Solo una vacanza?

di clare83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Si parte ***
Capitolo 2: *** Incontri ***
Capitolo 3: *** Relax e Positività ***
Capitolo 4: *** Chiarimenti e proposte ***
Capitolo 5: *** Lavori in corso ***
Capitolo 6: *** Un lungo weekend I Parte ***
Capitolo 7: *** Un lungo weekend II Parte ***
Capitolo 8: *** Ogni pomessa è debito ***
Capitolo 9: *** 9 Il rientro ***
Capitolo 10: *** Si va in scena! ***
Capitolo 11: *** La cena ***
Capitolo 12: *** Il momento giusto - I Parte ***
Capitolo 13: *** Il momento giusto - II Parte ***



Capitolo 1
*** Si parte ***


-   Possiamo dire di aver concluso i lavori. A questo punto ci vedremo il  primo settembre buona estate!
-   Buona estate anche a lei Signor Preside.
Finalmente Sara era libera dal lavoro, quest’anno era durato anche più del solito perché aveva avuto gli esami di quinta elementare, per questa ragione aveva rimandato la partenza per le vacanze. In un’altra occasione questo le sarebbe dispiaciuto molto, ma non quest’anno.
Mentre pensava a tutte queste cose si incamminò verso la spiaggia, pensò ancora una volta all’inizio delle vacanze e le venne una leggera fitta alla bocca dello stomaco come quando si deve dire a casa di aver preso un brutto voto, cercò di non badarci molto e si concentrò su ciò che doveva ancora preparare per poter partire. Stava ancora pensando, quando una voce attirò la sua attenzione:
-   Mamma sei arrivata finalmente! Noi siamo già pronti per andare, ci siamo anche fatti la doccia!
Marco, un bambino di cinque anni e mezzo, bruno con gli occhi chiari le corse incontro e le saltò al collo abbracciandola fortissimo.
-   Meno male che sei arrivata mi stava uccidendo! Non voleva neanche più giocare siamo qua ad aspettarti da quasi un’ora!.
L’accoglienza di Matteo, un ragazzino bruno con gli occhi scuri e profondi di tredici anni, fu decisamente più fredda, fare il fratello maggiore per lui non era sempre facile soprattutto dopo la morte del padre.
- Ciao ragazzi coraggio non preoccupatevi ora ho davvero finito se ci sbrighiamo possiamo partire anche subito dopo pranzo!
Questa frase di Sara mise tutti d’accordo i bambini raccolsero tutte le loro cose mentre Sara pagò la baby sitter:
- Spero sia andato tutto bene Bianca, sono stati bravi?
- Si, Sara non ti preoccupare è andato tutto bene. Hanno fatto il bagno due volte, hanno fatto la doccia e sono anche riuscita a non fargli mangiare schifezze!
- Molto bene allora ci rivediamo a settembre, sai che per me il tuo aiuto è molto prezioso non posso farcela senza di te!
- Non preoccuparti, non so stare senza queste piccole pesti!
I bambini salutarono allegramente Bianca e poi tutta la famiglia si diresse verso casa: stavano davvero per cominciare le vacanze!
 
Sara, una donna di 35 anni con le lentiggini e i capelli castani mossi, era rimasta vedova l’anno precedente nel mese di marzo: Simone, suo marito, aveva avuto un infarto, non vi era stata alcuna avvisaglia e neppure la rianimazione era servita data la giovane età, 38 anni, l’infarto era stato molto forte e la morte praticamente istantanea. Il tutto era accaduto nell’azienda di suo marito in una mattina qualsiasi mentre lei e i bambini erano a scuola:  l’avevano chiamata, lei aveva fatto una corsa ma quando era arrivata lui era già morto. Sara e Simone nonostante venissero dalla stessa zona, si erano conosciuti all’università, quando lei era al terzo anno. Frequentavano entrambe economia ma per molto tempo non si erano mai accorti l’uno dell’altra. Quando si conobbero però fu amore a prima vista: si accorsero di avere molte cose in comune, si amavano e volevano una famiglia insieme.
Dopo l’università decisero di sposarsi subito. Simone era l’unico figlio di una famiglia piuttosto facoltosa della zona, quindi finiti gli studi iniziò a lavorare nella ditta di famiglia, una piccola industria farmaceutica. Il lavoro di Simone portava molti guadagni alla famiglia, per questo motivo lui avrebbe preferito che Sara si occupasse solo delle faccende domestiche, lei però voleva sentirsi autonoma. Decise di fare la maestra, in questo modo avrebbe avuto parecchio tempo da dedicare alla famiglia. Non accettò nemmeno la proposta di gestire l’albergo dei suoi genitori al mare, sarebbe stato troppo impegnativo. Matteo arrivò alla fine del primo anno di insegnamento e Marco sei anni più tardi.
Non sarebbe stato l’ultimo figlio anzi poco prima del giorno fatale Sara e Simone avevano parlato della possibilità di provare ad avere il terzo figlio, anche se entrambi speravano che arrivasse una bambina, ma tutti i loro progetti si erano cancellati in quella fredda mattina di marzo.
Dal momento della morte di Simone, Sara era come entrata in un tunnel, aveva concentrato le sue energie solo sui suoi due figli e sul lavoro. La prima estate arrivò molto in fretta, ma lei non se la sentiva di tornare come ogni anno a Evançon senza Simone. La suocera allora decise di regalare e regalarsi una vacanza con nipoti e nuora: una crociera di sei quattro settimane.
La signora Sandra era una donna molto particolare, non aveva mai lavorato, ed era sempre stata una madre sui generis, quasi una zingara. Aveva viaggiato molto e aveva spinto suo figlio a fare altrettanto, non aveva approvato da subito il matrimonio, riteneva che Simone fosse troppo giovane sia per avere una moglie, sia per lavorare seriamente nella ditta di famiglia. Simone le aveva dimostrato che si sbagliava, i rapporti erano migliorati con l’arrivo dei bambini, anche se Sandra trascorreva pochissimo tempo con loro perché era sempre in viaggio. La vacanza con la nonna stravagante era stata una bella cura, poi Sara e i bambini erano andati in romagna a trovare il fratello.
Per aiutare i figli, Sara, durante tutto l’inverno successivo, li aveva mandati da uno psicologo che li aveva seguiti per diversi mesi, ora Marco e Matteo erano più sereni e avevano chiesto di tornare in vacanza a Evançon, lo psicologo le aveva spiegato che tornare “a fare le solite vacanze” sarebbe stato positivo, così Sara aveva accettato per il bene dei suoi figli. Lei temeva che tornare a Evançon avrebbe potuto risvegliare il dolore per la morte di Simone, questa cosa la spaventava molto, ma poi aveva parlato con i suoi genitori, la sua migliore amica e anche con lo psicologo che l’aveva seguita e si era convinta che fosse la cosa giusta da fare, certo non sarebbe stato facile. 
 
Una volta arrivati a casa i bambini iniziarono a fare le loro mille richieste e le preoccupazioni di Sara svanirono in un secondo:
-   Mamma devo assolutamente portarmi i nuovi Gormiti  perché li devo far vedere a Mattia
Senza neppure aspettare il consenso Marco aveva già messo un bello zainetto dalla porta
-   Io porto l’ultimo gioco della Play così faccio le sfide con Gian!
Sara lasciò che i ragazzi scegliessero un numero adeguato di giochi e poi decise di mettere un freno:
- Basta ragazzi avete un mare di giochi nella casa di montagna a volte non li usate nemmeno tutti! Matteo non vedo il tuo zaino con i compiti non penserai di lasciare a casa proprio quello vero? Gli occhi di Matteo diventarono molto simili a quelli di un cerbiatto e cinguettò:- Noooo guarda stavo proprio per andarlo a prendere in camera!Ora ti aiuto a caricare la macchina ok?
Sara non disse nulla, si limitò a ridere fra sé e così poté sentire Marco che diceva al fratello:
-   Visto che ti ha beccato?
-   Zitto tu, non fare il furbo perché dall’anno prossimo avrai pure tu i compiti da fare.
Caricare l’auto fu piuttosto semplice, soprattutto perché Matteo fu particolarmente solerte, e in meno di un’ora tutta la combriccola fu sulla macchina pronta a partire. Non appena tutti furono seduti ci fu un momento di silenzio, tutti sentivano che mancava qualcosa anzi qualcuno, il silenzio era quasi imbarazzante. Sara decise di rompere gli indugi:
-   Lo so che questa è la prima volta che torniamo a Evançon senza papà, manca anche a me, ma sono sicura che andrà tutto bene.
Matteo fece un piccolo sorriso:
-   Non preoccuparti mamma sarà bellissimo, noi siamo molto felice di tornare a Evançon.
Marco concluse candidamente:
-   Papà verrà lo stesso con noi, perché è nei nostri cuori!
Le parole di Marco erano state meravigliose e una lacrima scese sulla guancia di Sara, ma era magistralmente nascosta dagli occhiali da sole. Ora potevano davvero partire e Sara iniziava a pensare che non sarebbe andata poi così male.
Il viaggio procedeva, i ragazzi si erano appisolati dopo aver già progettato i due mesi che avevano a disposizione e aver già fatto alla mamma mille domande su quello che avrebbero potuto fare; improvvisamente Sara si rese conto che non erano più saliti nella casa in montagna dal mese di febbraio. In casa c’erano ancora tutti gli oggetti di Simone sparsi per la casa: il rasoio, la schiuma da barba, il pigiama sotto il cuscino, il suo ultimo libro sul comodino, le scarpe, rientrare in quella casa sarebbe stato tremendo. Il primo istinto fu quello di girare la macchina e di tornare a casa, ma poi? Cosa avrebbe detto ai bambini? Decise di proseguire ma ora non gli sembrava di guidare ma di scalare una montagna con addosso tutti il peso del mondo. Non poteva continuare in questo stato, i bambini si sarebbero potuti svegliare da un momento all’altro, decise quindi che le serviva un appoggio: chiamare Clara era l’unica soluzione.
-   Ciao tesoro sei già arrivata?
-   No, no sono alla disperazione…Quasi quasi torno a casa
-   Che succede? Dimmi come ti posso aiutare?
-   Non so come fare, non salgo a Evançon dal mese di febbraio dell’anno scorso la casa sarà piena di lui, delle sue cose in bagno, in camera ovunque non so come fare non credo che ce la farò…anzi so di non potercela fare…
-   Non fare così ti prego stai calma, quando arriverete i ragazzi saranno elettrizzati per l’arrivo e vorranno andare a salutare i loro amici e i nonni. Sfrutta questo momento per togliere le cose dal bagno e magari anche dalla tua camera. Per gli oggetti che invece saranno in casa ma più nascosti ci sarà più tempo e non preoccuparti questo weekend avevo intenzione di salire, magari lo facciamo insieme ok?
 Come al solito le parole di Clara erano la cura migliore.
-   Sei un’amica, tutto sommato penso di potercela fare…posso chiamarti più tardi?
-   Ma certo se no che migliore amica sarei? Allora a dopo un bacio.
Sara e Clara erano amiche ormai da una vita si erano conosciute da bambine durante le estati che Sara trascorreva a Evançon dove Clara abitava e così era nata la loro amicizia ed era cresciuta con loro negli anni. Quando Sara doveva iniziare le superiori i suoi genitori decisero di comprare un albergo che era stato messo in vendita proprio a Evançon e così si erano trasferiti là in pianta stabile. Per le due amiche era un sogno che si realizzava, in questo modo potevano stare sempre insieme. Diventate grandi avevano anche deciso di andare a fare l’università nella stessa città per poter andare a stare nella stessa casa. 
Stava ancora pensando a Clara quando Matteo gli chiese:
-   Chi ha telefonato? Era zia Clara?
-   Si tesoro era lei, voleva sapere se eravamo già arrivati.
Sara non voleva dare troppe spiegazioni temeva di andare nuovamente in crisi e non voleva far preoccupare Matteo.
-   Siamo quasi arrivati vero mamy?
-   Si, mancano pochi minuti.
Erano davvero quasi arrivati Matteo svegliò Marco che non voleva mai perdersi l’arrivo in paese. Erano finalmente arrivati e nulla sembrava cambiato, questo dava un senso di sicurezza a Sara. La casa era in un piccolo paese di montagna in cima ad una valle soleggiata, che viveva soprattutto grazie al turismo sciistico in inverno e quello del trekking e delle famiglie con bambini in estate. Sara e Simone avevano comprato una casa su un unico piano rialzato, al piano terra c’era un garage e una cantina dove facevano le feste con gli amici. Al piano superiore c’erano una spaziosa sala da pranzo, con una cucina  attrezzata a vista e un bellissimo caminetto, un bagno con una bella vasca, un piccolo studio e le camere da letto, c’era anche la mansarda ma era sostanzialmente un magazzino.
Quando arrivarono, Sara poté finalmente parcheggiare la macchina, si sentiva molto stanca, erano anni che non guidava per tutto il tragitto. In meno di un secondo i ragazzi chiedevano di scendere dall’auto. Non appena gli aprì le portiere i ragazzi si precipitarono in cima alla scale di casa e Marco strillò:
-   Mamma mamma c’è un biglietto incastrato nella porta!
-   È della nonna, lo apro?
Sara non si aspettava che sua madre le avrebbe lasciato un biglietto dalla porta, si erano sentite alla mattina e si erano accordate per vedersi quella sera.
-   Allora mamy?
Mentre Matteo parlava Sara lo aveva raggiunto:
-   Eccomi lo leggo io perché la scrittura della nonna non è tanto facile da interpretare.
 Non sapeva che cosa poteva averle scritto la madre ma decise che era meglio leggerlo di persona onde evitare frasi troppo strappalacrime. Sara fu piacevolmente sorpresa quando lesse il biglietto che diceva : “Ciao a tutti oggi avevo del tempo libero così sono passata a fare un po’ di pulizie in casa e vi  ho anche lasciato una dolce sorpresa. Vi aspetto a casa! Un abbraccio la nonna e il nonno.” Sara pensava di aver capito qual era il messaggio nascosto ma non disse nulla. Non appena ebbe finito di leggere i fanciulli tentarono di aprire la porta di casa e poi cercarono di spiare dalle finestre ma Sara li fermò:
-   Cari i miei curiosoni abbiamo ancora la macchina piena di valigie da prendere prima di entrare in casa e poi ci dobbiamo togliere le scarpe è la regola!
L’idea di scoprire che cosa la nonna avesse lasciato loro face sì che Matteo e Marco fossero particolarmente rapidi e disponibili, in soli dieci minuti le cose che avevano portato da casa erano sotto il porticato e Sara aprì la porta. A questo punto la curiosità vinse su tutto e i due fratellini si precipitarono in cucina per vedere che cosa aveva portato la nonna: una bella crostata con le fragoline di bosco.
-   Guarda mamma sembra buonissima possiamo assaggiarla?
-   Calma ragazzi io preferirei tenerla per la cena, non manca molto datemi una mano a mettere le cose in casa e poi se volete potete andare a dare un saluto velocissimo ai vostri amici.
La proposta fu accolta da un corale “si” , i ragazzi fecero rapidamente quanto gli era stato richiesto, Sara riuscì a stento a fargli prendere una felpa e poi volarono fuori. Dovette uscire e strillare dal porticato che la cena sarebbe stata pronta per le 19.30.
Ora che era rimasta sola in casa poté verificare se sua madre le aveva fatto l’ennesimo regalo inaspettato, dopo un breve giro della casa si rese conto sua madre aveva “ripulito” non solo dalla polvere ma anche da tutti gli oggetti più evidenti di Simone. In bagno c’era solo la roba di Sara e dei ragazzi, le lenzuola di tutti i letti erano state cambiate, il comodino libero e la scarpiera pure. Senza neppure rendersene conto Sara iniziò a piangere, sua madre aveva capito tutto senza bisogno di richieste, decise di chiamarla immediatamente per salutarla.
-   Ciao mamma!
-   Ho visto che siete arrivati perché i ragazzi  sono passati molto velocemente a salutarmi e ringraziarmi.
-   Si mamma siamo arrivati da poco…
-   Perché piangi che cosa succede?
-   Ti ho chiamato per ringraziarti perché ero veramente terrorizzata all’idea di entrare e trovare le sue cose sparse per casa e tu invece hai capito e mi hai evitato tutto questo grazie!
-   Bambina mia non preoccuparti mi è sembrata la cosa giusta da fare, ora stai tranquilla, se più tardi ti senti io e tuo padre ti aspettiamo.
Dopo aver posato il telefono Sara scrisse un breve messaggio all’amica Clara per comunicarle che tutto era andato nel migliore dei modi quindi decise di vedere che cosa offriva la dispensa per poter preparare la cena.
Mamma Angela era stata come al solito piuttosto previdente e aveva portato anche un po’ di spesa; anche se i ragazzi si sarebbero lamentati Sara decise di preparare un bel minestrone. Mentre la minestra cuoceva Sara apparecchiò la tavola, non ebbe però nemmeno il tempo di mettersi a sedere che già i due fanciulli varcavano la soglia di casa:
-   Ciao mamma siamo tornati! Che ci hai preparato di buono?
-   Cari ragazzi per questa sera vi aspetta un bel minestrone…le facce di Marco e Matteo erano molto significative, ma Sara proseguì imperterrita: comunque prima di mangiare andate per favore a lavarvi siete parecchio sudati.
Dopo il bagno finalmente poté iniziare la cena, nonostante i ragazzi fossero arrivati da poche ore avevano già un mare di cose da raccontare alla madre, avevano parlato con i loro amici e per domani era in programma una gita ai laghetti con il parroco, naturalmente pranzo al sacco. Sara sapeva di non poter dire loro di no, decise che finita la cena sarebbero andati tutti e tre a salutare i nonni. Una volta sparecchiata la tavola tutta la famigliola andò dai nonni, per Sara vedere i propri genitori era sempre piacevole e dopo la morte di Simone lo era ancora di più. I nonni erano sempre molto contenti di avere a disposizione i nipoti da strapazzare e quindi passarono la serata a chiacchierare e a coccolarli. Verso le 22.30 Sara e i bambini tornarono a casa, non era mai facile convincere Marco e Matteo a venir via dalla casa dei nonni ma il pensiero della sveglia la mattina per la gita ai laghetti li convinse. Dopo pochi minuti i pargoli erano nel letto, lei iniziò a preparare i loro zaini e poi entrò in camera da letto: andare a dormire in un letto vuoto era una delle cose che gli pesava di più, il momento dell’addormentamento rimaneva uno dei più difficili, perché i ricordi tendevano farsi sentire proprio in questi istanti e il dolore riaffiorava. Sara non voleva prendere i medicinali perché temeva di non sentire i bambini se l’avessero chiamata durante la notte, il suo rimedio per l’insonnia e i ricordi troppo pressanti erano i libri. Leggeva fino sfinirsi finché gli occhi non le si chiudevano. Anche quella sera decise che era meglio leggere un libro e aspettare che il sonno si facesse sentire.
 
 
 
 
 
 
 
 
Questa è la prima storia che pubblico per cui se qualcuno è arrivato fino in fondo senza addormentarsi Grazie per aver letto, spero che lasciate qualche commento. So che come inizio può sembrare un po’ triste ma era necessario per introdurre i personaggi! Ancora Grazie e a presto!
Chiara

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Capitolo 2
*** Incontri ***


Preparare due figli, anche solo per una piccola gita, non è certo semplice: bisogna organizzare i pranzi, gli zaini ma soprattutto svegliarli in tempo. Sara impiegò quasi venti minuti a buttare giù dal letto Marco e Matteo, aveva appena finito di dare loro colazione quando il clacson del pulmino si fece sentire.
–        Coraggio ragazzi spicciatevi altrimenti vi lasciano qui!
Il parroco del paese, aiutato da alcuni ragazzi volenterosi portava sempre i ragazzi a fare diverse passeggiate durante l’estate, di solito iniziava con passeggiate brevi per poi aumentare il livello di difficoltà. Sara uscì con i ragazzi e il parroco la rassicurò:
-         Ciao Sara è un piacere vederti, ti trovo bene!Oggi con i ragazzi facciamo una passeggiata corta praticamente da dilettanti, ci portiamo il magiare solo perché così poi si possono fare una partita o due a calcio; comunque alle 4 al massimo saremo di ritorno.
-         Grazie Don!allora ci vediamo oggi pomeriggio, e voi ragazzi mi raccomando fate i bravi!
-         Siii mamma non preoccuparti!
Non erano neanche le 9 di mattina del suo primo giorno di ferie e Sara era già da sola, capì che si sarebbe confrontata da subito con questa nuova situazione: a casa tra il lavoro e i ragazzi non rimaneva quasi mai da sola, ma qui senza la scuola ad occupare la maggior parte del suo tempo sarebbe stato diverso. Non aveva voglia di mettersi a fare i lavori di casa e quindi decise di fare quello che fanno tante persone in ferie: andare dal giornalaio. Comprare il giornale a Evançon in realtà voleva dire informarsi sulle novità del paese, Carla, la signora che gestiva il giornalaio, era sempre informata su qualsiasi pettegolezzo del paese, era il modo migliore per sapere che cosa era successo negli ultimi tempi.
Quando entrò nel negozio si rese conto che nulla era cambiato, trovare i quotidiani e le riviste da Carla era davvero molto complicato perché la sua gestione era alquanto naif, non metteva i giornali con un ordine particolare semplicemente li appoggiava come capitava e questo rendeva l’acquisto di un semplice quotidiano una divertente avventura, almeno per chi sapeva apprezzare. Carla, però, sapeva sempre trovare ciò che il cliente cercava e mentre lo faceva raccontava gli ultimi fatti del paese che tu fossi interessato oppure no.
I paesani comunque aveva imparato a trovare ciò che cercavano senza dover interpellare la proprietaria per questo spesso alla mattina presto Carla rimaneva in cassa. Sara contrariamente a quanto si aspettava riuscì a trovare tutto ciò che cercava: il quotidiano, una piccola enigmistica e anche una rivista di pettegolezzi, per questo si mise in coda dietro ad un ragazzo alto con una stampella.
Quando l’uomo salutò Carla qualcosa nella sua voce attirò l’attenzione di Sara, le sembrava di conoscerlo ma non ebbe il tempo per riflettere perché la giornalaia attirò la sua attenzione:
-         Allora sei arrivata mia cara, ti stavamo aspettando!come stai?
-         Tutto bene Carla grazie…
Sara stava ancora pensando a quell’uomo e Carla comprese subito il suo pensiero:
-         Lo hai riconosciuto vero?
-         Chi?
-         Ma la nostra celebrità! Walter! E’ tornato da un mesetto e tutte le mattine viene a prendersi il giornale, credo che sia qui per leccarsi le ferite perché sai ormai la sua carriera di sciatore è finita…
Sara, che conosceva la storia dai giornali, ma non voleva spettegolare:
-         Già ne ho sentito parlare, non sapevo fosse qui.
Quindi pagò in fretta i giornali ed uscì. Walter stava ancora percorrendo a fatica la salita, lei lo raggiunse e lo superò dicendo:
-         Allora anche le star leggono i giornali!
E Walter senza fermarsi le rispose:
-         Allora la figlia prodiga è tornata a casa! Era ora!
 
Da quelle poche parole Sara si accorse che non era cambiato nulla, lei e Walter si conoscevano fin da piccoli e si erano sempre punzecchiati, non erano mai riusciti ad avere una conversazione tranquilla e a quanto sembrava, a distanza di anni, nulla era cambiato, Sara si rese conto che non le dispiaceva affatto.
 
Sulla strada di casa incontrò diverse persone che conoscevano, furono tutte molto cortesi con lei, nessuno parlava apertamente del lutto, ma la salutavano e l’abbracciavano, la gente di montagna è così schiva ma affezionata.
Arrivata a casa trovò sua madre che l’aspettava, dopo aver preso il caffè Angela introdusse il motivo della sua visita:
-         Se ti senti dobbiamo finire il lavoro che ho iniziato mentre non c’eri.
Poi la madre abbracciando la figlia aggiunse:
-         Lo so che è doloroso, ma prima lo facciamo e meglio è, credimi.
Senza aggiungere altro le due donne andarono in camera da letto e tolsero tutti i vestiti e gli oggetti personali di Simone: Sara scelse di tenere una camicia, un  pigiama, un paio di vecchie calze, la sveglia scarica e le sue pipe. Caricarono i vestiti sulla macchina per portarli ai più bisognosi, Sara aveva già fatto questo lavoro a casa, ma era sempre molto doloroso. Dopo aver pranzato con i suoi genitori, madre e figlia decisero di andare a fare acquisti in città per distrarsi, fece bene ad entrambe. Mentre chiacchieravano Sara volle soddisfare la sua curiosità:
-         Ma tu sai come mai Walter è tornato?
-         Bhè, ma scusa non leggi i giornali? Dopo l’ultimo incidente di quest’inverno sta cercando di recuperare; sua mamma, però, dice che è praticamente  impossibile che torni a gareggiare…
-         Si avevo letto qualcosa, ma sai non ci si può mai fidare di quello che si legge sui giornali.
 
Walter aveva un anno più di Sara, era cresciuto a Evançon e aveva dimostrato fin da bambino una spiccata propensione per lo sci in particolare per la discesa; iniziò molto presto a gareggiare e a vincere, alla fine delle medie fu mandato in una scuola superiore dove combinavano lo studio con la pratica dello sci. Walter in pochi anni divenne un grande campione; come tutti gli sportivi durante la sua carriera ebbe alcuni incidenti, quello dell’inverno scorso era stato particolarmente grave. Comunque era famoso non solo per le sue abilità sulla pista da sci, ma anche per le sue numerose avventure con belle ragazze famose. Sara e Walter si erano conosciuti da bambini ma durante l’adolescenza si erano persi di vista e lei aveva seguito la carriera di Walter sui rotocalchi.
Sara, una volta arrivata a casa, si mise all’opera per preparare una bella cena ai due camminatori, decise di cucinare le tagliatelle al ragù e un bell’arrosto con le patate. Mentre stava finendo di preparare le tagliatelle squillò il telefono di casa, era Stefano, suo fratello. Lui gestiva da un paio di anni l’albergo di famiglia sulla riviera Romagnola, l’ Hotel Stella Marina, lui era un cuoco e si occupava principalmente della cucina, ma dava una mano anche per la scelta del personale e la pubblicità del locale. Lo Stella Marina era stato l’ultimo acquisto della famiglia, comprato appositamente per lui, così come Il rifugio delle fate, ad Evanòcon, era stato comprato per Sara.
–        Ciao sorellina allora come stai?
–        Tutto bene stavo preparando la cena, i ragazzi sono andati a fare una passeggiata.
Stefano era il fratello minore, i due avevano poco più di un anno di differenza, era un ragazzo giovane e simpatico, aveva un solo difetto: cambiava troppo spesso la fidanzata..
–        Tu come stai? Come va la stagione?
–        Alla grande sorellina ieri abbiamo avuto una cena molto importante che è finita tardi, è per questo motivo che non ti ho chiamato prima. Senti, mi manderai i ragazzi quest’anno vero?
–        Si Stefano certo, quando mamma e papà verranno da te ad agosto arriveranno anche i tuoi nipotini!
 
Prima di tutto grazie a tutti quelli che hanno letto la mia storia, spero di leggere anche i vostri commenti sono sempre utili!
Questo è un capitolo breve ma essenziale per introdurre l'altro protagonista grazie ancora e alla prossima

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Capitolo 3
*** Relax e Positività ***


Questo capitolo è dedicato a mama odie

Cha ha tanta tanta pazienza grazie cara!


 

Il primo fine settimana arrivò velocemente e con esso anche Clara, la quale aveva deciso di vedere i suoi adorati “nipotini” e soprattutto regalare una giornata speciale a Sara, sua carissima amica, che purtroppo recava i postumi della perdita del proprio compagno di vita. Dopo quel gravissimo colpo, Sara si trascurava nell’aspetto e nell’alimentazione, anche se aveva due figli da crescere e quindi non si era totalmente lasciata andare; non aveva mai smesso di mangiare, di vivere, ma soprattutto i primi tempi lo faceva con scarsissima passione. Così, per quanto riguardava il suo aspetto e la sua salute, ormai non si curava più come un tempo: andava poco dal parrucchiere, dall’estetista e aveva praticamente smesso di truccarsi. Non ne valeva la pena, il suo amore non c’era più. E ben consapevole di questa situazione e per cercare di smuovere un po’ l’amica e coccolarla, Clara aveva deciso di proporle una giornata alla terme, solo loro due, come un tempo.
Il suo arrivo portò grandi sorrisi e venne festeggiato con una bella cena di famiglia. I bambini le fecero l’elenco completo dei loro Gormiti e Sara rideva con loro come non faceva da tempo.
Terminato il pasto Clara propose di fermarsi a dormire con l’amica per fare due chiacchIere e dopo l’eterna lotta con Marco e Matteo per mandarli a letto mentre continuavano a ciarlare con la zia a non finire, le due donne riuscirono a rimanere da sole.
Si sedettero sul divano, stremate. La casa era beatamente silenziosa. Clara accarezzò una guancia dell’amica con affetto e sostegno, sorridendole.
– Amica mia, come stai? Com’è andata la prima settimana di vacanza?
Sara ricambiò il sorriso. – Bene, anche meglio di quanto pensassi; i ragazzi sono entusiasti di essere tornati, hanno ritrovato i loro amici e sono molto felici.
– Buon per loro. Tu invece come stai? Come ti senti ora che sei qui, senza di lui?
Sara sospirò, sorridendo appena. –Pensavo sarebbe stata più dura. Cerco di fare ogni giorno qualcosa di diverso, che mi tenga impegnata e per adesso sta funzionando. E tu cosa mi racconti?
– Mah, tutto bene, non preoccuparti, le mie vacanze sono ancora lontane, però domani ho un programmino per noi due: una giornata di relax solo per donne. Ci farebbe molto bene, lo sai, sia a me che a te, amica mia.
Sara sapeva che la visita di Clara aveva uno scopo preciso, aveva pensato che volesse verificare come stavano i bambini e invece ancora una volta l’aveva stupita, non sapeva cosa rispondere. Aveva tanta voglia di trascorrere una giornata da sola con la sua amica, ma d’altra parte non voleva lasciare soli i suoi figli
Stava ancora pensando a queste cose, quando Clara interruppe la scia dei suoi pensieri con un sorriso:
– Per i miei nipotini non ti devi preoccupare, loro staranno benissimo anche senza di te! E poi domani prima di cena saremo già di ritorno, cosa te ne pare?
Sapeva di non poterle dire di no, in fin dei conti Clara era venuta proprio per starle vicino.
– Ok, però domani mattina ne parliamo con i ragazzi. Lo sai che mi preoccupo.
Clara scosse un poco il capo. – Anche troppo, cara mia. E lo sai.

La mattina seguente, Matteo arrivò correndo dalla madre, mentre lei stava preparando la colazione, e non le lasciò nemmeno il tempo di salutarlo perché disse, tutto d’un fiato:
– La zia mi ha detto delle terme, devi assolutamente andare mamma! Ricopriti pure di fango che io e Marco staremo benissimo coi nonni!
Sara rimase sorpresa e non poté fare a meno che adeguarsi alla decisione già presa dalla maggioranza. In meno di un’ora le due amiche erano pronte e Marco e Matteo erano già a casa dei nonni a progettare una giornata di divertimenti.
Le terme erano in un piccolo paese ad un’ora di macchina da Evançon, erano organizzate in tre piccole palazzine collegate da corridoi sotterranei e in ogni palazzina vi erano diversi ambienti: in quella centrale c’erano l’accoglienza, gli spogliatoi, la sala per il ristoro e una prima serie di vasche con acqua termale. Nella palazzina di destra erano posizionate le sale dedicate agli hammam, alle diverse saune e le zone relax; infine l’ultima palazzina era dedicata ai massaggi, alle cure con i fanghi. La cosa più bella in assoluto erano le tre piscine all’aperto, nel prato davanti alle terme, con vista sulle montagne innevate.
Clara e Sara entrarono con due sorrisi estasiati e passarono la mattinata tra fanghi e massaggi chiacchierando del più e del meno. Sara d’improvviso ricordò il suo recente incontro e ne parlò con un certo entusiasmo che insospettì l’amica:
- Sai, ho incontrato Walter.
Clara colse subito quella dichiarazione con un sorrisino:
- Quel Walter?
- Sì, sì quel Walter. Comunque non agitarti. E’ qui solo per rimettersi in forma dopo l’ultimo incidente di quest’inverno. Ci vediamo praticamente tutte le mattine dal giornalaio.
Clara guardò con aria maliziosa l’amica, perché da quanto ricordava, quando erano ragazze Walter si era preso una bella cotta per Sara, che però ai tempi non era affatto interessata. Naturalmente erano passati secoli, ma Clara aveva sempre pensato che quei due erano destinati a stare insieme:
– Ebbene? – chiese quando Sara fece cadere l’argomento – È sempre un gran figo?
Sara sgranò gli occhi, a metà tra la sorpresa e il divertimento. – Ma che domande sono? Lo vedo due minuti al giorno da Carla cosa vuoi che ne sappia? Abbiamo giusto preso un caffè…
Clara sapeva che se l’amica si faceva evasiva era un sintomo di interesse mal celato, quindi ignorò la dichiarazione di scarso interesse, falsa come Giuda.
– Bene, sono contenta che ti guardi intorno, sei giovane e bella. Mi sembra giusto.
L’amica sbuffò per minimizzare, ma sul termine della frase lasciò trasparire il dolore della sua solitudine. – A me invece sembra che tu non ragioni affatto, non sto cercando proprio nessuno. Ho ritrovato un amico di infanzia e nulla di più.
– Ok ok, non arrabbiarti, comunque hai appena superato i trent’anni, sarebbe più che giusto se tu ti rifacessi una vita.
Sara abbassò lo sguardo. – Basta, ti prego, non parliamone più.
Clara capì che per il momento non era il caso di proseguire su questo argomento, il dolore per la sua perdita doveva essere ancora molto forte. Perciò iniziò a parlare dei suoi adorabili nipotini e Sara si riprese un poco, restando però immersa nei suoi pensieri.
Non aveva pensato che potesse esserci un altro uomo dopo Simone, riteneva che il suo compito era ormai soltanto quello di madre. Anche se, Sara non riusciva ancora ad ammetterlo a voce alta, l’idea dell’abbraccio caldo di un uomo la faceva dolcemente sorridere.
Visto che l’argomento più spinoso era venuto a galla, Sara si sentì autorizzata a chiedere a Clara della sua situazione sentimentale, che non era tanto più positiva. L’amica d’infanzia era stata per un periodo anche la sua possibile cognata ma poi lei e Stefano si erano lasciati, nessuno dei due aveva dato una spiegazione plausibile e Sara non aveva voluto insistere. Stefano, in seguito a questa rottura si era deciso a trasferirsi nell’albergo dei suoi genitori in Romagna e fare lo chef. In realtà dopo la scomparsa di Simone lei aveva parlato con entrambi cercando di spiegar loro che se due persone si amano veramente non possono perdere l’occasione di stare insieme, ma nessuno dei due sembrava aver recepito il massaggio. In particolare suo fratello era parso irremovibile.
Clara era ancora perennemente single, ma finalmente ammise:
– Penso di non riuscire a trovare nessuno perché io so già con chi voglio stare, ma ormai l’ho perso.
Sara capì immediatamente il riferimento, ma cercò di non darlo troppo a vedere e si limitò a dire:
– Non c’è nulla di definitivo a meno che lui non sia andato a stare sulla luna oppure sia…andato e basta, ma non mi risulta nulla di tutto ciò.
Clara annuì debolmente, non aveva mai raccontato all’amica il vero motivo della rottura tra lei e Stefano, e forse era arrivato il momento:
– Non capisci Sara, non sai come sono andate davvero le cose. Tu non hai mai insistito per sapere il motivo della nostra rottura ed io per questo ti ringrazio, ma vedi se tu sapessi…è stata solo colpa mia.
Clara fece un lungo respiro e poi disse tutto d’un fiato, agitata:
– Vedi, Stefano mi aveva chiesto di sposarlo, capisci sposarlo! E io con la mia mania del lavoro mi sono fatta prendere dal panico e gli detto di no. Non c’è più nulla da fare. Lo amo, lo amo ancora, ma ormai è troppo tardi.
Sara era rimasta ad ascoltare in silenzio, non aveva mai saputo il motivo della loro separazione e aveva immaginato che la causa potesse essere suo fratello Stefano e la sua simpatia per il gentil sesso, ma adesso scopriva che in realtà era stata Clara a mettere fine alla loro relazione. Non giudicò l’amica, sapeva quanto fosse importante per lei il suo lavoro, ma sapeva anche quanto profondamente amava suo fratello:
– Amica mia, non ti abbattere, come sai io ho fatto una scelta totalmente opposta alla tua, ma rispetto la tua decisione. Eppure se non sei contenta della scelta che hai fatto, perché non hai mai provato a risentirlo o a rivederlo?
– Assolutamente no, mai; so di aver sbagliato e di averlo perso per sempre, immagino che ora in Romagna sarà il re delle feste, pieno di ragazze…lascia perdere.
Nonostante Clara non l’avesse chiesto Sara decise di darle un consiglio:
– In qualità di sorella dell’interessato ti posso dire che mio fratello non ha proprio nessuno, in qualità di amica invece ti suggerisco di mettere da parte l’orgoglio e di farti avanti, se non ti senti pronta a chiamarlo scrivigli, digli quello che provi e aspetta una risposta. Sei ancora in tempo.
Sara ancora non si capacitava di come quei due non stessero insieme per una questione di orgoglio mentre lei e Simone erano stati costretti a separarsi così brutalmente. Ma non insistette e Clara la ringraziò, non sapendo se avrebbe seguito il suo consiglio ma promettendole di pensarci.

Mentre rientravano, in macchina, più rilassate e profumate di terme, Clara tirò le fila di quella giornata: – Credo proprio che ci abbia fatto bene questa scappatella alla terme, dovremmo ripeterla.
– Hai ragione, era un secolo che non mi prendevo un’intera giornata per coccolarmi un po’.
Clara sorrise e l’ammonì bonariamente. – Per completare l’opera dovresti andare dal parrucchiere e magari riprendere a truccarti un pochino come facevi un tempo, no?
Sara scosse il capo, cocciuta. – Ma per chi lo dovrei fare? Simone è…
Ma Clara la interruppe come un treno in corsa. – Prima di tutto per te, poi i bambini sono sicura che sarebbero contenti di vederti più felice. E magari potresti fare qualche nuova conquista! C’è un certo Walter appena tornato in città…
Sara non lasciò neppure finire l’amica e scoppiò in una risata senza allegria, ma mentre rideva iniziò a pensare che forse non era una cattiva idea cercare di tenersi un pochino di più, ma non per fare qualche conquista no, sarebbe stato solo per i bambini...

  ***

Il weekend era trascorso piacevolmente tra risate e riflessioni, Clara era tornata in città a lavorare promettendo di pensare ancora al consiglio datole dall’amica e Sara stava pensando di trascorrere il pomeriggio ai giardinetti con i suoi figli quando Marco, che stava disegnando appoggiato al davanzale della finestra della sala, annunciò:
– Mamma è arrivato il nonno!
– Il nonno? E cosa ci fa qui?
A questo punto intervenne Matteo spegnendo prontamente la Playstation:
- Ci deve aiutare a fare una cosa e tu invece devi stare qui in casa e non uscire per nessuna ragione!
Sara rimase stupita e gli disse:
– Ma come? Oggi è così bello perché devo stare in casa? E poi non posso aiutarvi?
– Assolutamente no! Dobbiamo fare una cosa che non puoi vedere…è una sorpresa, ti prego!
Marco sapeva sempre come convincere Sara, gli bastava farle gli occhioni da cucciolo smarrito, così la madre decise di uscire e lasciare campo libero ai figli in compagnia del nonno. Prese con sé un libro e il cellulare e uscì promettendo solennemente di non tornare finché non avesse ricevuto una loro telefonata.
Non avendo programmato tutto quel tempo libero decise di iniziare una passeggiata senza una meta precisa, camminò per alcuni minuti e si trovò in cima al paese dove il sole era molto caldo; si fermò un attimo per cercare una panchina all’ombra ma non riuscì a vederne nessuna. Stava proseguendo quando sentì che qualcuno la chiamava:
– Sara! Che cosa fai in giro a quest’ora?
Era Walter, con le braccia appoggiate al terrazzo della sua casa, indossava una maglietta gialla che metteva in risalto i suoi muscoli:
– I miei figli sono diventati i padroni di casa e mi hanno costretto ad uscire, stanno architettando qualcosa con la complicità di mio padre. – rise.
– Capisco, allora sei alla ricerca di un riparo da questo sole? Se vuoi ti offro un caffè.
Sara decise che poteva essere una buona soluzione, almeno per fare passare alcuni minuti di quello che si prospettava come un lungo pomeriggio.
Walter abitava in quella che una volta era la casa dei suoi genitori, che avevano deciso di vivere in una casetta più piccola al centro del paese, l’abitazione rifletteva la personalità del proprietario: c’erano diversi trofei, foto di premiazioni, copertine di giornali sportivi, articoli ritagliati ed inquadrati oltre ad un arredamento moderno decisamente molto maschile. Sara notò subito che Walter in casa non usava le stampelle.
– Prego, accomodati. Penso che l’ultima volta che sei stata qui avrai avuto più o meno dodici anni. Ora che ci abito da solo, la casa è un po’ cambiata, l’ho personalizzata.
Mentre le parlava, le fece l’occhiolino. Possibile che fosse sempre in vena di scherzare o…stava flirtando?
– Per forza, tu non mi hai più invitato. Eri troppo impegnato a diventare un grande campione di sci.
Nel momento in cui Sara stava ancora parlando si rese conto che si stavano di nuovo punzecchiando come quando erano ragazzi, ma non poteva proprio farne a meno.
– Questo caffè me lo prepari o devo andare al bar?
– Ora te lo preparo, dici che riusciremo a berlo senza fare scintille? In fin dei conti l’altra mattina non è andata tanto male.
– Giusto, hai ragione. A volte sembriamo ancora dei ragazzini.
Passati questi primi minuti i due iniziarono a chiacchierare e a raccontarsi gli anni che li avevano separati. Le prime vittorie di Walter, il successo, il matrimonio di Sara, i figli. Lei decise di soddisfare la sua curiosità :
– Allora come stai, grande campione? Vedo che non usi le stampelle in casa.
Il volto sorridente di Walter si fece serio:
– La verità? Fisicamente mi sono praticamente ripreso, però non tornerò più come prima. Non potrò più gareggiare, ero già vicino alla fine della mia carriera ma questo ha accelerato i tempi.
E senza che lei gli chiedesse nulla, le raccontò della forte depressione che lo aveva colpito dopo l’ultima caduta, mentre parlava si rendeva che non si era mai confidato con nessuno in questo modo. Poi Walter, per cambiare argomento, le chiese:
– Ma come mai la figlia di due albergatori, che da bambina sognava di dirigere uno degli alberghi di famiglia, è finita a fare la maestra?
Sara sorrise dolcemente. – Semplice: per amore.
E così dicendo gli spiegò che lei avrebbe sempre voluto dirigere l’albergo in montagna, ma poi aveva conosciuto Simone che aveva un’azienda di famiglia da mandare avanti e quindi Sara aveva deciso di seguire lui e tralasciare il suo sogno. Certo avrebbe potuto scegliere di amministrare l’albergo al mare, che era nella stessa città della ditta di suo marito, ma essendo una struttura molto grande richiedeva molto impegno e Simone era contrario; d’altra parte Sara non voleva fare la casalinga e quindi decise di sfruttare il suo diploma di scuola superiore e fare l’insegnate alla scuola primaria.
Visto che Sara aveva parlato del marito, Walter si azzardò ad affrontare l’argomento:
– Mia mamma mi ha detto quello che ti è successo, non ti ho detto nulla fin ora perché non sapevo come comportarmi, vorrei dirti che mi dispiace ma mi sembra riduttivo.
– Ti ringrazio. Una parola detta sinceramente vale più di un mare di frasi di circostanza. E credimi, ne ho ricevute molte. Comunque posso dire che ora sto meglio.
Entrambi erano imbarazzati, ma Walter cercò di proseguire la conversazione:
– E i tuoi figli come stanno?
Sara ora si rese conto che l’amico era in difficoltà:
– Bene anche loro sono molto forti, sai, molto più di quanto potessi immaginare io stessa.
Evidentemente parlare della sofferenza metteva tutti e due a disagio. Ma il silenzio fu rotto dallo squillare del telefono di Sara:
– Mamma noi abbiamo finito! Ti aspettiamo, fai in fretta!
Sara rimase sorpresa, non si era accorta che fosse passato tutto quel tempo, comunque si limitò a dire che sarebbe arrivata in pochi minuti. Finito di parlare al telefono, ringraziò Walter per il piacevole pomeriggio e si congedò.
– D’accordo allora ci vediamo domani mattina da Carla! Spero che sia una bella sorpresa.
Così dicendo accompagnò Sara alla porta e si congedarono con due sorrisi un po’ imbarazzati. Non appena rimase solo, diede una sonora testata contro la porta. – Walter sei un maledetto stupido! “Ci vediamo domani da Carla?”, sembro un ragazzino imbranato!
Ma quello Sara non lo sentì, e si incamminò pensando che aveva trascorso un bel pomeriggio, aveva chiacchierato piacevolmente e si sorprese a pensare che Walter era certamente un bell’uomo. Si affrettò a tornare incuriosita da ciò che la stava aspettando, non riusciva proprio ad immaginare che cosa potessero aver architettato quei furboni dei suoi figli. Con suo padre per giunta!
Trovò i due ad aspettarla in fondo alla scala che conduceva a casa e Marco le saltò al collo:
– Ora mamma ti bendiamo!
Non ebbe neanche il tempo di risponde e già aveva una benda sugli occhi. Le voci di Matteo e Marco la accompagnarono, certamente non su per le scale. Ancora una volta Sara, velocemente, cercò di pensare alla sorpresa, ma non le venne in mente nulla. I suoi pensieri furono nuovamente interrotti da Matteo che le dava indicazioni:
– Adesso puoi toglierti la benda!
Sara si scoprì gli occhi e rimase senza parole: i suoi figli, con l’aiuto del nonno, avevano sistemato l’orto dietro casa e avevano piantato le verdure di stagione. Questo lavoro era sempre stato ad appannaggio di Simone, era il suo passatempo, il suo antistress così diceva.
– Mamma ti piace? Lo abbiamo fatto noi! Sei contenta? Ora ce ne occuperemo noi, con l’aiuto del nonno!
Era senza parole, i suoi figli sapevano sempre come sorprenderla e commuoverla. Le scese una lacrima di gioia che cercò di nascondere, e abbracciò quelle meraviglie che erano Marco e Matteo e suo papà.

 

 

Grazie a tutti coloro che hanno letto e leggono questa storia spero che lascerete anche dei commenti sono sempre ben accetti

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Capitolo 4
*** Chiarimenti e proposte ***


Grazie a tutti i coloro che continuano a leggere  questa storia

e naturalmente un super grazie alla mia beta!

Un abbraccio

 

 

Dopo il weekend “terapeutico” Sara aveva trovato il tempo per andare da una parrucchiera ed era tornata con i capelli scalati che comunque le arrivavano alle spalle. Sia i suoi bambini che i suoi genitori le aveva fatto i complimenti, la mattina seguente anche Walter notò subito il cambiamento dicendole candidamente che gli piaceva il suo nuovo taglio. La cosa più sorprendente per lei fu rendersi conto che si sentiva lusingata avendo la conferma che lui la osservava.
Sara ripensava alle sensazioni che provava ogni mattina quando incontrava Walter, ormai era un appuntamento quotidiano e silenzioso: lui la aspettava poco prima del giornalaio, entravano e acquistavano il quotidiano, poi prendevano il caffè insieme, infine facevano un breve tragitto insieme e si salutavano augurandosi buona giornata. Chiacchieravano semplicemente, scherzavano oppure rimanevano in silenzio, ma non erano mai in imbarazzo.
Sara si riscosse dai suoi pensieri per tornare al suo ruolo di mamma e impattare la frittata che aveva preparato, eppure qualcosa non quadrava. Si rese conto che i suoi uomini erano stranamente silenziosi. Mentre si accomodava a tavola con loro, Marco disse:
- Mamma ti vorremmo chiedere una cosa, ma non sappiamo se ci darai il permesso…
I suoi dubbi divennero certezze: i due marmocchi avevano una richiesta e stavano aspettando il momento giusto per fargliela.
- Bhè voi chiedete e poi vediamo.
A questo punto il maggiore prese in mano la situazione:
- Sai mamma il parroco, aiutato dalle maestre del paese, sta preparando una recita in dialetto e ci hanno chiesto se vogliamo partecipare.
Sara si illuminò. - Mi sembra un’ottima idea, certo non conoscete il dialetto ma se sono disposti ad insegnarvelo, perché no?
Ma Matteo pareva titubante. - Sai mamma il problema non è il dialetto, quello lo possiamo imparare, la cosa che ci preoccupa è che la recita sarebbe a settembre e non so se noi saremo ancora qui.
- Settembre è un mese lungo si sa già il giorno preciso?
- Sì, sabato tre.
Sara comprese la preoccupazione dei suoi figli, era il primo anno che rientravano a Evançon dalla morte del padre e non si erano mai fermati oltre la fine di agosto, ma questa volta Sara pensò di poter fare un’eccezione.
- In fin dei conti è il primo sabato del mese, se a voi fa piacere ci possiamo fermare. Forse io dovrò scendere a casa il primo settembre, per la prima riunione a scuola, ma tornerò certamente in tempo.
Sara stava ancora riflettendo quando Marco aggiunse:
- Sai mamma a volte penso che sarebbe bello stare sempre qui! Anche a Matteo piacerebbe solo che lui non vuole dirtelo.
Il fratello maggiore era evidentemente imbarazzato e fulminò il minore con gli occhi, smentendo tutto. - Mamma non fare caso a cosa dice il nanetto, non preoccuparti…non volevamo.

Non era la prima volta che i bambini chiedevano di trasferirsi in modo definitivo ad Evançon, la richiesta veniva riproposta ogni volta che salivano, che fosse per le vacanze estive o quelle natalizie non aveva importanza Marco e Matteo tentavano sempre. Simone però non poteva certo trasferire la sua ditta ad Evançon o fare il pendolare, vista la distanza, per cui ogni volta i genitori spiegavano ai bambini che non era possibile un trasferimento definitivo. Al morte di Simone, Sara aveva avuto l’impulso di rifugiarsi ad Evançon vicino ai suoi genitori, ma si era trattenuta pensando che un ulteriore cambiamento nella vita dei bambini sarebbe stato troppo; ora dopo un paio di settimane di vacanza erano partiti di nuovo alla carica questo significava che in loro il desiderio erano ancora vivo e ben radicato. L’atmosfera a tavola si era fatta pesante e Sara cercò di alleggerirla.

Sorrise. - Non dovete giustificarvi, se questo è ciò che pensate avete fatto bene a dirlo. Io sono cresciuta qui e amo questo posto, quando ho conosciuto vostro padre mi sono trasferita per stare con lui. Ora però le cose sono cambiate, ma dovete sempre dirmi quello che pensate e desiderate senza paura, poi insieme cercheremo di capire qual è la cosa migliore da fare, proprio come abbiamo sempre fatto. Un trasferimento sarebbe un grande cambiamento, vorrebbe dire riorganizzare le nostre vite, cambiare scuola, insegnanti, amici e io dovrei cercarmi un lavoro. Sarebbe un passo importante. Facciamo così, pensate veramente a cosa vorrebbe dire star sempre qui e intanto vediamo se riuscite ad imparare il dialetto, va bene?
I bambini erano al settimo cielo, chiesero subito di poter avvertire i loro amici almeno al telefono. Terminata la cena Marco e Matteo si spostarono in salotto e mentre Sara caricava la lavastoviglie, le voci dei bambini si sentirono di nuovo.
- Mamma vieni a giocare a scacchi con me?
Matteo era un appassionato di scacchi, aveva imparato dal padre, i due trascorrevano molte serate a giocare a scacchi dopo cena. Alla morte del padre, Sara si era impegnata per cercare di sostituire il marito anche in quel compito, ma non era certo brava come Simone e Matteo perciò non giocava molto. Sara comunque decise che si sarebbe sacrificata per amore del figlio e stava già per rispondere affermativamente quando Marco li interruppe:
- Io! Io! Voglio imparare io a giocare a scacchi! Dai fammi provare!!!
Il suo entusiasmo venne subito smorzato dal fratello, che lo spinse via. - Nanetto, tu sei troppo piccolo!
Sara si mise in mezzo, evitando lo scoppio di una terza guerra mondiale. - Veramente tu hai imparato alla sua età, perciò potresti iniziare a insegnargli, non è meglio? Più tardi comunque farò anch’io una partita con te, okay?
Il compromesso era fatto e Sara, finito con le incombenze domestiche, si sistemò sul divano a fare le parole crociate, mentre Matteo iniziava a spiegare le regole degli scacchi a suo fratello. Di certo un genitore ha maggiore pazienza nell’insegnare ai propri figli, soprattutto perché gli occhi dell’amore fanno sì che gli errori di chi sta imparando non siano visti come tali, ma piuttosto come tentativi, e quindi il rimprovero scompare per lasciare spazio all’incoraggiamento. Tra due fratelli non è certo così e Matteo non era esattamente entusiasta del suo compito.
Sara cercò comunque di lasciarli fare, dovevano trovare il loro equilibrio. Dopo un periodo di tempo imprecisato Matteo la risvegliò dal suo cruciverba e disse:
- Mamma! Uffa, Marco lo ha rifatto!
Sara alzò gli occhi dal giornale: il piccolo si era addormentato con la testa appoggiata ad una mano sul tavolo della scacchiera, gli succedeva spesso: quando era stanco si spegneva senza preavviso, e un paio di volte aveva rischiato di finire con la testa nel piatto, era veramente comico. Ridacchiò, portando il figlio nel letto, dopodiché si dedicò a due partite di scacchi che perse miseramente. Quando anche Matteo si convinse ad andare a letto, Sara ripensò a quello che le avevano proposto i bambini. Tornare a vivere a Evançon significava avvicinarsi ai suoi genitori, l’avrebbero potuta aiutare con i ragazzi e forse lei si sarebbe sentita meno sola. Era una proposta allettante e poi veniva direttamente da loro…le serviva un consiglio, così decise di scrivere una mail a Clara per raccontarle quello che i ragazzi le avevano detto quella sera, scrivendole dei suoi dubbi e dei non trascurabili lati positivi.

*


Walter aveva cenato dai suoi genitori e ora stava tornando verso casa, l’indomani mattina doveva andare a Torino per incontrare il suo agente e per una visita di controllo con i medici del CONI, anche se sapeva già che cosa gli avrebbero detto: “non idoneo”. Ma a differenza di qualche mese fa si sentiva più sereno, pensava a Sara. Lei era riuscita a sopravvivere alla morte di suo marito, stava crescendo due figli da sola e lui si piangeva addosso per cosa? La sua carriera era comunque al capolinea, se non avesse avuto quello stupido incidente avrebbe avuto una stagione, al massimo due e di certo non gli avrebbero portato delle vittorie importanti, doveva accettare il cambiamento e continuare con la sua vita.

Si accorse di essere sotto le finestre della casa di Sara, ultimamente il suo pensiero scivolava facilmente verso di lei. Chissà cosa stava facendo, aveva già messo a dormire i bambini? E chissà com’erano i suoi figli, lui aveva solo visto un paio di foto del battesimo che sua madre aveva a casa. Rimase sorpreso perché già da ragazzo Sara era nei suoi pensieri ed ora a distanza di anni era bastato un incontro per risvegliare il suo interesse, ed era anche più forte di prima.
Procedendo verso la sua villa si sentì triste perché la mattina seguente non avrebbe potuto vederla, aveva ricevuto la telefonata dal CONI solo nel pomeriggio per cui non aveva potuto avvertirla della sua assenza, non poteva certo piombare a casa sua alle nove di sera passate non sapendo nemmeno cosa dirle. Avrebbe fatto la figura dello stupido di sicuro, perciò si voltò e tornò a casa sua, deluso della sua decisione.

*


Quando quella mattina Sara entrò dal giornalaio rimase stupita notando l’assenza di Walter, quello però che lasciò ancora più stupita fu la sua reazione: era dispiaciuta. Facendo queste considerazioni era arrivata fino a casa; decise di passare il resto della mattinata a fare le pulizie, mentre Marco controvoglia si dedicava ai compiti delle vacanze. Subito dopo il pranzo mentre accompagnava i suoi figli al campetto di calcio, ricevette la telefonata di Clara.

Sorrise d’istinto.
- Ciao tesoro che cosa state facendo? Non starai torturando i miei nipoti con i compiti delle vacanze, vero?
- No cara, i compiti li ha fatti questa mattina perciò oggi pomeriggio completo relax, almeno per loro, li sto portando al campetto. Tu piuttosto come stai?
- Io sto bene grazie, l’aria condizionata mi aiuta a sopravvivere al caldo cittadino. Comunque ti volevo solo dire che ho letto la tua mail e penso che un cambiamento nella vostra vita potrebbe anche essere molto positivo. Non stai tornando dai tuoi genitori con la coda tra le gambe, ti stai spostando solo più vicino a chi ti può aiutare e in un posto che tu ami molto.
- Già, non è una decisione facile da prendere, ci penserò ancora un po’, sarebbe un grande cambiamento…
-Non preoccuparti, qualsiasi cosa tu scelga, io ti appoggerò, lo sai.
Mentre parlavano Sara era arrivata al campetto e Marco e Matteo si erano già messi a giocare. Le due amiche si salutarono promettendosi reciprocamente che si sarebbero risentite a breve e Sara si sentiva più sollevata.
Lei e Walter si rividero un paio di giorni dopo e lui la accolse con un sorriso abbagliante, scherzando:
- Ti sono mancato?
Sara ridacchiò. - Sempre modesto, potrei farti la stessa domanda!
Stavano flirtando? No, non era possibile. Si misero a ridere contemporaneamente e poi entrarono dal giornalaio, nessuno aveva risposto alla domanda, ma Walter le posò la mano sulla schiena mentre la faceva entrare dal giornalaio e Sara non si scostò.

La mattinata per Sara fu piuttosto impegnativa, la sua sala da pranzo era stata invasa da ben sei amici di Matteo che dovevano fare i compiti delle vacanze, era stato davvero pesante. Per fortuna nel pomeriggio la mamma di Stefano aveva messo a disposizione il suo giardino e la piscina gonfiabile e le aveva garantito: - Cara vai tranquilla, tu questa mattina ci hai fatto un grosso favore, ti riporterò i bambini verso le sei. A dopo!

Era stata irremovibile e Sara in fin dei conti aveva proprio bisogno di passare qualche ora in tranquillità, così decise di andare a leggere un libro sulla riva del laghetto vicino al bosco. Era un posto tranquillo, frequentato per lo più da pescatori. Nei fine settimana più caldi qualcuno si avventurava in acqua, inoltre c’erano anche alcuni tavoli in pietra su cui erano incise delle scacchiere e nei pomeriggi non troppo afosi gli anziani del paese andavano a giocare lì. Mentre Sara si avvicinava scorse una figura maschile, un uomo atletico con una bella schiena intento a fare esercizio fisico…di certo non era un giocatore di scacchi; quando fu più vicina si accorse che l’uomo era Walter che si stava sdraiando a terra a fare degli addominali. Sara si avvicinò in silenzio, sorprendendolo:
- Complimenti vedo che stai sempre meglio! Se sapevo ti avrei portato la merenda come ricompensa per le tue fatiche.
Walter non si era accorto dell’arrivo della donna e vedendola le sorrise come aveva fatto al mattino, cosa a cui Sara fece molto piacere.
- Ciao! Sei venuta ad allenarti?
Lei gli mostrò il libro e si sedette su una panchina lì vicino.
- Assolutamente no, sono qui per riposarmi, questa mattina ho fatto fare i compiti a sette bambini scalmanati, faccio già abbastanza ginnastica come mamma e casalinga. Adesso sono in pausa.
Per alcuni minuti rimasero in silenzio e Sara si mise a leggere, mentre Walter proseguì a fare gli esercizi; in realtà gli addominali andavano piuttosto a rilento perché Walter iniziò ad osservarla: Sara era giovane, aveva avuto due figli ma era ancora molto bella, ultimamente l’aveva vista spesso e alcune mattine le era sembrato che i suoi occhi fossero velati di tristezza. Inspiegabilmente si scoprì a pensare che avrebbe voluto fare qualcosa per farla stare meglio; era decisamente interessato a lei ma non era altrettanto sicuro che lei fosse interessata a lui e soprattutto voleva evitare che lei gli dicesse di no per la terza volta, sarebbe stato troppo imbarazzante. Anche la lettura di Sara non portava a grandissimi frutti, cercava di osservare Walter spiando da dietro il libro.
Lui, finiti i suoi esercizi si andò a sedere accanto a lei che, almeno apparentemente, non aveva mai smesso di leggere.
- Allora, cosa leggi?
- Orgoglio e pregiudizio.
- Hm, direi che sei un po’ lenta, se no sbaglio era il classico libro che la Professoressa Minetti consigliava finita la terza media.
Sara si mise a ridere e Walter pensò che quando rideva era ancora più bella.
- Sei incredibile lo sai? Lo sto rileggendo, è uno dei miei libri preferiti! Tu piuttosto lo hai mai letto?
- Assolutamente no, non ci sono i compiti per le vacanze alla fine della terza media! Ah, solo una secchiona come te poteva aver seguito i consigli dei professori.
Questo fu l’input per l’inizio di una piacevole chiacchierata ripercorrendo i ricordi più divertenti delle loro estati insieme, Walter voleva sapere anche del suo presente, ma soprattutto voleva cercare di capire se c’era posto per lui nel suo futuro. Non sapeva da dove cominciare così decise di partire dal passato.
- Comunque io con te dovrei essere ancora molto arrabbiato, mi hai rifiutato non una ma ben due volte!
Sara rimase stupita da questa affermazione, sapeva che Walter era molto orgoglioso e sapeva di averlo indispettito quando gli aveva detto che lo voleva solo come amico (anche se a lei piaceva eccome) ma non credeva che questo potesse essere argomento di conversazione a distanza di tanti anni.
- Scusa, ma forse hai fatto troppe conquiste e ti confondi: tu ti sei dichiarato quando non avevo neppure dieci anni e io ti ho detto che eravamo troppo piccoli e che volevo essere tua amica. Dopo di che mi hai praticamente escluso dalla tua vita, quando io e la mia famiglia siamo venuti a vivere qui, nonostante andassimo a scuola insieme, non mi consideravi; sei diventato il migliore amico di mio fratello, ma quasi non mi salutavi e quando mi rivolgevi la parola era per prendermi in giro. Poi,- continuò a elencare, imperterrita -tu hai cambiato scuola e quando tornavi per le vacanze non avevi tempo per me. Non mi pare che siamo mai tornati su questo argomento, o sbaglio?
Walter dopo la sua filippica si sentiva quasi offeso, non solo lo aveva rifiutato ma ora se lo era pure dimenticato, si rese conto che il suo riferimento all’ultimo loro incontro da ragazzini non era stato colto nel modo che intendeva lui.
- Allora permettimi di rinfrescarti la memoria: finita la terza media mi è arrivata la proposta della scuola per sportivi professionisti e io sono venuto a dirti che avrei accettato e che a settembre sarei partito per sempre e tu cosa mi hai risposto? “Sono contenta per te e in bocca al lupo”!
Sara rimase a bocca aperta, era sconcertata.
– Beh, che altro avrei dovuto dirti? Innanzi tutto dire “per sempre” mi sembra un po’ eccessivo, mica partivi per il fronte! Dopo la dichiarazione di qualche anno prima praticamente non mi avevi rivolto parola. E poi ti ricordo che mi hai detto queste cose subito prima di lavarmi con il tuo fucile ad acqua!
Walter ascoltava senza fiatare e Sara si sentì autorizzata a proseguire:
- Non vorrai farmi credere che quella era una sorta di seconda dichiarazione? Perché se è così mi domando come hai fatto ad avere tutte queste fidanzate, dai tempi della scuola fino ad oggi. Giusto per rinfrescarti la memoria sei venuto a parlare con me, ma all’epoca non eri fidanzatissimo con Marina?
Walter, in tutti questi anni, aveva visto questo episodio sotto un’altra luce, nella sua mente di adolescente si era immaginato che dicendole della nuova scuola, lei gli avrebbe chiesto, piangendo, di non partire, ma non era andata proprio così. Walter non aveva mai avuto problemi con le ragazze, ma con Sara non era mai riuscito a fare colpo, o almeno così pensava. Dopo il suo primo ‘no’, che lo aveva molto deluso, Walter, profondamente offeso, aveva iniziato a corteggiare qualsiasi ragazzina del paese nella speranza di farla ingelosire, ma senza risultati. Tutto ciò che funzionava con le altre non sembra neppure sfiorarla e questo mandava in crisi Walter e la sua sicurezza.
Ancora adesso quella loro distanza dei tempi passati gli bruciava, soprattutto perché Sara gli stava spiegando un punto di vista completamente diverso da ciò che si aspettava lui. Si portò una mano tra i capelli, scuotendo il capo, incredulo. – Questa è bella! Quindi dopo una vita scopro pure di aver torto? Ma insomma che cosa ti avrei dovuto dire, che cosa ti dovrei dire per convincerti ad uscire con me?
Non appena Walter ebbe parlato, si rese conto di quello che aveva detto e avrebbe tanto voluto mordersi la lingua e rimangiarsi ogni singola parola.
Sara era spiazzata. Certo, da qualche giorno lei e Walter si vedevano tutte le mattine, prendevano il caffè insieme, era molto carino e gentile nei suoi confronti ma non pensava che lui fosse interessato a lei!
Lo fissò, un po’ inebetita.- Sei un po’ in ritardo non ti pare? E poi non prendermi in giro, non hai bisogno di consigli da me, inoltre ricordati che adesso sono una mamma, non ho tempo per uscire con nessuno.
Walter era palesemente deluso, secondo la sua personale statistica, si era appena beccato il terzo no di Sara; non era abituato ai rifiuti, certo in questo caso non gli aveva detto di no per lui, gli aveva detto che era troppo impegnata e poi in fin dei conti lui non gli aveva chiesto di uscire, o sì?
Sospirò, ma insistette. - Ok, ok, sei troppo impegnata, ma se non fossi così occupata cosa dovrei dirti per convincerti a uscire con me?
Sara si mise a ridere, lasciandolo confuso. – Beh, non lavarmi più con il tuo fucile ad acqua! Comunque mi sembra ridicolo che sia io a darti consigli in questa materia, macho man. Comunque per le ragazze semplici come me basterebbe un “vuoi venire a cena con me?”. Non serve nulla di più, la sincerità e la spontaneità funzionano sempre.
D’improvviso si sentirono in lontananza le campane della chiesa, così Sara controllò l’ora e si rese conto che doveva andare a casa perché di lì a poco sarebbero arrivati i ragazzi.
Un po’ delusa e confusa dalla loro conversazione, dovette scusarsi. – Mi spiace, ma la realtà mi chiama e devo andare a casa a preparare la cena.
Si era già alzata dalla panchina, ma si chinò per dare un bacio sulla guancia a Walter e gli disse: - Grazie per la chiacchierata, mi hai fatto sentire ancora una ragazzina. Buona serata.
Detto questo si incamminò, sulla strada di casa si sorprese a pensare che ci sarebbe andata proprio volentieri a cena con lui, era lusingata da questo “invito” implicito ma non pensava di poter accettare perché questo avrebbe ferito i sentimenti dei suoi figli. Poi pensò che Walter era giovane e bello, non aveva mai mostrato interesse per la famiglia quindi si sarebbe stancato presto di lei e dei suoi bambini.
La serata trascorse tranquilla e quando i bambini furono a letto, Sara ripensò ancora una volta alla conversazione avuta quel pomeriggio e decise di chiamare Clara. L’amica fidata ascoltò il racconto di Sara e le chiese:
- Vuoi il parere da amica o da psicologa?
- Che domande! Dalla mia amica psicologa, ovviamente. Non puoi metterli insieme?
- Bene, allora. Innanzitutto sono contenta, perché tutto questo significa che stai uscendo dal tuo guscio, dopo la morte di Simone avevi deciso di essere solo una mamma e non più una donna. Il fatto che tu veda Walter e che pensi che ti piacerebbe uscire con lui è un ottimo segno, io sarei contenta se tu facessi questa scelta e lo sarebbero anche Marco e Matteo, tu per loro ora sei molto presente, anche troppo. Lasciando invece libero sfogo all’amica, ti dico che lo sapevo che Walter era cotto di te! Lo è sempre stato e adesso vi rincontrate dopo anni e lui cosa fa? Ti chiede subito di uscire! È la chiara dimostrazione che ho sempre avuto ragione!
Sara ascoltò l’amica e le fece presente le sue perplessità.
- Certo che mi farebbe bene fare qualcosa solo per me, ma ho paura, Clara! Siamo sicure che Walter sappia quello che vuole? Io non sono una di quelle modelle che incontri una sera in un locale stai con lei un paio d’ore e poi ti dimentichi di averla vista! Io non voglio tutto questo, Walter non mi sembra orientato per la famiglia, siamo sicuri che vuole me? Una mamma con due figli? È impossibile.
Clara capiva le motivazioni dell’amica e cercò di tranquillizzarla dicendole che se decideva di uscire con qualcuno doveva accettare un minimo di rischio e poi le disse di parlare chiaramente con Walter e valutare la sua reazione. Ancora una volta, Sara ringraziò l’amica e poi andò a dormire.

*


Quella sera però Sara non era l’unica a pensare, anzi Walter continuava a riflettere sul loro incontro. Non aveva previsto di esporsi così con lei, ma si erano messi a parlare e le parole gli erano uscite dalla bocca, non riusciva a capire se si trattava di un no definitivo oppure se c’era anche un minimo spiraglio. Capire le donne era davvero troppo complicato, Sara poi per lui era sempre stata un mistero, avrebbe voluto confidarsi con qualcuno, chiedere un consiglio, ma i numerosi “amici” che lo circondavano quando vinceva uno slalom dietro l’altro si erano praticamente volatilizzati.

In tutti questi anni però era rimasto amico di una persona normalissima e si chiese se era il caso di chiamarlo visto il palese conflitto di interessi, ma alla fine si decise. Quando Stefano, il fratello di Sara, vide che lo stava chiamando Walter, rispose subito allegramente:
- Ciao fratello! E’ qualche giorno che non ti fai sentire, spero che non chiami per cercare una camera all’ultimo momento perché siamo al completo!
Walter sorrise. - No, no tranquillo sono ancora in convalescenza, quest’estate rinuncio volentieri alla baldoria della riviera! Ti disturbo o hai finito di lavorare?
- Tranquillo mi sono cambiato adesso sono a tua disposizione. Che mi racconti? Come sta la tua gamba?
- Sto sempre meglio grazie, sto facendo fisioterapia e esercizi tutti i giorni. Comunque non è per questo che ti chiamo avevo bisogno di parlare con qualcuno…è un problema di donne.
All’altro capo de filo si sentì una grassa risata, era molto raro che Walter avesse bisogno di consigli e questo incuriosiva l’amico:
- D’accordo sono tutto orecchi, che succede? Hai trovato qualcuno che ti da del filo da torcere?
- A dire la verità ho ritrovato qualcuno, l’unica che mi ha sempre fatto disperare.
E così dicendo iniziò a raccontargli di Sara e dei loro incontri, in particolare di quello avvenuto poche ore prima. Non era facile parlare con il fratello dell’interessata, ma Walter cercò di non pensare a questo particolare e si comportò come se si trattasse di una ragazza qualsiasi. Terminato il racconto vi fu un momento di silenzio e poi Stefano gli disse:
- Caro amico, le donne sono un enigma e lei non fa eccezione! Prima di tutto permettimi di dirti: ma cosa ti fa mia sorella? Quando eravamo ragazzi e io ti dicevo che ti piaceva tu me le suonavi, ma direi che avevo ragione, eccome se avevo ragione! Comunque che cosa vuoi sapere da me?
- Ho bisogno di capire, non so se posso insistere, non so se mi prende sul serio, non voglio farla arrabbiare e non voglio ferirla. Non so cosa fare.
- Per quello che la conosco, il suo non era un vero e proprio no, tieni conto che da quando è morto Simone lei si è concentrata solo suoi miei nipoti, non ha più visto nessuno. Sembrava che si fosse dimenticata di essere una femmina! Però devi stare attento perché non solo è una donna, è anche mamma e questo secondo me è peggio. Certo tu puoi invitarla a cena, ma lei non è più sola, sei sicuro di volere una donna con due figli? Tu che sei allergico al matrimonio?
Walter sospirò, in difficoltà. - Non ho una risposta al momento, non prendermi per matto ma vorrei conoscere anche i tuoi nipoti, vorrei vedere tua sorella sorridere e ridere come ha fatto oggi. E poi dopo l’incidente sono cambiate molte cose, non farò più agonismo, devo rifarmi una vita, anche io mi devo ricostruire.
- Beh, allora ti posso solo dire di andare con calma e per una volta mettiti realmente in gioco, sii sincero e poi andrà come deve andare. Ma caro mio, fai soffrire lei o i miei nipoti e ti strozzo con le mie mani!
Detto questo i due si misero a ridere, poi Stefano riprese:
- Comunque ci deve essere qualcosa nell’aria perché questo è il periodo dei grandi ritorni.
Adesso era Stefano ad avere qualcosa da raccontare e Walter si incuriosì.
- Che succede amico?
Stefano sbuffò di esasperazione. –Clara.- disse solo e Walter capì. Poi, dopo una lunga pausa di silenzio, riprese: -Mi sono trovato una sua mail un paio di giorni fa. Per la prima volta mi ha chiesto scusa e spiegato il suo punto di vista, non mi ha chiesto nulla, devo ancora decidere se risponderle oppure no. Sono completamente stordito dalle sue scuse.
Ora che le parti si erano invertite Walter non sapeva che consiglio dargli. Ricordava quanto aveva sofferto Stefano, ed era convinto che l’amico fosse ancora innamorato di Clara.
– Queste donne ci faranno impazzire! Prima rifiuta la tua proposta di matrimonio, poi sparisce e adesso ti scrive? Comunque, devi fare solo ciò che ti senti, scrivile se ti va oppure, se ti senti più a tuo agio, chiamala. Ma la domanda più importante è: hai voglia di sentirla? L’hai perdonata?
Stefano si passò una mano tra i capelli, sorridendo appena. – Eh, non so rispondere a nessuna domanda al momento. Dovrò rifletterci ancora un po’. Tu però mi devi spiegare perché, con tutte le donne che ci sono nel mondo, noi ci dobbiamo complicare la vita con queste due che, secondo me, sono tra le più terribili!

 

Grazie a tutti, questo era un capitolo un pò lungo ma mi spiaceva spezzarlo spero di non avervi annoiato!

Un abbraccio al prossimo capitolo

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Capitolo 5
*** Lavori in corso ***


Grazie a tutti quelli che stanno leggendo questa storia,

a chi si è addirittura registrato per poter lasciare la sua opinione,

e chi si occupa dei dettagli che rimango incastrati nella mia tastiera

 

 

 

Qualche giorno dopo Stefano chiamò la sorella, che parve entusiasta di sentirlo.
- Ehi, Sara, lo so che sei in vacanza però ho bisogno dei tuoi consigli. Devo assumere altre cameriere e non so davvero chi scegliere, così ti ho mandato una mail con i curriculum.
Sara ascoltò le richieste del fratello, poi controllò la mail e lo richiamò:
- Ho letto tutto con attenzione e direi che la prima e la terza sono le migliori, però proponi loro solo un contratto a tempo determinato con 25 giorni di prova e vedi come si comportano.
Stefano ringraziò la sorella, commentando:
- Sai devo dire la verità, sei davvero brava in questo lavoro. A volte mi chiedo perché ti ostini a fare la maestra, per me sei sprecata. Non pensi mai di cambiare attività?
Stefano la sentì sospirare alla cornetta.
- Dirigere un albergo di famiglia è sempre stato un mio sogno, ultimamente ti confesso di averci anche fatto un pensierino, ma oggi tutti gli alberghi dei nostri genitori sono già in gestione. E’ meglio guardare avanti, è andata così.
Ma lui decise di approfondire il discorso, ci teneva davvero.
- La gestione dell’albergo lì in paese scade alla fine della stagione estiva, potresti farci un pensierino, se davvero ti interessa. Tra l’altro sono certo che papà non sia molto contento al momento. So quanto ti piace quell’albergo. Certo, per te sarebbe un grande cambiamento, ma mi farebbe piacere averti come socia, pensaci.
- Devo ammettere di averci già riflettuto, anche perché sono stati i bambini a chiedermelo. - Sara allora raccontò al fratello quello che gli avevano detto i suoi figli qualche giorno prima e promise che sarebbe passata a dare un’occhiata all’albergo. Inoltre chiese a Stefano di non far parola con nessuno della loro conversazione, era ancora tutto da definire.
Più tardi nel pomeriggio, ebbe una mezz’oretta libera e decise di passare a vedere l’albergo. In realtà passava davanti al caseggiato diverse volte al giorno, dal momento che si trovava in centro paese, però erano almeno due anni che non vi metteva piede. Quando Sara frequentava le superiori passava le sue vacanze nell’albergo, ad aiutare i suoi genitori ed era stato come una seconda casa per lei.
Il rifugio delle fate era un albergo non molto grande con una ventina di camere, aveva il parcheggio per i suoi clienti e anche un piccolo giardino con qualche gioco per i bambini. Gli interni erano in legno e vi erano due camini uno nell’ingresso e l’altro nel salotto. Se lo ricordava così nitidamente che rimase colpita e delusa dal degrado che c’era nell’atmosfera. L’albergo sembrava quasi abbandonato, non era molto pulito, ma soprattutto era spoglio e silenzioso. Il bancone della reception era piuttosto impolverato, nel camino spento erano stati ammassati dei vecchi giornali, non c’era nessuno all’accoglienza e neppure un campanello collegato alla porta per segnalare l’ingresso di un nuovo ospite. Non era un buon segno e assolutamente non un’immagine piacevole.
Dal momento che nessuno le era venuto incontro decise di spostarsi in sala da pranzo e anche questa non era in buone condizioni. Solo pochi tavoli apparecchiati e l’accoglienza calorosa che adorava quand’era bambina era sparita.
Dopo un paio di minuti arrivò un’anziana cameriera che la riconobbe subito.
- Signora Sara che piacere vederla! Come mai qui?
Sara sorrise per cortesia, anche se era piuttosto perplessa e dispiaciuta. Salutò con piacere Maria e cercò subito di capire come stavano le cose. Aveva già pensato a dei possibili perché e i suoi sospetti vennero presto confermati: il personale era piuttosto scontento, ma la cosa più grave era che avevano perso parecchi dei clienti abituali. Maria le spiegò che i gestori avevano lasciato a casa molto personale e chi era rimasto cercava di fare del suo meglio. Al momento c’erano solo cinque famiglie ospiti, e i gestori erano andati via per alcuni giorni.
Sara ne rimase ancora più colpita e ringraziò l’anziana cameriera, già con l’idea di parlare con suo padre.

Alessandro aveva iniziato la sua carriera di albergatore con L’hotel Mira Mare, lì aveva incontrato suo moglie e avevano iniziato a gestirlo insieme. Con l’arrivo dei figli Angela si era dedicata maggiormente a loro, durante l’estate li accompagnava in montagna ed era in questo modo che avevano scoperto Evançon. Visto che gli affari procedevano bene e che Alessandro era stanco di vivere al mare, decisero di dare in gestione l’albergo e di acquistare Il rifugio delle fate e trasferirsi in montagna, ma da circa tre anni aveva dato in gestione anche questo perché si sentiva piuttosto stanco.

Quando Sara arrivò a casa dei suoi genitori trovò suo padre su una sdraio che sonnecchiava. Lo svegliò delicatamente.
- Ciao papà scusa se ti disturbo, ti posso parlare?
- Si, certo dimmi pure. Va tutto bene? – le domandò.
Sara disse al padre che era passata a dare un’occhiata all’albergo e avevano notato che non era molto curato, e chiese se era a conoscenza della situazione e soprattutto cosa ne pensava. Il padre le spiegò che in parte era consapevole della situazione, non aveva alcun potere nei confronti dei gestori almeno fino al momento della scadenza, ma di certo era dispiaciuto per la situazione. Sara gli chiese come mai non gliene aveva parlato e sospirò stancamente.
- Hai già un sacco di pensieri, sei da sola con i ragazzi, lontano da noi. Non volevo darti anche questa preoccupazione, ecco. – le accarezzò teneramente i capelli come se fosse ancora la sua piccola Sara.
Lei sorrise. - Sai papà, i ragazzi mi hanno detto che forse gli piacerebbe venire a vivere qui, e io sto seriamente valutando questa possibilità. Naturalmente se tornassi ad abitare qui non vorrei certo fare la maestra. Però se ricominciassi a lavorare per la famiglia avrei ancora più bisogno del vostro aiuto perché non avrei tutto il tempo che ho adesso da dedicare a Marco e Matteo. Tu che cosa ne pensi?
Alessandro rifletté un attimo. - Sono senza parole. Noi saremmo contentissimi se tu decidessi, anzi se voi decideste di stabilirvi qui. Naturalmente ti potremmo aiutare sia per l’albergo sia per i ragazzi, tua madre adora stare con quelle pesti e anche a loro non sembra dispiacere…
- Certo, perché li vizia e stravizia! – risero insieme, poi Sara tornò sulla questione – Però papà non sono ancora sicura di niente, devo parlare di nuovo con Marco e Matteo per capire se la loro è un’idea campata in aria o se hanno capito che cosa significherebbe trasferirsi qui. Inoltre vorrei che capissero a quali cambiamenti andiamo incontro se decidiamo di trasferirci. Quindi per favore non dire nulla alla mamma per il momento. A proposito – si guardò intorno - dov’è?
- Non ti ricordi? Lei è una delle costumiste della commedia e oggi è in parrocchia a preparare i primi vestiti.
Sara annuì. - Allora io vado, ci vediamo papà.
Baciò il padre sulla guancia e si incamminò verso il campo da calcio dove avrebbe dovuto battagliare per riportare a casa i suoi campioni.
Quando era quasi al campetto incontrò la mamma di Walter, Monica, una donna alta e magra che aveva superato i sessant’anni. Appena i loro sguardi si incrociarono si scambiarono un grande sorriso. Monica era amica di Angela e per lei era quasi una zia. Le due mamme non avevano mai saputo delle varie dispute sentimentali dei figli, sia Walter che Sara le avevano sempre tenute all’oscuro perché non volevano dare troppe spiegazioni. Mentre Sara si avvicinava iniziava a chiedersi se Monica sapeva dei suoi incontri giornalieri con Walter, e questa cosa la metteva a disagio.
Quando furono vicine si abbracciarono calorosamente.
- Sara! Sono proprio contenta di vederti! Ho incontrato Matteo e Marco da tua mamma ma non avevo ancora avuto un momento per venire da te, scusami.
- Figurati Monica, non ti devi preoccupare. Ti vedo in gran forma come sempre!
Sara non sapeva cosa aggiungere, non era sicura di volergli dire che incontrava Walter tutte le mattine, ma d’altra parte pensava che non ci fosse nulla di male nel dirglielo. Per evitare di rimanere in silenzio a lungo si affrettò a dire: - I ragazzi mi hanno detto che dai una mano anche tu per la recita parrocchiale.
- Sì, mi occupo degli sfondi, mi diverto molto a dipingere con i bambini. Dovresti venire anche tu ogni tanto! – le consigliò vivacemente.
- Ci farò un pensierino, ora però devo andare a recuperare i miei uomini!
- Certo cara, ti chiedo solo una cosa se mi permetti.
Sara temette di arrossire, ma si trattenne. - Certo…dimmi pure.
- Da un po’ di tempo è tornato in paese Walter spero che si sia fatto vivo per farti le condoglianze, anche se con un ritardo mostruoso. Dimmi sinceramente se è venuto, perché se non è così se la dovrà vedere con me.
Sara tirò un sospiro di sollievo, evidentemente Monica non aveva idea che i due si vedevano regolarmente e le rispose con una mezza verità: – Tranquilla, Walter si è comportato in maniera impeccabile.

Dopo aver promesso a Marco e Matteo un gelato lungo la strada, Sara era riuscita finalmente a convincerli a tornare a casa, e durante la cena Sara decise di parlare dei suoi progetti.

- Ragazzi in questi giorni ho pensato alla vostra proposta di trasferirci qui. Se decidessimo di fare questa scelta io potrei lavorare nell’albergo del nonno come direttrice, sarebbe un lavoro diverso che mi impegnerebbe in maniera differente. Voi che cosa ne pensate?
Il più piccolo fu il primo parlare con il sugo della pasta a contornargli le labbra e con un gran sorriso.
- Io voglio venire a vivere qui! Fai pure il lavoro che vuoi basta che almeno alla sera possiamo stare insieme, mica ci lasci sempre con i nonni, vero?
E Matteo aggiunse, con più calma e più dubbi: - Quando te l’ho detto avevo paura che tu non volessi. Però con il nuovo lavoro sarai più impegnata di adesso?
Sara li rassicurò subito, contenta che avessero preso la notizia positivamente.
- Se dirigerò l’albergo dovrò essere presente per diverse ore al giorno, ma al mattino potrò sempre accompagnarvi a scuola e magari anche venirvi a riprendere. Forse mangeremo pranzo o cena in albergo, ma non tutti i giorni. Sicuramente cercheremo di tornare a casa a dormire.
A quel punto entrambi annuirono con gioia, però Matteo aggiunse furbamente una condizione:
- Se davvero ci trasferiamo qui posso avere la stanza in mansarda?
Lui aveva già manifestato il desiderio di avere la camera nella mansarda, che al momento era adibita a ripostiglio, Sara però non sapeva se era il caso di mandare il figlio a dormire di sopra. Pensava che in così la casa le sarebbe sembrata ancora più vuota.

*


La mattina successiva, la famiglia venne svegliata da un sonoro temporale e al secondo tuono il lettone era già al completo. Dopo le coccole e le parole rassicuranti della mamma i ragazzi si riaddormentarono, così Sara si alzò a preparare la colazione e visto che il tempo era brutto preparò la cioccolata calda per mettere Marco e Matteo di buon umore. Infatti lo stratagemma ebbe successo perché i bambini, non appena sentirono il profumo della cioccolata, non si fecero pregare per alzarsi e schizzarono subito in cucina con due grandi sorrisoni.

Dopo colazione Sara si preparò per andare a prendere il giornale e i ragazzi insistettero per accompagnarla. Stranamente si senti a disagio, ma decise di accontentarli.
Andando verso il giornalaio si rese conto che molto probabilmente avrebbero incontrato Walter, come succedeva ormai da qualche settimana, che però non conosceva ancora i ragazzi; inoltre pensò che non avrebbe potuto prendere il caffè con lui e la cosa le dispiacque.
Non appena furono dal giornalaio Marco e Matteo si diressero verso i giornali per ragazzi per decidere che cosa acquistare e Sara, abituata alla presenza di Walter, lo cercò con lo sguardo, sperando di incontrarlo.
Lo vide che stava pagando il suo giornale e appena lui la guardò, Sara si sciolse in un sorriso.
- Ciao, sei in ritardo, pensavo che mi avessi abbandonato.
Il suo tono non era aspro, anzi era pacato ed accompagnato da un grande sorriso. Sara arrossì, soprattutto perché pensava che i ragazzi potevano aver sentito e magari frainteso. Fortunatamente li adocchiò immersi nella loro ricerca, perciò si rilassò e gli rispose con gioia.
- Buongiorno a te Walter, è stato il temporale a rallentarmi. Inoltre oggi…i miei uomini mi hanno accompagnato.
E così dicendo indicò i due ragazzi che ormai sembravano aver deciso i loro acquisti e si stavano avvicinando alla madre, la quale non sapeva bene come affrontare la situazione.
Marco, che aveva scelto un quaderno da colorare e le carte dei Gormiti, salutò con entusiasmo Walter.
- Ciao, chi sei?
Sara osservò bene il viso di Walter, cercando di capire come stava prendendo la loro conoscenza. Aveva paura che si spaventasse, che rimanesse bloccato, e si chiese anche come mai si stava facendo tutte quelle paranoie.
Lui invece parve molto a suo agio. - Sono Walter un amico della mamma, e tu chi sei?
In pochi minuti Walter e i ragazzi avevano fatto tutte le presentazioni di rito e Sara rimase stupita dalla naturalezza della situazione. Paradossalmente era lei quella ad essere a disagio, così si rimproverò per tutti i dubbi e pagò i giornali, dicendo semplicemente: - Bene, lasciamo andare Walter, anche noi dobbiamo tornare a casa; Matteo deve fare i compiti delle vacanze.
- Ciao a tutti, piacere di avervi conosciuto. Ciao Sara, a domani, ti aspetto per il nostro caffè.
E così dicendo Walter le fece l’occhiolino ed uscì. Sara, arrossì un poco, poi si rese conto per la prima volta di non aver mai detto ai ragazzi che vedeva ogni mattina un uomo e temette che questo annuncio potesse metterli a disagio. Non era una vera bugia, era piuttosto un’omissione dovuta al timore della reazione dei suoi figli, in particolare di Matteo. In effetti dopo essere usciti dal giornalaio fu proprio lui a parlare.
- Sembra simpatico! Prendi spesso il caffè con lui?
Sara sorrise.
- Sì, è simpatico, ci siamo conosciuti da bambini. Lui è un grande campione di sci, lo abbiamo visto in tv qualche volta, comunque non direi che prendo spesso il caffè con lui è capitato a volte che dopo aver preso il giornale ci siamo fermati a chiacchierare.
Era in imbarazzo, non voleva ferire la sensibilità dei suoi figli, ma ancora una volta furono loro a stupire lei.
- Forte! Sarebbe bello poter giocare con lui. Anche tu fai un ottimo caffè mamma, lo dice sempre il nonno! Invita Walter qualche volta, dai, dai, dai!
L’allegria di Marco la lasciò letteralmente senza parole. Sara rifletté su quello che i suoi figli le avevano detto e su quello che le aveva detto Clara. Walter ora si comportava bene non solo con lei, ma anche con i suoi figli…questo lei non lo aveva proprio previsto.

*


Sara aveva seguito praticamente tutti i consigli di Clara riguardo la cura del suo aspetto fisico, ma truccarsi per andare a comprare un giornale o per accompagnare i propri figli al campo di calcio le sembrava davvero fuori luogo, d’altra parte, pensò, in qualche modo bisognava pur cominciare. Decise quindi, la mattina successiva, di mettersi un po’ di rimmel e il lucidalabbra. Stava per uscire, quando il più grande la guardò seriamente, stupendola:

- Mamma ti sei truccata! Così sei ancora più carina.
- Grazie! Sono contenta che ti piaccia.
Uscì di casa con un sorriso, e mentre andava verso il giornalaio diede mentalmente ragione a Clara: i bambini non solo avevano notato il suo cambiamento ma ne erano anche felici.
Davanti al giornalaio, come sempre, c’era Walter ad aspettarla.
Il sorriso di Sara si duplicò. - Buongiorno, stavi per caso aspettando me?
Lui le sorrise. - Sì, ma non montarti la testa, eh! Se entro da solo Carla mi tempesta di domande, preferisco entrare con qualcuno.
Sara, divertita dai loro piccoli battibecchi entrò, facendosi seguire. Comprarono velocemente il giornale e mentre uscivano Walter le disse, a voce un po’ più bassa, quasi in imbarazzo: - Sara…oggi sei più carina del solito…
Lei gioì internamente. - Grazie, ma ho solo messo un po’ di lucidalabbra, niente di più.
- Beh ti sta bene, dovresti metterlo più spesso.
- Grazie, cercherò di tenerlo presente. Ma parliamo di qualcosa di più interessante: lo sai, da ieri hai due fan in più!
L’uomo rimase piacevolmente colpito dall’affermazione dell’amica e si aprì in un gran sorriso. - Allora questa mattina devo offrire io il caffè!
Così dicendo si diressero verso il bar e si accomodarono a quello che ormai era il loro tavolino.
Sara era sempre più piacevolmente colpita dalle attenzioni di Walter nei suoi confronti, ma cercava anche di non farsi impressionare troppo, conosceva la sua fama di conquistatore.
- Devo dire di non avere molto dimestichezza con i bambini, ma i tuoi sembrano parecchio simpatici.
- Non farti ingannare, sanno essere molto buoni ma altrettanto imprevedibili, non appena abbassi la guardia…– scosse il capo al pensiero di quei due monelli – Comunque ti dicevo che anche tu hai fatto colpo, mi hanno detto che ti dovrei invitare a prendere il caffè a casa nostra.
Mentre Sara parlava Walter stava bevendo il caffè che però gli finì per traverso, così la donna interpretò quello come un segno di disagio e rimpianse di aver detto quella frase.
Walter si rese conto del malinteso dalla perdita di Sara del suo cipiglio allegro e chiarì subito, a modo suo. - Sono stupito, non sapevo di dover corrompere i tuoi figli per poter uscire con te.
A questo punto entrambi erano in imbarazzo, Walter si rese conto che Stefano aveva ragione: Sara era una mamma, improvvisamente pensò che quei due bambini dall’aria sveglia ed intelligente potevano essere i suoi alleati.
Intanto Sara era senza parole; era la seconda volta in pochi giorni che Walter alludeva ad un loro possibile appuntamento, e non sapendo cosa rispondere decise di sdrammatizzare.
- Non scherzare, lo sai che sono una mamma, rimarresti deluso; tu sei abituato alle modelle. Comunque un caffè te lo offriremo volentieri, così potrai vedere un tranquillo pomeriggio in famiglia.
Sara si stupì delle parole che le erano appena uscite di bocca: prima aveva pensato di sdrammatizzare e poi lo aveva invitato a prendere il caffè? Beh, in fin dei conti non era un appuntamento se c’erano i bambini…
Decise che era meglio cambiare argomento. Dopo un attimo di silenzio, si schiarì la gola e disse: - Lo sai, un po’ di giorni fa ho incontrato tua madre, voleva sapere se ti eri presentato per fare le condoglianze.
Walter si era come pietrificato, e Sara si mise a ridere, sapendo benissimo la ragione di quella reazione: - Non credevo che tua madre ti facesse ancora questo effetto! Comunque non preoccuparti gli ho detto che ti sei comportato benissimo.
Quest’ultima frase sembrava averlo rasserenato:
- Grazie mille, mi hai salvato. Per caso le hai detto che ci vediamo tutti i giorni?
- Veramente no, non mi sembrava il caso…
Lei e Walter conclusero insieme la frase: - Altrimenti potrebbe fraintendere.
Si guardarono un istante, silenziosi, ma tornarono a parlare del più e del meno immediatamente.
Quando Sara tornò a casa, ripensò a Walter e si chiese se davvero stava succedendo qualcosa, ma aveva paura di darsi una risposta.
Quando erano bambini anche Sara era rimasta affascinata da Walter, ma la sua parte razionale le aveva sempre detto di non fidarsi, quando poi lui si era dichiarato lei era rimasta spiazzata: si era affezionata a lui come amico e non voleva perderlo. Crescendo lei avrebbe voluto tornare indietro, ma Walter era sempre pieno di ragazze e l’aveva praticamente esclusa dalla sua vita e poco dopo era partito per inseguire il suo sogno. Oggi temeva di rimanere delusa dalle ultime novità, aveva sofferto molto per la perdita di Simone, riteneva di non essere sufficientemente interessante o attraente per Walter, senza contare che lui non era mai stato interessato alla quotidianità della famiglia ma piuttosto alla bella vita.

Walter invece, mentre tornava a casa ripensava alla conversazione avuta poco prima. Lui era davvero deciso a superare quella barriera che Sara di era costruita, sapeva che non doveva avere fretta con lei, però oggi aveva avuto la possibilità di farsi di nuovo avanti e non aveva saputo resistere. Inoltre questa volta era andata meglio, Sara sembrava più disponibile. Walter, con una punta di orgoglio pensò che non aveva perso il suo tocco magico.

 


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Capitolo 6
*** Un lungo weekend I Parte ***


Grazie come sempre a tutti coloro che leggono

e a coloro che lasciano le loro opinioni per me sono sempre molto importanti!

 

Luglio stava volgendo al termine e a Sara sembrava così strano che fosse già trascorso il primo mese di vacanza. Matteo era già a buon punto con i compiti, anche se lei non glielo avrebbe mai detto, altrimenti non sarebbe più riuscita a farlo studiare, e Marco ormai scriveva e leggeva bene le scritte in stampatello e si divertiva come un matto, per lui tutto era ancora come un gioco.
Le sarebbero mancati i suoi ometti, perché con l’arrivo di agosto sarebbero partiti con i nonni per quindici giorni di vacanza in Romagna a casa dello zio Stefano e lei sarebbe rimasta davvero sola. Quando c’era Simone quelle erano le loro vere vacanze, solo lui e lei, mentre i bambini andavano sulla Riviera Romagnola loro si godevano due settimane “da sposini”. Era uno dei pochi momenti che dedicavano a loro due come coppia.
L’anno precedente i genitori di Sara avevano insistito perché lei andasse con loro, ma erano state due settimane pesantissime: le spiagge erano invase dai turisti, così come l’albergo e dopo soli due giorni Sara si era già pentita, sarebbe tornata a casa, ma la sua famiglia era stata irremovibile “doveva rimanere e divertirsi”. Quest’anno era stata chiarissima ancora prima di partire per Evançon: i bambini sarebbero tornati in Romagna, mentre lei sarebbe tranquillamente rimasta in montagna. Per un attimo pensò che in quelle due settimane avrebbe potuto passare un po’ più di tempo con Walter…chissà…
Quella sera stavano giocando ad un’interminabile partita a Monopoli, quando Marco, che era in braccio a lei, la riscosse dai suoi pensieri:
- Mamma ma non hai più invitato il tuo amico Walter a prendere il caffè! Non vorrai farlo venire mentre noi siamo dallo zio?
Ancora una volta Sara fu colta di sorpresa dai suoi figli, non aveva più parlato della possibilità di invitarlo a prendere il caffè, anche se ci aveva pensato diverse volte, rimandando sempre.
E ora che i ragazzi sembrano non aver dimenticato la proposta, lei non aveva più scuse.
– Ragazzi, avete ragione, cosa ne dite se gli chiediamo di venire domani?
I due fratelli si annuirono con energia, ma solo dopo poco si rese conto di non avere il suo numero di telefono. Decise che glielo avrebbe chiesto l’indomani mattina dopo il loro appuntamento quotidiano.
Il sabato mattina, Sara andò a comprare il giornale e si rese conto di sentire un po’ nervosismo mentre entrava da Carla insieme a Walter.
Come sempre comprarono il giornale, e stavano per uscire quando a lui squillò il cellulare, così per non apparire troppo invadente decise di uscire ad aspettarlo. Non si fece attendere molto, quando la vide fuori dal negozio ad aspettarlo le regalò un grande sorriso:
- Eccoti, sei qui, pensavo che mi fossi sfuggita.
- Ho visto che eri al telefono e ho preferito aspettare fuori. I ragazzi volevano sapere se oggi pomeriggio sei libero per venire a prendere questo caffè a casa nostra.
Lui rimase piacevolmente colpito e rispose con un sorrisone. - Ma certo che sono libero, però non ho il tuo indirizzo.- mentì per scrupolo.
Sara gli sorrise e gli appuntò l’indirizzo sul bordo del quotidiano e gli scrisse “ti aspettiamo alle 14.00”.
Detto questo i due si salutarono, ognuno preso dai suoi pensieri.
Walter si sentiva euforico, dopo la battuta di un possibile appuntamento a casa di Sara lei non ne aveva più fatto parola e lui non aveva voluto insistere convinto di voler rispettare i suoi tempi, ma negli ultimi giorni era arrivato a pensare che lei si fosse dimenticata di quella stupida promessa. A sorpresa quella mattina era arrivato l’invito e lui non voleva sprecarlo, voleva trovare qualcosa da portare ai ragazzi e alla padrona di casa, così decise di tornare da Carla per i ragazzi e poi sarebbe passato dal fioraio.
Sara si trovò ad affrettare il passo verso casa, aveva un sacco di cose da fare e così poco tempo…
La mattinata passò velocemente. Il più contento per il sì di Walter era il piccolo Marco che aiutò la mamma a preparare i dolci per il pomeriggio. Visto che non sapevano scegliere che dolce fare decisero di preparare i biscotti della nonna e anche una bella torta al cioccolato. Matteo quella mattina fu piuttosto taciturno, fece i compiti senza discutere e riordinò la sua stanza. La madre sapeva che il figlio maggiore rimaneva silenzioso se qualcosa lo preoccupava e temeva che le sue preoccupazioni fossero per l’ospite del pomeriggio, per questo a pranzo decise di capire che cosa stava succedendo e si disse che se suo figlio avesse cambiato idea avrebbe trovato una scusa per rimandare il caffè. Quando furono seduti a tavola prese la parola:
- Qualcosa ti preoccupa?
Matteo rispose semplicemente che andava tutto bene, ma poi, dopo aver fatto un lungo respiro, disse che temeva che quello che li aspettava sarebbe stato un pomeriggio noioso. La madre cercò di capire se il figlio non voleva incontrare Walter o semplicemente pensava di non sapere che cosa fare, appurato che Matteo temeva di annoiarsi, Sara cercò di tranquillizzarlo dicendo che Walter era una persona socievole e piena di interessi, in ogni caso disse ai figli che, se si fossero annoiati troppo, sarebbero potuti uscire dopo un tempo congruo. Quest’ultima affermazione sembrò migliorare l’atmosfera a tavola, il resto del pranzo proseguì allegramente. I bambini si fecero raccontare come la madre e l’amico si erano conosciuti e quando. Sara raccontò tutto, tralasciando gli aspetti più sentimentali della loro storia.
Tutto era pronto per l’arrivo dell’ospite, Sara era stanca, si sentiva leggermente nervosa non sapeva che cosa aspettarsi da quel pomeriggio ma voleva che fosse un bel pomeriggio, contenta di quello che era riuscita a preparare, si sedette sul divano, cercando di rilassarsi, quando Marco le disse:
- Mamma, perché non vai a cambiarti? Dovresti metterti qualcosa di carino.
Sara non ebbe nemmeno il tempo per rispondere che Matteo intervenne:
- Bravo nanetto per una volta hai detto la cosa giusta. Io credo che dovresti anche truccarti.
- Fermi un attimo tutti e due, ok? E’ solo un ospite come gli altri che viene a prendere il caffè, non mi sembra il caso di fare tutte queste cerimonie.
- Se è come gli altri, perché questa mattina eri così nervosa? Eri talmente indecisa che hai fatto due dolci.
Sara pensò che aveva due figli molto intelligenti e che a volte se ne dimenticava:
- Allora facciamo così io vado a togliermi la tuta e a mettermi un paio di jeans e una maglietta, ma vi andate a cambiare anche voi, che ve ne pare?
I due fratelli andarono nelle loro camere a cambiarsi senza fare neppure un fiato e Sara fece la stessa cosa. Indossò un paio di jeans chiari e una maglietta blu elasticizzata, poi prima di tornare in sala si mise un filo di lucidalabbra.

Puntuale alle due si presentò Walter, aveva con sè un libro per Matteo, una bustina di Gormiti per Marco e una pianta di rose per la padrona di casa. Marco dopo aver salutato Walter e prima ancora di prendere in mano il suo regalo gli disse: -Qui c’è una regola: nessuno indossa scarpe in casa. Quindi, per favore, leva le scarpe e prendi un paio di ciabatte da questo cesto, non preoccuparti mamma le lava ogni volta dovrebbe esserci almeno un paio della tua misura.- Poi, rivolgendosi alla madre:- Sono stato bravo?

- Certo tesoro, bravissimo.- Quindi si rivolse al nuovo arrivato:- Scusa Walter, è una vecchia abitudine che avevo preso quando i bambini erano piccoli e gattonavano, poi siccome ci trovavamo bene abbiamo deciso di mantenerla, spero non sia un problema.
Walter passò loro i suoi doni e poi si tolse le scarpe e prese un paio di ciabatte da cesto, erano tutte blu di spugna morbida.
Sara pensò che Walter era stato carino ad avere portato qualcosa per tutti, in fin dei conti non era obbligato. Mentre Sara preparava il caffè i bambini fecero fare a Walter il giro dell’abitazione: era una casa molto accogliente, si respirava profumo di famiglia in ogni angolo, le tinte delle pareti erano tenui ma Walter pensò che era una casa calda ed accogliente, c’erano foto dei bambini ovunque e anche qualche foto di tutta la famiglia. Walter non voleva essere indiscreto, ma diede una rapida occhiata a quello che doveva essere Simone: un giovane alto, magro con i capelli neri e gli occhi chiari contornati da una sottile montatura, era distinto perfino con un paio di jeans e una polo celeste, molto diverso da lui. Infine tornarono nella stanza principale e fecero accomodare l’ospite sul divano, in questo modo Walter notò la scacchiera posata su un tavolino tra il caminetto e la televisione:
- Chi gioca a scacchi?
Matteo rispose prontamente in modo affermativo. Walter allora fece una proposta molto interessante:
- Bene allora finito il caffè, se ti va, faremo una partita di scacchi.
Questa fu davvero una gran bella idea, Matteo sembrava entusiasta e Walter era contento di aver trovato un punto in comune con uno dei figli di Sara, se voleva davvero conoscerli doveva incominciare da qualche parte.
Sara si avvicinò con il caffè, dei succhi di frutta per i bambini e i dolci. Walter apprezzò sia i biscotti che la torta e bevve il caffè. Marco disse:
- E’ buono il caffè della mamma, vero? Dovresti venire a prenderlo anche altre volte.
Sara stava per sgridare il suo figlio più piccolo, a volte era davvero troppo diretto, ma Walter la stupì:
- Sai hai ragione, tornerò non appena mi inviterete di nuovo.
E mentre lo diceva, Walter fece l’occhiolino alla padrona di casa, che arrossì un poco.
Finito il caffè iniziò la partita a scacchi, mentre Marco si mise a colorare vicino alla mamma. Sia durante il caffè che durante la partita Walter guardava spesso Sara e le sorrideva, in realtà c’era un gioco di sguardi ma nulla di troppo evidente. Sara notò che Walter era davvero bravo a giocare e non faceva alcuno sconto al figlio per la sua età, d’altra parte Matteo si difendeva piuttosto bene. In realtà non vi fu una sola partita, ma diverse, dopo un po’ il fratello minore andò in braccio a Walter per giocare insieme a lui, strano perché Marco di solito non si mostrava affettuoso con gli sconosciuti, in particolare con gli uomini. Nonostante il gioco degli scacchi richieda una certa concentrazione Walter cercava di mantenere viva la conversazione sia con i bambini che con Sara, la quale era sempre più piacevolmente sorpresa dell’atmosfera rilassata che si era creata.
Per merenda preparò una cioccolata calda che fu apprezzata da tutti. Lo spuntino fu il momento per una pausa dalla partite e per due chiacchiere sul divano, Marco questa volta andò in braccio alla mamma mentre Matteo iniziò a parlare di videogiochi con Walter che sembrava piuttosto ferrato sull’argomento.
Finita la cioccolata Matteo propose un gioco di società, Sara era stupita fin ad un paio d’ore prima il figlio temeva di annoiarsi ed ora cercava di prolungare il pomeriggio? E Walter? Forse pretendere che si mettesse a giocare ancora era davvero troppo, stava ancora cercando un modo educato per uscire da quella situazione, quando si rese conto che Matteo e Walter stavano già prendendo la scatola di Cluedo. Nonostante Walter non fosse abituato ai bambini, come spesso ripeteva, il pomeriggio trascorse piacevolmente e lui sembrò assolutamente a suo agio. Era quasi ora di cena quando Sara disse ai bambini che era arrivato il momento di andare a lavarsi, Marco chiese subito a Walter di fermarsi a cenare insieme a loro, ma lui molto educatamente declinò l’invito dicendo che aveva un precedente impegno. Matteo invece disse:
- Io e mio fratello tra qualche giorno andremo via con i nonni a trovare lo zio in Romagna, ce la controlli tu la mamma mentre noi saremo lontani?
Evidentemente Walter non si aspettava questo “permesso” da parte del figlio maggiore, ma colse immediatamente l’occasione:
- D’accordo penserò io a lei- e rivolgendosi a Sara proseguì- ora non hai più scuse, ti devo accudire. Verrai a cena con me?
Sara era sbalordita sia dai suoi figli, sia dall’intraprendenza di Walter. Stava ancora pensando a tutto ciò quando i suoi figli risposero per lei:
- Certo che verrà, vero mamma?
A questo punto Sara riprese il controllo della situazione:
- Alt! Io non ho bisogno di una balia ragazzi, mentre voi sarete al mare io starò benone e Walter mi farà compagnia come ha sempre fatto in questi giorni, comunque per la cena vedremo.
A queste parole i bambini salutarono, sapevano fin dove potevano insistere con la madre, ed andarono in bagno a lavarsi.
Walter e Sara erano rimasti da soli, lui sorrideva era evidentemente compiaciuto, la donna gli disse:
- Sei un vero impertinente, non sei cambiato da quando andavamo a scuola.
- Io colgo le occasioni, ora ho un permesso in piena regola. Penso anche di poterti dare un bacio.
E dicendo così le diede un tenero bacio sulla guancia, ma molto in prossimità delle labbra. I due erano molto vicini, da tempo Sara non sentiva il profumo di un uomo a così poca distanza da sé, in quel momento sembrava che Walter la volesse baciare...
All’improvviso Matteo saltò fuori dal bagno:
- Walter prima che io vada via ti va di fare una serata di scacchi? Qui non c’è nessuno con cui si può giocare seriamente.
A Sara venne da ridere, quello era un chiaro riferimento alle due doti, sostanzialmente inesistenti, di scacchista, Walter, riprendendosi velocemente, accettò con piacere, gli disse che sarebbe venuto il lunedì successivo, quindi salutò tutti ed uscì dalla casa. La serata trascorse piacevolmente e Sara per la prima volta da quando era tornata a Evançon si addormentò senza dover leggere, forse era solo una sensazione ma mentre si rilassava sul cuscino le sembrò di sentire il profumo di Walter sui suoi capelli.

La domenica mattina Marco e Matteo partirono per una gita che sarebbe durata tutto il giorno, Sara li accompagnò all’autobus e poi andò verso il giornalaio sperando di incontrare Walter, anche era in ritardo sulla sua tabella di marcia. Entrando nel negozio notò che Carla era tutta presa in uno dei suoi racconti: evidentemente in paese era già successo qualcosa degno di nota. Quando la giornalaia si accorse che l’amica era entrata la chiamò e le disse:

- Ciao carissima! Devo assolutamente raccontarti una cosa: ieri sera ero a passeggio con il cane quando ho visto una Ferrari sfrecciare per la strada! Così ho guardato chi era l’autista e ho visto che era quella modella famosissima Marta, come diavolo si chiama?! Insomma era la ex fidanzata di Walter, ma visto che ieri sera girava in Ferrari qui da noi credo che i due stiano ancora insieme. Infatti oggi lui non si è visto per niente e sono già le nove e mezza passate.
Sara aveva ascoltato tutto il racconto ed era rimasta basita, a dire la verità era furiosa. Non fece particolari commenti comprò il giornale ed uscì. Senza rendersene conto si diresse verso la casa di Walter, mentre saliva si chiedeva se fosse il caso di andare a parlargli, sapeva che lui non le doveva alcuna spiegazione. Prima di suonare il campanello, diede un’occhiata davanti a casa: la Ferrari non c’era, forse erano andati via insieme. Sara non esitò oltre e suonò, appena staccò il dito dal campanello si pentì, ma ormai era tardi. Walter impiegò un po’ per venire ad aprire la porta, Sara stava già allontanandosi dalla porta quando lui la chiamò e le fece un gran sorriso:
- Ciao Sara, ma che bella sorpresa.
Questo saluto ebbe l’effetto di far infuriare ancora di più Sara:
- Non prendermi in giro e soprattutto non prendere in giro i miei figli!
Mentre parlava Sara era entrata in casa, vide il caos di bicchieri e bottiglie sparsi nell’entrata e sentì un vago odore di fumo, era evidente che la sera prima c’era stata una festa. La signora con la Ferrari doveva essere venuta con un po’ di amici, e questo non contribuì a calmare Sara, anzi, intanto Walter sembrava pietrificato, la ascoltava senza fiatare:
- Ci rincontriamo dopo anni, fai il carino con me, insisti col dire di volermi frequentare, di voler uscire con me, provi a conquistare anche i miei figli, giochi a scacchi con loro…è assurdo lo sai? Non ho permesso a nessuno che di avvicinarsi a noi, poi rivedo te, ti lascio fare e qual è il risultato? Mezz’ora dopo che sei uscito da casa nostra ti dai alla pazza gioia con la tua fidanzatina? Comunque non so neanche perché sto qui a parlare con te, la verità è che sono infuriata come me stessa!
Quando ebbe finito di parlare, o meglio urlare, Sara si sentì molto ridicola e decise che la cosa migliore da fare era andarsene. Walter, che fino a quel momento era rimasto in silenzio la fermò:
- Scusa un secondo: mi svegli, entri in casa mia, urli come una pazza e poi te ne vai senza neanche darmi il diritto di replica? Non mi sembra molto corretto. Io sono stato corretto con te, ho rispettato i tuoi tempi, ieri sera ho detto di no all’invito a cena di Marco perché non volevo essere troppo invadente. Poi sono venuto a casa e i miei amici mi hanno fatto una sorpresa, niente di più. Comunque io non ti devo nessuna spiegazione e non capisco perché sei venuta fino qui.

Ma Sara non aspettò oltre ed uscì.

 

Non uccidetemi! Ho preferito dividere il capitolo in due parti per tranquillizzarvi vi dico che la seconda parte è quasi pronta spero di inserirla in pochi giorni! un bacio e a presto

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Capitolo 7
*** Un lungo weekend II Parte ***


Grazie come sempre a tutti

ma in particolare alla mia beta che è stata velocissima!

 

Mentre si avviava verso casa, Sara continuava a sentire nella sua testa le ultime parole di Walter “io non ti devo nessuna spiegazione e non capisco perché sei venuta fino qui”, in teoria aveva ragione lui ma allora perché a lei quelle parole bruciavano come il fuoco? Cominciava a pensare di aver frainteso le sue attenzioni, lui non era realmente interessato a lei, la considerava solo perché in paese non c’era nessun altro con cui parlare?
Decise che era meglio distrarsi, per fortuna i ragazzi erano in gita, almeno non avrebbe dovuto fingere una falsa tranquillità. Quando arrivò a casa, si fece un bel bagno caldo, con il bagnoschiuma alla lavanda dalle proprietà rilassanti, sperando che l’acqua portasse via un po’ dei suoi pensieri. Quando uscì dalla vasca decise che avrebbe pranzato davanti alla televisione, magari guardando un film romantico e strappalacrime, non aveva neppure voglia di sentire Clara, non avrebbe saputo che cosa dirle. Si era già preparata un bel panino ipercalorico, di quelli che facevano ingrassare solo a guardarli, quando qualcuno bussò alla sua porta: era Walter.
Sara gli aprì senza dire una parola:
- Vengo in pace! Per dimostrare le mie ottime intenzioni ho portato un po’ di gelato, mi fai entrare?
Walter evidentemente cercava di strapparle un sorriso, Sara però non aveva voglia di ridere.
– Non so se ha senso farti entrare. Non ho molto da dirti, anzi, a dire la verità non ho nulla di dirti.
- Forse è un bene che tu non abbia nulla da dirmi così potrò provare a parlare io. Ti va?
Sara a questo punto si spostò leggermente dalla porta sempre senza dire una parola e Walter si tolse le scarpe ed entrò senza neppure indossare le ciabatte, poi si andò a sedere sul divano dove si era accomodata la padrona di casa. Sara aveva indossato una vecchia tuta grigia e aveva ancora i capelli umidi raccolti in una coda morbida, guardava il suo ospite con espressione seria, senza dire una parola e cercando di non far trasparire il suo stato d’animo.
Walter si prese alcuni momenti per osservarla, anche arrabbiata gli sembrava bellissima, doveva assolutamente spiegarle la situazione, già il solo fatto che l’avesse lasciato entrare era un punto a suo vantaggio:
- Grazie per avermi permesso di entrare, questa mattina era troppo assonnato e confuso per riuscire a spiegarmi con calma.- fece una pausa, sperando in una qualche reazione di Sara, che invece continuò a fissarlo arrabbiata –Ascolta, tu prima hai descritto in poche parole ciò che ci sta succedendo, per me è tutto inaspettato ma meraviglioso: io non avevo programmato tutto questo, sono venuto fino qui perché come sciatore sono finito e non so cosa farò d’ora in poi. Volevo un posto tranquillo, dove nessuno mi avrebbe messo fretta. Poi ci siamo incontrati noi due, non so se so dare un nome a quello che ci sta capitando, ma ti assicuro che non farei nulla che potesse ferire te o i tuoi figli. Per questo ti dirò quello che è successo ieri sera: dopo il bellissimo pomeriggio che abbiamo passato insieme, come ti ho detto, non mi sono fermato a cena per non metterti troppa pressione, non per altro, non avevo nessun programma. Sono andato a casa, ho cenato e verso le dieci è arrivata Marta, come forse saprai siamo stati un po’ insieme prima del mio ultimo incidente, ma dopo la mia caduta era sparita; ieri sera è venuta per sapere se potevano tornare a farci vedere insieme per qualche giornale, non perché tenesse a me o cose simili, non si è neppure disturbata a chiedermi come stavo, voleva solo guadagnare qualche soldo. Io le ho detto di no, che non avevo nessuna intenzione, non sono più interessato a certe cose, voglio cambiare vita, lei non si è data per vinta e mi ha organizzato una festa in casa improvvisata, voleva convincermi che mi stavo perdendo la parte migliore del mio successo. Le feste a casa mia non mi piacevano già prima figurati ora, comunque… Quando la festa è cominciata io mi sono chiuso in camera, ho messo i tappi per le orecchie, e li ho lasciati al loro caos, quando questa mattina mi sono svegliato ho trovato te e il casino che hai visto anche tu. Dubito che ci saranno altre feste del genere a casa mia, ma sono contento così, credimi. Ti prego possiamo lasciarci questa cosa alle spalle? Ieri è stato davvero un bel pomeriggio per me, speravo fosse lo stesso per voi…
Sara si sentì molto sciocca, forse aveva dato alcune cose per scontate, in fin dei conti Carla era sempre informata su tutto ma non era mai al corrente i particolari di ciò che accadeva, d’altra parte non conosceva a fondo neppure Walter anche se ultimamente lui si era sempre comportato bene. In ogni caso sapeva di non dover pensare solo a lei:
- So che non mi devi nessuna spiegazione, ma devo anche pensare ai miei bambini, non li posso ferire o illudere. Da quando ci siamo rivisti a volte mi sembra di essere tornata una ragazzina, non so cosa sta succedendo, ma non mi sono concessi errori. Però sono stata affrettata, quando si tratta di proteggere i miei figli perdo la lucidità.
- Non voglio ferirvi e se l’ho fatto ti chiedo scusa.
E così dicendo le prese la mano, Sara gli sorrise:
- Beh, direi che ti sei guadagnato almeno un pranzo spartano, ti va un panino oltre al gelato che hai gentilmente portato, cosa ne dici?
Il pranzo trascorse in maniera tranquilla, la tensione si era sciolta, mangiarono praticamente in silenzio, ma non c’era tensione, erano rilassati, si guardavano e si sorridevano, era chiaro che entrambe volevano continuare a vedersi, volevano darsi una possibilità reciproca. Finito il pranzo Walter aiutò Sara a togliere la tavola improvvisata sul tavolino del divano, più di una volta le loro mani si sfiorarono. Mentre riordinavano si accorsero che aveva iniziato a piovere, allora Walter disse che preferiva rientrare prima che la strada si facesse troppo scivolosa, nella fretta era uscito senza stampelle. Sara gli propose di prendere il caffè e si offrì di accompagnarlo a casa con la macchina, lui accettò con piacere. Le due case erano piuttosto vicine, ma Walter aveva ancora dei problemi con la sua gamba soprattutto con il terreno bagnato, Sara lo accompagnò fin sotto la villa e una volta arrivati spense la macchina. Questa volta fu lei la prima a parlare:
- Ti devo comunque delle scuse per il mio comportamento, sono stata eccessiva questa mattina e grazie per essere venuto a darmi ulteriori spiegazioni, in fin dei conti non ti devi giustificare.
- Ti ho voluto spiegare perché mi faceva piacere, non perché dovevo.
Mentre le parlava sorrideva e questo le dava un grande senso di calore. Walter si avvicinò lentamente a Sara e le diede un bacio, ma questa volta sulla bocca e lei lo ricambiò. La loro prima reazione fu una risata, quindi una serie di baci, teneri ma appassionati. Poi si salutarono e concordarono che Walter sarebbe andato a giocare con Matteo la sera successiva e che in quell’occasione avrebbe cenato con loro.
Sara era senza parole, aveva di nuovo baciato un uomo si sentiva strana, tornò a casa e decise di chiamare Clara, non appena l’amica ebbe risposto al telefono le disse: - Ci siamo baciati.
La prima reazione di Clara fu praticamente un grido di gioia:
- Allora com’è stato?
- Scusa?
- Sara ma il bacio ti ha annebbiato il cervello?!Hai appena baciato Walter, non penserai di cavartela con un semplice “ci siamo baciati”, vero?
- Sei sempre la solita, comunque per dovere di cronaca ti posso dire che è stato lui a baciare me, che c’è stato più di un bacio e che mi sento elettrizzata ma anche terrorizzata!
- Rilassati amica mia e goditi il momento, ok? E come coronamento della tua felicità ti posso dire che da circa dieci giorni io e tuo fratello ci sentiamo tramite mail.
- Bene, bene i bambini ne saranno entusiasti!
- Frena tesoro, non dire nulla a nessuno per il momento, anche perché per il momento non c’è niente da dire, ma ti terrò aggiornata sulle novità.
- Come vuoi cara, ma noi facciamo il tifo per voi.
Le due amiche si salutarono e Sara si sentiva felice come non le capitava da tempo.







Walter era rientrato in casa con un sorriso stampato in faccia: si erano baciati! Due ore prima avevano avuto una specie di discussione, o meglio lei gli aveva fatto una vera e propria sfuriata, ed ora si erano baciati!

Quando era andato ad aprire la porta di casa, ancora addormentato, scalzo, con addosso i boxer e una maglietta sgualcita non poteva certo immaginarsi di trovarsi di fronte una vera furia, appena aveva aperto la porta aveva visto Sara di spalle che si stava allontanando dalla porta di casa, si era domandato come mai fosse venuta a cercarlo: visto che il pomeriggio precedente era andato bene, voleva invitarlo a pranzo?
Sara aveva il volto leggermente rosso e un tono di voce decisamente acuto, lo aveva investito di parole e se lui non fosse stato l’oggetto della sua rabbia avrebbe trovato la cosa comica. Si ricordava che la sua amica di infanzia aveva un carattere niente male, soprattutto se qualcuno la faceva arrabbiare, ma era da parecchio che non assisteva ad uno dei suoi sfoghi.
Era evidente che Sara aveva saputo della festa ( la fonte era sicuramente Carla a cui non sfuggiva mai nulla!) e che la cosa l’aveva fatta arrabbiare, ma poi perché? La donna stava uscendo di casa senza permettergli di ribattere, quando finalmente Walter si era ridestato e l’aveva fermata, ancora confuso e un po’ scocciato per la sveglia brusca, aveva cercato di arraffare una spiegazione, non aveva avuto molto successo perché Sara era andata via senza ribattere. Era rimasto alcuni minuti inebetito davanti alla porta che Sara aveva chiuso sbattendo, poi come un automa era andato in cucina a prepararsi il caffè, mentre sorseggiava la scura bevanda ripensò a quello che Sara gli aveva detto o meglio urlato. Dopo alcuni momenti un sorriso gli comparve sulla faccia: era gelosa! Quella era una scenata di gelosia in piena regola, quindi anche lei provava qualcosa per lui!
L’entusiasmo si spense velocemente quando si rese conto che lei aveva frainteso l’intera situazione: credeva che lui avesse pianificato una festa a casa sua con quella che pensava fosse la sua fidanzatina , ma cosa ancora più grave lui non era riuscito a spiegarle nulla aveva fatto la figura dell’idiota! Peggio l’aveva praticamente maltrattata!
Completamente sveglio, e a questo punto nervoso, andò a farsi una doccia, si rasò con cura e poi si cambiò: doveva assolutamente andare a parlare con lei e spiegarle l’equivoco che si era creato. Matteo e Marco, il pomeriggio precedente gli avevano detto che sarebbero andati in gita quindi erano fuori casa, questo era sicuramente un fattore positivo. Mentre si avviava verso la casa di Sara era stato assalito dai dubbi: e se lei non fosse stata in casa? E se non gli avesse voluto parlare? Che stupido era stato, eppure Stefano lo aveva avvertito!
Sperando che fosse a casa, decise di passare a comprare una confezione di gelato, cioccolato e nocciola i gusti preferiti di Sara per quello che ricordava, doveva fare un tentativo.
E poi? Miracolosamente ed inaspettatamente non solo l’aveva lasciato entrare, gli aveva permesso di parlare ed erano riusciti a chiarirsi ma soprattutto si erano baciati! Si sentiva bene, euforico, come non gli capitava da anni, neppure dopo la sua prima medaglia d’oro si era sentito così! Erano solo pochi minuti che si erano salutati e già non vedeva l’ora di vedere Sara ed i bambini…era proprio cotto!

 


***


Il lunedì mattina la sveglia era puntata molto presto, Sara doveva occuparsi della partenza dei bambini. Si alzò ed iniziò a fare una lista delle cose che doveva preparare: essenzialmente vestiti, scarpe e costumi. Stava cercando di pensare a quali valige utilizzare quando sentì dei piccoli passi nel corridoio e poi la voce assonnata di Marco chiamare in modo incerto :- Mamma..
Sara si alzò dal tavolo, dove stava scrivendo la lista, e andò incontro al suo bambino che, scalzo, era fermo sulla soglia della camera della madre, la donna lo prese in braccio sorprendendolo:
- Buongiorno tesoro mio, come mai sei già sveglio?
- Ti cercavo mami, sono preoccupato.
Il viso del bimbo di quasi sei anni era tremendamente serio e dai suoi occhi sembrava che le lacrime fossero sul punto di sgorgare; Sara si accomodò sul divano, sempre tenendo in braccio il suo cucciolo:
- Che cosa ti preoccupa?
- …tu…sarai sola nei prossimi giorni… e se avessi bisogno di qualcosa? Se stessi male?
- Amore mio, io starò benone e non mi succederà nulla mentre sarete via…ma se preferisci rimanere con me lo zio Stefano capirà , sono certa che non si arrabbierà.
- Ma voglio andare al mare, ma non voglio che tu sia sola…
- Marco non sarò sola, qui in paese c’è pieno di gente che mi farà compagnia e noi ci sentiremo tutte le volte che vorrai…
Il bambino la abbracciava e non sembrava intenzionato a staccarsi dal suo collo:
- Mi prometti che, che non morirai mentre noi saremo al mare?
Sara, con una lacrima che le solcava il viso, strinse ancora più forte Marco nel suo abbraccio:
- Amore mio, non ho nessuna intenzione di morire, nessuna, ma non voglio che tu parta se non ti senti tranquillo.
Ora il suo ometto la guardava negli occhi con espressione determinata:
- Va bene mami, ma non dire niente a Matteo altrimenti mi prenderà in giro per sempre…e poi io voglio andare dallo zio!
Madre e figlio rimasero sul divano a coccolarsi, il respiro di Marco si tranquillizzò fin tanto che il bimbo tornò nel mondo dei sogni; Sara lo sistemò sul divano, gli posò una coperta addosso per tenerlo al caldo e poi andò nella camera del figlio minore per iniziare a preparare le valigie.

Quando Matteo e Marco si svegliarono, preparò loro la colazione e mentre i due bambini facevano colazione si sistemò per andare da giornalaio, stava quasi per uscire quando Matteo le disse:

- Mi raccomando mamma ricorda a Walter la promessa che mi ha fatto, lo aspetto questa sera.
Sara rassicurò il figlio ed uscì di casa, dubitava che Walter si fosse dimenticato del loro impegno. Si videro, come ogni mattina, davanti al negozio di Carla e si sorrisero, un osservatore attento avrebbe notato che erano sorrisi uguali agli altri giorni eppure diversi, perché erano maggiormente consapevoli. Non scambiarono molte parole in più rispetto alle mattine precedenti, ma non appena furono fuori dal giornalaio Sara sorridendo gli disse:
- Matteo mi ha chiesto di ricordarti il vostro appuntamento per questa sera.
- Rassicura pure Matteo, non mi sono dimenticato, dimmi solo a che ora devo venire.
- Ti aspettiamo alle sette e mezzo, va bene?
- Ci sarò.
Per Sara la giornata fu piuttosto intensa, Matteo non solo non voleva fare i compiti ma non voleva neppure portarsi dietro il libro che la professoressa di italiano gli aveva dato per le vacanze. Marco, d’altro canto, superata la paura del mattino, era tornato al suo solito umore euforico e stava cercando di mettere nel suo zaino tutti i suoi giochi.
Dopo un pranzo veloce Sara li accompagnò ai giardini per salutare i loro amici, nel tardo pomeriggio riuscì a riportarli a casa senza troppi richiami, le bastò ricordare loro che avevano a cena un giocatore di scacchi.
Una volta a casa Matteo e Marco andarono a lavarsi senza protestare e Sara terminò di preparare la cena, per fortuna si era avvantaggiata la mattina mentre preparava il pranzo.

Sara si sentiva una sciocca adolescente, per tutta la mattina aveva pensato a cosa preparare per cena, voleva preparare qualcosa di buono ma di semplice. Alla fine aveva optato per: una chiquè al formaggio, lasagne, insalata di pollo, verdure saltate e tiramisù.

Prima dell’arrivo dell’ospite Sara voleva che i bambini sentissero la nonna paterna. Le telefonate con nonna Sandra seguivano una sorta di rito: Sara componeva il numero di cellulare a cui rispondeva Alfredo, il cameriere personale della signora, con un pomposo “Portatile della signora De Santis, chi parla?” Sara trovava tutto ciò ridicolo visto che il suo numero era memorizzato sul cellulare della suocera, ma ormai aveva rinunciato a capire determinati atteggiamenti perciò si limitava ad assecondarli. Dopo i saluti di rito i ragazzi potevano parlare con la nonna, che con loro si dimostrava assolutamente cordiale e non formale, quindi in ultimo suocera e nuora si salutavano. I contatti con la nonna paterna generalmente erano mensili e sempre telefonici dato che lei trascorreva pochissimo tempo a casa, e il tema trattato era sempre il medesimo: la salute e le avventure dei suoi adorati nipoti. Una sera però, appena passato l’anniversario per la morte di Simone, Sandra aveva stupito suo nuora quando le aveva detto “Ebbene mia cara, è trascorso un anno da quando il mio amato Simone ci ha lasciato ritengo sia arrivato il momento per te di trovare un nuovo compagno, suggerirei un amante facoltoso, sono meno impegnativi, ti raccomando solo di non incappare in qualcuno interessato esclusivamente al denaro”
Sara era rimasta interdetta: sua suocera le suggeriva di trovarsi un uomo?!Ad essere più precisi un amante?!Ma era impazzita?!Cercando di mantenere la calma aveva spiegato alla suocera che non si sentiva ancora pronta e in tutta risposta Sandra aveva ribattuto dicendo che non doveva dormirci troppo sopra e che avesse voluto lei l’avrebbe aiutata a trovare un amante. Da quel momento Sara temeva le telefonate mensili perché aveva paura che la suocera cercasse di propinarle qualche amante…per fortuna quella sera Sandra aveva una cena di beneficenza e finito di parlare con i suoi adorati nipoti salutò brevemente la nuora.

Walter arrivò puntualissimo portando una bottiglia di vino e anche una bibita gasata per accontentare grandi e piccini.

A tavola i ragazzi cercarono di farsi raccontare alcuni aneddoti dell’infanzia della madre e Walter si prestò volentieri. La cena fu molto gradita, Walter e i bambini fecero il bis del primo e del dolce. Mentre Sara preparava il caffè iniziò la prima partita a scacchi, Marco andò subito in braccio all’ospite promettendo di dargli consigli, mentre Matteo faceva già la sua prima mossa. Dopo circa un’ora Marco era crollato, così la madre lo prese in braccio e lo portò nel letto. La serata trascorse piacevolmente, vi furono diverse partite ma il verdetto finale fu parità. Verso le dieci e mezza Matteo disse di essere stanco, salutò Walter e andò in camera sua. Sara rimase stupita perché di solito faticava molto a mettere a dormire il figlio maggiore, si chiese se Matteo avesse voluto lasciarli soli, ma poi si disse che era una vera sciocchezza.
Walter si sedette sul divano accanto a Sara e le disse:
- Ci ha lasciato da soli, è stato molto carino.
- Non essere sciocco, e poi parla piano non voglio che sentano, noi siamo ancora in prova...
Lui le sorrise le diede un bacio sulla guancia sussurrandole:
- Questo non fa alcun rumore.
Passarono un po’ di tempo a chiacchierare sul divano coccolandosi. Walter ringraziò ancora Sara per il passaggio in macchina di domenica e le confidò che oramai erano mesi che non toccava una macchina, e più passava il tempo più aveva paura. Inoltre aveva sentito il suo manager e avevano concordato che di lì a poco avrebbe dato la comunicazione ufficiale del suo ritiro dal mondo dello sport, dovevano organizzare le comunicazioni del suo ritiro, questa cosa lo angosciava. Poi disse:
- Scusa non dovrei stressarti con le mie preoccupazioni.
Ma lei lo interruppe:
- Non dire così, io ti ascolto volentieri, davvero. Tutti hanno bisogno di sfogarsi, sono contenta che tu abbia deciso di parlare con me, e poi tu ascolti me, giusto?
- Ma certo, ora però è davvero tardi è meglio che vada. Domani i ragazzi partono e immagino che tu avrai il tuo bel da fare.
E così dicendo si avviò verso la porta. Sara lo accompagnò, si diedero un ultimo bacio sulla porta, quando Walter era praticamente fuori casa le chiese:
- Adesso me lo dai il tuo numero di cellulare oppure le mamme non hanno un cellulare?
- Certo che ho un numero di cellulare, una mamma deve essere sempre reperibile.
Quindi i due si scambiarono il numero di telefono e si salutarono.
Sara era contenta la cena era andata molto bene, ancora una volta l’atmosfera era stata rilassata, sembrava che Walter e i bambini si conoscessero da sempre e questo le faceva molto piacere.
Si stava sistemando nel letto quando vide il suo cellulare illuminarsi, per fortuna era in modalità silenziosa. Aprì e vide che era un messaggio di Walter:
Grazie per la bella serata, spero di riuscire a superare la tua prova in queste due settimane. Come promesso mi prenderò cura di te, buonanotte, un bacio
.

 

Che ve ne pare?

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Capitolo 8
*** Ogni pomessa è debito ***


In questa calura estiva vi offro un pò di relax ad Evançon!

Grazie come sempre e tutti voi che continuate a seguirmi

Un abbraccio a presto

 

Sara non sapeva che cosa aspettarsi da queste due settimane che le si aprivano davanti: voleva sfruttare questi giorni per provare a pianificare davvero il suo trasferimento ad Evançon e per prima cosa doveva occuparsi dell’albergo di famiglia, ma voleva anche conoscere meglio Walter senza essere troppo pressante.

La macchina dei suoi genitori, con dentro i suoi due ometti che si sbracciavano per salutarla, non era neppure giunta in fondo al paese che il cellulare di Sara aveva inziato a squillare. Che i suoi genitori avessero dimenticato qualcosa?


– Preferisci la brioche con la marmellata o con il cioccolato?


Sorrise, subito rilassata. – Buongiorno a te Walter, non pensi di viziarmi troppo?


– Beh, in effetti non potremo mangiare una brioche tutti i giorni, ma ho promesso di prendermi cura di te, quindi: marmellata o cioccolato?


– Marmellata.


– A tra poco.


Dopo aver bevuto il caffè e mangiato le brioche insieme a casa di Sara, si separarono, ma poco prima di andare via Walter la stupì di nuovo chiedendole di cenare insieme quella sera stessa:


– Ma come, hai intenzione di giocarti la tua cena già alla prima sera?


Lui sorridendo le rispose:


– Guarda che hai frainteso, io ho il compito di tenerti d’occhio per tutto il periodo che i tuoi figli saranno fuori e ho diritto ad un numero illimitato di pranzi e di cene. Se non mi credi possiamo chiedere a Matteo...


– No grazie, tu e i miei figli siete già fin troppo complici, mi sa che non ho molta scelta…


– Allora ti aspetto sotto casa mia alle sette.


Detto questo si salutarono, Walter doveva incontrare il suo manager e Sara voleva parlare con il commercialista.




Alle dieci del mattino puntale, come di abitudine, Achille Rossi era arrivato a casa di Walter. L’uomo aveva superato di poco i sessanta anni, era alto e robusto, con pochi capelli tagliati corti e un viso rubicondo, l’aria pacifica non doveva trarre in inganno era un agente molto scrupoloso specializzato nello seguire personaggi dello sport.


Achille ricordava ancora come aveva conosciuto quello che ormai poteva definire un amico: aveva sentito parlare di un giovane italiano, di appena 21 anni, che aveva vinto due slalom di seguito, con tempi eccezionali; di certo non avrebbe vinto la coppa del mondo quell’anno ma era la rivelazione della stagione ed era ancora senza un agente. Per queste ragioni aveva contattato il padre dell’atleta e si erano incontrati nel bar dell’Emeral Lodge di Lake Luise in Canada.


Walter era giovane ma aveva molto chiari i suoi obiettivi: coppa del mondo di sci e medaglia d’oro alle olimpiadi invernali. Non voleva distrazioni, non voleva diventare famoso per altro se non per i suoi risultati sportivi e non pensava che gli servisse un agente dato che non voleva far altro che sciare. Achille si era presentato per quello che era: un agente specializzato nel promuovere gli sportivi, che generalmente si occupava di sportivi “attivi” e non seguiva coloro che finita la carriera agonistica decidevano di passare al mondo dello spettacolo e della televisione. Walter e suo padre erano rimasti ben impressionati da quest’uomo robusto dall’aria rassicurante ed era iniziata così una collaborazione proficua e duratura.


Si erano sistemati nel salotto di Walter e stavano sorseggiando un caffè, il due volte campione del mondo di sci appariva serio, quasi teso, perciò l’agente decise di iniziare a parlare per primo:


– Ragazzo, come stai?


– Direi bene, sono solo un po’ nervoso per la faccenda del ritiro.


– Sai che non puoi più gareggiare, è per la tua salute. – lo avvertì Achille, quasi paterno.


Walter sospirò, annuendo. – Tranquillo, su questo punto sono sereno. Ho capito che è arrivato il momento di cambiare, ma non so cosa succederà d'ora in avanti ed è questo mi rende nervoso.


– Prima di tutto faremo l’annuncio ufficiale alla stampa, sicuramente ci saranno delle richieste per delle interviste. La Gazzetta dello Sport credo che vorrà dedicarti un articolo, se non addirittura una copertina, sul suo settimanale Sport Week, poi ci sarà Tutto Sport e i soliti giornali stranieri. Espletate queste formalità sarai libero di fare ciò che più ti aggrada, come ti dicevo l’ultima volta che ci siamo visti, puoi cercare un nuovo agente che…


Walter non gli diede neppure il tempo per terminare la frase:


– Non voglio nessun altro Achille lo sai, inoltre non ho cambiato idea io sono uno sportivo non ho mire nel mondo dello spettacolo.


– A dire la verità è il mondo dello spettacolo che è interessato a te.


Con questa frase aveva attirato l’attenzione dello sportivo per cui proseguì con aria seria:


– Sai che io generalmente non seguo sportivi che entrano nel bel mondo però giusto la scorsa settimana mi hanno chiamato da Rai Uno vorrebbero proporti di partecipare ad una nuova trasmissione che partirà in autunno sarà una gara e il titolo provvisorio è “Ballando con le stelle”


Walter per poco non si strozzò con il caffè. – Scusa?! Ti sei ammattito?


Achille, che aveva cercato di mantenere un espressione imperturbabile, scoppiò in una grassa risata:


– Lo sapevo che avresti risposto in questo modo, ma avevo promesso che ci avrei provato! E poi vuoi mettere vedere la tua faccia?!


– Ok, molto divertente comunque io non farò nessuna stupida trasmissione, né ho intenzione di improvvisarmi attore. Hai qualche proposta sensata?


– Devo dirti che i tuoi sponsor non sembrano intenzionati a lasciarti andare, almeno per la prossima stagione. La Colmar sta riorganizzando la campagna e li ho avvertiti circa le tue intenzioni, ma come ti dicevo ti vogliono ancora, questo è un inizio. Ora dobbiamo occuparci dell’annuncio del ritiro. Su, mettiamoci al lavoro.


Così dicendo occuparono la mattinata a parlare dell’annuncio ufficiale e a prendere accordi per le interviste con La Gazzetta dello Sport e Tutto Sport.


Salutato il suo agente, Walter si mise a pianificare la sua serata con Sara: ad Evançon c’era un’unica pizzeria, se loro fossero andati là avrebbero scatenato i pettegolezzi di tutto il paese. Avrebbe potuto preparargli una cena direttamente a casa sua, ma non voleva correre troppo, Sara gli piaceva davvero e proprio per questo non voleva affrettare le cose. Alla fine chiamò un suo amico che aveva un piccolo locale, a circa quaranta minuti di macchina dal paese, era una piccola baiata con una decina di tavoli, il posto giusto per un primo appuntamento.




Sara, una volta rimasta sola, chiamò lo studio del commercialista di famiglia, anche se temeva di non riuscire ad incontrarlo prima della pausa estiva. Rimase piacevolmente colpita quando scoprì che, per la giornata successiva ,era già stato preso un appuntamento a suo nome ringraziò e salutò. Una premura simile poteva essere solo opera di suo padre che evidentemente aveva già avvertito il dott. Cerqueti delle novità, questo sperava che avrebbe reso le cose più facili.


Per il resto della giornata Sara si occupò della casa, che era in disordine a causa dei preparativi per la partenza delle due pesti, ed iniziò ad immaginare come riorganizzare la casa per viverci in maniera permanete.


Nel pomeriggio la simpatica combriccola aveva telefonato per avvertire del loro arrivo a destinazione, Marco e Matteo cercarono di scoprire i progetti della mamma per la serata ma Sara non volle rivelare che già quella sera avrebbe cenato insieme a Walter.


La sera Sara andò a prendere Walter a casa, lei aveva impiegato parecchio tempo per decidere che cosa mettersi, era molto in imbarazzo voleva essere carina ma non troppo elegante, aveva anche avuto un colloquio telefonico con Clara per avere qualche utile consiglio, alla fine aveva deciso di mettersi un paio di jeans attillati, una maglietta con dei cuori con lo scollo a “V” e la manica a tre quarti, un maglioncino di cotone e si era portata anche una giacca di jeans per l’aria fresca della sera. Stava ancora pensando se la maglietta con i cuori fosse troppo romantica quando si aprì lo sportello del passeggero ed entrò Walter con una rosa rossa e le disse:


– Buonasera, ma come sei bella questa sera! Questa è per te.


Sara guardò Walter salire, anche lui aveva optato per un paio di jeans e una camicia azzurra a maniche lunghe, Sara si sentì sollevata e apprezzò molto la rosa:


– Grazie per la rosa! Ti avverto però, non amo fare l’autista soprattutto di sera quindi riprendi presto a guidare perché preferisco farmi portare in giro.


–Bene, lo sai cosa significa questo? Dovrai farmi da istruttore perché non ho nessuna intenzione di avere mio padre come istruttore.




Walter diede le indicazioni per raggiungere “La pentola d’oro”, quando entrarono Sara rimase piacevolmente colpita dall’atmosfera romantica, pensò subito che quel locale era perfetto per un primo appuntamento: riservato e accogliente. Mentre aspettavano le loro ordinazioni iniziarono a chiacchierare, l’atmosfera era molto rilassata Walter si interessò subito a Marco e Matteo:


–Come stanno i ragazzi? Hanno chiamato?


Sara era felice di sentire che Walter era interessato ai ragazzi, così gli raccontò brevemente il contenuto della telefonata, spiegando che aveva preferito non dir loro della cena perché nonna Angela era in ascolto. Per un po’ parlarono dei tempi andati e di come anche da ragazzi cercavano di tenere lontano le mamme troppo pettegole, poi Walter le chiese:


–Non sarai per caso anche tu una mamma impicciona?


Sara rise:


–Devo dire la verità quando si diventa genitori si vuole tenere sotto controllo la vita dei propri figli per proteggerli e quindi si rischia di diventare un po’ troppo invadenti, soprattutto da quando sono rimasta sola, comunque il periodo più difficile deve ancora cominciare. Matteo sta per entrare nell’adolescenza, devo confessarti che ho un po’ di preoccupazioni.


–Ma figurati, sono sicuro che farai un ottimo lavoro.


Walter si rese conto che gli occhi di Sara si erano velati di preoccupazione:


–Che cosa ti spaventa?


Sara non aveva ancora confidato a nessuno le sue preoccupazioni, ma con Walter le venne naturale confidarsi:


–Non so se sarò in grado di crescere i miei figli, non so se saprò rispondere a tutte le loro domande…ho paura di essere troppo invadente, ma ho anche paura che se li lascio troppo andare loro pensino che non sono importanti per me…insomma una tragedia!




–Sai io non sono un genitore, ma alcune delle mie ex ti direbbero che sono uscito da poco dalla mia fase adolescenziale, quindi posso almeno aiutarti ad interpretare i segnali che ti manderà, sempre che tu rimanga nei paraggi.


Sara sorrise alle parole di Walter, sembrava proprio intenzionato a far parte della sua famiglia e a lei quest’idea piaceva ogni momento di più.




La cena fu davvero piacevole, Sara era davvero felice e Walter aveva dimenticato come fosse uscire a cena con qualcuno che ha davvero voglia di ascoltarlo e che si interessava davvero a lui. Dopo il dolce decisero di fare una passeggiata, non parlarono quasi per niente rimasero semplicemente abbracciati, dopo un’altra ora decisero di tornare verso casa, quando furono davanti alla casa di Walter lui le disse:


–Visto, non era poi così difficile accettare il mio invito a cena?


–Già, devo dire che sono stata molto bene …grazie per la bella serata.


E così dicendo gli diede un tenero bacio sulla guancia e poi sulle labbra. Dopo altri dieci minuti di baci e carezze Walter scese dalla macchina, Sara andò a casa sentendosi leggera e ancora una volta di addormentò senza nessuna difficoltà, anzi non si accorse neppure di essere sola a casa








I giorni passavano velocemente e Walter manteneva la sua promessa: si prendeva cura di Sara, si vedevano quotidianamente e mangiavano insieme almeno una volta al giorno. Certo ognuno aveva i suoi impegni: Sara aveva preso accordi con il commercialista e aveva preso un appuntamento con il Preside per comunicargli personalmente le sue dimissioni. I bambini chiamavano al meno una volta al giorno per sentire la madre e in più di un’occasione le avevano chiesto notizie di Walter.


Walter d’altra parte era piuttosto impegnato, la Gazzetta dello Sport aveva fissato una data per un intervista con tanto di servizio fotografico, se da una parte questo lo faceva sentire più tranquillo dall’altra l’idea di far entrare degli estranei a casa sua lo innervosiva parecchio. Sara gli aveva suggerito di fare l’intervista e il servizio fotografico vicino al laghetto di Evançon in questo modo non avrebbe dovuto far entrare giornalista e fotografo nella sua casa.






Mancavano un paio di giorni a Ferragosto, Evançon era piena di turnisti, Sara e Walter avevano deciso di concedersi una giornata in montagna lontano dalla confusione e dagli impegni di entrambe. Avevano fatto quella che l’ex atleta aveva definito “una breve passeggiata” che a Sara era sembrata una bella scarpinata ed erano arrivati ad un lago di montagna piccolo e cristallino. Avevano mangiato e preso il sole, Sara aveva anche messo i piedi a bagno, l’acqua era a dir poco ghiacciata, ed ora a pomeriggio inoltrato stavano rientrando a casa; mentre si avvicinavano alla casa di Sara erano immersi in una delle loro discussioni scherzose:




–Dovresti venire a correre con me, ti farebbe bene!


–Dovresti stare dietro ai miei due figli per una settimana, è meglio della palestra!


–Ma se questa mattina non riuscivi a tenere il passo, mi sa che quella dei ragazzi è una scusa bella e buona…


–Non barare, ieri sera mi hai detto che saremmo andati a fare una breve passeggiata e io mi sono abbigliata di conseguenza. Se qualcuno mi avesse detto dove mi voleva portare io mi sarei messa gli scarponcini invece di queste scarpe…se mi verranno le bolle ai piedi mi vendicherò!




Walter che aveva cercato di rimanere serio scoppiò a ridere e si caricò sulla spalla Sara come se fosse un sacco di patate, lei appena si riprese dallo shock scoppiò a ridere:




–Mettimi giù immediatamente!


–Non ci penso neanche, non posso rischiare che ti vengano le bolle ai piedi, tu sai essere estremamente vendicativa!


–Bolle o non bolle ora sei davvero nei guai, mettimi giù…se ci vedesse qualcuno che cosa penserebbe?




Walter non ebbe il tempo di rispondere che una voce conosciuta ad entrambe rispose:


–Che sembrate una coppia di adolescenti alla prima cotta!


Clara era seduta in fondo alle scale della casa dell’amica, stava sorridendo in direzione della strana coppia ma aveva il volto tirato, sembrava agitata, Walter fece scendere con attenzione Sara dalla sua spalla, la quale giusto per far notare che non si era dimenticata del dispetto gli diede una pacca su una spalla e gli fece la linguaccia, poi si rivolse all’amica:


–Ciao tesoro, che bella sorpresa, non ti abbraccio perché sono sudatissima.


–Ciao amica mia, non ti chiedo come stai perché mi sembra evidente che stai bene, anzi che state bene tutti e due…


Walter si inserì nella conversazione per salutare la nuova arrivata:


–Clara è piacere rivederti!


–Ciao Walter, scusate se sono piombata qui all’improvviso, in realtà volevo andare da Stefano…




Appena sentì pronunciare il nome dell’amico Walter capì di essere di troppo, con la scusa della doccia salutò le due donne, non mancando di dare un bacio neppure troppo breve a Sara, e poi si avviò verso casa. Rimaste da sole le due amiche entrarono in casa, si misero sul divano e visto che Clara sembrava caduta nel mutismo Sara decise di rompere gli indugi:




–Posso chiederti come hai fatto a finire ad Evançon invece che a Rimini? Non siamo certo di strada…


–Lo so, sono una scema…lunedì ho chiuso lo studio, come faccio abitualmente, poi ho pensato di fare una sorpresa a Stefano, ho preparato la valigia e poi…mi è venuto in mente che a Rimini ci sono i tuoi….


–E qual è il problema? I bambini sarebbero al settimo cielo se andassi a trovarli, giusto l’altra sera mi chiedevano di te…


–Non sono preoccupata per ragazzi, figurati…ma i tuoi!


–I miei non si sono mai impicciati nella vita sentimentale di Stefano, per sua enorme fortuna, certo erano contenti quando stava con te, ma, come me, non hanno fatto domande quando vi siete lasciati. A dire la verità mia madre voleva uccidere Stefano, non di certo te!


–Sarà anche come dici te, ma forse andare ora da tuo fratello non è una buona idea visto che siamo vicino a ferragosto…non so cosa fare!


Clara, la grande donna in carriera, era in piena crisi, ma anche evidentemente innamorata, Sara sorrise:


–Prima di tutto questa sera dormi qui, poi domani parti e come hai detto a me rilassati, Marco e Matteo saranno felici e sono sicura che anche Stefano sarà contento.




Dopo una cena veloce le due amiche erano sedute sul divano a guardare per la centesima volta The Bodyguard, quando improvvisamente Clara si riscosse:


–Ma tesoro tu e Walter avevate programmi per questa sera?


Sara arrossì leggermente:


–Insomma programmi mi sembra un po’ eccessivo, oggi siamo andati a fare una camminata in montagna e non avevamo ancora deciso cosa fare questa sera, in teoria ne stavamo parlando ma poi, non so come, siamo finiti a discutere e lui mi ha preso in spalla…


–Devo dirti che siete molto carini insieme…come vanno le cose tra voi?


–Bene, bene ha preso a cuore questa cosa del prendersi cura di me…sono senza parole, ha sempre mille attenzioni per me.


–Sono contenta, oggi ero sincera quando dicevo che si vede che state bene insieme. So che tu non ami i particolari, ma…siete già stati insieme?


Sara era sempre più rossa:


–Questa sera sei decisa a farmi morire di imbarazzo?!


–Avanti sono o non sono la tua migliore amica?


–Comunque no, insomma non che non sia attraente, anzi mi piace molto e ti dirò più di una volta in questi giorni ci siamo andati vicini…la verità è che non mi sento pronta, però vorrei tanto lasciarmi andare, senza contare che i ragazzi stanno per tornare…


–Tesoro non devi preoccuparti troverete il tempo per stare insieme anche quando i ragazzi saranno rientrati, questa cosa non deve metterti fretta.


Le due amiche smisero di guardare la televisione e andarono a letto, continuando a chiacchierare ma Sara prima di dormire decise di scrivere un messaggio a Walter:


L’arrivo di Clara ha scomb
ussolato la nostra giornata insieme…ci rifaremo nei prossimi giorni e ritieniti fortunato, per oggi niente bolle!

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Capitolo 9
*** 9 Il rientro ***


 

Ai miei tesori che nonostante la calura estiva

continuano a leggere la mia piccola storia!

 

Erano quindici giorni che si vedevano con regolarità, ma quel giorno Sara era andata via la mattina presto dicendo che aveva un impegno di lavoro. Walter si sentiva terribilmente stupido perché non aveva osato chiedere maggiori spiegazioni, ma soprattutto perché aveva passato l’intera giornata nell’attesa del suo ritorno, con un leggero senso di nervosismo. Walter era sempre stato un ragazzo autonomo, allergico ai rapporti seri e duraturi, ma tutto era cambiato da quando Sara e i suoi adorabili bambini erano piombati nella sua vita.


Il Preside, Prof. Emilio Spinetti, un uomo di circa sessant’anni magro dall’aria severa, l’aveva ricevuta nel suo ufficio e aveva ascoltato Sara con la sua espressione imperturbabile, poi l’aveva stupita dicendole che si aspettava le sue dimissioni dato il grande cambiamento che c’era stato nella sua vita. Il momento dei saluti era stato molto cordiale ma pur sempre formale, Sara era molto contenta, dopo questo incontro si sentiva più vicina alla sua nuova vita e prima di ripartire per Evançon aveva ritirato il nulla osta per iscrivere i suoi pargoli alla nuova scuola ed era passata da quella che presto sarebbe diventata la sua vecchia casa per iniziare a recuperare un po’ di roba.

Sara non aveva spiegato nei dettagli il motivo del suo colloquio con il Preside a Walter, a dire la verità non gli aveva neppure spiegato chiaramente che aveva intenzione di trasferirsi in pianta stabile a Evançon: temeva che lui interpretasse nel modo sbagliato la sua scelta. Però sulla strada del ritorno aveva deciso che glielo avrebbe detto prima del rientro dei ragazzi e quindi le rimanevano meno di ventiquattro ore. Prima di tutto decise di telefonargli:
- Ciao sono quasi a casa, tu come stai?
Walter era seduto sul divano, non aveva concluso nulla quel giorno, non aveva neppure fatto tutti i suoi soliti esercizi, e rispose al secondo squillo: - Ciao splendore…per colpa tua oggi mi sono annoiato a morte, e ti dirò che non ho ancora cenato…
La donna scoppiò in un’allegra risata: - Per caso mi stavi aspettando?
Ci fu un attimo di silenzio:- Più o meno, comunque se questo è un invito a cena….
- Ho guidato tutto il giorno, sono stanca morta, sinceramente speravo che un uomo affascinante mi offrisse la cena.
- Non so se lo puoi trovare a Evançon...
- Peccato, meno male che sono una mamma e in quanto tale devo sempre avere un piano B; se vuoi cenare con me cosa ne dici di farti trovare a casa mia, diciamo tra dieci minuti? Ho un paio di cose da portare in casa, almeno ti sfrutterò come facchino.
Mentre metteva fine alla comunicazione Sara pensò che, nonostante fossero stati separati per poco tempo, Walter le era mancato e non vedeva l’ora di riabbracciarlo. All’incirca dieci minuti dopo entrò nel suo cortile e trovò Walter con in mano due cartoni di pizza, quando la vide scendere dalla macchina le sorrise e le disse:- Sono abbastanza affascinanti per te due pizze ?
- Pensavo che non te l’avrei mai dovuto dire, ma, caro, mio tu ti sottovaluti- e così dicendo gli diede un bacio:- A quest’ora, e dopo la giornata che ho avuto, tu e le tue pizze siete molto affascinanti. Così tanto che prima mangeremo e poi scaricherai la mia macchina.
Detto questo salirono in casa, Walter convinse Sara a mangiare la pizza sul divano e lei tra un morso e l’altro di pizza gli confidò:
- Lo sai, hai una cattiva influenza su di me. Non permetto praticamente mai ai bambini di mangiare sul divano.
- Allora visto che domani tornano i ragazzi, organizzerò al più presto una cena a base di pizza sul tuo divano e li comprerò in maniera definitiva!
- Non credo che tu ne abbia davvero bisogno, però questo significa che non ti sei ancora stufato della mia pazza famiglia…
Walter si avvicinò a Sara e le diede un tenero bacio:
- Sei tu che hai una cattiva influenza su di me, sembra proprio che io non riesca a stare senza di te.
- E’ impossibile che io abbia una cattiva influenza su di te.
- Oh si invece, da quando mangio insieme a te seguo molto meno la mia ferrea dieta da atleta, dedico meno tempo agli allenamenti; negli ultimi sei mesi la mia sola preoccupazione è stata quella di rimettermi in forma mentre ora sono piuttosto distratto…
Finì la frase di nuovo sulle labbra di Sara, la donna avrebbe voluto lasciarsi andare con lui ma prima voleva raccontargli dei suoi recenti progetti. Perciò, a malincuore, pose fine al bacio e per non essere distratta dai suoi occhi appoggiò la schiena sul petto di Walter:
- Mentre stavi qui ad annoiarti, non ti sei domandato che cosa sono andata a fare al mare?
- In effetti ci ho pensato, hai detto che era un impegno di lavoro …
- Più o meno…
Sara si stava agitando perché temeva che Walter prendesse male il trasferimento suo e dei suoi bambini, non voleva apparire troppo pressante. D’altra parte l’uomo si era interrogato più volte nell’arco della giornata sul motivo per cui Sara si era allontanata da Evançon e non era riuscito a trovare una risposta. A furia di pensare aveva realizzato che le vacanze estive stavano velocemente volgendo al termine, questo significava che Sara sarebbe rientrata presto a casa per riprendere il lavoro: che cosa avrebbero fatto? Il silenzio di Sara non stava aiutando:
- Sara, scusa ma il tuo silenzio mi sta facendo preoccupare…
Walter percepiva il nervosismo di Sara e iniziò a massaggiarle lentamente le spalle nella speranza di aiutarla a rilassarsi:
- Sono una stupida, scusa non volevo farti preoccupare. Sono io ad essere preoccupata, non vorrei che prendessi questa notizia nel modo sbagliato…Uffa è inutile che ci giri tanto intorno: quest’oggi mi sono dimessa dal mio vecchio lavoro perché con la stagione invernale ho intenzione di prendere in mano la gestione del Rifugio delle fate.
Aveva parlato guardando dritto davanti a sè, non riusciva a girarsi per guardare nella sua direzione, lui d’altra parte aveva ascoltato incredulo, non sapeva che cosa aspettarsi da quel discorso, temeva che Sara si fosse fatta prendere dalle preoccupazioni per i mesi futuri e si stava preparando un’arringa molto accorata sui rapporti a distanza, nella stanza era calato un silenzio carico di attesa. Walter interruppe il suo flusso di pensieri e il suo volto si aprì in un ampio sorriso:
- Mi stai dicendo che volete trasferirvi qui in maniera definitiva?
- Si, direi proprio di si.
Sara ora lo guardava negli occhi, Walter era al settimo cielo e non aveva perso la sua voglia di scherzare: - Peccato però, stavo già pensando che visto che sono disoccupato potevo venire al mare a svernare!
Il momento delle chiacchiere era finito, Walter si chinò a baciare Sara che ora era completamente rilassata in quell’abbraccio; si sentiva di nuovo al sicuro, come non le capitava da tempo.


La mattina seguente Sara si svegliò nel suo letto, era un po’ confusa non ricordava come ci era arrivata; si mise a sedere rendendosi conto che non era nel letto ma sul letto con addosso la coperta di pile che generalmente teneva sul divano e indossava ancora gli abiti del giorno precedete. Volgendo lo sguardo verso il comodino per controllare l’ora sulla sveglia si rese conto che vi era appoggiato un biglietto: Addormentata, se possibile, sei ancora più bella era un vero peccato svegliarti! Arriverò da te verso le nove per fare colazione e poi, come promesso, ti aiuterò con la macchina. Un bacio, tuo Walter.

Sul suo viso apparve un tenero sorriso, era stato Walter che l’aveva sistemata nel letto e l’aveva coperta, ripensandoci però si sentì una stupida: ieri era la loro ultima serata da soli e lei si era addormentata, che figura!
Dal momento che mancavano ancora alcuni minuti alle nove decise di andare a farsi una doccia e cambiarsi; non poteva certo farsi trovare in quello stato.
Quando Walter arrivò con le due brioches, lei era si era cambiata e stava preparando il caffè. Si salutarono con un bacio appassionato.
- Buongiorno, mio salvatore! Ti devo delle scuse per ieri sera…
- Buongiorno, piccola non mi devi proprio nulla. Ieri avevi avuto una giornata pesante, avevi guidato tutto il giorno era normale che fossi stanca. Ormai mi hai dato lezioni di guida e quindi la prossima volta che dovrai fare tutta quella strada verrò a farti da autista, promesso.
Detto questo le depositò un leggero bacio sulla punta del naso e poi andò a sistemare le brioche per la colazione.

Dopo la colazione Walter scaricò il bagagliaio di Sara e poi lasciò la mammina intenta nei preparativi per accogliere l’arrivo dei suoi ometti, mentre lui aveva appuntamento con il fisioterapista doveva recuperare il tempo perduto nelle due settimane precedenti.



Il resto della giornata fu dedicato a svuotare le scatole che gentilmente Walter le aveva portato in casa e a preparare una cena di benvenuto per i suoi ometti. Nel primo pomeriggio Marco e Matteo telefonarono dicendo che erano in anticipo sulla tabella di marcia per cui entro le cinque al massimo sarebbero arrivati a casa. Per fortuna Sara era molto organizzata per cui quando i ragazzi arrivarono era già tutto pronto. Come ogni volta che rivedeva i suoi figli le sembrarono più grandi e più belli, i due le saltarono al collo e non la lasciarono per diversi minuti. I genitori di Sara la aiutarono a scaricare le valigie e poi andarono a casa, dopo due settimane di vacanza con i nipoti avevano bisogno di riposare. Il lavoro di mamma iniziò subito a pieno ritmo: all’ora di cena aveva già fatto due lavatrici e ascoltato gli aneddoti più divertenti. Quanto le erano mancati i suoi cuccioli!


Quando i bambini iniziarono a mangiare il tiramisù Sara decise di aggiornarli: - In queste due settimane ho avuto un po’ di tempo libero e ho potuto verificare che il trasferimento è possibile, sempre che voi non abbiate cambiato idea…

Marco e Matteo si bloccarono letteralmente con il cucchiaio a mezz’aria e poi, dopo un paio di secondi, che a Sara parvero interminabili, si alzarono da tavola e l’abbracciarono: -Certo mamma che siamo d’accordo! -
– Allora ci trasferiamo? Evviva!
Marco si sedette in braccio alla madre e non smetteva di dargli baci, Matteo ottenne il permesso di chiamare alcuni amici per dare la grande notizia, erano tutti euforici, anche Sara era felice pensava proprio di aver fatto la scelta giusta.
Superato il primo momento di grande felicità, Sara decise di parlare con i ragazzi anche di Walter, quanto meno pensò che fosse giusto “introdurre” l’argomento ed osservare le loro reazioni:
- Sapete in queste due settimane oltre ad essermi occupata del nostro trasferimento, ho avuto un po’ di tempo per rilassarmi.
Marco le disse:- Brava mamma hai fatto bene! Non sei stata da sola tutto il tempo, vero?
- No, tranquillo Walter mi ha fatto compagnia; sapete è davvero simpatico.
Questa volta fu Matteo a rispondere tranquillo:
- Bene, bene.
Marco sorrideva felice, mentre il fratello maggiore aveva ripreso a mangiare la seconda porzione di tiramisù, segno che la conversazione non aveva creato alcun nervosismo, Sara pensò che fosse un buon segno.
Erano ormai le nove, quando qualcuno bussò alla porta e Sara lasciò che fossero i ragazzi ad aprire, immaginava che potesse essere Walter e voleva vedere come si sarebbero salutati. Appena Matteo aprì la porta Marco saltò al collo di Walter e gli disse:- Ciao, che bello sei venuto a salutarci! Abbiamo un sacco di cose da raccontarti e una grande novità.
Matteo non era affettuoso quanto suo fratello ma salutò calorosamente Walter, Sara offrì subito un po’ di tiramisù al suo nuovo ospite, appena si sedette Marco e Matteo non resistettero oltre e diedero a Walter la grande notizia, a distanza di ventiquattrore dal primo annuncio l’uomo sfoderò di nuovo il suo miglior sorriso entusiasta: - Sono felice! Allora andrete nella stessa scuola che abbiamo frequentato io e vostra madre…sarà divertente e poi in inverno potremo sciare insieme.
Sara aveva osservato la scena da lontano rimendo in silenzio; era quasi commovente, era come vedere i pezzi di un puzzle che andavano a posto da soli, non poteva chiedere di più.

Matteo attese che Walter finisse di mangiare il dolce e poi gli chiese aiuto per scaricare le foto della vacanza sul pc, quando furono da soli gli disse:- Grazie per aver tenuto compagnia alla mamma mentre noi eravamo via, com’è andata con lei?

L’espressione di Matteo era rilassata, ma il tono della domanda era estremamente serio; Walter era senza parole, si sentiva come un adolescente che doveva chiedere al padre della sua fidanzatina il permesso per andare fuori nel fine settimana, decise di essere sincero ma non troppo diretto:
- Direi tutto bene, tua madre è stata abbastanza impegnata ma io ho mantenuto la mia promessa.
- Mia mamma ti piace.
Non era una domanda, era un’affermazione quel ragazzino di quasi dodici anni lo stava esaminando, non gli diede neppure il tempo di ribattere che aveva già ripreso.
- Però non può piacerti solo lei…insomma ci siamo anche noi, cosa pensi di fare?
Visto che Marco era stato diretto, Walter decise di fare altrettanto:
- Hai ragione la tua mamma mi piace, vorrei passare del tempo non solo insieme a lei ma anche insieme a voi, che cosa ne pensi?
- Mi sembra una buona idea, non hai intenzione di prenderla in giro vero? Sappi che se la facessi soffrire io e lo zio Stefano ti faremmo passare un sacco di guai.
Fino a quel momento Walter aveva pensato che un ragazzo dell’età di Matteo non potesse essere minaccioso, ma si sbagliava di grosso. Cosa poteva rispondere per suonare convincente e non ridicolo?
- In realtà vorrei farla felice…naturalmente tua madre non sarà davvero contenta se non vedrà contenti anche voi. Potremo procedere per gradi, che ne dici?
- Ora che siamo tornati e che ci fermeremo qui, penso che proporrò alla mamma la serata dei nonni. Tu non puoi sapere che cos’è, quando c’era ancora papà e noi venivamo qui, una sera alla settimana io e mio fratello andavamo dai nonni e dormivamo là. Pensi sia una buona idea?
- Bhè se tu e tuo fratello siete contenti…mi sembra una buona idea. Ma nei prossimi giorni cosa ne dici se organizziamo una gita in montagna tutti e quattro insieme?
L’aria seria di Matteo sparì così come era arrivata e il volto del ragazzo si illuminò con in un sorriso, era d’accordo. Finirono di scaricare le foto e l’atmosfera si fece più rilassata, Walter pensò tra sé di aver superato l’esame.
I ragazzi erano molto stanchi e Marco chiese a Walter di accompagnarlo in camera sua, quando furono soli gli disse:
- Matteo non vuole che te lo chieda, ma io sono curioso.
Walter si sentì nuovamente sotto esame: - Chiedimi pure.
- Sei sposato?
- No.
- Hai dei bambini?
- Di nuovo no, posso chiederti perché?
- Curiosità, sono piccolo ma penso di aver capito che ci vedremo più spesso. Ok adesso ti va di leggermi una favola?
Dopo pochi minuti Marco dormiva profondamente e Walter tornò in sala dove Sara lo aspettava seduta sul divano bevendo una tazza di camomilla, quando lo vide arrivare gli chiese sottovoce:
- Ora che dormono, vuoi un po’ di camomilla?
- A me serve qualcosa di più forte della camomilla…
- Raccontare favole ai bambini ti fa questo effetto?
- No tesoro, non sono le favole. Credo di essere stato messo sotto esame questa sera e per quello che ho potuto capire l’ho superato, adesso però devo bere qualcosa.
Sara gli diede un bicchierino e una grappa fatta in casa da suo padre, dopo un paio di bicchieri riprese: - Sono fratelli, ma sono diversi: Matteo mi ha chiesto di questi quindici giorni, mi ha detto molto chiaramente che si è accorto che mi piaci e non ultimo mi ha minacciato… se ti farò soffrire me la dovrò vedere con lui e con Stefano; Marco invece mi ha domandato semplicemente se sono sposato e ho dei figli.
- Questa sera ho detto loro che in questi giorni ci siamo visti, non ho detto nulla di più ma non volevo scatenare questi interrogatori, domani provvederò a fargli un discorsetto.
- No, no ti prego, non li sgridare. Come mi hai detto tu una volta, non sei sola ci sono anche loro e non possiamo lasciarli fuori. Anzi vorrei andare a fare una gita, noi quattro insieme, Matteo mi sembra favorevole e tu?
Sara sorrise e lo baciò con slancio.



Ora che Sara aveva dato le dimissioni dal vecchio lavoro e aveva parlato con i ragazzi voleva ufficializzare il trasferimento parlando con i suoi genitori. In accordo con Marco e Matteo aveva preparato i piatti preferiti di suo padre e i bambini avevano preparato un cartellone, da appendere sul camino del salotto, con la scritta “Veniamo a vivere qui!”.

Quando Angela e Alessandro entrarono in casa, abbracciarono i bambini e la figlia poi Marco che non riusciva più a resistere disse:
- Non notate nulla di nuovo?
A quel punto i due nonni si resero conto del cartellone, Angela era in lacrime dalla gioia e Alessandro che fino ad un attimo prima stava parlando con Matteo di una possibile giornata di pesca si era ammutolito.
Sara prese in mano la situazione e spiegò ai suoi genitori che aveva deciso di lasciare il suo vecchio lavoro e di prendere in mano la gestione dell’albergo di famiglia, inoltre aggiunse che in questo modo sarebbero stati più vicini.
Mentre cenavano i ragazzi esposero i loro strampalati progetti per l’inverno: gite in montagna con la neve, intere giornate dedicate allo sci (Matteo specificò subito che voleva provare lo snowboard), pomeriggi sulla pista ghiacciata…
Finita la cena Angela aiutò Sara a caricare la lavastoviglie, mentre il nonno si spupazzava i nipoti sul divano:
- Sono davvero felice che veniate ad abitare qui, saremo vicini e ti potremo dare una mano, non sarai più da sola!
- Grazie mamma, sono molto felice anche io sai che i bambini hanno sempre spinto perché tornassimo qui e ora che siamo soli non c’era più motivo per rimandare.
- Sai cara sei giovane e bella ora che siamo insieme sarai più tranquilla e sono sicura che troverai qualcuno che ti faccia stare di nuovo bene
Sara non aveva progettato di parlare a sua madre di Walter, ma visto che Angela aveva introdotto l’argomento:
- Sai mamma a dire la verità nelle ultime settimane ho rivisto Walter
Il volto di Angela si fece improvvisamente serio:
- Cosa mi stai dicendo? Non ti sarà tornata la cotta che avevi da bambina, vero? Non avrai deciso di venire a star qui per lui, vero?
- Mamma ma cosa dici?! Io non avevo nessuna…
- Tesoro smettila sono tua madre, ho un radar per certe cose. Non so se e cosa sia successo quando eravate ragazzini ma ora sei una donna e una madre vedi di non renderti ridicola!
- Non ho alcuna intenzione di rendermi ridicola, sai qual è la cosa più strana? Fino a meno di un minuto fa eri pronta ad occuparti dei bambini per permettermi di conoscere un uomo e ora che ti dico che sono interessata a Walter mi fai la scenata? Non ha senso!
- Non fraintendermi Walter è un caro ragazzo, ma non so se sia pronto per…
Angela non terminò la frase si limitò a fare un accenno al divano dove sedevano a chiacchierare nonno e nipoti.
- Sai cosa ti dico mamma? La scelta di venire a stare qui è indipendente da Walter ma a quanto pare tu non ti fidi di me; non importa non ho intenzione di discutere con te di questo argomento saranno i fatti a parlare al posto mio, anzi nostro.
La conversazione e anche la serata terminarono in fretta, Angela e un Alessandr

o piuttosto contrariato andarono via pochi minuti dopo, per fortuna madre e figlia mascherarono il nervosismo.
Dopo aver messo i figli a dormire Sara era nel letto ma non riusciva a prendere sonno, era incredula: fino ad un momento prima chiacchierava tranquillamente con sua madre e un attimo dopo veniva trattata come una quindicenne che non è in grado di scegliersi il primo fidanzatino, com’era possibile?
Sua madre era sempre stata molto protettiva nei suoi confronti, lasciando maggiore libertà a Stefano, ma questa volta aveva davvero passato il segno. Decise però che non si sarebbe fatta trascinare in una serie di discussioni inutili: il tempo le avrebbe dato ragione.

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Capitolo 10
*** Si va in scena! ***


 

Ciao a tutte!!!

Le vacanze sono finite e io sono tornata con nuovo capitolo

Spero che avrete voglia di leggere e di lasciarmi un commento

Grazie come sempre a tutte,

in particolare a chi mi ha consigliato in questi giorni!

PS: questo capitolo non è betato perdonate i miei errori!

 

 

La notizia del trasferimento di Sara e dei bambini si era sparsa velocemente; dopo aver parlato con i nonni materni, era stata chiamata nonna Sandra e naturalmente lo Zio Stefano, la telefonata a Zia Clara fu risparmiata perché quest’ultima era “casualmente” a Rimini a pochi centimetri dal suo ex fidanzato.

Naturalmente la novità si diffuse rapidamente anche in paese, Carla manifestò  la sua gioia a Sara abbracciandola in mezzo al negozio sotto lo sguardo divertito di Walter, inoltre si premurò di specificare che avrebbe provveduto personalmente ad informare i suoi clienti della grande notizia.

 

Sara, insieme al padre, incontrò gli ultimi gestori del Rifugio delle fate e con sommo dispiacere si rese conto che in quei due anni il signor Mazzetti e sua moglie avevano davvero tralasciato l’albergo e i clienti. Quando venne comunicato loro che la famiglia De Masi si sarebbe ripresa la gestione dell’albergo non avevano fatto neppure una piega anzi avevano deciso di lasciare prima l’albergo; al momento dei saluti avevano dichiarato le loro perplessità riguardo una possibile ripresa del Rifugio delle fate.

 

Nei giorni successivi Sara fece una serie di sopralluoghi in albergo armata di un grande block-notes dove annotò tutti i lavori o i miglioramenti che intendeva apportare nelle settimane successive, papà Alessandro era sempre pronto a darle i suoi consigli così come suo fratello Stefano.

L’incontro con il personale aveva un po’ demoralizzato Sara perché si era trovata davanti persone inesperte, che non sembravano realmente appassionate al loro lavoro e che avevano ricevuto scarsi stipendi. Alla notizia del cambio di gestione la signora Maria era stata l’unica a mostrarsi sinceramente entusiasta, le due cameriere ai piani avevano affermato che finito il contratto della stagione estiva non intendevano proseguire, mentre lo staff della cucina e i camerieri di sala si erano detti disponibili per proseguire il rapporto lavorativo in cambio di un aumento.

Confrontandosi con la sua famiglia era arrivata alla conclusione che lo staff da cucina, composto da un cuoco e due aiuti, era essenziale, così come due persone per servire ai tavoli, visto che Sara era totalmente negata, della reception se ne sarebbe occupata lei insieme al padre mentre era necessario affiancare una persona alla signora Maria per la pulizia delle camere.

Dopo un primo esame era chiaro che la struttura dell’albergo era in buone condizioni, erano necessari alcuni lavori di manutenzione ordinaria: c’erano un paio di bagni con delle perdite, tre letti che andavano sostituiti o aggiustati e diverse ante degli armadi delle camere da riparare o ritinteggiare. Le tovaglie della sala da pranzo erano rovinate così come la maggior parte delle lenzuola, i piumoni invece risultavano ancora in buono stato a parte cinque o sei.

Sara, per dare il suo tocco personale, decise che avrebbe riordinato tutto il tovagliato, le lenzuola e gli asciugamani per le camere; in più chiese aiuto a Marta, una ragazza del paese molto brava a dipingere il legno. Insieme a questa ragazza scelsero 20 disegni di fatine, uno per ogni camera, sarebbero state dipinte sui portachiavi e suoi numeri di ogni camera, infine Sara le chiese di preparare un grande quadro, da mettere dietro al banco della reception, raffigurante il paese di Evançon, all’interno del quadro sarebbero state inserite anche le 20 fatine.

 La settimana successiva aveva preso appuntato con l’idraulico e l’elettricista per verificare gli impianti di riscaldamento, dell’acqua e della luce.

 

Se la madre era estremamente impegnata i figli non erano di certo da meno: quel fine settimana ci sarebbe stata la rappresentazione teatrale in dialetto. I ragazzi tutti i pomeriggi avevano le prove e un paio di mattine furono impegnati a completare la scenografia e a fare l’ultima prova dei costumi. Il sabato mattina avrebbero fatto le prove generali mentre il venerdì le maestre avevano deciso che non ci sarebbero state prove o incontri di alcun genere volevano che i bambini si distraessero.

 

Walter in quella settimana aveva  finalmente rilasciato la famosa intervista per Sport Week e come Sara gli aveva suggerito il set dell’intervista era stato il laghetto del paese. Achille era arrivato la sera precedente, Walter non era certo alla sua prima intervista ma data l’importanza del contenuto voleva essere presente.

La Gazzetta dello Sport aveva mandato una giornalista di punta della testata ed un fotografo con tanto di parrucchiere/truccatore per preparare l’atleta. Per l’occasione Walter aveva indossato un paio di jeans chiari, una maglietta, blu, aderente con lo scollo a V e sopra una camicia a mezze maniche a quadretti bianchi e blu.

Il fotografo aveva insistito per fare immediatamente le foto affermando che non voleva perdere la luce della mattina, quindi erano iniziate le domande; alla fine dell’intervista Achille aveva organizzato un pranzo in una trattoria a pochi chilometri la Evançon. Il furgoncino della Gazzetta era partito da pochi secondi quando Achille con espressione furba si rivolse a Walter:

-          Adesso mi spieghi che cosa ti sta succedendo.

Walter rimase basito e l’amico proseguì:

-          Quella bella ragazza ti ha fatto il filo per tutta la mattina e tu non te la sei filata per niente, non fraintendermi, sei stato educato, ma non hai flirtato con lei neppure per un attimo…

Walter sapeva quanto poteva essere determinato il suo agente, ma cercò ugualmente di sviarlo:

-          Insomma era l’intervista con l’annuncio del mio ritiro, non eravamo mica al bar…e poi non mi è sembrata una ragazza particolarmente interessante.

-          Dunque tu non ti sei mai tirato indietro con le donne, soprattutto quando eri lontano dagli impegni agonistici, senza contare che la ragazza in questione era davvero notevole, c’è solo una spiegazione per questo tuo comportamento…

Achille non voleva mollare e il ragazzo sorridendo gli rispose:

-       Caro Achille mi sembra che non solo tu mi abbia osservato, ma che ti sia fatto un’idea precisa perciò spara…

-       Certo ragazzo che ho un’idea precisa, ho una certa età e ti conosco come le mie tasche…c’è solo una spiegazione possibile al tuo comportamento: ti sei innamorato.

Walter era senza parole si era aspettato che il suo paffuto agente avesse intuito la presenza di una donna nella sua vita, ma Achille era stato molto ma molto più incisivo aveva parlato di amore! La cosa che lo lasciò maggiormente sorpreso fu la sua stessa reazione, fino a meno di due mesi fa se qualcuno gli avesse detto che innamorato Walter gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia. Non aveva mai creduto che l’amore, quello con la A maiuscola, fosse fatto per lui; aveva deciso di concentrarsi totalmente sulla sua carriera e pensava di non avere tempo per altro. L’affermazione di Achille non lo faceva innervosire, certo lui non era ancora riuscito a dare un nome ai sentimenti che provava per Sara, ma era sicuro che fossero molto profondi, nonostante fossero nati in poche settimane. Walter era ancora perso nei suoi pensieri quando il suo agente con aria compiaciuta proseguì nelle sue affermazioni:

-       Vedi ragazzo? Non hai neppure protestato, questo rafforza la mia ipotesi. Spero che me la farai conoscere presto!

-       Non ho reagito perché mi hai preso in contropiede, sono felice Achille come non mi capitava da anni. E’ ancora tutto all’inizio ma ti prometto che te la presenterò presto.

 

 

Venerdì arrivò in fretta e come previsto Walter alle 9.00 era sotto casa di Sara per partire per la gita. Si sentiva un po’ nervoso, dopo l’arrivo dei ragazzo lui e Sara non erano più riusciti a vedersi, per fortuna erano riusciti a sentirsi tutti i giorni.

Walter era appena sceso dalla sua Jeep quando la porta della casa si aprì e Marco e Matteo uscirono di casa correndo e salutandolo, evidentemente lo stavano aspettando. I due bambini avevano uno zaino sulle spalle, mentre Sara, oltre allo zaino, portava con sé la borsa frigo.

Andarono in una valle vicina e fecero una passeggiata su un sentiero pianeggiante di circa un’oretta infine arrivarono su un grande prato pieno di laghetti, neppure Sara c’era mai stata.

Il prato era circondato da un boschetto, essendo fine agosto decisero di preparare la zona per il pranzo al limite degli alberi, in modo tale da avere sia un po’ di ombra che un po’ di sole. Mentre Sara finiva di allestire la tavola Walter fece un giro dei laghetti con Matteo e Marco, i girini ormai erano cresciuti perciò poterono vedere le rane che saltavano vicino ai laghetti, e cercarono di catturarne alcune da portare a vedere alla madre, in realtà il progetto era di spaventarla. Dopo un lauto pranzo ci fu un momento di pausa e Matteo disse:

-          Sai mamma visto che è ci stiamo stabilizzando a Evançon, vicino ai nonni potremmo ripristinare la serata nonni, cosa ne dici?

Sara sapeva che i suoi bambini amavano molto la serata-nonni, in quelle occasioni i bambini mangiavano le prelibatezze della nonna Angela e guardavano film o cartoni animati fino a tardi, inoltre la mattina successiva, andavano a pesca con il nonno. Anche per Sara e Simone quelle serate erano molto belle perché davano a loro un po’ di tempo come coppia. Con tutti i cambiamenti in atto nella loro vita riprendere una vecchia abitudine tanto amata dai bambini le sembrò una buona idea, tanto più che la proposta era partita proprio da loro, senza contare che queste sere di libertà potevano esserle molto utili per il lavoro, ma in fin dei conti non solo per quello…

-          Bhè certo bisognerà parlare con i nonni, ma dubito che faranno obiezioni.

-          Il venerdì mattina i nonni ci potranno accompagnare a scuola, comunque non è necessario aspettare l’inizio della scuola per ripristinare la serata, tu Walter che cosa ne pensi?

Walter era rimasto in silenzio ad ascoltare, non aveva svelato a Sara quella che aveva considerato una confidenza di Matteo, ma visto che era stato chiamato in causa decise di esprimere la sua opinione:

-            Per quello che può contare il mio parere, io sarei molto favorevole.

Matteo non aspettò oltre e disse:

-            Bene questa sera ci metteremo d’accordo con i nonni e giovedì della prossima settimana si ricomincia.

Marco, che fino a quel momento era rimasto in silenzio dimostrò apertamente la sua gioia saltando al collo della madre e iniziando a baciarla, era proprio un coccolone; Walter incuriosito da questa nuova situazione disse:

-          Raccontatemi un po’, che cosa fate nella serata nonni?

Questa volta fu il piccolo di casa a rispondere:

-          E’ bellissimo, la nonna prepara sempre un sacco di cose buone, poi guardiamo la tele e andiamo a letto tardi e la mattina dopo, se il nonno riesce a svegliarci, andiamo a pesca! Ripensandoci, però, visto che tra un po’ comincerà la scuola dovremo andare a letto presto anche quando saremo a casa dei nonni e niente pesca: che sfortuna! E voi cosa farete il giovedì sera?

Sia Walter che Sara pensarono che Marco era davvero molto diretto, la madre decise di prendere in mano la situazione:

-          Ma Marco, Walter non sarà obbligato a farmi compagnia tutti i giovedì sera, comunque iniziando il nuovo lavoro sarò stanca e mi riposerò.

Matteo inaspettatamente intervenì: - Io, invece, credo che sarà felice di farti compagnia. Vero Walter?

-          Credo che cercherò di tenermi libero.- Così dicendo si alzò dalla coperta e fece l’occhiolino a Sara, quindi proseguì- Comunque cosa ne dite se andiamo a tirare due calci al pallone?

La proposta fu immediatamente accolta, Sara iniziò a mettere a posto gli avanzi del pranzo e mentalmente ringraziò la prontezza di spirito di Walter.

 

La giornata in montagna era stata positiva sotto molti aspetti: il rapporto tra Walter e i bambini migliorava a vista d’occhio, Marco e Matteo erano riusciti a trascorrere alcune ore senza parlare, ed apparentemente a pensare, al giorno dopo ed infine una volta arrivati a casa erano molto stanchi e quindi si addormentarono in fretta. Sara era curiosa di vedere i suoi tesori all’opera, avrebbe voluto condividere questo momento con Walter ma aveva deciso di non chiedergli nulla perché lo riteneva un gesto troppo impegnativo per loro presentarsi insieme alla recita, senza contare che avrebbero scatenato il gossip di Evançon.

 

 

Sabato mattina i due ometti svegliarono la madre alle sei della mattina! Volevano fare colazione e correre alle prove generali. Sara era scioccata, raramente le due pesti si alzavano presto e soprattutto prima di lei. Nonna Angela alle otto e trenta si presentò per accompagnare i nipoti alla parrocchia. Madre e figlia non avevano parlato molto dopo la cena in cui Angela aveva scoperto che la figlia frequentava Walter, certo si vedevano regolarmente, ma i loro rapporti si erano un po’ raffreddati. Sara non era molto contenta, ma sapeva che l’alternativa era un confronto aperto con la madre, e in quel momento denso di cambiamenti ed emozioni sentiva di non avere la forza di sostenere anche questo.

Sapendo che Marco e Matteo sarebbero stati impegnati fino all’ora di pranzo Sara aveva sperato di trascorrere la mattina insieme a Walter, ma l’uomo si era scusato dicendo che aveva un impegno importante che non poteva rimandare. Avendo davanti diverse ore libere Sara decise di preparare un pranzo con i fiocchi per sostenere i due attori in erba e per dare il benvenuto a Stefano e Clara che sarebbero arrivati per assistere alla performance dei loro nipotini. Il fatto che i due arrivassero insieme era dovuto ad una “semplice soluzione pratica” come entrambe avevano tenuto a precisare, a più riprese, nei giorni precedenti.

 

Il teatro parrocchiale era gremito di gente, sembrava che tutta Evançon si fosse radunata in quel salone per osservare le prodezze dei bambini. Sara era seduta in terza fila insieme a suo padre, suo fratello e Clara, sua madre era dietro le quinte per aiutare i ragazzi ad indossare i costumi.

Pochi minuti dopo le luci in sala si spensero e iniziò lo spettacolo. La storia narrava la vita del fondatore di Evançon:  

Nel 1500 quella zona della valle era disabitata, il villaggio si trovava ai piedi del castello dei signori del luogo, gli Challand. Un bambino, di nome Jean, di umili origini aveva conosciuto una bambina, Anne, davanti ad un laghetto ( quello del paese appunto), i due erano diventati amici e si vedevano regolarmente davanti a quel laghetto. Crescendo i due si scoprirono innamorati ma era un amore impossibile perché la fanciulla proveniva da una famiglia benestante e non avrebbe potuto sposare il figlio di un minatore.

Nel frattempo la situazione del villaggio si stava facendo complicata perché la vena d’oro della miniera in cui la maggior parte degli uomini lavoravano si stava esaurendo. Matieu Challand, signore del luogo, promise di dare 1.000 monete d’oro a colui che avesse trovato una soluzione a quella disastrosa situazione. Jean sapeva che se la miniera avesse chiuso lui e la sua famiglia sarebbero stati costretti a trasferirsi. Il giovane intraprendente decise di esplorare i dintorni sperando di riuscire a trovare una nuova vena d’oro. Dopo alcune settimane Jean tornò al villaggio annunciando di aver trovato un nuovo sito per la miniera. Matieu Challand mantenne fede alla sua promessa e donò la ricompensa al giovane Jean che in questo modo poté sposare la sua amata Anne. La nuova vena trovata era davvero molto ricca, tanto che fu necessario cercare altri operai per la miniera, Challand decise di fondare un nuovo villaggio più vicino alla nuova miniera ed affidò questo delicato compito all’uomo che aveva già salvato il suo villaggio: Jean. L’uomo scelse di costruire il nuovo villaggio nel luogo in cui aveva conosciuto la sua Anne, in questo modo nacque Evançon.

Al termine della rappresentazione il pubblico applaudiva con molto calore, Sara era commossa, come spesso capitava quando si trattava dei suoi bambini. Matteo aveva interpretato Matieu Challand non aveva molte battute ma era stato davvero bravo, Marco invece era uno dei minatori amici del protagonista, aveva due baffoni neri e una parrucca, era davvero molto buffo.

I bambini si presentarono in gruppo sulla scena per ricevere i meritati applausi, poi vennero le maestre, le costumiste tra cui Angela, quindi coloro che si erano occupati dei fondali. Sara era davvero contenta e mentre osservava il palco gremito di gente il suo sorriso si aprì, ancora maggiormente, in mezzo a tutta quella gente svettava, sul fondo, il volto sorridente di Walter.

 

Al termine degli applausi e dei ringraziamenti il pubblico fu invitato ad accomodarsi nel salone a fianco al teatro per un buffet. Sara ebbe modo di riabbracciare i suoi attori e di riempirli di complimenti, anche il resto della famiglia non fu da meno. Mentre Marco e Matteo facevano una foto, ancora in costume, con lo zio Stefano e la zia Clara Sara decise di andare a prendersi qualcosa da bere. Non fece in tempo a voltarsi che si andò a sbattere contro il torace di Walter:

-          Ciao bellezza! Stavo giusto cercando te…

-          Davvero?

Se Sara avesse seguito il suo istinto si sarebbe gettata tra le braccia di Walter, ma sapeva che non era il caso, quindi a malincuore si mise al suo fianco, l’uomo con discrezione le mise una mano nel centro della schiena e si abbassò per parlarle all’orecchio:

-          Sei arrabbiata con me per la piccola bugia di questa mattina?

-          No, sono molto sorpresa a dire il vero, ma tu di preciso che cosa hai fatto?

-          Mia mamma mi ha detto che serviva un uomo di fatica che desse una mano per i cambi dei fondali e degli oggetti di scena, a me serviva una scusa plausibile per venire a vedere i ragazzi  e così mi sono offerto.

Così dicendo erano tornato vicino ai bambini e alla famiglia di Sara, quando Matteo li vide avvicinarsi sorrise:

-            Visto mamma? Walter ci ha dato una mano, è stato davvero bravo.

Sara stentava ad abituarsi alla complicità che i suoi figli dimostravano con Walter, ma non poteva che esserne felice; la più contrariata da tutto ciò sembrava essere nonna Angela che rimase seria e in silenzio per gran parte della serata.

 

La domenica mattina Sara, che aveva ospitato la sua amica Clara nel suo letto e suo fratello sul divano, si trovò la colazione preparata dal Stefano e la tavola apparecchiata dall’amica non fece in  tempo a domandarsi il motivo di tanta gentilezza che suo fratello svelò il mistero:

-            Tesoro abbiamo una proposta che non potrai rifiutare…questa sera ti teniamo i bambini.

-            Ti ringrazio Stef ma non ho nessun impegno.

-            Veramente hai un invito a cena…

Non fu necessario che Clara terminasse la frase era chiaro chi l’avesse invitata e Sara era decisamente intenzionata ad accettare.

 

 

 

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Capitolo 11
*** La cena ***


  Ecco un nuovo capitolo, 

è un pò corto ma

mi sembrava giusto che questa cena avesse uno spazio tutto suo.

Il capitolo non è betato neppure questa volta,

scusate i miei bisticci con la punteggiatura!

Grazie a chi legge in silenzio e a chi commenta.

Un abbraccio   

 

 

Era seduta alla sua tavola apparecchiata per la colazione con in mano un biglietto:

 

Buongiorno splendore, questa settimana è stata piuttosto impegnativa, vorrei approfittare della presenza di Stefano e Clara per invitarti a cena, a casa mia, questa sera alle 19.30. Tuo Walter.

 

            Sara era sempre più piacevolmente sorpresa, Walter era pieno di attenzioni per lei e per i suoi figli, si sentiva davvero fortunata; scendendo dalla sua nuvoletta di felicità vide che sul tavolo c’era una piccola busta, adatta a contenere il biglietto che aveva appena letto, con sopra il suo nome e ritornò sul pianeta della razionalità, le sorse un dubbio:

-          Scusate la domanda: ma come mai avete letto il mio biglietto?

Clara fulminò con lo sguardo il suo fidanzato e gli fece un gesto con la mano come a dire “parla tu” e Stefano mostrando un sorriso smagliante disse:

-          Sorellona, ora ti preparo un bel cappuccino con sopra il cioccolato come piace a te ok?

-          Stef tu non ti muovi da quella sedia e mi spieghi perché hai aperto un biglietto che era chiaramente indirizzato a me.

-          Questa mattina mi sono svegliato presto, visto che io ho dormito sul divano – aveva un tono che somigliava ad un pigolio per cercare di commuovere la sorella- e così ho visto Walter che saliva la scala, gli ho aperto e mi ha dato il biglietto, non mi dato alcuna spiegazione, e sai quanto io possa essere curioso…

-          Ma non avevi alcun diritto di aprire il biglietto e tu- rivolgendosi all’amica che fino a quel momento era rimasta in religioso silenzio- si può sapere perché non l’hai fermato?

Clara fece un sospiro e un’alzatina di spalle:

-            Quando mi sono svegliata, tuo fratello aveva già aperto la busta, ho limitato i danni consigliandogli di non mentire sul fatto che aveva letto il biglietto e poi Walter è stato così romantico, non trovi?

-            Siete peggio di Carla, lo sapete?

Detto questo Sara non resistette oltre e si mise a ridere. Dopo aver gustato il cappuccino promesso dal fratello, svegliò i suoi bambini e andò a comprare il quotidiano. A pochi metri dal giornalaio Walter la attendeva appoggiato al muro di una casa con un paio di jeans, una felpa blu e un paio di occhiali da sole, la donna sperò che la giornata passasse in fretta per poter trascorrere la serata con l’uomo che le sorrideva illuminandole la giornata.

 

Aveva passato il pomeriggio con i bambini a fare acquisti per l’inizio del nuovo anno scolastico, fare le commissioni con i suoi ometti era sempre molto impegnativo ma essere accompagnata da suo fratello e sua cognata ( non c’era nulla di ufficiale ma lei ormai ne era certa) era ancora più faticoso. Marco era elettrizzato e aveva acquistato zaino, astuccio e diario dei Gormiti, ma prima aveva girato l’intero reparto di cartoleria da maschi. Matteo, che l’anno precedente aveva comprato lo zaino e l’astuccio nuovi, quest’anno doveva comprare solo il diario ma aveva impiegato quasi mezz’ora perché voleva comprare un diario da grandi, alla fine la scelta ricadde sul diario della Ferrari su spassionato consiglio dello zio. Naturalmente quelli non furono gli unici acquisti della giornata, Stefano e Clara regalarono ai bambini due scatole di pennarelli e anche un gioco da tavolo da fare tutti insieme quella stessa sera.

Sara vagava nel centro commerciale indecisa se comprare o meno un nuovo abito per la serata, si sentiva un po’ nervosa, stava bene con Walter ed era consapevole che con quella serata la loro relazione sarebbe passata “ad un livello successivo” , il pensiero di quello che sarebbe successo la eccitava ma innervosiva nello stesso tempo era dalla morte di Simone che non aveva più avuto rapporti.

Subito dopo la morte del marito le era capitato di rivivere in sogno momenti della sua vita con Simone: il loro incontro, il primo bacio, il matrimonio, l’arrivo dei bambini…ma anche semplici momenti come una partita a pallone su un prato quando Marco aveva appena iniziato a camminare o una serata  passata sul divano a chiacchierare e a fare l’amore; la mattina si svegliava ed era sempre agitata. Con il tempo il suo sonno si era fatto più tranquillo, sembrava che anche il suo desiderio si fosse assopito. Tutto questo era cambiato da quando aveva incontrato Walter: si sentiva di nuovo viva, per la prima volta aveva di nuovo desiderato sentirsi abbracciare e toccare da un uomo.

Mentre rifletteva su queste cose era ferma davanti alla vetrina di un negozio di abbigliamento e stava guardando un vestito rosso scuro con lo scollo all’americana, sotto il seno aveva un nastro di raso nero e poi l’abito cadeva morbido, fin quasi al ginocchio, con delle piccole pieghe, era indecisa…i suoi pensieri furono interrotti dal suono del suo cellulare per un sms in arrivo: Lo so che ci vedremo tra poco ma volevo dirti che mi manchi, un bacio a presto Walter. ps se vuoi questa sera puoi portarti lo spazzolino da denti.

Sara sorrise e dopo aver risposto al messaggio entrò nel negozio sempre con il sorriso sulle labbra.

 

 

Mancavano pochi minuti alle sette e trenta e si era incamminata verso casa di Walter, dopo aver dispensato raccomandazioni ai suoi ometti ma anche a suo fratello e Clara, solo la presenza di quest’ultima le dava la speranza di ritrovare la casa intatta la mattina dopo.

Puntuale suonò il campanello, con una certa fitta allo stomaco, improvvisamente temette di essere troppo elegante. I suoi dubbi scomparvero appena Walter le aprì la porta: aveva un paio di pantaloni neri e una camicia bianca, che metteva in risalto il suo torace muscoloso, con i primi due bottoni aperti.

Dopo un tenero bacio le disse semplicemente:- Sei bellissima.

-          Anche tu sei molto affascinante questa sera.

Quando entrò si rese conto che la casa era illuminata dalla luce soffusa delle candele e dalla cucina proveniva un ottimo profumo, la serata iniziava nel migliore dei modi.

-          Hai lavorato tutto il pomeriggio, cos’hai preparato di buono?

-          Diciamo che mi sono fatto dare qualche consiglio da tuo fratello, me lo doveva visto lo scherzetto di questa mattina.

-          Hai fatto bene, ti posso aiutare?

-          Puoi aprire il vino che c’è sul tavolo e versarlo nei bicchieri.

Guardando la tavola Sara si rese conto che Walter aveva disposto i due posti a sedere in modo che non fossero uno di fronte all’altro, ma uno di fianco all’altro e questa cosa le fece estremo piacere.

 

Pochi minuti dopo erano seduti a tavola, con i calici in mano:

-       A cosa brindiamo?

Walter le sorrise:

-            Ad un nuovo inizio.

La cena era ottima: voulevant al formaggio, tagliatelle al sugo di funghi e torta al cioccolato. Walter era una continua sorpresa, non era solo un uomo pieno di fascino, sapeva anche cucinare in maniera eccellente. Durante la cena chiacchierarono piacevolmente e Walter approfittò della serata per comunicare una sua novità lavorativa:

-       Sai che ti devo un favore?

Anche durante una semplice chiacchierata a tavola, non potevano fare a meno di punzecchiarsi a vicenda, così Sara sorridendo gli rispose: - Ah si? Riscuoterò di certo, ma posso sapere come mai?

-       Tu mi hai consigliato di fare l’intervista con la Gazzetta al laghetto e grazie a questo ho ricevuto un’offerta interessante. La Regione vuole che sia il nuovo volto della loro campagna pubblicitaria per il turismo, penso sarà divertente.

-       Cosa farai?

-       Principalmente foto in luoghi caratteristici, forse dovrò partecipare a qualche evento…premiazioni e cose del genere…sarà piacevole e mi lascerà parecchio tempo libero.

-       E come impiegherai tutto questo tempo libero? Sai non vorrei che ti annoiassi…

-       Se ascoltassi i miei consulenti mi annoierei ancora di più, secondo loro dovrei limitarmi a fare investimenti in borsa, ma non fa per me. Quest’inverno scierò sicuramente, magari potrei dare una mano alla scuola di sci qui in valle.

Il sorriso di Sara si rabbuiò leggermente: - Mh già mi immagino file di ragazzine e di signore che vorranno imparare a sciare con te…

Ora era il turno di Walter di punzecchiarla: - Sei per caso gelosa?

Sara decise di continuare la conversazione su un tono scherzoso:- Perché dovrei? Il confronto tra delle ventenni in forma e la madre di due figli è una passeggiata, vero?

-          Non c’è semplicemente confronto- Walter mentre parlava non aveva distolto un attimo gli occhi dai suoi e il suo tono era decisamente convincente, dopo un momento di silenzio carico di significati la conversazione riprese un tono più leggero -  Potrei sempre propormi come istruttore per i bambini…penso di avere qualche possibile cliente già fin da ora.

-          Mi piacerebbe proprio vederti fronteggiare un gruppo di bambini scalmanati.

-          Se è una sfida, sappi che la accetto più che volentieri. Ma se riuscirò ad insegnare a dei bambini verrò a cercare la meritata ricompensa…

-          Davvero? E di che ricompensa si tratta?

-          Lo saprai al momento opportuno.

Questo era il loro modo di parlare, di confrontarsi da sempre: da ragazzini era un continuo punzecchiarsi, un complimento era sempre seguito da una battuta scherzosa che stemperava l’atmosfera. Ora, a distanza di anni, flirtavano nello stesso modo, la sostanziale differenza era che ora entrambi ne erano consapevoli.

 

Mangiarono la torta al cioccolato sul divano, nello stesso piatto, imboccandosi a vicenda. Iniziò in questo modo la danza tra di loro, finito il dolce si dedicarono l’uno all’altra lentamente, ma non per questo con meno passione. Walter la desiderava fortemente ma cercava di farsi guidare dalla dolcezza, d’altra parte i timori che Sara aveva avuto nei giorni precedenti si scioglievano come neve al sole sotto le sue carezze e i suoi baci.

L’autocontrollo di Walter era stato messo a dura prova da quando Sara aveva messo piede in casa sua; il vestito lasciava gran parte della schiena scoperta e metteva in risalto il decolté della donna, se l’uomo avesse seguito il suo istinto avrebbe iniziato a baciarla senza fine lasciando completamente da parte la cena, ma voleva fare le cose per bene per cui si impose di essere un gentiluomo. Mentre mangiavano, vicini, si erano sfiorati diverse volte aumentando il suo desiderio, l’idea di mangiare la torta sul divano gli era venuta sul momento ed era stata decisamente una buona idea visto come si stavano mettendo le cose.

Walter non aveva mai avuto storie particolarmente serie o impegnative, per lo più si trattava di incontri più o meno fortuiti con belle donne con le quali condivideva alcune ore di piacere. Raramente aveva dormito con le sue compagne, lo considerava un gesto troppo personale e riteneva che fosse fonte di aspettative, che lui non aveva alcuna intenzione di alimentare.

Tutto questo non aveva nulla a che vedere con Sara, lei da sempre era la sua eccezione…da ragazzino aveva desiderato essere il suo primo bacio, crescendo il suo primo uomo ma non era riuscito nei suoi intenti. Con gli anni, a volte, si era ritrovato a pensare a lei e quando lo faceva si giustificava dicendo che la sua mente era affascinata da ciò che non aveva potuto avere, ma ora sapeva di essere in errore. Non si trattava di semplice desiderio fisico, voleva renderla e vederla felice, sentirla finalmente e completamente sua.

Ogni sfioramento, ogni carezza, ogni bacio che si stavano scambiando amplificava il suo desiderio. Spogliarla lentamente e lasciarsi spogliare da lei era una sensazione per lui nuova ed indescrivibile, stava iniziando a capire che c’era davvero differenza tra fare sesso e fare l’amore.

Quando il divano era diventato troppo scomodo Walter la prese in braccio, la portò nella sua camera e mentre con un piede chiudeva la porta le disse:- Ti sei ricordata lo spazzolino?

 

Spesso si dice che si capisce il valore di ciò che si ha solo quando lo si è perso, a Sara invece successe esattamente in contrario. Aveva dimenticato cosa volesse dire addormentarsi abbracciati al corpo di un uomo dopo aver fatto l’amore, perché di questo ne era certa lei e Walter avevano fatto l’amore e non del semplice sesso, e adesso, che aveva provato di nuovo quella splendida sensazione, si chiedeva come avrebbe potuto tornare a dormire in un enorme letto vuoto. Quel pensiero velatamente triste fu spazzato via da una carezza, era ancora notte, avevano tempo per scoprirsi ed amarsi nuovamente, le riflessioni potevano aspettare .

 

Sara si svegliò piuttosto presto, la sua parte più femminile sarebbe rimasta ancora a lungo in quel letto dove aveva riscoperto che cosa vuol dire amare ed essere amati, ma la sua parte di madre le ricordò che doveva essere a casa per il risveglio dei suoi ometti. Visto che Walter stava ancora sonnecchiando decise di alzarsi per preparare la colazione; aveva dormito nuda ma non aveva di certo patito il freddo protetta dal caldo abbraccio del suo compagno e dal piumone, ma doveva trovare qualcosa per coprirsi ed arrivare in cucina, dopo una rapida occhiata optò per la camicia di Walter.

 Pochi minuti dopo, mentre cercava il caffè e le tazze, si rese conto che cominciava ad avere i piedi congelati dato che era scalza, i suoi pensieri furono interrotti da un abbraccio che, dopo la notte appena trascorsa, le era ancora più familiare:

-          Buongiorno- le diede un bacio- Lo sai che ad andare in giro senza coprirti, ti ammalerai? Poi Marco e Matteo non ti lasceranno più venire.

-          Buongiorno, a te! Guarda che la colpa è tua, sei tu che mi hai fatto portare solo lo spazzolino da denti!

-          Giusto allora torna subito nel letto al caldo, ti porterò lì la colazione tra poco.

Poco dopo stavano facendo colazione nel letto a base di latte, caffè e avanzi di torta al cioccolato. Dopo aver mangiato fecero la doccia e loro malgrado si divisero nei due bagni di quell’enorme casa altrimenti erano certi che si sarebbero piacevolmente distratti .

 

Quando si incontrarono nella camera di Walter, lui si stava infilando una cintura nei jeans blu e Sara si appoggiò un momento allo stipite della porta della stanza per ammirare l uomo che le aveva di nuovo regalato il sorriso, un sorriso vero e profondo che nasceva dal cuore. Ridestatasi dai suoi pensieri, ricominciò a scherzare con lui:

-          Non sei molto leale, sei in jeans e maglietta, mentre io sarò costretta ad uscire da qui con i vestiti che avevo ieri sera, la gazzetta del pettegolezzo non ci metterà molto a mettermi in ridicolo.

Walter sembrava divertito l’abbracciò e la baciò: - Dunque se esci vestita come ieri sera, capiranno che sei stata qui, se esci con qualcosa di mio lo capiranno comunque…mh…direi che sei nei guai, però io sono un gentiluomo per cui ti scorterò fino a casa, con la mia auto, per proteggerti e per salutare l’allegra brigata!

-          Allora, mio prode cavaliere, andiamo!

 

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Capitolo 12
*** Il momento giusto - I Parte ***


Buonasera ragazze!

Come sempre prima di lasciarvi alla lettura

voglio ringraziare ognuno di voi, spero di leggere le vostre opinioni!

Un abbraccio

 

Il primo giorno di scuola arrivò rapidamente, Marco era elettrizzato tanto che la sera precedente aveva faticato a prendere sonno; Matteo, che generalmente non era entusiasta della ripresa delle lezioni, si era mostrato eccitato all’idea di frequentare la scuola insieme a quelli che considerava i suoi più cari amici. La mattina la sveglia di Sara non aveva neppure suonato e la donna era stata richiamata dal mondo dei sogni dal suo secondogenito che saltava sul letto canticchiando “ Oggi comincio la scuola! Oggi comincio la scuola!”. L’entusiasmo del suo ometto l’aveva contagiata, in questa atmosfera spensierata aveva preparato le colazioni e svegliato Matteo che, nonostante la gioia, aveva continuato a dormire beatamente fino a quando la madre non lo aveva svegliato.

            Sara aveva immortalato la mattinata con una serie di foto del neo alunno, dei due fratelli e poi delle loro nuove classi. Il cortile della scuola era pieno di mamme e bambini che chiacchieravano felici, tutti erano informati dell’arrivo dei nuovi studenti che ovviamente ricevettero tanti calorosi abbracci di benvenuto. Quando finalmente la campanella aveva suonato gli alunni delle scuole medie avevano fatto il loro ingresso nell’ala est della scuola e una mezz’oretta dopo erano entrati anche gli alunni della scuola primaria.

Nel momento in cui il suo piccolo uomo, in fila, entrava nella scuola, un raggio di sole si aprì un varco tra le nuvole che quella mattina coprivano il cielo, sembrava una carezza.  Il pensiero di Sara andò immediatamente a Simone e il magone che aveva trattenuto fino a quel momento si sciolse in lievi lacrime. Mentre si incamminava al suo nuovo lavoro ripensava a tutto ciò che era accaduto in quella strana estate e per la prima volta si rese conto che pensare a Simone non le aveva provocato quel dolore lancinante che le impediva di respirare, certo soffriva, ma soprattutto pensando a ciò che i ragazzi avevano perso, lei invece si sentiva più forte e sperava con tutto il cuore di riuscire a trasmettere la stessa forza ai suoi piccoli uomini.

 

            I ragazzi sarebbero stati impegnati solo fino all’ora di pranzo e la nonna Angela aveva insistito per festeggiare la prima giornata nella nuova scuola con un pranzo a casa sua. Il pasto era stato letteralmente monopolizzato dai racconti dei ragazzi, la nuova scuola, gli amici che ora avevano anche la veste dei compagni di scuola, gli insegnanti: il loro giudizio sintetico sulla giornata era positivo, ma impiegarono parecchio tempo per esprimerlo.

Ciò che rendeva la situazione difficile era la tensione che ormai si respirava tra madre e figlia, sostanzialmente non si rivolgevano la parola, Sara iniziava seriamente a sospettare che aver ignorato le frecciatine di sua madre non era stata poi una grande idea. Si trovavano in una situazione di stallo, lei non sapeva proprio come uscirne. Dal momento che tutti avevano finito di mangiare il secondo levò i piatti dal tavolo e si diresse in cucina, sentì qualcun altro alzarsi da tavola e sperò vivamente che non fosse sua madre. Suo padre la fissava dalla porta della cucina: - Non mi sono mai intromesso nei battibecchi tra te e tua madre, ma sinceramente questa volta state andando per le lunghe e la cosa sta diventando difficile da gestire. Mi vuoi dire cosa non va?

-          La mamma si preoccupa sempre troppo! Prima di dice che mi devo rifare una vita e poi quando inizio ad organizzarmi subito mi giudica e si altera.

Il padre stava per ribattere quando Angela entrò con la scusa di prendere il dolce e Sara uscì dalla cucina, nonostante tutto non voleva affrontare sua madre soprattutto a portata di orecchio di Marco e Matteo.

 

Il pranzo alla fine era terminato senza morti né feriti, mentre Sara e i ragazzi uscivano Angela punzecchiò la figlia: - Il nostro sportivo non è nei paraggi? Ti sta sempre intorno, ma oggi non si è visto…

La figlia si era limitata a risponderle che Walter quel giorno era via per lavoro, la madre l’aveva guardata con un’aria sospettosa e poi era rientrata in casa senza proferire parola.

 

Nello stesso momento un Walter molto annoiato stava bevendo un caffè insieme  al suo agente e al legale della Regione, il pranzo aveva lo scopo di fissare i termini del contratto per la campagna pubblicitaria che lo avrebbe visto coinvolto di lì a poco. Si era perso nei suoi pensieri già durante la seconda portata ed ora non aveva minimante idea di che cosa stessero parlando; la verità era che lui, in quel momento, avrebbe preferito essere da tutt’altra parte.

Oggi era il primo giorno di scuola di Marco e Matteo, avrebbe voluto guardare i loro visi, i loro sorrisi e avrebbe voluto essere vicino a Sara che sicuramente si sarebbe emozionata nel vedere entrare i suoi ragazzi a scuola. Il solo pensare a lei gli aveva fatto spuntare un sorriso sulle labbra, quella donna e i suoi figli gli erano entrati nel cuore. Ancora una volta si trovò a pensare che Achille aveva ragione: si era innamorato.

Fortunatamente al termine del pranzo il giovane fu lasciato libero di tornare ad Evançon, i punti principali dell’accordo erano stati fissati il suo agente si sarebbe occupato del resto.

Sulla strada del ritorno decise di chiamare Stefano, in fin dei conti ultimamente si sentivano meno, il suo migliore amico era di nuovo felicemente impegnato con Clara e dedicava la maggior parte del suo tempo libero a lei.

-          Buon pomeriggio Romeo! Come va?

-          Buon pomeriggio a te simpaticone!

-          Ti disturbo Stef? Hai da fare?

-          No tranquillo il servizio al ristorante è terminato e ora sto supervisionando alla pulizia della cucina, avere una mano impegnata dal cellulare mi aiuta a tener ferme le mani.

-          Cioè stai davvero cercando di diminuire il tuo lavoro?

-          Certo, finalmente ho di nuovo Clara con me e voglio dedicarle il giusto tempo, quindi per farlo devo imparare a delegare e come tirocinio sto usando il pranzo che è il momento in cui abbiamo meno clienti. E tu cosa fai di bello? Sempre appiccicato a mia sorella?

-          Veramente ho appena terminato un barbosissimo pranzo di lavoro, ora sto tornando su…e comunque non sto sempre appiccicato a Sara!

-          Ci stai eccome e ringrazia che sei il mio migliore amico, se no a quest’ora ti troveresti con qualche osso rotto!

-          Ho sempre apprezzato il tuo essere protettivo nei suoi confronti, ma lo sai che..

-          Non serve neppure che termini la frase fratello, si vede lontano un miglio che sei cotto, come l’arrosto che ho appena finito di servire!

-          Ecco a proposito di questo…

-          Questo cosa? L’arrosto?

-          Piantala di distrarmi e fammi riordinare un attimo le idee, ok?

Dopo un momento di silenzio e uno sbuffo Walter riprese a parlare molto velocemente:

-          CredodiessereinnamoratodiSaracomefaccioadirglielo?

-          Fratello non ho capito nulla, ripeti provando anche a respirare.

-          Sono innamorato di Sara e adesso?

All’altro capo del telefono si sentì un’allegra risata:- I miei complimenti, non credevo che impiegassi così poco tempo per ammetterlo, ora viene la parte più divertente.

-          Quale sarebbe?

-          Dirglielo.

-          Appunto ti ho chiamato per avere un consiglio.

-          Lo sai, da quando frequenti mia sorella ti sei rammollito! Che fine ha fatto il Walter sicuro che faceva strage di cuori?

-          Un conto è agganciare una per una serata, tutt’altro è una relazione seria che io non ho mai avuto…

-          Guarda che non ci sono regole fisse,  io non sono un maestro in queste cose, senza contare che stiamo pur sempre parlando di mia sorella…

-          In effetti, visti gli sviluppi recenti…confidare a Clara che sei ancora innamorato di lei urlando in una discussione telefonica non è stata un’idea brillante.

-          Brillante o no ha funzionato!

-          Touchè, comunque a 36 anni suonati non ho mai detto ti amo a nessuno e ora che ho trovato la persona a cui voglio dirlo sono terrorizzato! E se lei mi rifiutasse?

-          Primo: stai tranquillo l’ansia è la norma, secondo: tu ci stai già con Sara, se lei non ti volesse non stareste insieme, credimi. Vedrai che al momento giusto saprai cosa fare, magari evita solo di urlare, non è proprio il massimo.

I due amici si scambiarono ancora alcune battute spiritose, poi si salutarono definitivamente. Mentre Walter procedeva verso casa, si domandava come avrebbe fatto a capire quando sarebbe arrivato questo benedetto momento giusto.

 

 

 

 

A distanza di due giorni da quella telefonata Walter era sempre più nervoso, davanti a Sara era diventato taciturno e quando non c’erano i ragazzi cercava una scusa per andare via in fretta, insomma un vero disastro. Parlare davanti ai ragazzi era fuori discussione, quando rimanevano da soli la sua agitazione cresceva e non sapeva da che parte iniziare il discorso; fare una vera e propria dichiarazione gli sembrava la cosa migliore, d’altra parte temeva di risultare ridicolo agli occhi della sua donna. Risultato? Battito del cuore accelerato, salivazione azzerata e perdita dell’uso della parola. Nonostante le rassicurazioni di Stefano continuava a temere una reazione negativa di Sara, aveva paura di precorrere i tempi e di spaventarla, ma sapeva che una relazione seria e stabile si costruisce sulla sincerità reciproca e lui sentiva di volerle quasi doverle esternare i suoi sentimenti.

Sara stava iniziando a preoccuparsi, possibile che Walter si fosse già stancato di lei? Da qualche giorno gli sembrava strano, sulle spine, in più di un’occasione aveva avuto l’impressione che le volesse dire qualcosa ma ogni volta che lei chiedeva lui negava. Come se non bastasse i suoi figli richiedevano la massima attenzione dati tutti i cambiamenti a cui erano stati sottoposti e ultimo, ma non meno importante, il lavoro assorbiva molte delle sue energie. Nonostante i lavori di ristrutturazione non fossero molti, era necessaria una continua supervisione che la teneva impegnata per la maggior parte della giornata. Voleva parlare con Walter, con calma, e decise che lo avrebbe fatto quel giovedì sera, magari invitandolo a casa sua per una cenetta tranquilla.

 

Quel mercoledì fu una giornata particolarmente fredda e piovosa, il camino nel salotto dell’albergo iniziò a dare segni di difficoltà nel tiraggio. Sara, per nulla spaventata dal mal tempo, decise di salire personalmente sul tetto per cercare di capire il problema; dopo una mezz’ora sotto l’acqua scrosciante decise che era necessario chiamare l’assistenza. Il ragazzo arrivò verso le tre del pomeriggio, dopo aver esaminato il camino dichiarò che era necessario salire sul tetto per riparare la ventola del posta in cima al comignolo. Sara, mandò suo padre a prendere i ragazzi all’uscita di scuola, quindi si coprì con una cerata gialla, prese un grosso ombrello e giudò il ragazzo in cima al tetto. Verso le cinque la ventola era stata sostituita, Sara si sentiva stremata, nonostante gli accorgimenti che aveva preso era bagnata fradicia e non aveva con sé un ricambio asciutto. Chiuse velocemente l’albergo e si diresse a casa.

Quando entrò trovò i bambini che discutevano per decidere che cosa mangiare a cena e suo padre che, con scarsi risultati, cercava di calmare gli animi. La discussione fu messa da parte non appena Marco e Matteo si accorsero del suo arrivo, Sara li mandò a lavarsi e poi ringraziò il padre per l’aiuto che le aveva dato anche in quel pomeriggio.

Mentre preparava una bella polenta calda, Sara decise di chiamare Walter:

-          Buonasera splendore, come stai?

-          Buonasera a te, sono un po’ infreddolita dire la verità…

-          Tesoro, cosa è successo?

-          Nulla di grave un problema con il camino nel salotto, sono stata un po’ sul tetto e nonostante la cerata mi sono un po’ inumidita.

-          Mi spiace, è un vero peccato che non sia già giovedì sono sicuro che riuscirei a farti passare il freddo in poco tempo.

-          Già non ho alcun dubbio in proposito, riguardo a domani ti andrebbe di cenare a casa mia?

-          Ma certo, in questi giorni siamo stati parecchio impegnati, abbiamo proprio bisogno di una serata tutta per noi.

 

Quando la telefonata terminò Walter decise che non avrebbe perso ulteriore tempo e che la successiva avrebbe dichiarato i suoi sentimenti a Sara. Quest’ultima era sempre più convinta che Walter le nascondesse qualcosa, si tranquillizzò pensando che la sera successiva avrebbe indagato per capire che cosa stava succedendo.

Per tutta la sera Sara si sentì strana, nonostante il bagno bollente, i vestiti asciutti e la polenta calda continuava a sentire freddo nelle ossa, neppure la sua tisana della sera riuscì a riscaldarla; si coricò presto aggiungendo una coperta e sperando che una sana dormita l’avrebbe aiutata a riprendersi.

 

Matteo aprì un occhio, da quando era iniziata la scuola era la prima mattina che si svegliava da solo e non con sua madre che lo chiamava amorevolmente, era un buon segno significava che si stava riabituando ai ritmi scolastici. Si voltò soddisfatto verso il comodino per controllare l’ora sulla sveglia, le cifre rosse segnavano le 7.15. Com’era possibile?! Sua madre si svegliava sempre alle 6.30 e lo chiamava alle 6.45! Come mai non l’aveva chiamato? Mentre si alzava dal letto, stette in ascolto: nessun rumore. Possibile che sua madre si fosse addormentata? Si affacciò in corridoio ed andò direttamente nella camera di Sara, la donna era girata su un fianco e sembrava immobile, un sudore freddo corse lungo la schiena di Matteo. Il ragazzo rimase paralizzato, poi la madre si mosse e diede un leggero colpo di tosse, e lui riprese a respirare e si avvicinò al letto.

-          Mamma, mamma svegliati.

Sara si sentiva strana, accaldata, aveva un dolore diffuso alle ossa. Sentì il maggiore dei suoi figli che la chiamava, se la cercava di notte significava che non si sentiva bene, quindi aprì gli occhi decisa a capire che cosa stava succedendo:

-          Tesoro, che succede? Non ti senti bene?

-          Io sto benone, sei tu mamma che forse non sei in forma, non hai sentito la sveglia!

-          La sveglia? Che ore sono?

-          Sono quasi le 7.20, però credo che tu abbia la febbre, forse dovresti rimanere a letto.

-          No, ora mi alzo devo prepararti la colazione e svegliare tuo fratello.

Mentre parlava, tentò di alzarsi ma la colse un improvviso capogiro, Matteo la aiutò a mettersi seduta:

-          Mamma, tu ci dici sempre di rimanere a letto quando siamo malati, quindi resta qui.

-          Tesoro grazie, ma tu e tuo fratello dovete andare a scuola, siamo già in ritardo.

-          Ora chiamo la nonna e sveglio il nanetto, tu però non ti muovere.

Per quanto ultimamente i rapporti con la madre non fossero dei migliori, in quel momento sentiva il bisogno del suo aiuto. Sua madre arrivò in pochi minuti, Matteo nel frattempo aveva svegliato il fratello, si era vestito e stava cercando di convincere il fratello a fare altrettanto, Marco però era particolarmente nervoso e per nulla ubbidiente.

Angela era arrivata in fretta, aveva preparato due colazioni al volo, ma in primo luogo aveva cercato di capire che cosa avesse la figlia; evidentemente il pomeriggio precedente aveva davvero preso freddo ed ora ne pagava le conseguenze.

Il figlio maggire fu estremamente collaborativo, mentre Marco sembrava davvero ingestibile, si rifiutava di fare colazione e non voleva neppure sentire parlare di scuola. Angela aveva cercato tutti i modi possibili per convincerlo, ma non aveva ottenuto risultati, il piccolo sembrava molto preoccupato per la madre; quest’ultima aveva cercato di tranquillizzarlo, aveva anche tentato di alzarsi dal letto ma era stata colta dall’ennesimo capogiro e questo aveva solo aumentato la preoccupazione di Marco.

Matteo aveva preparato la giustificazione per entrare alla seconda ora, ma vedeva suo fratello sempre più agitato e scontroso, era da tanto tempo che non succedeva, sua madre non stava bene e sua nonna non sembrava in grado di tranquillizzarlo, così decise di fare un ultimo tentativo.

 

Walter si stava preparando un bel caffè, quella mattina si era svegliato presto e, nonostante la temperatura esterna non fosse più quella estiva, era uscito e aveva corso per circa quattro kilometri. Correre lo aiutava a pensare e così aveva progettato mentalmente la serata: le avrebbe portato un mazzo di rose rosse e prima di cena si sarebbe dichiarato, per placare la sua agitazione aveva immaginato almeno cinque discorsi diversi, anche se non si sentiva ancora completamente sicuro. Era soddisfatto del suo lavoro, ora dopo una doccia bollente era pronto per cominciare una nuova giornata. Mentre ripensava ai suoi progetti il cellulare iniziò a suonare, Sara, stava per rispondere salutandola con il suo solito “Ciao splendore” quando la voce di Matteo lo bloccò:

-          Ciao Walter, sono Matteo spero di non averti svegliato.

-          No, no in realtà sono sveglio da parecchio. Che succede? Ci sono problemi?

-          In realtà si, la mamma non è molto in forma e Marco è parecchio agitato.

-          Ok, stai tranquillo sto arrivando.

-          Grazie

Mentre era ancora al telefono Walter spense il fuoco sotto alla caffettiera, si infilò un paio di scarpe ed uscì.

 

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Capitolo 13
*** Il momento giusto - II Parte ***


Eccomi scusate immensamente per il ritardo

non mi convinceva mai il finale del capitolo, aspetto il vostro parere

A presto

 

 

Walter stringeva in braccio un Marco decisamente spaventato che non mostrava la minima voglia di muoversi da quella posizione. Il bambino non aveva detto una parola, si era limitato a saltargli al collo appena lo aveva visto entrare in casa. Matteo invece gli stava spiegando che aveva trovato la madre ancora nel letto accaldata e con un principio di tosse. L’uomo tenendo in braccio il bambino e massaggiandogli la schiena, per cercare di calmarlo, si diresse verso la camera da letto di Sara; sulla porta della stanza trovò Angela che lo guardava con curiosità, la salutò brevemente e poi entrò:

-        Amore, ma cosa combini?

Sara aveva gli occhi chiusi, ma quando sentì la voce dell’uomo aprì gli occhi incerta, possibile che la febbre le provocasse le allucinazioni? Poggiò la schiena alla testiera del letto per vedere le persone accanto al suo letto, in effetti la testa continuava a girarle e la gola le bruciava, ma non voleva far preoccupare nessuno:

Ti hanno fatto venire per nulla, ieri devo essermi raffreddata mentre ero sul tetto; nulla di grave anzi ora mi alzo e voi ragazzi dovete sbrigarvi perché siete già in ritardo.

A quel punto Marco alzò la testa, che fino a quel momento aveva tenuto nascosto nell’incavo del collo di Walter:

-        Mamma, sei malata non devi rimanere da sola, diglielo anche tu Walter a noi non da ascolto.

-        In effetti Marco ha ragione, non è bene che tu stia sola. Potremmo fare così: ti preparo la colazione e te la porto qui a letto; voi ragazzi potete andare tranquillamente a scuola posso rimanere io con la mamma.

Marco gli diede un bacio: - Davvero?

-        Certo, oggi non ho impegni, voi invece dovete andare, mi sembra che tu oggi cominci la preparazione per lo sci o sbaglio?

Evidentemente Marco per la preoccupazione aveva dimenticato questo impegno, rassicurato si avviò verso la sua camera per vestirsi trascinando con sé la nonna che fino quel momento era rimasta sulla porta della stanza ad osservare l’intera scena. Matteo sorrise a Walter:

-        Grazie mille! Eri la mia ultima speranza, il nanetto questa mattina era davvero intrattabile e la mamma non mi è stata di molto aiuto! Io a questo punto inizierei ad andare così dovrei riuscire ad entrare per la seconda ora.

Matteo non aspettò neppure una risposta da parte dei due adulti ed uscì dalla stanza. Walter posò delicatamente le labbra sulla fronte di Sara sia per lasciarle un leggero bacio, sia per sentire la sua temperatura:

-        Hai sicuramente la febbre alta, ma nonostante questo sei uno splendore, ora vado a prepararti la colazione.

-        Grazie per le tue premure, ma direi che tu hai bisogno di una visita oculistica perché io oggi sono tutto fuorché uno splendore.

-        Non per me.

Così dicendo le strizzò l’occhio e uscì dalla stanza. Nel giro di pochi minuti la casa era di nuovo tranquilla, Matteo era uscito per andare a scuola seguito a ruota da Marco accompagnato dalla nonna. Sara si gustò una tazza di latte caldo e poi si assopì.

Walter dopo aver sistemato le cose in cucina, si trovò ad osservare la donna addormenta ed ebbe la conferma che ne era innamorato; quando Matteo lo aveva chiamato si era seriamente preoccupato e poi sentire, perché l’ aveva davvero percepita, la paura di Marco aveva fatto scattare qualcosa…la sua preoccupazione era passata in secondo piano e il suo pensiero era diventato quello di tranquillizzare il piccolo e di prendersi cura di Sara. Anche questo era amore? La risposta era semplicemente affermativa. Il sentimento era così radicato dentro di lui che l’aveva chiamata Amore senza neppure rendersene conto, chissà se Sara se n’era resa conto? E gli altri?

Era talmente perso nei suoi pensieri che non si era accorto della porta di casa che si apriva. Angela richiamò la sua attenzione con un colpo di tosse, Walter si allontanò dalla camera ed andò in salotto consapevole che era arrivato il momento di confronto con quella donna tanto tenace e tanto simile a sua figlia; si sentì nuovamente sotto esame, gli venne da sorridere. Angela aveva l’espressione seria, si mise a sedere sul divano:

-        Sara al momento evita di parlarmi se non è strettamente necessario, anche tu hai intenzione di fare lo stesso?

-        Angela mi spiace che tu e Sara abbiate delle divergenze, come vedi ti sto parlando senza alcun problema, ma se ti aspetti che giustifichi il nostro comportamento allora mi spiace ma hai sbagliato. Noi non ti dobbiamo alcuna spiegazione.

-        Ma non siete più due adolescenti!

-        Infatti  e questa è una delle principali ragioni per cui non ti dobbiamo spiegazioni.

-        Walter tu non sei uno da relazioni serie e stabili, tu hai sempre avuto molto ascendente sulle donne ma non poi sedurre ed abbandonare anche Sara, non è sola accidenti!

-        Angela, ci hai osservati? Non ho mai avuto relazioni particolarmente serie è vero, ma non ho mai preso in giro nessuno, sono sempre stato corretto. Non ho alcuna intenzione di abbandonare Sara o i ragazzi, questa mattina appena mi hanno chiamato sono corso qui. Ti pare che lo avrei fatto se il nostro rapporto non fosse serio e profondo?

Walter era riuscito a zittire Angela, che lo guardava ancora in maniera molto seria e lui si sentì autorizzato a proseguire:

-        Invece di preoccuparti dovresti essere contenta per come stanno tua figlia e i tuoi nipoti; non voglio dire che la loro serenità sia solo merito mio, ma penso sinceramente di aver contribuito ed ho tutta l’intenzione di continuare a farlo, a tempo indeterminato.

-        Quindi oggi starai davvero qui?

Walter scoppiò a ridere, ma era una risata nervosa e quasi incredula, possibile che quella donna non capisse?

-        Ci dobbiamo prendere cura delle persone che amiamo, no? Io amo Sara e i ragazzi,  quindi starò qui per tutto il tempo necessario, mi sembra ovvio.

 L’espressione di Angela si rilassò:

-        Ti devo delle scuse Walter, questa mattina mi hai davvero sorpreso Marco si è completamente fidato di te, dovevo capirlo già da quello…devo delle scuse anche a Sara, tornerò più tardi, vi porterò qualcosa per pranzo.

-        Grazie, noi siamo qui.

Angela si alzò dal divano e Walter la accompagnò alla porta, meditando sul fatto che aveva parlato dei suoi sentimenti ad Angela e non a Sara, che situazione assurda! Mentre chiudeva la porta di casa vide una figura che lesta passava dietro di lui e andava verso bagno: Sara!

Sara si era alzata, con una certa fatica, per andare in bagno da quando suo figlio l’aveva svegliata tutti le stavano addosso e lei ora aveva proprio bisogno di fare pipì! Era alla fine del corridoio quando si rese conto che in salotto sua madre e Walter stavano parlando e si fermò ad ascoltare, sapeva che non era corretto, ma non riuscì a resistere. Il discorso era già iniziato ma l’argomento era chiaro, Angela, non paga di aver esternato a lei le sue perplessità sulla sua relazione con Walter, ora stava facendo la stessa cosa con l’altro interessato e lui con charme e fermezza stava esprimendo il suo parere. Sara sorrise nel buio del corridoio, Walter stava dicendo che la amava, che amava i suoi figli…dovette reprimere l’istinto di correre in braccio a quell’uomo meraviglioso che aveva avuto la fortuna di incontrare di nuovo, poi ricordandosi della presenza della madre si trattenne.

Quando Angela si congedò, il bisogno fisiologico di Sara fece di nuovo capolino e la donna attraversò di corsa il salotto per raggiungere il bagno. Una volta dentro si rese conto che quasi certamente Walter si era reso conto del suo passaggio e se anche così non fosse stato l’avrebbe vista uscire a breve e cosa doveva fare? Quella mattina era rimasta per l’ennesima volta dalla connessione che Walter dimostrava di avere con i suoi figli, era incredibile! Matteo si fidava talmente tanto di quest’uomo che lo aveva chiamato in un momento di difficoltà e Marco che quella mattina era in preda all’agitazione, si era lasciato coccolare da Walter e aveva accettato i suoi consigli. Non c’erano dubbi, amava quell’uomo! Si era di nuovo innamorata! Ora cosa sarebbe successo? Doveva dirgli che aveva ascoltato la conversazione, o più semplicemente procedere con il suo piano di capire che cosa lo rendeva nervoso nei giorni precedenti? La dichiarazione che aveva ascoltato pochi istanti prima poteva essere una spiegazione al nervosismo, voleva parlare con lui e soprattutto baciarlo! Non si ammalava da tanto tempo e quando quella mattina si era svegliata rendendosi conto di essersi raffreddata il malumore aveva preso il sopravvento, ma ora con Walter al suo fianco l’influenza assumeva connotati positivi. Con questi pensieri e il sorriso sulle labbra uscì dal bagno:

-          Per fortuna hai aperto la porta, stavo iniziando a preoccuparmi!

-          Tesoro rilassati, è da questa mattina che mi state tutti addosso e non mi fate muovere, ma ora dovevo proprio andare a fare la pipì.

Il volto teso di Walter si aprì in una risata, la accompagnò in camera sgridandola bonariamente per  non aver indossato le ciabatte, mentre Sara si beava della sua presenza, da tempo non aveva qualcuno che ci prendesse così cura di lei.

Erano sdraiati, abbracciati sul letto di Sara e chiacchieravano di cose futili, Walter dimenticò il suo nervosismo, mentre stringeva tra le sue braccia quella donna nulla aveva più importanza tutto sembrava più facile, la tensione che aveva provato nei giorni precedenti si scioglieva sotto le lievi carezze che riceveva e anche se al momento non rammentava neppure un pezzetto dei discorsi che si era preparato non era minimamente turbato. Sara rassicurata dalla presenza dell’uomo che amava, si sentiva nel posto giusto, con la persona giusta,  i discorsi potevano aspettare non c’era nessuna fretta, continuarono a coccolarsi per un tempo indefinito e poi all’unisono guardandosi negli occhi si dissero: - Ti amo.

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