette di mattina.

"Signori,siamo qui riuniti per giudicare quest'uomo per le sue colpe.Egli non si macchia solo di un' accusa di omicidio...egli è colpevole di un delitto verso la nostra grande Germania!"proferì solennemente il giudice.

Franz era in piedi davanti a lui.

Sophie e Wilhelm erano seduti su di uno spalto alla sua sinistra,la donna singhiozzava sommessamente mentre l'amico la consolava.

Il biondo li guardò:era probabilmente lui l'amante della ragazza.

Ma andava bene così,perchè Wilhelm era un bravo ragazzo...l'avrebbe sicuramente resa felice.

Il giudice riprese:"Franz Schroder voi siete accusato dell'omicidio di un componente delle SS e a quanto testimoniato da terzi,di adulterio e atti di omosessualità."

Il giovane non rispose.

"Vi piacciono gli uomini signor Schroder?"domandò beffardo il vecchio.

"No,non mi piacciono gli uomini.A me piace solo Isaac,il fatto che sia nato uomo è solo un caso."

Il ragazzo parlava quasi come se il suo compagno fosse ancora vivo.

"Voi sapete che il nostro Fuhrer afferma che l'omosessualità è un comportamento degenerato che rappresenta una minaccia alla capacità demografica dello stato e che ne danneggia il carattere virile?Gli omosessuali come voi sono nemici dello stato e sono accusati di essere corruttori della moralità pubblica perchè mettono in pericolo il tasso di natalità della Germania!Signor Schroder,vi do la possibilità di redimervi.Volete guarire da questa malattia che vi ha reso un degerato?Vi pentite degli errori commessi fino ad oggi?"

"No,non me ne pento.Se tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto."rispose freddamente lui.

"Lei è un egoista!"urlò iracondo il suo interlocutore:"Non si rende conto di quante persone sta facendo soffrire intorno a sè?"

"Non mi importa."

"Portatelo fuori da quest'aula!"ordinò furente il giudice.

Il processo continuò senza l'imputato,che fu chiuso nella cella attigua alla sala.

"Avete un ultimo desiderio?"domandò a Franz il poliziotto che gli faceva da guardia:"A tutti è concesso un ultimo desiderio,anche ai più efferati assassini!"

"Morire"rispose lui

"Come?"

"Morire"ripetè il biondo.

"Morire???"gli fece coro,ridendo, la guardia:"Voi volete morire?E per quale motivo??"

"Perchè non ho più nessuna ragione per vivere."

Dopo poco più di un'ora la porta del tribunale si aprì.

"Portate dentro l'imputato"ordinò uno dei poliziotti al compagno.

Franz fu nuovamente portato al cospetto del giudice.

"Franz Schroder,questa corte vi reputa colpevole di omicidio,di adulterio e di omossessualità...ma soprattutto di aver riempito di vergogna con il vostro comportamento,il nostro amato Fuhrer e tutto il popolo tedesco.Alla luce di questi fatti,voi siete condannato a morte per fucilazione."

Il giovane tirò un sospiro e chiuse gli occhi.

Nella sua mente,il volto sorridente di Isaac:"Dottore,ti racconto una storia...C'era una volta una rana che abitava nei pressi di un fiumiciattolo.Un giorno mentre stava per farsi una nuotata,si accorse che qualcuno la stava fissando.Si trattava di uno scorpione che doveva attraversare il fiume,ma non sapendo nuotare aveva bisogno che fosse qualcun'altro a farlo per lui.Lo scorpione decise di chiedere aiuto alla rana che si trovava lì accanto.Così, con voce dolce e suadente,le disse:
-Per favore signora rana,fammi salire sulla tua schiena e portami sull'altra sponda.-
La rana gli rispose:
-Fossi matta!Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi!- .
-E per quale motivo dovrei farlo?- incalzò lo scorpione
-Se ti pungessi, tu moriresti ed io, non sapendo nuotare,annegherei!-.
La rana stette un attimo a pensare,e convintasi della sensatezza dell'obiezione dello scorpione,lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua.A metà tragitto la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena,e capì di essere stata punta dallo scorpione.Mentre entrambi stavano per morire la rana chiese all'insano ospite il perché del folle gesto.
-Perché sono uno scorpione...- rispose lui -E' la mia natura!-...Be dottore?Che hai?Ci sei rimasto male?...Non tutte le storie sono a lieto fine."

 

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Capitolo 16
*** EXTRA ***


dimentica

Ringrazio tutti quelli che hanno letto la mia fan fiction e tutti quelli che,spero,la leggeranno.

Ho messo in questa storia tutta me stessa.

Ho voluto raccontare non l'incontro tra due persone,tra due uomini...ma l'incontro tra due anime.

La passione dell'amore che non ha logica,che fa male,che non guarda in faccia nessuno...che ti prende e non ti lascia più.

Mi sono affezionata molto ai protagonisti di questa storia.Quando ho letto il capitolo della morte di Isaac a mia sorella,sono scoppiata a piangere come una bambina.Queste due persone...Isaac e Franz,mi rimarranno sempre nel cuore perchè ci ho messo davvero tutta l'anima per raccontarvi di loro.^^

Spero di essere riuscita ad emozionarvi almeno un po' e spero e in un questi due ragazzi abbiano trovato un posticino anche nel vostro cuore.

Come è di mia consuetudine,la storia è nata e si è evoluta mentre ascoltavo la musica.Io sono una persona che si fa influenzare molto dalle melodie.La maggior parte dei miei racconti nasce da idee scaturite mentre ascoltavo un brano.

Le canzoni di questa storia sono tante:Passeggeri distratti di Raf(per l'addio di Isaac alla clinica)Because of You di Kelly Clarcson(per i primi capitoli della storia)Stay di Elisa(per il bacio sotto la pioggia tra Franz e Isaac)e infine Your hands are cold -melodia numero 15 della colonna sonora del film Orgoglio e Pregiudizio(per la morte di Isaac).Provate a rileggere i passi che vi ho segnalato ascoltando queste canzoni,sarei curiosa di sapere che effetto vi farebbero!^^

Comunque,a essere sincera la storia era stata concepita in modo totalmente diverso da come è venuta fuori,ma tra una cosa e l'altra è diventata quel che è.

Non mi perdo in ulteriori sproloqui,l'ultima cosa che vorrei fare è ringraziare Babyjenks per il sostegno che mi ha dato!Mi ero bloccata con il racconto(cioè,sapevo già cosa sarebbe successo ai protagonisti,ma non avevo più voglia di scrivere.)ero demotivata e i suoi commenti positivi ed il suo incoraggiamento mi hanno dato la forza giusta per andare avanti.Grazie!^^

Saluto tutti e alla prossima storia!

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