BETWEEN THREE WORLDS

di Dian87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1- lontani ***
Capitolo 2: *** capitolo 2- L'AFFETTO ***
Capitolo 3: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1- lontani ***


CAPITOLO 1- LONTANI

- Va’, Aki!- le ordinò il fratello, spingendola oltre il parapetto, nel pozzo mangia-ossa.

- No, voglio restare a…- la giovane cambiò periodo.- combattere.-

La giovane uscì dal pozzo e si ritrovò in una città che non aveva mai visto prima.

- Questa non è Tokyo.- commentò la ragazza, amareggiata, attraversando una piazza.- E qui non c’è l’Higurashi Jinja. Se solo prendo mio fratello giuro che lo ammazzo, anzi, faccio prima ad ammazzarli tutti e due. Grrr…-

La giovane raggiunse un parco e cercò di sentire qualche odore familiare, ma tutto le sembrava sconosciuto. Prima di lasciare il pozzo aveva cercato di tornare nel suo periodo, ma tutto era parso inutile, avrebbe dovuto raggiungere Tokyo prima di poter ritornare, ma da che parte era Tokyo? Non sapeva nemmeno dove si trovava. La ragazza percepì qualcosa nell’aria e si spostò dal parapetto sul quale si era appoggiata prima che una lingua d’aria magica la colpisse, avvelenandola. La giovane portò una mano alla sua katana, pronta a combattere se Naraku si fosse presentato davanti a lei, ma nessuno si presentò, così rimise a posto la sua katana, un ricordo del padre che non aveva mai conosciuto, al contrario del fratello gemello, e che il maestro che l’aveva forgiata aveva chiamato San-ban-me-sai, terza zanna poiché lei era la terza figlia che aveva avuto e che aveva tenuto con sé, finché aveva potuto. Aki tornò a appoggiarsi al parapetto, osservando l’orizzonte.

"Padre, come puoi vedere da dove ti trovi ora, sono cresciuta e ho scoperto da sola tutte le tecniche segrete della katana che mi lasciasti in eredità, sebbene tu non mi vedesti che una volta da vivo. Il drago che ti uccise è stato sconfitto da mio fratello quando ancora non eravamo stati riuniti dal maestro Totosai, perché quando nostra madre perse la vita io e mio fratello fummo separati. Padre, ti prego, continua a vegliare su mio fratello come hai sempre fatto, anche se ora sa maneggiare la Tessaiga non ha ancora raggiunto il livello che gli permetterà di sconfiggere Naraku, colui che ci uccise già una volta, e proteggi anche mio fratello maggiore, affinché trovi la strada della gentilezza e della passione guidato dalla piccola umana Rin. Ci sentiamo, padre, se il Fato lo vorrà."

- Ehi, Yugi, che ne dici se andiamo al negozio che hanno appena aperto in città?- chiese Jono-uchi all’amico.

- Non saprei, dovrei dare una mano a mio nonno con il negozio: ora che si è rotto la gamba non può muoversi più di tanto.- rispose Yugi.

- Avete visto quella ragazza com’è strana?- sussurrò Anzu ai due amici e a Honda, un loro compagno di scuola.

- Non l’ho mai vista, deve essere straniera, ma è molto carina.- rispose Honda.

- Macché carina: è proprio kirei!- esclamò Jono-uchi, notando la ragazza dai lunghi capelli argentei e dalle orecchie di cane sulla testa.- E ha anche un look molto particolare, vado a parlarle.-

Jono-uchi si avvicinò alla ragazza, ma questa, sovrappensiero e sentendo qualcuno alle sue spalle, estrasse la San-ban-me-sai e gliela puntò alla gola, solo dopo si accorse di ciò che aveva fatto.

- La prego di perdonarmi,- disse la ragazza, voltandosi verso il giovane, facendo un breve inchino e rimettendo la San-ban-me-sai nel suo fodero fatto da uno dei rami di un’antica magnolia.- vorrei consigliarle di non avvicinarsi un quel modo alla gente, alcune persone potrebbero avere reazioni simili alle mie e potrebbero ucciderla.-

- Ehm… va bene…- rispose Jono-uchi.- Sei nuova di qui?-

- Sì,- Aki arrossì, abbassando lo sguardo, e ammise.- mi sono persa. Sa dirmi da che parte si trova Tokyo?-

- Tokyo? È molto lontana. Io mi chiamo Jono-uchi, e tu?-

- Il mio nome è Aki, Jono-uchi-san.-

- Da dove vieni?- le chiese Anzu, avvicinatasi con gli altri.

- Da un luogo senza nome, sull’isola Honshu, alle pendici del monte Haku.- rispose Aki.- E devo assolutamente raggiungere Tokyo.-

- C’è qualcuno che conosci, lì?- chiese Honda.

- Sì, un’amica che abita all’Higurashi Jinja.-

- Cos’hai lì?- chiese Yugi, notando qualcosa che sporgeva dai pantaloni del kariginu rosso della giovane.

Aki prese in mano la carta, ma non ci capiva molto.

- Sapete cos’è?- chiese Aki.

- È una carta del gioco "Magic and Wizards".- rispose Jono-uchi.- Non l’ho mai vista prima.-

- Me la deve aver data mio fratello prima di gettarmi nel pozzo mangia-ossa. Quel baka…- Aki strinse un pugno.

Anzu strinse le spalle alla giovane e Honda le abbassò il pugno.

- Io sono Anzu, loro sono Honda e Yugi.- le presentò Anzu.

- Piacere di conoscervi, io sono Aki, una…- ma s’interruppe subito, ricordandosi quanti guai avevano passato lei e il fratello per la loro condizione di hanyou.

- Cosa sei?- chiese Jono-uchi.

- Nulla di particolare.- rispose Aki, abbozzando a un sorriso.

Aki sapeva che si poteva fidare di quei ragazzi, lo sentiva dentro, come, quando era piccola, sentiva ciò che provavano gli esseri umani che incontrava e ciò la turbava, anche se l’unico con cui ne parlava era il fratello. Aki intercettò l’odore mefistofelico di Naraku e si voltò verso il mare, mentre una colonna di Saimyosho di Naraku s’innalzava verso il cielo e ricadeva sul punto in cui Aki si trovava.

- Mettetevi al sicuro!- ordinò Aki, estraendo la San-ban-me-sai dal suo fodero e percependo il Taglio nel vento.- Tornate da Naraku!-

Aki colpì i Saimyosho e li eliminò tutti in una volta sola, dopo rimise via la katana mentre quello che rimaneva dei Saimyosho ricadeva a terra. Il fantoccio di Naraku comparve davanti a lei.

- Non raggiungerai mai Tokyo, Aki, rinuncia fin da ora a rivedere tuo fratello e gli altri!-

- BASTARDO!- esclamò Aki, colpendolo in pieno con i suoi artigli.

Il fantoccio esplose, Aki fu gettata indietro e così perse i sensi.



N.d.Aki: se non ci sono nuovi commenti non ci sono capitoli nuovi

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Capitolo 2
*** capitolo 2- L'AFFETTO ***


CAPITOLO 2

CAPITOLO 2- L’AFFETTO

Erano ormai tre giorni che Aki non dava segni di ripresa di conoscenza e tutti si stavano preoccupando per la salute della giovane. Il più preoccupato di tutti, però, era Jono-uchi, che non sapeva darsi una spiegazione per ciò che era successo, soprattutto perché era la prima volta che tentava di avere una relazione seria con una ragazza.

- Come sta?- chiese Jono-uchi al nonno di Yugi.

- Potrebbe stare meglio, questo è sicuro, ma lei non è totalmente umana.- rispose il nonno.- Non so che effetto possono avere le medicine sul suo metabolismo.-

- Quando si è presentata non ci ha parlato del suo essere diversa.- commentò Honda.

- Perché non vuole essere diversa da noi, deve aver sofferto molto quand’era più piccola, nemmeno si muove se ha incubi o cose simili.- rispose il nonno.- È stata molto sfortunata.-

Aki rimase immobile: già da qualche ora aveva ripreso conoscenza, ma aveva imparato a stare immobile fino a quando non avrebbe saputo se si poteva fidare delle persone nel luogo in cui si trovava. Aki sentì che tutti se ne andavano meno Jono-uchi e, dopo circa un’oretta, Aki riaprì gli occhi e vide Jono-uchi che si era addormentato con la testa appoggiata sul letto. Aki sorrise: Jono-uchi le ricordava un po’ suo fratello gemello, che vegliava sempre su di lei come se fosse ancora una bambina di pochi anni. Aki si allacciò più stretto il kariginu, si mise la sua katana al fianco, temendo di dimenticarla, anche se non l’aveva mai dimenticata da nessuna parte, e si chinò su Jono-uchi.

- Vi ringrazio per esservi presi cura di me, ma ora devo andarmene perché altrimenti c’è la possibilità che voi moriate.- gli sussurrò all’orecchio.- È stato bello conoscervi. Addio.-

Aki era a metà tra il diventare umana e l’essere hanyou, quando Jono-uchi le prese la mano, risvegliandosi.

- Non andartene, Aki, rimani con noi.- la pregò Jono-uchi, osservandola.

- Devo, non è la mia volontà, devo tornare nel mio periodo, da mio fratello. È stato un miracolo che non sono morta per l’attacco di Naraku, perché la sua intenzione è sempre stata uccidere me, mio fratello e tutti coloro che ci sono vicini. Se rimanessi qui metterei in pericolo anche la vostra vita.-

- Che ti è successo ai capelli e alle orecchie?-

- Io sono un’hanyou, una mezzo sangue, è una mia caratteristica quella di cambiare corpo. Ci sono volte, una al mese, in cui il mio sangue perde la caratteristica del demone e altre in cui sono io a sopirlo per poter girare nei villaggi senza suscitare sospetti sulla mia natura. Questa notte ho scelto di andarmene così. Addio, Jono-uchi-san.-

Aki si diresse verso la finestra, terminando il passaggio da hanyou a umana, uscì silenziosamente mentre una fitta pioggia cominciava a cadere.

- AKI!- urlò Jono-uchi, prima di vederla sparire nella pioggia.

Yugi si svegliò e raggiunse l’amico, ma, quando arrivò nella stanza in cui si trovava non c’erano più né Jono-uchi né Aki e avvisò il nonno della scomparsa di entrambi. Intanto Aki aveva raggiunto una cartina e vide quanto era distante da Tokyo, aveva imparato da Kagome a leggere le cartine topografiche, e cominciò a correre verso il sud. Avrebbe raggiunto suo fratello e gli altri anche a costo di morire nel viaggio, ormai non aveva più dubbi su ciò che doveva fare. Aki si dovette fermare perché incontrò dei teppisti che la circondarono.

- Ma guarda, una ragazza che corre sola di notte!- rise uno che sembrava il capo.

- Non ho tempo da perdere con voi.- rispose Aki, muovendo un passo nella direzione in cui doveva andare, ma fu subito fermata da un altro teppista.

- Tu non vai da nessuna parte, bellezza.- ribatté quello che l’aveva fermata.

Aki tornò al suo corpo hanyou e i teppisti se la diedero a gambe. Doveva percorrere 700 km prima di poter tornare da suo fratello e non aveva tempo da perdere.

- AKI!- urlò una voce e l’hanyou, sorpresa si voltò, vedendo Jono-uchi.- Ti stai bagnando e sei fradicia, ti porto in un posto in cui non piove.-

- Mi spiace, Jono-uchi-san, ma non posso venire con te: devo tornare nel mio periodo, il Sengoku Jidai, come viene chiamato da voi perché ci sono guerre ovunque. Non posso permettermi alcun contrattempo e il viaggio che ho da fare è molto lungo.-

- Almeno lascia che ti accompagniamo, così arriverai più in fretta che da sola.-

- Sai… anche mio fratello una volta mi disse una cosa del genere, ma allora continuai per la mia strada e non lo rividi che dopo cinquanta anni, quando mi risvegliai da un coma profondo causato da uno youkai molto potente che solo dopo cinquanta anni e con l’aiuto della katana che porto con me riuscii a sconfiggere.-

- Allora non fare in modo che una cosa accada di nuovo.-

- Devo andarmene. Addio, Jono-uchi-san.-

Jono-uchi prese la mano di Aki un attimo prima che questa spiccasse un salto, voltandola verso di sé e abbracciandola.

- Se devi andartene, voglio venire con te.-

- Non puoi… non puoi morire.- ribatté Aki, con le lacrime agli occhi.- Per questo non puoi venire.-

Aki voltò la testa, Jono-uchi la portò in riva al mare e la strinse a sé.

- Se tu muori non ci sarà più nulla per cui valga la pena combattere se non la vendetta e io non voglio essere una macchina di morte e di vendetta.- disse Aki, appoggiando la testa sulla sua spalla e singhiozzando.

- Ma potrei esserti d’aiuto combattendo.- ribatté dolce Jono-uchi.

- Non sai con che razza di hanyou dovresti combattere, ogni giorno che passa lui diventa sempre più forte.-

Jono-uchi le sollevò il viso e la baciò dolcemente, lasciandola sorpresa. Intanto il nonno di Yugi aveva chiamato quello di Kagome e l’aveva avvisato della situazione di cui era a conoscenza e la ragazza, che era tornata nel suo periodo a causa di alcuni test, si era precipitata nel Sengoku Jidai per avvisare il fratello di Aki che lei era ancora viva e per far riunire i due fratelli gemelli. Così ora, sottovento, Yugi, Anzu, Honda, Kagome e il fratello di Aki osservavano la scena dei due ragazzi in riva al mare.

- Addio, Jono-uchi-san. Devo andare.- disse infine Aki, separandosi con dolore da lui e correndo via sulla spiaggia.

- NEE-CHAN!- urlò il fratello di Aki, uscendo dal nascondiglio e comparendo davanti a lei,

- Nii-chan?- mormorò Aki, sorpresa.

Il giovane hanyou la raggiunse e la prese per le spalle, Aki era più piccola di lui di pochi centimetri, voltandola verso Jono-uchi.

- Non sono venuto qui solo per vederti soffrire, nee-chan, anche tu devi essere felice. Non conoscesti nostro padre, ma sappilo che lui avrebbe voluto che fossimo contenti, come nostra madre, di cui abbiamo un’immagine molto sfuocata nei nostri cuori.-

- Nii-chan, e Naraku?-

- Ci metterà fin troppo tempo prima di riuscire a recuperare tutti i suoi pezzi. Va’ da lui, nee-chan.-

Aki annuì e si mosse prima lentamente, dopo corse da Jono-uchi e si gettò fra le sue braccia. Kagome raggiunse il fratello di Aki e gli circondò la vita con un braccio.

- INU-KUN!- esclamò Aki.- QUESTA DOVREBBE ESSERE TUA!-

Aki gli lanciò la carta e Inu Yasha la prese al volo. Kagome sbirciò la carta: era un pezzo unico, la demolizione di ogni barriera, l’amore.



N.d.Aki: ringrazio Killkenny per il suo commento. Hai centrato in pieno le serie, solo che l'ultima non estiste, si capirà meglio nell'epilogo

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Capitolo 3
*** EPILOGO ***


EPILOGO

EPILOGO

Naraku era effettivamente morto, nessuno poteva più salvarlo e ciò che rimase di lui fu custodito per sempre da Kikyo, che ormai aveva perso ogni speranza di avere solo per sé Inu Yasha e per questo, con l’urna che conteneva ciò che era rimasto di Naraku/Onigumo si era ritirata in un posto irraggiungibile per qualunque essere umano, continuando a sopravvivere con le anime delle donne morte in tristezza. Kagome si era diplomata con il massimo dei voti, perfino a lei pareva strano visto tutto il tempo passato nel Sengoku Jidai, e viveva all'Higurashi Jinja assieme a Inu Yasha, che aveva assunto definitivamente l’aspetto umano senza l’aiuto della Shikon no Tama. Shippo crebbe e protesse il villaggio in cui viveva Satsuki, la bambina di cui si era innamorato quando era stato in viaggio con Inu Yasha e gli altri e avevano visto il fiore di pietra, Miroku aveva finalmente interrotto la maledizione di Naraku e si era sposato con Sango, la quale aspettava un bambino proprio dal houshi che aveva finalmente messo la testa a posto. Kaede raggiunse la veneranda età di centocinquanta anni e morì felice. Yugi aveva aiutato lo spirito del Puzzle a salvare un’altra volta il mondo, era cresciuto, si era sposato con Anzu, che intanto si era laureata in medicina, e conduceva il negozio del nonno, che era passato a miglior vita a circa cento anni. Honda era diventato capo della polizia e si era sposato con una donna americana che aveva conosciuto in un meeting. Quanto a Jono-uchi e Aki, di loro non si seppe altro che si trasferirono in un altro Paese per cominciare insieme una nuova vita. Altro su di loro non fu tramandato dalle fonti che consultai e non dispero di conoscere, un giorno, la verità su ciò che veramente accadde un millennio fa, perché la macchina del tempo non è ancora stata perfezionata e i dati che mi sono pervenuti, a me che sono una studiosa del periodo antico, non sono del tutto completi. È ironico: ora che la terza guerra mondiale è alle porte c’è solo una cosa che può fermarla, la verità su ciò che accadde e che io ho tentato di ricostruire in una presentazione più o meno fedele. Millennium, la nave su cui mi trovo per terminare il lavoro, sta raggiungendo il porto che mi permetterà di rendere noto a tutti una versione di ciò che può essere stato. Certo, non che la vita sia diventata di qualità molto scadente: il terzo mondo non esiste più perché ora è il primo o il secondo mondo, ma il fragile equilibrio può essere spezzato da un momento all’altro. Spero che i governanti leggano anche questa supplica finale, perché non c’è altra possibilità per evitare la guerra e non posso scrivere un nuovo testo sacro, questo non è il mio ruolo, non sono una teologa, sono solo una studiosa e nemmeno maggiorenne, ma c’è qualcosa che sentono in me che fa sì che si fidino di me. Non so cosa sia, ma forse sarà per quelle buffe orecchie da cane che mi ritrovo sulla testa? O per gli artigli? Forse per gli occhi ambrati o per il kariginu rosso che mi ostino a indossare sempre? Millennium sta attraccando e con la mia nave arriva anche la nuova speranza affinché la terza guerra mondiale non abbia inizio. Lo so, non è il modo di terminare un documento sulla storia antica, ma le mie orecchie sono davvero così buffe?



N.d.Aki: spero che vi sia piaciuta

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