Anyone Else But You

di Elelovett
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** A nessuno serve un thneed ***
Capitolo 3: *** Ellie Van Doo ***
Capitolo 4: *** Un patto è un patto ***
Capitolo 5: *** Una visita inaspettata ***
Capitolo 6: *** Tagliare le Truffule? ***
Capitolo 7: *** Riflessioni notturne ***
Capitolo 8: *** Un sogno in prestito ***
Capitolo 9: *** Passeggiata al chiaro di luna ***
Capitolo 10: *** Ellie incontra Lorax ***
Capitolo 11: *** Operazione manifesto ***
Capitolo 12: *** Come si diventa un guardiano della foresta? ***
Capitolo 13: *** Once-ler si dichiara ***
Capitolo 14: *** Una piccola grande bugia ***
Capitolo 15: *** Riunione di famiglia ***
Capitolo 16: *** Perché scusa? ***
Capitolo 17: *** Nessun altro tranne te ***
Capitolo 18: *** Quel che serve a tutti è un thneed ***
Capitolo 19: *** La famiglia di nuovo al completo ***
Capitolo 20: *** Che male potranno far mai? ***
Capitolo 21: *** L'impero vacilla ***
Capitolo 22: *** Solo ***
Capitolo 23: *** Crescerà ***
Capitolo 24: *** La fine è solo un nuovo inizio ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Non era una semplice leggenda che fuori città il vento soffiasse lento con vapori nauseanti, e non ci fossero uccelli se non corvi gracchianti. Ad essere sinceri le voci che circolavano a Thneedville sulla valle deserta erano più che fondate: respirare era quasi impossibile e non c'era traccia di natura nel raggio di chilometri e chilometri...Nessun segno di vita, tranne ovviamente le rovine della vecchia fabbrica di thneed. I pochi che ancora se ne ricordavano raccontavano che oltre i macchinari fermi da tempo e superato il burrone, da qualche parte dove prima si ergeva l'enorme fabbrica era rimasto un rifugio diroccato, e lì viveva il vecchio Once-ler. Chi fosse e cosa avesse fatto si perdeva ormai in ricordi confusi, ma di certo solo lui poteva rivelarti che fine avessero fatto gli alberi. Ovviamente se avevi il fegato di spingerti fino alla sua porta muffosa.
Tuttavia da anni nessuno faceva più visita a Once-ler, nessuno l'aveva mai cercato. Il vecchio passava le sue giornate chiuso in casa, spiando dalla finestra sbarrata il nulla che aveva creato intorno a sé. Non s'illudeva di veder venire qualcuno, oh no. La vista lontana delle altissime mura luminose di Thneedville gli ricordava che era passata un'eternità dalla sua giovinezza e che la vita non l'avrebbe mai più raggiunto, in nessun modo. La frase "a meno che" occupava i suoi pensieri quasi costantemente, il ricordo di Lorax che scompariva lo faceva svegliare ogni notte col fiatone. Come avrebbe potuto rimediare a tutto ciò che aveva fatto? Non poteva, era troppo tardi. Viveva in mezzo al nulla, Thneedville si era chiusa in se stessa beandosi di progresso e tecnologia, nessuno pensava più agli alberi.

Il vecchio conservava ancora il suo vecchio quaderno, dove aveva registrato emozioni, progetti e schizzi, e ogni tanto lo risfogliava. Rileggere tutte le sue stupidaggini lo faceva sorridere con amarezza, i disegni del thneed lo riempivano di orgoglio ma anche di tristezza, alcuni schizzi delle truffule lo facevano scoppiare a piangere, ripensando al dolore causato a Lorax e alle creature della foresta. E poi, arrivato all'ultima pagina, il suo cuore sobbalzava ogni volta vedendo nell'angolo in basso a destra uno schizzo diverso dagli altri: si vedeva che era la mano di un'altra persona, una mano più pesante ma allo stesso tempo più dolce. Il disegno raffigurava due giovani stilizzati, un ragazzo e una ragazza, che stringevano due maniche di un thneed mostrandolo trionfanti e sprizzando cuoricini tutt'intorno. Sopra si leggeva ancora una scritta in stampatello, spigolosa e vivace: "un giorno". Ogni volta Once-ler accarezzava il disegno con la mano guantata e ripassava col dito la firma dell'autrice, un segno a lapis quasi impercettibile. Le faccette del disegno sembravano davvero felici, tutto l'insieme avrebbe dovuto infondere allegria, e invece Once-ler s'incupiva tutte le volte, richiudeva il taccuino e sospirava.

Se la sua anima era logorata dal rimorso per ciò che aveva fatto alla natura, un rimorso assai più grande gli attanagliava il cuore e andava di pari passo con l'altro: l'idea di averla persa lo faceva impazzire, ricordava ogni singolo momento passato con lei e avrebbe dato qualunque cosa per riaverla. Ma non sarebbe tornata, come non sarebbero tornate le Truffule. Era stato lui ad allontanarla dopotutto.
Eppure qualche volta, nelle notti più oscure, gli era parso di intravederla dalle fessure della finestra, una sagoma luminosa ed eterea che si avvicinava alla casa. Nonostante non si avvicinasse mai troppo riusciva a vedere i suoi profondi occhi azzurri fissarlo, condannarlo, e quando con voce roca lui la chiamava per nome lei scompariva, portandosi dietro la gioia, il dolore, tutto. Cominciò a vederla due anni dopo la chiusura della fabbrica, e per i dieci anni successivi pensò veramente che fosse tornata. Quando sentì le ossa cedergli, la schiena piegarsi, e vide i suoi capelli diventare bianchi, mentre l'apparizione restava giovane e splendente anno dopo anno, capì che si trattava della sua immaginazione e pianse intere notti maledicendo se stesso e invocando il nome di lei. Le visioni tornavano spesso, e sebbene consapevole che fossero tali Once-ler non smetteva di fissare quel riflesso luminoso e di chiamarla in un sussurro.
Ripensare a quei giorni lontani gli faceva male, ma non poteva farne a meno là dove i minuti parevano ore e le ore anni: il ricordo di Ellie non lo avrebbe mai abbandonato.

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Capitolo 2
*** A nessuno serve un thneed ***


Cap.1

A nessuno serve un thneed

« Magrolino, ricorda che abbiamo fatto un patto ieri sera! »
Lorax, lo scorbutico e baffuto guardiano della foresta, fissava dal basso il ragazzo in pigiama che gli stava di fronte non meno arrabbiato.
«Infatti, io ho promesso che non avrei più abbattuto alberi! » protestò Once-ler.
Lorax aprì il frigo esclamando:
« E io che ti avrei tenuto d'occhio, ed è quello che sto facendo. »
«Oh, quindi infilarti nel mio letto, riempirmi la casa di Barbalotti e svuotare il mio frigo significa tenermi d'occhio? »
«Esattamente. E non ti ho svuotato il frigo, ci ha pensato il nostro amico qui. »
Once-ler sbuffò fissando l'enorme Barbalotto incastrato nel suo frigo, intento a divorare panetti di burro.
« Sai che ti dico? Io devo lavorare! »
In un lampo il ragazzo si vestì e afferrò la sua invenzione, il thneed, che aveva ricavato dalla Truffula abbattuta il giorno prima. Lorax detestava quell'affare almeno quanto lo trovava ridicolo: era perciò un vero affronto che Once-ler avesse tagliato un albero innocente per fabbricare quella robaccia. Il ragazzo era arrivato nella Valle appunto per trovare un materiale adatto alla sua invenzione, e in quanto guardiano della foresta Lorax si era visto costretto a intervenire. Nessuno turbava la pace della Valle di Truffula da secoli, perché mai quello spilungone si era messo a tagliare alberi proprio adesso? Invadente e pure testardo! Lorax aveva cercato di sbarazzarsene quella notte, abbandonandolo nel fiume mentre dormiva, ma qualcosa era andato storto: uno dei Barbalotti, Quisquilia, era rimasto a bordo del letto e per salvare lui dalla cascata il guardiano aveva dovuto salvare anche Once-ler. Per fortuna il ragazzo aveva promesso che non avrebbe più abbattuto alberi, eppure Lorax non si fidava: Magrolino non avrebbe certo rinunciato a produrre il suo thneed, e avrebbe avuto bisogno delle Truffule in ogni caso. Avrebbe davvero strappato i ciuffi uno alla volta? Neanche questo era giusto, anche se sempre meglio che abbattere l'intero albero.
« Vado in città a vendere il mio thneed! » annunciò Once-ler raggiante.
Lorax prese in giro l'orrendo pseudo-maglione che gli veniva sventolato sotto il naso, e il ragazzo si lanciò in un'accurata e appassionata dimostrazione dei molteplici usi del suo prodotto.
«...E fa anche da cappello. » concluse posando sulla testa del guardiano il thneed bagnato.
« Nessuno comprerà quella roba! » gridò furioso Lorax lanciando il thneed contro il suo proprietario.
Once-ler afferrò la chitarra:
« Vedrai! Questo prodotto cambierà completamente il mondo e dovrai venire a chiedermi scusa! »
« Figuriamoci! »
« E per fortuna non sei tu il mio target di mercato, stranuccio! »
Lorax notò la chitarra e gli chiese perché mai se la portasse dietro. Sembrava davvero ridicolo con lo strumento a tracolla e il thneed a mo' di sciarpa.
« Ho un jingle per far colpo sulla gente. » rispose semplicemente il ragazzo uscendo di casa.
Il suo del tutto immotivato ottimismo gli faceva vedere le cose più rosee di quanto non fossero in realtà: camminava a grandi passi verso la cittadina di Greenville portandosi dietro il mulo Melvin e pizzicando le corde della chitarra provando la canzone che aveva scritto prima ancora di partire. Era sicuro che tutti avrebbero apprezzato il thneed: era morbido e colorato, aveva un milione di usi, un successo garantito! Avrebbe dimostrato a Lorax e alla sua famiglia, le cui risate risuonavano ancora nelle sue orecchie, che si sbagliavano e che avrebbe fatto una fortuna con la sua invenzione. Tutti quelli che l'avevano deriso sarebbero tornati strisciando ai suoi piedi, prima tra tutti sua madre. Il pensiero di fallire non gli sfiorava minimamente il cervello.
Greenville era una cittadina tranquilla e colorata, dalle case bianche e circondate da Truffule, dove tutti conoscevano tutti anche se apparentemente ognuno si faceva i fatti suoi. Appena arrivato Once-ler notò un gazebo di pietra proprio al centro della piazza principale: il luogo perfetto per allestire il suo piccolo show. Controllò che il cartello che portava Melvin fosse corretto: "quel che serve a tutti è un thneed" "a soli 3.98 $". Un po' emozionato si piazzò sotto il portico, accordò la sua chitarra e diede una rapida occhiata in giro. La piazza era piena di gente ma nessuno si era ancora accorto di lui.
Accennò le prime note e subito qualcuno si voltò verso di lui, alcuni si avvicinarono incuriositi.
"Bene, ci siamo!" pensò tra sé il ragazzo cercando di sorridere nonostante il nervosismo.
« Quel che serve a tutti è un thneed... » intonò suonando.
Non credeva che sarebbe stato così facile, che la musica sarebbe uscita spontaneamente in perfetta armonia con la curiosità della folla tutta intorno. Sentiva di averli in pugno, che pendevano dalle sue labbra!
« E per questo voi verrete--»
Forse per questo non video arrivare il pomodoro. In pieno volto.
Come se fosse stato svegliato bruscamente da un sogno guardò allibito la folla: quasi tutti ridevano e l'uomo che gli aveva tirato il pomodoro ne stava preparando un altro.
Mentre cercava di asciugarsi il viso ancora incredulo, indeciso se proseguire con la canzone, realizzò che forse avrebbe dovuto prepararsi un piano di riserva. Forse un fallimento era possibile, il primo giorno. Arrivò il secondo pomodoro e non riuscì a evitarlo.
« Ehi, smettetela! Voglio solo presentarvi il mio thneed! »
« Non ci serve quella roba, né tantomeno le tue canzoni! Ma da dove sbuchi? » rise qualcuno.
« Vattene a casa! » gridò l'uomo del pomodoro mentre gli altri scoppiavano in una fragorosa risata.
Once-ler non voleva lasciarsi prendere dal panico, ma la situazione stava veramente precipitando e bisognava fare qualcosa subito. Si asciugò la polpa di pomodoro con un lembo del thneed.
« Ma non capite» tentò di spiegare «questo è un prodotto rivoluzionario! E costa solo tre dollari e novantotto! Un vero affare, signori! Vedete come ho subito ripulito le macchie? »
Una donna afferrò un pomodoro esclamando beffarda:
« Scusa, non ho visto, forse avrei bisogno di un'altra dimostrazione! »
Un altro pomodoro sfrecciò verso Once-ler che stavolta lo schivò. Vecchi, adulti e bambini ridevano, e il ragazzo si vide costretto alla ritirata. Sarebbe tornato il giorno seguente, eppure non sarebbe stato affatto facile.

Per i cinque giorni successivi si ripeté la stessa scena, se non peggiore, eppure Once-ler non era disposto ad arrendersi. Ogni mattina si piazzava sotto il gazebo e cominciava a suonare il suo jingle, mentre si formava una vera e propria fila pronta ad acquistare sul posto e lanciare pomodori. Qualcuno se ne stava in disparte e rideva godendosi lo strano spettacolo. Una persona se ne stava in disparte, ma non rideva.
Il sesto giorno il ragazzo fu letteralmente sommerso dai pomodori, e la folla soddisfatta lo lasciò sotto il gazebo. Mentre tentava di rialzarsi vide qualcuno tendergli una mano.
« Ehi, hai bisogno di aiuto? Ti sei fatto male? »
A parlare era stata una ragazza bionda con gli occhiali, i capelli fino alle spalle un po' spettinati. Once-ler l'aveva notata tra la folla, ma solo in quel momento realizzò che era l'unica che non aveva mai preso parte alle cattiverie degli altri. Si rialzò da solo rispondendo:
« Sì, ma solo nell'orgoglio. Grazie comunque. »
Osservò i vestiti ormai completamente rossi e desiderò con tutto il cuore di allontanarsi il prima possibile da lì. La ragazza gli sorrise dicendo:
« Sono tutti degli stupidi, davvero, non devi prendertela. Non sei abituato, non sei di queste parti, giusto? »
Once-ler la osservò meglio per la prima volta e rispose:
« No, infatti. »
« Mi dispiace che ti abbiano trattato così...Sarei dovuta intervenire, non dovevo stare a guardare. Chi resta a guardare è colpevole almeno quanto chi fa il danno. » dichiarò la ragazza fissandosi le scarpe.
Once-ler replicò:
« Tranquilla, non avrebbe fatto molta differenza, credo. E poi la pioggia di pomodori avrebbe colpito anche te. »
La ragazza indicò il thneed intorno al suo collo:
« Trovo che la tua invenzione sia geniale, dico sul serio! Mi piace. »
Il ragazzo se la tolse dal collo e sorrise:
« Grazie. Sei l'unica a pensarla così, a quanto pare. La prima e l'unica. »
Si avviò verso Melvin pronto a ripartire:
« Non che conti molto comunque...Tanto ho deciso: ho chiuso con questa roba! Aveva ragione la mia famiglia, a nessuno serve un thneed. Mi arrendo! »
All'improvviso si voltò: la ragazza gli aveva afferrato il braccio e una strana luce le brillava negli occhi. Per un attimo Once-ler si preoccupò.
« Facciamo un patto» disse lei « tu mi prometti che domani tornerai e proverai a vendere il thneed ancora una volta. Se alla fine della giornata ti hanno preso ancora a pomodori in faccia e nessuno ha voluto comprartelo, te lo compro io al doppio del prezzo. »
Sembrava davvero determinata, eppure Once-ler non sapeva ancora se fidarsi di lei. Chi gli assicurava che non sarebbe tornata l'indomani munita di pomodori marci e decisa a prenderlo in giro? Che fosse tutta una beffa crudele?
« Tu compreresti il mio thneed? »
« Te l'ho detto, mi interessa. »
« Perché non lo compri subito allora? »
« Perché ti arrenderesti. Voglio che provi a tornare. Una sola volta, e te lo comprerò. Che hai da perdere? Male che vada, domani ne venderai per forza uno! »
Il ragazzo valutò rapidamente la proposta e trovò il ragionamento perfetto. Non sapeva perché, ma voleva fidarsi di quella buffa ragazza.
« Affare fatto. » concluse.
La ragazza sorrise soddisfatta e nell'andarsene gli gridò:
« Domani alla stessa ora! Vedi di schivare eventuali pomodori...Quando comprerò il mio thneed lo voglio in perfetto stato! »
 
Quando Once-ler arrivò a casa era ancora confuso: non riusciva a capire perché si fosse fidato di quella tipa sbucata dal nulla. In ogni caso aveva fatto un passo avanti, aveva un acquisto garantito. Trovò Lorax intento a giocare a carte con Pescetti e Citrigni.
« Non l'hai ancora venduto Magrolino? » chiese il guardiano ridacchiando.
Il ragazzo si avvicinò e sospirò:
« Non ancora, ma ci siamo quasi. »
Restò un po' in silenzio in attesa di una frecciatina da Lorax, frecciatina che non arrivò.
« Una ragazza vuole comprarlo, ma solo se torno domani. »
Il guardiano si voltò verso il ragazzo con fare incredulo. Chiese:
« Dici sul serio? »
Once-ler sorrise orgoglioso, nascondendo tutti i suoi dubbi verso lo strano patto della mattina:
« Ci puoi scommettere. Domani venderò il thneed, ne sono certo! »
Il guardiano della foresta tornò a guardare le sue carte e commentò:
« Credevo che a nessuno interessasse quella roba. Bah, la gente è proprio strana! »




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Ringrazio della recensione TheHeartIsALonelyHunter! :)

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Capitolo 3
*** Ellie Van Doo ***


Cap.2

Ellie Van Doo

Ellie Van Doo era nata a Greenville e cresciuta a Greenville da genitori nati a Greenville e cresciuti a Greenville.
Da bambina, vedendola a passeggio con i suoi, nessuno riusciva a indovinare che fosse figlia dei signori Van Doo, e crescendo la somiglianza non aumentò affatto.
Manfred Van Doo lavorava alle poste, odiava profondamente il suo lavoro e adorava le ciambelle. Ambroisia Van Doo era cassiera al supermercato di Greenville e la sua unica vera passione era la figlia, alla quale rimproverava di sottovalutarsi e mortificarsi quando invece avrebbe potuto essere la più splendida delle creature.
Forse era vero, Ellie si sottovalutava: sin dai suoi sei anni aveva mostrato di infischiarsene di cosa gli altri pensavano di lei, odiava comportarsi come le compagne di scuola e preferiva nutrire il suo spirito piuttosto che curare il proprio aspetto fisico. Se da fuori sembrava seria, dentro le esplodeva un mondo di idee e fantasia. A dodici anni sua madre cominciò a implorarla di curarsi di più, di uscire con le altre ragazzine pur continuando a scrivere, disegnare e immaginare, le vere passioni di Ellie. Ma la figlia faceva spallucce e tornava nella sua stanza a creare. Non aveva detto ai suoi che i compagni avevano cominciato a evitarla, che ogni tanto la prendevano in giro. Ellie non aveva mai voluto degli amici, o meglio li avrebbe voluti, ma guardandosi intorno non aveva trovato nessuno che condividesse i suoi pensieri e i suoi interessi e così prediligeva la compagnia di se stessa.
Quando i suoi morirono Ellie aveva appena compiuto diciotto anni. Voleva molto bene ai genitori nonostante spesso non la capissero, e sapeva che avevano fatto tutto il possibile per renderla felice. Per molto tempo si sentì sola nella grande casa vuota che era costretta ad abitare. I libri, le bozze, i disegni che le avevano sempre fatto compagnia furono ancora una volta la sua ancora di salvezza. Gli altri ragazzi adesso la prendevano costantemente in giro, perché non usciva quasi mai di casa e quando lo faceva era piuttosto schiva e trasandata. Anche gli adulti la consideravano un po' matta, e in giro era ormai conosciuta come Ellie La Strana.
« Guarda, c'è Ellie La Strana!»ridacchiavano attente a non farsi sentire le ragazze quando vedevano la coetanea in fila ad una bancarella del mercato.
« Ellie La Strana ha messo il naso fuori di casa!»commentavano i ragazzi nel vederla passare.
Gli adulti facevano spallucce:
« Povera Ellie La Strana...Chissà che combina da sola in casa.»
Ellie non era né sorda né stupida, sentiva e vedeva tutto e si sforzava di non badarci. In fondo era vero, era strana, ma se essere strana significava prendere le distanze dal comportamento ottuso degli altri cittadini era ben fiera della sua stranezza!

A vent'anni Ellie si rese conto di un'orribile verità che si nascondeva nella sua mente da anni ma che per pigrizia o cecità non aveva mai considerato: non aveva alcun sogno. Credeva fosse normale che tutte le giovani, dalle più ammirate alle più emarginate, avessero un sogno: sposare un principe, diventare un'attrice, vedere una cometa, costruire qualcosa, dimostrare le proprie possibilità, insomma, qualsiasi cosa! Ellie invece era completamente insofferente. Non desiderava nulla, guardava il mondo come se lei non ne facesse parte. Adorava scrivere, ma non appena si immaginava come scrittrice capiva che non era il suo sogno. Avrebbe potuto desiderare di dimostrare alla città quanto valeva, ma non era così, proprio non le importava. Non desiderava di andarsene, non sognava di realizzarsi professionalmente in qualche lontana città. Non sognava l'amore, non sognava la fama, pianificare cosa avrebbe fatto della sua vita le costava un'immensa fatica. Se avesse potuto avrebbe voluto chiudersi in casa tra le sue carte e non uscire mai più. Lentamente trovare il proprio sogno divenne la sua ossessione: ogni sera piangeva invidiando tutte le altre ragazze che, pur non raggiungendo quel che volevano, avevano qualcosa per cui combattere. Perché a lei non piaceva niente? Poteva forse costringersi a sognare qualcosa? Certo che no! Ma allora non c'era soluzione.Viveva nella malinconia, dipingendosi a se stessa come un mostro insensibile, che si meritava l'appellativo "strana" e forse di peggio. Non era più gratificante sentirsi moralmente superiore agli altri se poi vedeva tutti immensamente felici e lei così triste e vuota.

Si stava rassegnando all'idea di vivere senza un sogno quando per la prima volta vide Once-ler suonare sotto quel gazebo. Vedere quel ragazzo cantare e mettersi in gioco per una sua invenzione, un suo progetto, fu come un fulmine a ciel sereno: Ellie rimase davvero colpita dalla forza di volontà dell'inventore del thneed, che dopo ogni pomodoro riprendeva la chitarra e riprovava a vendere il prodotto, a realizzare il suo sogno. Once-ler rappresentava tutto quello che lei avrebbe voluto essere.
Era tra la folla radunata di fronte al gazebo quando gli altri cominciarono a colpirlo. Sapeva bene quanto gli abitanti di Greenville potessero essere crudeli, e fu triste nel vedere che si accanivano anche su un forestiero, ma rimase a guardare lo spettacolo stentando a credere ai suoi occhi. Era questo che accadeva a chi aveva un sogno? Veniva preso a pomodori in faccia? Eppure quel ragazzo non si arrendeva!
Quando tornò a casa non chiuse occhio ripensando all'episodio a cui aveva assistito. Non solo le era piaciuto il thneed, ma la incuriosiva quel ragazzo determinato e avrebbe voluto saperne di più. Se da un lato era il suo opposto perché viveva di sogni, dall'altro Ellie sentiva che Once-ler era un'anima a lei affine, un altro escluso. Quando la mattina dopo il ragazzo tornò Ellie era di nuovo lì. Rimase tra la folla per tutti i cinque giorni successivi, guardando il giovane che non si arrendeva e sentendo crescere in lei una simpatia e un rispetto che non aveva mai provato per nessun altro. Come aveva trovato il sogno di vendere thneed? Come questo sogno riusciva a spingerlo e motivarlo? Alla fine, spinta dalla curiosità e dalla pietà, si decise a intervenire. Aspettò che tutti se ne fossero andati e si avvicinò al ragazzo proponendogli di tornare il giorno successivo. Non poteva lasciare che si arrendesse, non lui che aveva rappresentato tanto per lei.
Fu felicissima di sapere che sarebbe tornato il giorno successivo.



------------------------------------------------------Spazio dell'autrice
Questo capitolo introduce un po' il nuovo personaggio, giustificando così il suo comportamento non solo dell'altro capitolo, ma di quelli che verranno...Eh sì, Ellie si porta dietro questa ossessione che segnerà tutto il suo "cammino" di personaggio.
Ringrazio infinitamente per le recensioni TheHeartIsALonelyHunter e Sylphs (quest'ultima anche per aver messo la storia tra le seguite)! Alla prossima!
Elelovett

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Capitolo 4
*** Un patto è un patto ***


Cap.3

Un patto è un patto

Once-ler si alzò di buon mattino e stranamente non fu troppo scocciato dei Barbalotti e Pescetti che ormai avevano invaso casa sua. Si affacciò alla finestra e si stiracchiò sorridendo alla splendida giornata che gli si prospettava davanti: avrebbe venduto il suo primo thneed, e stavolta davvero. Si vestì in tutta fretta e decise di non fare colazione per arrivare prima in città. Di Lorax nessuna traccia.
Ancora una volta si incamminò con Melvin strimpellando, cercando nuove rime per il suo jingle. Una bambina qualche giorno prima gli aveva spezzato in due la chitarra e, nonostante avesse speso un'intera serata per incollare nuovamente i due pezzi, doveva stare attento nel suonare.
Quando arrivò nella piazza principale sospirò vedendo che si era già formata la fila di fronte al gazebo, e guardò con odio profondo l'ortolano che aveva ormai stabilito lì la sua bancarella di pomodori a tre dollari e novantanove. A quel punto che costava a tutti comprare un thneed anziché un ortaggio da lanciargli? Quella ragazza aveva ragione, erano crudeli. A proposito, non la vedeva da nessuna parte. L'idea della beffa crudele tornò di nuovo a farsi strada nella sua mente e fu tentato di fare dietrofront e rintanarsi in casa per il resto dei suoi giorni. Melvin gli toccò il braccio distogliendolo dai suoi pensieri; sospirò e si avviò verso il portico.
Non aveva ancora iniziato a suonare che qualcuno gridò:
« Cosa ci proponi di bello oggi?»
La solita bambina tirò il suo pomodoro che il ragazzo schivò abilmente.
« Signori»cominciò Once-ler preferendo lasciar da parte il jingle per un po'« vi offro l'ultima opportunità di acquistare il mio thneed. So come la pensate ma vi farò ricredere! ».
Una suora scoppiò a ridere:
« Continua a provarci, è incredibile!»
Una pioggia di pomodori si riversò su di lui, e Once-ler tentò di difendere il thneed il più possibile. No, decisamente le cose stavano andando male. Dopo circa un'ora finalmente Once-ler vide la ragazza del giorno precedente farsi strada tra la folla, superare la fila e avvicinarsi al gazebo. Vedendola avanzare il fuoco cessò, mentre dai cittadini si alzava un mormorio sorpreso.
« Quella è Ellie La Strana!»diceva qualcuno al suo vicino.
« Che vuole fare?»chiedevano alcuni.
Ellie si avviò con solennità verso Once-ler, intorno era improvvisamente calato il silenzio. Il ragazzo credette quasi di assistere ad un'apparizione mistica, e forse anche tutta la folla circostante ne era convinta. Arrivata a un metro da lui la ragazza non fece il minimo accenno all'accordo del giorno prima: con aria seria tirò fuori dalla tasca alcune banconote e scandì:
« Vorrei un thneed per sette dollari e novantasei centesimi. Il doppio del tuo prezzo.»
Un ohh generale si alzò dalla folla. Once-ler fissò incredulo le banconote, poi il viso serio di Ellie, infine si sfilò lentamente il thneed dal collo e glielo porse.
« Hai fatto un buon affare.»disse senza riuscire però a dare alla frase quel tono d'orgoglio che avrebbe voluto.
Nel momento stesso in cui Ellie prese in mano il thneed una ragazza urlò alle loro spalle:
« E ti pareva! Chi poteva comprare quella roba se non Ellie La Strana? Strano lui, strana lei!»
Ellie avvampò e quando si voltò verso la folla i suoi occhi saettavano fiamme. Once-ler era allibito e non aveva ben capito che cosa stesse succedendo. Tutti scoppiarono a ridere.
« Ma guarda un po'!»
« Solo lei poteva comprare dallo sfigato con la chitarra!»
« Si sono trovati!»
« Ora siamo sicuri che a nessuno serve un thneed!»
Un pomodoro prese Ellie sul braccio, un altro sfiorò il cappello di Once-ler. Tutti ridevano e prendevano in giro, ma la confusione era tale che era difficile distinguere chi si burlasse di lei e chi di lui. Probabilmente tutti deridevano entrambi. Once-ler vide Ellie colpita dai pomodori, sentì le risate e fece cenno a Melvin di seguirlo. Mentre si allontanava a passi rapidi dal gazebo disse alla ragazza:
« Mi dispiace di averti creato tutti questi problemi. Non volevo coinvolgerti, e adesso odiano anche te. Sarebbe stato meglio se non fossi mai venuto.»
« Ehi, aspetta!»tentò di gridare Ellie, ma fu assalita dai pomodori e perse di vista il ragazzo che lasciava la città.
Quando la folla si fu sfogata la ragazza controllò che il thneed non fosse stato colpito e si guardò intorno: di Once-ler nessuna traccia. Non doveva vivere lontano, probabilmente si era accampato nella valle. E lei doveva ritrovarlo a tutti i costi...Ma prima era meglio passare a cambiarsi.

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Capitolo 5
*** Una visita inaspettata ***


Cap.4

Una visita inaspettata

Stupido, stupido stupido!
Once-ler non faceva che ripeterselo scendendo come una furia a valle. Come aveva potuto trascinare nell'infamia l'unica persona che aveva dimostrato vero interesse per la sua invenzione? Avrebbe dovuto saperlo che la folla si sarebbe accanita su chiunque si fosse mostrato di opinione discorde dalla loro. Probabilmente, nonostante il patto, avrebbe dovuto restituire alla ragazza i soldi per ripagarla della generosità e scusarsi della brutta avventura. Eppure era la sua prima vendita...Che tristezza perderla così!
Ma in fondo come aveva potuto anche lei pensare che tornare avrebbe cambiato le cose? E perché non era andata a pagargli il thneed in un momento più opportuno, magari lontano da sguardi indiscreti? Che cosa voleva dimostrare? Credeva davvero di dare il buon esempio?
Mille e altre domande infuriavano nella testa di Once-ler quando entrò sbattendo la porta di casa sua. Lorax era steso sul suo letto intento a schiacciare un pisolino.
« Ehi, dov'è il tuo thneed? L'hai venduto?»
« Sì!»rispose il ragazzo con rabbia mentre si toglieva i vestiti macchiati e li riponeva nella tinozza dei panni.
Il guardiano si mise a sedere incuriosito e commentò:
« Non sembri proprio al settimo cielo.»
Mentre si metteva dei vestiti puliti Once-ler rispose:
« Direi di no! Ho venduto il thneed al doppio del suo prezzo, ma la folla si è accanita su quella povera ragazza e ha cominciato a colpirci! È stato umiliante e ovviamente quella è stata la mia prima e ultima cliente!»
Lorax non sembrava triste:
« Molli tutto?»
« Sì, mollo»esclamò il ragazzo scocciato, uscendo per andare a lavare i panni « così sarai felice e potrai danzare e cantare coi tuoi Barbalotti perché il cattivo Once-ler non disturberà più le tue amate Truffule! Avevi ragione, o meglio...Non avevi ragione, un thneed l'ho venduto, però è stato un disastro comunque! Domani a quest'ora non sarò più qui! »
Uscì sbattendo la porta e Lorax continuò a fissare il punto dov'era sparito. Faceva sul serio?
Quando il guardiano si decise ad andarlo a cercare lo trovò intento a stendere gli ultimi panni.
« Comunque è meglio così, fidati.»
« Meglio, certo, come no.»
Once-ler fissò Lorax con severità.
« Era il mio sogno»disse marcando ogni parola « e hai idea di quanto mi costi tornarmene a casa con la coda tra le gambe adesso? Hai idea di cosa dirà mia madre, di come rideranno i miei fratelli? »
D'improvviso s'incupì e tacque. Lorax, nonostante fosse felice di vederlo desistere dal suo assurdo progetto, volle consolarlo:
« Senti, non volevo essere cattivo. Hai fatto del tuo meglio, ne hai venduto uno! Non tornerai con la coda tra le gambe, potrai sempre dire che solo pochi hanno saputo apprezzare la grandezza della tua invenzione.»
Once-ler sorrise e annuì.
« Già...Hai ragione Baffetto. Devo solo cercare di non pensarci più.»
Lorax si avviò verso la casa:
« Vedi di pensare al pranzo piuttosto: ho un certo languorino.»
Once-ler riacquistò il suo buonumore:
« Oggi niente pranzo, si mangia in grande stile: pancakes tripli per tutti! Ho bisogno di qualcosa di dolce!»
 
Dopo un'ora la casa era stata invasa da Citrigni, Pescetti e Barbalotti che attendevano il loro turno appollaiati sulle finestre, seduti sul letto o sistemati sui mobili. Lorax aspettava tranquillo sul tavolo, mentre Once-ler si lanciava in spericolate acrobazie con la padella piena di pancakes.
« Sai»disse il guardiano « se la tua impresa di thneed dovesse davvero fallire puoi sempre aprire un chiosco di pancakes! »
Il ragazzo fece piroettare i pancakes nel piatto che gli porgeva Quisquilia.
« Non è una cattiva idea Baffetto! A voi piacciono i miei pancakes no?»
I Barbalotti confermarono quanto detto con versetti gioiosi. Proprio mentre Once-ler serviva Lorax qualcuno bussò alla porta e per un attimo calò un silenzio glaciale. In men che non si dica i Citrigni volarono via, i Pescetti si nascosero nelle tazze e i Barbalotti vicini alle finestre scapparono. Persino Lorax mollò il suo pancake e sgusciò via prima che il ragazzo potesse rendersi conto di dove fosse finito. Once-ler aprì la porta titubante e potete immaginare quale fu la sua sorpresa quando si vide davanti la ragazza del paese. Se ne stava in piedi di fronte a lui sorridendo impacciata, il thneed legato al collo e un abito scollato che aveva indossato sopra una maglia aderente a maniche lunghe.
« Once-ler, giusto?»chiese ricontrollando rapidamente il nome sopra la porta.
Il ragazzo, ancora allibito e un po' spaventato rispose:
« Sì, sono io.»
Dato che non accennava a spostarsi e la fissava imbambolato la ragazza sbirciò all'interno ed esclamò:
« Spero di non averti disturbato! Posso entrare?»
Solo allora Once-ler realizzò che stava indossando il grembiule da cucina a fiorellini di sua madre, così arrossì e se lo strappò in fretta di dosso farfugliando:
« Certo, scusami...Stavo...Entra pure!»
Ellie osservò stupita l'interno di quella enorme tenda: era una stanza unica ma molto spaziosa, a sinistra un letto in ferro battuto e più avanti uno scrittoio con una lavagnetta, a destra un tavolo un po' rustico e dei fornelli, sulla parete opposta all'entrata invece un piccolo frigorifero e mensole piene di svariati utensili. Non notò subito i Barbalotti e le tazze occupate dai Pescetti. Once-ler non riusciva ancora a credere che la ragazza di quella mattina fosse ora piombata in casa sua, nella sua piccola realtà quotidiana.
« Co...Come mi hai trovato?»chiese guardando se da qualche parte intravedeva Lorax.
La ragazza si fermò al centro della stanza e intrecciò le mani:
« Beh, ho seguito le tracce del tuo mulo fin fuori città, poi ho supposto che ti fossi accampato nella Valle. Ho dovuto cercare un po', ma poi ho intravisto la casa e ho riconosciuto l'asino.»
Il ragazzo era alquanto imbarazzato:
« Senti, riguardo a stamattina...»
Ellie tagliò corto:
« È proprio per questo che sono qui. Ti devo delle spiegazioni! Solo che sei scappato e non sono riuscita a chiarirmi con te.»
Istintivamente il suo sguardo cadde sui pancakes fumanti.
Once-ler chiese:
« Vuoi fermarti a pranzo? Ho fatto i pancakes.»
« Adoro i pancakes. Grazie, sei gentile!»Ellie si sedette al tavolino.
Fu allora che notò Quisquilia nascosto sotto la sedia e lo prese in braccio.
« Ehi piccolino, che ci fai tu qui? Ma come sei carino!»
Al Barbalotto bastò una coccola per vincere la sua ritrosia e affezionarsi alla nuova arrivata. Mentre le si strusciava al petto Ellie chiese a Once-ler:
« È tuo?»
Il ragazzo si sedette a sua volta e sorrise:
« È adottato.»
La ragazza notò altri Babalotti che pian piano uscivano dai loro nascondigli.
« Oh mio Dio, hai adottato la foresta! Cosa sei, una specie di nuovo Orfeo? Ammali gli animali col tuo canto?»
Once-ler le porse un pancake:
« Credo di sì!»
Ellie prese un altro pancake che divise in tanti piccoli pezzi, e in un secondo li consegnò ad ogni Barbalotto. Quando le creaturine ebbero le mascelle occupate si mise a mangiare anche lei, sotto lo sguardo incuriosito di Once-ler.
« A proposito, mi chiamo Ellie Van Doo.»disse tra un boccone e l'altro.
« Piacere.»rispose Once-ler senza riuscire a smettere di fissarla.
Quella ragazza stava divorando il suo pancake come se non mangiasse da giorni, superando in ingordigia anche Lorax.
« Mi dispace per stamattina»iniziò Ellie «non dovevi scusarti tu ma io. »
« Ma che dici? Ho visto come ti hanno colpita! Hai comprato un thneed...Dallo sfigato.»
« Forse non sono stata completamente onesta con te. O meglio, lo sono stata, ma la mia idea è stata stupida e avrei dovuto saperlo.»
« Non capisco.»
« Non mi hanno colpita solo perché ho comprato il tuo thneed. Sono lo zimbello della città...Mi chiamano Ellie La Strana. Si divertono a prendermi in giro e a quanto pare mi hanno dimenticata solo quando sei arrivato tu. Avevo buone intenzioni proponendoti il patto, credimi! Volevo veramente comprare il tuo thneed, e speravo di dare il buon esempio...Qualcuno deve pur dare il via...Ma sono stata un'idiota a non pensare che ero io, Ellie La Strana, a comprare il thneed, e che nessuno mi avrebbe mai presa come esempio, anzi! Dovevo immaginare che avrebbero preso due piccioni con una fava e ci avrebbero bersagliati entrambi. Non è stata colpa tua: ho rovinto tutto e non potevo lasciarti andare via senza scusarmi.»
Once-ler, che aveva ascoltato con attenzione la spiegazione, rimase allibito nel sapere che quella ragazza tanto gentile e simpatica fosse lo zimbello del paese. Una cosa era certa: era in buona fede e aveva solo voluto aiutarlo.
« Ascolta»disse « quello che è successo sarebbe successo comunque. Invece ti devo ringraziare, perché hai comprato il mio thneed! Mi hai aiutato, ed era questo che volevi. Non devi rimproverarti nulla! »
Ellie lo guardò triste:
« Hai intenzione di mollare?»
Once-ler si dondolò sulle gambe posteriori della sedia:
« Beh, non mi rimane molto altro da fare. Pomodori non ne voglio più. Nessuno dei tuoi concittadini sembra interessato, non vedo perché dovrei insistere. Forse il thneed è troppo all'avanguardia!»
Ellie se lo sfilò dal collo.
« A me sembra geniale.»
Once-ler arrossì.
« Ti ringrazio.»
Ellie diede gli altri pancakes ai Barbalotti affamati, poi esclamò:
« Ero venuta qui anche perché speravo che tu mi mostrassi qualche uso del thneed! Insomma, ho la fortuna di incontrare l'inventore del prodotto, perché non usufruirne?»
Once-ler guardò fuori dalla finestra: il sole splendeva in un cielo senza nuvole, la giornata era meravigliosa. Non avrebbe mai più venduto il thneed, certo, ma non c'era niente di male a dire addio al suo sogno trascorrendo l'ultimo pomeriggio nella Valle di Truffula spiegando alla sua unica cliente i mille usi della sua invenzione.
« Ti mosterò con piacere i mille usi del mio thneed»propose « però per farlo è meglio uscire all'aperto! »
Ellie sorrise:
« Per me va bene. Non ho nessun impegno per il pomeriggio.»


Angolo dell'autrice
Once-ler ed Ellie sono finalmente entrati in confidenza, e questo è solo l'inizio...Ma chissà perché Lorax è scomparso! E Oncie cambierà idea sul thneed? Vedrete.
Ringrazio delle bellissime parole sia TheHeartIsALonelyHunter che Sylphs, mi rendete orgogliosissima della mia fic che non merita tanta considerazione! Grazie!

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Capitolo 6
*** Tagliare le Truffule? ***


Cap.5

Tagliare le Truffule?

Quel pomeriggio il sole splendeva alto e metteva in risalto i colori sgargianti delle morbide chiome delle Truffule. Il fiume scorreva tranquillo e il rumore dell'acqua infondeva pace e sicurezza, mentre i canti dei Citrigni riempivano l'aria.
«Questo posto è bellissimo!» esclamò Ellie estasiata.
Once-ler sorrise:
«Sì, hai proprio ragione. Coraggio, passami il thneed. »
Mentre la ragazza obbediva i Barbalotti li avevano seguiti e si erano fatti intorno curiosi. Il ragazzo si schiarì la voce, quasi fosse di nuovo sotto il gazebo di fronte a mezza città, poi tenendo alta la sua invenzione iniziò con tono scherzosamente pomposo:
«Signore e signori, state per assistere ai mille usi che il mio straordinario prodotto possiede! Innanzi tutto devo precisare che le microfibre naturali del thneed lo rendono super-assorbente, quindi è l'ideale per le vostre faccende domestiche, e si lava che è un piacere! »
Ellie rise mentre Quisquilia batteva le mani.
« Questo però è solo l'inizio» proseguì il ragazzo « il thneed può essere usato sia all'interno che all'esterno della vostra abitazione! Il pavimento è stato sporcato da ospiti indesiderati? Il thneed fa al caso vostro! State uscendo in bicicletta ma probabilmente pioverà e la dovrete parcheggiare all'aperto? Il thneed è un eccellente copri-sellino! Avete bisogno di un cappello o una borsa? Et voilà! Come potete vedere il thneed è super modellabile e può assumere qualsiasi forma...Può sostituire qualsiasi indumento! »
« Può diventare un vestito da sera? » si intromise Ellie ridendo.
Once-ler assunse l'aria del venditore incredulo:
« Come può farmi questa domanda signorina? Ovviamente può diventare un vestito da sera! Può persino fungere da costume da bagno o tuta da sub! Può persino fare da scarpe se si è abituati a camminare a piedi uniti! »
Ellie rise mentre uno dei Barbalotti cadeva a terra dopo aver provato a camminare senza separare i piedi l'uno dall'altro. Once-ler proseguì in modo teatrale:
« Ovviamente è il cappello quello che va per la maggiore! Mi occorrerebbe un volontario, uno a caso, davvero...Lei, la signorina bionda! »
« Proprio io? » disse Ellie fingendosi sorpresa.
Once-ler la prese per mano e la fece avvicinare:
«Sì, non faccia complimenti. Le illustro subito come si indossa... »
In men che non si dica il thneed era diventato un buffo turbante sulla testa di Ellie. I Barbalotti applaudirono mentre la ragazza chiedeva maliziosamente:
« E dimmi, si può mangiare? »
Once-ler si bloccò per un istante, poi rispose riprendendo il thneed:
« Beh, quest'uso è ancora in fase sperimentale ma non lo escluderei! »
Proseguì:
« Ovviamente fa da guanto, ombrello, mantello, maglione, scopa, straccio, coperta, amaca...Direi di testarlo in acqua però. »
Si avviò verso il fiume seguito da Ellie e dalle creature della foresta. Quando le loro risate si persero lontane Lorax uscì dal suo nascondiglio e rimase solo nel prato di fronte alla casa. L'arrivo di quella ragazza non gli piaceva...Once-ler si stava di nuovo entusiasmando per il thneed, e non era una cosa positiva...In più, nonostante fosse una creatura mistica al di là del tempo e dello spazio, Lorax conosceva fin troppo bene il potere femminile...E sapeva che, volente o nolente, Magrolino non ne era immune.
Once-ler e Ellie trascorsero l'intero pomeriggio ridendo e scherzando, provando tutti gli usi più bizzarri del thneed e cercando di dimenticare la brutta avventura di quella mattina. Chiacchierarono del più e del meno in riva al fiume e fecero una lunga passeggiata attraverso la valle, per poi tornare vicini alla casa. Lì si sedettero all'ombra di una truffula, Once-ler appoggiato al tronco con il thneed a mo' di sciarpa e le mani dietro la nuca, Ellie accanto, abbracciandosi le ginocchia.
« Mi sono divertita! » commentò la ragazza.
Once-ler sorrise:
« Anche io! Mi ha fatto piacere mostrarti come funziona il thneed...Per la prima e ultima volta. »
La ragazza si incupì e si mise più comoda.
« So che non vuoi saperne, e ne hai tutte le ragioni...Ma te lo ripeto, non dovresti mollare! Sarebbe un vero peccato! » esclamò.
Il ragazzo sospirò:
« No, ormai ho deciso. Non mi metterò più in ridicolo. »
« Forse non ha funzionato perché non avevi un piano! »
« Avevo un piano: suonare e pubblicizzare. Era un piano a modo suo, il thneed doveva fare il resto! »
« Sì, ma non posso credere che rinuncerai a tutto... »
« Già, è un peccato. Mi fa male, cosa credi? Ma riconosco una battaglia persa. »
« E se ti chiedessi di tentare un'altra volta? Magari in modo diverso. »
Once-ler la guardò:
« Mi stai chiedendo di ritentare una seconda volta? Mio Dio, dovrei essere veramente stupido per fare una cosa del genere...Due volte! »
« Per me non saresti stupido. Saresti forte, è diverso. »
Once-ler arrossì e ci pensò un po' su. Quando iniziò a parlare colpì Ellie, che credeva sarebbe stato molto di più in silenzio:
« Per tutta la vita effettivamente ho sognato di vendere il thneed. Mi hanno deriso e scoraggiato, ma non ho mai mollato. Mi ero ripromesso che sarei arrivato in fondo a qualunque costo... Il fatto è che tutti quei pomodori mi hanno fatto dimenticare cosa veramente mi spingeva a provare...La passione con cui ero partito all'inizio. Ripensandoci adesso, passata la delusione, credo che potrei riprovarci! »
« Così si fa! » esclamò Ellie dandogli una pacca sulla spalla.
Once-ler tornò a guardare il cielo:
« Alla fine è quello che capita a tutti dopo diverse difficoltà...Ci arrendiamo, ci sembra che non ci sia soluzione...Ma poi riusciamo a ritrovare cosa ci manda avanti. Tutti hanno un sogno, no? »
Ellie divenne livida e non rispose, mentre lo stomaco le si stringeva. Once-ler non se ne accorse, e d'altronde non si aspettava una risposta dato che stava parlando più che altro con se stesso ad alta voce.
« Tieni! » disse poi alla ragazza porgendole il thneed.
Ellie lo strinse e tentò di non pensare a ciò che aveva detto Once-ler. Cambiò argomento:
« Questi alberi sono veramente belli! Le chiome che ondeggiano col vento...Odorano di latte di farfalla! »
Once-ler le guardò ed esclamò:
« Eh sì! Di certo mantengono quel profumo anche sottoforma di thneed! In effetti sono state una materia prima perfetta...Ci credo, dopo giorni di viaggio alla ricerca di--»
Ellie lo guardò con occhi stralunati:
« Il thneed è fatto con le Truffule?! »
Il ragazzo si bloccò confuso.
« Beh...Sì. »
« Ma come...Cosa... »
« Ho abbattuto una truffula e per un'intera giornata ne ho tessuto i ciuffi...E dopo tanta fatica ne è uscito il prodotto che è tra le tue mani! »
Ellie lo toccò un po' riluttante:
« Non posso credere che tu abbia abbattuto un albero per farlo! »
Once-ler si irrigidì riconoscendo nelle parole della ragazza il tono inorridito e infuriato di Lorax. Accidenti!
« Non credi più che sia geniale, eh? »
Ellie rispose:
« No, il thneed mi piace e non cambierò idea...Ma...Non credevo che dovessi abbattere alberi per farne! Se veramente venderai la tua invenzione dovrai cominciare a tagliare truffule su truffule, ci hai pensato? »
« Beh, ne ho abbattuta solo una! »
« Per ora! »
« No no, ho promesso a... » Once-ler si bloccò credendo che Lorax non volesse essere conosciuto da altri all'infuori di lui « l'ho promesso a me stesso: troverò un'altra soluzione, non abbatterò più nessun albero. »
« Perché non cogli ciuffo per ciuffo? Lo so, è comunque una cosa brutta, ma almeno non uccidi la pianta e puoi comunque produrre il tuo thneed! Richiederà più tempo ma alla fine la truffula sarà salva e presto le ricresceranno i ciuffi, e tu avrai il tuo prodotto... »
Once-ler ci pensò su, poi sorrise un po' confuso:
« Beh, mi pare un'opzione accettabile! Credo che comincerò a coglierne già stasera, e con un po' di fortuna sarò di nuovo in città domani l'altro... »
Ellie sorrise:
« Allora è deciso? Non molli? »
« No! Sono di nuovo sul mercato! » rispose il ragazzo alzandosi.
Ellie batté le mani:
« Bene! Allora in attesa che tu torni in città verrò a trovarti domani...Per vedere come procedono i lavori! »
« Mi farebbe molto piacere! » esclamò Once-ler.
La ragazza osservò la valle immersa ormai nella luce del tramonto.
« Sai, è meglio che vada adesso. A domani allora? »
« A domani. » confermò il ragazzo.
E la osservò allontanarsi verso la città con il suo thneed tra le mani. Incredibile come la situazione per lui, in poche ore, fosse del tutto cambiata. Chi l'avrebbe detto ora a Lorax?


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Mi scuso per questi capitoli che consistono praticamente di soli (e futili) dialoghi...Ma sono necessari per spiegare come i due personaggi imparano a farsi un'idea l'uno dell'altra. E l'argomento "taglio degli alberi" doveva emergere abbastanza presto essendo cruciale, quindi meglio mostrare subito come i due la pensano. ;)

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Capitolo 7
*** Riflessioni notturne ***


Cap.6

Riflessioni notturne

Per quasi tutta la notte Once-ler non riuscì a chiudere occhio. Continuava a pensare a quella ragazza, a tutte le cose che si erano detti e a come gli fosse sembrato tutto perfettamente normale e perfettamente assurdo. Era possibile che Ellie lo capisse davvero? Che apprezzasse il suo lavoro? In tutta la sua vita il ragazzo non aveva mai avuto un amico: i fratelli si prendevano gioco di lui, alla scuola in paese non aveva mai stretto amicizia e non aveva vicini. Era strano avere qualcuno con cui ridere, con cui parlare e confrontarsi.
Ovviamente appena Ellie se n'era andata Lorax era spuntato dal nulla e su tutte le furie lo aveva accusato di essersi fatto abbindolare dai primi occhioni che il suo sguardo aveva incrociato e che adesso avrebbe continuato a produrre thneed infischiandosene della promessa. Once-ler aveva ribattuto che la promessa era ancora valida e che tuttavia Ellie gli aveva fatto ricordare quanto tenesse al suo sogno, quindi aveva deciso di non mollare così facilmente. Aveva passato tutta la sera a raccogliere ciuffi di truffula e la mattina seguente avrebbe cominciato a tessere. Che c'era di strano? È vero, fino a poche ore prima Once-ler era determinato a tornare a casa, ma dopotutto produrre thneed era il suo sogno più grande e, pensandoci adesso a mente fredda, il ragazzo non riusciva a spiegarsi come avesse potuto arrendersi così in fretta. Fortuna che Ellie gli aveva aperto gli occhi!
Con che entusiasmo, con che passione aveva lodato il suo thneed e l'aveva implorato di proseguire! Once-ler si era sentito profondamente lusingato, e nonostante un po' se ne vergognasse avrebbe voluto che la ragazza continuasse a ricoprirlo di complimenti all'infinito. Un minuscolo assaggio di successo già gliene faceva desiderare di più, il suo ego chiedeva soddisfazione. Sì, era bello sentirsi apprezzati...
Ovviamente Lorax aveva anche creduto che Ellie l'avesse spinto ad abbattere altri alberi, e quando Once-ler gli aveva spiegato che al contrario si era mostrata inorridita e gli aveva suggerito di usare i ciuffi senza recidere la pianta Lorax aveva fatto spallucce commentando che era comunque una crudeltà, ma che in fondo la ragazza aveva un minimo di sensibilità. Probabilmente era rimasto colpito più di quanto non desse a vedere, Once-ler ne era quasi certo.
Perché continuava a pensare a Ellie? Once-ler non era mai stato innamorato in vita sua, perciò se davvero quello era il principio dell'amore lui non se ne accorse affatto. Si girava e rigirava nel letto ripensando felice alla passeggiata che avevano fatto, a come la ragazza era piombata in casa sua divorando pancakes, e allo stesso tempo avrebbe voluto dormire e smetterla di pensare a una perfetta sconosciuta. C'era qualcosa nello sguardo di lei, nelle sue parole, che gli trasmetteva gioia e determinazione. Rivederla ancora gli avrebbe fatto bene, a lui e al suo progetto.
L'idea che Ellie potesse piacergli in altro senso non gli sfiorò nemmeno il cervello, eppure si sentiva misteriosamente attratto dall'aura che emanava quella ragazza. Sentiva che avrebbe fatto qualsiasi cosa per darle soddisfazione, per mostrarle di cosa lui era capace. Per questo nonostante tutto aveva accettato di prometterle una seconda volta che sarebbe tornato in città. E ad un tratto si ritrovò a pensare...Se uno fa una stupidaggine una volta è perché è un ragazzo...Ma se uno fa una stupidaggine due volte...È per far colpo su una ragazza.
Il suo cervello gli aveva suggerito queste parole e lui stesso stentava a crederci: fare colpo? No, non era possibile. Ma allora perché aveva ceduto alle sue implorazioni? Che Lorax avesse ragione?
Confuso, come per scacciare quegli ultimi pensieri fastidiosi, Once-ler sprofondò con la testa nel cuscino e si addormentò.



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Povero ingenuo Oncie! Ancora non capisce cosa Ellie ha combinato al suo cuore di imprenditore...XD  Presto dovrà capire di essersi innamorato, ma non affrettiamo troppo le cose.
Questo era un breve capitoletto, anche per giustificare la frase che Once-ler dice a Ted nel film. Come vedete, dal momento che io la fic l'avrei già finita, ho deciso di postare un capitolo al giorno, e spero di riuscirci università permettendo! Alla prossima! ;)

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Capitolo 8
*** Un sogno in prestito ***


Cap.7

Un sogno in prestito

Il mattino seguente Once-ler si svegliò poco riposato ma deciso a lavorare sodo per finire in fretta il nuovo thneed. Mentre preparava la colazione si guardò per caso nello specchio e notando che era spettinato si passò le dita fra i capelli...Se davvero Ellie fosse passata voleva farsi trovare al suo meglio. Quel solo pensiero lo fece arrossire e subito distolse lo sguardo concentrandosi sulla colazione. Che stupido, continuava a pensare a lei come se davvero fosse una cosa importante: Ellie era una cliente qualsiasi, un'amica, e di certo non le sarebbe importato se Once-ler aveva i capelli fuori posto o no, né tantomeno interessava a lui sistemarsi per una cosa così ridicola. Questa storia del nuovo tentativo doveva avergli veramente scombussolato il cervello!
Quando uscì di casa per tessere all'aperto notò che Lorax era di nuovo sparito e che i Barbalotti si erano ben presto allontanati, così si sedette da solo di fronte a casa, il cestino pieno di ciuffi accanto alla sedia. Mentre tesseva pensava con soddisfazione al momento in cui Greenville si sarebbe finalmente accorta della grandezza della sua invenzione, e a come Ellie sarebbe stata contenta. Quando sarebbe venuta a trovarlo? Subito quella mattina o il pomeriggio? Probabilmente il pomeriggio. E Lorax non si faceva vedere in giro perché forse temeva di vederla sbucare da un momento all'altro...Perché si nascondeva da lei? Non doveva considerarla un serio pericolo, altrimenti si sarebbe manifestato anche a lei come aveva fatto con lui. Forse era semplicemente molto diffidente e voleva osservare la situazione prima di presentarsi...Once-ler avrebbe dovuto chiedergli delle spiegazioni. Quando posò il suo lavoro, ancora ben lontano dalla fine, il ragazzo si accorse che era già mezzogiorno ed Ellie non era venuta. Forse sarebbe comparsa per l'ora di pranzo, e la cosa non gli sarebbe dispiaciuta. Cucinò due omelettes nella speranza che la ragazza si facesse viva, ma alle due ancora non si era vista e così il secondo piatto andò ad un barbalotto particolarmente vorace. Once-ler si rimise all'opera canticchiando e aspettando l'arrivo della sua ospite...Magari avrebbe potuto fare una pausa e sarebbero potuti riscendere al fiume. Avrebbe voluto sapere qualcosa di più di Ellie, era incuriosito dalla sua spontaneità e da come fosse diversa da tutti i suoi concittadini. Beh, anche lui era molto diverso da tutti i membri della sua famiglia.
Cominciò a fare buio, il thneed era a più di metà ma di Ellie nessuna traccia.
Se ne sarà dimenticata, pensò Once-ler, eppure il solo pensiero lo fece sentire triste. No, non poteva essersene dimenticata dopo tutto quello che si erano detti, dopo la promessa. Forse pensava che non ce ne fosse bisogno, che poteva benissimo andarlo a trovare il giorno successivo. Mentre il ragazzo si preparava la cena era colto da mille dubbi e guardava preoccupato dalla finestra, sperando di vederla arrivare. Non avrebbe dovuto preoccuparsi, è vero, era deluso ma in fondo Ellie non aveva detto che sicuramente sarebbe passata. Lorax comparì per cena ma non fece il minimo accenno alla ragazza, e con lui Once-ler non si mostrò triste. Era curioso, non riusciva a capire. Si addormentò quasi subito tranquillizzandosi e pensando che l'avrebbe rivista il giorno dopo.
Ma come Ellie non venne quel giorno, non comparve neanche l'indomani. Once-ler finì il suo thneed e rimase stupito a fissare il punto in cui l'aveva vista l'ultima volta mentre s'incamminava verso la città. Che avrebbe dovuto fare? Aveva forse capito male?
Il sole stava tramontando per la seconda volta dietro le Truffule quando il ragazzo si alzò e chiese ad alta voce:
«Perché mai non sarà venuta?»
Decise di andare a cercarla, lasciò il thneed in casa e si incamminò da solo verso Greenville. Giunto in città fu sollevato nel vedere che nessuno l'aveva riconosciuto e che quindi non c'erano pomodori in vista. Non aveva idea di dove abitasse Ellie, quindi si sedette sotto il gazebo nella speranza di vederla passare. Aspettò qualche minuto, poi si decise a chiedere ad un poliziotto di passaggio:
«Mi scusi, sa dirmi dove abita Ellie Van Doo? »
L'uomo si grattò la testa:
«Ellie Van Doo? Dunque vediamo...Oh sì, Ellie, ma certo! Guarda ragazzo, percorri questa strada e poi gira a sinistra. La terza casa, quella alta con le imposte blu, è la sua! »
Once-ler ringraziò l'agente e seguì le sue indicazioni fino ad una casa alta e bianca dalle finestre piccole e serrate e un portone rosso. Nel giardino cresceva una truffula e c'era una panchina. Il ragazzo lesse il nome sul campanello e notò con sollievo che quella era proprio la casa della sua amica, così suonò in attesa di risposta. Nessuno gli aprì. Suonò una seconda volta, poi bussò, sempre più stupito e scoraggiato. Ad un tratto gli giunse da dietro la porta la voce di Ellie, forte e rabbiosa, ma anche spezzata dal pianto:
«Andatevene! Non voglio vedere nessuno! »
Il ragazzo rimase colpito e disse:
«Ellie, sono io...Once-ler! »
Per un attimo non accadde nulla, poi si sentì il rumore di un catenaccio che veniva tolto e lentamente la porta si aprì in una fessura. Ellie fece capolino, gli occhi rossi e segnati dal pianto.
«Sei tu... » mormorò.
«Ma che è successo? » chiese Once-ler preoccupato.
La ragazza si asciugò gli occhi e rispose tra i singhiozzi, tentando di controllarsi:
«Hai ragione, avevo promesso che sarei venuta a trovarti...Ma...Non ho potuto...Mi dispiace veramente tanto. »
A quel punto aprì la porta e lo guardò disperata. Il ragazzo chiese serio:
«Ellie, cosa è successo? »
La ragazza lo fece entrare e si avviò verso il salotto, al quale si accedeva tramite un arco privo di porta. Once-ler fissò sconvolto la stanza: ovunque sul pavimento erano sparsi fogli, cartacce e brandelli di carta, così che era impossibile camminare senza pestare qualcosa, in più la scrivania aveva tutti i cassetti aperti e sopra erano stati rovesciati astucci e porta-penne. Fu allora che Once-ler la vide: sul muro, a grossi caratteri blu scuro, era stata dipinta la scritta "ELLIE LA STRANA, VERGOGNATI".
«Quando sono tornata dal nostro pomeriggio» cominciò a spiegare Ellie a testa bassa «ho trovato la porta di casa mia aperta. Sono riusciti a entrare...Avevano già fatto tutto questo. Anche camera mia è nelle mie stesse condizioni. Questi sono...Erano tutti i miei disegni e i miei racconti, anni e anni di schizzi e bozze. Erano tutto quello che avevo! Li hanno distrutti, fatti a pezzi e gettati sul pavimento. Non ne è rimasto neanche uno, capisci? Hanno cancellato tutto! E guarda cosa hanno scritto...È umiliante e terribile, non credevo sarebbero mai arrivati a tanto. Dev'essere per quella mattina, sai, quando ho comprato il thneed. Ho passato gli ultimi due giorni a girare per casa come un fantasma, incapace di reagire...Non ho nemmeno il coraggio di toccarli, piango al solo pensiero. Non sono riuscita a cancellare la scritta, mi sento in trappola...Sono come bloccata, capisci? Mi hanno distrutta. Non oso nemmeno uscire! »
Si era seduta sul divano e aveva iniziato a piangere fissando i brandelli di quelle che erano state le sue creazioni, il suo mondo che era andato in pezzi. Once-ler si inginocchiò di fronte a lei e le prese le mani.
«Non è normale che ti facciano questo, Ellie. Devi chiamare la polizia. »
Ellie rise di un sorriso amaro:
«Cosa credi che potrebbero fare? Sono tutti d'accordo, ridono tutti alle mie spalle. Ti ricordo che i poliziotti sono stati tra i primi a tirarti i pomodori! »
Ricominciò a singhiozzare e Once-ler tentò di consolarla:
«Non devi preoccuparti, capito? Ti aiuto io a ripulire tutto...Rimetterò insieme tutti i tuoi fogli, ci volesse una vita intera, te lo prometto. »
Ellie singhiozzò:
«Tu sei gentile...Ma tutta questa storia mi ha fatto pensare...Sono una sciagurata, guarda come mi sono ridotta, che vita è la mia! L'altro giorno ti ascoltavo parlare e l'ho pensato ancora una volta... »
«Ma cosa...? »
«No, fammi finire. Once-ler...Ti invidio. Tu hai un sogno e combatti per realizzarlo, è quello che ti mantiene in vita e ti fa andare avanti! La verità è che...In vita mia non ho mai avuto un sogno! E non è una metafora, veramente non ho mai desiderato niente all'infuori di queste quattro mura e delle mie giornate tutte uguali...Non ho mai avuto un'ambizione, e comincio a non farcela più! Tutti hanno un sogno, e soffrono nel non vederlo realizzato, o gioiscono mentre faticano nell'inseguirlo...Ma Dio, tutto questo è meglio di non sognare affatto! Me ne sono accorta ora...Darei qualsiasi cosa per avere un sogno, anche un sogno che mi facesse soffrire...Tutto pur di non vivere nell'apatia! Ma non posso costringermi, capisci? Non riesco a impormi un sogno, non desidero niente, punto e basta! Sono un mostro senza cuore? Dimmelo, ti prego! Dimmelo tu che un sogno ce l'hai...Ti ammiro nel vederti infervorato e determinato, per questo non voglio che tu molli, ma allo stesso tempo provo una gran rabbia perché tu sei riuscito a fare quello che desidero da anni. Sì, sono una disgraziata, e ora che hanno distrutto anche questa mia piccola passione mi è ancora più chiara la mia misera condizione! »
Once-ler rimase a fissare la ragazza senza dire una parola, elaborando ogni frase che aveva sentito e rendendosi conto di aver capito ben poco fino a quel momento della sua amica. Ellie, così vitale e positiva, era in realtà divorata da questa angoscia terribile che nessuno avrebbe mai sospettato. Once-ler non credeva che non avere un sogno potesse essere così terribile, e la visione della ragazza che singhiozzava evitando di guardarlo lo riempì di tenerezza. Le toccò il mento e la costrinse a guardarlo negli occhi mentre diceva:
«Di questo non ti devi preoccupare: è vero, forse non hai un sogno, ma non fa niente. Per adesso ti presto il mio...Quando avrai trovato il tuo me lo ridarai. Se vuoi puoi aiutarmi a vendere il mio thneed, sarà il nostro sogno e ci impegneremo al massimo per realizzarlo...Non sarà come avere un sogno tuo però sono sicuro che ti renderà felice e riempirà il vuoto che provi, almeno finché non troverai una tua propria ambizione. Che dici? Ti sembra una proposta accettabile? »
Le parlava come si parla a un bambino, e Ellie sorrise fra le lacrime.
«Sì...Sì che mi sta bene. Grazie Once-ler. »
La ragazza lo abbracciò senza smettere di piangere e Once-ler arrossì, poi ricambiò impacciato l'abbraccio.
«Dopotutto» disse «era quello che stavi già facendo. »
Ellie si asciugò le lacrime esclamando:
«Sì, ma non avrei mai pensato che sarebbe stato il mio sogno! Aiutarti è una cosa...Considerarlo un progetto anche mio un'altra! »
Once-ler si alzò guardandosi intorno:
«Beh, d'ora in avanti è il nostro progetto! Venderemo la mia invenzione e avremo successo, e tu curerai la pubblicità...Sei brava a disegnare no? »
«Sì! » rispose Ellie sentendosi già infervorata.
«E uscirai da quella porta infischiandotene altamente di quello che ti hanno fatto...Stiamo per ricominciare da zero! » esclamò il ragazzo.
Ellie si sentiva per la prima volta dopo tanto tempo felice:
«Mi sembra incredibile...Ho un vero progetto! Venderò thneed! »
Once-ler le sorrise:
«Sì. E sarà un onore dividere il mio sogno con te. »

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Capitolo 9
*** Passeggiata al chiaro di luna ***


Cap.8

Passeggiata al chiaro di luna

Once-ler non se la sentiva di lasciare Ellie sola, così visto che stava calando la sera decisero di scendere alla valle e fare quattro chiacchiere per festeggiare l'inizio della loro nuova collaborazione. Nessuno dei due aveva fame e si diressero subito verso le truffule che costeggiavano il fiume. I citrigni cantavano ancora e i pescetti sguazzavano allegri, mentre i barbalotti dopo averli accolti con mille feste rimasero a rincorrersi nella radura di fronte alla capanna di Once-ler.
Dal momento che erano diventati soci in affari i due ragazzi decisero di raccontarsi qualcosa di più delle loro vite...Entrambi erano molto curiosi di sentire la storia dell'altro, mentre da un lato sentivano di conoscersi da sempre.
«Come ti è venuta l'idea del thneed? » chiese Ellie.
Once-ler raccontò:
«Ho sempre amato disegnare e progettare, perché speravo di inventare qualcosa che avrebbe reso la mia famiglia fiera di me. Lì, isolato da tutto e da tutti, era difficile distinguersi, e non potevo reggere il confronto coi miei due fratelli. La vita dei campi faceva per loro, ma io volevo qualcosa di più. Così un pomeriggio, avrò avuto sì e no dieci anni, ho inventato il thneed. Mi sono subito affezionato alla mia idea, ma solo ora ho deciso di partire per metterla in pratica. »
«E la tua famiglia ti ha lasciato andare? »
«Oh, assolutamente sì. Non vedevano l'ora di sbarazzarsi di me: dicevano sempre che ero inutile, un sognatore...Ancora credono che fallirò e me ne tornerò a casa. Devo dimostrargli che si sbagliano! »
Ellie sembrava colpita:
«Davvero ti trattano così? »
Once-ler arrossì. Non gli piaceva essere giudicato, specialmente che si giudicasse il suo rapporto con la madre, ma era sicuro che Ellie lo facesse con innocenza e senza cattiveria. Tuttavia fu imbarazzato nel rispondere:
«Ormai ci sono abituato. Da quando mio padre è morto è stata dura...Era l'unico che mi appoggiasse, mia madre mi ha sempre reputato un fallimento. »
«È molto triste... »
«Già, ho sofferto per parecchio tempo. Qualunque cosa facessi non le andava bene, finivo sempre col deluderla...Tratta male anche i miei fratelli, li considera stupidi e credimi, lo sono, però per loro a volte ha parole gentili. Per me mai. Persino la zia Grizelda mi guarda dall'alto in basso, e lo zio Ubb ride di me. Un bel quadretto, eh? Ora capisci perché mi sono spinto fin qui, perché voglio avere successo...Si dovranno ricredere! » mentre parlava si era seduto in riva al fiume e faceva rimbalzare i sassolini sull'acqua.
Ellie si sedette accanto a lui.
«È strano che da una famiglia come quella sia venuto fuori tu! »
Sorrideva, cercava di essere gentile, e Once-ler l'apprezzava. Come commentare, dopotutto, il comportamento dei suoi parenti?
«E dimmi» chiese «i tuoi...? »
Ellie rispose sospirando:
«Non ci sono più. Si può dire che ho vissuto una situazione totalmente opposta alla tua: i miei mi hanno sempre appoggiata in tutto, forse anche troppo. Sentivo di deluderli non avendo alcuna aspettativa...Dicevano che ero una ragazza brillante e che mi sprecavo, mentre miei coetanei buoni a nulla avevano i loro progetti e realizzandoli tutto sommato combinavano qualcosa. E io, così diceva mio padre, che avevo un cervello superiore al loro, me ne stavo chiusa a scribacchiare senza desiderare un futuro. Amavo i miei genitori, ma alla fine mi facevano sempre pesare la mia condizione...Mi sentivo dire tutto il giorno che mi trascuravo, mi buttavo via...Avevano ragione, ma sentirselo dire era insopportabile. »
Stava strappando ciuffetti d'erba con aria triste. Once-ler commentò:
«Non credevo che si potesse essere infelici anche con genitori orgogliosi. Per me avere una famiglia come la tua sarebbe stato il massimo. »
Ellie sorrise:
«Non possiamo sceglierci la famiglia! »
Il ragazzo guardò il cielo pieno di stelle.
«Però gli amici sì. » sentenziò.
La ragazza lo guardò: aveva pronunciato la frase senza voltarsi e continuava a fissare le stelle, ma era bello sapere che si stava riferendo a lei.
«E così hai dei fratelli? Quanti? » chiese Ellie che si immaginava una famiglia numerosa.
Once-ler rispose:
«Brett e Chet, gemelli. Hanno due anni più di me e sono forti il doppio. Ma quanto a intelligenza...Beh, in due non ne fanno uno, come si suol dire! »
«Io avrei voluto un fratello più grande! »
«Io ne avrei fatto volentieri a meno! Credimi, non avresti voluto Brett e Chet, per tutto l'oro del mondo! Anche se, essendo una ragazza, forse ti avrebbero trattata meglio. »
«Però devi ammetterlo...Non gli vuoi bene lo stesso? »
Once-ler si voltò verso di lei e dovette ammetere che aveva ragione.
«Certo. Voglio bene alla mia famiglia, non mi importa cosa pensano di me. »
Ellie guardò l'acqua del fiume che scorreva tranquilla eppure rapidissima, increspandosi qua e là e lasciando intravedere a volte il dorso di qualche pescetto.
«Sarebbe bello fare un bagno. Anche a quest'ora, non trovi? »
Once-ler deglutì ripensando alla notte in cui si era risvegliato bagnato fradicio nel mezzo alla corrente, mentre il suo letto scivolava verso la cascata. No, non era stato per niente piacevole.
«Io non lo farei se fossi in te. L'acqua è gelata, fidati! Non tornerei a immergermi tra quelle acque per nulla al mondo! »
Ellie rise incuriosita:
«Tornerei? Vuoi dire che hai già provato? »
Once-ler si affrettò a rimediare:
«No, cioè...Io mi lavo nel fiume solitamente e...A quest'ora non è piacevole! »
Ellie si portò il dito indice alle labbra e assunse un'espressione pensierosa:
«Perché ho come l'impressione che tu mi stia nascondendo qualcosa? »
Il ragazzo non voleva assolutamente tirare in ballo Lorax, anche se sapeva che prima o poi avrebbe dovuto raccontare a Ellie tutta la verità.
«Davvero, non c'è niente da nascondere! »
Ellie si alzò:
«Va bene signor mistero, per oggi mi accontento delle tue flebili scuse, ma siamo soci e d'ora in poi non dovranno esserci segreti! Adesso è meglio che vada, è buio pesto e comincio ad essere stanca. »
Anche Once-ler si alzò:
«Verrai qui domani? »
«Sì, come ti ho detto è inutile tornare a vendere il thneed. Dobbiamo prima metterci a tavolino e elaborare qualcosa...E lavorare da te è molto meglio. »
«Sì, però lascia almeno che domani mattina ti aiuti a mettere a posto il soggiorno...Dobbiamo raccogilere tutto. »
«Già, quasi me ne dimenticavo...Un po' di aiuto mi farà comodo. Allora vieni tu, poi scendiamo insieme a valle. »
«Perfetto. Sai...Dovremo fare più spesso queste passeggiate notturne. »
Ellie arrossì e sorrise:
«Mi ha fatto bene uscire un po'. »
 
I due ragazzi non sapevano che qualcuno tra i cespugli li stava spiando: Lorax non aveva perso di vista Once-ler nemmeno per un minuto e continuava a non piacergli tutta quell'intimità con un'estranea. La sua secolare esperienza gli aveva insegnato a diffidare degli esseri umani, proprio perché l'unico nemico della natura è l'uomo. Cosa aveva in mente Ellie, e perché aveva tanto a cuore il progetto di Once-ler? Se aveva capito bene, erano addirittura diventati soci. Lorax capì che sarebbe dovuto intervenire. Fino ad allora la ragazza era stata una meteora di passaggio, un nulla...Ma la situazione si stava complicando e doveva capire se Ellie rappresentava un vero pericolo. E da un lato, se Magrolino gli aveva detto la verità, la ragazza non era del tutto insensibile alla natura, motivo in più per osservarla da vicino.
Stava per iniziare un nuovo capitolo per la Valle di Truffula, Lorax lo sentiva dalla punta dei piedi ai folti baffi: il vento stava cambiando.



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Capitolo 10
*** Ellie incontra Lorax ***


Cap.9

Ellie incontra Lorax

Alle dieci in punto Once-ler bussò alla porta di Ellie per aiutarla a ripulire il disastro combinato dai concittadini poco gentili della ragazza. Mentre lei si occupava della camera il ragazzo raccoglieva i brandelli di fogli di carta in salotto. Si fermò meravigliato ad osservare i pezzi di disegni sopravvissuti: erano davvero notevoli e, sebbene anche lui fosse un asso nel disegno, era certo che Ellie gli sarebbe stata utile per la sua impresa. Aveva fantasia da vendere. Qualunque tentativo di ricostruire schizzi o manoscritti era inutile, i vandali dovevano essersi impegnati per bene, e tuttavia Once-ler non si dette per vinto e riunì tutti i fogli in uno scatolone nella speranza di poterli recuperare un giorno. Quando Ellie scese al piano di sotto sorrise vedendo che l'amico aveva fatto un ottimo lavoro.
«È tutto come prima!» esclamò.
Poi si voltò verso il muro e aggiunse triste:
«Tranne, beh...»
La scritta offensiva risaltava ancora sul muro con i suoi caratteri scuri. Once-ler si guardò intorno:
«Hai della tinta?»
«Sì, ho tenuto quella che ho usato l'ultima volta, quando ho rimbiancato casa coi miei...» Ellie corse a prendere il secchio e lo porse al ragazzo.
Once-ler le diede un pennello e ne prese uno per sé:
«Cancelliamo questa robaccia e facciamola finita.»
Il suo sorriso di soddisfazione contagiò anche Ellie, e insieme diedero la prima pennellata. In poco tempo la scritta scomparve sotto i tratti bianchi dei due, e sembrò davvero che una nuova era fosse iniziata per Ellie, per Once-ler e per il thneed.
 
Qualche ora dopo i due scendevano a valle come liberi da un peso opprimente, chiacchierando e ridendo, ma soprattutto progettando nuove tecniche per pubblicizzare l'invenzione di Once-ler. Il ragazzo stava facendo una battuta quando aprì la porta di casa sua e si ritrovò davanti Lorax con le braccia incrociate e un'espressione severa. Non fece tempo a chiudere, il guardiano della foresta aveva già dato un colpetto di tosse per farsi notare ed Ellie aveva fatto un salto esclamando:
«E quello cos'è?! »
Lorax la ignorò e disse a denti stretti:
«Magrolino, io e te dobbiamo parlare. »
La ragazza fissò allibita Once-ler, che avrebbe preferito trovarsi al centro di un vulcano che in quella stanza e emetteva balbettii incomprensibili indeciso sul da farsi.
«Quella creatura parla! » gli fece notare Ellie sempre più sconvolta.
Il guardiano della foresta si rivolse a lei:
«Non ci siamo presentati, ma non posso più aspettare...Ora che le cose stanno così devo assolutamente capire che intenzioni hai. »
Once-ler intervenne:
«Ragazzi, fermi un attimo...Qui è il caso di spiegare... »
«Tu lo conosci? » chiese Ellie infastidita.
Il ragazzo sorrise tentando di sdrammatizzare:
«Ehm, Ellie, ti presento Lorax, il guardiano della foresta. Lui parla per gli alberi. »
La ragazza sgranò gli occhi:
«Che??? »
«Esatto carina, parlo per le Truffule che il tuo amico qui ha gentilmente abbattuto! »esclamò Lorax dando un pugno al ginocchio di Once-ler.
Il ragazzo ribatté:
«Ehi! Ne ho abbattuta solo una e mi pare di averti promesso che sarebbe stata l'ultima! »
Ellie mise le mani sui fianchi:
«L'hai promesso a lui allora! Comincio a capire... »
Il ragazzo era nel panico più totale:
«Avrei voluto dirtelo, te lo giuro! Ma ogni volta che venivi a farmi visita Lorax scompariva, così pensavo non volesse essere conosciuto da altri esseri umani... »
«Ed è vero infatti. Mi presento solo quando è strettamente necessario, quando le cose sfuggono di mano e la natura è in pericolo! » puntualizzò il guardiano passando lo sguardo dall'uno all'altra.
Ellie esclamò:
«Pericolo? Non metto certo la natura in pericolo! »
«Ah no? Quindi non è vero che sei in combutta con Magrolino per produrre la sua robaccia? » chiese Lorax.
Once-ler bofonchiò:
«Ma quale robaccia? »
«Sì, ho deciso di aiutare Once-ler a vendere il suo thneed. Prima non sapevo che avesse abbattuto una truffula, ma appena l'ho saputo gli ho fatto notare che aveva compiuto un atto orrendo e gli ho proposto di staccare i ciuffi senza recidere la pianta! » spiegò Ellie che trovava quell'ometto molto interessante.
Lorax scoppiò a ridere:
«Gran bella soluzione davvero! »
La ragazza ribatté:
«Non c'è altra soluzione per accontentare tutti! »
«La soluzione è che lui si metta l'animo in pace e se ne torni da dove è venuto lasciando tranquilla la Valle! »
«Lo lasceresti rinunciare al suo sogno? »
«Sì se significa salvare gli alberi! »
Once-ler assisteva sorpreso al battibecco. All'ultima frase Ellie rimase a riflettere per un attimo, poi parlò più lentamente, come a rassicurare il guardiano:
«Ascolta Lorax, capisco perfettamente il tuo punto di vista e trovo nobilissima la tua impresa. Ti ammiro, davvero. Ma ammiro anche la passione di Once-ler e il suo sogno adesso è anche il mio. La soluzione che propongo soddisfa tutti...Gli alberi non vengono tagliati e il thneed viene prodotto. So che strappare i ciuffi non è comunque corretto, ma è il minimo indispensabile per rendere tutti felici. Mi impegnerò al massimo affinché la natura non ne soffra, e se questo accadrà tenterò in tutti i modi di far tornare tutto come prima. Sei disposto a darci questa opportunità? »
Lorax fissò Ellie negli occhi e parve pensare qualcosa di grandioso, come se nello sguardo della ragazza avesse letto qualcosa che andava al di là del tempo e dello spazio, qualcosa che nessuno sapeva. Si limitò a dire in tono serio:
«Molto bene Ellie, di te mi fido. Era questo che volevo sentire, anche se avrei preferito che ti schierassi con me e non con quel pazzo. Questa idea dei ciuffi non mi convince affatto, ma non starò a minacciarvi sulle conseguenze delle vostre azioni...Se la natura ne soffrirà vi sarete creati da soli la vostra punizione e io non potrò farci niente. »
Ellie era soddisfatta:
«Non ti deluderemo. Non ti accorgerai di niente. »
Once-ler mise una mano sulla spalla della ragazza e commentò:
«Che ti avevo detto Baffetto? È in gamba! »
Il guardiano della foresta alzò un sopracciglio:
«Continuerò a tenervi d'occhio. »
Uscendo dalla casa lo sentirono mugolare tra sé e sé:
«Prima uno sciroccato, ora due...Povera natura... »
 
«Non ti ho ancora perdonato. » sentenziò Ellie non appena il guardiano se ne fu andato.
Once-ler arrossì:
«Andiamo! Perché non ti ho detto di lui? »
«Siamo soci, avevo detto che non ci sarebbero stati segreti tra noi! »
«Ellie, ti conosco da pochissimo e...Beh, siamo soci solo da ieri sera, inoltre non sapevo se a Lorax avrebbe fatto piacere... »
«Tu hai ricevuto la visita del guardiano della foresta in persona, perché hai violato le sue leggi, e finora hai fatto finta di niente? »
«Quante volte dovrò ripeterti che mi dispiace? Almeno ora sai tutto, e non dovrò sorbirmi le lamentele di quella polpetta pelosa tutto da solo. Non hai idea di quanto sia irritante! »
Ellie si era addolcita, prese fogli e matite e li gettò tra le braccia di Once-ler che barcollò.
«Va bene, sei perdonato inventore. E ora muoviamoci, abbiamo parecchi progetti da buttar giù.»


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Come avete visto Ellie ha finalmente conosciuto Lorax e ora "si gioca a carte scoperte". Ma come avrete capito non è da Lorax abbandonare per così poco un'idea, quindi perché ha dato ad Ellie un'opportunità? Posso solo dirvi che ha visto in lei il "principio" di qualcosa che nessuno degli altri personaggi ha colto, Ellie compresa. Spero quindi di avervi incuriosito, la soluzione arriverà poco a poco.  ù__ù
Ringrazio le fedeli commentatrici TheHeartIsALonelyHunter e Sylphs, e NatyMcQueen per aver messo la storia tra le seguite.

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Capitolo 11
*** Operazione manifesto ***


Cap.10

Operazione manifesto

Per il mese successivo Ellie e Once-ler lavorarono a nuovi progetti per la vendita del thneed: ogni mattina Ellie scendeva a valle e passava l'intera giornata col ragazzo, per tornare al villaggio solo a tarda notte. Lui le aveva mostrato alcuni suoi schizzi, sia quelli che da anni raccoglieva nel suo prezioso quaderno sia quelli che puntualmente disegnava sulla sua lavagnetta, e la ragazza aveva aggiunto qualche modifica o chiesto informazioni su dettagli che le sembravano importanti. Erano tornati due o tre volte al villaggio, con nuovi slogan e il solito jingle, e tutto sommato avevano incassato bene l'insuccesso, tornando a valle sporchi di pomodoro ma più determinati che mai a ricominciare. Ovviamente non lavoravano continuamente: spesso si prendevano una pausa per passeggiare attraverso la Valle di Truffula, cucinare qualcosa, giocare a carte con Lorax, o semplicemente si riposavano sotto un albero godendosi i raggi del sole. In quei momenti Once-ler era solito starsene disteso, la testa appena poggiata al tronco della truffula, e suonare la sua chitarra improvvisando canzoni o inventando nuove strofe del jingle. Ellie, appoggiata all'albero ma leggermente più distante da lui, lo ascoltava e socchiudeva gli occhi pensando a quanto fosse felice ora che aveva un sogno. A volte le capitava di contemplare il ragazzo steso a terra, che con gli occhi chiusi strimpellava a proprio agio: osservava i ciuffi di capelli che gli ricadevano disordinati sulla fronte, le palpebre chiuse, il naso un po' arricciato per quelle che la ragazza chiamava "smorfie da atrista", le mani dalle lunghe dita che leggerissime pizzicavano le corde della chitarra con un'eleganza e una disinvoltura uniche, una gamba piegata che ogni tanto batteva il ritmo e l'altra stesa...Ellie sapeva che non era normale osservare una persona così a lungo e così intensamente, eppure non poteva farne a meno. Era rapita dalla voce di Once-ler e osservarlo suonare, immerso nei suoi pensieri, riusciva a rilassarla come niente al mondo. Ormai aveva capito di esserne innamorata: non lo era stata da subito, affatto, ma non riusciva a capire quando la sua ammirazione e simpatia si fossero trasformate in amore. Nell'ultimo mese passato insieme l'aveva conquistata col suo ottimismo, con la sua energia, con quel pizzico di follia che metteva in tutto quello che faceva o diceva. E quando rimaneva in silenzio, improvvisamente serio, o arrossiva imbarazzato, allora Ellie non capiva più niente. Ancora una volta, lì sotto quell'albero, si chiese come si fosse potuta innamorare così all'improvviso, così perdutamente.
In realtà neanche a Once-ler era indifferente la ragazza ma ahimé, come spesso accade, i due sentimenti correvano parallelamente senza mai incontrarsi, e l'uno ignorava la passione dell'altra. Insieme progettavano, ridevano, parlavano ore ed ore, si confidavano...Once-ler non riusciva ad immaginare la sua vita senza Ellie, e non capiva come tutto questo fosse potuto accadere in un mese. Se prima non sapeva di essere innamorato, adesso ne era certo, ma non aveva idea di cosa fare per smuovere la situazione. Si trovava così bene con Ellie che aveva paura di rovinare tutto, eppure avrebbe voluto farle capire quanto lei era importante per lui. Anche quando se ne stava sotto l'albero a suonare, divertendosi a storpiare le strofe e dilettandosi in buffi gorgheggi, non smetteva in realtà di lanciarle occhiate furtive, ma lei sembrava sempre immersa nelle sue meditazioni. Qualche volta i loro sguardi si incontravano, inconsapevoli che l'uno stesse guardando l'altra, e allora si sorridevano e tornavano a occuparsi dei loro pensieri. Un giorno Once-ler aveva sentito Ellie cantare: la ragazza stava stendendo i suoi panni e non sapeva che lui fosse in ascolto. Quando le aveva fatto notare che aveva una voce bellissima e che avrebbero dovuto duettare nel jingle per il thneed la ragazza era arrossita sostenendo che non era all'altezza dell'amico. Da quel momento non aveva più cantato, neanche distrattamente, mentre Once-ler avrebbe dato qualsiasi cosa per poterla riascoltare.
Di solito mentre i due si riposavano sotto le truffule Lorax giocava a carte coi pescetti e si fermava ogni tanto per prendere in giro le canzoni di Once-ler, o dire a entrambi i ragazzi che il loro progetto era una follia. Si mostrava burbero, ma in realtà si era affezionato a Ellie quanto a Once-ler e proprio per questo amava punzecchiarli. Sarebbe stato forse più duro se avesse davvero creduto che il loro piano avrebbe funzionato, invece li considerava due pazzi sognatori e aveva abbassato la guardia dopo i loro primi insuccessi. Quel giorno, mentre Once-ler improvvisava un pezzo country e Ellie lo ascoltava, il piccolo citrigno era particolarmente affamato di carte e impediva il regolare svolgimento della partita.
«Ehi, ora basta! Così non farò mai full!» gridò Lorax gettando via le carte e sbuffando.
«Vuoi fare una partita con me Baffetto? » chiese Ellie che si era abituata a chiamare il guardiano con l'appellativo che si era inventato Once-ler.
«No» rispose Lorax «tu vinci sempre e non c'è gusto. Santo cielo Magrolino, la vuoi smettere di torturare quella povera chitarra? »
Once-ler aprì un occhio e fissò infastidito il guardiano, poi cantò più forte:
«Ma quanto noioso questo Lorax sarà? Vedrai se continua che fine farààà! »
Il guardiano alzò gli occhi al cielo e iniziò un solitario, mentre Ellie sfogliava il quaderno di Once-ler. Afferrò una matita e si mise a disegnare senza essere vista.
«Io già lo so, vi piacerà! »si era messo a cantare il ragazzo.
Lorax completò la frase:
«...Per qualche minuto, poi nel cestino finirà! »
Quisquilia si era avvicinato a Ellie e tentava di afferrarle il quaderno.
«Un attimo Quisquilia, non ho finito! » rise la ragazza.
Once-ler si mise a sedere stiracchiandosi e si accorse che Ellie gli aveva preso il quaderno:
«Che stai facendo? »
Ellie finì e guardò soddisfatta la pagina, poi porse il quaderno a Once-ler e si avvicinò per mostrargli la sua piccola opera d'arte: era l'ultima pagina e in basso a destra aveva disegnato lui e lei stilizzati intenti a mostrare un thneed con le loro faccette sorridenti. Intorno c'erano tanti cuoricini e sopra la scritta "un giorno".
«Siamo noi due» spiegò «quando il nostro progetto sarà realizzato! »
Once-ler sorrise:
«È molto carino! »
«Un giorno succederà. Un giorno. » disse Ellie prendendo in braccio Quisquilia.
Il ragazzo rimase a fissare lo schizzo e in particolare i cuoricini: sì, un giorno avrebbero aperto la loro fabbrica, e forse a quel punto avrebbe avuto il coraggio di dichiararsi. Quale modo migliore per coronare il loro sogno, se non convolare a nozze? La produzione del thneed sarebbe diventata un'impresa di famiglia, e Once-ler avrebbe disposto di tutti i mezzi per soddisfare qualsiasi desiderio di Ellie e renderla la donna più felice sulla faccia della Terra. Il loro futuro sarebbe stato perfetto.
La ragazza balzò improvvisamente in piedi:
«Forse abbiamo pensato nel modo sbagliato! »
«Come scusa? » Once-ler era piuttosto confuso, e persino Lorax interruppe il solitario.
La ragazza sembrava estasiata:
«Abbiamo guardato le cose dal punto di vista sbagliato! Greenville ci prende a pomodori in faccia, ma non è l'unica città al mondo! Forse dovremmo mirare a qualcosa di più grande! Perché non ci ho pensato prima? »
«Non è un po' azzardato tentare subito il clopo grosso? Se una piccola cittadina considera il thneed spazzatura è inutile provare con una grande città. » spiegò Once-ler.
«Non esattamente» lo contraddì la ragazza «anzi...Greenville ormai non ci ascolta per principio...Avere un approccio nuovo, con un nuovo tipo di clientela, potrebbe ribaltare la situazione! Una grande città è piena di persone diverse, pensaci: nessuno là conosce il thneed, qualcuno potrebbe rimanerne colpito! Usciamo dalla cerchia dei soliti venti spettatori! »
Once-ler sospirò:
«Vorresti ripartire? Allontanarti dalla valle, dalla materia prima? »
Lorax sbuffò ma venne ignorato. Ellie proseguì sorridendo:
«Assolutamente no, non pensavo ad una città in particolare...Ma addirittura al mondo. »
Once-ler scoppiò a ridere allibito:
«Il mondo? Oddio Ellie, non ti seguo! »
La ragazza lo fece alzare bruscamente e cicondandogli le spalle con un braccio gli indicò le colline che sovrastavano la valle:
«Guardati intorno! Chiunque voglia raggiungere Greenville o superarla deve passare da queste parti! E noi metteremo un enorme manifesto per pubblicizzare il thneed, così qualunque forestiero si troverà da queste parti lo vedrà! Un'idea geniale! »
«In effetti non ci avevo pensato...E dove vorresti metterlo? »
Ellie sorrise maliziosa:
«Costruiremo un cartellone e lo piazzeremo in cima alla collina più alta, che si vede anche dalla strada che costeggia la città! »
Once-ler chiese dubbioso:
«Vuoi dire...Il dirupo? »
Ellie annuì. Di solito se ne tenevano lontani durante le loro passeggiate, così come evitavano la cascata.
«Come te la cavi con travi, chiodi e martello? » chiese la ragazza sorridendo.
Once-ler le sorrise di rimando, convinto del progetto:
«Così come tu te la cavi a disegnare! »
 
Impiegarono tre o quattro giorni per creare il cartellone: Once-ler progettò la struttura e Ellie lo aiutò a mettere insieme i vari pezzi, poi la ragazza realizzò il disegno e Once-ler la aiutò a dipingerlo. Dovevano solo trasportarlo con l'aiuto di Melvin fino al dirupo e lì piantarlo. Lorax si offrì di accompagnarli nonostante non approvasse affatto l'assurdo piano, e anche qualche barbalotto volle seguirli.
Il baratro era un dirupo scosceso dove non cresceva l'erba, e dava sul fiume che scorreva diversi metri più sotto: cadere da un'altezza simile non era affatto consigliabile, perciò quando arrivarono in cima né Ellie né Once-ler diedero un'occhiata giù e si tennero bene alla larga dal bordo del precipizio. Mentre il ragazzo piantava la struttura la ragazza srotolò e applicò il manifesto alla parte superiore. Nel frattempo il piccolo Quisquilia si divertiva a saltellare intorno infastidendo non poco Melvin. Quando il cartellone fu perfettamente fissato i due ragazzi rimasero a guardarlo soddisfatti:
«Abbiamo fatto un ottimo lavoro! »
Fu questione di un momento: Quisquilia stava inseguendo una farfalla quando inciampò e cadde nel dirupo gridando terrorizzato. Lorax si voltò di scatto, i due ragazzi corsero a vedere cosa era successo, gli altri barbalotti gridarono spaventati.
«Quisquilia! » chiamò Once-ler affacciandosi al burrone.
Il barbalotto era rimasto aggrappato a una radice che emergeva dal terreno sassoso, ma non avrebbe retto per molto. Mugolava spaventato e osservava i piccoli detriti rotolare giù verso il fiume, sperando di non doverli raggiungere presto.
«Oh no, si mette sempre nei guai! Dobbiamo salvarlo! » esclamò Lorax guardandosi intorno alla disperata ricerca di una soluzione.
Ellie gridò:
«Tieni duro! »
Si aggrappò a una roccia e fece per scendere giù aggrappandosi alle sporgenze del terreno.
«Che fai? Sei impazzita? Ti sfracellerai! » Once-ler la bloccò.
Ellie lo guardò severa:
«Farò attenzione, ma dobbiamo salvarlo! »
«Andrò io! » si offrì il ragazzo, ma Ellie con un balzo aveva già superato l'orlo del precipizio e procedeva attaccata alla parete rocciosa tentando di non badare alle vertigini.
«Ellie! » gridò Once-ler, un misto tra una preghiera esasperata e un rimprovero.
La ragazza era quasi arrivata dal barbalotto.
«Coraggio» disse cercando di trasmettere tranquillità «dammi la mano! »
Quisquilia fece un debole sorriso e allungò una zampetta, ma la radice che stringeva nell'altra mano cedette. Il barbalotto precipitò con un grido, e per afferrarlo Ellie lasciò momentaneamente andare la parete.
«Ellie! » gridarono Once-ler e Lorax preoccupati.
La ragazza afferrò con una mano Quisquilia e con l'altra si aggrappò ad una radice che spuntava qualche metro più sotto. Per riacquistare una posizione relativamente sicura e ben salda alla parete erano scivolati parecchio più sotto ed Ellie aveva le unghie che sanguinavano. Stavano praticamente penzolando nel vuoto e se qualcuno non fosse intervenuto sarebbero precipitati tutti e due.
«Once-ler! » chiamò Ellie disperata.
Il ragazzo non perse tempo ed esclamò a Lorax:
«Afferrami per i piedi e calami giù, presto! »
Il guardiano gridò a Melvin e ai barbalotti:
«Avremo bisogno di parecchia forza per tirarli su, reggetevi a me e tirate! »
In men che non si dica si era formata una catena umana, o per meglio dire umana-animale: Once-ler penzolava nel vuoto, Lorax gli reggeva i piedi con notevole sforzo, e da lì ogni barbalotto sosteneva l'altro. Melvin chiudeva la fila tirando l'ultimo animaletto per la coda.
Quisquilia tremava aggrappato alla spalla di Ellie, che tendeva una mano a Once-ler.
«Non ci arrivo! » esclamò spaventata.
«Ancora un po' più giù! » ordinò Once-ler a Lorax.
«Non possiamo» rispose il guardiano «questo è il massimo che possiamo fare! »
Once-ler guardò Ellie che spaventata cercava aiuto nel suo sguardo. Una soluzione c'era, e nemmeno per un secondo il ragazzo si soffermò a pensare se fosse giusta o sbagliata: la priorità era salvare Ellie e Quisquilia. Ordinò a Lorax di tirarlo su in fretta, e una volta a terra corse verso il cartellone.
«Ma che fai? » gridò Lorax.
Once-ler sradicò uno dei pali che sostenevano la struttura, la quale rimase ad oscillare in bilico, e tornò verso il bordo del dirupo con il lungo palo in mano.
«Calatemi di nuovo giù e in fretta! » ordinò.
La radice stava cedendo ed Ellie lanciò un grido sentendo che stava scivolando.
«Afferra questo! »
La ragazza vide Once-ler penzolare sopra di lei, ma stavolta teneva stretto un palo abbastanza lungo da raggiungerla. Ellie ordinò a Quisquilia di aggrapparsi bene alle sue spalle, poi si aggrappò al sostegno che le veniva offerto con tutte le sue forze.
«Tirate! » gridò Lorax.
I barbalotti tirarono più che poterono mentre lentamente Once-ler, Ellie e Quisquilia venivano riportati a terra. Quando furono al sicuro, ansimanti e ancora spaventati, Once-ler prese la ragazza per le spalle:
«Potevi morire, perché non hai lasciato andare me? »
Ellie stava per rispondere, quando qualcosa alle spalle del ragazzo la fece bloccare e gridare:
«Spostiamoci! »
Spinse via Once-ler e Quisquilia appena in tempo: il cartellone aveva perso il suo equilibrio e senza uno dei pali di sostegno crollò proprio dove prima erano i tre, per poi scivolare e andare a fracassarsi tra le rocce del fiume. Lorax, Melvin e gli altri barbalotti per fortuna si erano già messi al sicuro prima. Ellie e Once-ler corsero ad affacciarsi, metri sotto di loro la confusa visione dei frammenti del manifesto.
«Il nostro cartellone... » mormorò Ellie triste.
Un altro piano era andato in fumo.
Once-ler fissò i colori che si scioglievano nell'acqua:
«Proveremo qualche altra cosa, non preoccuparti. L'importante è che stiamo tutti bene. »
La ragazza sospirò triste, poi strinse forte Quisquilia e si stese a terra con un gemito, stremata dalla brusca avventura. Once-ler, un po' per lo sforzo un po' per l'ennesimo fallimento, fece lo stesso.



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Oh, finalmente un po' di chiarezza nei sentimenti, eh? Anche Once-ler si è dato una svegliata! XD
E che dire di Quisquilia...Barbalotti! Utili solo a cacciarsi nei guai per aiutare l'autrice ad avvicinare i protagonisti...XD  Vabbè, scherzo, mi affido alle vostre recensioni, :)

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Capitolo 12
*** Come si diventa un guardiano della foresta? ***


Cap.11

Come si diventa un guardiano della foresta?

Dopo l'incidente Ellie e Once-ler avevano deciso di abbandonare l'idea del cartellone, anche perché avevano usato tutta la legna di cui disponevano e non osavano abbattere neanche un albero. Erano tornati ai loro vecchi progetti, e un'altra settimana era passata senza alcun successo.
Un giorno, mentre Once-ler era in città per fare la spesa, Ellie era rimasta alla valle per annaffiare delle piccolissime truffule che erano nate sotto le più grandi, probabilmente grazie ai Barbalotti che dopo aver mangiato i frutti gettavano i semi tra l'erba. La ragazza era molto impegnata nel suo compito e non si era accorta che, seduto non lontano da lei, Lorax la fissava. Come aveva promesso l'aveva osservata giorno per giorno, giungendo a conclusioni a dir poco singolari, che ovviamente il guardiano preferiva tenere per sé. E tuttavia non poté fare a meno di complimentarsi con la ragazza per la passione che metteva nel prendersi cura degli alberi.
«È davvero buffo Ellie...Sei una contraddizione vivente: ti prendi cura degli alberi e poi appoggi Magrolino nel suo progetto imprenditoriale. Le due cose non si accordano bene insieme, anzi, direi che sono una contro l'altra.»
Ellie si accorse della sua presenza, si voltò e gli sorrise:
«Come ti ho detto, non per forza. Posso fare entrambe le cose, mi piacciono entrambe. »
Lorax si avvicinò:
«Eppure io davvero non riesco a capire...Il fatto che tu abbia preso così a cuore il progetto di Magrolino è qualcosa che va al di là della mia comprensione! Ma cosa ci trovi nelle sue fantasticherie, si può sapere? Cosa ci trovi nel thneed? »
La ragazza annaffiò un altro germoglio:
«Una speranza. »
Il guardiano tacque, così la ragazza tornò a guardarlo.
«Credo davvero in quel ragazzo, Lorax. Sento che farà qualcosa di grande, se gliene daranno l'occasione. E voglio sostenerlo, voglio sentirmi parte di quello che sta facendo. »
Lorax annuì con la testa, mentre avrebbe voluto dirle che aveva capito che non c'era solo questo...Che non era stupido, che si era accorto di come Ellie guardava Once-ler. A questo punto anche se si fosse messo in testa di vendere letame di mulo lei l'avrebbe seguito. Ma crogiolandosi nella sua saggezza il guardiano si limitò a dire:
«Va bene, non ti ripeterò più che non ti capisco. Però posso dirti che nonostante i tuoi dubbi gusti stai facendo un ottimo lavoro con questi alberi. Te ne sono grati. »
Ellie sorrise e posò l'annaffiatoio:
«Ne sono davvero felice. »
La ragazza si sedette sul prato e giocando coi guanti da giardinaggio che aveva preso a Once-ler chiese curiosa:
«Lorax, come si diventa guardiani della foresta? »
L'altro rise:
«Diventa? Non si diventa, guardiani si è, punto e basta. »
«Vuoi dire che sei sempre stato così? »
«Bambina, io esisto da quando esiste il tempo. Sono sempre esistito e sempre esisterò, vado al di là del tempo e dello spazio. Non c'è mai stato un prima. »
«Wow, è davvero interessante... »
«Sono su questa Terra da sempre, e ne ho viste di cose! Ho visto come l'uomo si è fidato della natura, e di come l'ha poi tradita...Ricorda, la foresta non ha altro nemico che l'uomo. Per un motivo o per l'altro è sempre lui a farle del male. »
«Capisco. E sei l'unico guardiano della foresta? »
«Oh no, ce ne sono altri...La Terra è grande e ogni foresta dev'essere protetta. In realtà, ora che mi ci fai riflettere, si può diventare guardiani, ma è un evento rarissimo e sinceramente non ricordo se una cosa del genere sia mai accaduta... »
«Che deve succedere? »
«Beh, un guardiano deve amare profondamente la natura, soffrire quando soffrono gli alberi e saperli ascoltare...Deve essere pronto a lasciare tutto ciò che ha per dedicarsi alla sua missione, deve donare la sua eternità agli alberi e alla natura e rinunciare alla vita che ha sempre conosciuto. Ti assicuro che, se svolta bene, è una missione che inonda l'animo di pace e armonia... »
«Dev'essere davvero bellissimo. Dovresti esserne fiero. »
«E lo sono infatti. »
La ragazza fissava le chiome degli alberi, e suggestionata dal discorso di Lorax quasi le parve sentirli sussurrare, cantare nel vento leggero che scompigliava i ciuffi. Il sole stava tramontando e il tempo sembrava essersi fermato, come fermo doveva sembrare a Lorax che abitava la Terra da sempre. Il guardiano guardò la ragazza sorridendo:
«Saresti una brava guardiana, se non ti piacesse tanto quel thneed. »
Ellie lo rimproverò scherzosamente:
«Lorax! »
Il guardiano rise sotto i baffi:
«Va bene va bene, sto zitto. »



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Ho inserito questo capitolo non solo per dare un po' più di spazio a Lorax e al suo rapporto con Ellie (finora è sempre stato una sorta di uccello del malaugurio XD), ma perché mi sono sempre chiesta se Lorax prima fosse qualcos'altro o no, come fosse diventato guardiano e se ce ne fossero altri come lui...Questa è la mia ipotesi, spero vi piaccia. Le discussioni tra i due su questo argomento non avranno fine qui comunque.
Ringrazio come sempre le mie fedeli Sylphs e TheHeartIsALonelyHunter! <3

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Capitolo 13
*** Once-ler si dichiara ***


Cap.12

Once-ler si dichiara


«Devo dire che sei migliorata!» commentò Once-ler guardando Ellie che terminava un thneed.
I due ragazzi erano seduti vicino al fiume e stavano finendo di cucire alcuni thneed. Nonostante non ne avessero ancora venduto uno continuavano a produrne aspettando il momento in cui ci sarebbe stata una grande richiesta e avrebbero avuto bisogno di guadagnare tempo. Once-ler aveva insegnato ad Ellie a cucire e la ragazza non se la cavava male.
«Ho imparato dal migliore, ho avuto fortuna! » esclamò.
Legato a mo' di sciarpa portava il primissimo thneed, quello che aveva comprato. Once-ler la guardò e ancora una volta sentì il bisogno di dirle tutto quello che provava per lei, ma di nuovo tacque. Aveva il bruttissimo presentimento di non piacerle affatto nel modo in cui a lui piaceva lei. Da un lato pensava che lei gli piacesse solo perché era sempre vissuto isolato da tutti e non aveva avuto occasione di conoscere molte ragazze, mentre lei doveva aver conosciuto ragazzi molto più belli e brillanti di lui; dall'altro però si rendeva conto che lei era speciale, ed era sicuro che non avrebbe mai trovato nessuna così, nessuna che gli avrebbe fatto provare quello che Ellie gli faceva provare. Arrossiva come una scolaretta tutte le volte che lei gli sorrideva, mentre avrebbe voluto mostrarsi più virile e intraprendente. Davvero in così poco tempo era riuscita a trasformarlo in un imbranato sentimentale? C'erano notti in cui non riusciva a dormire pensando a lei, proprio come la sera dopo il loro primo giorno insieme: però stavolta i suoi pensieri erano chiaramente quelli di un innamorato, ogni possibile dubbio era svanito. Once-ler aveva come la sensazione di conoscerla da sempre, sentiva che era stato il destino a farli incontrare, qualcosa contro cui nessuno dei due poteva combattere. Le cose sarebbero cambiate? O sarebbe rimasto a osservarla per sempre senza fare niente?
«A cosa pensi? » chiese Ellie curiosa.
Once-ler scosse la testa e si affrettò a rispondere:
«A niente di importante! »
La ragazza mise da parte il thneed appena finito:
«Sembravi parecchio triste. C'è qualcosa che ti preoccupa? Guarda che a me puoi dirlo. »
Lo sguardo amichevole della ragazza mandò sottosopra lo stomaco di Once-ler: il destino gli stava finalmente concedendo un'occasione e non poteva lasciarsela scappare.
«Ellie... »
«Sì? »
Il ragazzo si aggiustò il cappello cercando le parole giuste. Aveva pensato qualche volta a come si sarebbe dichiarato, ma al momento la sua testa era completamente vuota.
«Sono contento che...Che tu sia rimasta con me. »
Ellie arrossì sorridendo:
«Non me ne vado da nessuna parte. »
Probabilmente Once-ler non avrebbe dovuto darle il tempo di continuare, avrebbe dovuto iniziare subito a spiegarle quanto lei contasse per lui, e invece rimase in silenzio incapace di proferir parola. Ellie, che pensava avesse finito, esclamò:
«Voglio testare un uso del thneed che finora abbiamo solo discusso in teoria! Però devo cambiarmi. »
Si guardò intorno e vide sulla riva, vicino a dove stavano parlando, un enorme masso che poteva facilmente nasconderla e farla spogliare senza che il ragazzo la vedesse.
«Quello sarà perfetto. Vado a cambiarmi, tu aspettami! » esclamò sparendo oltre il masso.
Once-ler si mise di spalle proprio di fronte alla pietra dicendo:
«Starò di guardia. »
Dopo pochi secondi di silenzio, approfittando del fatto che la ragazza poteva ascoltarlo senza che lui fosse costretto a guardarla negli occhi e quindi senza che la timidezza lo bloccasse, prese coraggio e iniziò:
«Ellie, devo dirti una cosa. In realtà avrei dovuto dirtela prima ma solo adesso sento di essere pronto...Ero sempre troppo imbarazzato, impaurito, ma sento il bisogno di dirtela. Solo tu hai avuto fiducia in me e hai comprato il mio thneed, mi hai teso la mano quando avevo bisogno di aiuto e mi sei stata vicina...Se prima ti ero solo grato, col tempo mi sono accorto che sei davvero speciale. Sin dal primo pomeriggio in cui sei venuta a farmi visita mi sono trovato bene con te. Te lo ricordi? Avevo fatto i pancakes...E tu li hai divorati come se non toccassi cibo da giorni...Poi abbiamo riso e scherzato per tutto il pomeriggio...Forse non me ne rendevo conto, ma già in quel momento mi avevi legato a te. Sei riuscita a farmi cambiare idea, a tornare al paese! L'ho fatto solo per te. »
Ellie taceva dall'altra parte del masso, e per un attimo Once-ler si pentì di aver iniziato un discorso che non poteva più interrompere come se nulla fosse. Quindi continuò arrossendo:
«Non sono bravo in queste cose, voglio dire...Non mi era mai successo. È stato come essere travolti da una valanga: hai cambiato il mio modo di vedere il mondo, ho fatto cose che mai avrei fatto, mi hai fatto riflettere. Sei entrata a far parte della mia vita e mi rendo conto di non poter più fare a meno di te...La tua risata, il modo in cui mi guardi quando mi ascolti, il tuo entusiasmo nel progettare, la dolcezza con cui guardi gli alberi quando ti chiudi nei tuoi pensieri...Sono particolari stupidi, ma mi tormentano tutte le sere quando te ne vai. Sono un ragazzo pratico, so cavarmela in tutte le situazioni, eppure vedi come sto balbettando? È assurdo, non riesco a dire due frasi di fila senza arrossire, vedi che effetto mi fai? Sono innamorato di te Ellie, perdutamente innamorato di te. Non mi sono mai innamorato, ma questo non può che essere amore, perché ogni volta che ti vedo ho voglia di baciarti e non lasciarti mai andare via...Quando sono con te è come se il resto del mondo non esistesse, tutti i miei problemi scompaiono e mi sento veramente felice. Non c'è altra persona con cui vorrei realizzare il mio sogno del thneed, voglio che sia tu a dividerlo con me. Dimmi che anche tu provi lo stesso quando sei con me. »
Adesso aveva bisogno di guardarla, di vedere la sua espressione: aveva aggirato il masso per trovarsela davanti, e gli venne un colpo quando si ritrovò di fronte...Lorax.
«Magrolino! » esclamò il guardiano con gli occhi fuori dalle orbite.
Il ragazzo sbiancò e farfugliò qualcosa prima di realizzare che il suo tremendo imbarazzo si stava trasformando in stizza.
«Baffetto, che diavolo ci fai qui?! » gridò furioso.
Il guardiano era tra il divertito e lo sconvolto:
«Ti stavi dichiarando a Ellie! »
«Io...Tu...Tu non dovevi ascoltare! Perché ti sei messo a spiarmi? » esclamò Once-ler imbarazzatissimo, gesticolando come un matto.
Lorax disse:
«Passavo di qui e ho sentito la tua voce, mi sono avvicinato e...Ho preferito non interromperti. Non volevo origliare, ma ormai eri partito in quarta, chi ti fermava più! »
«Dov'è Ellie? »
«Un po' più giù, sulla riva. Stava indossando un thneed. Santo cielo Magrolino, stavi facendo una dichiarazione romantica! »
Il guardiano sembrava estremamente divertito.
«Non sono affari tuoi! » gridò Once-ler fuori di sé.
«Caspita, ed eri anche piuttosto serio! Hai perso la testa per quella ragazza! »
«Cosa? Io...No! Io stavo solo...Ah, lascia perdere! »
«Ti butteresti dal burrone se lei te lo chiedesse! »
«Assolutamente no! »
«Non c'è niente di male ad essere innamorati! Ma allora avevo ragione...Ti piace, e anche tanto! »
«Certo che mi piace! Ma...Non mi sono mica rimbecillito! »
«Se me lo avessero raccontato non ci avrei creduto! Parlavi come un Don Giovanni, ahah! »
«Guai a te se ne fai parola con lei! »
«Ho voglia di baciarti e non lasciarti mai andare via... »
«Se non la smetti abbatterò tutti gli alberi di questo mondo, sono stato chiaro? »
«Va bene, chiarissimo. Però davvero non me lo sarei aspettato...Lì in piedi, tutto impegnato... »
In quel momento arrivò Ellie:
«Scusa Oncie, mi sono allontanata, non mi sentivo molto a mio agio dietro quel masso, così sono scesa un po' più giù...Oh, ciao Baffetto! »
«Non preoccuparti, non se n'è accorto! » le disse Lorax maliziosamente mentre Once-ler lo fulminava con lo sguardo.
Ellie indossava il thneed come costume e, sebbene Once-ler l'avesse progettato anche per quest'uso, il modo in cui stava sulle forme della ragazza era mille volte meglio di come si era immaginato il prodotto sarebbe stato a una donna in un'occasione simile. Arrossì ripensando alla dichiarazione sprecata e guardando le gambe nude di Ellie.
«Sì» esclamò quella «voglio finalmente fare un bagno! Non mi interessa quanto brontolerai, infilati un thneed e vieni con me! »
Il ragazzo la guardò tuffarsi nelle acque fredde del fiume come ipnotizzato, vagamente consapevole che fissarla a bocca aperta non gli avrebbe fatto fare una gran bella figura. Lorax gli diede una pacca sulla gamba:
«Sì Magrolino, fatti un tuffo! Per calmare i bollori... »
Once-ler arrossì violentemente e gli sferrò una pedata che Lorax incassò con onestà prima di andarsene via ridacchiando. Il ragazzo andò dietro il masso a cambiarsi, poi raggiunse Ellie nell'acqua. Risero e giocarono schizzandosi per un bel po', e Once-ler interpretò quella mancata occasione come il volere del destino. Probabilmente era troppo presto, non doveva ancora parlare ad Ellie, o forse non avrebbe dovuto dichiararsi affatto in futuro. Il solo vederla nuotare e scherzare con lui però gli fece desiderare con tutto il cuore di trovare al più presto il coraggio di farsi avanti.
Più lontano, nella foresta, Lorax camminava ridacchiando.
«È incredibile» esclamò parlando a se stesso «Magrolino è innamorato! »



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Lascio questo capitoletto prima di venire letteralmente inghiottita dall'università che mi terrà impegnata per tutto il giorno...Piaciuta la dichiarazione? XD  Volevo inserire questo intermezzo comico, perché Lorax malizioso offre un sacco di spunti divertenti! Non ho resistito: doveva esserci lui dietro al masso per far fare una figuraccia a Oncie! Adoro vederli battibeccare! Beh, perlomeno Once-ler aveva trovato il coraggio di farsi avanti...Quindi è solo questione di tempo! ;)

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Capitolo 14
*** Una piccola grande bugia ***


Cap.13

Una piccola grande bugia

Qualche giorno dopo Once-ler se ne stava in cucina a preparare una torta, immerso nei suoi pensieri. Lorax stava insegnando ai Pescetti a fare alcune acrobazie e Ellie aveva deciso di passare la mattinata in città per sistemare un po' casa sua. All'improvviso squillò il telefono. Once-ler guardò interrogativo l'apparecchio: da quando se l'era fabbricato nessuno lo aveva mai chiamato, anche perché nessuno conosceva il suo numero, a parte...Il solo pensiero lo fece sussultare. Premette il pulsante e si portò il ricevitore all'orecchio, poi fece un bel respiro:
«Pronto?»
«Ehilà, Oncie! Sei proprio tu! »
La voce sgraziata ed esuberante era inconfondibile e Once-ler esclamò imbarazzato:
«Oh, ciao Brett! »
«Brett, fammi sentire! » la voce di Chet si aggiunse a quella del gemello.
Probabilmente stavano tenendo il ricevitore insieme.
«Ragazzi, che bello sentirvi! » Once-ler realizzò che in effetti non gli dispiaceva che la sua famiglia l'avesse chiamato, già si immaginava che lo dessero per morto.
Sentì Brett esclamare:
«La mamma voleva sapere che fine avevi fatto, sai? L'hai venduto quell'affare? »
«Io scommetto di no! » intervenne Chet.
«No, non l'ho ancora venduto ma ci sto lavorando. »
«Sì, aspetta e spera! » i due scoppiarono a ridere e Once-ler sentì rimontargli la rabbia.
«Avete chiamato per prendervi gioco di me? Perché non sono proprio in vena! »
«No no, Oncie, davvero! Il fatto è che la mamma si chiedeva quando saresti tornato...Credeva che ti sarebbe bastata una settimana per strisciare di nuovo qui! »
«Beh, ditele pure che si sbaglia! Sono in affari per il mio thneed e non ho nessuna intenzione di tornare! Sono a un passo dal venderlo! E poi ormai mi sono sistemato qui... »
«Sistemato? Allora non te la passi poi così male come credevamo... »
«Sistemato? Cioè ha la ragazza? » chiese Chet al fratello che finora aveva parlato per entrambi.
Once-ler sentì l'altro rispondere:
«Ma figurati, chi vuoi che se lo prenda uno come Once-ler? Vuol dire che ha piantato la sua tenda da qualche parte e cuce la sua robaccia dalla mattina alla sera sperando che qualcuno la compri! »
Il ragazzo non ce la fece più: essere insultato per telefono da quei buoni a nulla dei suoi fratelli era persino peggio che essere preso in giro a quattr'occhi. La sua lingua fu più veloce del suo cervello:
«Veramente ce l'ho una ragazza! »
Ecco, aveva parlato. Si allarmò di fronte alle sue stesse parole, ma poi pensò che in fondo Brett e Chet non sarebbero mai venuti a sapere la verità, quindi poteva benissimo vantarsi per una volta.
«Che? Stai scherzando, vero?! » Brett scoppiò a ridere.
«Non scherzo affatto, sono fidanzato con una ragazza e un giorno ci sposeremo. »
Ok, forse stava esagerando, ma non riusciva a frenarsi di fronte alle risate dei gemelli.
«Ti sei trovato una ragazza? E dove vive? »
«Con me, nella Valle di Truffula! »
«Allora è una cosa seria! Non posso crederci, hai sentito Chet? Once-ler si è veramente sistemato. E bravo, il furbastro! Tutto intento a cucire, e appena gira l'angolo...Si dà alla pazza gioia! »
«Ellie ha deciso di aiutarmi nella mia produzione di thneed. Come vedete sta andando tutto a gonfie vele, riferitelo pure alla mamma. »
All'improvviso il ragazzo sentì proprio la voce della donna in sottofondo:
«State parlando con...? Passatemelo per favore. Forza, staccatevi da quel telefono... »
Rumore di passi, poi la voce squillante nel ricevitore:
«Oncie? »
«Mamma! »
«Oncie, è vero quello che ho sentito? Ti sei fidanzato? »
«Sì, non dovete preoccuparvi per me, come ho detto sto benone e presto la mia impresa avrà successo. È solo questione di tempo, ora che Ellie è con me. »
Sperava che mostrandosi sicuro di sé e "sistemato" avrebbe fatto invidia alla sua famiglia, o almeno avrebbe fatto cambiar loro opinione sul suo conto. Così forse quando avrebbe iniziato a vendere thneed non sarebbero stati tanto sorpresi.
«Non posso crederci! »
«E invece è così mamma! »
«Allora non ti dispiacerà se ti passiamo a trovare per conoscere la svitat...Ehm, la fortunata ragazza, vero? »
Silenzio glaciale. Questo Once-ler non l'aveva proprio previsto.
«Veramente io non credo che... »
«Sono tua madre e ho il diritto di conoscere la ragazza che ha fatto innamorare mio figlio! Cos'è, erano tutte bugie per caso? »
«No, no figurati! »
«Allora non vuoi che vediamo in che povertà e squallore vivete tu e la tua sedicente dolce metà? Guarda che sappiamo benissimo che niente è cambiato di una virgola, che la tua invenzione resta un fallimento e che probabilmente stai trascinando questa ragazza nell'insuccesso con te, ma almeno voglio vedere che aspetto ha questa Ellie che è riuscita a vedere qualcosa di buono in te! Sono davvero curiosa. »
Once-ler era stato talmente ferito da ogni parola che non sapeva a quale accusa rispondere:
«Ellie è una ragazza per bene e presto venderemo il mio thneed. Se volete venire a conoscerla tanto meglio! Ma se cercate un'occasione per ridere e farvi gioco di me rimarrete a bocca asciutta. Ti accorgerai che tutto sta andando per il meglio. »
«Se così fosse, buon per te! Ti raggiungiamo il prima possibile, non vedo l'ora di conoscere...La mia futura nuora. »
E buttò giù con una risatina. Once-ler riagganciò e si guardò intorno nel panico più totale. E ora che avrebbe fatto?
 
«Ah no, non se ne parla proprio! »
Ellie aveva le braccia incrociate e sembrava gettare fiamme dagli occhi.
«Ti prego! Mi salveresti la vita! » la supplicò Once-ler in ginocchio.
«Avresti dovuto chiedermelo! Avresti dovuto pensarci prima di sparare tutte quelle balle! Come puoi aver preso un impegno così importante coinvolgendomi senza neanche consultarmi? Non hai pensato che avrei potuto trovarmi a disagio? »
«Non credevo che sarebbero venuti veramente! Te lo giuro, quando me l'hanno detto non c'era modo di tornare indietro! Io volevo solo fare bella figura, nient'altro! »
«E la farai, quando arriveranno qui e dovrai dirgli che non hai nessuna fidanzata! »
«Ellie, ti prego, ti prego Ellie... »
Once-ler le stava tirando i pantaloni ed era steso ai piedi della ragazza. Quando gli aveva raccontato della telefonata e chiesto quel minuscolo favore Ellie era andata su tutte le furie. Non che non le facesse piacere, anzi, era innamoratissima di Once-ler e quella sarebbe stata un'occasione per stare con lui in teneri atteggiamenti senza destare sospetti, ma aveva prevalso il suo orgoglio di donna e l'idea che il ragazzo l'avesse coinvolta dando per scontato che avrebbe accettato la faceva sentire usata, come se l'amico ritenesse di poter disporre di lei quando voleva. Inoltre se si fosse dimostrata subito accondiscendente come una parte di lei suggeriva avrebbe rivelato di provare qualcosa per Once-ler, e lui non doveva saperlo!
«Ma guardati, sei assurdo! » esclamò spostando bruscamente la gamba così che il ragazzo le lasciasse i pantaloni.
Once-ler supplicò:
«Non devi sposarmi, si tratta di un giorno o due! Fai la parte della fidanzata premurosa, fai due moine a mia madre e non torneranno mai più! Ti prego, non hai idea di come mi prenderebbero in giro! Crederebbero ancora di più che sono un fallimento! »
Ellie lo guardò negli occhi fingendosi severa, mentre una parte di lei non vedeva l'ora di "recitare" il ruolo della fidanzata.
«Niente baci, coccole ristrette al minimo indispensabile, e niente scene imbarazzanti. » disse secca.
Once-ler aveva gli occhi che brillavano:
«Ma certo! »
Ellie sospirò e con un tono forzatamente esasperato gli puntò il dito contro:
«Mi devi un favore, Magrolino! »
Once-ler le saltò al collo facendola arrossire:
«Oddio, grazie grazie grazie! Non te ne pentirai, saremo discretissimi e in due giorni sarà tutto finito! »
La ragazza disse da sopra la sua spalla:
«Va bene, allora me ne torno a casa e domani mattina sarò puntuale per accogliere la tua famiglia... »
«Ehm, c'è un'altra cosa: gli ho anche detto che vivi con me. »
«Cosa??? »
«Sì, ehm, gli ho detto che viviamo qui. »
Ellie si guardò intorno:
«Ma c'è un solo letto! »
«Ma in due ci si sta comodamente. »
Si accorse di quello che aveva detto e si affrettò a correggersi:
«È questo quello che penseranno. Comunque loro dormiranno nel caravan, quindi non staranno mai qui di notte...Tu dormirai nel letto e io mi sistemerò nel sacco a pelo per terra, e loro non verranno a saperlo. »
Ellie lo guardò tetra.
«Due notti. » le ricordò Once-ler.
La ragazza sospirò:
«Sarà meglio allora che vada a fare le valige e porti qui tutto il necessario... »
Il ragazzo sorrise. Forse quella visita non sarebbe stata un fiasco totale.



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C'è qualcuno che odio più della gente di Greenville? La simpatica famigliola di Once-ler! Specie quell'angelo di sua madre! Vedrete che combineranno...Per fortuna Ellie, permettetemi l'espressione, è una ragazza con le palle e saprà farsi valere! ;)

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Capitolo 15
*** Riunione di famiglia ***


Cap.14

Riunione di famiglia

Erano circa le nove del mattino successivo quando un enorme caravan si fece largo suonando il clacson tra le Truffule. Barbalotti, Citrigni e Pescetti corsero a nascondersi mentre l'enorme vettura frenava bruscamente e ondeggiava di fronte alla casa di Once-ler. Sia lui che Ellie si erano precipitati fuori e si erano scambiati un ultimo sguardo d'intesa come a segnare l'inizio della farsa, poi avevano sorriso in direzione del caravan. Ellie si era sistemata al meglio per l'incontro con la famiglia dell'amico, non solo per fargli fare bella figura, ma anche per apparire carina di fronte ai familiari del ragazzo di cui si era innamorata, quasi davvero stesse per incontrare la suocera. Sfoggiò un sorriso a trentadue denti mentre lo sportello del caravan si apriva lentamente. Ne uscì una donna corpulenta che, con una breve occhiata in giro, commentò annoiata:
«Che pattumiera!»
Ellie osservò curiosa la strana famiglia che a poco a poco fece la sua uscita dal caravan e si piazzò di fronte a loro: Brett e Chet erano proprio come se li era immaginati, alti ma un po' gobbi, lo sguardo idiota e la bocca continuamente impegnata a ridacchiare di questo e di quello; la donna corpulenta doveva essere la zia Grizelda, ed emanava diffidenza e ostilità da tutti i pori; l'ometto basso dai vispi occhi azzurri e l'aria servile doveva essere lo zio Ubb. E poi la vide, la donna che aveva tormentato e mortificato Once-ler fin dall'infanzia: era magra e ostentava un portamento elegante che proprio non le si addiceva, come la voluminosa pelliccia di volpe che portava intorno al collo su semplici abiti campagnoli; portava degli occhiali viola leggermente a punta che la facevano assomigliare a una segretaria, ma la cosa che più distraeva era la sua elaborata capigliatura bionda coronata da un fiocco.
«Oncie! » esclamò la donna allargando le braccia e avanzando verso il ragazzo.
«Mamma! » esclamò lui.
La donna si dimostrò stranamente affettuosa mentre lo abbracciava e sbaciucchiava tempestandolo di domande. Il ragazzo sapeva che era tutta una facciata in attesa delle frecciatine che avrebbe potuto lanciare.
«Mio Dio, sei andato a rintanarti nel bel mezzo del nulla, non mi sorprende che tu non abbia clienti! » commentò la donna staccandosi dal figlio.
Il suo sguardo andò a posarsi spietato su Ellie, come se avesse sempre voluto guardare da quella parte ma si fosse trattenuta per pura educazione. La ragazza deglutì sentendosi ispezionata a lungo, quasi fosse sotto raggi X.
«Non ce la presenti allora? » chiese senza toglierle gli occhi di dosso, l'espressione assorta e vagamente maliziosa.
Once-ler cinse il fianco di Ellie con un braccio e la trasse a sé:
«Ma certo! Ehm...Famiglia, questa è Ellie Van Doo. È la mia fidanzata! »
«Mi fa molto piacere conoscervi, Oncie mi ha parlato tanto di voi! » disse Ellie gentilmente, ma la sensazione di essere continuamente osservata non cessava.
La madre di Once-ler chiese curiosa:
«Cara, il piacere è nostro, eravamo curiosissimi di conoscerti. Dimmi, Van Doo è un cognome di nobili origini? »
Le pupille della donna brillarono e Ellie rispose titubante:
«Ehm...No, non credo proprio. »
«Peccato. » commentò secca la donna voltandosi verso i parenti.
Brett e Chet si avvicinarono alla coppia.
«Sei vera allora! » esclamò Chet dandole un cinque un po' troppo forte.
«E non è male! » commentò Brett dando un pugno al braccio di Once-ler.
Il ragazzo rise forzatamente:
«Ma certo, ve l'avevo detto! »
«Sai» spiegò la madre «siamo venuti perché credevamo che tutta questa storia fosse solo una bugia...E invece questa Ellie esiste davvero! Non ce l'aspettavamo! »
Ellie non si era ancora ripresa dal cinque:
«Ehm...Sono verissima! »
Once-ler rimproverò sua madre:
«Te l'avevo detto, sbagliate a dubitare di me! Come per il thneed! »
«Eh no, su quello abbiamo ancora ragione, non è vero? » disse la donna.
Zia Grizelda e zio Ubb ridacchiarono.
«Ci stiamo lavorando, vero tesoro? » chiese Once-ler sorridendo a Ellie.
La ragazza gli strinse la mano e pronunciò le parole che temeva non avrebbe mai pronunciato:
«Certo amore! »
In quel momento qualcuno si schiarì la gola alle loro spalle: Lorax, che era rimasto lì tutto quel tempo, non era ancora stato notato. Ovviamente era stato messo a conoscenza della farsa, ma voleva tenere d'occhio la famiglia del ragazzo, che non prometteva niente di buono.
«Chi è quella nocciolina americana pelosa? » chiese divertita la zia Grizelda.
Lorax gridò:
«Cosa? Nocciolina a me?! »
Once-ler intervenne prima di creare un disastro:
«Famiglia, devo presentarvi anche un mio amico! »
«Conoscente. » lo corresse il guardiano scocciato.
«Sì, conoscente...Un buon conoscente: Lorax. »
«Si prende cura degli alberi! » esclamò Ellie.
La famiglia si guardò intorno inorridita.
«E perché mai? » chiese Brett.
«Perché mai? » tuonò Lorax prima che Ellie lo afferrasse e lo mettesse a tacere.
Once-ler spiegò:
«Il thneed è fatto con questi alberi. Lorax controlla che non li danneggiamo. »
«Avete anche questo freno...Davvero, non mi sorprende che non ne abbiate venduto neanche uno. Che razza di produzione! » commentò la madre.
Ellie osservava sconvolta la donna, capendo finalmente che cosa voleva dire Once-ler quando le raccontava quanto avesse sofferto. Se avesse avuto ogni giorno una madre così sarebbe presto caduta in depressione!
La ragazza mollò Lorax:
«Sarete stanchi per il viaggio, prego, accomodatevi fuori: abbiamo preparato della limonata e un dolce! »
La zia Grizelda non se lo fece ripetere due volte mentre gli altri familiari si sedevano più lentamente. Ellie sparì in casa seguita da Once-ler.
«Come sto andando? » chiese appena furono soli.
Once-ler la afferrò per le spalle:
«Sei grandiosa, non sospettano niente! Wow, pensavo sarebbe stato peggio. »
«Peggio di così? » Ellie alzò un sopracciglio «Tua madre mi detesta, mi guarda come se fossi carne da macello! »
«Prega che rimanga così. » disse Once-ler uscendo col dolce.
Ellie si appoggiò al tavolo e fece un bel respiro: ancora non si era dichiarata e già aveva i primi contrasti da suocera e nuora.
 
Trascorsero la giornata mostrando alla famiglia la Valle e la loro casa, poi illustrarono i loro progetti e fecero vedere come raccoglievano i ciuffi di Truffula e li cucivano in thneed. Li guardavano divertiti come avrebbero guardato una scimmia pattinare sul ghiaccio alle olimpiadi. Once-ler percepiva di non essere preso sul serio, ma sperava che almeno Ellie li stesse impressionando. Mentre passeggiavano vicino al fiume e Brett e Chet si divertivano a calciare i Pescetti la madre di Once-ler chiese ai ragazzi:
«Davvero pensate di sposarvi? »
Ellie lanciò un'occhiata allarmata al sedicente fidanzato.
«Ehm» rispose lui «è un po' presto per parlarne, però in un futuro prossimo sì. Insomma, siamo innamorati, condividiamo tutto e ci troviamo bene insieme. Vi faremo sapere. »
La madre non sembrava soddisfatta:
«Avete intenzione di avere bambini? »
«No! » rispose tranquilla Ellie.
«Sì! » rispose all'unisono Once-ler.
Si guardarono nel panico più totale. Invertirono le risposte e arrossirono.
«Uno o due. » si corresse Ellie.
«Non tantissimi. » precisò il ragazzo.
«Quelli che verranno. »
«Non ne abbiamo parlato... »
La zia Grizelda commentò:
«Avete le idee chiare insomma... »
«Tipico di Once-ler. » commentò la madre.
Chet chiese:
«E morirete tutti di fame? »
«No! » rispose Once-ler offeso.
«No, vivranno vendendo quella  roba e diventeranno ricchi! Continui a dimenticartelo Chet! » rise Brett seguito dagli altri membri della famiglia.
Ellie e Once-ler tacquero contando mentalmente fino a dieci per non esplodere.
 
Quella sera decisero di cenare all'aperto: i ragazzi avevano allestito un tavolo con le candele e la serata si prospettava piacevole. Once-ler aveva cucinato della pasta e un polpettone, Ellie aveva preparato dei budini al frutto di Truffula e per adesso la famiglia sembrava gradire la cena. Non che facessero complimenti, ma trangugiavano senza dire una parola.
«Ti piace il polpettone zia? » si azzardò a chiedere Once-ler.
Grizelda emise un grugnito di soddisfazione.
«Come vi siete conosciuti? » chiese la madre del ragazzo.
Ellie e Once-ler si guardarono e arrossirono, non per fingere, ma perché veramente ricordavano il loro primo incontro con affetto.
«Io vivevo a Greenville» spiegò la ragazza «e Once-ler era lì per pubblicizzare il suo thneed. Il prodotto mi piacque subito e lo comprai. In realtà mi piaceva anche lui, forse molto di più della sua invenzione. »
Era vero quello che stava dicendo? Ellie se lo chiese all'improvviso. Che attraverso quella messa in scena stessero venendo fuori i suoi veri pensieri?
«Il pomeriggio si è presentata qui chiedendomi di mostrarle gli usi del thneed. Siamo stati insieme tutto il giorno e...Mi sono innamorato. » disse Once-ler arrossendo.
«Abbiamo continuato a vederci finché lui non si è dichiarato. E io ero già persa per lui. »
«Così ora viviamo insieme e mi aiuta nella produzione. »
I due ragazzi evitarono di guardarsi stavolta, e si concentrarono sui loro piatti.
«Hai veramente comprato quella roba? Non posso crederci. » commentò la madre.
Ellie si limitò a dire:
«Mi piaceva davvero. »
La donna appoggiò i gomiti sul tavolo e posò il mento sulle dita intrecciate:
«Senti cara, è tutto il giorno che ti osservo e non posso fare a meno di chiedermi...Come hai fatto a innamorarti di mio figlio? Che ci vedi in lui? »
Ellie non capiva:
«Scusi, perché non avrei potuto? »
La donna scoppiò a ridere nella sua risata civettuola:
«Andiamo, non è che Oncie sia poi chissà che! È un inguaribile sognatore, sempre con la testa tra le nuvole...Una ragazza con un po' di sale in zucca non gli si avvicinerebbe per nulla al mondo! Né tanrtomeno comprerebbe quella robaccia inutile che sembra la coperta di un gatto...Cosa ti è saltato in mente? Davvero non riesco a capire come tu possa aver ragionato! Cosa ti ha spinta quel giorno ad avvicinarti a un ragazzo tanto insignificante, e poi a legarti a un buono a nulla? »
Ellie sbatté il piatto sul tavolo e Once-ler sussultò alzando lo sguardo, finora rimasto concentrato sulla punta delle sue scarpe. Tutta la famiglia guardava con tanto d'occhi la ragazza improvvisamente paonazza che lanciava saette dalle pupille.
«Lasci che le dica una cosa» iniziò con un tono di voce poco gentile «lei è la madre peggiore che io abbia mai conosciuto! Come si permette di parlare così di suo figlio? Un figlio che la ama, e che lei in persona ha cresciuto! Dovrebbe vergognarsi, perché è malvagia fino al midollo! Ho passato tutta la giornata ad essere carina e servizievole e ho ricevuto solo commenti acidi e domande cattive, per sentirmi dire infine che sarei una stupida incosciente ad essermi innamorata di Once-ler! Forse non se ne sarà accorta, ma Once-ler è la persona più eccezionale che esista al mondo: è gentile, simpatico, ottimista, un gran lavoratore, talmente buono che riesce a perdonare una come lei che gli ha reso la vita impossibile! E mi meraviglio ogni santo secondo di come da una famiglia tanto cinica e crudele sia potuta venir fuori una persona così splendida e brillante! Once-ler ha dei sogni e lotta per realizzarli senza farsi abbattere da persone come voi, avrà un grande successo che si sarà meritato, e allora dovrete venire strisciando a chiedergli scusa! Cosa ho visto in lui? Un ragazzo sincero e determinato, un amico sempre pronto a starmi accanto, una persona che sa farmi ridere e che quando suona la chitarra fa strane smorfie, che rimprovera i Barbalotti ma poi gli regala sempre chili di pancakes, che va matto per i marshmellows e odia fare il bagno nel fiume! Ed è per tutte queste splendide qualità, splendidi pregi e splendidi difetti che io lo amo! »
Once-ler fissava allibito la ragazza che parlava infervorata, e per un attimo il suo cuore si riempì di gioia. Sentir pronunciare quelle frasi dalla bocca di Ellie l'aveva lasciato senza parole. No, stava recitando, eppure...Se solo fosse stato vero! La zia Grizelda e lo zio Ubb erano rimasti col boccone a mezz'aria, Brett e Chet fissavano a bocca aperta la ragazza e la madre di Once-ler non si era ancora ripresa dall'ondata di parole. Ellie si alzò in piedi, guardò da un lato all'altro del tavolo e se ne andò in casa sbattendo la porta. Il tavolo rimase in silenzio per almeno altri dieci minuti.


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Capitolo 16
*** Perché scusa? ***


Cap.15

Perché "scusa"?

Quando Once-ler ebbe dato la buonanotte alla sua famiglia, che si era ritrata nel caravan, ed entrò in casa coi piatti sporchi non trovò Ellie. Probabilmente era uscita dalla porta sul retro ed era nel bagno esterno a prepararsi per la notte. Il ragazzo notò che aveva già lavato e asciugato i piatti del primo, così pulì lui quelli che aveva appena portato, poi si infilò il pigiama, si lavò i denti e si preparò il sacco a pelo di fronte al letto dove avrebbe dormito Ellie. Proprio mentre lo sistemava la ragazza rientrò dalla porta sul retro: indossava una camicia da notte rosa pallido e aveva i capelli sciolti, ma della crisi di qualche ora prima non c'erano segni se non il fatto che non disse una parola e si mise ad armeggiare con la sua valigia. Once-ler, imbarazzato, si sentiva in dovere di dire qualcosa:
«Tutto ok?»
La ragazza mise del dentifricio sullo spazzolino e si avvicinò al lavabo:
«Sì, adesso sì. »
Mentre si lavava i denti il ragazzo si sedette sul letto e disse:
«Grazie di avermi difeso prima. »
Ellie mise via lo spazzolino esclamando:
«Tua madre è insopportabile! Non avrei voluto offenderla di fronte a te, ma quella donna meritava questo e altro! Non potevo starmene zitta mentre diceva quelle cose orribili su di te...E su di me. »
«Avrei dovuto parlare io, forse. Il fatto è che ci sono abituato. »
La ragazza richiuse la valigia con uno scatto e sospirò. Sembrava veramente esausta e Once-ler avrebbe tanto voluto abbracciarla, farle capire quanto quella scenata avesse contato per lui. Eppure lo assillava il dubbio che avesse inventato tutto, che non provasse davvero tutte quelle cose.
«Pensavi davvero» disse titubante, con aria mesta «tutte quelle cose che hai detto su di me? »
Ellie lo guardò: il suo sguardo sembrava implorare una rassicurazione, così sorrise e andò a sedersi accanto a lui, prendendogli le mani fra le sue.
«Certo che le pensavo» rispose dolcemente «tutte quante. Sei un ragazzo eccezionale, Oncie, ed è ora che la tua famiglia se ne accorga. Se valessero anche solo la metà di quanto vali tu dovrebbero ritenersi fortunati...Non devi lasciarti abbattere da gente come loro. Sei la persona che più stimo al mondo, ho la più totale fiducia in te. »
Once-ler la guardava sorridendo, lasciandosi riscaldare da quelle parole. Ellie non aveva smesso un attimo di guardarlo negli occhi, e non poté fare a meno ancora una volta di contemplare quel viso dolce e rassicurante, i capelli leggermente scompigliati, le ciglia scure, quelle lentiggini quasi impercettibili che tanto adorava, le labbra perfette. Senza nemmeno rendersene conto Ellie avvicinò il suo viso a quello del ragazzo rispondendo a un bisogno che non riusciva più a ignorare, e premette le labbra contro le sue. Once-ler rimase come paralizzato, incapace di credere che stesse succedendo davvero, gli occhi sgranati e le guance in fiamme. Lentamente e impacciatamente rispose al bacio, senza però che i suoi muscoli riuscissero a muoversi. Quando Ellie si staccò dovette interpretare l'espressione allibita del ragazzo come un segno di non gradimento, perché subito assunse un'aria mortificata e balzò in piedi.
«Scusami! » esclamò sconvolta.
Once-ler non riusciva a spiccicare parola, sentendo ancora sulle sue labbra il calore di quelle dell'altra. Avrebbe voluto dimostrarle che non aspettava altro, ma ancora non era sicuro che fosse successo davvero, e quest'ultima uscita della ragazza l'aveva spiazzato. Ellie cominciò a fare su e giù per la stanza come una pazza:
«Scusa, sono stata un'idiota! Non avrei dovuto, perdonami...Io...Non so cosa mi è preso! Ti ho visto lì e ho creduto...Sono una cretina,mi dispiace! Mi sono lasciata andare! Adesso prendo le mie cose e me ne vado, scusa davvero...Che imbarazzo! »
Aveva preso la valigia e si stava dirigendo verso la porta balbettando altre scuse, quando Once-ler balzò in piedi e le tolse la borsa dalle mani. La prese per le spalle e la costrinse a guardarlo, ma non sembrava arrabbiato, anzi, sembrava divertito:
«Ehi, perché "scusa"? Per i migliori dieci secondi di tutta la mia vita? »
Ellie avvampò e a quel punto credette di non aver capito veramente niente. Once-ler si chinò su di lei e stavolta fu lui a baciarla, stringendola a sé. Si staccarono solo quando non ebbero più fiato.
«Ti amo, Ellie. » disse il ragazzo sentendosi finalmente più leggero.
«Davvero? » la ragazza non credeva alle sue orecchie.
Once-ler sorrise:
«Ho provato a dirtelo almeno un milione di volte ma non ci sono mai riuscito. Non sai da quanto desideravo baciarti. »
La ragazza scoppiò a ridere e alzandosi in punta di piedi lo tirò a sé baciandolo un'altra volta. Le labbra di Once-ler, così morbide e delicate, andavano al di là di qualsiasi ogni sua immaginazione, e da parte sua il ragazzo approfondiva il bacio e la stringeva più forte per assicurarsi che fosse tutto vero e per godersi quello che finora aveva atteso con tanta trepidazione.
Ellie staccò le labbra dalle sue e lo abbracciò mormorando:
«Non mi sono inventata nulla quando ho detto che ti amavo, a tavola. »
Once-ler immerse il viso nei capelli di lei e chiuse gli occhi desiderando che quel momento non finisse mai. Fino ad allora erano rimasti in piedi, così Ellie lo condusse sul letto dove si sedette a gambe incrociate, mentre Once-ler la baciava sul collo, finché non si trovarono stesi l'uno sopra l'altra. Si guardarono per un momento negli occhi e non poterono fare a meno di sorridere.
«Devo dormire nel sacco a pelo stanotte? » chiese Once-ler maliziosamente.
Ellie ridacchiò scuotendo la testa:
«Ma no, scemo! »
E allungò un braccio per spengere la luce.




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Ok, tutti al mio tre...ERA L'ORA!!! Ahah oddio, non sapete da quanto aspettavo di postare questo capitolo! :D  Finalmente hanno dichiarato il loro amore, e ora che Ellie ha "smosso" le cose Oncie sarà meno impacciato e più intraprendente. XD  Spero che questo momento romantico vi sia piaciuto e non vi sia parso troppo banale, troppo sdolcinato o addirittura che abbia "superato il limite" concesso dal topic cartoon. Ora più che mai aspetto le vostre recensioni!
Grazie ancora a TheHeartIsALonelyHunter e Sylphs che rendono meno noiose le mie giornate! <3

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Capitolo 17
*** Nessun altro tranne te ***


Cap.16

Nessun altro tranne te

La luce del sole inondava completamente la stanza quando Once-ler aprì gli occhi e sbadigliò stiracchiandosi le gambe. Si accorse di essere ancora abbracciato ad Ellie, così come si erano addormentati. Arrossì pensando che finalmente quella ragazza era sua, cosa che ventiquattr'ore prima gli sarebbe sembrata impossibile. Non volle assolutamente svegliarla, contemplando il viso beato della ragazza addormentata: dormiva a bocca aperta emettendo uno strano lieve ronzio - non di certo uno di quei sonni composti attribuiti di solito alle soavi fanciulle nei libri - ma aveva l'aria serena, e i capelli biondi le ricadevano scomposti sul cuscino lasciando intravedere un lembo di carne morbida tra il collo e la nuca. Once-ler rimase a guardarla incantato, come si trattasse di un'apparizione mistica destinata a scomparire. Le spostò delicatamente i capelli dalla fronte ma quella non si mosse, così il ragazzo si mise a fissare il soffitto. Dopo un po' la sentì muoversi contro di lui ed emettere uno strano grugnito; si accorse che aveva gli occhi aperti:
«Ehi.»
«Ehi. » disse lei di rimando sorridendogli dolcemente.
Rimasero in silenzio, come se già si fossero detti tutto quello che c'era da dire. Non gli sembrava strano trovarsi insieme dopo che erano stati a lungo buoni amici, era tutto molto naturale e si sentivano incredibilmente felici.
Ellie lo strinse più forte piagnucolando:
«Restiamo qui tutta la giornata? »
«Dimentichi la mia famiglia! » disse Once-ler sorridendo.
La ragazza sbuffò, poi guardò il ragazzo negli occhi:
«Ricordi il patto "niente baci, niente coccole"? Non vale più. »
«Vorrei ben vedere! » esclamò lui baciandola.
In quel momento bussarono alla porta e si sentì dall'altra parte una nota vocetta stridula:
«Oncie? Sei sveglio? »
Il ragazzo balzò fuori dal letto e si vestì in fretta e furia mentre Ellie si sistemava a sedere senza il minimo accenno a volersi scomodare. Quando Once-ler aprì la porta si trovò davanti sua madre imbronciata e altezzosa: alle sue spalle stavano in fila tutti gli altri familiari, e il caravan era in moto.
«Buongiorno. » disse il ragazzo stupito.
La donna esclamò:
«Bene, ce ne andiamo. »
Once-ler credeva di aver capito male:
«Come hai detto? »
«Ho detto che ce ne andiamo. Mi sembra inutile rimanere oltre, dati gli sviluppi di ieri sera. Ci siamo perfettamente chiariti, e a quanto pare voi due state magnificamente in quest'oasi di nullità. »
«Ma...Restate almeno per colazione! »
«Figuriamoci! Addio, Oncie. »
«Beh...Allora ci rivediamo. »
«Sì. » sbottò la madre, come se però avesse pronunciato un "no".
Uno ad uno salirono sul caravan e sgommarono via. Al volante, la madre di Once-ler diede un'occhiata nello specchietto retrovisore alla casa del figlio che diventava sempre più lontana.
«Quella piccola impertinente...Due buoni a nulla, ecco cosa sono! Si sono proprio trovati! Beh, che cuociano nel loro brodo! »
Once-ler fissava il caravan diventare un puntino lontano, mentre i Barbalotti tornavano a far capolino dai cespugli. Ellie lo raggiunse vestita sulla soglia.
«Li ho fatti scappare. » esclamò divertita.
Once-ler le cinse i fianchi con le braccia:
«Già...E devo ammettere che la cosa non mi dispiace neanche un po'! »
 
Passarono due settimane, e il mondo ai due non poteva sembrare più roseo. Era come se fossero riusciti a dimenticare tutte le sofferenze patite in passato, gli insulti, le mortificazioni: adesso esistevano l'uno per l'altra. Ora, quando riposavano sotto una truffula, non stavano più accanto senza toccarsi: Once-ler se ne stava steso con la testa sulle gambe di Ellie e strimpellava beato, mentre la ragazza gli passava le mani tra i capelli e lo ascoltava suonare con la schiena appoggiata al tronco. Starsene lì con la testa in grembo alla ragazza che amava in un pomeriggio tranquillo era la cosa che, in un lontano futuro, a Once-ler sarebbe più mancata.
«Na na na na na... »stava strimpellando in quel momento.
Si fermò un momento e poi rise:
«Ho dimenticato le parole. »
«Dimenticato? Ma se stai emettendo suoni senza senso da più di un'ora! »
«Beh, non è facile trovare le parole per l'ode alla donna della mia vita! Semplici versi non raggiungerebbero la tua grandezza! »
«Addirittura? Beh, allora immagino che dovrei essere lusingata. »
«Eccome!...Oh, Ellieeee! Ellie Van Dooo! L'unica al mondo per me sei tuuu! »
«Ahah, brilli di fantasia! »
«Siete disgustosi! » commentò Lorax passandogli davanti mentre faceva una passeggiata coi Pescetti.
Ormai quello era il commento abituale: il guardiano era a conoscenza del nuovo amore tra Once-ler ed Ellie, e d'altronde aveva sempre saputo che sarebbe stata solo questione di tempo. Da un lato però temeva che questa unione più forte avrebbe maggiormente radicato nei due l'idea di vendere thneed.
«Tutta invidia, Baffetto! » gli gridò Once-ler pizzicando le corde della chitarra.
Ellie rise.
«Forse anche lui vuole un'ode. »
«Looorax, per gli alberi parliiii! Ma altrimenti i miei thneed come posso farliii? »
«Va bene, continuate a tubare, lo preferisco! » esclamò il guardiano superandoli.
Once-ler alzò gli occhi verso Ellie senza alzarsi minimamente dalla sua comoda posizione:
«Quando la nostra impresa sarà avviata avrai tutto quello che desideri, te lo prometto. Farò in modo che tu sia trattata come una regina. Avrai un salone di disegno solo per te, e una casa editrice a tua disposizione! »
«Ma dai! »
«Ellie e Once-ler, Theed Inc.Saremo i padroni del mondo. »
«Ok, ora non esageriamo. »
«Farei di tutto per te, lo sai? Ti comprerò anche la Luna, se necessario. »
La ragazza si chinò e lo baciò a testa all'ingiù.
«Mi basterà che tu resti con me. » mormorò.
Il ragazzo sorrise:
«Ma certo che resterò con te. »
«Te li immagini i cartelloni con le nostre facce? I negozi, le pubblicità del thneed...Tutti vorranno il nostro autografo. Il nostro sogno sarà realizzato! »
«Sarà meraviglioso! »
Once-ler ricominciò a suonare, stavolta una canzone che anche Ellie conosceva. Si mise a canticchiare:
« You're a part time lover and a full time friend, the monkey on your back is the latest trend, I don't see what anyone can see, in anyone else but you... »
Sorprendentemente Ellie cominciò a cantare la strofa successiva, con la sua voce timida ma ben intonata. Once-ler continuò a suonare, mentre la ragazza cantava:
«Here is the church and here is the steeple, we sure are cute for two ugly people... »
«I don't see what anyone can see, in anyone else but you! »cantarono insieme.
«We both have shiny happy fits of rage, I want more fans, you want more stage... »cantò Ellie guardando il ragazzo in modo significativo per l'ultimo verso.
«The pebbles forgive me, the trees forgive me»canticchiò Once-ler ammiccando per "gli alberi mi perdonano", mentre Ellie guardava la truffula sopra di loro e rideva «so why can't you forgive me? »
«I don't see what anyone can see, in anyone else but you! Tuttururu tururuttuturu...I don't see what anyone can see, in anyone else...But you. »
Finito il duetto il ragazzo esclamò:
«Visto che sapevi cantare? »
Ellie arrossì commentando:
«Non si può competere con te. »
In quel momento alcuni barbalotti gli passarono vicino mangiando frutti di Truffula e uno di loro gettò via un seme che finì in faccia a Once-ler.
«Ehi!» protestò il ragazzo.
Ellie rise e prese il seme:
«Guarda che carino! »
Al collo aveva una catenina alla quale era appeso un ciondolo cavo: la ragazza vi incastrò il seme in modo che sembrasse il vero gioiello della collana.
«Che te ne pare? » chiese sfoggiandolo.
Once-ler le diede un'occhiata a testa in giù e rispose:
«Non male. »
Ellie chiuse gli occhi e scostò un ciuffo di capelli dalla fronte del ragazzo:
«Sarà il mio portafortuna. Anche se per adesso me la sono cavata bene anche senza, no? »
Once-ler si mise a sedere e avvicinandosi le diede un bacio sulla guancia.
«Ti amo. »



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Come avrete capito questo è il capitolo che dà il titolo alla fic: Nessun Altro Tranne Te, ovvero Anyone Else But You. Ed è appunto la canzone che cantano Once-ler ed Ellie, suonata semplicemente alla chitarra e per questo molto tenera e senza pretese. La potete ascoltare qui se siete curiosi:  https://www.youtube.com/watch?v=ceV62E-c86g
Ho cambiato l'ordine delle strofe per pura convenienza per i miei personaggi, ma il verso sugli alberi esiste davvero e tornerà nel corso della fic. Sembrava fatto apposta!
Posso solo dirvi che d'ora in poi limiterò le smancerie ed entreremo nella fase di svolta della storia...Ringrazio per le recensioni Sylphs e TheHeartIsALonelyHunter!

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Capitolo 18
*** Quel che serve a tutti è un thneed ***


Cap.17

Quel che serve a tutti è un thneed

Greenville era in fermento nelle ultime settimane: non accadevano spesso fatti singolari nella cittadina, così anche occasioni banali diventavano fonte di eccitazione comune. Era questo il caso del giovane Nicholas Maynott, figlio dell'attuale sindaco del paesello e studente modello nella scuola locale. Nicholas aveva appena quindici anni, eppure era il ragazzo più popolare della scuola: campione in tutti gli sport, idolatrato dalle ragazze, asso in aritmetica, pupillo del preside, ovviamente con qualche spintarella da parte del padre. Tutti si aspettavano una sua futura carriera di sindaco seguendo le orme di Maynott Senior, e a quanto pareva la poltrona nel palazzotto comunale aspettava solo lui. Cadeva quella settimana il centenario della fondazione di Greenville, e si era stabilito che un giovane della scuola locale avrebbe dovuto sfilare sul primo carro della parata e celebrare l'apertura del mercato artigianale organizzato per l'occasione. La prima scelta, neanche a dirlo, era Nicholas Maynott. Ma dal momento che Maynott Senior teneva alla sua immagine di uomo democratico, decise di dare un'equa possibilità ad ogni giovane della scuola di diventare la mascotte della festa, e indisse vere e proprie elezioni. Avrebbero dovuto votare sia gli studenti che tutti gli altri cittadini, e i candidati erano dieci ragazzi. Ma Nicholas non era sicuro della propria vittoria come lo era sempre stato: l'improvvisa volontà del padre di applicare la democrazia l'aveva lasciato spiazzato, perché minacciava di sbalzarlo dal suo piedistallo Amelia Richfond, una ragazzina che aveva trascorso il primo anno quasi fosse invisibile, ma che negli ultimi tempi era diventata la nuova beniamina ottenendo il massimo dei voti in tutte le materie, occupandosi del comitato studentesco e, cosa non meno importante, ritrovando il gattino del vice-sindaco che era andato smarrito. Nicholas era certo che la ragazza lo avesse rapito di proposito per poi tornare come un'eroina, ma lascio ai lettori le dovute considerazioni. Nicholas stesso dopotutto non era uno stinco di santo: cresciuto in una famiglia che l'aveva sempre viziato e reso primo in qualsiasi cosa, sentendo nei corridoi che la possibilità della vincita di Amelia non era poi così remota, non poté tollerare che il suo ruolo di mascotte gli venisse portato via. Andò a piagnucolare alla scrivania del padre, che sorridendo beffardo gli assicurò che mai aveva voluto portare via al figlio la possibilità di mettersi in luce, anzi! Avrebbe truccato le elezioni, e per Amelia non ci sarebbe stata speranza. Nicholas se ne uscì soddisfatto e trionfante dall'ufficio paterno, mentre tutta la città si recava ai seggi organizzati nella piccola scuola. Ma come, vi chiederete, fatti tanto triviali potrebbero avere un legame con la storia di Ellie e Once-ler, così lontani dalle occupazioni di Greenville? E invece Nicholas e il suo carro giocarono un grande ruolo nella storia dei due innamorati, oserei dire fondamentale.
Ellie si era rifiutata di andare a votare per una cosa così sciocca, e Once-ler non si riteneva abbastanza cittadino di Greenville da osservare il suo dovere di elettore.
Il giorno seguente era quello della festa, e la città era in gran tumulto. Ellie si ritrovò a uscire di casa proprio mentre passavano i carri, e i marciapiedi erano stipati di gente. La ragazza sbuffò: attraversare la strada era impossibile, tanto valeva aspettare la fine della parata per andare da Once-ler. Proprio in quel momento la folla ruggiva al passaggio del carro principale, dall'alto del quale salutava il giovane Maynott, tutto elegante e impomatato. Ellie lo guardava con disgusto mentre sentiva delle ragazze lì vicino esclamare:
«Mio Dio, ecco Nicholas!»
«Sembra nato per starsene lassù! Non sembra Apollo sul carro del Sole? »
«Certo! »
A quanto pareva il ragazzo godeva della stima di vecchi e giovani: non solo le ragazze andavano in visibilio, ma Ellie vedeva uomini e donne sbracciarsi e gridare il nome di Nicholas unendolo a cori di "Viva Greenville". Fu come se il mondo fosse improvvisamente caduto in un silenzio di tomba: un'idea attraversò la mente di Ellie bloccandole qualsiasi altro pensiero. Quella poteva essere la soluzione! Doveva provarci! In fondo era sempre stata la sua idea, ma non aveva funzionato perché l'aveva applicata su se stessa. Come aveva fatto a non pensarci prima? Prese il thneed che stava portando da Once-ler, uno dei tanti che avevano confezionato, e sperando con tutto il cuore che accadesse qualcosa lo lanciò addosso a Nicholas che passava di fronte a lei.
Il ragazzo vacillò confuso, finché il thneed non gli si impigliò attorno al collo e gli ricadde sulle spalle come un mantello. Nicholas tastò l'oggetto, poi si guardò intorno. Non poteva rovinare il suo momento di gloria mostrandosi allibito, così finse che facesse tutto parte della parata e sfoggiò il suo thneed mettendo in mostra le spalle e atteggiandosi con un sorriso beffardo. Alcune ragazze chiesero stupite:
«Ma che cosa sta indossando? »
«Sembra un mantello! »
«No, non è un semplice mantello! » disse di rimando un uomo.
«Qualunque cosa sia è mitica! » esclamò un ragazzo.
«Dev'essere una nuova moda! Insomma, lo indossa il figlio del sindaco! »
«Se è davvero di moda devo assolutamente procurarmene uno! »
«Sì, ne voglio uno anch'io! »
In men che non si dica un vociare eccitato si era diffuso lungo tutta la strada ed Ellie non riusciva a credere ai suoi occhi.
«Chissà dove l'ha preso! Forse è così nuovo che non è ancora in commercio! » commentò una donna.
Ellie alzò un po' la voce per farsi sentire:
«Quello è un thneed, veramente! »
Qualcuno dall'altra parte della strada chiese:
«Sì, non lo vendeva quel ragazzo tempo fa? Quello nella piazza! »
Ellie gridò ancora:
«Se ne volete davvero uno io so dove trovarlo! »
 
Once-ler se ne stava fuori da casa sua facendo su e giù di fronte alla porta. Non era da Ellie ritardare così, di solito la ragazza scendeva presto a valle e facevano colazione insieme. Rassegnatosi, il ragazzo entrò in casa a prepararsi due omelettes, spinto anche dalle grida fameliche dei barbalotti.
Aveva appena riversato le uova nelle scodelle quando sentì la voce di Ellie gridare in un punto imprecisato della valle.
«Oncie!!! »
Il ragazzo si precipitò fuori: la terra sembrava tremare e la voce di Ellie era stranamente stridula ed eccitata. Che fosse successo qualcosa di terribile?
Inizialmente non la vide, poi notò che stava correndo dal paese verso di lui a tutta velocità, inciampando nel terreno. Non sembrava preoccupata quanto euforica.
«Oncie, Oncie!!! »
«Ellie! Ma che succede? » le chiese lui di rimando.
Intanto erano usciti dalla casa anche Lorax e i Barbalotti.
«Ma che le prende? » chiese il guardiano.
La ragazza raggiunse Once-ler e gli si buttò tra le braccia per riuscire a frenarsi. Aveva il fiatone e cercava di dire qualcosa.
«Sono qui! » riuscì solo a capire il ragazzo.
Once-ler la prese per le spalle chiedendo:
«Calmati, respira. Chi è qui? Che succede? »
Ellie fece un bel respiro e sorrise:
«Li ho portati qui, ce l'ho fatta. Vengono per il thneed! »
In quel momento Lorax esclamò:
«Per tutti gli arbusti! »
Once-ler guardò alle spalle di Ellie e si sentì mancare la terra sotto i piedi: dalla boscaglia stava avanzando una marea di persone.
«Oh no, c'è un mare di gente! » esclamò.
Ellie sorrise e lo strinse a sé continuando a fissare la marea di cittadini che si stava riversando nella valle. Adesso li vedevano distintamente e riuscivano a sentirli: avanzavano cantando al ritmo del jingle di Once-ler:
«Quel che serve a tutti è un Thneed, è per questo che veniamo qui... »
In prima fila c'era persino Nicholas Maynott! I barbalotti si nascosero impauriti, tranne Quisquilia che osservava divertito la scena, e Lorax arretrò confuso e infastidito.
«Non posso crederci! » esclamò il ragazzo stringendo la mano di Ellie nella sua.
In breve circondarono la coppia cantando e reclamando thneed: alla vista del mare di banconote fruscianti gli occhi di Once-ler si illuminarono:
«Oh sì! Ellie, ce l'abbiamo fatta, Ellie! »
Abbracciò la ragazza facendola volteggiare e sollevandola in aria.
«Sì, ce l'abbiamo fatta! » esclamò lei felice.
«Diventeremo ricchi! » gridò il ragazzo baciandola.
La folla li prese sulle spalle mentre Lorax li guardava contrariato. Once-ler, nella confusione generale, prese il telefono esclamando:
«Ora vedranno! »
Ellie prese alcune banconote che le stavano porgendo e guardò interrogativa Once-ler. Il ragazzo stava chiamando qualcuno:
«Mamma? Ciao, sono io! Te l'avevo detto che sarebbe stato un successo! Devi portare tutta la famiglia qui subito! Io e Ellie adesso non possiamo fare tutto da soli! »
Non appena butto giù notò l'espressione corrucciata della ragazza.
«Che c'è? » chiese cercando di farsi sentire nel marasma della folla.
Ellie sbottò:
«L'hai chiamata! »
«Beh, non avrei dovuto? »
«Avevamo deciso di non vederli mai più dopo quello che hanno detto! »
Once-ler prese le mani di Ellie tra le sue:
«Li ho chiamati solo per ridergli in faccia una buona volta. Finalmente gli ho dimostrato che si sbagliavano, e non vedo l'ora che vedano con i propri occhi quello che siamo riusciti a fare! Non pensi anche tu che sarà divertente vedere le loro facce? »
Ellie si addolcì:
«Su questo hai ragione! »
«E poi sono pur sempre la mia famiglia...Ci daranno una mano con l'impresa...Ci servirà tutto l'aiuto possibile! Così avremo molto più tempo per noi... »
Sorrise alla ragazza che sospirò:
«Va bene! »
Il ragazzo la baciò:
«Non ce l'avrei mai fatta senza di te. Abbiamo realizzato il nostro sogno, ci siamo amore mio! »
Mentre la folla li assaliva di richieste lo sguardo di Ellie si posò su Lorax, che se ne stava in un angolo con un'espressione affatto serena. I suoi occhi li rimproveravano e non presagivano niente di buono.
«Bravi! » esclamò sarcastico.
Ellie tentò di scusarsi:
«Rimarremo di parola, non preoccuparti! »
Il guardiano le voltò le spalle:
«Ne riparleremo tra qualche giorno! »
«Se non ti fidi di Once-ler almeno fidati di me! » gli gridò da dietro la ragazza.
Lorax si voltò:
«Ci sono cose che a questo punto non puoi più controllare. »
Ellie non capì, e lo fissò allontanarsi e sparire tra la vegetazione.



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Beh, questo è solo l'inizio della nuova "fase" della storia...La parte iniziale del capitolo dovrebbe circostanziare il grande avvenimento e darvi ancora una volta prova dell'ottusità e la corruzione dell'allegro paesello. Devo dire che scegliere come i due sarebbero finalmente riusciti a vendere il thneed non è stato affatto facile: avevo mille idee diverse; cosa doveva succedere di così eccezionale perché quei due avessero successo all'improvviso? Insomma, dopo varie cancellature e tagli sono ricorsa a questa soluzione, che in fondo è semplicissima come semplice è nel film originale. Nel film tutto avviene per caso, Oncie getta il thneed che colpisce una ragazza, e all'improvviso vedendole l'oggetto sulla testa tutti lo trovano improvvisamente "cool". Ho pensato che una cosa simile dovesse accadere anche qui, perché in fondo è vero nella sua assoluta semplicità: il mondo va così, le mode nascono quasi per caso e sono alimentate dalla stupidità della gente. Quindi ecco spiegati Nicholas, idolo delle folle, e il suo nuovo capo d'abbigliamento chic. :)

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Capitolo 19
*** La famiglia di nuovo al completo ***


Cap.18

La famiglia di nuovo al completo

Quando il noto caravan parcheggiò di fronte alla capanna dei due ragazzi Ellie non nascose il suo disappunto, mentre Once-ler cercò di mostrarsi amichevole. Lorax se ne stava dietro a loro, osservando circospetto la scena.
«Oncie!» esclamò la madre del ragazzo scendendo dalla vettura usando lo zio Ubb come gradini.
«Ehilà mamma!» rispose lui.
La donna sembrava un'altra: tutta moine e dolcezza, sembrava aver dimenticato la sua ultima visita e abbracciò il figlio molto più calorosamente di quanto aveva fatto al suo arrivo la volta precedente. Addirittura gli strapazzò e baciò le guance fino a fargliele diventare rosse, cinguettando:
«Ecco qui il mio bel figliolo che all'improvviso ha sfondato! Sapevamo che ce l'avresti fatta Oncie!»
Ellie trattenne una fragorosa risata.
«Ma se avete sempre detto che ero un fallimento...Non ve lo ricordate?» chiese Once-ler confuso.
La donna si mostrò sorpresa:
«Chiudi il becco, cercavamo solo di motivarti!»
«Sono molto contento di sentirtelo dire, perché ci ho sofferto per tantissimo tempo! »disse il ragazzo ridendo nervoso.
Ellie non si poté trattenere:
«Ma per favore, dicevate che avremmo fallito. E che vi avevo detto? Che sareste tornati! Ed eccovi qua, come predetto: avete visto che ce l'abbiamo fatta? Non ci credevate!»
La madre del ragazzo si avvicinò a lei e le prese una mano tra le sue con aria dolce e remissiva, lasciando Ellie confusa e un po' infastidita:
«Mia cara, io e te abbiamo iniziato col piede sbagliato, ma ti assicuro che non ho mai dubitato che tu fossi la compagna perfetta per il mio Oncie! E guarda fin dove l'hai portato! Non potrei essere più fiera di entrambi! Appianiamo le nostre divergenze e uniamo le forze per vendere questo thneed?»
Ellie sentì l'impulso di mandarla al diavolo ma alle sue spalle vide Once-ler guardarle con uno sguardo quasi supplicante. Perché quel ragazzo continuava a dare chances alla sua famiglia? Ellie sospirò e si costrinse a sorridere:
«Ma certo signora. »
«Chiamami mamma! »
La donna gridò in modo sgarbato a Brett e Chet di sistemare il camper, che si trasformò in una vera e propria casa. A quel punto venne avanti Lorax:
«Va bene, ho resistito anche troppo! La situazione è già abbastanza preoccupante, quindi non fate un passo! Andate via, ciao ciao! »
«Di nuovo quella nocciolina americana pelosa... » commentò la zia Grizelda.
«Ora basta ciccione! » esplose Lorax.
Ellie lo frenò appena in tempo:
«Baffetto, per favore! »
Intanto Once-ler spiegava meglio alla sua famiglia chi fosse quel buffo individuo. Poi parlò in disparte al guardiano:
«Cerca di essere gentile! Avremo bisogno anche di loro se la ditta dovrà espandersi! »
Lorax guardò Ellie dubbioso:
«Volete espandervi? »
La ragazza rispose imbarazzata:
«Ovviamente. »
«Questa non sarà più una fabbrichetta da quattro soldi! Abbiamo i nostri progetti, adesso li possiamo realizzare: una visione del mondo piena di thneed! » incalzò il ragazzo.
Ellie si affrettò ad aggiungere:
«Tutto in regola, come promesso! Non cambierà niente per te! »
«Certo! » confermò Once-ler.
Il guardiano passò lo sguardo da lui a lei, poi scosse la testa sospirando.
«Da che parte cade un albero? » chiese.
I due ragazzi si guardarono confusi. Il guardiano rispose da solo:
«Cade dalla parte dove pende. Attenti a dove pendete. »
 
Quella sera Ellie rimase a dormire da Once-ler. Stava lavando i piatti quando disse:
«Sono preoccupata per quello che ha detto Lorax. »
Once-ler la rassicurò:
«Ellie, Baffetto è un vecchio brontolone, sai come è fatto! Da quando sei arrivata non fa che ammonirci, dovresti essere abituata. »
«Sì, ma con l'arrivo dei tuoi familiari...Il loro improvviso volersi dar da fare...Ho paura che sconvolgeranno i nostri piani. Non voglio che ci portino a fare cose che non avevamo previsto. Tutto sta per ingigantirsi e all'improvviso ho paura. »
Aveva smesso di lavare, gli occhi fissi in quelli del ragazzo. Once-ler le cinse i fianchi:
«Ehi, ascoltami. Non lasceremo che tutto ci sfugga di mano: siamo noi, siamo insieme! Dovremo affrontare il successo ma lo faremo insieme, e manterremo la promessa fatta a Lorax! Non devi aver paura, è il nostro sogno di sempre. »
«Ho un brutto presentimento Oncie. »
«Se ti accorgerai che le cose vanno male me lo dirai, e io farò smettere tutto. Sai che per te farei qualsiasi cosa. »
«Oh, Oncie! »
Lo abbracciò, sentendosi rassicurata e stranamente ottimista. Il ragazzo aggiunse:
«Ora però promettimi che ti godrai un po' di gloria con me! Sta per arrivare il meglio, sai? Ci siamo. »


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Sì, ci siamo. Stanno per arrivare dei grossi capitoli, se capite cosa intendo. ;)
Allora, vi siete moltiplicati tutti insieme, ma che bello! ^^  Quindi vorrei ringraziare per le recensioni TheHeartIsALonelyHunter, Sylphs, PiccoloFiore e Tefymad. E ringrazio GaaRamaru per aver inserito la storia tra le preferite! Sono sempre contenta di sapere che ne pensate di questa storia...Un bacio a tutte, alla prossima! ;)

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Capitolo 20
*** Che male potranno far mai? ***


Cap.19

Che male potranno far mai?

La vendita di thneed procedette meravigliosamente e dette i suoi frutti già a partire dai primi due mesi seguenti: Ellie e Once-ler guadagnarono un bel po' di soldi e in pochi mesi la fabbrica per lavorare la materia prima su vasta scala fu costruita. Non bastava più il lavoro a mano dei due ragazzi: servivano macchinari per lavorare i ciuffi di Truffula velocemente e in quantità elevate. Per costruire la fabbrica dovettero abbattere diversi alberi con sommo disappunto di Ellie, ma Once-ler le assicurò che sarebbero stati i minimi necessari. Lorax continuava a protestare e a rimanere inascoltato.
La madre di Once-ler si attribuì il ruolo di segretaria, mentre Brett, Chet e lo zio Ubb dirigevano i lavori di raccolta ciuffi. Nessuno sapeva bene che ruolo avesse la zia Grizelda. L'impresa si stava ingrandendo e Once-ler propose ad Ellie di curare la loro immagine dal momento che ormai erano le persone più in vista della città: un pomeriggio andarono dal miglior sarto del paese e ordinarono delle mises degne di due proprietari di fabbrica; Once-ler scelse per sé un completo verde con guanti e cappello a cilindro, Ellie un lungo vestito rosso sgargiante, anch'esso completo di guanti, e si abituò a portare i capelli legati in due lunghe code bionde. Così vestiti si presentarono all'inaugurazione della fabbrica, parlando dal terrazzo principale ripresi da mille telecamere e inquadrati anche su un maxi-schermo allestito per l'occasione. Once-ler fece un lungo discorso su quanto fosse onorato di dare inizio a un'impresa che avrebbe migliorato la vita dei cittadini, e di come aveva inventato il thneed rendendolo migliore sotto ogni aspetto:
«Ma soprattutto» disse lasciandosi trasportare dalla vanità dovuta alla presenza dei mille volti che pendevano dalle sue labbra «se sono qui oggi è grazie alla mia socia e compagna di vita Ellie Van Doo. Non ce l'avrei fatta senza di lei.»
Detto questo la baciò piuttosto platealmente, facendo scoppiare la folla in un fragoroso applauso. Quando si staccarono Ellie si sistemò sorridendo alle telecamere imbarazzata. Le aveva fatto piacere essere baciata, apparire di fronte al mondo al fianco di lui, eppure le era parso che quel gesto fosse un po' troppo dettato dall'eccitazione che Once-ler provava nello starsene su un "palcoscenico" ammirato da mille e mille persone. Quasi volesse esporre la loro relazione come un trofeo, quel tocco di gossip che avrebbe reso se possibile la fama loro e del thneed ancora più grande. Mentre questi pensieri le attraversavano veloci il cervello, Ellie sentì che Once-ler le stringeva debolmente la mano. Lo guardò e, attraverso gli occhiali glitterati di lui, riconobbe il suo solito sguardo dolce e rassicurante, pieno di amore sincero. La folla gridava troppo ma lesse chiaramente le sue labbra:
«Ehi. Sei meravigliosa.»
La ragazza gli strinse più forte la mano. Si stava preoccupando per niente.
 
Once-ler ed Ellie avrebbero lavorato separati. Lui doveva occuparsi del lato materiale ed economico dell'azienda, lei curava la parte della pubblicità e del design. Dopo aver progettato i manifesti da appendere in città, adesso Ellie dirigeva il reparto creativo, intrattenendosi in lunghe e -malgrado tutto- noiose riunioni ed esaminando gli schizzi e i progetti di numerosi stagisti. Aveva venduto la sua casa ed era andata ad abitare alla fabbrica, che aveva un'ala riservata alla famiglia di Once-ler. I due condividevano una parte isolata dell'ala, e avevano un'enorme camera da letto verde e azzurra che secondo il ragazzo rappresentava il massimo del lusso e della sciccheria. Era ancora intenzionato a dare alla sua fidanzata tutto ciò che di migliore esistesse al mondo, nonostante le timide proteste di lei.
Era anche appena stato terminato il nuovo ufficio di Once-ler: era una stanza rotonda illuminata da tre finestroni, tutti con balconi e da uno dei quali si poteva scendere con una scala esterna sino al prato sottostante. Al centro della stanza troneggiava su un enorme tappeto una scrivania a mezzaluna su basamento rotondo, arricchita da elaborate decorazioni e incisioni. Quella era la postazione dove il ragazzo avrebbe dovuto passare più tempo, perciò l'aveva dotata di tutto il necessario: un telefono, un ricevitore da cui poteva comunicare alla madre segretaria, un computer, fogli e pratiche, una foto di Ellie, una foto delle Truffule. La cosa più singolare era però la poltrona: una poltrona di velluto rosso dallo schienale altissimo e ricurvo e dotata di rotelle faceva sì che, una volta seduto, se voltava le spalle alla porta nessuno avrebbe potuto intuire che il capo dell'azienda era nel suo ufficio. Ad Ellie la sedia sembrava un enorme avvoltoio con le ali spiegate pronto a divorarsi il suo fidanzato, ma non aveva osato contrastare i gusti di Once-ler: da quando il ragazzo era diventato ricco aveva mostrato di apprezzare oggetti carissimi e di un'eleganza quasi disgustosa, cose che prima non sembrava neanche guardare, ma che probabilmente ora lo facevano sentire importante e padrone del proprio portafoglio. Così la ragazza preferiva tacere e lasciarlo sfogare, felice di vederlo finalmente sereno e appagato.
Appunto nel giorno in cui l'ufficio fu terminato e pronto all'uso, a tre giorni dall'inaugurazione della fabbrica, Once-ler vi entrò per la prima volta da solo. Osservò la scrivania, l'imponente poltrona, e il bellissimo panorama ancora colorato che spiccava prepotentemente dai finestroni. Riusciva a sentire gli operai che staccavano i ciuffi uno ad uno, e le voci di quelli che lavoravano alle macchine al piano di sotto.
«Mio Dio, è tutto mio. » si ritrovò a dire ad alta voce.
Lentamente si mise a sedere e accarezzò con le dita guantate il bordo della scrivania. Ce l'aveva fatta. Si sentiva il re del mondo. Tra venti minuti sarebbe iniziata la riunione col sindaco di Greenville e aveva tempo per sistemare le prime pratiche che già numerose ingrombravano la scrivania. Mentre prendeva in mano la prima sentì bussare e disse senza alzare gli occhi dal foglio:
«Avanti. »
La porta si aprì e richiuse senza che l'ospite dicesse una parola, così il ragazzo fu costretto ad alzare lo sguardo.
«Ellie! » esclamò mettendo da parte le carte.
La ragazza sorrise:
«Sorpresa! »
«Credevo fossi col tuo team ad elaborare la nuova campagna pubblicitaria! »
«Li ho mandati via prima...Volevo vedere il tuo ufficio, e venire a vedere come se la cavava il capo. »
La ragazza si mise a sedere sulla scrivania e spostò il telefono.
«Come vedi me la cavo piuttosto bene! »
«Volevo anche darti questa. »
Si sfilò dal collo la collana che aveva creato sotto l'albero di truffula mesi prima e la mise in mano al ragazzo.
«La tua collana? Perché? »
«Beh, avevo detto che era un portafortuna, e a me ha portato fortuna quando ho tirato il thneed addosso a Nicholas Maynott. Ora sei tu che hai bisogno di tutta la fortuna possibile. »
Once-ler osservò il piccolo seme di truffula che faceva da ciondolo e, sorridendo, ripose la collana in un cassetto nascosto della scrivania.
«Grazie! »
Ellie osservò il cielo fuori dalla finestra.
«Avresti mai pensato che saremmo arrivati fin qui? » chiese il ragazzo orgoglioso.
«Certo, lo speravo. Anzi, forse così in alto non l'avevo nemmeno immaginato. »
Guardò Once-ler ed esclamò dondolandosi:
«Bene, ora voglio passare tutta la giornata con te! »
Il ragazzo ribatté:
«Non posso, ho una riunione col sindaco tra pochissimo, e devo dare un'occhiata a queste pratiche prima che diventino una montagna impossibile... »
«Sei già un uomo molto impegnato vedo. » disse la ragazza maliziosa, scendendo dalla scrivania e avvicinandosi al ragazzo sulla poltrona.
Once-ler esclamò:
«Eh sì! E poi devo andare da Brett e Chet a sentire il resoconto della giornata, controllare gli ultimi ciuffi, incontrare il rappresentante del sindacato e quell'avvocato e... »
Prima che potesse continuare Ellie gli si sedette in grembo e cominciò a baciarlo lentamente sul collo e sulle guance. Once-ler arrossì indietreggiando quanto poteva con la poltrona:
«Ellie? Che stai facendo? »
La ragazza lo fissò negli occhi:
«Ho detto che voglio passare la giornata con te e tu parli troppo. »
Lo baciò impedendogli di protestare, attirandolo a sé più vicino alla scrivania. Quando si staccarono il ragazzo, senza fiato, emise un debole:
«Va bene. »
Allungò una mano verso il ricevitore e premette il pulsante.
«Mamma? Annulla tutti i miei appuntamenti per oggi. Non voglio essere disturbato, per nessun motivo! »
Parlare, per di più con tono autoritario, era molto difficile con Ellie che gli faceva il solletico e continuava a tentare di baciarlo. Il citofono trasmise la voce gracchiante della segretaria che protestava qualcosa, ma il ragazzo riuscì a ribadire:
«Nessuno venga a disturbarmi in ufficio, è un ordine. »
E, chiusa la comunicazione, in un lampo si gettò sulla fidanzata per dedicarle tutte le attenzioni dovute.
 
Dove facciamo iniziare l'ascesa o la caduta di un'azienda? Talvolta i due momenti coincidono. Sarebbe impossibile decidere quale evento scatenò la futura rovina della ditta, probabilmente lo andremmo a ripescare nell'invenzione stessa del thneed, quindici anni prima della nostra storia, ma sarebbe come giocare al gioco delle cause e a lungo andare la nostra ricerca risulterebbe infinita e senza senso. In ogni caso, l'avvenimento che ebbe luogo la prima settimana di attività della fabbrica comportò un cambiamento radicale nella produzione. La madre di Once-ler fece notare al ragazzo che quando per costruire la fabbrica avevano dovuto abbattere degli alberi, questi erano stati usati per produrre thneed e il processo era molto accelerato. Perché quindi non cominciare a tagliare gli alberi direttamente? Once-ler, memore della promessa fatta a Lorax, inizialmente rifiutò, ma poi si lasciò persuadere dalla donna, che sembrava tanto fiera di lui, e decise di tagliare qualche albero. Ovviamente Ellie andò su tutte le furie. Il ragazzo dovette giurare che avrebbe abbattuto solo qualche albero, non moltissimi, e alla fine, per amore del fidanzato, anche Ellie acconsentì, anche se a malincuore.
Alberi furono tagliati, arrivarono nuove richieste, vennero create macchine capaci di abbattere tre o sei truffule tutte insieme: Once-ler non si era fermato a pochi alberi, ne stava tagliando a bizzeffe, ed Ellie cercava timidamente di fargli capire che stava sbagliando, che stavano tradendo Lorax. Il ragazzo era solito rispondere:
«Andiamo Ellie, che male posso far mai? Sono solo un paio di alberi, non l'intera valle!
La ragazza vedeva che la situazione stava sfuggendo di mano, ma non riusciva a imporre al fidanzato di smetterla, come lui le aveva chiesto di fare se non fosse stato più padrone delle proprie azioni: ogni volta che stava per dirlo vedeva che il ragazzo era felice e rimandava, dicendosi che forse era veramente solo un momento, che presto avrebbe smesso. Da qualche parte, in fondo al suo cuore, la ragazza sapeva che si stava tappando gli occhi, e nascondeva il suo senso di colpa dietro l'amore per Once-ler. Visto che il ragazzo non lo ascoltava affatto, anzi, lo trattava malissimo, Lorax chiedeva aiuto a Ellie:
«Guarda, guarda sciagurata che cosa sta combinando! »
«Lo so Lorax, lo so... »
«E non fai niente? Tu puoi fermarlo! Il vostro smog sta avvelendando l'aria, guarda i Citrigni! »
«So cosa succede! Ho provato a dirglielo ma non mi ascolta. E poi sono sicura che presto tornerà a cogliere i ciuffi alla vecchia maniera, io mi fido di lui. »
«Proprio come temevo, come avevo previsto! Sei stata cieca quando l'hai appoggiato col thneed e sei cieca ora che sta distruggendo gli alberi! »
«Non lascerò che rovini tutto, ti prometto che lo fermerò prima! Dagli solo ancora un po' di tempo... »
Ma questa scena si ripeteva settimana sopo settimana, mentre i rifiuti della fabbrica inquinavano il fiume e l'aria e portavano Pescetti, Barbalotti e Citrigni alla disperazione. Dopo due anni la situazione era solo peggiorata: i soldi aumentavano, gli thneed venivano venduti, ma il cielo era grigio e l'aria quasi irrespirabile, le creature della foresta soffrivano. Once-ler era diventato così ricco da aver comprato Greenville dal sindaco e adesso stava progettando di modernizzare la cittadina riorganizzandone l'impianto urbanistico: passava ore sul suo modellino di Thneedville, così avrebbe chiamato la nuova città, progettando palazzi, case, e soprattutto numerosi punti vendita di thneed. Il progetto era già in cantiere e l'insegna luminosa di Thneedville già risplendeva sulle nuove mura.Se l'impresa non poteva andar meglio, i rapporti tra Once-ler e Ellie andavano incrinandosi sempre di più: da affiatati che erano i due avevano finito col passare sempre meno tempo insieme, ognuno preso dai propri doveri aziendali, e i momenti più intimi che trascorrevano insieme erano quelli di fronte alle telecamere per la gioia del pubblico di acquirenti. A volte Ellie vedeva Once-ler solo quando entrava sotto le coperte, magari alle tre di notte, e se provava a chiedergli come era andata la giornata riceveva come risposta dei grugniti monotoni. Quando la ragazza andava a portargli il caffè in ufficio e magari protendeva le labbra per un bacio, Once-ler senza alzare gli occhi dalle sue pratiche le baciava la fronte o le carezzava i capelli, per tornare alla sua lettura. Giorno dopo giorno Ellie si sentiva più sola, eppure non riusciva a ordinargli chiaro e tondo di fermarsi, di aprire gli occhi e vedere cosa stava succedendo. Qualche volta gli diceva con amarezza:
«Non vedi che sta succedendo? Stiamo deciamando la foresta! »
Il ragazzo faceva spallucce:
«Non fare il Lorax della situazione, per favore. Te l'ho detto, sono un paio di alberi...E questa è la legge del commercio...Il mondo gira intorno a quelli con i soldi, chi non mangia è mangiato. Non possiamo fare altrimenti. Che male facciamo? »



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Devo dire che questo è il mio capitolo preferito in assoluto (come la canzone che dà il titolo è la mia preferita in assoluto nel film), e non vedevo l'ora di postarlo! Non mi capita spesso, quindi è un evento più unico che raro! XD
Sono particolarmente soddisfatta del risultato, di come ho descritto il graduale cambiamento del rapporto tra Ellie e Once-ler, e poi credo che non possa esserci niente di più tragico. Un momento, forse sì: il prossimo capitolo! Ma lascio a voi le recensioni, muoio davvero dalla voglia di sapere cosa ne pensate! Sono stata troppo dura? Beh, ma in fondo le cose non potevano che andare così, giusto? Aspetto commenti e ringrazio ancora una volta Sylphs, PiccoloFiore e TheHeartIsALonelyHunter!
Elena

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Capitolo 21
*** L'impero vacilla ***


Cap.20

L'impero vacilla

Erano passati tre anni dall'inaugurazione della fabbrica.
Once-ler non poteva essere più soddisfatto di come erano andate le cose: la sua famiglia lo adorava e riempiva di complimenti, i soldi entravano a palate e altrettanti thneed uscivano dalla fabbrica pronti per essere acquistati. Arrivavano addirittura richieste dalle città vicine e il ragazzo era riuscito ad espandere il marchio. La nuova Thneedville era quasi completata e ovunque troneggiavano maestosi i manifesti pubblicitari realizzati da Ellie. Certo, il lavoro da fare era molto e Once-ler arrivava a fine giornata sfinito, ma sentiva che ne valeva la pena. I giornali lo descrivevano come l'uomo più in vista del momento e quando faceva visita alla città persino i bambini l'additavano emozionati. Lorax non si era più fatto vivo e al ragazzo la cosa non dispiaceva: non sopportava più quel continuo lamentarsi nelle orecchie! D'altra parte tutto ciò che era accaduto era assolutamente inevitabile, lui non era stato che la pedina del processo commerciale. Non c'era spazio per frivolezze romantiche come la natura e gli orsacchiotti in economia!
«Signor Once-ler, non può neanche immaginare quanto io mi senta onorato di apparire al suo cospetto!» stava dicendo in quel momento un ragazzino basso in tenuta da spazzino.
«Beh, non potevo fare altrimenti, ci sono stati dei problemi al reparto creativo e ho deciso di consegnarvi io stesso i quindici cartelloni. Posso fidarmi di te...? »
«O'Hare, Aloysius O'Hare. Ma certo signore, io e Bernard abbiamo sempre attaccato tutti i suoi cartelloni. Anche questi finiranno nelle migliori quindici postazioni di Thneedville, non deve preoccuparsi. »
«Grazie Aloysius, sapevo di poter contare su di voi. »
«Lei è il mio idolo, sa? »
«Troppo buono. » Once-ler non vedeva l'ora di sbarazzarsene e si stava avviando verso l'ufficio.
«Vorrei aver inventato anch'io qualcosa di eccezionale! Beh, ho diciassette anni, ho ancora tutta la vita davanti no? »
«Ma certo, certo... »
«Bene, la lascio, avrà moltissime cose da fare. »
«Grazie! E buon lavoro! »
Finalmente quel ragazzetto si era tolto dai piedi!
Seduto sulla sua lussuosa scrivania Once-ler si tolse gli occhiali e decise di fare una pausa: le lettere dell'avvocato potevano aspettare. Con la testa appoggiata allo schienale della nota poltrona si mise a fissare il plastico di Thneedville e a pensare ad Ellie. Era orgoglioso di come era riuscito a renderla la ragazza più potente e popolare di tutta la città, di come l'aveva circondata di ricchezze e lusso. La sua donna doveva andarsene in giro come una regina e mai e poi mai avrebbe dovuto sentirsi derisa o incompresa come le accadeva quando era Ellie La Strana: ora la città la adorava e sembrava essersi scordata di chi fosse prima. Once-ler aveva persino dato il suo nome a una piazza e aveva insistito affinché al centro sorgesse una statua che la rappresentasse: Ellie gli era sembrata contenta, ma non quanto il ragazzo avrebbe sperato. Era sempre malinconica e vagamente lamentosa. Once-ler sapeva perché: era vero, non le aveva fatto mancare niente e la faceva vivere nel lusso, ma era anche consapevole di averla un po' trascurata nell'ultimo anno. La riempiva di gioielli e nuove stanze, ma effettivamente non ricordava di aver avuto con lei una conversazione che non fosse durata più di cinque minuti, e da molto tempo non si concedevano quelle effusioni che a Once-ler piacevano tanto. Era stato molto impegnato, alcune riunioni erano finite a notte fonda, e arrivato in camera da letto proprio non aveva avuto la forza di dedicare del tempo a Ellie. A volte si svegliava due ore dopo e nel buio della stanza si chinava sulla ragazza, deciso a svegliarla, chiederle scusa e magari baciarla sulla nuca, cosa che un tempo la faceva ridere per il solletico, ma poi rinunciava pensando che era crudele svegliarla quando dormiva così bene. La mattina veniva a svegliarlo sua madre e la ragazza non c'era già più, per tutto il giorno a volte non la vedeva neppure. Sì, l'aveva trascurata, ma aveva intenzione di farsi perdonare.
Mentre pensava a queste cose tirò fuori una scatolina nera e cominciò a giocarci lasciandola scivolare da una mano all'altra. Si decise ad aprirla: al centro brillava un anello con un enorme diamante intagliato a forma di chioma di Truffula. Once-ler sorrise orgoglioso ammirando il brillante: era andato nella gioielleria più rinomata della città e la commessa gli aveva assicurato che non c'era anello più adatto e raffinato per la padrona della fabbrica. Ovviamente il ragazzo non aveva badato a spese e anche stavolta aveva preteso il meglio del meglio.
Sì, le avrebbe chiesto di sposarlo, e vedendolo in ginocchio mentre le porgeva quell'enorme diamante Ellie non avrebbe resistito e l'avrebbe perdonato all'istante per averla un po' lasciata da parte! Avrebbero finalmente coronato il loro sogno d'amore: da tempo Once-ler voleva ufficializzare la loro relazione ma tra un impegno e l'altro non aveva mai trovato il tempo di organizzare la cosa. Adesso il momento era giunto e non vedeva l'ora che Ellie gli saltasse al collo gridando di gioia. Voleva vederla di nuovo felice, voleva che tra loro tutto tornasse come prima.
Il matrimonio sarebbe stato sulla bocca di tutti e si sarebbe celebrato in pompa magna, Once-ler avrebbe gridato al mondo che lei era sua e che non avrebbe voluto nessun'altra al suo fianco. Poi col tempo sarebbero nati tanti splendidi bambini, almeno cinque o sei, e Once-ler avrebbe insegnato loro a suonare la chitarra e a cucire il thneed...Sarebbero stati una bellissima famiglia.
In quel momento bussarono alla porta e il ragazzo fece scivolare rapidissimo la scatola nella tasca della giacca.
«Ehm, avanti! »
Comparve Ellie, e Once-ler pensò che quella fosse proprio l'occasione propizia.
«Tesoro! » esclamò alzandosi per andarle incontro.
Ma la ragazza aveva un'aria tristissima e rimase ferma di fronte alla porta:
«Hai tempo per parlare con me? »
Il ragazzo, colpito dal flebile tono di voce, rispose calmo:
«Sì. Devo dirti una cosa anch'io. Ma parla tu. »
La ragazza fece un passo avanti e giunse le mani come a supplicarlo:
«Oncie...So che non vuoi che te lo dica...Ma la situazione sta diventando insostenibile. Sono stata nella valle stamattina: i Pescetti tossiscono e non respirano, i Barbalotti muoiono di fame e non osano avvicinarsi alla fabbrica dove potrei nutrirli, i Citrigni non volano. È uno scenario pauroso! »
Once-ler si irrigidì.
«Una volta mi hai detto che avrei dovuto chiederti di fermarti se lo ritenevo necessario. Beh, avrei dovuto farlo da tempo: ti scongiuro, fermati adesso, prima che sia troppo tardi. Io non ce la faccio così, basta! » esclamò la ragazza.
Il ragazzo scoppiò a ridere, incapace di credere alle proprie orecchie:
«Fermarmi? Ellie, ma sei impazzita? Adesso che siamo al massimo della nostra espansione? »
«Sei cieco? Non vedi cosa stiamo facendo? Abbiamo abbattuto quasi tutta la foresta! »
Once-ler si avvicinò a lei e le prese le mani un po' brusco:
«Ma non capisci? Io l'ho fatto per te! Ti amo, e volevo darti il massimo...Ho costruito l'impero del thneed per farti sentire una dea, per darti tutto ciò che non hai mai avuto! È così che mi ringrazi? »
«Non me n'è mai importato niente, Once-ler! Non ci arrivi? Non volevo il massimo, volevo solo te! Ti ho appoggiato in questi tre anni perché volevo che tu fossi felice, ma non mi servivano mobili di lusso o stanze infinite! Era il tuo amore che mi serviva, solo questo. »
«Credevo che vendere thneed fosse il tuo sogno! Il sogno che hai cercato per tutta la vita e che io ti ho prestato! Ricordi? »
«Sì, era il mio sogno! Sognavo di ampliare la produzione, ma mai avrei voluto arrivare a questo punto! Mai avrei voluto distruggere la foresta e le sue creature, no, questo non era il mio sogno! Il mio sogno era vendere thneed al tuo fianco, in un'impresa sì di successo, ma onesta e che non danneggiasse la natura! A questo punto avrei preferito mille volte condividere con te la povertà in quella piccola capanna nel bosco, vivendo solo del tuo amore! »
Once-ler le voltò le spalle.
«Incredibile. Avevi sempre fatto grandi progetti per l'azienda...E ora non li accetti! » esclamò.
«Questa azienda non è quella che avevo progettato! È diventata qualcosa di mostruoso! Tagliare gli alberi è mostruoso! Distruggere un intero ecosistema per fama e denaro è qualcosa di cui mai ti avrei ritenuto capace! Aveva ragione Lorax, ha sempre avuto ragione, e dovevamo ascoltarlo! »
Once-ler sapeva che ogni singola parola di Ellie era vera, e questo gli faceva ancora più male. Ferito e a disagio, non poté che attaccare:
«Lorax, Lorax, Lorax! Non hai fatto che portare avanti le sue lamentele in questi anni! Se tu e Lorax fate tanto comunella perché non te ne vai a vivere con lui tra gli alberi? Sono certo che ve la intendete bene! »
«Sempre meglio che con te, qualunque cosa tu sia diventato! »
Si stavano guardando in cagnesco e ormai urlavano, dai due lati della stanza. Once-ler gridò:
«Beh, sai che ti dico Ellie? Non hai capito un accidente di tutto quello che ho fatto per te, e te ne stai qui a criticarmi senza nemmeno un grazie! Forse non ti meritavi proprio niente! Non mi capisci...Respingi tutto quello che, anno dopo anno, ho voluto solo per il tuo bene! »
«Ma falla finita con questa storia! E avresti fatto tutto per me? O per espormi come un trofeo bello agghindato? No, ecco la verità: è lo stesso motivo che ti ha spinto a inventare il thneed, volevi l'approvazione della tua famiglia e di quella donna odiosa! Per lei hai fatto tutto questo! Non appena ti ha chiesto di tagliare gli alberi zap, tu l'hai fatto. Se ti chiedesse di fare a pezzi i tuoi stessi macchinari lo faresti! E tutto per elemosinare l'amore di quell'arpia che non ti ha mai meritato! »
«Lascia fuori mia madre da questa storia! »
«Ti sei già dimenticato cosa disse di te quel giorno, a cena! Ma come hai potuto dimenticare tutti gli anni precedenti, tutta la tua infanzia? Credi che sia cambiata? Ma non lo vedi che sta sfruttando il tuo successo? »
«Mi rifiuto di credere a una sola parola... »
«Sai benissimo che ho ragione, lo sai quanto me ma fingi di non sentire cosa ti dice la coscienza. Dovresti aver capito chi ti ama davvero, e invece hai allontanato proprio tutti i tuoi amici: Lorax, Quisquilia, me... »
«Allontanata? Sei tu che rifiuti quello che faccio per te! »
«Smettila di nasconderti dietro questa frase! Sai benissimo che neanche mi tocchi più da un anno a questa parte...A malapena mi guardi, mi parli come fossi un collega qualsiasi...Quando è stata l'ultima volta che mi hai baciata? E intendo un bacio vero, come quello che mi hai dato quella sera nella capanna, non quei baci distratti che mi rifili ogni tanto. A volte mi carezzi, come si carezza un cane! Accidenti Once-ler, ma cosa ti è successo? »
Ellie stava piangendo, grosse lacrime le rigavano le guance e i singhiozzi le impedivano di pronunciare una frase senza interrompersi. Il ragazzo rimase colpito da quest'ultimo discorso, perché confermava proprio i suoi timori di poco prima. Ma, colto così alla sprovvista, riuscì solo a mormorare:
«Io... »
«Non mi ami più come prima. »
No, questo non è vero! Once-ler avrebbe voluto gridarlo, ma si limitò a pensarlo. Si sentiva confuso, come se la sua anima fosse stata messa a nudo e ora dovesse fare i conti con se stesso. Biascicò:
«Ellie... »
La ragazza continuava a piangere, e nei suoi occhi si leggevano delusione e amarezza:
«Molto bene, vedo che non ti difendi. A questo punto non abbiamo altro da dirci. Addio, Once-ler. »
Si voltò, aprì la porta e se ne andò, mentre Once-ler si riscuoteva e le correva dietro:
«No Ellie, aspetta! Io non--»
«Signor Once-ler, avrei da sottoporle alcuni problemi... »l'avvocato era spuntato dal nulla costringendolo a retrocedere.
Il ragazzo cercò di aggirarlo:
«Ora non posso! »
Ma l'ometto gli sbarrava la strada e lo spingeva di nuovo dentro l'ufficio:
«Ma si tratta di questioni urgenti, lei sa com'è! Dunque si sieda! »
Once-ler provò a protestare, ma alla fine si arrese e si chiuse a colloquio con l'avvocato. Avrebbe parlato a Ellie subito dopo, e avrebbe aggiustato le cose.
 
Ellie correva per i corridoi come in un incubo, mentre le lacrime le impedivano di vedere bene. Quei corridoi verdi e scuri le davano il capogiro, così uscì sulla terrazza principale e aggrappandosi alla ringhiera scoppiò in singhiozzi. Intorno a lei il cielo era grigio, i ceppi delle truffule mozzate sembravano milioni di lapidi e si intravedevano i macchinari all'opera. Tutto ciò era anche colpa sua, lo sapeva. Si era lasciata comprare da Once-ler, si era cullata nel suo amore e aveva voluto rimandare quello che avrebbe dovuto fare subito.
«Ho lasciato che accadesse. » disse ad alta voce.
E sorprendentemente una voce le rispose:
«Sì. »
La ragazza si voltò: sulla ringhiera se ne stava seduto Lorax, lo sguardo perso in quel triste panorama.
«Baffetto, che cosa ho fatto? »
Il guardiano sospirò:
«Ellie, vi avevo avvertiti in tutti i modi. Mi avevi detto che l'avresti fermato. »
«Ci ho provato, ma mai abbastanza. E ora che l'ho affrontato sul serio è troppo tardi. Abbiamo litigato, mi ha praticamente detto di andarmene. Non che la cosa importi, l'avrei fatto comunque... »
Il guardiano tacque.
«Mi dispiace. » disse Ellie.
Lorax parlò:
«So che non avresti mai voluto tutto questo...E forse neanche lui...Non credo si renda conto. »
Ellie continuò a piangere:
«Eppure è possibile? Io lo amo ancora. Lo amo per come era prima. »
«Questo è sempre stato il problema. Era bello che vi foste trovati, sono certo che eravate felici, ma forse se tu non l'avessi amato non l'avresti neanche supportato. »
Ellie tornò a fissare il cielo pieno di smog: e così il suo sogno si era rivelato un incubo. Anche se era un sogno in prestito, lei ci aveva creduto davvero. E allora si ritrovò a pensare, piangendo di fronte a tutti quei ceppi senza vita...Che forse era quello il suo sogno, quello che aveva cercato da sempre. Forse il suo scopo era quello di aiutare gli alberi. Forse per questo li aveva sempre amati, per questo soffriva nel vederli morire. D'un tratto fu come se una strada le fosse stata illuminata.
Si asciugò le lacrime e piena di determinazione guardò l'amico:
«Lorax. Ricordi quando mi dicesti che sarei stata una buona guardiana? »
«Sì. » rispose lui fissandola.
«Voglio diventarlo. Voglio diventare una guardiana della foresta. »
Lorax tacque e la guardò cercando di capire se stesse scherzando. La ragazza continuò:
«So che sono stata orribile, ma i miei sentimenti verso la natura sono sempre stati sinceri. Solo ora capisco che è questo il mio sogno, la mia vocazione, lo scopo della mia vita: voglio aiutare gli alberi, voglio prendermi cura di loro. »
Il guardiano scandì piano:
«Ricordi quali erano le condizioni: un guardiano deve rinunciare a tutto, alla sua vecchia vita. Sei disposta a farlo? Sei disposta a lasciare Magrolino? »
Ellie lo fissò a lungo, evidentemente posta di fronte alla scelta più difficile della sua vita.
«Sì. »




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Colpo di scena, tan tan tan! Beh, molti di voi ci erano arrivati, avevano intuito che strade avrebbero preso i due e che Ellie sarebbe diventata una guardiana, ma spero che un po' di sorpresa sia rimasta...
Anche questo capitolo mi piace abbastanza, anche se non come l'altro. E' stato straziante e divertente al tempo stesso scrivere del litigio tra i due. Però voglio sapere che ne pensate voi! Ormai siamo quasi alla fine di questa storia...
Avete notato il cameo di O'Hare? Volevo inserirlo per dare un senso di continuità alla storia, di un processo che getta le sue fondamenta indietro nel tempo. E ovviamente non è l'O'Hare che conosciamo noi, è ancora un ragazzetto e anche abbastanza lecchino (o almeno così me lo sono immagianto io).
Lascio la parola a voi, e ringrazio Sylphs, TheHeartIsALonelyHunter, PiccoloFiore, Tefymad e Naty McQueen. Le vostre recensioni illuminano le mie giornate, davvero, e sono onorata che la maggior parte di voi esaltino questa fic mettendola al livello del film originale! Grazie grazie grazie! Un bacio,
Elena

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Capitolo 22
*** Solo ***


Cap.21

Solo

Once-ler congedò il geometra, che aveva preso il posto dell'avvocato almeno due ore prima. Era stato talmente impegnato che non era riuscito ad andare a cercare Ellie per chiederle scusa, ma ora era decisamente il momento. Stava per uscire quando sentì una nota voce provenire da uno dei balconi dell'ufficio:
«Stavolta l'hai combinata grossa.»
Once-ler vide Lorax seduto sulla balaustra del terrazzo, intento a fissare quello che rimaneva della foresta.
«Che ci fai qui? » gli chiese il ragazzo scontroso.
Il guardiano si voltò verso di lui:
«È troppo tardi per andarti a scusare con lei. »
Once-ler si irrigidì sentendo Lorax parlare di Ellie:
«Stai fuori da questa storia. Anzi, vattene proprio, non hai nessun motivo di stare qui! »
«Perché? Ti metto in imbarazzo? Ti ricordo le tue promesse? »
«Lasciami in pace! Se per te è un problema quello che faccio perché non hai usato i tuoi incredibili poteri per fermarmi? »
«Te l'ho sempre detto: non funziona così. »
«Già...Sei una fregatura...Non hai mai mosso un dito per ostacolarmi. »
«Non sei più quello di prima Once-ler, e lei se n'è accorta. Hai fatto la tua scelta. »
Il ragazzo non ci vide più dalla rabbia e cominciò ad avanzare verso il guardiano, costringendolo ad arretrare lungo la ripida scala esterna:
«Sai che ti dico? Tappati la bocca con i tuoi baffi! Ho la coscienza pulita, non ho fatto niente di illegale, ho i miei diritti e intendo continuare ad espandermi e a trasformare alberi di Truffula in thneed! »
Lorax cadde a terra con un gemito, mentre Once-ler gli tuonava sopra:
«E niente potrà fermarmi! »
In quel momento un suono sordo e terribile squarciò l'aria: una delle macchine taglia-truffule aveva abbattuto l'ultimo albero, che lento cadde al suolo con un tonfo lasciando la valle in un cupo silenzio. Lorax mormorò:
«Ecco fatto, era l'ultimo. Forse ora ti fermerai. »
Once-ler fissava sconvolto l'albero a terra, e per un attimo fu come se il tempo si fosse fermato. Mentre si guardava intorno scorgendo solo il nulla che aveva creato la verità gli piombò addosso come una lama: tutto ciò che aveva sempre saputo ma aveva cercato di non vedere, tutte le parole di Ellie, gli ammonimenti di Lorax, gli vorticavano intorno aprendogli gli occhi per la prima vera volta. Aveva distrutto tutto, non aveva pensato alle conseguenze, tutta la sua impresa era finita. L'azienda sarebbe fallita e caduta come un castello di carte. Era stata tutta un'illusione, ed era tutta colpa sua. Ingenuo, borioso e cieco. Tutto era finito.
 
Dopo che tutti gli operai se ne furono andati e la fabbrica fu ufficialmente chiusa, anche i manifesti scomparvero. Nell'aria grigia su cui da tempo non ci si poteva basare per distinguere il giorno dalla notte, un camper sfilava silenzioso verso l'uscita della valle. Once-ler lo aspettava poco lontano dalla fabbrica, e quando la vettura si fermò di fronte a lui -ancora vestito della sua sgargiante mise verde ma stranamente patetico e afflitto- il finestrino si abbassò lentamente rivelando il profilo severo della madre del ragazzo. La donna gli gettò uno sguardo di disprezzo:
«Figlio, tu mi hai delusa molto! »
Il cuore di Once-ler si spezzò ancora una volta, sebbene Ellie l'avesse sempre messo in guardia contro l'amore fasullo di sua madre.
«Brett» esclamò la donna rivolta all'altro figlio «sei tu il mio preferito ora! »
Il gemello sembrava parecchio confuso, ma non replicò. Senza aggiungere una parola la donna mise in moto e il camper sgommò via portandosi via per sempre tutto ciò che rimaneva della famiglia di Once-ler. Il ragazzo tossì per il polverone sollevato dalla vettura, e osservò il puntino nero che si allontanava. E così era vero, una volta finito di usarlo l'avevano abbandonato. Senza tanti convenevoli, senza finzioni per una volta. Aveva sempre voluto rendere orgogliosa sua madre, e adesso probabilmente non l'avrebbe vista mai più.
Lentamente Once-ler si voltò, e si ritrovò faccia a faccia con Lorax e tutti gli animali della foresta.
«Senti, io non voglio problemi. » disse indietreggiando, temendo la punizione che effettivamente si meritava.
Invece la risposta di Lorax lo stupì:
«E non ne avrai...Non da loro. Grazie a te e alla tua ascia, al tuo smog, non possono più vivere qui! Perciò li mando via, spero che trovino un posto migliore da qualche parte... »
Il ragazzo osservò disperato e impotente il fiume animale che si riversava nella valle, diretto chissà dove: camminavano lenti e tristi, una sorta di immensa marcia funebre. Tra barbalotti, pescetti e citrigni Once-ler riconobbe il suo vecchio mulo:
«Melvin! »
Ma l'animale sbuffò e continuò a camminare.
«Quisquilia...Ehi... »tentò di chiamare il ragazzo, mostrando un marshmellow.
Il piccolo barbalotto aveva gli occhi pieni di lacrime, e lanciato uno sguardo deluso proseguì insieme agli altri. A quel punto Once-ler si tolse il cappello e si voltò verso il guardiano, che se ne stava in piedi su una pietra. Non poteva abbandonarlo anche lui, non adesso!
E poi all'improvviso la vide, in piedi dietro Lorax: Ellie. Da quando era caduta l'ultima Truffula non l'aveva più vista, e temeva se ne fosse andata. Invece era ancora lì: non indossava più la sua mise rossa ma i vecchi abiti di sempre, e lo fissava con gli occhi lucidi e l'aria delusa.
«Ellie... » disse il ragazzo guardandola con sguardo implorante.
La ragazza gli si avvicinò, la voce le tremava:
«Once-ler... »
Non c'era bisogno di parlare, i due si erano capiti benissimo. Adesso erano talmente vicini da potersi sentire anche sussurrando.
«Non mi lasciare anche tu, ti prego... » la implorò con un fil di voce il ragazzo.
Le strinse le mani, e lei lo guardò negli occhi: i suoi occhi azzurri, acquosi e più grandi perché sul punto di piangere, fecero venire a Once-ler un tuffo al cuore.
«Devo andare...Ho trovato il mio sogno...E tu hai fatto la tua scelta. »
«No Ellie, non dire così...Ti prego! Sono un mostro, ho sbagliato, ti ho trattata male e ignorata, ma ti scongiuro, adesso non lasciarmi! Ho bisogno di te! Mi hanno abbandonato tutti! »
«Dovevi pensarci prima. »
La ragazza lo superò e fece per andarsene. All'improvviso, non sapendo più come trattenerla, Once-ler si ricordò dell'anello.
«Ellie! » la chiamò.
Mentre lei si voltava, Once-ler tirò fuori la scatolina, l'aprì e gliela mostrò allungando il braccio, come aveva mostrato il marshmellow a Quisquilia. Il suo sguardo traboccava speranza e disperazione, mentre Ellie lo guardava colpita, tra le lacrime.
«Vuoi sposarmi? »
A quel punto Once-ler realizzò quanto fosse ridicolo lì in piedi con la sua giacca verde, ricordo di una vita finita, nel bel mezzo del nulla che lui stesso aveva creato. Ridicolo mentre chiedeva di sposarlo alla donna che lui stesso aveva trattato come carta straccia, e che gli aveva predetto che tutti l'avrebbero abbandonato e che lui avrebbe rovinato tutto. Era troppo tardi per rimediare, era addirittura offensivo e patetico. Ellie emise un singhiozzo che pareva una risatina nervosa per l'esasperazione:
«Mi stai chiedendo di sposarti? »
Once-ler ripose la scatolina e tornò a guardarla triste. A quel punto la ragazza tornò verso di lui e gli prese il viso tra le mani:
«Oncie, è troppo tardi, lo capisci? Ti avevo avvertito in tutti i modi. Io ho scelto la mia strada, è necessario che tu capisca da solo dove hai sbagliato. »
Once-ler piantò le sue pupille in quelle di lei:
«Io ti amo, Ellie. »
Lacrime bagnavano le guance della ragazza:
«Ti amo anch'io, amore mio. E ti amerò per sempre. Ma hai scelto una strada che dovrai percorrere da solo. »
E lentamente appoggiò le labbra a quelle di lui. Once-ler chiuse gli occhi e assaporò quello che sapeva sarebbe stato il suo ultimo bacio. A quel punto Ellie si avvicinò a Lorax e, prima lui e poi lei, come d'incanto, si alzarono nell'aria e volarono via in una colonna di luce. Once-ler rimase a guardarli affranto finché non scomparvero. Ellie era diventata una guardiana della foresta.
Il ragazzo pianse in silenzio constatando che era rimasto veramente solo. Aveva fatto terra bruciata intorno a sé e doveva pagarne le conseguenze...Aveva respinto tutti...E tutti erano scomparsi...Anche Lorax...Anche lei.
Voltandosi vide che c'era una scritta sulla pietra che prima occupava il guardiano: a meno che. Era quella la soluzione? Lorax ed Ellie gli avevano lasciato quell'enigma come chiave della propria espiazione? Once-ler continuò a fissarla. A meno che...Cosa?
Di una sola cosa era certo mentre rientrava nella fabbrica abbandonata: avrebbe trascorso tutta la vita a pentirsi e a riflettere su ciò che aveva fatto, e avrebbe fissato la frase finché non avesse capito come far tornare tutti gli alberi, le creature, Lorax e lei. Il ricordo e il rimorso avrebbero dominato i suoi giorni e le sue notti, finché non fosse riuscito ad ottenere il perdono della natura e dei due guardiani. E mentre chiudeva il portone della fabbrica gli tornò in mente quella canzone che tanto i due ragazzi amavano cantare quando la valle era ancora coperta di Truffule e il mondo sembrava sorridergli. Gli venne spontaneo cambiare il verso:
Pebbles don't forgive me, the trees don't forgive me, so why should you forgive me?



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Capitolo 23
*** Crescerà ***


Cap.22

Crescerà

Erano passati quarantasette anni da quando Lorax ed Ellie erano volati via.
Once-ler aveva guardato impotente la fabbrica che cadeva a pezzi finché non era rimasta solo la struttura che divenne il suo rifugio; Thneedville che veniva completata grazie ad Aloysius O'Hare, il ragazzetto brufoloso che lo aveva definito il suo idolo e che poi aveva approfittato della sua caduta per vendere aria alla gente e diventare l'uomo più potente della città. Desolazione e oscurità continuavano a regnare nella Valle, e Once-ler non aveva smesso di fissare la famosa frase neanche un giorno. Per non essere disturbato nel suo auto-esilio aveva piantato cartelli e avvertimenti di ogni genere affinché chiunque stesse alla larga, e dopo la visita di qualche ragazzo impertinente aveva piazzato trappole all'entrata di casa sua. Col tempo le visite si erano fatte sempre più rare, finché tutti si scordarono il suo nome e nessuno andò più a cercarlo. Era meglio così, in fondo: non voleva che qualcuno lo distogliesse dalla sua triste ed eterna riflessione. Era un mostro e come mostro doveva essere trattato.
La sua punizione era intensificata dalle apparizioni di Ellie, senz'altro proiezioni della sua mente stanca e disperata, ma così vivide da spingerlo a invocare il nome della ragazza. Quando quella spariva, col respiro affannoso Once-ler distoglieva lo sguardo dalla finestra e si prendeva la testa tra le mani. Sì, erano passati quarantasette anni e lui ne aveva quasi ottanta, ma il suo amore per Ellie non era invecchiato neanche di un giorno.
Una sera stava leggendo il suo vecchio taccuino quando sentì un ronzio sospetto. Il ronzio divenne ben presto rombo, poi tacque. Once-ler sbirciò circospetto tra le assi che aveva inchiodato alla finestra: un ragazzino appena sceso dal suo motorino stava entrando nel suo giardino, dopo tutti quegli anni! Chissà che era venuto a fare...
Il malcapitato suonò il campanello, e il marchingegno che il vecchio aveva disposto moltissimi anni prima funzionò alla perfezione, catapultando il ragazzino in aria. Manovrando le braccia meccaniche che aveva salvato dalla vecchia fabbrica, Once-ler lo afferrò per un piede e lo portò all'altezza della sua finestra:
«Chi sei? Chi sei, e che ci fai qui?»
«Sono Ted! » gridò quello nel panico.
Aggiunse poi, senza fiato:
«Tu sei Once-ler? »
«Non hai letto i cartelli? Nessuno ha il permesso di venire qui! Sparisci, e lasciami in pace! » tuonò il vecchio riportandolo a terra con poca gentilezza.
Il ragazzino tirò fuori qualcosa dalla sua tasca:
«Senti, dicono che se uno ti porta queste cose tu gli parli degli alberi! »
Quella parola, alla quale pensava ogni giorno ma che non aveva sentito pronunciare per quarantasette anni, lo fece sussultare. Riportò il ragazzo alla sua altezza e lo scrutò con particolare attenzione:
«Alberi? Credevo che nessuno tenesse più agli alberi! »
Ed era vero, era quello il problema. Per colpa sua tutte le truffule erano scomparse e nessuno teneva più alla loro salvezza. Ted rispose deciso:
«Beh eccomi qui, sono uno che ci tiene ancora! »
Se quello che diceva il ragazzo era vero, forse Once-ler stava ricevendo una nuova occasione: l'opportunità di trasmettere la sua storia, i suoi errori, i suoi consigli a qualcuno. Forse, ma solo forse.
 
Da ormai due giorni Ted si presentava da lui per ascoltare il resto della storia. Once-ler scoprì che non gli dispiaceva affatto la compagnia di quel ragazzino, specie dopo tanti anni di tormento e solitudine. Vedeva qualcosa di speciale nel ragazzo, una volontà che avrebbe potuto ribaltare la situazione: forse quella frase, a meno che, aveva a che fare con lui. A lui gli alberi interessavano ancora. Anche se, come Once-ler aveva potuto constatare, Ted non era spinto da una pura passione per la natura, ma dall'amore per una ragazzina.
«Ah, è per una ragazza! » aveva detto il vecchio malizioso.
«Che? No! » Ted sembrava quasi offeso.
Ma Once-ler riconosceva un ragazzo innamorato, specie dopo tutto quello che aveva passato con Ellie. Già, Ellie...Aveva deciso di tagliarla dalla storia, di non dire nulla al ragazzo...Il messaggio di amore per gli alberi sarebbe arrivato lo stesso. Il fatto era che il vecchio conservava gelosamente il ricordo della fidanzata, e temeva che raccontandolo lo avrebbe macchiato e compromesso. No, tutto quello che aveva fatto a Ellie, la loro storia, doveva seguirlo nella tomba, era qualcosa che non era ancora pronto a condividere.
Tutto il resto invece sembrava colpire molto Ted, che lo ascoltava pendendo letteralmente dalle sue labbra. A poco a poco, giungendo al termine della sua storia, Once-ler capì: l'aveva pensato sin dall'inizio ma adesso era chiaro, la frase si riferiva a Ted.
«A meno che uno come te non ci tenga molto niente andrà meglio...O sarà risolto. » aveva spiegato al ragazzo.
Quella era la chiave, quello il messaggio che Lorax gli aveva lasciato e che per quarantasette anni non aveva colto. Non bastava che lui si fosse pentito, doveva far nascere in tutti gli altri il desiderio di aiutare e rispettare la natura, fare in modo che diventasse un imperativo comune, altrimenti nuovi Once-ler sarebbero emersi dalla folla pronti ad abbattere alberi, O'Hare ne era la dimostrazione. E la sua occasione era Ted: era giovane e desideroso di aiutare, sarebbe stata la nuova voce degli alberi e avrebbe più facilmente spinto la città a seguirlo. Once-ler era troppo vecchio, e aveva sprecato tutte le occasioni che la vita gli aveva dato, quindi era troppo tardi...Mai si sarebbe potuto assumere quel compito. Ma Ted, lui sarebbe stato ascoltato!
Gli serviva solo un seme, e il vecchio sapeva bene come procurarglielo. Per tutti quegli anni l'aveva conservato gelosamente, incapace di piantarlo perché non se ne sentiva degno. Mentre Ted aspettava curioso il vecchio rovistò tra le sue cose e tirò fuori il vecchio medaglione di Ellie, in cui ancora era incastonato il seme. Lo estrasse e lo lasciò cadere dalla finestra tra le mani del ragazzo.
«L'ultimo seme di Truffula. Devi piantarlo, Ted. » disse.
Il ragazzino fissò il seme confuso:
«Sì, ma...Nessuno tiene più agli alberi ormai. »
«Allora fai in modo che ci tengano! Pianta il seme in mezzo alla città, dove tutti lo vedranno! Cambia l'andamento delle cose! Lo so, può sembrare piccolo e insignificante, però non conta ciò che è, ma ciò che può diventare! Quello non è solo un seme, così come tu non sei solo un ragazzo. »
Sei la mia unica occasione Ted, sei l'unica occasione della Valle. Avrebbe voluto dirglielo, ma tacque. Ted montò sul suo motorino e gli gridò, sparendo nella nebbia:
«Non ti deluderò! »
«Lo so... » mormorò il vecchio guardandolo sparire.
Era il seme di Ellie, ed era in mano al ragazzo. Lui aveva fatto la sua parte, ora non rimaneva che sperare.
 
Nel silenzio della Valle risuonò un canto, lontano ma ben distinguibile. Once-ler guardò dalle assi: le mura di Thneedville erano state distrutte e dal varco luminoso usciva un canto di gioia.
Crescerà, crescerà, vedrai che germoglierà!
Il vecchio non riusciva a crederci, Ted ce l'aveva fatta! Stavano piantando il seme!
Once-ler afferrò la sua vecchia ascia e ruppe le assi di una prigionia che durava da ormai troppo tempo. La forte luce gli fece socchiudere gli occhi per un attimo mentre dopo anni si affacciava alla finestra e respirava la libertà. Perché in fondo il merito era anche suo: finalmente si era riscattato. Sentì le lacrime salirgli agli occhi mentre intravedeva un nuovo, radioso futuro per la Valle:
«Grazie, Ted. »



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Per prima cosa spero di aver reso giustizia a questa bellissima scena che mi ha fatto stringere il cuore la prima volta che l'ho vista e continua a farmi piangere: il vecchio Oncie che rompe le assi e si affaccia dopo anni e anni. Poi, come vedete questo capitolo segue più che altro le scene originali del film, ma non volevo renderlo una mera trasposizione del "copione", così spero di aver rimaneggiato bene le battute e di aver dato un tono più narrativo aggiungendo i pensieri di Oncie.
E infine...Un ringraziamento speciale alle mie abituali lettrici, sempre meravigliose nei loro complimenti e nelle analisi psicologiche (XD) e a Beata Vegana che pur non essendo qui su Efp segue la mia fic e mi ha rintracciata da Youtube! Un bacio a tutte, il prossimo sarà l'ultimo capitolo e non sapete quanto le vostre recensioni mi mancheranno.
Elena

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Capitolo 24
*** La fine è solo un nuovo inizio ***


Cap.23

La fine è solo un nuovo inizio

Con l'aiuto di Ted e della sua amica Audrey Once-ler aveva imbiancato e sistemato la casa in modo che tornasse ad essere una dimora accogliente. Il giardino non era più in uno stato di totale devastazione e il campanello non nascondeva più trappole. Il sole era tornato a splendere su Thneedville e sulla Valle, l'aria era di nuovo pura grazie alle piccolissime Truffule che cominciavano a spuntare in città e che Once-ler aveva piantato e fatto crescere con tanto amore in tutta la vallata. Lentamente stava ripopolando la foresta, e per la prima volta dopo anni si sentiva felice.
Una mattina il vecchio uscì di casa munito di annaffiatoio, deciso a dare l'acqua ai piccoli germogli nati nel suo giardino. Respirò a fondo l'aria fresca e pura del mattino, osservò il cielo limpido e il verde tutto intorno. Infine, curvo sulle piantine, notò che per un attimo il sole si era oscurato, e alzando lo sguardo rimase di sasso nel vedere un Citrigno svolazzare sopra casa sua e sparire oltre la collina. Le creature stavano tornando. Un pensiero gli attraversò la mente velocissimo, e come se avesse percepito la sua presenza si voltò verso il cancello: proprio lì, alla fine del giardino, una figura lo osservava sorridente, splendendo di una luce propria. Once-ler l'aveva vista tantissime volte, ma adesso era sicuro che fosse vera, e il cuore cominciò a battergli all'impazzata: Ellie, giovane e bella proprio come la ricordava, stava lì a guardarlo, e stavolta c'erano orgoglio e felicità nei suoi occhi.
«Ellie!» esclamò lasciando cadere l'annaffiatoio, mentre l'acqua si spargeva sul terriccio fresco.
«Oncie! » esclamò la ragazza facendo un passo avanti.
Risentire la sua voce dopo quarantasette anni fu più di quanto Once-ler potesse sopportare. Con le lacrime agli occhi si mise a correre verso di lei, per quanto le vecchie gambe riuscissero a sostenerlo:
«Ellie! »
Anche la ragazza stava correndo verso di lui, e a metà strada si gettò tra le sue braccia facendolo vacillare. Il vecchio la strinse fortissimo a sé, per assicurarsi che non fosse una visione ma la realtà: era più vera che mai, emanava il profumo che Once-ler ricordava ed era morbida sotto il suo tocco.
«Oh Ellie... »il vecchio non riusciva a dire altro tra le lacrime, incapace di lasciarla andare.
La ragazza aveva affondato il volto nel suo petto e continuava a dire:
«Ce l'hai fatta amore mio, sei stato bravissimo! »
Alla fine Once-ler riuscì a staccarsi da lei e l'allontanò lievemente per riuscire a guardarla in faccia, le mani ancora sulle sue spalle:
«Mi sei mancata tantissimo, tu non sai quanto. Quarantasette anni... »
«Ma non ti ho mai lasciato Oncie, mai» esclamò lei con gli occhi lucidi, sorridendo «io sono sempre stata qui con te. Il mio compito era proteggere questa foresta e non mi sono mai allontanata...Dovevo sorvegliarti, capisci? Non potevo parlarti, dovevi arrivare da solo alla soluzione, capire da solo dove avevi sbagliato. Però anche se non potevo farmi vedere io non ti ho mai lasciato. A volte apparivo, per farti capire...A volte mi sedevo di fronte alla tua porta e ascoltavo in silenzio i piccoli rumori che facevi muovendoti per la stanza. »
Once-ler mormorò:
«Ti ho vista molte volte...Mi apparivi da lontano e credevo di essere impazzito, che tu fossi una visione...Non invecchiavi mai! »
La ragazza scoppiò a ridere:
«È perché sono una guardiana, sciocchino! Sono una creatura al di là del tempo, questa è la mia forma. Io sono immortale. »
Once-ler la abbracciò di nuovo:
«Quante volte avrei voluto scusarmi...Implorare il tuo perdono...Ero disperato. Ti ho fatta soffrire, ti ho persa quando invece eri la cosa che amavo di più al mondo...Non sono mai riuscito a perdonarmelo. »
«Sì, mi hai fatto del male...Ma hai capito il tuo errore, hai voluto aiutare gli alberi. Hai fatto uno splendido lavoro dando il mio seme al ragazzo, speravo tanto che un giorno avresti capito il significato della frase e saresti riuscito a salvare la Valle! Hai fatto la cosa giusta, Oncie. Sono orgogliosissima di te. »
Once-ler tornò a guardarla negli occhi:
«Mi ami ancora, Ellie? »
La ragazza sorrise al vecchio:
«Ma certo, non ho mai smesso. Mai. »
Imbarazzato per l'aspetto con cui si ripresentava alla sua fidanzata, Once-ler non ebbe il coraggio di baciarla come faceva una volta e si limitò a baciarle la fronte. Ellie scoppiò a ridere e lo prese un po' in giro:
«Mio Dio Oncie come ti sei ridotto! Guarda che baffi! E sei tutto rugoso e flaccido, per non parlare della voce...Che fine ha fatto la tua voce suadente? »
Mentre ridacchiava e si prendeva gioco di lui gli girava intorno e toccava guance e braccia. Il vecchio disse malizioso:
«Beh, tutti invecchiamo, miss eternità! »
Scoppiarono a ridere insieme, poi la ragazza si alzò in punta di piedi e gli baciò appena le labbra:
«Sei diverso, ma in realtà non sei cambiato. Sei sempre il ragazzo dolce che mi ha offerto i pancakes. »
Il vecchio le prese le mani e disse:
«Promettimi che non mi lascerai mai più. »
La ragazza lo abbracciò:
«Ma certo, starò con te per sempre. »
In quel momento un raggio di luce illuminò il cielo e la guardiana esclamò:
«Qualcuno è venuto a trovarti! »
Once-ler si voltò e con somma gioia vide Lorax scendere dal cielo. Per anni aveva sognato di chiedere anche il suo perdono, e non sopportava l'idea di aver perso la sua amicizia. Quando il guardiano atterrò sulla pietra, il vecchio si chinò su di lui ridacchiando:
«Oh, Baffetto! »
Il guardiano sorrideva orgoglioso:
«Sei stato bravo, Magrolino. »
Il vecchio abbracciò Lorax, che proprio non se l'aspettava e che ci mise un po' a ricambiare l'abbraccio.
«Anche tu ovviamente, Ellie. » disse il guardiano alla ragazza.
Erano di nuovo loro tre, e sembrava che niente fosse cambiato dai loro lontani pomeriggi di svago.
«E adesso? » chiese Once-ler.
Ellie sorrise.
«Adesso» rispose «è solo l'inizio. »
 
Negli anni successivi Lorax, Ellie e Once-ler si occuparono delle Truffule e ripopolarono la Valle, che tornò ad essere verde e meravigliosa, piena di Barbalotti, Pescetti e Citrigni. Once-ler poté riabbracciare un vecchio e meno scontroso Melvin, che aveva messo su famiglia. La Valle era finalmente tornata ad essere un'oasi di pace e tranquillità, dove le Truffule dai mille colori addolcivano il panorama e regalavano frutti succosi.
Ellie e Once-ler erano finalmente tornati a fare tutto ciò che amavano fare un tempo, dalle passeggiate ai canti sotto gli alberi. E quando lui fu abbastanza vecchio non morì, ma per la sua devozione, per la cura che aveva messo nell'aiutare le Truffule e per la sua convinta espiazione, divenne un guardiano della foresta. I suoi capelli tornarono corvini, la pelle liscia e lentigginosa, il corpo di nuovo giovane e agile: Once-ler era immortale, eternamente il ragazzo che era stato una volta. Lui ed Ellie poterono finalmente vivere il loro amore, e stavolta per sempre, prendendosi cura della foresta con l'aiuto di Lorax.
Ancora oggi, se vi capita di passare dalla Valle di Truffula, addentratevi nella boscaglia fino alla casetta di pietra: i due ragazzi guardiani della foresta vi offriranno un piatto di pancakes fumanti e, cantando una canzone, non si stancheranno di raccontarvi la loro storia.
 
     
                                                                                                                      Fine

    
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Siamo arrivati alla fine! Piaciuta la storia? Mi mancheranno le vostre recensioni, ormai da quasi un mese erano un'abitudine e non so come farò senza!
Ringrazio TheHeartIsALonelyHunter per le sue bellissime parole e per aver definito la fic "migliore del film originale", Sylphs per le sue lunghe recensioni dettagliate e confortanti, PiccoloFiore per i complimenti e il suo entusiasmo, NatyMcQueen per avermi seguita fedelmente fino alla fine! E ringrazio tutti coloro che hanno seguito la storia pur senza commentare, e tutti coloro che la leggeranno in un prossimo futuro! Mi raccomando, anche se è finita lasciate un commentuccio se vi va.
Come dicevo ad alcune di voi questa storia è "conclusa in sé" e non prevede un sequel, però ho in mente delle one-shot o qualche missing moment che vedranno ancora una volta la coppia Ellie/Oncie e spero vi farà piacere leggerle. :)  Ormai mi sono affezionata alla coppia e non mi va di abbandonarla del tutto! Un abbraccio a tutti, e grazie ancora per le vostre bellissime parole!
Elena

 

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