All the things they say.

di mcenemoscardia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La realtà che ci comprime. ***
Capitolo 2: *** Forse è il Paradiso. ***



Capitolo 1
*** La realtà che ci comprime. ***


Giro la testa con un moto di stizza.
Sono ancora lì.
Stringo le ginocchia al petto e mi mordicchio il labbro inferiore, chiudendo gli occhi per cercare di isolarmi. Ma è tutto inutile, le mie orecchie fungono come dovrebbero e io sento le loro risate, gli schiocchi dei loro baci, i gridolini infervorati di Eleonor. E…
 
-Harry! Ehi, Harry!-, odo un urletto stridulo in lontananza, attutito dall’aria che mi separa da quella fonte di irritazione e che arriva smorzato e quasi inesistente nei miei padiglioni auricolari. Mi costringo ad aprire gli occhi e mi accorgo che quel grido non è così lontano: come un binocolo guardato al contrario, io ho sbagliato a prendere le misure del mio cuore e guardare la realtà dalla giusta angolazione. Ops.
-Harry, amore!-, Claire mi getta le braccia attorno al collo e rischia di inciamparsi nei miei piedi. Quasi mi scappa una risata, ma la trattengo. Purtroppo a lei non sfugge nulla e, accoccolandosi accanto a me, mi rivolge un sorriso a trentadue denti e s’informa sul motivo della mia improvvisa allegria.
-Il tuo arrivo!- esclamo e, a quella menzogna, le risate represse si accumulano nella mia gola. Questa volta, però, lei lo interpreta come un segno di amore e mi bacia appassionatamente. Carino.
-Come stai?- mi chiede, nonostante ci siamo visti solamente due ore prima. Alzo il pollice con indifferenza e lei si sente in dovere di comunicarmi il suo stato d’animo, che a me interessa poco.
-Io invece non sto molto bene…- sussurra.
-Perché?- replico, d’ufficio.
-Perché non ci vediamo da due ore!-, mi abbraccia forte e comincia a baciarmi il collo. Sgrano gli occhi, a metà fra il disgustato e l’infastidito. Come può una persona essere così noiosa? E perché, soprattutto, è la mia ragazza?
-Oh, quanto sei dolce!- esclamo, in tono falsamente mieloso, e mi alzo di scatto, -Resterei qui con te per sempre, ma ora devo andare a provare. Ciao, dolcezza!
Mi dileguo alla velocità della luce e m’imbatto in Louis. Bene.
-Qual buon vento, amico!- esclama lui con enfasi, -Come mai sei scappato da Claire?
Si mette a ridere di cuore, mentre io roteo contrariato gli occhi.
-Dai, Harry, è così carina!
-Sì, ma stava male perché non ci siamo visti per due ore!- strepito, come se fosse la cosa più infantile del mondo.
-Ed è anche tanto dolce…- aggiunge Louis, pensieroso, -È perfetta!
-Ma fammi il favore.- brontolo, provando un intenso sentimento di chiudere lì quel discorso. E questa storia. E questa realtà.
-Ok, Hazza, lasciamo perdere.- afferma, mettendomi un braccio attorno alle spalle e schioccandomi un sonoro bacio sulla guancia. Arrossisco fino alla punta delle orecchie, allora, per nasconderlo, abbasso la testa e faccio ricadere i riccioli castani sulle guance.
-Forse dovresti lasciarla, però.- mi suggerisce, -Se non ti fa stare bene, tanto vale.
 
Tu non sai cosa mi farebbe stare bene, non lo immagini nemmeno…
 
-Non mi va di vederti sempre irritato!-, mi rivolge un sorriso fraterno e io annuisco. Ha ragione. E sarebbe un primo passo.
 
Dopo tre ore di dure prove, decido di prendere una boccata d’aria fuori dallo studio. Appena esco, mi raggiunge Liam e mi si piazza davanti.
-Oggi è stata dura.- commenta, fissando i suoi occhi nei miei, serio.
Annuisco con gravità:-Abbiamo un concerto tra poco, dobbiamo dare il massimo!
-Sì, hai ragione…- risponde lui, poi sospira, -Harry, dovrei parlarti di una cosa che ho notato.
Come se fossi stato punto sul vivo, trattengo il respiro, preoccupato fino al midollo.
-Vedi, ultimamente sembri un po’ distratto.
Bene, domanda da cui posso uscire facilmente senza farla sboccare su altre vie:-Sì, effettivamente sono un po’… in crisi … sai, con Claire e il resto … vedrò di concentrarmi di più.
Andrebbe bene come scusa, è plausibile e razionale, se non balbettassi così palesemente.
-Sicuro che sia Claire?-, mi osserva con uno sguardo indagatore, -Insomma, sembri distratto da pensieri… non so, come se …
Basta così. Abbandono Liam, fuggo nel mio camerino e mi insinuo velocemente nella doccia. Mentre l’acqua scorre sulla mia pelle bollente, cerco di respirare con calma per regolarizzare il battito del mio cuore, ma non ci riesco.
 
Calma, tranquillizzati, va tutto bene, non sa niente.
 
No, lui non può, lui non DEVE sapere nulla! Insomma, non lo so nemmeno io! Pretende per caso di saperlo per me?
Il complemento oggetto di questa frase, oscuro e pericoloso, mi rimbomba nel petto sincronizzato al mio cuore.
 
No, per piacere!
Non posso… io… Claire…
È irreale. Stupido e irreale! Stupido. Irreale. Stup…
 
-Harry! Harry, che fai!?
Sento forti colpi battuti sulla porta, allora mi decido a uscire, anche perché l’ acqua è ormai gelida.
-Harry, se non mi rispondi entro tre secondi butto giù questa porta del cazzo!
È la sua voce… corro ad aprire, nonostante sia avvolto solo da un asciugamano legato in vita.
-Louis!- esclamo, trovandomi davanti i suoi occhi blu marino, -Che hai da urlare?
-Dio, Harry, sto bussando da anni!- grida, irritato. La preoccupazione altera la sua voce e la rende stridula, tremante, -Pensavo stessi  male!
Mi metto a ridere:-No, pessimista che non sei altro!
Lui, immusonito, incrocia le braccia sul petto, si volta e si avvia a passo deciso verso lo studio.
-Eddai, Lou!- sogghigno, correndogli dietro. Ma lui non si ferma. Allora, determinato, prendo la rincorsa e cerco di saltargli sulle spalle. Peccato che lui si giri verso di me all’ultimo momento e io non riesca a fermarmi in tempo. Così  capitomboliamo entrambi per terra. Per un attimo lo fisso e il mio respiro accelera, il mio cuore si ferma.  È un attimo.
-Hazza, sei un bue!- mi biasima lui, dolcemente.
- È colpa tua, non avresti dovuto girarti!- mugolo in risposta. Non riesco a ottenere un timbro di voce decente, il contatto con il suo corpo muscoloso mi leva il fiato.
-Mi dispiace.-, ci tiriamo su e lui mi dà un buffetto sulla guancia, -Ti sei fatto male?
Scuoto la testa e, incapace di chiederglielo anch’io di conseguenza, giro sui tacchi e mi allontano. Mentre giro l’angolo m’imbatto in Liam, che mi lancia uno fugace sguardo di compassione, che io cerco di non decifrare. Con difficoltà, molta.
 
I giorni seguenti sono caratterizzati da un’eccitazione ed entusiasmo pre-concerto, la concitazione scorre nelle vene e nei corridoi, l’ansia s’impossessa di noi e dei nostri corpi, dei nostri gesti, delle nostre parole. E, finalmente, arriva il giorno stabilito.
-Saremo grandi, ragazzi!- esclama Niall, con un timido sorriso stampato sul volto.
-Certo che lo saremo!- rincaro io, cercando di trasmettere ai miei amici un po’ di sicurezza. Louis mi guarda radioso, mi stringe la mano nella sua e rimaniamo così fino a quando l’annunciatore non proclama la nostra entrata. Corriamo sul palco e ci disponiamo. Subito un fiume di applausi, gridolini e sospiri di gioia ci travolge. È… gratificante.
-Ciao a tutti, ragazzi!- grido, il più forte possibile, poi inizio a cantare.
“What makes you beautiful”, “One thing”, “I would”, “Rock me”, le canzone si susseguono velocemente  e non danno tregua alle orecchie insaziabili delle fans.
A un certo punto, mentre siamo in procinto di cantare “More than this”, Louis ferma tutto con un gesto della mano e si piazza al centro del palco.
-Scusate l’interruzione, ma vorrei fare un annuncio!- esclama, sorridente. Lo guardo. Sono accaldato, confuso, infervorato. Sto sudando freddo.
-Beh, allora…-, sospira profondamente, -Più che un annuncio è una richiesta…
Volta lo sguardo verso di me.
 
No, non è possibile…
 
-Non so cosa succederà dopo questo momento, ma voglio rischiare…
 
Cosa succederà? Ti dirò ciò che provo, Louis, te lo giuro!
 
-È azzardato… non so nemmeno io cosa pensare di ciò che sto per dire…
 
No, non è azzardato! È bellissimo!
 
-Bene… Allora: Eleanor, vuoi sposarmi?
Sbianco. Si leva un coro di grida, applausi e incitazioni. In poco tutti iniziano a ripetere, in perfetta sincronizzazione: “Eleanor, Eleanor, Eleanor!” e la suddetta sale sul palco, corre da Louis, dal MIO Louis e lo abbraccia, lo bacia, annuisce ripetutamente. Mi sforzo di applaudire anch’io, mentre sento un nodo alla gola che non mi permette di respirare e fingere bene. Eleanor si affianca a Louis e iniziamo a cantare. “…cause I can look you in the eyes and say…”
Tocca a me. Vai, Harry, vai. Prendo un respiro ed emetto, debolmente:”When he opens…”
La voce mi muore in gola. Faccio un segno agli altri dietro e provo a ricominciare:”When he…”
Ancora peggio.
“When…’cause… I… I…” sento un tonfo e poi il buio totale.

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Capitolo 2
*** Forse è il Paradiso. ***


-Harry, oddio , Harry!
-Ma che gli è successo?
-Non lo so, mio Dio, ti prego! Salvalo!
Sento singhiozzi, urla, pianti disperati, voci incrinate. Tento di parlare, ma la mia mascella, come serrata, si rifiuta di collaborare.
-Non è possibile, che ti prende?
Assolutamente nulla! Non riesco a capire il perché non riesca ad aprire gli occhi, pronunciare qualche parola, muovermi. È come se il mio cervello fosse disconnesso dai miei nervi e non ricevesse gli impulsi. Sto iniziando a preoccuparmi.
-Ora voglio sapere che cazzo ha! Ora! Ditemelo, ditemelo! Voi non… Io vi farò causa!
Sento una voce conosciuta e furiosa invadermi i padiglioni auricolari, ma non riesco a identificarla. La voce si avvicina a me, mentre due braccia forti mi alzano dalla superficie dura su cui sono coricato e mi adagiano in un mucchio di bambagia. Forse è il Paradiso.
-Mio piccolo Hazza, svegliati.- mi prega la voce, rotta dal pianto, -Non puoi lasciarmi così!
Hazza? E chi è Hazza?
-Voi, stupidi idioti vestiti di bianco, risvegliatelo, se sapete fare il vostro mestiere! E lo sapete fare, vero?
La voce si calma, per un secondo, quasi si sottomette a un’altra, più pacata, ma decisa.
-Stia calmo o sarò costretto a farla uscire.
 
E la voce, finalmente, si arrende. Si arrende al dolore, al pianto e alla frustrazione. Si arrende davanti a quel piccolo corpicino disteso davanti ai suoi occhi, che rappresenta un fedele compagno, un migliore amico, una vita. Anzi, due. La sua, la propria, che potremmo anche definire come una soltanto, perché loro sono uno e sono la perfezione. E potrebbero anche iniziare ad accorgersene…
 
A un tratto, finalmente, riesco a far corrispondere la voce a un volto, un volto familiare, amico, amato: Louis.
Cerco di svegliarmi, poiché l’ultima cosa che voglio è farlo soffrire. Ma ancora una volta i miei tentativi risultano vani.
-Niente di grave, un semplice svenimento vasovagale, che…
-Vaso che?- domanda Louis,  nervoso.
-…Mi faccia finire.- gli intima il medico, disturbato dall’interruzione, -Questo è un semplice svenimento dovuto a uno stress improvviso e forte, a una lunga permanenza in ambienti eccessivamente caldi e umidi o a uno stato di digiuno. Le risulta che il ragazzo abbia subito una o più di queste esperienze?
-Beh, eravamo nel bel mezzo di un concerto, io non lo so… magari la stanchezza, non so se abbia mangiato, non ho visto, cioè, non ci ho fatto caso, io…
-Si calmi.- gli consiglia ancora il medico, -Non deve preoccuparsi di questa notizia…
Tiro un sospiro di sollievo.
-… però…
E subito dopo mi ridesto, come appena punzecchiato da un ago. Però?
-Però?- domanda Louis, perfettamente sincronizzato al mio pensiero.
-Però, cadendo, ha sbattuto con forza il cranio e ha riportato un leggero trauma cranico, che è il motivo per cui non si sveglia.
-E questo che vuol dire?- soffia Lou, senza fiato.
-Che dovremo accertarci meglio sulle sue condizioni.
-E fatelo!
-Dobbiamo aspettare che si riprenda.
Louis è confuso, lo sento. Anch’io lo sono. Confuso e preoccupato, preoccupato da morire. Che diamine succederà, adesso?
Il medico si allontana, lasciando me e Louis da soli. A questo punto, come al solito quando siamo insieme senza nessun altro, sento il battito accelerare.
-Harry, che ti succede?- mi chiede.
 
Niente, un po’ in ansia, tutto qui!
 
-Perché non ti svegli?
 
Ah, non ti riferivi al battito del mio cuore… bene. Comunque non lo so, anche se vorrei. E vorrei svegliarmi! Davvero… perché, Louis, mi manchi da morire.
 
-Voglio rivedere i tuoi occhi verdi, voglio sentire vivi i tuoi ricci, voglio saziarmi di nuovo del sorriso sulle tue labbra!
 
Oh, Lou… e io vorrei abbracciarti forte.
 
 -Voglio sentire la tua voce che mi dà brividi senza paragone, voglio ridere con te, litigare, parlare, cantare attorno al fuoco!- mi accarezza dolcemente la guancia, -Harry, io voglio a…
-Louis!
Che..? Chi è quell’idiota che ha appena interrotto il momento più bello della mia vita?! Aspetta che mi riprenda…
-Come sta?- chiede l’idiota in questione, che altro non è che Niall. Ruoterei gli occhi e sospirerei annoiato, se potessi.
-Male.- borbotta Louis, poi sento la sua voce e quella degli altri allontanarsi e uscire dalla stanza. E io rimango di nuovo solo con i miei pensieri.
 
-Mamma, non passerò mai.
-Invece sì, Harry, sei dotato!
Avevo sbuffato, esaminado con cura quelle centinaia di persone in fila per cercare di entrare a X Factor e per provare a raggiungere un sogno, come stavo facendo io.
-Un po’ di realismo, hai visto quante persone ci sono?
-Sì, ma vedo soprattutto te, mio piccolo cantante.
La amavo, mentre cercava di tranquillizzarmi. La odiavo, perché mi stava dando speranze stupide e irreali.
-Vado in bagno.- le avevo borbottato, poi ero corso nell’unica toilette nelle vicinanze e mi ci ero rifugiato, cercando di riprendere fiato.
-Dai, Harry, calma, Harry, dai, ce la puoi fare, calmati e canta, calmati e canta, calmati e canta.
-Tutto bene?- aveva esordito una voce alle mie spalle.
“Merda!” nemmeno mi ero accorto di non essere solo. Avevo solo annuito, mentre davanti a me si presentavano gli occhi più blu che avessi mai visto e il sorriso più dolce del millennio. Elementi che avrebbero totalmente rivoluzionato il mio mondo.
 

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