Un messaggio di Natale

di PeterLinus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il messaggio ***
Capitolo 2: *** Dove sei? ***
Capitolo 3: *** il mio regalo ***
Capitolo 4: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Il messaggio ***


Sara

03/12/2012

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Cercai il suo indirizzo di casa nell'elenco telefonico e spedii quella cartolina, mettendoci il cuore tra quelle poche righe di spazio che potevo occupare, dietro c'era la figura di un albero di Natale gigantesco, immerso nel buio,

luminoso splendeva.

Volevo fargli un regalo che fosse sincera espressione di ciò che provavo, ma prima di ogni altra cosa volevo farlo sorridere.

Esatto, dopo tutte le cose brutte che gli erano capitate volevo che sorridesse di nuovo.

 

Vorrei riempire il tuo mondo di luci e poi accenderle e…

 

 

Alessio

24/12/2012 - 17:30

_______________________________

 

 

Tutto era pronto, Tommaso rideva mentre mio zio gli raccontava una barzelletta vicino all'albero, con il camino acceso:

mio cugino non aveva idea di tutte le cose brutte che ogni giorno succedevano nel mondo, io si.

Avrei voluto tornare ad essere un po’ più come lui,

però forse era meglio così,

perché io da adulto potevo proteggerlo.

Gironzolavo un po’ per casa mentre mia madre preparava la cena: erano le 17:32, cioè tra 5 ore e 28 minuti sarebbe stato Natale.

Un pensiero fisso: "Come si può festeggiare con la sensazione che troppe cose belle se ne sono andate via?"

Quando tornai in salotto Tommaso stava giocando da solo, probabilmente zio era andato a dare una mano in cucina;

notai che aveva in mano una foto di un albero di Natale,

no era una specie di cartolina…

…una…

 

Avete presente quegli attimi di alta intensità e consapevolezza? quando il tuo cervello fa un istantaneo collegamento visivo-logico, che non vi aspettereste mai, ma che potrebbe cambiare la vostra vita?

Quella era la scrittura di Sara.

La ragazza che ho amato segretamente per un anno e un mese: dal primo momento che l'ho intravista tra i corridoi della redazione, quel giorno di Novembre, mentre fuori faceva terribilmente freddo e lei voleva disperatamente un the caldo alla macchinetta.

 

Non glielo dissi mai che l'amavo,

anche quando, conoscendola, me ne convinsi sempre di più.

Era esattamente come sapevo che fosse:

Quel giorno io me l'ero disegnata nella mia testa e più passava il tempo più quelle che erano solo le fantasie di una mente distorta diventavano sempre più reali.

Il mio disegno e Sara coincidevano, in ogni fattezza.

Ma lei non mi amava, me lo aveva fatto capire troppe volte ormai; mi voleva bene ma non mi amava, e non potevo biasimarla, io non ero di certo all'altezza delle sue aspettative, né brillante e bello quanto quel bastardo del suo ex ragazzo.

 

Strappai la cartolina dalle mani di Tommaso, e la lessi, incredulo davanti a tanta spontanea dolcezza:

 

 

Vorrei riempire il tuo mondo di luci e poi accenderle e guardarle brillare
così tanto da schiarire il buio che hai intorno, e quello che hai dentro.

Che gli adulti si destino dal loro sonno e dall'illusione di valere qualcosa anche senza mai aver provato un emozione che sia vera, bella, sincera:
meraviglia.

Si voltino a guardarti, accecati da quella luce, la tua,
stupiti come bambini di fronte ad un albero di natale.

Vorrei darti colori nuovi, mille colori nuovi: i colori del tuo sorriso.
Se solo me lo permettessi…

Sara

 

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Capitolo 2
*** Dove sei? ***


Alessio

24/12/2012 - 17:33

_______________________________

 

 

Tutte le mie difese, in quell'istante crollarono. Cosa voleva Sara da me? Era solo uno dei sue modi straordinari di starmi vicino nei momenti più difficili come una cara amica o si celava altro dietro quelle belle, magnifiche parole?

Sapevo che Sara mi voleva un bene immenso, non avevo mai avuto dubbi.

C'era stata, semplicemente, da quando mi aveva promesso, quel giorno sotto lo stesso ombrello (il mio) che mi sarebbe stata accanto qualsiasi cosa fosse successa, qualsiasi cosa avessi combinato.

E quando le avevo raccontato di aver avuto disturbi della personalità o quando le avevo confessato di aver rotto il braccio all'uomo con cui la mia ex mi aveva tradito, di essere caduto davvero in basso, di essermi drogato per poi uscirne con fatica: come un uomo distrutto non come un uomo nuovo, perché nemmeno il termine ragazzo mi si adattava più, i ragazzi conservano ancora un po’ si speranza, di positività,

lei era rimasta, di fronte a me, con due occhi enormi, e lucidi

mi aveva guardato e mi aveva detto che lei sapeva quel che faceva, sapeva giudicare le persone e aveva deciso un giorno "non si sa quando" di starmi accanto, e lo avrebbe fatto, qualsiasi cosa fosse successa, perché secondo lei io avevo un valore.

Contavo qualcosa per lei, e questo mi dava ogni giorno la forza di andare avanti e di sforzarmi di essere migliore; volevo meritarlo tutto quell'affetto.

 

L'amavo, Dio quanto l'amavo, quanto l'ho sempre amata.

 

Dovevo ricompormi: stavo per scoppiare in lacrime e mio cugino mi stava guardando.

 

Cosa avrei dovuto fare? Contava troppo per me. Perderla avrebbe significato perdere me stesso. Non potevo dirle che l'amavo e poi subire le conseguenze di un amore non ricambiato perché non ne avrei avuto la forza. Non potevo correre il rischio, non volevo.

La mia gioia più grande aveva dei capelli neri lunghissimi, la pelle chiara gli occhi azzurri e il naso all'insù. Se non avessi avuto la certezza che Sara era una ragazza vera avrei pensato che fosse un angelo, poi quella bocca…

Solo un angelo poteva averla disegnata,

la sua bocca…

 

Ma no, non dovevo pensarci, pensare a quanto fosse bella e a quanto la desiderassi non faceva che farmi stare male, non la potevo raggiungere, punto.

 

17:40

 

Tutto mi stava portando alla conclusione che questo Natale sarebbe stato terribile.

 

"Alessio stai bene?"

"si mamma"

"Ah, mi ero dimenticata di dartela, è arrivata un po’ di giorni fa, scusami Ale l'ho messa da una parte ma poi me ne sono scordata"

"Ah…"

 

Un flashback: momenti scorrevano attraverso la mia mente, veloci come non erano mai stati:

Ecco perché l'ultima volta che l'avevo vista mi aveva salutato con educazione e imbarazzata aveva guardato in basso,

ecco perché aveva gli occhi lucidi.

Avevo creduto fosse arrabbiata con me per qualche stupidaggine e non le avevo fatto nemmeno gli auguri di Natale, mentre Sara ci era rimasta male che non l'avevo ringraziata per quella cartolina.

Deve essere stato difficile per lei, così timida, fare un gesto tanto espressivo.

Deve esserci rimasta molto male per come mi sono comportato.

 

Che coglione

 

Potevo rimediare? Forse no

Forse avrei dovuto correrlo quel benedetto rischio

 

E sti cazzi di tutto il resto.

 

Si, le avrei confessato tutto, in una serata di pazzia, le avrei confessato di essere innamorato di lei, e se non mi avesse ricambiato l'avrei supplicata di restare,

perché avevo bisogno di lei, in qualsiasi modo volesse stare con me

Bastava che mi dedicasse un po’ del suo tempo;

sarebbe andata bene in ogni caso.

Me ne convinsi, presi la macchina e andai.

Non c'ero mai stato dalle sue parti, non conoscevo il posto ne sapevo precisamente dove abitasse, ne potevo chiedere informazioni visto che la sera della vigilia non c'era nessuno per strada.

Erano le sette di sera, più di un'ora di viaggio per arrivare fino a li e mia madre e tutti i miei parenti che mi avrebbero ucciso appena avessero saputo che me l'ero svignata.

Dovevo trovarla.

Il telefono era libero, chissà dov'era Sara, dove teneva il suo cellulare.

Accostai la macchina, ero esausto, distrutto, deluso da me stesso: Come potevo credere che…? Perché?

Sbattei la testa sul volante e cercai di riflettere dieci secondi prima di entrare nel panico…

Come potevo rintracciarla?

 

Il mio cellulare improvvisamente si illuminò e inizio a squillare,

puntuale come non era mai stato.

 

 

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Si concluderà presto (al prossimo o al massimo tra un paio di capitoli ^.^ ),

presto scioglierò il dubbio e vi svelerò come va a finire, nel frattempo, spero che vi piaccia…

 

Linus

 

 

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Capitolo 3
*** il mio regalo ***


Alessio

24/12/2012 - 17:48

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Era Sara, e io stavo tremando,

cosa dovevo dirle? Come? Cosa le avrei detto per convincerla?

Buio totale, avevo scordato tutto, in circa un secondo.

"Pronto"

"Ciao Ale, mi avevi chiamato?"

si, dannazione ora dovevo parlarle.

"Si, ecco, vorrei parlare con te"

"Oggi? Ale è la vigilia di Natale! Credevo mi avessi chiamato per farmi gli auguri"

"Ed è così, cioè no, cioè forse

ma non era quello che volevo dirti,

Ho bisogno di parlarti Sara,

di vederti"

"E' la vigilia di Natale, è tutto pronto e tra poco dovrei stare a tavola, e anche tu…"

"Lo so, ma non ci sono

e ci vorrà un po’ ecco,

sono dalle tue parti"

"Dove?"

 

 

Sara

24/12/2012 - 17:48

_______________________________

 

Che cosa ci faceva Alessio, il giorno della vigilia di Natale, dalle mie parti? Che cosa mi nascondeva? Di che cosa doveva parlarmi?

 

"Ale spiegati, perché sei dalle mie parti"

"Volevo venire da te, credevo che mi avresti ascoltato, credevo che avresti capito…
Scusami non dovevo, è ovvio, non oggi,

scusami"

 

attaccò il telefono e mi lasciò li, senza fiato.

Richiamai

"Sara mi sono perso"

Sorrisi, e gli spiegai la strada per arrivare, si perse, richiamò, si riperse:

"Dove sei?"

"Non lo so"

Passò troppo tempo…e io non ne avevo.

"Vengo a prenderti, dimmi cosa vedi"

Con un po’ di difficoltà, molta difficoltà, alla fine riuscii a raggiungerlo

 

Cominciava a piovere, e me ne accorsi quando scesi dalla mia macchina per entrare nella sua.

Appena mi vide mi guardò e sorrise, nessuno mi aveva mai guardato così, con quella dolcezza, con quell'apprensione, con quell'affetto così forte.

                                      

 

 

Alessio

24/12/2012 - 18:20

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Era bella, troppo bella, ogni volta che la vedevo ne ero sempre più convinto, ogni volta era immensamente più bella.

Volevo baciarla, e vaffanculo a tutto il resto.

baciarla e non sentire più nient'altro, e non doverle dire niente, non doverne subire le conseguenze,

prendermi quel momento e annullare tutto il resto.

Ero attratto da lei, dalle sue labbra, da lei, dalle sue labbra, lei…

Come cacchio avrei fatto a fare uscire suoni che somigliassero a parole dalla mia bocca? E come le avrei poi logicamente collegate a formare frasi di senso compiuto?

…le sue labbra, lei…

 

 

 

Sara

24/12/2012 - 18:20

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sentivo che l'atmosfera si era fatta calda, il suo sguardo bruciava.

Così intenso da penetrare le mie difese, penetrare me, entrava dentro i miei occhi, dentro la mia bocca, ovunque, si prendeva quello che voleva.

Iniziavo ad imbarazzarmi, molto.

"Ale però dimmi cosa dovevi"

"Di che cosa hai paura?"

Abbassai lo sguardo, avevo voglia di piangere, mi intimorivano i suoi occhi, avevo paura di non essere bella quanto dovevo, per soddisfarli, loro due troppo bramosi per la mia pelle bianca e candida, per la mia purezza.

"Per favore, mi metti in imbarazzo" la mia voce era un sussurro

"ok scusami"

"Quindi?"

"E quindi ora non riesco a dirti quello che dovevo, mi hai scombussolato, non ci capisco un cazzo"

"Non ho fatto niente"

"non è vero"

"Cosa?"

"Te mi guardi Sa, è sufficiente a farmi impazzire"

 

Non sapevo che dire, ero spiazzata, confusa, sentivo caldo dentro,

il fuoco, bruciava.

 

"Io volevo dirti questo, insomma, quasi,

non so trovare le parole giuste"

"Non posso farlo io per te Ale"

"Lo so, anche se penso che potresti evitarmi questa tortura perché tanto già lo sai cosa ti devo dire,

insomma lo sanno tutti che sono pazzo di te,

che ti amo, da sempre,

è così evidente in redazione, lo sanno tutti."

"cosa? hai? cos..?"

Mi mancava il fiato, avevo voglia di unirmi a lui, anche se avevo una paura fottuta che sarebbe finita troppo male quella nostra storia,

perché lui era troppo fragile, e io non avrei potuto renderlo felice, non per molto tempo, non ne ero in grado,

ed ero terrorizzata che un giorno si fosse accorto che con o senza di me, si sarebbe sentito solo a prescindere, che non gli sarei più bastata, o che l'avrei ferito, in qualche modo.

Avevo paura.

Il suo sorriso doveva crescere, continuare a crescere, sempre.

"Ho detto che lo sapevano tutti in redazione"

"Prima"

"Che ti amo, cazzo, che ti amo, Sara,

dal primo giorno che ti ho vista, ogni benedetta volta che riuscivo a parlar con te, o a guardarti negli occhi,

a volte poi mi abbracciavi, e sentivo che il mondo mi faceva un po’ meno paura"

"Io non so che dire"

"non era quello che speravo di sentirmi dire"  scoppiò in una risata isterica, causata da tutto quel nervosismo che si portava appresso.

"Scusami Ale ma non ho mai saputo come dovevo prenderti,

o cosa avrei dovuto dirti per farti stare bene, quali erano le parole giuste.

E' un anno che ti conosco, ormai lo so che eri innamorato di un'altra ragazza, che probabilmente lo sei ancora, e non mi sono mai sentita all'altezza, son sincera,

anche quando stavo con David, ti volevo, ma sapevo che non avrei potuto farti stare così tanto bene da annullare tutto il male che ti aveva fatto lei, che anche stando con me, non l'avresti dimenticata, che sarei stata nel tuo cuore, l'eterna seconda,

anche se la vostra storia d'amore è finita da un pezzo, per il tuo cuore è esistita sempre e solo lei…"

Questa era una confessione, la verità, come non l'avevo mai raccontata, nemmeno a me stessa.

Ma lui aveva aperto il suo cuore a me, e in un certo senso, meritava di ascoltarla: così di botto, sincera e reale.

 

 

Alessio

24/12/2012 - 18:26

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Sentirla parlare in quel modo mi stava facendo male: bene e male, allo stesso tempo, come l'odi et amo di Catullo, ma mentre per lui erano l'amore e l'odio a confondersi per me era la gioia e la sofferenza, in un turbinio di emozioni che non avrebbe avuto mai fine.

Mi aveva appena confessato di provare qualcosa per me,

qualcosa di non identificato certo, ma qualcosa, e ai miei occhi, era tanto.

E in più mi aveva anche appena confessato qual'era sempre stata la sua paura più grande ed era reale e viva, anche dentro di me.

Anche io ero terrorizzato dal fantasma della mia ex, di non riuscire a scacciarlo, a dimenticarla, di far soffrire Sara e, di conseguenza, me stesso,

forse noi non potevamo stare insieme, per colpa di quel fantasma.

Avevo paura di accorgermene troppo tardi, quando saremmo stati coinvolti in una relazione che ci avrebbe portati entrambi a soffrire, e non volevo.

Ma volevo lei, li, in quel preciso momento, volevo saltarle addosso, sfiorare le sue labbra e accarezzarle il viso, il collo, i seni, volevo sentire la sua pelle bianca sotto le mie mani, sentirla ansimare mentre le avrei sbottonato la camicetta,

volevo,

stavo sognando ad occhi aperti,

volevo,

credo che il mio sguardo non riuscisse a nascondere bene il mio desiderio di possederla, che se ne accorse, perché arrossì,

improvvisamente,

fissò gli occhi a terra e li lascio lì, in attesa di qualche cosa.

 

 

Sara

24/12/2012 - 17:28

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Non riuscivo a ridurre il bruciore sulle mie guance, ne quello che stava scoppiando dentro al mio corpo, aumentava, e io volevo che diminuisse,

ardeva, mi faceva stare male.

Mi sforzai di guardarlo un po’,

lo scrutai,

rimasi qualche secondo a contemplare i suoi occhi marroni.

Poi successe quello che doveva succedere.

Le nostre bocche, avide l'una dell'altra, si incontrarono,

non si poteva stabilire quale delle due avesse fatto il primo passo,

si incontrarono a metà strada, partendo all'unisono, dolcemente ma con prepotenza.

Socchiusi la mia, lo lasciai entrare, esplorare.

La mia mano tra i suoi capelli, l'altra dietro al collo, mentre le sue dietro la mia schiena, continuavano a tenermi stretta, vicina, con una forza estrema, che provocava una certa sensazione di dolore, mista ad un piacere nuovo, che non avevo mai provato.

Sapevo che il desiderio stava irrimediabilmente salendo, scoppiando,

ma non potevo permettermi di perdere la verginità con così tanta ingenuità una serata qualunque dentro una dannata macchina e dovermi anche sbrigare,

perché in fondo era quasi Natale ed era pronta la cena.

Non so dove trovai la forza di farlo ma mi liberai di quella stretta e lentamente mi allontanai.

 

 

Alessio

24/12/2012 - 18:33

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Avevo decisamente perso il controllo, e chissà dove sarei andato a finire, se lei non mi avesse fermato.

Chissà se lo stava facendo per rallentarmi, perché non mi voleva, perché non si sentiva pronta, o solo perché la situazione non era delle migliori.

Morivo dalla voglia di saperlo, e, allo stesso tempo, morivo dalla voglia di lei.

 

"Ale devo scappare, è tardi e sarà quasi pronta la cena, scusami, ma è Natale"

"Si lo so lo capisco, ma ci vediamo? Domani? o quando vuoi, o puoi…

insomma usciamo insieme uno di questi giorni…"

"Non lo so Ale…"

"Come non lo sai?" La mia dolce era rotta per l'emozione, e la paura, di perderla.

"Non so se è quello che voglio, perdonami,

ma mi serve un po’ di tempo,

voglio fare la cosa giusta non posso permettermi di soffrire, né voglio far star male te…"

"Quindi? Quando me lo fai sapere?" Ora la stavo supplicando, disperatamente.

"Non lo so Ale, presto, penso, appena capisco cosa voglio te lo dico,

ma non assillarmi, non chiamarmi"

"Va bene"

Prese le sue cose e aprì lo sportello, mentre la guardavo andare via

"Scusa, non avercela con me, ma voglio essere felice, e non so se… insomma se con te potrei mai esserlo…mi capisci? vero?"

"Si"

E se ne andò, lasciandomi li,

a bruciare ancora per quel calore che in un attimo mi era stato sottratto.

 

Quel bacio, lei, il mio regalo di natale, il miglior regalo che avessi mai ricevuto.

 

 

 

 

 

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Siamo entrati nel vivo e siamo alla (quasi) conclusione di questa storia: questo, a mio parere, è il momento più bello.
mi sono emozionata scrivendolo, spero capiti anche a voi..

e se dopo aver letto avete la pazienza di fermarvi un secondo recensite questa storia :) mi farebbe piacere

 

a prestissimo

Linus

 

 

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Capitolo 4
*** Epilogo ***


Sara

23/12/2013 - 22:10

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Quei gesti, quei movimenti, sempre gli stessi, ma ogni volta nuovi, almeno per il mio cuore, ogni volta sembrava essere la prima, per lui.

Le sue mani sui miei fianchi, stretta a lui, potevo leggere il desiderio nei suoi occhi,

un bacio, poi un altro, poi il suo respiro sul mio collo, le mani sotto il mio vestito.

 

 

Sara

23/12/2013 - 20:13

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Gli avevo preparato una cena al lume di candela e avevo messo della musica in sottofondo. Nella playlist c'era anche qualche canzone di Natale, sapevo che non amava niente che fosse legato al Natale ma io volevo coinvolgerlo in tutto quello che significava per me, volevo trasmettergli le emozioni che provavo ogni volta che quel giorno si avvicinava,

nei preparativi, nelle luci, nell'amore che sentivo.

Ad ogni canzone sbuffava un po’, ma poi tornava a guardarmi e sorrideva.

Mi ero vestita con un abito di seta rosso che più che un abito sembrava una sottoveste,

troppo corto, troppo morbido lungo i miei fianchi, troppo rosso;

la coda di cavallo,  una leggera passata di rossetto, eye liner e rimmel sugli occhi,

un trucco leggero ma efficace, come piaceva a lui.

E in quella cena in ogni discorso, in ogni parola, in ogni sguardo un po’ troppo lascivo, si celava quello che poi sarebbe successo.

 

Sara

23/12/2013 - 22:10

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Lentamente mi sfilò il vestito, e mi strinse ancora più forte a se, poi passò dalla mia bocca al mio collo, mi sciolse i capelli e poi fece scivolare la mano sulla mia schiena.

Gli tolsi la polo bianca che si era comprato per l'occasione e per un attimo eterno ci guardammo,

Alessio scrutò ogni centimetro cubo del mio corpo e sorrise, poi guardandomi negli occhi mi sussurrò: "Sei bellissima", e io sapevo che lo pensava davvero,

lui, l'unica persona in tutto l'universo che volevo che lo pensasse.

Lo presi per mano e lo portai in camera da letto, lo feci sedere e mi misi sopra le sue gambe, sorrisi anche io:

"Ti amo, sono felice con te come non ho mai creduto potessi essere con qualcuno, davvero"

E così, con un braccio attorno al collo, solo la biancheria intima addosso, un sorriso che splendeva, brillava di un amore nuovo, perché sebbene fosse passato ormai un anno, era sempre nuovo il mio amore per lui.

Un bacio, altri due, cento, poi mi annullai nel calore del suo corpo, mi feci sfiorare, accarezzare, stringere dalle sue mani,

sentivo il mio cuore scoppiarmi in petto ogni volta che facevamo l'amore.

La dolcezza che riusciva a conservare in quei lenti ma prepotenti movimenti era immensa,

e mentre si insinuava dentro di me sapevo che non solo era l'unico uomo che mi avesse mai avuta, ma era anche l'unico a cui appartenevo, da sempre.

Il piacere che provavo cresceva ogni secondo di più, finché non riuscendo più a trattenerlo, lo feci esplodere, lo strinsi di nuovo a me, piantai le mie mani sulla sua schiena e lo trattenni, per qualche secondo,

distrutta da quell'atto d'amore,

innamorata,

beata,

appagata,

felice fino alle lacrime.

 

Lo baciai sulla bocca,

lui si accorse delle mie lacrime e mi chiese se era tutto a posto, o se doveva fermarsi, se mi stesse facendo male.

 

No amore mio piango perché sto bene, sono lacrime di gioia.

Non devi fermarti, né ora né mai.

 

 

Alessio

24/12/2012 - 10:54

_______________________________

 

Mi svegliai sentendola respirare ad intervalli regolari, accanto a me, bella come sempre.

Aveva un espressione beata mentre dormiva, ed era vicina a me, sullo stesso letto e sullo stesso cuscino, potevo sfiorarla, toccarla o stringerla,

probabilmente si sarebbe svegliata.

Aveva qualche ciocca di capelli davanti al viso, feci più piano che potei in modo che non se ne  accorgesse, non volevo destarla, non volevo interrompere qualsiasi sogno stesse facendo perché conservava un'espressione stupenda, più piano che potei spostai i capelli dal suo viso e continuai a scrutarla.

La amavo, da sempre.

Questo ultimo anno era stato la prova tangibile che potevo essere ancora felice, che potevo scordare tutto il male che avevo subito e vivere di nuovo, che potevo risplendere nei suoi occhi e sorridere di nuovo.

Mi alzai e ad un anno da quel giorno presi quel biglietto tra le mani:

 

Vorrei riempire il tuo mondo di luci e poi accenderle e guardarle brillare
così tanto da schiarire il buio che hai intorno, e quello che hai dentro.

Che gli adulti si destino dal loro sonno e dall'illusione di valere qualcosa anche senza mai aver provato un emozione che sia vera, bella, sincera:
meraviglia.

Si voltino a guardarti, accecati da quella luce, la tua,
stupiti come bambini di fronte ad un albero di natale.

Vorrei darti colori nuovi, mille colori nuovi: i colori del tuo sorriso.
Se solo me lo permettessi…

Sara

 

Mi commossi, leggendolo.

 

 

 

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come promesso ho terminato presto questa breve storia, scrivetemi che ne pensate :) recensite se vi va

Un abbraccio

Linus

 

 

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