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Tutto ebbe inizio
quel’Aprile di due anni fa. Era il primo giorno di scuola del mio primo
anno delle superiori. Ero molto agitata visto che sin da piccola ero sempre
stata emarginata dal resto dei miei compagni e speravo che cominciando una
nuova scuola, con amici nuovi, sarei riuscita finalmente ad ambientarmi…
Camminavo
tranquillamente per la strada che portava a scuola; ero già andata a
vederla, quindi sapevo bene che ancora un angolo da svoltare e sarei stata
davanti alcancello dell’istituto. Avevo
già indosso la divisa scolastica, la classica divisa scolastica, e
portavo con me la cartella, niente di più, non c’era niente in me
che potesse farmi sembrare strana, o che potesse farlo pensare ad altri, eppure
tutti mi stavano alla larga…e questo faceva male…
Ancora
assorta nei miei pensieri mi accorsi di un ragazzo con aria smarrita giusto
vicino all’angolo prima della scuola
“Se
cerchi la scuola East Blue è proprio da questa
parte” gli dissi indicando il cancello che si vedeva in lontananza in
fondo alla via. Lui sfoggiò un grande sorriso e disse
“Grazie”
Un sorriso
come quello non l’avevo mai visto prima, era il più spendente e
meraviglioso di tutti, ma forse fusolo una mia
impressione, perché mai nessuno mi sorrideva, la gente di solito
scappava da me. Ma una cosa ero certa, da quel giorno crebbe in me una grande
ammirazione nei confronti di quel ragazzo, Monkey D Rufy.
Non mi fu
difficile trovare la classe e una volta dentro fui felicemente sorpresa di
scoprire che Monkey era in classe con me. Lui era sempre circondato da tante
persone, la gente non lo evitava, anzi sembrava una calamita. Per lui era tutto
così naturale…per me sembrava una cosa
impossibile.
Lo ammiravo,
lo ammiravo tantissimo, e speravo un giorno di poter essere come lui, di essere
capace di relazionarmi con gli altri, senza incutere paura.
Il motivo
per cui tutti mi evitano era molto semplice: la mia famiglia. Provenivo da una
famiglia conosciuta da molti come “I Demoni”, questo a causa degli
studi di archeologia che svolgevano, che, alla gente poco dotata
d’intelletto, sembravano studi oscuri che volevano riportare alla luce
cose passate che dovevano rimanere dimenticate.
Anch’io in realtà sono una studiosa,
anche se così giovane. La mia passione per il passato mi ha portato a
compiere studi che la maggior parte dei ragazzi della mia età neanche
immagina.
Purtroppo
questo portò la gente ad allontanarsi da me, e ogni volta che conoscevo
gente nuova, inevitabilmente, una volta conosciuta la mia famiglia, tendeva ad
allontanarsi. Questo aveva creato attorno a me un muro, un muro col mondo, che
speravo un giorno di riuscire a buttar giù.
Ed eccomi
ancora con una long-fic!! Era un po’ che non ne
scrivevo una come si deve! Anche se questa non è praticamente per niente
farina del mio sacco D: ma farò in modo di fare qualche modifica qua e
là alla storia…ovviamenteu.u
Spero che
questa mia pazzia di reinventare un intero manga vi piacerà! :D
Ormai erano
passati 4 mesi dal primo giorno di scuola e la mia situazione col resto della
gente non era cambiata. A causa del continuo scappare delle persone attorno a
me avevo perso col tempo la capacità di relazionarmi.
C’è l’ho messa tutta in questi 4 mesi, ma sembra che
l’unica persona disposta a darmi il “buon giorno” è
Monkey. Lui è sempre stato l’unico che non mi ha mai emarginata,
facendomi sentire parte di qualcosa. Eppure neanche la sua influenza ha portato
la gente ad avvicinarsi a me.
Si avvicinarono
le vacanze estive, e la cerimonia di chiusura era ormai alle porte. Rufy, il
nostro rappresentante di classe, propose una prova di coraggio prima della fine
delle lezioni.
“Affiggerò
il foglio su cui potete iscrivervi sulla lavagna. Spero che partecipiate
tutti” disse alla classe, e molti si girarono verso di me, confabulando
col compagno di banco su quanto la mia presenza quel giorno poteva significare
una vera prova di coraggio, vista la mia aria tetra e cupa, ma questo non mi
infastidì, anzi pensai ad un modo per non deludere le loro aspettative;
così facendo forse sarei stata un minimo accettata.
“Ragazzi
ricordate che le vacanze estive significano anche corsi di recupero, e quindi
avrò bisogno di qualcuno che mi aiuti prima delle lezioni…chi
si offre volontario?” disse il professore dopo il discorso di Monkey. Mi
guardai intorno e vidi le facce terrorizzate dei miei compagni all’idea
di passare parte dell’estate a scuola e mi resi conto che tanto io non
avrei avuto niente da fare, anzi rimanere a scuola significava dedicare
più tempo allo studio che amavo tanto.
“Professore
mi offro io se per lei va bene”
“Va bene…allora è deci…”
fece per finire il professore, quando venne interrotto
“Professore!
Ma non è sempre Nico a fare questo genere di cose? Non mi sembra giusto!”
fu proprio lui a parlare, Monkey! Non avrei mai pensato che avesse notato
questo genere di cose; io non l’avevo mai fatto notare a nessuno…
“allora
Monkey ti proponi tu?” gli rispose il professore.
“uff…va bene, non ho scelta” sbuffò ma
accettò il compito.
“NO!
No professore lo faccia fare a me, mi fa piacere fare queste cose, e poi non ho
niente da fare io durante le vacanze” mi imposi io, non volevo avesse lui
questo compito, sicuramente con tutti gli amici che aveva, aveva ben altro da
fare durante le vacanze
“va
bene va bene, vada per Nico” dichiarò il professore, e la lezione
finì.
Era la fine
delle lezione, pausa pranzo, così decisidi
andare a dare un’occhiata ai fiori che avevo piantato. La storia e il
passato non erano l’unico mio passatempo, i fiori erano, a mio avviso,
una cosa meravigliosa, e il poterli curare mi faceva sentire meno sola.
“eeeehiRobiiin” mi sentii
chiamare. Era Olvia, forse l’unica persona al
mondo che potevo definire mia amica; eravamo state insieme alle elementari e
alle medie, fu stata proprio lei alle elementari a nominarmi “piccolo
mostro”, solo che il suo era un modo affettuoso di dirlo, ma la gente a
lungo andare lo cominciò ad usare in modo dispregiativo.
“ciao”
risposi io mentre annaffiavo i fiori nell’aiuola della scuola
“con
te è capitato qualcuno delle nostre vecchie classi?” mi
domandò lei
“uhm..veramente
no…però, c’è un ragazzo,
Monkey, che…” feci per dire io
“ah
quello carino con la cicatrice sotto l’occhio?”
“uh!
Trovo che non sia semplicemente carino, è anche solare e buffo a
volte” dissi un po’ assorta tra le nuvole, non accorgendomi che
giusto Monkey stava passando dal corridoio davanti l’aiuola e
probabilmente aveva ascoltato tutto, visto che s’era fermato a guardarmi
con aria interrogativa “e questo come lo dovrei prendere?”
Aveva
sentito davvero tutto, ma non volevo pensasse cose strane di me, come gli
altri, quindi risposi con sincerità e tranquillità “un
complimento!” e lui scoppiò a ridere e disse “sai non
c’è mai stata l’opportunità di parlare con te,
aspettami lì!”
“oh,
avrai l’opportunità di parlare con lui, allora io vado,
bye!!” disse Olvia scappando dalla parte
opposta a quella da cui stava arrivando Monkey.
“ahah, sai pensavo mi odiassi, questo è un sollievo
per me” disse lui non appena arrivato, e mi sorrise di nuovo
“no…non ti odio, non potrei, anzi, vorrei essere
spontanea come te…” dissi, pentendomi
subito di averlo fatto
“uuhm…non sono poi così speciale io,
sai?!” disse lui grattandosi la guancia “comunque Nico Robin
giusto? Posso chiamarti Robin?” mi chiese molto tranquillamente sempre
sorridendo.
Nessuno era
mai stato così gentile con me, nessuno s’era mai preso la briga di
chiedermi come chiamarmi; la maggior parte delle persone mi chiamavano col mio
soprannome, mentre le altre non mi chiamavano proprio; sentirmi dire quelle
parole da lui mi rese immensamente felice.
“certo”
gli risposi stupita
“verrai
vero alla prova di coraggio…ci conto
eh?!”
“uh!”
annuì io.
Ed ecco il secondo
capitolo!! :D Ringrazio tanto tutti quelli che hanno letto e soprattutto
ringrazio stefirobin, Mai Valentinee EclipseOfHeartche mi hanno lasciato un commentino
*-*
Dopo la
conversazione con Monkey…o forse sarebbe meglio
dire, con Rufy, decisi di andare subito a segnare il mio nome sulla lista di
partecipazione alla prova di coraggio, volevo farlo, questa volta sentivo
davvero che ce l’avrei fatta a fare qualcosa di buono per gli altri.
Corsi per
arrivare in classe, aprii la porta e fui sorpresa nel trovare ancora in classe
qualcuno; era Nami Cocoyashi. Chissà cosa
stava facendo ancora qui
“Ah
Nico!! Giusto a te stavo pensando!!” mi disse lei non appena si accorse
della mia presenza in classe.
Rimasi
sorpresa da quest’affermazione…stava
pensando a me?! Perché?!
“senti
un po’ la mia idea…che ne dici di fare il
fantasma nella prova di coraggio? Secondo me saresti perfetta! Hai la giusta
quantità di aria cupa che serve…ti metti
un vestito bianco, ti nascondi nel bosco e il gioco è fatto! La prova di
coraggio sarà uno spasso!” mi venne incontro e disse queste parole
prendendo le mie mani nelle sue. Che strana sensazione…
“ehm…io…” non sapevo cosa dire, anche se
l’idea di fare ciò mi esaltava
“dai,
con le tue capacità sono sicura che metterai paura a tutti”
insistette lei
“ehm…ma io non ho nessuna capacità…sono
solo un’appassionata di storia…”
“eeeeeeh?!? Davvero?! Ah vabbè!
Sono sicura che sarai comunque capacissima di spaventare tutti” si
sorprese lei come se il fatto che io possa avere poteri soprannaturali è
una cosa ovvia
“uhm…va bene, lo farò” detto questo
scrissi il mio nome sulla lista e fui felice di notare il sorriso stampato sul
volto di Cocoyashi
“ci
sarà da divertirsi! Ci vediamo allora Nico!” mi salutò lei
e uscì dalla classe.
Che strana
cosa, non m’era mai capitata una situazione del genere, però
ciò mi rendeva immensamente felice.
Arrivò
il giorno della prova e tutta la classe era riunita in un boschetto poco fuori
città. Era sera e l’atmosfera era più tetra del normale a
causa dell’assenza della luna. Decisi che per la buona riuscita del mio
travestimento mi sarei dovuta andare a nascondere subito, senza farmi vedere
dagli altri, possibilmente in un posto accessibile a tutti; e così feci.
Avevo il
vestito bianco che mi aveva consigliato Cocoyashi,
portavo i miei lunghi capelli neri sciolti e quasi completamente a coprirmi il
volto, per rendermi più spettrale; e l’effetto riuscì
benissimo.
Uno dopo
l’altro i miei compagni venivano terrorizzati dal mio aspetto, convinti
fossi un vero fantasma; ogni tanto Cocoyashi veniva a
controllare come stava la situazione, e intanto se la rideva sotto i baffi al
pensiero di tutti quei creduloni che si spaventano per un non nulla.
Ad un certo
punto però dalla radura spuntò una figura famigliare, io
però feci comunque la mia solita recita
“AAAARGH!!!”
urlò il mal capitato e cadde a terra
“Monkey!”
mi accorsi che era proprio lui
“oddio
mi hai fatto prendere un colpo” disse con la faccia inebetita ancora a
terra
“ehm…io…sono qui per questo”
“si,
si giusto, giusto…sai, non pensavo saresti
venuta. Sono contento” mi sorrise
“sentivo
che era la cosa giusta da fare” dissi con sincerità
“ma
non hai paura a stare qui da sola?” mi chiese lui inclinando la testa da
una lato; sembrava un cane, che buffo!
“no…sono abituata a stare sola, anzi preferisco
restare sola, ascoltare i suoni della natura, annusare i suoi profumi…”
“allora
non posso rimanere qui con te per un po’?” mi chiese lui con una
faccia da cucciolo
“…ma…la prova di coraggio?!” chiesi io non
sapendo come comportarmi
“fa
niente, per ora mi va di stare qui con te!” disse lui sbattendo una mano
sul terreno, invitandomi a sedere accanto a lui; e io seguii il suo consiglio,
ma rimasi in silenzio…aguardarlo…
I suoi occhi
scuri, quella strana cicatrice sotto l’occhio sinistro, chissà
come se l’era procurata…i suoi capelli
mori che cadono quasi sugli occhi…il tutto gli
dava un’aria da bambino ma anche molto affascinante…non
riuscivo proprio a capire cosa ci trovassi in lui di diverso dagli altri.
Eppure di ragazzi ne ho conosciuti tanti, ma nessuno di loro si era mai
comportato come lui con me ora…
Si
girò a guardarmi, io arrossii e distolsi lo sguardo da lui; quando mi
rigirai vidi che anche lui era arrossito e aveva distolto lo sguardo
“oooohi piccolo moooostro!”
era la voce di Cocoyashi, per fortuna era arrivata
lei “oh ci sei anche tu Rufy”
“ah
quindi tu sapevi che sarebbe venuta Robin…perché
non me l’hai detto?” si arrabbiò con lei
Rufy e Nami
si conoscevano dalle medie, erano stati compagni di classe. Anche lei ammiravo
come ragazza; amata da tutti, capace di legare con chiunque, alta, bella, coi
capelli corti rossi, che le davano un’aria da sbarazzina ma al contempo
da donna di mondo. All’apparenza sembravo la più adulta di tutti
io in quel contesto; molto alta, capelli lisci neri, occhi azzurro cielo e
quell’aria vissuta che mi faceva invecchiare di dieci anni. In fondo
però ne aveva passate tante…mio padre
non l’ebbi mai conosciuto, mia madre mi abbandonò da piccola per i
suoi studi, lasciandomi a vivere coi miei zii, che certo erano tutto meno che
apprensivi nei miei confronti, anzi per loro la mia esistenza era solo un peso.
Non essere mai stata accettata dalla mia famiglia forse mi aveva profondamente
segnata in passato e questo mi aveva portata ad emarginarmi dal mondo.
“ti avevo
portato questo!” disse Cocoyashi lanciandomi
una bottiglia d’acqua e facendomi tornare coi piedi per terra “stai
facendo un ottimo lavoro, continua così” mi fece vedere il pollice
in su, poi salutò con la mano e tornò insieme al resto del
gruppo, lasciando nuovamente soli me e Monkey.
“vedo
che finalmente hai fatto amicizia con qualcuno!” mi disse Monkey
“visto che ne sei capace?” rise
“amicizia?”
mi stupii della sua affermazione e comincia a fissarlo
“sei
una apposto dopotutto” arrossì guardandomi. Era così carino
da impacciato.
Distolse lo
sguardo e cominciò a guardare il cielo “è strano parlare di
queste cose…non trovi?!” rise ancora.
“uh!”
Mi sentivo
strana, con lui stavo bene, tutto era così naturale; essere lì
assieme non mi sembrava una cosa dell’altro mondo, sembrava una cosa che facevo
sempre, una cosa normale! Questo ragazzo in così poco tempo era stato
capace di farmi cambiare, di cambiare il mio punto di vista, ero finalmente
riuscita a capire l’importanza di avere degli amici.
Il giorno
dopo la prova, a scuola, i miei compagni di classe decisero la punizione per
chi non era riuscito a superarla, e il povero malcapitato era proprio Monkey.
Essendo stato con me tutto il tempo non aveva partecipato attivamente alla
prova.
“Rufy
abbiamo deciso quale sarò la penitenza per chi non ha superato la
prova”
“gia! E tu sei l’unico che non ha totalizzato
punti”
“mi sa
che stavolta tocca a te Rufy”
“e va
bene ragazzi, avanti cosa devo fare?” si rassegnò lui
“dovrai
uscire per una settimana col piccolo mostro!” quest’affermazione da
parte dei miei compagni mi spiazzò profondamente
“NO!”
rispose fermamente Monkey, cosa che mi spiazzò ancor di più della
penitenza. “non posso fare una cosa del genere, non mi sembra
giusto” quasi si arrabbiò.
“ma
ieri sei stato tutto il tempo con lei, è come se l’avessi
già fatto” disse un mio compagno di classe
“no!
Non dare peso a queste cose Robin” disse riferendosi direttamente a me.
Non sapevo
che dire, ma era ovvio che lui non voleva una cosa del genere, quindi era mio
dovere impedire che si creassero situazioni spiacevoli…non
volevo assolutamente che lui potesse soffrire in qualche modo a causa mia
“non
è successo niente ieri, quindi va bene così!” dissi
fermamente a tutta la classe, dopo di che presi la mia cartella e me ne andai a
casa.
Sapevo di
aver fatto la cosa giusta, gli ero stata d’aiuto, eppure mi sentivo
così male…stando con lui, provando cose
mai provate prima, mi ero resa conto che forse non mi ricordavo più cosa
significava essere sola, essere abbandonata…e
questo era quello che era successo…di nuovo.
La mattina
dopo anche se erano iniziate le vacanze io mi incamminai verso scuola, dovevo
aiutare il professore. Lungo la strada mi resi improvvisamente conto che con
l’inizio delle vacanze, non l’avrei più rivisto, che ero
tornata ad essere da sola. Mi ero così abituata alla sua presenza che
l’idea della sua assenza creava un vuoto dentro di me, come forse non
l’avevo mai provato prima. Ero quasi arrivata a scuola quando lo vidi,
era lì seduto su un muretto. Eppure erano le vacanze estive, non poteva
essere vero.
Si
alzò silenziosamente dal muretto e con espressione seria mi diede un sacchetto
di cioccolatini con un biglietto, c’era scritto “Ci dispiace piccolo
mostro!”
“questo
è da parte di tutti per scusarsi per ieri” disse lui accennando un
sorriso imbarazzato e grattandosi la testa
Strinsi il
sacchetto forte tra le mani e dentro di me nacque un sentimento di gioia mai
provato prima.
“ehm…mi chiedevo se ti va di vederci anche durante le vacanze…” fece lui, guardando ovunque tranne
che verso di me, continuandosi a grattarsi la testa, con aria da “non
sono stato io!”
Quelle
parole mi resero ancora più felice; annuii e gli sorrisi, un sorriso
sincero; lui mi fissò felice e ricambiò il sorriso, con uno
ancora più sfavillante.
“Ecco…è
proprio dopo aver visto questo suo sorriso, la prima volta che l’ho
incontrata, vicino la scuola, che ho cominciato a provare qualcosa per lei,
qualcosa che non so descrivere a parole…qualcosa
di forte…chissà se mai arriverà a
te…”
Ecco qui!!
Un capitolo un po’ più lungo del solito, perché è
Natale e siamo tutti più buoni U_UxD
Finalmente si
calcolano un po’ di più…ma cosa
succederà più in là? Sarà davvero solo ammirazione
nei confronti di Monkey-kun?? :P
“del
piccolo mostro che è stato scaricato prima dell’estate?”
“sii!!
Ma lo sai da chi?!”
“no!!”
“niente
poco di meno di Monkey D Rufy!!”
Eccoci a
ritorno dalle vacanze estive…e le voci corrono!
E come sempre tutti fraintendono.
Ero bagnata
fradicia, infatti come ormai faccio da qualche giorno, ero andata a dar da
mangiare ad un cagnolino che era stato abbandonato vicino al fiume che scorre
lungo la città. Pioveva, e non volevo si bagnasse, così ho
lasciato a lui il mio ombrello. Lui non sembra mai volermi vicino, come alla
fine la maggior parte delle persone, però a me non importa. Purtroppo io
non potevo portarlo a casa con me; i miei zii non vogliono me, figurarsi un
cagnolino randagio…
Una volta
entrata in classe posai la cartella sul mio banco e tirai fuori un fazzolettino
per asciugarmi un po’. Poco dopo entrò lui, come sempre circondato
da una grande folla, e con mia enorme sorpresa, anche lui era bagnato fradicio.
“che
hai combinato Rufy?!”
“perché
sei tutto bagnato?!”
“ma
niente! Ho solo dimenticato l’ombrello a casa” rispose lui
spontaneamente, continuando ad asciugarsi i capelli con un asciugamano.
“ciao
Robin!” mi salutò.
“c-c-ciao…” gli risposi poco convinta. Come
faceva ad essere così spontaneo e a suo agio anche conciato
così?!
“anche
tu tutta bagnata vedo!” continuava a sorridere “hai un cambio,
no?”
Un cambio…ecco cosa mi manca. Tanto sveglia, ma a queste
piccolezze non ci penso mai. Gli feci no con la testa.
Lui si volta
alla ricerca di qualcuno.
“ohi
Nami!! Tu non hai un ricambio qui a scuola?” chiese lui.
“eh?
Si, perché?” si girò a guardare verso di noi e notandomi
tutta bagnata, saltò sul posto e disse “subito! Ho capito!”
e la si mise a correre verso il suo armadietto.
Nel frattempo
Rufy mi appoggiò sulla testa l’asciugamano con cui si stava
asciugando poco prima lui “è un po’ bagnato, ma almeno
è sempre meglio di quel fazzoletto” mi sorrise e si avviò
verso i nostri compagni di classe.
Finalmente Cocoyashi ritorna con in mano la sua tuta; così
corsi in bagno a cambiarmi e mi sentii come nuova. “Qualcuno mi ha prestato qualcosa di suo…non
era mai successo!” pensai. Mi sentii così felice che qualcuno mi
avesse accettata per quello che sono…fu una
sensazione così bella…
Prima di
tornare in classe volevo trovare un modo per ringraziare sia Rufy che Cocoyashi, così passai dal distributore e presi due
succhi di frutta, così all’intervallo li avrei potuti dare ad
entrambi.
Posai i miei
“doni” sui loro banchi e uscii dalla classe per andare a legarmi i
capelli in bagno. Così bagnati non potevano rimanermi sulle spalle,
avrei rischiato di prendermi un brutto raffreddore.
“ehi
Robin! Questo è opera tua?” sentii la voce di Rufy chiamarmi
mentre sventolava il succo di frutta che gli aveva lasciato sul banco.
“ehm…si, era per ringraziarti”
“ma
figurati!! Anzi…avrei voluto poterti dare una
mano in più…l’asciugamano era pure
bagnato, scusa” si mise una mano sulla bocca e abbassò lo sguardo.
Lui si stava scusando con me…perché?
Ci guardammo
per un po’, molto in imbarazzo…
“tu
cos’hai in mano invece?” chiese cambiando argomento
“del latte…è per un cagnolino abbandonato…”
“un
cagnolino abbandonato?! In riva al fiume?!” chiese lui inclinando la
testa
Rimasi
sorpresa. Non era possibile che era lo stesso cagnolino che stavo accudendo da
un paio di giorni, e invece…
Dopo la
scuola andammo insieme al fiume, fortunatamente aveva smesso di piovere.
“ah
quindi l’ombrello era il tuo, ecco perché eri fradicia”
disse lui prendendo il mio ombrello e esaminandolo.
Il cagnolino
era tutto contento quando lo vide, aveva cominciato a scodinzolare e ad
abbaiare per attirare l’attenzione, così lui lo prese in braccio e
cominciò ad accarezzarlo. Si, il piccolo era decisamente felice.
Era un bel
cagnolino, molto paffuto, tutto marroncino chiaro, un nasino di una strana
tonalità tendente al blu, delle piccole orecchie e una cosa molto corta…nel complesso non sembrava neanche un cane,
sembrava più un procione!
Era un
quadretto molto tenero, il cucciolo che continuava a leccare la faccia di Rufy
e lui che non smetteva di ridere.
“basta
ho deciso! Lo prenderò io! Per te va bene?” disse
all’improvviso lui, guardandomi negli occhi.
Gli annuii
con la testa, non potevo essere più felice se fosse stato proprio lui a
prendersi cura di quel dolce cucciolo, che giusto in quel momento mi stava
ringhiando contro.
“ma no…lei è un’amica, guarda!” disse
lui avvicinandosi a me, portando in braccio il cucciolo “una mia cara
amica!” e come succede sempre quando c’è lui di mezzo, si
creò un’aria di tranquillità attorno a noi, anche il
cucciolo si era calmato e ora mi guardava con aria interrogativa, ma almeno non
mi ringhiava più.
“non
dirlo a nessuno, ok?” disse d’un tratto, ma non capivo a cosa si
stesse riferendo. Cominciò a grattarsi la testa e a guardare verso il
basso, poi notando la mia espressione confusa, continuò “intendo
del cane…non dirlo a nessuno, voglio che
rimanga il nostro piccolo segreto…”
continuava a grattarsi la testa e a guardare verso il basso, vistosamente
imbarazzato.
La vista di
quel viso paonazzo coperto dal cucciolo che s’era portato
all’altezza della bocca, mi aveva fatto intenerire e non potei che
promettergli che sarebbe rimasto solo tra di noi.
Così
ora avevo qualcosa che solo io e lui conoscevamo, qualcosa che era solo nostra
e di nessun’altro, ed era una sensazione meravigliosa, sapere che poco a
poco mi stavo avvicinando, che poco a poco stavo arrivando fino a lui…
Ed eccoci
dal ritorno delle vacanze un bel capitolo fresco fresco!!
:D
Auguro ancora
buon anno a tutti!! :D
E lasciate
un commentino :D un commentino ad inizio anno, un commentino tutto l’anno
:P
Ben
presto si avvicinò la fine del semestre e con esso anche il fatidico
cambio di posto. Ogni volta che capitava per me era un po’ una tragedia,
o meglio dire lo era per i miei compagni di classe. Si creava sempre una grande
tensione, si vedeva che nessuno voleva stare al primo banco, troppo vicini al
professore, o peggio, vicino a me. Questa volta però mi ero illusa che
forse le cose sarebbero potute cambiare, che finalmente, dopo aver legato con
qualche persona in classe, quell’atmosfera di disagio che mi aleggiava
intorno sarebbe svanita. Ma così non fu.
La
mattina dell’estrazione dei posti, appena entrato in classe Rufy mi
salutò tutto contento, si avvicinò a me e mi disse che non era
ancora riuscito a trovare un nome al cagnolino, poi si guardò intorno
furtivo e mi fece segno con il dito di far silenzio. Era troppo strano questo
ragazzo, tanto che mi fece scappare una piccola risata. Lui mi sorrise di
rimando. Era sempre bello vedere quel sorriso.
All’intervallo
il professore uscì dall’aula dandoci carta bianca su come fare il
cambio dei posti. I miei compagni come di consueto diedero ad ogni banco un
numero e quegli stessi numeri li scrissero in dei foglietti di carta che misero
sparsi sulla cattedra, ed a turno, ognuno di noi sarebbe andato a prenderne
uno.
I
primi numeri piano piano furono estratti ed alcuni si
lamentarono di essere capitati al primo banco. Ben presto arrivò il mio
turno, la tensione era altissima, tutti mi guardavano e bisbigliavano frasi
come “speriamo non capiti vicino a me”, “non prendere il 7,
ti prego non prendere il 7”. La cosa mi stava facendo male, come sempre…pescai il mio numero, il 3, era un ottimo
banco, nella penultima fila accanto alla finestra.
“il
piccolo mostro ha pescato il 3!”
“chi
le sta vicino?!”
“il
12, il 19 e il 25!!”
“ah
soprattutto il 19 che è accanto a lei deve stare attento!!”
Le
voci dei miei compagni di classe mi fecero deprimere ancora di più…avrebbero potuto almeno dirle a bassa voce
quelle cose, maledizione!
“faccio
io a cambio con il 19!!” sentii una voce familiare pronunciare quella
frase. Vidi un ragazzo a testa bassa, moro, che si faceva largo tra la folla e
portava con se un banco, che posò proprio accanto al mio. Alzò la
testa, sorrise e si sedette.
“che
bello! Siamo vicini di banco!” era proprio lui, era Rufy. S’era
seduto accanto a me di sua spontanea volontà, anzi, aveva addirittura
fatto cambio di posto, a lui era capitato uno dei migliori, in fondo alla
classe al centro, uno dei più ambiti, però aveva fatto a cambio
per stare accanto a me. Ero sorpresa e allo stesso tempo immensamente felice…
“io
non estraggo! Mi siedo qui!” un’altra voce familiare si fece spazio
tra la folla e si sedette al banco di fronte al mio. Era Nami.
“prenditi
cura di me!” mi sorrise anche lei. Tanti sorrisi tutti insieme…non ero abituata…
“ha
pescato il 25!” uno dei miei compagni urlò e tra la folla si fece
largo un ragazzo dai capelli verdi, molto alto, sembrava quasi un uomo dal suo
sguardo serio. Si sedette senza troppe storie nel posto alle mie spalle e
appoggiò la testa sul banco, quasi pronto a dormire.
“ah
Zoro!! Sei anche tu dei nostri!” disse tutto contento Rufy alla vista del
ragazzo.
“a
quello scorbutico non importa niente di dove si siede, a lui basta dormire…” disse Nami che s’era girata
verso di noi e ci guardava.
“che
vuoi strega!” sbuffò Zoro.
“buzzurro!!”
lo insultò lei.
“suvvia
ragazzi! Fatela finita!” li fermò Rufy. Sembravano così
uniti, doveva essere amici da tanto tempo. Li invidiavo, aveva un rapporto
così stretto, erano così vicini l’uno all’altro, ed
essere finita tra loro mi dava ancora più felicità.
“sai
Robin, siamo compagni dalle medie noi!” si voltò Rufy verso di me.
“veramente
dalle elementari io e Zoro…è troppo
tempo che lo conosco quell’energumeno!” disse Nami punzecchiando il
suo amico. E lui le rispose con una sbuffata e posò la testa sul banco
cominciando a ronfare.
Chissà
se mai un giorno avrei potuto avere un rapporto così con una persona,
chissà se mai sarei riuscita ad aprirmi a tal punto da poter parlare con
così tanta confidenza con un ragazzo. Mi sembrava impossibile, eppure
forse un giorno sarebbe successo.
Mi
ero persa nei miei fantasticamenti e mi ero quasi
scordata dei dolcetti che avevo preparato per Rufy e Nami, per ringraziarli
ulteriormente per avermi dato una mano. Cucinare mi piaceva molto, e cucinare
per i miei nuovi amici era ancora più bello.
Piano
tolgo i dolcetti dallo zaino e porgo un sacchetto a Rufy e uno a Nami.
“questi
sono per ringraziarvi ancora!” dissi io sorridendo.
Rufy
li afferrò al volo, sembrava immensamente contento, ne prese subito uno
e lo divorò
“ma
sono buonissimi!!! Robin sei un mito!” rimasi scioccata, nessuno mi aveva
mai fatto complimenti sulle mie capacità culinarie…forse
anche perché nessuno aveva mai assaggiato niente cucinato da me, a parte
i miei zii che non si erano mai complimentati come me di niente, anzi avevano
sempre qualcosa da dirmi contro.
“è
vero! Sono la fine del mondo!” disse anche Nami masticandone uno “prendi
Zoro! Assaggia!” e la vedo lanciarne uno sopra la mia testa, che viene
prontamente afferrato dal verdolino. Pensavo stesse dormendo e invece i suoi
riflessi erano attivissimi. Anche lui mangiò il biscotto, ma non disse
una parola, anche se dalla faccia sembrava essere piaciuto anche a lui. Ero al
settimo cielo…finalmente potevo dire a qualcuno
che ero felice di essere capitata in quel posto…e
le lacrime cominciarono a bagnarmi gli occhi…
All’uscita
di scuola, come sempre, mi avviai verso casa quando venni fermata da una voce
che mi chiamava, era Rufy. Arrivò di corsa e quando mi raggiunse mi
squadrò la faccia, facendomi arrossire.
“non
stai piangendo allora…bene!” sorrise. Ma
come era possibile!? Allora lui s’era accorto delle mie lacrime di gioia
in classe, si era accorto di una cosa che credevo che nessuno potesse mai
notare. Eppure lui stava attento a tutto, a lui bastava niente per rendermi la
giornata migliore. Un suo sorriso e tutto prendeva a splendere.
“allora
a domani!” mi sorrise ancora e tornò a correre verso casa.
Guardavo la sua figura allontanarsi, quella figura di cui ormai non potevo fare
a meno. Era ammirazione quella che provavo?! Era bisogno?! Non capivo, erano
sensazioni mai provate prima, sensazioni nuove, inesplorate, e per la prima
volta, ero contenta di poterle scoprire piano piano,
magari con lui accanto.
Nel
frattempo, lì vicino delle ragazze stavano sparlando.
“ma
quello era Monkey!”
“e
con lui c’era il piccolo mostro…”
“ma
che ci facevano insieme?!”
“è
stata scaricata eppure continua a stargli attorno?!”
Tra
di loro c’era una ragazza che non aveva detto una parola, ma che aveva
assistito alla scena e osservava Robin incuriosita. Era una ragazza dai capelli
lunghissimi e neri, di un’eleganza quasi imperiale…
Oh
mio dio!! Mi scuso immensamente! Ho avuto un sacco da fare e non sono riuscita
ad aggiornare prima! Diciamo che la mia pazzia di iniziare più storie
contemporaneamente non aiuta di certo :S
Questo
capitolo mi rendo conto che non è una gran cosa ç_ç
ho inserito il personaggio di Zoro, e vedrete che le fan zonami
non rimarranno deluse u.u di certo non potrete
perdonarmi solo con questo, ma prometto che il prossimo sarà un ottimo
modo per scusarmi definitivamente :D e non tarderà troppo ad arrivare!
Ci sono già a lavoro!! :D
Ringrazio
tutti quelli che leggono e recensiscono *-* e anche chi ha messo la storia tra
seguiti, preferiti e chi più ne ha più ne metta *-* non sapete
quanto mi fate felici!! :D
Il
giorno dopo il cambio di posti io ero come sempre già arrivata in classe
e mi ero seduta nel nuovo posto. Poco dopo il mio arrivo vedo che apre la porta
dell’aula Nami, che, assonnata, mi saluta.
“buongiorno
Robin” e mi fece un grosso sbadiglio in faccia. Chissà che aveva
combinato la sera prima, pensai, e mi scappò un sorriso.
“buongiorno
Nami” le ricambiai il saluto.
La
felicità del giorno prima non aveva accennato a svanire, ero ancora
troppo contenta.
Ormai
era passato da un pezzo l’orario di inizio delle lezioni e non
c’era traccia né del professore, né di Rufy. Quando…
“aaah!! Meno male!! Salvo!!- vidi la porta dell’aula
spalancarsi ed entrare di corsa Rufy, con un gran fiatone “visto che
abbiamo fatto bene a correre Zoro?! Il prof non è ancora
arrivato!” e diede una pacca sulla spalla dell’amico che
entrò in classe subito dopo di lui. Come sempre Zoro non rispondeva a
parole, ma mugugnava.
“buongiorno
Robin!!- ero ancora assorta a vedere Zoro che come un bradipo si avvicina al
suo banco e si appoggiava per tornare a dormire, che quasi non mi accorsi del
saluto di Rufy. Quando me ne resi conto e mi voltai a guardarlo lui mi stava
sorridendo tutto raggiante, tanto che mi fece arrossire e, abbassando la testa
per non farmi vedere, risposi al saluto.
“su
Zoro, saluta anche tu” sentii Rufy intimare l’amico.
“uhm…si…ciao!”- mi disse lui alzando la
testa dal banco e facendo segno con la mano. Era un tipo introverso, scorbutico
a volte, molto dormiglione, ma si vedeva che per Rufy era un carissimo amico,
quindi di sicuro doveva essere una persona eccezionale!!
“c-ciao!”
rispondo io un po’ intimorita dai suoi modi.
“a
proposito, tu chi sei?!” mi chiese così di punto in bianco lui,
quando si rese conto che non stava parlando né con Nami e neanche con
Rufy.
“sei
proprio un buzzurro!” disse Nami che aveva ascoltato la conversazione ed
era in piedi davanti il mio banco “possibile che non riesci a ricordarti
neanche dei tuoi compagni di classe?”
“lo
sai che non sono bravo coi nomi…” si
giustificò lui grattandosi la testa. Certo che era proprio un tipo
strano pure lui.
“sono
Nico Robin, piacere!” mi presentai io, sforzandomi di sorridere.
“ah,
piacere, Roronoa Zoro” mi fece di nuovo segno
con la mano e tornò a poggiare la testa sul banco. E con questa ero
riuscita finalmente a fare una nuova conoscenza. Stavo migliorando!
“sai,
non ho ancora trovato un nome al cagnolino…”
era la voce di Rufy, molto bassa, e stava addirittura guardando
dall’altro lato della classe, grattandosi la testa imbarazzato. Ero
sicura però fosse riferita a me la frase, perché quello era il
nostro piccolo segreto.
“davvero?
Dobbiamo trovarglielo presto allora…” gli
dissi io. Lui si girò verso di me, mi guardò serio e mi disse
“trovaglielo tu!”.
Rimasi
spiazzata! Voleva davvero fossi io a dargli un nome?! Vedendomi sorpresa, come
sempre, mi sorrise. Era l’unica cosa che faceva, sorridere! Eppure era
una cosa che gli riusciva maledettamente bene…
“Pizza
Margherita!”
Rufy
mi guardò con gli occhi di fuori, ma io feci cenno che non ero stata io
a parlare, che ancora non avevo aperto bocca…allora
chi era stato?!
“Pizza
Margherita, è un nome perfetto per un cane!” ci voltammo entrambi,
e davanti a noi c’era un adulto, biondo, con un ciuffo che gli copriva
l’occhio sinistro, vestito in smoking nero. Ma chi era?!
“Sanji!”
fu la voce di Rufy stavolta a parlare.
Lo
conosceva?!
“che
diavolo ci fai qui Sanji?” continuò Rufy, la sua espressione era
cambiata, era un po’ nervoso ora.
“il
vostro professore s’è dato malato! Così lo sostituisco io
fino al suo rientro!” disse il nuovo professore andando verso la
cattedra.
Io
nel frattempo non stavo dando troppo peso a quello che succedeva…stavo
ancora pensando al nome per il cane, quando d’un tratto mi si
illuminò la lampadina.
“Chopper!”
“eh?”
Rufy si girò a guardarmi non capendo cosa volevo dire.
“Tony
Tony Chopper! Mi sembra un bel nome…” gli
ripetei il nome che avevo pensato.
“Pizza
Margherita…hofame…”
ora era stato Zoro a parlare…allora fa solo
finta di dormire!
Rufy
d’improvviso sbatté la testa sul banco, poi di scatto si
alzò e mi guardò con occhi seri.
“si,
mi piace, vada per Chopper!” e ridacchiò.
Nel
frattempo il professore Sanji aveva spiegato il motivo dell’assenza del
nostro vecchio professore, ma io non ascoltai. Però d’un tratto,
mentre parlava al resto della classe, si voltò di scatto e mi
fissò. Devo ammettere che la cosa mi desse un po’ i brividi…
Piano
si avvicinò al mio banco, si fermò lì davanti e
continuò a fissarmi.
“come
ti chiami?” mi chiese a bruciapelo.
“Nico
Robin” gli risposi io secca.
“ma
sai che…” fece una lunga pausa, nella
quale non mi toglieva gli occhi di dosso, e la cosa era imbarazzante, ma la
presi come una sfida.
“…sei davvero bellissima!!” concluse la sua
frase prendendomi la mano e dandole un bacio sopra.
“Sanji
falla finita!” gli urlò contro Rufy, per poi guardarmi, arrossire
e girarsi dall’altro lato…chissà
che gli era preso…
“questa classe è piena di
bellezze!!” continuò il professore a fantasticare, gironzolando
per la classe.
“non
farci caso Robin, ha sempre fatto così..” mi disse Nami.
“anche
tu conosci il professore?”
“si,
io Rufy e Zoro lo conosciamo da prima delle medie…aveva
un ristorante che frequentavamo sempre. Sembra avere l’aria da adulto, ma
non è molto più grande di noi” mi spiegò lei.
“e
come ha fatto a diventare insegnante?” ormai ero curiosa di sapere
l’intera storia.
“beh,
per colpa di investimenti sbagliati, e delle sue cattive abitudini da
donnaiolo, dovette chiudere il locale e finì per diventare prima
istruttore di baseball e poi non so come è riuscito ad entrare nella
scuola come insegnante…è tutto un mistero…” mi fece spallucce. La storia del
professor Sanji era davvero intrigante, e da come ne parlava Nami, dovevano
conoscersi molto bene.
Giorno
dopo giorno scoprii sempre più cose che riguardavano la vita di Rufy e dei
suoi amici, e la cosa non poté che farmi piacere, perché questo
poteva voler dire solo che mi stavo avvicinando a lui sempre di più.
All’intervallo,
come sempre Rufy era a parlare coi nostri compagni di classe, mentre io stavo
discutendo con Nami.
“certo
che per essere stata scaricata da Rufy gli parli come se niente fosse” mi
disse lei così dal nulla, mentre sorseggiava il suo succo.
“lui
è sempre così gentile con me, è quasi naturale parlare con
lui…” ero imbarazzata…
“eh
già! È sempre stato così con lui, se vede una persona un
po’ in disparte, fa di tutto per esserle amica. È amato da tutti,
soprattutto dalle ragazze…pensa che alle medie
era l’idolo di tutte, tanto che quelle pazze decisero che “o di tutti o di nessuno”,
così lo proclamarono il “Rufy
di tutte”…io ero sconvolta…”
mi raccontò lei, lasciandomi a bocca aperta. Non avrei mai immaginato
che potesse avere attorno tutta questa folla che lo adorava.
Proprio
in quel momento mi accorsi che Rufy stava parlando con una ragazza dai capelli
lunghissimi e neri. Era bellissima. Gli stava porgendo un cd…
“ah…ecco quella ad esempio veniva alle medie con noi…” disse Nami notando che il mio sguardo era
rivolto verso Rufy.
Nel
frattempo per i corridoi come sempre le voci girano, e a volte può
ferire più la lingua della spada, se non si ha l’accortezza di
controllare se le cose siano vere o meno…
Alla
fine delle lezioni il professore Sanji ci annunciò che qualcuno di noi
sarebbe dovuto rimanere a scuola e avrebbe dovuto prendere il registro delle
presenze per aggiornarlo. Io mi offrii subito volontaria, per salvare il resto
della classe che già cominciava a deprimersi. Come sempre dopo scuola
non avevo molto da fare, tornare a casa un po’ più tardi non mi
avrebbe di certo cambiato la vita. Rimanere a scuola mi faceva piacere.
“allora
lo faccio anche io” era Rufy “in due finiremo subito!”
Dalla
classe cominciarono a levarsi voci di gente che si offriva volontaria. Il
carisma di questo ragazzo non aveva limiti!
“Robin!
Ora che ti sei offerta non ti puoi tirare indietro!” disse lui riferito a
me, con tono serio. Io gli annuii.
Il
professore Sanji nel frattempo stava sbuffando, probabilmente c’era
qualcosa che non gli andava bene “Rufy tu dopo le lezioni verrai in sala
professori con me! Oggi non torni a casa” fece lui con fare quasi
diabolico. Un professore poteva davvero comportarsi così con un alunno?!
Sentii
Rufy lamentarsi e cominciare un battibecco col professore, però non
stetti ad ascoltarli, mi ero un po’ rattristata perché Rufy non mi
avrebbe fatto compagnia questo pomeriggio. Mi ero illusa inutilmente…
Dopo
le lezioni salutai la classe e rimasi nel mio posto a compilare il registro.
Quando arrivai al nome di Rufy il cuore mi mancò un colpo. Era stato
davvero un colpo di fortuna averlo incontrato…
“ah
meno male…sei ancora qui!” alzai la testa
di scatto. Sarei dovuta essere sola, quindi al suono di quella voce mi
spaventai. Ma appena vidi che era proprio lui mi venne spontaneo un sorriso.
“sono
riuscito a scappare da quel Sanji…” mi
fece lui tutto d’un fiato, prese una sedia e si sedette di fronte a me.
“grazie
per quello che fai per me…” mi venne
spontaneo dirgli.
Lui
mi guardò tutto serio e mi disse che non aveva fatto niente lui, che
c’era un sacco di gente che voleva fare amicizia con me, che dovevo solo
credere un po’ di più in me stessa. Detto questo mi prese il
registro dalle mani “posso continuare da qui?”; lo vidi che
cominciava a scrivere i nomi che non avevo ancora inserito, e tra quelli
c’era proprio il mio. Non aveva una calligrafia bellissima, però
vedere Rufy scrivere il mio nome mi rese felice.
“Monkey
D Rufy è atteso in sala professori!! Alla svelta!!” furono gli
altoparlanti della scuola. Probabilmente era il professore Sanji che
s’era accorto della fuga di Rufy.
“oh
cavolo! Devo scappare!! Ma prometto che torno!!” fece lui prima di
correre verso la porta, lasciandola aperta.
Io
ritorno a scrivere, quando vengo di nuovo interrotta da due figure che entrano
in aula. Erano SweetPea e
Margaret, due mie compagne di classe.
“oh
scusa…prima c’era Rufy no?” mi
chiesero loro e gli risposi io che mi aveva aiutata un po’. Chiesi loro
anche se ne volevano approfittare per rimanere un po’…come
mi aveva detto Rufy dovevo credere un po’ di più in me stessa!
Però
non ricevetti risposta, e pensai che non volessero rimanere con me…quando d’un tratto presero un banco e
l’avvicinarono al mio.
“non
sei arrabbiata vero?” disse Margaret. Io la guardai un po’
stranita.
“pensavamo
ti piacesse stare da sola, così non ci siamo mai avvicinate…”
continuò SweetPea.
Entrambe mi sorrisero.
“vuoi
una mano?”
Quelle
parole mi sembrarono così strane. Quella di oggi era stata davvero una
giornata fantastica, senza precedenti. Avevo fatto un sacco di nuove amicizie.
Finito
il lavoro ringraziai e mi avviai per tornare a casa. Nel corridoio incrociai
Rufy.
“ah!
Uff, hai già finito!!” mi disse lui
portandosi una mano sulla testa “non ti ho aiutato in niente…”
e lo vidi rammaricarsi. Non sapeva quanto si sbagliava, se non fosse stato per
lui niente di niente sarebbe successo, e invece…
Io
gli feci uno dei miei sorrisi migliori, lui mi guardò e arrossì,
per poi sorridermi a sua volta.
“SweetPea e Margaret mi hanno
aiutata” gli dissi per tranquillizzarlo.
“davvero?
Visto che è come ti ho detto io?” era tutto contento.
“si
ma senza di te non sarebbe successo…”
“ancora
non capisci quanto questo sia l’opposto…”
disse lui, ma non capii quello che voleva dire…
Dietro
un angolo del corridoio intanto qualcuno stava ascoltando la conversazione…era quella ragazza bellissima, quella
compagna delle media…
Eccoci
qui! Questo è ufficialmente il capitolo per farmi perdonare u.u e spero che mi abbiate perdonato xD
Sono
felice che ci sono persone che continuano a leggere anche se non recensiscono *-*
grazie *-*