Alessio
24/12/2012 - 17:48
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Era Sara, e io stavo tremando,
cosa dovevo dirle? Come? Cosa le avrei
detto per convincerla?
Buio totale, avevo scordato tutto, in
circa un secondo.
"Pronto"
"Ciao Ale,
mi avevi chiamato?"
si, dannazione
ora dovevo parlarle.
"Si, ecco, vorrei parlare con
te"
"Oggi? Ale
è la vigilia di Natale! Credevo mi avessi chiamato per farmi gli auguri"
"Ed è così, cioè no, cioè forse
ma non era quello che volevo dirti,
…
Ho bisogno di parlarti Sara,
di vederti"
"E' la vigilia di Natale, è tutto
pronto e tra poco dovrei stare a tavola, e anche tu…"
"Lo so, ma non ci sono
e ci vorrà un po’ ecco,
sono dalle tue parti"
"Dove?"
Sara
24/12/2012 - 17:48
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Che cosa ci faceva Alessio, il giorno
della vigilia di Natale, dalle mie parti? Che cosa mi nascondeva? Di che cosa
doveva parlarmi?
"Ale
spiegati, perché sei dalle mie parti"
"Volevo venire da te, credevo che mi
avresti ascoltato, credevo che avresti capito…
Scusami non dovevo, è ovvio, non oggi,
scusami"
attaccò il telefono e mi lasciò li, senza
fiato.
Richiamai
"Sara mi sono perso"
Sorrisi, e gli spiegai la strada per
arrivare, si perse, richiamò, si riperse:
"Dove sei?"
"Non lo so"
Passò troppo tempo…e
io non ne avevo.
"Vengo a prenderti, dimmi cosa
vedi"
Con un po’ di difficoltà, molta
difficoltà, alla fine riuscii a raggiungerlo
Cominciava a piovere, e me ne accorsi
quando scesi dalla mia macchina per entrare nella sua.
Appena mi vide mi guardò e sorrise,
nessuno mi aveva mai guardato così, con quella dolcezza, con quell'apprensione,
con quell'affetto così forte.
Alessio
24/12/2012 - 18:20
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Era bella, troppo bella, ogni volta che la
vedevo ne ero sempre più convinto, ogni volta era immensamente più bella.
Volevo baciarla, e vaffanculo
a tutto il resto.
baciarla e non sentire più nient'altro, e
non doverle dire niente, non doverne subire le conseguenze,
prendermi quel momento e annullare tutto
il resto.
Ero attratto da lei, dalle sue labbra, da
lei, dalle sue labbra, lei…
Come cacchio avrei fatto a fare uscire
suoni che somigliassero a parole dalla mia bocca? E come le avrei poi
logicamente collegate a formare frasi di senso compiuto?
…le sue
labbra, lei…
Sara
24/12/2012 - 18:20
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sentivo che l'atmosfera si era fatta
calda, il suo sguardo bruciava.
Così intenso da penetrare le mie difese,
penetrare me, entrava dentro i miei occhi, dentro la mia bocca, ovunque, si
prendeva quello che voleva.
Iniziavo ad imbarazzarmi, molto.
"Ale però
dimmi cosa dovevi"
"Di che cosa hai paura?"
Abbassai lo sguardo, avevo voglia di
piangere, mi intimorivano i suoi occhi, avevo paura di non essere bella quanto
dovevo, per soddisfarli, loro due troppo bramosi per la mia pelle bianca e
candida, per la mia purezza.
"Per favore, mi metti in
imbarazzo" la mia voce era un sussurro
"ok scusami"
"Quindi?"
"E quindi ora non riesco a dirti
quello che dovevo, mi hai scombussolato, non ci capisco un cazzo"
"Non ho fatto niente"
"non è vero"
"Cosa?"
"Te mi guardi Sa, è sufficiente a
farmi impazzire"
Non sapevo che dire, ero spiazzata,
confusa, sentivo caldo dentro,
il fuoco, bruciava.
"Io volevo dirti questo, insomma,
quasi,
non so trovare le parole giuste"
"Non posso farlo io per te Ale"
"Lo so, anche se penso che potresti
evitarmi questa tortura perché tanto già lo sai cosa ti devo dire,
insomma lo sanno tutti che sono pazzo di
te,
che ti amo, da sempre,
è così evidente in redazione, lo sanno
tutti."
"cosa? hai? cos..?"
Mi mancava il fiato, avevo voglia di
unirmi a lui, anche se avevo una paura fottuta che sarebbe finita troppo male
quella nostra storia,
perché lui era troppo fragile, e io non
avrei potuto renderlo felice, non per molto tempo, non ne ero in grado,
ed ero terrorizzata che un giorno si fosse
accorto che con o senza di me, si sarebbe sentito solo a prescindere, che non
gli sarei più bastata, o che l'avrei ferito, in qualche modo.
Avevo paura.
Il suo sorriso doveva crescere, continuare
a crescere, sempre.
"Ho detto che lo sapevano tutti in
redazione"
"Prima"
"Che ti amo, cazzo, che ti amo, Sara,
dal primo giorno che ti ho vista, ogni
benedetta volta che riuscivo a parlar con te, o a guardarti negli occhi,
a volte poi mi abbracciavi, e sentivo che
il mondo mi faceva un po’ meno paura"
"Io non so che dire"
"non era quello che speravo di
sentirmi dire" scoppiò in una
risata isterica, causata da tutto quel nervosismo che si portava appresso.
"Scusami Ale
ma non ho mai saputo come dovevo prenderti,
o cosa avrei dovuto dirti per farti stare
bene, quali erano le parole giuste.
E' un anno che ti conosco, ormai lo so che
eri innamorato di un'altra ragazza, che probabilmente lo sei ancora, e non mi
sono mai sentita all'altezza, son sincera,
anche quando stavo con David, ti volevo,
ma sapevo che non avrei potuto farti stare così tanto bene da annullare tutto
il male che ti aveva fatto lei, che anche stando con me, non l'avresti
dimenticata, che sarei stata nel tuo cuore, l'eterna seconda,
anche se la vostra storia d'amore è finita
da un pezzo, per il tuo cuore è esistita sempre e solo lei…"
Questa era una confessione, la verità,
come non l'avevo mai raccontata, nemmeno a me stessa.
Ma lui aveva aperto il suo cuore a me, e
in un certo senso, meritava di ascoltarla: così di botto, sincera e reale.
Alessio
24/12/2012 - 18:26
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Sentirla parlare in quel modo mi stava
facendo male: bene e male, allo stesso tempo, come l'odi et
amo di Catullo, ma mentre per lui erano l'amore e l'odio a confondersi per me
era la gioia e la sofferenza, in un turbinio di emozioni che non avrebbe avuto
mai fine.
Mi aveva appena confessato di provare
qualcosa per me,
qualcosa di non identificato certo, ma qualcosa, e ai miei occhi, era tanto.
E in più mi aveva anche appena confessato
qual'era sempre stata la sua paura più grande ed era reale e viva, anche dentro
di me.
Anche io ero terrorizzato dal fantasma
della mia ex, di non riuscire a scacciarlo, a dimenticarla, di far soffrire
Sara e, di conseguenza, me stesso,
forse noi non potevamo stare insieme, per
colpa di quel fantasma.
Avevo paura di accorgermene troppo tardi,
quando saremmo stati coinvolti in una relazione che ci avrebbe portati entrambi
a soffrire, e non volevo.
Ma volevo lei, li, in quel preciso
momento, volevo saltarle addosso, sfiorare le sue labbra e accarezzarle il
viso, il collo, i seni, volevo sentire la sua pelle bianca sotto le mie mani,
sentirla ansimare mentre le avrei sbottonato la camicetta,
volevo,
stavo sognando ad occhi aperti,
volevo,
credo che il mio sguardo non riuscisse a
nascondere bene il mio desiderio di possederla, che se ne accorse, perché
arrossì,
improvvisamente,
fissò gli occhi a terra e li lascio lì, in
attesa di qualche cosa.
Sara
24/12/2012 - 17:28
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Non riuscivo a ridurre il bruciore sulle
mie guance, ne quello che stava scoppiando dentro al mio corpo, aumentava, e io
volevo che diminuisse,
ardeva, mi faceva stare male.
Mi sforzai di guardarlo un po’,
lo scrutai,
rimasi qualche secondo a contemplare i
suoi occhi marroni.
Poi successe quello che doveva succedere.
Le nostre bocche, avide l'una dell'altra,
si incontrarono,
non si poteva stabilire quale delle due
avesse fatto il primo passo,
si incontrarono a metà strada, partendo
all'unisono, dolcemente ma con prepotenza.
Socchiusi la mia, lo lasciai entrare,
esplorare.
La mia mano tra i suoi capelli, l'altra
dietro al collo, mentre le sue dietro la mia schiena, continuavano a tenermi
stretta, vicina, con una forza estrema, che provocava una certa sensazione di
dolore, mista ad un piacere nuovo, che non avevo mai provato.
Sapevo che il desiderio stava
irrimediabilmente salendo, scoppiando,
ma non potevo permettermi di perdere la
verginità con così tanta ingenuità una serata qualunque dentro una dannata
macchina e dovermi anche sbrigare,
perché in fondo era quasi Natale ed era
pronta la cena.
Non so dove trovai la forza di farlo ma mi
liberai di quella stretta e lentamente mi allontanai.
Alessio
24/12/2012 - 18:33
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Avevo decisamente perso il controllo, e
chissà dove sarei andato a finire, se lei non mi avesse fermato.
Chissà se lo stava facendo per
rallentarmi, perché non mi voleva, perché non si sentiva pronta, o solo perché
la situazione non era delle migliori.
Morivo
dalla voglia di saperlo, e, allo stesso tempo, morivo dalla voglia di lei.
"Ale devo
scappare, è tardi e sarà quasi pronta la cena, scusami, ma è Natale"
"Si lo so lo capisco, ma ci vediamo?
Domani? o quando vuoi, o puoi…
insomma usciamo insieme uno di questi giorni…"
"Non lo so Ale…"
"Come non lo sai?" La mia dolce
era rotta per l'emozione, e la paura, di perderla.
"Non so se è quello che voglio,
perdonami,
ma mi serve un po’ di tempo,
voglio fare la cosa giusta non posso
permettermi di soffrire, né voglio far star male te…"
"Quindi? Quando me lo fai
sapere?" Ora la stavo supplicando, disperatamente.
"Non lo so Ale,
presto, penso, appena capisco cosa voglio te lo dico,
ma non assillarmi, non chiamarmi"
"Va bene"
Prese le sue cose e aprì lo sportello,
mentre la guardavo andare via
"Scusa, non avercela con me, ma
voglio essere felice, e non so se… insomma se con te
potrei mai esserlo…mi capisci? vero?"
"Si"
E se ne andò, lasciandomi li,
a bruciare ancora per quel calore che in
un attimo mi era stato sottratto.
Quel
bacio, lei, il mio regalo di natale, il miglior regalo che avessi mai ricevuto.
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Siamo entrati nel vivo e siamo
alla (quasi) conclusione di questa storia: questo, a mio parere, è il momento
più bello.
mi sono emozionata scrivendolo, spero capiti anche a voi..
e se dopo aver letto avete la
pazienza di fermarvi un secondo recensite questa storia :) mi farebbe piacere
a prestissimo
Linus