After the rain

di MadameSnowerlie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** On the Road ***
Capitolo 2: *** Police station ***
Capitolo 3: *** Kiss ***
Capitolo 4: *** Shadows ***
Capitolo 5: *** misunderstood ***
Capitolo 6: *** Through the door ***
Capitolo 7: *** Goodbye ***
Capitolo 8: *** Home sweet home ***
Capitolo 9: *** "I love you" ***



Capitolo 1
*** On the Road ***


-On the road-

 

 

 La pioggia.

Siete mai stati lì, fermi in silenzio, ad ascoltare il suono della pioggia?

Io sì.

Amo sentire il dolce ticchettio che varia in base alla sua caduta.

Se cade sui vetri ha un suono, se cade suoi tetti ne ha un altro, se cade sulla strade un altro ancora.

Ha una una sua melodia.

La pioggia é una danza. Una danza mista di suoni e parole mai dette.

Una danza con una nota di malinconia, una danza che sa di lacrime mai versate.

Sì questa é la mia danza, questa é la pioggia che sento tutte le mattine, tutte le ore, tutti i minuti dentro di me.

Quella voglia di fare qualcosa: urlare, piangere, tirare calci, pugni, fare qualsiasi cosa ma non riuscirci.

Questa sono io, io in mezzo a questa strada buia e fredda, dove la pioggia mi scivola addosso facendo di me una spugna da strizzare.

Un'auto mi si ferma accanto perforandomi le retine con quei fari fastidiosi.

Porto una mano al volto per cercare di intravedere un volto.

Non riesco a vedere nessuno.

Sento un piccolo scatto e vido un uomo uscire dall'auto.

 

«Hey signorina che ne dice vuole un passaggio?» Lo guardo in modo contrariato. Ecco l'ennesimo uomo che cercava di fare colpo su una ragazza e di portarsela a letto.

Che schifo.

«Le sembro forse una poco di buono? Le risparmio i convenevoli; giri i tacchi e torni in macchina, non ho intenzione di venire con lei da nessuna parte, tanto meno nel suo letto o sul di dietro della sua auto scartocciata»

 

Gli rispondo per le rime, senza troppi problemi.

Vedo il Signore prendere la mia risposta in malo modo, stizzendosi.

Si avvicina a me e la cosa non mi piace, faccio un passo indietro. Un piccolo campanello di allarme risuona nella mia testa.

 

«Ah si eh?» mi prende il braccio strattonandomi. «Tu verrai in macchina con me ragazzina.»

«Mi lasci immediatamente. Come si permette? Mi lasci subito andare!» Inizio a spaventarmi e ad alzare la voce.

Posso provare a urlare, ma mi potrebbe mai sentire qualcuno in quel posto sperduto e isolato?

Mi guardo intorno cercando qualcuno o qualcosa.

Ma niente.

Inizio a opporre resistenza come meglio riesco.

Impro, alzao la voce, mi dimeno, cercando nel mentre, di liberarmi da quella salda presa e pressione che sento sul mio braccio.

L'uomo si spazientisce della mia insolenza o forse più per le mie urla e un'enorme mano viene verso di me e con un rumore assordante mi colpisce la guancia e cado a terra sotto il continuo scroscio della pioggia.

Un leggero odore di ferro e un piccolo fluido caldo scivola al lato della mia bocca.

Nei miei occhi c'é la paura.

E le lacrime che avevo trattenuto così a lungo, fuoriuscirono.

Si avventa di nuovo su di me tirandomi i capelli.

Inizio ad urlare sperando che qualcuno possa realmente sentirmi.

Vedo una mano pronta nuovamente a colpirmi, chiudo gli occhi, ma sento solo un fruscio di vento colpirmi. Quella mano non è mai arrivata.

Apro gli occhi e vedo un ragazzo alto, moro bloccargli la mano.

«Brutto schifoso pezzo di merda» e subito dopo un pugno colpisce la faccia del mio aggressore spedendolo a terra.

 

Lo placca a terra e vedo che estrae delle manette.

E'un poliziotto in borghese a quanto pare.

Un sospiro di sollievo mi pervade.

Ma io ancora spaventata me ne sto lì seduta a terra, bagnata, impaurita.

Il poliziotto porta quel tizio in macchina e subito dopo viene verso di me.

Mi allunga una mano, ma non riesco a muovermi. Sono pietrificata.

Ho paura di fare anche un solo gesto.

Si accorse della mia paura e con un ampio sorriso mi dice «Tranquilla ti porto al sicuro, io sono Axel»

 

Con un'ultima occhiata per decifrare ogni sua espressione allungo la mia mano verso la sua.

«Io sono Hanja, Hanja Cavendish» mi sorride.

«Hai un bel nome Hanija» e con queste ultime parole mi fa salire in macchina con lui, diretti alla stazione di polizia.

 




Note finali: 
Questa è la mia prima storia ed il primo capitolo come vedrete non è molto lungo, ma questo solo perchè diciamo è una piccola introduzione alla storia sono curiosa di sapere cosa ne pensate, quindi aspetto le vostre recensioni =)


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Capitolo 2
*** Police station ***


-Police Station-



Durante il viaggio vedo il poliziotto alla guida, di tanto in tanto, lanciarmi qualche occhiata, forse per il mio lungo silenzio, non so dire, in ogni caso faccio finta di non vederlo e volgo il mio sguardo fuori dal finestrino.
La pioggia con il suo flusso lascia quelle righe sottili sul vetro e io mi perdo a osservarle.
Stare in quell'auto e sapere che dietro c'è il mio aggressore non è per niente tranquillizzante.
Spero solo di arrivare in fretta alla stazione di polizia e dimenticare quella brutta giornata.
Si può dimenticare davvero un episodio del genere?
Sono stata aggredita da uno sconosciuto, ma mi ritengo almeno fortuna per non aver subito di peggio, non sono stata effettivamente violentata, ma questo non mi fa di certo sentire meglio.
Non voglio fare certi pensieri, ma inevitabilmente quello ricade su di lui.
Lui che mi ha stravolto la serata.
Sono andata a trovarlo per fargli una sorpresa e invece la sorpresa me la sono ritrovata io.
Salgo le scale con un sorriso a tremiladenti e poi giunta alla porta sento dei respiri affannosi,  parole sussurrate,  risate e  scopro la triste e dolorosa verità, e il mio sorriso diventa una smorfia, tra dolore e disgusto.
Dei corpi caldi e nudi avvolti nelle coperte. 
Scoprire un tradimento è già abbastanza doloroso ma vedere che si rotola nel letto con DUE donne è ancora più tremendo.
Le urla, il dolore, il pianto; tutto soffocato, ho lasciato posto a un silenzio, un silenzio che dentro me urla e brucia ancora.
Adesso rimpiango la mia reazione.
Non ho fatto niente. Sono stata lì a guardarli.
A volete si pensa e si dice di comportarsi in determinati modi in certe situazioni, ma poi quando capitano davvero non fai nulla, te ne stai lì pietrificata.
Ecco questo è ciò che ho fatto io.
Solo dopo il mio primo shock mi sono girata e sono scappata in strada correndo, sentendo il vento pungente sul mio volto e poi quando ha iniziato a piovere ho volto il mio sguardo in alto.
La pioggia...è stata lei a parlare per me.
E adesso eccomi lì in quella macchina con il ragazzo poliziotto e con il maniaco sessuale e io la "monachella" con il cuore a pezzi.
Una bella accoppiata devo dire.
Certi eventi ti cambiano la vita, ti lasciano il segno.
Puoi dimenticare, ma la cicatrice rimane, così come i ricordi.
L'auto svolta in un vicolo e poi si ferma.
Un'insegna luminosa e anche alquanto fastidiosa sorregge l'edificio.
"Carabinieri"
Eccoci arrivati.
Senza pensarci due volte scendo immediatamente da quell'auto.
Vedo Axel andare a prendere il nostro caro amico sul retro della macchina e con un cenno mi invita a seguirlo.
 
«Aspettami qua, arrivo subito da te» Come per tutto il tragitto in macchina, non dico una parola, un piccolo cenno col capo e mi siedo.
 
Le parole non ci sono più in me, mi sento vuota.
Un guscio, uno stupido guscio vuoto e spezzato.
Mi guardo intorno e chiudo gli occhi concentrandomi sui suoni.
Dei passi, il rumore di una stampante, il ticchettio delle dita su una tastiera, una porta che si apre e un'altra che si chiude.
La stanchezza mi pervade e gli occhi sono così pesanti.
E tutti quei suoni che giungono a me sono come una dolce ninna nanna.
 
'Corro, corro sempre più veloce.
Qualcuno mi sta seguendo.
Non volgo mai il mio sguardo indietro per paura di vedere il suo volto avvicinarsi sempre di più.
Finisco col cadere a terra e....'
 
«Hanija? Hanja, svegliati»
 
 
I miei occhi si aprono e  col fiato corto guardo quel volto che ho davanti.
Spaventata balzo in piedi.
 
«Chi sei?» mi guardo intorno frastornata e solo dopo un attimo ,di attento esame di ciò che ho intorno, mi rendo conto di essere ancora dai carabinieri.
«Scusami mi dispiace è colpa mia ti avevo detto che sarei tornato subito e invece sono passate due ore» lo guardo alzando un po' perplessa. Due ore? 
 
 
 
Senti dimmi solo che dobbiamo fare così me ne vado a casa ok?» il mio risveglio è stato poco piacevole e la pazienza inizia a vacillare.
 
 
Guardo l'orologio e mi accorgo che sono le 4 del mattino.
Perfetto, già non dormo molto e adesso ci si mette anche questa storia.
 
«Ho bisogno di sapere cos'è successo con esatezza e di alcune tue firme, ma per adesso firma solo questi documenti, so che sei stanca e non voglio farti stare qui ancora più del dovuto. Domani con calma facciamo il resto.»
 
 
Con poca voglia lo seguo in un piccolo ufficio dove delle carte già pronte sono poste sul tavolo, mi siedo e prendo una penna firmando tutti i fogli che sono necessari.
 
«Adesso posso accompagnarti a casa» mi sorride.
«Stai scherzando vero? Non ho affatto bisogno di te, so cavarmela benissimo da sola» Ok forse le parole usate non sono di certo le più appropiate dopo quanto accaduto. «E va bene ho scelto le parole sbagliate»
 
 
Un piccolo silenzio ci avvolge e il suo sguardo mi accorgo, addolcirsi.
Perchè quella faccia? Non capisco.
«Coraggio vieni ti porto a casa e non accetto un no come risposta. Ho il dovere di assicurarmi che tu torni a casa sana e salva» Mi prende una mano e mi trascina verso l'auto.
 

Di nuovo in quell'auto, ma con la differenza che adesso siamo soli.
Il silenzio come quando siamo giunti alla caserma, di nuovo, cala su di noi.
Era un tantino imbarazzante.
 
«Mi dispiace per quello che ti è successo» lo guardo e vedo la tristezza dipinta nei suoi occhi.
 
Perchè tanta tristezza? Davvero riguarda me o c'è qualcosa di più dietro a quel suo sguardo?
Rimango per un attimo in silenzio.
 
«Ti ringrazio» Parole stupide, banali; ma cosa potevo dire? 
 
 
Gli do qualche indicazione su dove andare per riportarmi a casa e dopo di ciò ecco cadere l'ennesimo silenzio.
Non ci siamo detti più niente durante quel tragitto.
Lui di tanto in tanto mi lancia qualche occhiata fugace e io faccio lo stesso.
Dopo diversi minuti fatti di silenzi e sguardi segreti siamo giunti sotto il mio piccolo appartamento, situato in una zona tranquilla.
 
«Be...allora grazie, ancora una volta.» Non sapevo cosa dire, gli lancio un ultimo sguardo per poi aprire la portiera della macchina e scendere.
 
Un braccio mi blocca. 
Mi volto verso di lui non capendo.
 
«Devi lasciarmi il numero altrimenti chi mi assicura che domani ti presenti? Anche se adesso so dove abiti» mi dice con un enorme sorriso.
 
Quando ride cambia assolutamente espressione. Di solito, a prima vista, appare serio e arrabbiato, un po' oscuro a tratti. Ma quando sorride, ecco che si trasforma completamente.
Metto da parte i miei pensieri e faccio un sospiro.
 
«Dovresti tentarne un'altra per abbordare una ragazza sai? Affina un po' la tua tecnica» E con il primo sorriso della mia serata scompaio alla sua vista tra le mura del mio caldo e accogliente appartamento.
 
 

 


 Nota finale:
Allora in questo capitolo scopriamo cosa è successo ad Hanja e vediamo il poliziotto assumere un volto sempre più misterioso.
Axel ha un ricordo poco gradevole, come la stessa Hanja ha capito, il suo dispiacere forse nasconde dietro qualcosa molto di più che non è legato solo a lei.
Ben presto scoprirete come mai si è comportato in modo così carino e protettivo nei suoi confronti.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e RECENSITE che le ditina non vi cascano. 

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Capitolo 3
*** Kiss ***


-Kiss-

 



Salgo le scale del mio appratamentino che purtroppo non ha neanche l'ascensore e io devo salire a piedi fino al terzo piano.
Passo dopo passo e con un fiatone da gareggiatrice di corsa campestre, arrivo finalmente alla porta.
Frugo un po' nella borsa ed estraggo le chiavi.
Appena varco la soglia mi lascio invadere dal dolce tepore e dal profumo per ambiente che ormai sta esalando i suoi ultimi respiri, devo andare a comprarne uno nuovo in questi giorni.
Sento un piccolo ticchettio di zampette e il rumore di un sonaglino
 
«Kira» la mia cagnolina,una piccola pincer, viene  verso di me scodinzolando felice del mio ritorno a casa. 
Le sorrido facendole qualche carezza.
« Per fortuna che ci sei tu. Devi essere affamatissima, ti ho lasciata da sola tutto il giorno, vieni piccola» Mi tolgo la giacca buttandola sul divano e vado in cucina a prendere una scatola di carne per Kira. 
«Ecco piccola mia, buona pappa» Le faccio un'altra carezza e la lascio mangiare tranquilla.
 
 
Lascio la cucina per andare in camera, non ho per niente fame dopo tutto ciò che mi è successo oggi, mi ci vuole una bella doccia.
Prendo i pantaloni del pigiama e una canotta, come al solito e vado in bagno dove apro il flusso d'acqua lasciando riscaldarla.
Mi guardo allo specchio e noto un brutto livido al lato della bocca.
Al solo pensare a quello che mi è successo mi si stringe lo stomaco.
Cerco di non pensarci, ma un po' inutilmente.
Davvero non so quale momento è stato peggio. Se scoprire che la persona con cui sono stata  5 anni mi ha tradito con due donne, o se essere quasi, stata violentata. 
Forse l'unica nota di colore è stato Axel.
Un sorriso mi attraversa le labbra. 
Bello, alto, moro, occhi verdi e quei capelli brizzolati. Dio, è sempre stato quello il mio prototipo di uomo, ma pensare a qualcun'altro, adesso che ho appena subito una pugnalata al cuore, mi è un poì difficile.
No. Ma poi quante paranoie che mi sto facendo, l'ho visto solo oggi e perchè mai deve essere interessato a me?
Ok, basta con questi stupidi pensieri.
Guardo l'orologio che ho al polso, le 4 e 30 del mattino.
Con un sospiro mi spoglio e mi immergo sotto al flusso d'acqua bollente.
In pochi minuti il mio corpo assume un colore rossastro, sotto quel calore che mi avvolge.
Porto una mano alla testa spingendo i capelli all'indietro.
In quel momento, sotto la doccia, lascio cadere tutti i tristi episodi. 
Esco dalla doccia completamente messa a nuovo. 
Mi asciugo e mi metto il mio pigiamino con le pecorelle e la canotta nera.
Sento arrivare Kira verso di me.
 
«Ciao piccola su vieni qui, fatti fare due coccoline» sorrido vedendola balzarmi in braccio, non appena mi siedo sul letto.
Con una mano le gratto le orecchie, come piace a lei e voltando la testa verso il comodino noto una foto con Martin. 
La guardo con ribrezzo e rabbia. Rabbia per essere stata tanto stupida e ingenua. Per essermi innamorata di quello stupido a soli 17 anni e aver passato poi cinque anni della mia vita insieme a lui. 
A volte si dice che, nonostante il male che ti fanno, non devi mai rimpiangere quello che hai fatto, quello che gli hai dato, quello che hai provato.
Seriamente? Io adesso non posso fare a meno che provare rabbia e sì, rimpiango quei momenti. Non dico di odiarlo, ODIO, è una parola grossa e non credo di provare questo sentimento nè adesso nè in futuro,ma sono offesa, dolorante e piena di rabbia.
Con un ultimo sguardo, prendo la foto e la capovolgo per non vedere quel suo stupido sorriso guardare verso l'obiettivo.
 
«Su Kira vai giù, lo sai che non mi piace che dormi con me, è tardissimo e sono a pezzi» la esorto a scendere giù, dandogli una spintarella, ignorando quel suo sguardo da cucciola con il quale cerca di intenerirmi.
 
 
Mi giro diverse volte nel letto non riuscendo a prendere sonno, finchè la stanchezza prevale sopra i pensieri e piombo nel mondo dei sogni.
 

≈♦≈
 
`Toc toc´
 «Mmm» mugugno nel sonno
 
 `Toc toc´ 

 Non è un sogno? No, a quanto pare è veramente qualcuno che bussa alla mia porta. 
Guardo l'orologio sono solo le 9 del mattino e io sono andata a dormire solo alle 5 e 30.
Mi alzo imprecando ad alta voce.
“Giuro che se è la mia migliore amica, la uccido”. Apro la porta e mi ritrovo davanti Axel in tutta la sua bellezza.
 
 
«Ma che? stai scherzando vero?» dico incredula davanti alla sua vista.
 
 
“Non ci credo è venuto fino a casa mia.”
 
 
«Coraggio piccola vestiti che ti porto a fare colazione e poi andiamo di nuovo in centrale»
Mi porto una mano a quei capelli tutti arruffatti, solo ora mi accorgo del mio un aspetto orribile.
Lo vedo entrare senza neanche un mio invito.
 
«No no, ma accomodati pure eh» Dico indispettita.
«Ovvio, coraggio vestiti ti aspetto qui. Oh ma questa piccolina qui chi è?» Lo vedo notare Kira, che gli corre incontro facendogli le feste.
«Lei è Kira» rispondo.
«Ma sei ancora qui? Vai a vestirti, coraggio, o vuoi che ti accompagni?» Mi guarda con sguardo divertito.
«No grazie, so fare da sola» gli faccio la linguaccia e lo lascio lì a giocare con Kira, mentre mi do una sistema e mi vesto.

Dopo qualche minuto torno da lui.
 
«Possiamo andare?» mi chiede.
«Sì, sono pronta adesso, contento?» dico in modo un po' brusco, per avermi buttata giù dal letto così presto.
 
Mi prende la mano come la sera prima...
Ma è un vizio, forse? 
Mi lascio trascinare nella sua auto, la quale ci porta in un piccolo bar intimo nel centro di Portland, nel Maine.
 
'Madame Blanchard'
 
L'insegna così recita.
Dal di fuori mi sembra un locale poco frequentato e piuttosto lugubre. 
Guardo Axel un po' scettica.
 
«Non giudicare dall'aspetto esteriore tesoro, aspetta di entrare dentro e te ne accorgerai.» mi sorride.
«D'accordo, entriamo.»  sbuffo leggermente. Lui viene verso di me e fa un piccolo inchino, come quei gentiluomini di altri tempi, che invitano le proprie signore a un ballo.
Non capisco se lo trova divertente e vuole mettermi in imbarazzo, o vuole davvero fale il galantuomo.
 
«Mi concede il suo braccio signorina? Vorrei avere l'onore di scortarla dentro.» Nonostante le mie perplessità, la situazione un po' mi diverte.
«E lei my lord cosa mi da in cambio, se le concedo il mio prezioso braccio, per cui gli uomini si prenderebbo a schiaffi?» Sorrido divertita. Si alza su, ormai con la schiena a pezzi.
«Mmm, vuole qualcosa in cambio my lady? E va bene. Ma ricorda lo hai detto tu» sogghigna in modo strano e non riesco a capirne il motivo. Si avvicina verso di me con scatto felino e mi ritrovo le sue labbra sulle mie. Spalanco gli occhi sorpresa, cerco di liberarmi da quella sua presa, ma senza riuscirci. Dopo poco però, scopro di ricambiare quel bacio. Un bacio dolce, caldo e pieno di passione. Un bacio, che non mi è mai stato dato da nessuno, non a quel modo. 
 
 
Si allontata con un sorriso enorme sul volto.
 
«Sei forse impazzito?» urlo in mezzo alla strada attirando l'attenzione dei passanti.
«Eccoci, lo sapevo che ti saresti tirata i capelli e avresti iniziato a urlare come una dolce gattina» ride.
Lo trova divertente? 
 
«Non ti azzardare a farlo mai più»
«E perchè mai, non mi sembra che ti sia poi così tanto dispiaciuto» si sta prendendo gioco di me e si diverte anche, assurdo. Alzo la mano pronta per dargli il ben servito, ma me la blocca.
«Ah ah, my lady dove sono finite le buone maniere?» muove il dito da una parte a l'altra,facendo un no.
«Sei insopportabile» lo rimbecco. «Andiamo a mangiare che è meglio»
«E non me lo dai un altro bacetto?» fa il faccino triste e un piccolo sorrisetto. 
«Axel basta» gli urlo, ma un sorriso mi sfugge. 
«Ah ti ho vista, hai sorriso» 
«No, hai le allucinazioni» dico mentendo e scherzando allo stesso tempo.
«Certo, certo come no. Vieni.» Mi prende la mano e mi conduce all'interno del bar. Un luogo del tutto irriconoscibile da come l'ho giudicato da fuori e rimango a bocca aperta.

«Lo so mi stai amando» mi dice scherzando. 
«Non ti montare la testa»
«Chi io? Mai piccola» Mi lascia un lieve bacio e si allontana da me per chiedere un tavolo.
 
 
Mentre sono sola lo guardo, il bacio di prima. Mi tocco involontariamente le labbra, incurvandole in un sorriso.
Forse non ha significato niente, almeno per lui, ma le emozioni che ho provato sono state uniche.
Non ho intenzione di sentirmi in colpa per quello, nei confronti di Martin. Lui non ha avuto rispetto, mi ha tradito e io merito di essere felice.
Dopo tanto tempo e dopo gli ultimi episodi sto tornando a sorridere, grazie a lui, che mi ha stravolto gli ultimi due giorni.
Un tempo breve, forse anche troppo. Ma quando si trova la felicità bisogna tenersela stretta.


Nota finale:

Ed eccoci con un nuovo capitolo. =)
In questo capitolo avete potuto vedere come Axel si prende gioco della povera Hanja, non sono carinissimi quando si stuzzicano?
Lui è semplicemente stupendo. Ed ecco che si approfitta di quel gioco per darle un bacio xD
Per Hanja forse è un po' troppo presto pensare ad un altro uomo, ma resistere ad un uomo in divisa non è semplice u.u

Vi voglio però dare una triste notizia non vi affezionate troppo al nostro Axel, purtroppo con l'andare avanti, succederà qualcosa di davvero spiacevole, ma voi dovete rimanere e leggere per scoprirlo. 
Ma questo succederà molto più avanti.
Bene, so che sto capito, verrà recensito solo dalla mia amica "evviva le patate" ahahahahahaha; ma in ogni caso a me non importa. 
Personalmente amo molto questa storia e continuerò a scirverla pure se rimango da sola u.u 

Ultima cosa, lo so sto scrivendo troppo e.e Ho aggiunto ai capitoli la foto di Hanja e Axel :3 L'ho fatta io, quanto sono bellini? *^* bene concludo qui e alla prossima :*
 
 
 

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Capitolo 4
*** Shadows ***


-Shadows-



Ok. Diciamocelo. Mi sono letteralmente incantata a fissarlo, mentre parla con quella che credo, essere la famosa "Signora Blanchard".
Questo non va affatto bene.
Mai mostrare ad un uomo troppo interesse. L'ho imparato a mie spese.
Involontariamente i miei pensieri si spostano su Martin. Quel brutto schifoso non ha neanche avuto il coraggio di chiamarmi, venire a casa per dirmi qualcosa, non ha fatto niente; se ne è semplicemente lavato le mani, forse sollevato che finalmente ho scoperto tutto.
Ecco la rabbia di nuovo sorgere.
Axel si avvicina a me. 
«Che c'è piccola? Ti vedo con un'aria un po' nuvolosa.» Guarda il mio volto scrutando ogni minimo dettaglio. Si preoccupa per me, ma non riesco a capire tutte queste attenzioni da dove arrivano. Non ci conosciamo affatto e forse qualcuno può pensare, addirittura, che è troppo invadente. Ma la sua invadenza in un qualche modo mi fa piacere.
 
«Niente non ti preoccupare, allora abbiamo il nostro tavolo? Sono piuttosto affamata»cerco di fare un piccolo sorriso, poco convincente, ma per fortuna sembra non voler insistere.
«Certo che lo abbiamo, vieni» ed eccolo che come al solito mi prendeva per mano. Quel tocco è diventato per me quasi un'abitudine, un'abitudine che non voglio perdere. 
 
Mi porta in un posto molto più appartato rispetto agli altri tavolini. 
 
«Hai intenzioni di chiedermi di sposarti?» dico scherzando, vedendo l'intimità dei nostri posti.
«Oh ma allora sai fare le battute e pensare che ti credevo una piccola smorfiosa, viziata che non sa divertirsi» ride.
« Ma come sei simpatico» lo guardo in cagnesco per poi sedermi di fronte a lui.

Prendo il menù e dò una sbirciatina veloce. 
«Mmm credo che prenderò uova con bacon e del succo d'arancia rosso»  dice lui.
«Prendo lo stesso anche io ma voglio anche dei toast con del burro di noccioline»sorrido come una bambina davanti a una vetrina di dolci.
«Siamo alquanto affamate vedo»
«Sì e stai attento che potrei mangiare anche te» rido.
«E' una minaccia o una dolce proposta?» mi guarda con sguardo malizioso.
«Ma...Axel...Sei tremendo» gli lancio un tovagliolo divertita.
«Lo prendo come un complimento»
 
Mentre aspettiamo la cameriera, che viene a prendere le nostre ordinazioni, decido di porgli quella domanda che tanto mi opprime il cervello.
 
«Senti Axel. Io e te non ci conosciamo per nulla. L'altra sera mi hai salvata e sono davvero molto felice di questo, ma...ecco, come mai tutte queste attenzioni verso di me? Mi sei addirittura venuto a prendere a casa, e devo dire che questo gesto potrebbe passare anche come inopportuno.» lo guardo attendendo una sua risposta, ma quello che vedo è un viso sorridente mutarsi in un volto oscuro.
«Non ho voglia di parlarne Hanja» mi risponde in un modo un po' brusco.
 
Ecco quell'ennesima ombra che anche l'altro giorno ho notato nei suoi occhi.
«Scusami, è che mi sembrava giusto chiederlo, in fondo riguarda me e dopo quello che ho passato dovermi fidare di qualcuno mi risulta difficile» voglio capire il perchè di tutto quel mistero.
 
«Hanja, non insistere, ho detto che non ne voglio parlare. Se lo faccio c'è un motivo, un motivo che almeno per adesso, non ho voglia di dire. Non credere che voglia farti del male o altro. Tu mi piaci Hanja. Forse mi prenderai per pazzo, ma appena ti ho allungato quella mano, ho capito che tu, saresti stata la donna che mi avrebbe fatto perdere la testa.» Quelle parole mi colpiscono come acqua gelata. La sorpresa davanti a quella dichiarazione è indescrivibile. Non so che rispondere. Certo con lui mi trovo bene, ma non posso dimenticare 5 anni della mia vita passati con Martin. Ok, è un bastardo e so già cosa che i miei amici mi spingerebbero verso Axel,soprattutto dopo quanto accaduto, ma qualcosa mi frena. 
 
 
 
«Axel non fraintendermi. Tu mi piaci certo, ma...vedi non sto attraversando una situazione facile al momento, mi sono appena lasciata con il mio ragazzo e ti prego non chiedermi di parlartene, come te non me la sento al momento.» lo guardo per cercare di capire ogni sua più piccola reazione.
«Hey piccola io non voglio spingere nessuno, ma permettimi di starti accanto. Potresti essere folgorata da questo mio affascinante sguardo» ammicca in modo divertente e una risata aleggia in quel piccolo "rifugio" isolato dal resto del mondo.
«Va bene Axel» sorrido dolcemente. Almeno non mi sta mettendo fretta e questo mi fa piacere.
Ed ecco spuntare la cameriera a prendere le nostre ordinazioni, sembra quasi che ci ha lasciato il tempo per dirci tutto, senza intromettersi, come un gesto di galanteria.
Axel le fa il resoconto delle nostre ordinazioni, ed eccoci restare nuovamente soli.
 
Un rumore di passi di tacchi si fa sempre più vicino a noi, in modo molto deciso.
Vedo spuntare una rossa dai capelli ricci, con un mini abito. Diamine, quasi una porno star.
La guardo dall'alto verso il basso, con aria interrogativa.
 
«Dafne!» esclama Axel. Lo guardo. A quanto pare si conoscono.
«Ho visto la tua macchina qua fuori si può sapere chi è questa sciacquetta?»
La guardo con cattiveria. «Come scusa?» faccio la finta tonta.
«Hai capito bene carina, lui è il mio uomo.» Ah bene. E' fidanzato perfetto. Guardo lui in cerca di una risposta. 
«Dafne noi ci siamo lasciati e tu questo lo sai benissimo.» risponde alla porno star da quattro soldi.
«Non dire certe assurdità, tu sei mio» Si dirige verso di lui e gli si accolla come un polipo, sedendosi sulle sue gambe e sbaciucchiandoselo. 
Non posso credere ai miei occhi, non resisto, prendo borsa e giacca e mi alzo.
«Mi fai schifo. Sai dove te le puoi ficcare le tue belle parole?» Lascio la frase a metà per non risultare troppo maleducata. 
Arriva la cameriera con le nostre ordinazioni e ci guarda perplessa. Prendo il bicchiere di succo e lo rovescio in faccia a entrambi.
«Alla vostra salute» Prendo e mi volto, andando verso l'uscita.
«Hanja, aspetta...» Ma non fa in tempo a seguirmi, bloccato dalla rossa. Meglio così, non voglio vederlo. 
 
 
Fermo un taxi per fuggire via da lì, pronta a leccarmi l'ennesima ferita.
Sono solo una stupida ad essermi fidata delle sue parole. Perchè ci sto poi così male? In fondo neanche lo conosco e tra noi non c'è stato altro che uno stupido bacio.
Adesso basta, non posso più permettere di essere ferita da tutti.
Sul taxi decido di cambiare direzione. Non ho affatto voglia di tornare a casa, dove di certo sarebbe venuto a bussare.
 
«Scusi cambiamo direzione mi porti in Via Boulevarde» dico al tassista. 
 
 
La casa della mia migliore amica. Sì, quello è il miglior rifugio, ho bisogno di parlare con lei. Sono successe troppe cose e ho bisogno del suo conforto, della sua spalla, del suo sostegno.
Arrivata davanti a casa sua pago il tassista e scendo.
Davanti a quell'enorme porta biacca, suono il campanello e dopo qualche minuto la vedo.
Bella, con i suoi capelli castani raccolti in una coda e il suo sguardo,che vedo riflesso attraverso i suoi occhiali.
Calde lacrime taglienti mi punzecchiano gli occhi e davanti alla sua vista, non riesco più a trattenerle.
 
«Hanja» dice allarmata venendo verso di me e stringendomi in un abbraccio. « more che è successo?» La stringo sempre più forte in preda ai singhiozzi, non riuscendo a dire niente. 
«Ho bisogno di dormire da te stanotte, ma dovresti farmi un favore, puoi andare a prendere Kira a casa?» riesco finalmente a dire fra le lacrime.
«Sì, non c'è problema, ma...» Mi guarda preoccupata.
«Più tardi ti racconto tutto, adesso entriamo» fa un cenno col capo e varchiamo quella soglia, dove fino a poco fa ci sono state le valle di lacrime.
«Vai di là, in camera mia, distenditi e riposati un po'. Hai gli occhi arrossati e gonfi. Dopo mi racconti tutto. Intanto vado a prendere Kira e poi torno qui, ti riempio di schifezze e ci rotoliamo nel letto insieme.» Ride, cercando di farmi tornare il sorriso. Faccio un cenno col capo, l'abbraccio ancora una volta e sparisco in camera sua dove verso altre lacrime, fino a non avere più nemmeno quelle.
 
 

Questo è quel che si dice "periodo di merda".

 


Nota finale:

Ed eccomi di nuovo qui, stasera mi sono dalla alla pazza gioia, ho scritto subito un nuovo capitolo a poche ore di distanza dall'altro. 
Che dire qua vediamo Axel assumere quel suo lato misterioso. 
Ma proprio quando i due sembrano aver messo da parte le ombre del passato di entrambi ecco la guastafeste. La nostra new entry per niente simpatica.
Vedremo come si evolverà la storia tra Axel e Hanja davanti a queste difficoltà.
Povera inizia a farmi un po' pena, sembrano succedere tutte a lei xD 
Ok adesso mi ritiro è tardissimo è di stare a parlare da sola come na scema non ne ho voglia u.u
Recensite stelline :3 

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Capitolo 5
*** misunderstood ***


-Misunderstood-



Una piccola pressione sul letto e un qualcosa di bagnato sul volto.
Kira, sul letto che mi lecca la guancia. Ecco cosa vedo appena i miei occhi con un po' di difficoltà si aprono.
Le lacrime sono state tante e mi sono addormentata con esse fino allo sfinimento.
 
«Kira» la mia voce è bassissima. 
«Scusa tesoro se ti abbiamo svegliata» alzo un po' lo sguardo e vedo Claire, la mia migliore amica. 
«Non ti preoccupare» le dico in un debole sorriso. 
«Ti ho portato una tazza di cioccolata calda» la vedo voltarsi e andare verso la scrivania e tornare con una bella tazza blu con pallini bianchi e un dolce profumo, seguito dal fumo che aleggia sopra la tazza, mi viene poggiato tra le mani.
«Grazie» sorrido. Quando sto male, Claire è sempre pronta a riempirmi di schifezze e le sono grata per questo. La cioccolata è una delle cure migliori per le ragazze. 
Prendo il cucchiaino che è poggiato all'interno e lo porto alle mie labbra, riempiendomi di quella dolcezza infinita. 
«Ti va di parlare adesso?» la guardo. Non mi va di parlare di certo, però non posso nemmeno tenermi tutto dentro.
Non so nemmeno da dove iniziare. Claire si siede accanto a me sul suo letto e mi prende una mano tra le sue, incoraggiandomi.
«Va bene, la farò alquanto breve. Ho beccato Martin a letto con due donne e io come una stupida sono stata lì a guardarli, per poi scappare sotto la pioggia. Sono stata avvicinata da un tizio, che ha cercato di trascinarmi nella sua auto e violentarmi, ma un ragazzo poliziotto mi ha salvata.
Con questo poliziotto c'è stato un bacio e mi ha detto tutte cose alquanto carine e poi oggi scopro che sta con una che sembra una porno star. E in più mi sento in colpa nei confronti di Martin, per aver baciato subito un altro. 
Non sto capendo più niente, ho solo voglia di scappare via di qui e andarmene lontana.» le dico tutto quello senza fare nemmeno una pausa, mentre il volto della mia amica diventa sempre più sconvolto davanti a quella raffica di informazioni.
 
 
«Hanja, oh mio Dio, non posso crederci che ti sono successe tutte queste cose e io lo vengo a sapere solo ora. Stupida dovevi venire da me subito.» scoppia in lacrime anche lei e mi abbraccia. 
«Lo so scusami Claire.» dopo un piccolo silenzio Claire torna a parlare, staccandosi da me.
«Ok,devo dirti una cosa» vedo il suo volto trasformarsi in un'espressione da cane bastonato. Conosco quello sguardo, ha combinato qualche casino.
«Claire, che cosa hai fatto?» la guardo, preoccupata di sapere la risposta.
«Ecco a casa tua ho incontrato qualcuno, il poliziotto.» la lascio proseguire anche se la mia espressione diventa sempre più turbata. «Mi ha detto alcune cose, che avete litigato e che voleva parlarti e spiegarti, che non era come sembrava e beh, mi sono lasciata convincere e adesso è qua fuori che aspetta» abbassa lo sguardo.
 
«Cosa? Stai scherzando? Claire, come hai potuto?» non ho voglia di starlo a sentire e non voglio che mi vede in quello stato, per lui.
«Mi dispiace, ma Hanja dagli la possibilità di chiarirsi.»
«No Claire, non lo voglio vedere, mandalo via»
«E va bene» si alza dal letto ed esce fuori, ma poco dopo sento la voce di Axel, aumentare di tono. La porta si apre all'improvviso e mi fa trasalire per lo spavento.
 
 
«Non hai neanche intenzione di parlarmi e mandi una tua amica a dirmelo? 
Sei scappata senza neanche lasciarmi spiegare. Sei solo una piccola ragazzina viziata.» mi urla contro. 
E' veramente arrabbiato, ma lo sono anche io. Poggio la tazza con la cioccolata sul comodino accanto a me e mi alzo adirata.
«Non ti permetto di insultarmi in questo modo e per di più a casa di una mia amica. 
Sei solo uno stronzo che gioca con i sentimenti delle persone» urlo di rimando.
Immagino Claire, fuori dalla porta che ascolta le nostra urla, non mi va di dare spettacolo, ma adesso non posso farne a meno, davanti a quel testone.
«Sei una sciocca, io non sto affatto con quella ragazza, ci siamo lasciati da molto tempo è lei che non si da per vinta e cerca in tutti i modi di tornare con me»
«Non mi interessa nulla, non ti sei nemmeno azzardato a seguirmi» dico ferita pensando a quello che è successo solo qualche ora prima. Si avvicina a me.
«Non l'ho fatto? Ho cercato di raggiungerti, ma quella stupida mi ha trattenuto. 
Dannazione Hanja, ti ho detto che mi piaci.» Mi prende per i polsi e mi attira a sè e con vemenza poggia le sue labbra sulle mie.
Un bacio pieno di rabbia e passione allo stesso tempo. Non posso resistergli e di nuovo mi lascio catturare da quel sapore.
Le labbra piano piano si staccano, gli occhi dell'uno nell'altro, i fiati pesanti, forse per il bacio dato con tale vemenza o forse per il troppo urlare.
 
«Sei uno stupido» dico in fine sedendomi sul letto.
«Uno stupido che però non ti sta mentendo»alzo lo sguardo e lo poggio su di lui. 
«Sì, forse è così» Per me fidarmi è diventato difficile e non posso dare tutta me stessa a lui, che per me è solo un estraneo. Devo proteggere me stessa da altre delusioni. «Staremo a vedere»
«Questo vuol dire che sono perdonato?» il suo viso si allarga in un ampio sorriso. 
«Mmm forse» rispondo a mia volta con un sorriso.
«Mi farò perdonare, stanne certa» mi prende la mano e me la accarezza. « desso andiamo alla centrale e concludiamo questa storia per sempre?» mi sono completamente dimenticata della mia testimonianza contro l'aggressione. Faccio un cenno col capo e mi alzo dal letto.
«Aspettami qui devo andare da Claire.» gli dico aprendo la porta.
«D'accordo»
 
Esco dalla camera e trovo Claire seduta in cucina.
«Abbiamo...» ma non finisco la frase, la termina lei per me.
«fatto pace, lo so. L'ho capito da quando c'è stato quel lungo momento di silenzio» scoppiamo a ridere.
«Hanja, non rinunciare ad essere felice solo per colpa di Martin. Lui non si merita i tuoi sensi di colpa, dopo tutto quello che ti ha fatto.» Mi abbraccia.
«Grazie tesoro. Adesso vado via con lui, in centrale, per la storia di quel pervertito. Più tardi ti chiamo ok?» le do un lieve bacio sulla guancia e mi volto per tornare in camera.
 
«Possiamo andare annuncio»
 
 
≈♦≈
 

Dopo circa un'oretta passata in centrale, esco da lì con un peso in meno.
Finalmente quella storia è finita.
 
«Stasera passo a prenderti alle otto, mettiti qualcosa di elegante ti porto fuori a cena, dobbiamo rimediare alla colazione persa» sorride sotto casa mia, in macchina.
Sorrido.«Va bene» Si avvicina a me e a pochi centimetri dalle mie labbra mi sussura le parole  più dolci, che nessun uomo mi ha mai detto. « ei bellissima Hanja e non ho intenzione di lasciarti scappare» Un lieve e dolce bacio.
La mia pelle sembra andare in fiamme e imbarazzata dopo quell'ultimo bacio scendo dall'auto e salgo su insieme a Kira, agitata come una ragazzina per quell'appuntamento.
 

Devo chiamare Claire” con quell'ultimo pensiero apro la porta di casa.


 


Nota finale: 

 

Ed eccoci qui con il nuovo capitolo.
Axel qui rimedia al suo sbaglio ed è di una dolcezza infinita, almeno personalmente.
Persino la sua migliore amica non resiste e lo porta a casa dandogli la possibilità di rimediare.
La parte più bella è il litigio seguito da quel bacio appassionato.
Ho sempre sognato un qualcosa del genere nella realtà, ma meglio sognare le patate piuttosto che cose irrealizzabili.
Ma qui siamo in un mondo dove tutto è concesso. 
Spero che anche questo capitolo vi siam piaciuto e anche se ormai siete solo due amo comunque le vostre recensione e le attendo con ansia.


 
 

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Capitolo 6
*** Through the door ***


-Through the door-



Salgo le scale di corsa come non mai, eccitata per quell'appuntamento, ma arrivata, aperta la porta, preso il cellulare per chiamare Claire, qualcosa mi blocca.
Sto davvero facendo questo? 
Che persona sono diventata? No, io non sono questa.
Non esco da una storia e subito mi vedo con un altro. Non posso dimenticare immediatamente quello che è stato il mio primo amore. No, non posso andare.
Ma come posso disdire quell'appuntamento? 
Mi butto sul divano e appoggio una mano sulla fronte.
Il mio cervello non riesce ad elaborare una scusa valida, tanto vale far finta di nulla.
 
La ragione, ecco la causa di tutto questo. 
Mi dice di fare due cose ben differenti, ma non posso rischiare di rimanere scottata, non posso diventare qualcuno che non sono.
Io sono Hanja e Hanja, non è una donna qualunque che si concede al primo ragazzo che le passa accanto e le dice qualche stupida parola carina.
No. 
La mia Hanja è colei che dopo una tale batosta, se ne sta come minimo nel letto a pensare ai mille ricordi passati con uno stronzo, ad abbuffarsi di schifezze, ad ascoltare musica deprimente e a vedere qualche film strappalacrime. 
Solo dopo aver trascorso un giusto periodo di distacco posso andare avanti e pensare agli uomini.
Adesso quello che devo fare è pensare a me. 
Sì, magari partendo proprio dall'università a cui manco da parecchi giorni.
 
Mi alzo dal divano e guardo l'orologio. Le sette.
Alle otto è previsto il nostro appuntamento e lui non può fare altro che bussare ad una porta vuota, una porta che rimane chiusa con prepotenza, una porta da cui non vede uscire nessuno.
Mi sento davvero una persona orrenda adesso, ma in fondo so che è giusto così. Sono partita troppo carica con quella storia ed ho bisogno di fare un passo indietro adesso.
 
Abbandono i miei pensieri infilandomi nella doccia, ma la doccia è uno dei posti in cui si pensa di più, quindi non faccio altro che affondare ancora di più il coltello nella piaga.
Odio avere questo carattere, odio essere sempre l'eterna indecisa, odio pensare prima una cosa e poi l'attimo dopo un'altra, odio essere felice per qualche ora e dopo poco sprofondare in un baratro.
Inutile dire che esco dalla doccia ancora più a pezzi di prima. 
L'orario si avvicina e l'ansia e la tristezza si prendono gioco di me.
Mi infilo il pigiama e con i capelli bagnati ritorno verso il bagno, ma un piccolo suono mi fa sobbalzare. Il citofono. E' lui.
Lentamente volto il mio capo verso la porta con un volto pieno di rammarico e rabbia verso me stessa. Quella voglia di andare lì, correre ad aprire quella porta, ed essere accolta in quelle sue braccia possenti e calde. Invece eccomi lì, semplicemente in piedi come una sciocca, a fissarla, come se da un momento all'altro la porta si sarebbe spalancata. 
Con un ultimo sguardo alla porta mi volto e vado verso il bagno ad asciugare i capelli. 
Il rumore del phone non è abbastanza forte da far spegnere il cervello e nemmeno da impedire di sentire quei colpi forti che per poco non buttano a terra la porta e quella urla, Dio, come vorrei non sentirle, rendono tutto solo ancora più difficile.
 
«Hanja, dannazione, lo so che sei là dentro, sento il rumore del phone, apri questa dannata porta» è arrabbiato per il mio comportamento e non posso biasimarlo. Sono una povera sciocca, immatura e senza coraggio. 
 
 
«Hanja diamine apri questa porta, parliamone almeno. Si può sapere perchè non vuoi aprirmi?» è esasperato, vado verso la porta e poggio una mano contro di essa, come per sentire il contatto con la persona che c'è dietro. Un altro colpo alla porta mi fa tremare e indietreggio un po' sapventata.
 
 
«HANJAAAAAA!» urla. « ' così che stanno le cose? Sei sempre la solita bambina che non ha il coraggio di affrontare le cose. Benissimo. A me non me ne fotte un cazzo dei tuoi modi di fare, starò qua fuori anche tutta la notte se serve» sgrano gli occhi sorpresa. Non posso dargli torto se mi sta dando della bambina, io stessa mi ritengo tale, per non aprire quella porta e da persona matura spiegargli il perchè del mio comportamento, ma addirittura rimanere lì? Lo avrebbe fatto davvero? Non credo, probabilmente nel giro di poche ore si sarebbe stancato.
 
 
Vado via, allontanandomi dalla porta e mi getto nel letto distrutta e disgustata da me stessa.
Non voglio farmi del male tutto qui. 
Penso tra le lacrime che iniziano ad offuscare la mia vista. 
Abbraccio il cuscino e sento Kira venire verso di me. 
 
«Stai giù Kira» dico tra le lacrime, che in modo rapido si trasformano in veri e propri sighiozzi. 
 
Eccomi lì per l'ennesima volta a piangere, ma stavolta non posso dare la colpa a nessuno, se non a me stessa.
Un altro colpo dopo una lunga pausa di silenzio arriva dalla porta.
 
«Hanja» continua ad urlare, ma stavolta mi alzo dal letto e torno all'ingresso. 
 
No, anche questa volta non la apro, non ne ho il coraggio, cosa posso dirgli? 
"Sai, sono una stupida contraddittoria e adesso non voglio più vederti?"
 
Sentendo quell'ennesimo urlo seguito da un'imprecazione mormoro tra le lacrime «Ti prego Axel, basta, vattene, ti scongiuro» la voce spezzata dal pianto. 
Dall'esterno non sento arrivare nessun suono, solo il suo respiro, probabilmente sta riflettendo, non so. 
 

«Come vuoi Hanja» quelle sono state le sue ultime parole, dopo un lungo silenzio; ma quelle parole mi colpiscono come non mai, portandomi a sprofondare a terra, contro la porta, con le lacrime taglienti che pungono il viso. 

 


Nota finale:

Ok mi sa che qui molto di voi probabilmente staranno iniziando ad odiare Hanja, che prima fa una cosa, poi un'altra.
Ma alcune invece, forse, si rispecchieranno in lei.
Le persone eternamente in conflitto con loro stesse.
Ebbe sì, questa è la nostra Hanja, a volte un po' bambina e a volte adulta, a volte agisce e pensa in un modo e l'attimo dopo ecco che fa tutt'altro.
Forse un po' troppo lunatica.
In questo capitolo abbiamo visto qualche aspetto un po' più marcato del carattere di Hanja....Chissà cosa farà adesso il nostro bel poliziotto e come si evolveranno le cose? 
Bene non vi resta che scoprirlo.

Ne approfitto anche per farvi i miei migliori auguri di un felice 2013 e speriamo che porti qualcosa di meglio rispetto ai precedenti va.
 

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Capitolo 7
*** Goodbye ***


-Goodbye-




Non so quanto tempo sono rimasta seduta lì a terra, davanti a quella porta, so solo che ad un certo punto, mi sono sentita svuotata. Troppe lacrime versate, troppi dolori, troppa confusione.
In quel momento prendo una decisione, forse una delle più drastiche.
Lasciare tutto, lasciare quella casa per un po', lasciare gli studi per qualche tempo e andare dai miei genitori, in campagna, nella loro fattoria.
Mi alzo, come un povero zombie che vaga per casa, con gli occhi gonfi e stanca, a pezzi; sia fisicamente che moralmente.
 
Non ci penso due volte, prendo la valigia dall'armadio e inizio a buttarci dentro tutte le prime cose che riesco a trovare. 
Non mi importa dell'ordine  con cui vi getto dentro i vestiti, voglio solo andare via da lì, al più presto.
Devo cercare anche di trovare un volo per l'indomani mattina. 
So a chi rivolgermi. Un mio caro e vecchio amico di infanzia, nonchè vicino dei miei genitori, Steven. 
Prendo il cellulare e nonostante l'ora compongo il suo numero.
E' da un po' che non lo chiamo, ma è sempre stato molto premuroso verso di me, in effetti da piccolini, in giro ci sono state delle voci; sembra che Steven provasse qualcosa di più di una semplice amicizia.
Non ci ho mai badato, in fondo lui non ha mai fatto nulla per farmi ricredere, ma devo ammettere che sono sempre stata attratta da lui.
Dopo qualche squillo ecco che sento la sua voce, sempre la stessa, bassa e calda e con quel suo accento texano che rende il tutto tremendamente sexy.
 
«Stevie, sono Hanja, ho bisogno di un tuo favore» dico appena sento la sua voce dall'altro capo del telefono.
«Hanja, ma certo, dimmi tutto» la sua voce elettrizzata, non appena gli dico chi sono.
«Ho bisogno che mi trovi un posto sull'aereo per domani mattina, so che è tardi e che ci sono le feste di mezzo, ma ho assolutamente bisogno di andare via da qui» Stevie lavora all'aeroporto e so che sarebbe riuscito a trovarmi anche il più piccolo buco.
«Lo sai che non ci sono problemi, vedo di trovarti qualcosa, il biglietto te lo pago io, appena torni mi ridai i soldi, non ti preoccupare» mi sembra quasi di vedere il suo sorriso dall'altra parte del cellulare. 
«Grazie Stevie, sei un amore, come sempre. Ti voglio bene. Fammi sapere allora, un bacio» Riaggancio, senza aspettare una risposa.
 

Andare via da lì e tornare nella mia piccola fattoria a Dallas, in Texas.
Non mi sono mai resa conto di quel vuoto dentro di me, di come, dopo tempo, si inizia a sentire la mancanza della propria casa. All'inizio non vedi l'ora di scappare dai tuoi genitori per vivere una vita tutta tua, avere la tua indipendenza e invece adesso, eccomi qua, a tornare, o meglio a scappare. 
Casa è pur sempre casa.
I prati verdi, che in primavera si trasformano in un piccolo arcobaleno in  terra, per via di tutti quei fiori da campo, la cucina della mamma che dal piano di sotto giunge attraverso la porta e ti sveglia, il dolce suono delle cicali nelle estati afose, le risatine dei bambini che si rincorrono, i cavalli che nitriscono nelle proprie stalle, pronti per essere accuditi.
Tutto questo mi manca, e tornare lì, non mi può fare che bene.
Un piccolo sms fa illuminare lo schermo del mio telefonino che è gettato lì sul letto, con non curanza.
Lo prendo, è Steven. 
 
"Hai l'aereo che parte alle dieci del mattino, vengo a prenderti io al tuo arrivo. Non vedo l'ora di riabbracciarti. Stevie." un sorriso trasforma la mia smorfia di dolore e rispondo all'sms. 
"Non vedo l'ora di vederti anche io, grazie ancora Stevie. A domani." 
Almeno quella faccenda è apposto, non mi resta da fare altro, che avvertire Claire. 
Ormai è tarda notte e so che Claire è nel mondo dei sogni già da un pò, decido così,  di lasciarle un messaggio in segreteria.
 
«Hey tesoro, so che in questo momento mi ammazzerai, ma sto tornando dai miei a Dallas, ho bisogno di staccare la spina, poi ti spiegherò. Fammi solo un favore, se Axel ti contatta non gli dire dove sono d'accordo? Mi raccomando, stavolta non ti fare intenerire. 
Ah dimenticavo, ho l'aereo alle dieci appena sono a casa ti chiamo.» e così riattacco.
 
Non mi resta altro da fare che cercare di dormire, ormai tutte le cose essenziali le ho svolte.
Mi metto a letto e imposto la sveglia in modo tale da arrivare puntuale.
Da domani si ricomincia. E con quell'ultimo pensiero, mi volto e mi addormento.
 
 
≈♦≈
 
 
Ecco; tutto pronto, devo solo prendere Kira e aprire quella porta, chiuderla senza voltarmi indietro, andare via e ritrovare me stessa e un po' di serenità.
Apro finalmente la porta, dopo qualche minuto e spingo fuori la valigia pesante, ma qualcosa mi blocca, Axel.
 
«Co...Cosa ci fai tu ancora qui?» dico sbalordita. 
«Ti aspettavo» il suo sguardo si posa sulla mia valigia. «  così scappi via? Senza neanche salutarmi?» il suo volto si trasforma in un'espressione di tristezza; non riuscendo a sopportare quel suo sguardo, distolgo il mio. Non posso tornare di nuovo sui miei passi, commettendo l'ennesimo errore. 
«Axel mi dispiace, ma io ho bisogno di stare un po' da sola, ho bisogno di digerire gli ultimi avvenimenti, ho bisogno di riflettere. Mi dispiace per il mio comportamento di ieri sera, ma sì, sono ancora una bambina Axel, una bambina che adesso si è persa e ha bisogno di ritrovare se stessa» ecco che le lacrime mi pungono gli occhi, ma con molta fatica e concentrazione le respingo indietro.
 
 
«Non ti capisco onestamente, non fino in fondo. Sai che ti avrei dato tutto il tempo di questo mondo. Un attimo mi dici una cosa e l'attimo dopo un'altra. Chi sei veramente Hanja?» le sue parole mi fersicono fin nel profondo. Mi perdo per qualche attimo nei suoi occhi poi rispondo.
«E' proprio questo, io non so più chi sono. Ho paura, abbiamo corso troppo in fretta e io...» non concludo la frase, interrotta da Axel, che inaspettatamente si appropria delle mie labbra. Rispondo a quel bacio, procurandomi l'ennesima ferita, le lacrime trattenute fino a  quel momento, esplodono. 

E con quell'ultimo addio, scendo le scale, lasciandolo lì, sul pianerottolo, senza guardarmi indietro.


 


Nota finale:

Ed eccoci subito con un nuovo capitolo.
Abbiamo visto di nuovo la paura di Hanja e l'ennesima prova di come lei davanti alle situazioni difficile prende e scappa.
La new entry Steven per il quale Hanja è sempre stata molto attrata da piccola e che forse non è poi non corrisposto.
E il nostro povero Axel che viene abbandonato da solo sul pianerottolo.
Ma davvero si arrenderà così presto e tra Hanja e Steven? 
Vi aspetto col prossimo capitolo e spero che anche questo vi sia piaciuto...

Aspettate la'ltra volta ho commesso un errore gravissimo non ho citato le mie belle patate :O AHAHAHAHAHAHAHAHA
BENE PATE A TUTTI E RECENSITE CHE NON VI FA MALE.

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Capitolo 8
*** Home sweet home ***


-Home sweet home-


 
Il chiacchiericcio riempe l'aeroporto, rumori di passi, grida, risate, porte che si aprono e si chiudono, il tintinnio di tazzine e piatti.
Un volto familiare mi viene incontro. Come promesso, Steven mi viene a prendere; un ampio sorriso sul volto; quel ciuffo sbarazzino che ricade al di fuori del suo cappello di paglia, jeans, camicetta a quadri rossa e stivali texani. 
"Ci manca solo un filo di grano che spunta dalla sua bocca", mi ritrovo a pensare con una risatina. 
 
«Ciao straniera» sorride abbracciandomi e facendomi fare una giravolta.
Rido, stretta in quell'abbraccio forte e muscoloso. E' cambiato molto; è sempre un bel ragazzo, ma adesso ha più muscoli, una voce più profonda, da uomo. 
«Ciao Stevie» dico infine quando mi rimette giù. «Ti sei dato alla palestra?» accenno ai suoi muscoli. Una risata e poi la sua risposta. «No, mi sono imbottito di integratori sapendo del tuo arrivo» è sempre il solito burlone.
«Andiamo?» mormora infine.
«Andiamo» confermo. 
Presa la valigia andiamo al pick up di Steven e ci allontaniamo da quel chiasso.
In auto mi perdo ad ammirare quel paesaggio tanto familiare. 
Distese di verde, balle di fieno, il sole caldo i cui raggi filtrano dal finestrino.
 
«Quanto mi è mancato tutto questo» sospiro.
«Ed io ti sono mancato?» mi volto verso Stevie e vedo il suo sorriso beffardo.
«No, neanche un po'» rispondo prendendomi gioco di lui, facendo l'altezzosa.
«Oddio questo è un duro colpo per me, credo di stare per morire» lo dice con una voce alquanto teatrale.
Non è una novità per lui, il teatro. A scuola abbiamo partecipato a dei corsi extra frequentando, appunto, il corso di teatro. E' stato proprio lì che ci siamo conosciuti; sì, è sempre stato il nostro vicino di casa e da piccola ci ho giocato un miliardo di volte, ma crescendo poi i rapporti si sono un po' persi, la vera amicizia tra noi è nata ai tempi del liceo.
 

***

 8 anni prima... 
 
«Coraggio prendete il copione e fatemi vedere cosa sapete fare» disse la nostra insegnate di recitazione. 
Io ero appena entrata in ritardo e mi ero sorbita una strigliata e la professoressa non aveva perso tempo a farmi salire sul palcoscenico e io, presa dall'ansia e dalla paura ,mi rimproveravo di essermi lasciata convincere da mia madre di frequentare quello stupido corso. 
Sul palco non ero sola, un altro ragazzino; biondo, occhi azzurri, se ne stava lì con un copione in mano. Aveva un viso davvero molto carino e anche familiare, ma non lo riconobbi come il mio vecchio amico e compagno di giochi. Un piccolo tossicchiare della professoressa mi riportò alla realtà.
Lessi per un attimo le battute e una piccola parola catturò la mia attenzione.
'BACIO!' Stiamo scherzando, devo baciare questo tipo? Gli occhi sgranati dalla paura. 
Non che fosse brutto ma...
 
«Allora ci muoviamo non ho tutto la giornata» l'insegnante si spazientì.
Il bel ragazzo si avvicinò a me e sottovoce mi disse «Non preoccuparti, per oggi la scena del bacio non si farà. Vuole solo questa scena» e con un dito mi indicò le mie battute.
In quel momento ringrazi, non so nemmeno io chi, sorrisi poi a quel giovane che era stato così carino. Dovevo essergli sembrata una di quelle ragazzine che se la tiravano.
«Oh ma non ero preoccupata per il bacio» mentii spudoratamente per non sembrare ridicola. 
Lui in tutta risposta si mise a ridere e tornò al suo posto, pronto per iniziare a recitare come da copione. 

 

***

 
«Hanja?» una voce attira la mia attenzione trasportandomi lontana da quei ricordi; è Steven.
«Scusami hai detto qualcosa? Stavo pensando» dico voltandomi a guardarlo.
«Ti stavo chiedendo come mai sei voluta scappare per venire qui» ho temuto quella domanda per tutto il viaggio, ma Stevie è il mio migliore amico e non parlargliene mi è impossibile.
«Giuro che te ne parlerò Stevie, ma non adesso, per favore» I suoi occhi scrutano i miei; ho sempre avuto paura di quel suo sguardo indagatore, uno sguardo che ti penetra fino in fondo e legge più di quello che tu desideri.
«Va bene» mormora infine distogliendo lo sguardo e tornando a fissare la strada. 
 
Un attimo dopo voltiamo verso quella che è la mia fattoria, sento già i cavalli che nelle stalle nitriscono. 
Ecco una delle cose che mi è mancata di più; il mio stallone nero. 
Nur, sì, questo è il suo nome, un nome con un gran significato; luce. 
E' quasi un gioco di parole, un cavallo nero che si chiama nur e che significa luce. 
Il nero porta la luce? Non so, ma Nur ha portato nella mia vita molta luce.
 
«So a cosa stai  pensando» mi volto e vedo Steven con un ampio sorriso dipinto in volto.
«NUR» diciamo all'unisono, proferendo in una leggera risatina.
«Appena ti sei sistema e riposata ti vengo a prendere e andiamo a farci una cavalcata ti va?»
«E me lo chiedi? Sai quanto mi è mancato montare il mio Nur, vengo molto volentieri» sorrido e una volta accostato il pick up scendo e prendo la valigia. 
«Lascia faccio io» mi viene sottratta senza nemmeno darmi il tempo di rispondere.
Mi guardo intorno osservando i campi, i fiori, il cielo; sollevo il volto verso quest'ultimo lasciando che i raggi del sole mi colpiscano; poi una voce femminile  arriva alle mie orecchie.
 
«Hanja, tesoro» e vengo accolta nelle bracce di mia madre.
«Mamma non mi soffocare» dico con mezza voce.
«Non ci avevi detto del tuo arrivo»
«Vi ho voluto fare una sorpresa mamma» mento o almeno in parte.
«Oh vieni dentro coraggio, devi raccontarmi tutto quello che è successo»  mi trascina praticamente dentro, dove trovo Steven che scende le scale, probabilmente ha sistemato la mia valigia in camera.
«Io adesso vado ci vediamo dopo» un sorriso per poi venire verso di me e lasciarmi un lieve bacio sulla guancia. 
Involontariamente arrossisco un po' e ribatto« A dopo e grazie ancora Stevie» volgo poi il mio sguardo alla mamma. « Mamma ti dispiace se vado prima un po' a riposarmi? Sono stanca»
«Ma certo tesoro vai, intanto ti preparo qualcosa da mangiare. Oh appena lo sa tuo padre che sei qui farà i salti di gioia» contenta la vedo andare via verso la cucina. 
Sì questa è mia mamma; Roxanne. Una pazza e amorevole mamma a cui voglio un bene infinito. 
Salgo quelle scale da cui da piccola sono caduta parecchie volte e raggiungo camera mia; un piccolo bip risuona dalla tasca dei miei jeans. Il cellulare. Lo estraggo e vedo un messaggio.
 
'Non credere che sia finita qui' 
Non c'è il destinatario, solo il numero, ma so bene da chi proviene.
'E' una minaccia?' rispondo dopo essermi gettata sul letto.
'No, una promessa' leggo quell'ultima risposta e getto il telefono accanto a me. 
Non ho voglia di pensarci ora, sono venuta qui apposta per non pensare, per stare un po' con me stessa e la mia famiglia. 

Mi volto su un fianco e chiudo le palpebre così stanche e in pochi minuti mi ritrovo in un nuovo mondo, quello dei sogni. 

 


Nota finale:
Stavolta ci ho messo un po' di più a pubblicare questo capitolo, per vari problemi di salute e per un mio blocco personale, il tipico blocco dello scrittore.
In ogni caso in quest capitolo non succede poi chissà cosa, vediamo semplicemente alcuni pezzi della vita di Hanja e di come questi si intrecciano a Steven.
E poi abbiamo una piccola apparizione del nostro caro Axel, il quale non si da per vinto.
Non si sa cosa possa fare Axel è un uomo alquanto imprevedibile e la nostra Hanja lo è ancora di più.
Non si starà imbattendo in qualcosa più grande di lei? Non starà finendo in mezzo a due fuochi? 
Restate con me e lo scoprirete.

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Capitolo 9
*** "I love you" ***


-"I love you"-




Mi sveglio con una risata che viene dal piano di sotto, il mio primo pensiero è quello di guardare il cellulare. Nessun nuovo messaggio. 
Lo rigetto di nuovo sul letto e mi alzo seguendo il dolce suono di quella risata, che tanto conoscevo e il dolce profumo di quella che sembra essere torta al cioccolato e cocco. 
Appena arrivo alla fine delle scale, spuntando così nel salone, vedo il volto di mio padre illuminarsi.
 
«La mia principessina» corre verso di me e mi prende tra le braccia facedomi ruotare. 
Rido e do un bacio a mio padre. E' sempre stato il mio idolo, il mio più grande confidente. Mia mamma è meravigliosa, ma il rapporto che ho con papà nessuno può spezzarlo. 
«Papone» sorrido appena mi rimette a terra. 
«Non devi far prendere certi colpi a un povero vecchio, devi avvertirmi, non puoi piombare in casa così, rischi di farmi venire un infarto» ride dandomi un piccolo buffetto. «Vieni che la mamma ha preparato la tua torta preferita.»
 
Lo seguo in cuicina dove la mamma ha appena sfornato la torta e me ne serve un pezzo. 
Insieme a loro prendo del thè e in breve racconto tutto quello che mi è successo. 
Mi ritengo alquanto fortunata per avere dei genitori come i miei, che mi hanno sempre cresciuta nel migliore dei modi e per il rapporto straordinario che ci lega. Non ci sono segreti e mi confido con loro come faccio con le mie amiche. Sempre nei limiti, si intende. Di sicuro non vado a dirgli, "sai oggi ho fatto l'amore con pincopallino". A mio padre allora sì, che gli sarebbe venuto un colpo.
 
Dopo fatto due chiacchiere e mangiato, vado di sopra a fare una bella doccia; uscendo sento di sotto  la voce di Stevie che parla con mio padre. 
Mi dirigo velocemente in camera per vestirmi ed indossare il giusto abbigliamento per una cavalcata. 
Prendo i miei vecchi vestiti e infilo gli stivali, una bella coda che mi ricade da un lato e sono pronta per andare dal mio Nur. 
 
«Eccomi Stevie, sono pronta, possiamo andare.» dico facendo capolino in soggiorno. 
Steven saluta i miei e insieme andiamo a prendere Nur. 
 
«Nur» vado di corsa verso il mio cavallo ad abbracciarlo e lui in tutta risposta nitrisce contento. «Mi sei mancato» dico facendogli le carezze. «Ti va di sgranchirti un po' le gambe?» gli sussurro ad un orecchio. Nel frattempo Stevie si è già adoperato a sistemare la sella sul dorso. Appena tutto il necessario è pronto, mi aiuta a salire su Nur e Stevie salta su, anche lui, sul suo cavallo. 
Non lo aspetto neanche, vado via precedendolo, dando un piccolo colpo ai fianchi di Nur sfrecciando via, lontana dalla fattoria. 
Il paesaggio mi passa accanto come un fantasma, tutto quello che sento è l'aria fresca che mi colpisce il volto e la libertà. Libertà di essere ciò che voglio, di fare ciò che voglio, libertà nel cavalcare libera come un uccello. 
 
«Hey, signorina» Stevie mi raggiunge e mi passa accanto e inizio a rallentare per tenere un passo più tranquillo.  «Posso invitarla a bere qualcosa?» Lo guardo non capendo, finchè non estrae da una borsa una bottiglia di champagne e due calici. Rido. 
«Oh ma certo my lord, accetto molto volentieri.» Scegliamo un posto abbastanza fresco all'ombra di due querce e lasciamo i cavalli poco distanti da noi vicino al fiumiciattolo a dissetarsi. Steven sistema un telo per terra e inizia a stappare la bottiglia;  una volta riempiti i bicchieri li solleviamo. 
«A cosa brindiamo?» domando. 
«Al tuo ritorno» sorrido e dopo un piccolo tintinnio dei bicchieri che si scontrano, porto il mio alle labbra inumidendole e in seguito, faccio scendere quel liquido lungo la mia gola, pronta a riscaldarla. 

«Sei bellissima» Sorrido e arrossisco davanti a quel complimento. 
«Ti ringrazio» vedo una strana luce nei suoi occhi. Si avvicina di più a me e mi prende una mano. 
«Hanja devo dirti una cosa, una cosa che, ho sempre rimpianto di non aver mai fatto» un piccolo calore generale e un rossore sulle mie gote. 
«Sai che il nostro rapporto è stato sempre un po' strano, siamo stati amici per molto tempo e poi c'è stato quel bacio al quale non ci fu mai più un seguito e non per colpa tua» una pausa fatta solo di silenzi. Non so che dire. Lo lascio continuare facendo un semplice cenno col capo. «Di certo non è stata colpa tua, ma mia; da essere così codardo da non dirti i miei reali sentimenti. Dovevo dirti quello che provavo realmente, ma non l'ho mai fatto»  
«Steve, non c'è bisogno che...» non riesco a finire la frase, vengo interrota da un suo dito sulle mie labbra che mi invita a non continuare e lasciare invece proseguire lui. 
«Quando sei partita, mi sono detto tante volte che sono stato uno stupido, che avrei dovuto impedirti di partire, ma non l'ho fatto. Ancora una volta sono stato un codardo. 
Ma quando ti ho rivista, mi sono fatto una promessa, la promessa di dirti tutto. 
Hanja,..Io, ti.. TI AMO. » Il mio sguardo di stupore a quelle parole è indescrivibile, ho sognato tante volte che Steven me lo dicesse, ma col tempo ho semplicemente rinunciato. 
 
Adesso, dopo tutto quel tempo mi sta dicendo le parole, che da ragazzina ho desiderato più di qualsiasi altra cosa.  
«Steven, io, non so che dire onestamente»
«Non c'è bisogno che tu dica niente Hanja» e con mia sorpresa mi ritrovo le sue labbra sulle mie. Sgrano gli occhi e lo allontano. 
Sto per aprire la bocca e spiegargli alcune cose, ma vengo interrotta da un sonoro applauso e un rumore di passi. 
 
«Ma bravi, vedo che vi state divertendo» Il suono di quella voce per me è inconfondibile. Mi volto e vedo Axel con indosso una tuta bianca e sopra una maglietta a maniche corte, nera. Di una bellezza quasi divina. 
«Axel» dico abbassa voce stupita. 
«Vedo che ti sei subito data da fare, eh?» la sua rabbia è evidente.
«Axel io non ho fatto nulla» dico alzandomi in piedi. 
«Non trovi sia una scusa un po' banale? Puoi inventarti di meglio»
«E' come dice lei, sono stato io a baciarla, lei mi ha respinto» interviene Stevie in mia difesa.
«Certo come no» non ne potevo più di quel suo atteggiamento. 
«Senti adesso mi hai stancata Axel, ok? Dobbiamo parlare del tuo bacio con quella stronzetta rossa al ristorante per caso?» dico infuriandomi a mia volta. «E poi cosa diavolo ci fai qua?»
«Il mio messaggio era chiaro Hanja» dice con un sorriso beffardo. Poi vedo puntare il suo sguardo su Steven. 
«Forse è meglio che tolgo il disturbo» dice Steven vedendo lo sguardo penetrante di Axel.
«Già, forse è meglio amico.» Vedo Stevie avvicinarsi ad Axel che lo penetra con uno sguardo minaccioso, Axel fa lo stesso, la voglia di picchiarsi di quei due è evidente. Steven però, infine, decide di allontanarsi e andare dal suo cavallo. 
«Quando ti sarai liberata di questo smidollato ne riparliamo» così sparisce dalla mia vista allontanadosi con il suo cavallo.
Punto il mio sguardo su quello di Axel in modo accusatorio. 
«Ah, non guardarmi così bambola sei tu quella che si bacia con un altro appena si allontana da me»
«Non ti azzardare a farmi la predica! Faccio quello che mi pare e poi ti ripeto che non ho fatto assolutamente nulla» dico spazientita. Lo vedo avvicinarsi a me, mi spinge contro l'albero impedendomi di liberarmi da quella sua presa. 
Mi cinge i fianchi e si avvicina alla mia bocca.
«Dimmi ti è piaciuto baciarlo?» Lo guardo sconvolta. 
«Come osi?» Alzo una mano pronta a schiaffeggiarlo per la sua insolenza, ma mi blocca con una mano. 
«Ah, ah» un no dato dal solo movimento del suo dito. «Così non va bene, facciamo una prova» La sua lingua si insinua nella mia bocca in modo molto passionale e io che non riesco a resistere a quel bacio mi lascio andare. 
«Adesso dimmi piccola, chi è che bacia meglio?» Stavolta lo colgo alla sprovvista e lo colpisco in pieno viso.
«Stronzo!» urlo per poi andare di corsa sul mio cavallo e scappare, a velocità della luce, con Nur verso casa, l'unico luogo sicuro.




Nota finale:

Ed eccomi tornata dopo essere finalmente al pieno delle mie energie.
Questo nuovo capitolo mi piace da matti. 
Hanja siritrova in mezzo a un triangolo amoroso e l'entrata di Axel è spettacolare.
Spero che anche a voi piaccia tanto quanto a me.
Recensite *^*
 

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