All I want for Christmas are the Warblers!

di iwashere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In warbler tradition. ***
Capitolo 2: *** Di filosofia e biscotti a forma di albero. ***
Capitolo 3: *** "Non sono caduto!" ***
Capitolo 4: *** "Davvero?" ***
Capitolo 5: *** Try to tell you stop but your lipstick’s got me so out of breath! ***
Capitolo 6: *** Can you love my dark side? ***
Capitolo 7: *** Carta da pacco, adesivi e CD. ***
Capitolo 8: *** Rovinare delle sorprese e farne delle altre. ***



Capitolo 1
*** In warbler tradition. ***


Lunedì 17 Dicembre: Il calore del camino…
 

In Warbler tradition.

 
Ad un occhio esterno, i quattordici ragazzi che si stanno spintonando per vedere al meglio quel qualcosa che si trova al centro del loro semicerchio potrebbero sembrare una banda di pazzi o dei fan sfegatati di una qualche band. Ma il fatto che abbiano tutti una divisa uguale e perfettamente stirata desta qualche sospetto. E anche il fatto che siano al chiuso, in una sala comune, effettivamente. Ma alla Dalton Accademy nulla è sospetto, men che meno nella sala dei Warblers, il Glee Club della scuola.
“Trent smettila di spingere, ci vediamo tutti!” il ragazzo biondo che parla, Jeff, è schiacciato tra il suo compagno di stanza, Nick, e il suddetto Trent, che sta forzando tutto il gruppo per cercare di osservare meglio.
“Un giorno mi spiegherete perché stiamo tutti qui schiacciati come sardine. E per vedere cosa, esattamente?” Sebastian Smythe non si smentisce mai, se non gli piace una cosa si lamenta come un bambino. E ovviamente assilla tutto il resto del mondo. Si comporta così dall’inizio della giornata, continua a chiedere a chiunque il perché di quella riunione straordinaria indetta dal suo compagno di stanza Thad Harwood, che però si rifiuta di dargli una risposta.
“Te l’ho già detto, Smythe, tutto sarà svelato a tempo debito.” Come faccia Thad ad essere così professionale e severo è un mistero per tutti. Però quando pronuncia quella frase tutta la sala comune si zittisce immediatamente, come se si aspettasse che lui continui. “Mancano solo cinque minuti – giusto Richard?” l’altro membro del consiglio da una veloce occhiata al suo orologio e poi annuisce sorridendo al suo compagno.
Per il tempo mancante a ciò che tutti i Warblers stanno aspettando, ognuno di loro parla sottovoce con gli altri e si crea il tipico brusio che c’è solitamente prima dell’inizio di una riunione. Il silenzio ritorna solo quando le porte della sala si aprono e mostrano la figura di Wes Montgomery, l’ex capo del consiglio nonché figura fraterna di riferimento per ogni studente della Dalton. Wes sorride a tutti, però chiede che i saluti vengano rimandati a più tardi, perché tutti gli Usignoli di erano già precipitati ad abbracciarlo. Si avvicina a Thad e Richard e dopo chiede a tutti di sedersi da qualche parte per la sala, e tutti ubbidiscono. I tre ragazzi si avvicinano al camino e mentre Richard e Thad cominciano a spostare la legna al suo interno, Wes prende la parola.
“Bene, Warblers, benvenuti all’annuale giornata dell’accensione del camino della Dalton!” Sebastian sbarra gli occhi, sposta lo sguardo su tutti i suoi compagni e fa per alzarsi, ma Wes lo fulmina con lo sguardo e lo rimprovera. “Non ti azzardare, Sebastian! Questa è una tradizione, per noi, e tu come capitano degli Warblers devi rispettarla come tutti gli altri. Quindi siediti, per favore.” Ricalca le ultime parole, come a ricordargli che la sua non è una richiesta, ma quasi un ordine. Insomma, è stato il capo del consiglio per anni, deve farsi rispettare anche da Sebastian-non do ascolto a nessuno-Smythe. E il francese accetta la sua richiesta e si siede, però si lascia scappare un “che diavolo mi tocca fare” che riflette tutto il suo poco entusiasmo. “Il motivo per cui sono qui, è che Thad e Richard mi hanno chiesto di aiutarli, quest’anno. E ovviamente sono tornato anche perché mi mancate, ragazzi.” Gli occhi di tutti si illuminano e sorridono a Wes con un affetto indescrivibile, perché loro in fondo sono una famiglia. Nel frattempo, gli altri due ragazzi sono tornati al fianco di Montgomery, e Harwood gli fa segno che posso iniziare. Così Wes riprende la parola, mentre armeggia con la tasca della tracolla cercando disperatamente qualcosa. “Come vi accennavo prima, questa è una vera e propria tradizione della Dalton, perché accendere il camino segna l’inizio della stagione invernale e ovviamente anche l’inizio della stagione delle competizioni canore. Solitamente insieme alla legna facciamo bruciare anche un fiore di lavanda, come buon auspicio.*” l’ex capo del consiglio si gira per inserire nel mucchio anche la pianta, ma la voce di Smythe lo ferma e lo fa voltare.
“Considerata tutta la fortuna che abbiamo avuto negli scorsi anni sarebbe meglio non farlo bruciare, questo fiore di lavanda.” Il suo ghigno, che ormai è un marchio di fabbrica, è già impresso sulle sue labbra prima ancora che si alzi e si metta al posto di Wes. “Warblers, essendo io il vostro capitano, decido che oggi cambiamo la tradizione, niente più fiori di lavanda e niente più camini. Anche perché se me l’avessero detto prima” scocca uno sguardo adirato verso Harwood “non avrei perso qui tutto il pomeriggio. Quindi, miei cari, vi lascio il pomeriggio libero, divertitevi!” Sebastian fa per andarsene quando la mano di Thad corre al suo braccio e lo ferma. Lo guarda stranito, e i suoi occhi si incrociano con quelli arrabbiati e delusi dell’altro. “Tu non cambierai proprio nessuna tradizione, Sebastian. Se non vuoi partecipare sei libero di farlo – anche se ci rattristerebbe tutti - ma è una cosa che facciamo da anni e ci siamo molto legati, quindi non apporterai dei cambiamenti molto più grandi di te.” Forse sarà il tono deciso, o il suo sguardo triste e determinato, ma Smythe si sente come un bambino sgridato da un genitore perché ha superato il limite. E lo fa arrabbiare, da morire, perché sa anche che Harwood ha ragione. Forse ha esagerato un po’, sapendo quanto i Warblers siano legati alle loro centenarie tradizioni. “Oh, d’accordo, accendiamo questo camino ma sbrighiamoci, d’accordo?” Sebastian usa un tono di sufficienza e si siede sulla poltrona con poca grazia, però non riesce a trattenere un sorriso quando vede la sala quasi esultare al suo cambiamento di idea. Thad sorride radioso verso di lui e poi si gira per fare ciò che tutti stavano aspettando, dando così inizio al periodo invernale.
Il resto del pomeriggio passa tranquillamente tra canzoni improvvisate, aneddoti sulla vita universitaria di Wes e gli sbuffi di Sebastian – che si è fatto convincere a restare da un paio di occhioni scuri – mentre tutti si godono il calore del camino.
 
 
 
Ehm, ehm, buongiorno buonasera! Altissimo tasso di nosense, ma dopo tutto sono loro a ispirarmi questo genere di storie! E poi Wes mi ha gentilmente chiesto di raccontare della loro tradizione, ho dovuto accontentarlo! (:
*la storia dei fiori di lavanda è una tradizione made by my grandmother. <3
 
Tatiana.

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Capitolo 2
*** Di filosofia e biscotti a forma di albero. ***


Martedì 18 Dicembre: Cioccolata in tazza.
N.d.A.: Probabile OOC e molto fluff.

 

Di filosofia e biscotti a forma di albero.

 

Sebastian si teneva alla larga da tutto ciò che fosse anche solo lontanamente utile per cucinare qualcosa. Era sempre stato così, fin da quando era piccolo: se suo fratello adorava aiutare la loro domestica a preparare la torta della domenica, lui invece preferiva di gran lunga mangiarla e basta. Non gli piaceva rompere le uova, troppo viscide per i suoi gusti, ne usare la farina, perché si sarebbe di certo sporcato tutti i vestiti nell’usarla. E così il francese era cresciuto senza aver mai mosso un dito per preparare qualcosa di commestibile, e per diciotto anni era andato tutto benissimo. Fino ad oggi.
Sebastian si trova nella cucina della Dalton, e sta litigando con una busta di zucchero che non vuole aprirsi per fargli pesare la quantità di prodotto di cui ha bisogno. Ogni dieci minuti si ripone la stessa domanda: ma che diavolo sto cercando di fare? Poi gli si forma in mente l’immagine del suo Thad che sta studiando filosofia da quella mattina presto e si rimbocca le maniche, perché gli ha promesso che un giorno gli avrebbe preparato i biscotti.
 
Nella stanza numero venti della Dalton, Sebastian Smythe sta imprecando contro un libro di matematica, mentre il suo compagno cerca di aiutarlo a capire.
“E’ inutile Thad, i radicali* non li capirò mai, rinunciamoci!” Smythe si alza dal letto facendo cadere tutti i fogli pieni di esercizi e di calcoli e va in bagno intenzionato a farsi una doccia per togliersi di dosso tutte quelle maledette radici algebriche, prima dell’allenamento.
“Eh, no Seb, dove credi di andare? E non azzardarti a chiuderti dentro perché-“ ma ormai Harwood sta parlando ad una porta, e quando sente il getto dell’acqua aprirsi capisce che è inutile insistere, per ora Sebastian ne ha abbastanza. Mentre cerca di mettere a posto tutto il disordine che c’è sui loro letti, gli viene un’idea geniale, e potrebbe giurare di aver visto una lampadina accendersi in corrispondenza del suo cervello. Si toglie la divisa in fretta, indossa una maglietta nera e scappa via dalla stanza quasi dimenticandosi di chiudere la porta.
Quando Sebastian esce dalla doccia, in camera non trova nessuno. Mentre si veste cerca di pensare a cosa abbia avuto di tanto importante da fare Thad per abbandonarlo lì così, proprio ora che aveva riconsiderato l’idea di studiare algebra. Indossa la tuta e dopo aver preparato il borsone, controllando porta e cellulare ogni cinque minuti, esce per avviarsi al campo della Dalton, maledicendo Thad perché sa già che si allenerà in modo terribile e che il coach lo riprenderà.
Tornato in camera, Harwood ancora non c’è e Smythe sta cominciando davvero a preoccuparsi. Prende il telefono e comincia a comporre il numero del compagno di stanza mentre si infila la maglietta che usa per dormire – una T-shirt grigia dei Giants** che ha la sua età  - ma la porta si apre e l’ispanico con cui divide la stanza entra nel suo campo visivo.
“Ebbene, dov’eri finito Harwood?” chiede subito, con un tono da moglie gelosa che però non vorrebbe avere. Thad gli sorride felice e gli mostra il pacchetto che teneva dietro la schiena fino a qualche secondo fa. Gli fa segno di lasciargli spazio per sedersi sul letto al suo fianco, e poi apre il fazzoletto che custodiva il frutto dei suoi sforzi dell’ultima ora.
“Mi… Mi hai fatto dei biscotti, Thad?” l’altro si apre in un sorriso ancora più radioso del precedente e lo invita ad assaggiarne un mentre gli spiega il motivo di questa decisione.
“Quand’ero piccolo, mia madre mi preparava sempre la merenda. E se alcuni pomeriggi finivo con l’impazzire dietro un compito particolarmente difficile, mi preparava questi biscotti con la cioccolata calda, e io ero talmente contento da dimenticarmi della difficoltà della materia e tornavo a studiare molto più rilassato di prima. Ho pensato che magari avrebbe giovato anche a te, quindi sì, ti ho preparato dei biscotti.”
Sebastian sorride, e appena ha finito di mangiare quella che è la merenda più buona di tutta la sua vita, si sporge per baciare il suo ragazzo e in un secondo se ne esce con quella promessa: “Te li preparerò anche io i biscotti un giorno Thaddy, con tanto di cioccolata, giuro.”
 
E così Sebastian si ritrova in quella cucina, a cercare degli stampini per biscotti a forma di albero per preparare uno spuntino al suo ragazzo che sta maledicendo il suo libro di filosofia in tutte le lingue che conosce. E nonostante sentirlo imprecare in spagnolo sia molto eccitante, sa che deve tener fede alla sua promessa, quindi si allunga per prendere la carta forno, la stende sulla teglia e inforna i biscotti, mentre fa bollire il latte per la cioccolata. Prende due tazze e due cucchiai, controlla che tutto sia quasi pronto e manda un messaggio al suo compagno di stanza chiedendogli di scendere in cucina. Mentre aspetta che Thad arrivi, mette i  biscotti – quelli che non si sono bruciati – in un piatto e tira fuori i piattini per le due tazze. Le riempie di cioccolata calda e aspetta. Harwood ci mette altre due minuti ad arrivare, e quando apre la porta e lo vede seduto a guardarlo con il suo ghigno, si apre in uno di quei sorrisi che potrebbero mettere a posto ogni cosa a e va a posizionarsi di fronte a Sebastian.
“Quindi, mi hai preparato la merenda. Cioè, hai cucinato dei biscotti: devo avere paura di morire mangiandoli?” lo prende in giro, Thad, e la faccia offesa del compagno lo fanno scoppiare a ridere di cuore.
“Io per una volta faccio una cosa carina per te e tu mi ridi in faccia? Bel comportamento Harwood. Ah, ma sai che ti dico? Io adesso mi porto i biscotti e la cioccolata in stanza, e ti chiudo fuori, senza il libro così vedremo come ci arriverai al test domani!” Si alza dalla sedia e prende la tazza, ma Thad lo ferma, baciandolo con passione per dimostrargli quanto gli sia grato per quello che ha fatto.
“Sei stato gentilissimo Sebby. Però la prossima volta, metti più zucchero nella cioccolata, d’accordo?”
 

* i radicali sanno essere odiosi, ve l’assicuro.
** qualcuno ha detto Grant?
Here we are again! Seconda shot piena di fluff e OOC.
Spero vi piaccia ci sentiamo domani! (:
Tatiana.

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Capitolo 3
*** "Non sono caduto!" ***


Mercoledì 19 Dicembre: Pattinare sul ghiaccio.

 
 

“Non sono caduto!”

 

Jeff Sterling aveva un potere persuasivo molto alto e sapeva sfruttarlo al meglio.
Se Thad non voleva prestargli gli appunti di chimica lui non faceva altro se non ricordargli con il suo sorriso d’angelo che sapeva tutto sulla sua cotta colossale per il loro leader, e i fogli pieni di scritte indecifrabili e disegni apparivano sul suo banco alla velocità della luce.
Quando Wes decideva di prendersi l’ultima brioche all’albicocca, il biondo usava a suo favore l’immenso amore di Montgomery per il suo martelletto perché insomma, chiunque alla Dalton sapeva che i cornetti all’albicocca erano di Jeff.
Jeff Sterling sta usando le sue tecniche di persuasione anche quella mattina: il suo ragazzo, Nick Duvall, aveva deciso che non si sarebbe alzato e così sarebbe stato. Ma Jeff ha altri piani.
“Eddai Nicky alzati! Tanto so che sei già sveglio, è inutile che fingi di dormire!” Jeff salta sul letto del suo compagno di stanza ma questo non accenna a muoversi. Allora decide di passare alle maniere forti: infila una mano sotto il piumino azzurro che copre Nick fino alle orecchie e, una volta riconosciuto il suo petto, prende a fargli il solletico. Nick scatta come una molla appena le dita di Jeff cominciano a muoversi velocemente all’altezza dei suoi fianchi, e dopo aver cercato di divincolarsi ed essere scoppiato a ridere di gusto, implora pietà dal suo ragazzo.
“D’accordo, d’accordo” riprende fiato “sono sveglio e al tuo servizio Jeffie. Cosa c’è di così importante da svegliarmi alle…” da un’occhiata alla sveglia sul comodino, perfettamente incastrata tra la lampada e il libro di storia “alle nove di domenica? Cioè sei serio Jeff? A meno che non ti sia morto il gatto io torno a dormire!” Nick si ricopre la testa con la coperta, però si fa più in là sul letto, per lasciare spazio al suo ragazzo che, recepita la muta richiesta, si butta sotto il piumone con lui correndo ad abbracciarlo.
“No, tesoro, il mio gattino sta bene. Grazie per l’interessamento, comunque.” Gli scocca un bacio sulla guancia e sotterra il viso nell’incavo del suo collo “oggi è la prima domenica d’inverno. Non pensi dovremmo fare qualcosa di speciale?”
Nick lo guarda negli occhi riconoscendo quella scintilla che brilla sempre quando Jeff ha già un piano in mente, e sa che non potrà fare altro che assecondarlo.
 
 


Nicholas Duvall non si è mai sentito più stupido e felice di così, in questo momento. Si è fatto vestire e trascinare dal suo ragazzo fino alla pista di pattinaggio più vicina e adesso sto sorridendo sotto i baffi, mentre si slaccia le scarpe, perché Jeff sta parlando a macchinetta da dieci minuti buoni di quanto sia felice di essere lì.
“Sai Nicky, in California non lo facevo mai! Andare a pattinare all’inizio di Dicembre, intendo. I miei amici non ne avevano mai voglia perché là faceva ancora caldo, in questo periodo. Dovrei dirlo a mio fratello quando torniamo! Magari facciamo anche una foto: gliela spedirò via e-mail, è deciso! Non pensi sia un’idea fantastica Nick?” Jeff si gira sorridendo verso il moro ma si accorge che al suo fianco non c’è più nessuno. Sgrana gli occhi, si guarda intorno e poi la sente: la risata più bella del mondo. Nick sta già pattinando sul ghiaccio e gira su se stesso tenendo lo sguardo fisso sul biondo. Jeff ci mette un secondo ad alzarsi, entrare in pista e cominciare a rincorrerlo. Vanno avanti così per un bel po’, prima che il più alto arrivi alla giacca grigia di Nick sfiorandola e urlando “Ti ho preso!”. L’altro ride in risposta, perché gli sembra di giocare come faceva da piccolo, ma perde l’equilibrio e cade, portandosi giù anche Jeff che finisce per tirargli una testata all’altezza dei polmoni.
Si guardano negli occhi per qualche secondo, e Nick non può fare a meno di comparare quel momento con le scene di tutti quei film sentimentali che guarda sempre il suo compagno di stanza. E, si ricorda, a quel punto i due protagonisti di baciano, quindi si prepara a ricevere quello che Jeff potrebbe definire ‘il bacio più romantico di sempre’ ma in risposta lo vede alzarsi e cominciare a correre. E l’unica cosa che riesce a captare delle frasi sconnesse che il suo ragazzo gli sta rivolgendo tra le risate è “Non sono stato io a cadere, sei stato tu! Adesso devi prendermi, sempre se ci riesci!

 
 
Sono stranamente soddisfatta di questa shot. Ma forse, sarà merito dei Niff! *spupazza*
Spero vi piaccia così com’è piaciuto a me scriverla! (:
Tatiana.

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Capitolo 4
*** "Davvero?" ***


Giovedì 20 Dicembre: Neve / Bufera di neve.
 

“Davvero?”

 
 

Quando si era trasferito alla Dalton, Hunter pensava che lì avrebbe avuto una vita molto più tranquilla e una media più elevata: si era ricreduto dopo il primo compito a sorpresa e la successiva insufficienza che ne era derivata.
Quando aveva scoperto che avrebbe dovuto dividere la stanza con un altro ragazzo, aveva sbraitato contro il preside per avere una camera singola, senza successo, perché “sicuramente il mio compagno di stanza sarò uno sfigato epico” : si era ricreduto quando, la seconda settimana di convivenza, Trent aveva portato in camera il nuovo videogioco di Jeff e gli aveva chiesto di giocare con lui.
Quando gli avevano offerto il posto di capitano degli Warblers, aveva accettato con gioia perché sapeva quanto fossero in cerca di un leader che li portasse alla vittoria e la loro reputazione come glee club più preciso e composto dell’Ohio lo aveva convinto.
Hunter Clarington si sta ricredendo sui Warblers proprio in questo momento.
“Non ho ben capito, che diavolo volete fare voi?” tutta la sala si zittisce e si gira verso Nick, che arrossisce di botto e cerca di nascondersi dietro il suo ragazzo biondo. Ma Hunter non desiste, è il capo e deve imporsi, no?
“Duvall, penso sia stata una tua idea. Di grazia, mi spieghi cos’hai in mente?” forza un falso sorriso e fissa l’altro negli occhi, come ad obbligarlo a dire la verità.
“Ecco, dato che ha nevicato per tutta la notte e fuori è tutto completamente bianco, noi vorremmo, ehm, saltareleprovepergiocareapalledinevequestopomeriggio.” L’ultima frase gli esce tutta d’un fiato, sia per la paura che Hunter dica di no, sia perché punisca lui, essendo il padre dell’idea stessa.
Il capitano strizza gli occhi e storce il naso, cercando di carpire il maggior numero di parole del discorso di Nick. Poi, rendendosi conto che non può arrivare ad una soluzione soltanto con delle vocali messe in fila, chiede nuovamente “Ripeti, Duvall. E scandisci per amor del cielo!”
Ma stavolta è Smythe a rispondere per lui. “Vogliono passare il pomeriggio fuori a giocare, piuttosto che stare chiusi qui dentro delle ore con te che urli dietro a qualunque cosa si muova troppo o troppo poco.” Sebastian si porta le dita alla tempia, perché questo tempo gli provoca un mal di testa tremendo e l’unica cosa che odia più delle emicrania è andare in bianco. Hunter nel frattempo sbarra gli occhi, passa dall’essere pallido come un lenzuolo a rosso di rabbia, poi prende un bel respiro e si calma.
“Davvero, ragazzi? Abbiamo appena vinto le provinciali, e adesso avete intenzione di sedervi sugli allori?” sembra deluso, ma in realtà è solo quel tipo di ragazzo che pretende. Pretende il meglio da tutti e vuole eccellere in qualunque cosa.
“Hunt, non ti sembra di esagerare un po’? In fondo tra due settimane le lezioni scolastiche finiranno e avremo ben quattro giorni per provare intere ore!” Trent gli sorride timidamente e cerca di convincerlo. Clarington lo guarda attentamente, ci pensa un po’ su e poi gli sorride di rimando.
“Forse potremmo uscire per un paio d’ore…”

 
 
Beh, non credo ci siamo molto da dire. Questa segue la sagra del nonsense, effettivamente.
Spero vi piaccia, a domani stasera, dato che ieri EFP non voleva farmi aggiornare!
Tatiana. (:

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Capitolo 5
*** Try to tell you stop but your lipstick’s got me so out of breath! ***


Venerdì 21 Dicembre: Baci sotto al vischio.
N.d.A.: time!AU, siamo durante la seconda stagione.

 

Try to tell you stop but your lipstick’s got me so out of breath!

 
 

La Dalton era stata addobbata il 7 Dicembre, e tutti gli studenti avevano partecipato, ma senza dubbio i più felici di quella pratica erano stati gli warblers: sotto la saggia giuda di Flint e Kurt – che erano stati scelti apposta, dopo svariate selezioni, grazie alla loro passione rispettivamente per il Natale e per la moda – in tutta la scuola c’erano in totale un centinaio di ghirlande, una ventina di festoni e l’unico e bellissimo albero che stava in sala prove era decorato con un numero infinito di addobbi.
Tutti pensavano che la Dalton fosse più che pronta ad accogliere il Natale a braccia aperte, ma Jeff non ne era così sicuro.
Oggi, 21 Dicembre, l’accademia conta, tra le sue decorazioni, anche quindici rametti di vischio sparsi in giro tra aule, palestre e qualunque altro tipo di porta. Nessuno dei warblers si era lamentato di questo, anche perché nessuno aveva ancora capito dove Sterling volesse realmente andare a parare.
L’unico ad aver capito tutto e subito era stato Nick: lui sapeva meglio di chiunque altro quando Jeff sapesse essere una fangirl, se si parlava di Kurt e Blaine.
 
Quando Nick entra in camera, Jeff sbarra gli occhi e corre a mettersi davanti al proprio letto, impedendo all’altro di vedere cosa ci sia appoggiato sopra.
“Oh, ciao Nicky! Ma oggi non dovevi studiare tutto il pomeriggio in biblioteca?” il tono di voce di Jeff è insolitamente alto e questa fa insospettire ancora di più il suo compagno di stanza.
“Io… In realtà sì, ma ho finito prima…” cerca di sporgersi per guardare ad ogni parola pronunciata, ma Jeff lo segue nei movimenti facendolo fallire ogni volta.
“Insomma Jeffie, si può sapere cosa mi stai nascondendo, là dietro?” Nick lo squadra attentamente e il piano di Jeff si sgretola sotto il suo sguardo. Si sposta di lato e gli mostra i rametti di vischio. Nick spalanca un attimo la bocca, poi chiede spiegazioni.
“Perché questo Natale, Blaine e Kurt devono baciarsi! Sono cotti l’uno dell’altro e non se ne sono ancora resi conto! Sto solo cercando di dare una mano…” Abbassa gli occhi come un bambino pentito, Nick va a rialzargli il mento con due dita e gli stampa un dolcissimo bacio sulla labbra.
“Hai bisogno di aiuto, Jeffie?”
 
E questo è il motivo per cui Nick si trova in cima a una rampa di scale con Jeff al seguito, e del vischio in mano. Stanno aspettando pazientemente che i Klaine (così soprannominati da Jeff) escano dall’aula di biologia. Si troveranno nella perfetta traiettoria per capitare sotto il vischio, e a quel punto saranno costretti a baciarsi perché è la tradizione.
Dopo una manciata di minuti le porte della classe si aprono e in fondo alla folla si riescono finalmente a intravedere Blaine, che sta tenendo la tracolla di Kurt in mano, e Hummel, che si sta infilando la sciarpa.
Come secondo il piano di Jeff finiscono proprio sotto il vischio, Nick lascia cadere il rametto e questo finisce sulla spalla di Blaine, mentre lui e Sterling si abbassano e si nascondono dietro la ringhiera.
“Cos’è Blaine? Oh mio dio è…” Hummel spalanca gli occhi e arrossisce.
“Vischio.” finisce per lui la frase Blaine. “Credo che a questo punto dovremmo baciarci, sai è una vecchia leggenda che dice che se finisci sotto il-“ non finisce di parlare perché Kurt, con un coraggio che non credeva di possedere, gli stampa un bacio sulle labbra.
Si allontana da Anderson giusto in tempo per vederlo leccarsi le labbra e sorridere. Apre i suoi occhioni color ambra dentro quelli ghiaccio di Kurt e alza di più gli angoli della bocca.
“Mi piacciono queste tradizioni, a te no?”

 
 
Boh, questa non mi piace proprio per niente.
Voi che ne dite?
Tatiana. (:
 
P.s.: A fine week faròun mega ringraziamento a tutti, promesso. Per ora, sappiate che vi adoro. <3

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Capitolo 6
*** Can you love my dark side? ***


Sabato 22 Dicembre: Ricordi di Natale.
N.d.A.: Questa shot va presa come seguito di “Davvero?” del 20 Dicembre.
Fa parte di un AU in cui Blaine è tornato alla Dalton dopo la 4x07.

 
 

Can you love my dark side?

 

Gli Usignoli escono tutti insieme dalla stanza, come un sol uomo e si dirigono verso il giardino innevato. Sebastian continua a tenersi la testa con il palmo della mano, e aspetta pazientemente che siano usciti tutti dalla sala per cercare un po’ di pace nel silenzio.
Ma sembra che non sia il suo destino, perché sente un fruscio a fianco a sé e subito dopo il divano abbassarsi sotto il peso di un’altra persona. Scopre gli occhi verdi ed è già pronto ad azzannare chiunque sia lì, ma poi vede Blaine e la rabbia sparisce in un secondo.

“Perché sei qui e non fuori a saltare tra la neve come ogni warbler che si rispetti?” ghigna, Sebastian, nel fare la domanda, e Blaine sorride appena.
“Tu invece perché non sei fuori?” chiede, e Smythe rimane spiazzato, perché è la prima volta che girano una sua domanda contro lui stesso.
“Ho mal di testa. Il freddo mi rende nervoso e più stronzo del solito, il più delle volte.” non sa perché è stato sincero, forse si è reso conto che Blaine non è più una minaccia, è solo un cucciolo disperso nonostante alla Dalton si senta a casa.
“Devi rispondere tu ora, alla mia domanda.” ma continua a proteggersi comunque, perché il muro che si è costruito attorno con il tempo non può sparire solo grazie ad un paio di occhi color ambra.
Blaine tira un lungo e profondo sospira, volta lo sguardo e rimane in silenzio, come a sistemare i pensieri.
“Il mio ultimo Natale l’ho passato con Kurt. E adesso sono di nuovo alla Dalton, da solo, perché non risponde alle mie chiamate.” sposta nuovamente i suoi occhi su Sebastian “Sai qual è il mio ricordo di Natale più bello?” chiede ancora e Sebastian fa segno di no con la testa, non azzardandosi a parlare per rovinare quel momento in cui Blaine si sta aprendo, dopo settimane, con qualcuno.
“Il primo duetto che ho fatto con Kurt, è stato proprio a Natale. ‘Baby it’s cold outside’ era la mia canzone preferita in quel periodo.” mentre il più basso continua a raccontare di quanto Kurt fosse perfetto per quella parte, di quanto lo avrebbe voluto al posto dell'altra bionda, Sebastian pensa a cosa risponderà quando anche quella domanda gli si ritorcerà contro. E non ci vuole molto prima che accada, perché Blaine si accorge di non essere ascoltato del tutto, così pone un altro quesito.
“E il tuo, Seb? Qual è il tuo ricordo più bello del periodo natalizio?” sorride, lui che di ricordi felici ne ha. Sebastian fa una smorfia e rimane in silenzio, come a cercare di aggirare l’ostacolo.
“Ti sto chiedendo troppo? Non vuoi esporti così tanto? Hai paura?”  Blaine sta usando una tattica, sta sfruttando l’ego immenso e l’orgoglio altrettanto grande di Smythe per trovare un contatto, perché forse lui è l’unico che può aiutarlo con il suo cinismo e il suo sarcasmo.
E il piano funziona, perché Sebastian lo fissa intensamente e poi risponde, finalmente.
“Avevo dieci anni e mia sorella, che ne aveva cinque, mi fece un disegno per Natale. C’era tutta la mia famiglia e vivevamo ancora in Francia. Aveva anche disegnato la Tour Eiffel  per rimarcare il concetto, anche se non era molto chiaro cosa realmente fosse. E’ stato il regalo migliore di sempre.” sorride, e poi guarda Blaine che lo sta fissando da quando ha iniziato a parlare.
“Grazie, Seb. Per avermelo raccontato.” e la gratitudine di Blaine la si legge nei suoi occhi, che si sono illuminati giusto un po’. Sebastian è spiazzato, perché di solito la gente non lo ringrazia e non sa come deve comportarsi. Così sorride di nuovo e poi se ne esce con una frase che, normalmente, non avrebbe pronunciato nemmeno sotto tortura.
“Se hai bisogno, Blainey, io sono qui. A meno che non stia scopando, mettiamolo in chiaro.”

 




 
La fiera dell’OOC continua! #ridiamo per non piangere
Come ho fatto a scrivere una pseudo-Seblaine che è anche piena di pseudo-angst?
Cioè, gli Warblers mi ripudieranno ç-ç
 
Tatiana, che va a nascondersi in un angolino.

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Capitolo 7
*** Carta da pacco, adesivi e CD. ***


Domenica 23 Dicembre: Prepararsi alla notte di Natale.

 
 

 

Carta da pacco, adesivi e CD.

 
 

Hunter, alla vigilia di Natale, è chiuso in camera da un paio d’ore perché è stato costretto ad aiutare Trent ad impacchettare i regali. In quel lasso di tempo il suo compagno di stanza ha incartato i regali della metà degli warblers: magliette, videogiochi, DVD e CD.
Anzi, i CD passano tutti prima tra le mani di Hunter, perché devo vedere se posso tenermene qualcuno. Trent ride ogni volta alla sua battuta, gli lascia osservare la copertina e la tracklist e poi si riprende il disco impacchettandolo alla perfezione nella carta rossa traslucida.
“Come mai ti riduci sempre alla notte del 24 per preparare tutti i regali?” chiede Hunter mentre osserva Nixon chiudere un pacchetto verde, contenente il videogioco che ha comprato per Thad, con un fiocco di una tonalità più chiaro.
È affascinato da tutti i movimenti che l’altro sta compiendo, e memorizza tutti i passaggi che si susseguono tra di loro.
Trent ride mentre si alza dal letto per sistemare il regalo insieme agli altri già pronti prendendone un altro insieme a carta e adesivi a forma di stella.
“Come fai a sapere che mi riduco sempre all’ultimo minuto a preparare tutti i pacchetti?” sorride verso Hunter e poi si risiede al suo fianco.
“Dammi una mano, piuttosto, tieni gli adesivi.” li lancia verso di lui e Hunter li prende al volo, poi lo guarda sorridente aspettando una risposta.
“Mia madre ha sempre impacchettato tutti i regali all’ultimo minuto per non farli vedere a me e a mio fratello. Lo faceva di notte, li metteva sotto l’albero e noi credevamo fosse merito di Babbo Natale. Mio fratello Isaac la scoprì per caso quando aveva dodici anni. Da quel giorno ha smesso di farci credere nelle leggende natalizie ma ha continuato ad incartare regali di notte: ormai era come un abitudine, per lei. Mi passi un adesivo, per favore?” Trent si gira, allunga la mano e sfiora quella dell’altro prendendo il pezzetto di carta con della colla dietro.
Sente un brivido percuotergli la schiena, però non dice nulla, chiude il pacchetto e si alza di nuovo.
Trent ha una cotta per Hunter più o meno da quando è arrivato alla Dalton. Ricorda che si era presentato a tutti come il nuovo leader degli warblers anche senza che nessuno glielo avesse chiesto.
Era entrato a scuola con due borsoni e un gatto bianco, che aveva fatto storcere il naso a tutto il consiglio, e Trent aveva sperato con tutto il cuore che fosse il suo compagno. Che poi avesse scoperto che Hunter non era gay e che questo l’avesse distrutto era un’altra cosa: lui voleva il micio.
Stesso felino che ora stava masticando con ingordigia un pezzo di carta da pacco.*
Clarington ci mette un secondo ad alzarsi per salvare la sua adorata palla di pelo dal soffocamento assicurato, mentre Trent ride di gusto.
“Il tuo gatto è un po’ matto, vero? Penso abbia preso dal padrone.” scoppia in un'altra sonora risata e, per la prima volta, Hunter non può fare a meno di pensare a quando sia bella.
Forse, non sarà così terribile passare la vigilia chiuso in camera, se Trent continua a ridere così.

 
 
*Il mio gatto se l’è davvero mangiata la carta da pacco. Giuro.
Boh, non c’ha un senso e lo so.
Però c’è il seguito, sapete? *le brillano gli occhi*
Quindi beh, non uccidetemi, d’accordo?
Tatiana.

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Capitolo 8
*** Rovinare delle sorprese e farne delle altre. ***


Lunedì 24 Dicembre: Mezzanotte.
N.d.A.: Seguito di “Carta da pacco, adesivi e CD.” del 23 Dicembre.
Perché Trent e Hunter mi hanno completamente conquistata.

 

 
Rovinare delle sorprese e farne delle altre.

 
 
Nixon sta chiudendo con un adesivo a forma di albero di Natale il regalo di Jeff – una felpa blu elettrico che solo lui potrebbe mettere – quando Hunter si alza dal letto, accende lo stereo e ci infila un CD dentro.
Non ci fa caso, Trent, al fatto che il disco usato sia uno dei doni che doveva preparare, se ne accorge solo quando sente partire “Good Ol’ Days” dei The Script. Molla immediatamente il sacchetto blu per Jeff e corre a spegnere la musica, poi fulmina Hunter con lo sguardo.
“Che diavolo fai, Clarington? Era un regalo e io ora non posso impacchettarlo dato che l’hai aperto e già usato. Cioè, l’hai già usato!” Hunter lo guarda camminare per la stanza a grandi falcate mentre si tiene il mento con una mano, cercando una soluzione. “E’ finita. Non ho più tempo per cercare un altro regalo, e farò una figuraccia se mi presento con quello già aperto! Tutta colpa del mio vizio di preparare i pacchetti il 24* non potevo farlo prima? Dannazio-“ Hunter blocca il fiume di parole di Trent mettendogli le mani sulle spalle e fissandolo con determinazione.
“Nixon, respira. Calmati, ok? Troveremo un modo per risolvere questa situazione. Insomma, ci sarà un negozio aperto alle… a mezzanotte e dieci il giorno di Natale, no?” Forza un sorriso perché sa già che è una domanda retorica, non troveranno nulla prima delle otto, forse. Hunter comincia già a sentire un leggero senso di colpa, perché è stato lui ad aprire l’involucro di plastica senza permesso, ma Trent si apre in una specie di sorriso imbarazzato e lui aspetta che gli dica qualcosa.
“Beh, quindi tecnicamente è Natale, giusto?” l’altro annuisce pur non capendo dove vuole andare a parare Nixon.
“Allora, ecco, in questo caso… Buon Natale, Hunt.” Arrossisce all’istante e Clarington spalanca un po’ gli occhi, sentendo una strana sensazione di calore invaderlo dal cuore e arrivare fino alla bocca, dove nasce un sorriso.
Non capisce come mai si senta così felice, non è la prima volta che gli fanno un regalo per Natale.
Forse è il soprannome che solo Trent è autorizzato ad usare, forse è perché ha scelto il dono perfetto, forse perché è il modo più bizzarro con cui abbia aperto un pacchetto – che pacchetto non era – o forse è perché è semplicemente Trent.
Come abbia fatto Nixon ad ottenere tutto questo potere su Hunter, senza che lui se ne fosse reso conto, non lo sa. Sa solo che passa le giornate a maledire il cellulare di Trent perché lo sveglia sempre troppo presto, e a ringraziarlo all’ora di pranzo perché andando in classe fa sempre in tempo a ripassare. Si siede sempre affianco a lui in mensa, ed è stato il primo a farlo, fin da quando Hunter non lo sopportava.
Trent, si rende immediatamente conto, lo fa sentire a casa.
Il suo sorriso si allarga, e risponde dando una leggere spinta a Trent, che nel frattempo sta fissando intensamente le sue scarpe “Come facevi a sapere che i The Script sono la mia band preferita? Non penso di avertelo mai detto.” Nixon alza gli occhi e diventa ancora più rosso.
“Quando studi o sei sotto la doccia canti sempre le loro canzoni, ho pensato ti piacessero. Avrei voluto farti un pacchetto e dartelo in maniera decente, ma qualcuno qui ha rovinato i miei piani!” Hunter ride, perché non si sente nemmeno un po’ pentito, ad essere sinceri.
“E’ il miglior regalo di Natale di sempre. E’ stata una fortuna che io l’abbia trovato dopo la mezzanotte, per lo meno, no?”
 
 
 
*Sono io la pazza che impacchetta i regali il ventiquattro Dicembre. Trent è ispirato a me.
Beh, che mi dite? Fatemi sapere, sono poco in ansia! *inserire sarcasmo qui*
Tatiana. (:

p.s. la canzone dei The Script... Ve la consiglio. Consiglio tutto l'album in realtà.

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