Per dimenticare, Per dimenticarti...

di FAC_97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
Come ogni martedì, alle 17:00, mi dirigevo dalla mia insegnante madrelingua per svolgere quell’ora settimanale di inglese.
All’improvviso squillò il mio telefono, e partì la canzone “Celebrete” di Mika, e da qui capii che era il mio migliore amico.
-Ehi, Mattè, dimmi-
-Francè è successo un casino!- disse con voce affannata.
-Che è successo?- chiesi preoccupata.
-Giorgia…Andrea…un casino!- la voce rotta, stava per piangere.
-Dai parla, mi stai facendo preoccupare- lo spronai io.
-Giorgia e Andrea…bacio…Central Bar- peggio delle altre volte non riusciva a formulare una frase normale.
-Aggiungi il verbo, non ti capisco-
-Si stavano baciando, cazzo- non ci potevo credere.
-Sei convinto che erano loro, magari ti sei confuso- speravo  che si fosse sbagliato.
-Si erano loro- disse singhiozzando – Francè non voglio tornare a casa, i miei genitori capirebbero tutto e chiamerebbero quelli di Giorgia.
-Ok, vediamoci tra mezz’ora sotto casa mia- e chiusi la chiamata.
INIZIO FLASHBACK
Tornata da Londra, dopo quindici giorni vissuti in un college tra ragazzi stranieri, tornai nella mia piccola città. Mi sarebbe mancato tanto svegliarmi presto la mattina, scendere in mensa e mangiare quella schifezze che cucinavano, andare a lezione e invece di seguire quello che diceva l’insegnante, flirtare con ragazzi provenienti da tutto il mondo, francesi, norvegesi, spagnoli, russi e inglesi stessi. Lo sapevo, quello era il mio posto.
Il giorno dopo fui chiamata dalla mia amica, Giorgia, per passare una giornata al mare con lei e il resto della troupe “Gruppo vacanze 2012” ( così ci facevamo chiamare).
Arrivata corsi ad abbracciare Giorgia, che non vedevo da mesi, e mi accorsi che era in compagnia di un ragazzo, mai visto prima.
Era alto, magro  ma atletico, non molto abbronzato, occhi color nocciola, capelli castani corti, tutto sommato era una bel ragazzo.
Finite le smancerie, solito della mia amica, mi prense per mano e mi presentò a questo ragazzo.
- Francè, lui è Matteo, il mio ragazzo- disse indicandolo –Matteo, lei è Francesca, compagna di mille avventure a danza-
-Piacere Francesca - dissi  tendendo la mano verso il ragazzo.
-Piacere Matteo -  e mi strinse la mano, sorridendomi. Ricambiai il sorriso con uno sguardo indagatore.
FINE FLASHBACK
Arrivai sotto casa e vidi la macchina del papà di Matteo.
Lui scese dalla macchina, salutò il padre e si diresse verso di me, con un finto sorriso per non farsi scoprire dal padre.
Si vedeva che era distrutto, era in tuta, segno che aveva appena finito l’allenamento di basket, capelli scompigliati, occhi rossi, e profonde occhiaie, aveva pianto.
Appena il padre partì, si buttò tra le mie braccia e scoppiò a piangere, non avevo mai visto il mio amico ridotto in questo stato.
Mi preoccupai tanto e lo trascinai per mano, verso l’ascensore, per  salire a casa.
Mai il viaggio per salire fino al quarto piano fu così lungo. Aveva la testa appoggiata sulla mia spalla, singhiozzava, a ogni singhiozzo ero sempre più preoccupata.
Entrammo a casa e lo feci stendere sul divano, gli diedi un pigiama di mio padre per farlo stare comodo, gli dissi di andare in bagno a sciacquarsi il viso, intanto io avrei preparato una cioccolata calda.
Mentre ero in cucina impegnata ai fornelli, chiamai mia madre pronta a subire una sua sfuriata.
-Mammina cara- sentì uno sbuffò dall’altra parte del telefono, aveva capito che volevo qualcosa.
- Dimmi … - mi rispose atona.
Presi coraggio e spiegai la situazione a grandi linee, approfittando che mio padre era a Milano per lavoro.
Dopo continui urli, le mie frasi convincenti e i compromessi, la convinsi a far rimanere Matteo per una notte.
Pronta la cioccolata calda, raggiunsi Matteo sul divano e iniziammo a parlare.
-Raccontami bene quello che è successo- lo spronai io.
-Stavo con Francesco al Centro per ritirare un pacco, quando siamo passati per il Central Bar, Francesco mi ha fatto notare due ragazzi seduti al tavolino del bar che si baciavano, e mi prendeva in giro ricordandomi come faccio io con Giorgia. Ho girato la testa per vedere la coppia di ragazzi, riconosco prima Andrea, mi era anche venuto in mente di andare a salutarlo, ma quando ho capito che la ragazza era Giorgia, non ho capito pi niente e sono scappato. Mi raggiunge Francesco e mi chiede perché non mi sono f atto vedere, ma tu mi conosci, avevo troppa paura e non sapevo che fare … - si interruppe per abbracciarmi, scoppiò nuovamente a piangere e cercai di consolarlo, pur non sapendo cosa dire.
Allora  iniziò di nuovo a parlare.
-La prima persona a cui ho pensato sei stata tu, sapevo che potevo contare su di te, da quando ci siamo conosciuti abbiamo sempre avuto una cerca intesa … -
INIZIO FLASHBACK
Erano passati mesi da quando avevo conosciuto Matteo. Ogni sera uscivamo tutti insieme e la nostra amicizia cresceva sempre di più. Ci rendemmo conto subito che tra noi c’era un certo feeling, da fuori poteva sembrare il contrario, con le nostre continue prese in giro, si può dire che il nostro rapporto era fatto di continue battute, il nostro essere orgogliosi ci portava ad avere sempre l’ultima parola, nonostante ciò la nostra amicizia era invidiata da molti, perché nessuno aveva avuto un rapporto così con un ragazzo.
Un’amicizia così forte che ogni sera prima di addormentarci avevamo il bisogno di sentirci e parlare anche solo pochi secondi.
FINE FLASHBACK
-Chiamo Giorgia - dissi subito.
Digitai subito il numero della mia amica, per indagare un po’ sulla situazione.
Rispose dopo qualche squillo.
-Ehi Frà- rispose lei.
- Giò, mi devi parlare di qualcosa che non so?-
-Adesso non posso, poi ne parliamo- cercò di concludere la conversazione.
-No, è meglio adesso, io ti faccio le domande e tu rispondi “SI” o “NO”…ok?- le chiesi.
-Ok- acconsentì rassegnata.
-E’ successo qualcosa con Andrea di cui dovrei essere informata?- prima domanda.
-Si-
- Matteo lo sa?- seconda domanda.
-No-
-Provi qualcosa per Andrea?- terza domanda.
-Si, da sempre-
-Allora parla con Matteo e chiaritevi, mi raccomando-
-Ok, ciao- e chiusi la chiamata.
Matteo aveva ascoltato tutta la chiamata, e fece un sospiro di rassegnazione.
-Ma almeno tu mi vuoi bene?- chiese con occhi da occhi da cucciolo.
Io, come sempre, per sdrammatizzare quella situazione diventata troppo triste, risposi:
- Matteo non farmi sempre le stesse domande, lo sai che non ti sopporto- e lui scoppiò a ridere, ero riuscita nel mio intento.
-Grazie, per riuscire a farmi stare bene, in qualsiasi momento- a quel punto lo abbracciai io, sussurrandogli all’orecchio “Ti voglio bene”, poche volte era successo di svelare i miei veri sentimenti.
Gli proposi di vedere un film, per farlo distrarre un po’, lasciai a lui la scelta, non l’avessi mai fatto.
Mi subii un’ora di Titanic, tra i suoi pianti e i miei esaurimenti, fin quando mi alzai e spensi la televisione per cambiare film.
Stavolta mettemmo un film decente: “Paranormal Activity” uno dei nostri film preferiti.
E dopo urla, risate e continue battute, arrivò mia madre con le pizze. Le mangiammo nel salone, vedendo la partita di basket tra i Los Angeles Lakers  e New York Meths, io e Matteo eravamo fan sfegatati dei Lakers, infatti al mio compleanno mi regalò la maglia della squadra con il numero 27, il giorno del mio compleanno.
Si addormentò con la testa sulle mie gambe, involontariamente iniziai ad accarezzare i suoi capelli, mia madre se ne accorse e dopo avermi lanciato sguardi assassini, decisi di svegliarlo per andare a letto.
Lui si sistemò nella camera di mio fratello, più piccolo di me di sei anni che dormiva con la mamma, io andai nella mia camera, mi stesi sul letto guardando il soffitto e pensando a tutto quello che avevamo passato insieme, addormentandomi tra quei bellissimi ricordi.
Immersa nel mio sogno di fare un bagno in un mare di cioccolata, mi svegliai di soprassalto quando sentii qualcuno che cercava di svegliarmi.
Aprii gli occhi di scatto, pronta a incenerire chiunque fosse, mi accorsi che era il mio amico, con la borsa di acqua calda in mano, che non riusciva a prendere sonno, preferì non insultarlo, e gli feci spazio nel letto.
La mattina dopo venni svegliata dal suono di un flash, scaraventai letteralmente Matteo per terra, non pensando alle sue imprecazioni, rincorsi mio fratello Antonio che ci aveva scattato una foto, riuscì ad afferrare il cellulare e osservai la foto, eravamo abbracciati nel letto, lui con la testa appoggiata sulla mia spalla e le braccia intorno alla mia vita, decisi di eliminarla, poteva essere pericolosa.
Raggiunsi Matteo che era steso per terra, l’avevo lasciato che imprecava e continuava a farlo, lo aiutai a sollevarsi, quando fu in piedi si avvicinò pericolosamente, notai nei suoi occhi una luce strana, mi voltai di scatto per andare a preparare il caffè.
Mentre aspettavo che il caffè fosse pronto, Matteo si avvicinò dicendo:
-Ti devo parlare- era serio.
-Non lo stai già facendo?- dissi con la mia solita aria da so-tutto-io.
-Stronza- mi disse dandomi un pizzicotto sul braccio.
-Con te sempre- e gli feci un sorriso strafottente.
-Sono serio, devo dirti una cosa-
-Ok, dai ti ascolto- andammo a sederci a tavola, uno di fronte all’altra.
-Da un po’ di tempo provo interesse per un’altra-
-Perché non lo hai detto a Giorgia?-
-Perché l’ho conosciuta tramite lei- mi rispose lui.
-Chi è?- facendo uscire lo Sherlock Holmes che è in me, come dice sempre la mia migliore amica, Alessandra.
-Non ha importanza il nome è quello che provo per lei che conta- che parole profonde.
Ma da quale pagina di Facebook ha preso questo aforisma? Pensai non sapendo cosa rispondergli.
-Ma lo sai che sono curiosa- dissi cercando di convincerlo facendo facce cucciolose.
-L’ho conosciuta quest’estate- disse vago.
-Descrivimela-
Guardando un punto fisso sul muro, iniziò a parlare di lei.
-Ha i capelli castani, le arrivano alle spalle, sono ricci, ma spesso se li fa lisci, occhi color cioccolato, labbra carnose e rosse come una rosa appena sbocciata, è alta, magra, con le forme al punto giusto, il viso a forma di cuor..- non gli diedi il tempo di finire la sua descrizione.
-Dov’è finito il mio amico? Non voglio Leopardi  qui con me, ritorna in te- dissi scuotendolo per le spalle e facendolo ridere, non lo riconoscevo più.
-Mmm… non la conosco questa ragazza- dissi pensando alle mie conoscenze.
-L’ultima volta che l’ho vista mi ha fatto un occhio nero- in quel momento mi ritornò alla mente quello che era avvenuto il sabato precedente.
INIZIO FLASHBACK
Eravamo tutti a casa di Giulia, a giocare a carte, Matteo, Giorgia e Leonardo, erano appena tornati dal cinema, e io li stavo sfottendo riguardo il film che avevano visto, per una mia battuta di troppo, Matteo  iniziò a prendermi in giro, e io ricambiai, fino a quando non arrivammo alle mani, come due bambini, voleva darmi un pizzicotto, ma io alzai di scatto la testa e andai a colpirlo sull’occhio, facendolo diventare nero.
FINE FLASHBACK
Ok, questo.non.è.normale. Non può essere vero. Continuavo a guardarlo e dai suoi occhi capivo che era sincero, ma non potevo fare questo alla mia amica.
Mi alzai di scatto facendo cadere per terra la sedia.
-Non prendermi in giro- dissi con voce ferma.
-Non ti sto prendendo in giro, è la pura verità- continuava a guardarmi, con sguardo deluso.
Ma cosa si aspettava? Che gli sarei saltata addosso? Non ha trovato pane per i suoi denti. Ma anche provassi qualcosa per lui, non sarebbe giusto da parte mia nei confronti di Giorgia. Pensai.
-Sei solo confuso, chiarisciti con Giorgia, poi ne riparliamo- dissi voltandomi per andare in cucina, ma mi fermò per un braccio, lo guardai negli occhi.
-No, prima devo fare una cosa- mi disse avvicinandosi.
Capii al volo quali erano le sue intenzioni e lo allontanai, non volevo problemi da aggiungere alla lista.
La mia vita è già abbastanza incasinata, tra genitori che non mi comprendono, scuola fatta di competizione e continui litigi, ragazzi infantili, che hanno in mente solo una cosa, e false amicizie.
Allora presi il caffè, lo portai nella sala da pranzo e lo versai nelle due tazzine, di Topolino e Minnie, regalate da Giorgia e Matteo per il mio onomastico.
Matteo era rimasto seduto al tavolo, io mi avvicinai alla finestra, appoggiandomi al  davanzale, pensando alle parole che mi aveva detto Matteo, il mondo esterno era come scomparso; finito il caffè poggiai la tazzina sul marmo del davanzale, due mani calde si posarono sui miei fianchi, una strana sensazione, ma nonostante tutto bella, mi girai di scatto, pronta ad allontanarlo, ma venni colta alla sprovvista quando le sue morbide labbra si posarono sulle mie, io non ricambiai e lo allontanai leggermente, ma appena i nostri occhi si incontrarono, la parte irrazionale di me prese il sopravvento, mi buttai sulle sue labbra dando vita ad un vero e proprio bacio. Le nostre labbra combaciavano alla perfezione, come fossero i pezzi di un puzzle. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
Ci stavamo baciando da un bel po’, ma nonostante tutto nessuno dei due sentiva la necessità di prendere fiato, mi sentii sollevar da terra, avvolsi i suoi fianchi con le mie gambe, come se non volessi farlo scappare, mi resi conto che mi stava appoggiando sul divano. Si stese su di me, appoggiandosi sui gomiti per non pesarmi, le mie mani si intrufolarono sotto la sua maglietta e iniziai ad accarezzargli le spalle facendo movimenti circolari, la sua mano destra scese sul mio corpo fino ad accarezzare i miei fianchi, erano carezze bollenti. La sua bocca scese dalla mandibola al collo, lasciandomi baci infuocati, poi sentii la sua lingua lasciare scie bagnate sulla mia pelle. Appena sentii i suoi denti gemetti, non per il dolore, ma per il piacere che mi stava provocando. In quel momento realizzai ciò che stava succedendo e l’immagine di Giorgia apparve davanti ai miei occhi.
Mi sentii una traditrice nei confronti della mia amica, come un verme che fa le cose di nascosto perché ha paura di farlo alla luce del sole, così lo allontanai di scatto, alzandomi dal divano e lasciando lui steso lì, da solo, mi guardava confuso.
-Questa cosa non è mai successa, amici come prima- dissi cercando di convincere lui, ma sembrava più un’autoconvinzione, illudendomi che sarei riuscita a dimenticare quelle sensazioni mai provate prima con nessun’altro ragazzo, e soprattutto mai provate con lui.
Scappai in bagno, chiudendomi a chiave, mi accasciai lungo la porta, lasciandomi andare a un pianto silenzioso.
Dopo più di mezz’ora decisi di rialzarmi, lo specchio rifletteva l’immagine di una ragazza, confusa ma con una strana luce negli occhi, che credevo se ne fosse andata via con lui, quel ragazzo che un anno prima mi aveva usata per poi gettarmi via.
Mi sciacquai il viso, posai la mano sulla maniglia della porta, pronta ad affrontare Matteo, arrivata in sala da pranzo lui non c’era più ma al suo posto un biglietto lasciato sul divano, che diceva:
 
                                                          Mi ha chiamato Giorgia dicendomi che vuole
                                                 parlarmi, ti farò sapere cosa ci siamo detti.
                                                 Non posso far finta che non sia successo niente
                                                 né che questo gesto
                                                 non abbia significato niente per me.
                                                 Comunque rispetterò la tua decisione.
                                                 TI VOGLIO BENE
                                                                                                    Matteo



Ripiegai il foglio, corsi in camera e decisi di nasconderlo tra le pagine dell’album di fotografie di quando ero piccola.
Poi decisi di farmi una doccia rigenerante, magari quei pensieri sarebbero scomparsi, e tutto sarebbe tornato normale, ma non ci riuscii, avevo bisogno di confidarmi con qualcuno, chiamai la mia migliore amica Alessandra e ci demmo appuntamento al Bar Manhattan per parlare tranquille davanti ad una tazza di cioccolata calda e un cornetto.
Alle 11:30 ci incontrammo dove prestabilito, e dopo i soliti saluti mi fece la fatidica domanda:
“Che cosa è successo questa volta?”
Alessandra è la mia compagna di scuola fin dalle scuole medie. Non è molto alta, magra, con poche forme, lunghi capelli neri, e grandi occhi marroni. Anche lei come me ha 18 anni, entrambe pronte a diplomarci al Liceo Classico tra meno di tre mesi. Presa già alla facoltà di psicologia di Torino, felicemente fidanzata con ragazzo tre anni più grande di lei, Marco.
Iniziai a raccontargli ogni dettaglio di ciò che era successo nelle ore precedenti, e lei da futura psicologa mi ascoltava attentamente annuendo. Finito il resoconto lei mi disse:
“Te l’avevo detto io!”
Frase che era diventata il suo motto, da quando avevo conosciuto Matteo e da quando aveva capito che tra noi, prima o poi, qualcosa sarebbe scoppiata.
Camminando per le vie del centro di Brindisi, più movimentato degli altri giorni poiché tutte le scuole erano chiuse per le votazioni provinciali
Ad un certo punto intravidi in lontananza due persone in una stradina nascosta che stavano discutendo, mi si gelò il sangue quando capii che erano Matteo e Giorgia.
Alessandra capì e si zittì subito, stavamo attente a quello che dicevano.
-Ti prometto che non succederà più, è stato solo un momento di debolezza- disse Giorgia cercando di essere il più convincente possibile.
-Non ce la faccio- disse Matteo dispiaciuto.
-E allora cosa vuoi fare? Mi vuoi lasciare?- chiese Giorgia alzando di qualche tono la voce.
Matteo annuì, non avendo il coraggio di guardarla negli occhi, rimanendo nella sua natura un ragazzo buono e dolce che ha paura di far soffrire gli altri, perché infondo Giorgia l’ha amata.
-Bene, se questa è la tua decisione io vado- disse pronta per girarsi e andare per la sua strada, quando Matteo le urlò:
-Certo, vai da Andrea!-
Lei continuando a camminare si voltò e gli mostrò il dito medio.
Accorgendomi che Giorgia stava per uscire dal vialetto, presi Alessandra sottobraccio, facendo finta di niente, come ho sempre fatto nella mia vita.
-Ehi Frà, fermati- mi disse lei, raggiungendoci.
Mentre Giorgia ci raggiungeva una macchina  si fermò al nostro fianco, la riconobbi, era quella del fidanzato di Alessandra, che la chiamò ricordandole che dovevano mangiare insieme a pranzo.
-Francè io vado, ci sentiamo dopo per discutere della tesina- mi salutò abbracciandomi, poi salì nella macchina del suo ragazzo dandogli un tenero bacio sulle labbra.
Perché non posso essere libera anche io di mostrare quello che provo? Perché la mia vita è così? Pensai nella mia testa.
-Allora Giò, che mi devi dire?- le chiesi facendo finta di non sapere niente, da grande attrice quale sono.
-Ho parlato con Matteo- mi disse diretta.
-E il verdetto è…- chiesi nonostante sapessi già la risposta.
-Mi ha lasciato- disse abbassando gli occhi, vergognandosi di ciò che aveva fatto.
-Perché? Spiegati meglio, ieri alla fine non abbiamo avuto modo di parlare-
Iniziò a raccontarmi tutto ciò che era successo con Andrea, per filo e per segno.
-Stavo a casa a dormire, come al solito, quando sento vibrare il mio telefono, credendo che fosse Matteo ho risposto. Era Andrea, aveva bisogno urgente di parlarmi, e ci siamo dati appuntamento al Central Bar per dopo pranzo. Finito di mangiare, mi sono diretta al bar, senza avvisare Matteo. Andrea mi ha raccontato che Alice lo ha rifiutato per l’ennesima volta. Non l’ho fatto apposta, ma istintivamente gli ho detto che non si è mai accorto di una persona che lo ha amato di più, a quel punto non ce l’ho fatta e l’ho baciato. Perdonami- disse facendosi sfuggire una lacrima.
-Non è a me che devi chiedere perdono- le dissi.
-L’ho fatto, ma non è servito a niente, ma non mi voglio arrendere, tornerà da me, tornano sempre- mi disse con convinzione.
-Ok, ma tu lo ami davvero?-
-Non lo so, ma non voglio perdere un altro ragazzo e nessuna puttana di turno me lo porterà via- non l’avevo mai vista così determinata, eppure la conosco da dieci anni. Deglutì rumorosamente e lei se ne accorse.
-C’è qualcosa che non va?- mi chiese lei preoccupata.
-No niente, ho appena digerito il cornetto di prima- e ridemmo.
Allora ci alzammo e ci abbracciamo, mi disse che era contenta di avere un’amica sincera come me, eppure mi sentivo in colpa, avevo bisogno di stare sola per riflettere.
La salutai e continuai a camminare per le vie di Brindisi per ragionare.
A un certo punto decisi di sedermi su una panchina di Piazza Vittoria, l’iPod alle orecchie, e la mia raccolta di canzoni, da ascoltare nei momenti più depressi. Così partì “Someone like you” di Adele.
Ero immersa nei miei pensieri, e la musica mi aveva estraniato dal mondo, c’eravamo solo io e lei, così che non mi accorsi che qualcuno si era seduto affianco a me, finchè questo non mi tolse gli auricolari, stava per rispondergli male, quando vidi che era lui, quell’essere che era stato in grado, di prendersi la cosa più preziosa che avevo, la dignità.
-Che ci fai qui?- gli chiesi arrabbiata, anche solo vederlo mi irritava, e pensare che una volta lui era il centro della mia vita.
-Ti ho visto qui, da sola, e ho pensato di fare due chiacchiere con te dopo tanto tempo- disse mostrando un sorriso strafottente.
-Io non ho niente da dirti- dissi tornando a mettere l’auricolare nelle orecchie e allontanarmi. Ma mi afferrò per un polso, facendomi girare di scatto verso di lui.
-Solo tre minuti-
-Non sprecherei neanche più un secondo per te-
-Prima non la pensavi così- era rimasto sempre lo stesso.
-Hai detto bene, PRIMA- risposi calcando maggiormente sull’ultima parola.
-Tanto lo so che provi ancora qualcosa per me-
-Ilario, Ilario, Ilario…- cercai di dire, ma mi bloccò con un’altra sua battutina.
-Allora ricordi ancora il mio nome- disse passandosi una mano sulla sua chioma bionda, gesto che trovavo estremamente sexy, una volta, ma che adesso odiavo.
-Cresci, e impara che con i sentimenti delle persone non si gioca, tu mi hai solo usato, come le bambole, mi hai conquistato solo per aggiungermi alla lista, credevo fossi diverso e che eri veramente innamorato di me, ma adesso sono cresciuta…ora tocca a te- detto questo mi allontanai a passo svelto.
Cercavo di allontanarmi, ma mi girò nuovamente verso di lui con tutta la sua forza, e premette le sue luride labbra sulle mie, volevo respingerlo, ma ero debole rispetto a lui, e continuava a stringermi a sé…avevo paura. Non so quale angelo lo mandò da me, ma mi salvò.
Qualcuno strattonò Ilario, facendolo cadere per terra, stava per tirargli un pugno, quando capendo chi fosse, lo fermai:
-Fermo, non perdere tempo con gente del genere, non serve sporcarsi le mani per uno come lui- riuscì a farlo alzare.
Mi abbracciò e disse con voce ferma:
-Lo so, ma nessuno deve osare toccarti- detto ciò mi diede un dolce bacio sulla fronte e avvolgendomi la spalle con il suo braccio, ci allontanammo.
Matteo…per fortuna che ci sei tu. Pensai.
Per alcuni minuti restammo in silenzio, senza avere il coraggio di commentare ciò che era successo.
Mi fermai di colpo, sentendomi in dovere di ringraziarlo.
-Che è successo?- mi chiese.
-Grazie- risposi solo questo, abbassando lo sguardo.
Mi alzò il viso per guardarmi negli occhi.
-L’importante è che stai bene-
-Ho incontrato Giorgia, sei sicuro della tua scelta?- gli chiesi.
-Sono dispiaciuto, perché in fondo l’ho amata, ma sono sicuro di ciò che ho fatto, non me la sento di stare con lei, mentre penso a qualcun’altra-
Capii che si stava riferendo a me, ma feci finta di niente.
-Mi ha detto Giorgia che non si arrenderà- lo avvisai io.
-Non è lei che si arrenderà, sono io che resisterò-
 Il giorno dopo, per dare inizio al suo piano di riconquista,mi invitò, insieme al resto della troupe a casa, così ci ritrovammo: io, Giorgia, Matteo, Giulia, Mattia e Leonardo, sul grande divano di casa sua, sembrava di ritornare ad Agosto, quando tutto era più semplice.
Giorgia accese lo stereo, la musica a palla, prese Matteo per mano, facendolo alzare, invitandolo a ballare.
Con la mia solita naturalezza mi alzai con la scusa di dover fare una chiamata, suscitando la curiosità di Matteo, che sembrava non volesse togliermi gli occhi di dosso, pur ballando con Giorgia.
Una volta finita la chiamata, e dopo aver subito le solite raccomandazioni di mia madre, tornai nella sala dove stavano tutti gli altri, stavo per sedermi sul divano, quando Leo mi tolse il cellulare dalla mano, posandolo sul tavolino, invitandomi a ballare una delle mie canzoni preferite: “I’m sexy and I know it” dei LMFAO.
Decisi che per quella sera non avrei pensato a niente e nessuno, soprattutto a Matteo e a Giorgia che ballava con lui, volevo divertirmi con i miei amici, come ho sempre fatto.
Ballai in modo provocante con il mio amico, ricevendo occhiate di fuoco da parte di Matteo a cui non feci minimamente caso.
Dopo aver ballato per più di un’ora, sentii il bisogno di bere qualcosa di rinfrescante, così andai in cucina e aprii il frigorifero, stavo prendere la bottiglia dell’acqua, quando qualcuno chiuse di scatto la portella del frigo.
Ero intrappolata da due braccia, mi girai immaginando già chi fosse.
Ma… 

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