Pazzia.

di Yami sama
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hibari-san?No Kyoya. ***
Capitolo 2: *** Noioso?Forse non tutto. ***
Capitolo 3: *** Brucio?Non più. ***
Capitolo 4: *** Solitudine?Prima si. ***
Capitolo 5: *** Inferiore?Mi sbagliavo. ***



Capitolo 1
*** Hibari-san?No Kyoya. ***






La morte è viola.

L’uomo si guarda in torno alla ricerca di una via d’uscita che in fondo sa non esserci.
Lui è vicino e presto finirà l’opera.

Viola come le labbra esangui.

Si domanda cosa ha fatto.
La risposta in fondo la sà.

Viola come i lividi sul suo corpo.

Era nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Si trovava nel posto giusto quando Lui ne aveva bisogno.

Viola come le fiamme.

Vicolo cieco alias capolinea.
“Ti morderò a morte”
Ecco è finita.

La morte è viola.




Kyoya è a terra.
Le mani sono sporche.
Rosse.
Perché lo fa?
Perché si nasconde dietro la disciplina quando in realtà la prima persona che dovrebbe punire è…
Sé stesso…?
Affonda ancora le mani nelle viscere rosse e umide.
Bello.
Bello.
“Pazzo-Malato,Pazzo-Malato,Pazzo-Malato,Pazzo-Malato,PAZZO-MALATO”
Quante volte si è sentito apostrofare così?
Hanno ragione?
Hanno torto?
Lui dice che è per la disciplina ma non è così.
“Perché scappate tutti?” si chiede “Io voglio solo un po’ di calore. E il dentro è più caldo del fuori”
Il calore da sempre negato.Sua madre morta troppo presto.
Quella nuova donna che impegnava troppo suo padre perché potesse occuparsi di lui.
Troppo solo.
È sbagliato?
Lui è sbagliato?
Non vuole rispondersi, riesce solo ha graffiarsi gli occhi.
Non vuole piangere.
Non ha senso ormai.
Due braccia lo stringono forte.
Due mani si posano sui suoi occhi accarezzandoli.
Una bocca si posa sul suo orecchio.
“Kyoya va tutto bene. Kyoya…”
Tante altre parole.
“Parole da Erbivoro” direbbe Hibari-san.
“Sei caldo” Dice Kyoya.

La morte è viola.
Il calore del sangue è viola


Quel calore è rosso.
Le sue guance sono rosse.


Pensandoci bene, il rosso è più bello del viola.

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Capitolo 2
*** Noioso?Forse non tutto. ***





Noioso.
 
Le persone fanno sempre le stesse cose.
Non cambiano,non imparano dagli errori.
 
Noioso.
 
Come scudo per la solitudine ha imparato a sorridere.
Sorridere sempre è molto stancante.
 
Noioso.
 
Ecco l’ennesimo corpo che cade.
Le solite grida di pietà.
 
Noioso.
 
Le parole di adulazione,le frasi di circostanza.
Il mondo è sommerso da una continua ed esasperante routine.
 
Noioso.
 
 
Si guarda in torno.
Perché è tutto così monotono?
Ormai è trè giorni che non tocca cibo e che non esce dalle sue stanze.
Nessuno ci fa caso.La solitudine è…Noiosa.
La porta sbatte.
Passi affrettati.
Due mani che si stringono sulle sue spalle.
Alza lo sguardo incontrando quegli smeraldi che sono gli occhi di Irie Shoichi.
Non sente le sue urla furiose e preoccupate.
Non sente il dolore delle spalle strette,troppo,in quella morsa.
Improvvisamente riemerge.
Lo vede e lo sente.
Gli basta sporgersi e lo bacia.
Restano un attimo immobili chi sorpreso chi in attesa di una reazione.
È un attimo.
Le lingue iniziano a cercarsi scontrandosi in un bacio furioso e bisognoso.
Un bacio fatto di morsi animaleschi e dolci sfioramenti.
Un passione troppo a lungo repressa.
Prima che possano rendersene conto sono nudi e si graffiano,si accarezzano si cercano.
Irie urla quando Byakuran lo prende all’improvviso ma presto inizia a gemere.
Alla fine si accasciano entrambi sfiniti.
Byakuran ghigna.
“Questo non è per niente noioso”
 
 
 
Note della autrice.
 
Scusate il ritardo non c’era internet pubblicherò domenica il prossimo capitolo.

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Capitolo 3
*** Brucio?Non più. ***






Brucio.
 
Le fiamme d’Ira non dipendono da me.
Sono io che dipendo da loro.
 
Brucio.
 
Che si vedano o no ci sono sempre.
Ne sembro orgoglioso ma loro fanno male.
 
Brucio.
 
Da quando ho memoria loro ci sono.
Sono come un acido che mi scorre nelle vene.
 
Brucio.
 
Ho paura di perdermi.
Il dolore è troppo e un giorno perderò il senno...O forse è già successo.
 
Brucio.
 
Immerso nella mia disperazione, nessuna mano distesa ha aiutarmi.
La mia fiamma mi ha bruciato fino ha uccidermi.
 
 
 
 
Dolore.
Disperazione.
Perché non smette?
No. Non è che non smette.
Fa più male del solito.
Ci provo ma non ci riesco,e urlo.
Mi graffio nel tentativo di distrarmi dal dolore.
Mi scortico le mani,il loro punto d’uscita.
Niente.
Ora capisco.
È il cuore che fa male.
Mi và bene di morire.  Ma non posso più sopportare questa solitudine.
Queste fiamme hanno sempre fatto paura.
Nessuno ha mai osato avvicinarsi per paura di finire bruciato.
Nessuno? No. Lui...Lui si è avvicinato.
Quel ragazzo,dagli occhi grigio perla e i crini ancora più chiari.
Quella pelle così bianca,così diversa dalla mia.
Puro,Macchiato.
Chiaro,Scuro.
Sincero,Falso.
Falso.
Sono un bugiardo.
Se qualcuno si avvicina io lo allontano.
Se sé ne andasse ne morirei.
Ma lui è rimasto.
Nonostante il dolore lui è rimasto.
Anche adesso che,credo,muoio mi pare di sentire le sue mani sul mio viso.
No è vero.
Apro gli occhi.
Vedo i suoi.
Piange.
Che cosa?
NO. NO. Non deve piangere, perché poi?
Vorrei dirglielo ma non nè ho la forza.
Sono forti le fiamme.
Iniziano ad uscire, perdonami ma non riesco ha fermarle.
Tu ti asciughi le lacrime e sorridi.
Che bello il tuo sorriso.
Mi baci.
E le fiamme smettono di ardere.
Riapro gli occhi.
Sei accanto a me.
Alzo lo sguardo e vedo solo un mucchio di cenere.
-Mi dispiace-  Dico.
-Va tutto bene-  Rispondi.
Sei sincero lo vedo. Sei anche felice.
Un altro bacio. Sono felice anche io.
Voltiamo le spalle alla cenere e usciamo attraverso la parete.

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Capitolo 4
*** Solitudine?Prima si. ***


Dolore.
 
Da quando ho memoria vedo bianco.
Il bianco delle sale dove Loro mi usano come cavia.
 
Dolore.
 
Ogni giorno sento aghi che mi bucano la pelle.
Le sostanze sono diverse ma il dolore è sempre uguale.
 
Dolore.
 
Il mio occhio destro.
Credo sia lui la causa di ogni mio tormento.
 
Dolore.
 
Non posso neanche piangere.
Il dolore all’occhio peggiora con quelle gocce salate.
 
Dolore.
 
Ogni tanto muoio.
Ma ogni volta che riapro gli occhi sono sempre in quella sala bianca.
 
 
 
 
Apro gli occhi.
Sono sbarrati.
Esce l’aria.
Respiro ansimante.
Le pareti e il soffitto sono grigi.
Non sono più in quella sala bianca.
Li ho uccisi tutti.
Allora perché continuano ha perseguitarmi?
Perché mi fa male il petto?
È come se mi stessero ficcando dentro un ago.
Nessuno mi aiuta.
Nessuno si sognerebbe mai di farlo.
Io per gli altri sono solo un mostro con un occhio strano.
Ora capisco.
Sono solo.
L’affetto delle persone è aria.
Forse è per questo che mi sento soffocare.
Guardo l’ora.
Ho dormito pochi minuti.
Sono giorni che non dormo.
Si può morire per mancanza di sonno?
Chissà, magari sarebbe la volta buona.
Dei passi leggeri.
“Mukuro -sama?”
Chrome.
La mia piccola Nagi.
Perché è qui?
La guardo.
Lei capisce.
Non so come,ma lei capisce tutto.
Mi prende tra le braccia.
Mi appoggia la testa sul suo petto.
È morbido.
Il suo respiro è una piacevole ninna-nanna.
Chiudo gli occhi. Non ho paura.
Non sono solo. Non avrò incubi.

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Capitolo 5
*** Inferiore?Mi sbagliavo. ***


Inferiore.
 
Mio fratello era il primo.
Non ero mai riuscito ha batterlo.
 
Inferiore.
 
Anche a corte venivo schernito.
Rasiel invece era venerato.
 
Inferiore.
 
I nostri genitori continuavano a paragonarci.
Per loro ero a malapena la ruota di scorta.
 
Inferiore.
 
La sera in solitudine piangevo il mio dolore.
Ero solo e sempre lo sarei stato.
 
Inferiore.
 
Non lo ero più finalmente. Non c’era più nessuno.
Impregnato del sangue di quegli estranei il Principe era rinato.
 
 
 
 
Entro nella mia stanza sbattendo la porta.
Abbiamo vinto.
Byakuran è morto.
Ma non mi importa.
Lui era vivo.
Rasiel era vivo.
Il boss l’ha ucciso ma se mi guardo allo specchio lo vedo.
Paura.
Mi ha sempre fatto paura.
Essendo migliore di me.
Avendo dovuto ricorrere ad un sotterfugio per “ucciderlo” non ho fatto altro che dimostrare la mia inferiorità.
E non ha nemmeno funzionato.
Mi sento debole.
SONO debole.
Inferiore.
Quella maledetta parola non mi è mai sembrata così vera.
Non ci sono specchi nella mia stanza.
Non voglio vedermi così uguale e al contempo così diverso.
Mi copro sempre gli occhi con la frangia.
Non voglio che gli altri vedano la mia tristezza.
Mi tocco le guance.
Bagnate.
Sto piangendo?
Da quanto non piangevo?
Da quanto tempo sono…
Solo?
Da sempre.
All’improvviso due braccia mi cingono la vita.
Sento un piacevole profumo di menta.
-Sempai-
-Fran- 
Perché è qui?
Vuole divertirsi a schernirmi?
-Suo fratello si è schierato con il più forte per sopravvivere, lei non si sarebbe mai abbassato a tanto- 
È un sussurro il suo.
Ma è come se avesse urlato.
Ha ragione.
E in fondo non sono solo.
Mi abbandono a quell’abbraccio e sorrido a quel calore.

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